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NUMERO 3
FEBBRAIO — MARZO
Anno scolastico 2013-2014
“Sii il cambiamento che vuoi vedere
avvenire ne mondo “ (Gandhi)
Farò 13?
Gentilissimi dottori,
noi ragazzi dell'I.T. “Giulio Cesare Falco” appena
abbiamo appreso della vostra presenza a Capua
in occasione della commemorazione del Soprin-
tendente Jacobitti, abbiamo pensato di avan-
zarvi delle richieste perché vorremmo che il no-
stro territorio fosse maggiormente valorizzato
dal punto di vista culturale ed architettonico!
Molti monumenti, secondo il nostro parere, an-
drebbero riaperti, per far capire ad ogni capua-
no, e non solo, realmente la magnificenza della
Città!
In una terra tormentata da numerosi problemi
sociali, come disse Giuseppe Impastato: "… bi-
sogna ricordarsi cos'è la bellezza, imparare a
riconoscerla e difenderla"! Solo in questo modo
ogni capuano riacquisterà il suo senso di appar-
tenenza alla città, perché ora come ora non tutti
hanno questa percezione! Molti dei monumenti,
infatti, o sono deturpati o addirittura sono desti-
nati alla “dimenticanza” e all’incuria del tempo!
Vi chiediamo di rendere fruibili i due castelli,
quello di Carlo V e quello delle Pietre e di porta-
re avanti la rivalutazione delle nostre fortifica-
zioni cittadine.
Vi chiediamo di rendere accessibile l'ingresso
alle due polveriere, quella Meridionale e quella
Settentrionale (detta Limata), così tutti possono
capire realmente cosa è davvero accaduto sul
nostro suolo!
Da non sottovalutare anche la Sala d'Armi per
la sua dualità, prima chiesa poi struttura milita-
re!
Insomma vorremmo che la nostra città ritornas-
se o riacquistasse i “fasti” di un tempo anche
con l’aiuto di noi giovani che potremmo così tro-
vare in questo settore, perché no, una sicura
“occupazione!
Gli alunni dell’IT
“Giulio Cesare Falco” di Capua
Lettera consegnata il 24 febbraio 2013 al dottor
Fabrizio Vona (Soprintendente al Polo Museale
Napoli-Caserta) e alla dott.ssa. Anna Maria Ro-
mano (Storico dell'Arte - Polo Museale Napoli-
Caserta) nell'Aula Consiliare del Palazzo Munici-
pale di Piazza dei Giudici, durante il seminario di
studi in memoria di Gian Marco Jacobitti, So-
printendente di Caserta e di Benevento.
Pagina 2 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014
….. DALLA REDAZIONE
Lunedì 24 febbraio 2014 alle ore 17 nell’ Aula Consi-
liare il dott. Gregorio Angelini (Direttore Regionale
per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania) ,
il dott. Fabrizio Vona (Soprintendente al Polo Musea-
le Napoli-Caserta) e la dott.ssa Anna Maria Romano
( Storico dell'Arte. Polo Museale Napoli-Caserta)
hanno ricordato la figura dell’architetto Gian Marco
Jacobitti, soprintendente di Caserta e di Benevento.
L'evento è stato promosso ed organizzato dall'Asses-
sorato alla Cultura del Comune di Capua, nella per-
sona della professoressa Jolanda Capriglione, con le
associazioni Città di Capua, Club Unesco e "Luigi
Vanvitelli".
Jacobitti era arrivato a capo della soprintendenza nel
gennaio del 1982. Vi rimase fino al marzo del 1997
(il successore fu Livio Ricciardi), quando un giro di
nomine del Ministero per i Beni culturali lo portò in
terra di Puglia. Prima come soprintendente di Bari,
poi come direttore regionale dei Beni culturali con
ufficio sempre al Castello Svevo ai margini della città
vecchia. E anche a Bari Jacobitti seppe dare prova
del suo grande impegno.
Assieme al prefetto Vincenzo Damiano fu autore del
grande exploit di Caserta ’94, quando la città prima
lanciò la candidatura e poi ottenne l’onore di ospitare
la cena di gala della riunione del G7 che era in pro-
gramma a Napoli.
Ma Gian Marco Jacobitti deve essere ricordato
anche per una serie di altre iniziative che negli anni
hanno impreziosito il Palazzo reale di Caserta. Fu il
soprintendente che promosse e portò a termine il
restauro del Teatro di corte. Rivitalizzò il Giardino
all’inglese e creò il museo dell'opera e del territorio
nei seminterrati dell'edificio.
Ultimo, ma non ultimo, riuscì nell’operazione di
portare Terrae Motus alla Reggia stringendo accordi
con Lucio Amelio prima della sua morte e, successi-
vamente, con le sorelle del gallerista a capo della
Fondazione.
Salvatore SGUEGLIA III AMM
Ricordando l’architetto Gian Marco Jacobitti, soprintendente di Caserta e di Benevento
Dal 24 al 29 gennaio, in occasione della
“Giornata della Memoria” (27 gennaio) e per il
secondo anno consecutivo, l’istituto scolastico
guidato dal dirigente Paolo Tutore ha voluto
dedicare sei giorni a una seria e condivisa ri-
flessione su una tematica di grandissima im-
portanza, soprattutto alla luce dei valori che
sottende.
Per tre giorni lo spazio espositivo è stato
aperto alle scolaresche e ai visitatori prove-
nienti dai paesi limitrofi. Negli ultimi tre giorni,
invece, la mostra è stata visitata con grande
partecipazione dagli allievi dell’istituto accom-
pagnati dai rispettivi docenti.
Nel corso della visita, la Shoah è stata riper-
corsa attraverso la lettura di brani, la visione
di documenti e le melodie che ricordano il tri-
ste destino di sei milioni di ebrei. L’evento si è
concluso con la visita della mostra da parte dei
ragazzi che frequentano l’ultimo anno del cor-
so di studi.
27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA
NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 3
A raccontare la storia dell’Olocausto è stato il
professore Felicio Corvese, presidente dell’Isti-
tuto “Vera Lombardi”, il quale si è soffermato
nella descrizione della parte della mostra intito-
lata ”Sterminio in Europa” e su quella dedicata
agli “Eccidi Nazisti a Pignataro Maggiore”, riper-
correndo quelle fasi della Seconda Guerra Mon-
diale che hanno toccato anche Terra di Lavoro.
È stata, insomma un’esperienza molto positiva!
Salvatore SGUEGLIA III AMM
Il 19 marzo, festa di San Giusep-
pe, si fa memoria di un grande
sacerdote che si è battuto per la
camorra a Casal di Principe, Don
Peppe Diana. È stato ucciso men-
tre si preparava a celebrare la
messa nella sua parrocchia nel
casalese, il 19 marzo del 1994.
Questo sacerdote, nato a Casa-
le, aveva deciso che la chiesa, in
quel territorio soprattutto, si doveva far sen-
tire, doveva dare una svolta a quello che
quotidianamente succedeva all'interno di
quel territorio, sotto gli occhi delle autorità
che rimanevano, spesso, "indifferenti" !
Lui dedicò la vita e l’impegno pastorale alla
lotta per contrastare illegalità, abuso, privi-
legio, assassinio della speranza nel futuro.
Le sue non erano prediche generiche o esor-
tazioni buone per ogni cerimonia, ma ragio-
namenti ricchi di esempi, di nomi e di cogno-
mi, di denunce etiche e politiche. Don Peppe
Gli studenti dell’IT “G. C. Falco” han-
no partecipato, insieme ad altri stu-
denti degli istituti superiori della cit-
tà, alla “Giornata della Poesia”, isti-
tuita dalla XXX Sessione della Confe-
renza Generale UNESCO nel 1999 e
celebrata per la prima volta, nella
città di Capua, il 21 marzo
L’evento è stato ideato e promosso
da Jolanda Capriglione, assessore
alla cultura del Comune di Capua e presidente
del Club Unesco di Caserta, in collaborazione
con gli studenti dell’Istituto Tecnico “Federico
II”, dell’Istituto Tecnico “G.C. Falco”, del Liceo
“L. Garofano”, del Liceo “S.Pizzi” e dell’Associa-
zione Internazionale degli Amici della Poesia “C.
Kavafis”
La manifestazione è iniziata nella sala consiliare
di Capua dove gli studenti dei quattro istituti
organizzatori hanno recitato numerose poesie
mentre una giovane alunna dipingeva al suo
cavalletto l’evento. “Una rosa per te” è stato il
primo componimento di una lunga serie, quasi a
voler omaggiare l’altra protagonista indiscussa
della giornata, la primavera. Tema delle poesie
è stato l’amore ed un giovane musicista ha ac-
compagnato sulle note di un flauto, il susse-
guirsi dei versi.
Successivamente gli studenti sono scesi nella
piazza antistante il municipio ed hanno invitato i
passanti ad ascoltare, festeggiando, letteral-
mente, la poesia.
“La parola poesia significa
creatività, - ha detto la
prof.ssa Jolanda Capriglione –
sono commossa per l’entusia-
smo che avete messo nell’or-
ganizzazione di questo evento.
E’ sempre con grande piacere
che lavoro per la bellezza e
per la poesia”.
Una collaborazione quella tra
le scuole e l’assessorato alla
cultura per la quale il sindaco di Capua Car-
mine Antropoli si è detto entusiasta. “E’
straordinario vedere come il mondo della
scuola si sia avvicinato alle istituzioni, - ha
aggiunto Antropoli nel saluto iniziale – il po-
polo della scuola in questo modo si confronta
con l’ente e crea unione tra i vari istituti. Tut-
to questo è importante visto che gli studenti
sono circa 4000”.
La mattinata si è conclusa con un componi-
mento recitato dall’assessore Capriglione,
“Itaca” di Costantino Kavafis. Un augurio per
la vita che l’assessore ha voluto offrire ai gio-
vani studenti attraverso le parole del poeta e
giornalista greco che, ispirandosi a quello che
rappresentò Itaca per Ulisse, recitano: “…E
se la trovi povera, non per questo Itaca ti
avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la
tua esperienza addosso, già tu avrai capito
ciò che Itaca vuole significare”.
Salvatore SGUEGLIA III AMM
La Giornata Mondiale della Poesia e gli studenti capuani
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diede un messaggio chiaro ai
camorristi di Casale, quando
una domenica, durante la cele-
brazione della Messa, al mo-
mento della Comunione, non
diede la comunione al Capo del
clan camorrista più famoso di
Casale, Gennaro Esposito. Con
questo gesto voleva far capire
che la chiesa non poteva ac-
cettare la presenza di camorri-
sti all'interno dei luoghi sacri.
Questo, però, non segnò la sua condanna, che
fu, invece stabilita dal figlio di Esposito, che non
aveva i valori "nobili" e il rispetto dei sacerdoti
come il padre! Infatti, mandò uno "scagnozzo"
ad uccidere don Peppe. Ma il suo sangue è sta-
to il seme che ha dato buoni frutti. Ora, il terri-
torio che in tanti conoscevano come il regno
della camorra, sta cambiando grazie anche al
suo martirio e sta cambiando anche nome: Ca-
sal di Principe non è il paese di Sandokan, ma è
il paese di don Peppino Diana. Benedetto MEROLA IV BEL
Ricordando Don Peppe Diana
L’Italia è un paese in cui non rimane
più molto spazio per le tradizioni:
questo discorso è valido come non
mai per il lavoro, visto che mestieri
storici e antichi come l'artigianato
stanno scomparendo in maniera pro-
gressiva e in una quasi totale indiffe-
renza.
Il rischio estinzione è dietro l’angolo e l'artigianato ne
sa qualcosa in quanto nell’elenco vanno inclusi anche
canestrai, ricamatrici , corniciai, ebanisti...
Il motivo dell'estinzione è facile da intuire: in alcuni
casi le nuove generazioni non vogliono apprendere il
mestiere , ragione per cui basteranno dieci anni e
non ne sentiremo più parlare.
Ma non tutto è perduto ci sono anche storie di suc-
cesso molto interessanti: si tratta, ad esempio, del-
lo stilista Marco Strano, che è stato capace di sfrutta-
re la sartoria e i materiali grezzi nella sua bottega
artigianale, oppure di Barbara Donati che ha 31 anni
e fa stampe d’arte, dell’ebanista Alessio Gismondi,
oppure della Torneria Meccanica Srl di Novara, azien-
L'estinzione dei Mestieri
da a conduzione familiare che si occu-
pa ancora di fresature, lavorazioni del
marmo e del legno senza risentire
troppo dei tempi moderni!
Molto tempo fa questi erano mestieri
quasi pregiati, sembra passato molto
tempo da allora ma in realtà si parla
solo di qualche secolo fa eppure l'Ita-
lia e il mondo stanno cambiando, la tecnologia prende
sempre di più il sopravvento e anche se ci sono perso-
ne come Alessio,Barbara o Marco questi mestieri sono
e saranno per sempre destinati ad estinguersi per da-
re spazio “come al solito” alle nuove tecnologie!.
Bisognerebbe rivalutare da un punto di vista sociale il
lavoro manuale e le attività che offrono queste oppor-
tunità. Per questo è necessario avvicinare la formazio-
ne scolastica al mondo del lavoro. Bisogna fare una
vera e propria rivoluzione culturale per ridare dignità,
valore sociale e un giusto riconoscimento economico a
tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie
mani costituisce una virtù aggiuntiva che rischiamo di
perdere”.
Mario J ZIPPO III BMM
Mentre una timida ripresa inizia a far
apparire un segno "più" davanti ai
principali indicatori economici, il mer-
cato del lavoro continua a patire le
conseguenze di cinque anni di pro-
fonda recessione. Tra il 2008 e il
2012 i disoccupati ufficiali sono au-
mentati di oltre un milione di unità e
"l’area della difficoltà occupazionale" ha registrato un
aggravio di circa 2 milioni di persone. Un fenomeno
concentrato nel Sud che ha "conseguenze sociali al-
larmanti" su tutto il Paese e che anche quest'anno
non è affatto migliorato.
Nel rapporto Occupati e disoccupati, l'Istat ha rileva-
to che ad agosto la disoccupazione è salita al 12,2%
toccando il livello più alto dall’inizio sia delle serie
mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo
trimestre 1977. Il dato più drammatico è sicuramente
il tasso che riguarda i giovani tra i 15 e i 24anni e che
ad agosto è balzato al 40,1%. Nel corso dell'aggra-
varsi della crisi economica, la sovrapposizione di un
forte rialzo dell’offerta di lavoro accompagnato da una
contrazione del numero di occupati ha determinato un
incremento significativo della disoccupazione che ha
superato il 12%. "L’evoluzione del mercato del lavoro
italiano suggerisce che parte dell’aumento del tasso di
disoccupazione sia di carattere strutturale", si legge
nel Rapporto che pone l'accento sul rischio che "molti
di coloro che sono stati espulsi dal mercato, o non
sono neanche riusciti ad entrarvi, restino a lungo fuori
dal processo produttivo". "Se nella definizione ufficia-
le l’aumento del numero dei disoccupati è di oltre un
milione in quattro anni, l’area della
difficoltà occupazionale in senso lato
"registra un allargamento ben più
consistente, giungendo ad aumentare
di circa due milioni di persone.
Si tratta di uno spreco di risorse in-
gente, oltre che di un fenomeno le
cui conseguenze sociali sono allar-
manti". Secondo i calcoli degli analisti
del CNEL, per riportare il tasso di disoccupazione
all’8% bisogna aspettare almeno fino al 2020. Il tasso
di crescita del PIL, però dovrà superare il 2% all’anno.
Si tratta di un target "non eccezionale", ma che am-
mette essere, almeno per oggi, "non alla portata del
nostro sistema".
L’Italia negli anni di crisi economica ha, infatti, perso
circa 750mila posti di lavoro. Se l’occupazione fosse
diminuita quanto il prodotto interno lordo, le perdite
sarebbero oggi pari a 1.870.000 occupati.
Questo "è certamente l’anno peggiore della storia
dell’economia italiana dal secondo dopoguerra", ma
quello che può "intercettare il punto di svolta del ciclo
economico".
"La contrazione del prodotto cumulata dall’avvio della
crisi ha raggiunto l’8%! Una caduta di tale entità non
poteva non lasciare tracce profonde nel tessuto pro-
duttivo e sulle opportunità occupazionali. Negli ultimi
anni si sono persi 750mila posti di lavoro.
Numeri alla mano appare chiaro che la caduta del PIL
italiano è stata seconda soltanto alla Grecia mentre la
riduzione dell’occupazione è stata relativamente con-
tenuta.
Angelica CARAMIELLO III BMM
Disoccupazione in Italia
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Ventisette è il numero
maledetto del rock. Di
solito per una celebrità
appartenere ad un club
dovrebbe essere un ono-
re, ma in questo caso, i
media parlano di club27 e
non è molto carino entra-
re a farne parte. A 27 an-
ni se ne sono andati gran-
di artisti, e quattro di loro
avevano la J inclusa nel
nome o cognome, cosa
che affascina gli amanti
del mistero: Jimi Hendrix,
Jim Morrison, Brian Jones
e Janis Joplin. Oltre a lo-
ro, Kurt Cobain, Amy Winehouse, Ringo de Palma e
altri. Morti in prevalenza dovute a droga, alcool o
suicidi, e soprattutto avvolte nel mistero!
Si sa, le maledizioni non esistono, certo è, però,
che questo club è ancora aperto.
3 luglio 1969: Brian Jones, fondatore dei Rolling
Stones, viene trovato morto in una piscina. Secon-
do i dottori, Jones è affogato. Il caso viene archi-
viato come incidente, anche se il suo cuore e il fe-
gato erano fortemente rovinati da alcol e droghe, e
ci sono delle versioni che portano a pensare ad un
omicidio.
18 settembre 1970: Jimi Hendrix, padre della chi-
tarra elettrica, viene trovato morto in un apparta-
mento a Londra. La sua ragazza racconta di una
morte provocata da soffocamento nel vomito dovu-
to a un mix di alcool e tranquillanti. Le varie ver-
sioni presentano variazioni e non è noto se Hendrix
fosse ancora vivo all’arrivo dei soccorsi.
LA MALEDIZIONE DEI 27 ANNI
4 ottobre 1970: Janis Joplin,
cantante blues, viene trovata
morta in un motel a Hollywood.
Overdose di eroina.
3 luglio 1971: Jim Morrison,
poeta, cantante e frontman dei
Doors viene trovato morto a
Parigi. La notizia ufficiale dice
arresto cardiaco, ma sul suo
corpo non sarà mai eseguita
l’autopsia.
1 giugno 1990: Ringo de Palma,
batterista dei Litfiba, muore a
Firenze per overdose di eroina.
Poco prima aveva lasciato la band per presunti pro-
blemi fisici; situazione mai chiarita.
8 aprile 1994: Kurt Cobain, cantante e leader dei nir-
vana viene trovato morto nel garage della sua casa a
Seattle. Si tolse la vita con un colpo di fucile alla te-
sta, con molta probabilità il 5 aprile. Anche Cobain
faceva uso di droghe e una settimana prima del suici-
dio si era allontanato dal gruppo facendo perdere le
proprie tracce.
23 luglio 2011: Amy Winehouse, cantautrice e stili-
sta, viene trovata morta a letto da una sua guardia
del corpo. L’autopsia non ne chiarisce le cause, anche
se la Winehouse ha spesso fatto parlare di sé per i
suoi vizietti, legati ad alcool, droga e disordini ali-
mentari.
“Comprare droga è come comprare un biglietto per
un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto
è la vita” ! (Jim Morrison)
Antonio CARNIATO V AMM
Non solo la prima squadra, il Vi-
tula, nelle zone alte di classifica,
ma anche i giovani, la Juniores
di Massimiliano Merolillo che nel
suo girone è seconda in classifi-
ca nel campionato regionale.
Tanti giovani in “auge” richiesti,
che si alternano con il team del
tecnico Richy Ricciardi; la prima
squadra del veterano capitano
Peppe Rosi. Ci dice il talento
Giovanni Benincasa: “ Abbiamo
la fortuna di avere alle spalle una grande socie-
tà, che valorizza e promuove noi giovani locali e
non “.
Noi confermiamo, che il pensiero del fluidifi-
cante sinistro è veritiero, e già abbiamo scritto
e parlato della passione e impegno del presi-
dente dott. Enzo Cocco, una presenza continua,
le due squadre che devono soprattutto rispetta-
re l’avversario, la continuità del “ Fair Play”;
VITULA: PROMOZIONE E JUNIORES
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riunioni e dialogo, una costan-
te del presidente che insieme
al dott. Achille Cuccari hanno
riportato l’entusiasmo di una
volta, scelte giuste, progetto
vincente. A nostro sereno giu-
dizio, un plauso va al dirigente
Agostino Nonnato , rosanero
purosangue che ci diceva “ il
Vitula in promozione da oltre
20 anni, un record per un pic-
colo centro come Vitulazio” Il medico sociale
dott. Achille Cuccari gia presidente di Lega ca-
sertana, ci ha detto che il futuro sarà sempre
per la linea verde, i giovani per una società
sana, per la gande bellezza che loro offrono.
Anche noi diamo un voto alto ai due tecnici “
Ricciardi e Merolillo” per aver fatto sognare i
tifosi in questo finale di campionato Dalla Gazzetta di Caserta
Giovanni BENINCASA V AM
tifoserie avversarie. Nonostante i numerosi controlli delle forze dell'ordine all'entrata degli sta-di, spesso capita che alcuni tifo-si riescano ad introdurre stri-
scioni offensivi, ma non è que-sto il solo problema. Ancor più grave è il fatto che gli spalti diventano dei veri e propri ring da combattimento, dove regna aggressività e violenza. Ogni
settimana si assiste ad ammoni-
zioni, squalifiche del campo e ad innumerevoli multe che ven-gono pagate dalle varie società sportive. Nonostante questi provvedimenti il fenomeno non sembra diminuire, anzi sembra che vada ad aumentare.
Ma, per quale motivo accade tutto ciò? Innanzitutto io credo per ignoranza, per analfabeti-smo mentale ed emotivo di chi la compie. La violenza degli ul-
tras è assurda perché non è un mezzo per raggiungere uno sco-
po, si compie con annoiata in-differenza, prorompe senza mo-tivo e non necessita di alcuna decisione. Ed è una violenza vigliacca perché ogni singolo si nasconde nel gruppo per com-
piere le sue azioni che hanno maggiore valenza se sono con-divise con gli altri. Per arginare tale fenomeno che
sta diventando sempre più preoccupante, si deve assoluta-mente intervenire. Ma come?
Nella nostra vita oltre al lavoro e alla scuola e agli impegni quotidia-ni, c'è anche lo sport: l'insieme di attività fisiche effettuate per fini salutistici, formativi, ricreativi,
competitivi. Molte persone al giorno d'oggi praticano sport a livello di-lettantistico o agonistico e quello più diffuso e famoso è sicuramente il calcio: uno sport di squadra nel
quale si affrontano due formazioni composte ognuna da undici gioca-
tori, usando un pallone sferico all'interno di un campo da gioco rettangolare con due porte. Questo gioco è regolamentato da una serie di norme codificate, e vince chi se-gna più goal. Assistere ad una par-tita di calcio rappresenta uno dei
più diffusi e popolari modi di im-piegare il tempo libero. Essere tifosi di una squadra significa, esaltarsi
per i suoi successi e disperarsi per le sue sconfitte; andare allo stadio , incitare i calciatori, partecipare ai cori, che non sempre sono ingiurio-
si o volgari, sono cose alquanto fantastiche. Purtroppo quella che dovrebbe essere una festa spesso si trasforma, specialmente in Italia, in un'occasione di violenza. Il problema della violenza negli
stadi italiani, ormai è un problema annoso . Negli ultimi tempi, si è assistito con sempre maggior fre-
quenza a cori razzisti che offendono i giocatori, allenatori, presidenti,
Commento all’articolo di cronaca del
Mattino del 14 febbraio 2014
La Camera dei Deputati del Belgio ha dato ieri il via definitivo alla mo-difica della Legge del 28 Maggio 2002 che legalizzava l’eutanasia per adulti, estendendola ai minori. Per la prima volta al mondo un Paese accetta che un bambino possa chie-
dere di essere ucciso per porre fine alle sue sofferenze. Accertato che la malattia sia alla fase terminale spetterà al bambino
stesso con l'accordo dei genitori decidere di accettare o meno la
"dolce morte" . Negli ultimi mesi l'opinione pubblica belga, interroga-ta a riguardo, si è dimostrata favo-revole alla revisione della legge. Il 27 Novembre, dal Senato è arri-vato il primo " SI" con una maggio-ranza di 86 "si" , 44 "no" e 12
astenuti . Il progetto di estendere l'eutanasia anche ai bambini è stato sostenuto da molti, anche se duran-te il dibattito parlamentare dalla
tribuna del pubblico qualcuno ha
gridato tre volte “assassini”. I Vescovi del Belgio hanno criticato duramente tale legge, appellandosi al principio che solo Dio può to-
gliere la vita e non certo i deputati. Ma le loro proteste sono rimaste inascoltate. Secondo il nostro parere decidere di approvare o meno questa legge è molto difficile perché crediamo che solo chi si trova in una situazione
di grave sofferenza può sapere qua-le sia la cosa giusta da fare. Ma noi
tutti, adulti, bambini abbiamo il di-ritto alla vita e di certo non possono decidere i deputati ovvero gente qualsiasi di togliercela, solo Dio può farlo.
Nella buona o cattiva sorte bisogna vivere la vita perché è un bene prezioso ,e visto che ce l'ha donata Dio solo Lui è legittimato a toglier-cela. Anche la sofferenza fa parte della vita e le due cose vanno di pari passo e non possono essere
separate. Procurare la morte a
qualcuno, anche se per motivi umanitari, è secondo noi sem-pre un assassinio. E poi que-sta legge rischia di diventare
pericolosa, perché potrebbe col tempo estendersi agli han-dicappati, ai malati di mente, o semplicemente a coloro che sono stanchi di vivere.
Girolamo PETRELLA e Maria RAIMONDO classe 3^ACM
s.a. Grazzanise
NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 7
BELGIO CHOC "Sì" ALL'EUTANASIA PER I BAMBINI
Non basta far rispettare le leggi con maggiore forza e severità, bisognerebbe cambiare la men-talità dei tifosi, cercando di far
capire loro la vera natura della tifoseria. Bisogna coinvolgere maggiormente a mio avviso, tutte le figure che ruotano in questo mondo, dall’allenatore ai dirigenti, dai giocatori ai giorna-listi, perché tutti ugualmente
sono responsabili di quello che accade dentro e fuori il campo. Alla favola che il calcio è solo un gioco, non ci crede più nessuno, perché purtroppo, ormai c'è un giro di affari troppo grosso che
vi ruota attorno, però, pensare che un avvenimento di calcio possa essere un ritrovo anche per la famiglia, come accade altrove, non è completamente utopistico e bisogna lottare per questo.
Daniele VASTANO
classe 3 ACM s.a. Grazzanise
VIOLENZA NEGLI STADI
Quando si parla di
“foibe” ci si riferisce
agli eccidi occorsi
durante la seconda
guerra mondiale e
nell'immediato do-
poguerra ai danni
della popolazione
italiana della Vene-
zia Giulia e della
Dalmazia. Il nome deriva dai “grandi inghiottitoi
carsici” dove furono gettati i corpi delle vittime,
che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto,
"foibe". Ma cos'è successo veramente? Perché in
Jugoslavia ci fu un massacro ? Cosa avevano fatto
gli italiani ?
Il fascismo italiano non conquistò solo l’Etiopia,
non commise delitti inauditi solo in Libia, in Gre-
cia, in Albania. Dal 1941 pretese che popoli come
quello sloveno fossero snazionalizzati, annientati.
Negò loro il diritto ad avere lingua e patria. Pochi
sanno che a questo scopo furono allestiti in Italia
ben oltre cento campi di internamento e lavoro
per jugoslavi. Un popolo, questo, che con Tito
aveva avviato la lotta di Resistenza antinazifasci-
sta, per cacciare via gli invaso-
ri, che si erano spartiti le sue
terre e i suoi beni. Gli italiani
avevano avuto la parte occi-
dentale, i nazisti quella orienta-
le. Il 6 aprile 1941, infatti, l’e-
sercito italiano e quello nazista
invasero la Jugoslavia. La Slo-
venia venne smembrata fra
Italia (il territorio che diventa
provincia di Lubiana) e Germa-
nia. Quest'invasione portò alla
nascita dei primi gruppi di par-
tigiani che combatterono contro
i soldati tedeschi ed italiani . La
prima rivolta fu fatta nel luglio
del ‘41 la seconda ad ottobre
dello stesso anno e la terza dal 12 aprile al 15
giugno del 42 ,quest'ultima ancora più distruttiva
e sanguinaria delle precedenti .
Il fallimento della resistenza
jugoslava portò solo ad una
maggiore ferocia da parte
dell'esercito italiano e tede-
sco . L'Intensificazione delle
azioni contro guerriglia in
Slovenia da parte delle for-
ze del XI Corpo d’Armata,
quattro Divisioni italiane,
con l’aggiunta dei fascisti
sloveni della “Bela Garda”
(Guardia Bianca). Portò ad azioni di terrorismo con-
tro i civili e la deportazione delle popolazioni di intere
zone, senza distinzioni di sesso e di età.
Dietro tutta la vicenda delle foibe non c’è, quindi,
solo Tito. Ci sono a monte le scelte folli imperialisti-
che del fascismo, ci sono anche le risposte errate di
Tito e, soprattutto, di singoli ufficiali titini che agiro-
no di testa propria Il fatto che nel marzo 2006 la
Slovenia abbia consegnato un elenco di 1.048 depor-
tati goriziani nel 1945 da parte delle milizie jugosla-
ve del IX Corpus, è certo un passo avanti nei con-
fronti della verità storica occultata per oltre ses-
sant’anni, ed è anche il segno di una volontà di colla-
borazione tra l’Italia e questa
neonata Repubblica. Un se-
gno importante, ma debole,
perché questo passo non
esaurisce la complessiva tra-
gedia che le popolazioni della
zona di confine italo-sloveno
subirono negli anni dell’im-
mediato dopoguerra, ed è
assolutamente improprio par-
lare, come hanno fatto molti
giornali e uomini politici, di
“riconciliazione”. Un fatto sto-
rico va valutato per quello
che è stato, nella sua com-
pletezza perché anni ed anni
di battaglie non vengono di-
menticati in così poco tempo !
Gianmarco DE LUCIA V BT
PERCHÉ IN IUGOSLAVIA CI FU MASSACRO DEGLI ITALIANI NELLE FOIBE?
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La frizione è un meccanismo che, avvalendosi
dell'attrito, consente di unire gradualmente il moto
di due alberi che ruotano a velocità diversa. Questa
sua caratteristica è parecchio utilizzata nell'ambito
dei sistemi di trasmissione. Per esempio, per far
partire gradualmente un'automobile con motore a
combustione senza spegnere il motore, è necessario
che la trazione sia applicata in modo progressivo;
qui interviene la frizione che rende possibile ciò. Il
suo funzionamento rimanda a quello dei freni di
un'auto, ma opera inversamente: i freni sono fermi,
e la ruota non viene bloccata istantaneamente, ma
gradualmente grazie all'attrito; similmente la frizio-
ne muove gradualmente un albero fermo o in rota-
zione a velocità diversa.
L'apertura (disinnesto) o chiusura (innesto) della
frizione avvengono per via meccanica, per via idrau-
lica, pneumatica o elettrica.
Il sistema di trasmissione a ruote di frizione è usato
per trasmettere il moto internamente alla testa mo-
trice di una macchina o macchina utensile.
Si può utilizzare il punto di frizione, che si basa sulla
calettatura di due ruote di determinati diametri e
larghezze su due alberi paralleli in modo che le due
ruote si tocchino in un punto detto punto di frizione.
Nelle automobili, quando viene premuto il pedale di
comando (il pedale più a sinistra), attraverso un
cavo tirante o un sistema idraulico, si allenta la
pressione del meccanismo spingidisco, generata da
una molla o da più molle lineari , e il disco viene
liberato e allontanato dal vo-
lano, sconnettendo le due
parti. Nelle motociclette la
frizione viene aperta per mez-
zo di una leva posta sulla ma-
niglia di sinistra del manubrio.
Le frizioni possono funzionare
in vario modo:
Frizione a secco, la frizione
rimane in un ambiente isolato
o viene lasciata parzialmente
esposta all'aria, il che permet-
te di ridurre al minimo l'assor-
bimento energetico della stes-
sa, assorbimenti dati dall'at-
trito viscoso e dallo sbatti-
mento con l'olio.
Frizione a bagno d'olio, in
cui l'elemento di attrito è im-
merso in un liquido refrige-
rante e lubrificante, che ne
migliora la durata e la resi-
stenza allo stress.
Frizione centrifuga, caratterizzata da un funzionamen-
to automatico, legato ai regimi di rotazione della stessa.
Convertitore di coppia, sistema usato nei cambi automa-
tici
Le frizioni a seconda del tipo, hanno strutture differenti:
Frizione monodisco, la coppia fornita dal motore viene
trasmessa all’albero condotto sfruttando la resistenza
d’attrito che si sviluppa tra le due superfici, una solidale
all’albero motore e l’altra all’albero di entrata del cam-
bio, premute tra loro grazie all’azione di molle. Il disco
condotto è montato sul mozzo scanalato: la scanalatura
permette al disco uno scorrimento di qualche millimetro.
Per rendere più elastico e progressivo l’innesto il disco è
provvisto di molle parastrappi. Il meccanismo spingidi-
sco ha il compito di portare avanti e premere il disco
condotto contro il volano fissato all’albero motore. Il
componente che permette di poter agire sul meccanismo
in rotazione è il reggispinta, costituito da un cuscinetto,
generalmente a sfere, atto a sopportare una spinta as-
siale. Premendo il pedale, la leva di comando allontana il
disco condotto dal volano. Rilasciando il pedale del disco
riavviene il contatto. Per l’attrito che si genera tra le di-
verse superfici si giunge alla stessa velocità di rotazione.
Frizione multidisco, nella frizione a dischi multipli (in
bagno d’olio o a secco) costituita da più dischi condotti,
viene aumentata la coppia motrice in quanto risulta au-
mentata la superficie di contatto.
Frizione centrifuga, prevalentemente utilizzata nelle ap-
plicazioni scooteristiche e minimoto.
Giovanni CASAVECCHIA D'AMICO III BMM
LA FRIZIONE
Pagina 10 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014
Il turbofan è un tipo di motore a reazione
usato per gli aeromobili basato su un mo-
tore a turbina ed è costituito da una turbi-
na a gas, una presa d’aria anteriore, un
ugello posteriore un’elica, dal compresso-
re, gli iniettori di carburante, dalla camera
di combustione e dal condotto di scarico ;
tutti questi organi, insieme agli organi se-
condari quali il motorino d’avviamento, le
pompe per i lubrificanti ed i liquidi di raf-
freddamento, i post-bruciatori ecc… , so-
no contenuti in un involucro a struttura
tubolare situato nella fusoliera del velivolo.
La cosa più evidente rispetto ad un tradi-
zionale turbogetto è la parte frontale del
motore, costituita appunto da una ventola
(o “Fan” in inglese) che elabora una porta-
ta generalmente molto elevata rispetto a
quella del compressore, e che solo in par-
te attraversa (dopo la ventola) il compres-
sore e partecipa quindi al processo di
combustione. E’ pertanto facile individuare
due distinti flussi, uno indicabile come
“Freddo“, rappresentato dal flusso che
attraversa la sola ventola ed uno “Caldo“,
che attraversa l’intera serie componenti
IL TURBOFAN
per poi eventualmente ricongiungersi con il flus-
so freddo nella sezione finale del motore, ovvero
nell’ugello di scarico.
Tutti gli aeroplani moderni a getto adottano il
turboventola, in quanto è il motore che permet-
te il minimo consumo e migliori prestazioni ri-
spetto al precedente turbogetto.
Carmine Benincasa IV ACA
Pagina 11 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014
Quest’anno l’associazione Scout parteciperà con
tutti i Clan e Noviziati (ragazzi compresi tra i 16 ai
21 anni) di tutti i gruppi d’Italia ad un CAMPO NA-
ZIONALE, o meglio detta ROUTE. L'AGESCI come
tema della Route ha scelto IL CORAGGIO, perché
vuole che i suoi giovani si rendano conto che è il
momento di diventare i protagonisti del cambia-
mento, costruttori del proprio futuro e di quello
del Paese. La Route nazionale darà l’occasione a
tutti i Rover e le Scolte impegnate in questa gran-
de avventura di intraprendere percorsi di crescita
nell'essere buoni cittadini pronti per esperienze di
cittadinanza attiva a servizio del Paese. Attraverso
processi di democrazia partecipata, i ragazzi arri-
veranno a scrivere la “Carta del coraggio”, che
sarà focalizzata su orizzonti di futuro; questo non
sarà affatto un manifesto teorico, ma conterrà
proposte concrete da portare alle istituzioni regio-
nali e nazionali e servirà, inoltre, alle singole co-
munità scout per progettare attività future.
La data del campo è stata fissata dal 1 al 10 Ago-
sto ed avrà 2 modalità: ci saranno pochi giorni di
campo mobile nel quale ci si sposterà camminan-
do fino ad arrivare alla meta (San Rossore) dove
si terrà il campo fisso. La Route aprirà orizzonti
nuovi per tutta l’Associazione, attraverso l'espe-
rienza concreta del fare STRADA (percorso forma-
tivo branca R/S) insieme; è sulla strada si fa edu-
cazione: per l’AGESCI non si tratta di un fatto pri-
vato, ma di un'azione politica pubblica, che richie-
de condivisione e responsabilità. I vari Clan/
Noviziati lavoreranno, come preparazione alla
Route, ad un “capitolo”; ossia un percorso di ap-
profondimento concreto sul valore del coraggio.
Nella preparazione sono compresi momenti di
osservazione della realtà, formazione di una pro-
pria opinione e azioni di cambiamento, che saran-
no parte integrante del cammino della Route.
Questa sarà un esperienza a servizio del territorio
grazie alla quale partendo da esperienze di corag-
gio esistenti se ne potranno generare nuove per
fruttare il cambiamento del nostro Paese in bilico.
In questa esperienza saranno impegnate oltre
1.500 comunità partecipanti che promuoveranno
su tutto il territorio l’esperienza maturata nel ca-
pitolo. Questo capitolo è strutturato in “strade” a
loro volta strutturate in “sentieri”: le strade sono
le” tematiche di coraggio” che i ri-
spettivi Clan/Noviziati sceglieranno per
lavorarci e i sentieri sono, invece, dei
punti da sviluppare inerenti alla strada
scelta. Quei punti porteranno a far fissare, da parte delle
comunità, degli impegni concreti che influiranno positi-
vamente sul territorio. Le “strade” sono dette “di corag-
gio” perché rappresentano ,ognuna, delle azioni di co-
raggio da compiere per essere al servizio del paese. Es-
se sono 5:
1)Il coraggio di AMARE (Chi sceglie questa strada vuole
lavorare sui temi legati alle relazioni tra le persone, alla
sessualità, ai conflitti, al perdono, alla famiglia);
2) Il coraggio di FARSI ULTIMI (Chi sceglie questa stra-
da vuole lavorare sui temi legati alla giustizia, alla po-
vertà, alla solidarietà, alla globalità, all’accoglienza);
3) Il coraggio di ESSERE CHIESA (Chi sceglie questa
strada vuole lavorare sul significato di vivere l’esperien-
za cristiana, su cosa significa vivere la fede in una co-
munità, sulla condizione della Chiesa in questo periodo e
su che cosa significa vivere la centralità del Vangelo);
4) Il coraggio di ESSERE CITTADINI (Chi sceglie questa
strada vuole lavorare sui temi legati alla democrazia e
alla formazione del consenso, alla partecipazione, ai te-
mi della rappresentatività, della legalità, dell’informazio-
ne, della costruzione del bene comune, dell’economia,
dell’ambiente;
5) Il coraggio di LIBERARE IL FUTURO( Chi sceglie que-
sta strada vuole lavorare sull’inventare e costruire il la-
voro, sul sapere interpretare il proprio tempo ed anche
sull’essere persone solide).
Durante l’anno le varie comunità R/S, oltre a lavorare
per il capitolo, sono state impegnate a partecipare
ognuna ad un Forum riguardante la propria regione:
questo Forum è stato un momento di incontro dove
tutti i Clan/Noviziati coinvolti hanno presentato la stra-
da e l’ azione concreta scelte sul proprio territorio. Il
Forum Regionale della Campania si è svolto tra i gironi 1
-2 Marzo (ultimo giorno per svolgere i Forum)a Napoli; li
è stato presente anche il Cardinale Sepe. Questo è un
evento Nazionale molto importante per gli Scout ma so-
prattutto per i giovani ! Il motto della Route è “One
Way” che in inglese significa ”unica direzione” ed è pro-
prio quella che per riscattarci come Nazione dobbiamo
intraprendere tutti! Siamo noi giovani il futuro di questo
Paese ed è giusto prepararsi con CORAGGIO! Ad Agosto
saremo tanti li, tutti con un unico
obiettivo, tutti su di un’ UNICA DIRE-
ZIONE!
Nicola AIEZZA IV BEL
Route Nazionale R/S Agesci.
Pagina 12 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014
Il 21 febbraio 2014 nell’istituto tecnico “Giulio Cesare Falco”
di Capua è avvenuto l’incontro con l’autore e giornalista Vito
Faenza. Questi nasce a Nocera Inferiore ma dal 1953 abita
ad Aversa.Uno scrittore conterraneo, dunque, che durante il
progetto “Incontro con l’autore” ha descritto e spegato, ai
ragazzi presenti, il suo romanzo: “L’isola dei fiori di cappe-
ro”.
Un romanzo che racconta dell’amore di due giovani, Anna e
Giovanni, ostacolato dal male assoluto: il figlio del Boss,
che per tutto il racconto sarà chiamato “Lui”. Un amore a
lieto fine, ma che incontrerà vari ostacoli prima di poter fio-
rire. Il romanzo è ispirato a una storia realmente accaduta:
i protagonisti l'hanno raccontata a Faenza seduti a un tavo-
lino del "Chitarra bar" che si trova a Marina Piccola di Lipari
ed è stato frequentato anche da Lucio Dalla.
Vito Faenza ha raccontato di quanto è coraggioso, non ha
mai amato la scorta eppure ha dovuto adottarla in diverse
occasioni, ma è rimasto sempre nella sua terra. Ha scelto di
combattere il male che più ci perseguita: la mafia. Un uomo
coraggioso, ma confessa anche che “Chi non ha paura è un
fesso!” .
Parole che hanno saputo creare il gelo! Come si può dire di
essere coraggiosi, ma al contempo paurosi? Qual è, allora,
la vera definizione di coraggioso?. Si diventa coraggiosi,
forse, quando si comincia ad aver paura?
Carla Petrella (IV ACA)
… Vito Faenza
Vito è anche un buon cuoco è questa è una delle sue buone
ricette: La polacca.. Ingredienti: per la pasta 1/2 Kg di farina;
50 gr di zucchero; 150 grammi di burro o di margarina; un
panetto di lievito di birra; 2 uova intere, un pizzico di sale,
scorza di arancia grattugiata, un cucchiaio di farina di man-
dorle, una bustina di vaniglia. Per la crema pasticciera: 4 tuor-
li d’uovo, sei cucciai di zucchero, quattro cucchiai di farina,
la scorza di limone grattugiata, una bustina di vaniglia, mezzo
litro di latte. Per la farcitura e prima di infornare: un tuorlo
d’uovo, amarene sciroppate e un cucchiaio di zucchero semo-
lato. Preparazione: Impastare tutti gli ingredienti fino ad otte-
nere una pasta elastica che lascerete riposare per qualche ora.
Preparate la crema pasticciera, battendo i tuorli con lo zucche-
ro, aggiungete alternativamente farina e latte, aggiungete la
buccia di limone grattugiata e la bustina di vaniglia. Mescola-
te con la frusta per evitare che si formino grumi, quando è ben
densa, spegnete e lasciate raffreddare. Stendete la pasta in
dischi molto sottili al massimo spessi un paio di millimetri.
Su uno dei dischi mettete la crema pasticciera e aggiungete a
intervalli regolari le amarene sciroppate, Ricoprite con un
secondo disco di pasta. Spennellate sulla superficie il
tuorlo d’uovo e cospargete di zucchero semolato. Informa-
te per 30 minuti a 180 gradi, il forno deve essere già cal-
do. Se non trovate la farina di mandorle potete tritarle e
polverizzarle usando delle mandorle pelate. Ma si può
anche fare a meno di questo preparato usando qualche
goccia di essenza di mandorla. Per chiudere bene i due
dischi e farli aderire potete usare del bianco d’uovo (o in
alternativa inumidite i bordi esterni con dell’acqua). Per
cuocerla meglio usate una teglia bassa che avrete imburra-
to e infarinato, ce ne sono in commercio anche di usa e
getta di quelle per fare la pizza. Se durante la cottura la
superficie diventa troppo scura, copritela con un foglio di
carta argentata.
Di questa ricetta, ha detto Vito Faenza, ne esistono molte
varianti e alcuni eliminano le mandorle oppure usano
anche fecola di patate o addirittura patate premute assie-
me alla farina. Io ho provato le varianti ma quella che ha
soddisfatto di più i miei amici è quella che vi propongo!
Nicolamario Di Robbio IV Bel
Una sua ricetta: la polacca aversana
NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 13
IL 27 OTTOBRE 2013 E’ STA-
TO UN GIORNO INDIMENTI-
CABILE PER ME,PERCHÈ
DOPO TANTI I ANNI IL MIO
SOGNO DI VEDERE UNA
PARTITA DELLA MIA AMA-
TISSIMA JUVE DAL VIVO
FINALMENTE E DIVENTATO
REALTA’.’LA MATTINA AR-
RIVAI A TORINO ALLE
11:15 SCESI DAL PULMAN
E ANCORA NON RIUSCIVO
A CREDERCI CHE FOSSE
TUTTO VERO, MI SEMBRA-
VA DI VVIVERE UN SO-
GNO,TREMAVO DALLA
GIOIA E DALL’EMOZIONE.IN ATTESA DELL’APERTURA DEI
CANCELLI PER ENTRARE ALLO STADIO, FECI UN ESPLO-
RAZIONE DI TORINO VISITAI TUTTE LE BANCARELLE SUI
MARCIAPIEDI FUORI ALLO STADIO DOVE COMPRAI DUE
MINI POSTER DEL GRANDE, IMMENSO ED UNICO CAPITA-
NO “ALESSANDRO DEL PIERO” E ANCHE UN BRACIALETTO
DELLA JUVE, POI L’IMMENSO CENTRO COMMERCIALE, .POI
EBBI ANCHE LA FORTUNA DI VEDERE LO JUVENTUS MU-
SEUM, CHE E’ STATO FONDATO DALLA JUVENTUS IL 16
MAGGIO 2012, UN MUSEO IMMENSO DOVE SONO POSTATI
TUTTI I TROFEI VINTI SUL CAMPO E DICO SUL CAMPO DAL-
LA MIA AMATA VECCHIA SIGNORA. ALLE 13:45 ENTRAI FI-
NALMENTE ALLO JUVENTUS STADIUM, ERO EMOZIONATIS-
SIMO MA ALLO STESSO TEMPO ERO CONCENTRATO AL
100% SULLA PARTITA, PERCHE’ JUVENTUS - GENOA ERA
UNA PARTITA CHE LA JUVE NON POTEVA E NON DOVEVA
ASSOLUTAMENTE SBAGLIARE…… AVEVO UNA TENSIONE
INCREDIBILE ADOSSO VISTA L’IMPORTANZA CHE AVEVA
QUELLA PARTITA, DATO CHE LA DOMENICA PRECEDENTE
(20 OTTOBBRE) PERDEMMO CONTRO LA FIORENTINA A FI-
RENZE 4-2….QUELLA DI FIRENZE FU LA PARTITA PIU’ IN-
CREDIBILE CHE IO ABBIA MAI VISTO, GLI ULTIMI 15 MINU-
TI PIU’ PAZZI DELLA STORIA DEL CALCIO…PER 75 MINUTI
DOMINNAMO LA PARTITA, LA FIORENTINA NON RIUSCI’ MAI
A TIRARE VERSO LA PORTA BIANCONERA, FINO APPUNTO
AL MINUTO 75 QUANDO LA JUVE EBBE UN CROLLO FISICO E
MENTALE DI CONSEGUENZA SUB’ì LA RIMONTA DELLA
SQUADRA VIOLA. TORNANDO ALLA PARTITA JUVE-GENOA
VINCEMMO 2-0 CON RETI TUTTE SIGLATE NEL 1° TEMPO
CON LA FIRMA PRIMA DI ARTURO VIDAL SU RIGORE AL MI-
NUTI 23 POI DI CARLITOS TEVEZ AL MINUTO 36 DOPO UNA
BELLISSIMA AZIONE MANOVRATA.LA GIOIA ERA IMMENSA,
INDESCRIVIBILE, QUASI NON AVEVO PIU VOCE DALLE URLA
PER GIOIA PER QUELLA VITTORIA. ALLE 17 INIZIAI AD
USCIRE DALLO STADIO E CI MISI NON MENO, MA FORSE
ANCHE PIU’ DI MEZZ’ORA PER ARRIVARE AL PULMAN PAR-
TII’ DA TORINO ALLE 18:30 DIREZIONE SANTA MARIA CA-
PUA VETERE, ARRIVAI LA MATTINA SEGUENTE ALLE 03:30
IO ERO STANCHISSIMO AVEVO UN SONNO INCREDIBILE,
MA ALLO STESSO TEMPO ERO STRAFELICISSIMO SIA PER
COME ERA ANDATA LA PARTITA SIA PERCHE’ SI ERA REA-
LIZZATO UNO DEI PIU’ GRANDI SOGNI DELLA MIA VITA.
Giovanni AMATO IV BEL
UNA GIORNATA ALLO STADIO: JUVE - GENOA
CARNEVALE DI CAPUA 129° EDIZIONE di Vincenzo VERRILLO V AM
NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 14
Giovanni CASAVECCHIA D'AMICO
III BMM
L'ANGOLO
DEI DISEGNI
NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 15
E INTANTO CON UN SEMPLICE SGUARDO.
UNA PAROLA, UN SORRISO
DA QUEL MOMENTO NON SONO MAI
RIUSCITA A DIMENTICARTI SEI
DIVENTATO L'UNICA COSA CHE MI FA VIVERE
SEI COME L'ACQUA PER DISSETARMI E
L'ARIA PER RESPIRARE SEI DIVENTATO
INDISPENSABILE AMORE MIO.
TI SENTO NEL L'ARIA CHE RESPIRO.
TI SENTO NELLA MIA ANIMA
TI SENTO NEL TEMPO
TI SENTO IN OGNI PARTE DI ME
TI SENTO NELLA MIA TESTA
TI SENTO NEL MIO CUORE
TI SENTO IN OGNI PARTE DI DEL
MONDO CHE CI CIRCONDA E
SOPRATTUTTO NEL NOSTRO AMORE
di fuoco.
Raffaella PALMIERI IV ACA
A VOLTE AFFOGO NELLE LACRIME DEL CUORE
AFFOGO NEI SENTIMENTI, NEI DOLORI,
NELLE FERITE CHE CONTINUANO AD UCCIDERE
LA MIA ANIMA SENZA LASCIARE ALCUNA
VIA D'USCITA…
LACRIME DI SOFFERENZA
PIANGO DI DOLORE DALLA TUA DELUSIONE
CHE HAI DATO AL MIO CUORE.
CHE SI SENTE TRISTE E DELUSO E SCONVOLTO
DALL'AMORE FALSO CHE MI HAI DATO.
IN PASSATO CON TE MI SENTIVO ALLE STELLE
ERO FELICE, MA ORA MI RITROVO ALLE STALLE
CON TANTE SOFFERENZE ORA MI RITROVO SOLA
SENZA NESSUNO CHE MI AIUTA A NON ESSERE
ABBONDATA DA TUTTI, MA TI SBAGLI PERCHÉ
UN GIORNO RITROVERÒ IL MIO VERO
AMORE E RICOMINCERÒ DA ZERO.
Pagina 16 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014
L'ANGOLO DELLA POESIA
RIVEDO TE di Raffaella PALMIERI
In ogni verso rivedo te e il nostro amore.
Spero solo che il tempo
rimargini le ferite.
Il cuore mio soffre.
Dolce e amaro nel ricordo che va e viene
come un'altra luna abbandonata
in un prato di papaveri.
Non riuscirò a lasciarti andare via.
Mi hai dato tutto quello che cercavo.
Ora sono vuota
Artigli di ferro sopra il mio cuore
Sento che mi è stata strappata la gemma dell'anello
Non uno dei tanti
L'ho perso tra la moltitudine
grigia e finta dei miei giorni.
AMMORE PERDUTO di Totò - Antonio de Curtis Ammore perduto,
ì t’ero truvato,
nun aggio saputo
tenerte cu mme.
Ammore perduto
m’ha ditto stu core,
ca tard ha saputo
tu ch’ire pe mmè.
LL’AMMORE anonimo napoletano
Ll’Ammore è comme ‘o vine: te ‘mbriache doce
doce, chiane chiane. Nun te fa capì cchiù niente.
Te porte assaje luntane.
Ll’Ammore è comme ‘o zucchere cà miette dint”o
cafè. Te leve tutte l’amare. Te trase cò sapore
dinte ‘e vene e nun ne può fà cchiù almene.
Ll’Ammore ‘e comme ‘o ciore: culurate, prufu-
mate. E’ nà tempeste ca fà scurdà ‘o passate.
“La forza dell’amore” di Saffo
Scuote Amore il mio cuore
come il vento sul monte
si abbatte sulle querce.
Subito a me il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
non esce, e la lingua si spezza.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e gli occhi più non vedono
e rombano le orecchie.
Pagina 17 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014
POESIE DEL ….21 MARZO 2014
Giovanni BENINCASA (V AM) Redattore
Gianmarco DE LUCIA (V BT) Redattore
Nicola AIEZZA (IV BEL) Redattore
Nicolamario DI ROBBIO (IV BEL) Redattore
Carmine BENINCASA (IV ACA) Redattore
Raffaella PALMIERI (IV CA) poesie
Carla PETRELLA (IV ACA) Redattore
Salvatore SGUEGLIA (III AMM) Redattore
Angelica CARAMIELLO (III BMM) Redattore
Mario J ZIPPO (III BMM) Redattore
Free lance:
Daniele VASTANO (3AM Grazzanise)
Girolamo PETRELLA e Maria RAIMONDO (3AM Grazzanise)
Antonio CARNIATO (IV AMM)
Giovanni CASAVECCHIA D'AMICO (III BMM)
Benedetto MEROLA (IV BEL)
Collaboratori:
Docenti di Materie letterarie
Prof. ssa Antonella POZZUOLI per la sede di Grazzanise
Grafici e Art Director:
Giovanni CASAVECCHIA D'AMICO (III BMM)
Benedetto MEROLA (IV BEL)
Giovanni BENINCASA (V AM)
Vincenzo VERRILLO (V AM)
Direttore responsabile:
Prof. ssa Angelina SGUEGLIA
Pagina 18 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014
LA REDAZIONE