C’ERAUNAVOLTA Balereecuccagna, le“nottibianche” deinostrinonni ·...

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VI GIOVEDÌ 23 LUGLIO 2015

GustaLO il Cittadino

C’ERA UNA VOLTABalere e cuccagna,le “notti bianche”dei nostri nonniRicordi melegnanesi delle estati nei “temp indree“, fra trani, seratedanzanti, i film della domenica e il teatro delle filodrammatiche:quando si viveva nei cortili e le vacanze erano “roba da sciuri”

n Oggi ci sono le “Notti bianche”,le “gialle”, “rosa” e tanti altri formatper fare una cosa piuttosto simile :una sorta di festa del paese di notte,una “controsagra” con la luna alposto del sole. Ma se andiamo in-dietro di tre, quattro, pure cinquegenerazioni, come si divertiva lagente nel natìo borgo quando l’astroera a picco e le vacanze esistevanosolo nelle riservate élites dei sciuri?

OSTERIE E “TRANI”Innanzitutto bisognerebbe precisa-re a quale epoca ci si riferisce quan-do si parla di temp indree.Gran maestro nel mantenere taleambiguità cronologica resta il vul-canico e compianto Giovanni Co-lombo da Melegnano : “el Culum-bin”, scomparso pochi mesi fa allasoglia delle 94 primavere. Di sta-gioni ne aveva viste molte, maquando parlava di robb meregnanineche pù nisun ricorda, a quando esat-tamente si riferiva? Si può presu-mere ad un mondo non ancora se-gnato dai due grandi killer della so-cialità da cortile: l’automobile e lativù. Ecco: finchè non sono esistitiauto e tivù, erano temp indree. E così,in quel tempo regnava innanzituttol’osteria. Per gli uomini, perché ledonne no. Il divertimento coinci-deva sovente con la quindesada, ilpagamento dello stipendio a metàmese.A Melegnano, perché di Melegnanoparleremo, le osterie erano propriotante, più o meno sovrapponibili aibar attuali. Le slot esistevano a LasVegas: qui si giocava a carte o a lamura, la morra, con accanimentonon inferiore ma meno soldi in bal-lo, va detto. Il coprifuoco “da trani”,scandito dal campanone di SanGiovanni, cadeva (sempre versionemaschile) teoricamente assai primarispetto alle moderne scorribande:nove d’inverno e dieci d’estate. Lebrave ragazze? D’inverno doveva-no essere a casa alle sei, d’estate allesette. Rientrando dalla dottrina pe-rò, o dalla filodrammatica femmi-nile.

CINEMA E “MAGATEI”Non va dimenticato che Melegnanoha avuto, magari non tutti nellostesso periodo ma li ha avuti, quat-tro cinema. Erano el Cinemin, lungo

e stretto, attivo sin dai tempi delmuto in piazza della Vittoria doveoggi c’è il bar del castello; il Sociale,anche teatro, battezzato nel 1947 inpiazza Matteotti zona mercato; ilCentrale attivo fino agli anni Ottan-ta; poi l’Agorà dell’oratorio SanGiuseppe (peraltro metamorfosi delSalone da filodrammatica). Oggi siritenta il cinema a km zero con lasala appena avviata in piazzale del-le Associazioni.Il borgo mediceo ebbe poi a lungoanche un’altra attrazione, questapiù invernale che estiva: il teatrodei burattini al castello Mediceo.Con i magatei che baleven si rappre-sentavano in genere storie da...cantastorie, dal Feroce Saladino al-l’Orlando Furioso a cose simili. Erasempre pieno così.

LE SALE DA BALLOMa il grande clou estivo erano sicu-ramente le sale da ballo. Con leCompagnie teatrali amatoriali cherappresentavano fra l’altro l’unicoambiente misto legittimato: uominie donne assieme. Per le Filodram-matiche bisognò attendere gli anniCinquanta, con la Compagnia Acli,per sistemare un po’ di cose prece-dentemente tabù fra cui la possibi-lità per gli ometti di assistere allerecite femminili (l’inverso era au-torizzato, causa evidenti minori in-temperanze...).Luigi Generani, fido collaboratoredi Colombo nell’excursus mere-gnanino di chi temp là, prova adelencarle tutte, le sale da ballo chec’erano: il Belvedere, la San Fran-cesco, in via Martiri della Libertà cen’era un altra; il dopolavoro Montie Martini, la Società Operaia, il cir-colo Broggi Izar, l’ albergo Madonnain via Roma, la terrazza musicaledel Portone.Eraunmondomiglioreonorispettoa quello delle nostre “Notti bian-che” virali? A Maurice Barrès, scrit-tore francese di fine Ottocento,conservatore e anche parecchio inpiù, fu chiesto una volta cosa dia-volo amasse tanto in un passato cheallora voleva davvero dire sostitui-re la ciminiera con l’aratro manua-le. «La sua tristezza, il suo silenzio,soprattutto la sua fissità «, rispose.Ma chissà se era davvero così.

Emanuele Dolcini

IL BARCONE MUSICALE

QUELLE CROCIEREMUSICALI D’ANTANLUNGO IL LAMBRO

n Un intrattenimento veramente mai più visto a Mele-gnano dopo gli esperimenti degli anni Quaranta e Cinquan-ta è stato il “barcone musicale” che risaliva il Lambro perscaricare gli avventori del “Belvedere”, cioè quelli che an-davano a ballare sulla terrazza dell’osteria-locale in fondoa via Cavour, dove oggi c’è la Fondazione Castellini. Il bar-cone navigava per forza di cose controcorrente, perché aMelegnano, sin dalla fine dell’Ottocento, qualunque avven-tura fluviale verso sud è stata inibita dalla presenza primadi un salto, poi dello sbarramento idroelettrico sfruttatodall’Enel e dalla Izar Broggi. Il naviglio superava poco piùdi duecento metri a nord del ponte e attraccava al Belvede-re. Fra l’altro fu una delle ultime barche a solcare il Lambroin Melegnano: se c’è una cosa rara per non dire impossibileda vedere, è una barca che entra in città dal fiume.

e.d.

AMARCORDDall’altoin sensoorariol’orchestradopolavoroMontie Martini,l’alberodella cuccagnaall'osteriaBelvederee un’orchestradi baleraa SanFrancesco(trattida G.Colomboe L.Generani)