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IL LAVORO DELLE DONNE
UN’ANALISI DEGLI AVVIAMENTI AL LAVORO NEGLI ANNI 2008, 2009 E 2010
1. Sommario
Questo rapporto presenta un’analisi degli avviamenti al lavoro o, in altre parole, dei contratti sottoscritti da
donne negli anni 2008, 2009 e 2010 sulla base dei dati raccolti nell’archivio delle comunicazioni obbligatorie
sui rapporti di lavoro della Provincia di Torino. Dopo un primo inquadramento basato su alcuni dati
campionari ISTAT, le comunicazioni sono disaggregate secondo le principali tipologie contrattuali. Il primo
elemento ad emergere è che le donne hanno sottoscritto nei tre anni analizzati più contratti degli uomini
(intorno al 54% del totale) con una quota superiore alla loro incidenza sul totale degli occupati (circa 44%).
Tale rapporto si inverte analizzando gli avviamenti a tempo indeterminato: le donne hanno quindi meno
probabilità degli uomini di essere avviati con un contratto stabile. Le donne prevalgono di nuovo nella
somministrazione di lavoro e nei contratti di lavoro parasubordinato dove però beneficiano di rapporti
mediamente più brevi degli uomini. Non sono positivi i dati relativi al lavoro a tempo parziale dove la quota
femminile si sta contraendo in particolare nei rapporti a tempo indeterminato (dal 72% del 2008 al 62% del
2010). Il contratto che più favorisce la conciliazione vita lavoro (e quindi la maternità) mostra significative
difficoltà. L’analisi degli avviamenti per settore conferma il noto fenomeno della “segregazione femminile”
in attività sussidiarie dell’economia: il problema della “qualità” del lavoro, a fianco di quello della
“quantità” del lavoro, rimane pertanto irrisolto.
N.B. Per visualizzare correttamente i grafici e le tabelle è necessario utilizzare Word 2007.
2. Alcuni dati ISTAT
Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro realizzata dall’ISTAT, al 1 gennaio 20101 risiedevano in provincia
di Torino circa 1.173.000 persone di genere femminile (il 53% della popolazione totale). Di queste 424.000
erano “non forze di lavoro non in età da lavoro”, ossia avevano meno di 15 anni o più di 64 anni, e 296.000
“non forze di lavoro”, ossia persone non attive sul mercato. Le donne attive erano quindi 453.000 (il 44% del
totale) di cui 411.000 occupate e 42.000 disoccupate.
Il tasso di disoccupazione Eurostat si è infatti attestato nel 2009 al 9,4%, in aumento rispetto al 6,6% del
2008 e in ogni caso superiore al dato generale pari al 8,3% (7,5% per gli uomini).
TASSO DI DISOCCUPAZIONE
EUROSTAT IN PROVINCIA DI
TORINO
Uomini Donne Totale
2008 4,8% 6,6% 5,6%
2009 7,5% 9,4% 8,3% Fonte: Rilevazione sulle forze di lavoro ISTAT
Nell’attesa di elaborare i dati relativi al 2010, è possibile constatare che si tratta di un aumento consistente,
ben superiore a quello registrato in Piemonte, passato dal 6,3% del 2008 al 7,8% del 2009, e anche a quello
1 I microdati a livello provinciale sono elaborati dall’ISTAT su base annuale e pubblicati abitualmente nel mese di giugno.
I dati relativi al 2010 saranno quindi disponibili tra qualche mese.
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registrato in Italia: se il tasso di disoccupazione femminile in Provincia di Torino era nel 2008 inferiore alla
media nazionale, nel 2009 si è registrato un sorpasso, anche se modesto.
TASSO DI DISOCCUPAZIONE
FEMMINILE EUROSTAT
Provincia
di Torino
Piemonte Italia
2008 6,6% 6,3% 8,5%
2009 9,4% 7,8% 9,3%
2010 (III trimestre) ND 7,9% 9,6% Fonte: Rilevazione sulle forze di lavoro ISTAT
Non risultano positivi nemmeno i dati relativi al tasso di attività. Quest’ultimo è un indicatore
particolarmente significativo in relazione all’occupazione femminile perché misura il rapporto tra le forze di
lavoro tra i 15 e i 64 anni (occupati + disoccupati) e la popolazione nella stessa classe di età e mostra quante
sono le persone che stanno “attivamente” partecipando al mercato del lavoro.
Se nel 2008 il tasso di attività femminile si era attestato al 61,4%, nel 2009 il dato è sceso al 60,4% a fronte
di un valore medio generale rimasto sostanzialmente invariato (dal 68,6% del 2008 al 68,4% del 2009).
Questo calo può essere interpretato come un segno di “scoraggiamento” indotto dalla crescente difficoltà di
trovare occasioni di lavoro se non “stabili” quantomeno “continuative”.
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3. L’andamento generale degli avviamenti al lavoro
Passando invece all’analisi degli avviamenti al lavoro archiviati nel database SILP della Provincia di Torino,
emerge in relazione alle dinamiche occupazionali femminili un quadro articolato.
Nel secondo semestre del 2010 le donne hanno sottoscritto 97.185 contratti, pari al 54% del totale, rispetto
agli 82.706 firmati dagli uomini. Come si può capire analizzando il grafico 1 si tratta di un fenomeno
strutturale. Negli ultimi 3 anni le donne hanno sottoscritto costantemente molti più contratti degli uomini
aumentando addirittura l’incidenza percentuale (tra parentesi nel grafico) sul totale degli avviamenti passata
dal 52% circa del periodo pre-crisi al 54% degli ultimi semestri.
Elaborazione a cura dell'Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Provincia di Torino
Si tratta di un’evidenza non necessariamente positiva: firmare molti contratti è solo un apparente segno di
dinamismo. In realtà, come si evincerà dagli approfondimenti, il quadro che emerge è spesso (ma non
sempre) meno incoraggiante e, in ogni caso, più complesso.
4. Gli avviamenti con contratto a tempo indeterminato
Passando infatti all’analisi degli avviamenti a tempo indeterminato (grafico 2), il contratto che nel nostro
ordinamento incorpora le migliori tutele (comprese quelle legate alla maternità), il rapporto si inverte. Sono
infatti gli uomini ad avere molti più avviamenti in un contesto che, nonostante i timidi segni di ripresa,
continua a veder calare le opportunità di ottenere un “posto fisso”. Se nel primo semestre del 2008 23.346
contratti avevano riguardato uomini e nello stesso periodo 19.016 avevano riguardato donne, nel secondo
semestre dello scorso anno sono stati soltanto 10.764 per gli uomini e 8.425 per le donne.
In un quadro di strutturale crisi di quella che, è opportuno ricordarlo, l’Unione Europea considera
la fattispecie di riferimento del lavoro subordinato “tipico”, le donne risultano quindi svantaggiate.
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1. Avviamenti totali: confronto di genere
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Se si guarda poi al trend nei sei semestri analizzati è piuttosto chiaro che, diversamente dagli uomini, il dato
femminile non accenna a registrare inversioni di tendenza.
Elaborazione a cura dell'Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Provincia di Torino
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2. Avviamenti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato
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5. Gli avviamenti con contratto a tempo determinato
I dati che riguardano gli avviamenti con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato (grafico 3), la
seconda tipologia di rapporto per tutele incorporate, mostrano un trend più equilibrato salvo qualche
variazione da attribuire alle stagionalità. Nel secondo semestre del 2010, infatti, i rapporti di lavoro
comunicati sono stati 28.081 per le donne e 29.139 per gli uomini.
Elaborazione a cura dell'Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Provincia di Torino
Anche i dati relativi alle durate medie dei contratti comunicati (grafico 4) non mostrano particolari differenze
salvo un trend piuttosto regolare nel corso dell’anno per gli uomini e un andamento irregolare per le donne.
Questo fenomeno è dovuto principalmente al fatto che i contratti a tempo determinato “femminili”
avvengono con più frequenza in settori – ad esempio l’istruzione, l’assistenza alle persone e il commercio
– che “avviano al lavoro” nel secondo periodo dell’anno.
La sezione relativa all’analisi degli avviamenti per settore darà evidenza di queste concentrazioni.
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3. Avviamenti con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato
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Elaborazione a cura dell'Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Provincia di Torino
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4. Durata media dei contratti di lavoro subordinato a tempo determinato
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6. Gli avviamenti con contratto di somministrazione
I valori relativi al contratto di somministrazione di lavoro sono invece inequivoci (grafico 5). Nei sei semestri
analizzati le donne hanno costantemente sottoscritto più contratti degli uomini. I dati più significativi sono
tuttavia quelli relativi. Se nel primo semestre del 2008 il 51% dei rapporti riguardava le donne, nel primo
periodo del 2009 la percentuale è salita al 62% per attestarsi al 56% del secondo semestre del 2010.
Questo trend è di nuovo da attribuire principalmente alla caratterizzazione di genere di alcuni settori. La
somministrazione, la prima tipologia di contratto ad aver mostrato i segni della crisi del 2008-2009, ha
concentrato il ridimensionamento nei settori a vocazione “maschile” (in particolare il manifatturiero) mentre
ha parzialmente risparmiato quelli a vocazione femminile.
Tuttavia un’altra ipotesi che occorrerebbe approfondire riguarda la possibilità che le donne abbiano fatto
ricorso a una fattispecie “flessibile” sia in termini di rapidità di accesso che di gestione del tempo anche per
compensare il calo del reddito principale nell’ambito dei nuclei familiari.
Elaborazione a cura dell'Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Provincia di Torino
Coerentemente con il fenomeno appena descritto, la durata media dei contratti di somministrazione (grafico
6) ha visto le donne superare gli uomini a partire dal primo semestre del 2009 per poi attestarsi su valori
analoghi nel semestre appena concluso.
Il dato da evidenziare, tuttavia, è il generalizzato calo della durata sia per gli uomini che per le donne:
entrambi si attestano intorno a 22 giorni solari. E’ possibile quindi constatare che la somministrazione, pur
essendo tornata ai volumi di avviamenti precedenti alla crisi, genera rapporti di durata significativamente
inferiore: molti contratti, quindi, ma molto più brevi.
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5. Avviamenti con contratto di somministrazione
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7. Gli avviamenti con contratti di lavoro parasubordinato
Il lavoro “parasubordinato” – le collaborazioni a progetto nel settore privato e le collaborazioni coordinate e
continuative nel settore pubblico – è una peculiarità del diritto del lavoro italiano che non trova
corrispondenze negli ordinamenti delle principali economie avanzate. Si tratta di una fattispecie ibrida in cui,
teoricamente, una prestazione di natura professionale viene inquadrata e coordinata nell’ambito di una
organizzazione, questa la motivazione della sua compromissoria definizione.
Il D.Lgs. 276/2003 (attuativo del Legge “Biagi”) e altri successivi provvedimenti hanno meglio definito le
circostanze in cui questi contratti possono essere utilizzati, scoraggiandone l’abuso. Oggi il lavoro
parasubordinato si caratterizza quindi come un’occupazione prevalentemente “urbana”, indirizzata a
persone con titolo di studio medio-alto e con contenuti qualificati.
I dati relativi agli avviamenti (grafico 7) mostrano nei periodi analizzati un trend sostanzialmente stabile: il
lavoro parasubordinato ha quindi resistito meglio di altri alla temperie della congiuntura economica. Dal
punto di vista del genere è possibile constatare una vocazione in prevalenza femminile visto che,
mediamente, il 56% dei contratti riguarda le donne.
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6. Durata media dei contratti di somministrazione
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Anche i dati che riguardano la durata media (grafico 8) dei rapporti mostrano un andamento piuttosto
regolare con periodi di lavoro più lunghi nel primo semestre dell’anno. I valori relativi alle donne sono
stabilmente inferiori con una forbice che nel perido di crisi sembra essersi allargata. Le donne sottoscrivono
quindi più contratti di lavoro parasubordinato ma di durata mediamente inferiore rispetto agli uomini.
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7. Avviamenti con contratti di lavoro parasubordina to
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239,3
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8. Durata media dei contratti di lavoro parasubordi nato
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8. Gli avviamenti con contratti di lavoro part-time
L’ultima forma contrattuale analizzata è il lavoro part-time (grafico 9). Si tratta di una tipologia
particolarmente importante nell’ambito di questa analisi perché è comunemente considerata una modalità
di occupazione che favorisce la conciliazione vita-lavoro in generale e la maternità in particolare.
Non deve quindi stupire che nell’ultimo semestre del 2010 oltre il 68% dei contratti abbia riguardato donne
(precisamente 36.703 avviamenti contro 16.867 avviamenti). Anche il part-time, come il lavoro
parasubordinato, non ha registrato un particolare ridimensionamento mantenendo un trend costante.
Elaborazione a cura dell'Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Provincia di Torino
Se tuttavia si analizza l’andamento dei soli contratti part-time a tempo indeterminato (grafico 10) emerge
una dato niente affatto positivo in termini di “conciliazione” perché a fianco di una contrazione dei valori
assoluti (da 12.749 avviamenti totali nel primo semestre 2008 a 6.203 nel secondo semestre 2010) si registra
anche una contrazione dell’incidenza delle donne che passa dal 72% di inizio 2008 al 62% di fine 2010.
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9. Avviamenti con contratto di lavoro part-time
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Tenuto conto che il part-time a tempo indeterminato è, nelle sue diverse forme (verticale, orizzontale,
misto…), il contratto “conciliante” per definizione (perché è più frequente che si tratti anche di una scelta del
lavoratore), bisogna concludere che questa fattispecie mostra pensanti segnali di ridimensionamento e che
tale ridimensionamento interessa in maniera progressivamente maggiore le donne.
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10. Avviamenti con contratto part-time a tempo inde terminato
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9. Dove vanno a lavorare le donne?
L’analisi degli avviamenti su base settoriale (la tabella completa “Avviamenti per settore” è in coda al
documento) fornisce infine alcune interessanti informazioni evidenziando quel fenomeno che viene
abitualmente definito “di segregazione” dell’occupazione femminile.
Se da una parte è comprensibile che nel 2010 solo il 7% degli avviamenti nell’edilizia abbiano riguardato le
donne e non deve stupire che nel settore manifatturiero i contratti “al femminile” siano stati il 33% del
totale, dall’altra occorre costatare che quello del lavoro domestico e dell’assistenza familiare è stabilmente
il settore con la maggiore incidenza di avviamenti di persone di genere femminile: 91 contratti su 100 sono
stati infatti sottoscritti da donne.
SETTORI A MAGGIOR CONCENTRAZIONE DI
AVVIAMENTI DI DONNE (ANNO 2010)
Incidenza delle donne sul
totale degli avviamenti
Numero di
avviamenti
LAVORO DOMESTICO E ASSISTENZA FAMILIARE 91% 12.497
ALTRI SERVIZI (TRA CUI LAVANDERIE,
ACCONCIATURE, CENTRI ESTETICI) 84% 11.509
ISTRUZIONE 81% 26.904
SANITA’ E ASSISTENZA SOCIALE 80% 9.326
AMMINISTRAZIONE PUBBLICA 66% 3.934
COMMERCIO 64% 28.191
Seguono gli “altri servizi” (che comprendono tra le varie attività le lavanderie, l’acconciatura e i centri
estetici) con un’incidenza dell’84%, l’istruzione con l’81%, la sanità e l’assistenza sociale con l’80% e, a una
certa distanza, la pubblica amministrazione con il 66% e il commercio con il 64%.
D’altro canto colpisce che in che alcuni settori che potrebbero beneficiare di una marcata partecipazione
femminile, come i beni culturali, l’editoria la comunicazione, si registri la prevalenza di contratti sottoscritti
da uomini.
Se si guardano invece i soli valori assoluti, sono consistenti il settore turistico alberghiero (24.521 donne
avviate), i servizi alle imprese (12.005 contratti) e le attività professionali legali, scientifiche e tecniche
(11.793 avviamenti). Si tratta di volumi significativi in settori in cui le opportunità per uomini e donne si
suddividono in maniera piuttosto equilibrata.
Per quanto sommaria, l’analisi di questi dati permette di trarre almeno due conclusioni. La prima è che le
donne si concentrano in settori che riguardano in modi differenti la cura della casa e delle persone. La
seconda è che solo nel settore pubblico, che continua nonostante tutto a generare occupazione di qualità, le
donne risultano in qualche modo favorite. Si tratta di un’immagine che è possibile definire
eufemisticamente “tradizionale” e ben diversa da quella che ci si potrebbe aspettare in un mercato del
lavoro non solo equilibrato ma anche efficiente.
Torino, 8 marzo 2011
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Nota tecnica
La banca dati delle comunicazioni obbligatorie “GECO” riceve e archivia le informazioni relative agli
avviamenti, trasformazioni e cessazioni di tutti i rapporti di lavoro dipendente (compreso il lavoro
parasubordinato) che ogni datore deve comunicare all’autorità pubblica. Tali comunicazioni sono state
digitalizzate a partire dal 2007 e costituiscono quindi un patrimonio informativo consistente, aggiornato e
con potenzialità in buona parte inesplorate.
Per ogni rapporto sono disponibili, tra le varie informazioni, la data di avviamento, di trasformazione, di
proroga, di cessazione (nel caso di rapporti a tempo determinato la data presunta di conclusione del
contratto), il tipo di contratto, il profilo professionale e gli estremi anagrafici del lavoratore, la sede di lavoro,
i principali dati relativi al datore di lavoro compreso il settore economico ATECO.
Grazie a queste caratteristiche, la banca dati delle comunicazioni obbligatorie consente di produrre
elaborazioni ed analisi di natura dinamica (cosiddette longitudinali) evidenziando mutamenti e tendenze del
mercato del lavoro che possono anche essere utilizzate per realizzare indagini previsionali a supporto della
programmazione delle politiche pubbliche.
Le elaborazioni presentate in questo rapporto evidenziano l’andamento semestrale degli avviamenti a
partire dal gennaio 2008 (comprendendo quindi l’inizio della “crisi” economico-finanziaria fissato
convenzionalmente nell’autunno del 2008) con approfondimenti sulle principali tipologie contrattuali e
comparazioni tra le tendenze generali e quelle specifiche delle donne.
N.B. Per evitare confusioni di natura terminologica è opportuno precisare che gli avviamenti al lavoro, ossia
le sottoscrizioni di nuovi contratti, non devono essere identificati con i “posti di lavoro” (ossia il dato di stock
sul numero degli occupati) perché nel corso di un anno possono essere registrati più avviamenti (nel caso
della somministrazione di lavoro anche decine di avviamenti) in capo alla stessa persona fisica.
Avviamenti al lavoro di donne per settore economico negli a nni 2008, 2009 e 2010
2009-2008 2010-2009 2010-2008 % 2008 % 2009 % 2010
P - ISTRUZIONE 29.452 25.769 26.904 - 13% + 4% - 9% 81% 81% 82%
G - COMMERCIO E RIPARAZIONI 24.266 25.553 28.191 + 5% + 10% + 16% 64% 66% 64%
I - ALBERGHIERO E RISTORAZIONE 30.213 22.184 24.521 - 27% + 11% - 19% 60% 58% 58%
C - MANIFATTURIERO E INDUSTRIE ALIMENTARI 23.157 12.563 15.932 - 46% + 27% - 31% 32% 35% 33%
T - LAVORO DOMESTICO E ASSISTENZA FAMILIARE 14.381 17.600 12.497 + 22% - 29% - 13% 93% 85% 91%
N - SERVIZI ALLE IMPRESE (VIGILANZA, NOLEGGIO E AGENZIE DI VIAGGIO) 15.531 12.063 12.005 - 22% - 0% - 23% 61% 60% 56%
M - ATTIVITÀ PROFESSIONALI (LEGALI, GESTIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE) 11.005 10.232 11.793 - 7% + 15% + 7% 59% 66% 61%
S - ALTRI SERVIZI 10.110 10.130 11.509 + 0% + 14% + 14% 80% 81% 84%
J - SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE (ICT, EDITORIA, AUDIO-VIDEO) 10.095 10.995 7.078 + 9% - 36% - 30% 37% 36% 35%
Q - SANITA' E ASSISTENZA SOCIALE 9.272 8.865 9.326 - 4% + 5% + 1% 82% 80% 80%
R - INTRATTENIMENTO E BENI CULTURALI 4.380 4.532 5.070 + 3% + 12% + 16% 46% 45% 44%
O - AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E DIFESA 4.825 4.174 3.934 - 13% - 6% - 18% 73% 69% 66%
H - TRASPORTI E LOGISTICA 5.329 3.667 3.210 - 31% - 12% - 40% 28% 26% 22%
K - ATTIVITÀ FINANZIARIE E ASSICURATIVE 2.986 2.503 1.700 - 16% - 32% - 43% 64% 64% 60%
F - EDILIZIA 1.651 1.528 1.443 - 7% - 6% - 13% 7% 8% 7%
L - ATTIVITA' IMMOBILIARI 1.570 1.352 1.229 - 14% - 9% - 22% 63% 64% 62%
A - AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA 1.497 1.036 1.037 - 31% + 0% - 31% 39% 31% 34%
E - PUBLIC UTILITIES - ACQUA E RIFIUTI 414 311 185 - 25% - 41% - 55% 15% 16% 12%
D - PUBLIC UTILITIES - ENERGIA E GAS 179 315 403 + 76% + 28% + 125% 38% 50% 50%
U - ORGANIZZAZIONI EXTRATERRITORIALI 49 47 17 - 4% - 64% - 65% 64% 51% 59%
B - ATTIVITA' ESTRATTIVE 28 9 11 - 68% + 22% - 61% 22% 8% 13%
Totale 200.390 175.428 177.995 - 12% + 1% - 11% 53% 56% 54%Dato mancante 20.678 16.176 15.001 - 22% - 7% - 27% 55% 56% 55%
Totale complessivo donne 221.068 191.604 192.996 - 13% + 1% - 13% 53% 56% 54%
Settore (Ateco 2007)Variazione interannuale
Incidenza delle donne sul totale degli avviamenti
2008 2009 2010
In queste colonne viene presentata l'incidenza degli avviamenti di donne sul totale degli avviamenti (compresi, quindi, gli uomini). Confrontando l'incidenza in ogni settore con l'incidenza media generale è possibile comprendere quali sono i settori più "femminili" (ad esempio l'istruzione) e quali sono più "maschili" (ad esempio l'edilizia).
Analizzando l'evoluzione dell'incidenza da un anno all'altro è possibile comprendere in quali settori la presenza delle donne sta aumentando (ad esempio l'energia e il gas) e in quali sta diminuendo (ad esempio l'intrattenimento e i beni culturali).
La classificazione Ateco 2007 è lo standard internazionale di aggregazione delle attività economiche. Prevede 21 settori fondamentali, utilizzati in questa tabella, che possono essere progressivamente "esplosi" a livelli di dettaglio maggiori.
In queste colonne sono presentate le variazioni percentuali interannuali del numero di avviamenti. Questi dati rendono evidente qual è stata la proporzione dell'aumento o della diminuzione registrata da un anno all'altro.
In queste colonne sono presentati i valori assoluti relativi a tutti gli "avviamenti al lavoro" (ossia i contratti) comunicati nel 2008, 2009 e 2010. Gli avviamenti non devono essere confusi con i "posti di lavoro" (ossia il dato di stock sul numero degli occupati) perché nel corso dell'anno possono essere registrati più avviamenti (anche decine) in capo alla stessa persona fisica.