Milano, 8 settembre 2014
Maria Frigo
Biografie linguistiche nella migrazione e processi di integrazione scolastica
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1. Acquisizione della L2 nella scuola:
i più piccoli e gli adolescenti
2. I percorsi scolastici dopo le medie:
orientamento nelle scelte delle famiglie e degli
insegnanti
3. Lingue materne:
bilinguismo e plurilinguismo
Italiano L2 per i più piccoli
- lingua adottiva o filiale
- stesso percorso, esiti
diversi
- cura delle competenze
linguistiche prima del
passaggio alla lingua scritta
Italiano L2 per i più grandi e gli adolescenti
- italiano del
“successo scolastico”
- meno NAI, più G2
- lingua dello studio
IMPARARE IN UN’ALTRA LINGUA
Abilità comunicative interpersonali di base
BICS basic interpersonal communications skills
Competenza linguistica cognitivo-accademica
CALP cognitive academic language proficiency
Cummins
1 - 2 anni
5 - 7 anni
BICS
CALP
L’italiano L2 nel percorso scolastico
lingua quotidiana microlingua disciplinare
immediatezza, velocità precisione
Per “funzionare”a scuola bisogna
passare dagli usi interpersonali e
relazionali della lingua agli usi più
complessi, bisogna cioè essere in grado
di comprendere ed esporre contenuti e
procedure delle diverse discipline.
L’aspetto linguistico si intreccia con gli
aspetti legati alle abilità di studio, cioè
alle prestazioni, linguistiche e non,
richieste dalla scuola.
Non capivo niente … Il primo mese di scuola è stato bruttissimo perché non capivo niente, dopo quel mese la scuola ha cominciato a fare lezioni d’italiano per stranieri. Il primo quadrimestre sono andato male, male, male perché comunque io ero appena arrivato e non capivo molto bene tutte le cose; adesso sto recuperando. Io ho chiesto una volta alla professoressa: – Si possono fare LEZIONI D’ITALIANO TECNICO? – perché comunque siamo in una scuola tecnica, perché io ho problemi con le parole tecniche e ci sono materie dove si usano parole tecniche e a volte non si capisce niente; per questo CHIEDO ANCORA DI FARE LEZIONI D’ITALIANO TECNICO, PER FAVORE, PER FAVORE, PER FAVORE, così posso studiare bene ...
Radu, 16 anni
“Sono nata in Italia e ho avuto un percorso di studi lineare, come quello dei miei compagni italiani, iniziato dalla scuola materna. Alla fine della terza media, che ho seguito in una scuola del centro perché mio padre faceva il portinaio lì vicino, i miei genitori insistevano perché frequentassi il liceo scientifico, ma gli insegnanti hanno consigliato l’istituto tecnico perché più adatto alla mia condizione di “straniera”. Ho pagato forse la mia condizione di pioniera perché allora ero la sola bambina straniera della classe e il fatto che i miei facessero i domestici ha certamente contato. Io ho seguito il consiglio degli insegnanti anche perché non avevo più voglia di sentirmi fuori posto e di lottare. Ho cercato anche una situazione scolastica nella quale non sentirmi più discriminata per le mie origini e per il mio colore e dove i miei compagni fossero più vicini a me anche per le condizioni economiche della famiglia.” Eden, studentessa universitaria di Giurisprudenza, di origine eritrea
“Alla fine della scuola media, i miei insegnanti e il preside dissero a me e ai miei genitori che la scelta giusta era il liceo scientifico, dati i miei risultati scolastici molto buoni, soprattutto in matematica. Ma i miei famigliari non ne hanno voluto sapere perché volevano una formazione pratica e utilizzabile subito per le attività commerciali, così mi sono iscritto all’istituto professionale turistico dove era già inserito un mio cugino. Ho studiato senza grandi sforzi, sentendomi sempre come un pesce fuor d’acqua rispetto ai miei compagni di classe e, contemporaneamente, davo una mano ai miei al lavoro. Ho scelto per loro, o meglio, hanno scelto loro al posto mio.” Yao, giovane cinese
“Quando sono arrivata in Italia, mi hanno perso subito un anno e mi hanno inserito con compagni più piccoli di me. Nelle Filippine io avevo frequentato una scuola privata ed ero fra le più brave della classe. In Italia mi sono ritrovata ad essere l’ultima quasi in tutto perché non riuscivo a capire le lezioni. Andavo bene solo in inglese perché la scuola nelle Filippine era bilingue. Alla fine del primo anno di scuola in Italia sono stata bocciata perché parlavo poco, ero timida e avevo sempre paura di sbagliare. Al momento di scegliere la scuola superiore, ero indietro di due anni e così ho seguito il consiglio di Sharon, una ragazza del mio Paese e mi sono iscritta a un istituto professionale di grafica che lei frequentava già. Adesso sono al terzo anno; sono la più brava della classe, ma sono più grande dei miei compagni e certe volte mi sembra di essere la loro mamma perché sono proprio piccoli rispetto a me.” Nora, studentessa filippina
Interviste ai genitori /1
Da tesi di dottorato di Massimo Romito
Genitore straniero
Interviste ai genitori /2
Da tesi di dottorato di Massimo Romito
Genitore italiano
Interviste ai genitori /3
A proposito del parere dei docenti
Fattori specifici che incidono sull’orientamento scolastico Le famiglie straniere • Scarse o parziali informazioni sul sistema scolastico italiano e sulla tipologia delle scuole secondarie di secondo grado • Spaesamento /estraniamento rispetto alla società italiana e conseguente difficoltà ad accompagnare i figli nel momento delle scelte e a sostenerne motivazioni e progetto • Situazioni economiche che limitano gli investimenti a lungo termine • Progetto migratorio ancora indefinito rispetto al tempo e alla durata (vissuto di provvisorietà che si trasmette ai figli) e rispetto al luogo e al Paese in cui si colloca il futuro della famiglia
Gli insegnanti e la scuola • Rappresentazione dell’immigrazione di tipo “miserabilista” e prefigurazione del ruolo sociale e lavorativo dei giovani immigrati come più debole e marginale • Elaborazione di aspettative più basse nei confronti dell’allievo straniero • Atteggiamento di iper-protezione che può portare a un consiglio orientativo verso il basso, verso percorsi scolastici più brevi e meno esigenti • Valutazione non del tutto positiva delle competenze linguistiche in italiano (soprattutto dello studio) che diventa predominante e rischia di lasciare in ombra talenti e capacità
Gli studenti stranieri • Percorsi scolastici più “accidentati” • Ritardo scolastico e età più elevata, rispetto ai compagni, al momento della scelta della scuola superiore • Solitudine nel momento dell’orientamento e delle decisioni da prendere per la prosecuzione degli studi • Difficoltà a prefigurare il futuro a partire da vissuti di provvisorietà e di non-cittadinanza
Messa in opera di dispositivi per l’orientamento
• informativi (opuscoli bilingui, mediatori)
• di accompagnamento (tutor, colloqui più approfonditi
scuola/famiglia)
Lavoro in rete
• progetti territoriali (rilevazione interessi e competenze,
accompagnamento alle scelte, borse di studio)
Invito a maggiore consapevolezza delle dinamiche in
gioco da parte degli insegnanti e degli operatori
Anch’io canto l’Italia
…
Domani sarò una donna importante
quando aiuterò il mio paese.
Formerò la mia persona qui nella mia seconda patria
alla quale devo ciò che sono e ciò che sarò.
Non dimenticherò ciò che mi hai dato, Italia!
E poi la mia gente vedrà che non si emigra
solo per lavorare e rinchiudersi
Come ricci nella propria ignoranza.
Ho assimilato di te, Italia,
le idee di libertà, giustizia, uguaglianza,
almeno nei libri di storia.
Allora, anch’io sono l’Italia.
Fatima
Quante lingue in una testa?
Monolingui, bilingui, plurilingui: la situazione più diffusa
I vantaggi del
bilinguismo Redazione 02 dicembre 2009
Il bilinguismo produce effetti positivi
sul cervello dei bambini. I bambini che
imparano da subito due lingue, hanno
infatti maggiori possibilità di sviluppare
migliori capacità di ragionamento nei
primi anni di vita. Lo dimostra uno
studio, recentemente pubblicato sulla
rivista Science, condotto dal
Laboratorio del Linguaggio, della
Cognizione e dello Sviluppo di Trieste. 19
Salvatore Aglioti, Franco Fabro, Il cervello poliglotta …, 2003
Inibite entrambe le lingue Inibito solo l’olandese Inibito solo l’inglese Nessuna inibizione
Dove sono le parole?
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Le lingue sono un fatto biologico e il cervello può crescere “plurilingue”
Le lingue sono un fatto sociale: non tutte le lingue hanno identico prestigio
Tutte le lingue hanno identico valore?
Prestigio linguistico Il prestigio è la valutazione sociale positiva che i parlanti danno di una lingua. Si tratta di una proprietà non oggettiva, bensì di una proprietà che dipende dalla valutazione di certi tratti, personali o sociali, che i membri di una comunità ritengono particolarmente favorevoli e desiderabili. Il contrario del prestigio è lo stigma. Una lingua stigmatizzata è un codice caratterizzato da proprietà sfavorevoli, non accettate socialmente e quindi sottoposte a sanzione negativa da parte dei parlanti.
http://transcultura.cliro.unibo.it/materiale/glossario.asp 22
Si può “crescere bilingui”?
• alle varie lingue è attribuito differente prestigio sociale
• gli usi più alti della lingua si apprendono con l’istruzione formale (a scuola)
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Nella scuola, quale messaggio riguardo alle L1?
Comunicazioni ai genitori
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