Berlino - Torino Magazine · allo zoo. Base ideale di partenza, Savignyplatz: aria da 182 ... I...

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Berlino: La metropoli europea che meglio

valorizza il concetto ditrasformazione nel proprio dna;

immensa e vivibile, approdoprivilegiato per la gioventù di tutto

il continente. Una città dove lacultura offre infiniti appuntamenti e

il set notturno anticipa stili etrasgressioni. Ma anche una nuova

meta gastronomica originale,creativa e low cost. Così anche

oggi ‘siamo tutti berlinesi’

di GUIDO BAROSIOfoto MARCO CARULLI

FoodArt&

Palazzo di Charlottenburg

Il 26 giugno del 1963 – nel momento peggiore del-la Guerra Fredda – l’allora presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy coniò uno slogan chedivenne celebre. Nel 2015, a oltre 50 anni dall’epi-sodio, la frase andrebbe corretta in: ‘Vorremmoessere tutti berlinesi’. Le ragioni sono molte e di lim-

pida evidenza. Qualche esempio? A Berlino circolano317 auto ogni mille abitanti, mentre a Roma sono 978;Berlino offre 482 chilometri di metropolitana contro i 41della nostra capitale. Il verde pubblico? Mediamenteil quadruplo di ogni città italiana. Inoltre, possiamoaggiungere che i tre milioni e mezzo di berlinesi si godo-no un fiume, la Sprea (con tanto di bateau mouche instile parigino…), che fino a pochi anni fa nessuno con-siderava, 180 musei e 150 teatri, un infinito numero di

gallerie d’arte, club e locali per ogni target ed esigen-za, ristoranti dove, mediamente, si spendono 20-30euro al massimo per un pasto completo, una burocra-zia snella e attrattiva, in particolare per giovani, stranie-ri e startup. Cifre che spiegano altre cifre. Berlino nel2014 ha accolto 11,9 milioni di turisti, a ogni secondoin città avviene un trasloco, nel 2013 (ultimo dato dispo-nibile) i ‘nuovi residenti’ sono stati 170mila e solo unabitante su tre può essere considerato nativo. Una ten-denza che vede gli italiani in prima fila, perché ormaistiamo per diventare – dopo tedeschi e turchi – la ter-za forza etnica, come consistenza e anche per freschez-za anagrafica. Ma la ‘nuova Berlino’ ha radici storiche.Metropoli colta, sofisticata e trasgressiva, aveva già undna certificato ai tempi della repubblica di Weimar, quan-

do – tra il 1918 e il 1933 – rivaleggiava con Parigi, Lon-dra e New York grazie a Bertolt Brecht, Fritz Lang e Marlene Dietrich, ai suoi cabaret, agli show musicali eai teatri che ospitavano star del mondo intero, compre-sa la ‘venere nera’ Joséphine Baker. Gli anni della rivo-luzionaria Rosa Luxemburg e di fermenti artistici che soloil nazismo avrebbe bruscamente interrotto. Ma, nell’im-mediato dopoguerra, la sfida divenne quella del con-fronto, con la città spezzata e due vetrine parallele: il meglio del realismo socialista, dove la torre tv di Alexanderplatz svettava su tutto (si doveva ‘vedere’ daogni angolo dell’ovest, quello fu il progetto), contro leluci dell’Occidente, ammalianti, irresistibili e vitali… macircondate. In meno di dieci anni avvenne la ricostru-zione ‘lampo’ più imponente d’Europa; perché Berlinopartiva dal proprio ‘ground zero’, con il 70 per centodegli edifici abbattuti nel conflitto. Ecco, solo chi ha attra-versato l’inferno per ridisegnare la propria città può pre-pararsi a ogni sfida senza il timore del nuovo. Mai. La‘nuova Berlino’ è l’erede diretta di stagioni folli e mutan-ti, dove ha imparato a marciare svelta e decisa, senza

Porta di Brandeburgo L’isola dei Musei

Postdamer Platz

La torre tv di AlexanderplatzLa torre della tv vista dalla Porta di Brandeburgo

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za niente da comprare, al massimo il privilegio di sce-gliere le portate più costose in ristoranti frequentati damilitari russi e diplomatici cinesi), nessuna vetrina,nessuna pubblicità, per strada le Trabant (puzzolenti vet-ture-fumetto color pastello, oggi prezioso oggetto diantiquariato), grandi magazzini con capi improbabili, sol-dati sovietici minacciosi, sfilate imponenti impavesateda bandiere rosse con falce e martello e ritorno obbli-gato dall’altra parte a mezzanotte, come nella fiaba diCenerentola. Giusto in tempo per tuffarsi nella ‘notteoccidentale’: ristoranti e club aperti fino al mattino, laKreuzberg dei turchi e degli squatter (molto più politi-cizzata e alternativa dell’attuale quartiere neobohémien),le discoteche della Kurfurstendamm, dove si affollava-no berlinesi e giramondo con look e acconciature cheneanche Londra esibiva. Oggi Berlino mette in scenauna nuova formula che potremmo definire ‘crescitacostante e fulminea + vivibilità’. Forte di 900 chilome-tri quadrati di superficie, mette comodi i suoi tre milio-ni e mezzo di residenti (Parigi di chilometri quadrati neha cento e di abitanti due milioni e 300mila…); metàdegli adulti non possiede l’auto e preferisce gli efficien-tissimi e convenienti mezzi pubblici; nativi e ospiti si muo-vono in bici e il traffico dell’ora di punta ricorda Torinola domenica mattina. Ma si continua a costruire con lastorica rapidità (il patrimonio delle due città unificate offreancora grandi margini di intervento) e lo sviluppo pun-ta fortemente su creatività, turismo e startup. Berlinonon è certo la città più ricca della Germania, ma vin-ce nettamente per stile inconfondibile, arte, innovazio-ne a capacità di accoglienza. Il nuovo mood è Go West:il ritorno all’ovest per troppo tempo trascurato e ogginuovamente trendy. Così, tra gli infiniti itinerari possi-bili, suggeriamo l’esplorazione di Charlottenburg: ele-gante, un po’ Chelsea e un po’ Greenwich Village, congallerie d’arte, piazze e alberate di vago sapore pari-gino, locali rétro anni ’60 e ’70, ma anche centri com-merciali sofisticati, come il nuovissimo Bikini di fronteallo zoo. Base ideale di partenza, Savignyplatz: aria da

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guardare in faccia nessuno. Come dopo l’unificazione.Due città che diventano una e nuova, ancora piùimmensa, con le gru a fare da diadema alla sua coro-na. Il colosso ‘post 90’ ignora l’ovest per reimmagina-re l’est, diventa capitale ricreando il Reichstag con Nor-man Foster, cancella il muro (per poi pentirsene, ma la‘memoria scomoda’ prevalse sulle potenzialità turisti-che), raduna i migliori archistar del globo per edificarepiazze, stazioni, musei, centri commerciali, hotel… L’ar-cheologia industriale diventa spazio per mercati, fuci-ne di creatività, alloggi design, locali di intrattenimen-to e gallerie d’arte. Quando ci sono tornato nel ’95, iconfini non erano più percepibili: Berlino era diventa-ta un magnete metropolitano che – attraverso uno sfor-zo urbanistico senza pari – mostrava i muscoli al mon-do intero. Ma i miei primi viaggi furono nell’82 e nell’87:un altro mondo, con passaggi macchinosi per varca-re la frontiera e il muro che faceva da sipario tra duepalcoscenici in contrapposizione. I ragazzi europei diallora (come me) sbucavano all’est di giorno per goder-si il ‘fascino terribile’ dell’altra Europa: un cambio clan-destino di dieci a uno che ti faceva ricchissimo (ma sen-

Quartiere Latino, verde, cani al guinzaglio, biciclette eristorantini da scoprire con passo rilassato. Si inizia dalZwiebelfisch, dove tutto sembra essersi fermato agli anni’70: foto rock e pop ‘golden age’, copertine di album,atmosfera decontratta, ottima cucina con interessan-ti piatti di pesce e, sonnolento padrone di casa, il gat-to Zappa, battezzato così in onore al celebre musici-sta. Giusto di fronte, il Diener Tattersall, dove il viaggioverso il passato inizia ancora prima: in una Berlino anni’30 e ’40, con foto alle pareti che celebrano gli antichieroi del pugilato, compreso Primo Carnera. Saporiruspanti e casalinghi, cucina tedesca ‘non riformata’e un eloquente cartello all’ingresso – «I non fumatoripossono anche evitare l’ingresso» – fanno di questolocale un imbattibile (quanto irresistibile) testimone deltempo. Attraversata la piazza troviamo il Dicke Wirtin– che stupisce e diverte per l’incredibile varietà di ogget-ti, stampe, statue e quadri che richiamano la Berlinod’antan, ma sanno anche di locanda alpina o bavare-

La stazione Hauptbahnhof vista dalla Sprea

La Clärchens BallhausNella foto in alto Washingtonplatz

L’orso, emblema di Berlino, in versione jungle

Le mitiche Trabi Washingtonplatz

si dispongono per celebrare non solo un artista iconi-co, ma tutto un mondo dall’erotismo imponente e sta-tuario, rivisto nel confronto tra grandi opere – le don-ne disposte con la fierezza di sensuali guerriere dai cor-pi tonici e perfetti – e i volti, intimi e solenni, di coloroche hanno scritto la storia del XX secolo. Forse nes-sun fotografo può vantare un simile tempio, così com-pleto e organizzato: da esplorare con attenzione,complici e coinvolti, consapevoli di assistere alla lettu-ra estetica e personalissima di chi era sul campo e ciha lasciato la sua testimonianza indelebile. Se il Museodella Fotografia è consacrato a un singolo talento, C/OBerlin esplora a raffica l’universo dell’immagine e i suoiprotagonisti. Sono sempre tre o quattro le mostre cheanimano la storica Amerika Haus (edificata nel 1957 suprogetto di Bruno Grimmek come luogo d’incontro ecentro d’informazione degli Stati Uniti), completamen-te rinnovata e oggi sede dell’istituzione berlinese, giàattiva, e con successo, da quindici anni. C/O Berlin,nome omen: è infatti l’abbreviazione inglese di ‘care of’,in italiano ‘a cura di’. Luminosa ed essenziale, funzio-na come plurigalleria, offrendo rassegne temporaneededicate a singoli autori o collettive, per temi di vastorespiro internazionale. Prossimo ospite, Salgado conla sua ‘Genesi’. Abbiamo lasciato in fondo al nostro elen-co Camera Work: la più raffinata sala d’esposizione pri-vata che si possa immaginare, da anni selezionata comeuna delle migliori, più influenti e autorevoli a livello mon-diale. Il suo nome è un omaggio ad Alfred Stieglitz, chelo scelse per quella che fu una delle maggiori riviste foto-grafiche di sempre. Al 149 di Kantstrasse, affacciatain un cortile alberato che racchiude tutto il fascino delquartiere che la ospita, si estende sui due piani di unpiccolo edificio industriale distaccato e finementeristrutturato. Fin dalla sua apertura, nel 1997, la galle-ria si è specializzata nell’esporre sia opere di fotogra-fia contemporanea che i grandi capolavori del passa-to: Diane Arbus, Richard Avedon, Helmut Newton, IrvingPenn e Man Ray, solo per citare alcuni dei maestri del-l’obiettivo i cui scatti sono stati esposti nelle sale di que-sto gioiello nascosto. Dietro il lavoro della galleria, c’è

pea a cavallo tra gli anni ’50 e i ’60. Abitualmente fre-quentato da pittori e personaggi dello spettacolo, è unacelebrazione continuamente attualizzata della loro pre-senza: alle pareti (e sul soffitto…) opere e installazionilasciate in omaggio, regali come testimonianze di unpassaggio mai casuale, ricordi concreti di stagioni bohé-mienne vissute a tavola come tra gli atelier. Il Go Westberlinese ha una dimensione diversa rispetto ai quar-tieri emergenti di Kreuzberg e Neukölln: qui si afferma(e si rivaluta) la prospettiva storica della creatività; al con-trario, nei rioni trendy vince la multiculturalità dei nuo-vi residenti, quella dei ‘non nativi’ giunti in città per dareuna svolta al proprio quadro esistenziale. Ma Berlinoemoziona e coinvolge proprio per questo: una ‘metro-poli mappa’ divisa per circoscrizioni in continuo movi-mento. Solo Londra e New York possono sfoggiare ilmedesimo appeal: insediamenti globali dove gli stili el’arte hanno sempre un futuro, dove il passato non restaimmobile ma continua a vivere riletto, contaminato,costantemente aggiornato. Altra eccellenza di Charlot-tenburg è la fotografia, non a caso la più contempo-ranea tra le forme espressive. Tre gli approdi da nonperdere: il Museo della Fotografia – Fondazione Hel-mut Newton, la galleria Camera Work e il nuovo cen-tro espositivo C/O Berlin, inaugurato nell’autunno2014. La prima delle tre istituzioni rende omaggio all’uni-versale maestro del glamour, nato in città nel 1920:esposizioni temporanee, ma, soprattutto, una formida-bile rassegna delle sue opere più note, allestita con mae-stosa eleganza. I nudi e i ritratti di Newton mettono inscena un universo in bianco e nero dove corpi e volti

se. Nelle sale va in scena una travolgente rappresen-tazione popolare, che mescola l’originale e la finzionenascondendone i confini; a tavola, invece, vince la tra-dizione più schietta, con piatti robusti, birre e superal-colici artigianali. Spostandosi sulla vicina Kantstrasse,si raggiunge il Paris Bar: vero bistrot esistenzialista, chestrizza l’occhio al Quartiere Latino in versione teutoni-ca. Cucina semplice e golosa, ma quello che vince èl’ambiente: una sintesi dell’arte e della fotografia euro-

Charlottenburg

L’esposizione ‘Zero’

Le statue della mostra ‘Papua-Neuguinea’

Il Super Shop Eat Meet

Il ristorante Dicke Wirtin

Il Paris Bar

La Galleria Camera Work

Gli arredi del Dicke WirtinLo Zwiebelfish

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animano – e come si animano! – al calar della sera, ozio-si giardinetti, aria da paese (ma intellectual chic) e alme-no due ristoranti da mandare a memoria: il Max undMoritz – conclamato avamposto della cucina tedescatradizionale, atmosfera rétro, musica jazz e prenotazio-ne obbligatoria, altrimenti un tavolo ve lo sognate – eil Santa Maria: cucina messicana d’autore (consiglia-to il puerco especial con guacamole), festoso ambien-te tex mex e cocktail magistrali. Ancora più interessan-te Neukölln: il miglior scenario possibile per compren-dere quella che sarà la Berlino di domani. Coi suoi200mila abitanti è un azzardato, quanto affascinante,mix etnico, sociale e aggregativo. Qui i nativi berlinesidi almeno due generazioni sono la minoranza assolu-ta e, in molte vie, si ha la sensazione di passeggiareper una nuova Istanbul dalla toponomastica teutoni-ca, con tanto di insegne bilingue ed esercizi commer-ciali ‘dedicati’. Ma questa è solo una delle anime coin-

muro di Berlino e la mostra permanente sugli orrori nazi-sti e le conseguenze che ebbero nella Germaniapostbellica. Il Martin-Gropius, oggi sede di grandiesposizioni temporanee, merita assolutamente di esse-re visitato per due delle attuali proposte: ‘Papua-Neu-guinea’, aperta sino al 14 giugno – imponente rasse-gna di una delle più suggestive forme di arte etnica almondo, con statue e maschere dal fascino alieno chesuscitano forti emozioni quanto assorta contemplazio-ne – e ‘Zero’, aperta sino all’8 giugno: la più comple-ta retrospettiva sul movimento fondato da Otto Piene,che condizionò l’arte contemporanea internazionale dal1950 al 1960. Di grande impatto la gigantesca sala cen-trale, dal cui soffitto scende una monumentale instal-lazione rotante a forma di zero: impressionante emble-ma della mostra. Ma oltre alle grandi sedi citate, Ber-lino regala anche il fascino discreto di una rilassante pro-menade – in Auguststrasse nel Mitte – dove esplora-re raffinate gallerie (da non perdere l’antica scuola ele-mentare ebraica al numero 11, che ospita Camera Workin versione arte contemporanea), bistrot con déhors,la meravigliosa libreria Do You Read Me?! (al numero28) e il ristorante-sala da tango Clärchens Ballhaus: unviaggio nel tempo e nello spazio tra Argentina e Ger-mania anni ’30, degno di un set cinematografico. Eadesso un consiglio ‘al contrario’: non lasciatevi ade-scare dal nuovo e sponsorizzatissimo museo Dalì inLeipziger Platz. Vera trappola acchiappa turisti, propo-ne solo grafiche, per la maggior parte neppure origi-nali: 12 euro d’ingresso buttati. Invece, nella nostra rot-ta personale non può mancare un tuffo nei due quar-tieri innovativi e multietnici per fama consacrata: Kreuz-berg e Neukölln. Il primo sembra ormai virare dall’al-ternativo politicizzato al neobohémien. Probabilmen-te la migliore prospettiva si gode percorrendo (di gior-no come a notte inoltrata) Oranienstrasse: boutiquecreative, negozietti di tutto e per tutto, bar, club che si

l’intento di mettere in evidenza i rapporti tra la fotografia e l’artecontemporanea, sfumando i confini tra i diversi mezzi espressi-vi. Ecco perché viene prestata attenzione ai soggetti con un for-te potenziale creativo, come quelli di Nick Brandt, Tina Berning& Michelangelo Di Battista, Jean-Baptiste Huynh e (ultimo dellaserie) Robert Polidori. Anche se le mostre sono incentrate sui ritrat-ti, i nudi e la moda, sovente viene dedicato spazio alla fotogra-fia d’architettura, paesaggio e still life. Opere in grandi dimensio-ni che godono della luce naturale, irradiata suggestivamente attra-verso le grandi finestre industriali. Particolare degno di nota: tut-te le esposizioni sono gratuite. Ma le proposte artistiche berline-si – fotografia a parte – sono praticamente infinite. Solo per esplo-rare l’Isola dei Musei – con Neues Museum, Alte Nationalgale-rie, Alte Museum, Pergamonmuseum… – può non bastare l’in-tero soggiorno. Volendo suggerire un approdo meno noto al gran-de pubblico, puntiamo sul Martin-Gropius-Bau: imponente edi-ficio ottocentesco prospiciente l’area Topographie des Terrors,installazione-museo che comprende un tratto superstite del

Sopra e nella pagina a fianco istantanee da Kreuzberg

In basso un tratto del muro di Berlino

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tuoso Micha Schäfer), ma lo si potrebbe facilmente defi-nire guru, profeta integralista, sommelier (più voltepremiato), regista di sapori che, prima di lui, pochi cono-scevano e molti non si ricordavano neppure di cono-scere… «In un mondo di eccessi osceni, abbiamo per-so il collegamento con il nostro ambiente e le sue carat-teristiche uniche. La qualità della vita è cambiata pro-fondamente a Berlino da quando è caduto il muro. Bran-denburgo, Mecklenburg-Vorpommern e il Mar Balticosono stati per molti anni distanti quanto la Provenza ela Bretagna. Nobelhart & Schmutzig è un’esperienzaolistica; proponiamo un menù di dieci portate, atten-tamente selezionate per armonia interna. La prima diret-tiva è prodotti stagionali, non ci sarà altro. Lo chef hacreato le sue ricette per esaltare non più di due o quat-tro sapori dominanti per piatto. Chiamiamo questoapproccio ‘vocally local’ e non accettiamo compromes-si. Se porti il pensiero oltre i suoi logici estremi, hai biso-gno di ripensare non l’ingrediente in sé, ma ogni ele-

cidenti in una zona franca che richiama come unmagnete studenti, artisti e la nuova migrazione intel-lettuale; tribù urbane attratte dai buoni prezzi per tut-to, i migliori in città, case comprese. Da non mancareuna visita al centro d’arte contemporanea Kindl (AmSudhaus 3, ci metterete un certo impegno a trovarloma ne vale la pena…): in una gigantesca ex birreria,capolavoro anni ’30 di archeologia industriale domina-ta da un vertiginoso torrione, vengono e verranno alle-stite esposizioni dal grande impatto emozionale. Quel-la aperta fino al 28 giugno vale il viaggio. Si tratta di un’in-stallazione di Roman Signer, ‘Kitfox Experimental’,che propone – nella sala grande come un hangar – unvelivolo (vero!) sospeso nell’aria con avvitamento per-petuo. In atmosfera protetta, ventosa e ‘modificata’, l’ae-roplano si può osservare da ogni posizione; se vi cori-cate sotto resterete sorpresi dalla vista mozzafiato, diver-titi come fanciulli al circo. Ma oltre alla Neukölln turca e a quella dell’arte contem-poranea, ce n’è anche una intimista ed elegante, perquesto ancora più sorprendente. Se volete goderve-la, fate una puntata in Richardplatz: case candide distampo vittoriano, giardinetti e un ristorantino molto frou-frou – il Villa Rixdorf – dove accomodarsi senza pau-ra del conto. L’ultima storia del nostro viaggio ci ripor-ta al mondo dei sapori: chiave di lettura imprescindi-bile per catturare l’anima di una città. La Berlino con-temporanea – multietnica, ma, a modo suo, ancoraancestrale – si può comprendere anche lasciandosisedurre da Billy Wagner e Alexander Koppe: entram-bi 34enni, entrambi – forse non a caso – originari del-la ex Ddr. I nostri ‘gemelli diversi’ governano due risto-ranti che non potrebbero essere più differenti: Alexan-der è chef allo Skykitchen, ristorante panoramico edelegante in punta a un grattacielo; Billy ha aperto daqualche mese Nobelhart & Schmutzig, in uno stabileanonimo (piano terra) a due passi dal CheckpointCharlie. Il primo esplora il mondo con un menu ‘voya-ge culinaire’ che tocca l’ovunque; il secondo si dedi-ca ai sapori più rigorosi del territorio con fare taleba-no e intransigente. Geniali entrambi, ma, appunto,‘gemelli diversi’. I sapori di Alexander sono semplice-mente un fuoco d’artificio per eleganza e precisione.Nelle sue portate mette in scena – attraverso accosta-menti solo apparentemente azzardati – calamaretti econiglio, Saint-pierre e pancetta, piccione e budino nero,carni selezionate e foie gras… Ma nel piatto ogniingrediente svetta per gusto e personalità, tutto èriconoscibile ma poi si integra con sorprendente armo-nia: un viaggio intorno al mondo in otto portate, il glo-bal food per esploratori gourmand. Billy, invece, è unastoria a sé. Hipster dai modi cordiali, elegante ma essen-ziale, dirige un ‘posto’ (magnetico come una galleriad’arte) con soli 26 coperti al bancone, disposti in oriz-zontale (su tre lati) nel circondare una cucina interamen-te a vista. Lo chef non è lui (la squadra la guida il talen-

mento del pasto: quindi niente olio d’oliva, pepe, nocemoscata, agrumi, vaniglia, cannella o cioccolata. Se nonè locale, non è sul tavolo. Da noi lo chef non è nasco-sto. Al fianco del personale guida gli ospiti a ogni stepdella cena, presentando e spiegando i piatti e la logi-ca dietro ogni scelta». Anche il nome del locale – che,tradotto, vuol dire grosso modo ‘nobile, grezzo eaudace’ – rimanda alla sua filosofia: «’Nobel’ significaqualità senza compromessi. Ma poi una serata che ini-zia così si trasforma in ‘hart’, come quando le cosediventano grezze e reali; per poi terminare – specialmen-te se si procede verso il meglio – in ‘schmutzig’».Billy lo spiega ironico nel suo tempio, dove ogni com-mensale è coinvolto in un gioco di sapori che riportaai più antichi valori di questa terra, quando i gusti verierano quelli del proprio campo, o poco più in là. Billye Alexander: la Berlino degli antenati e il mondo chebussa a porte spalancate. Quando la sintesi metropo-litana passa dal palato. ��I

L’installazione di Ruman Signer Billy Wagner La sala del Nobelhart & Schmutzig

Alexander Koppe

Il bar dello Sky Kitchen

Neukölln: Richardplatz

I colori di Neukölln

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Steigenberger Hotel Am Kanzleramt: comodità assoluta

❱❱ NOBELHART & SCHMUTZIG218 Friedrichstrasse – Tel. 0049.302594061-0 nobelhartundschmutzig.comIl tempio di Billy Wagner, il luogo d’eccellenza della piùinnovativa (ma antichissima per sapori e scelta di pro-dotti) cucina berlinese. Ambiente minimalista ma ricer-cato. Menù degustazione a 80 euro, bevande escluse.

❱❱ SKYKITCHEN106 Landsberger Alee – Tel. 0049.304530532620 www.skykitchen.berlinIl regno di Alexander Koppe: sapori del mondo, gusti dimare e di terra, accostamenti perfetti e intriganti, selezio-ne di vini internazionali in un ristorante elegante e pano-ramico. Menù dai 43 ai 102 euro, bevande escluse.

❱❱ ZENKICHI20 Johannisstrasse – Tel. 0049.3024630810 www.zenkichi.deLa migliore cucina giapponese in città, sofisticata efusion, servita in una serie di privé (uno per ogni tavo-lo) illuminati da candele e raccolti ‘punti luce’. Raffina-to e romantico, propone il delizioso menù Omakase di8 portate a 65 euro, bevande escluse.

❱❱ MAX UND MORITZ162 Oranienstrasse – Tel. 0049.3069515911 www.maxundmoritzberlin.deSapori tradizionali della cucina berlinese, monumenta-li portate di carne con ottimi tagli e cotture impecca-bili, grande selezione di birre. Animato e frequentatis-simo, offre un’atmosfera fuori dal tempo, impreziosita daiconcerti serali di jazz e vocalist. Prezzi assolutamenteabbordabili: raramente si superano i 30 euro a persona.

❱❱ SANTA MARIA170 Oranienstrasse – Tel. 0049.3092210027 santaberlin.comIl Messico in salsa Kreuzberg. Piatti semplici e tradizio-nali ma gustosissimi, ambiente animato e alternativo,ottime birre, ma non trascurate la selezione di Marga-rita, probabilmente i migliori cocktail del quartiere.

❱❱ ZWIEBELFISCH7-8 Savignyplatz – Tel. 0049.303127363 www.zwiebelfisch-berlin.deA casa del sornione gatto Zappa vince la cucina di mare,con portate abbondanti e golose. Imperdibile ambien-te vintage, con memorabilia e foto che fanno riviverela stagione d’oro del rock internazionale. Prezzi onestis-simi, difficile superare i 30 euro, bevande comprese.

❱❱ DIENER TATTERSALL47 Grolmanstrasse – Tel. 0049.308815329www.diener-berlin.deNel palazzo che ospitava le antiche scuderie di Charlottenburg, un locale dove respirare l’atmosferarétro della repubblica di Weimar. Portate tradizionali,ambiente fumoso (letteralmente, nessun divieto appli-cato, anzi…) quanto cordiale, sapori golosi della più classica cucina tedesca. Menù dai 25 ai 30 euro.

❱❱ DICKE WIRTIN9 Carmerstrasse – Tel. 0049.303124952 www.dicke-wirtin.deSe non vi perdete tra i mille oggetti disposti in ogni dove,avrete modo di gustare il fascino di una stube diverten-te e anticonformista. Sapori del territorio, birre e vinitedeschi, un’interminabile offerta di superalcolici loca-li per finire la serata in allegria. Ve la caverete con 30euro circa, bevande incluse.

❱❱ PARIS BAR152 Kantstrasse – Tel. 0049.303138052www.parisbar.netUn vero bistrot nel cuore di Charlottenburg. Qui Berli-no e Parigi vanno a braccetto per un insolito e affasci-nante quadro bohémien. Almeno due generazioni di arti-sti e fotografi hanno premiato i proprietari con opere eimmagini d’autore. Una galleria d’arte gourmand che viriporterà indietro nel tempo. Prezzi tra i 20 e i 30 euro.

❱❱ SUPER SHOP EAT MEET50 Budapester Strasse, Bikini Berlin GardenTel. 0049.302693064-3www.supermarket.deAl piano rialzato del nuovissimo centro commercialeBikini, uno shop gourmet e design (vendita di prodot-ti alimentari, ma anche oggettistica) ideale a ogni oradella giornata e della sera. Atmosfera trendy, serviziocontinuo, menù pranzo a 12 euro, bevande escluse.

❱❱ CLÄRCHENS BALLHAUS24 Auguststrasse – Tel. 0049.302829295 www.ballhaus.deNella via delle gallerie d’arte, non perdetevi una pun-tata nella Buenos Aires berlinese. Una sala da ballo(dove rivive la purissima tradizione del tango) che siaffaccia su un piccolo giardino, un’atmosfera degna deiracconti di Borges, musica e sapori come ai tempi diEvita Perón.

❱❱ CAFÉ RESTAURANT VILLA RIXDORF6 Richardplatz – Tel. 0049.3068086000 www.villa-rixdorf.comL’approdo chic e bohémien di Neukölln. In una piazzadagli accordi vittoriani, un ristorante-cantina dove simangia bene e si beve ancora meglio. Grande selezio-ne di bottiglie mitteleuropee, sapori tradizionali propo-sti con semplicità ed eleganza, un conto che raramen-te supera i 30 euro.

40 minuti dall’aeroporto (comodamente raggiungibile col treno dal-la vicinissima e avveniristica stazione Hauptbahnhof), meno di mez-z’ora a piedi dalla Porta di Brandeburgo e dal Reichstag, collega-to velocemente dalla metro con ogni punto della città: difficile imma-ginare un hotel altrettanto strategico a Berlino. Lo SteigenbergerHotel Am Kanzleramt prende il nome dal suo punto di vista sulla

cancelleria tedesca – il Bundeskanzleramt – ed è stato aperto da pochi mesi;offre comfort d’eccellenza, un servizio cordiale e impeccabile, oltre a moltis-sime opportunità sia per i viaggiatori d’affari che per i turisti urbani. I suoi pun-ti di forza sono le 339 stanze equipaggiate con tecnologie aggiornatissime,un’area spa, una modernissima palestra attrezzata, un ristorante interno da350 coperti e un bistrot bar. Concepito e costruito dal ‘colosso’ Steigenber-ger, accoglie i suoi ospiti nella luminosissima area buffet per la colazione delmattino; dove – grazie alla casa vinicola di proprietà – si può abbinare il pro-prio breakfast a una degustazione free di bollicine. Piccoli dettagli che arric-chiscono una scelta di qualità. Medesimo discorso per il contesto circostan-te. Di fronte all’ingresso si spalanca il grande spazio della Washington Plaza:accogliente approdo panoramico, oggi è possibile godersi un parco dove farejogging e prendere il sole, o – facendo pochi passi – dedicarsi alle infinite pos-sibilità di shopping nel mall integrato all’interno della Hauptbahnhof, organiz-zatissimo e luminoso capolavoro di architettura contemporanea.

STEIGENBERGER HOTEL AM KANZLERAMTElle-Trebe-Strasse, 5Tel. 0049.307407430 – 0049.30740743990en.steigenberger.com/Berlin/Steigenberger-Hotel-Berlin

Berlino: appunti gourmet

UNA GUIDA SPECIALE

Un luogo si impara a conoscere e a vivere grazie alle guide che ce lo rivelano. E, in una città incontinua trasformazione, questo supporto diventa particolarmente prezioso. Stefano è a disposizioneper farvi conoscere la Berlino classica, quella dei nuovi quartieri e dei palazzi storici, ma la suaspecialità è il servizio on demand, che risponderà alle vostre esigenze e curiosità, cadenzato secondoi vostri ritmi. I suoi suggerimenti per locali, ristoranti e gallerie d’arte si sono rivelati particolarmentepreziosi per la realizzazione del nostro reportage.Stefano Gualdi – Tel. 0049.1723205043 – 0049.302516707 – www.ciao-berlin.de

Dall’alto: la sala e le propostedel ristorante Zenkichie l’esterno del Max und Moritz