Neri PozzaRubrica
27 Domenica (Il Sole 24 Ore) 22/10/2017 GIUSTIZIATO PERCHE' FUMAVA UN SIGARO (F.Cardini) 2
5/8 Robinson (La Repubblica) 22/10/2017 IL TENENTE INGLESE CHE VIDE CAPORETTO (M.Thompson) 3
8/9 Il Piacere della Lettura (QN) 07/10/2017 ANDREA GRAZIANI IL GENERALE FUCILATORE (A.Scalabrini) 12
38/39 Il Piccolo 24/09/2017 MALAGUTI: ECCO LA GUERRA DI ENRICO RUSCONI 14
1 Corriere del Veneto - Ed. Padova eRovigo (Corriere Sera)
23/09/2017 IL LIBRO 15
21 Corriere di Verona (Corriere della Sera) 23/09/2017 "PRIMA DELL'ALBA" I MISTERI DI CAPORETTO 16
28 Corriere delle Alpi 19/09/2017 SOLDATI E GENERALI IL GIALLO DELLA GUERRA DI PAOLOMALAGUTI
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28 IL MATTINO DI PADOVA 19/09/2017 SOLDATI E GENERALI IL DALLO DELLA GUERRA DI PAOLOMALAGUTI
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16 il Gazzettino 18/09/2017 IN TRINCEA A CAPORETTO LA STORIA DI UNA DISFATTA 20
83 il Venerdi' (la Repubblica) 15/09/2017 MORTE ACCIDENTALE DI UN GENERALE ASSASSINO (G.v.) 21
39 Bresciaoggi 13/09/2017 LA GUERRA DEL VECIO 22
Corriere.it 11/09/2017 IL ROMANZO DI CAPORETTO E IL GIALLO DELLA MORTE DELGENERALE FUCILATORE
23
5 TTL Tuttolibritempolibero (La Stampa) 09/09/2017 LA VENDETTA NASCE IN TRINCEA: IL "VECIO" CONTRO ILFUCILATORE DI CAPORETTO (G.De Luna)
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Scaffale di storia
Il romanzo di Caporettoe il giallo della mortedel generale fucilatoreAttorno alla disfatta italiana di cento anni fa si snoda il racconto di Paolo Malaguti in «Prima dell’alba»: romanzo corale sulla
Grande Guerra, ma anche giallo che ricostruisce la morte di Andrea Graziani, l’alto ufficiale che mise al muro decine di soldati
italiani per futili motivi. Tra fiction e realtà, la grande tragedia di una nazione
di Dino Messina
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Il dramma di Caporetto spiegato in un romanzo. Ci ha provato con successo Paolo Malaguti in Prima dell’alba,un’opera narrativa appena edita da Neri Pozza (pagine 304, euro 17) che è dedicata alla memoria dell’artigliereAlessandro Ruffini, fucilato a Noventa il 3 novembre 1917, perché al passaggio di un generale non si era tolto ilsigaro di bocca. Quel generale era il più severo di tutti, Andrea Graziani (foto sotto), al quale il comandantesupremo Luigi Cadorna, con uno degli ultimi atti ufficiali prima di passare le consegne ad Armando Diaz, avevadato l’incarico di coordinare e sovrintendere il movimento di sgombero. Un eufemismo con cui in linguaggioburocratico si chiamava la ritirata, o anche la fuga, di Caporetto.
La grande fugaL’esercito italiano allo sbando incalzato da austriaci e tedeschi, forti di un nuovo tipo di mitragliatrice, di truppeliberate dal fronte orientale grazie all’armistizio con la Russia socialista, e, soprattutto, di un nuovo tipo diorganizzazione. Alla superiorità tecnica e logistica dei crucchi si era aggiunta l’impreparazione dell’esercito italiano,colto dal nemico in posizione d’attacco quando un’attenta valutazione del momento avrebbe voluto le truppe inposizione difensiva. Attorno al 24 ottobre di cento anni fa, alcuni mesi prima e alcuni mesi dopo, quando austriacie tedeschi dilagarono sino al Piave minacciando tutta la pianura padana, è costruito il romanzo di Malaguti,narratore non ancora quarantenne che nel 2016 è stato finalista al Premio Strega con La reliquia di Costantinopoli.
Il generale temutoPrima dell’alba è un libro con una natura duplice. In parte è un romanzo corale che racconta la Grande Guerra dalbasso (ciascuno dei 18 capitoli è dedicato a una vittima della repressione poliziesca, una delle facce del primoconflitto mondiale). In parte è un giallo, costruito attorno alla morte di Andrea Graziani, il severo generale temutodalla truppa che dopo essere stato messo a riposo, era stato riabilitato dal fascismo e nominato luogotenente dellaMilizia volontaria. La stessa sorte toccata a Luigi Cadorna, che per volontà di Mussolini divenne Maresciallo d’Italia(toccando l’icona blu, l’«Extra degli Extra» con tutti gli Scaffali di storia di Dino Messina).
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Quel tuffo dal trenoGraziani, nato a Bardolino nel 1864, durante uno dei periodici viaggi da Roma a Verona, la sera del 27 febbraio1931, all’altezza di Calenzano, vicino a Firenze, cadde dalla carrozza di prima classe e fu ritrovato morto la mattinaseguente a una certa distanza dai binari. Suicidio o omicidio? Il giudice Cosentino, incaricato delle indagini, aprìl’inchiesta al mattino e la chiusa la sera stessa, nonostante ci fossero molti dubbi che un vecchio carico di onorispiccasse un atletico salto da un treno in corsa per farla finita. Mussolini non voleva scandali attorno alla morte diquell’«eroe» della Prima Guerra Mondiale e fece intervenire l’Ovra per mettere tutto a tacere. Ma molti dubbifurono avanzati da subito e se ne trova una eco nella voce dedicata al generale pubblicata pochi mesi dopol’accaduto dal Dizionario biografico degli italiani.
Italiani messi al muroPrima di ricevere l’incarico di ispettore della ritirata, Andrea Graziani aveva avuto una carriera notevole. Si eradistinto negli aiuti alle popolazioni durante i terremoti di Messina (1908) e della Marsica (1915) e da colonnello siera guadagnato i gradi di generale nella battaglia del Pasubio. Aveva una fama di militare capace e intransigente eper questo Cadorna gli aveva affidato quel delicato compito dopo la disfatta di Caporetto. Secondo i documentiaveva personalmente ordinato la fucilazione alle spalle di almeno trenta italiani. Non tutti disertori. Nella grandeguerra, come hanno raccontato Enzo Forcella e Alberto Monticone in Plotone di esecuzione (Laterza), si potevafinire al muro solo per avere la divisa in disordine. Furono un migliaio i condannati a morte nella Grande Guerra.Ma a questa cifra bisogna aggiungere le vittime non registrate. Era consuetudine che per non dispiacere allefamiglie (e per mettersi al riparo da eventuali ricorsi) gli ufficiali attribuissero la causa di morte a una pallottolanemica o a una malattia. La madre di Alessandro Ruffini, il ragazzo di 24 anni che era già un veterano, fucilatoperché si era messo sull’attenti con il sigaro in bocca, nell’immediato dopoguerra ebbe il coraggio di denunciareAndrea Graziani. Se ne trova traccia sugli articoli dell’Avanti!, ma risulta anche che il generale ammise le sueresponsabilità e non venne in alcun modo perseguito (sotto, soldati tedeschi durante l’avanzata seguita allosfondamento di Caporetto; nella foto sopra il titolo, la ritirata italiana).
Tra fiction e realtàPaolo Malaguti ipotizza nel suo romanzo che la morte di Graziani abbia a che fare il suo comportamento al fronte.Vendetta dei famigliari, di un testimone delle esecuzioni? O di chi altro? Naturalmente non lo sveleremo per nontogliere suspense alla lettura. Ma qui siamo nel campo della fiction. Nella realtà storica resta la figura controversadi Andrea Graziani, che tornò a dividere anche in anni recenti, quando gli amministratori del Comune di Valgatara,nel Veronese, tirarono fuori dalla cantine un busto del generale e lo posero accanto al monumento ai caduti. Lastatua venne buttata da ignoti dissidenti in fondo a un laghetto e recuperata mesi dopo.
I profughi venetiProbabilmente non verrà mai risolto il mistero attorno alla morte di Andrea Graziani, da non confondere con il
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Rodolfo Graziani che fu ministro della guerra a Salò. Certo, bene ha fatto Paolo Malaguti a ricordarci questa paginadi storia e a raccontarci la ritirata di Caporetto dal basso, con una prosa avvincente che fa spesso ricorso al lessicodi trincea. La lingua ci restituisce l’umore di un popolo, di un esercito composto al novanta per cento da contadini,che non fervevano certo d’ardore per la patria e impararono a caro prezzo l’italiano nel fango delle trincee. Per lorola «caramella» era l’ufficiale, il «corpo reali imboscati» era la croce rossa italiana, «passare al lampione» andaresotto processo, «re Pipetta» era il soprannome dato a Vittorio Emanuele III, chiamato anche «sciaboletta»;«reoplano abbattuto»”, il carabiniere ucciso per astio o vendetta, «trincea Cadorna», la trincea di prima lineaparticolarmente pericolosa. Malaguti in Prima dell’alba dedica molte pagine anche alle tante famiglie costrette alasciare le loro case dall’avanzata nemica. Interi Paesi furono trasferiti lontano (Cismon del Grappa a Marsala,Enego dall’altopiano di Asiago in Calabria). Il sentimento nazionale si creò anche così: con la coabitazione forzatadopo la tragedia.
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