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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI www.avvenirelavoratori.eu La più antica testata della sinistra italiana,
Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo
Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 44281 utenti - Zurigo, 29 aprile 2015
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1° maggio per il lavoro e i migranti
Il Concertone
Presentato il tradizionale evento patrocinato da Cgil Cisl e Uil.
Integrazione, lavoro e sviluppo le parole d'ordine. “La solidarietà fa
la differenza. Rispettiamo i diritti di tutti, nessuno escluso”. Tutti i
nomi degli artisti che saliranno sul palco
Torna il concertone del Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma.
Due i temi di quest'anno: ovviamente c'è il lavoro, con attenzione
particolare ai giovani disoccupati e al sommerso. A questo si aggiunge
- e non poteva essere altrimenti - il dramma dell'immigrazione nel
Mediterraneo. Lo hanno spiegato Cgil, Cisl e Uil presentando nella
sede Rai di viale Mazzini il grande evento musicale che giunge
quest'anno alla 25esima edizione con lo slogan: “La solidarietà fa la
differenza. Integrazione, lavoro, sviluppo. Rispettiamo i diritti di tutti,
nessuno escluso”.
Ecco l'elenco completo degli artisti che si esibiranno: J-Ax,
Almamegretta, Enzo Avitabile, Alessio Bertallot, Alpha Blondy,
Bluvertigo, Goran Bregovic, Alex Britti, Mimmo Cavallaro, Teresa De
Sio, Emis Killa, Ghemon, Irene Grandi, Kutso, Lacuna Coil, Levante,
Lo Stato Sociale, Ylenia Lucisano, Med Free Orkestra, Nesli, Noemi,
Pfm, Enrico Ruggeri, Daniele Ronda & Folklub, Santa Margaret,
James Senese & Napoli Centrale, Tinturia, Tarantolati di Tricarico,
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Paola Turci, Otto Ohm, Sandro Joyeux Mario Venuti & Mario
Incudine.
Il concerto sarà trasmesso da Raitre dalle 15 alle 24 con
un'interruzione tra le 19 e le 20 per lo spazio informativo, e da Rai
Radio2 a partire dalle 13.45 con una diretta speciale del
programma "Un giorno da pecora".
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
Primo Maggio 2015
Su www.radioarticolo1.it
La solidarietà fa la differenza
Diretta di RadioArticolo1 da Pozzallo
per la manifestazione di Cgil, Cisl e Uil
con Camusso, Furlan e Barbagallo
Emigranti cent’anni fa (sopra)
e gli immigranti di oggi (sotto)
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“La solidarietà fa la differenza. Integrazione, lavoro, sviluppo.
Rispettiamo i diritti di tutti, nessuno escluso”. È questo lo slogan scelto
da Cgil, Cisl e Uil, per celebrare la festa del 1° maggio, che quest’anno
si svolgerà a Pozzallo in Provincia di Ragusa.
L’intera manifestazione sarà trasmetta in diretta streaming da
RadioArticolo1 (www.radioarticolo1.it). Il programma prevede il
concentramento alle ore 9.00 in piazza della Rimembranza. A partire
dalle 9.30, dopo il saluto del sindaco di Pozzallo Luigi Ammatuna, dal
palco si alterneranno le testimonianze di tre lavoratori e lavoratrici
locali e gli interventi conclusivi dei segretari generali di Cgil, Cisl e
Uil, Susanna Camusso, Carmelo Barbagallo e Anna Maria Furlan.
Dopo i comizi i tre segretari generali deporranno in mare una
corona di fiori in memoria dei migranti morti nel Mediterraneo.
SPIGOLATURE
Una stretta al cuore
per Kathmandu
Un'ecatombe senza fine. Nel Nepal il bilancio dei morti causati dal
terremoto non cessa di aumentare. Se ne temono oltre diecimila,
forse di più. Un milione di senza tetto e centinaia di dispersi vanno
ad aggiungersi alla disperazione di un Paese distrutto nel fulmineo
volgere di un sisma apocalittico. La furia della natura scatenata ha
ridotto a un cumulo di macerie uno straordinario patrimonio di
tesori. Ma oltre alla fatalità, ad aggravare la situazione ha concorso
anche la mancanza di efficaci misure anti sismiche.
di Renzo Balmelli
SISMA. La storia del Nepal si perde nel mito col suo intreccio di
spiritualità e paradisi veri o artificiali che fecero di Kathmandu la meta
prediletta della cultura hippy. Stretta tra il Tibet e l'India, l'antica
monarchia, abrogata nel 2008, non è stata risparmiata dai cataclismi,
ma in precedenza nessuno ha avuto le forza devastante dell'apocalittico
terremoto che gli scorsi giorni ha sconvolto il Paese e le zone
circostanti. Molti figli dei fiori, ormai con barba e capelli grigi,
avranno provato una stretta al cuore nell'assistere alla rovinosa caduta
di un simbolo che sotto le sue macerie, oltre alle migliaia di morti, ha
sepolto tante testimonianze di una civiltà millenaria, straordinario
crogiolo di razze, culture, dottrine, fedi e architetture che non aveva e
non ha uguali in nessuna altra parte della terra. Ricostruire sarà arduo
su un tessuto urbano dissennato e caotico che ha favorito l'effetto
distruttivo del sisma.
PRESTIGIO. Dire che i pareri sull'Italicum sono controversi è un
giudizio scontato, addirittura banale. Ciò nonostante, non si può fare a
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meno di osservare che quei venti deputati perduti nell'Aula deserta di
Montecitorio all'inizio dei dibattiti non davano un'immagine
rassicurante per le istituzioni. Spinta all'eccesso, come una sorta di
infelice protesta scenografica, quell'indifferenza, oltre a mancare di
rispetto alla Camera, era peggio di un vistoso voto di sfiducia da parte
degli eletti alla vigilia dell'inaugurazione ufficiale di EXPO 2015,
l'evento planetario sul quale l'Italia ha investito una larga fetta del suo
prestigio. Qualunque sia la natura del contrasto, che in questo caso è
molto forte, l'astensione dai lavori parlamentari è un brutto segno che
rievoca il clima surreale dell'era berlusconiana.
REVISIONISMO. Mettiamoci pure la distanza temporale,
aggiungiamoci il salto generazionale, ma sapere, pochi giorni dopo il
25 Aprile, che oltre la metà degli italiani non considera più attuali i
valori della guerra di Liberazione dal nazi-fascismo, è un sondaggio
che solleva parecchie inquietudini. Perché sì, è vero, sono trascorsi
settant'anni, un lasso di tempo che però non è un'eternità tale da
giustificare rimozioni o dimenticanze, tanto più che su quegli eventi
decisivi esiste una vasta iconografia che esclude qualsiasi dubbio e
concorre a tenere viva la memoria. Quanto accurata sia l'inchiesta e
quanto abbiano contribuito i vari blogger a condizionarne l'esito, resta
da stabilire. Ma è un dato di fatto che sui social network è facile
imbattersi in tanti, troppi revisionismi storici cari a una certa destra
nostalgica.
CLASSICO. Nella galleria dei baci più famosi occupa un posto
d'onore quello che Francis Turner , nell'Antologia di Spoon River,
depone sulle labbra di Mary prima che la sua anima volasse via,
all'improvviso. Dell'eco di quel triste finale si torna a parlare con
nuove recensioni, oltre alle molteplici edizioni e traduzioni esistenti, in
concomitanza con il primo centenario del capolavoro di Edgar Lee
Masters che sulle tombe e gli epitaffi di un piccolo cimitero di
campagna ricostruisce ,con toni poetici ,le segrete sfaccettature di
esistenze spesso tormentate. Fatta conoscere in italiano da Fernanda
Pivano, l'Antologia, a detta dei critici, corrisponde perfettamente alla
definizione di classico della letteratura che ne diede Italo Calvino: "Un
classico è un libro che non ha mai smesso di dire quello che ha da dire"
LETTURA. Ormai non passa giorno senza che non si rinnovi la
discussione sulle modalità di lettura offerte dagli E-book in alternativa
alla carta stampata. Se da un lato le possibilità proposte dall'elettronica
consentono di ampliare la rosa dei lettori che esitavano ad entrare in
libreria, dall'altro il fruscio della pagina conserva un suo fascino
inalterabile. Ai tempi di Proust non esistevano ancora i computer, ma
ciò non ha certo impedito all'autore della Recherche di riflettere sul
piacere della lettura, giungendo alla conclusione che i migliori anni
dell'adolescenza (e non solo, red.) sono quelli trascorsi con il libro
prediletto. Il libro, appunto, non un freddo oggetto meccanico fuori
posto in biblioteca. Qualcuno potrà obbiettare che importante è
leggere, d'accordo, ma nella forma tradizionale è meglio.
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Camusso: “Nuovo Statuto
e nuova contrattazione”
Susanna Camusso a Milano per l'incontro “Libertà, diritti,
uguaglianze. I valori del lavoro” organizzato dalla Cgil Lombardia
rilancia il progetto di un nuovo Statuto dei diritti e indica la necessità
di una rivisitazione della contrattazione.
Leggi l’articolo sul sito di Lavoro e diritti
Economia
Piccoli yuan crescono
Pechino vuole assumere un ruolo di maggiore
rilievo nelle istituzioni monetarie internazionali
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
Dopo la creazione dell’Asian Infrastructure Investments Bank, in cui
partecipano l’Italia e altri importanti Paesi europei, la Cina e i suoi
alleati nel Brics proseguono verso la realizzazione di un nuovo sistema
monetario internazionale multipolare.
Recentemente il governo di Pechino ha chiesto che lo yuan sia
incorporato nei Diritti Speciali di Prelievo (dsp), che di fatto
rappresentano la moneta del Fondo Monetario Internazionale. Creati
come “strumenti” di riserva del Fmi dagli Accordi di Bretton Woods
nel 1944, i dsp sono definiti sulla base di un paniere di monete: per il
41,9% dal dollaro, per il 37,4% dall’euro, per l’11,3% dalla sterlina e
per il 9,4% dallo yen.
Finora tale composizione è rimasta inalterata. Ogni richiesta di
partecipazione da parte cinese è stata rigettata da Washington perché lo
yuan non era molto usato nelle transazioni commerciali internazionali
e perché il governo cinese di fatto manteneva un controllo sul
movimento dei capitali, rifiutando la rivalutazione della propria valuta.
Molte cose sono cambiate. Negli ultimi cinque anni lo yuan si è
apprezzato del 10% rispetto al dollaro e senza cadere in balia della
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speculazione internazionale. Contrariamente a tutte le previsioni, dal
2007 l’import cinese dagli Usa è raddoppiato.
Nel frattempo Pechino sta realizzando una serie di importanti
riforme finanziarie, in primis l’introduzione di un sistema di garanzie
sui depositi, che potranno permettere al suo sistema bancario di
operare internazionalmente senza comprometterne la stabilità. Già oggi
i crediti commerciali denominati in yuan rappresentano quasi il 10%
del totale mondiale.
Con la crescita dell’esportazioni cinesi, l’internazionalizzazione
dello yuan ha rimpiazzato sempre di più il dollaro in molti scambi
commerciali. La quota del commercio cinese denominata in yuan
dovrebbe passare dal 25% attuale al 50% nei prossimi cinque anni. La
valuta di Pechino è già quinta nelle transazioni globali. Quattro anni fa
soltanto 900 banche internazionali operavano in yuan, oggi sono più di
10.000. Si prevede che nel 2020 lo yuan farà parte delle riserve
monetarie delle differenti banche centrali del mondo, per una somma
pari a 500 miliardi di dollari.
Entro la fine dell’anno lo “scontro” sulla riforma delle quote del Fmi
e sulla partecipazione cinese nei dsp dovrebbe essere conclusa
positivamente. Almeno lo speriamo.
Nel frattempo i Brics stanno ratificando l’accordo per la creazione di
un fondo di riserva, per un valore di 100 miliardi di dollari, in valute
internazionali. La Cina verserà 41 miliardi, il Sud Africa 5 ed il
Brasile, la Russia e l’India 18 miliardi ciascuno. Il fondo dovrebbe
servire a risolvere eventuali problemi relativi alle bilance dei
pagamenti e a sostenere le valute in caso di attacchi speculativi. La
Russia, che ha assunto la presidenza del Brics all’inizio di aprile, è
chiaramente molto interessata a questa iniziativa di cui è stata la
principale promotrice.
E’ da segnalare che, in questo contesto in movimento, la Banca del
Sud America, il Bancosur, è diventata operativa nel sostegno allo
sviluppo e all’integrazione infrastrutturale del continente
latinoamericano.
Anche sul fronte delle agenzie di rating è sempre più scontro aperto
tra i Brics e le “tre sorelle” (Moody's, Fitch e Standard & Poor's).
L’ultimo assalto è stato portato da Moody’s che ha abbassato il rating
della compagnia petrolifera brasiliana Petrobas al livello Ba2, cioè
“speculativo”. I brasiliani lo hanno definito un furto premeditato:
“Sono più significativi i tre milioni di barili prodotti ogni giorno o le
opinioni di anonimi analisti della Moody’s?”.
Perciò anche sul rating i Brics si muovono con determinazione per
sottrarsi a ulteriori ricatti. Sta assumendo sempre più importanza
l’attività dell’agenzia transnazionale Universal Credit Rating Group
(UCRG), formata dall’agenzia di rating cinese Dagong, dalla russa
RusRating e dall’agenzia americana indipendente Egan-Jones.
Adesso il pallino passa nel campo europeo. L’UE è in ritardo su
molte riforme, sia sul terreno interno che su quello internazionale. Però
la recente decisione di alcuni Paesi europei di partecipare all’AIIB ci
sembra un segnale importante di indipendenza e di iniziativa.
Settant’anni dopo Bretton Woods è arrivato il momento
dell’emancipazione. Non si tratta di abbandonare i cugini americani “in
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mezzo all’Atlantico” ma di aiutarli piuttosto a uscire da una difficile
situazione che mischia pericolosamente un unilateralismo ormai
seriamente indebolito alla nostalgia per la passata egemonia e alla
tentazione di un neo-isolazionismo anacronistico e rancoroso.
L’Europa deve affrontare questo nuovo quadro internazionale e
svolgere un ruolo di protagonismo e mediazione al fine di compiere
concreti passi sul difficile cammino di un progresso globale,
sostenibile e pacifico.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
AL BALLO DELL’ITALICUM
La lettera del premier Renzi
con l’“avvertimento” ai parlamentari
di Ginevra Matiz
“Care compagne e compagni, care amiche e cari amici, care
democratiche e cari democratici, scrivo a voi responsabili dei circoli
del nostro partito in un momento delicato della vita istituzionale del
Paese…”.
Il presidente del consiglio Matteo Renzi prende carta e penna per
scrivere ai coordinatori di circolo Pd. Il messaggio in sintesi è il
seguente: “Se questa legge elettorale non passa, è l’idea stessa di
Partito Democratico come motore del cambiamento dell’Italia che
viene meno. Nel voto di queste ore c’è in ballo la legge elettorale,
certo. Ma anche e soprattutto la dignità del nostro partito”.
Un segnale, o detto in modo più chiaro, un avvertimento al
Parlamento che se non dovesse approvare la legge elettorale si
troverebbe a subirne le conseguenze. E già qualcuno ripensa alle
proprie posizioni, come il deputato di Sel Antonio Matarelli che
annuncia il suo voto favorevole al testo…
Continua la lettura sul sito dell’avantionline
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Socialisti e radicali
di Danilo Di Matteo
Spesso associamo i radicali alle lotte per i diritti individuali ed è merito
del Psi provare a tener desta l’attenzione su tale fronte. Se solo ci
affidiamo ai ricordi, tuttavia, emerge come l’azione e l’elaborazione
dei radicali abbiano offerto prospettive e visioni anche su altre
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questioni: dalla fame nel mondo all’ambiente, dal collasso della
“forma-partito” tradizionale alla presenza di figure e problemi sociali
da quasi tutti ignorati. E a caratterizzare le forme di iniziativa da loro
scelte è stato il rifiuto di ciò che ai più sembrava “buon senso” politico.
Ovviamente si può non concordare con l’insieme delle loro idee e
delle loro pratiche, e magari provare antipatia per alcune di esse. Però
la fase politica attuale mostra un paradosso: schemi e copioni
consolidati saltano, eppure i radicali paiono più che mai relegati ai
margini. Proprio loro, che da sempre avversano quegli schemi e quei
copioni. Ecco: la sinistra liberale e socialista potrebbe recuperare
iniziativa e incisività, fra l’altro, interrogandosi e interrogando i propri
interlocutori sui dilemmi legati alla “questione radicale” e, insieme,
alla contemporaneità.
Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
Grazie, Mastru Bernardini
di Giorgio Morale
Una puntata speciale di vivalascuola dedicata al grande maestro
Albino Bernardini, che ci ha lasciati a 98 anni, il 31 marzo 2015:
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/04/22/vivalascuola-194/
Albino Bernardini è stato uno dei fautori dei cambiamenti in senso
democratico della scuola pubblica italiana fin dagli anni Cinquanta. Il
suo insegnamento è lontano anni luce dalla ideologia della
competizione e della esaltazione delle disparità che da un ventennio
viene perseguita dagli ultimi governi nazionali.
Un grandissimo maestro, non conosciuto quanto don Milani, Alberto
Manzi e Gianni Rodari, ma che come loro ha dedicato la sua vita alla
scuola, ad una scuola diversa, fondata su nuove metodologie, su una
didattica viva. E’ stato grazie a questi maestri e ad altri, come Maria
Luisa Bigiaretti, Bruno Ciari, Giuseppe Tamagnini, Aldo Pettini,
Giovanna Legatti, Anna Marcucci Fantini, per citarne alcuni, che la
scuola è cambiata in senso democratico e ha potuto cogliere quelle
innovazioni pedagogiche che oggi (e in un passato non troppo recente)
vengono invece calpestate dai governanti di turno.
Tra le sue opere si ricordano Un anno a Pietralata, Le bacchette di
Lula, La scuola nemica, La supplente. L’auspicio è quello di una
riscoperta di tutta l’opera di Bernardini, non solo nel campo
dell’editoria, ma anche in quello della formazione magistrale, poiché
non soltanto rappresenta un tassello fondamentale della storia della
scuola italiana, ma potrebbe dare una “scossa” al nuovo immobilismo
pedagogico in cui è tornata la scuola pubblica odierna.
Le idee
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ERNESTO ROSSI E
L'ESERCITO DEL LAVORO
Rileggendo il saggio di Ernesto Rossi “Abolire
la miseria” del 1942, riedito postumo nel 1977.
di Jacopo Barbati
Nel testo di Rossi viene fatta una precisa distinzione tra “interesse
individuale” e “interesse collettivo”: com'è intuibile, il primo termine
si riferisce alla ricerca del beneficio personale da parte di un individuo,
mentre con il secondo termine si designa il perseguimento del miglior
risultato per la comunità tutta.
Viene altresì fatto notare che, anche qualora uno o più individui
coinvolti in una dinamica sociale riescano ad agire in modo da ottenere
vantaggi per tutti gli attori di tale dinamica, non è detto che l'interesse
collettivo ne giovi: l'esempio portato è quello dei giovinotti di buona
famiglia (chiamati – senza mezzi termini – “figli di papà” da Rossi) i
quali, durante la “leva lunga”, non esitavano a lasciare ad altri, dietro
congruo compenso, lavori pesanti che erano in principio destinati a
loro, grazie al sistema che consentiva tali sostituzioni. In quel caso, sia
il “figlio di papà”, sia il sostituto, avrebbero avuto benefici: il primo
avrebbe evitato un lavoro, il secondo – solitamente indigente – avrebbe
avuto un guadagno imprevisto. Ciononostante, fa notare Rossi, tale
pratica nuoceva all'interesse collettivo, in quanto al posto di due
lavoratori se ne aveva uno solo.
Codesti ragionamenti si inseriscono in un contesto nel quale Rossi
richiama il concetto di corvée , ossia l'antica pratica, tipica dell'epoca
feudale, che consisteva nell'obbligare i vassalli a erogare prestazioni
lavorative gratuite nei confronti del proprio signore. La visione della
corvée contenuta in “Abolire la miseria” è ovviamente ammodernata e
liberata dalle connotazioni schiavistiche medioevali, e ha per fine
ultimo la proposta di costituzione di un sistema dove i giovani, di
ambo i sessi, non appena terminati gli studi, siano obbligati a servire,
per un periodo di due anni e in cambio solo di vitto e alloggio,
l'interesse collettivo lavorando al servizio dello Stato nell'ambito della
produzione e distribuzione, a chiunque ne faccia richiesta, di beni
“indispensabili per vivere senza soffrire la fame e il freddo per tutta la
vita” (cit.). Tale sistema viene definito, da Rossi stesso, “un esercito
del lavoro”.
Tale sistema potrebbe essere considerato poco efficiente, però, in
quanto i componenti dell' esercito costituirebbero perlopiù manodopera
non specializzata, causando perdite in termini di tempo e personale
impiegato, nonché di qualità del prodotto finito. La risposta a tali
critiche richiama lo sviluppo tecnologico (e si fanno gli esempi di torni
e frese, una volta strumenti complicati da maneggiare ma poi sempre
più intuitivi) e la catena di montaggio, che si avvale di personale non
qualificato. Rossi stima un massimo di tre mesi di formazione per ogni
componente dell' esercito , vale a dire un ottavo della leva
complessiva; ciò vorrebbe dire, considerando una procedura di
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chiamata nell' esercito a cadenza trimestrale, avere sette ottavi degli
effettivi a pieno regime e un ottavo in formazione. Un simile struttura,
basata quindi sull'impiego dei coscritti in ambiti di lavoro meccanico e
ripetitivo, andrebbe anche ad ammortizzare il deficit di produttività
dovuto allo scarso incentivo al lavoro dato dall'assenza di salario e di
possibilità di licenziamento.
La proposta prevede inoltre che i “dirigenti” dell' esercito siano
persone di alta professionalità. Ciò garantirebbe una migliore
formazione delle reclute , nonché un migliore sviluppo delle attività
produttive. Infine, sostiene Rossi, il sistema dell' esercito del lavoro
garantirebbe risparmi dovuti al monopolio statale per i prodotti a
distribuzione gratuita, riducendo “le fluttuazioni della domanda e[d
eliminando] gli sprechi della concorrenza” (cit.).
Oltre a quanto descritto finora, corrispondente all'aspetto economico
della struttura, Rossi identifica tre benefici sociali che ne
conseguirebbero:
• l'assistenza da parte dello Stato non avrebbe più un “carattere di
elemosina” (cit.), ma sarebbe frutto di un “lavoro compiuto” (cit.);
• con il periodo passato nell' esercito , ogni cittadino si troverebbe ad
avere a che fare, in maniera estremamente pratica, con valori come
solidarietà e interesse collettivo;
• il contributo dato da ogni cittadino ai sistemi di previdenza sociale
dello Stato sarebbe eguale.
[Vai al sito con il testo completo]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Dopo il 25 Aprile
Non adeguarsi alla logica
dell’“io speriamo che me la cavo”
di Gim Cassano
Matteo Renzi sta mostrando un’indubbia abilità nell’indurre una larga
parte del Paese a porre in antitesi democrazia e diritti da un lato e
modesti e parziali benefici per alcuni dall’altro, al di fuori di ogni
logica di prospettiva di uscita strutturale da una crisi i cui effetti hanno
comunque comportato l’accrescersi e non l’attutirsi delle disparità, non
solo in termini di capacità economica immediata, ma anche di
prospettive economiche e sociali e di capacità giuridiche e politiche.
Disparità che le trasformazioni in atto tendono a stabilizzare ed
istituzionalizzare.
E, se i critici di oggi sono tacciati di conservatorismo, di essere gufi
visionari ed antiitaliani, questo è un “dejà-vu” di tanti anni fa. Ma la
determinazione e la coerenza di quei pochi consentì alla Resistenza
italiana di essere quel che fu: l’artefice di una nuova Italia.
Tema che, pur nelle evidenti differenze, oggi si ripropone come il
compito della sinistra italiana; per quanto ciò possa apparire
impopolare e difficile, essa deve combattere la logica dello “speriamo
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che io me la cavo”, e deve aver chiaro che non basta più ragionare in
termini di difesa dei singoli aspetti di una democrazia, considerati
come indipendenti l’uno dall’altro.
Quali che possano essere le prospettive immediate, va indicata al
Paese la strada dell’alternativa alle politiche oggi perseguite, in quanto
indirizzate ad un modello di società che, anziché rimuovere, tende a
perpetuare e dare sostanza istituzionale e giuridica ai fattori che sono
all’origine delle difficoltà italiane.
La credibilità di questa strada richiede come condizioni necessarie
un’elaborazione concettuale adeguata alle realtà di oggi e la
costruzione politica di un fronte comune, che non può consistere nel
tentativo di una riedizione del centrosinistra, e rispetto alla cui
costruzione appaiono inadeguate, non solo in termini di forza politica,
se singolarmente e separatamente prese, tutte le espressioni politiche e
sociali oggi esistenti.
Queste, in breve, le indicazioni che mi pare di dover trarre in
occasione dei 70 anni della Liberazione.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Le tragedie del mare: dolore e rabbia
di Cesidio Celidonio, Coordinatore di Sinistra Ecologia Libertà in Svizzera
Le scene apocalittiche dei naufragi dei migranti nel mare Mediterraneo
suscitano per lo più dolore e sgomento. Non possiamo tuttavia
nascondere anche un senso di rabbia e di delusione. Rabbia, perché a
fronte di tragedie di dimensioni così enormi, non solo non si attenua
ma cresce la balorda campagna razzista di Salvini & Co., che trasforma
di fatto le vittime in colpevoli. Una campagna martellante che occupa
per decine di ore al giorno i canali televisivi e invade la rete,
offuscando le menti e la ragione.
E poi rabbia, perché a fronte dell’esodo di donne, bambini e di
migliaia di poveri cristi che fuggono dalla disperazione e dalla
persecuzione, invece di ragionare su politiche di accoglienza, sul
ripristino di un programma efficace come Mare Nostrum, sulla
creazione di corridoi umanitari, sul richiamo davvero fermo all’Europa
per una una gestione comune dei richiedenti asilo, il governo risponde
evocando confusi e inquietanti scenari di guerra: una guerra non si
capisce bene contro chi, se non contro le masse che tentano di
raggiungere con ogni mezzo l’ Europa.
Infine delusione, perché ancora una volta i parlamentari eletti
all’estero, di fronte ad avvenimenti che li dovrebbero interpellare nella
loro più autentica funzione di rappresentanti delle migrazioni, risultano
“non pervenuti”. Essi più di altri, dovrebbero dare testimonianza della
nostra emigrazione: una storia drammatica, costellata di naufragi,
clandestinità, umiliazioni e persecuzioni razziste. Per questo li
avremmo voluti magari in prima linea per un manifesto
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sull’accoglienza e sui diritti dei migranti. Niente! Insomma di fronte
alle campagne vergognose della destra e alla rimozione della nostra
storia di migranti li vorremmo presenti e protagonisti, ma non lo sono.
Storia e memoria
Carlo Levi
Le associazioni Filef in Italia e nel mondo ricordano la figura di
Carlo Levi con numerose iniziative nel corso dei prossimi mesi.
A quarant’anni dalla morte di Carlo Levi la Federazione Italiana
Lavoratori Emigrati e loro Famiglie (Filef), di cui il grande
intellettuale antifascista fu fondatore, ha promosso numerosi incontri e
convegni dedicati a Carlo Levi. Nelle prossime settimane saranno resi
noti i programmi delle iniziative che, dopo l’estate, avranno luogo a
Potenza e Matera, a Salerno, Napoli, Torino, Reggio Emilia e Roma.
Su Carlo Levi la Filef ci segnala una serie di documenti utili. Eccoli:
Sulla figura e l’opera di Carlo Levi e su precedenti iniziative
realizzate da Filef per ricordare il suo fondatore è disponibile una
ampia documentazione sul sito Emigrazione-notizie: >>> Vai al sito
Carlo Levi (Torino, 1902 – Roma 1975)
Altri documenti e audiovisivi reperibili in rete
O brigante o emigrante! - Intervista a Carlo Levi (del regista Alessandro
Blasetti) - >>> Vai al sito
Carlo Levi - La persona e l’opera - >>> Vai al sito
Montanelli incontra Carlo Levi (1959) - >>> Vai al sito
Carlo Levi e la Basilicata che cambia - >>> Vai al sito
Carlo Levi e Roma - >>> Vai al sito
Profezia sulla società italiana - >>> Vai al sito
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Carlo Levi: la lezione di un antifascista - >>> Vai al sito
Cristo si è fermato a Eboli ( I contadini, i "Luigini", gli operai, le
donne.- >>> Vai al sito
Felice Casorati e Carlo Levi - >>> Vai al sito
La Spedizione in Lucania di Ernesto de Martino, storico Documentario
audio del 1952 sulla Lucania in cui Levi aveva trascorso il confino - >>>
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA
Nulla contro la persona
dell' immigrato, ma…
Sull’editoriale “Guerra e pace” (ADL del 23.4.2015)
Gentile direttore, mi riferisco all'articolo sugli immigrati. Premetto che
non ho nulla contro la persona dell' immigrato. Ma venissero con i
documenti in mano e la possibilità del lavoro. Lavoro che non c'è.
Poi si fanno sfruttare per pochi euro dai caporalati del lavoro. Anche
gli italiani lavorano a un salario di fame. Alcuni immigrati (parole
loro) dicono che avevano il lavoro nel loro paese e stavano
discretamente: sono venuti qui a fare la fame con i rischi che hanno
corso?
Non capisco la nostra politica di accoglienza a tutti i costi, quando
non abbiamo case per tutti e i flussi non sono regolamentati: come
possiamo accogliere tutta questa gente?
Poi non capisco i giornalisti e alcuni deputati che ti fanno sentire in
colpa per la morte di quella povera gente. Ma questa gente chi li ha
chiamati?
Quando i nostri partivano per l'America del Nord o del Sud avevano
la chiamata. Qui stanno arrivando donne e bambini che certo non si
possono respingere. Ma dove vanno dopo e cosa faranno chi lo sa?
Infine, arrivano e vogliono i loro diritti. Ma quali diritti se nono
sanno cosa sono i doveri?
Ci sarebbero molte domande da fare ma non voglio allungarmi
troppo.
Giuseppe Vadalà
Centoventi anni fa la nostra organizzazione nacque come sindacato
degli italiani immigrati in Svizzera anche per debellare la concorrenza
salariale al ribasso, da sempre causa di xenofobia.
Oggi il benessere dell’Europa, il continente più ricco del mondo da
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sempre, ha dentro anche i disastri coloniali e postcoloniali. tuttora in
corso in Africa, e basti pensare alla situazione della Libia odierna
dopo l’intervento militare di Sarkozy nel 2011, idiota e criminale.
Lei domanda: come possiamo accogliere tutta questa gente?
L’Associazione dei Comuni Italiani pensa di utilizzare le caserme
dismesse. Sempre meglio che regalarle ai ricchi nel quadro delle
cosiddette “privatizzazioni”.
Personalmente penso che gli immigrati (ma anche i cittadini
italiani) debbano essere coinvolti in una forma di servizio civile in cui
possano seguire percorsi di lavoro e formazione utili alla comunità e a
loro stessi.– A.E.
LETTERA
VIVA LA RESISTENZA
Il 25 aprile, anche per me non sarà una giornata eccezionale, ma per
altri motivi. La tristezza di constatare che quella libertà regalatami dai
Matteotti, Saragat, Pertini e tanti altri, i cui nomi rimangono forse solo
sulle lapidi dei monumenti, che hanno sacrificato con la vita, la casa e
la famiglia, è una libertà ormai persa. Persa perché un uomo un voto
eleggevano un deputato che aveva avuto più voti e la nuova classe
politica non ha saputo eliminare i politici che hanno inquinato il
sistema della preferenza, hanno scelto il sistema dei nominati. Quella
libertà che affidava alla saggezza dei Senatori un secondo esame e che
garantiva la rispondenza ai principi costituzionali, oggi non c’è legge
che dopo essere stata approvato a maggioranza e senza confronto non
si scopre che è incostituzionale. Quella libertà che ci hanno tolto
principalmente gli eredi politici di quelli Eroi che hanno combattuto. Io
non ho vissuto, per fortuna, quel periodo ma nessuno potrà mai
togliermi la libertà di poter credere nei valori trasmessimi e GRIDARE
“Viva il 25 Aprile Viva LA RESISTENZA”
Antonio Auteri
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.