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Anno XVI, Numero 2
Scritti di cuore, la presentazione in Comune di Asia Esposito e Francesca Maio
Febbraio 2017
D’OVIDIO NEWS
Siamo su internet!
www.icdovidiocb.gov.it
Che emozione! Per la prima volta la redazione di D'Ovidio News ha partecipato, nelle vesti di giornalisti, ad una vera
conferenza stampa. L'incontro si è svolto nell'aula consiliare del Comune di Campobasso per l'iniziativa denominata
"Scritti di cuore, l'amore e le parole per raccontarlo" organizzato dall'assessorato alle politiche sociali guidato da Ales-
sandra Salvatore insieme all'Unione Lettori Italiani, alla Provincia di Campobasso, al Ministero della Giustizia. Ad aprire i
lavori l'assessore Salvatore che ha spiegato l'iniziativa del concorso letterario aperto a tutti gli istituti di detenzione in
Italia. "In carcere si scrive tanto, i detenuti hanno voglia e passione di esternare i propri sentimenti", ha dichiarato la
Salvatore che ha aggiunto: "abbiamo perciò deciso di bandire questo concorso in occasione della festa di San Valenti-
no, giornata per antonomasia dedicata all'amore, inteso in tutte le sue sfumature". Il concorso è accompagnato da tre
appuntamenti letterari con la presenza di altrettanti scrittori di successo, illustrati dalla professoressa Santoli: il primo è
Franco Arminio, poeta e scrittore paesologo. Ha pubblicato una ventina di libri, tra cui “Vento forte tra Lacedonia e Can-
dela”. Nei suoi libri possiamo vedere l’amore che lui prova verso la natura. Il 14 febbraio alle 18:30 al Circolo Sannitico,
Arminio ha presentato la sua nuova raccolta di poesie d’amore e di terra intitolata:”Cedi la strada agli alberi”. Nel se-
condo incontro il giornalista Oliviero Beha ha presentato il suo nuovo libro “Mio nipote tra la giungla tutto ciò che lo
attende (nel caso fosse onesto)”, in cui Beha parla direttamente di argomenti duri alle nuove generazioni. Tutti abbiamo
potuto vedere la terribile tragedia che ha colpito Amatrice, su questo tema Michela Monferrini ha scritto un libro intito-
lato “L’altra notte ha tremato Google Maps”. Nel libro si mettono a confronto le nuove generazioni con quelle “passate”;
il terzo incontro ha visto come protagonista proprio la giovane scrittrice. In rappresentanza della Casa Circondariale di
Campobasso sono venuti il dottor Silla e la dottoressa Brancalione. Il dottor Silla è il direttore del carcere e ha organiz-
zato al suo interno diversi incontri per rieducare gli ospiti di Campobasso alla scrittura, ai sentimenti, alla sensibilità per
le cose belle e positive; la dottoressa Brancalione utilizza le arti e in particolare la pittura e la scrittura per veicolare
messaggi importanti che devono passare nelle carceri. Continua a pag. 3
Come si diventa grandi! di A. F.
È l’adolescenza il tema scelto dalla nostra redazione per il numero del D’Ovidio News che state sfogliando. Abbia-
mo deciso di esaminare questo complesso percorso da vari punti di vista con l’aiuto di alcuni esperti che ringrazia-
mo per la disponibilità e l’entusiasmo con il quale hanno risposto alle domande dei nostri giornalisti: dalla dottores-
sa Venditti alla professoressa Di Lecce, dal dott. Ongaro, alla incontenibile Nicole Orlando. Siamo certi di aver con-
tribuito a comprendere meglio il “misterioso” mondo degli adolescenti attraverso il loro inaccessibile gergo, lo
sport, i film, la musica, le app e gli youtubers, nuovi linguaggi con i quali comunicano i loro sogni per il futuro, le
difficoltà quotidiane, le emozioni e il desiderio di conquistare il proprio spazio nel mondo degli adulti. E stiamo di-
ventando grandi anche come redazione! Ci ha fatto particolarmente piacere essere invitati dall’Assessore Alessan-
dra Salvatore, che ringraziamo per l’attenzione nei nostri confronti, accanto ai giornalisti professionisti alla confe-
renza stampa di presentazione di “Scritti di cuore, l’amore e le parole per raccontarlo” e ascoltare il Sindaco Anto-
nio Battista citare il nostro giornale scolastico definendolo pungente ed obiettivo. Ad maiora D’Ovidio News!
PAGIN A 2 D ’O VID IO N EWS
L’importanza di chiamarsi Franco Arminio di Diana Iordache, Alisia Mancinelli e Pia Eleonora Sabella
“L’importanza di chiamarsi
Franco”
“È come un’anguilla sull’autostrada
È il lampo di luce
Che la distingue dal catrame.”
È la definizione che Franco Arminio,
ospite della serata, attribuisce alla
sua prima vera raccolta di poesie
“Cedi la strada agli alberi” illustrata il
14 febbraio al Circolo Sannitico di
Campobasso. Da invito dell’assesso-
re alle Politiche sociali Alessandra
Salvatore, alcuni alunni delle classi
3A e 3B hanno assistito all’incontro
“Scritti di cuore” organizzato dall’as-
sociazione ULI. Franco Arminio è
nato e vive a Bisaccia in provincia di
Avellino; dopo il disastroso terremoto
dell’80 in Irpinia, manifestò un gran-
de interesse per i fenomeni endogeni
e la geografia che lo portò a diventare
un paesologo. All’età di sedici anni
iniziò a scrivere in versi e poi in prosa:
ha pubblicato una ventina di libri, ma
si occupa anche di documentari e
fotografia. “Cedi la strada agli alberi”
è una raccolta di una parte del suo
repertorio in versi. La prima sezione è
un omaggio al paesaggio dei paesi
che Arminio racconta da anni nei suoi
libri in prosa, mentre la seconda ci
presenta una serie di poesie amoro-
se: le conclusioni sono affidate a
quelle dedicate alla rete e al tempo. I
versi di Arminio sono cuciti con cura
con l’obiettivo di rendere la poesia
semplice e diretta. Il libro festeggia la
vita ordinaria e gli eroi d’oggi che per
l’autore sono coloro che, privi di fa-
ma, sono importanti per costruire la
quotidianità. Franco Arminio ci invita
a godere dei piccoli doni e delle emo-
zioni che il presente ci offre. L’incon-
tro è iniziato con un dibattito sulla
discussa situazione del nostro Sud: lo “Vivere
non è un mestiere
facile a tutte le
età,
ma voi siete in un
punto nel mondo
in cui il dolore più
facilmente si fa
arte…
… Siate i ragazzi e
le ragazze
del prodigio.”
F. Arminio
scrittore sostiene che il maggior
problema dei nostri territori è l’im-
migrazione verso l’estero o altre
regioni settentrionali. Nonostante
ciò tale fenomeno sfata le idee
metropolitane, le quali pensano
che l’immigrazione causi la morte
dei paesi sempre più spopolati, e
ritaglia un triangolo di speranza:
“Il Molise ha gli stessi diritti di
altre regioni” dice. Sebbene ciò, ci
sono luoghi della nostra regione
che presentano un alto tasso de-
mografico e altre che ne manca-
no. Lo scrittore ha tenuto a sotto-
lineare la sua fiducia nelle nuove
generazioni che possano a loro
volta, confidare e migliorare il
futuro del Sud. La serata è conti-
nuata con la lettura delle favolose
poesie di Arminio, alcune delle
quali, sono state lette dall’autore
in ginocchio ed altre dai parteci-
panti e una anche dalla nostra
compagna Pia Eleonora Sabella.
Ogni poesia, con le sue peculiari-
tà, ha commosso i presenti e ani-
mato in ognuno un’emozione di-
versa. Per concludere, Arminio è
solito salutare i presenti con un
canto a scelta: alla fine tutti insie-
me, abbiamo cantato all’unisono
“Oh bella ciao”, importante per la
storia italiana. Questo incontro ci
ha colpito particolarmente e ha
strappato ad ognuno una risata
gradita; non è stato il solito incon-
tro “noioso” bensì Franco Arminio
è riuscito a mischiare la profondi-
tà e la bellezza del libro con la sua
ironia. L’intera serata è stata un
unico grande coinvolgimento e
siamo soddisfatte di aver assistito
ad una presentazione così.
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Capire noi stessi, l’incontro con Oliviero Beha di Gaia Bagnoli, Michele Ciaramella e Cinzia Palladino
Da giornalisti in erba ci siamo re-
cati con molta curiosità al Circolo
Sannitico per assistere alla pre-
sentazione del libro “Mio nipote
nella giungla” di Oliviero Beha.
L’incontro è stato organizzato
dall'assessorato alle Politiche so-
ciali del Comune con la collabora-
zione dell’Unione Lettori Italiani
(ULI) nell'ambito del concorso let-
terario "Scritti di cuore". Ciò che ha
ispirato Beha a scrivere il libro è
stato il nipote di due anni. Nella
prefazione, l’autore scrive
“Soprattutto per un giovane, o per
un neonato, il futuro è una mura-
glia altissima, apparentemente
insuperabile, e la giungla in cui
siamo precipitati sembra inestrica-
bile: difficile trovare una direzio-
ne.” Il libro si dedica a discutere e
analizzare che cos’è ciò che rovina
questo mondo. Beha ha parlato in
seguito della libertà, e di come
essa sia importante nella vita di
ognuno di noi; infatti avere amore
per la libertà vuol dire avere piace-
re di parlare liberamente. L’autore
ha esposto il suo parere sulle nuo-
ve generazioni e sull’approccio da
parte di essi alla parola, la quale
non viene più utilizzata. “Le parole
hanno una temperatura. Possono
essere soleggiate, nuvolose, fred-
de, piovose.” Ha inoltre criticato la
politica odierna, utilizzando il ter-
mine “terrorismo finanziario”. Alla
fine della conferenza siamo riusci-
ti a porre una domanda a Beha.
“Secondo lei come possiamo noi
giovani alimentare l’amore per la
libertà di pensiero?”. “Provate a
guardarvi allo specchio ma non
per vedere se siete belli o brutti,
ma per vedere cosa siete real-
mente. Sai di essere te stesso,
ora devi capire come sei davve-
ro. Questa consapevolezza se la
cerca ognuno a modo suo; pos-
sono aiutarti scuola, famiglia,
amici come possono danneg-
giarti. Di questa solitudine, inve-
ce di farne un dramma, fanne
un senso di responsabili-
tà.” Ringraziamo dunque Olivie-
ro Beha per averci dedicato il
suo tempo e ci auguriamo di
ripetere l’esperienza.
A chiudere la conferenza stampa il sindaco di Campobasso, Antonio Battista, che oltre a evidenziare l'obiettività del
nostro giornalino d'istituto, ha sottolineato l'importanza dell'iniziativa letteraria che vede protagonisti i più deboli, coloro
che stanno scontando la pena in carcere. Noi siamo convinti che leggere e scrivere siano attività sociali ancora prima
che filosofiche o scientifiche perché producono esperienze condivise, generando un circolo virtuoso che ci pone gli uni
davanti agli altri in un contesto di crescita e formazione importante per la nostra cultura e sensibilità. È stata una emo-
zione profonda stare seduti in aula consiliare, tutto era organizzato in maniera ufficiale, ascoltare le autorità e prendere
appunti come i giornalisti veri che, accanto a noi, svolgevano il loro lavoro. Una esperienza che abbiamo molto apprez-
zato perché abbiamo visto nel concreto come si svolge l'attività del giornalista e che speriamo di ripetere al più presto!
Continua da pag. 1
“Al giorno d’oggi
sembra
più importante
quello che
hai in mano
di quello
che hai
in testa
o nel cuore.”
O. Beha
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Tribunale dei minori, di Letizia Iasi
Qual è il ruolo del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori?
“E’ un ruolo molto articolato, perché il Tribunale per i Minorenni ha una competenza in campo penale ma anche in
campo civile. In campo penale il Sostituto Procuratore Minorile istruisce indagini, in caso di accertata colpevolezza
emette un provvedimento di richiesta di rinvio a giudizio, all’esito del quale vi sarà poi la celebrazione del processo
nei confronti di un imputato a quel punto minorenne e imputabile (può essere sottoposto a processo solo colui che
ha compiuto il quattordicesimo anno di età). E’ una sfera impegnativa ma anche utile per incontrare adolescenti che
abbiano un disagio personale o familiare. Nell’ambito civile il Pubblico Ministero per i Minorenni si occupa di situazio-
ni di serio malessere di un minore di qualunque età. Spesso ci rendiamo conto che l’ambito penale e quello civile
sono intrecciati perché capita che i minori che delinquono provengono da situazioni di profondo disagio familiare e di
degrado sociale.”
Perché è stato ideato un Tribunale che si interessi esclusivamente dei minorenni?
“Perché la giustizia minorile ha delle particolarità. Ragazzi e bambini devono essere avvicinati con estrema professio-
nalità, quindi bisogna sviluppare competenze specialistiche per poter interagire correttamente con i minori. Il giudice
viene spesso affiancato da componenti esperti in materia psicologica o psichiatrica per supplire alle mancanze di
conoscenza che un giudice può avere.”
Quali sono i principali problemi degli adolescenti?
“E’ difficile fare una graduatoria, però sicuramente l’uso di stupefacenti occupa le prime posizioni. Anche l’abuso di
alcool è un problema che ci impegna molto, e poi ci sono i reati contro il patrimonio, dal furto fatto quasi per gioco a
quello vero e proprio o addirittura alla rapina. Ci sono reati commessi in concorso con gli adulti e reati che invece i
minorenni commettono da soli. Devo dire però che ci sono molti casi di reati di tipo sessuale, perché minori speri-
mentano su altri minori condotte di tipo sessuale che nell’adolescenza iniziano ad essere un’esigenza. Ciò che si
dimentica è che l’altro individuo deve essere consenziente e deve avere un’età tale da poter dare un valido consen-
so, altrimenti imporre a qualcun altro condotte sessuali è reato, oltre che essere una profonda lesione della sfera più
intima.”
In Molise avvengono spesso casi in cui i minori vengono sottratti ai genitori e trasferiti in strutture specializzate?
“Non sono molto ricorrenti, ma esistono. Vi posso dire che il collocamento in casa famiglia o in comunità è sempre la
soluzione estrema, è una decisione presa solo nei casi di particolare gravità, cioè quando le indagini che compiamo
fanno emergere una assoluta incapacità dei genitori di prendersi cura nel modo giusto dei figli. Incapacità, questa,
non di tipo economico, perché si tratta di una inidoneità genitoriale, cioè di genitori che non hanno o la voglia o le
capacità psicofisiche di essere tali. Sono casi molto dolorosi anche per noi.”
Sempre in questa regione, qual è la fascia di età maggiormente colpita da problemi di carattere familiare?
“Non c’è una fascia d’età specifica, perché i disagi di vario genere possono colpire chiunque. In realtà colpiscono
anche tanti maggiorenni che però vengono considerati adulti, quindi nei loro confronti non si ha la stessa attenzione
che si ha per i minori. Penso che questi dovrebbero ricevere maggiori sostegni pur avendo già superato la soglia del
diciottesimo anno.”
E’ possibile prevenire queste situazioni? Se si, come?
“Si dovrebbe fare molto di più con un’attenzione al sociale, ovvero intervenire fortemente con un investimento eco-
nomico e anche di volontà per individuare precocemente il disagio e giungere subito con meccanismi di soluzione,
perché in questo modo i problemi si risolvono prima e meglio. Dovrebbero essere dunque potenziati i servizi sociali e
la sanità pubblica. Invece stiamo assistendo ad una forma di indebolimento dello stato sociale, e questa è una scon-
fitta.”
In taluni casi, il genitore a cui viene sottratto il figlio ha diritto di mantenere i rapporti con lui?
“Certamente. Solo nel caso dell’adozione il rapporto con i genitori viene meno. Ma prima di giungere a questa deci-
sione finale c’è un lungo percorso, nel quale i giudici devono acquisire tutti gli elementi prima di determinarsi. In que-
sto percorso il rapporto continua a esistere, ed è considerato un banco di prova per verificare se quella situazione
può essere recuperata o meno. Molto spesso la situazione si modifica, perché ai genitori occorre che qualcuno ricor-
di loro quanto è bello e importante essere tali, e devono essere affiancati da una persona competente che gli dica
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concretamente come si fa il genitore. In tanti casi si decide di chiudere la procedura e quindi consentire che il minore
torni in famiglia.”
Quando un’adolescente subisce violenze fisiche e/o psicologiche, a chi può rivolgersi?
“Può rivolgersi a tutte le forze di polizia o direttamente alla magistratura. Se però l’adolescente trova difficile fare da
solo questo primo passo, può trovare un punto di riferimento negli insegnanti, e saranno poi loro, come accade molto
spesso, a fare da tramite qualificato nei nostri confronti. Ci si può anche rivolgere ad una persona di fiducia.”
Quando un ragazzo si rivolge al Tribunale dei Minori, come agisce quest’ultimo?
“La prima risposta è quella dell’ascolto, perché bisogna avere chiara la situazione. Poi a seconda della gravità di ciò
che viene riferito vengono presi provvedimenti consequenziali. Se la situazione è talmente grave che l’adolescente
non può neanche tornare a casa perché rischia la propria incolumità, si prendono anche immediatamente dei provve-
dimenti, ma bisogna sempre essere sicuri di ciò che viene fatto.”
I bambini e/o gli adolescenti quando e in che modo vengono a conoscenza della sentenza che li riguarda?
“Vengono, durante il procedimento, messi continuamente a conoscenza di ciò che sta accadendo, ovviamente dipen-
de dall’età. In molti casi, se parliamo di adolescenti, si procede all’ascolto dell’interessato e gli si sottopongono delle
soluzioni per verificare se sia d’accordo, quindi c’è una partecipazione.”
Una volte emanata la sentenza riguardo ai minori, cosa succede ai genitori?
“Dipende dal tipo di sentenza. Se parliamo di una condanna di un minore, ai genitori non succede nulla se non even-
tualmente rispondere al livello civile degli eventuali danni causati dai figli. Se però nel procedimento penale emerge
che il figlio ha avuto quel comportamento perché esisteva un problema di tipo familiare si apre una procedura civile e
si valuta la situazione familiare.”
Perché ha deciso di intraprendere la sua professione?
“Avevo la vostra età quando ho pensato per la prima volta di fare il giudice, anche se in realtà nella mia famiglia non
c’erano esempi in questo campo. Sentivo che mi sarebbe piaciuto occuparmi in prima persona delle indagini in ambi-
to penale, era quello che mi attraeva.”
Consiglierebbe ad un adolescente di intraprendere il suo stesso mestiere? Perché?
“Si, io consiglierei a qualunque adolescente di scegliere ciò per cui si sente portato, ma soprattutto motivato, perché
bisogna seguire le proprie passioni. Questo è un bel lavoro, anche perché, se fatto bene, è utile agli altri. Le mie gior-
nate migliori sono quando torno a casa dopo aver risolto un problema, e questo è molto gratificante.”
Le è mai capitato di avere rancori delle sue decisioni riguardo alle sentenze?
“Certo, perché siamo esseri umani. Devo dire però che da quando sono Pubblico Ministero Minorile non mi capita più,
perché la dimensione della giustizia minorile è diversa. C’è di meno l’idea della competizione, la voglia di vincere un
processo. Prima mi apparteneva, perché quando in un processo mettevi tutta te stessa e poi avevi la sensazione che i
giudici non avessero ben compreso alcune cose importanti, allora c’era un sentimento che forse non è neanche di
rancore ma di profonda insoddisfazione e di voglia di rivincita.”
C’è un caso che l’ha colpita maggiormente? Se si, perché?
“Il caso che mi ha colpita maggiormente appartiene alla mia vita professionale precedente ed è un caso di duplice
omicidio che ha assorbito tante mie energie. Si trattava di una persona che aveva ucciso la suocera e poi, facendo le
indagini per quel delitto, ci accorgemmo che vari anni prima questa stessa persona aveva già ucciso il proprio padre,
ma questo omicidio era stato trattato come se fosse stato un’incidente domestico e archiviato troppo velocemente.
Fu stimolante riprendere in mano la vicenda precedente, un po’ come nei film, e andare alla ricerca di testimoni,
spunti, situazioni ormai riferite a tanti anni prima. L’accusa è stata ritenuta solida, si è arrivati ad una condanna per
entrambi gli omicidi: questa persona sta scontando l’ergastolo.”
Ha lavorato solo a Campobasso? Se no, qual è la citta che le è rimasta nel cuore?
“Io prima di essere trasferita a Campobasso ho lavorato a Foggia. Questa non è una città molto lontana da qui come
distanza chilometrica, però è molto lontana come ambiente, come realtà criminale. In particolare Foggia era difficile
quando io ho fatto lì il Pubblico Ministero, perché c’era una guerra nell’ambito della criminalità organizzata foggiana e
dunque erano frequenti gli omicidi anche con modalità pericolosissime. Per me è stata un’esperienza importante,
perché da queste situazioni, se non ti spaventano, ne esci con le spalle un po’ più forti.”
intervista al sostituto procuratore Venditti di Letizia Iasi
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Adolescenza, intervista alla dottoressa Emilia Di Lecce di Pia Eleonora Sabella
La dottoressa Emilia Di Lecce, psicologa e docente di sostegno presso l’IIS Galanti di Campobasso, è quotidianamente in
rapporto con gli adolescenti. In veste di psicologa, svolge attività di volontariato presso il Consultorio dioocesano, a lei abbia-
mo rivolto alcune domande.
Che ruolo ha la psicologa dell’età evolutiva?
“La psicologa dell’età evolutiva ha un ruolo importante perché è una figura professionale che può aiutare sia l’individuo, sia
la famiglia che la scuola in maniera sinergica, affinché ci sia uno sviluppo sano del bambino o ragazzo.”
In quali casi, gli adolescenti si rivolgono a lei?
“Gli adolescenti sovente non si rivolgono direttamente ad uno psicologo perché vivono la loro età in maniera spontanea; pur
avendo delle difficoltà di relazione con la società non maturano la consapevolezza di star male e per questo sono gli stessi
genitori a indirizzarli verso uno psicologo. Ci sono altri ragazzi però, che si rendono conto di avere delle problematiche e si
rivolgono autonomamente ad una figura professionale come la mia. Ci sono ragazzi/e , quali, hanno avuto situazioni familiari
drammatiche e difficoltà molto serie -come rapporti con la delinquenza o il mondo della droga- che vengono invitai da uno
psicologo attraverso il tribunale dei minori.”
Quali sono i maggiori motivi per cui un ragazzo/a si rivolge ad uno psicologo?
“Generalmente sono quelli legati alla difficoltà di relazione, di riuscire ad avere buoni rapporti con i coetanei. La maggior
parte di queste situazioni, spesso, viene superato grazie allo stretto rapporto di amicizia.”
Fra questi motivi, quella legata ai disturbi dell’alimentazione è ricorrente?
“È presente certamente, però ne hanno più contezza i genitori che i ragazzi; essendo stata in scuole prevalentemente femmi-
nili ho rivelato dei casi di anoressia. In consultorio ho incontrato dei casi di ragazze con disturbi alimentari accompagnate dai
genitori. Questi casi devono essere trattati prevalentemente attraverso delle cure effettuate in case d’accoglienza. Devo af-
fermare che , con la maggiore informazione che si fa anche nelle scuole, si conosce, secondo me, il limite oltre il quale si
cade nell’anoressia.”
È difficile entrare in empatia con il giovane paziente? Come riesce a farlo?
“È un allenamento quotidiano e costante che deve svolgere lo psicologo: non si è mai formati completamente da questo pun-
to di vista. Succede anche, che non si riesce ad essere empatici con il cliente oppure si personifica nel ragazzo o nella ragaz-
za la figura di un figlio o di un amico.”
Di solito come affronta il dialogo con un ragazzo/a?
“In maniera molto semplice: non ci devono essere sovrastrutture di nessun genere. Un aspetto molto importante del dialogo
fra il cliente e lo psicologo, è l’assenza di barriere , come la cattedra, per creare un rapporto più empatico; inoltre anche lo
studio deve essere accogliente e familiare. L’approccio è molto schietto e naturale. In genere quando sono i ragazzi stessi a
voler confrontarsi con uno psicologo, riescono ad aprire autonomamente il discorso; in altri casi sono io che, attraverso delle
semplici e banali domande, provo ad approcciarmi al ragazzo/a. Bisogna allo stesso modo, rispettare i silenzi dei ragazzi più
timidi e/o silenziosi e valorizzarli.”
Quanto influisce il ruolo del genitore?
“Il ruolo del genitore è molto importante giacché può condizionare in positivo e in negativo.”
Quale è il caso che le è rimasto nella mente? Perché? E quello più difficile?
“A dire la verità è stato più di un caso: uno che mi è rimasto nel cuore è stata la storia di una ragazza, la quale, aveva subito
delle violenze in famiglia. Questo mi ha molto coinvolta come la storia di un ragazzo che aveva difficoltà nel rivelare la sua
omosessualità ai genitori. Sono tanti… un’altra situazione di una ragazza che aveva dei sintomi di soffocamento poiché era
stata rifiutata dalla madre già dal grembo materno: c’era quindi questo brutto tumulto interno che danneggiava la ragazza.
Tutti questi sono casi estremi ed è proprio per questo che mi hanno segnato maggiormente.”
Ha lavorato solo a Campobasso? Se no, quale città le è rimasta particolarmente impressa? Perché?
“In città no, ma mi è capitato di essere assegnata come insegnante, a scuole della provincia di Campobasso dove ho organiz-
zato lo sportello ascolto”.
Cosa pensa degli adolescenti di oggi? Descriverebbe un adolescente con tre aggettivi?
“Allora… a volte li vedo confusi, disorientati e questo mi rattrista molto. Li vedo persi, influenzati anche dalla confusione del
mondo che noi adulti vi consegniamo. Sono desiderosi e timorosi di rapporti più intimi ovvero amicizie più profonde.”
Le è capitato di ricorrere all’ausilio degli assistenti sociali?
“Nel Consultorio gli assistenti sociali sono coloro che si occupano del primo colloquio con il ragazzo.”
Alcune volte, parlando con i suoi pazienti si è mai sentita estranea alla loro generazione?
“Certo, la distanza si sente; però la collaborazione con i giovani anche nella scuola mi aiuta molto. Bisogna cercare di com-
prendere e adattarsi alla situazione attuale.”
Durante la sua carriera, ha mai pensato di non essere adatta a questo lavoro? Perché?
“Si, tante volte. Quando percorro la distanza che divide casa mia dal consultorio, rifletto sempre sul
Continua a pag. 15
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Befree, l’aiuto alle donne vittime di violenza di Alessandra Coladangelo, Andrea Ianiro, Kevin Lupicino, Miriam Marone, Alice Tartaglia
Nel precedente numero del D’Ovidio News ci siamo occupati della giornata mondiale contro la violenza sulle don-
ne e abbiamo citato, nel nostro articolo, la cooperativa Befree, costituita a Campobasso per offrire aiuto e suppor-
to alle donne vittime di violenza. Si tratta del primo centro antiviolenza nato nella nostra regione, che si avvale
della presenza di " case rifugio" dislocate anche in altre regioni dell'Italia centro- meridionale. Abbiamo incontrato
l'avvocato Filomena Fusco, impegnata in prima persona nel lavoro di supporto e reintegrazione sostenuto dalla
cooperativa a favore delle donne vittime di violenza e delle loro famiglie. Abbiamo approfittato della sua disponibi-
lità e cortesia per rivolgerle alcune domande.
Che tipo di supporto offre la cooperativa e di quali strutture si avvale?
“La Cooperativa si avvale di un gruppo di professioniste adeguatamente formate per contrastare la violenza di
genere che non è semplicemente fisica, ma può essere anche psicologica, economica. La nostra èquipe è forma-
ta da due operatrici, due psicologhe, una che si dedica alle donne vittime di violenza, l'altra che si occupa dei loro
figli, ed io, l’avvocata. La struttura è formata dal centro anti violenza e dalla casa rifugio. La casa rifugio ha un
indirizzo segreto, necessario per tutelare le donne e i loro figli. Il centro anti violenza è composto essenzialmente
da uffici nei quali vengono accolte per l'ascolto le donne che ci contattano attraverso vari canali. Ci sono, però,
delle situazioni che devono essere affrontate "in emergenza", è quanto accade, ad esempio, nei casi in cui la don-
na non può recarsi presso il centro e sono le forze dell'ordine o gli operatori dell’Ospedale a contattarci.”
Quali sono le richieste più frequenti che ricevete e come vi comportate nelle diverse situazioni?
“Ci sono diversi tipi di richiesta; ad esempio, ci sono donne che chiedono soltanto la consulenza legale, e in que-
sto caso intervengo io; poi ci sono donne che chiedono solo l’assistenza psicologica. In generale, si accolgono
tutte le richieste di aiuto, la cosa importante è che abbiano a che fare con una donna vittima di violenza.”
Qual è la media delle donne che si rivolgono al vostro centro?
“In un anno abbiamo raccolto due domande al mese, poi in base a queste domande c’è chi è entrato in casa rifu-
gio e chi ha soltanto eseguito il percorso da esterno. Una volta accolta la richiesta di aiuto, ci si preoccupa di se-
guire la donna anche in un momento successivo perché noi dobbiamo dare anche un futuro per cui ci sono dei
fondi destinati a tale scopo. In questo caso interviene la psicologa orientatrice che organizza un colloquio con la
donna per capire le sue capacità lavorative e in base alle quali si attiva per cercarle un lavoro.”
Ricevete richieste d’aiuto anche da altre regioni?
“Sì, il nostro numero è collegato ad uno nazionale e quando ci sono strutture con posti disponibili, oppure quando
per motivi di sicurezza la donna non può rimanere nella propria città, noi la accogliamo. Ma anche noi abbiamo
dovuto inviare alcune donne fuori regione perché non erano sicure a Campobasso. Befree ha infatti case di rifugio
non soltanto in Molise ma anche nel Lazio, in Abruzzo e in Campania.”
Avvocato Fusco qual è caso che l’ha maggiormente colpita?
“Una vicenda che mi ha particolarmente colpito è stata quella di una donna che ha chiesto aiuto per sé e per il
proprio bambino dall’Ospedale Cardarelli di Campobasso dove era arrivata insieme al proprio uomo; è lì che ha
trovato la forza e il coraggio per chiedere aiuto e siamo riusciti a farla uscire dalla struttura senza farla vedere dal
marito e metterla in sicurezza. Questo è stato uno dei casi in cui la donna ha dovuto lasciare il Molise.”
Da chi riceve sostegno economico la cooperativa?
“La Cooperativa ha risposto ad un bando regionale presentando il proprio progetto, e riceve un finanziamento
pubblico per la durata di un anno. C’è poi una grande collaborazione con altri associazioni, abbiamo un forte so-
stegno dalla Caritas, da alcune aziende private, e poi c’è il volontariato e molti cittadini che fanno donazioni.”
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Intervista ad Ongaro, i segreti della medicina anti-aging di Luigi Cosco, Giorgia Cosimi, Irene Giuliano, Benedetta Pietrangelo
È stato un sabato mattina speciale quello nel quale abbiamo potuto intervistare, via Skype, il
dottor Filippo Ongaro, medico degli astronauti dal 2000 al 2007 e primo medico italiano certi-
ficato in medicina funzionale e anti-aging negli USA. A lui abbiamo rivolto alcune domande sul
tema dell’alimentazione, argomento importante che stiamo affrontando in classe con la no-
stra insegnante di Scienze, la professoressa Concetta Tritto.
Sappiamo che lei si occupa di medicine anti-aging. Può dirci su cosa si basa e quali sono le
patologie che possono essere curate ed efficacemente contrastate?
“Si basa soprattutto su una responsabilizzazione personale che prevede di gestire la propria
alimentazione, l’attività fisiche e imparare a gestire lo stress. Alla vostra età parlare di aging
è molto strano ma in realtà se cominciate alla vostra età a fare poche cose e le fate bene e
le continuate nel resto della vostra vita la scienza e la ricerca ci indicano che possono essere
prevenute quasi tutte le malattie che oggi temiamo molto, dall’infarto al cancro all’Alzhei-
mer; sono tutte malattie causate dallo stile di vita sbagliato a cui ci siamo abituati nella socie-
tà di oggi. La cosa più importante è imparare da soli. seguendo qualcuno che te lo insegna, a gestire la nutrizione, l’atti-
vità fisica regolare e , in particolare, la gestione dello stress, una delle cose un po’ sottovalutate che in realtà è molto
presente anche nella vita degli adolescenti,.
Che cosa intende quando dice che i cardini della medicina anti-aging sono concentrate nelle 4 P: previsione, prevenzio-
ne, personalizzazione, partecipazione?
“Questa è una proposta fatta da un biologo americano secondo il quale l’evoluzione della medicina passerà attraverso
questi quattro cardini. Previsione: la medicina diventa sempre più capace di prevedere quello che accadrà in una perso-
na, grazie allo sviluppo che c’è stato nel campo della biologia molecolare e della genetica. Prevenzione: una volta che
ho capito i rischi che sto correndo, posso intervenire. Personalizzazione: è il risultato dei primi due punti perché se ho
previsto cosa mi può accadere e ho instaurato una strategia per prevenirlo lo farò a livello personalizzato e non in un’ot-
tica più statistica, come si fa nella medicina di oggi. Partecipazione: soltanto se il paziente partecipa nel percorso tera-
peutico si può veramente pensare che cambi il suo stile di vita altrimenti ha poca efficacia.”
L’anti-aging è solo prevenzione o anche cura?
Sono molto attento a fare questa distinzione perché ritengo che la medicina di oggi curi molto bene e curi molto meglio
di una volta. Non credo che quello che possiamo fare noi nell’ottica della medicina anti-aging sia veramente una nuova
cura. È una gestione migliore delle condizioni croniche che punta non solo sul contenimento dei sintomi ma sul migliora-
mento della qualità della vita. Io non mi sostituisco allo specialista che cura il paziente, per esempio per un problema al
cuore, semplicemente lo vedo in un’ottica più allargata e cerco di migliorare la sua qualità della vita e la gestione della
malattia,
Quanto conta l’alimentazione nell’anti-aging e quali cibi sono principalmente coinvolti in senso positivo e negativo?
“Conta tantissimo perché se si considera che se si arriva a vivere fino ad 80 anni dobbiamo mangiare più o meno 30 o
40 mila tonnellate di cibo; se queste tonnellate sono di “cibo spazzatura” immaginate cosa succede nel nostro corpo.
L’alimentazione è probabilmente l’elemento essenziale per iniziare a prendersi cura di se stessi e, purtroppo devo dire
che la cosa che fa più la differenza è semplicemente stare su un’ottica di alimenti genuini naturali, evitare il più possibi-
le cibi industrializzati, evitare il più possibile l’eccesso di zuccheri, di merendine, di biscotti, di succhi, di patatine, di
tutte queste cose che sono entrate nelle nostre abitudini per un motivo molto semplice perché sono facili e sono super-
buone! Siccome le hai sempre con te in un sacchetto non devi prepararle, non devi perder tempo e hanno un guasto
fantastico allora ci caschiamo. Ricordatevi che una delle regole per vivere veramente bene è essere capaci di sacrifica-
re qualcosina oggi per avere tanto domani, Quindi quando si va in cerca subito del piacere immediato si casca in tutte
queste trappole perché poi le merendine sono una cosa, poi ci sono le sigarette e poi c’è l’alcol e poi c’è la droga: una
crescita di ricerca del piacere immediato che è molto comune nella nostra società e che ci porta in una direzione asso-
lutamente sbagliata. I cibi più importanti sono: la verdura, i cereali integrali, il pesce azzurro, l’olio d’oliva, i legumi, ma
anche alimenti spesso demonizzati come l’uovo che è un alimento genuino che apporta proteine sane e di cui non dob-
biamo avere assolutamente timore. Se devo fare un confronto tra un uovo che è un alimento naturale e una merendi-
na, un biscotto, un pacchetto di cracker, non c’è alcun dubbio che preferisco l’uovo. È tanto buon senso alla fine, è una
grande capacità di non cascare nella trappola continua dell’appagamento immediato. Se vi chiedo fanno meglio le pa-
tatine fritte o un broccolo cosa rispondete? Un broccolo, penso che non ci sia una persona sul pianeta Terra che non sa
che fa meglio il broccolo. La domanda che bisogna farsi è perché quando ho davanti il pacchetto di patatine e il brocco-
lo scelgo le patatine? Questa è una domanda chiave e lì bisogna riflettere un attimo e dire se le scelgo una volta ogni
tanto non c’è problema se le scelgo tutti i giorni diventa un problema.”
Cos’è la nutrigenomica?
“È una scienza che studia come i nutrienti regolano le attività dei nostri geni. L’informazione che governa le funzioni del
nostro corpo è racchiusa nel DNA però negli ultimi anni si è scoperto che il DNA non è una cosa così statica e fissa, ma
è un alfabeto molto modulabile che si adatta a seconda dei segnali che vengono dall’esterno. E uno dei segnali princi-
pali è portato dai nutrienti e la nutrigenomica studia questo, invece di vedere il cibo solo come energia calorie lo vede
anche come informazione che entra nel corpo che regola i processi cellulari e le espressioni dei nostri geni. ”
Suggerisce una differenziazione tra la dieta di un adulto e quella di noi ragazzi?
“Non necessariamente. I ragazzi imparano a mangiare in funzione dell’esempio che vedono e se a casa l’esempio è
buono in genere i ragazzi mangiano abbastanza bene, se a casa vedono genitori che sono attivi e fanno sport i ragazzi
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in genere fanno sport. Quindi non credo che debba esserci una netta differenza anche perché diventerebbe difficile
da gestire; già le mamme hanno poco tempo se devono pensare di fare da mangiare in un modo per il marito, in un
modo per loro e in un altro per i ragazzi diventa un incubo. Io lavoro molto anche con i gruppi e le famiglie e tendo a
trovare un modo di armonizzare le cose. Possono esserci alcune differenze per esempio i ragazzi che sono in fase di
crescita possono permettersi in genere una dose di carboidrati e cereali, sempre integrali secondo me, un po’ più
alta e non abusare di zuccheri.”
Qual è la sua opinione sull’ alimentazione vegana?
“Io non sono a favore dell’alimentazione vegana. Al di là dell’aspetto ambientalistico, animalistico o etico che non
spetta a me giudicare, da un punto di vista biologico credo che ci siano molti più dati intelligenti che mostrano che
noi siamo onnivori e rimaniamo onnivori e che la dieta vegana alla lunga non porti i benefici sperati. Attenzione, una
delle ragioni per cui ci sono molti dubbi e discussioni su questo è che l’interpretazione dei dati non viene fatta nel
modo giusto; cioè spesso si confronta uno che fa una dieta vegetariana o vegana con uno che fa una dieta tipica
occidentale a base di patatine, merendine, salsicce, gli hot dog ecc., per forza viene fuori che è più sana la dieta
vegetariana o vegana. Ma è un confronto che non ha senso; il confronto fa fatto con una dieta onnivora sana e quan-
do si fa quel confronto vince sempre la dieta onnivora, in particolare la dieta molto ricca di due elementi: le verdure e
il pesce. È questa la combinazione che porta le proprietà preventive dal mondo vegetale ma anche la protezione dei
muscoli e l’apporto di aminoacidi necessario attraverso le proteine che sono sicuramente le più sane.”
C’è sempre più attenzione nei confronti del glutine, tanto che il Professore Berrino definisce la farina raffinata “il più
grande veleno della storia “. Lei cosa pensa al riguardo?
“I veleni sono tanti, quindi il fatto di prenderne uno solo e concentrarsi su quello non sarebbe la mia posizione e non
sono nemmeno al 100% convinto che il glutine sia il problema di tutti. Vediamolo in un’altra ottica, sicuramente man-
giare dalla mattina alla sera alimenti ricchi di glutine non va bene. La soluzione è togliere il glutine dappertutto? For-
se basta ridimensionarlo perché poi non è che siamo tutti celiaci. Molto dipende dalla nostra genetica individuale, tra
l’altro, e l’attenzione al glutine è diventata anche questa un po’ una moda; negli Stati Uniti c’è scritto gluten free
ovunque anche su alimenti pessimi che non diventano buoni alimenti perché sono senza glutine. L’invito che io vi
faccio è andare sempre oltre cioè guardare nel dettaglio la questione e stare sempre attenti alle posizione troppo
eccessive perché dopo dieci anni emergono delle altre ricerche che dicono che era tutto sbagliato. Vi faccio un esem-
pio per trenta anni si è detto di far sparire i grassi dalla nostra alimentazione se c’è una cosa che tutti oggi diciamo è
che non bisogna togliere tutti i grassi perché i grassi sono fondamentali per la nostra biochimica. Il punto è che la
verità sta nel mezzo ma il mezzo non fa notizia. Voi che crescete e vi avvicinate al mondo degli adulti imparate a non
cascare troppo nella moda del momento perché non è detto che sia quella giusta. Io penso che Berrino si riferisca
anche al fatto che oggettivamente la quantità di cereali raffinati che mangiamo oggi, in particolare in Italia, è indub-
biamente alla base di tante problematiche. Non sarei però in grado di dirvi che il cereale raffinato è il veleno numero
uno e lo zucchero no perché anche lo zucchero che è onnipresente crea tanti problemi.”
Si sente molto parlare di disturbi dell’alimentazione, in particolare di anoressia e bulimia. Di cosa si tratta e quali
sono i soggetti più esposti al rischio?
“Sì, se ne sente parlare sempre di più e purtroppo sono malattie molto serie e spesso si arriva alla loro diagnosi un
po’ tardi perché si trascura qualche segnale iniziale. Diciamo, in maniera semplice, che il nocciolo della questione è
la gestione del rapporto con se stessi e la propria corporalità, e il cibo e il rapporto con il cibo diventa il capro espia-
torio di qualcosa che non va in termini di relazione con se stessi. Molto spesso ci sono casi che iniziano da una non
accettazione di qualche aspetto del proprio corpo e ne sono più suscettibili le ragazze probabilmente perché da un
punto di vista sociale sono più forzate ad avere attenzione nei confronti del loro corpo rispetto al maschio. Dovete
partire da un sano amore per voi stessi, sano non deve essere narcisistico, non deve essere eccessivo ma non deve
nemmeno essere che la vostra identità viene definita dalla modella X o dall’attrice Y, perché è sbagliato. Create voi
stessi dentro di voi la forza per accettare anche quei difetti che avete e magari migliorarli con il tempo. Attenzione
perché il cibo fondamentalmente è un nostro alleato e, invece, nei disturbi del comportamento alimentare diventa un
vero e proprio nemico. Il cibo è la vita e certo se è gestito male può anche portare a tanti problemi ma se è gestito in
maniera salutare, e nella maniera salutare ci stanno anche le eccezioni ogni tanto alla regola quotidiana di discipli-
na, di mangiare bene di capire che non devi vivere per mangiare ma che mangi per vivere, ma l’eccezione ogni tanto
fa parte del godersi il piacere del cibo. La vostra è un’età molto critica perché c’è un desiderio gigantesco di apparte-
nenza ad un gruppo, quindi l’idea di sentirsi esclusi da un gruppo è l’idea che terrorizza tutti ma bisogna anche capi-
re che l’inclusione nel gruppo non può avvenire a discapito di chi sei tu, dei tuoi valori, della tua essenza. Quindi an-
che la disciplina nei confronti dello sport che ti scarica da un punto di vista dei nervi ma ti rende anche forte perché
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vedi che coltivi una capacità di sacrificio, una disciplina costante, sono tutte cose molto importanti. Non illudetevi
che il mondo sia solo whatsapp, snapchat, nickelodeon e i modelli, il mondo siete voi con i vostri valori e dovete colti-
vare quelli.”
Quanto sono frequenti questi disturbi?
“Non saprei darvi una statistica precisa però sono abbastanza frequenti e sono anche in crescita. Oggi ce n’è addirit-
tura un altro rispetto all’anoressia e alla bulimia, l’ortoressia che viene definita come una situazione in cui il tentativo
di adottare un’alimentazione sana viene esercitato con un alto grado di ansia e di angoscia per cui ti senti sempre
avvelenato, ti senti che tutti i cibi ti distruggono e diventa un incubo. E questa purtroppo è anche una cosa che è
nata sull’onda di tutti gli interventi divulgativi anche di quelli come me che si spendono per far migliorare l’alimenta-
zione delle persone ma che magari poi toccano delle sensibilità particolari che interpretano questa cosa in maniera
sbagliata. Io per esempio mangio in maniera molto sana ma non mi sento angosciato da questo- Quindi sono cose
molto delicate che riguardano l’equilibrio psicologico di ognuno, sono in crescita e bisognerebbe parlarne di più e
fare di più.”
Quali sono i segnali di allarme di queste patologie?
“Secondo me sono molto la relazione con il proprio corpo, cominciare a dire non mi piace questo, sono troppo gras-
sa, non sono come quella lì, vorrei essere così. Tutti noi siamo passati in una fase della nostra vita in cui abbiamo
avuto questi pensieri, però i genitori devono essere in grado di capire quando questi pensieri diventano troppo preva-
lenti, quando questi pensieri si tramutano in azioni concrete nei confronti del cibo, cioè quando la persona inizia
molto presto e quando non ce n’è nessun bisogno ad adottare delle pratiche restrittive nei confronti dell’alimentazio-
ne perché è convinta che il suo corpo non sia adeguato. In questo cado io non aspetterei tanto tempo per cominciare
a parlare seriamente e intervenire finché la situazione non è pericolosa.”
Come comportarsi se si teme la presenza di un disturbo del comportamento alimentare?
“La persona che sente di avere un disturbo ne deve parlare subito con il papà e la mamma, che ne parli con le per-
sone di ci si fida un fratello più grande, un insegnante con cui si ha un buon rapporto. Invece, da parte dell’adulto se
osserva questo deve iniziare immediatamente un ragionamento più psicologico, magari facendosi aiutare o da un
medico o da uno psicologo che lavora con i disturbi del comportamento alimentare in modo da intervenire, perché se
si interviene subito in genere la situazione si raddrizza molto facilmente, le situazioni difficili sono quelle che non
sono state identificate e si solidificano, diventano un pattern mentale da cui non si riesce a uscire da soli. La cosa
più sbagliata per tutte le situazioni di disagio psicologico è non parlarne e avere vergogna e tenersi tutto dentro;
quando c’è questa sensazione bisogna trovare una persona che diventi un punto d’appoggio, affidarsi a questa per-
sona e svuotare il sacco, parlarne liberamente.”
Abbiamo letto che lei ha lavorato anche per l’ESA occupandosi dell’alimentazione degli astronauti. Hanno bisogno di
una dieta particolare?
“Gli astronauti hanno bisogno di tutta una serie di interventi che sono però fondamentalmente uguali a quelli che vi
ho detto prima cioè l’alimentazione, l’attività fisica a bordo della stazione spaziale che è fondamentale per evitare la
perdita di massa muscolare e di tessuto osseo, e la gestione dello stress quindi tutte quelle pratiche mentali che
rendono l’astronauta capace di rimanere in una condizione di alta prestazione anche sotto stress. L’alimentazione
segue i criteri che vi ho detto prima con una difficoltà aggiunta perché l’astronauta non va al supermercato a com-
prare il cibo quindi la gestione logistica è complessa bisogna preparare tutto prima, adottare metodi di conservazio-
ne a lunghissimo tempo, gli alimenti vengono spediti nello spazio e stoccati sulla stazione spaziale. E c’è anche un
aspetto che riguarda il gusto perché ogni astronauta viene lasciato libero di scegliere all’interno di un’ampia gamma
di cibi quelli che gli piacciono di più. Per esempio Samantha Cristoforetti aveva una dieta molto italiana, diversa da
quella dei suoi colleghi tedeschi o giapponesi. Ognuno è libero di scegliere la tipologia di alimenti mentre chi sta at-
tento all’aspetto nutrizionale si preoccupa che tutto si a equilibrato per garantire al massimo la salute.”
Al termine dell’intervista abbiamo chiesto al dott. Ongaro di venire nella nostra scuola per approfondire alcuni argo-
menti affrontati e lui, con la gentilezza e disponibilità che è emersa anche durante la nostra intervista, ha accettato il
nostro invito! Stay tuned vi faremo sapere presto giorno e ora dell’incontro!
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Scuola N. Guerrizio, finalmente l’inaugurazione
“Oggi 1 febbraio 2017 siamo finalmente entrati nella nuova scuola Nina Guerrizio. L’inaugurazione è stata bellissima: sono
stati sparati coriandoli colorati e alcuni bambini hanno lasciato volare nel cielo tanti palloncini che hanno sfiorato le nuvo-
le. Quando il Sindaco e il Dirigente Scolastico hanno aperto la porta della nuova scuola siamo entrati di corsa per scoprire
la nostra nuova aula! La nostra aula è molto spaziosa, è gialla con finestre e porte grandi e verdi, i banchi sono quelli di
sempre. Una volta seduti poi sono arrivati i nostri genitori a scattare le foto. Poi, dopo un buon buffet a base di chiacchiere
e frittelle, siamo andati a fare il tour della nostra nuova scuola, finalmente di mattina, ‘la più nuova di Campobasso’!”
Classe VA della Scuola Primaria Nina Guerrizio *
* Poetessa campobassana (1919-1990) che ci fa piacere ricordarla in questo momento di gioia per la scuola che ne porta
il nome, attraverso la sua composizione “Sole”.
Sole
Nuvole.
Scrosci d'acqua lampi tuoni.
Ma alla prima carezza del sole
il prato si è sbiancato di margherite.
Così è trasalita
l'anima mia sotto
a questi occhi dolci.
Sole
Nuvule.
Scruosce d'acqua lampe tuone.
Ma a la prima carezza de lu sole
lu prate z'é sbiancate 'e margherite.
Cuscì é trasalita
l'anema mé sotte a chisse uocchie
doce.
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Malala, il premio Nobel a soli 17 anni di Ciro della Valle e Luca Gualtieri
Malala Yousafzai was born in 1997 in
Pakistan. The Taliban took control
ofPakistan and ordered girls to stop
going to school. Despite this, Malala
continued going to school. In 2009
she started blogging for the BBC about
the problems in Pakistan and in the
same year won the Blogger of the Year
award. In 2010 she and her family
were in a TV documentary. On 9 Octo-
ber 2012, aged fourteen, the Taliban
shot her in the head on her way home
from school. Malala had to go to UK
for urgent hospital treatment. Now she
lives in Birmingham in England. She
founded the Malala Fund, a non-profit
organisation promoting education for
children around the world. In 2014
she became the youngest persone ver
to win a Nobel Peace Prize, at just
seventeen years old. In 2013, she
wrote her autobiography, I am Malala.
Venerdì 17 febbraio siamo an-
dati a vedere, al teatro Savoia,
lo spettacolo teatrale “Io sono
Malala”. La rappresentazione
racconta della storia di una
ragazza che viveva in Pakistan
durante la guerra civile ed è
diventata famosa per aver vinto
il premio Nobel a soli 17 anni.
Lo spettacolo è stato allegorico
perché attraverso degli oggetti
o dei movimenti riusciva a spie-
gare cosa più difficili da capire.
Il racconto è ambientato nella
valle dello Swat durante il go-
verno talebano. È una storia
molto triste. I genitori, quando
Malala nacque, erano contenti
ma dispiaciuti perché sapevano
che non avrebbe avuto un futu-
ro molto semplice. Malala creb-
be e iniziò ad andare a scuola.
La scuola le piaceva molto ed
era sempre impaziente di sco-
prire cose nuove. I talebani,
però, imposero a tutte le donne
di non poter andare a scuola,
mettere il burka e rimanere in
casa. Malala si rifiutò e decise
di andare lo stesso a scuola e
di non portare il burka. Dopo
quest’ imposizione, Malala de-
cise di scrivere sul suo blog
dove denunciava ciò che i tale-
bani facevano e venne pubbli-
cato dalla BBC. Un giorno, allo-
ra, i talebani scoprirono che
non tutte le ragazze rispettava-
no l’imposizione e decisero di
punirle. Si venne a sapere an-
che del blog di Malala e questo
li fece infuriare ancora di più.
Prima di tutto bombardano
tutte le scuole femminili, poi
danno la caccia alle famiglie di
queste ragazze e le obbligano a
scappare. Malala e la sua fami-
glia scappano con delle valigie
che, una volta finita la guerra, si
aprono e si vedono fuoriuscire
delle scarpe, queste stanno a
simboleggiare tutte le persone
morte durante la guerra. Una
volta tornati nella loro città, Ma-
lala prende lezioni dal padre
che, essendo maestro, le inse-
gna le cose fondamentali riguar-
danti la legge e il diritto con un
gioco: lui lancia delle palline
pronunciando queste parole e la
figlia le deve prendere al volo e
ripetere le parole pronunciate
dal padre. Malala venne poi
iscritta in una scuola maschile
dove andava anche una sua
amica. I talebani, però, mentre
Malala tornava da scuola con lo
scuolabus, presero una pistola e
le spararono alla testa. Dovette-
ro portarla d’ urgenza in ospeda-
le e, dopo qualche giorno, tra-
sferirla a Birmingham dove fu
curata e alla fine guarì. Dopo
quest’ episodio diventò ancora
più famosa e fu invitata al palaz-
zo di vetro a New York. Dopo
quest’ episodio vinse il premio
Nobel per la pace e diventò il
simbolo del diritto all’ istruzione
dei bambini. È stato uno spetta-
colo molto bello e ci ha colpito
molto come una ragazza così
giovane sia riuscita da sola a
fronteggiare un problema ormai
comune nelle zone come il Paki-
stan, tanto da essere premiata.
AN N O XVI, N UMER O 2 PAGIN A 13
Giornata dello sport, l’esempio di Nicole Orlando di Giorgia Cosimi, Cinzia Palladino e Irene Vergalito
Il 25 Gennaio noi alunni della Francesco D’Ovidio, che abbiamo partecipato ai giochi studenteschi di
atletica leggera, siamo andati al Teatro Savoia per assistere alla IV Giornata dello Sport della Regione
Molise. Il nostro Istituto, assieme ad altre scuole molisane, è stata insignita del premio per aver rap-
presentato il Molise alla fase nazionale dei giochi studenteschi tenuti durante l’a. s. 2015-2016. La
giornata si è svolta in due momenti: la mattinata è stata dedicata agli studenti, il pomeriggio alle so-
cietà sportive del territorio. All’evento hanno preso parte alcuni tra i grandi nomi dello sport italiano,
tra cui Nicole Orlando, atleta paralimpica premiata con 4 ori e 1 argento ai campionati mondiali di
atletica leggera; Giuseppe Petriella, campione italiano nei 100 metri stile libero; Antonella Di Cesare,
atleta della Nuova Pallavolo Campobasso convocata in nazionale italiana di sit-in volley; Mattia Ama-
tuzio, campione mondiale di Light Contact a Dublino Al termine della coinvolgente mattinata abbia-
mo avuto il piacere di intervistare la bravissima e simpaticissima Nicole Orlando.
C’è qualcuno in particolare che ti ha incoraggiato a fare sport?
Fin da piccola ho iniziato a praticare ginnastica artistica, e la mia insegnante Anna Miglietta è sempre stata eccezionale.
Lo sport è nel mio sangue, è la mia passione e mi piace davvero molto.
Che cosa hai provato quando hai scoperto di aver battuto i record europei sui 100 metri e sul salto in lungo?
È stato molto bello, è andato tutto molto bene e spero di riuscire a fare ancora meglio. A fine marzo parteciperò ai cam-
pionati indoor ad Ancona e spero di andare molto bene anche lì e anche ai campionati italiani a Cerignola.
Come ti sei sentita quando il Presidente Mattarella ti ha citata nel suo discorso?
Mi sono sentita molto emozionata, il cuore mi batteva forte e sentivo le farfalle nello stomaco. Sono orgogliosa di essere
italiana.
Cosa hai provato quando hai capito di poter rappresentare l’Italia a questi livelli?
L’Italia mi piace molto. Mi piace stare con i miei compagni di squadra che mi sostengono, a anche voi che mi sostenete
e che fate andare avanti lo sport con le vostre performance.
Cosa consigli ai ragazzi di oggi?
I ragazzi devono essere molto aggressivi in campo, devono essere forti e avere tanta grinta. Ascoltate sempre gli allena-
tori, perché è importante, fate del vostro meglio e fate vedere chi siete veramente.
Il titolo del tuo libro è “Vietato dire non ce la faccio”. Ti è mai capitato di non farcela?
Quando faccio una gara mi concentro sulla mia pista e su me stessa, non sugli altri. La mia famiglia e la mia squadra
fanno il tifo per me, mi danno la forza per continuare a correre. Ed è questo che mi spinge a fare sempre di più.
Il libro che hai scritto è dedicato a qualcuno in particolare?
Ai ragazzi di tutte le età.
Di solito hai a che fare con un pubblico adulto, oggi invece ti sei rapportata con un pubblico molto giovane. Come ti sei
sentita?
È stato molto bello. È la prima volta che vengo a Campobasso. Non ho visto molto, però comunque mi sono emozionata
quando ho visto tutti voi qui.
Ringraziamo quindi tutte le eccellenze che hanno preso parte a questa manifestazione e auguriamo loro altri successi!
Inoltre, speriamo di riuscire a ripetere l’esperienza e i risultai ottenuti lo scorso anno, per rappresentare nuovamente il
Molise alle fasi nazionali, confermando la posizione della nostra scuola.
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La danza per crescere di Annachiara Gallo
“Le nostre braccia hanno origine dalla schiena perché un tempo erano ali” (M. Graham)
questa è una delle citazioni preferite dalla mia insegnante di danza moderna ed è una
delle frasi più rappresentative di questa espressione corporea. Quella moderna è una
diramazione della danza classica, nata dalle teorie del musicista francese François
Delsarte, in contrapposizione alle rigide regole del balletto accademico, poi seguite
da Martha Graham, da molti considerata la più grande danzatrice statunitense del XX
secolo. La modern dance si diffuse in America tra il 1830-70 e, nel tempo, è diventata
una tecnica vera e rigorosa. Le coreografie nascono dall’unione dell’hip-pop con la dan-
za classica e possono essere contemporanee o più prettamente coreografiche (quando
vengono ripetuti i movimenti). Le coreografie moderne vengono prima scritte su carta e
poi svolte e valorizzano il movimento naturale e lineare del corpo, la postura e la posi-
zione di braccia e testa e, a differenza della danza classica che tende all’etereo, anche
la pesantezza corporea (espressa dal senso di gravità) che crea un legame unico tra il
ballerino e la terra. La danza favorisce anche la maturazione in un momento fondamen-
tale di crescita, come quello dell’adolescenza. Le coreografie e la musica sono infatti un
modo per esprimere il proprio carattere e delineare la propria personalità. Praticando
danza per anni si riesce a sbloccare la timidezza e si comprende quanto sia importante
impegnarsi con costanza e precisione. La danza ti aiuta a comprendere i tuoi interessi e
a riconoscere le tue attitudini e anche i tuoi limiti e ti spinge a superarli; ti insegna ad
accettarsi per come si è e allo stesso tempo a migliorarsi sempre di più, perché “La
danza è una poesia in cui ogni parola è un movimento”.
Le origini della danza moderna di Annachiara Gallo
Martha Graham
Misty Copeland
Sin da piccola mi piaceva ballare e muovermi liberamene seguendo il
ritmo della musica, quando mi sono iscritta in una palestra per farlo in
modo serio sono stata veramente felice! Ho iniziato con la danza classica,
seguendo regole rigide e precise, con esercitazioni continue e ripetitive;
mi impegnavo con serietà, ma mi sentivo vincolata e non totalmente libe-
ra di esprimermi. Quando cambiai genere, passando ai balli coreografici,
mi sentii più soddisfatta e a mio agio, tale sensazione, si rese ancora più
concreta quando iniziai a frequentare il corso di danza moderna: allora
capii di aver finalmente trovato il mio genere! In un primo momento pen-
sai che per alcuni anni avevo di aver sprecato il mio tempo e disperso le
mie energie, ma la mia insegnante mi fece capire che per trovare ciò che
veramente si addice a noi, bisogna sperimentare, confrontarsi, mettersi
alla prova, quindi capii che in quegli anni non avevo fatto solo un percorso
esteriore, fisico, ma anche e soprattutto interiore, alla scoperta di me
stessa. Ora, mi piace sempre moltissimo eseguire le coreografie proposte
dalla mia insegnante perché si ispira a Martha Graham, la madre della
danza moderna, sostenitrice del "movimento" come massima forma di
espressione. Questa grande artista aveva un corpo minuto, ma riusciva ad
assumere forme angolari e vibranti con cui riusciva a comunicare profon-
de emozioni. Generalmente le vicende biografiche di ballerini famosi sono
storie di sacrifici, impegno e determinazione finalizzati al raggiungimento
di un obiettivo. Recentemente mi hanno colpito le parole di Misty Cope-
land, prima ballerina afroamericana ad essere diventata Principal dell’A-
merican Ballet Theatre che, riferendosi alla sua esperienza di vita, ha
detto: "Contro i pregiudizi alla fine ho vinto io". La sua non è stata una vita
semplice: ha sperimentato la solitudine, la povertà, la fatica, l'emargina-
zione: ha potuto dedicarsi alla danza solo a tredici anni, grazie all’aiuto di
un’insegnante, ma con impegno e passione è riuscita ad arrivare a livelli
internazionali, affiancando artisti di fama mondiale, come l’italiano Rober-
to Bolle con il quale ha recentemente esordito alla Scala di Milano per
l’apertura di stagione del balletto nel Romeo e Giulietta di Prokofiev.
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Alla scoperta dello sport, la ginnastica ritmica a cura di Matilde Soriano e Alessandra Sottile
Tutti i ragazzi che si trovano nel pieno dell’adolescenza, sono costretti ad affrontare un periodo caratterizzato da angosce,
paure e incertezze. Noi pensiamo che il miglior modo per affrontare questa critica fase, sia lo sport. Nel nostro caso, è la
ginnastica ritmica che riesce a farci sorridere nei momenti di tristezza, regalarci soddisfazioni nei momenti di delusione e
credere in noi stesse quando tutto sembra rivelarsi contro di noi. Pur sembrando uno sport statico e ripetitivo, ci aiuta ogni
giorno ad affrontare con il sorriso il periodo adolescenziale. Uno tra i problemi principali di questa età è la non accettazione
del proprio corpo in fase di cambiamento. La ritmica aiuta ad affrontare tale problema. In questo sport, infatti, il proprio
corpo è fondamentale per la riuscita di ogni esercizio ed è importante conoscerlo a fondo per saperlo controllare. La ginna-
stica ritmica sviluppa capacità come l’autocontrollo, fondamentale in questa età, la resistenza fisica, l’equilibrio e la coordi-
nazione. Inoltre riesce a tranquillizzarci quando il nostro animo è inquieto e a darci la carica nei momenti di depressione. In
questo periodo, inoltre, inizia a svilupparsi in noi un carattere piuttosto ribelle ed irascibile che la ritmica attenua, rendendo-
lo più calmo e paziente. Il periodo dell’adolescenza, dunque, si può paragonare ad un lungo filo sospeso in aria. Noi adole-
scenti ci troviamo a metà e dobbiamo cercare di giungere al termine senza sbilanciarci. Noi ci dedichiamo alla danza per
affrontare le paure, le angosce, le incertezze che nel periodo dell’adolescenza assalgono ogni ragazzo. Ci facciamo traspor-
tare dal ritmo, dalla musica e dalle canzoni per liberare i nostri sentimenti interiori come la rabbia, l’invidia o la paura.
mio senso di inadeguatezza. Non siamo onnipotenti!”
Perché ha scelto di diventare una psicologa dell’età evolutiva?
“All’inizio all’università avevo scelto filosofia quando ad un certo punto ho deciso di intraprendere psicologia. Quello che ho
capito nel corso degli anni, come diceva mia madre, che io ho una curiosità di fondo, avere la possibilità di entrare nel mon-
do dell’altro mi ha sempre appassionato giacché è anche opportunità di scoprire meglio te stesso.”
Perché ha scelto di diventare una docente di sostegno?
“Volevo rimanere nella mia città. Ho iniziato a fare l’insegnante e mi è piaciuto da subito.”
Consiglierebbe ad un adolescente di intraprendere la sua stessa professione? Perché?
“Cero perché a me piace tantissimo. La bellezza di questo lavoro è quello di relazionare con gli altri attraverso la semplice
parola.”
Cosa direbbe agli adolescenti che hanno bisogno di un sostegno morale ma hanno vergogna?
“Tante persone non si rivolgono allo psicologo perché molti lo associano allo psichiatra. Inoltre c’è la vergogna di mostrare
quello che si è realmente. Perciò io consiglierei di provare, con la piena libertà di poter continuare o meno.”
Continua da pag. 6
PAGIN A 16 D ’O VID IO N EWS
Manca poco, oramai, al giorno in cui dovremo iscriverci alla scuola supe-
riore. Ci siamo, il Liceo ci aspetta! Io, come credo tanti miei compagni,
non ho le idee tanto chiare. Mi piace studiare, mi impegno, e soprattutto,
mi gratificano i bei voti. Forse anche per tutti questi motivi la scelta è
abbastanza difficile. In classe sono venuti i professori delle diverse scuo-
le superiori per illustrarci il loro percorso formativo. Ad esser sincero di
quasi tutte mi è piaciuto qualcosa. Molte materie si ritrovano in tutti i
licei, ovviamente, allo Scientifico ci sarà più matematica, al Classico più
greco e latino, al Linguistico più ore di lingue e letteratura straniera. In-
somma, dove mi iscrivo? Me lo sono chiesto tante, tantissime volte. A tal
punto che, i miei genitori, quando tocco questo tasto… sorridono. Nei
prossimi giorni andrò, neve permettendo, all’open day del Liceo Scientifi-
co Romita, perché comunque la matematica è la materia che preferisco.
Il mio orientamento, quindi, tende verso questa scuola. Ho visto anche il
piano di studi, tante materie, tutte importanti e dal terzo anno filosofia.
Una novità…. Sarà affascinante così come dice mia madre? E poi, italia-
no, latino, biologia, geo-storia, storia dell’arte, inglese. Insomma non
mancherà nulla alla mia formazione che è cominciata ben 8 anni fa. Una
seconda lingua straniera, però, mi piacerebbe studiarla, anche perché
l’abbiamo fatta per tre anni alla scuola media. Un peccato lasciarla così.
Ma i modi per coltivare le lingue sono tanti. E allora, buona scelta a tutti,
soprattutto buono studio. La cultura oggi, che ci viene anche dalla scuo-
la, è sempre un ottimo biglietto da visita spendibile nel futuro.
Le scuole superiori ci aspettano di Niccolò Fruscella
Musica, non so vivere senza! di Ciro della Valle
La musica è una parte integrante della vita degli adolescenti: accompagna
le tappe della crescita, affianca le storie d’amore, le delusioni, i momenti
belli e brutti della vita e crea momenti di forte emozioni. Spesso ci isoliamo
con quei cuffioni colorati, passiamo ore con la musica nelle orecchie: men-
tre studiamo, parliamo, mentre facciamo qualsiasi cosa! Ci fa compagnia, è
un po' come se fosse la colonna sonora della nostra vita. Ci identifichiamo
spesso in un gruppo musicale, in un cantante, in un genere e tendenzial-
mente siamo esterofili, non amiamo e non apprezziamo la musica italiana
pop, mentre stimiamo maggiormente quella rap: la musica di denuncia
sociale, che grida il dissenso contro lo stato e la società. A volte ascoltiamo
ripetutamente la stessa canzone, viviamo in funzione di un gruppo o di un
cantante che seguiamo assiduamente anche sui social network. Non amia-
mo le manifestazioni classiche che reputiamo pesanti e da vecchi come
Sanremo e ci appassioniamo ai talent, nei quali ci riconosciamo e rivedia-
mo. In una recente indagine è emerso che su circa 7000 adolescenti di età
compresa tra i 13 e i 19 anni, il 98,5% ascolta musica regolarmente, la
quasi totalità e la maggior parte sente un po’ di tutto (il 39%), rispetto al
23% che ascolta rap, il 21% hip hop e il 13,4% pop. Nel grafico sono ripor-
tate le percentuali relative a tutti i generi musicali. Quasi l’80% ascolta mu-
sica perché gli piace e perché lo far star bene. Il 5% che ascolta musica per
sfogo e denuncia sociale, in genere sono coloro che sentono e fanno il rap.
Gli adolescenti ormai non comprano quasi più i cd, solo il 30% di loro per-
ché vuole conservare l’album o perché ci sono le foto o qualche trovata
commerciale che li induce ad acquistarli. L’85% scarica e ascolta la musica
dallo smartphone e l’81% ascolta la musica online o guarda i video musica-
li su YouTube. Infine, c’è un numero ridotto di ragazzi che vive la musica
attraverso gli strumenti musicali, il 25%. Solo il 5% fa parte di un gruppo
musicale.
di Martina Carriero
AN N O XVI, N UMER O 2 PAGIN A 17
Lessico facile, ecco il glossario a cura di Letizia Iasi, e Pia Eleonora Sabella
Lo sapevi che? di Mario Nicu Judele
Ecco le parole che usiamo con maggiore
frequenza:
Bella: non è un aggettivo, ma un saluto.
Si può usare quando ci si incontra con
un gruppo di amici, ad esempio “Bella,
ragà, come va?”.
BFF: di solito è una sigla utilizzata dalle
ragazze ma raramente anche dai ma-
schi: per questo motivo la traduzione è
volta al femminile e non al maschile.
BFF è semplicemente, l’acronimo di best
friend forever ovvero migliori amiche per
sempre. In Italia questo monogramma si
è trasformato nell’acronimo MAPS cioè
migliori amiche per sempre.
Bro: è un appellativo che, solitamente, si
scambiano i ragazzi. È l’abbreviazione
del sostantivo inglese “brother” che tra-
dotto in italiano diventa “fratello”. Per
alcuni è un modo affettuoso di rivolgersi
ad un amico, ritenendolo un vero e pro-
prio fratello , altri utilizzano il nome pri-
vandolo del significato. Le espressioni
più comuni sono “Ah bro”, “Grande bro”,
“Ti stimo bro” o anche “Buono bro”.
Dab: dab è una parola particolare giac-
chè in base all’articolo posto d’avanti
cambia il suo significato. Il dub infatti, è
un sottogenere della musica reggae del-
la Giamaica nato attorno alla seconda
metà degli anni sessanta; la dub è qu o
la dab dance è la parola, ripetuta dai
giovani di oggi. La dab dance è una posi-
zione che si assume con le braccia: una
piegata che copre la testa e l’altra stesa.
Essa è nata negli Stati Uniti, ad Atlanta.
Non è chiaro chi sia stato l’inventore, ma
si crede sia nata tra alcuni cantanti
dell’etichetta Quality Control Music. La
sua diffusione deve il merito soprattutto
ai Migos, un trio di rapper che il 3 set-
tembre 2015 diffusero il singolo “Bitch
Dab”. Ci sono state tuttavia alcune con-
troversie tra gli esponenti della scena
rap di Atlanta sull’effettiva paternità
della dab. Il rapper OG Maco, infatti,
scrisse su Twitter che ad inventarla fu un
altro rapper, conosciuto come Skippa
da Flippa, il quale già nel luglio del
2014 aveva diffuso il video di una
canzone nel quale muoveva le braccia
in quel modo. Negli Stati Uniti dab è
anche un verbo: con il termine
“dabbing” si indica anche il consumo
dell’olio di hashish, una droga estratta
sotto forma di resina dalla pianta del-
la cannabis.
Figo: diffusissimo termine che ha de-
pennato tutti i sinonimi di “bello” dai
vocabolari degli adolescenti. Un qual-
siasi pretesto che desti stupore o bel-
lezza viene identificato con questa
parola.
Roba: è il sinonimo del sostantivo
“cosa”. Ormai si utilizza nella maggior
parte dei casi soprattutto quando non
si trova il nome appropriato al conte-
sto. In base alla situazione poi, acqui-
sisce una diversa versione ad esem-
pio: “È una roba fantastica!” sarebbe
“È un qualcosa di fantastico!” oppure
“Sei una roba!” vale a dire “Sei bravis-
simo/fantastico/strabiliante…”.
Sclerare: impazzire, uscire fuori di
senno, dare di matto.
Shalla: non vi è mai capitato di sentire
“Shalla”?! Shalla ormai è divenuto un
vero e proprio vocabolo del gergo ado-
lescenziale: brevemente, significa
“lascia stare” oppure “ chi se ne im-
porta. Esempi: “Non ho fatto i compiti,
va bene… shalla!” oppure “Ho dimen-
ticato di avvisare mia madre, fa niente
shalla!!”.
Tess: è una parola al femminile; è
usato soprattutto fra amiche e amiche
del cuore. È l’abbreviazione di
“tesoro”.
Thug Life: molti adolescenti hanno
sentito questa parola guardando i
video di Youtuber come Favij ,Anima o
St3pny, attribuendo il significato di
qualcosa di “figo”. In realtà Thug life è
l’acronimo di The Hate U Give Little
Infants Fucks Everybody, ovvero,
letteralmente “l’odio che rivolgi ai
bambini piccoli “fotte” tutti”. Que-
st’ultima frase è di un rapper
(considerato uno dei migliori rap-
per della storia), attivista statuni-
tense ritenuto da molti, erronea-
mente un criminale: Tupac. Con
questa sua affermazione voleva
spostare l’attenzione su tutte
quelle persone che riescono ad
emergere partendo da zero e su-
perando gli ostacoli che la vita
presenta.
di Martina Carriero
È stato molto interessante per me, appassionato di animali, leggere un articolo del quotidiano “La Stampa” che voglio
far conoscere a tutti voi! “Un vero amico con cui costruire un solido legame, ma anche un antidoto alla solitudine e un
fedele compagno di giochi con cui passare anche 3 ore al giorno. A `fotografare´ il rapporto tra gli adolescenti italiani e
gli animali domestici è una ricerca condotta su 2.000 studenti di terza media. Più della metà degli intervistati nell’inda-
gine “Adolescenti e Pet” considera il pet un amico con il quale instaurare un vero e solido legame affettivo. Ma anche
un `alleato´ che fa sentire meno soli (31,9%) e un fedele compagno di giochi (21,8%). Insomma, in un mondo dove la
tecnologia e l’utilizzo di internet permette amicizie virtuali, il rapporto tra teenager e animali è solido. Come emerge
dall’indagine, prendersi cura del proprio pet si riflette anche sul grado di sicurezza di sé e di indipendenza con cui ci si
relaziona con i propri coetanei. Gli adolescenti che hanno un cane o un gatto risultano leggermente meno dipendenti
dalle scelte del gruppo, da cui si sentono condizionati in misura minore (44% vs 48%).”.
PAGIN A 18 D ’O VID IO N EWS
In questo nuovo numero del D'Ovidio news vi parlerò degli youtuber che parlano di
ragazzi. Al primo posto direi di mettere Greta Menchi, una Youtuber e vlogger italia-
na di 21 anni, diventata famosa grazie ai suoi video pubblicati sul canale Youtu-
be "Greta Menchi", che vanta 915mila iscritti. Greta Menchi è tra le star del web
italiane che guardano di più grazie all’enorme seguito di fan su Youtube e sui so-
cial network e alle attività collaterali a cui ha cominciato a dedicarsi da un anno a
questa parte. Greta ha partecipato anche alla prima stagione di Social Face, il rea-
lity di Sky Uno dedicato ai video blogger di Youtube più popolari tra i giovanissimi,
ma ha abbandonato la sit-com e ora si sta dedicando ad altri progetti. Un'altra you-
tuber che parla di ragazzi è Sofia Viscardi, una ragazza milanese di 18 anni, molto
famosa tra gli adolescenti: è una youtuber su un canale personale seguito da oltre
500.000 persone. Ha anche una pagina Facebook seguita da 133mila persone,
più di 340mila followers su Twitter e oltre un milione di seguaci su Instagram.
Dall’ottobre del 2011 posta video su YouTube i cui titoli sono, per esempio,
“Mamma, ho preso un brutto voto”, “Allarme San Valentino” o anche “Siamo schia-
vi della tecnologia?”. Il 24 maggio 2016 Mondadori ha mandato in libreria il primo
romanzo di Viscardi, dal titolo "Succede". Al terzo posto c'è Cutiepie Marzia, la you-
tuber italiana con più iscritti (6 milioni). In Italia non tutti la conoscono, perché Mar-
zia si rivolge a un pubblico di lingua inglese. Nata nel 1992, a Vicenza, Marzia è
una ragazza dolce e sensibile che ama la moda e fare video. Il suo canale affronta
temi di moda, vestiti, make up, vita, cibo, video con amici e oggettistica. Marzia ha
un fidanzato molto famoso che l'ha aiutata a diventare una star su Youtube. Si
tratta dello youtuber con più iscritti al mondo, stiamo parlando di PewDiePie, il
gamer che ha ispirato Favij e che ha ben 52 milioni di iscritti al suo canale! All'ulti-
mo posto troviamo Nadia Tempest,è una ragazza pugliese con più di 400 mila
iscritti su Youtube, parla di ragazzi e di moda.
Youtubers all over the world! di Lorenzo Mastrogiuseppe
Nico Picone, passione e talento di Martina Carriero e Nicolantonio Fancetti
È stata una mattinata speciale
quella in cui con le nostre classi
abbiamo avuto il piacere di co-
noscere un noto fumettista,
Nico Picone che ha fatto visita
alla nostra scuola per raccontar-
ci la sua esperienza ed il suo
percorso di studi. Il giovane
campobassano ha frequentato il
Liceo Artistico della nostra città
con l’idea di diventare un pittore
specializzato nella tecnica ad
olio. Dopo la maturità si è poi
trasferito a Bologna per iscriver-
si all’Accademia di Belle Arti
seguendo il corso di fumetto ed
illustrazione. Casualmente, si
reca a visitare il Lucca Comics,
la Fiera internazionale del fu-
metto, e tra i vari stands entra
in quello della Disney ed è lì che
fa visionare alcuni suoi schizzi.
Incoraggiato da questa espe-
rienza decide di approfondire la
sua passione iniziando a colla-
borare con Topolino. Questo
incontro per me è stato importan-
te, mi ha portato a riflettere su un
possibile percorso da intraprende-
re seguendo la mia passione per il
mondo del fumetto. Sono consa-
pevole del fatto che affermarsi in
questo settore è molto difficile,
soprattutto in Italia dove la cultura
del fumetto non viene presa molto
in considerazione, ed il lavoro del
fumettista è spesso discriminato e
visto solo come un hobby o un
lavoro secondario. Inseguire i pro-
pri sogni è faticoso ma è un incen-
tivo per mettercela sempre tutta
per far sì che questi si avverino.
Nico ci ha lasciato un ricordo della
mattinata passata insieme: un
Paperoga disegnato ed autografa-
to per noi della 3^A ed, insieme
alla professoressa Lettino, ci ha
raccomandato di fare, nel mondo
del lavoro, ciò che più ci piace e ci
rende felici.
AN N O XVI, N UMER O 2 PAGIN A 19
Libri per crescere, sognando
di Cinzia Palladino
Sondaggi d’istituto, tra curiosità e innovazione a cura di Michele Ciaramella, Alisia Mancinelli e Salvatore Passarelli
Per questa nuova edizione del Giornalino Scolastico, la nostra redazione ha scelto di affrontare il tema dell’adolescenza.
Per questo abbiamo selezionato e posto ai nostri compagni due domande, come sempre. La prima è stata: “Secondo te, le
nuove generazioni sono ‘peggiorate’ rispetto alle vecchie?”. La maggior parte degli alunni -il 70%, composto da ben 102
studenti- ha risposto positivamente. Dalla parte del “No” si sono schierati 31 alunni, mentre 24 alunni erano incerti, rispet-
tivamente 11 e 19%. In questo caso la vittoria del “Si” è stata pressoché schiacciante, a differenza della seconda doman-
da: “Pensi che la tua scuola faccia abbastanza per ‘farti diventare grande’?”. In questo caso, nonostante il “Si” abbia domi-
nato comunque, quest’ ultimo ha ottenuto a stento il 60% dei voti, facendo salire il “No” a quota 23. Il “Non lo so” è rima-
sto praticamente invariato, con una minima perdita del 3%.
Durante la fase dell’adole-
scenza siamo tutti vulnerabi-
li. Questo perché siamo insi-
curi sulle scelte da compie-
re, quelle che cambieranno
la nostra vita. È difficile fare
le scelte giuste, ed è per
questo che cerchiamo un
rifugio. Alcuni trovano riparo
circondandosi di amici, altri
si circondano di libri. Ma che
tipo di libri? In questo perio-
do la maggior parte degli
adolescenti va alla ricerca di
libri diversi dai soliti. Le ra-
gazze si avvicinano ai libri
romantici che, nella maggior
parte dei casi, hanno come
protagonista un adolescente
che deve compiere delle
scelte e, per questo, si avvi-
cina a un ragazzo o una ra-
gazza. I ragazzi restano an-
cora sull’avventura, appas-
sionandosi alle storie di ra-
gazzi normali che si ritrova-
no catapultati in avventure e
in mondi che neanche pen-
savano esistessero. Per ra-
gazzi e ragazze consiglio la
serie firmata dalla scrittrice
Raquel Jaramillo, con lo
pseudonimo R. J. Palacio,
che ha avuto un enorme
“Per la prima volta nella sua vita pura di ragazzo gli si af-facciò alla mente una vaga idea
di ciò che è la vita, che ci spinge tutti a lottare, a volte con gran serenità e a volte con
una grande tristezza.”
F. Molnár
successo in tutto il mondo. Co-
mincia con Wonder, la storia di
August, ossia un ragazzo il cui
viso è deturpato da una malattia
terribile, la sindrome di Trecher-
Collins. Nell'episodio che inau-
gura la serie, August, dopo aver
trascorso la prima parte della
sua vita in casa con i suoi fami-
liari, si avvicina al mondo ester-
no con il debutto nella scuola.
Una grande storia sul coraggio
di essere diversi. A Wonder sono
seguiti altri volumi, dedicati a
personaggi introdotti nel primo
episodio: Cristopher, il grande
amico di August, e Julian, che
nel primo libro si accanisce su
August sin dai primi giorni di
scuola. Per le sole ragazze, inve-
ce, suggerisco Uno splendido
disastro di Jaime McGuire; la
storia di Abby, una ragazza che
ripone la propria fiducia in Tra-
vis: “il ragazzo sbagliato per
eccellenza”. Solo lui è in grado
di dare una casa al cuore sem-
pre in fuga della ragazza. Ma
Abby ha troppa paura di affidar-
gli la chiave per il suo ultimo e
più profondo segreto. Per i ra-
gazzi in cerca di avventure pro-
pongo I ragazzi della via Pàl, un
classico di Ferenc Molnár. È una
storia dal sapore dolce-amaro,
dove il gioco e le sue conse-
guenze sono una scuola di vita,
vita che comprende anche le
lacrime. Una storia che non ha
un lieto fine e che sa commuo-
vere, che ci porta a combattere
a fianco di questi ragazzi c
pronti a dare la vita per ciò che
considerano il loro tesoro più
prezioso. L’autore è abile nel
tracciare il carattere di ogni
ragazzo protagonista della vi-
cenda e al lettore pare di cono-
scerli da sempre. Ogni ragazzi-
no ha i suoi pregi e i suoi difetti,
ma tutti cercano di conquistare
quello che per loro è il simbolo
dei loro sogni. Personaggio me-
morabile è quello di Nemecsek,
il più piccolo che però crede in
quello che fa più di tutti: la sua
commovente storia insegnerà ai
ragazzini ad andare oltre la riva-
lità e che a volte un atto eroico
può essere vano.
PAGIN A 20 D ’O VID IO N EWS
“Fate come gli alberi: cambiate le foglie e conservate le radici. Quindi cambiate le vostre idee e conservate i vostri principi.”
Prendendo spunto da questa bella frase di Victor Hugo i nostri amici delle classi quinte A e B della Scuola Primaria Enrico
D’Ovidio hanno voluto dirci cosa vuol dire per loro crescere, attraverso frasi e coloratissimi disegni!
La scuola è sempre a colori cura delle classi VA e VB della Scuola Primaria Enrico D’Ovidio
“ Crescere è
non avere paura
delle difficoltà
e sapere affrontare
la vita.
Classe VA
“Crescere:
essere più
autonomi
nel pensare e
nel fare.”
Classe VB
AN N O XVI, N UMER O 2 PAGIN A 21
L’angolo della dolcezza a cura di Ishann Atta
La ricetta di Ishann Atta e Luca Galuppo
Salem a tutti! Vi voglio raccontare un divertente pomeriggio passato nel laboratorio della pasticceria Ambrosia. quan-
do con Luca, il mio amico pasticcere, abbiamo realizzato un dolce del mio paese, il Marocco.,. Il nome è “Halwa bi
Tmar”, uno dei più tradizionali cibi per rompere il digiuno, i datteri , che ne sono un ingrediente importate, fanno parte
della tradizione del Ramadan. Luca ha avuto una brillante idea, sostituire in alcuni dolcetti la farcitura di datteri con la
marmellata di amarene, è stata una trovata fantastica perché alla fine il dolce fusion è venuto benissimo. Dopo aver
infornato il dolce Luca ha avuto il tempo di rispondere ad alcune domande.
Avevi mai fatto dolci marocchini?
“No mai, altre volte ho realizzato ricette inglesi, francesi e americane.”
Come hai trovato la mia ricetta?
“Molto interessante!”
Credi che potrebbe incontrare il gusto dei tuoi clienti?
“Inserendo o modificando alcuni ingredienti certamente sì. Ad esempio la marmellata tipica locale: Marocco e Molise
insieme.”
Tifi italiano o sei aperto a gusti e suggestioni esotiche”
“Sono aperto e interessato a gusti fusion, che uniscono il gusto italiano a quello più esotico.”
Dopo aver sfornato i biscotti si sentiva un profumo delizioso e non abbiamo potuto fare a meno di assaggiarli. E devo
dire che questa esperienza resterà impressa nella mia memoria per tutta la vita perché è stato un pomeriggio in cui
sono stata una vera pasticcera!
Ingredienti:
125 gr di farina 00
2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di olio di semi o d’oliva
1/2 cucchiaino di lievito per dolci
2 cucchiai di burro
1 cucchiaio di acqua di rose per dolci o
acqua di fiori d’arancio
180 gr. datteri secchi
Zucchero a velo q. b.
Procedimento
Mescolare in un recipiente la farina, il
lievito, il burro, lo zucchero, l’olio e l’ac-
qua d’arancio. Intanto mettere i datteri,
privati del nocciolo e sminuzzati, in un
recipiente a bagnomaria finché non di-
ventano una pasta morbida. Stendere
l’impasto con il mattarello e con uno
stampino dare la forma voluta, riempire
con i datteri , richiuderli e metterli su una
teglia coperta con la carta forno. Inforna-
re a 180° per 10 minuti. Servirli con una
spolverata di zucchero a velo.
Ormai siamo entrati nel 2017 e ovviamente sono subentrate nuo-
ve mode e colori. Il colore must di quest’anno è il rosa, adatto sia
ad outfit sbarazzini sia eleganti, ma è accompagnato anche dal
rosso, giallo, nero e blu notte, azzurro e verde…insomma la paro-
la chiave di quest’anno è OSARE! Inoltre vanno molto colori me-
tallici e paillettes colorate che vi faranno splendere nelle occasio-
ni più importanti. Alle ragazze consigliamo per tutti i giorni dei golf
oversize che saranno il capo principale della stagione fredda e la
camicia check, ovvero la camicia da boscaiolo a quadri che sarà
un grande alleato di stile. L’importante che il jeans non manchi
mai: che sia corto, lungo o medio sia scuro che chiarissimo indos-
sato con le sneakers che non perderanno mai il proprio fascino.
Per le occasioni più importanti potreste indossare una gonna
plissettata di ogni tipo con una camicia con collo alla coreana in
versione collegiale oppure un abito con le spalline con sotto un
leggero pull. Per le scarpe il must sono gli stivali sopra il ginoc-
chio, che domineranno anche il prossimo inverno. Come cappotti
si vedrà il trionfo di quelli maxi, lunghi e avvolgenti o il piumino un
capo caldo e femminile. I tessuti più indossati in questo inverno
sono il tulle e il velluto in vari colori. Per i maschi i jeans strappati
sono la regola del giorno accompagnati da larghe felpe, camice o
maglioni con le sneakers. Per le occasioni più importanti il classi-
co abbinamento giacca e cravatta è sempre ben accetto. Per
quanto riguarda i profumi, consigliamo per le giornate invernali
un’aroma intenso e caldo.
PAGIN A 22
Outfit, i colori di tendenza di Gaia Bagnoli, Alisia Mancinelli
D ’O VID IO N EWS
Come diventare grandi nonostante i genitori di Asia Esposito e Irene Vergalito
Sempre più spesso i genitori assumono comportamenti
competitivi nei confronti dei professori dei propri figli.
Così, invece di aiutarli nella formazione dei loro ragazzi,
diventano ostacoli insormontabili alla loro crescita. È
quello che accade anche ai protagonisti di "Come di-
ventare grandi nonostante i genitori" quando, al liceo,
arriva la nuova preside che decide di non aderire al
concorso scolastico nazionale per gruppi musicali. Per i
ragazzi, che hanno una passione sfrenata per la musi-
ca, è un colpo mortale e, anche quando i genitori corro-
no a protestare, la preside decide addirittura di raddop-
piare il lavoro quotidiano dei ragazzi. Dopo i primi voti
bassi, i genitori consigliano prudentemente ai ragazzi
di sottostare alle decisioni della nuova preside. Tutta-
via i ragazzi, con orgoglio, decidono di iscriversi al con-
corso musicale pur avendo contro la scuola e i genitori.
Il finale davvero sorprendente è che nonostante tutto si
rivela positivo aver perseguito i propri sogni ed è que-
sto che fa riflettere, perché se si ha una passione o un
sogno è bene combattere per esso. Il film piace, per-
ché è estremamente realistico e vicino al nostro quoti-
diano. Secondo noi questo è un film adatto alla nostra
generazione, perché ci lascia riflettere su quelle che
realmente sono le nostre passioni e che ci incoraggia a
non arrenderci nemmeno quando si hanno tutti contro.
Il film funziona anche perché i personaggi sono gli stes-
si della nota serie televisiva che riscuote molto succes-
so tra noi ragazzi.
PAGIN A 23 AN N O XVI, N UMER O 2
Consigli di bellezza di Diana Iordache, Deborah Romano
App, istruzioni per l’uso di Luca Gualtieri e Lorenzo Lalli
Come vi truccate in questi mesi invernali? Siete
sicure di seguire le nuove tendenze? Scopritelo
con noi. La base viso è un incarnato naturale,
ravvivato da dei punti di luce, per un effetto nude
fresco e radioso. Scegliete dunque un trucco base
delicato, senza esagerare con fard e blush dai
toni intensi. Basta un illuminante o una cipria
per creare questo tipo di finish, e interpretare così
al meglio la tendenza nude, tra le più cool dell'autunno
inverno 2016-2017. Per il trucco occhi: si passa da-
gli ombretti ad effetto metallico con finish iridescenti e
glitterati ai colori dalle sfumature pastello per versioni
più ton. Mentre per il trucco labbra si va di
estremi: o l'effetto nude con colori neutri e delicati oppure lo stile gotico per labbra dai toni intensi e decisi. Tra i nude, spopola-
no le tonalità dei rosa - il rosa cipria in primis -
e il nude-pesca. Per le tinte dark invece, via
libera alle classiche tonalità autunna-
li del bordeaux, prugna, vinaccia fino a quelle
più elettro-pop del fucsia.
Vogliamo parlarvi di tre applicazioni che sono di mo-
da tra noi ragazzi: Snapchat, Skype e Wattpad. La
prima, Snapchat, può metterti in contatto con le altre
persone del mondo, senza costi aggiuntivi, ma è ne-
cessario creare un account. Inoltre, permette di fare
foto e video, di applicare diversi effetti e pubblicarli.
Le foto ed i video pubblicati possono essere visti
nella zona storie solo da chi è tuo amico, e qui ri-
mangono visibili per 24 ore, dopodiché vengono eli-
minati. È tuttavia possibile messaggiare, chiamare e
videochiamare i propri amici. La seconda applicazio-
ne è Skype che, grazie ad un account gratuito, con-
sente di videochiamare singolarmente un contatto, o
effettuare una videoconferenza di gruppo, senza
limiti di partecipanti. Le videochiamate si possono
effettuare solo se tutti i partecipanti sono online. La
terza app, Wattpad, consente di scrivere libri e divi-
derli in capitoli. I capitoli possono essere pubblicati
man mano che vengono scritti, e tutti gli utenti del
mondo possono leggerli. I libri sono suddivisi in cate-
gorie (fantasy, romanzi, gialli, ecc.) e possono essere
commentati. A proposito, uno di noi due, Lorenzo, ha
scritto il libro dal titolo “Tutta colpa di una giratem-
po”. Ve lo consigliamo!
di Deborah Romano
“Baratterei tutta
la mia tecnologia
per una serata
on Socrate. “
Steve Jobs
Nel prossimo numero: Il Molise esiste e resiste?
Gerenza
D’Ovidio News
Periodico dell’I.C. D’Ovidio, Campobasso
Direttore responsabile: Annamaria Fazioli
Capo Redattore: Mariantonietta Finella
Centro Stampa Artes Campobasso
Hanno partecipato a questo numero:
Alunni della VA della Primaria N. Guerrizio
Alunni della VA e della VB della Primaria E. D’Ovidio
Marika La Selva, IA Secondaria F. D’Ovidio
Mario Nicu Judele, IB Secondaria F. D’Ovidio
Luigi Cosco, Giorgia Cosimi, Irene Giuliano, Benedetta Pietrangelo, II A Secondaria F. D’Ovidio
Luigi Cicchella, Ciro della Valle, Luca Gualtieri, Lorenzo Lalli, II B Secondaria F. D’Ovidio
Ishann Atta, Alessandra Coladangelo, Andrea Ianiro, Kevin Lupicino, Miriam Marone II C Secondaria F. D’Ovidio;
Martina Carriero, Asia Esposito, Annachiara Gallo, Letizia Iasi, Francesca Maio, Mario Potente, Pia Eleonora Sabella,
Matilde Soriano, Alessandra Sottile, Irene Vergalito, III A Secondaria F. D’Ovidio
Gaia Bagnoli, Michele Ciaramella, Nicolantonio Fancetti, Niccolò Fruscella, Diana Iordache, Alisia Mancinelli, Cinzia
Palladino, Salvatore Passarelli, Deborah Romano, IIIB Secondaria F. D’Ovidio
Lorenzo Mastrogiuseppe, IIIC Secondaria F. D’Ovidio
Ospite d’eccezione: la professoressa Mena Fratangelo
PAGIN A 24 AN N O XVI, N UMER O 2
Gioca con noi di Mena Fratangelo
Troverai la
soluzione nel
prossimo
numero!
La soluzione
del puzzle del
numero prece-
dente