Sul battente da porta
I l battente da porta in ferro compare in Occidente nel tardo Medioevo.
A quell'epoca con il rifiorire delle attività metallurgiche e la nascita di una «moderna» siderurgia, molti oggetti d'uso vengono preferibilmente prodotti in ferro anziché in bronzo o in altri materiali. Uno di questi è il battente da porta che nel contempo subisce una sorta di ridefinizione complessiva del suo ruolo, all'interno del nuovo orizzonte storico-sociale.
Si tratta, come noteremo fra poco, di mutazioni formali ma anche di accentuazioni funzionali destinate a porre i l battente da porta in una luce diversa rispetto al passato.
Nel mondo antico o perlomeno nell'antichità classica, di cui restano maggiori tracce documentarie, i l sistema della porta1 prevede la presenza di un «battente» applicato sull'uscio la cui versione più ricorrente è quella di una protome leonina che stringe in bocca un anello (nel caso la porta sia a due ante è prevista la coppia). «Battenti» di questo tipo compaiono più o meno identicamente sulle porte di case, palazzi, templi e tombe con due presunte finalità pratiche; agevolare la chiusura della porta, tirandola verso di sé e annunciare il proprio arrivo, battendo Fanello contro l'uscio; a queste si aggiunge naturalmente una funzione ornamentale nonché quella di ammonire i l passante a tenersi lontano.
Apparentemente l'oggetto che abbiamo appena descritto presenta le stesse caratteristiche del suo futuro discendente medievale e poi moderno ma in realtà sussiste fra i due una precisa differenza: nei «battenti» del mondo antico la funzione di battere non è prevalente rispetto alle altre come negli esemplari medievali. Gli anelli stretti tra le fauci di un leone comunicano più il senso della maniglia che quello del battente e l'azione del battere, che pure l'oggetto in certi casi assolveva, aveva certamente un significato più simbolico che reale: chi impugnava l'anello intendeva esprimere l'intenzione di battere piuttosto che darne concreta dimostrazione.
A sostegno di questa tesi concorrono considerazioni diverse: il fatto che nel mondo greco e romano le porte delle case restassero aperte o semiaperte durante i l giorno2 (da cui anche la quasi totale assenza di serrature) e che il gesto di battere alla porta si compisse comunemente con il pugno o con un bastone3, lascia presumere un ridotto impiego del battente da porta; d'al-
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tro canto i battenti della classicità di cui abbiamo notizia, e talora testimonianza concreta, denunciano una struttura morfologica tendenzialmente priva di una «testa» ossia di quella parte del battente opportunamente rinforzata per sopportare impatti ripetuti e frequenti.
Si deve pertanto concludere che quei battenti che dall'antichità sino all'Alto Medioevo ornano le porte di case, palazzi e chiese svolgono una funzione più di maniglia che di vero battente; sono oggetti più da impugnare che da spingere contro un uscio4.
La fisionomia del battente da porta in ferro medievale è invece molto diversa da quella del suo progenitore a riprova della diversa concezione che lo ha ispirato. Innanzitutto il battente viene concepito in ferro, materiale elastico e resistente più del tradizionale bronzo e quindi adatto a resistere a migliaia di urti , e poi viene realizzato in una forma ergonomicamente più funzionale: i primi battenti in ferro rassomigliano a dei martelli e come tali non presentano più l'aspetto di una maniglia entro cui si infila la mano per tirare a sé la porta; la mano deve invece afferrare l'oggetto per farlo battere contro l'uscio in un punto opportunamente dotato di un rinforzo (solitamente ancora in ferro), per evitare i l rapido consumo del legno. Lo spirito di concretezza che pare animare il battente in ferro coinvolge in un certo senso anche il momento decorativo; le varie tipologie di animali più o meno fantastici tratti dal bestiario medievale che ricorrono in molti battenti svolgono un ruolo analogo a quello delle protomi leonine ma mentre queste ultime stavano per così dire sul fondo della scena, quelli sono protagonisti assoluti: si tratta di f igure poste volutamente in posizione centrale con un duplice intento: da un lato attrarre i l passante ma al tempo stesso intimargli di passare lontano. Questa seconda finalità ricopre a sua volta un significato scaramantico e uno concreto: l'animale raffigurato sul battente ha i l compito di scacciare dalla casa gli spiriti del Male ma è anche un guardiano reale della casa che vuole spaventare chi gli passa vicino.
Inoltre poiché l'uscio dei portoni medievali non è più aperto durante il giorno come nell'antichità ma rigorosamente chiuso, i l battente campeggia sempre al centro della porta come a tutela della proprietà privata che la società medievale per prima si incarica di sancire e legittimare.
Visto sotto quest'ultima angolatura il battente da porta costituisce una sorta di barriera preliminare alTac-
cesso in un territorio privato, uno scudo che, secondo il duplice significato del termine, in primo luogo protegge ma può anche ostentare lo stemma, i simboli araldici o il monogramma della famiglia cui appartiene la dimora.
Un ultimo aspetto tipico del battente da porta in ferro è quello di essere in genere concepito come oggetto singolo, a differenza dei battenti in bronzo che appaiono il più delle volte in coppia sui portoni e possono essere riprodotti in più esemplari- Le coppie di battenti in ferro sono abbastanza rare.
I caratteri del battente da porta sin qui messi in evidenza, riferendosi principalmente agli esemplari medievali in ferro del tipo a martello, possono essere estesi in linea generale anche agli altri tipi di battente in ferro.
A partire dal '400 tornano largamente in voga i battenti ad anello, probabilmente nell'ambito del generale processo di rivisitazione dei modelli classici, distintivo del periodo rinascimentale; il ritorno di questa forma, che resterà prevalente nei secoli successivi rispetto al tipo a martello, non contraddice comunque le connotazioni assunte dall'oggetto in età medievale che tut-t'al più vengono ribadite rimanendo sostanzialmente inalterate fino all'Età contemporanea.
Sotto un profilo tecnico i l battente da porta rappresenta una delle tante protesi motoriche di cui l'uomo si è dotato nel corso della storia.
La prima ragion d'essere di un battente è infatti quella di sostituire i l pugno umano usato per battere ad una porta. L'uomo inventa un oggetto in grado di risparmiargli la forza del braccio spesa nel compimento di un gesto ricorrente.
L'idea tecnica all'origine del battente è peraltro assai semplice: un elemento mobile — il corpo del battente — che si articola intorno ad uno fisso — un laccio o una forcella — incastrato nella parete lignea della porta. In condizioni di quiete i l battente pende in posizione verticale mantenendosi più o meno aderente alla porta; quando invece si vuole utilizzare l'oggetto, lo si solleva sin quasi a portarlo in posizione orizzontale per poi lasciarlo ricadere (oppure accompagnarlo) affinché con la forza del suo peso (e talora con l'aiuto del braccio) batta sonoramente contro la porta; successivamente il battente ritorna da solo nella posizione originaria.
In termini fisici questa dinamica è la stessa di un pendolo in cui ovviamente l'oscillazione risulta dimezzata per la presenza di una barriera fisica rappresentata dalla porta.
Tutti i battenti funzionano nello stesso modo, dinamicamente coinvolti in un rapido succedersi di gesti: la mano dell'uomo afferra i l battente stringendone la
porzione inferiore (spesso dotata di una apposita presa sporgente), lo solleva verso l'alto e poi lo lascia andare; l'impatto del battente con la porta produce il rumore desiderato.
In termini strutturali un battente da porta è costituito da un corpo unico nel quale sono individuabili due parti vitali al suo funzionamento: la testa e lo snodo; la testa è la parte del corpo che batte effettivamente contro la porta mentre lo snodo è quella che si articola sull'elemento fisso conficcato nella porta.
Più comunemente, ai fini dell'analisi formale un battente si considera composto di tre elementi: un corpo, una testa e uno snodo; in questo caso lo snodo corrisponde all'intera cerniera costituita dalla parte fissa incastrata nell'uscio e da quella mobile facente parte del corpo del battente.
In alcuni esemplari esiste un quarto elemento — la piastra di fondo — staccato dal corpo e inchiodato alla porta dietro lo snodo.
Infine l'elemento in ferro che compare sotto forma di chiodo, borchia o dado nel punto della porta toccato dalla testa del battente prende il nome di "incudine".
Sul piano formale il battente da porta si manifesta storicamente in due versioni: i l tipo a martello e quello ad anello. I l primo è predominante nel Medioevo ma viene continuamente prodotto anche nei secoli successivi e si configura come un'asta verticale ripiegata in basso a testa di martello, talora interamente modellata in forme zoomorfe e/o fitomorfe ovvero più semplicemente arricchita con figure animali e/o vegetali. I l tipo a martello può assumere configurazioni diverse e comunque non classificabili come varianti fisse e ricorrenti, essendo tendenzialmente frutto di una elaborazione personale del singolo artefice che intendeva dar vita ad un oggetto unico.
I l tipo ad anello compare, o meglio ricompare (come riscoperta del modello classico) intorno al '400 e si diversifica in molteplici varianti sostanzialmente raggruppabili in tre categorie: gli anelli puri, quelli modificati e le lire.
La forma rotonda pura è prevalente nel '400 e nel '500 e ad essa si affianca successivamente quella ovale (larghezza superiore all'altezza); in questo gruppo sono da includere anche quegli esemplari prodotti tra il '500 ed i l '700 in un'area compresa tra la Germania meridionale, la Svizzera e l'arco alpino orientale, la cui forma, sostanzialmente rotonda od ovale viene mascherata da un apparato decorativo particolarmente ricco costituito da motivi vegetali, mascheroni, ecc.
Già verso la fine del '400 compaiono forme modificate dei canonici anelli tondi, ottenute secondo modalità di variazione abbastanza precise e riconoscibili: i lembi superiori del battente anziché ricongiungersi
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ad arco e determinare la classica forma anulare, vengo¬no ripiegati verso l'alto ad angolo retto, dando luogo a prolungamenti verticali paralleli, oppure secondo una linea curva, che in tal caso determina un profilo a campana.
Un ulteriore articolazione di questi modelli formali è osservabile in un'ampia tipologia di battenti prodotti in Francia nel '600 e nel '700; in essi si riconosce una sagoma ovale che subisce nella parte superiore ripiegamenti ad angolo e insieme curvilinei, dando origine ad un profilo del tutto particolare, comunemente assimilato a quello di un carniere {boucle de gibecière).
Infine la forma a lira, apparentemente nata da un'ennesima elaborazione della forma ad anello, si sviluppa in realtà in via autonoma come ripresa di un modello classico che ricalca a sua volta il profilo dello strumento musicale. I l carattere distintivo del battente a forma di lira è rappresentato dalla presenza di riccioli ai lati dello snodo, che lo differenziano dal tipo ad anello scampanato. I battenti a forma di lira vengono realizzati principalmente in Italia tra i l '500 ed il '700 e talora in Spagna e in Francia; in molti esemplari i l profilo della lira viene costruito con due delfini disposti in posizione simmetrica.
Restano da fare alcune osservazioni circa l'aspetto formale della testa e dello snodo di un battente.
La testa può assumere configurazioni diverse: nella
maggior parte dei casi è costituita da un ingrossamento del corpo che forma un nodo (tondo, esagonale, poligonale, ecc.); più raramente appare indistinta rispetto al resto del battente e presenta talvolta la stessa sezione del corpo; molto spesso è segnalata dalla presenza di un dado sul retro e/o di un pomolo sul davanti: i l dado ha la funzione di evitare i l contatto diretto del corpo del battente con la porta mentre i l pomolo funge da presa; la presa di un battente può anche configurarsi come elemento vegetale sporgente (un ricciolo, una voluta, ecc.).
Come già detto la testa dei battenti a martello è in genere costituita dal ripiegamento del corpo ma in cert i casi i l corpo non è ripiegato e diventa necessaria la presenza di un dado sul retro.
Lo snodo può essere di due tipi: può esserci un laccio che abbraccia i l corpo del battente e le cui estremità vengono riunite e conficcate nel legno della porta, oppure un'astina bloccata nello spessore della porta che termina esternamente a forcella, con un perno che attraversa la forcella e nel contempo trapassa anche il corpo del battente. Questo secondo tipo di snodo può essere realizzato anche in forma inversa: la forcella sporge dal corpo del battente e i l perno trapassa l'astina fissata nella porta.
ALESSANDRO CESATI
Note
Per una trattazione sistematica circa la tipologia della porta e dei relativi accessori ne! mondo greco e romano si veda: C. Daremberg et E . Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, 9 voli., Ha-Ghette, Paris 1877- 1918, voce Janua. 2 Vedi: C. Daremberg et E . Saglio, op. cit., voce janua. J Vedi: C. Daremberg et E . Saglio, op. cit., voce Janna.
^Secondo una consuetudine diffusa nel Medioevo ma forse anche più antica, citata da vari autori tra cui Viollet-Ie-Duc {Dìctionnatre raison-né du mobilier frangais, 6 voli., Morel, Paris 1874, voce Heurtoir) per chiedere asilo in una chiesa era sufficiente afferrare uno di quegli anelli che pendevano dai portali esterni, il cui compito principale era quello di «facilitare il tiraggio delle ante quando le si voleva chiudere»!
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