1
ANALISI DELL’IMPATTO DELLA REGOLAMENTAZIONE
Titolo: Disposizioni sanzionatorie relative all’olio d'oliva e all’olio di sansa d’oliva.
Ufficio legislativo Tel. 06 46653036 – 06 4665 5045
SEZIONE 1 - Contesto e obiettivi dell’intervento di regolamentazione
A) Rappresentazione del problema da risolvere e delle criticità constatate, anche con
riferimento al contesto internazionale ed europeo, nonché delle esigenze sociali ed
economiche considerate.
L’intervento regolatorio è stato predisposto sulla base della delega generale di cui all’articolo 2
della legge 7 ottobre 2014, n. 154 (legge di delegazione europea 2013) e in attuazione delle
previsioni del regolamento di esecuzione (UE) n. 29/2012 della Commissione, del 13 gennaio
2012, relativo alle norme di commercializzazione dell’olio d’oliva e del regolamento (CEE) n.
2568/91, relativo alle caratteristiche degli oli d’oliva e degli oli di sansa d’oliva nonché ai metodi
ad essi attinenti, che hanno espressamente sancito l’obbligo degli Stati membri di prevedere
“l’applicazione di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, al livello nazionale”.
La proposta regolatoria è, pertanto, volta a dotare l’ordinamento nazionale di un sistema
sanzionatorio per le violazioni delle prescrizioni stabilite a livello unionale riguardanti la
commercializzazione degli oli di oliva e le caratteristiche degli oli d’oliva e degli oli di sansa
d’oliva alla luce del novellato quadro normativo. In particolare, con l’entrata in vigore della
richiamata normativa unionale, è diventata obbligatoria, su tutto il territorio comunitario,
l’indicazione dell’origine in etichetta dell’«olio extra vergine di oliva» e dell’«olio di oliva
vergine» rendendosi, dunque, necessario rimodulare sia il sistema dei controlli, che quello
sanzionatorio, approntati in vigenza della precedente normativa, che non prevedeva
l’obbligatorietà dell’indicazione dell’origine.
Rispetto a quest’ultima novità, si evidenzia che in seno all’Unione europea si è avuta
un’inversione di orientamento rispetto al passato, motivata soprattutto dal fatto che il sistema di
etichettatura facoltativo si è rivelato insufficiente a garantire ai consumatori una trasparente e
corretta informazione. Pertanto, nell’ambito dell’Unione è stato ritenuto maturo il tempo per un
sistema di etichettatura dell’origine obbligatorio che, sulla base dell’esperienza acquisita dalle
amministrazioni e dagli operatori, consentisse un sistema di tracciabilità e di controlli su tutti i
quantitativi di tali oli in circolazione.
L'etichetta dell'olio di oliva, infatti, racchiude la storia del prodotto e rappresenta il “biglietto da
visita” presentato al consumatore finale e ha quindi il compito di fornire le necessarie
informazioni per comprendere l'identità del prodotto, il suo livello di qualità e le indicazioni sulla
provenienza dell'olio.
Di fatto, sul territorio comunitario sono presenti tradizioni agricole e pratiche di estrazione e
miscelazione molto diversi tra loro, che danno origine a un’ampia varietà di oli; alcuni di essi
2
anche ottenuti mediante miscelazioni di oli comunitari con oli provenienti da Paesi extraeuropei.
Queste informazioni non sempre arrivavano chiaramente al consumatore, a discapito di una
piena rintracciabilità del prodotto e, soprattutto, della completa protezione e tutela del
consumatore stesso.
Inoltre, come rilevato anche in ambito europeo, gli oli di oliva vergini possono presentare qualità
e sapore notevolmente diversi tra loro a seconda dell’origine geografica. Ciò comporta che,
all’interno di una stessa categoria di olio, possono presentarsi differenze di prezzo che
perturbano il mercato. Per evitare rischi di distorsione del mercato degli oli d’oliva commestibili,
è stato ritenuto necessario stabilire un regime obbligatorio dell’Unione relativo alla designazione
dell’origine esclusivamente per l’olio «extra vergine» di oliva e l’olio di oliva «vergine»
rispondente a precisi requisiti. Infatti, le disposizioni facoltative applicate fino al 2009, come
indicato nelle premesse al regolamento di esecuzione (UE) n. 29/2012 della Commissione, si
sono rivelate insufficienti per evitare che i consumatori siano fuorviati circa le caratteristiche
effettive degli oli vergini.
E’ evidente, dunque, che gli obblighi previsti dai regolamenti europei sopra citati, se non
supportati da un efficace controllo e da un efficace sistema sanzionatorio, non sono in grado di
tutelare la produzione nazionale e preservare gli interessi del consumatore finale.
Il settore è particolarmente importante per l’economia agroalimentare italiana. Il suo peso nella
produzione ai prezzi di base dell’intero settore agricolo è del 3%. Percentuale analoga si ha
scendendo lungo la filiera dove il fatturato appannaggio dell’industria dell’olio di oliva è di circa
il 3% rispetto a quella del totale agroalimentare.
Negli scambi con l’estero l’Italia è strutturalmente importatore netto in volume, mentre gli ultimi
anni sono stati caratterizzati da un surplus nella bilancia dei pagamenti.
La spesa all’import per olio di oliva e sansa rappresenta il 3% del valore dell’import di prodotti
agroalimentari e, contemporaneamente, le vendite costituiscono il 4% dell’export complessivo di
settore.
A tale proposito va sottolineato che tradizionalmente l’Italia importa olio sfuso ed esporta
prevalentemente confezionato, grazie all’elevato know-how delle imprese italiane nel realizzare
blend di prodotti riconosciuti e apprezzati.
Il settore dell'olio di oliva italiano è caratterizzato per uno spiccato dualismo geografico, con le
aziende olearie di grandi dimensioni, concentrate nell’Italia centro-settentrionale, per lo più con
sede in Umbria, Toscana e Liguria. Al Sud, invece, nonostante l’elevata numerosità delle aziende
che imbottigliano, poche sono quelle che hanno un fatturato superiore ai 20 milioni di euro. In
particolare sono poche le aziende che acquistano olio all’estero o fuori dalla propria regione.
Delle maggiori industrie, inoltre, molte hanno una forte presenza di capitale estero nell’assetto
proprietario. A poche grandi imprese se ne affianca una serie di piccole e medie, comprendenti
anche frantoi, che imbottigliano e commercializzano olio per lo più della stessa regione. Nel
settore oleario è molto diffuso anche l’imbottigliamento per conto terzi.
3
Anche per quanto attiene ai grossisti dello sfuso la percentuale di aziende del Sud è molto
elevata rispetto a quelle del Centro-Nord. I sansifici al Sud sono più della la metà di quelli
presenti in Italia, localizzati per lo più in Puglia. Anche nella fase di raffinazione dell’olio di
oliva e sansa il Sud è ben rappresentato con circa il 50% del totale delle raffinerie.
Più nello specifico, non c’è una separazione evidente tra la prima trasformazione, quindi
l’attività legata ai frantoi, e la seconda trasformazione, afferente all’industria di imbottigliamento
ed alla successiva commercializzazione.
Mentre molte aziende di dimensioni medio-piccole sono integrate verticalmente, diversamente le
grandi aziende del settore presentano una spiccata specializzazione, tipica delle imprese
industriali in senso stretto: acquistano olio, eventualmente lo miscelano, lo imbottigliano, di
norma lontano dai luoghi dove questo viene prodotto, per poi commercializzarlo.
Differenti sono quindi le caratteristiche degli attori che operano all’interno del settore dell’olio di
oliva e le dinamiche di mercato. Da una parte è ancora molto radicato l’approvvigionamento
diretto da parte dei privati presso il produttore, peculiarità che infonde al settore un ruolo socio-
culturale importante, visto lo stretto legame con il territorio. Dall’altra c’è, invece, la grande
industria che necessita di massa critica, di un prodotto più standardizzato sul piano qualitativo e
che segmenta la propria produzione più sulle caratteristiche organolettiche dell’olio che non sulla
provenienza.1
Dal punto di vista dei controlli, si evidenzia la molteplicità dei soggetti coinvolti. Oltre a tutte le
forze di polizia (Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di finanza), sono addetti al
controllo del settore anche l’Agenzia delle Dogane, le Capitanerie di Porto e l’Ispettorato
centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF).
Sono sottoposti a verifica tutte le categorie di operatori facenti parte della filiera, ovvero frantoi,
commercianti di olio sfuso, confezionatori, esercizi commerciali ivi compresi gli esercizi di
ristorazione.
L’obiettivo è quello di assicurare il rispetto delle norme sulla corretta commercializzazione
dell’olio d’oliva attraverso verifiche delle indicazioni obbligatorie e facoltative riportate in
etichetta e, in particolare, del corretto uso della designazione di origine, nonché dei processi
produttivi adottati e delle caratteristiche merceologiche e organolettiche effettivamente possedute
dagli oli delle diverse categorie.
Gli accertamenti svolti presso gli operatori della filiera sono orientati alla verifica:
della rispondenza delle caratteristiche chimiche ed organolettiche ai requisiti di legge,
al fine di contrastare eventuali illeciti trattamenti e, in particolare, la miscelazione con
oli di qualità inferiore;
della conformità dei processi utilizzati;
della corretta etichettatura, presentazione e pubblicità degli oli di oliva e, in particolare,
dell’origine e del regolare impiego delle eventuali indicazioni facoltative;
1 Fonte ISMEA: Report Olio di oliva la struttura del settore. Giugno 2013
4
della tracciabilità, attraverso controlli documentali, del registro telematico (messo a
disposizione sul portale del Sistema Informativo Agricolo Nazionale-SIAN) e
dell’effettiva presenza delle indicazioni prescritte sui contenitori nei magazzini di
stoccaggio;
della conformità dei contenitori di olio confezionato e dei sistemi di chiusura;
delle caratteristiche degli oli provenienti o diretti ad altri Paesi.
L’attività di controllo prevede anche accertamenti analitici su campioni prelevati alla
produzione, al commercio e alla distribuzione. Questi vengono effettuati da una rete qualificata
di laboratori e comitati di assaggio che, nel caso degli oli d’oliva, procedono al controllo di tutti i
parametri relativi alla genuinità ed alla qualità dei prodotti previsti dalla regolamentazione
comunitaria.
In particolare, per il controllo di conformità, in ottemperanza a quanto disposto dall’art. 2 bis del
Reg. (CEE) n. 2568/91 (introdotto dal Reg. n. 299/2013), annualmente sono analizzati un
numero minimo di campioni pari a un campione per mille tonnellate di «olio d’oliva
commercializzato», inteso quale quantitativo totale di olio d’oliva e di olio di sansa d’oliva che
in Italia è consumato ed esportato.
La programmazione dei controlli tiene conto della specifica analisi di rischio che prevede una
frequenza dei controlli diversificata sia per area territoriale che per categoria di operatori di
filiera ovvero frantoi, commercianti di olio sfuso, confezionatori, esercizi commerciali ivi
compresi gli esercizi di ristorazione.
L’analisi del rischio è determinata sulla base dell’esame effettuato sia sugli operatori coinvolti
nella trasformazione, condizionamento e commercializzazione degli oli che direttamente sulle
singole partite di prodotto. A tal fine, i criteri di valutazione del rischio includono:
per gli operatori: i risultati delle pregresse attività di controllo; le fasi della filiera in cui
operano, il volume e il valore del prodotto commercializzato, le tipologie di olio
commercializzate (convenzionale, biologico, a denominazione di origine, ad indicazione
geografica); l’affidabilità dei sistemi di tracciabilità, di gestione della qualità e di
autocontrollo adottati dagli operatori;
per le partite di prodotto: la categoria di olio, il volume di prodotto, il periodo di
produzione, il prezzo (vendita e acquisto); la presentazione del prodotto (confezionato,
sfuso); il paese di origine, il paese di destinazione, il mezzo di trasporto utilizzato, la
località di ingresso o di uscita.
La frequenza e il numero dei controlli di conformità è incrementa proporzionalmente per quei
criteri di rischio che nel corso dell’annualità precedente hanno consentito di riscontrare le
irregolarità più significative, sia per numero che per quantità di prodotto non conforme
intercettato, assicurando nel contempo una quota parte di detti controlli anche agli operatori e
alle partite di prodotto teoricamente non a rischio.
5
Nel riferire sugli esiti dei controlli del settore, tenuto della disponibilità di dati specifici
strutturati, si fa rifermento esclusivamente all’attività svolta dall’ICQRF, peraltro, maggiormente
rappresentativa a livello nazionale
Attività svolta dall'ICQRF nel settore degli oli di oliva
2014
Att
ivit
à is
pet
tiva
Controlli (n) 6.397
di cui commercializzazione 2.338
produzione - trasformazione 2.371
altri 1.688
Operatori controllati (n) 4.185
di cui irregolari (n) 474
di cui irregolari (%) 11,3
Prodotti controllati 7.859
di cui irregolari 563
di cui irregolari (%) 7,2
Campioni prelevati (n) 1.251
Att
ivit
à an
alit
ica Campioni analizzati (n) 972
di cui analisi di panel 251
Campioni irregolari (n) 60
di cui irregolari all'analisi di panel 17
Campioni irregolari / Campioni analizzati (%) 6,2
Ris
ult
ati
oper
ativ
i
Notizie di reato (n) 64
Contestazioni amministrative elevate dall'ICQRF (n) 344
Sequestri (n) 84
I principali illeciti accertati nel corso del 2014 riguardano:
commercializzazione come extravergini di oliva di oli ottenuti per miscelazione con oli
lampanti e deodorati o con oli di semi
oli extravergini e vergini di oliva risultati all’analisi chimica o all’esame organolettico
di categoria inferiore al dichiarato
6
commercializzazione come olio extravergine di oliva italiano da agricoltura biologica
di prodotto privo della certificazione prevista e di provenienza estera, tramite emissione
di falsa documentazione
violazioni delle norme sull’etichettatura e sulla presentazione degli oli di oliva per
omissioni di indicazioni obbligatorie, irregolare utilizzo di indicazioni facoltative,
impiego ingannevole della designazione di origine
detenzione per la vendita e commercializzazione via web di oli extravergine di oliva
evocanti olio Toscano a IGP
mancata o irregolare tenuta dei registri telematici.
Con specifico riferimento agli illeciti sanzionati dal decreto legislativo 225/2005, accertati
dall’ICQRF, si forniscono i seguenti dati.
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Contestazioni 1 176 340 215 227 187 261 205 204 164 119
Pag. mis. rid. 1 81 156 103 96 80 76 49 55 45 35
Diffide 14 110 82 46 92 162 115 97 154 116 149
Giova porre in luce che nell’attuale sistema sanzionatorio normativo italiano risultano prive di
sanzioni sia la mancata indicazione della designazione di origine in etichetta dell’olio extra
vergine di oliva e dell’olio di oliva vergine, sia la mancata indicazione della denominazione di
vendita e, se del caso, della designazione dell’origine con le modalità indicate dal regolamento
(UE) n. 1335/2013, nonché la mancata attivazione dei registri da parte delle imprese di
raffinazione, dei sansifici e dei commercianti di olive destinate alla produzione di olio.
Costituisce una criticità, in termini di efficacia e di efficienza del vigente sistema la vasta e
variegata platea delle autorità competenti all’irrogazione delle sanzioni amministrative del D.
7
Lgs. 225/2005 avendo molte Regioni optato per la delega della competenza a Comuni, Camere
di Commercio e Asl. Tale frammentazione di competenze ha impedito la disponibilità di
informazioni sull’applicazione uniforme della norma.
Dal punto di vista della concorrenza delle imprese, la proliferazione dei soggetti preposti
all’applicazione delle sanzioni – peraltro molti dei quali, come i Sindaci, chiamati ad applicare
sanzioni che non riguardano un’attività “tipica” dei loro enti - non assicura certezza giuridica e
gli operatori sono esposti a decisioni di soggetti diversi su medesime fattispecie, decisioni che,
talora, sono risultate contrastanti.
Al consumatore, poi, non è stato assicurato il medesimo livello di tutela che un’autorità di rango
statale è in grado di rendere per la diversa portata degli interventi che possono essere messi in
campo.
L’individuazione di un'unica autorità competente, inoltre, comporta risparmi di spesa e maggiore
efficienza.
Sul punto sono intervenute le Commissioni Giustizia (II) e Agricoltura (XIII) della Camera dei
deputati che, nella seduta dell’1 marzo 2016, hanno espresso parere favorevole sull’Atto del
Governo con la seguente osservazione:
- con riferimento all'articolo 10, comma 1, per garantire appieno il principio di terzietà, di
valutare l'opportunità di realizzare la separazione, da un lato, delle funzioni di accertamento e,
dall'altro delle funzioni di irrogazione della sanzione amministrativa, attraverso la separazione
degli uffici competenti e delle relative responsabilità dirigenziali.
In accoglimento dell’osservazione delle Commissioni parlamentari è stato modificato l’articolo
10, comma 1, nel senso di prevedere l’esercizio separato delle funzioni di controllo e
sanzionatoria.
L’esercizio della funzione sanzionatoria avverrà, pertanto, con modalità organizzative che
garantiscano la separazione tra le funzioni di accertamento e quelle di irrogazione della sanzione.
L’esigenza di introdurre un principio distintivo tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie
rispetto all’irrogazione della sanzione, ha lo scopo di garantire che la decisione relativa alla
sanzione sia scevra da condizionamenti della precedente fase istruttoria, rafforzando il profilo di
terzietà dell’organo decidente. In sostanza, si procede così ad una cautela organizzativa idonea ad
assicurare che gli organi che istruiscono il procedimento sanzionatorio non siano gli stessi che
adottano il provvedimento che applica la sanzione.
B) Indicazione degli obiettivi (di breve, medio o lungo periodo) perseguiti con l'intervento
normativo.
Obiettivo principale dell’intervento regolatorio è quello di delineare un quadro sanzionatorio in
grado di attuare e perseguire i significativi elementi di innovazione introdotti dai regolamenti
8
europei sopra citati.
La corretta applicazione della normativa europea e dell’apparato sanzionatorio predisposto da
ogni Stato membro, comporterà una maggiore tutela del consumatore e, nel medio e lungo
periodo, si realizzeranno i naturali effetti di deterrenza, realizzando gli obiettivi della norma,
favorendo pratiche commerciali corrette, equilibrio del settore e completa informazione dei
consumatori.
E’ noto, infatti, che le aziende esportatrici nutrono un rilevante interesse ad apporre il “Made in”
sui propri prodotti, poiché ritengono che questo possa contribuire a valorizzare i prodotti in
termini di immagine, evocando – ad esempio – il Paese di provenienza/produzione, allorché
generalmente riconosciuto come Paese produttore/trasformatore “eccellente”, soprattutto nel
settore agroalimentare.
Per quanto riguarda il nostro Paese ciò riveste particolare importanza, visto quanto possa
risultare determinante il c.d. Italian sounding – dove ciò che si imita è proprio il riferimento al
Paese: i colori, la bandiera, l’immagine – al fine di veicolare prodotti che nulla hanno a che
vedere con le tradizioni e la cultura del nostro territorio nazionale.
Obiettivi operativi perseguiti (medio-lungo periodo):
A) Aumento del consumo degli oli extra vergini e degli oli vergini, aumento delle esportazioni,
aumento della produzione;
B) Progressiva riduzione degli illeciti accertati a partire dal primo anno di applicazione del
nuovo quadro sanzionatorio.
Obiettivi procedurali (breve periodo):
A) Piena operatività del nuovo sistema di controllo previsto dal reg. 299 del 2013;
B) Piena operatività del nuovo sistema sanzionatorio accentrato.
Entrambi gli obiettivi si ritengono perseguiti con l’entrata in applicazione della norma in esame.
C) Descrizione degli indicatori che consentiranno di verificare il grado di raggiungimento degli
obiettivi indicati e di monitorare l’attuazione dell’intervento nell’ambito della VIR;
Per gli obiettivi “Aumento del consumo degli oli extra vergini e degli oli vergini, aumento delle
esportazioni, aumento della produzione” sono individuati i seguenti indicatori: gli andamenti
della produzione dei consumi e delle esportazioni per categorie di prodotto.
Il principale indicatore per verificare l’efficacia del sistema sanzionatorio introdotto con
l’intervento regolatorio dell’obiettivo “progressiva riduzione degli illeciti accertati” è individuato
nell’andamento del rapporto illeciti accertati/controlli svolti.
Quale autorità competente all’irrogazione delle sanzioni previste nel decreto legislativo, il
Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei
9
prodotti agroalimentari, destinatario del rapporto, ai sensi dell’articolo 17 della legge n. 689 del
1981, attraverso il proprio sistema informativo opererà un monitoraggio del numero delle
sanzioni applicate nel tempo e l’andamento dell’indicatore sopra descritto.
D) Indicazione delle categorie dei soggetti, pubblici e privati, destinatari dei principali effetti
dell'intervento regolatorio.
I destinatari pubblici:
- il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali designato quale autorità
competente all’irrogazione delle sanzioni previste; il Ministero dell’economia e delle
finanze, tutti gli organi di controllo statali.
I destinatari privati:
- i commercianti di olive da olio, i commercianti di sansa di olive, i produttori di olio di
oliva (titolari di frantoio), i commercianti di olio sfuso, i titolari delle imprese di
raffinazione, dei sansifici e delle imprese di confezionamento.
I destinatari indiretti sono i consumatori.
SEZIONE 2 - Procedure di consultazione precedenti l’intervento
Lo schema di decreto legislativo non è stato sottoposto, per la consultazione, a destinatari
pubblici e privati, a associazioni di categoria degli operatori commerciali di settore e dei
consumatori in quanto il nuovo sistema e gli obblighi connessi sono stati condivisi a livello
europeo dopo un lungo iter negoziale, accogliendo le istanze degli operatori italiani volte a
valorizzare la produzione nazionale degli oli d’oliva e a tutelare il mercato interno.
SEZIONE 3 - Valutazione dell’opzione di non intervento di regolamentazione (opzione zero)
L’opzione di non intervento (opzione zero) è stata ritenuta non adeguata a garantire il
raggiungimento degli obiettivi esposti nella Sezione 1 e comporterebbe significative
conseguenze negative.
Il mancato adeguamento dell’ordinamento italiano alle previsioni dei regolamenti europei
porterebbe non solo ad una disomogeneità normativa nel quadro comunitario, ma anche alla
possibilità di apertura di un contenzioso europeo ai sensi dell’art. 258 del Trattato sul
funzionamento dell’Unione europea. Il non intervento, infine, potrebbe causare un possibile
danno per le aziende virtuose, in considerazione del pericolo di deregolamentazione del mercato
in assenza di un adeguato apparato sanzionatorio.
10
SEZIONE 4 - Opzioni alternative all’intervento regolatorio
Stante la delineata struttura del settore oleicolo-oleario italiano, per rendere il sistema
sanzionatorio in esame effettivamente dissuasivo e afflittivo si è tenuto conto delle dimensioni
aziendali e dei volumi produttivi prevedendo una rimodulazione degli importi in relazione ai
quantitativi di prodotto oggetto delle condotte illecite. Difatti, si prevede che le sanzioni previste
dagli articoli 2, 3, 4, 5, 7 e 8, sono dimezzate se le violazioni riguardano quantitativi di prodotto
non superiori a 200 700 (limite modificato su richiesta della Conferenza Stato Regioni e
Commissione 9a Agricoltura del Senato) chilogrammi/litri di olio o a 3.500 1.000 chilogrammi di
olive. Se, invece le violazioni riguardano quantitativi di prodotto superiori a 30.000
chilogrammi/litri di olio o a 150.000 chilogrammi di olive, le relative sanzioni sono raddoppiate.
I limiti quantitativi stabiliti sono coerenti con i parametri previsti per la tenuta dei registri. Nello
specifico, tutti gli operatori sono obbligati alla tenuta del registro tuttavia, chi ha una produzione
di olio, per campagna di commercializzazione (1° luglio -30 giugno anno successivo), inferiore o
pari a 7 quintali può effettuare le registrazioni entro il 10 del mese successivo, anziché entro il 6
giorno successivo all’operazione.
Per la quantificazione delle sanzioni pecuniarie di base, riconducibili a illeciti relativi al
dispositivo di etichettatura, la scelta originaria è stata quella di non discostarsi dagli gli importi
previsti nella preesistente normativa per fattispecie comparabili.
In particolare, gli importi delle sanzioni che riguardano le irregolarità relative:
• alla conformità degli imballaggi;
• al mancato rispetto delle procedure previste per riportare in etichetta e nei documenti
commerciali una o più indicazioni facoltative di cui all’art. 5 del regolamento (EU) n. 29/2012
• alla mancata istituzione del registro;
• alla mancata identificazione delle partite (art. 8 della proposta di decreto legislativo),
sono stati mantenuti allineati nel quantum a quelli stabiliti nel decreto legislativo. n. 225 del
2005. La quantificazione della sanzione correlata a fattispecie analoghe è stata ritenuta congrua
anche al fine di assicurare eguale disvalore a condotte antigiuridiche simili. Peraltro, alle
sanzioni di cui si discute è applicabile l’istituto della diffida, in caso di prima infrazione, e il
pagamento spontaneo (entro i 5 giorni dalla notificazione), ai sensi del decreto legge n. 91 del
2014.
Al riguardo, il suddetto parere favorevole delle Commissioni Giustizia (II) e Agricoltura (XIII)
della Camera dei deputati e della Commissione Agricoltura del Senato (9a), del 1° marzo 2016,
recava le seguenti condizioni:
1) nelle disposizioni sanzionatorie di cui agli articoli 2, 3 e 4, commi 2 e 3, sia introdotta la
seguente clausola: «Salvo che il fatto costituisca reato»;
Commento [IA1]: Coerenti
Formattato: Non Evidenziato
11
2) all'articolo 3 sia prevista una sanzione amministrativa più grave per la condotta di indicazione
difforme delle informazioni di cui all'articolo 3 del regolamento (UE) n.29 del 2012 rispetto a
quella prevista per l'omessa informazione delle medesime informazioni;
3) la sanzione amministrativa prevista dal comma 1 dell'articolo 4 sia incrementata e coordinata
con quella disposta dall'articolo 3, che appare essere di maggiore gravità soprattutto in
riferimento alla difformità delle indicazioni rispetto a quanto previsto dal regolamento
dell'Unione europea;
e le seguenti osservazioni:
a. con riferimento all'articolo 7, valuti il Governo l'opportunità di prevedere, in raccordo con
quanto previsto dall'articolo 16 della legge n. 9 del 2013, e in caso di reiterazione della condotta,
la sanzione accessoria della sospensione dell'attività almeno fino a 6 mesi.
b. infine, all'articolo 9, si invita a riconsiderare i limiti per le sanzioni per i piccoli e grandi
quantitativi, in misura omogenea rispetto ai parametri già vigenti per altri obblighi, quale la
tenuta del registro di cui all'articolo 7.
Anche la Conferenza Stato/Regione, nella seduta del 5 novembre, nell’esprimere parere
favorevole allo schema di decreto legislativo ha raccomandato:
1. la riduzione del minimo edittale da 300 a 150 euro della sanzione di cui all’articolo
articolo 2, comma 1,
2. l’innalzamento del quantitativo da 200 a 700 kg di olio e da 1.000 a 3.500 Kg di olive,
quale limite al di sotto del quale si applicano le sanzioni dimezzate previsto all’articolo 9,
comma 1, lettera a);
3. di chiarire con successiva circolare il termine movimentazione di cui all’articolo 4,
comma 3
Le condizioni e le osservazioni delle Commissioni parlamentari e della Conferenza
Stato/Regioni sono state recepite nello schema di decreto legislativo attraverso l’introduzione
della clausola di salvezza, agli articoli 2, 3 e 4, commi 2 e 3, che subordina l’applicazione della
sanzione amministrativa alla preventiva valutazione che il fatto accertato non integri anche una
fattispecie considerata reato.
Poiché l’articolo 11 dello schema di decreto in esame dispone l’abrogazione espressa del decreto
legislativo 30 settembre 2005, n. 225, recante “disposizioni sanzionatorie in applicazione del
regolamento (CE) n. 1019/2002 relativo alla commercializzazione dell’olio d’oliva”, si è ritenuto
opportuno prevedere una clausola di salvezza che consenta di applicare la fattispecie penale nel
caso in cui la condotta antigiuridica e sanzionata in via amministrativa sia riconducibile ad
un’ipotesi di reato.
12
SEZIONE 5 - Giustificazione dell’opzione regolatoria proposta e valutazione degli oneri
amministrativi e dell’impatto sulle PMI
A) Svantaggi e vantaggi dell'opzione prescelta, per i destinatari diretti e indiretti, a breve e
a medio-lungo termine, adeguatamente misurati e quantificati, anche con riferimento alla
possibile incidenza sulla organizzazione e sulle attività delle pubbliche amministrazioni,
evidenziando i relativi vantaggi collettivi netti e le relative fonti di informazione.
L’amministrazione ha valutato che l’opzione prescelta non presenta svantaggi. Presenta, invece, i
seguenti vantaggi:
1) maggiore rispetto del principio di certezza del diritto, in quanto l’intervento regolatorio
sanziona obblighi imposti dai regolamenti europei privi di sanzioni.
2) per i destinatari indiretti, ossia i consumatori finali, l’innalzamento del livello di tutela degli
interessi presidiati dai regolamenti, quali la corretta informazione e la leale concorrenza.
B) Individuazione e stima degli effetti dell’opzione prescelta sulle micro, piccole e medie
imprese.
L’opzione proposta non crea alcun onere aggiuntivo, né ulteriori aggravi per le PMI. Queste
ultime sono di fatto tenute al rispetto dei precetti contenuti nei regolamenti e della previgente
disciplina sanzionatoria. La previsione della riduzione delle sanzioni fino alla metà prevista
dall’articolo 9 per i piccoli quantitativi garantisce la giusta afflittività e dissuasività anche per le
imprese di piccole dimensioni senza ledere i loro interessi economici.
C) Indicazione e la stima degli oneri informativi e dei relativi costi amministrativi, introdotti o
eliminati a carico di cittadini e imprese.
L’opzione proposta non crea oneri informativi a carico di cittadini e imprese che non fossero già
previsti nella disciplina dell’Unione europea o nazionale. Tali sono l’istituzione del registro,
l’iscrizione al Sian e l’istituzione del fascicolo aziendale.
D) Condizioni e i fattori incidenti sui prevedibili effetti dell'intervento regolatorio, di cui
comunque occorre tener conto per l'attuazione.
L’intervento regolatorio è immediatamente applicabile in quanto tutti gli enti statali responsabili
dell’attuazione all’opzione prescelta possono operare con le strutture umane e strumentali a
disposizione a legislazione vigente, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica. La
rilevazione delle infrazioni avverrà, infatti, nel medesimo contesto dei controlli ufficiali sugli
alimenti.
Non si ravvisano condizioni ed effetti ulteriori rispetto a quelli attualmente esistenti, stante
l’attuale cogenza della disciplina sanzionatoria di cui al decreto legislativo n. 225 del 2005,
parzialmente coincidente con le disposizioni sanzionatorie proposte.
Il nuovo sistema di controlli selettivi introdotto con il Regolamento UE n. 299/2013, basato
13
sull’analisi del rischio per ogni categoria di rischi, prevede un’accurata applicazione del sistema
sanzionatorio, la cui messa a punto tuttavia richiederà una fase di transizione per
l’individuazione, selezione, riscontro applicativo e eventuale correzione dei criteri di valutazione
del rischio per singola categoria di rischio.
SEZIONE 6 – Incidenza sul corretto funzionamento concorrenziale del mercato e sulla
competitività del Paese
L’intervento regolatorio favorisce il corretto funzionamento concorrenziale del mercato e la
competitività del Paese, inserendosi nel contesto di una disciplina armonizzata e rispondendo ad
esigenze di tutela della concorrenza e degli interessi dei consumatori.
Le disposizioni di cui al decreto legislativo proposto non limitano il numero e la tipologia dei
soggetti destinatari dell’intervento normativo e non riducono le possibilità competitive dei
medesimi.
Al contrario, la mancata adozione di adeguati provvedimenti sanzionatori, potrebbe recare
pregiudizio alle imprese virtuose e alterare le leali condizioni concorrenziali.
Le disposizioni di cui all’intervento regolatorio proposto non incidono sulla competitività
internazionale in quanto sanzionano comportamenti illeciti e garantiscono la corretta
applicazione della normativa unionale nel settore degli oli di oliva vergini, dell’olio d’oliva e
dell’olio di sansa d’oliva e, pertanto, favoriscono comportamenti concorrenziali legittimi.
Infatti, i principali Paesi concorrenti dell’Italia del settore (Spagna, Portogallo e Grecia) sono
soggetti ai medesimi obblighi e che una costante politica di tutela della qualità della nostra
produzione, attuata anche con efficaci controlli e adeguati sistemi sanzionatori, consente di
mantenente un vantaggio competitivo anche sul marcato internazionale. Si tenga conto che
l’Italia, oltre ad essere un grosso consumatore di olio di oliva è anche un grosso confezionatore
ed esportatore.
Attraverso uno specifico monitoraggio da parte della Commissione delle rendicontazione dei
singoli Stati sarà consentita anche una costante verifica del sistema controlli/sanzioni introdotto
anche in termini di efficacia ed efficienza rapportato a un contesto internazionale.
Le sanzioni sono state modulate in considerazione della diversa responsabilità degli operatori
coinvolti.
SEZIONE 7 - Modalità attuative dell’intervento di regolamentazione
A) Soggetti responsabili dell'attuazione dell'intervento regolatorio;
I soggetti responsabili dell’attuazione dell’intervento regolatorio sono il Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali, l’AGEA, l’Agenzia delle Dogane, l’Arma dei Carabinieri, la
Guardia di Finanza, il Corpo forestale dello Stato e gli operatori del settore.
14
B) Azioni per la pubblicità e per l'informazione dell'intervento (con esclusione delle forme di
pubblicità legale degli atti già previste dall’ordinamento;
L’intervento, oltre che nelle sedi di rito, sarà pubblicato sul sito istituzionale del Ministero delle
politiche agricole alimentari e forestali. Al provvedimento sarà data massima diffusione
attraverso partecipazione a convegni e incontri anche con il coinvolgimento delle associazioni di
consumatori e delle principali associazioni di categoria.
C) Strumenti e modalità per il controllo e il monitoraggio dell'intervento regolatorio;
Gli strumenti per il controllo dell’intervento regolatorio sono quelli ordinariamente seguiti nel
settore e verranno effettuati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per il
tramite del Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione delle
frodi dei prodotti alimentari, con strutture e modalità già esistenti.
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali acquisirà i dati relativi alla casistica
delle infrazioni che si dovessero verificare sotto la vigenza dell’emanando intervento regolatorio
e, in generale, sul funzionamento del sistema sanzionatorio predisposto.
E’ prevista, inoltre, ai sensi dell’articolo 8-bis del regolamento (UE) n. 29/2012 e dall’articolo 8
del regolamento CEE 2568/1991, una rendicontazione annuale sui controlli ufficiali svolti.
D) Meccanismi eventualmente previsti per la revisione dell’intervento regolatorio;
Trattandosi di disciplina definita a livello europeo non sono stati previsti meccanismi di
revisione dell’intervento regolatorio.
E) Aspetti prioritari da monitorare in fase di attuazione dell’intervento regolatorio e
considerare ai fini della VIR;
A cura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, verrà elaborata la prescritta
V.I.R. nella quale saranno presi in esame prioritariamente i seguenti aspetti:
- andamento dell’attività di sorveglianza, per circoscrizioni territoriali, tipologia di impresa;
- andamento delle sanzioni comminate, per circoscrizioni territoriali, tipologia di impresa,
tipologia di sanzione.
SEZIONE 8 - Rispetto dei livelli minimi di regolazione europea
L’opzione prescelta non introduce requisiti tecnici, obblighi e oneri di portata superiore rispetto a
quelli già previsti dalla normativa europea nelle materie oggetto dell’intervento, né è idonea a
determinare maggiori oneri per i destinatari.