straordinario in conoscenza; per que-sto chiediamo una riforma del recluta-mento: il pubblico non può essere terra di conquista per piccoli e grandi potenti che ne dispongono a piacere. Chiediamo procedure trasparenti e imparziali per l’accesso al lavoro pub-blico a garanzia della qualità per i cit-tadini e della dignità dei lavoratori.
Per questo chiediamo una rigida regolamentazione dell’impiego, delle modalità e del limite temporale del lavoro a termine nei settori pubblici.
Vogliamo dare un taglio alla poli-
tica dei tagli
Vogliamo una programmazione di assunzioni nei settori strategici. A par-tire da coloro che hanno già superato le prove d’accesso, vincendo i concor-si o risultando idonei, e sono tenuti dallo Stato in una bizzarra “lista d’attesa”.
Vogliamo che prosegua sia il lavoro sia la stabilizzazione di tutte e tutti coloro che lavorano stabilmente da precari nelle pubbliche amministrazio-ni da anni, qualificandole col loro lavo-ro: non una sanatoria, ma un accesso trasparente per titoli ed esami.
Vogliamo diritti adesso, basta
discriminazioni
Troppo spesso chi lavora per la pubblica amministrazione con contratti precari fa lo stesso identico lavoro di chi ha un contratto a tempo indetermi-nato, ma non ha gli stessi diritti.
[…] Chi è vittima delle esternalizza-zioni e lavora in attività pubbliche affi-date a soggetti terzi deve avere lo stesso contratto, gli stessi diritti e le stesse tutele del comparto di apparte-nenza.
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crisi economica, di quell’ideologia che comprime la dimensione sociale a favore del privato, la precarietà è emblema. E qui risiede l’inaccettabile contraddizione del nostro Stato. Uno Stato che fabbrica precari. Che li spreme e li spreca contemporanea-mente. Che chiede dedizione, extrala-voro, sacrificio e poi li butta via.
Siamo ricercatrici e ricercatori pre-cari, siamo insegnanti non di ruolo, educatrici dell’asilo, infermieri, siamo quelli che supportano le aziende all’estero, siamo animatori dei centri per l’impiego, ispettori del lavoro, me-dici, siamo quelli che compilano le pratiche per le pensioni, assistenti sociali e operatori cooperative sociali, tutti con contratti a termine: a progetto o a tempo determinato. Siamo vincito-ri di concorso non assunti.
Siamo quelli che negli ultimi decenni hanno contribuito a tenere in piedi le scuole, le università e i servizi pubblici e siamo quelli che vogliono continuare a farlo con il massimo della passione e della competenza. Senza di noi chiuderebbero uffici, non si attivereb-bero corsi di laurea, i bambini non avrebbero educatrici e i malati meno infermieri. Per questo non possiamo essere espulsi: togliendoci il lavoro si tagliano i servizi. Né possiamo conti-nuare a lavorare così: senza diritti, con contratti discontinui, senza ricono-scimento, né protezione sociale in caso di licenziamento.
Ci vuole un lavoro stabile e valo-rizzato per servizi stabili e di valo-
re.
Per questo chiediamo nuovi investi-menti per nuovi lavori: servizi qualifi-cati alle persone e un investimento
C’è chi dice che alla crisi econo-mica si risponde con meno “pubblico”. È la risposta di austerity delle Istituzioni monetarie, ed è la ri-sposta del Governo italiano che prima di ogni altra cosa ha fatto cassa bloc-cando il turn over nella pubblica am-ministrazione, tagliando risorse per il lavoro a termine e tagliando fondi a sanità, enti locali, scuola e università. Così si decide di non scommettere sulle giovani generazioni e, insieme, di non scommettere sul lavoro pubbli-co: sulle tante e i tanti che hanno retto i servizi pubblici nel nostro Paese. E lo hanno fatto da precari.
Noi diciamo altro. Contro la crisi e il modello economico che l’ha prodotta ci vuole più intervento pubblico, più welfare, più scuola e più università. Ci vuole un Paese che non lasci sole le persone, un Paese capace di scom-mettere sulla conoscenza, sui suoi talenti e sulla sua dimensione comune e solidale.
Il Governo ha scelto la prima stra-da, quella che disinveste sul pubblico, riduce i servizi, combatte la conoscen-za. Che taglia infermieri agli ospedali, chiude asili pubblici, umilia i ricercatori e si arma della retorica dei fannulloni per far macerare nel brodo della pre-carietà migliaia di suoi lavoratori, mentre nello stesso tempo blocca i contratti di lavoro e nega diritti a tutti. È questo il prodotto dei tagli lineari, di concepire la politica del personale come una politica di tagli, dell’ aumen-to dell’età pensionabile delle lavoratri-ci, di una riduzione degli organici che squalifica i servizi e toglie opportunità di lavoro.
Di quel mondo che ha prodotto la
O la “BORSA”,
o la vita !
Letto sul cartello portato
da un indignados
Giovani NON + disposti a tutto. L’ETAT C’EST MOI: la rete dei precari pubblici
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GABRIELLA GIAMMANCO (14mila euro al mese) Giornalista
del Tg4. Nipote del boss mafioso
Michelangelo Alfano (condannato).
Imposta da Berlusconi nelle liste
elettorali siciliane. In tre anni ha
firmato solo 11 interrogazioni parla-
mentari, tutte riguardante animali
(circhi, cavalli dei Palii). Fidanzata
di Augusto Minzolini.
QUOTE “ROSA”. DONNE IN POLITICA. Voci e messaggi dal Web
Trovo ci sia una … distanza siderale tra Nilde Iotti o Tina Anselmi e alcune delle attuali nostre Parlamentari.
Ricorderemo Nicole Minetti
per il ruolo svolto nel caso “Ruby”,
e il suo interessamento a favore del-
la “nipote” dell’ex presidente egi-
ziano Hosni Mubarak.
EMANUELA ROMANO
Fondatrice del comitato “Silvio ci
manchi”. Il padre Cesare minacciò
di darsi fuoco sotto Palazzo Grazio-
li. In sei mesi nessun atto di rilievo.
Berlusconi la vuole prima deputato
e poi europarlamentare. La candi-
datura però naufraga. Indagata dai
Pm di Napoli per falso in atto pub-
blico: quando si è candidata al Co-
recom era ancora Assessore alle
Politiche Sociali di Castellamare di
Stabia: si era dimenticata di segna-
lare che le cariche erano incompa-
tibili.
BARBARA MATERA
Letteronza di “Mai Dire Gol”, vallet-
ta di Mengacci, annunciatrice Rai,
europarlamentare a Strasburgo.
Ricorderemo Daniela Santanchè
per l’affermazione:
“La Casa Bianca è a New York”.
GIOVANNA DEL GIUDICE
Meteorina del Tg4, cubista al Billio-
naire di Briatore, nominata dal Pre-
sidente della Provincia di Napoli
Cesaro, Assessore alle Pari Oppor-
tunità. Da luglio 2010 ha firmato in
tutto otto delibere. Si è occupata
del progetto Tifare Humanum Est e
ha promosso un concorso “Mai più
violenza sulle donne”. Ha due im-
piegati della Provincia e tre colla-
boratrici alle sue dipendenze.
MARIA ROSARIA ROSSI
Organizzatrice di feste al Castello
di Tor Crescenza affittato a Berlu-
sconi. Deputata da tre anni ha fir-
mato solo una proposta di legge.
Presente sempre quando bisogna-
va votare.
VIRNA BELLO
Conosciuta come “La Braciulona”,
già fotografata sull’aereo presiden-
ziale verso Villa Certosa (“in
quell‟occasione mi resi conto che il
paradiso esiste pure sulla Terra… il
viaggio a Villa Certosa rappresentò
per me una spinta decisiva, in termi-
ni di entusiasmo e passione, per in-
traprendere la mia carriera politi-
ca”). Pochi mesi come Assessore
all’Istruzione a Torre Del Greco, poi
assunta senza alcun concorso alla
società Campania Navigando.
QUOTE “ROSA”. DONNE IN POLITICA. Voci e messaggi dal Web
Pagina 3 www.voltanaonline.it
NICOLE MINETTI (oltre 10mila euro al mese).
Ex valletta a “Colorado Cafè”, spe-
cializzata in igiene orale, Consi-
gliere alla Regione Lombardia, ha
firmato un progetto di legge, 14
mozioni e una interrogazione.
LICIA RONZULLI (15mila euro al mese).
Habitué alle feste di Villa Certosa
(responsabile della logistica dei
viaggi delle ragazze, responsabile
di chi va e chi resta e della siste-
mazione nelle camere). Deputata
al Parlamento Europeo non ha mai
scritto una relazione, presentato
molte interrogazioni. Le più signifi-
cative: sulla tratta dei cuccioli
dall’est, sulla lotta all’abbronzatura
artificiale, sull’utilizzo del cloro
nelle piscine, sul culto eccessivo
della magrezza, sui disturbi del
sonno, sulla salvaguardia delle
ostriche, sullo sterminio dei rino-
ceronti in Africa.
FRANCESCA PASCALE
Fondatrice del comitato “Silvio ci
manchi”. Indicata come la più vera
fidanzata di Berlusconi, prima val-
letta del programma TeleCafone,
poi sale sull’aereo del presidente
per Villa Certosa, quindi eletta co-
me consigliere alla Provincia di
Napoli. In aula è stata assente il 49
per cento delle volte nel 2010, pre-
sente 5 giorni nel 2011. Tre anni
prima di conoscere Berlusconi ave-
va raccolto 83 voti alle Comunali,
dopo Villa Certosa i voti sono stati
quasi 7.500.
ELVIRA SAVINO
Conosciuta come “La Topolona”,
parlamentare, amica di Gianpaolo
Tarantini e Sabina Began, nell’ emi-
ciclo parlamentare si è vista il 33
per cento delle volte. In più di tre
anni ha firmato solo quattro interro-
gazioni e quattro proposte di leg-
ge. È stata accusata di aver agevo-
lato operazioni finanziarie sospette
compiute dal riciclatore del clan
Parisi.
Ricorderemo Maria Stella Gel-
mini per la sua coerenza, per il fer-vore delle sue campagna a favore
della meritocrazia, per aver conse-
guito l’abilitazione (lei orgogliosa-
mente del Nord) a 732 km da casa
(in una città del Sud) e per … il tun-
nel tra Ginevra ed il Gran Sasso.
Alla cortese attenzione
del Parlamentare
in indirizzo
Il sottoscritto ………………………………………… in qualità di rappresen-
tante di famiglia, con figli, e in una situazione di difficoltà dovuta alla ma-
novra finanziaria da Lei votata ( oppure: da Lei non adeguatamente con-
trastata),
CHIEDE
in modo perentorio, di provvedere ( oppure: di attivarsi per ottenere) ad
un immediato taglio delle spese militari. Il sottoscritto ritiene intollerabile
che, da una parte si taglino risorse allo Stato Sociale e dall’altra si aumen-
tino le spese militari. Rivendico, pertanto, il mio diritto di contribuente
affinché i soldi delle tasse da me pagate siano destinati secondo le finalità
auspicate anche dallo scrivente. Inoltre, chiedo - con forza - che sia posta
la parola “fine” ad alcuni interventi internazionali e mi opporrò ad avven-ture “umanitarie”, compiute con mezzi ordinari e bombe intelligenti, in
Siria e/o, con mezzi straordinari e bombe speciali, in Iran. La guerra la
facciano i prepotenti di turno ed i loro accoliti !
Nell’informarLa che, alle prossime elezioni, orienterò il mio voto su quan-
to da Lei dichiarato pubblicamente al riguardo, porgo saluti
Lì ……/……./……… …………….…………………………..
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costituzionale, nello sfascio struttu-
rale, nella frantumazione del patto
sociale tra i cittadini. Si pensi
all’assuefazione davanti ad una fi-
nanza che tutt’intera è parassitaria
perché “vive di rendita” e non pro-
duce nulla!
Davanti a questi scenari sconvolti
e squassati, segni inequivocabili di
crisi di civiltà, potrebbe verificarsi
un ritorno della profezia? Pensare
ad un’altra economia possibile?
Dalle macerie del default in cui ci
troviamo, può esser la DECRESCI-
TA quella profezia?
“La decrescita rappresenta la via
della frugalità per scelta. Con essa
dobbiamo inventarci un altro stile
per relazionarci con il mondo, con
la natura, con le cose e con gli esse-
ri viventi, uno stile che abbia la fa-
coltà di rendersi universale. Questa
prospettiva non è triste. Le società
che autolimitano le proprie capaci-
tà di produzione hanno in cambio
una socialità festosa. Accogliamo di
buon grado questa apertura che ci
consente di uscire dal mito
dell’economia, verso una società ed
una civiltà emancipate e autono-
me”. Così la pensa Serge Latouche,
economista, filosofo, epistemologo
delle scienze umane, professore
emerito all'Università di Parigi XI,
esperto di rapporti economici e
culturali Nord/Sud. È tra gli avver-
sari più noti dell' occidentalizzazio-
ne del pianeta e sostenitore della
decrescita conviviale e del locali-
smo. Conosciuto per i suoi lavori di
antropologia economica, critica il
concetto di economia intesa come
attività di mera scelta tra mezzi
scarsi per poter raggiungere un
fine.
In un suo libro cita Arundathy
Roy: la quantità di foreste, acqua e
terra disponibile è limitata. Se tutto
viene trasformato in climatizzatori,
patatine fritte e automobili, si arri-
verà al momento in cui non resterà
più niente. Prosegue Latouche “la
nostra società ha legato il proprio
destino ad un’organizzazione fon-
data sull’accumulazione illimitata.
LE VIE DELLA DECRESCITA. Seminario con SERGE LATOUCHE a Lugo
“Siamo arrivati ad un bivio decisi-
vo – sostiene Woody Allen in una
delle sue fulminanti battute - una
strada ci porta all’estinzione della
specie, l’altra alla disperazione. E
aggiunge: “spero che saremo capa-
ci di fare la scelta giusta…”
L’incontro con Serge Latouche si è tenuto all’indomani del giovedì
nero delle borse mondiali, del crol-
lo anche dell’economia asiatica, del
declassamento dell’Italia da parte
delle agenzie di rating che hanno
così sancito l’estromissione della
nazione dal G8 ossia dal gruppo dei
paesi forti … … Per non dire del
crollo anche dei rottami di un satel-
lite annunciato fino a venerdì sera
proprio sulle teste di romagnoli e
toscani!!!
Forse è stata questa confluenza di
eventi nefasti a mobilitare oltre 400
persone verso il seminario lughese
“LE VIE DELLA DECRESCITA” ? Non
lo sapremo mai! Di fatto la sala del
Centro Sociale “Il Tondo” era gre-
mita da una moltitudine di persone
intervenute anche da Milano, Firen-
ze, Trento, Modena, Bologna, Forlì,
Ravenna… Colpiva la presenza di
giovani studenti, dei loro insegnan-
ti, di diversi docenti universitari, di
sindacalisti.
“Chi crede che una crescita espo-
nenziale - dalle prime note intro-
duttive degli organizzatori - possa
continuare all’infinito e un modello
di sviluppo possa essere illimitato, in un mondo finito, limitato da una
determinata superficie, da un suo
volume, …. chi crede questo è un
folle, oppure è un economista! Forse
abbiamo conferito al sistema econo-
mico un’indebita importanza che ci
ha fatto precipitare in un grande falli-
mento e in una paurosa crisi di civil-
tà.” Tra le desolanti macerie di que-
sta crisi vi è certamente l’etica e
l’idea di bene comune. Si pensi al “muro liquido” tra noi e il Sud del
mondo, all’indifferenza per uomini
donne e bambini speronati e lasciati
morire tra i flutti. Si pensi alla vita
politica e istituzionale degradata
nell’assalto all’impianto civile-
Questo sistema è condannato alla
crescita. Non appena la crescita
rallenta o si arresta, è la crisi o ad-
dirittura il panico. La necessità
dell’accumulazione illimitata fa del-
la crescita un circolo vizioso. La
capacità di sostenere il lavoro, il
pagamento delle pensioni, il rinno-
vo della spesa pubblica (istruzione,
sicurezza, giustizia, cultura, tra-
sporti, sanità, ecc.) presuppone il
costante aumento del prodotto in-
terno. Ma dalla crisi dei subprime
del 2007, alla Lehman Brothers,
non si può nascondere il fatto che
viviamo in una società della cresci-
ta senza crescita”.
Il prof Latouche è stanco, ci ha
raggiunti da Parigi questa mattina
dopo un lungo viaggio in treno du-
rante la notte. Ma non rinuncia al
dibattito e all’approfondimento di
alcuni temi.
“Cercheremo di fare uscire il
martello economico dalla testa, cioè
decolonizzare l'immaginario occi-
dentale, oramai pervaso dall' eco-
nomicismo sviluppista”. In questo
quadro egli ci ha condotti nella cri-
tica del cosiddetto "sviluppo soste-
nibile", confinandolo tra le espres-
sione sibilline profondamente con-
traddittorie, in quanto estremo ten-
tativo di far sopravvivere lo svilup-
po, cioè la crescita economica e
mistificazione del benessere dei
popoli. Non sono da dimenticare
gli altissimi costi di certo sviluppi-
smo in termini di collassamento
ambientale, da Chernobyl a Fuku-
shima. Dobbiamo tentare una ri-
sposta alle gravi emergenze del
presente avviando una strategia di
decrescita, incentrata sulla sobrie-
tà, sul senso del limite, sulle "8 R" (Riciclare, Riutilizzare, Rilocalizza-
re, Riconvertire, ecc.). Si può certa-
mente essere preoccupati, per la
radicalità dei cambiamenti prean-
nunciati dalla decrescita, dato che
comporta una rottura con le nostre
abitudini e i nostri comportamenti.
E tuttavia, grazie alle pratiche inno-
vatrici che propone, noi possiamo
costruire un progetto di solidarietà
autentica con le generazioni future
Beppe Grillo pensieri
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e prospettare per l’umanità un futu-
ro più sereno”.
“L’economia mondiale sta diven-
tando sempre più ingiusta e inso-
stenibile. Affonda le radici in
un’ortodossia ultraliberista che non
sa rispondere ai veri bisogni delle
persone e cresce in un’economia
che privilegia le rendite finanzia-
rie, i guadagni speculativi, l’ accu-
mulazione di merci senza qualità,
lo sfruttamento della natura e
dell’ambiente. Occorre organizza-
re un’obiezione di coscienza della
società civile, come ha saputo fare
l’Islanda. Si tenga presente che al
termine del 1° conflitto mondiale la
disperazione della società civile e
la prostrazione economica del Pae-
se ha creato i prodromi del nazi-
smo.
Viviamo all’interno di una grande
contraddizione: il nostro modello
economico è improntato sulla cre-
scita ma, di fatto, è senza crescita.
La reale ed unica crescita si è avuta
dal 1945 al 1975, ed ora, oggi, ve-
diamo soltanto la proiezione di luce
di una stella che è già morta. La
globalizzazione è entrata in una
crisi sistemica, strutturale e non
congiunturale. Il tao della decre-
scita si fonda sul rilancio morale ed
etico. Lavorare meno per lavorare
tutti e per il “buen vivir”. Come si
fa a predicare la decrescita agli
operai e operaie in cassa integra-
zione che vogliono il lavoro e quindi
lo sviluppo? Bisogna spiegar loro
che non è vero che lo sviluppo pro-
duce lavoro. Non è lo sviluppo che
crea lavoro.
Lo sviluppo è stata la soluzione
alla crisi del dopoguerra per per-
mettere ai profitti di aumentare e
così anche ai salari, ma tutto questo
è finito. Bisogna trovare una via
d’uscita perché non ci sarà una ri-
presa del lavoro, diventerà una ri-
sorsa scarsa e dobbiamo condivi-
derla. Lavorare meno e lavorare
tutti, e reddito di cittadinanza. Biso-
gna fare pressioni sugli Stati attra-
verso programmi politici. Dobbia-
mo chiedere di diminuire l’orario di
lavoro per dare lavoro a tutti e au-
mentare le tasse sui profitti finanzia-
ri, perché siamo giunti a disegua-
glianze enormi. In questo la sinistra
ha grandi responsabilità perché ha
accettato il paradigma del progres-
so infinito senza chiedersi dove a-
LE VIE DELLA DECRESCITA. Seminario con SERGE LATOUCHE a Lugo
vrebbe portato”.
“Il mondo è quel disastro che ve-
dete, non tanto per i guai combinati
dai malfattori, ma per l’inerzia dei
giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare!” (A. Einstein)
Il seminario di quest’anno è inse-
rito nel percorso “Verso Venezia
2012” in preparazione della 3A
conferenza internazionale su:
“Decrescita, Sostenibilità Ecolo-
gica ed Equità Sociale”.
L’appuntamento di ogni anno a
fine settembre del “delirio dell’economia” vuole essere uno
stimolo per risvegliarsi dall’ incan-
tamento depressivo della serie “il mondo è cattivo e non possiamo
cambiarlo …” perché a ciascuno
spetta la propria responsabilità
creativa e partecipativa.
§ Americana, bella e di buona fami-
glia (cioè: ricca) coinvolta in una
storia di sesso, droga e rock „n roll
... Ma abbiamo voglia di scherza-
re?! È impossibile!
Ah, come? C’è scappato il morto,
anzi: la morta. È una … meticcia
anglo-indiana, e - per di più - so-
cialmente di modeste origini (cioè:
povera) … Stop, basta così! Nessun
dubbio: una persona, per il solo
fatto di essere americana, non può
sbagliare! Mai! Perché gli america-
ni sono tutti sempre bravi e soprat-
tutto buoni!
Observer Dimenticatevi quello che è acca-
duto. E, intanto, mandate libera la
ragazza superstite … Poi troveremo
chi ha assassinato quell’altra ragaz-
za!
§ Angelino, Angelino, non fare il
birichino o finirai per essere consi-
derato un c …
Fino a ieri, Angelino Alfano era il
Ministro di Grazia e Giustizia. Ora,
che ha cambiato incarico, rilascia
esternazioni sulla Magistratura ita-liana che è, a suo dire, tutta in affan-
no.
Ma allora lui, quando dall’8 mag-
gio 2008 al 27 luglio 2011 ha rico-
perto l’incarico di Guardasigilli, che cosa faceva, oltre che scaldare
la bella poltrona e ad incassare un
ottimo stipendio!?
§ Meno male che in Italia il sesso e
la cronaca nera hanno sempre un
loro seguito. Altrimenti rimarrebbe-
ro soltanto il gioco del pallone, le
canzonette e le commedie dei politi-canti.
Non solo, ma se la tendenza è que-
sta, finirà che l’informazione dovrà
essere data anche per le cose serie.
Rimpiangeremo i primi piani e le
interviste, i drammi e le amenità, i
pianti od i sorrisi?
Speriamo proprio di no!
“C'è qualcuno sano di mente che
crede che la manifestazione del 15
ottobre a Roma potesse finire di-versamente? È andata esattamente
come previsto, con le devastazioni,
la guerriglia urbana, i feriti e gli
scontri con la Polizia. Il risultato di
demonizzare i movimenti […] è perfettamente riuscito.”
“I black bloc salveranno la Se-conda Repubblica? I media e i parti-
ti ci provano. L'Italia sembra in pre-
da a black bloc organizzati che
scorrazzano nelle città, rompono
vetrine e incendiano macchine. La
gente ha paura, deve avere paura.
Si preparano leggi speciali. […] I movimenti vanno messi fuori gioco
con qualunque mezzo. Gli utili idioti
per queste operazioni si trovano
sempre. La crisi economica che sta travolgendo il Paese è improvvi-
samente scomparsa.”
dal sito www.beppegrillo.it
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di Massimo Gramellini
“Questo Paese non si
salverà, la stagione dei
diritti e della libertà si
rivelerà effimera, se non
nascerà in noi un nuovo
senso del dovere.”
Aldo Moro
info: [email protected]
GLI ITALIANI HANNO MESSO IN VENDITA
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Il 21 settembre 2010 si è discusso il bilancio interno della Camera. Con mio ordi-
ne del giorno ho chiesto che l'Ufficio di Presidenza provvedesse all'abolizione del
vitalizio dei parlamentari, ovviamente anche a agli ex-parlamentari che attualmen-
te lo percepiscono. L'Ufficio di Presidenza aveva chiesto il ritiro dello stesso.
PRESIDENTE: Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine
del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/5, formulato dal Collegio dei questori.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi non possiamo ritirare quest'ordi-
ne del giorno, perché crediamo che su questo punto sia necessario intervenire.
Abbiamo inserito nella contromanovra alla manovra economica del Governo, che
è stata trasformata in un progetto di legge che qui non abbiamo potuto poi votare
perché il Governo ha posto la questione di fiducia, ma riteniamo che questo sia un
tema al quale i cittadini sono giustamente sensibili. Penso che nessun cittadino e
nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per po-
ter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni,
quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una
distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata.
Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il
parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro
al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste
qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un as-
segno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la vedova di un parlamentare che
non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un asse-
gno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio
e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine
del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i de-
putati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che
a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva preceden-
temente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha creato con gestione a tassazione
separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri
nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavo-
ratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati. Pro-
prio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha
permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dun-
que diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si
potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare ri-
sparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italia-
ni circa 150 milioni di euro l'anno.
Per questo motivo, chiediamo che la Camera si esprima su questo punto e voglia-
mo davvero dire che non c'è nulla, ma proprio nulla, di demagogico in questa no-
stra proposta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante pro-
cedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del
giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/5, non accettato dal Collegio dei questori.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.
Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498 .
Dal sito www.antonioborghesi.it
I PARTITI PER PAGARE IL DEBITO PUBBLICO
Europa? Sì, ma non
Il Ministro Giulio Tremonti chiede
di aumentare l’età pensionabile,
perché in Europa tutti lo fanno.
Noi chiediamo
- di arrestare tutti i politici corrotti,
perché in Europa tutti lo fanno!
- di dimezzare gli stipendi e i privi-
legi ai Parlamentari ed ai Consi-
glieri Regionali, perché in Europa
nessuno guadagna come loro!
- di non alzare l’età pensionabile
delle donne, perché in Europa le
donne, soprattutto quelle nordiche,
tanto portate ad esempio, hanno
tanti servizi sociali in più. L’asilo
nido, la materna a tempo pieno, i
servizi ai bambini ed agli anziani
gravano sulle donne italiane che
prima lavorano e fanno le mamme,
arrangiandosi su tutto, poi, quando
vanno in pensione, continuano a
lavorare facendo le baby sitter ai
nipoti oltre che le badanti agli an-
ziani della loro famiglia; tutto que-
sto per molti anni, 24 ore su 24. Ma
quando le donne dovranno lavora-
re fino a 63 o 70 anni, chi terrà i figli
dei figli? Chi seguirà i genitori o gli
suoceri? E con gli stipendi e le pen-
sioni tra i più bassi d’Europa, chi
potrà pagare baby sitter, asili nido,
scuole materne, oltre che badanti
od ospizi?
Voci e messaggi dal Web
a senso unico!
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A chi giovano i Black bloc ?
Capitale umano
e / o
“CAPITALE”
Letto sul cartello portato
da un indignados
La vignetta è di
Pier Aldo Vignazia
Pubblicata sul
Famiglia Cristiana
n.42 del 16 ottobre 2011
pag. 29
Sul cartello è scritto
ALLE ELEZIONI
VOTA ALIBABÀ, COSÌ
SEI SICURO CHE I
LADRONI SONO
SOLO QUARANTA !
15 ottobre 2011. Manifestazioni in
82 Paesi, scontri solo a Roma.
Perché?
Giuliano Giuliani contro i black
bloc - Punta il sito contro i violenti incappucciati e vestiti di nero anche
Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il
giovane morto durante il G8 di Geno-
va. "Un gruppo di miserabili delin-
quenti ha cercato di distruggere il
valore di una grande manifestazione"
dice a l'Unità. Fa poi un paragone tra i
fatti del luglio 2001 e la manifestazio-
ne del 15 ottobre 2011. Hanno molte
cose in comune, "una di queste è la
incapacità delle forze ordine di bloc-
care questo centinaio di autentici de-
linquenti, che non si sa bene chi sia-
no, alcuni dei quali hanno scritto sul
blindato danneggiato 'Carlo Vive'.
Mescolare Carlo in questa vicenda da
parte di questi farabutti è una delle
cose più indegne, indecorose e schi-
fose che possano fare"
Se questo è un uomo...
[...] “Quello che sta succedendo è figlio
di una cultura sbagliata che affonda le
radici nel crollo dell’alta educazione, di
un piagnisteo mediatico che giustifica la
violenza e in molti casi la incoraggia, di
un’ignoranza che gronda dagli stereoti-
pi dei commenti televisivi, tracima dal
senso di colpa di un establishment senza
pudore che riesce a dar ragione insie-
me alla Bce e agli Indignados, un caso
clinico di schizofrenia che affligge una
parte della classe politica, quella che ha
appaltato il pensiero alla tecnocrazia,
mentre gli amici banchieri si riempiva-
no la pancia di spazzatura finanziaria.
Sono gli stessi che oggi si battono il pet-
to, dimenticando di aver acceso il falò
della recessione. Il resto è una storia
criminale, di banditismo stradale che
non si è stati capaci di prevenire e con-
tenere prima che la Capitale divenisse
un set da guerriglia urbana e una confu-
sa protesta figlia dello smarrimento
dell’Occidente prendesse la mostruosa
forma di una tragedia collettiva.”
così Mario Sechi in Il Tempo 16/10/2011
foto AFP/Borgia
La violenza di pochi sbandati non oscura le ragioni dei giovani
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Col rischio di diventare una riserva
violenta. Manovali di chi ha interes-
se a infiammare le piazze. Ecco
perché Mario Draghi, prossimo
Governatore della Banca Centra-
le Europea, da tempo ha messo
in guardia sulla pericolosità del-
la situazione. E scongiurato tutti ad ascoltare le ragioni dei giovani.
Quegli stessi giovani che, a modo
loro, un po’ creativo e fantasioso, si
sono ribattezzati “draghi ribelli”.
Scommettendo su una nuova visio-
ne dell’economia e della politica.
Quest’ultima, purtroppo, latita.
Assente dai veri problemi del Pae-
se. Tenace solo nella difesa di inte-
ressi privati. È giusto invocare
severità contro chi mette a ferro e
fuoco un’intera città. Ma non ba-
sta. Rischia d’essere un alibi per
“lavarsi la coscienza”. O, peg-
gio, per sviare l’attenzione. Solo
una buona politica sa dare vere
risposte. E colmare il vuoto di idee e ideali. L’indignazione giovanile
non può lasciarci tranquilli. Tutti
dovremmo sentirci indignados co-
me loro.
Pubblicato su Famiglia Cristina
e nel sito www.famigliacristiana.it
Pagina 8 www.voltanaonline.it
I mèstar cativ
i s’à mandé fura nóu
pr an bagnés i pi lóu.
I mèstar cativ
i s’è impinì la boca
par vutés al bisach.
I mèstar cativ
i s’è cambié la gabena
pr an argumblés al mangh.
I cattivi maestri
hanno mandato fuori noi
per non bagnarsi i piedi loro.
I cattivi maestri
si sono riempiti la bocca
per vuotarci le tasche.
I cattivi maestri
hanno cambiato casacca
per non rimboccarsi le maniche.
di Paolo Gagliardi
I MÈSTAR CATIV I CATTIVI MAESTRI
© Paolo Gagliardi 2011 Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è
vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza il consenso dell'Autore.
La differenza sta negli slogan.
Ma non solo. Lo striscione degli
incappucciati che hanno devasta-
to piazza San Giovanni, seque-
strato una manifestazione pacifi-
ca, profanato una chiesa e una
statua della Madonna, sposta
l’asticella dell’indignazione ver-
so la violenza: «Non ci interessa il futuro, ci prendiamo il presente»,
hanno detto i black bloc. Sono pro-
fessionisti del vandalismo dissenna-
to. Vanno condannati e contrastati.
Senza esitazioni.
Ma non possono oscurare le ragio-
ni dei giovani che, con la forza delle idee, si ribellano ai “padroni
dell’universo”. Cioè, a una finanza
nefasta e a una politica irresponsa-
bile che scaricano su di loro, incol-
pevoli, i costi della crisi. Sono trop-
pi i ragazzi in bilico nella “terra
di nessuno”. Senza un lavoro e un
progetto per il domani. Così il di-
sagio diventa malessere, che cre-
sce in assenza di risposte concre-
te. Scuola e lavoro, in primo pia-
no. Il nostro è un Paese miope e
masochista, che non investe sui
giovani. E non sa bilanciare i pesi tra le generazioni.
La precarietà giovanile non preoc-
cupa nessuno. Non è la “priorità
delle priorità” nell’agenda dei
politici, che pensano solo a
“galleggiare”. In un clima da fi-
ne impero, tra congiure, ricatti e
baratti, in cambio di un seggio in
Parlamento. Squallore unico, da
“mercato delle vacche”. Senza alcun interesse per il bene comune.
Ci vorrebbe, semmai, un voto di
“fiducia” a favore dei giovani. Altro
che intercettazioni o processo lungo
o breve, a seconda degli interessi
personali!
Ai giovani abbiamo scippato il
futuro. Li abbiamo gravati di un de-
bito che è frutto di scelte scellerate.
Non basta (tardivamente) rendersi
disponibili ad ascoltarli, come vuol
fare il Ministro dell’Istruzione. An-
davano sentiti prima di operare ta-
gli indiscriminati sulla scuola. Ora è
tempo di agire. Non più a parole
o con vaghe promesse. Troppo
spesso si è abusato della loro pa-
zienza. Non riusciamo a capire
che i ragazzi sono la vera ric-
chezza per un Paese in declino. I migliori, purtroppo, trovano un fu-
turo all’estero.
Da incoscienti e irresponsabili,
abbiamo lasciato andare alla deriva
un’intera generazione. Due milioni
di ragazzi in Italia né studiano né
lavorano. Il lavoro non lo cercano
più. Sono “fantasmi”. Inattivi.
che, pacificamente, si ribellano a una politica irresponsabile.