ValsoldaNord-ovest
Sud-ovest
Nord-est
Sud-est
NORD OVEST
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Alpe di Boglia 1121 m
Roverè 1013 m
Spelucco 1385 m
Denti della vecchia 1491 m
Alpe di Castello 1250 m
Madonnina del faggio 1130 m
Madonnina del faggioCappella posta sulle pendici del monte Boglia. La leggenda racconta che nel posto ove sorge la cappella, esisteva un colossale faggio nel tronco del quale, come in una nicchia, si vide un giorno apparire la figura di una Madonnina scolpita nella pietra. Verso il 1865, un uragano troncò il faggio proprio sopra la nicchia con la Madonna, la quale però restò illesa. I Valsoldesi eressero in quel posto una cappelletta per porvi l'effigie di pietra. Nel 1927 la cappella, ormai in rovina, fu ricostruita.
Colmaregia 1516 m
Saletta 1194 m
Passo Biscagno 1174 m
Spelucco 1305 m e Cavrighè 1372 m
NORD EST
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Pradé 1607 m
Cime di Noga 1512 m
Buco di Noga
Buco di Noga
Le campagne di scavi effettuati all’interno del buco di Noga o “Böcc de
Noga”, hanno portato al ritrovamento di ossa di Ursus Spelaeus o orso
delle caverne. Attualmente le ossa ritrovate in questa grotta sono al
museo cantonale di Storia Naturale di Lugano. La grotta, con uno
sviluppo di 50 m, è la più grande cavità della Valsolda e si trova in
frazione di Dasio. L’itinerario è del tutto escursionistico, si sale da
Dasio verso l’alpe Mapel, seguendo il sentiero che si snoda tra le Cime
di Noga e il monte Pradé. La grotta si intravede solo quando si è in
prossimità dell’ingresso.
Alpe di Puria bassa 1026 m
Alpe Mapel 1145 m
Alpe Noress 1385 m
Pairolo 1406 m
Alpe Ricola 1037 m
Alpe di Puria di Sopra 1272 m
Sasso di Monte 1262 m
Pizzo Ravò 1289 m
Torrione 1805 m
Passo Stretto 1102 m
Bronzone 1434 m
Monte Pizzoni 1303 m e passo Forcola 1195 m
Fiorina 1809 m. e Alpe Fiorina
Alpe Fiorina
SUD EST
RANCÓ
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Rancò 732 m
DASIO
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DASIO 580 m
Il paese di Dasio, posto a 580 m, è il più alto della Valsolda. Lo sovrastano le
cime rocciose di Noga e di Sasso di Monte.
Da lì parte ancora l’antica via, ora sentiero delle 4 valli, che attraverso il Passo
Stretto mette in comunicazione con il Lario e la Svizzera. Lungo i vicoli e le
stradine si possono osservare caratteristiche case e vecchie stalle. Nella parte
alta del paese c’è una fontana chiamata “Carciò” rinomata per la bontà della
sua acque sorgive. Le stesse acque, due vie più sotto, vengono raccolte in un
pittoresco lavatoio. All’ingresso del paese vi è la vecchia caserma della finanza,
ormai diroccata, punto di controllo del contrabbando locale fino al dopoguerra.
Sopra la chiesa c’è una palazzina con giardino che un tempo era adibita a
locanda, lì soggiornò Fogazzaro per scrivere l’ultima parte del suo romanzo:
”Leila”. Annesso vi era il “gioco delle bocce”, svago in uso in Valsolda fino alla
metà del 1900.
Fontana di CarciòIl lavatoio
Vicoli e vecchie prigioni
L ‘albergo del Mimi dove Fogazzaro scrive il finale di “Leila”
La vecchia scuola elementare
Chiesa di S. Bernardino
Affresco Madonna del latte
Altare maggioreVolta
Santi: Miro
BernardinoLucio
Chiesa di S. Bernardino
La chiesa di Dasio è dedicata a San Bernardino da Siena. È l'unica della Valsolda ad
avere tre navate. Sul portale sono riprodotti i SS. Giovanni Battista e Stefano a cui era
originariamente intitolata la chiesa. La parte più antica è la navata sinistra la cui parete
presenta un affresco datato 1516, diviso in tre parti e sormontato da un lunettone. Sono
rappresentati nella parte più a sinistra la Madonna del Latte e S. Antonio Abate; nella
parte centrale la Madonna con Bambino, incoronata e in trono, con al fianco S. Caterina
e S. Bernardino; a destra Cristo accolto dal Padre con a fianco una Madonna con
Bambino. Nel lunettone si può vedere la Madonna Assunta tra San Miro e San Lucio.
Sull'ancona dell'altare maggiore, in basso, ai piedi di una Madonna con Bambino. si
notano le tre mitre che simboleggiano la rinuncia di San Bernardino per tre volte alla
Cattedra Vescovile.
All'interno della chiesa si trova una grossa campana che, durante la seconda guerra
mondiale, fu trasportata a Como per essere fusa per utilizzare il metallo per la
costruzione di cannoni; ritornò a Dasio poiché non fu utilizzata.
Affresco cinquecentesco sulla navata sinistra
Madonna con bambino Volta
S. Bernardino
Religioso francescano, fu grande e popolare predicatore del nome di Gesù. Attraversò
villaggi e città dell'Italia settentrionale e centrale portando, con la parola e con l'esempio,
intere popolazioni a un profondo rinnovamento cristiano. Lavorò per la riforma dell'Ordine
francescano. Di lui restano alcuni scritti in lingua latina e volgare. Nato nel 1380 a Massa
Marittima, morì nel 1444 nella città dell'Aquila, dove nel corso delle prediche che si era
prefissato vi giunse ormai morente. Bernardino fu canonizzato nel 1450 a soli sei anni
dalla morte.
S. Lucio
S. Lucio di Cavargna conosciuto anche come Luguzzone o Uguzo, ha il centro del suo culto nel
piccolo Oratorio di S. Lucio, sperduto trai pascoli montani, all’estremo limite della Val Cavargna, al
confine con la Svizzera tra i laghi di Lugano e di Como, a 1669 m sul livello del mare; la parrocchia è
quella di Cavargna della diocesi di Milano, benché sia in provincia di Como.
Dall’antico “Catalogus Sanctorum Italiae” edito nel 1613, si apprende che Lucio sarebbe stato un
pastore di armenti, dipendente di un padrone, dal quale fu licenziato dopo essere stato accusato di
furto; perché aveva fatto con gli averi del padrone, piccoli doni alla Chiesa ed ai poveri.
Fu assunto da un nuovo padrone più accondiscendente e successe che, mentre le ricchezze di
questo aumentavano, diminuivano quelle del padrone precedente; il quale sia per odio, sia per
invidia, lo uccise.
Sul posto dove fu ucciso, sgorgò una sorgente così abbondante da formare un laghetto, alle cui
acque accorrono gli ammalati degli occhi per guarire. L’antico oratorio di S. Lucio di Cavargna
divenne meta di pellegrinaggi di devoti, i quali gli si rivolgevano per impetrare la pioggia o il tempo
sereno; inoltre conserva un pregevole dipinto del Cinquecento su rame, che raffigura il santo pastore
che distribuisce ai poveri il formaggio; soggetto anche di altre raffigurazioni.
Il culto è diffuso in una cinquantina di località del Nord Italia e del Canton Ticino; la sua festa è il 12
luglio.
S. Miro
È venerato a Sorico, sul lago di Como. Nacque a Canzo paese sullo stesso lago,
verso il 1306. Da giovane donò tutto ciò che possedeva ai poveri e si mise a
condurre vita eremitica, prima nei dintorni del paese natio, Canzo, poi a Sorico, in
diocesi e in provincia di Como, sulla Riviera del Lario.
Alcuni studiosi lo classificano appartenente al Terz’Ordine Francescano, altri lo
negano. Dopo una vita durata 75 anni, in gran parte dedita all’eremitaggio ed alla
mortificazione nella povertà, Miro morì nel 1381 e venne sepolto a Sorico nella
chiesa di S. Michele (oggi chiamata di S. Miro), situata su un vicino colle.
Puria
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Puria 504 m
La frazione di Puria è un antico insediamento esteso su un dosso soleggiato in lieve
pendio con la chiesa all'estremo limite orientale, nel cuore di una verde valle aperta a
ventaglio verso sud. Puria è stata, in passato, un nodo viario importante all'interno della
valle. Vi convergeva la via proveniente dal lago di Como, nella quale confluivano le
mulattiere delle valli Sanagra, Cavargna, Colla (CH), Rezzo (Passo Stretto), e le vie
provenienti da Castello, da Bré e dall'alto Luganese. Vi arrivava il sentiero da Loggio e ne
usciva quello per Dasio. La via centrale all'interno del paese è la via Salomone, che alla
fine si allarga e prosegue rettilinea per una cinquantina di metri col nome di Via al
Tempio fino al sagrato dell' Assunta, la parrocchiale, la cui facciata le fa da fondale. Sulla
piazza del Congresso si trova Palazzo Pozzi (eretto verso il 1741) sulla cui facciata sono
ancora visibili alcune decorazioni. Don Filippo Maria Pozzi possedeva in questo palazzo
un oratorio privato che oggi è stato incorporato in un'abitazione. All'oratorio si accedeva
per una rampa detta «Via dell'oratorio», nome che ha ancor oggi. Gli arredi del soppresso
oratorio Pozzi servirono all'oratorio di San Pietro e della Madonna delle Grazie eretto nel
centro del paese sopra una raccolta di acque stagnanti detta Pozzaracca.
Altra casa notevole è quella dell'architetto Pietro Gilardoni che eseguì molti lavori a
Milano nella prima metà del secolo XIX , sul lago di Como a Dongo e altrove. Morì nel
1839.
Ricordiamo anche la casa dei Costa, nel cui cortile si può ancora ammirare un affresco
raffigurante un’adorazione dei Magi.
In paese si trova anche la casa nativa di Pellegrino Tibaldi.
A Puria ci sono tre vecchi lavatoi. Il maggiore, situato all’inizio del paese, è stato
recentemente ristrutturato.
Sulla strada che porta a Drano c’è una grande croce di pietra fatta erigere nel 1937,
probabilmente come ringraziamento per il fatto che non ci fossero state vittime durante la
costruzione del ponte che collega le due frazioni della Valsolda. Il luogo è comunemente
detto “Pontone”, non a causa delle sue dimensioni, ma perché passa ad un’altezza
notevole sopra il ramo di nord est del fiume Soldo.
Casa Costa, ora casa PiazzaNel cortile un affresco con
l’adorazione dei Magi
I lavatoi e le fontane di Puria
Palazzo Pozzi Palazzo Gilardoni
Pellegrino Pellegrini
Pellegrino Tibaldi, detto il Pellegrini, nacque a Puria in Valsolda nel 1527 e morì a Milano nel 1596.
Compì a Bologna la propria formazione culturale, sia come pittore, sia come architetto, in un
ambiente che risente delle novità portate al nord da Giulio Romano e dal Serio.
Fondamentale è comunque, dal 1547 al 1549 il soggiorno romano che lo pose in contatto con l’opera
dei manieristi e di Michelangelo, e i cui frutti sono evidenti nelle prime opere compiute a Bologna.
Non ancora del tutto chiarita l’attività del Tibaldi (ricordato anche come ingegnere militare ad Ancona
e Ravenna) anteriore al suo arrivo in Lombardia, dove operò poi per tutta la vita.
Decisivo per la sua affermazione fu l’incontro con Carlo Borromeo, grazie al cui appoggio, l’artista
ottenne importanti commissioni.
Nominato architetto del Duomo di Milano (per il quale eseguì molti lavori, tra cui il battistero, 1567),
Tibaldi svolse una vastissima attività professionale di progettista e consulente tecnico. Concluse la
sua carriera nuovamente come pittore, alla corte di Filippo II in Spagna.
Chiesa della Madonna Assunta
Pala
Presbiterio Cappella di S. Carlo
Cappella della Madonna
Cappella di S. AntonioCappella di S. Eurosia
Tomba di Pellegrini e Cupola
Sacrestia e oratorio di S. Pietro
Santi:EurosiaCaterina
LuciaAntonio
Madonna Assunta
La chiesa di Puria, edificata nel 1200 e totalmente rifatta nei sec. XVI-XVII, è dedicata a
Santa Maria Assunta. Come tutte le chiese dell’epoca è orientata da est a ovest. Tempo
fa all’esterno della chiesa si trovava il cimitero del paese, utilizzato soprattutto nel
periodo della peste. La chiesa è in parte frutto dell’ingegno di Pellegrino Tibaldi, nato a
Puria nel 1527, che ha sembra aver progettato la facciata e la cupola ottagonale. Ha
forma di croce latina, con un braccio leggermente più lungo. All’esterno, sulla parete
sinistra, si vedono i resti di finestre successivamente murate.
Al suo interno ci sono 4 cappelle: nel transetto quella dedicata a S. Carlo e alla
Madonna, nella navata una dedicata a Sant’Antonio, a S. Bernardo e San Lucio; e sul
lato destro a Sant’Eurosia, Santa Lucia, e Santa Caterina. Nella cappella dedicata a San
Carlo ci sono affreschi rappresentanti San Carlo che adora il chiodo, la sua visita a San
Mamete e l’attentato alla sua vita.
PARROCCHIALE DI S. MARIA ASSUNTA
All’interno di un piccolo locale, un tempo utilizzato come confessionale degli uomini, si
trova un dipinto, un tempo all’esterno, rappresentante la Trinità: Dio che abbraccia Gesù
crocifisso.
Nella sacrestia, restaurata di recente, si trova una tela proveniente dalla cappella privata
del Palazzo Pozzi.
Al centro della chiesa c’è una lapide di pietra che sembra indicare il sepolcro di
Pellegrino Tibaldi.
Altare maggiore: pala dell’Assunta
Presbiterio: Annunciazione,Nascita, Adorazione dei Magi,
Fuga in Egitto
Sulla volta: l’incoronazione di Maria
Affreschi della
cappella della
Madonna: opera dei
fratelli Pozzi
Affreschi della Cappella di S. Carlo raffiguranti l’attentato alla sua vita e la visita pastorale a S. Mamete
Pala di S. Eurosia di Francesco Pozzi e Cappella di S. Antonio
Iscrizione presente sulla casanativa del Pellegrini
Possibile sepolcro del Pellegrini
Cupola ottagonale probabilmenteprogettata dal Pellegrini
Tela proveniente dall’oratorio di palazzo Pozzi, prima utilizzata
nell’oratorio di S. Pietro e ora situata nella sacrestia dell’Assunta.
Rappresenta laMadonna del Buon Consiglio con S. Antonio, S. Carlo, S. Camillo
SAN ROCCO 618 m
Chiesetta di San RoccoA circa un chilometro, a monte di Dasio, verso occidente, si trova l'Oratorio di San Rocco, a pianta circolare che ricorda le chiesette inserite nel perimetro dei "lazzaretti" per il ricovero degli appestati nelle epidemie del XVII secolo. All'interno una pittura raffigura il Santo.
S. Rocco
Santa Caterina
Entrata nelle Mantellate, condusse una vita di penitenza e di carità verso i
condannati e gli infermi. Portata al misticismo, ricevette le stigmate. Entrò in
contatto con grandi personalità tra le quali Gregorio XI che convinse a riportare
la sede pontificia da Avignone a Roma e dal quale ottenne diverse concessioni
a favore del proprio Ordine. Le sue opere più importanti ci offrono una sintesi
dell’esperienza domenicana, agostiniana, francescana e mistica con cui entrò
in contatto, ravvivata dalla sua mente illuminata dall’intima unione con Dio.
Insieme a San Francesco d’Assisi è Patrona d’Italia.
Montpellier (Francia), secolo XIV - 16 agosto di anno imprecisato. Le fonti su di
lui sono poco precise e rese più oscure dalla leggenda. In pellegrinaggio diretto
a Roma dopo aver donato tutti i suoi beni ai poveri, si sarebbe fermato ad
Acquapendente, dedicandosi all'assistenza degli ammalati di peste e facendo
guarigioni miracolose che diffusero la sua fama. Peregrinando per l'Italia
centrale si dedicò ad opere di carità e di assistenza promuovendo continue
conversione. Sarebbe morto in prigione, dopo essere stato arrestato presso
Angera da alcuni soldati perché sospettato di spionaggio. Invocato nelle
campagne contro le malattie del bestiame e le catastrofi naturali, il suo culto si
diffuse straordinariamente nell'Italia del Nord, legato in particolare al suo ruolo
di protettore contro la peste.
San Rocco
S. Antonio
Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel
cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in
una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più
di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti
dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente. Anche Costantino e i suoi
figli ne cercarono il consiglio. La sua vicenda è raccontata da un discepolo,
sant'Atanasio, che contribuì a farne conoscere l'esempio in tutta la Chiesa. Per due volte
lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da
Massimino Daia. La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il
Concilio di Nicea. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo
delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore.
Santa Eurosia
Santa Eurosia nacque nell’anno 864. Nell’anno 880 San Metodio si recò a Roma da Papa Giovanni
VII, questi era impegnato in un difficile caso, trovare una degna sposa per il figlio del conte spagnolo
d’Aragona, impegnato nella lotta contro gli invasori arabi saraceni. Il Papa chiese aiuto a San Metodio,
il quale senza dubbio alcuno indicò la giovane principessa Eurosia. Santa Eurosia, lasciò il proposito
di dedicarsi totalmente a Cristo, vedendo nell’intervento del Papa un supremo disegno della volontà di
Dio. Iniziò così il viaggio verso la Spagna, era l’anno 880. Arrivati però ai Pirenei, la comitiva fu
assalita dai banditi saraceni. Il capo decise di volere per sé Eurosia, la quale però si oppose
decisamente a tali diabolici progetti, e per questo subì un tragico martirio, le vennero amputate le mani
e recisi i piedi, quindi venne uccisa decapitata, aveva solo sedici anni. Contemporaneamente si
scatenò un grandinare furibondo, uno scrosciare spaventoso di acque, folgori e tuoni assordanti, venti
fortissimi. I saraceni fuggirono terrorizzati mentre dal cielo una voce più potente della tempesta
diceva: “Sia dato a Lei il dono di sedare le tempeste, ovunque sia invocato il suo nome!”.
Trovati miracolosamente le sue spoglie due anni dopo venne canonizzata a Jaca il 25 giugno, la sua
festa ricorre ancora oggi il 25 giugno. E’ invocata contro le tempeste. Il suo culto si diffuse in tutta la
Spagna e grazie ai soldati spagnoli anche nel Nord Italia, soprattutto nelle zone collinari vinicole, da
qui la spiegazione del culto di questa santa nel nostro paese.
Madonna Assunta
Già celebrata dal sec. XI, questa solennità si inserisce nel contesto
dell’Avvento-Natale, congiungendo l’attesa messianica e il ritorno
glorioso di Cristo con l’ammirata memoria della Madre. In tal senso
questo periodo liturgico deve essere considerato un tempo
particolarmente adatto per il culto della Madre del Signore. Maria è la
tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo
quasi plasmata e resa nuova creatura. Già profeticamente adombrata
nella promessa fatta ai progenitori della vittoria sul serpente, Maria è la
Vergine che concepirà e partorirà un figlio il cui nome sarà
Emmanuele.
Festa 15 agosto
Madonna Immacolata
Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Pio IX nel 1854.
L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso
della sua vita, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore
esaltata quale regina dell'universo, perché fosse più pienamente conforme al
Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte. (Conc.
Vat. II, 'Lumen gentium', 59). L'Assunta è primizia della Chiesa celeste e segno
di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina. La 'dormitio
Virginis' e l'assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste
mariane. Questa antica testimonianza liturgica fu esplicitata e solennemente
proclamata con la definizione dogmatica di Pio XII nel 1950.
Ricorrenza 8 dicembre.
Madonna Addolorata
La memoria della Vergine Addolorata ci chiama a rivivere il momento
decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata
alla passione del Figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. La sua
maternità assume sul Calvario dimensioni universali. Questa memoria
di origine devozionale fu introdotta nel calendario romano dal papa Pio
VII (1814).
Ricorrenza 15 settembre.
Santa Lucia
Nacque a Siracusa, ma non si conosce con certezza la data. La sua vita d'altra parte è
intessuta di elementi leggendari, che stanno a testimoniare l'enorme venerazione di cui la
santa ha goduto e gode. La sua passio afferma che Lucia subì il martirio sotto
Diocleziano, per cui si è voluto fissare la data di nascita al 283. Secondo la passio la
giovane apparteneva a una ricca famiglia siracusana, promessa sposa a un pagano. Per
una malattia della madre compì un viaggio a Catania, per visitare il sepolcro di S. Agata,
sul quale pronunciò il voto di conservare la verginità. Distribuì perciò i beni ai poveri e
rinunciò al matrimonio. Arrestata su denuncia del fidanzato, fu sottoposta a diverse
torture. Per sfuggire al carnefice si strappò gli occhi. Solo dopo questi tremendi tormenti
cadde sfinita e morì. Le sue ossa non si trovano a Siracusa in quanto, come pare,
trafugate dai bizantini, furono portate a Costantinopoli, da dove furono saccheggiate dai
Veneziani. L'iconografia risente fortemente dell'episodio dello strappo volontario degli
occhi in quanto la santa è raffigurata con una tazza in mano su cui sono posti gli occhi..
La sua festa cade il 13 dicembre.
Drano
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Drano 473 m
Questo paese, che fino a qualche decennio fa era il più piccolo della Valsolda, ha avuto
in questi anni un notevole sviluppo urbanistico che l'ha trasformato. Il vecchio nucleo del
paese è posto a strapiombo sopra una collinetta e domina la valle sottostante. Qui si
trovano due antiche case: casa Pezzi e casa Prata. Domenico e Giacomo Pezzi furono,
nel seicento, l'uno curato e l'altro ricco mercante a Venezia. Casa Prata, oggi Sambucini,
ha un doppio ordine di logge con colonnine e un oratorio interno. Nella parte alta del
paese, in una minuscola piazzetta intitolata a S. Simone, si trova la chiesetta di Drano,
dedicata ai SS. Innocenti. Lungo le contrade si notano resti di stemmi e portali decorati,
testimonianze di signorili edifici. Dalla piazza parte la mulattiera che porta ai pascoli di
Rancò e al Passo Stretto.
All'imboccatura del viottolo si trova il lavatoio, recentemente ristrutturato.
Casa Prata
Casa Pezzi
Lavatoio e vicoli
Chiesa dei SS. Innocenti
• Pala altare maggiore
• Tele del ‘700
Chiesa SS. Innocenti
La chiesa fu anticamente dedicata a S. Simonino, un bimbo martire del
1475, presente nella pala dell'altare maggiore che raffigura la sua
gloria tra i Santi. Successivamente il suo culto fu associato a quello dei
bambini trucidati da re Erode e ora la chiesetta è intitolata ai SS.
Innocenti.
L'edificio appartiene alla parrocchiale di Loggio e all'interno vi sono
alcuni quadri interessanti risalenti al 1700: un' Annunciazione, una
Sacra Famiglia, una Madonna tra i Santi. Sopra l'ingresso è posto un
ritratto di S. Carlo.
Tele del ‘700
Sacra famiglia
Annunciazione e Gloria di Maria
Pala di S. Simonino Volta con l’incoronazione di Maria
Loggio
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Loggio 370 m
Il paese di Loggio è posto al centro della Valle ed è l'unico agglomerato in posizione
pianeggiante. Il paese è percorso orizzontalmente da due contrade parallele, lungo le
quali si possono osservare vecchie abitazioni, spesso affrescate con temi religiosi. Nella
contrada superiore, in una piccolissima piazzetta, si trova casa Mossini. Sopra il portone
dell'entrata vi è un'immagine della Sindone con la Madonna dai sette dolori. Lungo la
facciata una serie di graffiti con putti. Il culto della Sindone, presente a Loggio, sembra
derivare da un periodo di emigrazione di alcuni lavoratori del luogo a Torino, in un
momento di ostensione della stessa. Sempre nella contrada superiore c'è casa della
Vignora con un triplice loggiato interno. Da qui parte un viottolo che collega il paese con
Drano, sentiero ripido chiamato Scarell. Nelle vicinanze si può osservare un lavatoio
coperto, cinquecentesco, con una mola circolare in pietra.
Uscendo dal paese, verso ovest, si arriva a una piazzetta da cui parte sia la scalinata
che porta alla parrocchiale proseguendo poi come mulattiera verso la valle alta, sia il
sentiero che porta a S. Mamete. Prendendo l'acciottolato che scende si arriva ai prati di
Campò e ai Dossi, oltre i quali si trova il cimitero e l'oratorio di S. Carlo all'Esquilino. Il
tempietto ha una base ottagonale, sormontata da una parte circolare: sorge nel punto in
cui vi era una cappella dedicata alla Madonna delle Nevi.
In cima alla scalinata, oltrepassata la casa Effata, oratorio di Loggio, c'è la chiesa di S.
Bartolomeo.
I due edifici comunicavano attraverso un sottopassaggio. All'ingresso del sagrato si trova
un ossario, utilizzato soprattutto nel 700. Le pareti, ormai scrostate, erano
completamente affrescate con motivi allegorici riferiti alla morte. Si intravedono ancora
alcune scene in cui la morte è rappresentata con la falce e una scritta dice :"Nemini
parco".
Lavatoio cinquecentesco con mola circolare
Casa Mossini con affresco della “Sindone”
Vicolo
Scuola
Chiesa di S. Bartolomeo
Altare maggiore
Presbiterio
Cappelle
Dipinti maggiori
Ossario
San Carlo in Esquilino
Santi:
Bartolomeo
Giovanni Battista
S. Lorenzo
Parrocchiale di S. Bartolomeo
La Chiesa di Loggio è dedicata a S. Bartolomeo e risulta già esistente nel 1612. Ha una navata unica
con quattro cappelle laterali. L'interno è ricco di dipinti e di stucchi. La chiesa era rinomata per la
bellezza dei suoi paramenti e per la sua tappezzeria funebre. Questi dodici teli che raffiguravano
personaggi allegorici (Re: potenza, Papa: porpora....) venivano esposti in occasione della morte del
Papa o dell‘Arcivescovo milanese. La pala dell'altare maggiore, dipinta da Tommaso Bellotti nel 1760,
rappresenta il martirio di S. Bartolomeo.
Ai due lati del presbiterio c'è una predicazione del Battista e S. Lorenzo che elargisce l'elemosina ai
poveri.
Le quattro cappelle sono dedicate: alla Madonna, a S. Antonio, al Crocifisso e una molto particolare
alla Scuola dei Morti, antica confraternita valsoldese. Il quadro centrale rappresenta un angelo che
toglie un'anima dal Purgatorio. Nella parete ovest, sopra il portone d'ingresso, c'è un grandioso
affresco di Giovan Battista Pozzi, o Pozzo, rappresentante Il trionfo dell'Eucarestia. Il papa seduto
su un cocchio trainato da cavalli, alza l'Ostensorio, mentre sotto le ruote vengono schiacciati e
stritolati i mali del mondo. L'affresco porta la data del 1690.
Trionfo dell’ Eucarestia di G. Battista Pozzo
Cappella del crocifisso
Cappella della scuola dei morti
Religione alata: sacrestia
Altare maggiore: martirio di S. Bartolomeo
Nel presbiterio:
Predicazione del Battista
S. Lorenzo che elargisce l’elemosina
Pulpito in legno intarsiato con pannelli decorati
S. Bartolomeo apostolo
Nato a Cana di Galilea, fu condotto a Gesù dall'apostolo Filippo. Dopo
l'Ascensione del Signore, è tradizione che egli abbia predicato il
Vangelo nell'India, dove fu coronato dal martirio. Il "Martirologio
romano" di lui scrive: "predicò nell'India il Vangelo di Cristo; recatosi
nell'Armenia Maggiore, avendo convertito moltissimi alla fede, fu dai
barbari scorticato vivo, e, per ordine del re Astiàge, colla decapitazione
compì il martirio. Il suo corpo è adorato a Roma sull’Isola Tibertina".
Fu il primo diacono di Roma, con il compito di distribuire ai poveri
quanto raccolto fra comunità cristiane della città. La tradizione ci
tramanda le vicende legate alla sua morte, di come abbia incontrato
Papa Sisto II, condotto al martirio, di come abbia rifiutato di consegnare
i “ tesori" della Chiesa a lui affidati e di come abbia subito il supplizio
della graticola, che è divenuto il suo motivo iconografico peculiare.
Tuttavia è quasi certo che Lorenzo sia stato martirizzato il 10 agosto
come il suo vescovo, che secondo S. Damaso, venne decapitato in un
cimitero insieme a sei diaconi.
S. Lorenzo
S. Giovanni Battista
Giovanni sigilla la sua missione di precursore con il martirio. Erode Antipa,
imprigionatolo nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, lo
fece decapitare. Egli è l'amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si
eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: 'Ora la mia gioia è compiuta; egli
deve crescere, io invece diminuire. Alla sua scuola si sono formati alcuni dei
primi discepoli del Signore.
L'OSSARIO DI SAN BARTOLOMEOÈ una cappella di pianta quadrata costruita nei primissimi anni del Settecento, quando fu ordinato di raccogliere tutte le ossa delle tombe espurgate. Le facciate, portano tracce di
dipinti allegorici sul tema della morte.
Oratorio di San Carlo in
Esquilino (Loggio)Questo oratorio era la seconda delle sette
stazioni per la quale si sarebbe svolta la via
sacra progettata dai Valsoldesi in onore del
loro arcivescovo. Nel luogo esisteva già una
cappella dedicata alla Madonna delle Nevi
Oratorio di S. Carlo di
Cressogno
Si trova sulla mulattiera che da Cressogno
conduce alla Caravina. All'interno la pala
principale rappresenta il Santo con un
angelo; la volta, discretamente conservata,
mostra "la gloria di S. Carlo".
S. Carlo Borromeo
Arcivescovo di Milano, dispiegò in una vita relativamente breve un'intensissima
attività pastorale, consumando le sue energie nell'impegno ascetico, nella
carità e nella riforma della Chiesa. È fra i grandi promotori del rinnovamento
nella fede e nei costumi sancito dal Concilio di Trento. Espresse attraverso i
seminari e le disposizioni sinodali un nuovo modello di pastore d'anime, che
unisce l'austerità e la preghiera allo zelo apostolico. La sua azione riformatrice
si estese alla disciplina liturgica (del rito romano e ambrosiano), alla catechesi e
alla cura dei poveri. La sua carità pastorale si manifestò specialmente nella
famosa peste di Milano.
Per la Valsolda si dice che il Santo avesse una predilezione particolare, tanto
che, pur trascurando altri titoli onorifici, egli amava dirsi «Signore della
Valsolda».
A questa Valle dedicò due visite pastorali, nel 1570 e nel 1582: tra la prima e la
seconda, durante l'imperversare della peste, egli mandò soccorsi materiali ed
aiuti morali, soprattutto a Dasio, il paese più colpito dal morbo. Dasio lo
ringraziò direttamente (1577) scrivendogli fra l'altro che l'Incaricato
Arcivescovile, da lui mandato, aveva fatto di più del medico, il quale «non
aveva capito niente». Perciò, durante la seconda visita pastorale gli furono
preparati festeggiamenti ancora più solenni. Dopo la sua canonizzazione
(1610), essi si proposero di erigere in suo onore sette Cappelle - Oratorio (una
per ciascun paese), ad imitazione del Sacro Monte di Varese, ma per
mancanza di mezzi ne realizzarono solo tre, di cui una sulla verde erta sopra
San Mamete, la seconda in stupenda posizione panoramica presso Loggio, e la
terza presso il Cimitero di Cressogno.
S. Mamete
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S. Mamete 272 m
S. Mamete è situato su un piccolo promontorio nel punto in cui il fiume Soldo sfocia nel
Ceresio. È il capoluogo della valle, sede del municipio e dell'ufficio postale ed è provvisto
di un pontile per l'attracco dei battelli. Ha una pittoresca piazzetta, attorniata da portici
che proseguono fino al lago. In questa piazza, un tempo non attraversata dalla statale
Regina, si svolgevano le attività commerciali e amministrative della valle. Attualmente vi
sono alcuni bar, negozi, banche e un albergo. Percorrendo suggestivi vicoli, nella parte a
monte del paese, si arriva al vecchio mulino e all'antica filanda, ormai diroccati. La via
Bellotti porta al municipio dove, nella sala consiliare si possono ammirare due tele del
pittore valsoldese Paolo Pagani. In una è rappresentato "Il sacrificio di Isacco" e nell'altra
un "Santo con due putti". Nel giardinetto davanti al municipio un sottopassaggio porta al
parchetto pubblico di San Mamete: piccolo, ma grazioso spazio provvisto di una piscina
per bambini e di una spiaggetta con un'incantevole vista sul lago.
Il fiume Soldo divide il nucleo del paese dalla zona di Casarico, dove si può ammirare
Villa Claudia, un tempo Villa Lezzeni, con il suo bellissimo parco. La villa possiede un
oratorio privato dedicato a S. Filippo Neri.
All'imbarcadero di Casarico ha inizio la vicenda del Piccolo Mondo Antico, che vede in una grigia
giornata tempestosa, arrivare dal viottolo che portava ad Albogasio, i Pasotti in procinto di imbarcarsi
per Cressogno. Li aspetta un pranzo, offerto dalla marchesa Maironi , a base di risotto e tartufi.
Oltre Casarico, in località Cadate, si trova il vecchio ospedale di Valsolda, ora solo in piccola parte
utilizzato dalla Croce Rossa. Lo stabile, un tempo villa Affaitati, fu donato da Monsignor Renaldi, col
vincolo di usarlo per i poveri della valle.
Dalla piazzetta di S. Mamete parte una scalinata che porta alla parrocchiale di S. Mamete e Agapito e
prosegue come mulattiera verso la valle alta.
All'inizio della scala uno stemma arcivescovile e una scritta che invita a non ricorrere ai tribunali,
identifica uno stabile che in epoca feudale era utilizzato come Pretorio. Ora è casa parrocchiale e al
posto delle vecchie prigioni è stata ricavata una cappella.
In cima alla scalinata si trova la Parocchiale. Più avanti uno dei tre Oratori di San Carlo, eretto nel
1610 in occasione della canonizzazione dell'arcivescovo. Il tempietto a forma circolare fu progettato
da Domenico Tibaldi, nipote del Pellegrini. All'interno una tela con il ritratto del Santo. La devozione
popolare racconta che S. Carlo, in occasione della sua seconda visita in Valsolda, mentre saliva
verso l'alta valle, si appoggiasse alla roccia lasciando con la mano un'impronta. I fedeli scolpirono in
quel punto una croce e successivamente fu scelto quel luogo per edificare l'Oratorio.
Piazza Roma I giardinetti
Villa Claudia Ospedale Renaldi ex villa Affaitati
Municipio di Valsolda: nella sala Consiliare due tele di Paolo Pagani
Sacrificio di Isacco e Santo con due putti
Immagini della casa parrocchiale: ex pretorio
Traduzione:
Nei litigi giudiziari sorgono basse inimicizie, si perdono le spese, si incorrono travagli dello spirito, conseguono disonestà e delitti, si trascurano le opere buone e utili e spesso chi crede vincere soccombe e anche se vince, fatto il conto dei travagli e delle spese, non trova alcun guadagno.
Anno 1678
Chiesa di S. Mamete e AgapitoL’altare maggioreIl presbiterioLe cappelleSan CarloI Santi:MameteAgapitoPietro da Verona
Chiesa di S. Mamete e Agapito
La chiesa di S. Mamete è dedicata ai santi Mamete e Agapito. Essa possiede un bel
campanile romanico dell'XI secolo che un tempo era staccato dal corpo della chiesa.
Nella parte esterna dell'edificio si vedono i segni delle varie modifiche eseguite nel
tempo. Sul lato che guarda verso il lago si notano affrescati alcuni stemmi di Arcivescovi
milanesi, Signori della Valsolda. All'interno la chiesa presenta un'unica navata con
quattro cappelle laterali. Dietro l'altare maggiore vi è un antico dipinto raffigurante la
Madonna col Bambino e San Mamete, ma la visuale è ostruita dall'altare stesso. Sui due
lati del presbiterio sono rappresentate due scene della vita di S. Mamete: la cattura
effettuata dai soldati di Alessandro e la morte nella fornace, eseguiti dal pittore Salvatore
Pozzi di Puria. Le cappelle a sinistra raffigurano: una pietà con S. Pietro martire e S.
Domenico e nell'altra varie raffigurazioni dell'angelo custode. La cappella è un
interessante esempio di pittura illusionistica.
Nelle cappelle a destra troviamo: un altare della Madonna e nell'altra una tela con lo
sposalizio della Vergine. All'ingresso del sagrato, c'è un ossario sulla facciata del quale si
intravedono decorazioni ormai scolorite.
Madonna con S. Mamete
Martirio di S. Mamete e cattura da parte dei soldatiAffreschi di Salvatore Pozzi
Altare Maggiore
Le Cappelle:•Sposalizio della Vergine
•L’angelo custode
•Altare della Madonna
•Pietà con Maria, S.Pietro da Verona e
S.Domenico
Oratorio di San Carlo in San Mamete.L'edificio, di forma circolare, fu eretto nel 1612 ed è posto su una rupe che domina
paese. All'interno una pala raffigurante il santo in meditazione. Il progetto è attribuibile a Domenico Pellegrini
Fusciana e Cadate Sasso Rosso e Casarico
San Pietro da Verona
Nato da genitori eretici manichei, l’innata rettitudine del cuore gli fece intuire subito da
che parte si trovasse la verità. A sette anni imparò alle scuole dei cattolici il Credo, che
per lui non sarà una formula qualunque, ma un principio di vita e una luce che rischiarerà
per sempre il suo cammino. Entrato nell’Ordine, anelante le sante lotte per la fede, nei
lunghi anni di preparazione al futuro apostolato, mise le basi di quella robusta santità che
fece davvero di lui un atleta di Gesù Cristo. Un giorno confidò a un confratello che da
quando era sacerdote, celebrando la S. Messa, alla elevazione del calice aveva sempre
chiesto al Signore la grazia di morire martire, tale era l’ardore della sua fede e della sua
carità. Nominato nel 1242 Inquisitore Generale per la Lombardia, combatté senza posa
gli eretici con la spada della divina parola, finché fu ucciso per loro mano, come egli
aveva predetto, sulla strada da Como a Milano. Mandante dell’omicidio fu Stefano
Confalonieri castellano della rocca di S. Martino a Castello.
San Mamete
Il santo Mamete martire ed eremita, protettore della natura e degli animali,
visse nelle vicinanze di Cesarea di Cappadocia, l’attuale Kayseri. Fu giustiziato
sotto l’imperatore Aureliano nel 272 d.C. Di lui parla Basilio il grande in un
elogio pronunciato, mentre era vescovo di Cappadocia tra il 370 e il 379, in un
santuario dedicato appunto a S. Mamete. Un tardo affresco del 1300, nella
parrocchiale di Valsolda S. Mamete, lo ritrae in tipici abiti orientali, mentre un
dipinto del 1613 riprende la tradizione del santo, rappresentandolo in un
ambiente agreste, attorniato da animali domestici e leoni.
S. Agapito
Agapito, diacono, santo, martire di Roma, fu sepolto unitamente a Felicissimo nel
cimitero di Pretestato. Nel IV secolo si rese necessario un ampliamento del luogo della
loro sepoltura, per il gran numero di pellegrini che lo visitavano. I suddiaconi che patirono
il martirio con Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano furono inumati nella cripta dei papi.
Nel 1049 le ossa d'Agapito vennero traslate in S. Maria in Via Lata da S. Leone IX. Le
sue reliquie si rinvennero il 24 agosto 1491 e con esse molte altre tra le quali quelle dei
martiri Ippolito e Dario; tutte furono temporaneamente portate nella chiesa di S. Ciriaco.
In S. Maria in Via Lata, l'8 maggio 1639, furono ritrovate nell'altare maggiore, in una
cassetta di piombo, alcune sue ossa con la dicitura: Corpus S. Agapiti Martyris. La
reliquia della testa risulta in questa chiesa da un inventario del 1454. Alcune reliquie dei
martiri Agapito, Felicissimo e Vincenzo sono nell'altare della cappella maggiore di S.
Maria della Consolazione.
Cressogno
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Cressogno 277 m
Il paese di Cressogno si affaccia sul lago e il suo Santuario è posto all’estremo confine
della valle verso il territorio di Porlezza. È diviso in Cressogno inferiore, situato lungo la
riva, nella zona sottostante la statale Regina e Cressogno superiore che si estende dalla
Caravina fino a Loggio. A Cressogno inferiore troviamo la chiesetta di San Nicola e la
casa che nel “Piccolo mondo antico” era abitata dalla marchesa Maironi. Vicino alla villa
c’è un grazioso imbarcadero. A Cressogno superiore si trova la vecchia canonica sul cui
ingresso si vede ancora lo stemma dell’arcivescovo Federico Visconti e l'immagine di una
Veronica. Lungo la viuzza che attraversa il paese vi sono due lavatoi. Dalla parte a
monte partiva una mulattiera che conduceva a Dasio della quale rimane solo un piccolo
tratto iniziale. Proseguendo verso il Santuario si incontra un oratorio di San Carlo: l’ultimo
di quelli pensati dai Valsoldesi per glorificare il loro arcivescovo. Fu fondato nel 1617 e
progettato da Domenico Pellegrini, nipote di Pellegrino. Nella volta del tempietto è
raffigurato il Santo nella gloria del paradiso. Da questo luogo si può ammirare un
bellissimo scorcio di panorama del lago e dei monti sovrastanti.
Imbarcadero
Casa Prina: casa della Marchesa Maironi in “Piccolo Mondo Antico"
Lavatoio Inizio della vecchia via per Dasio
Veronicae
Stemmadell’
ArcivescovoVisconti
Sull’Ingresso
dellacanonica
Chiesa di S. NicolaAltare maggiore
Presbiterio
Tele maggiori
Santi:
Nicola
La chiesa di San Nicola è la parrocchiale più piccola di tutta la
Valsolda, ha una navata unica. Nel presbiterio vi sono due affreschi: in
uno è raffigurato San Nicola che ordina la distruzione di un tempio
pagano, nell’altro la consacrazione a Vescovo di San Nicola. Nella pala
dell'altare maggiore sono dipinti San Nicola e San Carlo che osservano
una Madonna che tiene in braccio un bambino. In una piccola cappella
a destra si possono ammirare due tele molto interessanti di Carlo
Preda: una rappresenta una Natività e l’altra un’Annunciazione.
All’esterno, nella facciata che guarda verso il lago, c’è una piccola
nicchia con una antica statuetta di San Nicola.
Chiesa di S. Nicola
Annunciazione e Natività
Serie di tele con la storia di Noè
Pala della Madonna nella gloria del Paradiso con S. Nicola e S. Carlo
Nel presbiterio:S. Nicola che ordina la distruzione di
un tempio paganoL’ordinazione a Vescovo di S. Nicola
S. Nicola
San Nicola fu vescovo di Mira. Era nato a Patara nella Lisia (Asia Minore). La storia ci
dice che morì nell'anno 350. Ma perché é diventato un "portatore di doni" ai bambini? È la
tradizione leggendaria a raccontare i fatti che fecero nascere questa usanza diffusa nel
mondo. San Nicola, si racconta, venne a sapere che tre povere bambine della sua città,
sarebbero state vendute come schiave, perché la famiglia non poteva assegnare loro una
dote con la quale, divenute grandi, si sarebbero potute sposare. Allora il vescovo andò
solo nella notte, fino alla casa delle povere bambine e posò sulla finestra tre sacchetti
pieni d'oro.
Il suo amore per i piccoli é ricordato anche da un miracolo: resuscitò tre bambini durante
le persecuzioni degli ariani. Il vescovo di Mira é anche il patrono dei marinai e la Basilica
di Bari, che é una delle chiese più belle e più antiche di Bari, é ancor oggi meta di
pellegrinaggi da tutto il mondo.
Santuario della Caravina
•L’altare maggiore
•Il prebiterio
•Le cappelle
•Dipinti
•I Santi:
Francesco
Domenico
Santuario di Nostra Signora della Caravina
Il Santuario della Madonna della Caravina si trova proprio al limitare della Valsolda.
É situato ai piedi del monte Pizzoni in un luogo franoso, ma riparato e mite dove si
possono trovare ulivi e sempreverdi. Qui esisteva fin dagli inizi del 1500 una rozza
cappelletta campestre che aveva dipinto sullo sfondo la Madonna Addolorata con Gesù
morto sulle ginocchia. L'undici Maggio 1562, verso mezzogiorno, terminata a Cima una
processione di penitenza, due donne entrate nella cappelletta videro l'immagine
piangente da entrambi gli occhi. In breve, si sparse la notizia. Alcuni miracoli avvenuti
quel giorno e i giorni seguenti confermarono il pianto prodigioso.
Il risultato fu che l'Autorità Ecclesiastica dichiarò miracoloso il quadro della Caravina ed
ordinò la costruzione del Santuario. In occasione del primo centenario delle lacrime della
Madonna, verso il 1662, sull'area del primo Santuario, fu costruito l'attuale, su disegno di
Carlo Buzzi, architetto del Duomo e dell'Ospedale Maggiore di Milano.
Il Santuario ha un'ampia navata unica con due cappelle laterali. Un altare con colonne di
marmo fa da cornice al dipinto originario della Madonna Addolorata. Sui lati opposti del
coro sono presenti due affreschi raffiguranti: La nascita di Maria e La Presentazione di
Maria al tempio, eseguiti dal pittore P. Comanedi. Nella Cappella Maggiore troviamo
un'Annunciazione di Salvatore Pozzi di Puria e una Visitazione a S. Elisabetta di G.
Battista Pozzo figlio.
Nell'arco e nella volta sovrastanti sono raffigurati gli apostoli che, di fronte a un sepolcro
vuoto, guardano verso il cielo dove avviene l'incoronazione di Maria. Le due Cappelle
laterali e l'arco sono opera dell'artista di Campione Isidoro Bianchi. Le cappelle fanno
riferimento a due confraternite esistenti in santuario: quella dei francescani e quella dei
carmelitani. Nell'altare di sinistra S. Francesco dà a S. Domenico il funicolo, nella pala
dell'altare destro la Vergine porge lo scapolare al beato Simone.
Altare maggiore (Immagine originale dell'antica Cappella)Santuario: "Nostra Signora dei
Miracoli della Caravina".Il primo Santuario fu visitato nel 1570 e nel 1582 da S.
Carlo.
Nascita di Maria e Presentazione al tempio di P. Comanedi
Annunciazione: Salvatore Pozzi 1646
Visitazione: G. Battista Pozzo Junior 1640
Cappella dei carmelitani Cappella dei francescani
Dopo una vita giovanile spensierata e mondana, dopo aver usato misericordia ai lebbrosi
(Testamento), si convertì al Vangelo e lo visse con estrema coerenza, in povertà e letizia,
seguendo il Cristo umile, povero e casto, secondo lo spirito delle beatitudini. Insieme ai
primi fratelli che lo seguirono, attratti dalla forza del suo esempio, predicò per tutte le
contrade l'amore del Signore, contribuendo al rinnovamento della Chiesa. Innamorato del
Cristo, incentrò nella contemplazione del Presepe e del Calvario la sua esperienza
spirituale. Portò nel suo corpo i segni della Passione. In lui come nei più grandi mistici si
reintegrò l'armonia con il cosmo, di cui si fece interprete nel cantico delle creature. Fu
ispiratore e padre delle famiglie religiose maschili e femminili che da lui prendono il nome.
Pio XII lo proclamò patrono d'Italia il 18 giugno 1939.
S. Francesco
Si distinse fin da giovane per carità e povertà. Convinto che bisognasse
riportare il clero a quella austerità di vita che era alla base dell'eresia degli
Albigesi e dei Valdesi, fondò a Tolosa l'Ordine dei Frati Predicatori che, nato
sulla Regola agostiniana, divenne nella sostanza qualcosa di totalmente nuovo,
basato sulla predicazione itinerante, la mendicità (per la prima volta legata ad
un ordine clericale), una serie di osservanze di tipo monastico e lo studio
approfondito. San Domenico si distinse per rettitudine, spirito di sacrificio e zelo
apostolico. Le Costituzioni dell'Ordine dei Frati Predicatori attestano la
chiarezza di pensiero, lo spirito costruttivo ed equilibrato e il senso pratico che
si rispecchiano nel suo Ordine, uno dei più importanti della Chiesa.
S. Domenico
Castello
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Castello 451 m
Il paese di Castello è posto a strapiombo sopra un dirupo, meno ripido verso S. Mamete, più impervio nella
parte verso Puria chiamata per questo "Al pizz". Le case a ridosso dell'erta sono poste a semicerchio, le
altre nella fila dietro e poi a scalare verso monte dove si trovava l'antica rocca. Il paese è un labirinto di
vicoli, scalette, portici, anfratti, case addossate le une alle altre tipiche dei sistemi difensivi. Ovunque a
Castello si aprono scorci di panorama davvero incantevoli: dal sagrato della chiesa si può ammirare il lago
fino al S. Salvatore, il promontorio di S. Mamete, Oria e Albogasio; dal centro del paese si apre la vista su
Drano e Loggio e dal portico del Fighett appare inquadrata tutta l'alta valle con la sua corona di monti.
Salendo alla chiesetta dell'Addolorata, un tempo oratorio di S. Martino, si ha una visuale a 360 gradi
dell'intera valle. La chiesetta apparteneva un tempo al castello e sembra avere origini molto antiche visto
che risultava già abbandonata alla fine del 1500. Dell'antico castello rimangono solo le fondamenta con i
segni di quattro bastioni angolari. L'edificio è stato trasformato in un'abitazione privata. L'ultimo castellano
che si ricorda fu Stefano Confalonieri, , un nobile milanese che, nella metà del 1200, dava rifugio agli eretici
e che fu il mandante dell'uccisione di frate Pietro il cui martirio è raffigurato in molte chiese di Valsolda. Tra
le case di rilievo del borgo c'è la casa nativa del pittore Paolo Pagani, nato a Castello nel 1655. L'abitazione
è stata utilizzata fino agli anni '70 come scuola elementare ed ora è in corso un restauro per adibirla a
museo. Sui muri delle vecchie case si intravedono ancora affreschi, stemmi, stucchi e portali.
I resti della vecchia rocca di S. Martino, ora abitazione
privata
Chiesa dell’Addolorata
La cappella faceva parte della rocca di S. Martino. Il più
antico riferimento all'esistenza del castello di
Valsolda è dato da una pergamena dell'Inquisizione Milanese, dove si legge una sentenza di condanna del
1295 nei confronti di Stefano Confalonieri, che proprio da questo castello propagava
l'eresia catara e dava rifugio agli eretici stessi.
La cappella già nel 1578 mostrava i segni del tempo ed è descritta come "fatiscente e abbandonata". Nel corso del tempo ha subito poi diversi
rimaneggiamenti e intonacature che hanno
ricoperto la sua antichità.
Vicolo
Casa Pagani
Piazza “Ruscett”
Entrata nord del borgo
Fontane di Castello
Chiesa di S. Martino
Volta
Presbiterio
Affreschi
Artisti:I Pozzi
P. Pagani
Santi:Martino
Apollonia
Chiesa di S. Martino
La chiesa, posta sul versante ovest del paese, in seguito a vari rifacimenti ha subito
un'inversione rispetto all'orientamento iniziale. Ha una navata unica e una sola finestra a
mosaico rivolta a nord: vi è rappresentato S. Martino nell'atto di dividere il mantello col povero.
L'interno offre uno spettacolo imponente e inaspettato. La volta del soffitto è completamente
affrescata e ricorda i dipinti di Michelangelo. È opera del pittore Paolo Pagani. Vi sono
rappresentati Giovanni Battista, l'assunzione della Madonna, le tre Sante, angeli e soldati in
un intreccio allegorico. Il presbiterio è opera della bottega dei Pozzi di Puria, vi sono
raffigurati i dodici apostoli rivolti verso la volta ad ammirare un Cristo trionfante. Più sotto sono
dipinte alcune scene della vita di S. Martino. Nelle quattro cappelle laterali troviamo: la
decapitazione di G. Battista, la Madonna del Rosario, le tre Sante: Caterina, Lucia, Apollonia,
la Madonna col Bambino. Recentemente è stato scoperto, sotto la tela della Madonna del
Rosario, un altro affresco del 1591 con lo stesso tema, ben conservato e attribuibile a Marco
Antonio Pozzi di Puria. In un angolo è posta una lapide con l'impronta di un piede e una scritta
spiega che è l'orma che Cristo ha lasciato sul terreno al momento dell‘Ascensione.
La volta del Pagani
Paolo Pagani
Paolo Pagani nasce a Castello Valsolda nel 1655 e a dodici anni si trasferisce con il padre a Venezia,
dove ha la sua prima formazione artistica. Intraprende lo studio del nudo, il suo cavallo di battaglia.
La svolta per la sua carriera avviene comunque nel 1690. Come erano soliti fare gli artisti valsoldesi
anche Pagani emigra, partendo per la Moravia e successivamente lavora in Austria, Germania e
Polonia. Nel 1696, ormai ricco e famoso, Pagani finanzia ed esegue a Castello, nella chiesa di
S. Martino, un capolavoro di arte barocca, introducendo per la prima volta in Lombardia la pittura
cosiddetta "a panorama", vale a dire una pittura da cupola in cui i gruppi dei personaggi distribuiti
lungo i cornicioni guardano verso il centro e sono visibili da più punti di vista: una pittura che sarà
portata alla sua massima perfezione da Giovan Battista Tiepolo nella seconda metà del Settecento.
Paolo Pagani muore a Milano il 6 maggio del 1716.
Di lui si conoscono oggi opere sparse in tutti i musei del mondo così importanti tanto da essere
nascoste fino a qualche tempo fa sotto attribuzioni a nomi importanti della storia dell'arte italiana
come Annibale Carracci, il Quercino o Giovan Battista Tiepolo.
Il suo stile contro corrente e ribelle non venne giudicato creativo, ma stravagante dalla critica del
tempo. Nei secoli seguenti nessuno fece ammenda e solo oggi si riconosce in Pagani un pittore
geniale nel panorama del barocco italiano.
Bottega dei Pozzi
Il presbiterio dei Pozzi : gli apostoli rivolti verso un Cristo trionfante
Ciclo di storie di S. Martino
di M. Antonio Pozzi
San Martino dà l'elemosina a un povero;
San Martino divide il suo mantello con un povero;
un Miracolo di San Martino
La Vergine consegna il rosario a San Domenico, affresco posto nella cappella della Madonna del Rosario coperto dalla pala del 1615. Un documento conservato nell'archivio della parrocchia lo assegna a Marco Antonio Pozzi.
S. Apollonia
Al tempo dell'imperatore Filippo ad Alessandria ci fu una tremenda
persecuzione contro i cristiani.
Tra gli altri, fu martirizzata l'anziana vergine Apollonia, alla quale ruppero tutti i
denti.
Poi accesero un gran fuoco e minacciarono di arrostirla, se non avesse
bestemmiato contro Gesù.
Apollonia finse di acconsentire, chiese un poco di tregua, approfittandone poi
per gettarsi volontariamente tra le fiamme. Era l'anno 249.
Per il particolare supplizio subito, è stata scelta quale patrona dei dentisti (e dei
loro pazienti).
.
S. Martino
Secondo la tradizione avrebbe dato prova della sua carità e anche
l’amore per il prossimo tagliando in due il suo mantello e donandone
metà ad un povero. Si ritirò a Ligugé, presso Poitiers, dove con un
gruppo di discepoli, fondò il primo monastero, divenendo presto
famoso in tutta la Gallia. Eletto vescovo di Tours (371), diffuse il
cristianesimo in tutta la Gallia occidentale. Martino fu uno dei santi più
popolari dell’Europa occidentale; centinaia di parrocchie e di comuni
presero il suo nome. E anche considerato il patrono dei soldati. Lottò
con energia contro le eresie, l’idolatria e la supremazia dei potenti.
SUD OVEST
S. Margherita
ALBOGASIO 304
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Albogasio
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Albogasio 304 m
In epoca medioevale Albogasio fu il primo nucleo abitativo della rocca di S. Martino sostituito
poi dall'abitato di Castello. La frazione è divisa in due parti: Albogasio superiore e inferiore
collegate tra loro da numerose e ripide scalette. Ad Albogasio superiore spicca un'imponente
costruzione denominata Villa Salve. Il palazzo fu ideato, dall’architetto valsoldese Isidoro
Affaitati, che in Polonia progettò una costruzione quasi identica. Al centro della casa c’è un
cortile, che dà luce all’edificio, da cui partono le scale per gli appartamenti. La facciata ha un
doppio loggiato rivolto verso il lago. Nella piazza Malombra, vicina alla villa, si trova un lavatoio
costruito dal Comune nel 1867. Altro imponente edificio è il "Palazzo delle colonne". Albogasio
inferiore è posto a ridosso del lago e ha un pontile di attracco per le barche. Una graziosa
mulattiera, che costeggia il lago, lo collega ad Oria . Il paese è dominato dalla chiesa
dell'Annunciata che lo sovrasta dalla sua altura. Ad est della chiesa scende verso Cadate la
scala della Calcinera, dove, nel Piccolo Mondo Antico, Fogazzaro localizza l'incontro tra Luisa e
la marchesa. La posizione a scala dell'abitato di Albogasio consente a quasi tutte le case di
godere del bellissimo panorama del Ceresio e della valle circostante.
La Calcinera
Vicolo
Lavatoio
Villa Salve e palazzo delle colonne
Isidoro Affaitati
Isidoro Affaitati nacque ad Albogasio il giorno di Natale del 1622.
Fu grande divulgatore in Polonia di nuovi stili architettonici e di grandi
innovazioni nell’architettura ecclesiastica.
Primo architetto di re Giovanni Casimiro a Varsavia, aprì l’accesso alla
Repubblica Polacca a numerosi artisti della Valsolda.
Facile è constatare la grande somiglianza di Villa Salve ad Albogasio con Villa
Regia a Varsavia o della chiesa dei Francescani Riformati a Varsavia con la
Prepositurale di Santa Maria Annunziata ad Albogasio, progettata dall’artista
nel 1666, durante un suo soggiorno nel paese natale.
La Valsolda va giustamente fiera del suo figlio, architetto ardito, d’avanguardia,
che fu anticipatore di quello che poi fu l’architettura settecentesca.
Chiesa dell’Annunciata
Altare Maggiore
Presbiterio
Cappelle
Artisti:Isidoro Affaitati
Santi:Santa Anna
Chiesa dell'Annunciata
La chiesa di Albogasio inferiore è dedicata a Santa Maria Annunciata. È posta su uno sperone
roccioso. L'edificio iniziato nel 1500 ha subito nel tempo vari rifacimenti e la decorazione
interna fu in parte rifatta agli inizi del 1900. La chiesa fu progettata da Isidoro Affaitati,
probabilmente nel 1666 e, come villa Salve, ha un suo similare in una chiesa di Varsavia.
L'interno è a una navata con due cappelle laterali dedicate alle storie di S. Giuseppe e di S.
Anna opera di Giovan Battista Pozzo. Gli affreschi sono arricchiti da finte architetture che
creano un interessante effetto illusionistico. Inusuale la presenza, nella cappella di destra, di un
personaggio provvisto di occhiali.
Nella pala dell'altare maggiore è rappresentata un'Annunciazione, opera di Onorato Pagani, del
primo '900, mentre una tela simile, ma più antica, è posta sopra l’entrata, in controfacciata.
Nel presbiterio ci sono due dipinti che rappresentano la fuga in Egitto e la predicazione di Gesù.
Altri due quadri riproducono l’ultima cena e l’adorazione dei pastori.
Sul muro esterno della chiesa, verso il lago, sono visibili alcuni stemmi arcivescovili.
Affreschi di
Onorato Pagani primo ‘900
Volta e Pala dell’Annunciazione:
Versione antica in controfacciata
Cappelle di S. Anna e S. Giuseppe opera di G. Battista Pozzo
Particolari della cappella di S. Anna
S. Anna
Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino è un pastore
e abita a Gerusalemme, anziano sacerdote è sposato con Anna. I due non
avevano figli ed erano una coppia avanti con gli anni. Un giorno mentre
Gioacchino è al lavoro nei campi, gli appare un angelo, per annunciargli la
nascita di un figlio ed anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro
bambina Maria, che vuol dire «amata da Dio». Gioacchino porta di nuovo al
tempio i suoi doni: insieme con la bimba, dieci agnelli, dodici vitelli e cento
capretti senza macchia. Più tardi Maria è condotta al tempio per essere
educata secondo la legge di Mosè. Sant'Anna è invocata come protettrice delle
donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un
parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. È patrona di
molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici.
Chiesa di S. Ambrogio
Altare maggiore
Presbiterio
Cappelle
Santi:Ambrogio
La chiesa di Albogasio Superiore è una delle più antiche della valle ed è dedicata a Sant'Ambrogio.
Originariamente l'ingresso si trovava a ovest, verso il cimitero, mentre ora è orientata a nord. Ha una
facciata grezza e la parte più antica è il campanile, che viene fatto risalire al dodicesimo secolo.
La chiesa è a navata unica con due cappelle a destra e due a sinistra. Conserva molti dipinti del secolo
diciassettesimo e diciottesimo.
Nel presbiterio si trovano alcuni affreschi centrali di G. Battista Pozzo (1696) e laterali di Stefano Vignola
(1680), entrambi nativi di Puria, che rappresentano episodi della vita di S: Ambrogio: S: Ambrogio che
scaccia l’imperatore Teodosio dal tempio, la penitenza di Teodosio e la ribenedizione; l' incoronazione a
vescovo di Sant’Ambrogio e la sua morte.
Nella prima cappella a destra, dedicata a S. Fermo e Barnaba, del 1600, è rappresentata la Madonna con il
bambino in braccio; S. Rocco e un vescovo martire; ai lati S. Luigi con un giglio in mano e S. Antonio abate.
La seconda cappella a destra è dedicata a S. Francesco d’Assisi.
Nella prima cappella a sinistra è rappresentato S. Carlo in preghiera
Nella seconda cappella a sinistra si trova un dipinto rappresentante la crocifissione con la Vergine e S.
Giovanni da un lato, S. Carlo e S. Ambrogio dall'altro.
L’altare maggiore è circondato da un coro di legno.
Sopra la fonte battesimale si trova un dipinto del battesimo di Gesù.
Chiesa di S. Ambrogio
S. Ambrogio che scaccia Teodosio dal tempio e il pentimento di Teodosio opera di G. Battista Pozzi
Affreschi laterali del presbiterio: la morte di S. Ambrogio e la sua
incoronazione a Vescovo.
Opere di Pietro Vignola del 1680
Le Cappelle:
S. Francesco
S. Carlo
Madonna con bambino, un vescovo e S. Rocco,S. Antonio
S. Luigi ai lati.
Crocifissione con la Vergine,S. Giovanni, S. Carlo e
S. Ambrogio
S. Ambrogio
Di famiglia romana cristiana, governatore delle province del nord Italia, fu
acclamato vescovo di Milano il 7 dicembre 374. Rappresenta la figura ideale
del vescovo pastore. Le sue opere liturgiche, i commentari sulle Scritture, i
trattati ascetico - morali restano memorabili documenti del magistero e dell'arte
di governo. Guida riconosciuta nella Chiesa occidentale, in cui trasfonde anche
la ricchezza della tradizione orientale, estese il suo influsso in tutto il mondo
latino. In epoca di grandi trasformazioni culturali e sociali, la sua figura si
impose come simbolo di libertà e di pacificazione. Diede particolare risalto
pastorale ai valori della verginità e del martirio. Autore di celebri testi liturgici, è
considerato il padre della liturgia ambrosiana.
Muzzaglio 655 m
Muzzaglio
La cappella costruita presso
alcune stalle (oggi ristrutturate
come abitazioni) nella località
di Muzzaglio, è dedicata alla
Madonna. La ricorrenza cade
il 12 settembre, festività del
SS. Nome di Maria
Camporgna
Oria
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Oria 272 m
La frazione di Oria è posta all'estremo confine ovest della Valsolda e segna il punto di
valico con la Svizzera . Il nucleo si distende lungo la riva del lago e gode di una maggior
tranquillità rispetto agli altri paesi lacustri poiché non è attraversato dalla Statale. Una
panoramica mulattiera lo collega ad Albogasio. Il centro è costituito da un grazioso
imbarcadero, un portico che dà accesso al pontile e una pittoresca piazzetta a forma di
anfiteatro con due scalinate laterali. A lago vi sono belle ville con piccoli giardini.
Dall'imbarcadero un sentiero conduce alla villa del Nisciorée e alla dogana.
A lago è anche la chiesetta parrocchiale, col suo sagrato dagli alti cipressi che dà
accesso a quello che, nel Piccolo mondo antico, era l'"Orto di Franco". Il giardino è
formato da un viale ricoperto da un pergolato di glicine e da un praticello ben curato dove
svettano alcuni cipressi e un gigantesco pino marittimo col tronco avvolto da una siepe
d'edera. Dall'altro lato del sagrato c'è la Villa del Fogazzaro. Dalla viuzza che la
attraversa si può notare la darsena dove il poeta ambienta la morte di Ombretta.
La casa è formata da una cinquantina di stanze, ancora arredate come al tempo del
Fogazzaro e vi si possono osservare oggetti, foto, ricordi che gli sono appartenuti.
Interessanti stanze sono: il salone "Siberia", chiamato così perché posto sopra la
darsena e quindi freddo, la biblioteca, la sala della musica, e il corridoio in cui sono
esposti i ricordi, tra i quali un servizio di piatti regalato all'attuale proprietario dalla regina
Elisabetta d'Inghilterra. Dal corridoio si accede al terrazzino nel quale, nel romanzo, lo zio
Piero accendeva il lumicino per segnalare la direzione quando Franco e Luisa uscivano
in barca nelle notti nebbiose. Bellissimi sono i giardinetti, posti su tre livelli, in cui si
trovano glicini, limoni, allori, siepi e una vecchia pianta di olea fragrans. Alla morte
dell'attuale Marchese Roi, la Villa verrà donata al F.A.I.
Villa Fogazzaro
Piazzetta
Stradina del Mainè
Casa Fogazzaro
Casa FogazzaroDarsena Giardino
BibliotecaSalotto “Siberia”
Villa del Nisciorèe
Chiesa di S. Sebastiano
Altare maggiore
Monumento funebre
Dipinti maggiori
Artisti:Carlo Barrera e altri
Santi:Sebastiano
Martirio di S. Sebastiano di Carlo Barrera
Monumento funebre dedicato alla madre di
Carlo Barrera, nella lente una poesia .
Quadro del 1944: testimonianza degli orrori della guerra
Cappelle:
Trinità
S. Rocco
Chiesa di S. Sebastiano
La chiesa è a navata unica, la pala dell'altare maggiore
rappresenta il martirio di S. Sebastiano ed è opera dello
storico valsoldese Carlo Barrera autore del libro: "Storia
della Valsolda" del 1864. Barrera fu storico, pittore,
architetto e anche poeta. Una lirica dedicata alla madre è
inserita nel suo monumento funebre presente in chiesa. A
destra un grande affresco del 1944 ricorda la tragedia della
seconda guerra mondiale.
S. Sebastiano
Cittadino di Milano, di famiglia Narbonese, fu comandante militare ai
tempi dell'Imperatore Diocleziano (III sec. d.C.), che lo fece uccidere
quando seppe della sua fede cristiana.
È invocato per guarire le malattie della pelle. Il 20 gennaio, giorno di S.
Sebastiano, si svolge la cerimonia della cera, offerta dal Comune di
Milano alla chiesa.
L'architetto Pellegrini fece anche un progetto, mai accettato, per la
facciata del Duomo. Del tempio di S. Sebastiano fece solo disegni,
mentre la realizzazione, con aggiunte e cambiamenti, fu affidata a
Martino Bassi e Fabio Mangoni.
Carlo Barrera e altri
Antonio Fogazzaro
Nacque a Vicenza nel 1842 in una famiglia benestante e crebbe con educazione
cattolica. Frequentò il liceo di Vicenza e proseguì gli studi alla facoltà di legge nelle
Università di Padova e Torino, conseguendo la laurea nel 1864. Dopo il matrimonio con
la contessa Margherita di Valmarana si trasferì a Milano dove maturò la propria
vocazione letteraria. Le prime opere furono: la novella in versi "Miranda" e la raccolta di
poesie "Valsolda", ma le opere più importanti furono dei romanzi. Sebbene ad un livello
più basso, rispetto a Pascoli e D'Annunzio, anche Antonio Fogazzaro fu interprete di un
nuovo modo di sentire, pur nella volontà di rimanere nel solco della tradizione, che è il
manzonismo in letteratura e l'ortodossia cattolica nell'ideologia. Di famiglia e di cultura
cattolica, ostile al positivismo materialistico, ma sensibile al discorso evoluzionistico di
Darwin, Fogazzaro tentò una conciliazione tra questo e le concezioni ufficiali della Chiesa
incorrendo nella condanna sancita da papa Pio X contro il modernismo. Morì a Vicenza
nel 1911.
"Piccolo mondo antico" è un romanzo del 1891, ambientato al tempo del Risorgimento. In questa cornice
storica trovano equilibrio i diversi ingredienti della narrativa di Fogazzaro: l'ambientazione aristocratica, la
rappresentazione macchiettistica e dialettale delle classi inferiori, i contrasti sentimentali di anime nobili e
raffinate, la mescolanza di religione e sensualità, il tentativo di conciliare la fede con la scienza. Il suo
programma di un rinnovamento cristiano lo portò a condividere le posizioni, guardate con sospetto dalla
Chiesa Cattolica, dei modernisti, che ispirano largamente gli ultimi romanzi.
La trama di "Piccolo mondo antico": Sullo sfondo della guerra d'indipendenza del 1859, vi è narrata la
storia di Franco e Luisa, che si sono sposati senza il consenso della marchesa Maironi, la nonna di Franco
fedele all’Austria, e sono costretti a vivere a Oria, sul lago di Lugano, in ristrettezze economiche. Luisa,
dotata di un carattere energico e volitivo, biasima la debolezza e il sentimentalismo del marito. Il contrasto
tra i due coniugi si acuisce quando la loro figlia, Ombretta, muore annegata nelle acque del lago: Franco
saprà reagire al dolore cercando un conforto nella fede, invece Luisa si chiuderà in una cupa disperazione.
Solo quando Luisa rivedrà il marito in procinto di partire per la guerra, reso forte dalla sua passione
patriottica, si riconcilierà con lui. Il romanzo esorta a ritornare al "piccolo mondo" dell'intimità familiare a
quella "vita calma e sonnolenta di quella generazione, di quella gente campagnola, che passava buona
parte del suo tempo a giocare a tarocchi e a pescare con l'amo".
Piccolo Mondo Antico
Santa Margherita 272 m
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Santa Margherita
Sulla sponda opposta del Ceresio, di fronte a Oria, ai piedi del monte Bisnago, c'è un
piccolo agglomerato valsoldese chiamato S. Margherita. Il "paesino", raggiungibile solo
via lago, è formato da un piccolo nucleo di case, alcune ville a lago, qualche cantina e
una chiesa. Fino alla metà del 1900 una funicolare univa il paese a Lanzo Intelvi, ora si
vede solo una vecchia locomotiva adiacente all'albergo stazione ormai diroccato. A S.
Margherita esistevano anche due caserme della finanza, una è ora adibita ad abitazione
privata, mentre l'altra è stata acquistata del Comune che ha ripristinato l'attracco
posizionando un pontile mobile. Sulla facciata dell'edificio semidiroccato si vedono due
affreschi e a lato una vecchia torretta. Al tempo della peste del 1600 S. Margherita
venne utilizzato come lazzaretto allo scopo di contenere la diffusione del male.
Chiesa di Santa Margherita
Santi:
Margherita
Interno
Chiesa di Santa Margherita
La chiesa di S. Margherita venne eretta attorno al 1000 -
1100 . Ha un bel campanile romanico restaurato nel 1908 a
spese del senatore Antonio Fogazzaro. La campana porta
scritto: fusa nel 1233 e rifusa nel 1737. Nell'interno c'è un
affresco rappresentante la Madonna e S. Margherita col
dragone, datato 1426. Durante i rifacimenti è stato coperto
il dipinto di S. Lucia che affiancava la Madonna.
S. Margherita
Originaria di Antiochia di Pissidia, Marina (o Margherita), fu affidata ad
una nutrice cristiana, che la fece battezzare e la condusse alla fede.
Cresciuta, fu chiesta in moglie dal governatore della provincia Olibrio,
ma al suo diniego e alla professione di fede cristiana, questi la fece
imprigionare e torturare. In prigionia il demonio la tentò più volte
apparendole nelle forme di un drago, ma Marina non cedette grazie
alla forza del segno della croce. Subì quindi il martirio. È invocata come
protettrice delle partorienti.
Il territorio
L’ipotesi più accreditata fa risalire l’origine del nome nome Valsolda all’espressione latina vallum
solidum, ovvero sistema fortificato.
La Valsolda confina a nord con la Svizzera e la Val Cavargna; ad est con il territorio di Cima; a sud
con il lago di Lugano e ad ovest con la Svizzera.
La Valle, tutta rivolta a mezzogiorno, è soleggiata da mattina a sera e protetta verso nord da una
barriera di monti.
L'aspetto della Valsolda, per chi lo contempla dal lago, è veramente ameno e pittoresco, poiché alla
maestosa nudità delle rupi dolomitiche che dominano in alto, fa riscontro il delizioso panorama dei
villaggi disposti a scala per il pendio e i boschi che si stendono dalle rive, colmi di lussureggiante
vegetazione. Le case concorrono a dare un aspetto suggestivo. Il territorio dell'attuale Comune di
Valsolda ha forma, grossomodo, di anfiteatro semicircolare, aperto al centro verso il lago Ceresio,
limitato verso Porlezza dai Monti Pizzoni ( 1391 m ) e verso Lugano dalla Colmaregia ( 1814 m), dalle
Cime di Noresso ( 1721 m) e di Fiorina (1809 m), per tornare al lago ad oriente col Bronzone (1370
m), la Forcola (1197 m) e di nuovo coi Pizzoni.
La Valsolda è costituita da due valloni che congiungono le acque del torrente Soldo prima di sfociare
nel lago. Il vallone occidentale proviene dal Monte Boglia e dall'Alpe di Castello (1488 m), l'altro
orientale dall'Arabione o Torrione (1805 m ) e dal passo Stretto ( 1101 m).
La superficie della Valsolda è di 31,64 Kmq.
Vi è compresa una parte della sponda opposta del lago, sul monte Bisnago, mentre è esclusa la
regione di Cima che fino al 1480 era incorporata alla Valsolda ed era chiamata «La cima», perché
segnava la punta estrema orientale della regione. In Valsolda l'inverno è breve e la neve difficilmente
vi si sofferma. Le piogge sono generalmente abbondanti in primavera ed in autunno, la nebbia è
rarissima e prevale il sereno. Dominano di frequente i venti locali che sono : il tivano, che spira il
mattino dal lago alla terra (est - ovest), la breva, che ha direzione opposta (ovest - est). Per la sua
fortunata posizione la Valsolda ha una vegetazione assai varia : dagli ulivi e limoni della riva, agli
abeti della Serte, ai faggi della Boglia.
Il lago prospiciente la Valsolda è chiamato Ceresio, secondo alcuni cosiddetto da certi popoli del
Belgio, chiamati appunto «Ceresi». È conosciuto più. comunemente come lago di Lugano dal nome
della principale località.
Il nome « Lugano » è fatto derivare o dal celtico logh - an = acqua tranquilla; o da lucus = bosco
sacro; o da Lucani, o ancora da luanos (e con questo nome era già chiamato nel 951 d.C.).
II Ceresio ha una lunghezza di 31 Km., una larghezza massima di 4 Km, fra Caprino e Lugano, con
una profondità massima di 288 m tra Oria e S. Mamete.
I paesi della Valsolda anticamente erano, e lo sono ancor oggi, allacciati per mezzo di strade
mulattiere.
La strada che da Porlezza raggiunge Oria venne iniziata nel 1913 e terminata nel 1935.
La strada panoramica, che da Oria sale serpeggiando a Castello, iniziò nel 1955 e fu terminata
attorno agli anni 70.
La strada che porta nella valle alta fu costruita tra gli anni 30 e 40.
Sostra e nevera dell’Alpe Boglia
Affresco del 1426 raffigurante la Madonna con Santa Margherita che ha ai piedi il dragone sconfitto. Altare maggiore e statua di S. Margherita
Vecchia funicolare che collegava S. Margherita a Lanzo
Vecchia caserma, ora proprietà comunale
Particolari della
vecchia caserma
Cantine del “Doi” e vecchia cava dei sassi
Lago Ceresio o Lago di Lugano