S E C T I O N N A M E
M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 1
TERRITORIO
ALBA ADRIATICA IERI E OGGIAlba Adriatica ha una nobile antenata, Alba PicenaPAGINA 6
IL DUBBIO
EROSIONE INFINITAA inizio stagione turistica, come ogni anno, torna viva la questione erosione PAGINA 10
PEOPLE
TEENAGERS XIl più grande ha soli 21 anni, il più piccolo 19 PAGINA 24
MAGGIO 2013 M A G A Z I N E N E W S S T O R I E I M M A G I N I
Korg Tattoo, dalla fantasia alla pelle
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EDITORIALE
“MAGGIO, ADAGIO ADAGIO”, recita la saggezza popolare di tempi
andati, ma qui si esagera. Quanta pazienza bisognerà ancora mettere
in campo? No, non parlo del meteo bizzarro e novembrino (anche se
siamo alle porte dell’estate). Parlo di noi italiani. A volte mi trovo a desid-
erare un tonante “Quo usque tandem (...) abutere patientia nostra?”
da un Cicerone dei nostri tempi, supportato però da un popolo forte della sua
dignità e coraggioso grazie ai suoi obiettivi. Poi mi sveglio. Non è ancora tempo,
pare. Dato che però la vita deve continuare, noi di Val Vibrata Life sforniamo
il nostro “pane” che metaforicamente vi porta le nostre buone intenzioni tra
le mani e davanti agli occhi. Visibili, tangibili, concrete. La squadra si amplia,
con nostra gioia. Nuove “penne”, nuove energie e nuovi passi intrapresi verso
direzioni che ci piacciono. E speriamo piacciano anche a voi!
Sapete che incontriamo e vi raccontiamo da sempre quelle che sono le
eccellenze del territorio vibratiano, dallo sport all’arte, dalle piccole imprese
alle grandi aziende. Raccontiamo le
persone che animano questi percorsi,
impariamo da loro come si procede e
come si affronta una sfida, un sogno, un’
idea da far crescere. Ognuno di loro ci
regala una ispirazione, che magari servirà
a dare coraggio ad un nuovo talento.
Parleremo come di consueto di attenzione
all’ambiente, ai nostri compagni animali,
ci metteremo alla prova con le ricette,
aspettando anche qualche critica, perché
no? ci sono varianti su varianti di piatti
noti, quindi sotto a chi tocca! Proponetevi!
E ancora la psicologia, la passione per
l’orto e non soltanto, la bellezza, note di
moda, gli eventi, le pagine bellissime per
i bambini, il racconto che dal chicco di
grano ci porterà al nostro pane, imparando
pagina dopo pagina quanto siamo capaci di fare, tutti noi, tutti voi!
Non dimentichiamo che in diversi Comuni della Val Vibrata ci sono in vista i
periodici rinnovamenti politici, quindi in molti tra i nostri lettori saranno presi da
varie situazioni pre-elettorali. Di certo non mancheranno commenti e critiche,
come sempre accade, comunque vadano le cose. Dai prossimi numeri, però,
posso già anticipavi che conosceremo più da vicino alcune realtà, senza
trascurare alcun Comune di quelli appartenenti al territorio vibratiano. Anche
questo sarà un modo per rendere tutti voi partecipi di quanto ci incuriosisce, e
ci candidiamo anche noi, sì: ci candidiamo a diventare la vostra voce nel porre
domande e richieste cui vorreste(finalmente) avere una risposta.
Buona lettura!
DIRETTOREMaria Rita Piersanti
CAPO REDATTOREVirginia Ciminà
COLLABORATORIPaolo Gatti
Federica Bernardini Federica Pompei Virginia Maloni
Pasquale Rasicci Angelo Bruni
Giordana Galli Francesco Galiffa
Valeria Conocchioli Giovanni Lattanzi
Alessandra Di Giuseppe Martina Di Donato Anna Di Donato Gabriella Foschi
EDITOREDiamond Media Group s.r.l.
Via Carlo Levi, 1 Garrufo di Sant’omero (TE)
P.IVA IT01807440670
VALVIBRATALIFEè una testata registrata presso
il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005
STAMPAArti Grafiche Picene s.r.l.
PUBBLICITàwww.diamondmediagroup.it
pagina 34
pagina 24
pagina 39
pagina 47
pagina 42
sommario
8 SANTUARIO SANTA MARIA DEI LUMI A CIVITELLA DEL TRONTOSplendido edificio che dall’alto di un colle domina tutta la vallata della Val Vibrata fino al
mare.
10 IL DUBBIOA inizio stagione turistica, come ogni anno, torna viva la questione erosione della costa.
14 INTORNO AD UN CHICCO DI GRANOIl dissodamento del terreno.
18 KORG TATTOOStudio di tatuaggi a Tortoreto Lido.
22 GIULIA VERAMONTIConosciamo meglio Giulia Veramonti, giovane artista di Civitella del Tronto.
32 LAVOROPiano Integrato “Giovani Abruzzo”.
36 IL BIOTOPO COSTIERO DI MARTINSICURODopo aver affrontato gli ambienti dunali delle nostre spiagge presentiamo questo mese
IL Vilucchio marittimo.
46 LA COPPIA OGGIOggi, rispetto al passato, c’è una maggiore libertà di vivere le relazioni ma diminuisce
l’importanza assoluta attribuita alla famiglia.
ALBA ADRIATICA IERI E OGGIdi Pasquale Rasicci
Alba Adriatica. Non la
cercate nelle antiche
carte geografiche.
Non la troverete.
Eppure essa esiste e
prospera tra nuove ed eleganti case,
tra piazze e vie dense di traffico,
alla foce di un antico torrente, vicino
al quale fa bella mostra di sé una
restaurata torre di avvistamento del
naviglio barbaresco. Alba Adriatica
ha una nobile antenata, Alba Picena,
or sono due millenni. Fu distrutta dai
barbari. Circa cento anni fa nacque
Tortoreto Stazione e, quarant’anni fa
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si trasformò in Alba Adriatica. Alba
Picena visse il dramma italico, parte-
cipò alla lotta contro Roma, e ancora
oggi, nelle pieghe della sua terra, di
quel dramma si rinvengono ghiande
di ferro, globetti di fionda, missili di
guerra. Concezio Rosa ce ne deli-
mita i confini, ce ne determina la posi-
zione, ce ne traccia gli elementi di vita
e di attività agricola e “industriale”.
Alba di oggi ci mostra altri aspetti.
Tende le sue giovani braccia a tutta
la penisola e al mondo intero. Mostra
le sue arti pacifiche, l’ansia verso la
fatica produttiva, verso i commerci,
verso il turismo che è certamente
di massa, ma sempre di alto livello.
Essa ci vuole mostrare appieno la
sua espressione disinvolta, la sua
esuberanza, e tutto l’orgoglio per
le tappe raggiunte. Dall’agricoltura
di ieri, dalla pesca, dal commercio,
dall’attività dei suoi modesti opifici
(canapificio, filanda, gassose, ghiac-
ciaia, commercio di semi e piccolo
artigianato), si è passati oggi alle
confezioni di vario genere, al grosso
commercio, all’artigianato, all’indu-
stria alimentare, all’industria della
borsa, al turismo, alla cultura, e tutto
di altissimo livello, tanto da ottenere
il diritto di far parte delle “Cento
città” della piccola grande Italia.
Ovviamente la posizione geografica
della cittadina ha giocato un ruolo
determinante. La gente è dinamica
e ospitale, e vanta il verde dei suoi
colli alle spalle e l’argento dell’am-
pio arenile e del suo mare. Qui
l’umano e il divino si fondono in per-
fetta armonia, la natura e l’uomo si
alternano, gareggiando per rendere
questo lembo di terra sempre più
attraente e meglio ricettivo dove solo
la speculazione pare abbia avuto a
volte un ruolo negativo. Le ubertose
colline a monte, rinnovandosi ad ogni
stagione, offrono una varietà intensa
di panorami, di luci, di colori. Il lito-
rale, argentato dall’arte magica di
una natura generosa, è stato arric-
chito dalla lungimiranza degli uomini
che hanno saputo trasformare una
zona quasi arida in un centro turistico
e balneare di primissimo piano. I suoi
giardini, i viali e le mille costruzioni
occhieggiano civettuoli al forestiero
avido di riposo, di sole e di mare.
a sinistra e sotto,
Viale Vittoria
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IL SANTUARIO DI SANTA MARIA DEI LUMI A CIVITELLA DEL TRONTOGrazie alla preziosa testimonianza dei Frati Minori conventuali, sappiamo che il Santuario di Santa Maria dei Lumi, splendido edificio che dall’alto di un colle domina tutta la vallata della Val Vibrata fino al mare, nasce come monastero benedettino per essere poi ceduto ai frati francescani intorno alla metà del 1200.
di Valeria Conocchioli
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8 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
Nel 1471 i Frati minori
d e l l a R e g o l a r e
Osservanza entra-
rono in possesso
del convento che
conobbe in questo momento
un per iodo di grande splen-
dore testimoniato dalla statua
lignea della Madonna, commis-
s ionata mol to probabi lmente
dal santo di Monteprandone, il
francescano San Giacomo della
Marca, a Giovanni di Biasuccio
da Fontavignone. Dal 1800 l’e-
dif icio fu in balia degli eventi
storici nel 1861 fu seriamente
danneggiato dai combattimenti
per l’unità d’Italia durante l’asse-
dio delle truppe piemontesi alla
Fortezza di Civitella del Tronto.
Nel 1915, durante la pr ima
guerra mondiale, fu requisito e
messo a disposizione dei profu-
ghi di guerra e nel 1940, sotto
i l regime fascista, ospi tò un
campo di concentramento per
ebrei.Il Santuario prende il suo
nome dal la splendida statua
quattrocentesca della Madonna
dei Lumi (o de la Lumera), così
chiamata per un fenomeno prodi-
gioso accaduto più volte durante
la seconda metà del 1600: angeli
in festa che da lontano sembra-
vano luci attorno al Santuario.
Altro nome con il quale spesso ci
si rivolge alla Vergine è quello di
“Madonna della Piova”, grazie a
una tanto implorata pioggia che
i fedeli ottennero per sua inter-
cessione sia il 20 maggio 1779
che il 27 aprile 1893. Per ricor-
dare questo evento miracoloso,
la festa della Vergine si celebra
ancora oggi il 27 aprile di ogni
anno.È di ff ic i le comprendere
quale fosse la struttura origina-
ria dell’edificio a causa dei con-
tinui restauri che hanno riportato
alla luce le tipiche pietre di tra-
vert ino locale del la facciata.
La chiesa è preceduta da un
ampio portico romano, mentre
nella parte conventuale si trova
i l chiostro che conserva l ’or-
dine inferiore del loggiato con
archi a tutto sesto su pilastrini
di pietra.Il Santuario, luogo di
pace e di silenzio, si presenta
come spazio ideale per fermarsi
e riflettere, allontanandosi così
per un attimo dalla fretta e dagli
affanni di ogni giorno.
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M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 9
A inizio stagione turi-
s t i ca , come ogn i
anno, torna viva la
questione erosione
(del la costa) . Ma
cos’è la costa? La costa è l’in-
terfaccia, la linea di passaggio
tra la terra e il mare. Non è un
confine netto, bensì mobile, che
si sposta a seconda delle esi-
genze del mare e della terra,
non dell’uomo. Il mare mangia la
costa o la accresce deponendo
sabbia a seconda del suo stato.
E la costa si sfalda, cedendo
sabbia, o si amplia accoglien-
dola a seconda della volontà
del mare. Ma noi continuiamo a
pensare che quella linea possa
essere fissata e difesa ignorando
le più elementar i leggi del la
geologia. Inoltre, l ’apporto di
sabbia dai fiumi è stato pratica-
mente azzerato. Sulla spiaggia
la sabbia viene tolta e aggiunta
ad ogni onda, ma da dove viene
questa sabbia se non dai fiumi?
Da decenni i corsi d’acqua ita-
l iani (e abruzzesi) subiscono
la captazione d’acqua per l ’a-
gricoltura e il prelievo indiscri-
minato di ghiaia dalle cave di
inerti per l ’edil izia. Le mareg-
giate invernali aumentano l’e-
rosione: le spiagge arretrano e
provocano il crollo delle strut-
ture costruite sopra come strade
e stabilimenti. Gli operatori turi-
stici alzano la voce, la stampa
la amplifica, i politici accorrono
e promettono soldi per riportare
la situazione a quella dell ’au-
tunno precedente. Ma nessuno
si preoccupa di r isolvere al la
radice la questione e di proget-
tare una revisione strutturale del
rapporto tra l’uomo e la costa,
di andare a un r ipensamento
globale del sistema. Si mette la
costosa toppa e tutti sono con-
tenti. Nessuno è in grado, o ha
voglia, di guardare oltre l’oriz-
zonte temporale della prossima
stagione turistica. La soluzione
che torna sempre è quella di
costruire immense e dispendiose
barriere di massi, per vederle
disfare dal mare del l ’ inverno
successivo, oppure andare al
“ripascimento”, una operazione
che rasenta il ridicolo. Si sposta
sabbia da un luogo all’altro, con
grandiosa spesa di denaro pub-
blico, sostituendosi al ruolo della
natura: da un lato si tolgono
acqua e sabbia dai fiumi per “fare
economia”, dall’altro si spende
denaro pubblico a palate per
recuperare questa mancanza.
Ovviamente la sabbia, riportata
sulle spiagge erose a suon di
costosissimi viaggi di camion,
verrà mossa dal mare con le suc-
cessive mareggiate invernali, e
la primavera dopo si ricomincerà
con il copione del ripascimento...
di tasche altrui.
E R O S I O N E I N F I N I TAd i G i ova n n i L a t t a n z i
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E R O S I O N E I N F I N I TAd i G i ova n n i L a t t a n z i
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VOLENDO MISURARE
IL valore di un bene
dal sudore versato
per conseguirlo, il
grano, nel passato,
sarebbe stato sicuramente quello più
prezioso il contadino lo tirava fuori
dal dissodamento del terreno, l’ope-
razione preliminare alla semina, fino
alla trebbiatura. Il paesaggio agrario
di una volta era caratterizzato dalle
colture promiscue e delle cinque
parti in cui la proprietà era divisa (le
veci). Due erano destinate alla col-
tivazione del grano, che in una suc-
cedeva alla coltivazione del mais e
nell’altra a quella del prato vecchio di
due anni. Nel primo caso era previsto
un lavoro meno impegnativo perché
il dissodamento profondo era avve-
nuto nell’anno precedente. Nella
seconda ipotesi, invece, il lavoro
era più impegnativo e richiedeva più
tempo e fatica. Oggi, trattori poten-
tissimi possono muovere aratri a più
vomeri e un ettaro di terreno è arato
in poco tempo. Una volta, invece, la
stessa estensione richiedeva anche
settimane di duro lavoro perché i
mezzi usati erano, spesso, ancora
quelli primordiali. La terra poteva
essere mossa e alleggerita sia a
mano, sia con l’aratro. La coltura a
mano era molto diffusa soprattutto
nei piccoli poderi, che abbondavano
ancora nella prima metà del secolo
scorso. La mano d’opera familiare
era numerosa, capace di fare con la
vanga e con il bidente (in dialetto lu
ddo corne), giorno dopo giorno, un
importante lavoro, in media migliore
e più profondo di quello dell’aratro.
Questi mezzi, purtroppo, avevano
come solo motore i muscoli delle
braccia, che erano messi così a
dura prova da provocare compas-
sione in chi li vedeva all’opera, come
descrive efficacemente l’abate tera-
mano Berardo Quartapelle in un
trattato di agricoltura pubblicato nel
1801, che ha per titolo I principii della
vegetazione: «Intanto ogni Uomo
intelligente fa duopo che sia sen-
sibile a molto dolore in osservando
I N T O R N O A U N C H I C C O D I G R A N OD i Francesco Galiffa
D I S S O D A M E N T O D E L T E R R E N O
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un infelice coltivatore mettere tutta
la sua forza in fendere il seno della
terra, che bagna del suo sudore, e
dopo tanto stento non compiere in
15 e più giorni quel lavoro, che in
un solo avrebbe eseguito un aratro
tirato da due cavalli o da due bovi. []
Non v’ha stento più terribile di quello,
e nello stesso tempo più degno di
compassione.» Il contadino si recava
di buonora nei campi, dove passava
a volte intere giornate, con la sola
compagnia del suo mezzo di lavoro,
il bidente o la vanga, scelto in base
alle caratteristiche del suolo da dis-
sodare. Durante la giornata alzava
un numero infinito di volte il primo
sopra la sua testa per affondare,
con tutta la forza disponibile e la
maggiore velocità possibile, le sue
corna nel terreno, fino alla profon-
dità di 20-30 cm facendo leva con il
manico rivoltava la zolla, la spaccava
con la testa dello strumento e la libe-
rava dalle radici più grandi e dall’in-
festante ramaccia approfittava di
questi momenti per riprendere fiato e
per far riposare le braccia. Un piccolo
appezzamento di terreno poteva
essere lavorato da una sola persona,
mentre quello più vasto richiedeva
l’impiego di più soggetti e si ricorreva
alla collaborazione di qualche vicino
nel mondo rurale l’aiuto reciproco era
una cosa normale, una delle forme
della mutualità contadina più antica
e fortemente praticata sino al secolo
scorso. Si potevano ingaggiare
anche dei braccianti, ricompensati
in natura, generalmente in grano, o
in contanti: la retribuzione giornaliera
era di 1-2 lire nel periodo compreso
tra le due guerre, di 3-5 in seguito. In
compagnia si aveva l’impressione di
faticare meno e si soffriva in misura
minore la solitudine. Ogni zappatore
portava avanti la sua striscia di terra,
la presa, avendo cura di non trovarsi
sulla stessa linea del suo vicino per
evitare di intralciarsi e, magari, farsi
male con l’attrezzo. Il lavoro era
interrotto solo per le pause riser-
vate ai pasti: la colazione, a base di
patate e peperoni fritti, accompagnati
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a volte da un uovo o da un pezzo di
salsiccia; il pranzo di mezzogiorno,
consistente in cococcia e fasciule
o fuja e fasciule o tagliolini quasi
asciutti. Nella maggior parte dei casi,
i due pasti erano consumati sul luogo
di lavoro, dove le donne trasferivano
cibo e posate, il tutto disposto in un
canestro portato abilmente in testa.
Svolgendosi il lavoro nella calura del
mese di agosto, i lavoratori erano
soggetti ad una fortissima sudora-
zione e c’era un elevato consumo di
liquidi, acqua e vino, spesso misce-
lati, al cui rifornimento provvedevano
i bambini. I contadini benestanti,
che avevano la fortuna di condurre
una campagna piuttosto grande, dis-
sodavano il terreno con l’aratro trai-
nato dalle mucche, preferite ai buoi
perché fornivano un reddito mag-
giore, costituito dalla vendita dei figli,
del latte e del formaggio, prodotti
questi ultimi destinati anche all’au-
toconsumo. Per queste loro fun-
zioni esse erano accudite dai pro-
prietari con cura e grande dedizione
durante tutto l’anno e, in particolare,
nel periodo dell’aratura, quando
erano soggette a un maggiore stress
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fisico. Finito il lavoro, secondo una
prassi comune raccomandata anche
da Berardo Quartapelle, gli animali
erano subito condotti nelle stalle,
dove il bifolco li stropicciava, affin-
ché fosse dissipato il sudore, fosse
tolta la polvere e fosse facilitata la
respirazione. Predisponeva per loro
una lettiera di paglia fresca e pulita
e riempiva le mangiatoie, affinché
avessero di che nutrirsi sufficiente-
mente durante la notte. Il conta-
dino, oltre a preziosissimi compagni
di lavoro, considerava le mucche
quasi delle amiche e rivolgeva loro
persino la parola, chiamandole
per nome comunemente venivano
“battezzate” con nomi di persone
(Rosina, Giuannola, Catarina, Gina)
o con un aggettivo che rispecchiasse
una loro caratteristica (Bianchina,
Mora, Bionda). Un aneddoto spiega
efficacemente la stretta simbiosi che
esisteva tra gli animali e il loro con-
duttore. Un ottimo corroborante per
alleviare la fatica era costituito da
un sorso di vino cotto assunto ogni
tanto ebbene, il contadino ingoiava il
primo e il secondo lo spruzzava nella
bocca delle mucche! Il dissodamento
di un terreno pianeggiante coltivato
a prato richiedeva, abitualmente, la
forza di tre paia di animali i conta-
dini più grandi li possedevano nelle
loro stalle, quelli più piccoli, invece,
chiedevano la collaborazione di
un parente o di un vicino, al quale
era reso poi il favore. Per rompere
i terreni più compatti a volte era
necessario l’impiego di un numero
impressionante di coppie di buoi
legati in fila. L’aratura del terreno
coltivato a granturco avveniva, per
ovvie ragioni legate alla sua rac-
colta, in un periodo successivo. La
terra era meno compatta e, quando
non era particolarmente infestata
da erbacce, bastava una semplice
passata d’estirpatore per predisporla
alla semina. Dagli anni Sessanta la
forza degli animali fu progressiva-
mente sostituita da quella meccanica
dei trattori. Il loro costo elevato non
ne rendeva accessibile l’acquisto a
tutti e si ricorreva, pertanto, alle pre-
stazioni d’opera dei terzisti, spesso
proprietari benestanti, che si pote-
vano permettere la spesa.
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G I O R D A N O e
Car los , un v ib ra-
tiano e un venezue-
lano. Due ragazzi
che l’italiano medio bigotto defi-
nirebbe “strani”, alieni, sfaticati,
bizzarri solo perché la loro pelle
è cosparsa di inchiostro nero e
scritte, disegni strani qua e là
e qualche divaricatore nei lobi
dell ’orecchio! I ragazzi atipici
che le mamme e i papà sconsi-
glierebbero a qualsiasi figlia, i
soliti genitori apprensivi e con-
trocorrente che devono comun-
que fare il loro “lavoro educa-
zionale”, chi bene e chi male.
Ebbene si, adesso
mi rivolgo a voi che state leggendo queste poche
righe, buttate giù (quasi ) senza senso, accomo-
datevi, rilassatevi e provate ad aprire la vostra
mente! Fate girare il criceto che frulla senza meta
nel vostro cervello, fate in modo che la particella
di sodio che c’è dentro di voi non si senta sola e
sfatate per una volta, almeno per questi tre minuti
(il tempo di leggere questo articolo) l’ideologia del
pregiudizio del tatuaggio, della maglia larga e dei
pantaloni alla “Yo-Yo”, sto per raccontarvi una
storia. Due età differenti o meglio due genera-
zioni differenti che si sono incontrate: Giordano
classe 1976 e Carlos classe 1989. Entrambi
accomunati dalla passione dell’arte. Quell’arte
che alcune volte porta l’adrenalina dell’illegale,
quell’esplosione che viene da dentro e che non
riesci a contenere, accompagnata dalla tua
mano che lascia un’impronta sui quei muri,
treni e palazzi così grigi e tristi che implorano
anche loro di essere ridisegnati! “Mi hanno
anche beccato- mi confessa Giordano- ma
che ci vuoi fare ero affascinato da questo
mondo. Disegnavo sui tessuti, sui vestit i,
facevo loghi, anche se i miei genitori non la
prendevano bene, ero un po’ controcorrente”.
Era solo un hobby il suo. La sua professione
era il barista. Ma non bastava, mancava
qualcosa. Disegnava per i suoi amici e i
suoi disegni iniziavano ad avere successo,
tanto da essere copiati da altri. Le sue cre-
azioni non potevano non avere la sua firma.
Così la fatidica scelta di comprare la macchinetta
e fu lui stesso, la cavia del suo primo tatuaggio,
“Il tatuaggio non è moda!!! Il tatuaggio, l’espressione della tua originalità dunque decora il tuo corpo con soggetti che parlano di te ed esprimono te stesso mettendoti nella posizione dove più guarderai i soggetti scelti dagli altri, più ti renderai conto di aver fatto bene a scegliere i tuoi”. Questo è il credo, il comandamento di Korg Tattoo, lo studio di tatuaggi a Tortoreto.
E C C E L L E N Z E
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K O R G TAT T O O , D A L L A FA N TA S I A A L L A P E L L E d i V i r g i n i a C i m i n àtatuandosi una tao sul ginoc-
chio. Il passaggio dalla consa-
pevolezza alla realtà è durato
poco, tanto da aprire, nove anni
fa, la sua prima attività, Korg
Tattoo. Giordano, il ragazzo con
la “mano allegra” che fa il lavoro
più bello del mondo. Si avete
capito bene, ama così tanto il
suo lavoro da considerarlo il più
bello del mondo! Un lavoro che
gli permette di girare, insieme
al suo amico Carlos, in lungo e
in largo il mondo alla ricerca di
nuove ispirazioni! Quanti di voi
potrebbero dire la stessa cosa?
Non potevamo non parlare di
Carlos, i l suo socio, in primis
suo amico che, anche se non era
presente, era come se lo fosse.
Giordano ci parla di lui, elogian-
dolo all’ennesima potenza. Era
un suo al l ievo, voleva anche
lui una macchinetta per fare
tatuaggi e dopo 8 mesi che fre-
quentava lo studio è diventato
socio. Lo considera tecnica-
mente bravissimo, con una pas-
sione innata per il disegno col-
tivata durante gli anni trascorsi
al Liceo Artistico. Uno sti le, i l
loro, che si riconosce. Una con-
cezione del tatuaggio esplosivo,
dinamico, 3D a tutta forza. Un
realismo virtuoso, un’esaspe-
razione delle forme, dei colori,
della cremosità di afferrare l’og-
getto, tanto da renderlo impos-
sibile a livello umano, quel 3D
che devi mettere gli occhialetti
per vederlo meglio! Amante del
bianco e nero, Giordano e del
colore, Carlos, stanno dividendo
le loro strade portando avanti lo
stesso genere. Da loro il cliente
entra con un’idea e esce con un
tatuaggio unico e personaliz-
zato. Un futuro chiaro e preciso
che li vede avvicinarsi al nord
Europa per investire sulla cre-
scita personale e allontanarsi
da questo posto limitato dove la
gente è schiava del sistema e
della moda. Quindi gente basta
con le solite stell ine, delfini e
farfalline! Siate più originali, i l
tatuaggio deve esprimere un
pezzo della vostra vita, che sia
nasci ta, morte, avvenimento
importante si parla di collezio-
nismo e non di moda! Un ultimo
consiglio: seguite le vostre pas-
sioni e sognate ad occhi aperti,
perché come dice Aristotele “la
speranza è un sogno ad occhi
aperti”.
E C C E L L E N Z E
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S E C T I O N N A M E
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S E C T I O N N A M E
M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 2 1
I L M I O M O N D O I N U N D I S E G N Odi Valeria Conocchioli
P E O P L E
2 2 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
CONOSCIAMO MEGLIO GIULIA Veramonti,
giovane artista di Civitella del Tronto con
l’innata passione per il disegno.
Ciao Giul ia. Parlaci di come è n a t a l a t u a p a s s i o n e .
Disegno all’incirca da quando ho 4 anni. Non sapevo ancora
scrivere, ma già desideravo riprodurre la realtà o la fanta-
sia su tonnellate di fogli bianchi! Con gli anni ho acquisito
la manualità per realizzare quello che volevo, come volevo,
senza mai seguire corsi o scuole specialistiche.
Parliamo dei tuoi studi scientifici. Riesci a conciliarli bene con l’arte, pensi che non siano in contrapposizione? Già, ho addirittura intrapreso studi scientifici, dedicandomi
alla Chimica! Ma non parlerei di ‘conciliazione’, per me
Arte e Scienza non sono in contrapposizione per citare
Newton e la filosofia orientale dello ‘Yin e Yang’ (che in
questo sono uguali, imparziali), Arte e Scienza sono due
entità ‘uguali e contrarie’, l’una genera l’altra e si com-
pletano a vicenda: il lato razionale e quello emozionale
sono definibili grazie al concetto opposto, come ‘Eros e
Thanatos’. Per me rappresentano il fascino della diversità,
dell’ambivalenza, del relativismo. Basti pensare a come
Leonardo Da Vinci incarnasse così naturalmente sia la
figura dell’artista che quella dello scienziato. Quali sono i
P E O P L E
soggetti delle opere e le tematiche
che rappresenti più volentieri?
Soggetti e tematiche delle mie opere,
come è facile intuire, si sono evoluti
negli anni. Da bambina si hanno
dei gusti che col tempo cambiano.
In adolescenza ho cominciato ad
avere delle preferenze spiccate per
personaggi gotici/dark e creature
mostruose, come draghi o grifoni.
E recentemente ho abbracciato uno
stile più feticista e ragionato al tempo
stesso. Sono profondamente affasci-
nata dalla figura della ‘femme fatale’,
la donna letale, superba, intelligente,
piena di qualità e quasi malefica
nella seduzione. Inoltre amo i detta-
gli, quelli leziosi e manieristici magari
una donna nuda con indosso solo un
aggressivo paio di scarpe col tacco!
Che tecniche usi e che v a l o r e d a i a i c o l o r i ? Sono partita dalla penna indelebile,
senza nemmeno colorare. Poi ho
cominciato ad utilizzare i pennarelli,
per passare poi ai carboncini, mono-
cromatici o colorati e negli ultimi mesi,
mi sono messa al passo coi tempi,
cimentandomi piacevolmente con la
tavola grafica e il disegno digitale. Il
mio sogno resta quello di apprendere
la tecnica iconografica per eccel-
lenza: la pittura ma per questo avrò
bisogno di lezioni probabilmente e
spero di trovare tempo al più presto.
Nel frattempo, non mi farò mancare
il colore! Infatti, senza nulla togliere
al classicismo del bianco e nero, io
sono una fan sfegatata dei toni “psi-
chedelici”. Amo i contrasti forti, spe-
cialmente tra colori complementari
(come tra rosso e verde, azzurro ed
arancio), sia per l’impatto visivo che
per quello emotivo trasmettono irru-
enza, virulenza, antitesi per tornare
al discorso di Yin e Yang.
A quali modelli ti ispiri? Credo di aver assimilato qualcosa
da tutti gli artisti in cui mi sono imbat-
tuta negli anni. Ma di certo provo par-
ticolare ammirazione per quelli che
hanno dimostrato una venerazione
particolare per la figura femminile,
unita al gusto per un feticismo sottile.
Gustav Klimt, Dante Gabriel Rossetti
e Milo Manara (per citarne tre che
stimo molto) sono quelli a cui spesso
penso, mentre disegno. Osservando
le splendide donne ritratte da questi
artisti, mi sono appassionata all’idea
di ‘femmina letale’: una creatura sen-
suale, forte ed eclettica, talmente
affascinante che l’uomo desidera di
essere soggiogato. La bellezza dei
loro soggetti è nello sguardo, uno
sguardo severo, oltre che meravi-
glioso perché severo? Perché non
ci si dimentichi che dietro il corpo
di una donna, spesso strumentaliz-
zato, c’è la forza della dignità. Ciò
che ne esce fuori è ancora una volta
un concetto dicotomico, di derivazi-
one greca, quello della ‘kalokagasia’
(bellezza e bontà), secondo cui la
bellezza esteriore è immagine della
moralità interiore. Non disegno una
donna nuda pensando al calendario
Pirelli, ma al rispetto che la sua
bellezza suscita nello spettatore.
Ti piacerebbe trasformare questa passione in lavoro? Attualmente cerco di darmi da fare
con uno stage in Chimica all’azienda
farmaceutica Pfizer, ambiente che mi
piace molto e in cui non mi dispia-
cerebbe restare; ma se la mia vita,
all’improvviso, dovesse svilupparsi
con successo verso la direzione
artistica sarei altrettanto entusiasta,
con l’unica remora che, quando una
passione diventa ‘lavoro’, perde un
po’ quella ventata di libertà che pro-
vocava prima. Inoltre, nell’eventualità
che diventi una professione, dovrei
anche imparare a superare quel
maledetto complesso di Pigmalione,
che rende così difficile separarmi
dalle mie “operette”!
Allora in bocca al lupo e speriamo
che questa tua passione possa
trasformarsi presto in qualcosa dpiù!
Te e n e g e r s X , i l ve ro p u n k - ro c k t a r g a t o Va l V i b ra t a
P E O P L E
2 4 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
IL PIù GRANDE ha soli 21 anni,
il più piccolo 19. Il loro mezzo
di trasporto? Per alcuni anni
è stato il pullman fin quando
Carlo, il primo patentato ha
messo a disposizione la sua mac-
china per i loro viaggi tra serate e
spostamenti vari. Col senno di poi mi
confessa che conveniva di gran luna
il pullman visto i costi della benzina!
Carlo, Giulio, Gabriele e Andrea, i
membri di Teenegers X, il gruppo
punk-rock vibratiano, nato nel 2009.
Come nasce il progetto dei Teenegers
X?
Alle spalle di tutti i componenti della
band si cela un percorso di studi
musicali, chi frequentava lezioni
private, chi autodidatta e chi aveva
una famiglia di musicisti .La for-
mazione attuale è composta da:
Gabriele Nicodemi, voce e chitarra
e autore dei testi, Giulio Crovetti al
basso, Andrea Leonzi anch’esso alla
chitarra ed infine Carlo Capretta alla
batteria e ai cori.
Quali sono le vostre influenze
musicali?
accettare per quello che ognuno è.
Per il futuro ci stiamo impegnando
a fondo per raggiungere un’identità
sonora ben definita.
Avete partecipato a diversi contest
per band emergenti, com’è andata
questa esperienza?
Abbiamo girato l’Abruzzo e le Marche,
partecipando a diversi contest tra cui
“Ci ritroviamo a Woodstock”, svoltosi
a Nereto nel 2011, dove il gruppo si
è piazzato al terzo posto,
al “Music Hope 2010” ,tenutosi a
Monticelli (AP), dove siamo arrivati
alle fasi finali e alle preselezioni del
“Trocka Festival” che si è svolto a
CARASSAI (AP). Inoltre abbiamo
raggiunto la semifinale del con-
corso Sotterranea Rock 2013, siamo
arrivati secondi al Corto Circuito a
Camerino.
Parteciperete ad altri concorsi in
futuro?
Il 10 giugno saremo a Pesaro alla
preselezione del Tour Music Fest poi
a seguire il 15 giugno alla prima tappa
del CantaGiro 2013 a Massignano e
per finire il 17 agosto ultima tappa del
CantaGiro 2013 a Offida.
Credete che la Val Vibrata dia real-
mente spazio ad artisti emergenti
come voi che hanno il desiderio di
far conoscere le proprie produzioni?
Purtroppo riscontriamo molte diffi-
coltà a suonare in Abruzzo poichè si
esibiscono maggiormente le cover
band mentre nelle Marche a livello di
contest dove da protagonisti la fanno
gli inediti è più semplice. Ma nono-
stante tutto noi lottiamo e andiamo
avanti, crediamo nelle nostre possi-
bilità e potenzialità.
La nostra musica è pop punk che
prende ispirazione dagli anni ’90
tipica dei Green Day con suoni
distorti giovanili e con sfumature
melodiche. Le voci e i cori non sono
strillati ma armonizzati tipo i Queen
dove la molteplicità delle voci ricre-
ano la melodia. L’idea è quella di ispi-
rarsi alle sonorità del punk ameri-
cano veicolo da sempre di messaggi
riguardanti le emozioni e le difficoltà
che ogni adolescente riscontra nel
duro cammino che lo porterà a diven-
tare uomo.
Con l’uscita del disco, quali sono le
vostre ambizioni?
Il disco dal titolo “L’ultimo osta-
colo”, composto da 10 brani inediti
uscirà a fine maggio, anticipato dal
singolo “Fragile”. L’album distribuito
da Audioglobe e prodotto da Udedi
sarà disponibile online e negli store
musicali. I testi delle nostre canzoni
parlano dei tipici problemi dell’adole-
scenza. Il video del singolo “Fragile”
è stato girato al Liceo Scientifico di
Nereto e vede come protagonista
una ragazza che viene denigrata e
non riesce ad integrarsi. L’ obiettivo
della nostre canzoni è quello di farsi
P E O P L E
M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 2 5
S E C T I O N N A M E
2 6 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 2 7
Filastrocca di MaggioILLUSTRAZIONI DI GIORDANA GALLI, FILASTROCCHE DI S. PLONA
VALVIBRATALIFEBABY!
era una rosa dentro un giardino;un ape venne di buon mattino:prese il suo miele e se ne andò.C’era una rosa dentro un giardino;venne ronzando un maggiolino:mangiò una foglia e se ne andò.
2 8 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
C’era una rosa dentro un giardino;venne cantando un bel bambino:colse la rosa e se ne andò.Ma non lo punse con la sua spina,la rosa bianca, la rosellina.
M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 2 9
Colora la tua fiaba
L AVO R O
3 2 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
S C U O L A , G I OVA N I E L AVO R OPARTE IL PLACEMENT NEGLI ISTITUTI SUPERIORI
NELL’AMBITO DEL
PIANO Integrato
“Giovani Abruzzo”, già
avviato con il finan-
ziamento sul territorio
regionale di 14 Botteghe di mestiere
per il recupero delle professioni a
vocazione artigianale, è stata pub-
blicata la graduatoria dei 20 Istituti
di Scuola Secondaria Superiore di
secondo grado che usufruiranno di
fondi nazionali e regionali. In partico-
lare, ogni Istituto riceverà un contri-
buto fino a 34.700 euro per il coinvol-
gimento complessivo di 3.000 diplo-
mandi/diplomati in percorsi perso-
nalizzati di orientamento al lavoro.
L’intervento, di valenza nazionale,
ricompreso nel programma FIxO
S&U, solo in Abruzzo prevede il suc-
cessivo coinvolgimento di 450 diplo-
mati fruitori dei percorsi di place-
ment in esperienze di tirocinio extra-
curriculare in azienda, con attribu-
zione di un’indennità mensile di euro
400 per la durata di quattro mesi.
“L’orientamento al lavoro per i nostri
giovani deve partire dalle scuole
superiori - ha commentato l’Asses-
sore al Lavoro Paolo Gatti - e sulla
base di questa riflessione abbiamo
dato la possibilità a 20 scuole della
nostra regione di attivare i servizi di
placement. L’opportunità successiva
di attivare 450 tirocini, darà ulteriore
concretezza alla nostra volontà di
costruire le condizioni per una reale
accusabilità”. Di seguito si riporta la
graduatoria degli istituti beneficiari:
Istituto Tecnico Statale Commerciale
e per Geometri “Galiani - De Sterlich”
- Chieti Istituto D’Istruzione
Superiore Statale “G. Peano - C.
Rosa” - Nereto tcg “Enrico Fermi”
- Lanciano Istituto istruzione supe-
riore “Alessandrini - Marino - Forti” -
Teramo Istituto d’istruzione superiore
“Di Poppa - Rozzi” i.p.s.s.e.o.a.c.
“L. Di Poppa” - i.p.s.s.a.s.r. “i. Iozzi”
– Teramo Istituto Tecnico Statale
Commerciale “Pascal-Comi” -
Teramo Istituto Tecnico Industriale
Statale “A. volta” - Pescara Istituto
“Mecenate” - Pescara Istituto d’i-
struzione superiore “E. Alessandrini”
- Montesilvano Istituto Professionale
di Stato Servizi per l’Enogastronomia
e l’ Ospitalita’ Alberghiera “Filippo
De Cecco” - Pescara Istituto d’i-
struzione superiore “v. Crocetti - V.
Cerulli” Giulianova -Teramo Istituto
d’istruzione superiore “G. Galilei”
- Avezzano Istituto Professionale
Statale per i Servizi Alberghieri e
la Ristorazione “G. Marchitelli” -
Villa Santa Maria Istituto di istru-
zione superiore “Ettore Majorana” -
Avezzano Istituto di istruzione supe-
riore “Leonardo Da Vinci” - L’ Aquila
IISS “Patini Liberatore” - Castel Di
Sangro Istituto di istruzione supe-
riore “Raffaele Mattioli” - San Salvo
Istituto Tecnico Commerciale “Tito
Acerbo” - Pescara Istituto di istru-
zione superiore “Ugo Pomilio” -
Chieti ituto di istruzione superiore
“Di Marzio - Michetti” - Pescara
L AVO R O
M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 3
I M P R E N D I TO R I D E L L A VA L V I B R ATA
3 4 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
F R A N C A F F è , Q U A L I T à A R A B I C A 1 0 0 % V I B R AT I A N A
L’ITALIA È ANCORA un Paese in grado di sfor-
nare giovani brillanti e pieni di iniziative che
nonostante la non troppo felice situazione
economica e il “letargo” istituzionale, portano
avanti con passione, umiltà e competenza
i propri progetti. Fra questi prende sicuramente un
posto d’onore il nostro Max Franchi. Con un importante
passato lavo-rativo alle spalle e già proprietario del Bar
Roma ad Alba Adriatica, ha deciso di buttarsi a capofitto
su un nuovo ed innovativo progetto imprenditoriale che
vede come protagonista il caffè. Parliamo di Fran Caffè,
la torrefazione artigianale di Alba Adriatica, nata da poco
più di un anno e già punto di riferimento per il territorio.
COM’È EMERSA QUESTA PASSIONE PER IL CAFFÈ
ARTIGIANALE? E’ nata per gioco, con il tempo mi sono
appassionato e formato, ho fatto diversi master all’Isti-
tuto Inter-nazionale assaggiatore di Caffè (IIAC). Da li
ho iniziato ed ho comperato la mia prima tostatrice. Mi
sono proposto di fare un prodotto con materie prime di
alta qualità e una linea di caffè crue e fairtrade con con-
fezioni piccole da fornire ai professionisti del settore.
DESCRIVICI TUTTI I VARI PASSAGGI PER
EFFETTUARE UN BUON CAFFÈ... È un processo com-
plesso, si comincia con la selezione del caffè crudo per
passare poi alla tostatura dei singoli monorigini. Questa
viene effettuata ad aria rispettando tempi e temperatura,
il chicco del caffe subisce una trasformazione chimica
e fisica, che lo caratterizza nelle proprietà intrinseche,
gustative e olfattive. Raggiunto il punto di cottura e
colore il caffè viene raffreddato ad aria rapidamente,
Di Virginia Ciminà
I M P R E N D I TO R I D E L L A VA L V I B R ATA
M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 5
F R A N C A F F è , Q U A L I T à A R A B I C A 1 0 0 % V I B R AT I A N A
stoccato nei silos al riparo da luce
e calore che ne potrebbero com-
prometterne l’integrità, per poi
essere selezio-nato
e confezionato.
PA R L A C I D E L
T U O P R I M O
ESPERIMENTO Il
primo esperimento
l’ho fatto in cantina
con una macchina che
tosta 1 kg. La difficoltà
sta nel mante-nere uno
standard qualitativo
prefissato delle singole
tostature.
C O M E S I FA A
RICONOSCERE UN
BUON CAFFE’? Il caffè
migliore è sicuramente
quello 100% arabica dove la caf-
feina è presente in percentuale più
bassa, prodotto principalmente in
centro America e Brasile. Un buon
espresso deve rispecchiare le valu-
tazioni di un espresso certificati ita-
liano che esprime odori positivi, note
mandorla, frutta fresca e sentori di
cioccolata.
QUALI SVILUPPI PREVEDI PER LA
TUA ATTIVITA’?
D e s i d e r o
creare un buon prodotto per farlo cono-
scere in Italia e all’estero. Non ci resta quindi
che sederci, rilassarci e gustarci un ottimo
espresso 100% arabica prodotto e lavorato
direttamente nel nostro territorio
a gauche
foto description
Dopo aver a ff ron-
ta to g l i ambient i
dunali delle nostre
spiagge e le carat-
t e r i s t i c h e g e n e -
ral i delle piante “psammofi le”
che le popolano, presentiamo
questo mese una delle specie
più caratteristiche del biotopo
di Martinsicuro, i l simbolo del
biotopo stesso, oltre che il logo
del nostro C.E.A.: la “Calystegia
I L B I OTO P O
C O S T I E R O D I M A RT I N S I C U R O
Terza parte: Il Vilucchio Marittimo
A cura di Angelo Bruni – C.E.A. Scuola Blu - Martinsicuro
s o l d a n e l l a ” , c o n o s c i u t a
anche con vari nomi comuni,
t ra cu i Vi lucch io mar i t t imo,
Soldanella di mare o Cavolo di
mare, dato l ’aspetto delle sue
foglie. Pianta dal bellissimo fiore
rosato ed effimero (dura solo un
giorno), sembrava fosse scom-
parsa negli ultimi anni dalle nostre
spiagge, per poi riapparire mira-
colosamente a Villa Rosa nella
primavera del 2012. Cominciando
la sua f ior i tura nel mese di
Maggio, stiamo tuttora fremendo
per vederla r ipopolare anche
l’area di Martinsicuro. D’altronde
la tenacia è una delle sue prin-
cipali caratteristiche: una volta
seppellita dalla sabbia soffiata
del vento è capace, grazie al suo
apparato radicale, di riemergere
velocemente in superficie.
in foto, il Villucchio Marittimo
A M B I E N T E
3 6 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
P O L L I C E V E R D E A M A G G I O
di Anna Di Donato
Per gli appassionati di
giardinaggio e col-
t i vaz ione , ques to
mese propon iamo
i l Trachelosperum
Jasmino ides e i l Cyna ra
Cardunculus, meglio noti come il
Gelsomino ed il Cardo Mariano.
Originario dell’Asia, il T. J. e’ tra le
specie floreali più coltivate nelle
regioni a clima temperato caldo. La
sua coltivazione avviene a maggio
e necessita di un substrato media-
mente organico, soffice e ben
drenato a tal proposito ben si presta
la terra da giardino ove la sua fiori-
tua rappresenta un elegante abbel-
limento per le pareti delle nostre
dimore ed un diversivo per l’ospite
inebriato dal profumo emanato
delle sue foglie. Essendo un ram-
picante sempreverde ha bisogno
di appositi sostegni, funzionali a
fargli assumere la forma deside-
rata e tenendo presente una capa-
cità di crescita di 5- 6 m d’altezza.
Interessante e’ constatare come
il gelsomino non abbia bisogno di
frequenti annaffiature ed il princi-
pio secondo cui se la semina e’ gia’
avvenuta in quel terreno, gli sono
sufficienti le soli piogge stagionali.
Nei mesi di giugno e luglio si ha
l’efflorescenza. Il Cardo Mariano è
invece identificato come carciofo
selvatico proveniente dalle Isole
Canarie e dall’Africa Boreale è una
pianta particolarissima, poco uti-
lizzata in cucina ma con immensi
effetti benefici. Coltivabile anch’
esso nella terra da giardino, ha
ugualmente bisogno di un fondo
drenato sebbene a ph acido. I suoi
semi vanno possibilmente posizio-
nati a 80-100 cm l’uno dall’ altro in
buche di 1 o 2 cm di profondita’ e
la temperatura minima prevista per
la germinazione e’ di 16*
C con tempi di attesa
di 15-20 giorni
dalla semina.
Le foglie
possono essere utilizzate crude
per insalate di vario genere o cuo-
cendole al vapore in modo da non
far loro perdere i valori nutrizio-
nali. A tal proposito, recenti ricer-
che hanno dimostrato che il cardo
oltre ad essere antiossidante è vivi-
fico per le donne incinte e in alla-
tamento in quanto la sua assun-
zione aumenta i livelli di prolattina
della donna che incrementano la
produzione, il sapore e la qualità
del latte.
A M B I E N T E
3 8 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
S E C T I O N N A M E
M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 9SALU
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E V E N T I I N VA L V I B R ATA
di Martina Di Donato
A N N A O X A I N C O N C E R T O
Il 3 giugno, in occasione della festa patronale, a Sant’Omero, in piazza Roma, ci sarà Anna Oxa in concerto.
F I N C H E ’ C ’ E ’ B I R R A C ’ E ’ S P E R A N Z A
Il 7-8-9 giugno ci sarà il “Garru-fo Rock fest”, in piazza XXV aprile. Nelle stesse giornate a Tortoreto inizierà “Finchè c’è Birra c’è speranza”, dove ol-tre al rugby ci sarà anche tanta musica.
F E S T I VA L D I S A N T ’ E G I D I O
Inizierà il 14 giugno l’onirico Festival di Sant’E-gidio, con l’esibizione del gruppo “I pupazzi”. Il 16 giugno ci saranno “I tre allegri ragazzi mor-ti” e il 21 giugno “Lo stato sociale” e il 28 “Nuju”.
C I V I T E L L A D E L T R O N T O
Ricordiamo, infine, che il 15 giugno si concluderà la mostra “Ora più che mai abbiamo bisogno di libertà”, organiz-zata presso il museo Storico delle Map-pe e delle Armi di Civitella del Tronto.
C U LT U R A E S P E T TA C O L I
4 0 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
6 FEBBRAIO 2010. LA
classe 4° dell’Oratorio
don Bosco di Maltignano,
sotto la direzione di
Claudio Bellumore, si riu-
nisce per studiare una canzone tratta
dal film “Les Choristes”, da cantare
poi alla recita di chiusura annuale
dell’Oratorio. Il coro viene battezzato
“Oratorio in Coro”, e si esibisce per
la prima volta alla S. Messa di chiu-
sura del mese di maggio. Progressi,
impegno, intense prove per prepa-
rarsi a “Natale Davvero”, il concerto
natalizio tanto atteso (19 dicembre
2010). Da allora il gruppo ha preso
parte a diverse rassegne: il “Fiore
D’Oro” di Sant’Egidio alla Vibrata
(sia nell’edizione estiva che in quelle
decembrine), “Natale Davvero”, il
“1° Concerto dell’Epifania”, la prima
edizione del concorso canoro “Note
d’Argento”. In tutte le manifesta-
zioni il coro ha riscosso un bel suc-
cesso di critica e pubblico, e un
forte incoraggiamento a proseguire
il lavoro avviato. Oggi il coro consta
di 14 elementi divisi in due gruppi
vocali, dagli 8 ai 13 anni. In vista del
concerto ‘’Che Musica, Maestro!’’,
previsto per il 16 giugno prossimo, il
repertorio si è ampliato, spaziando
dalla musica leggera nel ‘900 fino
alla musica sacra. Il giovanissimo
Direttore, Claudio Bellumore, ha solo
18 anni, una grande passione per la
musica (canta in una Associazione
Corale da 6 anni, e studia Pianoforte
e Composizione presso l’Istituto
Spontini di Ascoli Piceno) e tanta
voglia di fare. Le premesse per con-
tinuare con successo ci sono tutte-
buona musica, ragazzi!
O R ATO R I O I N C O R O
di Maria Rita Piersanti
C U LT U R A E S P E T TA C O L I
M A G G I O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 4 1
GEOMETRICHE POESIEdi Federica Bernardini
Ge n t i l e , s c h i v o ,
s e m p r e g r a t o ,
così si presentava
nella vita privata
Fausto Sar l i , lo
st i l ista dal tagl io perfetto, lo
scultore della moda. Influenzato
dalle sue origini napoletane e dal
mondo romano della Dolce Vita
che lo aveva adottato, riusciva
a plasmare i tessuti in qualun-
que cosa la sua mente imma-
ginasse. Molte donne come Liz
Taylor, Mina, Ornella Vanoni,
Gina Lollobrigida si sono offerte
come modelle dei suoi abiti per
diventare immortali. A poco più di
due anni dalla scomparsa dello
sti l ista, un l ibro, Geometriche
Poes ie ,g l i rende omagg io
mostrando pagina dopo pagina
la creatività dell’artista dagli anni
Cinquanta ad oggi. I l volume,
edito dalla Electa e presentato
il 22 aprile ai Musei Capitolini, è
stato curato da Carlo Terranova,
la nuova guida creativa dell’a-
tel ier. Geometr iche poesie è
dunque un’ottima occasione per
conoscere un rappresentante
indimenticabile dell’eccellenza
dello stile italiano nel mondo.
M O DA
4 2 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
Con le collezioni di
questa primavera
– estate è tornata
con tutta l’energia
che la rappresenta,
l ’atmosfera magica degli anni
Sessanta, quella dello Swinging
London, della minigonna di Mary
Quant lanciata nel ’63 e fatta
indossare da una giovane par-
rucchiera filiforme che poi diven-
terà la famosa modella Twiggy.
N U O V I S I X T I E Sdi Federica Bernardini
Erano gli anni dei Beatles, dei
Roll ing Stones, del f i lm Blow
Up e di una Jane Birkin che
scandalizzava insieme a Serge
Geinsbourg con la canzone Je
t’aime , moi non plus e che allo
stesso tempo, dava il suo nome
ad una borsa di culto. Forse per
nostalgia, ma soprattutto per la
voglia di cambiamento e rinno-
vamento morale che la moda
r ivoluzionar ia degl i anni ’60
sta tornando nei nostri armadi.
Un’esplosione di freschezza e
sensual i tà che Michael Kors,
Louis Vuitton, Moschino, Banana
Republic hanno voluto proporre
in passerella: minigonne, linee
svasate, abiti a trapezio, misure
cortissime e sgargianti. Ora sta
solo a noi decidere se parteci-
pare o meno a questa “nuova”
ribellione stilistica.
M O DA
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LA COPPIA OGGIConsiderando l’attuale tessuto socio-culturale in cui siamo immersi, possiamo osservare che la vita di coppia si trova a vivere un conflitto tra il soddisfacimento di bisogni personali (aspetto positivo) dello stare insieme e la sensazione di una diminuzione della propria individualità (aspetto critico).
di Virginia Maloni
Oggi, rispetto al passato, c’è una mag-
giore libertà di vivere le relazioni ma
diminuisce l’ importanza assoluta
attribuita alla famiglia come valore
e istituzione, percepita come ultimo
obiettivo rispetto ai propri bisogni. Dagli studi sto-
rico-antropologici sappiamo che nelle società del
passato i legami familiari andavano protetti in ogni
modo giacché presiedevano alla formazione delle
generazioni future. Del tutto impensabile oggi per
gli individui di una coppia occidentale immagi-
nare di escludere il fattore ‘amore’ nella scelta
del partner. Certo, anche oggi esistono le unioni
fondate su interesse e calcolo, ma, nell’ imma-
ginario collettivo di ognuno, l’innamoramento e
l’amore sono l’indispensabile cemento senza il
quale non può aver luogo alcun discorso di coppia.
Le coppie contemporanee sono costrette a ricon-
figurare radicalmente i loro itinerari e le loro rap-
presentazioni della vita insieme. Cambia dunque
l’orizzonte generale di regole relazionali dentro
il quale la coppia si muove obbligando gli uomini
ad accettare la parità della donna e a condivi-
dere tutte le incombenze inerenti alla conduzione
quotidiana – economica, logistica, morale – di
coppia e famiglia. In questa ri-negoziazione tra
sessi, la coppia e i suoi individui non possono far
riferimento a modelli relazionali precedenti. La
dimensione di coppia è divenuta oramai svantag-
giosa per la maggior parte dei giovani contempo-
ranei. Si intraprende una relazione non solo per un
senso naturale di sicurezza ma per compensare
un vuoto di ‘dintorni sociali’. Che cosa diventa
un rapporto subito dopo i primi mesi di inna-
moramento? Quali obiettivi comuni è possibile
porsi? La resistenza al tempo dipende anche
dalla qualità che connota il legame. In passato,
proprio perché la cultura aveva pochi strumenti
di difesa rispetto all’ambiente, la famiglia era
un nucleo con delle regole sancite da norme
severe quali l’onore familiare, la legge di anzia-
nità, le leggi di divisione maschio/femmina, etc,
le cui opposizioni erano respinte e le anomalie
eliminate. Un tempo il progetto era sposarsi e
mettere su una famiglia. Oggi vivere insieme
un’intensa vita amorosa è agire a f ianco a
fianco nel mondo.
D I A L O G O
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P I E G A C I G L I A C R O C E E D E L I Z I Adi Federica Bernardini
DICIAMO LA VERITà,
può sembrare un
oggetto di tortura
tanto da spaventare
molte donne al solo
pensiero di usarlo ma il piegaciglia in
realtà è un vero oggetto di seduzione
che permette di avere ciglia lunghe
e curve, contribuendo a rendere gli
occhi ancora più grandi. Per un ottimo
risultato ci sono piccoli accorgimenti
da seguire: il viso deve essere per-
fettamente pulito ( residui di trucco
infatti potrebbero indurire e di con-
seguenza far spezzare le ciglia) ed
il mascara deve essere applicato
subito dopo l’utilizzo del piegaciglia.
Un’ultima raccomandazione: non
roviniamo il nostro sguardo miste-
rioso ed affascinante con antiestetici
grumi di mascara!
B E L L E Z Z A
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AFTER EARTH, DOPO LA FINE DEL MONDO Arriverà nelle nostre sale il 6 giugno, il film diretto da M. Night Shyamalan e con protagonisti Will Smith, Jaden Smith.
In After Earth, mille anni dopo che
eventi catastrofici hanno costretto l’u-
manità ad abbandonare la Terra, Nova
Prime è diventata la nuova casa del
genere umano. Il leggendario generale
Cypher Raige (Will Smith) fa ritorno
a casa dopo un lunghissimo turno di
servizio, pronto ad assumere il ruolo
di padre nei confronti del 13enne Kitai
(Jaden Smith). Ma quando una tempe-
sta di asteroidi danneggia la navicella
di Cypher e Kitai, i due sono costretti
a un atterraggio di emergenza sull’o-
ramai inospitale e pericolosa Terra.
Cypher nell’impatto rimane grave-
mente ferito e Kitai deve attraversare
territori ostili nel tentativo di raggiun-
gere il faro che, attivato, gli permetterà
di richiamare i soccorsi. Se per tutta la
vita Kitai ha sognato di diventare un
eroe come suo padre, ora ha la sua
occasione per esserlo.
L’UOMO D’ACCIACIO
Diretto da Zack Snyder e interpretato
da un cast di grandi attori il film uscirà
il prossimo 20 giugno.
Ne L’Uomo d’Acciaio troviamo
Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent/
Superman. Il film è interpretato anche
da Amy Adams nel ruolo della gior-
nalista Lois Lane, e da Laurence
Fishburne in quello del direttore del
giornale, Perry White. Nel ruolo dei
genitori adottivi di Clark Kent, Martha
e Jonathan Kent, ci sono Diane Lane
e Kevin Costner. A combattere contro
il supereroe sono due altri Kryptoniani
sopravvissuti, il malvagio Generale
Zod, interpretato da Michael Shannon
e Faora, interpretata da Antje Traue.
Originari di Krypton sono anche i geni-
tori biologici di Superman, la madre
Lara Lor-Van, interpretata da Ayelet
Zurer e il padre Jor-El, interpretato dal
premio Russell Crowe. Nel cast anche
Harry Lennix, nel ruolo del Generale
Swanwick, Christopher Meloni in quello
del Colonnello Hardy e Richard Schiff
che interpreta il Dr. Emil Hamilton.
MONSTERS & CO 3D
Fast & Furious 6 è un film del 2013
diretto da Justin Lin. Il film uscirà nelle
sale cinematografiche il 22 maggio
2013. Vin Diesel, Paul Walker e
Dwayne Johnson i protagonisti, affian-
cati da Jordana Brewster, Michelle
Rodriguez, Tyrese Gibson, Sung
Kang, Gal Gadot, Chris “Ludacris”
Bridges, Elsa Pataky, Luke Evans e
Gina Carano.
Da quando Dom (Vin Diesel) e Brian (
Paul Walker) hanno portato a termine
la rapina di Rio sgominando l’impero
di un boss e lasciando la loro squadra
con 100 milioni di dollari, i nostri eroi
si sono disseminati in tutto il globo. Ma
l’impossibilità di tornare a casa e una
vita perennemente in fuga, lasciano
incomplete le loro esistenze. Nel frat-
tempo, Hobbs (Dwayne Johnson) è
all’inseguimento di una letale orga-
nizzazione di esperti piloti merce-
nari attraverso 12 paesi, la cui mente
(Luke Evans) è aiutata da uno spietato
luogotenente che si rivelerà essere
l’amore che Dom credeva morto: Letty
(Michelle Rodriguez).
A G I U G N OC I N E M A
4 8 VA L V I B R ATA L I F E M A G G I O 2 0 1 3
Il Ragdoll è una razza felina nata in
California intorno al 1965 ad opera
della signora Ann Baker. Derivano
da una gatta bianca dal pelo semi
lungo, tipo angora, e dai suoi figli ,
tra cui un maschio simile ad un Birmano,
ma di padre ignoto. La signora Baker
decise di chiamare questi gatti Ragdoll
ovvero “bambola di pezza” per la loro
att i tudine a r i lassarsi completamente
quando venivano presi in braccio. Infatti
i gatti di questa razza sono molto affet-
tuosi e legati al proprietario tanto da sof-
frire per la sua mancanza. Pur di stare
col padrone il Ragdoll viaggia senza pro-
blemi e si adatta bene ai cambiamenti di
ambiente. Essi adorano stare in braccio,
specie a pancia in su, come i bambini.
Hanno un carattere tranquillo che li fa
andare d’accordo con tutti, anche con gli
altri animali domestici.
RUBRICA A CURA
della Dott.ssa
Federica Pompei,
Medico Veterinario
COSA SAPPIAMO DEI RAGDOLL?
O S S I C I N I D I C A R O T E E M E L E
Ingredienti per una carota piccola, mezza mela, 150 gr farina di farro, 100 gr di fiocchi d’avena morbidi, un cucchiaio di semi di lino, un cucchiaio d’olio d’oliva, farina per il piano di lavoro.
Preriscaldare il forno a 180°C (in caso di forno ventilato a 160°); pelare la carota e sbuccia-re la mela e tagliarla in quattro parti togliendo il torsolo e grattuggiarle entrambe finemen-te; mescolare la farina con i fiocchi d’avena e semi di lino, aggiungere poi la carota e la mela grattuggiate insieme all’olio e mescolare per due minuti con la frusta a gancio; aggiungere 80 ml d’acqua e continuare a mescolare fin-che’ l’impasto si stacca dalla ciotola. Continua-re a impastare con le mani sul piano di lavo-ro infarinato, fino a che l’impasto non risulterà piu’ appiccicoso. Sul piano di lavoro infarinato stendere l’impasto fino ad ottenere uno spes-sore di circa 5mm e bucarlo piu’ volte con la forchetta; con una formina ritagliare i biscotti-ni a forma di ossetti, disporli in una teglia ri-vestita con carta da forno e cuocere per 25-30 minuti. Conservarli in un barattolo di latta o in un sacchetto di cotone per circa 2 settimane.
R i c e t t a
P E T
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R I C E T T E
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INGREDIENTI
Per il sugo: Sedano carota cipolla, Olio evo (extravergine di oliva), Sale qb, Salsa di pomodoro, Basilico fresco, Chiodi di garofano e/o cannella (se vi piace). Per le “pallotte”: Carne macinata bovino, Sale qb, Olio per friggere. Per la pasta: 1 uovo X 100gr di farina circa a persona. Diamo per scontato che sappiamo fare la pasta, tirare la sfoglia e tagliarla
con l’apposita chi-tarra, oppure fac-ciamo un salto al negozio, (NB real-izzare la pasta con le proprie mani regala ben altro gusto al piatto, provare per credere!)
C H I TA R R A C O N L E PA L L OT T E
di Gabriella Foschi
R I C E T T E
PROCEDIMENTO:
Armiamoci di Santa pazienza e subito all’opera iniziando con la
preparazione delle “pallotte’ bisogna mettere la carne in un reci-
piente, salarla leggermente e realizzare delle polpettine piccole
piccole (ungendo il palmo delle mani con un pochino di olio si
riesce con maggiore facilità) per questa operazione il consiglio è
di munirsi di un vassoio capiente per evitare di sovrapporle e di un
bel programma in TV, altrimenti ci si annoierebbe. Mentre arroto-
liamo polpette, mettere in preparazione il sugo finto sedano-caro-
ta-cipolla tritati finemente in pentola con l’olio a soffriggere, aggiun-
giamo la passata di pomodoro, sale, basilico, un goccio d’acqua e
facciamo cuocere. Una volta realizzate le micro-polpette, passiamo
alla cottura. Ci sono due correnti di pensiero, 1) far sbollentare
leggermente le polpettine in acqua salata 2) friggere le polpette
in olio di oliva. Ritengo che le cose vadano fatte per bene, quindi
nel pentolino dal bordo alto tuffiamo le polpette in olio bollente poi
scoliamole su carta assorbente. Il prossimo passaggio riguarda il
sugo che sarà già arrivato a cottura, prendere le polpette, metterle
in una pentola con qualche mestolo del sugo e lasciamo insaporire
a fuoco basso per pochi minuti. Cuocere gli spaghetti alla chitarra
in acqua bollente salata, scolarli in un capiente piatto da portata,
condirli con un po’ di sugo finto e infine aggiungere quello con le
pallotte, completare il piatto con abbondante pecorino e/o parmi-
giano grattugiato. Buon appetito!
A CURA DI PAOLO GATTI IN COLLABORAZIONE CON FLORINDO FANì
T E M P O L I B E R O
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Orizzontali
1- Chimico nativo di Torano Nuovo ( 1765 ) 5- Lu “ tiratur” in italiano 12- Leone ma-rino 14- Carlo, conduttore tele-visivo toscano 15- Gran Premio 16- National Te-chnology Group 17- Nomignolo di fratello 19- Tarif-fa Unificata Uso Aereoporti 20- Giuseppe, detto “ Pino “ , ex por-tiere di Napoli e Fiorentina 24- Le iniziali di Verdo-ne 25- Nei margini 26- Il nove dell’Antica Roma 27- La si usa per tingere 29- Pari in fototessera 32- Soprannome del poeta Giu-seppe Carpi 33- Le iniziali della Nannini 34- Outlook Express 35- Centesimi ameri-cani 36- University of Oregon 37- Novecen-tocinquanta nei numeri romani 38- Così è detta la terra in cui si nasce 39- Isola delle Cicladi 40- Il soprannome di Renzo Bossi 43- Tecnicamente detto Slow-Motion 51- Le iniziali dell’attore Scarpa 52- Demen-za degenerativa invalidante 53- Gli artisti di Wonderwall 55- Via di Sant’Omero con le caratteristiche case di terra 56- Per-dere a Londra 57- The Game Nation 58- Gustave, architetto della torre più famo-sa di Francia 60- In filosofia ricorre sotto il termine greco Mimesi 61- In quel luogo
CRUCIVIBRATASoluzioni Orizzontali: 1- Comi 5- Cassetto 12- Otaria 14- Conti 15- Gp 16- Ntg 17- Tato 19- Tuua 20- Taglialatela 24- Cv 25- Rgi 26- Ix 27- Vernice 29- Ooesr 32- Pinin 33- Gn 34- Oe 35- Cent 36- Uo 37- Lm 38- Natia 39- Ceo 40- Trota 43- Rallentatore 51- Rs 52- Alzheimer 53- Oasis 55- Pinciare 56- Lose 57- Tgn 58- Eiffel 60- Imitazione 61- Ivi Verticali: 1- Controguerra 2- Ottagono 3- Maggie 4- Ir 5- Caaai 6- Scoa 7- So 8- En 9- Tt 10- Titanica 11- Spaventapasseri 13- Iti 15- Guccini 18- Tlx 21- Tv 22- Ee 23- Lrp 28- Inetto 30- Sole 31- Remo 38- Nitro 39- Calzini 41- Reale 42- Tris 44- Alpgm 45- Lhn 46- Eec 47- Nii 48- Tma 49- Aereo 50- Trein 54- Soli 57- Ti 59- Fe
Verticali
1- Comune vibratiano che fu feudo degli Acquaviva duchi d’Atri 2- Poligono di 8 lati 3- La Simpson più piccola 4- Nel bel mezzo del tiro 5- Centre for Access and Acceptance of Autonomus Intelligence 6- Studio Consulenti Associati 7- Così britannico 8- Nella pena 9- Le iniziali di Timperi 10- Così è detta un’impresa ardua
11- Altrimenti detto spauracchio 13- Istituto Tecnico Industriale 15- Il Maestro nella foto 18- Sito specializzato in Borsa 21- Televisione in breve 22- Fiume olandese 23- Live Role Play 28- Così Svevo definisce Zeno 30- Stella madre del sistema solare 31- Il fratello di Romolo nella leggenda della fondazione di Roma 38- Super criminale della Marvel 39- Li “ cazzett “ in italiano 41- Album dei Casino Royale 42- Un punto nel poker 44- Magazine per alpinisti 45- Little House Needleworks 46- Ectrodactyly Ectodermal Dysplasia 47- Lamptey, ex punta di PSV e Aston Villa 48- Terapia Multisistematica in Acqua 49- Lo è l’AirBus A 380 50- Treno in dialetto modenese 54- Canzone di A. Celentano 57- Tra la S e la U 59- L’inizio delle ferie
vignette a cura di Rossano Piccioni
C U R I O S I TA’
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