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Storia della Evoluzione
Urbanistica di Torino
Di Sandro DEGIANI
Torino, 2010-2013
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La fondazione e l'Era Romana
Julia Augusta Taurinorum viene fondata nella seconda metà del I secolo a.C. Sul luogo era già
presente un insediamento celtico dei Taurini, probabilmente si trattava della mitica Taurasia.
I Taurini furono l'unica popolazione celtica che sbarrò il passo ad Annibale nel 218 a.C. schierandosi
con Roma e non con l'invasore e resistettero ben tre giorni a quell'enorme esercito prima di
abbandonare la citta e riparare sui colli.
La concessione nell'anno 89 a.C. dello Jus Latii alla tribù (uno status di Cittadinanza Romana non a
diritto pieno) fu' il probabile riconoscimento della fedeltà dimostrata durante le Guerre Puniche e
comportò il passaggio della loro capitale allo status di colonia e giustificò la rinominazione e la
rifondazione della città.
La Torino romana (fig.1) è una tipica città presidio militare, a pianta rettangolare di circa 760 metri
per 680 metri, quasi perfettamente quadrata con un solo angolo leggermente smussato in
corrispondenza dell'angolo nord-est dove sorgono oggi i Giardini Reali e il Giardino dei Ripari,
probabilmente a causa del dislivello ancor oggi esistente.
La città (fig.2) è delimitata dalle attuali vie Giulio a nord, Consolata e corso Siccardi a ovest, Cernaia,
Santa Teresa e Maria Vittoria a sud e Accademia delle Scienze, piazza Castello e i Giardini Reali a est.
Il Decumano (coincidente con l'attuale via Garibaldi, ex via Dora Grossa) e il Cardo Maximus,
coincidente con l'attuale via Porta Palatina, via SanTommaso e via Arsenale, si incontavano
pressapoco all'altezza della attuale piazza del Corpus Domini retrostante piazza delle Erbe o piazza
Palazzo di Città.
All'incontro del Cardo con il Decumano in quasi tutte le città romane c'era il Foro (anche se sulla
maggior parte delle mappe di Torino romana ricostruite dagli archeologi non se ne vede traccia) e
quindi possiamo dire che a Torino il centro civico, se non quello monumentale, da sempre è coinciso
con il medesimo punto, anche se oggi questo non è più il baricentro della città.
L'orientamento degli assi stradali non è esattamente coincidente con i punti cardinali, probabilmente
per rispettare un orientamento dei lati parallelo ai due fiumi Po e Dora, quindi si discosta dalla
tradizionale metodologia di tracciatura romana ma la differenza non è molto sensibile e ancora oggi
via Garibaldi vede il Sole sorgere dietro Palazzo Madama e tramontare verso Piazza Statuto come ci si
aspetta che accada in un Decumano romano
Le strade erano tracciate a scacchiera regolare e dividevano la città in 72 insulae di circa 75 metri di
lato. L'area era di 45 ettari ed ospitava circa 5000 residenti.
Le mura avevano 30 torri poste all'altezza di ogni via e in esse erano aperte quatto porte, Porta
Decumana (poi Porta Segusina o Porta Susina, rivolta verso Ovest e la Francia) all'incrocio di corso
Siccardi con via Garibaldi, Porta Principalis Dextra (Poi Porta Nuova) rivolta verso sud all'altezza di
Piazza S. Carlo, Porta Principalis Sinixtra (poi Porta Palatina), l'unica ancora esistente vicino a Porta
Palazzo, rivolta verso nord e la via verso Milano e Porta Pretoria (oggi inglobata in Palazzo Madama)
rivolta verso est e il Po.
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Fig. 1 - La vista aerea è opera di Francesco Corni. E' riportato anche il Circo (quasi un piccolo
Colosseo) fuori dalle mura verso Porta Nuova più o meno all'altezza dell'attuale Piazza S.Carlo. E'
ipotizzato anche un Foro all'incrocio del Decumano con il Cardo (all'incirca Piazza Corpus Domini) ed
una piccola piazzetta all'altezza di via Barbaroux.
Fig. 2 - La pianta romana qui sopra sovrapposta alla attuale planimetria è quella generalmente
riportata nei testi, la presenza di una piazza del Foro all'incrocio del Decumano con il Cardo non è
riportata. La leggera discrepanza sul percorso delle vie è dovuta al fatto che la mappa di Tuttocittà non
è rigorosamente ortogonale.
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La base della torre dell'angolo nord-ovest è tuttora visibile nelle fondamenta della chiesa della
Consolata.
Un piccolo teatro (oggi in parte riportato alla luce accanto al Duomo di San Giovanni nel parco del
palazzo dell'Arcivescovado) era addossato alle mura nell'angolo nord-est.
La Torino Medievale fino al 1500
Dopo la caduta dell'impero romano ci fù la parentesi Longobarda che durò dal 569 d.C. con Agilulfo,
duca di Torino, fino al 773 d.C. quando Federico Barbarossa entrò a Torino e passò la città allo status
di contea Franca. Nel 1035 Olderico Manfredi morì lasciando solamente tre figlie, la maggiore delle
quali Adelaide divenne, di
fatto, l'erede della marca
torinese.
Poco dopo la morte del
padre, Adelaide sposò
Ermanno di Svevia,
figliastro dell'imperatore
Corrado il Salico. Ermanno
però morì nel 1038 e nel
1042 Adelaide sposò Enrico
del Monferrato.
Anche questo nuovo
matrimonio durò poco in
quanto Enrico morì
probabilmente nel 1045.
Nuovo consorte di Adelaide
fu Oddone figlio cadetto del
primo conte di Moriana
Umberto detto
Biancamano, di origini
burgunde. Da questo
matrimonio ebbe origine l'interesse e l'influenza della casa dei Savoia nei confronti di Torino.
Torino divenne possesso di un ramo collaterale dei Savoia, quello del Piemonte, poi dei Savoia-Acaia
e nel 1418 con la riunificazione di tutti i territori sabaudi attuata da Amedeo VIII, detto il Pacifico,
passò al ramo principale, divenendo quasi subito la sede amministrativa dei domini subalpini del
ducato, nonché il capoluogo dei suoi affari politici e diplomatici.
Nel 1459 vi fu stabilito il supremo consiglio di giustizia divenendo in pratica da quel momento la
capitale dello stato sabaudo.
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Fig. 5 e 6 - La città nel 1400, prima della
costruzione della Cittadella (fig. 5) e nel
1580 dopo la costruzione della Cittadella
(fig.6), La città era divisa in quattro
quartieri delimitati dal Decumano (Via
Garibaldi) e dal Cardo Massimo (Via
Arsenale). I Quartieri prendevano il nome
delle porte, Porta Doranea a nord-est,
Fig. 7 - Torino 1564 - Nella rozza
pianta della città si notano i due
rivi che correvano lungo via Dora
Grossa (attuale via Garibaldi) e
via Bertola contribuendo alla
pulizia delle strade. Sfruttavano
la leggera pendenza della città
verso il Po con un dislivello di
circa trenta metri tra il livello di
Piazza Statuto e il fiume.
Fig. 3 e 4 - La città nel
Trecento. La vista aerea di fig. 3
è chiaramente tratta dalla
mappa riportata in fig.4,
anch'essa datata intorno al 1300,
l'unica dove compare indicato
l'anfiteatro già ridotto a ruder
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La città intanto, aspettando i
Savoia, non esce dalle sue
mura romane per più di 1500
anni, tant'è che le mappe del
1400 riportano la medesima
pianta ma con una relativa
fusione di alcune insulae e la
perdita in alcuni quartieri
della regolarità geometrica
della pianta romana.
In queste mappe è riportato
un circo massimo (un piccolo
Colosseo) già ridotto a
rudere poco oltre Porta
Nuova, più o meno all'altezza
della attuale Piazza S. Carlo.
Con il passare degli anni
piccoli borghi sorgono nel
tratto libero verso il Po e
verso la Dora (l'attuale Balon ha già il suo tipico tracciato irregolare e serpentiforme ), verso la Francia
(essenzialmente conventi e residenze patrizie la prima ed unica piazza della città, Piazza de Turino,
l'attuale Piazza delle Erbe davanti all'attuale Municipio e sorge la Torre Ciivica all'angolo di via
Garibaldi. Al posto dell'attuale Municipo c'è il Palazzo Civico che ha già il porticato attuale. La Torre
Civica era un simbolo per i torinesi, con il suo toro in bronzo
sul tetto che mugghiava quando tirava vento grazie ad
ingegnose aperture nel suo corpo. Venne abbattuta da
Napoleone Bonaparte e questo i torinesi non glielo
perdonarono mai, una nota strega lanciò al Corso una
maledizione perpetua.. chissà se a Waterloo Bonaparte si
ricordò dell'evento?
E' ancora presente e probabilmente funzionante l'acquedotto
romano che arriva dal lato verso corso Francia, più o meno
all'altezza di Porta Susina, oggi piazza Arbarello.
All'angolo nord-ovest sorge il campanile romanico della
Consolata e la prima chiesa.
Emanuele Filiberto capì l'importanza di rendere più sicura la
città dal lato della pianura e tra il 1564 ed il 1566 fece
costruire la Cittadella sull'angolo Sud-Ovest.
La mappa di Hieronimus del 1583 mostra su tre angoli della
cinta muraria bastioni a forma di punta di lancia. primo inzio
Torino nel 1568
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Fig. 8 - La famosa Mappa del Carracha del 1460. Si nota l'assenza del Palazzo Reale non ancora
edificato, c'è solo il Palazzo dell'Arcivescovado e "mezza" piazza Castello dato che Palazzo
Madama è ancora la porta di Po posta lungo le mura.
Fig. 9 - Mappa di Torino
intorno al 1500. Molto
nitida ed idealizzata la
scacchiera romana delle
strade che era
probabilmente meno
regolare dopo quindici
secoli di interventi. Non
c'è il palazzo Reale e la
Cittadella è ancora una
struttura pentagonale
pulita priva di contraffori
e spalti. Si nota l'ancora
intatto acquedotto romano
ad archi che correva
parallelo all'attuale Corso
Francia fino alla Porta
Segusina.
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di una cinta muraria moderna che sostituisce progressivamente quella romana oramai insufficente e
la cittadella con la sua classica pianta pentagonale.
La scelta del 1583 da Emanuele Filiberto di spostare la Corte da Chambery a Torino, fatta dopo il
trattato di Chateau-Cambresis che gli ridava il possesso dei suoi domini e al termine della lunga
guerra tra Francia e Spagna comporta per la città l'inizio della sua lunga storia di Capitale Sabauda.
Con l'arrivo della Corte la città esce dal limbo in cui fino allora aveva vissuto e inzia a mostrare i primi
segni di cambiamento.
La sede della Corte che fino ad allora era stata Palazzo Madama si trasferisce nel palazzo
dell'Arcivescovado affiancato al Duomo di San Giovanni e subito iniziano i lavori per erigere accanto
un Palazzo Reale degno della casata dei Savoia.
Torino agli inizi del Seicento - Il primo ampliamento (1620)
Se Emanuele Filiberto pose le
fondamenta di Torino capitale, fu
suo figlio Carlo Emanuele I a dare
il via alle prime trasformazioni
urbanistiche.
Sotto il suo regno fu infatti
realizzato il primo ampliamento
cittadino, verso sud, con la
costruzione dell'attuale via Roma,
che conduceva da piazza Castello
alla Porta Nuova e la nascita della
attuale piazza San Carlo, allora
Piazza d'Armi.
Il periodo di pace, dal 1601 al
1613, permise a Carlo Emanuele
di trasformare prima di tutto il
cuore della città, diventato il
luogo del potere assolutistico-
dinastico, con l'abbellimento del Palazzo Reale.
Piazza Castello viene rettificata e regolarizzata e una Galleria viene costruita per collegare Palazzo
Madama al Palazzo Reale da una parte e la Cancelleria dall'altra. Ma sopratutto si progetta con il
contributo di Carlo di Castellamonte l'ampliamento della città verso Sud, con la creazione della Cittò
Nuova..
Il volto di Torino diventa quello di una città in pieno fervore costruttivo, ma assolutamente controllata
dal suo duca. Infatti chiunque volesse costruire nel nuovo ampliamento doveva obbedire alle
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Fig. 10 - La mappa del 1640 mostra il
primo ampliamento meridonale, il Borgo
Nuovo, ancora separato dalla città
quadrilatera dai resti degli spalti non
ancora concellati. Pochi isolati risultano
tracciati mentre le mura sono già
complete.
Fig. 11 - Pianta dell'assedio di Torino del 1640. Incisione in rame di GIOVENALE BOETTO su disegno
di MICHELE ANTONIO RAYNERO, 1643 La pianta riporta una maggiore urbanizzazione del Borgo
Nuovo ma il quartiere meridionale risulta ancora separato dal resto della città.
Fig. 12 - La bellissima vista acquerellata di TOMMASO BORGOGNO realizzata per il Theatrum Sabaudiae
rappresenta la citta nel 1695. Il primo ampliamento di Borgo Nuovo è già edificato e quasi completo
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indicazioni fornite
da Carlo di
Castellamonte,
architetto di corte
e autore delle
splendide facciate
di piazza S. Carlo.
Nel nuovo
ampliamento, a
sottolineare la
volontà
razionalizzatrice
del duca, era stato
mantenuto l'antico
impianto
ortogonale romano.
Al programma di
rinnovamento urbanistico della città aveva già dato inizio Ascanio Vitozzi, architetto ducale dal 1584,
con la risistemazione di piazza Castello, il taglio
della Contrada e della Porta Nuova. La portata
innovativa consisteva nel fatto che la contrada di
Dora Grossa (attuale via Garibaldi), l'antico
decumanus maximus, perdeva il ruolo millenario
di arteria principale che veniva assunto dalla
Contrada Nuova (l'attuale via Roma), attestata
sul nuovo palazzo ducale.
Testimonia tale fase un disegno di Aureliano
Monsa realizzato nel 1605 quando l'impianto del
palazzo ducale non era ancora completato e
stava per essere decretato il progetto per il
«reinquadramento» di piazza Castello, che
imponeva ai proprietari delle case di provvedere
all'allineamento delle facciate che dovevano, per
maggior decoro, essere a portici.
L'ansia costruttiva di Carlo Emanuele si manifestò
anche nel territorio, con la realizzazione della
splendida Mirafiori e di Regio Parco
Nel 1620, in occasione dell'arrivo a Torino di
Cristina di Francia, promessa sposa del principe
Vittorio Amedeo, ebbe luogo l'inaugurazione
della Città Nuova. Numerosi documenti
L'Esedra di Piazza Vittorio nel 1628 - Si vede l'Antica Porta di Po che fa fa' di
chiusura alla confluenza di via Po e via Principe Amedeo.
Aureliano Monsa—Torino 1605— Novo disegno del
sitto del novo Pallazzo di S.A.S. et Piazza castello con
strada. Disegno a penna acquerellato con tratti in oro
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Fig. 13 - La pianta di FRANÇOIS-GÉRARD JOLLAIN sfrutta l'incisione di Tommaso Borgogno e
rappresenta la citta nel 1695. Il primo ampliamento di Borgo Nuovo è già edificato e quasi completo
Fig. 14 - Torino 1673 - Secondo Ampliamento. Tavola di Francesco Corni. Nasce l'obliqua via di Po e
Piazza Castello raddoppia la sua area pur risultando spartita in due piazze dalla Galleria.Le piazze
sono tre con la Piazzetta Reale separata dalla Piazza Castello dalla galleria sopraelevata (scomparsa
e sostituita dalla cancellata dei Dioscuri)
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testimoniano lo svolgimento
dei lavori per la costruzione
della Porta Nuova, attestata
sull'arteria principale del
nuovo ampliamento,
attraverso la quale la
principessa avrebbe fatto il
suo ingresso in Torino.
Lo sviluppo di Torino
conobbe una brusca frenata
nel 1630 con la terribile
peste che decimò gli abitanti.
Nel 1630 anche Carlo
Emanuele moriva e gli
succedeva il figlio Vittorio
Amedeo I ritratto in una
incisione del Boetto del 1633
(fig. 15a) sovraintendere ai
lavori di ampliamento della
città, gli è accanto l'architetto Carlo di Castellamonte che tiene in mano un grande foglio, forse i
disegni della cinta da edificare. Amedeo I moriva a sua volta nel 1637, la moglie Cristina di Francia
(sorella di Luigi XIII) assumeva la reggenza per conto del figlio Carlo Emanule di soli nove anni che
salirà al trono nel 1648 come Carlo Emanuele II. Cristina fù la prima "Madama Reale" e la sua
Reggenza venne sempre contestata dai potenti cognati Maurizio e Tommaso di Savoia che erano
appoggiati dalla Spagna; lei si appoggiò per difenderla alla Francia. Il risultato del conflitto fu una
larvata occupazione dell'esercito francese della città e le interferenze della Francia accanto alla
Madama Reale, e della Spagna accanto ai due fratelli Savoia, nella vita politica del ducato.
Malgrado concessioni e sgravi fiscali i lavori di edificazione della Città Nuova andavano a rilento.
Ancora nel 1640, come si desume da un'altra incisione di Boetto (fig.11) il vallo della fortificazione
preesistente separava ancora la città Vecchia dalla Nuova e il collegamento era reso possibile grazie
ad un ponticello.
L'edificazione della piazza Reale (ora San Carlo) avveniva tra il 1640 e il 1650 sui terreni demaniali del
vallo, punto di congiunzione tra le due parti della città e fulcro del nuovo ingrandimento.
Nel 1666 arriva in città Guarino Guarini, l'architetto che con Filippo Juvarra avrebbe caratterizzato il
centro cittadino.
La prima opera firmata dal Guarini è la Cappella della Sindone, negli anni seguenti avrebbe realizzato
il Collegio dei Nobili (attuale sede del Museo Egizio), il Palazzo dei Savoia-Carignano (sede del primo
Parlamento italiano) e la chiesa di S. Lorenzo con la sua splendida cupola.
Fig. 15a - Vittorio Amedeo I sopraintende ai lavori di ampliamento
di Torino, accanto il Castellamonte porge i disegni del progetto.
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Fig. 15 - La pianta di Torino del 1704 qui sopra riporta lo spazio del terzo ampliamento
progettato dal Juvarra per i nuovi quartieri militari già incluso nella cinta muraria ma ancora
libero da costruzioni. Sono ancora presenti i vecchi bastioni. In questa pianta Piazza Carlina
mostra la progettata forma ottagonale che non venne mai realizzata. Porta Susa è adesso interna
Fig. 16 - Particolare della
Mappa di Chez P.Mortier
datata 1706. Come la
precedente ma adesso c'è
un ulteriore bastione in
basso a destra a
protezione del ponte sul
Po verso Sud e un bastione
a Nord esterno alle mura
unisce la Dora e Il Po
nell'area che oggi occupa
il Parco della Colletta. Il
terzo ampliamento non è
ancora costruito e ci sono
ancora i bastioni
precedenti oramai interni
ai nuovi bastioni più
esterni.
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Torino nella seconda metà del Seicento - Il secondo ampliamento
Il 23 ottobre 1673 con una solenne
cerimonia accuratamente registrata
nei verbali del Consiglio Comunale, si
inaugurava l'ampliamento della città
verso il Po decretato da Carlo
Emanuele II che tra numerose ipotesi
aveva accolto il parere di Sébastien La
Preste marchese di Vauban,
sovrintendente alle fortificazioni di
Francia, optando per tener fuori dalla
cinta difensiva il Po e la Dora.
L'arteria principale della nuova
sezione, detta Contrada di Po, era
anomala, diagonale, fuori dallo
1682 Torino incisione di Joan Blaeu - Piazza Castello - Da notare che a separare la Piazzetta
Reale dalla Piazza non c'era l'attuale cancellata dei Dioscuri ma una vera e propria galleria
soppraelevata di comunicazione con una torre nel mezzo
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Fig. 18 - Torino nel
1715, La mappa è
poco indicativa della
realtà, ed è piuttosto
un vista ideale senza
pretese di assomigliare
alla forma reale della
città. Completamente
sbagliata la posizione
di Piazza San Carlo e
Piazza Carlina. E'
curiosa la scelta di
raffigurare la città
vista dalla parte della
Dora.
Fig. 17 - La pianta è datata 1700 ed eseguita da Matth-Seutte, acquerellata ed arricchita
da una vista prospettica della città con i suoi campanili e le torri tra cui spicca la Torre
Civica. Piazza Carlina è rettangolare e stranamente sono rappresentati gli edifici del terzo
ampliamento (approvato proprio quell'anno) che saranno costruiti molto tempo dopo.
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schema ortogonale della città allo scopo di congiungere direttamente Palazzo Madama ora centro
della città e non più Porta a ridosso delle mura alla Nuova Porta del Po, la via venne battezzata Via di
Po.
I confini della
nuova area
correvano da Via
Accademia delle
Scienze a Via San
Francesco da
Paola, quindi
toccavano le
attuali Piazza
Cavour, via Maria
Vittoria, Piazza
Vittorio Veneto,
congiungendosi
infine con i
Giardini Reali.
La piazza
principale della
nuova estensione
torinese venne
intitolata a Carlo
Emanuele II.
Il progetto
dell'ampliamento orientale, messo a punto da Amedeo di Castellamonte, succeduto al padre Carlo
nella carica di architetto ducale, si atteneva al criterio di uniformità delle facciate che aveva
caratterizzato già l'ampliamento meridionale.
Nell'editto di Maria Giovanna Battista Savoia-Nemours del 16 dicembre 1675 si affermava infatti «che
le fabriche che saranno fatte, o si faranno da una parte e dall'altra della strada che và dalla piazza
Castello alla Porta di Pò, e sopra detta Piazza, e la Carlina, dovranno essere tutte di un'altezza
uniforme con li Portici, e ornamento, che saranno da Noi prescritti».
Amedeo di Castellamonte aveva previsto in un primo tempo come polo principale del nuovo
ingrandimento una piazza Carlina di forma ottagonale porticata, compresa tra i prolungamenti delle
attuali via Giolitti e via Maria Vittoria.
Motivazioni economiche indussero la reggente ad abbandonare ben presto il progetto, optando per
l'idea formulata da Michelangelo Garove di una piazza di forma quadrata, collocata a nord rispetto
alla soluzione precedente, attraversata dall'attuale via Maria Vittoria: la piazza perdeva così il
carattere magniloquente di spazio chiuso della place royale per cedere il passo agli interessi di
economici.
Piazza Reale (oggi piazza San Carlo) nel 1682 - la piazza vista guardando verso Porta
Nuova, si vedono le chiesette gemelle di di Santa Cristina e di San Carlo e non
(ovviamente) il celebre Caval d’Bruns
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Fig. 19 - Torino
nel 1790. La mappa
realizzata da
IGNAZIO AMEDEO
GALLETTI è una
specie di catasto
illustrato dove ogni
casa ed ogni
edificio ha un
numero che lo
associa al
proprietario.
Fig. 20 - Torino nel 1710 - Malgrado l'area cittadina sia completamente edificata ci sono notevoli aree
verdi nei cortili e negli spazi racchiusi dai palazzi nei due ampliamenti di Borgo Po e di Borgo Nuovo,
segno della lungimiranza e sensibilità dei duchi di Savoia e dei loro architetti. solo il vecchio
quadrilatero romano ne è privo. La sensibilità al verde è testimoniata anche dai giardini reali che
mostrano uno schema tipicamente settecentesco.
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Gli effetti sono immediatamente visibili: la bellissima vista a volo di uccello acquerellata della città di
Thomas Borgonius del 1682 (fig. 12) mostra una città non più una pianta quadrilatera romana ma
moderna, a forma di mandorla, con il secondo ampliamento che si protende verso il Po ancora un po'
arioso, occupato essenzialmente da da conventi ed orti, poi arriveranno Palazzo Carignano e piazza
Carlina.
Nel 1684 salì al trono Vittorio Amedeo II. La crisi economica e l'incertezza politica, dovuta ai conflitti
sempre latenti tra Francia e Spagna, caratterizzarono i primi anni del suo regno.
Nel 1700 dalla carta di Mattheus Seutte (fig.17) si evince che la trasformazione è già compiuta, sono
scomparsi i conventi e nasce piazza Carlina con Palazzo Carignano e le Scuderie Reali sui due lati
opposti.
Sulla collina, oltre il Po in proseguimento di via Po compare la Villa della Madama Reale con la sua
vigna ad anfiteatro.
Torino agli inizi del Settecento - Il terzo ampliamento e l'assedio del 1706
Il 14 novembre 1700 il Consiglio Generale della Città riferiva la richiesta del duca «di qualche soma
per la spesa del novo ingrandimento della stessa Città dalla parte di Porta Susina». Stremata dalle
continue richieste di denaro la città prendeva tempo, chiedeva «che si formi un topo, o' sij figura di
detti siti col disegno del nuovo ingrandimento».
I lavori per l'allargamento delle fortificazioni nella zona occidentale iniziarono due anni dopo, sotto la
direzione di
Michelangelo
Garove, e dalle
piante dell'assedio
del 1706 esse
risultano ultimate,
mentre la zona è
ancora priva di
fabbricati e
destinata alle
manovre militari,
separata dalla città
dalla presenza
delle vecchie mura.
Ma siamo oramai
prossimi al fatidico
1706, Torino stà
per subire il
drammatico
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Fig. 21 - La disposizione dei Palazzi del Potere Ducale e degli Uffici Governativi e Militari era
particolarmente curata ed accentrata nella area di Piazza Castello e Via Po. Da notare che, grazie alle
Gallerie sopraelevate di collegamento era praticamente possibile passare da un palazzo all'altro senza
mai uscire all'aperto e quindi in massima segretezza e discrezione.
Fig. 22 - Torino nel 1782. Dal 1706 la città non si espande più e le mura vanno strette. Nonstante ciò c'è
ancora spazio per giardini e spazi verdi sfruttando i cortili interni. Dolo le tre espansioni a Sud, Est ed
Ovest solo il lato Nord è ancora coincidente con l'antica traccia romana.,
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assedio delle truppe francesi.
Le mappe della città realizzate nel 1706 sono numerose, ovviamente per motivi militari e storici,
Opere di fortificazione vengono aggiunte sia verso il Po arrivando ad inglobare anche il ponte sul Po e
il Borgo Po (sede dell'Arsenale) che verso la Francia con baluardi aggiiuntivi a proteggere Porta
Susina, ed anche verso il Nord, fortificando ma non inglobando il Borgo del Balon.
Torino dopo l'assedio e fino all'arrivo di Napoleone (1707-1798)
A guerra finita e vinta, edificata la Basilica di Superga come voto per la vittoria, la vita a Torino
riprende il suo corso.
Il Trattato di Utrecht nel 1713 trasformò il Ducato in Regno e assegnò ai nuovi re anche il dominio
della Sicilia, pochi mesi dopo sostituita con la Sardegna: nasceva così quel Regno di Sardegna che
tanta parte avrebbe avuto nella storia d'Italia. La capitale del nuovo Regno fu trasformata dal nuovo
ambizioso re sotto la sapiente regia di Filippo Juvarra, uno dei maestri del Barocco italiano.
La progettazione dei Quartieri Militari di San Celso e San Daniele fu' la prima opera a cui si dedicò
Filippo Juvarra, architetto regio dal 1714, che definì negli anni del soggiorno torinese tutto
l'ampliamento occidentale.
L'ampliamento di Michelangelo Garove viene inglobato nella cinta muraria e riempito di edifici.
L'intervento si fondeva con il più vasto progetto di ristrutturazione che per tutto il Settecento
coinvolse la città vecchia, in particolare la rettifica della Contrada di Porta Palazzo (attuale via Milano),
con la definizione di un più dignitoso accesso alla città da settentrione nel 1729.
Nel 1719 la guerra è finalmente finita, le mura e le opere militari di un decennio prima sono in gran
parte inutili. Si inizia ad immaginare una città diversa e nei progetti compaiono proposte che
vedranno la luce solo un secolo dopo.
Juvara è un maestro e immagina un grande giardino che nasce sull'area di Porta Nuova, una nuova ed
enorme Piazza d'Armi (sull'area che sarà poi la Crocetta) e grandi viali alberati che corrono attorno
alle mura tracciando i grandi corsi di Torino, corso Regina, corso San Maurizio,
Una enorme piazza viene tracciata in corrispondenza delle Porte Palatine (la futura Porta Palazzo).
Saranno i francesi quasi un secolo dopo a realizzare queste opere.
L'unica a nascere davvero è Piazza Savoia, ma le mura restano le stesse e scompaiono solo le
fortificazioni di Borgo Po e del Balon.
Anche se molti sogni e visioni future del Juvara rimasero sulla carta l'architetto siciliano firmò alcuni
dei capolavori dell'architettura torinese: la nuova facciata di Palazzo Madama, i Quartieri Militari, la
Basilica di Superga, voluta dal Re per rispettare il voto fatto alla Vergine, le chiese di S. Filippo Neri e
del Carmine, la splendida palazzina di caccia di Stupinigi, insuperato capolavoro del Barocco europeo.
L'ampliamento juvarriano dei Quartieri Militari che aveva disegnato il proseguimento della Contrada
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Fig. 24 - Torino nell'anno 1800 nella mappa di Stockdale. Il Borgo del Balon risulta difeso da
bastioni come pure il ponte sul Po e il Borgo Po oltrefiume. E' la massima espansione della cinta
muararia che di li a pochi anni sarà abbattuta dai francesi consentendo alla città di espandersi dopo
oltre un secolo in cui le mura sono state il suo confine, la sua difesa ma anche il suo limite.
Fig. 23 - Bernardo
Bellotto (detto il
Canaletto) - 1745 - Lavori
sulle mura della città dal
lato Corso Regina
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di Dora Grossa di larghezza maggiore rispetto al tratto dell'antico decumanus, con isolati uniformi,
venne esteso come modello per il dirizzamento della contrada con "Editto di S.M. per il drizzamento
della Contrada detta di Doragrossa della Metropoli di Torino" emesso dai Vittorio Amedeo II il l 27
giugno 1736
Via Dora Grossa, l'antico Decumano romano, oggi Via Garibaldi, viene retttificata, allargata, abbellita
e scompaiono le bottegucce, le baracche e gli ampliamenti abusivi eretti nei secoli e che l'avevano
ridotta a un tortuoso, buio, maleodorante budello.
L'editto è modernissimo nel concetto, si vuole creare una via commerciale e mercantile bella e
piacevole (quasi quasi si invidia la lungimiranza di allora, quando 400 anni dopo vollero trasformare
via Garibaldi in isola pedonale ci fu una mobilitazione dei negozianti ed una mezza rivoluzione perchè
si temeva di perdere in affari).
L'intervento si fondeva con il più vasto progetto di ristrutturazione che per tutto il Settecento
coinvolse la città vecchia, in particolare la rettifica della Contrada di Porta Palazzo (attuale via Milano),
con la definizione di un più dignitoso accesso alla città da settentrione nel 1729 per favore il passeggio
e gli acquisti ci fu' quasi una rivoluzione. Ma vediamo le parole del Principe:
"Se ad ogni Città è cosa sconvenevole assai, che si veggano anguste, e storte le principali contrade, ed
ancor più se fornite sieno di case in gran parte meschine, o vecchie, e rovinose; ciò maggiormente
disdice ad una Metropoli, massime quando coteste strade sono altresì incommode al pubblico, ed al
commerzio medesimo, quindi è, che in un tale stato essendo purtroppo quella di questa nostra
Torino nel 1770 - Via Dora Grossa rinnovata
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Fig. 26 - Torino
nell'anno 9 della
Repubblica (quindi il
1808). Le mura sono
scomparse (forse
persino troppo
ottimisticamente
dato che a Nord
ricompaiono alcuni
anni dopo, vedi fig.
27)
Curiosi i nomi
imposti ai luoghi
noti, Piazza Carlina
è Place de la
Libertè, Piazza San
Carlo è Piazza
d'Armi, Piazza
Vittorio non ancora
circondata dai palazzi ma solo tracciata è Piazza dell'Eridano, Piazza Savoia è Piazza di Francia,
Piazza Duomo è Piazza del Mercato, l'abbozzo di Porta Palazzo è Piazza d'Italia e la Piazzetta Reale è
Piazza Nazionale.
Fig. 25 - Torino Napoleonica - la Mappa riporta i nomi francesi dei luoghi. Piazza Castello è diventata
Place Imperial e Piazza San Carlo Place Napoleon. Nascono i viali alberati sui bastioni ma le mura sono
ancora presenti
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Capitale, che chiamasi di Doragrossa, allorchè l'altre eziandio men esposte, perché dal centro della
città più remote, sono in così bella architettura ordinate, si è accresciuto in noi il desiderio, il qual
ebbimo sempre, di vederla in un aspetto più dicevole, ed in corrispondenza di quella, nella quale
termina questa stessa contrada verso l'ingrandimento di porta Susina, non solamente per decoro ed
ornamento, ma ancora per commodo pubblico, e di que' negozianti primarj, che ivi, come in miglior
sito, si sono introdotti e stabiliti, mancando loro ormai quell'ampiezza proporzionata di fondachi, e di
abitazioni, che all'esigenza de' loro traffichi sono opportuni, e necessarj».
dalle parole del sovrano emerge chiaramente, oltre all'esigenza di decoro, la connotazione
commerciale precisa della via
«destinata per li negozianti, e mercatanti più riguardevoli, cioè d'oro, d'argento, di seta, di panno, di
tele, et altri di simile condizione».
Le mura però servono ancora e nel 1761 la cinta muraria è di nuovo fortificata, torna ad essere
nuovamente protetto Borgo Po, oramai ben cinque ordini di bastioni e spalti circondano la città che
assume una forma stellata che manterrà inalterata fino alla fine del secolo.
La parentesi Repubblicana (1798-1814)
L'8 dicembre 1798, dopo un conflitto durato alcuni anni, Carlo Emanuele IV di Savoia, alleato
dell'impero asburgico, in contrapposizione alla Francia del Direttorio, sconfitto lasciò Torino per
ritirarsi in Sardegna dopo aver rinunciato ai suoi diritti sul Piemonte e la Savoia.
In piazza Castello fu innalzato l'albero della libertà, il consiglio decurionale fu sciolto e sostituito da
una municipalità di tipo francese con a capo un maire.
Nel 1802 il Piemonte fu annesso alla Francia e Torino divenne una delle 25 principali città della
Repubblica francese. L'annessione comportò l'adozione dell'organizzazione politico-amministrativa
francese e il riordino delle finanze pubbliche.
La Torino francese vede cambiare i nomi delle sue piazze e vie: Piazza Castelllo diventa Place
Imperiale, Piazza San Carlo battezzata Place Napoleon, e Piazza delle Erbe si trasforma in Place de
l'Hotel de Ville.
La parentesi napoleonica durata 14 anni fa' scomparire la secolare cinta muraria, sull'area
sgomberata nascono fitti viali di ippocastani, boschetti e giardini.
Nascono lungo la linea dei bastioni nord quelli che diventeranno in seguito corso Regina e corso San
Maurizio.
Napoleone visitò più volte la città e nel dicembre del 1807 firmò, durante una delle sue visite, il
decreto che autorizzò la municipalità ad erigere, a sue spese, un nuovo ponte sul Po in sostituzione di
quello di legno.
Come contributo all'opera la municipalità ebbe la possibilità di utilizzare i materiali ricavati dalla
demolizione delle porte ed il lavoro di prigionieri di guerra spagnoli. Per ironia della sorte il nuovo
25
Fig. 27 - Torino nel 1833. Le aree di Piazza Vittorio e di Borgo Vanchiglia sono delimitate ma non
edificate. Piazza Carlo Filiberto (oggi Piazza della Repubblica) è tracciata cosi come corso Regina
Margherita e corso San Maurizio. A nord e a sud restano tracce dei bastioni come lungo l'attuale Via
Andrea Doria e via Plana (sull'area dell'attuale aiuola Bailbo). Corso Vittorio Emanuele c'è ma senza
case e San Salvario previsto ma non esiste. A Porta Nuova c'è il Giardino del Re e la Piazza d'Armi.
Fig. 28 - Mappa di Torino con gli ampliamenti previsti nel 1828 e nel 1840, compaiono le aree di
Piazza Vittorio, Borgo Vanchiglia, le case lungo corso Vittorio Emanuele dal lato sinistro andando verso
Po e il primo tratto di Corso Giulio Cesare dopo Porta Palazzo verso Milano.
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ponte a cinque arcate, che esiste tuttora, venne inaugurato da Vittorio Emanuele I al suo rientro in
città nel 1814.
La trasformazione urbanistica imposta dai Francesi comportò l'abbattimento dell'antica galleria che,
in piazza Castello, univa il Palazzo delle Segreterie a Palazzo Madama.
Ritornano i Savoia e nasce il Regno di Italia (1814-1864)
Il Congresso di Vienna nel 1814 restituì
Torino e il Piemonte ai Savoia e con il
ritorno di Vittorio Emanuele I la città
ritrovò il suo status di capitale.
Per salutare la Restaurazion dell'antico
regime il re fece costruire la chiesa della
Gran Madre di Dio, sull'altro lato del Po,
di fronte all'odierna piazza Vittorio
Veneto.
Nella mappa del 1816 l'opera urbanistica
dei francesi è evidentissima, rimangono
poche tracce dei bastioni, la sola
Cittadella resistette alla opera
rinnovatrice della Rivoluzione.
Dal 1817 al 1865 la citta ritorna ad
espandersi su tutti i lati, raggiungendo il
Po e la Dora, e nasce l'attuale Corso
Vittorio che termina con il ponte
napoleonico che per la prima volta si
affianca all'unico ponte fino ad allora
esistente, quello di via Po che porta alla
sponda est di Borgo Po e alla chiesa della
Gran Madre di Dio.
Nel 1828 viene progettata Piazza Vittorio e pianificata l'espansione di Borgo Vanchiglia,
l'ampliamento da Porta Nuova verso il Po e l'espansione verso il fiume Dora,
E' nata la grande piazza che sarà Porta Palazzo, ora Piazza Emanuele Filiberto, e Porta Nuova ha una
grande Piazza detta Piazza del Re e la via che partendo da questa piazza-giardino porta al Po su cui si
inizia ad affacciare i primi palazzi (ma ci soino ancora molte aree libere) si chiama Strada del Re (oggi
corso Vittorio Emanuele).
Nella mappa del 1834 queste zone risultano già edificate.
Il volto di Torino inzia ad assomigliare alla città che oggi vediamo, resta come ultimo segno dei tempi
27
Fig. 29 - Torino nel 1836. La citta è in piena espansione e le vecchie mura sono quasi scomparse Prende
forma Borgo Vanchiglia e qualche palazzo sorge lungo Corso Vittorio Emanuele e a San Salvario.
Fig. 30 - Torino nel 1840 con segnate le zone di espansione a partire dal 1800. I bastioni Sud sono già
scomparsi mentre quelli Nord resistono.
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passati la Cittadella, ma la mappa del 1857 ci mostra il primo attacco edilizio che ne erode la prima
parte, con la nascita di quella che oggi è via Cernaia.
L'espansione vero il Po ha fatto nascere Borgo Nuovo ma è nato anche un ulteriore Borgo alla destra
della Strada del re, San Salvario. Intanto il Progresso ha portato in città la ferrovia e sulla Piazza del Re
ora Piazza Carlo Felice nasce e si affaccia la stazione ferroviaria di Porta Nuova.
Torino a cavallo del secolo fino alla Prima Guerra Mondiale (1864-
1918)
La Cittadella scompare velocemente e senza
ripensamenti. Nella mappa del 1867 di Rabino qui a
fianco via Cernaia ha mangiato il lato nord.
In quella dopo del 1869 è sparito anche il lato Est.
Nella terza qui a fianco riportata datata 1874 anche il
lato Ovest se ne va’ .
Resta il Mastio che ha resistito fino ad oggi.
Nel 1884 l'Esposizione Generale, al Valentino, costituì
l'occasione per far risvegliare la città dal torpore in cui
era caduta: fu costruito il Borgo Medioevale e fu
risistemato il Parco del Valentino. Nel 1897, in seguito
alla grave crisi economico-finanziaria dei governi
Crispi, entrarono nel Consiglio comunale torinese i
socialisti. Fu una novità importante: il Comune ebbe
una parte di primo piano nella trasformazione dell'ex
capitale in città industriale.
L'amministrazione locale di quegli anni fu impegnata
nel miglioramento dei collegamenti ferroviari,
dell'istruzione, dell'assistenza sociale. In quegli anni
nasceva anche l'industria automobilistica: la FIAT
sorgeva sulla tradizione del piccolo artigianato
piemontese, ma con forti spinte innovative, grazie alle
intuizioni di Giovanni Agnelli. Accanto alla FIAT
nacquero anche la Lancia e l'Itala. La
municipalizzazione dei trasporti urbani e la
statalizzazione delle ferrovie contribuirono alla
nascita di un'industria meccanica torinese.
Con il 1888 e il secolo che sta per finire la città oramai
ha raggiunto un livello di espansione che l'ha portata
oltre i naturali confini, nasce la Barriera di Milano
oltre il fiume Dora, viene edificato il Cimitero Centrale
18671867
18691869
18741874
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Fig. 31 - Torino nel 1842. Mappa di G.B. Maggi - Una delle ultime a riportare la Cittadella, nella
mappa di figura 33 di quindici anni dopo la Cittadella è scomparsa e al suo posto sorgono i
quartieri militari e la Piazza d'Armi
Fig. 32 - Torino nel 1846. Praticamente identica alla precedente ma si nota in alto a sinistra, dopo il
rondò della Forca il complesso religioso di Maria Ausiliatrice. Intanto qualche casa sorge tra Piazza della
Repubblica ed il Borgo del Balon
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verso Regio Parco, nasce la Barriera di Nizza oltre il Valentino verso il Lingotto.
L'ultimo "sfregio" alla antica pianta di Torino data in quegli anni, viene tracciata obliquamente via
Pietro Micca che congiunge Piazza Castello con piazza Solferino abbattendo e tagliando ogni edificio
lungo il suo percorso.
I ponti sul Po ora sono cinque, non cambieranno più.
Torino divenne, al tramonto del secolo, il primo centro italiano in cui si sviluppò la nuova arte: il
cinema. Qui furono infatti prodotti i primi film italiani e, nei primi vent'anni del Novecento, il cinema
fu una risorsa di grande importanza. Il cinema a Torino coincise infatti con il primo divismo (tra le star
lanciate Lydia De Robertis, Maria Jacobini, Lydia Quaranta; tra i film prodotti quelli tratti da Gabriele
D'Annunzio) e i primi film di grande successo nazionale e internazionale.
La nuova città industriale attraeva popolazione dalle campagne e, nei primi anni del secolo cresceva al
1923 - mappa dell’IGM dell’area urbana Torinese — da notare lo Stadio
sull’area dell’attuale Politecnico, l’ippodromo e l’areoscalo doganale a
Mirafiori , l’enorme complesso dello scalo ferroviario e le Officne FIAT del
Lingotto. La città finiva all’altezza della Piazza d’Armi, più o meno in
corrispondenza di Largo Orbassano.
31
Fig. 34 - Torino nel 1888.
L'espansione continua a Sud con
la Barriera di Nizza e si
costruisce lungo corso Francia e
Corso Regina Margherita. Nasce
anche il borgo Oltre Po di corso
Casale.
Fig. 33 - Torino nel
1857. Mappa di
Ronchi Editore. La
Cittadella è solo più
una linea
ttatteggiata, Torino
a nord si è spinta
oltre il fiume Dora
con il Borgo Aurora.
Nasce in alto a
destra il Cimitero
Monumentale con il
parco e quattro
campi.
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ritmo di 9.000 persone l'anno. Vennero realizzati quartieri operai, fu estesa la rete viaria, furono
avviati corsi di formazione professionale. La prima guerra mondiale sorprese una Torino in pieno
sviluppo e causò prima una depressione e quindi una ripresa economica. Ma gli unici settori che
trovarono reale vantaggio alla fine della guerra furono il siderurgico e l'automobilistico.
Dal Fascismo alla Repubblica (1919-1945)
Siamo arrivati oramai alla storia recente.
Gli anni che portarono al fascismo furono anche per Torino anni di crisi sociali: le agitazioni operaie
erano seguite dalle repressioni. Nel 1919 furono fondati i Fasci torinesi, nel 1922 fu bruciata la sede di
Ordine Nuovo la rivista diretta da Antonio Gramsci; poco dopo Mussolini prendeva il potere e a
Torino, a dicembre del 1922, ci fu un ulteriore violento scontro tra fascisti e operai, che terminò con
una caccia all'uomo nei quartieri di Nizza e S. Paolo. Durante il fascismo Torino continuò la sua
espansione industriale e accolse immigrati veneti e meridionali. La politica coloniale del regime favorì
lo sviluppo della FIAT, che seppe così superare la depressione causata dal crollo di Wall Street.
Nacquero, in questi anni, la moda, dalla tradizione delle "sartine" torinesi, e, soprattutto, la radio
italiana, che da Torino trasmetteva i suoi programmi. Allo scoppio della seconda guerra mondiale
l'industria torinese si convertì in industria bellica e scoprì il lavoro femminile. I bombardamenti del
1942 causarono una drastica riduzione della produzione; la riduzione del potere d'acquisto degli
operai causò, nel 1943, una rivolta. A settembre dello stesso anno ci fu l'occupazione tedesca. La crisi
del regime e l'occupazione nazista spinsero molti giovani verso le montagne, per la Resistenza. Il 18
aprile 1945 un grande sciopero paralizzò la città, il 26 aprile i partigiani iniziarono la liberazione di
Torino, conclusasi il 30. Il 3 maggio gli Alleati entravano in una città già liberata.
Dal Dopoguerra al Terzo Millennio (1946-2010)
I primi anni del dopoguerra furono drammatici: patrimonio edilizio e fabbriche erano duramente
danneggiati. Il Comune divenne costruttore realizzando, primo in Italia, nuove case popolari. La FIAT
divenne un vero e proprio centro di potere con cui la città fu costretta a confrontarsi sin dai primi
anni '50: la presenza del gigante dell'automobile aveva su Torino grandi ricadute di reddito e
ricchezza, ma determinò anche conflitti che solo negli anni seguenti avrebbero trovato soluzione.
Negli anni '50, grazie al potente richiamo della FIAT si verificò una nuova ondata di immigrazione, sia
dalle altre regioni settentrionali (soprattutto Veneto) che dal Meridione.
La presenza degli immigrati meridionali determinò una serie di drammatici problemi, dall'abitazione
ai servizi, a cui Torino era impreparata. Nel giro di un decennio Torino si trovò ad essere la terza città
italiana meridionale, subito dopo Napoli e Palermo; l'arrivo disordinato e incontrollato dei nuovi
residenti causò a lungo conflitti di mentalità e cultura, che la città ha superato nei decenni successivi,
solo con grande difficoltà. Nel 1961, anno del centenario dell'unità, Torino era una città
irriconoscibile. L'antica capitale dei Savoia superava il milione di abitanti, era uno dei maggiori poli
d'attrazione industriale d'Italia ed era una vera metropoli economica. Gli anni '60 non sarebbero però
33
ig. 35, 36 e 37 - Evoluzione urbana di Torino dal
1865 fino al 1970. Ogni mappa riporta due diversi
stadi di sviluppo.
L'espansione è relativamente regolare, fermata
solo ad Est dalla collina, la città comunque si
allunga sull’asse da Nord a Sud, meno lungo l'asse
di Corso Francia.
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stati facili. Al boom economico seguirono infatti tensioni sociali che sfociarono nelle proteste
sessantottine e nell'autunno caldo degli operai.
All'inizio degli anni '70 i sindacati, che avevano ottenuto dopo l'autunno caldo importanti vittorie
contrattuali, si trovavano ad avere posizioni di grande forza nelle fabbriche: nel 1972 l'occupazione di
Mirafiori spinse la Confindustria ad accettare le richieste dei sindacati.
Nel 1975 salì per la prima volta al potere una Giunta di sinistra, contemporaneamente la crisi
petrolifera costrinse la FIAT alle prime cassa integrazioni. Gli anni di piombo costarono a Torino
numerose vittime, tra queste, oltre a dirigenti e operai FIAT, Carlo Casalegno, vicedirettore de La
Stampa. La crisi economica degli anni '70 ebbe il punto di svolta con la marcia dei 40.000 che
chiedeva a gran voce la riapertura dei cancelli di Mirafiori, paralizzati da 35 giorni di sciopero.
Gli anni '80 e '90, in cui si sono avvicendate giunte di sinistra, pentapartitiche e di centro-sinistra,
sono stati anni di pacificazione sociale: ai conflitti degli anni '70 ha fatto seguito la ripresa della FIAT,
arrivata negli anni '80 a utili record grazie anche al lancio di nuovi modelli. Il volto di Torino è
ulteriormente cambiato: i processi di ristrutturazione industriale hanno ridimensionato l'impiego
nelle industrie a favore del terziario. Le dimensioni delle imprese sono diminuite, la ricerca, i servizi
alle imprese, la finanza e la cultura sono i settori in cui Torino sta cercando nuove opportunità di
crescita. La popolazione è diminuita: il censimento del 1991 segnala che i torinesi sono oggi meno di
un milione.
Il fitto tessuto industriale urbano è oramai scomparso, si sono liberate immense aree nella città, gli
Stabilimenti Venchi-Unica di corso Francia, le officine Grandi Motori FIAT di corso Vercelli, l'Iveco di
Via Cigna, le Ferriere FIAT di corso Mortara, lo storico stabilimento del Lingotto, le Officine Grandi
Riparazioni delle Ferrovie dello Stato, gli stabilimenti Lancia.
Con le fabbriche sono scomparse anche le centinaia di piccole officine (le boite) che erano il loro
indotto e la destinazione abitativa e la vita di interi quartieri che ruotava intorno alle grandi fabbriche
vicine.
Anche gli edifici pubblici come il Carcere Giudiziario delle Nuove e tanti edifici militari come le molte
caserme sono scomparsi, lasciando o gusci vuoti e ruderi oppure nuovi spazi da inventare e
organizzare.
Intanto nel Terzo Millenio nasce finalmente la linea Metropolitana sotterranea, in centro viene chiuso
al traffico, si ampliano le zone pedonali, la Stazione di Porta Nuova viene arretrata e resta solo come
terminal regionale.
Il volto di Torino del terzo Millennio sarà caratterizzato dalla Spina, l'area che attraversa la città
sull'asse Nord Sud ottenuta dall'interramento del passante ferroviario.
Da Largo Orbassano fino a corso Grosseto e l'autostrada per Caselle nasce una larghissima arteria di
scorrimento a otto corsie. L'area delle stazioni di Porta Susa e Stazione Dora anch'esse interrate
vedranno nascere zone commerciali nuove. Il primo grattacielo moderno sorgerà proprio accanto alla
vecchia stazione di Porta Susa per il gruppo Bancario Intesa/San Paolo su progetto di Giorgio Piana e
sarà di pochi metri inferiore alla Mole Antonelliana solo per rispetto al simbolo cittadino.
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Fig. 41 e 42 - Sull'area liberata dalla stazione
di Porta Susa nascerà il grattacielo del Gruppo
Intesa/San Paolo disegnato da Giorgio Piana.
Molte polemiche per questo moderno palazzo
che sarà di solo un metro inferiore alla Mole
Antonelliana. Qui sotto un confronto tra la
Mole e alcuni dei più alti palazzi di Torino
Fig. 38, 39 e 40 - Il Passante Ferroviario sta cambiando
il volto di Torino. L'interramento della linea ferroviaria
che attraversava la città dividendola in due con le
stazioni a livello sotterraneo crea in superfice una
magnifica direrttrice di traffico da Nord a Sud, da
Largo Orbassano fino all'imbocco della tangenziale nord
e alla superstrada per l'aeroporto di Caselle,