Canini.

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Piccoli protagonisti. Foto di Ray Banhoff. A cura di Cristiano Coppi

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(Milano)

Canini.Piccoli protagonisti

Ray Banho�

Canini.Piccoli protagonisti

(Milano)

Foto di Ray Banhoffray.banhoff@gmail.comraybanhoff.comcanini.raybanhoff.com

A cura di Cristiano Coppiinfo@cristianocoppi.net

Progettazione grafica PleaseBeCreative.com

In copertina

Canini.Piccoli protagonisti

(Milano)

Foto di Ray Banhoffray.banhoff@gmail.comraybanhoff.comcanini.raybanhoff.com

A cura di Cristiano Coppiinfo@cristianocoppi.net

Progettazione grafica PleaseBeCreative.com

Due Ray surrealisti

Emmanuel Rudnitzky nasce a Filadel� a nel 1890, ma è a New York che cresce e completa gli studi: termina la scuola superiore ma ri� uta una borsa di studio in architettura per dedicarsi all’arte. A New York lavora nel 1908 come disegnatore e gra� co. Acquista la sua prima macchina fotogra� ca nel 1914. Pochi anni prima, nel 1912, aveva iniziato a � rmare le sue opere con lo pseudonimo “Man Ray”.

Gianluca Gliori nasce a Pescia (Pistoia) nel 1982, ma è a Milano che cresce e completa la sua formazione. Dopo aver studiato let-tere a Firenze, si reca infatti nel 2008 a Milano dove lavora come corriere espresso, commesso, operatore call center, giornalista quindi assistente fotografo e fotografo. Acquista la sua prima macchina fotogra� ca nel 2005. A partire dal 2009 inizia a � rmare le sue opere con lo pseudonimo di “Ray Banho� ”.

Nel 1924 nasce u� cialmente il surrealismo e, mentre Man Ray è il primo fotografo surrealista, Ray Banho� è invece forse uno degli ultimi. Mi spiego meglio: il surrealista non commenta ne induce al giudizio; presenta una sua realtà che, seppure fatta di � sica ogget-tività, diviene poi soggettiva per ciascuno dei suoi osservatori. Proprio secondo questo modo di operare, Ray (Banho� ), ha il grande pregio di esprimersi senza dare un giudizio. L’importante non è la foto ma come tutti gli altri la vedono, la commentano e la condividono su Facebook. E’ un grande (e inconscio) esperimento sociale: “Bellino”, “Nooo, guarda questo..!”, “Che tenero con il cappottino!”, “Questo padrone andrebbe messo lui al guinzaglio”... E’ questo che interessa a Ray.

Cristiano Coppi

La genesi

Vado a Milano molto di rado anche se Ray mi invita sempre alle sue feste. Qualche mese fa mi reco, tuttavia, in città per lavoro e lui si o� re di ospitarmi. Dopo una cena in un ristorante maroc-chino (così abbondante che siamo stati costretti a farci incartare il cibo avanzato per portarlo a casa) ci ritroviamo in un bar in zona Navigli a parlare (ancora una volta) di progetti. L’argomento della serata è un lavoro fotogra� co di Ray che attualmente è visibile in un blog chiamato “Canini”. Il punto su cui ci fermiamo a ri� ettere è il perché e il come di queste foto. Banho� , infatti, ha sviluppato il progetto online in quanto in questo momento sta lavorando come fotografo per Virgin Radio, a stretto contatto con il web e i social network, mentre io, occupandomi di design e arte contemporanea, tendo a immaginarmi e a suggerirgli un progetto fotogra� co più legato all’arte ed alla sua fruizione in uno spazio reale.

Anche sui contenuti e sulle intenzioni, i nostri punti di vista sono leggermente diversi, in quanto Ray si sente un fotografo e basta (anche se forse, per modestia, non ammetterebbe neanche quello), mentre io insisto perché si assuma la responsabilità di capire che i suoi canini sono più che delle semplici foto, sono delle opere con-temporanee a tutti gli e� etti. - “Dovresti fare una mostra, stampare i canini, e dare la possibilità alla gente di vederli anche al di fuori del web. In questo modo ca-piresti che queste foto hanno una grandissima forza e meritano di essere stampate ed esposte a MIlano.” Intanto riordiniamo da bere (ca� è e ammazzaca� è). Ray esita un po’ all’inizio ad immaginare una sua mostra, ma ne è comunque profondamente a� ascinato.

Cristiano Coppi

I canini parlano, implorano, pongono domande.

I canini sono la trasposizione dell’ontologico in qualcosa di caduco, e� mero, intenso ma dimenticabile. L’essere si a� erma nella sua es-senza contraddicendosi, appropriandosi cioè di qualcosa che nasce diviene e muore e non resta, un a� etto, una carezza, un sentimento, un dolore.Questo sono i canini, per Banho� Ray.Questo è l’essere per Banho� Ray.Qualcosa che mutevole si perde, non inquadrabile, tenero e richie-dente pietas.La pietas, da Sartre ad Heidegger, da Hegel a Friedrich, non è che una empatia distaccata: Banho� mette a fuoco i canini e facendolo ne entra in contatto. Succubi delle intemperanze dei proprietari, Banho� li compatisce, li biasima, ma si sente uno di loro, da qui deriva un misto di pietà e tenerezza, perché in fondo della propria

condizione si compiacciono, i canini, la credono l’unica possibile.Guardate, la mente umana non di� erisce poi tanto, si abitua a tutto, vede il bello laddove bello non v’è se il brutto la circonda. Istinto di sopravvivenza, impulso alla conservazione, così è.Nessun giudizio, poiché i padroni si compiacciono con loro e Banho� è scaltro, drammaticamente bipolare, in quanto capace non solo d’immedesimarsi nei canini ma anche, col suo iPhone, con l’occhio di chi quel canino tutti i giorni lo pettina, lo veste, lo porta a spasso e lo loda.Aspettami a casa.Fai la pipì fuori.Il sacchetto per la cacca ce l’ho? Sì, ok.Possiamo uscire.E tornare mai. Restare con la testa sempre fuori, nei pensieri che si fanno quando si porta il cane a spasso prima di andare a dormire. I � gli, i vestiti, la vita, la viltà.Sì, la viltà.Perché i canini almeno parlano, implorano, pongono domande. Sempre. Non come noi, che lo facciamo solo quando lo ritenia-mo opportuno. Loro lo fanno senza parole, con uno sguardo che assume ogni giorno una movenza più umana. Poveri. Li abbiamo inquinati, corrotti. Solo un po’ però.Colpisce sempre la loro atavica fedeltà e la loro impressionante pre-disposizione a idealizzare iconizzare idolatrare anche il più pezzen-te povero disgustoso indigesto uomo sulla faccia della terra.Ai canini non gliene frega niente. Sì, i canini se ne fregano.Chiedono ma non pretendono rispostaPongono dubbi ma non cercano soluzioniImplorano ma non chiedono pietàL’iPhone di Banho� Ray è lo sguardo indi� erente, neutrale, né cat-tivo né illuminato, né lascivo né comprensivo della natura verso l’uomo. Questo è.

Moreno Pistowriteandroll.it