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E D I T O R I A L E
Le ragioni deL Sud e La tuteLa
deLLa profeSSioned i F i l i p p o A n e l l i , P r e s i d e n t e d e l l ’ O M C e O d e l l a P r o v i n c i a d i B a r i
Il Consiglio Nazionale della Fnomceo, riuni-
to a Roma l’8 e 9 Luglio scorsi, ha accolto
le motivazioni e lo spirito del documento
proposto dall’OMCeO Bari e fatto proprio
da tutti gli Ordini meridionali, in cui si pone-
va il problema delle diseguaglianze di livelli
di finanziamento tra le regioni, che mettono
in crisi la Sanità del Sud e di conseguenza
la professione. Sono particolarmente soddi-
sfatto del risultato ottenuto e onorato di aver
potuto rappresentare la voce e le ragioni di
tutto il Sud in Consiglio nazionale.
Abbiamo infatti fatto comprendere a tutti i
colleghi che la professione è una dalle Alpi
alla Sicilia e che è necessario difenderla indi-
pendentemente dalla latitudine a cui opera.
Solo mettendo tutti i medici nelle condizioni
di operare dignitosamente possiamo tutelare
i valori e le prerogative della nostra profes-
sione.
Quindi, solo attraverso una ripartizione equa
dei finanziamenti in Sanità e una revisione dei
criteri di attribuzione delle risorse possiamo
rispettare l’art. 3 della Costituzione italiana,
secondo cui è compito della Repubblica ri-
muovere gli ostacoli che limitano l’eguaglian-
za dei cittadini. Il fatto che le nostre rivendi-
cazioni siano state accolte in sede nazionale
è un grande risultato e dimostra come la no-
stra non sia una battaglia di parte. Non è il
solito scontro del Sud contro il Nord. Si tratta
di una battaglia volta a garantire il carattere
universalistico del nostro sistema sanitario e
a superare il malfunzionamento e le disegua-
glianze di una Sanità pubblica che non riesce
più a garantire compiutamente il diritto alla
salute dei cittadini. Ci aspettiamo ora che i
governatori avviino una discussione sui nuovi
criteri, che dovranno rendere più equa la ri-
partizione delle risorse, offrendo ovunque gli
stessi standard strutturali, in modo da con-
sentire a tutti i professionisti della sanità di
operare a parità di condizioni.
La politica ha il dovere di mettere i medici
nelle condizioni di poter esercitare la profes-
sione in serenità, a tutela dei cittadini.
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I dati recentemente pubblicati nel Rapporto
Osservasalute 2015 e nel Rapporto Istat 2016
hanno portato nuovamente all’attenzione dei
media la situazione drammatica in cui versa la
Sanità Italiana ed in particolare delle Regioni del
Sud, come da tempo gli Ordini dei Medici denun-
ciano pubblicamente attraverso campagne di
sensibilizzazione e prese di posizione sugli or-
gani di stampa.
Tra le cause, un periodo ininterrotto di definan-
ziamento, come si evince dal Rapporto GIMBE
sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Na-
zionale 2016-2025: “dopo i 25 miliardi di euro
sottratti da varie manovre finanziarie nel pe-
riodo 2012-2015, la sanità pubblica ha lasciato
per strada altri € 6,79 miliardi, rispetto a quanto
definito nel Patto per la Salute. Insistendo su
questa linea, il DEF 2016 prevede che il finan-
ziamento del SSN nel 2019 si riduca al 6.5%
del PIL, una soglia che non solo mina la qualità
dell’assistenza, ma rischia di ridurre l’aspet-
tativa di vita […] Di conseguenza la sanità pub-
blica, a parità di potere di acquisto, nel triennio
2017-2019 disporrà delle stesse risorse solo se
la ripresa economica del Paese raggiungerà
previsioni più che ambiziose; in caso contrario,
ulteriori tagli alla sanità pubblica saranno ine-
vitabili”.
L’analisi sullo stato di salute della popolazione e
della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Re-
gioni italiane pubblicata dall’Osservatorio Na-
zionale sulla Salute nelle Regioni Italiane con-
ferma che in conseguenza dei tagli alla Sanità
cala l’aspettativa di vita, si fa meno prevenzione
e si muore prima. Come sottolinea il presidente
dell’Istituto Superiore di Sanità, Ricciardi, con ri-
ferimento al dato nazionale: “I tagli hanno dimi-
nuito i servizi dati ai cittadini e questo può aver
contribuito insieme ad una scarsa prevenzione,
al calo delle vaccinazioni, e ai pochi screening
oncologici”, dando vita ad un fenomeno che ha
pochissimi precedenti nel mondo occidentale. Il
rapporto conferma però, oltre al trend in dimi-
nuzione delle risorse pubbliche a disposizione
per la sanità, l’aumento dell’incidenza di alcune
patologie tumorali prevenibili e le esigue risorse
destinate alla prevenzione, anche le persistenti
iniquità che assillano il Paese e il settore della
sanità, penalizzando
le regioni meridionali.
In Puglia nel 2015 una
donna alla nascita
aveva una speranza
di vita inferiore alla
media nazionale (84,6
anni contro 84,7) con
valori in decremento
rispetto al 2014 e dati
relativi alla mortalità
maggiori rispetto ai
valori Italia e in con-
trotendenza rispetto
al dato nazionale. Anche la Calabria registra va-
lori inferiori alla media nazionale, con un’aspet-
tativa di 79,6 anni per gli uomini (contro 80,1
anni della media nazionale) e 84,3 per le donne
e dati sulla mortalità femminile nettamente su-
periori alla media Italia. In Campania addirittura
la speranza di vita è di 78,3 anni per gli uomini e
di 82,9 per le donne, con i valori di mortalità più
alti tra tutte le regioni italiane.
Il fatto che la popolazione del Sud sia svantag-
giata quanto a speranza di vita è confermato dai
Dati Istat 2016, che rilevano del resto un trend
negativo a livello nazionale e aspetti di fragilità
soprattutto tra chi ha un basso titolo di studio.
Secondo i dati OsservaSalute 2015, in Puglia il
tasso di ospedalizzazione per diabete non con-
trollato senza complicanze non è mai sceso al
di sotto del valore medio nazionale, mentre il
valore dei tassi di ospedalizzazione e dell’effi-
cacia assistenziale delle patologie croniche in
termini di performance raggiunta nel 2014 varia
da media, scarsa o molto scarsa.
Una ripartizione piU’ eqUa del fondo sanitario
per fronteggiare le disegUaglianze tra
le regioni in sanità
La qualità del servizio ospedaliero reso ai citta-
dini ha subito pesanti ricadute negative da un ul-
tradecennale blocco del turnover e dalla conse-
guente carenza di personale, aggravata in molte
aree del sud dalla mancata razionalizzazione
della rete ospedaliera.
La spesa sanitaria pubblica pro capite, nel 2014,
in Puglia è pari a 1.783 € (contro un valore na-
zionale di 1.817 € e con un decremento del 3,3%
nel periodo 2010-2014). Per un calabrese nel
2014 si sono spesi in media 1.711€ (con un trend
negativo del 3,8%), solo 1.689 € per un campano,
il valore più basso a livello nazionale, con una di-
minuzione nel periodo 2010-2014 del 5,7%. Una
disparità confermata anche dai dati Agenas: la
spesa sanitaria in Puglia nel 2014 è stata di 7,1
miliardi di euro, mentre a parità di popolazione
una regione come l’Emilia Romagna ha speso
8,7 miliardi. E secondo il rapporto OASI 2015 tut-
te le regioni meridionali, ad eccezione del solo
Molise, hanno un numero di posti letto per acuti
e non acuti inferiore alla media nazionale. Per
l’assistenza domiciliare integrata nel 2006-2013,
in Puglia si è registrato un decremento pari a
-6,5% (valore nazionale -1,5%). Sempre in Pu-
glia la prevalenza di coloro che dichiarano di non
praticare sport è pari al 56,2% contro una media
nazionale di 39,9%, mentre la Campania registra
la percentuale più alta tra le regioni italiane di fu-
matori (22,1%), di persone in sovrappeso (41,5%)
e un dato rilevante di incremento sulle persone
obese rispetto all’anno precedente (+5,7%).
La percentuale di persone obese è superiore
alla media nazionale anche in Molise e Calabria,
dove si registra una percentuale bassissima di
rifiuti solidi urbani raccolti in modo differenziato
(22,3% in Molise, 18,6% in Calabria, contro una
media nazionale del 45,2%). Se guardiamo ai dati
della mobilità sanitaria del 2014, lo squilibrio
tra nord e sud è ancora più evidente: ad eccezio-
ne del Molise, tutte le regioni meridionali sono
in deficit, con un saldo negativo che va dai 38,7
milioni della Basilicata ai 270,4 della Campania,
la regione in assoluto più indebitata, a fronte
di regioni come Lombardia ed Emilia Romagna
che hanno un attivo rispettivamente di 533,9 e
di 327,9 milioni. Si verifica la situazione para-
dossale per cui le regioni che hanno un sistema
sanitario con più finanziamenti finiscono con il
drenare ulteriori risorse a regioni che sono già
in difficoltà e hanno una sanità sottofinanziata.
Le stesse iniquità territoriali nella distribuzione
delle risorse e nelle conseguenze sulla salute
dei cittadini erano state del resto confermate dai
Dati Eurocare 5.
Dal report emerge come la sopravvivenza al
tumore sia correlata con la spesa sanitaria e i
maggiori incrementi si siano registrati nei paesi
e nei territori dove la spesa è aumentata mag-
giormente.
La disparità territoriale nella distribuzione delle
risorse investite in Sanità, certificata anche dalla
Corte dei Conti - “La fruibilità del diritto alla sa-
lute da parte dei cittadini non sembra uniforme
sul territorio nazionale” (Relazione 2014, Corte
dei Conti sugli andamenti della finanza territo-
riale) – deve essere affrontata rivalutando i para-
metri di attribuzione del fondo sanitario.
Al momento infatti le risorse vengono assegnate
in base a fattori demografici come l’invecchia-
mento della popolazione che penalizzano le re-
gioni del sud – storicamente caratterizzate da
una popolazione più giovane – e non tengono in
considerazione fattori socio-economici come la
povertà e la scarsa consapevolezza culturale.
La povertà espone le persone a fattori di
rischio comportamentali per determinate pa-
tologie, e l’insorgere di queste ultime, a sua
volta, può diventare un elemento fondamentale
nell’innescare la spirale discendente che con-
duce le famiglie alla povertà. Non vengono presi
in considerazione nemmeno i fattori ambientali
come l’inquinamento, che incidono sul rischio
sanitario. Taranto è per esempio secondo l’OMS
un’area “ad elevato rischio ambientale” con una
mortalità da mesotelioma pleurico di +419% per
gli uomini e +211% per le donne. In tali zone gli
interventi di screening e sensibilizzazione della
popolazione sono fondamentali per la prevenzio-
ne che fa risparmiare il sistema nel lungo perio-
do ma richiede risorse investite nell’immediato.
Secondo il rapporto OASI 2015, il Sud e le Isole
non solo sono le aree in cui gli indicatori di salute
della popolazione sono i peggiori, ma dove è più
elevato il numero delle persone che rinunciano
ad una visita specialistica a causa del costo.
L’attuale sistema ha prodotto disparità così
evidenti tra i servizi sanitari regionali, da
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mettere a rischio in alcune aree del paese il rag-
giungimento dei LEA e rendere difficile l’eserci-
zio della professione medica. Alla luce di questi
dati c’è da chiedersi, citando il rapporto OASI
2015, “quanto questo blocco del naturale trend
di crescita della spesa è stato ottenuto tramite la
razionalizzazione dei processi produttivi e quan-
to tramite il razionamento dei livelli qualitativi o
quantitativi di servizi?”.
Al prolungarsi del periodo di rigido contenimento
della spesa, le leve disponibili per la razionaliz-
zazione tendono ad esaurire i loro effetti positivi
mentre crescono le manovre di razionamento,
per rispondere alla crescente pressione dei bi-
sogni o delle innovazioni tecniche più costose a
fronte di un livello di finanziamento immutato.
I risultati si vedono del resto nel recentissimo
rapporto Censis dove emerge come dal 2012 a
oggi siano in costante aumento coloro che fanno
a meno di curarsi per risparmiare. Erano 9 mi-
lioni nel 2012, oggi sono 11 milioni.
In particolare, a soffrire di più sono gli anziani e i
millennials, giovani nati tra gli anni ‘80 e il 2000.
Crescono inoltre coloro che per evitare le liste
di attesa ricorrono alla sanità privata (+3,2%
tra il 2013-2015 la spesa dei cittadini italiani per
la sanità privata). Il risultato della stretta sulla
spesa è un sistema spezzato in due e a due ve-
locità: nord/sud, sanità pubblica/sanità privata.
Un quadro confermato anche dal rapporto della
Fondazione Gimbe nel suo “Piano di salvataggio
per la Sanità pubblica”: “Se vogliamo realmente
salvare il SSN – dice il Presidente Cartabellotta
– abbiamo poco tempo: dopo aver raccolto per
anni inequivocabili evidenze sulle diseguaglian-
ze regionali, sulla scarsa qualità dell’assistenza,
sulle iniquità di accesso alle prestazioni e sulla
rinuncia dei cittadini alle cure, oggi iniziamo a
vedere i primi disastrosi effetti anche sulla mor-
talità, un dato che dovrebbe muovere senza in-
dugi coscienza sociale e volontà politica”.
Le disuguaglianze tra regioni italiane sono an-
che il frutto di un’organizzazione che ha permes-
so la formazione di 21 sistemi sanitari regionali
che oggi non garantiscono più l’uguaglianza dei
cittadini. Quando, una quindicina di anni fa, sono
stati decisi i criteri per la ripartizione del fondo
sanitario nazionale, è stato chiesto alle regioni
del sud (con una popolazione più giovane) un atto
di responsabilità e di solidarietà verso le regioni
settentrionali, che oggettivamente spendevano
più soldi per l’assistenza sanitaria alla popola-
zione anziana. In questi anni però la forbice de-
mografica tra nord e sud si è avvicinata, mentre
fattori sociali ed economici hanno fatto sentire
tutti i loro effetti sull’assistenza sanitaria.
Per questo ora è necessario un atto di equità,
questa volta verso le regioni del sud, affinché si-
ano riequilibrati il numero del personale, i posti
letto e le infrastrutture tecnologiche.
Di fronte al protrarsi di questa emergenza e
all’assenza di provvedimenti riteniamo che la
professione medica si debba assumere la re-
sponsabilità della gestione efficiente del siste-
ma sanitario, ma al tempo stesso debba esigere
un suo maggior coinvolgimento in modo tale che
le scelte in ambito sanitario siano realmente
indirizzate al raggiungimento degli obiettivi di
salute e si scardini una volta per tutte il clien-
telismo politico. È necessario che vi sia una ri-
partizione equa dei finanziamenti in Sanità e che
questo avvenga attraverso una revisione dei cri-
teri di attribuzione delle risorse, in nome dall’ar-
ticolo 3 della Costituzione italiana, secondo cui è
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli
che limitano l’eguaglianza dei cittadini.
Occorrono maggiori risorse al sud in un rinno-
vato sistema sanitario pubblico, che superi il lo-
calismo e gli sprechi e abbatta le diseguaglianze
sociali e territoriali. Non possono essere uguali
cittadini che vivono situazioni di deprivazione e si
avvalgono di un sistema sanitario più povero. E
non è eticamente accettabile che proprio al sud
dove c’è una popolazione più giovane e con meno
risorse ci siano meno fondi da destinare alle
cure. Così il diritto alla Salute sancito dall’ar-
ticolo 32 della Costituzione viene sacrificato in
nome dell’obbligo di pareggio di bilancio.
LUTTO PER LE VITTIME DI ANDRIAIn occasione del drammatico inci-dente ferroviario dello scorso 13 lu-glio molti colleghi si sono spesi con generosità e hanno dato esempio di grande competenza professionale, meritandosi i ringraziamenti del Pre-sidente e di tutto l’Ordine: “In que-sto momento drammatico, voglio ringraziare, anche a nome del Consi-glio Direttivo dell’Ordine dei Medici di Bari, tutti i medici e gli operatori sanitari che hanno prestato soccor-so alle vittime e assistenza ai paren-ti nel tragico incidente ferroviario di martedì 13 luglio. Tutto il personale sanitario coinvolto ha dimostrato, ol-tre a un elevato livello di competenza nella gestione dell’emergenza, gran-de dedizione e capacità di portare conforto ai parenti delle vittime ed ai feriti. Ancora una volta i medici, e con loro tutti i professionisti della sanità, hanno dato una grande lezione di ci-viltà e di adesione ai principi etici che regolano e animano la professione. Sono vicino, insieme a tutti i membri del Consiglio Direttivo dell’Ordine, ai familiari delle vittime ed ai Sinda-ci delle Città così duramente colpite, ed esprimo il cordoglio e la solidarie-tà dell’intera classe medica barese al Presidente dell’OMCeO BAT. Ai cit-tadini, che con immediatezza hanno aderito all’invito di donare il sangue, esprimo un sentito encomio per la loro generosa gara di solidarietà. Filippo Anelli - Presidente OMCeO Bari”Filippo Anelli.
PAzIENTI ChE RINUNCIANO A CURARsI. sITUAzIONE EsPLOsIVA AL sUDIl rapporto tra salute e povertà as-
sume contorni drammatici in regioni meridionali come la Puglia. È quanto emerge dai dati del sondaggio CGM Health Monitor, in collaborazione con Il Sole-24Ore Sanità e dell’Omceo della Provincia di Bari uscito lo scor-so Aprile. In Puglia quasi 9 medici su 10 nella loro pratica quotidiana si trovano di fronte a pazienti che non affrontano le terapie o gli esa-mi diagnostici prescritti perché non possono permetterselo. Secondo i medici pugliesi i pazienti rinunciano più spesso a cure odontoiatriche (per l’82% dei medici), fisioterapia e tera-pie riabilitative (per il 68%), ma anche esami diagnostici (per il 57%) e far-maci (per il 18%). Secondo il 39% dei medici pugliesi i loro pazienti hanno spesso rinunciato per ragioni econo-miche ad esami o a terapie essenziali per il proprio benessere. Un medico su 4 (il 27%) - ben superiore alla me-dia nazionale (20%) - ritiene che la percentuale di pazienti che rinuncia-no a curarsi per ragioni economiche sia del 35% o superiore. Con gravi conseguenze: diabete, obesità, ma anche malattie psichiatriche sono le patologie che secondo i medici pu-
gliesi si sono diffuse di più a causa della rinuncia a curarsi per ragioni economiche, con potenziale perico-lo per la salute pubblica. “L’OMCeO di Bari ha promosso questo sondag-gio perché come medici negli ultimi anni di crisi abbiamo visto crescere il disagio dei pazienti rispetto al costo
delle medicine e degli esami diagno-stici, con conseguenze sulla loro sa-lute, ma anche sulla relazione di cura - spiega Filippo Anelli, Presidente OMCeO Bari.
U LT I M E D A L L’ O M C e O
27 SETTEMBRE 2016Corso di aggiornamento
“La sepsi nel 2016: come diagnosticarla
precocemente e come trattarla correttamente nel DEA”Hotel le terrazze
Barletta
29 SETTEMBRE 2016Congresso
“La malattia di Alzheimer tra fede, scienza e tecnologia” Salone degli affreScHi, Palazzo ateneo - Bari
30 SETTEMBRE 2016Convegno
“La Dimensione Psicosociale del Cancro nell’Adolescente
e nel Giovane Adulto” Sala conSiliare città MetroPolitana di Bari
8 OTTOBRE 2016Corso “Tromboembolismo
venoso e patologia arteriosa acuta: dalla diagnosi alla
terapia. Linee guida e nuove evidenze”
caStello Svevo, Sala roSSa - Barletta
27-29 OTTOBRE 2016Seminario nazionale S.I.P. “Pneumology around the
clock” Hotel la cHiuSa
di cHietri - alBeroBello
A g E N D A
La professione è una dalle Alpi alla Sicilia
ed è necessario difenderla indipendentemente
dalla latitudine a cui opera.
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FOTORACCONTO52. Una risata vi guariràdi Salvatore Spaltro
MEDICINA61. La coincidenza in chirurgia: mito o realtà?di Sallustio, Carbotta,De Leo, Palasciano
spAzIO ODONTOIATRIA64. Regime autorizzativo: l’Odontoiatria scrive al Ministrodi Nicola Esposito
DOssIER DIsAGIO sANITà26. La prospettiva del direttore generalea cura della Redazione
32. Affetti da ipovedenza. L’inefficenza che uccide la salute. Intervista a Mario Concadi Roberta Franceschetti
38. Regolamentazione? Una cosa buona e giusta, se nasce dal confrontodi Domenico Giannuoli
41. Una Sanità dal volto umano di Antonella Daloiso
43. URP, che potere l’ascolto!di Anna Maria Di Natale
46. Il disagio della professionea cura della Redazione
EDITORIAlE3. Le ragioni del Sud e la tutela della professionedi Filippo Anelli
7. UlTIME DAll’OMCeO
7. AGENDA
FORMAzIONE10. Bari, capitale della Formazione del Medicodi Franco Lavalle
12. NOTIzIE IN pIllOlE
pROFEssIONE14. Il C.P.D. Processo Ineludibile per il futurodi Franco Lavalle
GIORNATA DEllA RICERCA18. Luci e ombre della Ricerca in Italiaa cura della Redazione
24. lE CIFRESanità: i numeri del collasso meridionalea cura della Redazione
68. Pubblicità sanitaria comparativa: cade l’ultimo tabùdi Nicola Achille
MEDICINA IN TV70. Nip & tuck: due Chirughi plastici A miamidi Angela Lomoro
72. ARTE E MEDICINA
74. NOVITà lEGIslATIVEE pREVIDENzIAlI a cura di Giancarlo Tricarico
76. NOTIzIE DAl MONDO
78. NOTIzIE DAll’AIFAa cura di Giancarlo Tricarico
80. BANDI FORMAzIONE E OppORTUNITà
81. CERCA/TROVA
82. ThERE’s AN App FOR ThAT!
s O M M A R I O
FORsE NON TUTTI sANNO ChE...Una passeggiata nel parco più vicino, almeno una volta la settimana, è la “dose” di verde per restare in salute. lo dice uno studio pubblicato su “nature scientific reports”, nel quale emerge come stare in un luogo verde per almeno 30 minuti ogni sette giorni riduce il rischio di depressione e di pressione alta.
Problemi organizzativi, mutato ruolo del medico all’interno
del team sanitario, crisi del rapporto di fiducia con i pa-
zienti, mancato turnover, carenza di personale e carichi di
lavoro eccessivi, tagli ai finanziamenti. Sono solo alcuni dei
fattori della crisi che attraversa il nostro sistema sanitario e
che ha profonde ricadute sia sui professionisti che lavorano
in Sanità, sia, inevitabilmente sui cittadini. Medici e pazienti
vivono un profondo senso di disagio e di frustrazione cau-
sato da un sistema che non funziona e che deve trovare
soluzioni di lungo periodo, credibili e condivise. Il dossier
di questo numero del Notiziario racconta queste “storie di
ordinario disagio sanitario”.
sANITà IN CRIsI. MEDICI E pAzIENTI
TEsTIMONI DEl DIsAGIO
S t o r i A d i c o p e r t i n A
notiziario | Numero 2/2016rivista dell’ordine dei Medici Chirurghi e odontoiatri della provincia di Bari
Registrata al Tribunale di Bari n. 50 del 7/8/1976Anno 2016 - Num. 2
direttore responsabileFilippo Anelli
direzioneOrdine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Bari70126 Bari - Via Capruzzi, 184Tel. 080-5566855 - 080-5575512080-5426521 - 080-5560212Fax [email protected] - www.omceo.bari.it
responsabile di redazioneFilippo Anelli
comitato di redazioneFilippo Anelli, Franco Lavalle, Antonio Martiradonna, Nicola Esposito, Gianvito Chiarello
consiglio dell’ordine dei Medici chirurghi e odontoiatridella Provincia di BariAnelli Filippo, Presidente
Lavalle Franco, Vice-Presidente Chiarello Gianvito, Segretario Martiradonna Antonio, Tesoriere Amendola Antonio, Consigliere Bozzi Michele, Consigliere Ciracì Giuseppe, Consigliere D’auria Giuseppe, Consigliere De Fazio Michele, Consigliere Esposito Nicola, Consigliere Grasso Giuseppina, Consigliere Iannuzziello Donato Rosario, Consigliere Liguori Patrizia, Consigliere Russo Roberto, Consigliere Scalera Pietro, Consigliere Schiavone Salvatore, Consigliere Sportelli Giovanni Battista, Consigliere
collegio dei revisori dei contiDi Bari Sebastiano, PresidenteGuerra Rocco, RevisoreVillani Angelo Pio, RevisoreAgostini Augusto, Rev. supplente
commissione odontoiatriEsposito Nicola, PresidenteAchille Nicola, Componente Cirulli Nunzio, Componente Chiarello Gianvito, Componente Fiandaca Chiara, Componente
redazione e pubblicità
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Progetto grafico ed editoriale
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contributi fotografici
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Liberti Foto e Video
Hanno collaborato:
Filippo Anelli, Franco Lavalle,
Angela Lomoro, Roberta Franceschetti,
Domenico Giannuoli, Antonella
Daloiso, Anna Maria Di Natale,
Salvatore Spaltro, Pierluca Sallustio,
Giuseppe Carbotta, Giuseppe De Leo
Nicola Palasciano, Nicola Esposito,
Nicola Achille, Giancarlo Tricarico 32
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52
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Il medico è un protagonista centrale nel
processo di cambiamento in atto del no-
stro sistema sanitario e la riflessione sull’e-
voluzione nei prossimi anni della sua figura è
un momento essenziale per permettergli di
giocare un ruolo strategico al servizio della
società.
In questo scenario il medico è oggi chiama-
to, in modo consapevole e proattivo, a:
• essere regista del proprio percorso pro-
fessionale, cogliendo i momenti chiave
di ogni fase (es. giovane specializzando,
leader professionale, mentore per i col-
leghi più giovani, ecc.);
• approfondire le proprie competenze,
tecniche e non-tecniche, utilizzando al
meglio gli strumenti del Continuous Pro-
fessional Development;
• agire come attore competente, econo-
mico, sociale e politico nella propria co-
munità;
• adattarsi allo sviluppo e contribuire a
determinare i cambiamenti delle orga-
nizzazioni sanitarie e del loro governo,
cogliendo le opportunità offerte dal
cambiamento e valorizzando la centrali-
tà del paziente in ogni attività.
L’allungamento della vita lavorativa associato
ad una veloce evoluzione dei bisogni di sa-
lute, delle conoscenze tecnico scientifiche e
degli strumenti disponibili richiede, oltre ad
investimenti sui nuovi professionisti, anche
significative capacità di adattamento e di
trasformazione per quanti già sono occupati.
Partendo da queste premesse, anche
quest’anno a Bari sarà discusso con un Con-
vegno Nazionale dal titolo “The Continuous
Professional Developement – La proposta Ita-
liana” il tema della Formazione post laurea
del Medico ponendo al centro dello studio il
C.P.D. e come fare una corretta rivalidazione
delle competenze professionali acquisite.
Siamo orgogliosi del fatto che la FNOMCeO,
ben conscia della rilevanza dell’argomento,
ha convocato in quei giorni, omaggiando
l’OMCeO Bari, il Comitato Centrale ed il
Consiglio Nazionale dei Presidenti degli Or-
dini d’Italia, a Bari. La stessa Fnomceo sarà
presente con relatori di primo piano e con-
tribuirà all’organizzazione del Convegno.
Siamo certi che dal Convegno emergeranno
utili proposte per le Istituzioni competenti af-
finché il tema Formazione e la stessa E.C.M.
possano essere adattate alle esigenze reali
del medico ed al recupero delle finalità per
le quali erano nate.
c o n V e G n i
Malvagità, scandali, vizi e lusso: nip & tuck parte
dalla medicina, dalla vita professionale e privata di due medici,
per presentare una pungente satira della
società contemporanea.
BAri, cApitALe deLLA ForMAzione deL MedicoA settembre al Castello Svevo una nuova iniziativa organizzata
da FNOMCeO – OMCeO Bari: le giornate di approfondimento,
dedicate a “The Continuous Professional Development.
La Proposta Italiana”, da cui bisogna partire per ripensare la professione
di FRANCO LAVALLE
Franco Lavalle Vice-Presidente OMCeO di Bari
PROGRAMMA
8.30 - inaugurazione presentazione del Convegno, Lavalle F.saluti del presidente oMCeo, Bari Anelli F.saluti del presidente fnoMCeo, Chersevani R.saluti autorità
Moderatori: F. Lavalle – M. Scassola
8.45 - Bovenga S. “Cpd nelle altre nazioni”
9.00 - Stella R. “Cpd: la realtà in italia”
9.15 - Renzo G. “Cpd in odontoiatria”
9.30 - Vacca A. “Cpd e ruolo dell’Università”
9.45 - Arru L. “Cpd e governance dei sistemi sanitari”
10.00 - Lavalle F. “Cpd in italia: proposta di cambiamento”
10.15 - disCUssione
10.30 - tavola rotondaformazione post laurea del medico: proposte per un’adeguata rivalidazione delle competenze professionali
Moderatori: Anelli F. – Ibba R.Ugenti R. – Conte L. – Gorgoni G. – Gesualdo L. – Vimercati F.
12.30 - Commento: Moschetta A., Stella R., Ungaro F.
13.00 - discussione
13.30 - Chiusura del Convegno
BARI, 17 SETTEMBRE 2016 - CASTELLO SvEvO
GIORNATE DI APPROFONDIMENTO
SULLA FORMAzIONE DEL MEDICO - II EDIzIONE
The Continuous Professional DevelopmentLa Proposta Italiana
presidenti: Roberta Chersevani – Filippo Anelli
responsabile scientifico: Franco Lavalle
evento organizzato da fnoMCeo e oMCeo Bari
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dell’Associazione italiana malattia di Alzheimer e del Censis. E il futu-ro non sembra essere roseo. Infatti, nonostante sia in Europa che negli Usa sembra diminuire l’incidenza del rischio Alzheimer nelle nuove gene-razioni di anziani, si stima che i mala-ti potrebbero aumentare addirittura del 400%, con il progressivo invec-chiamento della popolazione.La necessità di investire nella ricerca rimane, dunque, urgentissima. Ne-gli ultimi anni, in diversi luoghi del mondo, si sono realizzate numerose ricerche per elaborare un vaccino anti-Alzheimer.Proprio di malattie degenerative, di assistenza e dei progressi per la ricerca di un vaccino si è parlato a Pistoia, durante il 7° Congresso na-zionale sui Centri diurni Alzheimer.
UN AMBULATORIO ODONTOIATRICO PER EMOFILIACI IN CALABRIAÈ stato realizzato a Reggio Calabria ed è il primo ambulatorio odonto-iatrico dedicato interamente ai pa-zienti emofilici. Nato grazie a una collaborazione tra il Centro emofilia di Reggio Calabria e il Servizio di odontoiatria, l’ambulatorio fa parte dell’iniziativa “Il sorriso fa buon san-gue”, realizzata dall’Associazione emofilici di Reggio Calabria Onlus.
Il progetto verrà presto trasportato anche in altre regioni italiane e ha l’obiettivo di offrire ai malati emofili-ci un percorso di cura ambulatoriale che non abbia bisogno di ricoveri. Per il paziente emofilico è fonda-mentale che si crei collaborazione e sinergia tra il dentista e l’ematologo. Con questa tipologia di pazienti, l’o-dontoiatra deve infatti praticare pro-cedure a basso rischio di sanguina-mento, intervenendo con manovre emostatiche personalizzate.
ADDIO ChEMIO: UN NUOVO FARMACO CONTRO LA LEUCEMIASi chiama “Ibrutinib” ed è il nuovo farmaco intelligente, recentemente approvato dalla Commissione Euro-pea, che sostituisce la chemiotera-pia. Si assume per via orale e potrà essere utilizzato sia per i pazienti con recidive (che hanno già eseguito al-tre terapie, tra cui la chemio), sia per i pazienti con prima diagnosi (come iniziale opzione di cura).Fino a poco tempo fa, la molecola “ibrutinib” era utilizzata esclusiva-mente per il trattamento dei pazienti adulti con leucemia linfatica cronica, che avessero già ricevuto una pre-cedente terapia. Lo studio clinico “Resonate 2” ha, invece, dimostrato che questa molecola è in grado di
migliorare notevolmente la soprav-vivenza libera dalla progressione della malattia e anche la sopravvi-venza globale rispetto alla terapia standard. “Ibrutinib”, dunque, è indicato anche come prima terapia per i pazienti con CLL al momento della prima progressione di malattia.
COLEsTEROLO NEgLI ANzIANI: NEssUN RIsChIO PER IL CUOREIl British Medical Journal (Bmj) ha pubblicato la ricerca di un gruppo internazionale di esperti, secondo cui il colesterolo alto nelle persone di età superiore ai 60 anni non sa-rebbe pericoloso per il cuore. La tesi si fonda su 19 diversi studi sull’argo-mento condotti su 68mila persone. Gli studiosi sostengono che non ci sarebbe alcun legame tra le malattie cardiache e i livelli alti di colesterolo Ldl, negli over 60. A dimostrazione di questa tesi, il 92% degli anziani con colesterolo alto ha vissuto mag-giormente di chi aveva livelli bassi di colesterolo. E nessuna associazione è stata rintracciata nel restante 8%.Dallo studio pubblicato sul British Medical Journal emerge, addirittura, una tendenza contraria e cioè che gli alti livelli di colesterolo potrebbero essere utili per prevenire altre malat-tie, come ad esempio il cancro.
TUMORI? NON E’ COLPADEL CAFFE’: L’OMs AssOLVE LA TAzzINAIl caffè non provoca il tumore: a confermarlo è lo IARC (Agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro) che ha analizzato ben 500 studi, smontando una convinzione diffusa intorno agli anni ‘90. Studi prece-denti, infatti, avevano insistito su un presunto collegamento tra il con-sumo di caffè e il rischio di tumori. In particolare, nel 1991, il caffè era stato inserito nella posizione 2b di un elenco di sostanze considerate cancerogene, in riferimento al tu-more alla vescica. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha spiegato, però, che il pericolo di ammalarsi di cancro deriverebbe non dal caffè in sé, bensì dalle bevande bevute a temperatura elevata. Secondo gli esperti dello Iarc, “il consumo di be-vande molto calde è una probabile causa di cancro all’esofago” e, come ha dichiarato Christopher Wild, di-rettore del Centro internazionale sulla ricerca sul cancro (Circ/Iarc), è “la temperatura a essere in causa, piuttosto che la bevanda stessa”.
La nuova ricerca assolve dunque il caffè, abbassandolo nella categoria 3 dove non ci sono evidenze di ri-schio.
TRAPIANTO DEL FEgATO: AUMENTANO I DONATORI OVER 90E se a donare il fegato fosse un novantenne? Sembra strano, ma è vero. E’ quanto emerge da una ca-sistica sui trapianti di fegato, pubbli-cata sulla rivista specializzata “Tran-splantation” da un gruppo dell’Unità operativa di Chirurgia epatica e del trapianto di fegato dell’Aoup di Pisa, diretta dal professor Franco Fi-lipponi. Gran parte dei donatori che si sono fatti asportare parte del fe-gato sono ultranovantenni. Questa
pratica tradizionalmente considerata “di frontiera” e comunque relativa a casi isolati, sta diventando una vera e propria routine clinica. Nel centro toscano, negli ultimi 10 anni, il nu-mero di donatori non più giovani è progressivamente aumentato, pas-sando dal 6% al 30%. Del resto, l’A-oup di Pisa possiede un macchinario specifico che consente di conserva-re il fegato a 37° prima del trapianto: un’ulteriore agevolazione per organi un po’ più avanti con l’età.
ALzhEIMER: UN’EMERgENzA PREOCCUPANTE600 mila casi di Alzheimer ogni anno, per un totale di 12 miliardi di euro all’anno, 8 dei quali a cari-co delle famiglie: a diffondere que-sti allarmanti dati, l’ultima ricerca
N O T I z I E I N P I L L L E
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Il medico è un protagonista fondamen-
tale nel processo di cambiamento in atto
del nostro sistema sanitario e la riflessione
sull’evoluzione nei prossimi anni della sua fi-
gura è essenziale.
Il medico è oggi chiamato a:
•essereregistadelpropriopercorsoprofes-
sionale;
•approfondirelepropriecompetenze,tecni-
che e non-tecniche, utilizzando al meglio gli
strumenti del Continuous Professional Deve-
lopment;
•agirecomeattorecompetente,economico,
sociale e politico nella propria comunità;
• adattarsi allo sviluppo e contribuire a de-
terminare i cambiamenti delle organizzazio-
ni sanitarie e del loro governo, cogliendo le
opportunità offerte dal cambiamento e va-
lorizzando la centralità del paziente in ogni
attività.
la formazione del medico
La formazione del medico, anche in relazione
alle novità legislative, è un processo lungo (ol-
tre 10 anni) e richiede un forte investimento
della società per ogni professionista formato.
Il processo è dinamico e non si esaurisce con
la sola formazione di base e specialistica ma
accompagna il medico nei diversi momenti
della sua vita professionale in funzione dei
ruoli/incarichi assunti. Da qui deriva il legame
con strumenti come la Job Description (pro-
filo di ruolo).
Una efficace formazione passa anche attra-
verso alcuni requisiti che le istituzioni depu-
tate debbono soddisfare. In particolare, i per-
corsi formativi:
•devonoesserebasati susistemidiqualità
condivisi e dimostrabili, riferiti ai diversi stadi
della formazione (formazione di base, specia-
listica, post-graduation, continua);
•devonocorrelarsiaimutevolibisognidisa-
lute della popolazione ed alle evoluzioni de-
gli scenari epidemiologici;
• devono avvenire in accordo con gli stan-
dard stabiliti a livello internazionale ed eu-
ropeo per facilitare la libera circolazione dei
professionisti;
•devonomisurareeriportareleperformance
individuali e di sistema;
il medico e il continuous Professional
development (cPd)
La formazione deve avere nel medico un pro-
di FRANCO LAVALLE
Franco Lavalle Vice-Presidente OMCeO di Bari
iL c.p.d. proceSSo ineLudiBiLe per iL FuturoUn regista del proprio percorso professionale, capace di utilizzare al meglio
gli strumenti del Continuous Professional Development e di cogliere le opportunità
offerte dal cambiamento. È l’identikit del medico di domani
p r o F e S S i o n e
tagonista attivo nelle scelte, nella definizione
del fabbisogno, nella definizione delle moda-
lità di formazione.
L’allungamento della vita lavorativa associato
ad una veloce evoluzione dei bisogni di sa-
lute, delle conoscenze tecnico scientifiche e
degli strumenti disponibili richiede, oltre ad
investimenti sui nuovi professionisti, anche
significative capacità di adattamento e di tra-
sformazione per quanti già sono occupati.
I processi formativi per i medici si caratteriz-
zano per:
•lacrescenterilevanzadel“ContinuousPro-
fessional Development”,
•ilruoloattivodelsingolooperatoreneldi-
segnare il proprio percorso professionale e i
bisogni formativi,
•l’attenzionealproprio“benessere”,
• lamisurazione e il confronto delle perfor-
mance tra pari.
L’identificazione di alcune attività condivise
che rappresentano il nucleo essenziale del-
le diverse discipline è il fondamento di ogni
strategia sulla formazione. Dalle attività es-
senziali si possono articolare le così dette
“Core Competencies” ovvero quell’insieme
di “abilità per la pratica” basate sui servizi
essenziali e fondanti per professionisti attivi
nella pratica, nella formazione e nella ricerca
attinenti alla disciplina.
Lo strumento “Core Competencies” rappre-
senta il perno attorno al quale definire per-
corsi formativi. Lo stesso strumento impatta
sulla vita delle organizzazioni risultando ne-
cessario per definire la “job description”, per
riconoscere le capacità di affrontare alcune
tipologie di situazioni complesse (credenzia-
li), per valutare le performance e, non ultimo,
per pianificare il percorso professionale.
La formazione continua dei professionisti ha
pertanto un ruolo centrale nell’utilizzare al
meglio le potenzialità esistenti, mirando tra
l’altro ad allineare le qualificazioni acquisite,
spesso generali, con le esigenze specifiche
delle organizzazioni e a trovare il corretto
bilanciamento tra le abilità richieste e quelle
disponibili da parte del professionista così da
evitare, o quantomeno ridurre, i fenomeni di:
a) “over-skilling” (professionista qualificato
più di quanto richiesto da quella specifica po-
sizione)
b) “under-skilling” (il professionista necessita
di ulteriore formazione per poter garantire
quanto richiesto dalla posizione).
La commissione europea, nelle sue
recenti raccomandazioni, enuclea le “azioni-chiave” che ogni paese membro dovrebbe adottare per
allineare le competenze dei professionisti sanitari
attraverso le cpd.
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Inoltre, la formazione continua è funzionale
ad:
•evitareilverificarsidi“vuoti”inalcunisettori
per carenza di investimenti specifici nella for-
mazione o per scarsa attrattività degli stessi;
• mantenere e sviluppare le professionalità
esistenti in linea con l’evoluzione scientifico –
tecnologica.
C’è consenso, infatti, sul fatto che vengano
erogati servizi migliori da coloro che manten-
gono le competenze attraverso un apprendi-
mento continuo sistematicamente valutato.
Sappiamo anche che, ad oggi, non ci sono
standard condivisi rispetto a:
•organizzazioneegestionedelleattività;
•modalitàdiincentivazioneallapartecipazio-
ne;
•sistemidiclassificazionedeicreditiedelle
attività;
•standarddiaccreditamento;
•discrezionalitàdelmediconellasceltadelle
modalità di apprendimento continuo;
•accreditamentodeiproviders,sponsorizza-
zioni.
Un approccio CPD presuppone che il medico
debba possedere delle competenze, quali:
•l’abilitàadescrivereiproblemiegliaspetti
dell’attività personale nell’ambito del proprio
profilo;
• l’abilità ad esplorare sistematicamente ed
efficacemente il proprio ambiente ricercando
nuove e rilevanti idee;
• l’abilitàadefinireun sistemapersonaledi
gestione delle conoscenze;
• l’abilità a formulare “buone” domande e
trasformarle in opportunità di apprendimen-
to;
•l’abilitàadusareprocessiestrumentiperva-
lutare costantemente l’impatto dell’apprendi-
mento su conoscenza, abilità e performance.
Anche la Commissione Europea, nelle sue
recenti Raccomandazioni, enuclea le “azioni-
chiave” che ogni paese membro dovrebbe
lO sTRUMENTO “CORE COMpETENCIEs” RAppREsENTA Il pERNO ATTORNO Al qUAlE DEFINIRE pERCORsI FORMATIVI.
il medico di domani: cosciente del proprio
ruolo sociale e politico: il fatto di poter intervenire
sulla salute e sulla vita conferisce un “potere”
di advocacy.
• cosciente di essere un attore economico:
determina e gestisce risorse economiche in-
genti;
•capacediascoltare/comunicareconlaper-
sona nel bisogno;
•capacedi tenerecontodelladialettica tra
risposta alla singola persona e quello della
comunità (public health);
•attentoaperseguireilmiglioramentocon-
tinuo proprio e della organizzazione in cui è
inserito e a dimostrarlo;
In una parola, il medico del futuro deve es-
sere proattivo nell’affrontare l’innovazione
partendo dalla proprie radici. Alcune azioni
possono essere utili nell’accompagnare e so-
stenere questa evoluzione:
• approfondire lo studio sulle modalità più
efficaci per supportare la Continuous Profes-
sional Development sfruttando anche le po-
adottare per allineare le competenze dei pro-
fessionisti sanitari attraverso le CPD, in parti-
colare:
•l’assicurareaiprofessionistisanitari,aisensi
delle Direttive europee in materia di forma-
zione dei professionisti sanitari, attività di for-
mazione continua e il mutuo riconoscimento
delle qualificazioni professionali tra i Paesi
membri;
• il facilitare il ricorso ad attività di forma-
zione dei professionisti sanitari, rimuovendo
ostacoli di vario genere: umano, economico-
finanziario, temporale;
•l’analizzarel’impattodelleinterrelazionitra
il sistema di formazione professionale e il si-
stema di qualità, sicurezza ed esiti delle cure
per il paziente;
• il tenere in considerazione l’importanza
della formazione continua, in ogni raccoman-
dazione europea relativa alla forza lavoro nel
settore sanitario per evitare riduzioni della
forza lavoro e favorendo il più possibile la dif-
fusione tra i professionisti di una cultura alla
formazione continua in sanità.
elementi di un profilo del Medico
Il medico italiano nei prossimi anni dovrebbe
essere:
•detentoredicompetenzeprofessionaliche
continuamente sviluppa e mantiene aggior-
nate;
•detentoredi unmetodo scientificoedat-
tento alla produzione di nuove conoscenze;
• attento alla dimensione etica quotidiana
della professione partendo dalla adesione
alla pratiche raccomandate e sostenute dalle
evidenze scientifiche;
•capacediesercitareunaleadershipprofes-
sionale rispetto a colleghi, professionisti, pa-
zienti e cittadini;
•coscientedelproprio ruolosocialeepoli-
tico: il fatto di poter intervenire sulla salute e
sulla vita conferisce un “potere” di advocacy;
il medico del futuro deve essere proattivo
nell’affrontare l’innovazione partendo
dalla proprie radici.
tenzialità che i nuovi strumenti didattici (es.
ICT, simulatori, ecc.) offrono;
•promuoveremodalitàformativecheutilizzi-
no standard mutuamente riconoscibili a livel-
lo Europeo;
•sviluppareemettereadisposizionesistemi
di “appraisal” (autoriflessione critica) rispetto
alle diversi ambiti di sviluppo professionale
anche sfruttando la competenza e disponibili-
tà di colleghi esperti (mentori);
•promuovereesupportare l’adozionesiste-
matica di “job description” (profilo di ruolo)
come strumento di trasparenza per confron-
tarsi rispetto a livelli di abilità, competenza
e performance da garantire e mantenere nel
tempo o da raggiungere per chi ambisce a
determinati livelli di sviluppo professionale;”
In conclusione, il medico di domani dovrà es-
sere un medico diverso.
Riflessioni sull’evoluzione della figura del Medico in Italia
Nell’ambito della III Conferenza nazionale della Professione
Medica “Guardiamo al Futuro: quale medico, quale paziente, quale medicina nel SSN?”, che si è svolta il maggio scorso a Rimini, è stato stilato il documento finale “Riflessioni sull’evoluzione della figura del Medico In Italia”. “Il medico” si legge nella premessa “è un protagonista centrale nel processo di cambiamento in atto del nostro sistema sanitario e la riflessione sull’evoluzione nei prossimi anni della sua figura è un momento essenziale per permettere a questo professionista di giocare un ruolo strategico nel servizio alla società.
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Si è celebrata, per il terzo anno consecu-
tivo, presso l’OMCeO di Bari la Giorna-
ta della Ricerca istituita dall’Ordine dei
Medici di Bari sotto la direzione scientifica del
vice-Presidente franco lavalle, per promuo-
vere le attività scientifiche in ambito medico e
premiare l’impegno dei giovani ricercatori sul
territorio. “Uno stato che investe in innovazio-
ne e ricerca garantisce un futuro ai giovani e
la crescita di una nazione. Crescita culturale,
economica e di risultati. Il confronto fra i vari
sistemi stimola la crescita di tutti, per cui fare
rete è essenziale – sottolinea Lavalle – “Il titolo
del convegno di oggi Ricerca: dall’intuizione
al risultato. Esperienze a confronto”, è emble-
matico di quello che intendo per ricerca: inno-
vazione, ideazione e non una copia dei lavori
di altri centri.” La giornata ha visto infatti un
momento di eccellenza nel convegno a carat-
tere internazionale “ricerca: dall’intuizione
al risultato. esperienze a confronto”, aper-
to da filippo anelli, Presidente dell’OMCeO
Bari che ha sottolineato come senza ricerca la
medicina non possa esistere. “È importante
rilanciare questo tema in una regione come
la Puglia, che attraversa un momento diffici-
le sia sul piano dell’assistenza sanitaria che su
quello della ricerca” - ha sottolineato Anelli
– “Affinché la ricerca non sia sterile, occorre
ricollegarla al mondo produttivo, soprattutto
al sud che al momento dispone di risorse infe-
riori alle regioni settentrionali, a causa di una
ripartizione iniqua del fondo sanitario, che av-
vantaggia il nord rispetto alle regioni meridio-
nali. 15 anni fa, quando ci fu la riforma, il nord,
che ha storicamente una popolazione più an-
ziana, chiese alle regioni meridionali un atto
di solidarietà, con criteri di ripartizione
Luci e oMBre deLLA ricercA in itALiAPochi fondi, scarsa mobilità dei ricercatori, mancato collegamento
con il mondo produttivo. Sono solo alcune delle criticità della ricerca
medica nel nostro Paese, di cui si è discusso durante la Giornata della Ricerca
organizzata per il terzo anno dall’Ordine di Bari
a cura della Redazione
GiornAtA deLLA ricercA
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che di fatto avvantaggiavano il settentrione. In
questi anni il nord ha costruito un sistema che
funziona e attrae pazienti e quindi guadagna
anche sulla mobilità dei pazienti provenienti
dalle regioni meridionali. È ora di riequilibrare
il sistema, stabilendo nuovi criteri di ripartizio-
ne, più equi. Solo così potremo rilanciare non
solo il sistema sanitario, ma anche la ricerca
scientifica e biomedica.”
Le differenze tra i sistemi sanitari delle di-
verse regioni è uno dei problemi che vanno
affrontati anche secondo la Presidente del-
la FNOMCeO, roberta chersevani, che ha
presieduto il convegno manifestando ap-
prezzamento per l’iniziativa e per la vitalità
con cui l’Ordine barese stimola il dibattito su
temi importanti come la ricerca scientifica, un
potenziale volano capace di far ripartire l’e-
conomia del paese. Una delle maggiori criti-
cità per la ricerca in Italia emerse durante il
convegno è l’emorragia di cervelli. Come ha
sottolineato loreto gesualdo, Direttore della
Scuola di Medicina dell’Università di Bari “le
università sono invecchiate e noi perdiamo
le risorse migliori. Abbiamo il dovere etico
e morale di cambiare il sistema”. E anche in
ambito accademico rimane quindi essenziale
fare rete tra i vari dipartimenti, come eviden-
zia Roberto Perrone, Direttore del Diparti-
mento di Farmacia dell’Università di Bari, e
scambiarsi esperienze per giungere a risulta-
ti più importanti. Oltre che il basso tasso di
investimento (solo l’1,3% sul PIL contro il 3%
della media europea), la bassa attrattività in-
ternazionale e la scarsa capacità brevettuale,
un altro problema della ricerca in Italia, come
emerge dal Piano 2015-2020 per la ricerca del
MiUR citato da francesco giorgino, delega-
to dell’Università di Bari alla Ricerca, è rap-
presentato dal mancato coordinamento tra
ricerca e mondo produttivo, tra università e
imprese. Pesa anche un eccesso di burocratiz-
zazione, che rende spesso complessa e irta di
ostacoli l’attrazione ma anche la gestione dei
fondi. Qualcosa però sta cambiando, come
dimostrano i tentativi dell’IRCCS oncologico
di Bari di istituire insieme all’Università e alle
imprese del distretto pugliese della meccatro-
nica una Fondazione, capace di promuovere
nuove modalità di collaborazione tra pubblico
e privato. Fa ben sperare anche l’inserimen-
to di dottorandi all’interno del mondo delle
Le università sono invecchiate e noi perdiamo
le risorse migliori. Abbiamo il dovere
etico e morale di cambiare il sistema.
imprese – finora il grande assente nel mon-
do della ricerca in Italia – come ha raccontato
cecilia laschi del Sant’Anna di Pisa, che ha
fatto un’interessante panoramica delle nuove
frontiere della robotica biomedica e della soft
robotics, uno dei settori in cui l’Italia è all’a-
vanguardia. E se non è facile avere i fondi,
perché le call europee sono sempre più com-
petitive, occorre sfruttare al meglio tutte le
opportunità, tra cui quelle offerte dalle regio-
ni, per evitare il paradosso che i finanziamen-
ti a disposizione ritornino al mittente perché
non utilizzati. I fondi POR, FSE e FESR rap-
presentano un’importante risorsa su cui il Sud
può contare per portare avanti innovazione di
prodotto e di processo, come ha sottolineato
anche giovanni gorgoni, intervenuto in colle-
gamento video al convegno.
Il problema in Puglia, ha ribadito il Direttore
Area Salite Regione Puglia, è governare il fer-
mento creativo e fare in modo che i tanti semi
germoglino, diventino piante e diano poi
frutti. Finora è mancato il dialogo tra i diversi
dipartimenti, tra domanda e offerta, per cui i
risultati della ricerca non si sono poi tradotti in
applicazioni con ricadute sul territorio.
“La sfida ora è avere il coraggio di fare del-
le scelte” ha affermato Gorgoni – “occorre
scegliere su cosa puntare e concentrare gli
sforzi a livello di ricerca e di sue applicazioni
produttive”. È inoltre emerso dal convegno il
contrasto tra il sistema italiano e quello ame-
ricano, raccontato dalla ricercatrice anna la-
sorella che lavora da anni negli USA come
pediatra oncologica e attualmente è Assistant
Professor alla Columbia University di
CAlARE Il MODEllO AMERICANO sUl sIsTEMA ITAlIANO, sAREBBE COME FAR INDOssARE UN ABITO DI AUDREy hEpBURN A UN FIsICO DI 80 ChIlI.
Qui sopra, a sinistra Anna Lasorella, ricercatrice presso la columbia university di new York;
sopra, a destra Walter Marrocco, responsabile scientifico FiMMG. nella foto grande a destra, Filippo Anelli, Michele Bozzi e nicola esposito.
nelle pagine successive, alcuni momenti della Giornata della ricerca 2016.
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New York. Fondi e condizioni di lavoro ca-
paci di attrarre ricercatori da tutto il mondo,
accompagnati da un metodo severissimo di
reclutamento dei membri dell’apparato acca-
demico, una grande mobilità e competizione
a tutti i livelli di carriera, un’accountability che
prevede verifiche costanti dei risultati e una
responsabilità diretta nell’acquisizione dei fi-
nanziamenti per la propria ricerca. “Importa
solo il curriculum, la vision del ricercatore e
le potenzialità per il progetto di attrarre fon-
di per l’Università” - ha raccontato Lasorella
– “La morte del ricercatore è rimanere dove
è stato formato. La mobilità è fondamentale,
perché la ricerca non è un lavoro come un al-
tro. Se non si assumono rischi non si può fare
ricerca. Per questo non riesco a capire quando
in Italia sento dire che bisogna “stabilizzare” i
ricercatori”. Ma secondo Maria Svelto, Diret-
tore del Dipartimento di Bioscienze, Biotec-
nologie e Biofarmaceutica dell’Università di
Bari, calare il modello americano sul sistema
italiano, sarebbe come far indossare un abito
di Audrey Hepburn a un fisico di 80 chili. Il
sistema della ricerca negli USA si inserisce in
un sistema sociale e produttivo molto diverso
da quello italiano. Occorre quindi valorizzare
le peculiarità italiane, pensando che il nostro
servizio sanitario offre per esempio a diffe-
renza di altri assistenza a tutti, indipendente-
mente dalle proprie condizioni economiche.
Quello su cui bisogna insistere, secondo la
Svelto, è la valutazione dei progetti di ricer-
ca, sia in fase di selezione, che ex-post, per
verificare che gli obiettivi siano effettivamente
stati raggiunti. E ovviamente è importante co-
gliere tutte le opportunità, come ha sottoline-
ato Walter Marrocco, responsabile scientifico
FIMMG, che ha individuato nella ricerca in
medicina generale in Italia una grande risorsa
ancora poco sfruttata dal nostro paese, unica
in Europa, grazie ad un sistema sanitario na-
zionale con distribuzione capillare. In chiusura
della giornata sono stati proclamati da Franco
Lavalle, Vice-Presidente OMCeO e da Pietro
Scalera, coordinatore del Corso di Medicina
Generale e Consigliere Omceo Bari, i vincitori
del Premio OMCeO Bari per la Ricerca 2016
e del Premio per la Miglior Tesi in Medicina
Generale, ai quali hanno concorso giovani
ricercatori e corsisti della medicina generale
iscritti all’Ordine di Bari. Il Premio alla Ricer-
ca è andato a leonarda rella per il lavoro su
“MRI evaluation of post-mastectomy irradia-
ted breast implants: prevalence and analysis
of complication”. Il secondo posto è andato
a corinna altini, con un lavoro sul carcinoma
dello stomaco, mentre al 3° posto si sono col-
locati ex aequo Pietro cirillo, francesco Pe-
sce, carla Mastorilli e andrea Ballini. Il primo
premio per la miglior tesi in medicina genera-
le è andato ex aequo a lucia Marasciulo (tesi
sull’applicabilità del Test MNA in medicina
generale) e Katia lofano (tesi sull’appropria-
tezza prescrittiva dell’endoscopia). Al secon-
do posto Maria cacciapaglia. Una menzione
speciale è invece stata assegnata a francesca
centrone, con una tesi in medicina di genere
focalizzata sul diabete.
oMCeoGiornata della ricercaMercoledì 25 Maggio 2016 si è celebrata per il terzo
anno consecutivo presso l’Auditorium Bonomo la
Giornata della Ricerca istituita dall’Ordine dei Medici di
Bari per promuovere le attività scientifiche in ambito
medico e premiare l’impegno dei giovani ricercatori
sul territorio. Durante la giornata sono stati proclamati
da Franco Lavalle, Vice Presidente OMCeO e da Pietro
Scalera, coordinatore del Corso di Medicina Generale e
Consigliere Omceo Bari, i vincitori del Premio OMCeO
Bari per la Ricerca 2016 e del Premio per la Miglior Tesi
in Medicina Generale, ai quali hanno concorso giovani
rvicercatori e corsisti della medicina generale iscritti
all’Ordine di Bari.
UNO sTATO ChE INVEsTE IN INNOVAzIONE E RICERCA GARANTIsCE UN FUTURO AI GIOVANI E lA CREsCITA DI UNA NAzIONE. CREsCITA CUlTURAlE, ECONOMICA E DI RIsUlTATI.
La morte del ricercatore è rimanere dove è stato
formato. La mobilità è fondamentale, perché
la ricerca non è un lavoro come un altro.
Se non si assumono rischi non si può fare ricerca.
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SAnitÀ: i nuMeri deL coLLASSo MeridionALe
L e c i F r e
a cura della Redazione
OsservaSalute 2015: in conseguenza dei tagli alla Sanità cala l’aspettativa di vita, si fa meno prevenzione e si muore prima. Inoltre, il Sud è penalizzato nella distribuzione dei fondi.
sPEsA sANITARIA PRO CAPITE
PUgLIA 1.783 € CALABRIA 1.711€ CAMPANIA 1.689 € **Decremento del 5,7% nel 2010-2014
MEDIA NAzIONALE 1.817€
(Fonte Osservasalute 2015)
Secondo il rapporto OASI 2015 tutte le regioni meridionali, ad eccezione del solo Molise, hanno un numero di posti letto per acuti e non acuti inferiore alla media nazionale.
Il Sud e le Isole sono le aree in cui gli indicatori di salute della popolazione sono i peggiori e dove è più elevato il numero delle persone che rinunciano ad una visita specialistica a causa del costo.
FUMATORI 22,1%
PERsONE IN sOVRAPPEsO
41,5%
+5,7% RIsPETTOALL’ANNO PRECEDENTE
La Campania registra la percentuale più alta tra le regioni italiane di:
MOBILITà sANITARIA
COLORO ChE FANNO A MENO DI CURARsI PER RIsPARMIARE
-270,4 milioni Campania
+533,9 milioni Lombardia
sPERANzA DI VITA ALLA NAsCITA
Puglia 84,6 anni Calabria 84,3 anniCampania 82,9 anniMedia nazionale 84,7
Puglia 80,3Calabria 79,6 Campania 78,3Media nazionale 80,1
FONDI ALLA SANITà PUBBLICA: 2012-2015 meno 25 miliardi di euro 2016 meno 6,79 miliardi 9
11LA sPEsA DEI CITTADINI ITALIANI PER LA sANITà PRIVATA
+3,2%TRA IL 2013-2015
+327,9 milioni Emilia Romagna
-38,7 milioni Basilicata
2015
2012
milioni
milioni
(Fonte Osservasalute 2015)
Rapporto gIMBE sulla sostenibilità del servizio sanitario Nazionale 2016-2025
(Fonte Osservasalute 2015) Fonte Rapporto Censis 2016
28 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 29
LA proSpettiVA deL direttoreGenerALeDue Direttori Generali, Vito Montanaro e Vitangelo Dattoli, l’attuale crisi sanitaria,
il futuro ruolo dei medici e le possibili vie di uscita. Ecco il punto di vista di chi si
confronta quotidianamente con i bilanci e con i fondi sempre più esigui. Di coloro
che spesso sono portatori di priorità in conflitto con quelle della professione
Nell’attuale crisi della Sanità, oltre
alla voce dei medici e dei pazienti
abbiamo voluto avere anche quella
di due direttori generali. Il loro è il punto
di vista di chi si confronta quotidianamente
con i bilanci e con i fondi sempre più esigui
ed è quindi portatore di priorità che spesso
entrano in conflitto con quelle dei profes-
sionisti della sistema sanitario. Vito Monta-
naro è il Direttore della ASL Bari, Vitangelo
Dattoli è Direttore generale del Policlinico
di Bari.
Carenze di personale, dotazioni finanzia-
rie ridotte, problemi organizzativi e con-
flitti tra le professioni sanitarie: il sistema
sanitario sta vivendo una profonda crisi
che crea disagio ai pazienti, ma anche ai
medici e ai professionisti che lavorano in
Sanità. Quali sono, a suo avviso, le cause
profonde di questa crisi? Quale la via per
uscirne?
Montanaro: Parto da una prima conside-
razione: l’attuale crisi di transizione della
Sanità italiana colpisce prevalentemente le
Regioni del Mezzogiorno. Perché per un ri-
parto storico del fondo sanitario nazionale
sono state le più penalizzate. Questa pena-
lizzazione, tuttora persistente, ha determi-
nato un arricchimento tecnologico e pro-
fessionale nelle Regioni del Centro-Nord
a scapito delle Regioni meridionali, con un
gap diagnostico-assistenziale molto alto.
Tale gap giustifica così la cosiddetta mobili-
tà passiva, per cui i cittadini del Sud vanno
a farsi curare al Nord, con ulteriore sovra-
finanziamento di strutture e contesti già di
eccellenza. Alle nostre Regioni è mancata
tempestività nel dar luogo alla razionaliz-
zazione della rete ospedaliera, consen-
tendo, per motivazioni né economiche né
assistenziali, di tenere in attività per trop-
po tempo strutture ospedaliere piccole,
diffuse e deprofessionalizzanti. Il concetto
dell’Ospedale sotto casa è stato per lungo
tempo il baluardo di anacronistiche difese
territoriali a scapito della concentrazione in
strutture medio-grandi in grado di assicu-
rare una compiuta e puntuale assistenza ai
cittadini e una sostenibilità economica. La
conservazione dei piccoli ospedali ha anche
ritardato la valorizzazione e il potenziamen-
to dell’assistenza sanitaria territoriale. Oggi
il processo di razionalizzazione della rete
ospedaliera è in fase avanzata di attuazione
e l’assistenza territoriale, grazie anche a ri-
conversioni di ospedali in presidi territoria-
li d’assistenza, finalmente sta iniziando ad
assumere il ruolo di diagnosi e cura delle
cronicità, decongestionando i reparti di de-
genza per acuti. Ovviamente il disagio degli
operatori sanitari è maggiormente avvertito
al Sud per i motivi strutturali accennati, tut-
to ciò implica ricollocazioni e riqualificazioni
professionali, ovvero cambiamenti di ruoli
e funzioni, non sempre ben accetti. In tale
orizzonte si colloca poi la perdita d’identità
della classe medica che sempre più è attinta
da provvedimenti normativi che ne limitano
la libertà diagnostica e prescrittiva, talora
riducendola a mera esecutrice di dettami
normativi ovvero a un ruolo impiegatizio.
Ben lontana dalla figura medica liberale del
secolo scorso. L’Ordine dei Medici dovreb-
be porsi oggi con più forza la definizione
dell’identità del medico nell’attuale
a cura della Redazione
d o S S i e r
L’ordine dei Medici dovrebbe porsi oggi
con più forza la definizionedell’identità del medico
nell’attuale contestostorico e normativo,
riscoprendonela tensione ideale
di servizio.
VITO MONTANARODirettore della ASL Bari
VITANGELO DATTOLIDirettore generale
del Policlinico di Bari.
30 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 31
contesto storico e normativo, riscoprendo-
ne, a mio parere, la tensione ideale di ser-
vizio, oggi troppo spesso trascurata se non
del tutto dimenticata.
A mio parere l’attuale e acuta crisi della
Sanità può essere superata in una logica di
corresponsabilità a ogni livello sugli obiet-
tivi comuni cui tendere: decisori politici,
operatori sanitari, pazienti, cittadini. Va de-
finito con chiarezza e uniformità sull’intero
territorio nazionale ciò che il Servizio Sani-
tario Nazionale può garantire e ciò che non
può garantire più, le cure essenziali e irri-
nunciabili, l’organizzazione dell’emergen-
za, gli standard organizzativi diagnostici e
assistenziali ospedalieri e territoriali (moduli
– in risorse umane e tecnologiche - omoge-
nei e confrontabili ovunque), la certezza dei
costi e della qualità delle prestazioni ero-
gate, le modalità di sostenibilità economica
del sistema. In altri termini si esce dalla crisi
solo se tutti gli attori saranno in grado di
darsi e rispettare poche regole a condizione
che le stesse siano certe e condivise, chiare
e inviolabili, per un tempo certo di medio
termine che consenta a tutte le Regioni di
raggiungere uno standard organizzativo-
assistenziale nazionale unico. Il persistere
nelle disparità, di contro, non farà che ag-
gravare la crisi sia in termini di fruibilità assi-
stenziale che di motivazione degli operatori
sanitari con scenari futuri non certo sereni.
Dattoli: Le cause dell’attuale crisi sono fi-
siologiche e la situazione è sofferente da
anni. Tuttavia si sta procedendo a una rior-
ganizzazione complessiva della sanità che
ridurrà i disagi. La via è proprio questa: con-
tinuare a riordinare, attuando processi che
utilizzino al meglio le risorse umane.
Pesano di più i tagli ai finanziamenti o la
cattiva gestione che a volte si è fatta dei
fondi destinati alla Sanità?
Montanaro: I tagli hanno indotto alla razio-
nalizzazione della spesa, ma la cattiva ge-
stione ha fatto sì che si rendessero necessa-
ri i tagli, sussistendo oggettivi sperperi. Ma
deve essere chiaro che i tagli sono possibili
fino a un certo punto: oltre è solo depaupe-
ramento ulteriore dell’offerta assistenziale.
Penso che oggi tutti i tagli possibili siano
stati fatti e che il virtuosismo gestionale in-
dotto stia dando i primi buoni risultati. Ma
oggi per recuperare il divario Nord/Sud è
necessario pensare non più a tagli, ma ad
investimenti straordinari. Su questi, quando
erogati, si misurerà la capacità dei direttori
generali nel saper rendere “di eccellenza”
anche la nostra sanità meridionale: oggi i
vincoli e le ristrettezze economiche non
consentono assolutamente di mutare “remi
in ali”.
Dattoli: Nessuno dei due. I fondi per i fi-
nanziamenti straordinari sono stati utilizzati
al meglio, senza alcun ritardo. A livello re-
gionale non abbiamo subito tagli, sebbene
ci sia stata qualche razionalizzazione. L’im-
portante è gestire bene i finanziamenti.
I recenti dati Censis dicono che 11 milio-
ni di italiani rinunciano a curarsi per via
dei costi, mentre cresce la spesa sanitaria
privata degli italiani. La crisi della sanità
pubblica rischia di favorire quella priva-
ta?
Montanaro: Voglio sottolineare che il Ser-
vizio Sanitario Nazionale oggi assicura, co-
munque e ovunque, le cure emergenziali,
gli screening e i trattamenti essenziali per
malati acuti e per i cronici. La rinuncia alle
cure non è per patologie rientranti in tali
ambiti, ma per cure “aggiuntive”, quali
quelle già altrove in Europa non garantite:
sono i trattamenti estetici, le cure riabilita-
tive integrative, le indagini non connotate
da classe di priorità e prive di significanza
medica immediata e indifferibile. I ticket
sono gli stessi da molti anni e l’offerta pri-
vata oggi è concorrenziale per offrire stesse
prestazioni a prezzi inferiori ai ticket pubbli-
ci: nessun motivo per rinunciarvi. La sanità
privata pura è ben poca da noi e non ha
sostanziale mercato: oggi definire privata
la sanità accreditata è un errore. Il privato
accreditato fa parte del SSN a tutti gli effet-
ti e le prestazioni sono, infatti, remunerate
dal SSN. Esso rappresenta un’integrazione
al pubblico e può anche far meglio, perché
pone in essere una reale aziendalizzazione
sia in ambito organizzativo che gestionale
economico, oggi non ancora possibile nel-
le aziende sanitarie pubbliche. Sono
oggi per recuperare il divario nord/Sud
è necessario pensare non più a tagli, ma ad
investimenti straordinari. Su questi si misurerà
la capacità dei direttori generali nel saper rendere
“di eccellenza” anche la nostra sanità
meridionale.
FINANzA PUBBLICA• 2011-2014
• SPESA SANITARIA DELLA PA -1,1%
• ALTRA SPESA PA +4,9%
32 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 33
convinto che la sovra offerta di servizi sa-
nitari privati stia creando un incremento
della domanda di prestazioni da parte dei
cittadini, ma con ampie alee di scarsa ap-
propriatezza e con finalità talora meramen-
te lucrative. Qui sì che v’è incremento di
spesa, ma non per fini sempre e realmente
assistenziali. A mio parere oggi non vi sono
cittadini che non si curano, ma cittadini che
vorrebbero fruire di servizi non essenziali
(come l’omeopatia, ecc.) a onere pubblico.
Dattoli: Ho letto anche io questo dato.
Penso, però, che la sanità italiana sia una
delle più universalistiche del mondo. Gli ita-
liani che si rivolgono al privato (per ottenere
prestazioni sanitarie più velocemente) ap-
partengono, nella maggior parte dei casi,
alle fasce più abbienti della popolazione.
Non è il ceto più indigente che rinuncia alla
sanità pubblica.
Quali sono, secondo Lei, le sfide del futu-
ro per la nostra organizzazione sanitaria
di domani?
Montanaro: La sfida prioritaria è il determi-
nare regole condivise tra decisori, operatori
e cittadini sul tipo di sanità pubblica che si
vuole perseguire. Non è facile contempera-
re le diverse esigenze perché veniamo fuori
da decenni di “tutto a tutti” e dover ricali-
brare l’intero sistema su standard di ogget-
tiva necessità non è semplice e soprattutto
darà luogo a inevitabili resistenze. Questa
sfida si lega a una rinnovata motivazione
solidaristica tra le Regioni italiane capace di
poter assicurare ovunque un sistema di as-
sistenza sanitaria di buon livello, colmando
le disparità del presente. Mi chiedo: sapran-
no le Regioni del Nord comprendere che la
quota capitaria deve essere maggiorata e
non sminuita ancora per le Regioni del Sud
e che ciò implica una riduzione della cresci-
ta prestazionale dei sistemi sanitari setten-
trionali? Io spero che una rivisitazione del
riparto del fondo nazionale realmente soli-
daristica sia la sfida che i decisori naziona-
li debbano porsi come obiettivo fondante
per una nuova Sanità pubblica.
Dattoli: La sfida è continuare sulla strada
della riorganizzazione generale, perfezio-
nando i sistemi a rete e razionalizzando i co-
sti e le risorse. Fondamentale è poi puntare
e investire sull’innovazione tecnologica.
Quale sarà il ruolo del medico nell’orga-
nizzazione sanitaria di domani?
Montanaro: Premesso che in Sanità il ruolo
centrale spetta al cittadino malato, va det-
to che il medico ha un ruolo fondamenta-
le nella credibilità del SSN. Il medico oggi
è chiamato dalle norme (per esempio la
Legge di conversione della Balduzzi) ad es-
sere aggiornato, bravo, in grado di saper
lavorare con gli altri. I migliori reparti sono
quelli in cui i medici e gli infermieri sanno
lavorare insieme, non quelli dove c’è un di-
rettore bravo. La medicina oggi è più che
mai un gioco di squadra, dove tutti sono
chiamati a far bene, con competenze chiare
e complementari. Nella Sanità di domani il
medico è un componente di una “comunità
di pratiche” (le società scientifiche e l’Or-
dine dovrebbero far comprendere che in
Sanità non c’è più spazio per i “solisti” di
fordiana memoria), capace di condividere
con i colleghi il sapere e il saper fare per il
bene del paziente. Gli altri operatori sani-
tari sono parte integrante di questa nuova
dimensione di condivisione dei saperi e del
fare, perché in sinergia con i medici si possa
costruire squadre vincenti. Un ruolo nuovo,
quindi, per i medici come promotori del sa-
per lavorare bene insieme: questa è la sfida
per i medici della Sanità di domani.
Dattoli: I medici sono l’ossatura della sani-
tà e continueranno a esserlo, attraverso la
formazione continua. Il ruolo del medico è
e sarà quello di lavorare per garantire l’effi-
cienza dell’offerta sanitaria.
La medicina oggi è più chemai un gioco di squadra,
dove tutti sonochiamati a far bene,
con competenze chiaree complementari
IL DECRETO LEGISLATIVO SULLA NOMINA DEI DIRETTORI GENERALI
A gennaio 2016 il consiglio dei ministri nell’ambito della
legge delega sul pubblico impiego ha approvato il decreto
legislativo che disciplina il conferimento degli incarichi
per i direttori generali, sanitari, amministrativi
e socio sanitari di asl e aziende ospedaliere
e universitarie. la scelta dei direttori generali avverrà
solo tra quelli inseriti in un apposito elenco nazionale.
All’atto della nomina di ciascun direttore generale,
le regioni dovranno definire e assegnare, aggiornandoli
periodicamente, gli obiettivi di salute e di funzionamento
dei servizi con riferimento alle relative risorse,
gli obiettivi di trasparenza, finalizzati a rendere i dati
pubblicati di immediata comprensione e consultazione
per il cittadino. Trascorsi 24 mesi dalla nomina
di ciascun direttore generale, la regione, entro sessanta
giorni, dovrà verificare i risultati aziendali conseguiti
e il raggiungimento degli obiettivi e, in caso di esito
negativo, dichiarare la decadenza immediata dall’incarico
con risoluzione del relativo contratto.
34 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 35
di RObERTA FRANCESChETTi
AFFetti dA ipoVedenzA. coMe L’intrico di ineFFicienze uccide LA SALute puBBLicAAbbiamo chiesto a Mario Conca, componente delle Commissioni consiliari al Bilancio,
Sanità e Welfare della Regione Puglia, quali siano le cause dell’attuale collasso
del sistema sanitario. E se i parametri di ripartizione del fondo sanitario siano equi.
Ci ha raccontato quanto pesino le inefficienze e perché Emiliano non avrebbe
dovuto firmare il riparto in Conferenza Stato-Regioni…
d o S S i e r
Dott. Conca, la crisi che sta attra-
versando la sanità pubblica è sotto
gli occhi di tutti. Lei ha presenta-
to recentemente una mozione sulla catti-
va gestione della spesa farmaceutica. Nel
collasso del sistema quanto e come pesano
malaffare, inefficienze, interessi?
Il sistema è un SISTEMA complesso nel quale
si annidano sacche di malaffare o interessi il-
leciti soprattutto nel settore dell’acquisizione
di beni e servizi e nella gestione delle ope-
re pubbliche. Esistono strumenti legislativi
ed operativi per individuare ed eliminare tali
aberrazioni, ma il vero problema è che molto
spesso manca la volontà politica di agire in
tal senso. Per esempio: perché per anni non
si è proceduto in Puglia ad istituire un Os-
servatorio dei prezzi che avrebbe obbligato
le Aziende Sanitarie ad acquistare prodotti
uguali al prezzo più basso ottenuto nella re-
gione? Quante volte è stato verificato se nel-
le Aziende esista una vera programmazione
di acquisti&investimenti e se questa viene
portata avanti coerentemente finalizzando
l’utilizzo delle risorse al raggiungimento di
obiettivi di salute? Quante volte si è interve-
nuti, anche dietro segnalazione, sull’irrego-
larità amministrativa e sulla sua incoerenza
rispetto alla programmazione e rispetto alle
norme vigenti? Perché Emiliano ha ritirato la
delibera di Giunta che avrebbe dato avvio al
Nucleo Ispettivo Regionale Sanitario?
Quello della spesa farmaceutica è un esem-
pio emblematico di spreco e considerato che
vale circa 29 miliardi di euro, per il 76% co-
perta dal SSN, va certamente vivisezionata,
questo è l’intento della mozione presentata.
C’è una legge dello Stato infatti, la 405 del
2001, che all’articolo 8 lettera C recita testual-
mente: “disporre, al fine di garantire la con-
tinuità assistenziale, che la struttura pubblica
fornisca direttamente i farmaci, limitatamen-
te al primo ciclo terapeutico completo, sulla
base di direttive regionali, per il periodo im-
mediatamente successivo alla dimissione dal
ricovero ospedaliero o alla visita specialistica
ambulatoriale”, perché quasi nessun ospeda-
le lo fa? Se questi farmaci fossero acquistati
per il tramite delle farmacie ospedaliere, si
sarebbero potuti acquistare con uno sconto
fino al 60%. Tenuto conto che ogni giorno
sono almeno duecentomila gli italiani che si
sottopongono a visite ambulatoriali o vengo-
no dimessi da ospedali e pronto soccorso, è
presto detto che si potrebbero risparmiare
miliardi di euro.
Sono tutte pieghe della pubblica ammini-
strazione nelle quali si costruiscono sprechi
e anche presupposti illegittimi per carriere
facili che magari poi portano ai massimi ver-
tici delle amministrazioni persone facilmente
‘raggiungibili’.
In verità la “malapolitica” preferisce invadere
la gestione per favorire piccoli e grandi inte-
ressi particolari. Non per niente la dirigen-
za, spesso, non è selezionata sulla base del
merito e della correttezza dell’azione ammi-
nistrativa, fino ad arrivare a sorvolare anche
sul fatto che qualche direttore generale sia in-
teressato da indagini dell’autorità giudiziaria
per fatti di non poco conto.
Quanto all’inefficienza, bisogna distin-
36 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 37
iL SiSteMA VA AdeGuAtAMente FinAnziAto perché iL tentAtiVo Miope e continuo di ArriVAre Ai pAreGGi di BiLAncio AttrAVerSo L’eFFicientAMento
e i tAGLi LineAri StA portAndo Ad unA SeMpre più eVidente riduzione dei SerVizi.
perché per anni non si è proceduto in puglia
ad istituire un osservatorio dei prezzi che avrebbe obbligato le Aziende
Sanitarie ad acquistare prodotti uguali al prezzo
più basso ottenuto nella regione?
guere quella prodotta artatamente da una
vetero burocrazia strumentale al malaffare
- si inefficienta volutamente il pubblico per
favorire il privato convenzionato e per giusti-
ficare le chiusure degli ospedali - da quella
che spesso affligge l’erogazione di servizi e
prestazioni e che quasi sempre è dovuta alla
scarsezza di personale, vincolato ad un tetto
di spesa fissato nel 2004, alla penuria di beni
disponibili e alle conseguenti difficoltà di co-
ordinamento.
Tra le cause dello sfascio della Sanità pub-
blica c’è anche un periodo ininterrotto di
definanziamento, come si evince dal Rap-
porto GIMBE sulla sostenibilità del Servi-
zio Sanitario Nazionale 2016-2025: “dopo
i 25 miliardi di euro sottratti da varie ma-
novre finanziarie nel periodo 2012-2015, la
sanità pubblica ha lasciato per strada altri
6,79 miliardi”. Una migliore gestione e una
razionalizzazione dei costi può riuscire a
compensare i tagli?
Come ho detto prima, una migliore gestione
delle risorse e una razionalizzazione dei costi
sono senz’altro utili nell’ottica dell’abolizione
degli sprechi e dell’utilizzo delle risorse pub-
bliche a favore dei cittadini al fine di soddisfa-
re i loro bisogni di salute. Questo è possibile
soltanto se l’utilizzo delle risorse viene cana-
lizzato verso obiettivi ben individuati attraver-
so una valutazione epidemiologica seria che
consenta la programmazione e l’allocazione
di servizi sanitari laddove veramente neces-
sitano.
Bisogna riprogrammare complessivamente
il sistema e riequilibrarlo non soltanto all’in-
terno della regione Puglia, dove urge questo
bisogno, ma anche tra le altre regioni perché
tutti i cittadini possano avere pari opportuni-
tà di prevenire le malattie, di potersi curare
quando si ammalano e di avere pari opportu-
nità di accesso alle prestazioni.
Però il sistema va adeguatamente finanziato
perché il tentativo miope e continuo di arriva-
re ai pareggi di bilancio attraverso l’efficien-
tamento e i tagli lineari sta portando ad una
sempre più evidente riduzione dei servizi e
alla perdita di efficacia del sistema sanitario.
Non è più possibile assistere alla farsa di un
Ministro che continua a dire che non si stanno
effettuando tagli e all’ipovedenza dei Gover-
natori che in Conferenza Stato-Regioni danno
l’assenso alla distribuzione di un “fondo sa-
nitario” che non soltanto è ridotto in termini
assoluti rispetto a quello che gli stessi aveva-
no sottoscritto nel Patto per la Salute 2014-
2016, ma è anche ingannevole perché con lo
stesso fondo, spostando al suo interno i soldi
da una voce all’altra, si finanziano cose nuove
come ad esempio l’aggiornamento dei LEA
o l’erogazione dei farmaci ad alto costo, o
ancora, si danno soldi a qualche regione o si
destinano a questo o a quell’altro organismo.
In sostanza, si fa finta di dare nuovi servizi
togliendo finanziamenti a quello che già esi-
ste, la solita storia della coperta troppo corta,
copri la testa e scopri i piedi. Oppure, para-
dosso ancora più evidente, si stima, non si sa
come, un risparmio presunto dalla cosiddetta
medicina difensiva e si fa finta che quello sia
un vero finanziamento per un altro tipo di at-
tività sanitaria.
In questo modo si operano veri e propri tagli
ai servizi essenziali e non c’è razionalizzazione
o migliore gestione che li possa compensare.
Il rapporto Osservasalute 2015 ha messo in
evidenza le iniquità della distribuzione ter-
ritoriale dei fondi in Sanità, con una penaliz-
zazione delle Regioni Meridionali. Secondo
i dati Agenas la spesa sanitaria in Puglia nel
2014 è stata di 7,1 miliardi di euro, mentre
a parità di popolazione una regione come
l’Emilia Romagna ha speso 8,7 miliardi. Esi-
ste una nuova “Questione meridionale” che
investe il servizio sanitario? Come andreb-
be ripartito a suo avviso il fondo sanitario?
Esiste, eccome! La sperequazione di finan-
ziamento tra Regioni del Nord e Regioni del
Sud è evidentissima. Basta fare, come detto
da Lei, il confronto tra Regioni che hanno una
popolazione simile per rendersene immedia-
tamente conto.
Il M5S l’ha fatto rilevare immediatamen-
MARIO CONCA
Nato a Esslingen
(Germania) il 3 maggio 1971,
è residente a Gravina di Puglia
(BA). Laureato in Lingue
straniere e padre di 4 figli,
svolge attività
imprenditoriale nei settori
della comunicazione
multimediale e del trasporto
pubblico locale.
Eletto consigliere regionale
nella circoscrizione di Bari
per la lista Movimento
5 Stelle, è alla sua prima
esperienza al Consiglio
regionale. Dal 2012 è attivista
del M5S. È componente
delle Commissioni consiliari
al Bilancio, Sanità e Welfare.
38 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 39
Si inefficienta volutamente il pubblico per favorire il privato convenzionato
e per giustificare le chiusure degli ospedali.
te e ha chiesto al Presidente/Assessore alla
Salute Emiliano di non sottoscrivere il riparto
in Conferenza Stato-Regioni perché le minori
risorse destinate alla Puglia avrebbero con-
dannato i pugliesi ad essere cittadini di serie
B in quanto a tutela del diritto alla salute. Non
che ci aspettassimo molto, ma non siamo stati
per nulla ascoltati ed Emiliano ha sottoscritto.
Questo sotto finanziamento aggiunge danno
alla beffa perché va ad alimentare un sistema
come quello pugliese (ma anche meridionale
più in generale) che avrebbe bisogno di mag-
giori investimenti per essere portato al livello
dei sistemi sanitari settentrionali sia dal punto
di vista strutturale che dal punto di vista della
dotazione di personale e, quindi, in sostanza,
per riequilibrarlo in quanto a capacità di ero-
gazione di servizi.
Il riparto va operato tenendo conto del fatto
che la popolazione meridionale (e quella pu-
gliese più di tutte) sta invecchiando, pochissi-
ma immigrazione straniera e molta emigrazio-
ne giovanile, ed è una popolazione che vive
serie condizioni di difficoltà sociale, oltre 800
mila pugliesi vivono al di sotto della soglia di
povertà stabilita dall’Istat.
Va assolutamente eliminato il criterio di ripar-
to sulla base dei costi standard che premia
le regioni cosiddette “virtuose” perché non
tiene conto di tutti i fattori produttivi e quin-
di anche delle risorse umane che concorrono
alla determinazione del costo della presta-
zione, perché la sanità la fanno soprattutto le
persone!
La Puglia è partita in piano di rientro già con
16 mila unità di personale in meno rispetto
all’Emilia-Romagna e ha perso, a causa del
blocco del turnover, altre 6 mila persone in
questi anni. Se teniamo conto di questo, chi è
più virtuoso? Dove la stessa prestazione costa
di meno? In Puglia o in Emilia-Romagna?
Nel recentissimo rapporto Censis emerge
come dal 2012 a oggi siano in costante au-
mento coloro che fanno a meno di curarsi
per risparmiare. E chi può ricorre alla sa-
nità privata: crescono coloro che per evi-
tare le liste di attesa ricorrono alla sanità
privata (+3,2% tra il 2013-2015 la spesa
dei cittadini italiani per la sanità privata).
Stiamo rinunciando al servizio sanitario uni-
versalistico ed egualitario a cui siamo stati
abituati?
Recenti studi hanno messo in evidenza, per la
prima volta dopo decenni, una inversione di
tendenza nell’aspettativa di vita che si è ab-
bassata sia per gli uomini sia per le donne.
Nel Mezzogiorno, poi, i valori della speranza
di vita si confermano al di sotto della media
nazionale. Un pericoloso segnale d’allarme
dovuto secondo gli epidemiologi soprattutto
a uno scarso investimento in prevenzione e
ai pesanti tagli alla sanità pubblica. Dall’altro
lato, a conferma del fatto che l’offerta pubbli-
ca è sempre più incapiente, cresce la spesa
privata degli italiani salita ormai a quasi 35
miliardi di euro, con un trend in continua cre-
scita anno per anno. Si allungano da un lato
le attese nel pubblico, complici l’intramoenia
ed extramoenia, e si amplia il ricorso al priva-
to che ormai coinvolge anche i redditi bassi,
vista le persistenza dei super ticket, ma ovvia-
mente non tutti sono in grado di sostenerne i
costi e quindi vi rinunciano. Ci pare che sia in
atto una operazione di attacco al servizio sa-
nitario pubblico ed universalistico come deli-
neato nell’art. 32 della costituzione. Ci sem-
bra infatti che l’obiettivo sia smantellare un
sistema di welfare che per anni ci ha invidiato
il mondo per aprire anche questo settore agli
appetiti degli speculatori. Questo certamen-
te non vuol dire ostacolare l’iniziativa privata
che vede anche nella nostra regione delle
punte di eccellenza ma certamente pone dei
seri spunti di riflessione sul futuro del servizio
pubblico da un lato e dall’altro anche sulla
necessità di garantire aspetti etici all’offerta
da parte dei privati per evitare inaccettabili
spinte speculative sulla pelle di cittadini fra-
gili e bisognosi.
In conclusione posso affermare, senza pau-
ra di essere smentito, che ci troviamo in una
situazione di forte difficoltà per il manteni-
mento dello stato di salute degli italiani. Non
possiamo dimenticare che soltanto il sistema
pubblico garantisce la prevenzione e che il
privato, in genere, ha poco interesse ad in-
vestire nelle terapie intensive e nel sistema di
assistenza all’emergenza.
QueStione di FirMA
Lo scorso aprile il M5S aveva chiesto al presidente emiliano di non firmare l’intesa in conferenza Stato-regioni sul riparto del fondo sanitario nazionale, perché anche per il 2016 la regione puglia vede una forte penalizzazione rispetto alle regioni settentrionali di pari popolazione, come emilia romagna e toscana. Alla puglia mancherebbero in pianta organica all’incirca 20 mila unità lavorative e 800 milioni. i pentastellati hanno inoltre chiesto ad emiliano di trattenere in puglia le quote di finanziamento legate alla mobilità passiva (220 milioni di euro) che i pugliesi sono costretti a generare per carenze strutturali del servizio sanitario regionale e di proseguirela battaglia per ottenere la possibilità di utilizzare il finanziamento per potenziare i servizi anche attraverso assunzioni, indispensabili per offrire un’assistenza dignitosa senza vincoli.
40 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 41
reGoLAMentAzione? unA coSA BuonA e GiuStA, Se nASce dAL conFrontoIn tema di appropriatezza prescrittiva serve condivisione più che imposizione.
Per evitare una serie di codicilli incongrui e illogici, non corrispondenti
all’esperienza della “buona pratica”
Si assiste, in questi giorni di aspettati-
ve, confusione e poche certezze, ad
una possibile svolta, che può definirsi
epocale, e che riguarda sia l’esercizio della
professione medica, sia le conseguenti rica-
dute che determineranno, prevedibilmen-
te, un notevole impatto sulla serenità e sul
benessere della popolazione tutta, opera-
tori del settore compresi. Va senza dubbio
confermato, che una regolamentazione ca-
pillare, di qualsiasi umana attività, è da con-
siderare “cosa buona e giusta”. È ovvio che
la ponderata pianificazione di un’attività, sia
essa stessa riferita a un’azienda di commer-
cio, una società di distribuzione di servizi,
un’associazione di medici, è da considerarsi
primum movens, volto ad ottenere risultati
positivi e concreti, nell’offrire prestazioni,
nel prevedere ricavi. Sul piano teorico, tutto
questo è scontato. Sul piano pratico, inve-
ce, è necessario operare dei distinguo fon-
damentali, che non sono certo argomento
da sottovalutare o disconoscere. Se è vero,
infatti, che una qualsiasi azienda debba fon-
dare il suo benessere su una serie di cardi-
ni commercialistici ben definiti (l’offerta, il
ricavo, i costi, la manutenzione), non ci si
può aspettare che singoli professionisti o,
in futuro, una obbligatoria aggregazione
di medici possa ricalcare, semplicemente e
facilmente, questi modelli organizzativi, in
quanto il lato “umano”, “etico”, di questo
lavoro, predomina su mere considerazioni
aziendali.
L’organizzazione del lavoro dei medici è,
per esempio, già diversa, a seconda che si
consideri il lavoro in strutture ospedaliere,
private o pubbliche, o il lavoro di profes-
sionisti che si sono e sono stati considerati
sempre Liberi Professionisti (pur con carat-
teristiche particolari, nebulose, di una su-
bordinata dipendenza). Altrimenti, si abbia
il coraggio di considerare annullata, per
legge, la libera professione, sì da assorbi-
re tali figure (impraticabile utopia, legata
anche a costi difficilmente accettabili) nella
pubblica amministrazione. Già in un ospedale
le capacità decisionali di un medico, basate
su elementi professionali di cultura, esperien-
za, equilibrio, pur confrontandosi con dina-
miche di assunzione di responsabilità di tipo
“piramidale” (personale amministrativo coor-
dinatore, primario, i suoi collaboratori) con-
serva una fondamentale autonomia. Nel caso,
invece, completamente diverso, della figura
di un libero professionista, deve prevedersi
certamente un processo di pianificazione, di
controllo dell’attività, ma non si possono ac-
cettare per imposizione di legge modelli di
comportamento previsti e studiati da altre fi-
gure, prive dell’esperienza necessaria a com-
prendere le dinamiche e le problematiche
insite nell’esercizio libero professionale della
professione medica stessa. E, pur volendo
comprendere le motivazioni (spesso mera-
mente economiche) che spingono a compor-
tamenti impositivi, le stesse motivazioni de-
vono imprescindibilmente essere largamente
condivise prima, assolutamente prima,
di DOMENiCO GiANNuOLi
Domenico Giannuoli Medico di Medicina Generale
Specialista in [email protected]
d o S S i e r
Con l’approvazione del Dpcm che include
i nuovi LEA sarà abrogato il Decreto
Appropriatezza, che aveva sollevato forti
obiezioni da parte dei medici.
Le prestazioni per cui ci saranno
condizioni di erogabilità scendono
a circa 40 e l’appropriatezza torna
così ad essere una prerogativa della
professione medica. L’applicazione
viene infatti demandata all’autonomia
e all’indipendenza del singolo
professionista, che rendono superfluo
l’intervento delle Forze dell’Ordine
nel controllo e valorizzano le competenze
del medico e il suo rapporto di fiducia
con il paziente. Inoltre, i nuovi LEA
rappresentano un ulteriore passo
in avanti nella tutela al diritto alla salute
dei cittadini italiani perché il decreto
introduce nuove prestazioni a carico
del SSN a salvaguardia dei Livelli
Essenziali di Assistenza.
“Un grazie al Ministro Lorenzin per
aver sostenuto il lavoro di preparazione
effettuato in collaborazione con
la Presidente Roberta Chersevani
e con tutto il gruppo di lavoro della
FNOMCeO – dichiara Filippo Anelli,
Presidente OMCeO Bari, che ha preso
parte ai lavori in commissione – Il
dialogo tra i rappresentanti della
professione e il Ministero ha permesso
di togliere le note sulle indicazioni di
appropriatezza, correggere le numerose
imprecisioni contenute nel decreto e
ridurre drasticamente le limitazioni alla
erogabilità delle prestazioni.”
NUOVI LEA E ABROGAzIONE DECRETO APPROPRIATEzzA
42 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 43
di essere arbitrariamente imposte. È il caso
della famigerata appropriatezza prescritti-
va, per esempio. Una serie di codicilli, spes-
so incongrui e illogici, non corrispondenti
all’esperienza della “buona pratica”, fatti
passare come regolamentazione, e che,
invece, sortiscono solo un effetto di confu-
sione, caos, e irritazione (messi in dubbio,
tardivamente, dagli stessi, solerti, compi-
latori). Le ricadute sgradevoli che si verifi-
cano, coinvolgono pesantemente i medici,
che vedono depredata la loro esperienza e
professionalità, ritrovandosi a dover rispet-
tare regole astruse, difficilmente integrabili
con l’esperienza quotidiana. E purtroppo,
prevedibilmente, si verificano disagi anche
tra gli assistiti, che devono scontrarsi con li-
mitazioni capziose, la cui effettiva efficacia
sul piano del risparmio a tutti i costi, solleva
legittimi e confermabili dubbi. Il contrasto,
tra un Medico prescrittore e il suo Pazien-
te, è un’evenienza penosa e spiacevole, da
esecrare e detestare, e da considerare alla
stregua di un fallimento nel raggiungimen-
to del primario rapporto di fiducia, stima e
rispetto reciproco, fondamento della nostra
professione (oltre che logico ingrediente di
qualsiasi buon rapporto sociale). Non di-
menticando, per tornare alle considerazioni
organizzative professionali, che questo pre-
teso aggravio burocratico, non condiviso,
non prevede risvolti economici, concreti
e legittimi, in spregio a qualsiasi logica di
mercato e di rispetto sociale. In definitiva,
si deve desumere che il confronto aperto,
rispettoso, preventivo, tra parte pubblica
ed operatori del settore, resti l’unica via
percorribile, per evitare deprecabili disagi
ed un dissolversi amaro, evitabile, di attivi-
tà professionali nobili e insostituibili. “Nel
dolore un orbo è avvantaggiato, piange
con un occhio solo.” (Totò). Adoperiamoci
affinché il “dolore”, indotto da un disagio
professionale non voluto, ed evitabile, pos-
sa svanire in un sorriso fiducioso e in uno
sguardo (con due occhi sani) sereno.
Smarrimento e confusione. Questi
i primi sentimenti, misti a paura,
all’indomani della diagnosi di can-
cro. Molti tumori, un tempo mortali, hanno
oggi grandi possibilità di cure e la Regione
Puglia, in quanto a farmaci, non lesina. In
genere sono molto costosi, ma con le ade-
guate prescrizioni, al bisogno, tutti possono
accedervi. La consapevolezza che in Puglia
l’accesso ai farmaci anche innovativi sia un
dato di fatto, non mi impedisce di ritenere,
in una visione globale di fruizione della sa-
nità, che il comparto dovrebbe consentire
identiche opportunità in tutte le regioni ita-
liane, a cominciare dalla ricerca scientifica,
trampolino di lancio per far ripartire l’eco-
nomia. Ma questa è un’altra storia.
Non altrettanto promettente è ciò che ac-
cade quando si parla di esami diagnostici,
soprattutto se riferiti alla prevenzione e alla
diagnosi precoce. Qui le code sono lunghe,
anche se in netto miglioramento rispetto al
passato, per non parlare della farraginosità
delle prescrizioni, a causa della normativa
del sistema sanitario nazionale che, di fatto,
ha penalizzato fortemente l’attività dei me-
dici di base a discapito dei pazienti. Eppure
la salute, fondata su un diritto costituzio-
nale, non dovrebbe essere considerata un
costo, ma una occasione di investimento a
beneficio dei cittadini.
Non entro in merito al riordino delle rete
ospedaliera pugliese, che deve adeguarsi
ai nuovi standard nazionali. Tutto è suscetti-
bile di miglioramento, ma certamente – per
dirla con il presidente della Regione Puglia
Michele Emiliano – “si è cercato di fare il
massimo possibile in questa fase”. Apprez-
zo le parole di Emiliano: mi lasciano ben
sperare che strutture d’eccellenza, con casi-
stiche importanti ed un know how specifico
e di altissimo livello, non vengano penaliz-
zate, sulla base di questi standard nazionali,
ma che ne diventino il fiore all’occhiello.
Comunque, per quanto il riordino della rete
ospedaliera pugliese, tra lacci e lac-
unA SAnitÀ dAL VoLto uMAnoUn “incidente di percorso”, che proietta improvvisamente l’autrice nel firmamento
oncologico. Dove professionalità e buona volontà non bastano. E dove il volontariato
supplisce alle carenze del pubblico, soprattutto nei processi di umanizzazione
d o S S i e r
di ANTONELLA DALOiSO
Antonella DaloisoPresidente Associazione
Gabriel – [email protected]
“nel dolore un orbo è avvantaggiato, piange
con un occhio solo” totò
44 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 45
urp, che potere L’AScoLto!Uno sguardo all’attività dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico
di una grande azienda ospedaliera. Per comprendere quali sono le cause
del disagio dei pazienti e come vengono fronteggiate
L’Ufficio Relazioni con il Pubblico
dell’Azienda Ospedaliero Universi-
taria Policlinico – Giovanni XXIII di
Bari, attivo dal 1995, è concepito come un
servizio di comunicazione che garantisce ai
cittadini la possibilità di esercitare il diritto
di essere ascoltati e informati in modo chia-
ro ed esauriente, partecipando con un ruolo
attivo alle scelte che li riguardano. Gli Uffici
per le Relazioni con il Pubblico, conosciuti
semplicemente con l’acronimo URP, sono
stati introdotti dall’art. 12 del D.Lgs 3 feb-
braio 1993, n. 29 (ora art. 11 del D.Lgs 30
marzo 2001, n. 165) per rispondere da una
parte a esigenze relative alla trasparenza
amministrativa e alla qualità dei servizi (esi-
genze già evidenziate dalla legge 7 agosto
1990, n. 241 sulla trasparenza amministra-
tiva) e dall’altra per fornire uno strumento
adeguato alle funzioni di comunicazione
istituzionale e contatto con i cittadini.
Con il completamento delle riforme ammi-
nistrative, ad opera della legge 7 giugno
2000, n. 150, riforme che hanno interes-
sato tutti gli anni novanta, l’URP viene ri-
conosciuto come elemento fondamentale
dell’informazione e della comunicazione
della pubblica amministrazione. L’Ufficio
Relazioni con il Pubblico opera in modo da
facilitare:
- il dialogo tra il cittadino e l’Azienda garan-
tendo il diritto d’accesso all’informazione
per cittadini e per operatori;
- il diritto dei cittadini ad essere ascoltati e
ricevere una risposta;
- l’accessibilità e orientamento all’interno
della struttura.
È chiaro, quindi, che l’URP non si limita
solo a fornire informazioni di primo livello,
ma svolge molte funzioni articolate come
“ascolto”, la verifica e la valutazione dei
servizi, la comunicazione all’interno e all’e-
sterno dell’organizzazione. In questo senso,
perché le attività siano eseguite effi-
d o S S i e r
di ANNA MARiA Di NATALE
Anna Maria Di NataleResponsabile URP Policlinico di Bari
ciuoli imposti dai decreti ministeriali, cerchi
di assicurare efficacia nelle cure ed efficien-
za di gestione, la sanità pubblica non può
fare a meno del volontariato, in grado di
supplire alle inevitabili carenze del sistema.
Ancor più vero, quando si parla di umaniz-
zazione dei reparti di oncologia. Un mondo,
quello del volontariato, che conoscevo già
in quanto componente del Comitato Puglia
della Susan G. Komen per la lotta ai tumori
del seno, presieduto dal prof. Vincenzo Lat-
tanzio. Poi, “un incidente di percorso” ha
colpito anche me. Ma pure nelle situazioni
più cruciali non sono mai riuscita a spogliar-
mi di quello che sono: una giornalista che
cerca di andare al nocciolo del problema.
Ho vissuto giorni molto intensi, in cui una
parte di me lottava contro il male; l’altra os-
servava come da una finestra il mondo cir-
costante. Ho visto pazienti quasi terminali,
sostenere chi come me era una new entry,
medici e paramedici lavorare senza sosta
fronteggiando con dolcezza anche famiglie
cariche di ansia. Ho visto oncologi spender-
si con determinazione per aiutare gli amma-
lati a prenotare esami strumentali e diagno-
stici affrontando una burocrazia che mal si
sposa con la parola urgenza. E ho letto nei
loro volti anche tanto dolore ogni qualvolta
hanno dovuto salutare per sempre qualcuno
di noi. Chi mi ha curato mi aveva detto che
me la sarei cavata. Il Signore mi aveva con-
cesso una buona proroga ed io non avrei
dovuto sprecarla. Proiettata all’improvviso
nel firmamento oncologico e dall’osserva-
zione dei dati di fatto, ho compreso che
la buona volontà e la professionalità non
possono bastare. E la sanità pubblica non
offre di più. Almeno per il momento. Chi ha
conosciuto il cancro sa quanto sia importan-
te il sostegno di chi ti possa condurre per
mano accompagnandoti lungo un percorso
non sempre facile. Supporto indispensabile
anche per le famiglie.
L ’associazione GabrielAntonella Daloiso ha fondato insieme al dott. Gennaro Palmiotti, direttore del reparto di Oncologia
dell’Ospedale Di Venere di Bari (in via di trasferimento all’Istituto Oncologico Giovanni Paolo II con
tutto il suo staff), l’Associazione Gabriel per l’umanizzazione dei reparti di oncologia, che oggi è una on-
lus. È stato dapprima redatto il progetto architettonico (ing. Rolando Andriani) nel quale attraverso arredi,
colori e ambientazioni sono stati indicati i criteri per l’umanizzazione. A questo è seguito il progetto, in
corso di svolgimento, “Abitare la mia nuova vita”(dr. Ma-
ria Ronchi). Finanziato dal Comitato Puglia della Komen,
prevede il sostegno psichico, fisico ed emotivo attraverso
assistenza psicologica, shiatsu terapia, pilates, massaggi,
trucco e parrucco, musicoterapia, spettacoli con il coin-
volgimento delle pazienti. Sempre sostenuto da Komen,
quest’anno ha preso il via un progetto nutrizionale realizza-
to dalla scuola di cucina naturale di Corte Bracco dei Ger-
mani - Corato che prevede l’intervento medico (dott. Maria
Grazia Forte) e di biologia molecolare (dr. Betta Sbisà) per
una corretta alimentazione personalizzata del paziente in
chemio, ed una scuola di cucina dedicata (dr. Adolfo Sbisà).
La sanità pubblica non può fare a meno del
volontariato, in grado di supplire alle inevitabili
carenze del sistema. Ancor più vero, quando si parla di umanizzazione dei reparti
di oncologia.
46 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 47
cientemente, è opportuno che l’Ufficio per
le Relazioni con il Pubblico suddivida il la-
voro e le competenze in back office e front
office. Questi due aspetti sono sicuramen-
te gli elementi portanti dell’Ufficio URP in
quanto, se il primo è il motore che fa muo-
vere tutte le attività dell’Ufficio, il secondo
ne rappresenta certamente la massima visi-
bilità. Per questo motivo, tra back office e
front office deve esserci un rapporto lineare
e complementare, caratterizzato da una co-
municazione chiara e continua. Il back office
è il cuore dell’ufficio, all’interno del quale si
svolgono tutte le attività di progettazione,
costruzione e verifica degli strumenti, dei
processi e delle procedure di lavoro, non-
ché di presidio dei flussi informativi inter-
ni. In sostanza, al back office arrivano tutti i
flussi informativi interni affinché questi pos-
sano essere “lavorati”.
In particolare, il back office si occupa di:
- gestire la comunicazione interna e i rap-
porti con i referenti interni;
- aggiornare le “banche dati” (consultate
dal front office);
- predisporre tutta la modulistica per la frui-
zione dei servizi offerti;
- coordinare campagne di comunicazione;
- monitorare i flussi comunicativi interni ed
esterni;
- analizzare il grado di soddisfazione dell’u-
tente e i dati raccolti dal front office.
Il front office, invece, è il luogo fisico dove
il cittadino entra in contatto con l’Azienda;
è il luogo dove si concretizza realmente l’e-
sperienza di servizio e dove il cittadino è “il
protagonista” assoluto. In questo senso, è
fondamentale che il front office abbia tutti
gli strumenti necessari a sviluppare meto-
dologie innovative di lavoro e di contatto
con i cittadini. Il front office si occupa di:
- ascoltare il cittadino;
- soddisfarne le richieste di informazioni;
- avviare iter procedimentali;
- raccogliere suggerimenti;
- rilevare il grado di soddisfazione degli
utenti;
- monitorare gli utenti e le loro richieste;
- gestire eventuali disservizi.
Rappresenta inoltre un centro di raccolta di
tutte le proposte ed i suggerimenti volti a
migliorare la qualità dei servizi offerti. Rive-
i disagi più frequenti sono determinati
da una comunicazione poco chiara da parte
del personale sanitario, dalle liste d’attesa
per prestazioni ambulatoriali.
Altro disagio in questo periodo è determinato
dalla confusione generata dalla “ricetta
dematerializzata”.
ste il ruolo di promotore di iniziative finaliz-
zate a rendere l’ospedale più trasparente,
più efficiente e più attento ai bisogni degli
utenti.
Quali sono i principali motivi e ambito di
disagio manifestati dai pazienti?
I disagi più frequenti sono determinati da
una comunicazione poco chiara da parte
del personale sanitario, dalle liste d’attesa
per prestazioni ambulatoriali – anche se al
momento della prenotazione c’è disponibi-
lità presso gli ambulatori specialistici della
ASL – i cittadini prediligono l’AOU Policli-
nico. Altro disagio in questo periodo è de-
terminato dalla confusione generata dalla
“ricetta dematerializzata”.
L’URP dell’AOU Policlinico – Giovanni XXIII
ha sviluppato, grazie all’innovazione tecno-
logica, una modalità di comunicazione ade-
guata ai tempi, rendendo un servizio più
veloce, accessibile ed efficiente attraverso
l’utilizzo della posta elettronica e il costan-
te impegno nell’aggiornamento del Portale
Regionale della Salute – pagine Aziendali
www.sanita.puglia.it.
A tal proposito dal mese di settembre 2015
al 30 giugno 2016 sono state distribuite cir-
ca 3000 credenziali per il servizio “Referti
Online”.
Presso l’URP, è possibile ritirare le creden-
ziali di accesso al servizio “Referti Online”
che consente ai Cittadini di visualizzare on-
line i referti del Laboratorio Analisi e del
Centro TAO, gratuitamente 24 ore su 24, in
alternativa al tradizionale ritiro cartaceo, un
click per accedere ai risultati delle analisi,
direttamente da dispositivi come pc con-
nessi a internet.
In questi anni c’è stato un grande cambia-
mento nell’approccio con le strutture sani-
tarie determinato anche dall’informazione
attraverso i mass media, internet e i so-
cial network; il cittadino si rivolge all’URP
sempre di più per far valere i propri diritti
o si avvale dell’ausilio delle Associazioni di
Volontariato Accreditate, che svolgono la
loro opera meritoria all’interno dell’Azienda
in stretta collaborazione con tutto lo staff
dell’Ufficio, assicurando un servizio sempre
più efficiente a misura d’uomo che vada ol-
tre la professionalità e tenga conto dell’u-
manizzazione delle cure.
68% risolti
21% segnalazioni suggerimenti
10% in via di risoluzione
12.346
99 Pratiche relative ad accesso atti
201 RECLAMI
L’URP IN CIFRE - ANNO 2015:
Elogi per il lavoro svolto dal personale sanitario delle Unità Operative.6
Tutti i contatti dell’URP Policlinico di Bari Responsabile URP: DR.SSA ANNA MARIA DI NATALEColl. Amministrativo addetto alla comunicazione
RECAPITI TELEFONICI: 080 5593061 - 2678 - 2994 Fax: 080 5592678
NUMERO VERDE: 800 349 349
PEC: [email protected]
E_MAIL: [email protected]
ORARI AL PUBBLICO: dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 14.00, il martedì anche dalle ore 15.30 alle ore 18.30.
Chiamate telefoniche per informazioni, chiarimenti e/o procedure varie
48 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 49
L’esercizio della professione medica sta
conoscendo diverse forme di disagio
legate a problemi organizzativi delle strut-
ture sanitarie, a rapporti con i pazienti pro-
fondamente cambiati rispetto al passato,
a un difficile riconoscimento sociale ed
economico del proprio ruolo, a una dimen-
sione professionale che vede minacciata
autonomia e libertà. Nella sua esperienza
personale di medico, può raccontare quale
disagio/disagi avverte maggiormente?
Molteplici sono le criticità che i medici devo-
no affrontare al giorno d’oggi; innanzitutto è
innegabile che il rapporto medico-paziente
spesso si traduca in un conflitto, generato da
diversi fattori fra cui la ridotta comunicazione
fra queste due figure che entrano in relazione
all’interno di un sistema che manifesta tutte le
proprie carenze e che vede vittime non solo
i malati, ma anche tutti gli operatori sanita-
ri che vi operano. La cassa di risonanza data
alla cosiddetta malasanità, che molto spesso
si denuncia sulle pagine dei giornali, ma non
trova altrettanti riscontri nefasti nelle aule dei
tribunali, contribuisce ad amplificare la diffi-
denza dei pazienti già dal primo contatto con
il medico e/o con la struttura ospedaliera. Ciò
non toglie che gli errori ci siano e continuino
ad esserci, molto spesso non per la singola
colpa dell’operatore ma per una carente or-
ganizzazione che finisce per non tutelare né
il malato né il medico, in quello che deve es-
sere il corretto esercizio della propria profes-
sione.
Altrettanta rilevanza negativa va data all’in-
sostenibile carico burocratico da cui sono
gravati specialmente i medici ospedalieri:
lettera di dimissione informatizzata, certifica-
zione di ricovero e di convalescenza, registra-
zione online di piani terapeutici, prescrizione
e prenotazione di esami specialistici all’atto
della dimissione, compilazione della scheda
di dimissione ospedaliera, per non parlare
del controllo di qualità della cartella clinica e
della ricetta informatizzata (non ancora a regi-
me), allontanano sempre di più il medico dal
letto dell’ammalato per relegarlo dietro ad
un computer, con conseguenze facilmente
intuibili. Da ultimo le continue minacce all’au-
tonomia ed alla libertà dei medici: valgano
per tutti i continui paletti alle prescrizione di
farmaci, specie innovativi ed il continuo do-
versi districare fra norme, note per la prescri-
zione, circolari applicative; se il controllo della
spesa farmaceutica è un indubbio imperati-
vo, soprattutto etico, in un contesto di dif-
ficile congiuntura economica, è pur vero che
le valutazioni vanno fatte in un’ottica di largo
raggio: un farmaco può anche essere costo-
so, e quindi con impatto finanziario gravoso,
ma la valutazione va completata con quello
che è il risparmio che deriva dalla sua effica-
cia e quindi, in ultima analisi, dalla riduzione
di ospedalizzazioni e decessi per le patologie
che cura.
Dove sono le cause dei problemi della sa-
nità: mancanza di risorse o spreco, cattiva
organizzazione o carenza di fondi e perso-
nale?
I problemi della sanità sono tutti quelli appe-
na citati. Certamente non si può contestare il
dato di fatto che il nostro Paese investe molto
poco nella sanità pubblica, specie in termini
di personale e di organizzazione con conse-
guente demotivazione degli operatori e ina-
deguatezza dei livelli assistenziali, che spesso
vengono assicurati solo con l’abnegazione di
medici e personale infermieristico e socio-sa-
nitario; e questo è sotto gli occhi di tutti. Da
tempo il nostro Ordine dei Medici sta denun-
ciando i rischi di una politica sanitaria
iL diSAGio deLLA
proFeSSioneLe difficoltà quotidiane dei medici.
Raccontate da quattro professionisti provenienti
da esperienze differenti, ma accomunati
dalla sensazione che il sistema sanitario
vada cambiato.
Problemi organizzativi, mutato ruolo del medico all’interno del
team sanitario, crisi del rapporto di fiducia con i pazienti,mancato
turnover, carenza di personale e carichi di lavoro eccessivi, tagli
ai finanziamenti. Sono solo alcuni dei fattori della crisi che attraversa il
nostro sistema sanitario e che ha profonde ricadute sia sui professionisti
che lavorano in Sanità, sia, inevitabilmente sui cittadini. Medici e pazienti
vivono, da due opposti lati della barricata, un profondo senso di disagio
e di frustrazione causato da un sistema che non funziona e che fatica
a trovare soluzioni di lungo periodo, credibili e condivise. Per questo
abbiamo chiesto a una serie di medici di raccontarci le loro “storie di
ordinario disagio sanitario”
d o S S i e r
ANGELO PIO VILLANIDirigente Medico di I livello
presso l’U.O. di Cardiologia Ospedaliera dell’Azienda Ospedaliera
Universitaria Policlinico di Bari
a cura della Redazione
50 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 51
L’esercizio della professione medica sta
conoscendo diverse forme di disagio
legate a problemi organizzativi delle strut-
ture sanitarie, a rapporti con i pazienti
profondamente cambiati rispetto al passa-
to, a un difficile riconoscimento sociale ed
economico del proprio ruolo, a una dimen-
sione professionale che vede minacciata
autonomia e libertà. Nella sua esperienza
personale di medico, può raccontare quale
disagio/disagi avverte maggiormente?
Quando decidi di fare il medico lo fai col
cuore, quando indossi il camice per la prima
volta ti senti forte, quando diventi chirurgo ti
senti invincibile. Scontrarsi con la realtà della
sanità e le sue problematiche organizzative e
non, diventa uno degli ostacoli maggiori. Da
chirurgo posso dire che viviamo tanti disagi,
sempre più radicati, con cui ci confrontiamo
giorno dopo giorno. I maggiori sono caratte-
rizzati da una inadeguata formazione duran-
te gli anni della specializzazione, dal sempre
maggior numero di cause legali e richieste di
risarcimento, spesso anche fomentate da un
effetto mediatico quasi incontrollabile; dalla
precarietà di un lavoro e dalla disperata rin-
corsa al posto in una graduatoria di un con-
corso pubblico; dalla “medicina difensiva”
che si sta visceralmente estendendo in tutti
i campi medici, raggiungendo spesso, a mio
avviso, una connotazione quasi grottesca.
La disperata ricerca del capro espiatorio per
la incapacità di accettare la malattia e/o la
perdita da una parte, e il sempre meno ap-
prezzato ruolo del medico (e del chirurgo!)
costituiscono dei fenomeni sociali sempre più
diffusi.
Dove sono le cause dei problemi della sa-
nità: mancanza di risorse o spreco, cattiva
organizzazione o carenza di fondi e perso-
nale?
La cattiva organizzazione è uno dei problemi
più critici. Non è vero che mancano le risorse,
forse un po’ si sprecano, ma ottimizzarle al
meglio dovrebbe essere lo sforzo vero su cui
dover investire. È un po’ come una famiglia di
5 persone che riesce a vivere e mangiare con
spesso miope che salvaguarda i bilanci a bre-
ve raggio non curandosi dell’impatto a lungo
termine. A questo si aggiungono gli evitabili
sprechi e talora anche gli interessi di chi nella
sanità vede terra di conquista per il proprio
tornaconto personale. Pur riconoscendo il
ruolo delle strutture accreditate e conven-
zionate, la sanità pubblica resta un bene da
salvaguardare e potenziare.
Un episodio emblematico della sua espe-
rienza professionale di disagio in ambito
sanitario.
L’ultimo decreto inerente la prescrivibilità di
alcune prestazioni specialistiche strumentali,
nato da una condivisibile necessità di razio-
nalizzazione della spesa sanitaria, alla fine si
è tradotto in una inutile frammentazione con
rimbalzo di responsabilità prescrittiva fra i
medici di base, ossessivamente controllati
per i famigerati budget di spesa e gli specia-
listi ospedalieri, già gravati da insostenibili
carichi di lavoro e da una normativa europea
, recentemente recepita dal nostro Stato, che
regolamenta gli orari di servizio, ma che vie-
ne costantemente disattesa da molti operato-
ri solo per poter continuare a prendersi cura
del malato. Con il disagio di vedere spesso
il paziente peregrinare dall’ospedale all’am-
bulatorio del medico di base. Se una prescri-
zione strumentale o di esami di laboratorio è
appropriata, cosa importa se viene richiesta
dal medico di base anziché dallo specialista?
Come al solito l’impossibilità ad effettuare
adeguato controllo viene vicariata da una se-
rie di norme e divieti che hanno solo effetto
di creare difficoltà e conseguente scelta, per
chi se lo può permettere, verso il privato.
Siamo forse vicini ad un modello di sanità,
privato ed assicurativo, sull’esempio degli
Stati Uniti, che tuttavia, proprio recentemente
hanno invertito in tal senso la rotta?
Quali sono a suo avviso le priorità per su-
perare l’attuale momento di difficoltà del
servizio sanitario e quale ruolo dovrebbero
avere i medici?
Prioritaria è una riqualificazione della sanità
pubblica, che non può continuare ad essere
penalizzata: è facile “fare cassa” riducen-
do gli investimenti in un settore che per sua
stessa natura non può che essere in perdita,
specie se non si valuta il vantaggio, anche
economico, della riduzione di patologie ed
ospedalizzazioni che derivano da una miglio-
re attività di prevenzione e cura.
Fermo restando che la politica può e deve
accollarsi l’impegno dell’applicazione di una
strategia che coniughi il mantenimento dei
Livelli Elementari di Assistenza (a rischio nel-
la nostra Regione) con la doverosa raziona-
lizzazione della spesa pubblica, non si può
prescindere dal ruolo attivo dei medici, quelli
impegnati in prima linea, che meglio di chiun-
que altro sono a conoscenza di bisogni e di
criticità e il cui contributo è imprescindibile
all’interno degli organi istituzionali preposti a
tali compiti.
soli 600 euro al mese, contro il single bene-
stante che si lamenta sempre perché manca
qualcosa nella sua cucina.
Un episodio emblematico della sua espe-
rienza professionale di disagio in ambito
sanitario.
Il disagio maggiore? Da neospecialista in chi-
rurgia generale, in Puglia non c’erano possibi-
lità concrete di lavoro nella mia branca in una
struttura pubblica. Le alternative sarebbero
state lavorare al Pronto Soccorso, magari in
un piccolo ospedale di provincia, con poche
risorse a disposizione, pazienti impazienti e la
medicina difensiva che fa da padrona.
Il disagio è doversi spostare pur di lavorare, è
dover accettare un lavoro, un bel lavoro per
carità, tra capo e collo, a 1000 km da casa,
non perché sei tu che lo vuoi, ma perché non
hai altra scelta. Chi ama il proprio lavoro è
disposto a spostarsi ovunque e comunque,
sebbene il desiderio di tornare a casa e poter
lavorare in mezzo alla tua gente sia un pen-
siero fisso.
Quali sono a suo avviso le priorità per su-
perare l’attuale momento di difficoltà del
servizio sanitario e quale ruolo dovrebbero
avere i medici?
Il ruolo dei medici dovrebbe essere rispetta-
to e protetto dal sistema, perché il medico
stesso, nell’esercizio non solo del suo ruolo,
ma anche in nome di un’etica, non dovrebbe
essere considerato il capro espiatorio. Proba-
bilmente tale tematica è, a me come chirur-
go, molto cara; d’altronde vi assicuro che, se
pur neospecialista, ho avuto modo di poter
toccare con mano cosa è in grado di fare la
incapacità di rassegnarsi.
La collaborazione dovrebbe provenire non
solo dall’atteggiamento dei pazienti, ma an-
che dalle istituzioni, che dovrebbero stilare
una scala di priorità dei problemi e risolverli
passo dopo passo.
Le riunioni, i meeting, le assemblee, la buro-
crazia eterna non servono a nulla se non por-
tano a un risultato concreto, ma piuttosto al-
lungano una minestra che è da tempo ormai
sempre la stessa.
SIMONA GIURATRABOCCHETTAMedico Chirurgo, Specialista
In Chirurgia Generale, Dirigente Medico Presso U.O.
Chirurgia Generale “Humanitas Gavazzeni”
L’ultimo decreto inerente la prescrivibilità di alcune prestazioni specialistiche
strumentali alla fine si è tradotto in una inutile
frammentazione con rimbalzo di responsabilità
prescrittiva
Quando decidi di fare il medico lo fai
col cuore, quando indossi il camice per la prima
volta ti senti forte, quando diventi chirurgo ti senti
invincibile. Scontrarsi con la realtà della sanità e le sue
problematiche organizzative e non, diventa uno degli
ostacoli maggiori
52 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 53
L’esercizio della professione medica sta
conoscendo diverse forme di disagio
legate a problemi organizzativi delle strut-
ture sanitarie, a rapporti con i pazienti pro-
fondamente cambiati rispetto al passato,
a un difficile riconoscimento sociale ed
economico del proprio ruolo, a una dimen-
sione professionale che vede minacciata
autonomia e libertà. Nella sua esperienza
personale di medico, può raccontare quale
disagio/disagi avverte maggiormente?
Da giovane odontoiatra, considero un disa-
gio l’impossibilità, da parte di tanti cittadini,
di accedere alle cure per motivi economici.
La prevenzione delle principali patologie
odontoiatriche, quali la carie o la parodonti-
te, richiede, talvolta, uno o due appuntamen-
ti annuali con sedute di igiene orale profes-
sionale; un piccolo investimento sulla salute
del cavo orale che, a mio avviso, dovrebbe
essere priorità dello Stato e non solo del sin-
golo cittadino. Di certo la difficile situazione
economica degli ultimi anni ha influito nega-
tivamente, svuotando la figura del medico
di quella autorevolezza che rappresentava la
cifra del suo ruolo sociale; non da ultimo, bi-
sogna tenere conto dell’incomprensibile sov-
vertimento di valori che rende uno smartpho-
ne più importante di una visita medica.
Dove sono le cause dei problemi della sa-
nità: mancanza di risorse o spreco, cattiva
organizzazione o carenza di fondi e perso-
nale?
Le cause risiedono nella cattiva gestione del-
le risorse, un meccanismo iniziato decenni fa
che ha lasciato in eredità una Sanità a tratti
impossibile da amministrare, per la carenza di
strutture e di medici, paramedici e posti letto
nelle poche strutture ancora in funzione.
Di conseguenza liste di attesa e tempi di ac-
cettazione lunghissimi.
Un episodio emblematico della sua espe-
rienza professionale di disagio in ambito
sanitario.
Lavorando in privato come collaboratore di
studio, il mio disagio più grande è non poter
somministrare cure a persone che non posso-
no permettersele, pur aiutandole con tutti i
mezzi a mia disposizione. Deve esserci un’O-
dontoiatria pubblica, sociale, ospedaliera,
che possa rispondere tempestivamente alle
esigenze di una fetta di popolazione in co-
stante aumento.
Quali sono, a suo avviso, le priorità per su-
perare l’attuale momento di difficoltà del
servizio sanitario e quale ruolo dovrebbero
avere i medici?
L’ingresso nel mondo della Sanità di investito-
ri privati potrebbe rivelarsi un’arma vincente.
Un ticket variabile a seconda della fascia di
reddito del cittadino e, negli interessi dell’in-
vestitore, una razionalizzazione dei costi di
gestione opportunamente controllata da par-
te del SSN e a tutto vantaggio della popola-
zione. I medici fanno tanto, spesso a scapito
del riposo, della famiglia e, talvolta, a spese
della propria salute. Dovrebbe esserci più
personale medico, con turni sostenibili, per
ottenere performance eccellenti, come da
tradizione nella Medicina italiana.
L’esercizio della professione medica sta
conoscendo diverse forme di disagio
legate a problemi organizzativi delle strut-
ture sanitarie, a rapporti con i pazienti pro-
fondamente cambiati rispetto al passato,
a un difficile riconoscimento sociale ed
economico del proprio ruolo, a una dimen-
sione professionale che vede minacciata
autonomia e libertà. Nella sua esperienza
personale di medico, può raccontare quale
disagio/disagi avverte maggiormente?
Il maggior disagio che percepisco durante
lo svolgimento della mia attività di medico
è legata principalmente al fattore economi-
co-retributivo, mi spiego meglio: per il tipo
di attività che svolgo, sono vincolato per la
maggior parte del tempo a confrontarmi con
strutture private, esse per una propria politica
gestionale, quasi sempre similare, con i medi-
ci di guardia o di reparto applicano contratti
di collaborazione professionale le cui presta-
zioni ogni fine mese vengono fatturate, e in
più la retribuzione lorda prevista risulta essere
alquanto esigua per le ore svolte e il carico
di lavoro e responsabilità che ne derivano;
molto spesso il tariffario dei medici libero
professionisti non specialisti, come nel mio
caso, risulta essere inferiore agli emolumenti
corrisposti al personale infermieristico. Tolti
gli adempimenti con il fisco e le spese fisse,
è facile immaginare come il guadagno netto
sia veramente al di sotto di ogni pessimistica
previsione. L’unica maniera per raccimolare
uno stipendio dignitoso, consiste nel sovrac-
carico di turni e ore di lavoro, con tutti i di-
sagi psicofisici che conseguono in termini di
performance professionale, a causa di questa
cattiva, ma necessaria, abitudine.
Dove sono le cause dei problemi della sa-
nità: mancanza di risorse o spreco, cattiva
organizzazione o carenza di fondi e perso-
nale?
A mio avviso i guai della sanità italiana ri-
siedono nella commistione fra il pubblico e
il privato. Un sistema sanitario intelligente e
razionale si caratterizza per essere comple-
tamente pubblico o completamente privato,
la sovrapposizione delle due entità genera,
secondo il mio modesto parere, spreco e cor-
ruzione... Facile intuire le motivazioni per gli
addetti al settore!
Un episodio emblematico della sua espe-
rienza professionale di disagio in ambito
sanitario.
Non ho fortunatamente vissuto episodi par-
ticolari di disagio professionale che posso
raccontare, e questo solo grazie al mio perso-
nale senso di sacrifico e dedizione, ogni gior-
no però il disagio costantemente percepibile
consiste nel confrontarsi con la supponenza
dell’utenza che tende a sfiduciare e a mettere
in dubbio la bontà dell’operato dei medici, in
ogni luogo e circostanza.
Quali sono a suo avviso le priorità per su-
perare l’attuale momento di difficoltà del
servizio sanitario e quale ruolo dovrebbero
avere i medici?
Credo che per superare il momento di impas-
se del SSN servano delle vere riforme con-
seguenti ad una grande volontà politica di
strutturarle e applicarle. Mi riferisco alla pos-
sibilità di uniformare le scelte e le strategie
su tutto il territorio nazionale (una siringa non
può costare un euro in una regione e cinque
centesimi in un’altra), oppure come dicevo
prima, all’opportunità di indirizzare il sistema
verso una impostazione unicamente pubbli-
ca o privata e non a doppia frequenza come
oggi accade. Quale dovrebbe essere il ruolo
dei medici nel superare le attuali difficoltà del
sistema sanitario? Scusate ma penso, nessu-
no! Abbiamo bisogno di una classe politica
capace di prendersi tutta la responsabilità
delle proprie scelte, che abbia una precisa
idea di sanità moderna efficiente e sostenibi-
le, noi medici siamo vittime tanto quanto lo è
il resto della popolazione!
DONATO PINTOMedico Chirurgo
libero professionista, in attesa di svolgere il concorso
per le Scuole di Specializzazione, esercita la professione
come medico di guardia o presso la Continuità
ALESSANDRO COLELLAOdontoiatra,
libero professionista.
Abbiamo bisogno di una classe politica capace
di prendersi tutta la responsabilità delle
proprie scelte, che abbia una precisa idea di sanità
moderna efficiente e sostenibile, noi medici
siamo vittime tanto quanto lo è il resto della
popolazione!
54 | Notiziario | Settembre 2016
unA riSAtA Vi GuArirÀ
F o t o r A c c o n t o
di SALVATORE SPALTRO Presidente VIP Bari
La clownterapia, attraverso attività gioco-
se, ludiche e divertenti mira al benessere
del degente ospedaliero…e non solo.
Il volontario clown si avventura tra le corsie
ospedaliere al fine di restituire al bambino
il diritto alla serenità e al gioco, migliorare
la qualità della vita, alimentare il benessere
psicofisico, offrire sollievo alle famiglie e ab-
battere le barriere erette dalla malattia, che
separano il paziente dal mondo esterno e dal-
la quotidianità. I clown di corsia di Vip Bari,
una delle 57 associazioni federate a Vip Italia
onlus, sperimentano ogni giorno gli effetti be-
nefici della terapia del sorriso, riconoscendo il
nesso tra salute e buon umore.
Molteplici sono le attività svolte e le aree d’in-
tervento (ospedali, case di riposo, comunità
terapeutiche, comunità psichiatriche, case
famiglia, scuole, ecc.). Si rivelano particolar-
mente efficaci i percorsi di circo sociale edu-
cativo finalizzati ad alimentare resilienza, as-
sertività e autostima, i progetti realizzati dalla
Federazione nelle scuole per favorire l’integra-
zione, la collaborazione e la cooperazione nel
rispetto della diversità, i progetti in carcere,
i servizi svolti in Italia e in Missione all’este-
ro nei paesi in via di sviluppo. Il naso rosso
diviene così uno strumento importante per
relazionarsi con l’altro, mostrare e divulgare i
valori Vip, mettersi in gioco e sperimentarsi,
rompere gli schemi di pensiero che inducono
al pessimismo, ritrovare il proprio bambino
interiore, preservare o cercare di raggiunge-
re l’equilibrio. Accompagnando il bambino in
una dimensione fantasiosa e colorata, il clown
risveglia la creatività, colora l’ambiente circo-
stante e stimola una reazione per affrontare
la sofferenza. Il servizio clown in corsia mira
a creare un’atmosfera serena, allegra e priva
di tensioni, i cui benefici giovano non solo al
degente ma anche alla famiglia e alle figure
professionali preposte alla cura del paziente.
Le emozioni positive dell’uno sono trasmesse
all’altro, creando una sorta di reazione a ca-
tena. Con naso rosso, pochi tratti colorati sul
viso, gag, trucchi di magia, improvvisa-
La medicina non è divertente, ma c’è molta medicina nel
divertimento”. È questa citazione di Cowan che ispira il lavoro
quotidiano dei clown di corsia dell’associazione Vip Bari,
che porta il sorriso nei reparti di oncologia pediatrica, nelle
comunità psichiatriche e nelle case di riposo per anziani.
56 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 57
zione, il volontario clown distoglie l’attenzione dalla
malattia, fa leva sulla naturale tendenza verso il gioco
e il divertimento e opera nel massimo rispetto dell’am-
biente e della gente a cui è dedicato il servizio. Il sorriso
cambia l’”atteggiamento mentale”.
Solitamente sia i degenti che il personale ospedaliero
rispondono in maniera molto positiva alla nostra pre-
senza in corsia ma è opportuno imparare ad accettare il
rifiuto e non imporre il proprio servizio. In base alla no-
stra esperienza, comunque, l’umorismo e il naso rosso
rappresentano una chiave universale per instaurare una
relazione empatica con l’altro.
Vip Italia fornisce ai suoi Clown una formazione costan-
te avanzata e specializzata per tutta la permanenza in
associazione: la formazione verte su tecniche di comi-
coterapia, personaggio clown, tecniche del clown, igie-
ne e comportamento in ospedale, il clown nel sociale,
fiducia e coesione di gruppo, e costituisce un elemento
essenziale per espletare le attività in corsia e in ogni
situazione di disagio in cui sia richiesta la nostra pre-
senza. Vip Bari presta servizio regolarmente presso il
reparto di Oncologia Pediatrica del Policlinico di Bari,
l’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII e la Casa dell’An-
ziano Villa Giovanni XXIII a Bitonto ma è impegnata an-
che in “servizi extra” in orfanotrofi, centri diurni, case di
riposo, scuole, Centri di Salute Mentale, ecc.
Riconoscere un clown Vip è possibile grazie al partico-
lare camice indossato durante ogni attività associativa:
i tratti distintivi sono il bavero rosso, le maniche a righe
bianche e verdi e bianche e gialle, la scritta “Viviamo in
Positivo” e il nome clown sul retro, il logo “Vip Italia”
sul taschino e il tesserino.
La Giornata Nazionale del Naso Rosso è l’unico ap-
puntamento federativo annuale per raccogliere fondi
utili a finanziare i progetti federativi. Il 15 maggio di
quest’anno 3800 volontari sono scesi in Piazza in tutta
Italia per sostenere le missioni Vip all’estero, la forma-
zione dei volontari e la stampa del giornalino Vip Clown
News (distribuito gratuitamente nelle strutture e negli
Enti dove la nostra Federazione presta regolarmente
servizio). L’evento si è svolto anche a Bari, in Piazza del
Ferrarese e presso Parco Due Giugno.
Il naso rosso è il mezzo attraverso il quale il volontario
clown di corsia si fa promotore di gioia, sdrammatizza
ma non minimizza il dolore, cerca di migliorare l’adat-
tamento alla realtà ospedaliera nel degente adulto o
bambino e umanizza la corsia.
“Ridere è una cosa seria.” Parola di Vip.
58 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 59
Nella pagina di apertura e in queste pagine alcune immagini dei clown dell’associazione Vip. Ogni anno in tutta Italia
si celebra la Giornata nazionale del naso rosso, che prevede manifestazioni di piazza per la raccolta fondi. Il 15
maggio scorso sono stati 3800 i volontari che hanno partecipato all’evento. A Bari l’evento si è svolto in Piazza del
Ferrarese e presso il Parco Due Giugno. L’associazione Vip, presente in Italia con 57 associazioni federate, opera in
ospedali, carceri, case di riposo, comunità terapeutiche psichiatriche, case famiglia, scuole. Opera anche all’estero
in missioni nei paesi in via di sviluppo.
60 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 61
Tra le attività dei Vip, sono particolarmente efficaci i percorsi di circo sociale educativo, finalizzati ad alimentare
resilienza, assertività e autostima. Nelle scuole la federazione organizza attività che promuovono l’integrazione,
la collaborazione e la cooperazione nel rispetto della diversità. Qui sopra e nelle pagine seguenti, alcune foto che
raccontano la presenza dei Vip nella tendopoli allestita in seguito al terremoto de L’Aquila. I volontari dell’associazione
intervengono infatti anche in contesti critici, post calamità naturali, affiancando gli uomini della protezione civile,
laddove occorra affrontare il trauma e il disagio .
62 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 63
LA coincidenzA in chirurGiA: Mito o reALtÀ?Pazienti con lo stesso nome o data di nascita, patologie rare che si presentano
contemporaneamente e sagre della frattura del femore. Talvolta le coincidenze che si
verificano in medicina sono davvero troppo imponenti, per essere il prodotto del caso.
Quindi, come possiamo spiegarle?
Ricordo con precisa ed indelebile me-
moria quando appena strutturato in
un ospedale di provincia,sono capita-
ti alla mia osservazione due pazienti, nella
stessa giornata, giunti in ospedale con lo
stesso quadro clinico mai visto prima, di
migrazione di plug post ernioplastica; dopo
quei due casi sono passati 15 anni e non mi
è mai più successo di vederne altri; né tan-
tomeno pazienti giunti in consulenza con la
stessa data di nascita o con lo stesso nome.
Mi sono sempre chiesto quale fosse il moti-
vo di tali “coincidenze”. Questa curiosità mi
ha sempre stimolato; dopo varie discussioni
con colleghi di altre specialità, anche loro
ricordavano, con dovizia di particolari, la
“ripetitività” di pazienti simili, ed il classico
esempio era dato dal fatto che in una stes-
sa giornata lavorativa capitassero pazienti
sintomatologicamente e patologicamente
simili tanto da attribuire al turno nomignoli
del tipo la “sagra” della frattura di femore,
o dell’ Infarto e della patologia X.
Un mio maestro di vita e poi di chirurgia,
con la sua decennale esperienza, mi ha
“passato” la definizione, creata da lui, del-
la cosiddetta “sindrome della vopa”(pesce
osseo marino appartenente alla famiglia
degli Sparidae, abbastanza saporito, tipi-
co delle coste pugliesi, che vive sempre in
coppia). Questa consiste in un concetto se-
condo il quale, in ambito medico e partico-
larmente chirurgico, accadono situazioni o
quadri clinici simili o complicanze o eventi X
in tempi ravvicinati senza una spiegazione
plausibile e tali situazioni poi non tendono
a riverificarsi nel tempo.
Accade spesso che eventi quali medesi-
mo quadro clinico, pazienti con lo stesso
nome, eventi clinici uguali mai successi
prima, stessa alterazione anatomica, etc,
avvengono nello stesso periodo o momen-
to per poi non succedere più per tutta una
vita lavorativa, tanto da far pensare ad una
coincidenza sporadica. Solitamente quando
si cerca di spiegare un determinato feno-
meno lo si può fare in termini scientifici se
vi è un dato di fatto, ma se questo è as-
sente, non si cerca una verità assoluta ma
qualcosa di individuale che soddisfi
di PiERLuCA SALLuSTiO,
GiuSEPPE CARbOTTA,
GiuSEPPE DE LEO,
NiCOLA PALASCiANO
M e d i c i n A
Nel 2009 i Vip sono presenti in Abruzzo con servizi mensili di volontariato (da aprile a dicembre) presso gli
accampamenti a L’Aquila e nei paesi colpiti dal sisma. Nel 2012 in occasione dell’Emergenza Terremoto Emilia
hanno prestato servizio nelle tendopoli dell’Emilia. Sono inoltre stati impegnati in missioni all’estero in Argentina,
Camerun, Cambogia, Tanzania, Romania e India.
64 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 65
il nostro bisogno di dare una spiegazione
quanto più razionale ad un determinato
evento o fenomeno accaduto, apparente-
mente inspiegabile.(es. due ricoveri di pa-
zienti diversi ma con lo stesso nome). Ogni
qual volta si cerca di spiegare qualcosa di
inspiegabile, ci si può ridurre ad analizza-
re l’evento con scetticismo, negando tutto
ciò che non possiamo analizzare e misura-
re, e quindi a definirlo come superstizione.
Nella scienza applicata, il fenomeno delle
coincidenze è stato analizzato dallo psico-
logo Carl Jung, che chiamò “sincronicità”
la relazione tra due eventi collegati tra loro
da un significato, ma non da una connes-
sione di causa e effetto. La sincronicità è un
concetto introdotto nel 1950, definito come
«un principio di nessi acausali» (1) che con-
siste in un legame tra due eventi che av-
vengono in contemporanea, connessi tra
loro in maniera non causale, cioè in modo
tale che l’uno non influisca materialmente
sull’altro; il concetto junghiano ha un’ori-
gine rintracciabile nel Neoplatonismo. (2)
Infatti già Platone sosteneva l’esistenza di
una realtà intelligente, le idee, che formano
e indirizzano quella materiale, in maniera
tale che i fenomeni della natura risultano
collegati tra loro da una legge superiore
che egli denominava dialettica. Quindi, la
sincronicità rappresenta di fatto un modali-
tà di apparente “assemblaggio di fenome-
ni” attraverso il quale si arriva a coincidenze
e a corrispondenze significative. Gli avve-
nimenti che ciascuno di noi vive, benché
strani e ricorrenti, non sono altro che una
normale espressione della percentuale di
casi simili nell’ ambito di tutti casi possibili.
Ma talvolta le coincidenze che si verificano
sono davvero troppo imponenti, per esse-
re il prodotto del caso. Quindi come pos-
siamo spiegarle? Le ultime scoperte della
fisica e della meccanica quantistica, della
geometria e della matematica del caos, ci
dimostrano come il tempo e lo spazio siano
concetti relativi, influenzati dall’ osservato-
re, e che ci sono limiti ben definiti, a ciò
che può essere conosciuto con il metodo
dobbiamo esserepronti ad ammettere che gli avvenimentinon sono casuali, ma che seguono
un disegno preordinato che sta a noi scoprire
e utilizzare.
scientifico classico. Quindi dobbiamo esse-
re pronti ad ammettere che gli avvenimenti
non sono casuali, ma che seguono un di-
segno preordinato che sta a noi scoprire e
utilizzare. In base a quello che si è precisa-
to bisogna partire da un punto base e cioè
che le coincidenze esistono, e che dipen-
de dal nostro stato mentale il riconoscerle
e comprenderle. Per coincidenza (con, lat.;
incidere, lat. : cadere insieme) si intende un
fatto accidentale e casuale. Da un punto di
vista statistico le coincidenze sono inevita-
bili e spesso meno casuali di quanto pos-
sano apparire intuitivamente. Per cercare
una spiegazione plausibile bisogna tornare
un po’ indietro nel tempo e far riferimento
alla “Teoria del caos e teoria dell’ordine”.
Dal concetto di caos deriva quello di caso.
Per “caso” si intende solitamente un avve-
nimento che si verifica senza una causa de-
finita; deriva dal latino casus che significa
“caduta”. Fin dai tempi della Grecia antica,
il caso è stato oggetto di riflessione da par-
te di molti filosofi come Democrito, Spino-
za, Leibniz, Hume. Fondamentale è stato lo
studio dell’argomento fatto da Paul Auster,
(3) il quale esplora tutti i fatti accidentali ed
apparentemente insignificanti che fanno
sempre deviare il corso della nostra esisten-
za. Egli afferma di non credere nel destino
e pensa che le nostre vite siano una “pro-
gressione di contingenze multiple”. Rap-
portando quanto detto alla medicina ed in
particolare alla medicina legale per coinci-
denza si intende il complesso indifferente di
circostanze di luogo e di tempo, nelle quali
la causa agisce e l’evento si produce; esso
implica un rap¬porto puramente cronologi-
co o/e topografico tra i due fenomeni ed
è, quindi, un evento slegato dai fatti ante-
cedenti e successivi, osservato semplice-
mente perché verificatosi simultaneamente
ai fatti considerati. Da questa definizione si
evince una dissociazione con eventi logici
e consequenziali che quindi appare slega-
ta da ogni legge naturale. Quindi ha senso
parlare di coincidenza o di caso in ambito
medico? Come spesso avviene non si può
dare una risposta definitiva a questa do-
manda. E’ pero indubbio che eventi di vita
vissuta lavorativa condizionino, senza una
spiegazione plausibile, la normale evoluzio-
ne e crescita professionale di ciascun medi-
co. Ad maiora.
•(1)CarlGustavJung,Lasincronicità,BollatiBoringhieri,1980.•(2)GiovanniFiloramo,ReligioneeragionetraOttocentoeNovecento,pag.294,Laterza,1985.•(3)PaulAuster,TheNewYorkTrilogy,London:FaberandFaber,1987.
PIERLUCA SALLUSTIODirigente medico Policlinico di Bari
Chirurgia Bonomo [email protected]
NICOLA PALASCIANODirettore U.O.
Chirurgia Generale V. Bonomo Policlinico di Bari
GIUSEPPE DE LEODirettore U.O.
Chirurgia Generale Ospedale di Molfetta
SINCRONICITA’ E DIALETTICAÈ stato lo psicologo Carl Jung, nel 1950, a introdurre il concetto di “sin-cronicità”, definendola «un principio di nessi acausali» che collega due eventi contemporanei e connessi tra loro in maniera non causale, cioè
in modo tale che l’uno non influ-isca materialmente sull’altro. In realtà già il filosofo greco Platone aveva teorizzato l’esistenza di una realtà intelligente, le idee, che forma e indirizza quella materia-le, per cui i fenomeni della natura risultano collegati tra loro da una legge superiore: la “dialettica”.
GIUSEPPE CARBOTTADirigente medico Policlinico di Bari
Chirurgia Bonomo [email protected]
66 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 67
reGiMe AutorizzAtiVo: L’odontoiAtriA ScriVe AL MiniStroCon un blitz ingiustificato la Conferenza Stato Regioni ha approvato
il documento sui Requisiti minimi per le strutture sanitarie deputate all’erogazione
di prestazioni odontostomatologiche. Poiché il documento non è stato condiviso
con la professione, gli Stati Generali dell’Odontoiatria hanno deliberato
l’uscita dal Tavolo Tecnico ministeriale in materia.
Il regime autorizzativo per l’apertura degli
studi odontoiatrici è da sempre un annoso
problema che vede disparità di trattamen-
to tra regione e regione e nell’ambito della
stessa regione diversità di applicazione tra gli
stessi organi di ispezione deputati alla verifica
e controllo della normativa.
Il Ministero della Salute pertanto ha voluto,
creando un tavolo tecnico, approfondire la
problematica al fine di dirimere la questione
e far si che ci fosse univocità di regole in tutte
le regioni d’Italia. L’iter legislativo prevedeva
che la Conferenza Stato Regioni valutasse
quanto dal Ministero della Salute proposto
dopo che il tavolo tecnico avesse validato
una bozza di decreto. Il documento, inizial-
mente nato con buoni propositi e frutto del
lavoro del Tavolo Ministeriale al quale hanno
partecipato esponenti ordinistici, poi modi-
ficato dal Ministero della Salute e trasmesso
nel mese di marzo alla Conferenza Stato Re-
gioni.
Solo grazie all’intervento di alcuni Assessori
regionali, la Conferenza delle Regioni si era
espressa allora in modo negativo, rimandan-
do il testo al Ministero e chiedendo di appor-
tare delle modifiche che erano state suggeri-
te e più precisamente:
•Irequisitipropostidovrannoapplicarsisia
agli studi che agli ambulatori.
•Irequisitiprevistidall’Accordosidovrebbe-
ro definire “requisiti strutturali, impiantistici,
tecnologici e organizzativi” piuttosto che “re-
quisiti minimi di qualità e sicurezza”.
•Dovrebberoesseretenutidistintiipercorsi
di autorizzazione (obbligatoria) e di accredi-
tamento (facoltativo per le strutture private):
il paragrafo 3 dell’Accordo riporta i criteri
generali della normativa di revisione dell’ac-
creditamento istituzionale: si sottolinea che i
percorsi sono distinti e che l’autorizzazione
è propedeutica e condizione necessaria per
l’accreditamento.
•Lacomplessitàdeglistudi(punto3.4)non
può essere solo organizzativa (indicata dal nu-
mero dei professionisti o dei riuniti presenti),
ma deve essere stabilita in base alla comples-
sità delle prestazioni: sarebbe necessa-
di NiCOLA ESPOSiTO
Nicola Esposito Presidente CAOOMCeO - Bari
rio che venissero modificati i criteri di “com-
plessità” (ad es: intervento contemporaneo
di più operatori, tipo di anestesia, altro…)
•Glistudigiàfunzionantidovrannogarantire
immediato adeguamento ai requisiti tecnolo-
gici ed organizzativi dell’Accordo, mentre per
quelli strutturali bisognerà prevedere anche
un tempo di adeguamento; in particolare le
barriere architettoniche (punto 3.1.) rappre-
sentano un concreto problema, la cui risolu-
zione per molti studi già esistenti della nostra
regione renderebbe indispensabile il trasferi-
mento in nuova sede. Il Ministero della Salute
ha però accolto solo in parte le osservazioni
proposte e poi ritrasmesso il testo modifica-
to alla Conferenza Stato Regioni nella seduta
del 9 giugno us., che lo ha approvato. Infatti,
con un blitz ingiustificato la Conferenza delle
Regioni ha inserito all’ultimo momento con
una “integrazione all’ordine del giorno”, la
discussione della “Intesa in materia di auto-
rizzazione all’esercizio di attività sanitarie in
ambito odontostomatologico, ai sensi dell’ar-
ticolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003,
n. 131”. Il Documento sui “Requisiti minimi
di qualità e sicurezza richiesti per l’auto-
rizzazione all’apertura e all’esercizio delle
strutture sanitarie deputate all’erogazio-
ne di prestazioni odontostomatologiche”,
oggetto dell’intesa, siglata tra il Governo, le
Regioni e le Province autonome di Trento e
di Bolzano, non è stato condiviso con la Pro-
fessione. Per questo motivo gli Stati Generali
dell’Odontoiatria hanno deliberato l’uscita
della Commissione Albo Odontoiatri della
FNOMCeO e di tutte le Componenti della
Professione afferenti agli Stati Generali stessi
dal Tavolo Tecnico ministeriale in materia.
Il testo licenziato dalla Conferenza Stato-Re-
gioni tradisce infatti in buona parte le aspet-
tative e le risultanze derivanti dal lavoro svol-
to per più di un triennio {il suo insediamento
è del 26 febbraio 2013, n.d.r.] dal Tavolo
Tecnico, pur con riunioni un po’ ‘a singhioz-
zo’, intervallate da periodi di incomprensibile
assenza. Come organo ausiliario dello Stato,
chiamato a fornire il proprio contributo, non
possiamo non rilevarne le criticità, pe-
il testo licenziato dalla conferenza
Stato-regionitradisce in buona parte
le aspettativee le risultanze derivanti
dal lavoro svoltoper più di un triennio
dal tavolo tecnico
o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i t o i at r i a
68 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 69
raltro già fatte presenti, in linea generale, al
Ministro Lorenzin. E si tratta di criticità non di
poco conto, se è vero, come scrive la CAO
al Ministro – nella lettera che si allega – che
si rischia di “paralizzare l’assistenza odontoia-
trica nel nostro paese”. Ma quali sono i rile-
vi posti dalla CAO? Innanzitutto l’eccessiva
burocrazia, per cui addirittura si ritornerebbe
al concetto farraginoso di “autorizzazione”,
già ampiamente superato dalla normativa e
dalla giurisprudenza. Nel testo proposto dal-
la Commissione ministeriale, invece, veniva
chiaramente stabilito che la presentazione
della documentazione, ove rispettati i requisi-
ti richiesti, era già di per sé idonea all’apertura
della struttura, salvo difforme provvedimento
regionale. Lo stesso titolo, che fa riferimen-
to ai ‘requisiti minimi di qualità e sicurezza,
anziché ai requisiti strutturali, tecnologici ed
organizzativi indica che si intende prevedere
un’autorizzazione all’esercizio professiona-
le, dimenticando che i requisiti della laurea,
dell’abilitazione e dell’iscrizione all’Albo sono
in sé necessari e sufficienti a garantire, secon-
do la legge, la qualità del professionista e la
sua legittimazione all’esercizio professionale.
nel testo si fa riferimento all’abbattimento
delle barrierearchitettoniche,
senza comprendere che un’immediata
e retroattiva applicazione comporterebbe
la chiusura di molti studi odontoiatrici
o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i t o i at r i a
La professione odontoiatrica ritiene necessario evidenziare che nonostante fosse stato costituito
con apposito decreto ministeriale (decreto dirigenziale 26 febbraio 2013) un Tavolo Tecnico che vedeva presenti i rappresentanti ordinistici della professione odontoiatrica, il testo definitivo sui “Requisiti minimi di qualità e sicurezza richiesti per l’autorizzazione all’apertura ed all’esercizio delle strutture sanitarie deputate all’erogazione di prestazioni odontostomatologiche” presentato alla Conferenza Stato Regioni non è stato portato a conoscenza nella sua ultima stesura ai rappresentanti ordinistici stessi. Tutto ciò premesso l’esame del testo licenziato dalla Conferenza Stato Regioni ad avviso dei rappresentanti della professione tradisce in buona parte le aspettative e le risultanze derivanti dal lavoro svolto per quasi un biennio del Tavolo Tecnico Ministeriale. Nel confermare l’importanza di definire regole certe per tutti gli iscritti agli albi, le norme che facciano
richiamo al rispetto e tutela del diritto alla salute della persona, presupposti imprescindibile che haanno indotto l’istituzione CAO - Organo ausiliario - chiamato a fornire il proprio contributo al tavolo, si conferma quanto più volte puntualizzato nel lungo iter. In primis va sottolineato che lo stesso titolo dello schema del documento che fa riferimento ai “requisiti minimi di qualità e sicurezza” anziché ai “requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi” fa comprendere che si intende ancora una volta prevedere una autorizzazione all’esercizio professionale laddove il possesso della laurea, della abilitazione e dell’iscrizione all’Ordine professionale garantisce in pieno, ai sensi di legge, la qualità del professionista e la sua legittimazione all’esercizio professionale. Nel testo della Conferenza si fa riferimento all’abbattimento delle barriere architettoniche senza comprendere che una immediata e retroattiva applicazione di questo requisito comporterebbe la
immediata chiusura di moltissimi studi odontoiatrici con particolare riferimento a quelli ubicati nei centri storici delle città metropolitane e a molte strutture che per motivi burocratici avrebbero immensa difficoltà a rispondere a questo requisito. Inoltre nel ribadire quanto sopra (che nulla ha a che vedere con la sicurezza delle cure) è necessario chiarire che lo studio medico odontoiatrico non è un luogo aperto al pubblico. Andrebbe sancito, cosi come emerso durante le faticose riunioni intervallate da incomprensibili periodi di assoluta assenza, che i requisiti (lo ribadiamo ancora e con più forza), specialmente quelli strutturali, devono valere soltanto per le nuove strutture e non essere applicati retroattivamente con il rischio di paralizzare l’assistenza odontoiatrica nel nostro Paese. È ancora da sottolineare che seppure prevista la distinzione fra strutture sanitarie complesse facendo riferimento al numero di riuniti odontoiatrici presenti (superiori a cinque) e al numero dei professionisti
odontoiatri operanti (superiori a tre unità) dall’altro questa distinzione non comporta sostanziali differenze in relazione ai requisiti necessari per l’apertura rispetto a quelli previsti per gli studi monoprofessionali a tutto svantaggio dell’esercizio libero professionale e sistematicamente favorevole all’ingresso dei capitali. Si rileva ancora che nel testo proposto dalla Commissione ministeriale veniva chiaramente stabilito che la presentazione della documentazione, ove rispettati i requisiti richiesti, era già di per sé idonea all’apertura ed esercizio della struttura salvo difforme provvedimento regionale. Nel nuovo testo si fa invece riferimento al rilascio del titolo autorizzativo che dovrebbe poi essere notificato all’interessato ai competenti uffici regionali ecc ... Si ritorna quindi al concetto amministrativo di autorizzazione peraltro ormai ampiamente superato dalla normativa di cui alla legge 24l/90, nonché da costante giurisprudenza sia amministrativa che civile.”
La lettera al Ministro Lorenzin
Ancora, si legge nella lettera, nel testo si fa
riferimento all’abbattimento delle barrie-
re architettoniche, senza comprendere che
un’immediata e retroattiva applicazione com-
porterebbe la chiusura di molti studi odon-
toiatrici, in particolare quelli dei centri storici
delle città. I requisiti strutturali dovrebbero
valere soltanto per le nuove strutture e non
essere applicati retroattivamente, con il ri-
schio di paralizzare l’assistenza odontoiatrica
nel nostro paese. Si vuole anche sottolineare
che, pur essendo prevista la distinzione tra
studi monoprofessionali e strutture sanitarie
complesse, tale distinzione non comporta,
in sostanza, differenze nei requisiti richiesti
per l’apertura, a tutto svantaggio dell’eser-
cizio libero professionale e a favore, invece,
dell’ingresso del capitale. Seppur i tempi di
recepimento da parte delle Regioni saranno
comunque lunghi l’Associazione Nazionale
Dentisti Italiani ha deciso di dare mandato ai
propri legali per impugnare il provvedimento
nelle opportune sedi giudiziarie.
Da parte nostra monitoreremo la problema-
tica affinché venga garantito un principio sa-
crosanto della tutela degli studi esistenti.
Documento inviato dal Presidente della CAO nazionale, Giuseppe Renzo, al Ministro Lorenzin.
GIUSEPPE RENzOPresidente CAO nazionale
70 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 71
o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i at r i a s pa z i o o d o n t o i t o i at r i a
puBBLicitÀ SAnitAriA coMpArAtiVA: cAde L’uLtiMo tABù FNOMCeO cambia l’articolo 56 del Codice di deontologia medica
e autorizza la pubblicità sanitaria comparativa.
In presenza di indicatori misurabili, certi e condivisi.
Cade un altro tabù per quanto riguarda
la pubblicità sanitaria anche sul fron-
te del Codice di deontologia medica.
Nei giorni scorsi la FNOMCeO ha aggiornato
l’articolo 56 del Codice di deontologia medi-
ca, quello che riguarda la pubblicità sanitaria.
Rispetto al precedente testo viene “consen-
tita la pubblicità sanitaria comparativa delle
prestazioni mediche e odontoiatriche solo in
presenza di indicatori clinici misurabili, certi
e condivisi dalla comunità scientifica che ne
consentano confronto non ingannevole”.
La revisione dell’articolo ha riguardato sia la
semplice posposizione di termini che la rifor-
mulazione del testo stesso con l’eliminazio-
ne di aggettivazioni. E’ stato anche rivisto il
comma riguardante la pubblicità comparativa
che è stato formulato in positivo rispetto alla
precedente stesura e che viene strettamente
collegato alla presenza di elementi indicatori
certi e condivisi. Ribadito, anche, che “spetta
all’Ordine professionale competente per ter-
ritorio la potestà di verificare la rispondenza
della pubblicità informativa sanitaria alle re-
gole deontologiche del presente Codice e
prendere i necessari provvedimenti.
Il nuovo testo elaborato dalla Consulta per la
deontologia professionale era stato sottopo-
sto, con la proposta di revisione, al Comitato
Centrale del 28 aprile u.s. e che l’ha approva-
to con alcune modifiche.
Il testo riformulato è stato posto all’esame del
Consiglio Nazionale lo scorso 19 maggio in
occasione della riunione tenutasi a Rimini ed
è stato approvato a maggioranza con un voto
contrario e tre astenuti.
La revisione dell’art. 56, attraverso una nota
inviata ai presidenti CAO, rientra nel percorso
di approfondimento sui temi in questione che
la Federazione ha deciso di avviare dopo i ri-
lievi già prospettati dall’Antitrust, vista pure la
sentenza n. 00167/2016 dello scorso 19 gen-
naio con la quale il Consiglio di Stato ha ac-
colto l’appello della FNOMCeO annullando
il provvedimento di condanna dell’Autorità
Garante per la Concorrenza e del Mercato
del 4/9/2014.“I lavori della Consulta deonto-
logica nazionale continueranno al fine di con-
sentire al Comitato Centrale e al Consiglio
Nazionale l’eventuale approvazione di quelle
modifiche del testo codicistico che possano
renderlo più aderente alle esigenze della Pro-
fessione e soprattutto alla tutela della salute
dei cittadini”.
di NiCOLA AChiLLE
Nicola AchilleComponente CAO Bari
ART. 56 - PUBBLICITà INFORMATIVA SANITARIA
Di seguito si riporta il nuovo testo dell’articolo
56 del Codice deontologico, relativo alla
pubblicità sanitaria.
“La pubblicità informativa sanitaria del medico
e delle strutture sanitarie pubbliche o private,
nel perseguire il fine di una scelta libera e
consapevole dei servizi professionali, ha per
oggetto esclusivamente i titoli professionali e
le specializzazioni, l’attività professionale, le
caratteristiche del servizio offerto e l’onorario
relativo alle prestazioni.
La pubblicità informativa sanitaria, con
qualunque mezzo diffusa, rispetta nelle
forme e nei contenuti i principi propri della
professione medica, dovendo sempre essere
veritiera, corretta e funzionale all’oggetto
dell’informazione, mai equivoca, ingannevole e
denigratoria.
È consentita la pubblicità sanitaria comparativa
delle prestazioni mediche e odontoiatriche solo
in presenza di indicatori clinici misurabili, certi
e condivisi dalla comunità scientifica che ne
consentano confronto non ingannevole.
Il medico non diffonde notizie su avanzamenti
nella ricerca biomedica e su innovazioni in campo
sanitario non ancora validate e accreditate dal
punto di vista scientifico, in particolare se tali da
alimentare attese infondate e speranze illusorie.
Spetta all’Ordine professionale competente per
territorio la potestà di verificare la rispondenza
della pubblicità informativa sanitaria alle regole
deontologiche del presente Codice e prendere i
necessari provvedimenti.”
72 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 73
La serie tv statunitense Nip & Tuck rac-
conta la vita di due chirurghi plastici di
Miami, Sean McNamara (Dylan Walsh) e
Christian Troy (Julian McMahon). I due, pro-
prietari di una importante clinica, conducono
una vita molto lussuosa, dividendosi tra belle
donne e macchine da sogno. I problemi della
quotidianità, però, rimangono nell’armadio:
Sean McNamara è sposato con l’insoddisfat-
ta Julia, ha due figli e finge che la sua vita sia
perfetta e inimitabile; Christian Troy, miglio-
re amico e socio di Sean, esaspera tutte le
esperienze della sua vita (è amante del sesso
e delle donne), per cercare di dimenticare un
passato fatto di violenze e abusi. Christian è
innamorato, in segreto, di Julia, ma l’incontro
con Kimber, una donna molto affascinante,
cambierà la sua vita.
In ogni puntata e attraverso diversi episodi,
il regista Ryan Murphy ha messo in luce la
psicologia dei personaggi e gli intrecci (a
volte scandalosi e pericolosi) tra le vicende.
Non solo medicina, allora, in Nip & Tuck: nel-
la serie, piuttosto, le operazioni chirurgiche
servono da pretesto, da motore iniziale per
un’azione molto più trasversale che ha tocca-
to, nel corso delle numerose puntate, molti e
svariati temi, tra cui l’amore, l’etica, la crimi-
nalità, ecc.
La serie conduce, insomma, una lucida rifles-
sione sul contrasto tra la bellezza esteriore
(inseguita e realizzata dalla chirurgia estetica)
e un’interiorità vuota, priva di valori e spec-
chio di una certa miseria umana.
Certo, come lamentano gli spettatori più fe-
deli, la serie ha un po’ perso il suo appeal,
dopo la terza puntata; mentre ha lasciato in-
tatto, fin troppo centrale, l’aspetto del sex.
Il paradosso, tuttavia, è che i nudi (non tantis-
simi) che ci aspetteremmo alla luce di queste
premesse compaiono quasi esclusivamente
nei momenti medici, cioè durante le opera-
di ANGELA LOMORO zioni chirurgiche e le visite.
L’introduzione di nuovi personaggi, poi, ha
insistito molto su questa deriva un po’ trash
della serie; tendenza che sembra aver diviso
il pubblico in spettatori curiosi e divertiti da
un lato, un po’ smarriti e alla ricerca di un filo
logico, dall’altro.
Nel bel mezzo della storia compare, per
esempio, Olivia, una donna affascinante
che avrà un’ambigua relazione con Julia,
ex-moglie di Sean e a suo tempo amante di
Christian. O ancora Eden, figlia diciottenne
di Olivia, che cercherà in ogni modo di osta-
colare la nuova relazione omosessuale di sua
madre, tramando contro Julia.
Malvagità, scandali, vizi e lusso: Nip & Tuck
parte dalla medicina, dalla vita professionale
e privata di due medici, per presentare una
pungente satira della società contempora-
nea, avvezza ai piaceri molto più che ai do-
veri.
M e d i c i n A i n t V
Malvagità, scandali, vizi e lusso: nip & tuck parte
dalla medicina, dalla vita professionale e privata di due medici,
per presentare una pungente satira della
società contemporanea.
NIP & TUCk GUEST STARS
La V stagione di Nip & Tuck ha avuto diverse guest star. Oltre a Madonna, Nicole kidman e Sandra Bullock, anche Catherine Deneuve ha accettato
di recitare nella serie americana. L’attrice francese ha interpretato un ruolo vagamente macabro scritto appositamente per lei dall’autore, Ryan Murphy. Veste infatti i panni di una francese che si rivolge alla clinica dei due protagonisti della serie con l’intenzione di farsi iniettare nelle protesi al seno le ceneri del marito.
nip & tucK: due chiruGhi pLAStici A MiAMiCento puntate, sei stagioni e un Golden globe come miglior Serie Tv
drammatica: Nip & Tuck è uno dei Medical drama più amati
negli Stati Uniti e uno dei più seguiti in Europa.
Tra scandali, vizi e lusso presenta una pungente satira sociale.
74 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 75
“il cavadenti”Michelangelo Merisi detto il caravaggio
(Caravaggio 1571 - Porto Ercole 1610)
Olio su tela, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
L’opera, la cui attribuzione a Michelangelo
Merisi fu proposta per la prima
volta da Mina Gregori nel 1985,
non è unanimemente accettata
come autentica. Si tratta di una scena
di genere, un tipo di opera frequente
nella pittura del Seicento, in cui venivano
raffigurati temi “bassi” e popolari.
In questo caso un chirurgo sta estraendo
un dente a un contadino che si contorce
per il dolore, mentre una serie
di personaggi assiste alla scena.
La scena permette a Caravaggio
di soffermarsi sui dettagli della realtà,
rappresentandola senza filtri e senza
abbellimenti.
ARTEe medicina
76 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 77
legislative e previdenzialiNOVITA,
AVVio deL FAScicoLo SAnitArio eLettronico deLLA reGione puGLiAÈ stato avviato a maggio scorso il Fascicolo Sanitario Elettro-nico della Regione Puglia con un primo nucleo di documenti, così come previsto dall’art.12 della legge 17 dicembre 2012, n. 221, di conversione del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179 e dal DPCM 29/09/2015, n. 179. Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è la raccolta di dati e documenti sanitari relativi ad una persona. Il FSE dei cittadini pugliesi è disponibile tra i servizi on line con autenticazione del Portale Regionale della Salute, la piat-taforma unica di accesso ai servizi sanitari on line della Regio-ne Puglia. Da tale sezione il cittadino può aprire il proprio fa-scicolo, prendendo visione dell’informativa per il trattamento dei dati personali e rendendo il consenso all’alimentazione ed alla consultazione dei dati e documenti sanitari, che da quel momento in poi saranno conferiti al suo Fascicolo. A seguito del consenso reso per l’alimentazione, il Fascicolo inizierà a popolarsi di documenti sanitari in formato elettro-nico, che il cittadino e gli operatori sanitari abilitati potranno visualizzare. Nella prima fase in Puglia il FSE viene alimentato dalle prescrizioni farmaceutiche e specialistiche dematerializ-zate (prodotte su promemoria), dai certificati di malattia, dai documenti di erogazione delle farmacie e, a breve, dai verba-li di Pronto Soccorso. Affinché le prescrizioni dematerializzate ed i certificati di malattia confluiscano nel fascicolo dei propri assistiti, si invitano i medici di medicina generale ed i pedia-tri di libera scelta ad attivare nel proprio software di cartella clinica la funzionalità di raccolta della volontà dell’assistito al conferimento dei documenti nel FSE. Informazioni sulle modalità di attivazione di tale funzione pos-sono essere richieste al proprio fornitore di cartella clinica.
SiSteMA edotto. reGiStrAzione deL SoStituti e deL preScrittoriI medici che possono sostituire i medici di medicina generale ed i pediatri titolari per poter prescrivere ricette in modalita
dematerializzata in Regione Puglia devono essere muniti di credenziali di accesso al 51ST Puglia, ovvero di Carta Nazio-nale dei Servizi (CNS) o di token-CNS, nonche essere regi-strati nel sistema Edotto con assegnazione del relativo codice regionale da parte della ASL.Da ciò deriva che i medici “sostituti” che non sono ancora registrati in Edotto e non sono in possesso di credenziali di accesso 51ST Puglia, fino a quando non le ottengono, de-vono utilizzare unicamente II ricettario cartaceo del SSN per effettuare le prescrizioni.Al fine di consentire al sostituto in possesso delle suddette credenziali e registrato in Edotto di utilizzare la ricetta dema-terializzata è necessario che il medico titolare o la ASL regi-strino tempestivamente in Edotto l’incarico di sostituzione. A tal fine sono state implementate specifiche funzioni, descritte in allegato “A”.
GESTIONE DEI MEDICI PRESCRITTORICon l’avvento della ricetta dematerializzata è stata imple-mentata una nuova funzionalita mediante la quale è possibile registrare nel sistema Edotto un medico non convenzionato quale prescrittore anche se non viene assegnato un ricetta-rio allo stesso medico. Tale funzionalita disponibile nell’area applicativa “Ricettari” del sistema Edotto ed é descritta nel documento in allegato “B”.
LA ASL BA BAcchettA L’uSo inAppropriAto dei FArMAci oppioidi FortiL’AIFA, già lo scorso anno, ha evidenziato un incremento dell’uso dei farmaci per il dolore, in particolare, tra gli anti-dolorifici ad azione centrale, si registravano rilevanti aumen-ti del consumo degli alcaloidi naturali dell’oppio (morfina, idromorfone, oxicodone e codeina in associazione) e degli altri oppiacei (tramadolo e tapentadolo). Nell’ASL Ba, nell’ar-co dell’anno 2015, c’e stato un incremento di prescrizioni di specialità a base di tapentadolo pari al 49% da gennaio a dicembre 2015. L’oxicodone in associazione va di pari passo al tapentadolo con un 20% in piü di numero di pezzi prescrit-
ti (fonte: Sistema Informativo Sanitario della Regione Puglia, EDOTTO).Si rammenta che il tapentadolo:1. è un farmaco oppioide e come tale ha:a) il problema della tolleranza, per cui va aumentato progres-sivamente ii dosaggio per ottenere lo stesso beneficio;b) nel trattamento cronico, produce effetti negativi sulle ca-pacita funzionali;2. è classificato, assieme alla buprenorfina, ii fentanyl, la mor-fina solfato, l’idromorfone, ii metadone e l’ossicodone Ira gli oppioidi forti, utilizzati per alleviare il dolore oncologico;3. è indicato unicamente “per il trattamento, negli adulti, del dolore cronico severo che puo essere trattato in modo ade-guato solo con analgesici oppioidi.” e non per ii trattamento di forme non severe di dolore;4. non esistono studi controllati sull’impiego degli oppioidi forti nel dolore di origine muscolo-scheletrico e comunque mancano studi clinici che ne dimostrino l’efficacia e la sicu-rezza nel trattamento a lung° termine del dolore cronico non oncologico (Chou, 2015).
Alla luce di quanto descritto, l’ASL invita alla prescrizione e all’uso responsabile degli antidolorifici oppiacei, al fine sem-pre di tutelare la salute del paziente.
inpS: Linee GuidA eSenzioni reperiBiLitÀ per i LAVorAtori in MALAttiA deL Settore priVAtoE’ stata pubblicata la circolare INPS n.95/2016 che detta gli indirizzi operativi e le linee guida in meri-to alle esenzioni dalla reperibilità per i lavoratori in malattia del settore privato. Costituisce parte integrante della circolare, oltre all’ allegato 1 in cui si riporta il decreto ministeriale, l’al-legato 2 che contiene le linee guida INPS approvate
a cura di:GiANCARLO TRiCARiCOMedico di Medicina Generale
dai ministeri lavoro e salute per la individuazione delle pato-logie che danno diritto agli esoneri. In particolare, per i medici certificatori: “…..Le suddette linee guida sono rivolte ai medici che redigono i certificati di malat-tia e che, solo in presenza di una delle situazioni patologiche in esse enumerate, dovranno: apporre la valorizzazione dei campi del certificato telematico riferiti a “terapie salvavita”/ “invalidità” (decreto ministeriale 18 aprile 2012); nel caso di certificati di malattia redatti in via residuale in modalità car-tacea, attestare esplicitamente l’eventuale sussistenza delle fattispecie in argomento ai fini della esclusione del lavoratore dall’obbligo della reperibilità. Al riguardo, si ricorda che i medici del Servizio Sanitario Na-zionale o con esso convenzionati che redigono i certificati at-testanti lo stato morboso dei lavoratori in malattia agiscono, secondo consolidata giurisprudenza, in qualità di pubblici uf-ficiali e sono tenuti, pertanto, ad attestare la veridicità dei fat-ti da loro compiuti o avvenuti alla loro presenza nonché delle dichiarazioni ricevute senza ometterle né alterarle, pena le conseguenti responsabilità amministrative e penali…..”.
78 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 79
ThE INDPENDENT 22 giugno 2016Un CanCro Contagioso dilaga tra i MollUsCHiCellule tumorali contagiose si stanno diffondendo tra le diverse specie del mare, mettendo il mondo scientifico davanti alla domanda: è possibile che questa “epidemia” possa diven-tare pericolosa per l’uomo? L’allarme arriva da una ricerca pubblicata sulla rivista Nature. L’anno scorso, un paziente di Aids (con sistema immunitario compromesso) è stato infettato dalle cellule cancerogene di una tenia. O ancora, in Tasmania, la popolazione è stata devastata da un cancro contagioso alla faccia, causa-to dal morso dei cani che avevano contratto sessualmente il tumore. Questi casi, però, non sono abba-stanza per impedire all’uomo di nuotare o di mangiare pesci. I ricercatori, infatti, assicurano che al momento non esistono rischi per l’essere umano, poiché egli è provvi-sto di un sistema immunitario capace di reagire ai tessuti estranei. Il problema sussiste solo tra mol-luschi, ha sottolineato il professor Stephen Goff del Columbia Univer-
sity Medical Centre, che aggiunge: «Non c’è nessuna prova che i tumori dei molluschi abbiano contagiato non molluschi».
LE MONDE 20 giugno 2016sColiosi, Un pesCe pilota per la riCerCaLa rivista Science ha pubblicato un nuovo studio che mette in relazione la scoliosi della colonna vertebrale con alcune cellule che deteriore-rebbero la circolazione. Si stima che il 3% della popolazione soffre di scoliosi idiopatica, un problema che provoca una vera e propria deforma-zione della colonna vertebrale.
La causa potrebbe essere una muta-zione genetica che altera la circola-zione del liquido cefalorachideo. La scoperta arriva attraverso le ricer-che su un particolare tipo di pesce d’acqua dolce, appartenente alla famiglia Cyprinidae: il danio zebrato (altrimenti noto come “pesce ze-bra”). Il pesce ha manifestato precise malformazioni, in diverse fasi della crescita e i ricercato hanno potuto osservare che esse dipendono da alcuni geni, presenti anche negli esseri umani. Un punto di partenza interessante che potrebbe far fare buoni passi avanti alla ricerca di una terapia. L’osservazione del pesce zebra continuerà proprio in questa direzione.
EL PAIS 23 giugno 2016Crispr: parte la speriMentazione sUll’UoMoL’Istituto Nazionale della Salute degli Stati Uniti ha recentemente appro-vato una sperimentazione clinica del CRISPR sugli esseri umani. Si tratta del primo studio, applicato sull’uo-mo, ad usare la tecnica di modi-ficazione genetica CRISPR a scopi terapeutici, e in particolare nella terapia del cancro. Lo scopo di questo primo studio clinico, che coinvolge 18 pazienti con mieloma, sarcoma e melanoma, è verificare se CRISPR è sicuro negli esseri umani. Lo studio - progettato da ricercatori dell’Università della Pennsylvania - prevede che dai pazienti siano prelevati linfociti T, che saranno poi modificati e potenziati in modo da renderli più aggressivi verso le cellu-le tumorali. Successivamente saran-
no reimmessi nei donatori. In par-
ticolare nel linfocita sarà introdotto
un gene che permette di identificare
selettivamente le cellule tumorali.
Questa nuova sperimentazione
clinica può essere davvero importan-
te, in quanto introduce, nel genoma
dei linfociti, modifiche in grado di
aumentare la loro efficacia antitumo-
rale.
NEW YORk TIMES 22 giugno 2016stop alle sigarette, non solo per le donne inCinteIl fumo diminuisce le possibilità di
fecondazione negli uomini. E’ quan-
to emerge da una ricerca brasiliana
basata sull’analisi dello sperma.
In particolare, i ricercatori hanno confrontato lo sperma di 20 fumatori e quello di 20 non fumatori, sco-prendo che nei primi il Dna risultava frammentato. La ricerca, pubblicata sul sito BJU International, ha attribuito questo fenomeno alla nicotina presente nelle sigarette. Il messaggio è chiaro, ha dichiarato il professor Ricardo Pimenta Bertolla dell’Università di San Paolo: «Il fumo altera la capacità dell’uomo di fecondare corretta-mente». La frammentazione del Dna spermatico, inoltre, è associata an-che ad altri rischi, come ad esempio il cancro infantile.E’ questo un ulteriore motivo per smettere di fumare, una scelta che dovrebbe riguardare non solo le donne in gravidanza, ma anche i futuri papà.
N O T I z I E D A L M N D O
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resta attualmente isolata e non confermata. Mentre il farmaco è in fase di studio, i medici dovrebbero con-tinuare a prescriverlo, mo-nitorando con attenzione la comparsa di sintomi agli arti inferiori quali dolore, ferite o infezioni, sottolinea l’avviso di sicurezza pub-blicato sul sito istituzionale della Fda. Dello stesso avviso è anche il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Prac) dell’Ema, che ha richiesto maggiori informazioni all’azienda produttrice per valutare se sono necessarie modifiche nella modalità d’uso del farmaco nei paesi dell’Unione Europea. In una nota l’Agenzia Italiana del Farmaco ricorda infine che nei pazienti trattati con ca-nagliflozina sono importanti la routinaria cura preventiva del piede e l’attento moni-toraggio dei pazienti con fattori di rischio per ampu-tazione oltre alla garanzia di una sufficiente idratazione, in quanto disidratazione e deplezione di volume po-trebbero svolgere un ruolo nello sviluppo di gangrena e amputazioni.
gravidanza e rischi connessi a farmaci contenenti valproatoL’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con le aziende titolari di AIC dei medicinali a base di valproato, ha promosso la distribuzione di nuovi ma-teriali educazionali rivolti sia gli operatori sanitari che alle pazienti per migliorare la consapevolezza dei rischi legati all’uso dell’acido valproico in gravidanza.Il Valproato è un anticon-vulsivante, generalmente utilizzato nel trattamento
dei disordini bipolari e dell’epilessia, la cui somministrazione è stata sconsigliata - laddove cli-nicamente possibile - alle bambine, alle adolescenti, alle donne in età fertile o in gravidanza.Una revisione condotta a livello europeo, infatti, ha evidenziato che i bambini esposti al valproato in ute-ro sono a rischio significati-vo di gravi disordini dello sviluppo e/o di malforma-zioni congenite.La Guida per gli Opera-tori Sanitari, l’Opuscolo Informativo per le Pazienti, il Modulo di Accettazione dei Rischi ed il Promemo-ria per le pazienti (tutto disponibili sul sito AIFA) sono strumenti concepiti per aiutare gli Operato-ri Sanitari a gestire e a minimizzare i rischi legati all’uso di valproato e per accertarsi che le pazienti o chi se ne prende cura abbiano ben compreso e accettino i rischi legati a tale terapia.Al momento della prima prescrizione e per tutta la durata del trattamento,
gli operatori sanitari e le pazienti possono utilizzare i nuovi materiali educaziona-li pubblicati nella sezione dedicata del Portale AIFA per discutere e valutare insieme i benefici e i rischi dell’uso di valproato in età fertile ed in relazione ad una possibile gravidanza. Il Valproato è un Medicinale sottoposto a monitoraggio addizionale, per consentire la rapida identificazione di nuove informazioni sulla si-curezza. L’AIFA ricorda che i pazienti possono contri-buire segnalando qualsiasi effetto indesiderato riscon-trato durante l’assunzione di questo medicinale.
Farmaci esclusi dalla ricetta dematerializzataSulla base di alcune se-gnalazioni pervenute, si è proceduto ad un approfon-dimento sui farmaci esclusi dal processo di demateria-lizzazione, come previsto dal DPCM 14 novembre 2015 sulla circolarità farmaceutica. Sulla base di tali approfondimenti, oltre ai farmaci già esclusi dal
D.M 2/11/2011 ed a quelli in distribuzione per conto, si conferma che vengo-no esclusi dal processo di dematerializzazione i farmaci soggetti a piano terapeutico AlFA, come previsto dall’art. 4 comma 1 lettera a) del DPCM in og-getto. Inoltre, alla luce del Regolamento Regionale n. 17/2003 che stabilisce che i medici specialisti possano prescrivere esclusivamente prestazioni specialistiche, anche i farmaci soggetti a prescrizione medica limitativa sono esclusi dal processo di demateria-lizzazione. In tutti questi casi il Sistema Informativo Sanitario Territoriale (SIST) esegue i necessari con-trolli al fine di impedire la prescrizione delle suddette categorie di farmaci da parte del MMG/PLS su ricetta dematerializzata, consentendo che la stessa avvenga su ricetta rossa cartacea. InnovaPuglia S.p.A., che gestisce il SIST Puglia, provvede ad inviare al Sistema di Accoglienza Centrale (SAC) l’elenco puntuale dei farmaci esclusi dal processo di demateria-lizzazione ed a pubblicarlo nelle sezioni dedicate del SIST Puglia.
AIFA: Chiarimenti sulla classificazione dei medicinaliL’Agenzia Italiana del Far-maco (AIFA) ha pubblicato una Comunicazione per fornire dei chiarimenti sulla classificazione dei medi-cinali in base al regime di rimborsabilità e al regime di fornitura. La classificazio-ne è stata analizzata dalla Commissione Tecnico-Scientifica (CTS) dell’AIFA nel corso della riunione del 4-7 aprile scorso. La CTS ha rimarcato la necessità di distinguere i regimi sempre attentamente: il regime di fornitura deve soprattutto tenere in considerazione le problematiche relative alla sicurezza d’uso di un me-dicinale, mentre il regime di rimborsabilità è legato a problematiche di natura
economica e di so-stenibilità del
SSN.
Per quanto riguarda la prescrizione limitativa sono stati sottolineati i seguenti punti:• il regime di fornitura OSP individua farmaci utilizzabili esclusivamente in ambien-te ospedaliero o ad esso assimilabile;• il regime di fornitura RRL (ricetta limitativa ripetibile) - RNRL (ricetta limitativa non ripetibile) individua farmaci prescrivibili da medici afferenti ad un centro ospedaliero e/o da specifici medici specialisti individuati dalla CTS: in ambito territoriale (extrao-spedaliero), la prescrizione del medicinale può essere effettuata dagli specialisti individuati dalla CTS, men-tre in ambito ospedaliero, o ad esso assimilabile, la prescrizione non è limitata agli specialisti individuati;• il regime di fornitura USPL (medicinali soggetti
a prescrizione medica limitativa, utilizza-bili esclusivamente
da specialisti) individua farmaci
utilizzabili soltanto da specifici medici
specialisti individuati dalla CTS, anche in ambiente ospe-daliero salvo par-ticolari eccezioni
opportunamente speci-ficate dalla CTS stessa.
Infine, relativamente alla Ricetta Non Ripetibile (RNR), si precisa che la normativa non prevede, oltre alla durata temporale della ricetta e al fatto che la stessa venga trattenuta dal farmacista, un numero massimo di confezioni da indicare nella ricetta stessa. Sarà quindi il medico a specificare il numero di confezioni necessarie alla copertura di un congruo periodo di trattamento (ad esempio, fino alla successi-va visita specialistica).Insieme alla Comunicazio-ne è resa disponibile una tabella (vedi sito AIFA) che riassume la classificazione dei medicinali in relazione al regime di fornitura, così come disciplinati dal De-creto Legislativo 219/2006, e alla rimborsabilità, defi-nendo gli elementi qualifi-canti ai fini della compila-zione della ricetta.Dalla tabella sono esclusi i medicinali non soggetti a ricetta medica (OTC: medicinali da banco; SOP: medicinali senza obbligo di prescrizione).
Canagliflozina (Invokana) e aumento del rischio di cancrena e amputazioniLa Food and Drug Admi-nistration statunitense sta indagando su un potenziale
aumento del rischio di cancrena e amputazioni a gambe e piedi nei pazienti diabetici che assumono ca-nagliflozina, commercializ-zata con il nome diInvokana e Vokanamet, quest’ultimo preparato in associazione con metformina. Finora nessun aumento di ampu-tazioni era stato osservato negli studi clinici svolti con l’inibitore del cotrasportato-re di glucosio sodio-dipen-dente 2 (SGLT2), un farma-co che abbassa la glicemia riducendo il riassorbimento di glucosio a livello renale. Da dati recenti, tuttavia, emerge che il rischio di amputazione nei gruppi trattati con canagliflozi-na è risultato 6 per 1.000 anni-paziente, rispetto a 3 per 1.000 anni-paziente in quelli trattati con placebo. Questo rischio aumentato è stato osservato indipen-dentemente da fattori predisponenti, sebbene fosse maggiore nei pazienti con precedenti amputazio-ni, con malattia vascolare periferica o neuropatia. Non è stata osservata una correlazione dose-risposta. La segnalazione relativa all’aumento di amputazioni, che riguardano soprattutto le dita del piede, arriva dallo studio CANVAS, CANagliflozin cardioVascu-lar Assessment Study, ma
N O T I z I E D A L L’ A I FA
a cura di GiANCARLO TRiCARiCO
GiANCARLO TRiCARiCOMedico di Medicina Generale
82 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 83
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84 | Notiziario | Settembre 2016 Settembre 2016 | Notiziario | 85
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86 | Notiziario | Settembre 2016
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