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La narrativa straniera del secondo Novecento
PREREQUISITI
Conoscere il contesto storico-culturale di riferimento Conoscere e saper usare i principali strumenti di analisi del testo narrativo
OBIETTIVI
Conoscenze L’evoluzione del romanzo nel secondo Novecento Gli autori e le opere più rappresentativi del periodo
1950 1960
1950-1953Guerra di Corea1956Invasione sovietica dell’Ungheria1959 Rivoluzione cubana
1951Jerome D. Salinger pubblica IlgiovaneHoldenEsce MemoriediAdriano di Marguerite Yourcenar1954 Esce IlSignoredelleMoschediWilliam Golding1957Esce Sullastrada di Jack Kerouac 1959Burroughs pubblica Pastonudo
1961Inizia la guerra del Vietnam1962-1965Concilio Vaticano II1968Contestazione studentesca e movimenti femministi in Italia
1960Jorge Luis Borges pubblica L’artefice1965Raymond Queneau pubblica Ifioriblu1967Gabriel García Márquez pubblica Cent’annidisolitudinePubblicazione integrale di IlmaestroeMargheritadi Bulgakov
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Unità
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Competenze Riconoscere le tecniche narrative, le scelte stilistiche e tematiche proprie di ogni autore Saper collegare le tematiche di un testo a tematiche più vaste
1970 1980
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1973Si conclude la guerra del Vietnam1978Rapimento e uccisione di Aldo Moro
1977Abraham Yehoshua dà alle stampe L’amante
1983 Raymond Carver pubblica Cattedrale1985Esce Amoriridicoli di Milan KunderaTahar Ben Jelloun pubblica Creaturadisabbia
1989 Vieneabbattuto il muro di Berlino
1990
1999Isabel Allende pubblica Lafigliadellafortuna
1991Dissoluzione dell’UrssPrima guerra del Golfo1992Guerra civile in Bosnia Trattato di Maastricht
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sezione 3 Dagli anni Cinquantaai nostri giorni
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Dalla contestazione ai giorni nostri
Nuovo pubblico, nuove vociIl nuovo pubblico di lettori e la nuova sensibilità
Nel secondo Novecento il romanzo conobbe uno straordinario sviluppo. Negli anni del secondo dopoguerra si avviò un decisivo fenomeno di allargamento del pubblico per-ché la scolarizzazione di massa permise a un numero crescente di persone di accostarsi a opere letterarie. I lettori manifestavano nuove esigenze e interesse per la letteratura straniera, che favoriva la conoscenza di altre culture. Dal punto di vista tematico, sulla produzione letteraria del secondo Novecento influirono enormemente le guerre in atto in varie zone del mondo, generate dallo scontro fra religioni ed etnie diverse.
Il disagio giovanile e la lotta all’oppressione
Nel dopoguerra nacquero nuove forme narrative che polemizzavano apertamente contro la letteratura ufficiale e riscossero notevole successo autori e opere che denun-ciavano regimi oppressivi. Un ruolo importante nella formazione dell’immaginario contemporaneo spettò alla letteratura americana che, attraverso la critica alla società dei consumi, diede voce al disagio giovanile, adottando forme volutamente antiletterarie. Nei paesi che facevano parte del blocco sovietico, il dissenso nei confronti del sistema socialista si espresse con il fiorire di una letteratura clandestina. In America Latina l’emancipazione economica dai paesi occidentali favorì la nascita di una letteratura capace di far rivivere il passato indigeno precolombiano, filtrato da un alone fantasti-co che recupera tuttavia anche il realismo tipico della cultura europea. Ai conflitti fra culture diverse cercò di dare risposta la letteratura mediorientale, incentrata soprattutto sui temi della convivenza pacifica e della tolleranza. Il doloroso processo di decoloniz-zazione di Africa e Asia, inoltre, è al centro di una vasta letteratura che ha per tema principale la lotta contro il colonialismo.
Il rapporto fra letteratura, cinema e televisione
Il romanzo degli ultimi decenni, inoltre, fu profondamente influenzato dalle nuove forme di comunicazione di massa. Particolarmente fecondo fu il rapporto tra lettera-tura e cinema: fin dagli anni del Neorealismo il cinema aveva tratto ispirazione dalla letteratura, con felici trasposizioni cinematografiche di opere contemporanee. Questo connubio si fece più intenso a partire dagli anni Ottanta, con l’introduzione di nuove tecnologie sia nell’industria editoriale sia in quella cinematografica. Oggi la pubblica-zione di un best-seller determina quasi automaticamente la produzione di un film (come nel caso del fortunato Codice da Vinci dell’americano Dan Brown, subito traspo-sto in pellicola dal regista Ron Howard). La televisione è diventata, a sua volta, mezzo di divulgazione della letteratura (si pensi alla fortunata serie Il commissario Montalbano, basata sui romanzi dello scrittore siciliano Andrea Camilleri; vedi Aula digitale).
Lo stretto rapporto fra letteratura e media ha finito per influenzare il romanzo anche dal punto di vista formale. Lo stile si è fatto più secco ed essenziale, tendenzialmente realistico e ricco di dialoghi; le descrizioni hanno assunto spesso un taglio visivo; il linguaggio attinge in misura sempre maggiore a materiali colloquiali o gergali; la struttura stessa dell’opera tende a ridursi, in obbedienza a una nuova esigenza di “velo-cità” e concisione. L’esempio estremo è quello della letteratura pulp ispirata al cinema di Quentin Tarantino, che riproduce un modello di vita giovanile fatto di droga, sesso, violenza e corse in automobile, descritti secondo una comicità “nera” che risente, del cinema, del fumetto e del cartone animato.
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La narrativa americana
La narrativa della contestazione e della beat generation
La cultura nell’età della contestazione
Nei primi decenni postbellici esplosero in America fenomeni culturali che investirono l’universo giovanile. La musica rock rappresentò un nuovo mezzo attraverso il quale i giovani manifestavano il rifiuto verso tutte le forme di nazionalismo e di razzismo ed esprimevano la condanna della società dei consumi. Erano questi gli obiettivi anche della beat generation (il termine beat ha vari significati, fra cui “sconfitto” e “beato”, ma anche “battuto”), un movimento culturale promosso da un gruppo di giovani scrittori, attivi tra New York e San Francisco (1947 circa - fine anni ’50), che si ispiravano a opere considerate scandalose come i romanzi di Henry Miller (1891-1980). Essere “beat” signi-ficava rifiutare lo stile di vita americano, il consumismo e la morale borghese, e lot-tare contro la segregazione razziale e la guerra.
L’ispiratore della contestazione
Il pensatore che ispirò la cultura giovanile degli anni Sessanta fu il filosofo Herbert Marcuse (1898-1979), un ebreo tedesco emigrato in America negli anni Trenta. Dopo aver sperimentato di persona le vessazioni del nazismo, egli si convinse che anche nelle società democratiche poteva nascere una forma più insidiosa di totalitarismo, quello del denaro e del consumo. Nel 1964 Marcuse pubblicò L’uomo a una dimensione, in cui denunciava il pericolo che la tecnica privasse l’uomo della libertà di scelta e di pensiero; quest’opera fu uno dei punti di riferimento del movimento studentesco del 1968, che contestava soprattutto la società del benessere.
Contestazione e letteratura: Salinger
Nella seconda metà degli anni Cinquanta e per tutti gli anni Sessanta prese vita una spe-cifica tendenza letteraria che utilizzava un linguaggio frammentario e irregolare ed era incentrata sulla ribellione contro i fondamenti della società: il lavoro, la famiglia e l’op-primente normalità della vita urbana. Si trattava, per l’epoca, di una letteratura innovati-va sia nei contenuti sia nelle forme. Il caso più eclatante fu il romanzo Il giovane Holden (1951; vedi Aula digitale) di Jerome D. Salinger (1919-2010), imperniato sulla storia di un giovane liceale perennemente a disagio e in lotta con la famiglia, la scuola e la società bor-ghese e perbenista. Il libro ebbe un enorme successo e diede inizio a una nuova letteratura che esprimeva il disagio per i valori convenzionali anche attraverso un linguaggio gergale.
La letteratura della beat generation: Kerouac e Burroughs
Sulla sua scia si sviluppò un filone nuovo, dedicato alla descrizione degli aspetti della vita giovanile o delle esistenze estreme di persone emarginate, vagabondi e drogati. Il più noto rappresentante della letteratura beat fu Jack Kerouac (1922-1969), autore di Sulla strada (1957; vedi Aula digitale), diario di un autostoppista squattrinato e avventuroso che deci-de di mettersi in viaggio senza una meta precisa e si scontra con il razzismo e la violenza della società. Oltre a Kerouac, il movimento fu animato da uno scrittore originalissimo e visio-nario, William Burroughs (1914-1997) che, nei romanzi Pasto nudo (1959) e Ragazzi selvaggi (1971), affrontò le problemati-che legate alla droga e all’omosessualità vissute alla luce di una libertà anarchica.
La letteratura beat conobbe anche una notevole produzione poetica, il cui principale esponente fu Allen Ginsberg (1926-1997); egli, al pari di Kerouac e Burroughs, ebbe una grande influenza sulla cultura hippie degli anni Sessanta, un movi-mento giovanile dalle vaste ramificazioni e caratterizzato dal pacifismo, dall’ascolto di musica rock e dall’uso di droghe come lsd e marijuana.
LALETTERATURADELLACONTESTAZIONEE
DELLABEATGENERATION
• Rifiuto del conformismo sociale e dei modelli culturali tradizionali
• Ribellione giovanile • Personaggi emarginati
(vagabondi, drogati, omosessuali)
• Salinger • Kerouac • Burroughs• Ginsberg
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Altre tendenze
Carver e il minimalismo
Un altro filone che rifiutò i moduli letterari consolidati è rappresentato dagli autori riconducibili al minimalismo. La loro opera, che risente della lezione di Hemingway (vedi La narrativa straniera tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta, Aula digitale), è carat-terizzata da uno stile asciutto, “minimale” appunto, e si esprime al meglio nella misura breve del racconto. Fra i maestri di questa tendenza vanno ricordati John Cheever (1912-1982), Grace Paley (1922-2007) e soprattutto Raymond Carver (1938-1988; vedi Aula digitale), maestro riconosciuto della short story, il “racconto breve”, che ha cono-sciuto una grande fortuna critica e di pubblico con le raccolte Di cosa parliamo quando parliamo d’amore (1981), Cattedrale (1983; vedi Aula digitale), Da dove sto chiamando (1988) nelle quali racconta la disperazione e la frustrazione della gente comune nella società americana del tempo.
L’ironia di Bellow e di Roth
Nel panorama della narrativa statunitense si distinse Saul Bellow (1915-2005), scrit-tore originalissimo e ironico. I protagonisti dei suoi romanzi (Herzog, 1964, Il pianeta di Mr. Sammler, 1970, Il dono di Humboldt, 1975) sono perlopiù ebrei sperduti nelle grandi metropoli americane alla ricerca di una propria identità.
Un altro importante narratore ebreo americano è Philip Roth (1933), che nella sua ampia produzione ha saputo delineare il ritratto di una società americana preda di ossessioni (il successo, la famiglia, la psicanalisi, il sesso) con uno stile autoironico e a tratti grottesco; il suo romanzo più noto è Il lamento di Portnoy (1969).
Narrativa postmoderna
Nella narrativa postmoderna rientrano alcuni fra i maggiori romanzieri americani contemporanei: Thomas Pynchon (1937), Don DeLillo (1936) e Paul Auster (1947). Pynchon ha raggiunto una grande fama già con il suo primo romanzo, V. (1963), ricono-sciuto come una delle pietre miliari del postmoderno; questo e gli altri suoi libri sono caratterizzati da trame complesse e spesso inverosimili, da personaggi grotteschi e da un linguaggio fatto di citazioni e pastiche. DeLillo, dopo Rumore bianco (1985) e Libra (1988), ha raggiunto la piena maturità artistica con Underworld (1997), opera che, muo-vendo da una vicenda legata a una palla da baseball, propone un grande affresco dell’America degli anni della guerra fredda. Paul Auster ha pubblicato tra il 1985 e il 1987 Trilogia di New York, composta dai romanzi Città di vetro, Fantasmi e La stanza chiusa, ambientati in una città allucinata, in cui tutto si confonde e si fa inafferrabile.
Una produzione eterogenea
La produzione americana degli anni più recenti è tanto ricca e multiforme da rendere difficile l’individuazione di una tendenza prevalente. Ricordiamo alcuni tra i generi più di successo:
• la fantascienza, rappresentata soprattutto da Ray Bradbury (1920), la cui produzione spazia dalla fantascienza “classica” delle Cronache marziane (1950) a romanzi cupi come Fahrenheit 451 (1953), dove viene immaginato un futuro angosciante in cui leggere è un reato: i libri vengono bruciati, mentre è obbligatorio l’uso della televisione per informarsi e istruirsi. Famoso è anche Philip K. Dick (1928-1982), di cui citiamo il racconto Minority Report (1956) e il romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (1968, da cui è stato tratto il celebre film Blade Runner);
• l’horror e il thriller, a cui si ispirano i romanzi di Richard Matheson (1926) Io sono leggenda (1954), una sorta di rove-sciamento della storia di Dracula, in cui c’è un unico umano in un mondo di soli vampiri; di Stephen King (1947), auto-re, fra l’altro, di Shining (1977), It (1986), Misery (1987); di Joe R. Lansdale (1951), con le sue storie durissime e alluci-
ALTRETENDENZEDELLANARRATIVA
• Raymond Carver: minimalismo
• Saul Bellow, Philip Roth: autoironia degli ebrei americani
• Pynchon, De Lillo, Auster: postmoderno
• Fantascienza (Bradbury, Dick)
• Horror e thriller (Matheson, King, Lansdale, Brown)
• Western (McCarthy)
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nanti al limite fra noir, fantascienza e horror, fra cui La notte del drive-in (1988), Mucho mojo (1994), Bad chili (1997); di Dan Brown (1964), autore del fortunato best-seller Il Codice da Vinci (2003);
• il western, con Cormac McCarthy (1933), le cui storie sono ambientate in un’America senza tempo, costituita da boschi e piccoli villaggi, in cui uomini e donne vivono in stretta simbiosi con gli animali, soprattutto con i cavalli; tra i suoi romanzi più noti ricordiamo Il buio fuori (1968), opera dominata da un sentimento di cupa disperazio-ne, sovrastata dall’oscurità di foreste senza sole e senza civiltà, Meridiano di sangue (1985), Cavalli selvaggi (1992), Città della pianura (1998), Non è un paese per vecchi (2005).
La narrativa nei paesi dell’EstDissenso clandestino nei paesi comunisti
Negli anni in cui Stalin rimase al potere (1927-1953), in Unione Sovietica fu attuata una drastica opera di censura e repressione di qualsiasi forma di dissenso, sia trami-te l’eliminazione diretta degli oppositori (le cosiddette “purghe” staliniane), sia tramite i gulag, campi di lavoro forzato. Dal momento che era proibito pubblicare libri critici nei confronti del regime, in tutti i paesi del blocco sovietico nacque un sistema di editoria clandestina, chiamato samizdat, che stampava le opere di autori dissidenti in parti sepa-rate (per evitare che la polizia potesse trovare l’intero volume) e in un numero di copie limitato.
Bulgakov, un dissidente ammirato da Stalin
Michail Bulgakov (1891-1940) denunciò lo stalinismo nel romanzo Il Maestro e Margherita, al quale lavorò dal 1928 fino alla morte, anche se poté essere pubblicato integralmente solo nel 1967. Si tratta di un’opera visionaria e fortemente satirica nei confronti della corrotta Mosca degli anni Venti. Vi compare il personaggio del diavolo che viene sulla terra per corrompere gli uomini, incrociandosi con i protagonisti della storia principale, Margherita e il “Maestro”, uno scrittore finito in manicomio in seguito alla censura di partito di un suo romanzo su Ponzio Pilato; il maestro alla fine viene liberato per merito di Margherita. Bulgakov evitò l’arresto e la morte che colpirono molti altri intellettuali solo perché era uno degli scrittori preferiti da Stalin; egli manifestò il suo dissenso anche nei romanzi fantascientifici Cuore di cane e Le uova fatali (entrambi del 1925), in cui allude ironicamente ai disastri prodotti dal governo sovietico.
Il disgelo apparente e il “caso Pasternak”
La censura sulla produzione culturale si allentò parzial-mente con la morte di Stalin e l’avvento al potere di Krusciov; nel 1954 uscì la prima parte del romanzo Il disge-lo di Il’ja Erenburg (1891-1967), che divenne l’emblema del graduale processo di liberalizzazione culturale. Ma si trattò di una fase di breve durata, cui subentrò un nuovo periodo di stretto controllo e repressione. Nel 1957 fu stampato in Italia da Feltrinelli, in prima edizione mondiale, Il Dottor Živago dello scrittore dissidente Boris Pasternak (1890-1960): il romanzo, che racconta la storia d’amore tra un medico e un’infermiera sullo sfondo dei tragici eventi della rivoluzione russa, fu accolto in Occidente come simbolo della lotta culturale degli intellettuali contro lo stalinismo; il suo autore, anche grazie a forti pressioni americane, fu insignito del premio Nobel nel 1958. Pasternak, tuttavia, non poté ritirare il premio e morì due anni dopo in povertà. In Russia l’opera fu pubblicata solo nel 1988.
LANARRATIVANEIPAESIDELL’AREASOVIETICA
• Editoria clandestina (samizdat) e dissenso contro il regime
• Denuncia delle persecuzioni politiche e dei gulag
• Testimonianze dirette o rappresentazioni satiriche e simboliche
• Bulgakov• Eremburg• Pasternak • Solženicyn • Kundera
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Intellettuali di regime e dissidenti
Nel 1962 il mondo seppe per la prima volta dell’esistenza dei gulag quando Aleksandr Solženicyn (1918-2008), che vi aveva passato otto anni, descrisse le condizioni disuma-ne in cui vivevano i prigionieri nel romanzo Una giornata di Ivan Denisovic. Il grande successo dell’opera ebbe però l’effetto di inasprire il controllo; si crearono di fatto due “culture” parallele: da una parte quella ufficiale degli intellettuali di regime, dall’altra quella dei dissidenti, le cui opere venivano pubblicate nei paesi occidentali. La stessa spaccatura avvenne anche nei paesi satelliti dell’Urss; in Cecoslovacchia, per esempio, si distinse Milan Kundera (1929) che, dopo aver criticato il regime nella raccolta di rac-conti Amori ridicoli (1963-1964; vedi Aula digitale) e nel romanzo Lo scherzo (1967), abbandonò definitivamente il paese rifugiandosi a Parigi e ottenendo in seguito fama internazionale con il romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere (1984), ambientato durante la “primavera di Praga”, periodo in cui Dubcek tentò di instaurare forme più democratiche, represse nel 1968 dai carri armati sovietici.
La narrativa latinoamericanaIl “realismo magico” latino-americano
La letteratura dell’America Latina si affacciò sulla scena internazionale come una presenza fortemente riconoscibile fin dagli anni Sessanta e diventò un vero e proprio fenomeno editoriale e letterario negli anni Settanta. Nei romanzi sudamericani emerge tutta l’ambivalenza della cultura latinoamericana, data dall’intreccio fra la memoria nostalgica del passato, con le sue magie e i suoi rituali crudeli e misteriosi, e l’attenzio-ne per la cultura europea. Alla presenza del sostrato magico delle culture indigene si mescola così un forte interesse conoscitivo, di matrice europea, per le vicende storiche e per le condizioni sociali in cui vive la popolazione. Proprio dall’intreccio di queste diverse istanze nasce il “realismo magico” (una definizione già utilizzata a suo tempo in Italia da Massimo Bontempelli, vedi Aula digitale), che caratterizza lo stile letterario di molti autori latinoamericani.
La prosa fantastica di Jorge Luis Borges
Lo scrittore latinoamericano più raffinato fu il poeta, critico e narratore argentino Jorge Luis Borges (1899-1986; vedi Aula digitale), che ha lasciato esempi di una prosa fantastica, ricca di simboli e di riferimenti culturali ed eruditi, incentrata su temi quali il trascorrere del tempo, la vanità delle apparenze, la natura dell’arte e della letteratura, il rapporto tra uomo e Dio. Borges seppe interpretare in modo personale le suggestioni della Neoavanguardia europea, per il costante richiamo a dimensioni di spazio e di tempo dilatate che diventano metafora di un universo inconoscibile e misterioso. Tra le sue opere più significative ricordiamo le raccolte di racconti Finzioni (1944) e L’Aleph (1949), in cui l’immaginazione si intreccia con meditazioni esistenziali e filosofiche; caratterizzate dalla mescolanza di prosa e poesia sono le due raccolte L’artefice (1960; vedi Aula digitale) e Elogio dell’ombra (1965).
García Márquez e il realismo magico
Uno dei più noti scrittori latinoamericani è Gabriel García Márquez (1928; vedi Aula digitale), colombiano insignito nel 1982 del premio Nobel. Lo scrittore si è affermato sulla scena internazionale con il romanzo Cent’anni di solitudine (1967; vedi Aula digita-le), ambientato sullo sfondo mitico di Macondo, una città di cui viene descritto lo svilup-po a partire dalla fondazione in parallelo con la saga della famiglia Buendía. Considerato il romanzo più rappresentativo del realismo magico latinoamericano, l’opera presenta personaggi ed eventi che seguono gli itinerari circolari in un tempo “congelato”, rappre-sentato simbolicamente dall’insonnia che per anni impedisce agli abitanti di Macondo di dormire: il tema principale di Cent’anni di solitudine è quindi la ripetitività, la continuità del tempo nel susseguirsi delle generazioni, simboleggiata anche dai nomi dei personag-gi, che di generazione in generazione assumono sempre quelli dei due capostipiti,
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Aureliano e José Arcadio. Altri romanzi importanti di García Márquez sono L’autunno del patriarca (1975), Cronaca di una morte annunciata (1981), L’amore ai tempi del colera (1985).
Il successo di Isabel Allende
Per molti aspetti simile a quella di García Márquez è la narrativa della cilena Isabel Allende (1942; vedi Aula digita-le) autrice di romanzi celebri come La casa degli spiriti (1982), D’amore e d’ombra (1984), Eva Luna (1987), Paula (1994) e La figlia della fortuna (1999; vedi Aula digitale); nei suoi libri, caratterizzati da una vena fantastica, intrisa di magia, può accadere sia che si instauri un rapporto privile-giato fra i protagonisti e le anime degli antenati, che conti-nuano a comunicare con i parenti ancora vivi e a protegger-li, sia che il destino condizioni le esistenze di intere genera-zioni.
Manuel Scorza tra denuncia e fantasia
Un altro celebre esponente del realismo magico latinoa-mericano è il peruviano Manuel Scorza (1928-1984), che ha scritto romanzi che denun-ciano le ingiustizie e le sopraffazioni patite dai quechua (il popolo indigeno che vive in Perù) da parte dei colonialisti e dei ricchi proprietari terrieri, spesso appoggiati dall’au-torità e dall’esercito. In Storia di Garabombo, l’invisibile (1972) l’omonimo protagonista è il rappresentante di una comunità quechua; quando un latifondista occupa un terreno di cui la comunità gode da secoli, Garabombo parte per la vicina città per rivendicare i diritti del villaggio, ma non riesce a ottenere l’attenzione di nessuno, scoprendo così di essere invisibile. La sua condizione diventa così un espediente letterario per raccontare l’“invisibilità” di un intero popolo e dei suoi diritti. Altri libri di Scorza sono Rulli di tamburo per Rancas (1970), Cantare di Agapito Robles (1977), La danza immobile (1983).
Altri autori latinoamericani
Molti altri sono gli scrittori dell’America Latina che hanno prodotto romanzi apprez-zati dai lettori di tutto il mondo, come il peruviano Mario Vargas Llosa (1936), del quale ricordiamo La città e i cani (1963) e Pantaleon e le visitatrici (1973). Il cileno Antonio Skármeta (1940) è celebre per Il postino di Neruda (1986), mentre il suo connazionale Luis Sepúlveda (1949), autore di romanzi quali Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (1989) e Il mondo alla fine del mondo (1989), ha raggiunto la fama con un libro per l’in-fanzia, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (1996). Il brasiliano Jorge Amado (1912-2001) inizialmente scrisse romanzi di forte impegno sociale e poli-tico, come Terre del finimondo (1943) e I sotterranei della libertà (1959), ma passò poi a una narrativa magica e fantastica come in Gabriella, garofano e cannella (1958), Donna Flor e i suoi due mariti (1966) e Teresa Batista stanca di guerra (1972).
La narrativa postcoloniale e mediorientaleIl problema dell’identità e della convivenza
Il secondo dopoguerra ha visto emergere sulla scena internazionale numerosi autori nelle cui opere domina il tentativo di coniugare identità culturale e rispetto delle differenze. Questi autori si situano in aree geografiche diverse; molti, pur scrivendo in inglese o in francese, sono originari di ex colonie e la loro produzione viene da alcuni definita genericamente come letteratura postcoloniale. Il tema dominante è spesso quello della convivenza pacifica tra popoli culturalmente diversi, che costituisce anche uno dei motivi principali della letteratura mediorientale degli ultimi decenni. Il con-tatto tra culture diverse e il piacere dell’incontro sono argomenti centrali nelle opere di
LANARRATIVALATINOAMERICANA
Realismo magico • Memoria del passato • Influenza della cultura
europea • Vicende storiche delle
popolazioni indigene
• Borges • García Márquez • Allende • Scorza, Vargas Llosa,
Skármeta, Sepúlveda, Amado
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scrittori come il britannico di origine indiana Salman Rushdie (1947), il marocchino Tahar Ben Jelloun (1944; vedi Aula digitale), l’egiziano Nagib Mahfuz (1912-2006), il turco Ohran Pamuk (1952) premio Nobel per la letteratura nel 2006, gli israeliani Abraham Yehoshua (1936; vedi Aula digitale), Amos Oz (1939) e David Grossman (1954).
Salman Rushdie e una mediazione possibile
Salman Rushdie, nato e cresciuto a Bombay, ma divenuto cittadino britannico, ha scritto numerosi romanzi sul con-fronto sia tra la cultura induista e la cultura islamica, sia tra le culture orientali e quelle occidentali, oltre a molti saggi riuniti nel volume Patrie immaginarie (1991). Si è rivelato con il romanzo I figli della mezzanotte (1981), in cui affronta la storia dell’India contemporanea vista in parallelo con le avventure mirabolanti dei bambini nati allo scoccare della mezzanotte del giorno che vide la nascita dell’indipendenza dell’India. La fama di Rushdie si è poi estesa anche al di fuori del mondo letterario nel 1989, quando il suo libro Versetti satanici (1988) è stato condannato dalle autorità religiose iraniane che lo consideravano blasfemo, costringen-do l’autore a vivere nascosto per anni.
Dialogo e tolleranza: Tahar Ben Jelloun
Tahar Ben Jelloun, scrittore marocchino che scrive in francese, vive in Europa da molti anni. Ha pubblicato libri sul tema della tolleranza e del dialogo tra la cultura islamica e la cultura europea, fra cui il romanzo Creatura di sabbia (1985; vedi Aula digitale) e il saggio Il razzismo spiegato a mia figlia (1998).
La convivenza pacifica: Yehoshua, Oz e Grossman
Anche l’israeliano Abraham Yehoshua affronta nelle sue opere il tema della possibile convivenza pacifica tra culture diverse, soprattutto nel romanzo L’amante (1977; vedi Aula digitale), ambientato durante la guerra dello Yom Kippur (1973) e incentrato sui temi della distanza culturale che rende difficile la comprensione reciproca fra israeliani e palestinesi. Il tema della difficile convivenza è al centro anche di Un divorzio tardivo (1982), mentre la questione dell’identità ebraica è il tema cardine del romanzo storico Viaggio alla fine del millennio (1997).
Sempre al tema di una possibile, sia pur difficile, integrazione tra popoli si ispirano i romanzi di altri due grandi scrittori israeliani contemporanei: Amos Oz (1939), autore fra l’altro di La scatola nera (1987) e Una storia d’amore e di tenebra (2002), e David Grossman (1954), di cui ricordiamo Vedi alla voce: amore (1986), Qualcuno con cui cor-rere (2000), A un cerbiatto somiglia il mio amore (2008).
La narrativa europea
Il romanzo tedesco e la condanna del nazismo
Il Gruppo 47 Anche in Europa, le lacerazioni e i disastri provocati dalla guerra diedero vita a una vasta letteratura che rispondeva alla volontà sia di denunciare le atrocità del conflitto, sia di smascherare l’ipocrisia della società del dopoguerra.
In Germania molti intellettuali furono mossi dall’intento di praticare il cosiddetto “taglio del bosco”, per distruggere «la sterpaglia venuta su rigogliosa negli anni dell’incultura nazista». Questo fu l’obiettivo del Gruppo 47 – così chiamato dall’anno della sua for-mazione – a cui aderirono scrittori come Heinrich Böll (1917-1985) e Günther Grass (1927).
LANARRATIVAPOSTCOLONIALE
EMEDIORIENTALE
• Identità culturale • Convivenza tra diverse
culture
• Rushdie • Ben Jelloun• Mahfuz, Pamuk,
Yehoshua, Oz, Grossman
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Böll e le ipocrisie contemporanee
Heinrich Böll descrisse l’esperienza della guerra e i difficili anni della ricostruzione in romanzi come E non disse nemmeno una parola (1953), Opinioni di un clown (1963), Foto di gruppo con signora (1971), L’onore perduto di Katharina Blum (1974). La sua produzione tocca temi civili, come la denuncia delle falsità naziste e la critica della nuova Germania federale, che sotto l’apparenza liberale nascondeva ancora, secondo l’autore, una vocazione autoritaria; alla condanna dell’ipocrisia della società tedesca egli associò una profonda pietà per gli emarginati, sentimento che gli derivava dal suo convinto cattolicesimo.
Grass e la condanna del nazismo e della guerra
Anche l’opera di Günther Grass è incentrata sulla condan-na del nazismo e della guerra, argomento già presente nel suo romanzo d’esordio, Il tamburo di latta (1959). Si tratta di una storia grottesca e simbolica che, attraverso la vicenda di Oskar – un bambino che a tre anni, dopo aver ricevuto in regalo un tamburo, decide di smettere di crescere – esprime la presa di coscienza, da parte del popolo tedesco, dei crimini commessi sotto il nazismo. Nei decenni successivi la narrati-va di Grass fu caratterizzata da un cupo pessimismo sul destino dell’umanità, espresso nei romanzi La ratta (1986), Il richiamo dell’ululone (1992), È una lunga storia (1995).
La narrativa inglese
William Golding e il tema del male
Un profondo pessimismo permea anche la concezione della natura umana dell’inglese William Golding (1911-1993; vedi Aula digitale). L’indole malvagia dell’uomo rappresen-ta una costante minaccia per la società contemporanea, sempre sull’orlo di un possibile ripiegamento verso la barbarie. Nel romanzo che gli ha dato la fama, Il Signore delle Mosche (1954; vedi Aula digitale), Golding descrive, attraver-so le vicende di un gruppo di adolescenti che si ritrovano soli su un’isola deserta, l’emergere del male che cova sotto la superficiale veste delle convenzioni e delle regole sociali. Il racconto è un’allegoria di un pericolo sempre incombente per l’umanità.
Il dolore in Ballard e McEwan
James Graham Ballard (1930-2009), dopo l’esordio con romanzi e racconti di fantascienza, ha raccontanto la sua esperienza di internamento durante la guerra in un campo di concentramento in Giappone (L’impero del sole, 1984). La sua indagine, concentrata sul tema del dolore e della sofferenza interiore, negli ultimi anni è approdata a un’aspra critica sociale contro il consumismo e le falsità della società occi-dentale postcapitalistica (Regno a venire, 2006).
Con toni cupi, talvolta smussati da una sottile ironia, l’inglese Ian McEwan (1948) descrive nelle sue opere il senso di pre-carietà della società contemporanea. Tra i suoi romanzi più celebri ricordiamo Bambini nel tempo (1988), sul dolore per l’improvvisa perdita di un figlio, e L’amore fatale (1997), storia di un amore omosessuale che oscilla tra ossessione e devozione.
ILROMANZOTEDESCO
• Gruppo 47: “taglio del bosco” e denuncia del nazismo
• Tematiche della ricostruzione e presa di coscienza delle colpe del popolo tedesco
• Böll • Grass
LANARRATIVAINGLESE
• Pessimismo • Critica della società
Golding• Indole umana malvagia• Rischio di
imbarbarimento
Ballard• Dolore e sofferenza interiore• Critica della società
postcapitalistica
McEwan• Precarietà e senso di vuoto
della società contemporanea
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La narrativa stranieradel secondo Novecento
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La narrativa francese
La letteratura combinatoria di Queneau
Il francese Raymond Queneau (1903-1976; vedi Aula digitale) si era già messo in luce nel periodo fra le due guerre, muovendo da posizioni surrealiste. In seguito, pur non rinunciando al gusto per l’invenzione fantastica, accentuò lo sperimentalismo linguistico e stilistico che caratterizzava il gruppo Oulipo (acronimo che sta per Ouvroir de Littérature Potentielle, “Laboratorio di letteratura potenziale”), da lui stesso fondato nel 1960 insieme ad altri scrittori che sperimentarono una nuova prosa, fondata sulla tecni-ca combinatoria. In essa i materiali narrativi devono essere strutturati secondo scelte razionali e regole prestabilite e non sono suscettibili di modifiche dettate da emozioni o sentimenti; ne risultarono testi spesso curiosi, caratterizzati dalla scomposizione e ricomposizione degli elementi del linguaggio e delle strutture narrative. Queneau, nelle sue opere più note, quali Zazie nel metro (1959) e I fiori blu (1965; vedi Aula digitale), si basa sulla concezione che il linguaggio è una pura convenzione e che le parole sono un susseguirsi di suoni che non hanno valore oggettivo, ma possano essere sottoposte a distorsioni e a giocosi fraintendimenti.
L’école du regard
Sulla scia della sperimentazione promossa da Oulipo, Alain Robbe-Grillet (1922-2008), Michel Butor (1926) e Nathalie Sarraute (1900-1999) diedero vita all’école du regard (“scuola dello sguardo”), che eliminava dal romanzo le avventure sentimentali o psicologi-che, le relazioni sociali e l’eroe problematico e rappresentava la realtà così come appariva allo sguardo del romanziere, proponendo un nouveau roman, un “nuovo romanzo” fonda-to sull’attenzione per gli oggetti e per le cose materiali.
Marguerite Yourcenar e il suo rapporto con la storia
Un discorso a parte merita l’opera di Marguerite Yourcenar (1903-1987), autrice belga di lingua francese che si cimentò in generi diversi, dalla poesia, al teatro, alla saggistica, alla narrativa, trovando un elemento unificatore nella passione per la storia, cui attinse per proporre riflessioni sul destino dell’umanità. La sua opera più importante è Memorie di Adriano (1951; vedi Aula digitale), ambientata nella Roma del II secolo d.C. Vi si immagina che l’imperatore Adriano, pros-simo alla morte, scriva al nipote e successore Marco Aurelio una lunga lettera, alla quale affida il proprio testamento spi-rituale: una lucida meditazione sulle sorti dell’Impero roma-no e dell’umanità in genere. Ambientata nel XVI secolo è invece L’opera al nero (1968), che presenta, attraverso la figu-ra di Zenone, medico e alchimista, il processo di liberazione dal pregiudizio e la progressiva ricerca della verità. Infine, nella trilogia composta da Care memorie (1974), Archivi del Nord (1977) e Quoi? L’éternité (1988, postumo), l’autrice rie-voca le vicende della propria famiglia, inserendole sullo sfon-do più ampio della storia.
LANARRATIVAFRANCESE
Oulipo• Materia narrativa
organizzata secondo regole prestabilite
• Scomposizione degli elementi linguistici e delle strutture
Queneau• Sperimentalismo
linguistico• Il linguaggio può essere
sottoposto a distorsioni e fraintendimenti
L’école du regard• Nouveauroman:
attenzione per gli oggetti•Robbe-Grillet, Butor,
Sarraute
Riflessioni storico-esistenziali•Yourcenar
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USA
Messico
Colombia
Perù
Cile
Argentina
Marocco
Francia
GranBretagna
Croazia
Polonia
Rep. Ceca
Egitto
Israele
URSS
Pakistan
India
Belgio
Brasile
Panorama della narrativa europea e americana del secondo Novecento
GEOGRAFIA DELLA LETTERATURA
J.D. Salinger (1919-2010)J. Kerouac (1922-1969)A. Ginsberg (1926-1997)C. McCarthy (1933)W. Burroughs (1914-1997)R. Bradbury (1920)D. DeLillo (1936)P. Auster (1947)P.K. Dick (1928-1982)S. King (1947)R. Carver (1938-1988)S. Bellow (1915-2005)P. Roth (1933)T. Pynchon (1937)R. Matheson (1926)
G. García Marquez (1928)
M. Scorza (1928-1984)M. Vargas Llosa (1936)
I. Allende (1942)A. Skármeta (1940)L. Sepúlveda (1949)
Amado (1912-2001)
J.L. Borges (1899-1986)
R. Queneau (1903-1976)A. Robbe-Grillet (1922-2008)M. Butor (1926)N. Serraute (1900-1998)
T. Ben Jelloun (1944)
W. Golding (1911-1993)I. Mc Ewan (1948)J. G. Ballard (1930-2009)
M. Yourcenar (1903-1987)
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URSS
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India
Belgio
Turchia
Tenendo conto di quanto spiegato nelle pagine precedenti, osserva la carta e rispondi alle seguenti domande.
1. Quali scrittori rappresentano la beatgeneration?
2. Nelle opere di quali autori si può rintracciare la poetica del realismo magico?
3. Quali scrittori dell’area meridionale affrontano il tema della tolleranza?
4. Quali aderirono al “Gruppo 47”?
5. Quale esponente dell’Oulipo ha scritto Ifioriblu?
N. Mahfur (1912-2006)
S. Rushdie (1947)
A. Yehoshua (1936)A. Oz (1939)D. Grossman (1954)
O. Pamuk (1952)
M. Kundera (1929)
A. Solzenicyn (1918-2008)B. Pasternak (1890-1960)M.A. Bulgakov (1891-1940)I. Eremburg (1891-1967)
H. Böll (1917-1985)G. Grass (1927)