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rapporto rinale riassuntivo del progetto wetlands i iper la Ggestione integrata di zone umide (2003-2005)
sviluppo sostenibilein aree umide
sviluppo sostenibilein zone umide
rapport finale riassuntivo del progetto wetlands iigestione integrata delle zone umide (seguito)
Co-finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR), Pro-
gramma INTERREG III B CADSES (2000-2006), progetto WETLANDS II
(rif. 2A024)
Prefazione | Stefano Danieli
Coordinatore del progetto e Direttore dell’Ente
Parco Regionale Veneto del Delta del Po (Italia) | 6
Introduzione generale | Stefan Moritz
Project Manager di wetlands ii : Il progetto wetlands ii ed una
strategia comprensiva per uno sviluppo sostenibile in aree umide | 8
1. Pianificazione partecipativa per un consenso maggiore:
Introduzione | 12
A. L'elaborazione del Piano di sviluppo Socio-Economico del
Parco Regionale Veneto del Delta del Po | 13
B. Due esempi di “buone prassi„ per la pianificazione partecipativa:
le esperienze di Torre Guaceto e di Ugento | 16
C. Il Piano di Gestione per il Parco Paesaggistico di Stobrawa in Opole | 23
2. Sviluppo sostenibile in zone umide:
certificazione della qualità e gestione ambientale
A. Il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione
di prodotti, servizi e sistemi di gestione in zone umide | 26
B. L'azione locale di Lésina: le condizioni di base per un sistema
di produzione e protezione integrato | 33
3. Monitoraggio ambientale:
dati obiettivi per decisioni obiettive:
Introduzione | 38
A. Il Piano di monitoraggio ambientale e “l’Indice per la valutazione
dell’integrità degli ecosistemi acquatici di transizione„:
fine (Fuzzy INdex of Ecosystem integrity) | 39
B. Biomonitoraggio sperimentale su specie marker (bivalvi) in un'area
campione del Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna | 43
C. Definizione sperimentale del valore economico e funzionale di una zona umida | 46
4. Comunicazione e sensibilizzazione: Come creare consenso
attraverso un programma organizzato di sensibilizzazione | 48
5. Caso esemplare: Un corso pilota di formazione per wetlands managers
ad Ugento (settembre 2005) | 53
6. Commenti finali | 58
Colophon | 60
indicesviluppo sostenibile in aree umide
1_6
Confrontare esperienze e mettere a frutto le conoscenze
delle persone per lavorare insieme per un futuro
migliore, è come scrivere uno spartito, accordare gli
strumenti di un’orchestra e suonare infine assieme
una musica che può rappresentare le nostre
aspirazioni e motivarci a continuare a migliorare
la nostra vita.
Con questa immagine cerco di raffigurare il senso
profondo del lavoro di un gruppo di persone – respons-
abili di enti parco, esperti e semplici collaboratori
degli stessi, spesso indispensabili – come quello del
progetto wetlands ii , che nell’arco degli anni dal
2003 al 2005 ha riempito di significato ciò che oggi
è un obbiettivo comunemente condiviso: la co-opera-
zione europea per porre le basi di un progetto comune
delle nostre società.
In questo progetto è certamente compreso tutto
il nostro patrimonio naturale e culturale che nel loro
piccolo i partners del progetto wetlands ii hanno
il compito di gestire e tale compito intendono gestire
in maniera equilibrata e ragionevole.
Un patrimonio fatto di “zone umide„: delta, fiumi e
laghi di millenaria storia naturale e centenaria storia
umana che hanno disegnato i nostri paesaggi, che noi
abbiamo a nostra volta contribuito a disegnare, e che
comprendono inevitabilmente la cultura, l’intelligen-
za e le esperienze delle persone che vi abitano.
Ecco perché “gestione integrata„ o “gestire in maniera
equilibrata„ significa coinvolgere le persone che
queste terre abitano, parlare con loro, definire intenti
comuni, fargli apprezzare il patrimonio di fronte alle
loro case e dargli la possibilità di vivere e guadagnare
con questo patrimonio, certamente senza lentamente
consumarlo, ma ricostruendolo e proteggendolo
assieme da minacce esterne.
Gli enti partner del progetto wetlands ii , grazie
al generoso contributo della Comunità Europea con
il programma interreg iii b cadses , dello Stato
Italiano e all'impegno di tutti i soggetti coinvolti,
credono di essere riusciti a realizzare importanti
passi in questa direzione. Le lezioni apprese da questo
progetto non saranno dimenticate presto. E il presente
rapporto finale ne sarà testimone.
L’Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po è
fiero di aver potuto svolgere il ruolo di coordinatore
di questo comune progetto, impegnandosi in questo
ruolo, anche per poter in futuro affrontare altre sfide
simili, definendo con esse la sua posizione in Europa,
al servizio del suo territorio e della sua identità.
prefazione
a cura di stefano danieliresponsabile del progetto e direttore dell’ente parcoregionale veneto del delta del po (Italia)
Foreword
By Stefano Danieli, project coordinator and directorof
the Veneto Regional Park Agency for
the Po Delta(Italy)
Comparing experiences and building on the know-
how of different people to work together for a better
future is like writing a musical score, like tuning
the different instruments of an orchestra and finally
all together playing a piece of music which represents
our aspirations and motivates us to continue to better
our lives.
With this image I hope to convey the deep meaning
of the work of a group of people – park managers,
experts and simple but often indispensable collabo-
rators of park agencies – such as the team involved
in the wetlands ii project. Over the brief time
span from 2003 to 2005, they have imbued with
significance what is today a shared objective: Euro-
pean cooperation to lay the foundations of a joint
project for our societies.
This project certainly embraces all our natural
and cultural heritage which, each for his own portion,
the wetlands ii partners are called upon to manage
and intend managing in a balanced, sustainable
manner.
A “wetland„ heritage including deltas, rivers and
lakes with a natural history going back thousands
of years and a human history going back centuries,
which have shaped our landscape, which we in our
turn have contributed to shape, and which perforce
include the culture, intelligence and experiences of
the people who live there. And that is why “integrated
management„ or “balanced management„ means
involving the people who live in these areas, speaking
with them, defining shared goals, bringing them to
appreciate the heritage outside their front door and
giving them the possibility to live and earn from this
heritage, certainly not by slowing consuming it, but
by reconstructing it and together protecting it from
external threats.
The partner agencies of the wetlands ii project,
thanks to the generous contribution of the European
Community under the interreg iii b cadses pro-
gramme and of the Italian State, plus the commitment
of all players involved, believe they have managed to
take important strides in this direction.
The lessons learnt from this project will not be easily
forgotten. And this final report bears witness to that.
The Veneto Regional Park Agency for the Po Delta
is proud to have had the opportunity to play its role as
coordinator of this common project, committing itself
fully in this role, something that will also enable it to
face up to similar challenges in the future, defining
through them its position in Europe, at the service of
its territory and its identity.
2a_7
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ministero sloveno per l’ambiente. Il progetto è stato
finanziato anche, in parte, dai fondi fesr nel quadro
dell’iniziativa comunitaria interreg ii , Programma
operativo interreg ii c cadses , nonché dal governo
italiano.
Nel corso del progetto sono state pianificate ed elabo-
rate linee guida e indicazioni di politica regionale, volte
alla protezione e al miglior sviluppo delle zone umide
delle regioni dei vari partner. Una modalità d’azione
in tal senso è stata individuata nella gestione integrata
delle zone umide, a partire da un’analisi della situazione
attuale e studiando quindi nuovi metodi per i vari
settori, come la pianificazione territoriale o la gestione
operativa effettuata dagli enti di gestione dei parchi. Alla
conclusione del progetto, i partner hanno potuto dimost-
rare con le loro azioni pilota a livello locale quali fossero
i potenziali dei nuovi metodi di pianificazione, comuni-
cazione, analisi e gestione operativa delle zone umide
messi in essere. Inoltre, essi hanno potuto delineare
le priorità future per un continuo miglioramento della
gestione integrata delle loro zone umide.
Per ulteriori informazioni e dettagli,
si rimanda al sito web:
www.regione.emilia-romagna.it/wetlands
Le zone umide, cioè i laghi, le lagune, i delta e i corsi dei
fiumi, oltre alle pianure alluvionali, le zone costiere ecc.,
sono ecosistemi fra i più sensibili e importanti – in
quanto là dove l’acqua e la terra si incontrano, troviamo
la culla di migliaia di diverse forme di vita – e attua-
mente, da un punto di vista sociopolitico e gestionale –
esse sono gli spazi naturali più controversi e
problematici in termini di salvaguardia e sviluppo.
In Europa, dalla fine del XIX secolo, l’estensione delle
zone umide si è ridotta del 50%.
I proprietari terrieri, gli agricoltori, i cacciatori, gli
enti di gestione delle acque e delle foreste, le comunità
locali timorose delle inondazioni, fra le altre cose, hanno
degli interessi nelle zone umide e sono normalmente
contrari alla loro tutela e allo sviluppo naturale, in
quanto cercano di limitare, ridurre, controllare,
arginare, sfruttare e trasformare le zone umide nel loro
interesse. Si dovrà quindi far “salire a bordo„ le parti in
causa per ottenere uno sviluppo bilanciato e sostenibile
e una possibile coesistenza fra l'uomo e le zone umide.
ContestoDal 1998 al 2001, con il coordinamento della Regione
Emilia-Romagna, assessorato all’ambiente e al paesag-
gio, Ufficio Parchi e Riserve regionali- è stato realizzato
il primo progetto wetlands , che ha visto la partecipa-
zione di altre tre regioni italiane (Veneto, Friuli-Venezia
Giulia e Puglia), del circondario tedesco Landkreis
Schönebeck, del voivodato di Opole (Polonia) e del
introduzione generale
Il progetto wetlands ii e una strategia generale perlo sviluppo sostenibile delle zone umide
di stefan moritz – project manager di wetlands ii area europa scrl (bologna, italia)
2a_9
___ PP5 : BIOS Associazione per la tutela del'ambiente nel
Parco paesaggistico di Stobrawa – Voivodato di Opole
(Polonia
___ PP6 : TEULEDA – Agenzia di sviluppo economico
locale di Skhoder (Albania)
Obiettivi ed azioniLo scopo principale del progetto wetlands ii è il
rafforzamento delle capacità degli enti preposti alla
gestione delle zone umide, fornendo loro strumenti e
know-how per l’adozione di norme di gestione integrata
che tengano conto delle popolazioni che vivono nelle
zone umide oltre che di uno sviluppo sostenibile
delle stesse.
In particolare, gli obiettivi e le azioni di wetlands ii
si incentrano su quanto segue:
___ elaborazione di piani di gestione e di investimento
a lungo termine per lo sviluppo socio-economico,
applicando metodi di pianificazione partecipata,
garantendo un maggior coordinamento fra i vari piani
e una migliore comunicazione degli obiettivi e dei
mezzi utilizzati al pubblico;
___ sostegno della certificazione d’origine e/o di sistemi
(ambientali) di qualità/gestione delle imprese che
operano e dei prodotti fabbricati nelle zone umide
(gdo , pdo , rmarchi regionali/locali che certificano
il rispetto della biodiversità delle zone umide, emas,
iso 9000 and 14000, ecoprofit , ecc.);
___ verifica e realizzazione di metodi innovativi e più
efficienti per il monitoraggio ambientale delle zone
umide;
___ preparazione e realizzazione di strategie, metodi
Partendo dai risultati di questo primo progetto
wetlands e dalle indicazioni contenute nella
relazione finale sulla gestione integrata delle
zone umide , nel marzo 2002 si è riunito un gruppo di
partner provenienti dalle aree del precedente progetto,
questa volta composto principalmente da enti di gestione
delle zone umide, per aree quali il Delta del Po, le zone
umide della fascia costiera della Puglia, il paesaggio
fluviale del medio Elba, il fiume Stobrawa – un’affluente
dell’Oder nella regione di Opole, Polonia, e il lago
Shkoder nel nord dell’Albania, ai confini
con il Montenegro.
Questo nuovo gruppo di partner ha quindi presentato
un progetto di follow-up nel luglio 2002, allo scopo di
realizzare alcune delle proposte e delle indicazioni
emerse nel corso del primo progetto. Questo nuovo
progetto è stato preso in considerazione per un finanzia-
mento parziale nel quadro di interreg iii b cadses
alla fine del gennaio 2003, come uno dei progetti
maggiormente raccomandati fra quelli di questo primo
invito a presentare proposte lanciato dal programma.
I Partner di wetlands ii___ PP1: Capofila: Amministrazione del Parco regionale
del Delta del Po, Regione Veneto (Italia)
___ PP2 : Regione Puglia, in cooperazione con tre partner
locali: il Comune di Lesina, la Riserva marina di Torre
Guaceto e il comune di Ugento (Italia)
___ PP3 : Riserva di biosfera dell’UNESCO
“Paesaggio fluviale dell’Elba centrale„ – Sassonia-
Anhalt (Germania)
___ PP4 : Parco regionale del Delta del Po, Regione Emilia-
Romagna (Italia)
Giardino di Dessau-Wörlitz
2a_10
volte in Veneto e nel corso di una visita di studio presso
lo stagno di Cabras, in Sardegna.
E’ importante precisare che questa cooperazione ha
contribuito all’intensificarsi delle relazioni fra gli
organismi partner: la cooperazione interregionale, oltre
a un sempre crescente coordinamento fra i due Parchi
regionali del Delta del Po è stata ulteriormente svilup-
pata e – di conseguenza – entrambi hanno presentato
nuove proposte di progetto o partecipato a progetti quali
deltaplan (interreg iii c east , non approvato per
mancanza di fondi) o hanno avanzato la proposta
parkscape (interreg iii b cadses , quarto bando, in
fase di valutazione), capofila di progetto il partner
sloveno Parco paesaggistico della salina di Secovlje,
definito a seguito dei lavori preliminari effettuati nel
corso del progetto wetlands i , col sostegno del minis-
tero dell’Ambiente sloveno che a suo tempo aveva parte-
cipato al primo progetto in qualità di osservatore. A
questa proposta di progetto partecipano anche la Riserva
tedesca di biosfera “Parco paesaggistico dell’Elba
Centrale„ e l’agenzia albanese di Shkoder teuleda ,
e questa volta vede anche la partecipazione dell’altro
versante del lago Shkodra, con il Parco nazionale
del lago Skadar, Montenegro.
Anche la riserva marina di Torre Guaceto, in Puglia,
ha presentato un progetto in partnership con teuleda ,
nel quadro di interreg iii a Italia-Albania, oltre ad
altre proposte di progetto fra Emilia-Romagna, Veneto,
Puglia e Albania in fase di preparazione per interreg
iii a Regioni adriatiche italiane – Paesi dell’adriatico
orientale.
Sviluppo sostenibileQuesta relazione non pretende di presentare tutte le
azioni e i risultati del progetto wetlands ii , ma vuole
e strumenti di comunicazione, sensibilizzazione
e informazione;
___ definizione e disseminazione di principi, strategie,
metodi e tecniche di pianificazione partecipata e di
gestione per uno sviluppo sostenibile delle zone
umide.
Il progetto wetlands ii ha avuto una durata di tre anni
(febbraio 2003 – dicembre 2005) e il suo bilancio totale
è stato di _ 1.893.000, di cui _ 1.000.000 provenienti dai
fondi fesr , _ 784.000 dai fondi nazionali italiani (Fondo
di rotazione ex-lege 183) per i partner italiani e _ 80.000
di fondi regionali per il Land Sassonia-Anhalt relativa-
mente al partner tedesco.
Cooperazione transnazionaleLa cooperazione interregionale o transnazionale è stata
certamente uno degli aspetti metodologici più impor-
tanti del progetto wetlands ii , ampiamente condiviso e
apprezzato dai partner. Non si potrà valutare mai
abbastanza la possibilità di evadere dalla routine del
lavoro di ogni giorno, di incontrare professionisti esperti
nello stesso settore d’attività ma provenienti da altre
regioni e altri paesi, confrontare le proprie esperienze
con quelle altrui, discutere problematiche e soluzioni
e trovare alleati per progetti e proposte.
Durante il progetto, i partner si sono incontrati in
dieci occasioni, hanno organizzato seminari, workshops
o riunioni del Comitato di pilotaggio, partecipando a due
visite di studio presso il partner polacco e quello
albanese. I partner italiani hanno quindi partecipato
insieme a tre fiere “Mediterre„ dedicate ai parchi e alle
aree protette della zona del Mediterraneo. Inoltre, il
gruppo interregionale italo-albanese di studio sulla
certificazione (cfr. capitolo 2.a) si è riunito altre due
Aree golenali del fiume Havel
2a_11
introduzione generale il progetto wetlands ii ed una strategia comprensiva per uno sviluppo sostenibile in aree umide
e migliori pratiche per lo sviluppo sostenibile delle zone
umide.
I prossimi capitoli riassumeranno le esperienze nella
pianificazione partecipata in Veneto, Puglia e nel voivo-
dato di Opole (pp1 , pp2 , pp5), quindi il lavoro del gruppo
di studio interregionale sulla certificazione e l’esperien-
za specifica del comune di Lesina (pp1 , pp2 , pp4 , pp5);
a seguire si presentano le sintesi dei tre studi sul
monitoraggio ambientale e la definizione del valore
economico di una zona umida (pp4), quindi vengono
illustrati i risultati delle maggiori attività di sensibilizza-
zione condotte dal pp3 e infine viene proposta una
sintesi del corso di formazione pilota organizzato da pp2 ,
con la partecipazione dei rappresentanti di quasi tutti
i partner. Infine, si cercherà di definire i risultati più
importanti da riconoscere e tutelare per il futuro.
Tuttavia, ci preme sottolineare che anche il pp4 ha
lavorato con successo nel settore della pianificazione del
territorio partecipata, pp1 e pp2 hanno inoltre investito
sulla comunicazione, mentre anche pp6 , che non viene
rappresentato in modo particolare in questa relazione,
ha profuso notevoli sforzi nell’opera di sensibilizzazione
e per trasferire il know-how per un futuro sviluppo
sostenibile dell’area. Uno dei migliori risultati infatti è
stato ottenuto in Albania: nel novembre 2005, il lago
Shkodra, il fiume Buna-Bojana e lo stagno Velipoja, che
rappresentano la zona umida più importante della
regione di Shkoder, sono stati dichiarati dal governo
albanese zone protette della categoria IV dell’iucn (In-
ternational Union for the Conservation of Nature).
Per maggiori informazioni e documentazione in italiano
e tedesco, vi invitiamo a visitare il sito web del progetto:
www.wetlandsmanagement.org
incentrarsi sulle azioni e le esperienze ritenute di
maggior valore e più significative che circoscrivono le
“migliori pratiche„ per uno sviluppo sostenibile delle
zone umide protette e che si possono ottenere grazie
al ricorso a pratiche di gestione integrata.
Spesso, troppo spesso si utilizza il termine “sosten-
ibile„, a volte con un senso inappropriato o inadeguato.
Non tutto ciò che si definisce “sostenibile„ lo è effettiva-
mente. Non tutto ciò che è buono per l'uomo lo è anche
per l'ambiente, e certamente l'intenzione del Vertice di
Rio non era solo quella di definire un approccio allo
sviluppo che fosse più democratico, ma anche più ecolo-
gico, o migliore: esso ha inteso come tutto ciò che è
“sostenibile„ quanto considera e include le persone
in un processo democratico delle politiche di sviluppo,
eppure la linea di base o il limite generale di questo
sviluppo dovrebbe sempre essere la salvaguardia delle
risorse naturali ed ambientali esistenti a favore delle
generazioni future.
I partner di wetlands ii considerano in tal senso le
loro esperienze un buon contributo allo sviluppo sosteni-
bile, in particolare per quanto concerne i loro sforzi a
favore della pianificazione partecipata, della certifica-
zione di produzioni e servizi ecocompatibili e la sensibi-
lizzazione e formazione. In tutti questi ambiti, i partner
hanno imparato le modalità di coinvolgimento e respon-
sabilizzazione dei residenti locali e come definire le
strategie e le norme condivise per la tutela o l’utilizzo
sostenibile delle risorse naturali, oltre ai modi per
attuare tali azioni secondo un'ottica sostenibile.
In definitiva, sostenibilità significa anche sostenibilità
finanziaria, che nel caso dei metodi di monitoraggio am-
bientale testati (cfr. capitolo 3) ha dimostrato di essere
maggiormente fattibile per le amministrazioni che
gestiscono i parchi, se si vuole razionalizzare le attività e
concentrarsi su pochi ma significativi studi e avere i dati
necessari per adottare le decisioni necessarie in materia
di gestione.
Pertanto – per quanto lo scopo principale del progetto
fosse incentrato sulle attività di gestione integrata e sul
rafforzamento delle capacità – il risultato di maggior
rilevanza per il pubblico è quello del progresso compiuto
verso uno sviluppo sostenibile delle zone umide.
Presentazione della relazioneConsiderato lo scopo della relazione, nelle pagine che
seguono si potrà avere una maggiore informazione sulle
attività di progetto condotte dai partner di wetlands ii .
Non abbiamo incluso nella relazione tutte le azioni
svolte, cercando di soffermarci invece su quelle che ci
sono parse più esemplari per i singoli gruppi d’azioni,
come detto prima, e più rilevanti in termini di contributi
1_12
Con riferimento a questo gruppo di attività, i due
Parchi regionali del Delta del Po, i due partner locali
dell’Amministrazione regionale della Puglia, l’Area
marina protetta di Torre Guaceto e il Comune di
Ugento, insieme con il partner polacco, si sono
concentrati sull’elaborazione dei piani di gestione e
sullo sviluppo socioeconomico a lungo termine, fattori
di particolare importanza per garantire una gestione
integrata ben strutturata. Tutti i partner partecipanti
hanno utilizzato metodi di pianificazione partecipata
al fine di coinvolgere gli abitanti del posto e le parti in
causa in un processo comune di consultazione. In-
oltre, i loro sforzi erano rivolti a garantire un maggior
coordinamento fra i vari piani e una migliore comuni-
cazione dei propri obiettivi e mezzi al pubblico locale.
Tali procedure di pianificazione, normalmente,
richiedono molto tempo, in particolare laddove esse
vengono condotte con la partecipazione degli attori
chiave e dei gruppi di parti interessate, quando non
richiedono un tempo anche maggiore nel caso in cui
l’area coinvolta nell’azione sia molto estesa. Eppure,
i partner hanno deciso che solo in questo modo avreb-
bero potuto creare il consenso minimo necessario per
un’attuazione dei piani più focalizzata e di successo,
che altrimenti rischiava di essere utile solo in parte
alla gestione di una zona umida protetta.
Si riportano nella presente relazione le esperienze
più significative, che sono state:
___ quella del Capofila, dove un metodo di pianifica-
zione molto professionale è stato combinato con
elementi partecipativi del tutto nuovi per la regione
interessata;
___ le esperienze di Torre Guaceto e Ugento, in partico-
lare per le fasi di pianificazione partecipata, che
sono state realizzate con successo con una metodo-
logia ben testata ed efficiente come l’eaws, che ha
permesso di rivolgersi direttamente agli abitanti
delle zone interessate;
___ oltre a queste, la procedura di pianificazione del
partner polacco, che durante l’elaborazione tecnico-
scientifica del piano di gestione del Parco paesaggi-
stico Stobrawa del voivodato di Opole ha appreso
quanto sia e dovrebbe essere importante l’approccio
partecipativo proposto e scambiato con altri partner.
L’elaborazione di un piano di sviluppo socioeconomico
nel parco del Delta del Po, in Emilia-Romagna per la
zona di Volano-Mesola-Goro ha riportato egualmente
notevole successo, ma si è concluso soltanto nell’ulti-
missima fase del progetto, a causa della contempora-
nea elaborazione di un Piano regolatore relativo alla
fascia costiera della zona del parco, che ha imposto un
rinvio dell’attuazione del piano di sviluppo. In tal
modo, il parco del Delta del Po (Emilia-Romagna) può
fare affidamento su due strumenti di pianificazione
e gestione molto importanti per una futura gestione
integrata di quella parte del delta del Po.
wetlands ii dimostra che i metodi di pianificazione
partecipata contribuiscono alla crescita culturale
della popolazione e rendono più facile la gestione
politica di un’area, suggerendo a tutti i gestori delle
zone umide di non aver paura delle persone, invitan-
doli invece a incontrare le persone ed a trovare
modalità comuni di sviluppo equilibrato e sostenibile
per l’uomo e per la natura nelle zone interessate.
1. pianificazione partecipata per un maggior consenso
Introduzione
La proceduraL’incarico per la creazione del Piano Pluriennale Econo-
mico Sociale è stato assegnato alla stessa azienda che
aveva precedentemente elaborato il Piano Ambientale
del Parco. Il processo è cominciato nel 2003 con la
raccolta e l’analisi dei dati e della letteratura necessari
per disegnare il quadro analitico riferito alla comunità
ed all’economia dell’area del Delta del Po Veneto.
La prima bozza del Piano Socio Economico Plurienna-
le è stato consegnato a dicembre del 2004, alla fine di un
processo di pianificazione partecipativa, dove con un’in-
dagine di opinione e durante vari workshops con i grup-
pi d’interesse locali, che hanno avuto luogo nel periodo
tra settembre e novembre del 2004, sono stati definiti gli
elementi base per questo piano.
Circa 50 persone hanno partecipato alle riunioni orga-
nizzate dall’amministrazione del Parco Veneto del Delta
del Po, rappresentando più di 30 entità di gruppi d’inter-
esse, includendo municipalità ed associazioni di catego-
ria, associazioni ambientali ed associazioni di caccia e
pesca.
In particolare, una riunione è stata tenuta ad Albarel-
la, durante il seminario dei partners del progetto
wetlands ii sulla pianificazione partecipata, a settem-
bre del 2004. In questo seminario ogni partner del
progetto wetlands ii ha dimostrato le sue esperienze
di pianificazione e in tale modo i gruppi d’interesse
locali hanno imparato come tali questioni vengono
trattate e discusse a livello nazionale ed internazionale.
Più di 30 persone hanno partecipato a questo seminario,
rappresentando sui 20 gruppi di interesse locali
(Municipalità ed Associazioni di Categoria).
Un’altra riunione era successivamente organizzata
a metà novembre a Rosolina includendo rappresentanti
delle amministrazioni locali, delle associazioni di
categoria, delle associazioni ambientali e delle associa-
zioni di caccia e pesca. In questa riunione è stato sommi-
nistrato un questionario ai partecipanti ed è stata
spiegata la sua compilazione. Con i dati raccolti il parco
ha ottenuto informazioni per fare il passo più importante
nell’elaborazione del piano per lo sviluppo sostenibile.
In questa riunione hanno partecipato attorno alle 40 per-
sone, rappresentando più di 30 enti di vari gruppi
d’interesse.
Dopo 8 giorni si è tenuta una seconda riunione a
San Basilio, con gli stessi attori chiave invitati. In questo
workshop, i partecipanti erano divisi in tre gruppi
lavorando sulle stesse questioni. Ciascun gruppo è stato
seguito da un moderatore che conduceva la discussione
dove ogni partecipante ha spiegato agli altri le sue idee
sullo sviluppo e sulle questioni ambientali. Tutte le
questioni che sono state discusse tra i partecipanti sono
state raccolte per la definizione finale del piano per lo
sviluppo sostenibile. A questo ultimo workshop hanno
partecipato approssimativamente 30 persone.
In dicembre 2004 è stata prodotta la bozza del
rapporto finale del piano per lo sviluppo sostenibile
pluriennale che contiene le indicazioni per investimenti,
ottenuti dalle informazioni raccolte durante le riunioni
descritte precedentemente.
All'inizio del 2005 fu elaborata una versione finale
composta da tutti i documenti prodotti durante il 2004,
che tengono in considerazione tutte le indicazioni
raccolte durante i workshop con i gruppi d’interesse.
A causa di ragioni politiche, connesse alla fase di
rinnovo del Consiglio del Parco Veneto del Delta del Po
(dovuto alle elezioni amministrative locali), la decisione
finale sul piano è stata sospesa. Il Consiglio, a termine,
ha certificato la corretta consegna del piano da parte
dell’impresa incaricata ed ha posticipato la valutazione
tecnica e di contenuto all’insediarsi del futuro Consiglio
del Parco. Questo nuovo Consiglio sarà attivato non
appena verrà effettuata la nomina dei membri, secondo
la procedura consueta.
Segue una sintesi sui contenuti e le metodologie usate
per la produzione del Piano Socio Economico
Pluriennale.
Il PianoIl Piano Pluriennale Economico Sociale rappresenta,
nell’esperienza della gestione di Parchi naturali
nazionali e regionali, lo strumento di gestione dei Parchi
naturali che è molto appropriato per “la riduzione di
tensioni„, specialmente con le comunità locali combi-
nando gli obiettivi tradizionali di protezione della natura
e le funzioni tipiche degli Enti del Parco con degli
A. L’elaborazione del Piano di Sviluppo Socio-Economico delParco Regionale Veneto del Delta del Po
1a_13
Sulla base della disamina del quadro territoriale (con-
seguito attraverso l’analisi e la valutazione degli elementi
del Piano del Parco), il Piano Pluriennale Socio-Econo-
mico individua, per il breve-medio termine, le seguenti
finalità del Parco (corrispondenti alle grandi aree
tematiche riferite alle risorse):
___ garantire la conservazione e la salvaguardia del patri-
monio ecologico e naturale, la biodiversità e la tutela
degli habitat naturali, anche attraverso l’incremento
ad hoc della naturalità;
___ tutelare il funzionamento del sistema idrografico
rappresentato dai suoi subsistemi naturale, dei canali,
delle valli e delle lagune;
___ tutelare e valorizzare il patrimonio storico architetto-
nico e culturale;
___ valorizzare le opportunità di sviluppo economico-
sostenibile delle comunità locali rappresentate dalle
attività: agro silvo pastorali, della itticoltura e mollu-
schicoltura, turistiche e sportive, diportistiche e della
navigazione, edilizie e infrastrutturali;
___ promuovere la fruizione sociale dell'ambiente e lo
sviluppo di percorsi di valorizzazione sostenibile,
mediante l'organizzazione e la qualificazione del
sistema delle connessioni e delle accessibilita’ veico-
lari e pedonali nonché la divulgazione, promozione,
educazione ambientale, formazione e sensibilizzazio-
ne verso nuove e inesplorate opportunità di sviluppo
sostenibile delle comunità locali.
Gli obiettivi di lungo termine sono stati individuati a
partire categorie di condizionamenti come la scarsa
informazione, il radicamento delle pratiche scarsa
obiettivi e funzioni economici ed istruttivi.
Il ppes (Piano Pluriennale Economico Sociale) è uno
strumento della pianificazione socio-economica che
punta in prima linea al miglioramento ambientale
nell'area del Parco Regionale Veneto del Delta del Po. Nel
complesso di questo obiettivo generale e dell'obiettivo di
creare una realtà economicamente sostenibile, il ppes
tenta di delineare due profili strategici con diverse
riproduzioni temporali:
___ uno di breve-medio termine (che riguarda un periodo di
quattro anni stabiliti dalla legge costitutiva), che con-
cerne principalmente l’esecuzione di quelle azioni
d'intervento considerate più urgenti con riferimento
alla protezione ambientale,
___ ed uno a lungo termine, che concerne lo sviluppo di
un’utile sinergia tra le attività economiche, che sono
considerate risorse attinenti all'area e al sistema
ambientale del Delta.
In base a questo obiettivo è importante sviluppare,
soprattutto per quanto riguarda gli attori privati, una
visione del parco come una risorsa economica, in grado
di rispettare le regole di fattibilità tipiche del interesse
privato (ovvero le regole relative alla capacità di
produrre margini di profitto che sono considerati econo-
micamente convenienti). A lungo termine questa visione
potrebbe garantire anche un’auto-sostenibilità
economico-finanziaria del parco e per ottenere questo
è necessario cominciare, già nei prossimi 4 anni, una
lunga attività di pianificazione tra gli enti istituzionali
statali e gli attori privati che ci operano o che sono
potenzialmente interessati ad operarci.
Il Giardino botanico a Rosolina Mare Workshop sul piano di sviluppo socio-economico
1a_14
1a_15
1. | pianificazione partecipata per un maggior consenso a. l'elaborazione del piano di sviluppo socio-economico del parco regionale veneto del delta del po
dell’ambiente, tra produzione ed uso delle risorse
naturali.
L’attuazione del Piano Pluriennale deve essere accom-
pagnata da un processo di valutazione in itinere
a conclusione degli interventi, al fine di valutare
l’efficacia delle azioni condotte in termini di:
a. capacità di attrarre risorse finanziare,
b. tutela delle identità locali,
c. riduzione della pressione ambientale sull’area,
d. incremento delle relazioni con gli attori coinvolti
e. incremento dell’efficienza di connessione del area
deltizia al suo interno e con la più ampia rete
ecologica che caratterizza l’area orientale veneto-
romagnola
A partire da queste macrocategorie di criteri saranno
messi a punto opportuni indicatori di performance, che
descrivano la capacità di ciascun progetto di incidere nel
lungo periodo e nel medio-breve periodo.
Al fine di fornire all’Ente Parco uno strumento meto-
dologico per la valutazione on-going si fa riferimento al
Logical Framework Approach (Rif: eu Sixtieth Frame-
work Program): ogni azione viene monitorata in
funzione della capacità di perseguimento degli obiettivi
di breve-medio e lungo periodo, in funzione di fattori
esterni e interni condizionanti l’efficacia e l’efficienza
del progetto.
collaborazione fra soggetti pubblici e privati nonché la
scarsa redditività economica delle attività attualmente
presenti sul territorio del parco. I tre obiettivi
individuati sono:
Obiettivo I:
costruire una visione del parco che sia di riferimento per
gli attori stessi
Obiettivo II:
introdurre pratiche e attività innovative
Obiettivo III:
favorire il coordinamento tra Enti.
Il quadro degli obiettivi delineato nel capitolo II già
avvia la distinzione fra interventi di lungo periodo e
interventi di breve-medio periodo. Nel seguito, i primi
sono definiti azioni strutturanti al fine di sottolineare il
loro orientamento verso cambiamenti radicali e di lungo
periodo delle forme organizzative e cognitive del territo-
rio e dei suoi attori; i secondi sono definiti interventi
singolari e sono maggiormente orientati a questioni
pratiche di gestione/manutenzione del territorio e
a cambiamenti introducibili nel breve-medio periodo.
Il ppes , infatti, è pensato e progettato come uno
strumento di gestione del Parco Naturale che compensa,
con interventi di sostegno allo sviluppo, il sistema di
regole e di vincoli necessario a garantire la protezione
del patrimonio ecologico e naturale dell’area.
L’Ente Parco nella definizione e attuazione del ppes
assume una “dimensione imprenditoriale„ e si fa promo-
tore dello sviluppo economico sostenibile dell’area
protetta, e cioè di uno sviluppo che sappia assicurare
coerenza tra modello di crescita economica e protezione
1 | Seminario transnazionale sulla pianificazione
territoriale ad Albarella
2 | Visita al Giardino Botanico di Rosolina Mare
Workshop di pianificazione a San Basilio
1b_16
i rappresentanti delle imprese turistiche, delle asso-
ciazioni ambientaliste, tecnici e imprenditori agricoli;
b. viaggio di studio presso il Parco nazionale del
Gargano: nel corso del fine settimana del 1-2 febbraio
2004 è stata organizzata un’escursione al Parco nazio-
nale del Gargano, che ha visto la partecipazione di
circa 50 operatori economici, per informarli dei
benefici e dei costi che comporta vivere e operare
come imprenditori in un’area protetta;
c. incontri pubblici: il 22 febbraio 2004 si è tenuta una
riunione pubblica per illustrare agli imprenditori agri-
coli un progetto di regolamento delle attività agricole
nella riserva e consentire loro di presentare eventuali
suggerimenti e miglioramenti;
d. workshop easw del 27 febbraio 2004.
Viaggio di studio presso il Parco nazionaledel Gargano
Il Parco nazionale del Gargano è stato istituito nel 1991;
l’ente gestore ha una notevole esperienza per quanto
concerne la gestione delle aree protette, le relazioni con
le parti interessate, in particolare con i settori agricolo
e turistico. Inoltre, anche questo parco si trova sul
territorio pugliese.
Per queste peculiarità la scelta per l’escursione è
caduta sul Parco del Gargano: infatti, le caratteristiche
climatiche e culturali sono molto simili a quelle della
zona protetta di Torre Guaceto, per quanto essa presenti
tipologie diverse di attività agricole e zootecniche.
Le aziende agricole che si trovano nell’area di Torre
Guaceto hanno dimensioni più ridotte, a seguito della
riforma fondiaria, con superfici coltivate che, in media,
vanno dai 4 agli 8 ettari per azienda.
Gli scopi dell’attività sono stati i seguenti:
___ portare gli operatori economici della zona di Torre
Guaceto in visita in un parco già consolidato affinché
potessero mettere a confronto costi e benefici deri-
vanti dal fatto di operare all’interno di una zona parco;
___ creare relazioni fra gli operatori economici dell’area
protetta e i tecnici della riserva di Torre Guaceto, allo
scopo di avviare o migliorare la collaborazione fra
di essi.
Torre GuacetoL’area marina protetta di Torre Guaceto, a nord di
Brindisi, è una riserva marina nazionale, gestita da un
consorzio locale composto dai due comuni di Brindisi e
Carovigno e dal wwf , che ha avviato nel 2000 l’attività
di gestione della riserva, in precedenza sotto la supervi-
sione della Guardia costiera. L’area marina è stata
istituita dal governo italiano nel 1991 e si estende –
insieme con una Riserva naturale statale su circa 3.200
ha, che comprendono il mar Adriatico e il territorio
costiero.
Allo scopo di elaborare un modello di sviluppo condi-
viso che garantisca l’elevazione del livello dell’economia
locale senza compromettere il patrimonio naturalistico,
la riserva, che ha preso parte al progetto wetlands ii
tramite il coinvolgimento dell’Amministrazione
regionale della Puglia, ha deciso di organizzare, nel
2003, un laboratorio di simulazione per l’applicazione
della metodologia dell’European Awareness and
Scenario Workshop (easw) per la pianificazione parte-
cipata, coinvolgendo le principali parti interessate.
Questa metodologia consente di promuovere la
partecipazione dei residenti e degli attori economici che
vivono o operano in prossimità della riserva, incen-
trando tale attenzione su argomenti quali lo sviluppo
socioeconomico e ambientale della riserva, ricca di
risorse naturali e di potenzialità, al fine di raccogliere
la sfida della sostenibilità ecologica.
La fase di pianificazione partecipata parte dall’ipotesi
che tutti i cittadini sono degli esperti, in quanto vivono
e lavorano su un dato territorio, conoscono sia le sue
potenzialità sia gli eventuali ostacoli al cambiamento;
inoltre, se coinvolti nel processo decisionale, essi hanno
l’opportunità di modificare i loro comportamenti, garan-
tendo la buona riuscita delle azioni e la qualità dei
risultati per qualsiasi tipo di procedura di pianificazione
e di gestione.
L’intera azione è stata organizzata su quattro fasi, allo
scopo di preparare, coinvolgere e informare il maggior
numero possibile di parti interessate alle attività della
riserva:
a. incontri pubblici: il 18 dicembre 2003, si è tenuta una
prima riunione pubblica per definire quali fossero le
parti in causa e informare sugli scopi e sulle azioni
di wetlands ii . Alla riunione hanno partecipato
B. Due esempi di “migliori pratiche„ di pianificazione parteci-pata: le esperienze di Torre Guaceto e Ugento
1b_17
1. | pianificazione partecipata per un maggior consenso b. due esempi di “buone prassi„ per la pianificazione partecipativa: le esperienze di torre guaceto e di ugento
da parte di chi e con quali risorse„. In tal modo, i vari
gruppi di lavoro hanno elaborato 25 idee d’azione.
Nel corso della plenaria sono state votate le cinque
migliori idee in ordine di priorità e sulla base del miglior
grado di fattibilità, che sono state quindi proposte dai
cittadini ai governi locali e all’organismo di gestione
della Riserva.
La metodologia adottata aveva lo scopo di porre le basi
per un consenso partecipato sul programma di sviluppo
locale.
Attivita’ die gruppi di lavoro: elaborazione della “visione„
Di seguito alcuni esempi delle idee che fanno parte della
visione generale per uno sviluppo positivo dell’area:
___ stage di formazione per giovani imprenditori agricoli
e turistici
___ introduzione di specie e varietà autoctone
___ raccolta differenziata e gestione dei rifiuti, recupero
dei rifiuti agricoli e delle potature d’ulivo
___ promozione dell’uso di energie alternative (solare,
termica, fotovoltaica)
___ servizi turistici: creazione di cooperative di giovani
imprenditori per il trasporto sostenibile
___ miglioramento dei servizi della zona: ufficio postale,
farmacia, guardia medica, polizia, attività
commerciali, trasporti su gomma, ecc.
___ miglioramento della rete di approvvigionamento
idrico, recupero delle acque piovane, miglioramento
dei sistemi di depurazione delle acque destinate
all'irrigazione (riduzione della salinità dell’acqua) per
contenere lo sfruttamento delle falde sotterranee.
___ informazioni e assistenza tecnica per i residenti
e i proprietari terrieri.
___ Pianificazione partecipata e impegno da parte di
amministratori e cittadini, di svolgere le attività
pianificate condivise.
Descrizione e risultatiDurante l’escursione, sono stati consegnati ai parteci-
panti i seguenti documenti:
___ il programma del workshop;
___ una breve presentazione del progetto wetlands ii ,
già fornito ai partecipanti durante l’incontro
del 18 dicembre 2003;
___ opuscoli del Parco nazionale del Gargano e delle
aziende agricole oggetto di visita nel corso
dell'escursione.
L’escursione ha permesso di raggiungere gli obiettivi
fissati precedentemente: i partecipanti alla visita hanno
parlato direttamente con i colleghi del Gargano,
trovando risposta a tutte le loro perplessità; essi hanno
assimilato le informazioni fornite loro (sui prodotti, le
modalità di accoglienza, i collegamenti fra la cultura
locale e le produzioni tipiche, ecc.).
Inoltre, nel corso del viaggio di ritorno, il coordinatore
del progetto ha raccolto commenti molto interessanti,
oltre ad ottenere dai visitatori la disponibilità a parteci-
pare al workshop del 27 febbraio 2004.
I partecipanti hanno espresso la loro intenzione di
riunirsi in associazione per condividere le scelte e le
strategie con il consorzio di gestione di Torre Guaceto.
La presenza di un’associazione di imprenditori
agricoli consente inoltre al consorzio di avere un singolo
referente nel dialogo per la definizione delle politiche
di sviluppo legate alla riserva di Torre Guaceto.
Workshop easw del 27 febbraio 2004La partecipazione al forum easw è stata estesa a tutte le
parti interessate: giovani under 25, associazioni locali,
l’Istituto tecnico agrario di Ostuni, i comuni, gli impren-
ditori agricoli, le imprese turistiche, ecc.
Il workshop è stato organizzato con sessioni plenarie
e gruppi di lavoro, usando la metodologia dei giochi
di ruolo.
L’obiettivo delle attività era quello di caratterizzare,
relativamente all’argomento assegnato, “Cosa fare,
Un albero di ginepro vecchio
di 500 anni a Torre Guaceto
Le cinque idee più votate
Idea n°1 Recupero e miglioramento dei servizi
Idea n°2 Formazione e stage per i giovani imprenditori
Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse
Recupero e miglioramento dei servizi dibase per i residenti, i proprietari terrierie i visitatori
Stazione dei treni, ufficio postale, farmacia;
Carabinieri; attività commerciali, ecc.
Il Comune
Ente gestore dellariserva
Cittadini e aziendeprivate
Lo Stato
Fondi comunali
Fondi regionali
Programmi nazio-nali
Fondi privati
Fattibilità completa
Lungo, medio termine
Maggiori investimenti, prevalentementepubblici
Impatto ambientale limitato o buono
Buoni fattori occupazionali
Durata: non definita
L’idea si incentra sul recupero e il miglioramento dei servizi essenziali dell’area per
i residenti e i turisti, con la riapertura della stazione ferroviaria, l’attivazione
di un ufficio postale, l’apertura di una stazione di polizia, di una farmacia ecc.
Essa propone di migliorare la qualità della vita di coloro che risiedono nella zona
e di chi decide di trascorrervi le vacanze; essa potrebbe, inoltre, garantire maggior
sicurezza ai cittadini che subiscono la piaga della criminalità nella zona.
Naturalmente, tutto ciò porterebbe con sé un aumento dell’occupazione ed effetti
positivi per il turismo.
Formazione e stage a sostegno dei giovani imprenditori agricoli e turistici
Scuole
Ente gestore dellariserva
Esperti
Programma regionale dell’UEobiettivo 3
Lo Stato
Fondi privati
Facile da realizzare
Investimento pubblico
Occupazione nel settore della formazione
Nessuno o scarso impatto ambientale
Progetto su svariati anni
Questa idea si basa sull’organizzazione di corsi di formazione e stage pratici per
giovani imprenditori al fine di migliorare le competenze tecniche nei settori
del turismo e dell’agricoltura.
Questa attività consente di preservare le tradizioni locali e trasferire le conoscenze
necessarie e le informazioni all’imprenditoria agricola e turistica.
La necessità di questo progetto parte dall’esigenza di personale qualificato che operi
in modo competente nei settori del turismo e dell’agricoltura nell'area della riserva
di Torre Guaceto.
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Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse
1. | pianificazione partecipata per un maggior consenso b. due esempi di “buone prassi„ per la pianificazione partecipativa: le esperienze di torre guaceto e di ugento
Idea n°3 Spiaggia dei giochi per bambini nella baia di Penna Grossa
Idea n°4 Investimenti nel settore del turismo: recupero di edifici rurali
Spiaggia attrezzata con giochi per bambini in una piccola baia da destinare all’uso esclusivo dei bambini
Assistenti, bagnini, dipendenti dell’ente di gestione della riserva
Quota versata daigenitori
Rispetta appieno i criteri di valutazione
La spiaggia attrezzata con giochi per bambini è simile al concetto delle vecchie colonie
estive esistenti un tempo nel paese di Serranova che, fra le altre cose, avevano lo scopo
di creare un senso di indipendenza ed autonomia nei bambini fra i sei e i dodici anni.
I genitori in vacanza vorrebbero poter avere a disposizione alcune ore al giorno
in cui occuparsi di se stessi in un’atmosfera rilassante e selvaggia come quella della
spiaggia e del mare di Torre Guaceto. I bambini verrebbero seguiti da assistenti profes-
sionali. Oltre al piacere di trascorrere del tempo con i loro coetanei in mezzo alla
natura, i bambini potrebbero acquisire maggiore autonomia.
La piccola spiaggia di Penna Grossa ha tutte le strutture che la rendono ottimale
per realizzare l’idea.
Raccolta dell’offerta/domanda di opportunità di alloggio e certificazionedella qualità dei servizi turistici offerti
Recupero di edifici rurali come case rustiche compatibili
Ampliamento della zona protetta
Consorzio privatodei proprietari,
enti pubblici
Programmi europei, partnership pubblico-privato
Miglioria del paesaggio e recupero del patrimonio architettonico
Reddito supplementare per i proprietari
Miglioramento dei servizi turistici
Aumento del turismo
L’idea aveva lo scopo di recuperare il patrimonio immobiliare rurale per destinarlo alle
attività turistiche. La prima azione da intraprendere, sarà quella di effettuare la rac-
colta e l’analisi, al fine di rispondere alla domanda di alloggi nella zona. E’ importante
attivare una certificazione di qualità del servizio perché l’offerta risulti più omogenea
e interessante. Il progetto, pertanto, mira a migliorare la qualità del paesaggio. Gli
ostacoli rilevati sono: la mancanza di informazione, di comunicazione e le risorse
finanziarie limitate.
1b_19
Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse
Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse
1b_20
di un maggior numero di istituzioni, in primo luogo
gli enti locali.
UgentoWorkshop easw per la definizione degli obiettivi del pi-
ano di sviluppo socioeconomico dell’area del bacino di
Ugento
Il bacino di Ugento, situato sulla costa ionica della
provincia di Lecce, è composto da 9 piccoli bacini
artificiali costruiti durante i lavori di bonifica della zona
eseguiti negli anni ’30, con alcuni interessanti habitat
protetti ai sensi della direttiva cee “Habitat„. In realtà,
l’ente preposto alle misure di tutela dell’ambiente è il
comune di Ugento, che è stato invitato a partecipare a
wetlands ii dall’amministrazione regionale della
Puglia per l’elaborazione di un piano di sviluppo socio-
economico e la creazione di un centro di formazione per
lo sviluppo sostenibile nelle zone umide, dove i partner
di wetlands ii hanno organizzato, nel settembre 2005,
un corso di formazione pilota sulla gestione integrata
e il rafforzamento delle capacità (cfr. capitolo 5 della
presente relazione).
Idea n°5 Servizi integrati per lo sviluppo
RisultatiI risultati più importanti sono stati:
__ la consapevolezza di operare insieme per migliorare la
qualità della vita (in particolare nel paese di Serranova
e nelle zone rurali), migliorando i servizi di base;
__ il consenso ottenuto per un modello di sviluppo che
favorisce le risorse locali, nell’intento di promuovere
un turismo rurale, le attività compatibili in agricoltura
e nella zootecnia per la produzione di latticini, oltre
all’introduzione di elementi creativi e innovativi
(per es., la spiaggia attrezzata con giochi per bambini
di Penna Grossa).
La maggior parte dei partecipanti pensava che la
realizzazione dei progetti prioritari non comportasse
mutamenti radicali, anche se gli ostacoli da superare
non sono di poco conto, in primo luogo la mentalità
dei residenti (vale a dire: l’effettivo ostacolo culturale),
le lungaggini burocratiche e la mancanza di volontà
politica. Questo ostacolo culturale è stato in un certo
senso affrontato con la proposta di creare un notiziario
del parco.
Tutti e 5 i gruppi hanno sottolineato che le azioni
dovevano svolgersi a livello locale, con la partecipazione
Parco naturale
Nuovi servizi di trasporto e infrastrutture
Contratti di gestione con imprese start-up
Istituzione di un parco marino con guidee strutture adeguate
Museo multimediale e centro informazioni
Strade del vino e dell’olio
Ente gestore della riserva quale centro di servizio per la zona
Raccolta differenziata dei rifiuti
I Comuni
Gli operatori privati del settore
I residenti
Ente gestore dellariserva
Individual will
Public resources
New start-up enterprises
Private invest-ments
Advantages for tourism, young and unemployed people
Stimulation of Environmental consciousness
No or limited environmental impact
Promotion of typical food
Questa idea concerne la creazione di un parco naturale, l’introduzione di nuovi servizi
(nuovi mezzi di trasporto e nuove infrastrutture nel paese di Serranova), gestiti da
imprese start-up locali, l’istituzione di un museo multimediale e di un centro
informazioni, il miglioramento dei servizi della riserva di Torre Guaceto e lo sviluppo
di una raccolta differenziata dei rifiuti.
E’ un’idea importante, perché aiuta il turismo, i giovani e i disoccupati
e garantirebbe un futuro alla natura e alla protezione ambientale.
Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse
1b_21
1. | Pianificazione partecipata per un maggior consenso b. Due esempi di “buone prassi„ per la pianificazione partecipativa: le esperienze di Torre Guaceto e di Ugento
Proposta 3: Forum permanente
L’idea viene dall’osservazione della distanza esistente
fra la popolazione e le istituzioni, in particolare il
governo locale. E’ quindi necessario che la popolazione
partecipi attivamente a tutte le questioni sociali
e ambientali in cui essa è strettamente coinvolta.
Dalla partecipazione della cittadinanza dipendono:
__ l’operato dei politici;
__ le idee da condividere;
__ la pianificazione e la realizzazione degli obiettivi
di sviluppo,
al fine di compiere quanto necessario per superare la
mancanza di fiducia nelle istituzioni e nella politica.
Proposta 4: Recupero dei centri storici delle città e attività
di accoglienza
L’idea deriva dall’osservazione dell’eccessivo sviluppo
delle coste, che ha causato problemi a livello di ambiente
e di occupazione. E’ importante operare nell’entroterra,
tramite il recupero del centro storico della città, relativa-
mente esteso a Ugento.
L’idea comporta il restauro degli edifici esistenti con
l’uso di fondi privati, da incentivare, eventualmente,
con misure di defiscalizzazione ad hoc a livello locale e
tramite il sostegno tecnico da parte dell’amministrazione
locale (come il progetto urban ii a Lecce).
Tuttavia, la forte presenza delle istituzioni è
necessaria per compiere i lavori di urbanizzazione
pubblica secondaria necessari.
Inoltre, questa proposta comporta l’idea di sviluppo di
un turismo storico, religioso e ambientale, con strutture
di accoglienza a basso costo, collegate alla presenza di
itinerari incentrati sulle risorse esistenti, come i musei
e i parchi.
Proposta 5: Tutela delle acque superficiali
Lo scopo è quello di tutelare le acque superficiali e
l’enorme biodiversità dei bacini e dei canali
dall’inquinamento di origine chimica e biologica.
A norma del D.L. 152/99, i bacini dovrebbero essere
individuati come specchi d’acqua significativi che
hanno bisogno di essere tutelati e bonificati.
Fra le priorità d’intervento, vi sono impianti di smalti-
mento delle acque reflue integrati, il miglioramento
delle dimensioni di tali sistemi nel settore industriale e
nei complessi turistici e l’attivazione di nuove modalità
di discarica degli impianti di smaltimento (tramite fito-
deupurazione, ecc.). Inoltre, è importante controllare
il sistema di smaltimento delle acque reflue delle abita-
zioni che si trovano sulle rive di bacini e canali.
La programmazione delle linee guida per lo sviluppo
socioeconomico dell’area del bacino di Ugento ha tenuto
conto della presenza di entità sociali locali, delle comu-
nità locali e delle attività economiche, tramite attività
partecipate come l’organizzazione di workshop e
interviste condotte con parti interessate ben identificate.
Sono stati proposti diversi progetti interessanti,
scaturiti dalle attività dei 2 giorni di workshop
(5-6 dicembre 2003) organizzato nell‘ambito del progetto
sulla base della metodologia easw - European
Awareness Scenario Workshop. Come descritto in
precedenza, i gruppi di lavoro (parti interessate scelte
fra i residenti, le associazioni, gli istituti scolastici, le
amministrazioni locali), sostenuti tramite facilitatori
e materiale preparato in precedenza, hanno prodotto
diverse proposte e idee che esprimevano i “desiderata„
della comunità locale e miravano alla formulazione di
azioni per una migliore qualità di vita e alla condivi-
sione delle linee guida sullo sviluppo da adottare.
Le cinque proposte più votate emerse durante
il workshop vengono illustrate di seguito.
Proposta 1: Nel parco: scuola, lavoro, cultura e turismo – l’istituzio-
ne della zona protetta regionale
L’idea dell’istituzione di un Parco naturale regionale, a
norma della legge regionale sulle zone protette, prende
in considerazione il fatto che il perimetro dell’area era
già stato identificato nel 1995 dal progetto bioitaly , che
proponeva il sito Habitat -denominato “Fascia costiera di
Ugento„ (id. IT9150009, secondo la direttiva 92/43/cee
“Habitat„). La legge regionale consente di istituire e/o
proporre nuove zone protette ogni tre anni, a partire
dalla data di rilascio. Il progetto intende istituire un
parco archeologico, insieme con un parco naturale,
sviluppando quindi un turismo ecocompatibile, non
stagionalizzato, collegato alla vocazione storica e
culturale di Ugento. Ciò permetterebbe di creare
un marchio identificativo del territorio, con un vasto
effetto economico.
Proposta 2: area protetta: risanamento delle zone umide
L’idea è quella di creare un parco in quanto unico
strumento di gestione per risanare le zone umide
e del bacino di Ugento.
Questo potrebbe risolvere il problema dell’urbanizza-
zione selvaggia e dell’attività di diversi soggetti
inquinanti presenti nella zona. Solo così si potranno
difendere le varie biodiversità esistenti e porre le basi
per il loro sviluppo. Inoltre, ciò consentirà una nuova
consapevolezza della popolazione nei confronti della
tutela dell'esistente.
Airone nella Riserva Marina
di Torre Guaceto
1b_22
RisultatiE’ emersa l’intenzione di avere uno sviluppo diverso, in
cui la problematica centrale è l’ambiente nella sua acce-
zione più complessa: il paesaggio e l’ambiente in termini
di diversità, prevenzione dei rischi, tutela dagli agenti
inquinanti. Questo, insieme con le attività di recupero
urbano, potrebbero promuovere un senso di cittadinanza
responsabile, matura e appassionata, ma soprattutto la
consapevolezza che la risorsa “territorio„ può ancora
rappresentare per Ugento la chiave di volta per uno
sviluppo reale e moderno, in cui economia, società
e ambiente si possono combinare insieme.
E’ errato credere che la creazione di un’area protetta
nei bacini di Ugento e la zona “Habitat„ circostante
rappresentino ancora per la comunità locale il risultato
di una visione idilliaca e romantica della natura: le
esigenze dei cittadini si incentrano sulla dicotomia
ambiente/sviluppo.
Il fatto importante è che la comunità locale sta
rifiutando qualsiasi tipo di sviluppo basato sullo sfrutta-
mento del territorio in termini di saccheggio delle
risorse, con una visione premoderna, ci si passi il
termine, che va a detrimento di una risorsa comune e
a beneficio di alcuni, pochi individui, una visione non
in grado di promuovere un’idea di futuro in cui la società
sia protagonista di uno sviluppo equilibrato, capace
di produrre ambiente, servizi ed economia.
Le amministrazioni locali, molto spesso obbligate da
forti pressioni economiche dall’industria turistica che
da molti anni opera nel territorio, possono trovare nella
stessa comunità locale un punto di forza per poter
avviare soluzioni strategiche e ardite, che non possono
essere rimandate oltre se si vuole uno sviluppo duraturo
che sia in grado di produrre un futuro incentrato
su un concetto moderno di qualità di vita.
Dopo il workshop e sulla base dei suoi risultati e delle
proposte emerse, nel 2004 è stato concepito un Piano di
sviluppo socioeconomico per il bacino di Ugento, che
sottolinea la necessità di istituire una zona protetta.
Molto di recente (alla fine del 2005) il comune di Ugento
ha avuto la concessione di fondi pubblici da parte del
programma interreg iii a Italia-Albania, per
la rinaturalizzazione della zona del bacino.
1 | Contadini di Torre Guaceto durante la visita di un
agriturismo nel Parco Nazionale del Gargano
2 | Tartaruga marina nella Riserva Marina di Torre Guaceto
3 | Piccole isole di fronte alla Riserva Marina di Torre Guaceto
1c_23
voivodato per le questioni ambientali). Il comitato esecu-
tivo era composto da 10-15 membri, mentre gli addetti
provenienti dall'ufficio per la tutela dell’ambiente erano
sette. Si stima che abbiano preso parte alle riunioni con
altre parti sociali e agli incontri tenuti nei vari paesi
almeno 100 persone.
Dal punto di vista organizzativo e logistico, la
creazione e la realizzazione del piano di gestione
ha compreso tre settori d’attività:
__ l'ambito scientifico, per quanto concerne la ricerca
scientifica
__ l’ambito giuridico-amministrativo, per quanto
concerne l’ottemperanza ai disposti legislativi
e amministrativi vigenti in Polonia
__ gli incontri e le consulenze relativamente alla parteci-
pazione delle comunità locali ai processi di pianifica-
zione territoriale
Tutte queste attività sono state realizzate contemporane-
amente. La maggior parte dei problemi sono sorti
rispetto alla partecipazione del pubblico, in quanto
non chiaramente prevista dall’ordinamento giuridico
polacco.
Una prima riunione sull’esecuzione del piano di
gestione è stata organizzata a Opole nel febbraio 2003.
Hanno partecipato alla riunione diversi organismi
impegnati nell’esecuzione del piano di gestione. La parte
amministrativa era rappresentata dall’Ufficio per la
tutela dell’ambiente del voivodato e dall’ente di gestione
del parco paesaggistico del voivodato di Opole. L’associa-
zione ambientalista “bios„ del parco paesaggistico di
Stobrawa era rappresentata dal suo presidente. La
gamma di studi naturalistici e socioeconomici necessari
per mettere in essere il piano di gestione è stata definita
nel corso di questa prima riunione. Inoltre, è stato con-
cordato il programma di ricerche scientifiche e di
consulenze sociali. La pianificazione delle ricerche
scientifiche e degli studi socioeconomici è avvenuta nel
corso della primavera-estate 2003, mentre l’elaborazione
del piano di gestione è stata effettuata nell’autunno dello
stesso anno. La consultazione sociale relativa al progetto
di piano di gestione è stata avviata nel settembre 2003,
soprattutto con le amministrazioni locali, i comitati
civici e i rappresentanti locali.
Il piano di gestione del parco paesaggistico di Stobrawa
è stato realizzato nell’ambito del progetto wetlands ii .
Esso rappresenta la parte del progetto condotta dal
partner polacco, – “bios„ Associazione per la conserva-
zione dell’ambiente del Parco paesaggistico di Stobrawa.
La maggior parte delle attività relative al piano di
gestione sono state effettuate fra il febbraio e il dicembre
2003.
Il piano, come base per lo sviluppo sostenibile della
zona del parco, è stato approvato nel marzo 2004.
L’ente di gestione del Parco paesaggistico di Stobrawa
ha quindi adottato e realizzato il piano di gestione.
L’ente di gestione, secondo l’ordinamento giuridico
polacco, è l’organismo principale che si occupa della
gestione della tutela del paesaggio nella zona del parco.
Lo scopo di creare un piano di gestione era quello di
poter proteggere e gestire l’ambiente e le risorse del
paesaggio. Inoltre, veniva considerato un obiettivo
particolarmente importante l’introduzione di norme di
tutela nella pianificazione territoriale locale e regiona-
le. Un altro valore importante è stata l’instaurazione
del processo di pianificazione territoriale in ambito
pubblico. Da un punto di vista formale, il piano di
gestione si basa sulla legge polacca sulla protezione
dell’ambiente, che definisce le relazioni fra la natura
e gli strumenti di tutela ambientale. Questa normativa
detta anche i principi per un piano di gestione e i
relativi processi socioeconomici collegati. La situazione
è quindi favorevole alla realizzazione delle ipotesi
di progetto di wetlands ii .
I principali partner polacchi sono stati l’Ufficio per la
tutela dell'ambiente del voivodato, l’ente di gestione del
parco paesaggistico del voivodato di Opole, “bios„ Asso-
ciazione per la tutela dell’ambiente nel parco paesaggi-
stico di Stobrawa, le amministrazioni locali dei comuni
di Pokój, Lubsza, Popielów, Murów, le amministrazioni
forestali locali e regionali, esperti come botanici, zoologi
e geografi dell’Università di Opole (alcuni anche membri
di “bios„ e del comitato scientifico e sociale del parco
paesaggistico di Stobrawa, organo consultivo della dire-
zione del parco per le questioni legate alla tutela
dell’ambiente), nonché il comitato per la protezione
dell’ambiente del voivodato (organo consultivo del
C. Piano di gestione del parco paesaggistico di Stobrawa, Opole
1 c_24
munità locali (particolarmente significativo per le co-
munità locali).
Infine, nel settembre 2003 sono state definite le
seguenti forme di assegnazione del piano di gestione:
__ descrittivo – valorizzazione, tutela, divieti e norme
sulla pianificazione territoriale
__ cartografico – 1:50000, tutela dell’ambiente, eco-
sistemi, specie rare e protette, carte delle zone protette
e degli habitat.
Per quanto concerne gli scopi del progetto wetlands ii ,
il piano di gestione del parco paesaggistico di Stobrawa
contiene i seguenti importantissimi aspetti:
__ stima delle condizioni geografiche (localizzazione geo-
grafica, geomorfologia, struttura geologica, idrologia,
idrogeologia, risorse del suolo, condizioni climatiche);
__ stima della struttura territoriale del paesaggio;
__ valorizzazione della flora;
__ valorizzazione della fauna;
__ forme di tutela ambientali attuali e future;
__ divisione zonale e funzionale delle aree del parco;
__ norme di politica territoriale – norme generali sull’uso
e la gestione delle aree del parco;
__ definizione dettagliata delle norme di pianificazione
territoriale per gli strumenti di pianificazione
territoriale locale.
La distribuzione della zona del parco in zone funzionali,
con l’attribuzione a ciascuna di un compito di tutela ed
economico, è stato il maggior problema incontrato
nel corso dell’elaborazione del piano di gestione.
La divisione è stata effettuata nei mesi di ottobre e
novembre a seguito del lavoro di gruppo. Questa parte
del piano di gestione ha evidenziato il maggior
potenziale di conflitto. La delimitazione delle zone e le
norme da assegnare per la loro tutela, oltre agli standard
di gestione territoriale, erano connessi con la definizione
dei vincoli e delle direttive relativamente allo sviluppo
delle comunità locali. Per smussare il conflitto, sono
Sono state concordate le seguenti attività:
1. istituzione di un registro ambientale e urbanistico
2. valorizzazione ambientale
3. elaborazione di norme di tutela ambientale
4. elaborazione di norme di pianificazione territoriale
5. processo di consultazione e di valutazione.
Le fasi 1-4 sono state realizzate dall’Associazione bios
del Parco paesaggistico di Stobrawa. Il processo di con-
sultazione e valutazione è stato realizzato dall’ente di
gestione dei Parchi paesaggistici del voivodato di Opole.
Dopo la fase di raccolta dati, condotta dai ricercatori
dell’Università di Opole e dagli operatori dei parco paesag-
gistico di Stobrawa, gran parte delle attività connesse con
il piano di gestione del parco sono state realizzate da
piccoli gruppi di lavoro. Gli incontri si sono tenuti
nell’area del parco paesaggistico di Stobrawa, nella sede
del parco o all’Università di Opole. Vi sono stati alcuni
cambiamenti alla compagine del gruppo di lavoro e le
ragioni per cui sono stati inclusi nuovi specialisti è stato
l’innalzamento del livello di analisi.
Sono stati creati i seguenti gruppi di lavoro:
__ tutela della flora e delle piante da parte della comunità
__ tutela della fauna
__ tutela del paesaggio
__ tutela del patrimonio culturale
__ pianificazione territoriale
__ consultazioni sociali
Durante le riunioni, sono stati elaborati gli obiettivi del
piano di gestione del parco. L’analisi territoriale ha
considerato aspetti quali:
__ i valori naturalistici e la salvaguardia della risorse (che
era molto importante per gli obiettivi di tutela dell’am-
biente e la definizione dei compiti degli operatori del
parco);
__ la pianificazione territoriale (essenziale per le ammi-
nistrazioni locali e l’amministrazione forestale);
__ il miglioramento delle condizioni economiche delle co-
Votando le idee migliori di sviluppo per la
Riserva di Torre Guaceto
Presentando l’idea di sviluppo votata
a maggioranza per la Riserva
di Torre Guaceto
1 c_25
1. | pianificazione partecipata per un maggior consenso c. il piano di gestione per il parco paesaggistico di stobrawa in opole
i partner, ad Ariano nel Polesine (Italia), Dessau (Germa-
nia), Volano (Italia) e Opole (Polonia). Lo scambio di
esperienze ha dimostrato che il processo di pianifica-
zione partecipata nelle aree protette della Polonia
richiede un’azione di miglioramento. Attualmente,
il processo di pianificazione territoriale e la tutela
ambientale nei parchi paesaggistici viene realizzato
principalmente dal governo e da alcuni esperti. La
partecipazione a livello sociale è molto debole ed esiste
solo nella fase finale del processo di consultazione. Non
vi sono sufficienti strumenti giuridici che consentano
a una comunità locale di cooperare nell’elaborazione
di un piano di gestione.
Il progetto relativo al piano di gestione del parco
paesaggistico di Stobrawa è stato presentato dagli esecu-
tori nel corso di un incontro con il comitato scientifico
e sociale del parco paesaggistico di Stobrawa, cui hanno
partecipato scienziati, associazioni, enti locali e ammini-
strazioni forestali. Durante il dibattito, sono state
apportate molte modifiche nel tentativo di arrivare
a soluzioni inequivocabili.
Riassumendo, i risultati del progetto wetlands ii
realizzato dall’Associazione bios del Parco paesaggistico
di Stobrawa sono stati i seguenti:
__ elaborazione e approvazione del piano di gestione del
parco paesaggistico di Stobrawa; si tratta del
documento di base per il miglioramento del livello
di sviluppo sostenibile della zona;
__ e’ stato elaborato un metodo per la riduzione dei con-
flitti a livello territoriale; il piano dovrebbe agevolare
la realizzazione di uno sviluppo ambientale sostenibile
da parte delle comunità locali;
__ sono state introdotte nuove norme di pianificazione
partecipativa, simili a quelle utilizzate negli Stati
membri dell’UE.
Il problema più significativo nella realizzazione del
progetto del piano di gestione è stata la definizione dei
partner pubblici. Nella zona del parco vi sono solo
alcune organizzazioni pubbliche indipendenti
interessate alla realizzazione del piano di gestione.
Una società che ha una debole organizzazione non
è interessata né pronta alla cooperazione; eppure, i
principi del piano e le sue definizioni hanno un impatto
sulle possibilità di sviluppo della zona. In generale,
questo rappresenta un problema piuttosto diffuso nei
paesi UE di nuova adesione, dove le organizzazioni
sociali sono molto frammentarie.
stati adottati solo pochi modelli di zone funzionali.
Inoltre, è stata accettata anche una differenziazione
adeguata di norme di conservazione e i vincoli
socioeconomici ad esse collegati:
Zona I
“conservazione dei valori naturalistici e
del paesaggio„
Questa zona conteneva aree disabitate ed ecosistemi
quali paludi, foreste, praterie e zone alluvionali. Qui
i protagonisti erano i valori naturalistici e paesaggistici
importanti. Queste aree non vengono utilizzate, oppure
vengono utilizzate in agricoltura con metodi estensivi.
I vincoli maggiori sono quelli a carico delle attività eco-
nomiche, ma ciò non ha generato alcun conflitto, in
ragione del basso interesse che la gestione di tali aree
aveva per le comunità locali.
Zona II
“conservazione della fisiognomica del paesaggio„
Questa zona conteneva zone agricole e non popolate con
una grande parte di piccole foreste, arbusti, praterie e
zone umide. Qui vi erano minori vincoli per l’agricoltura
e maggiori per altre forme di gestione economica o
territoriale. Un accordo sull’agricoltura intensiva ha
permesso di evitare i conflitti con gli imprenditori
agricoli locali.
Zona III
“sviluppo di forme estensive di gestione territoriale„
Questa zona comprendeva zone agricole e rurali. Qui do-
minavano le colture intensive e gli insediamenti, e vi era
una diminuzione dei servizi forniti alla comunità locale.
I valori naturalistici e paesaggistici di questa zona erano
poco rilevanti, ragion per cui non sono state programma-
te importanti restrizioni per la società locale.
Zona IV
“sviluppo socioeconomico„
Questa zona conteneva piccole aree adiacenti a grandi
città in cui erano stati pianificati centri di sviluppo. Non
sono stati introdotti vincoli importanti, ma lo sviluppo
economico avrebbe dovuto essere realizzato in termini
di sviluppo sostenibile.
Un tale modello a zone e basato sulla differenziazione
dei vincoli socioeconomici in talune aree del parco ha
permesso di abbassare il livello dei conflitti. E’ stato
anche più agevole far accettare il piano di gestione alle
comunità locali.
Le basi teoriche relative al miglioramento del piano di
gestione e della pianificazione partecipata sono state
acquisite durante gli incontri internazionali con
2a_26
maggiormente praticabile fra quelli, numerosi,
attualmente a disposizione: dalla doc (Denominazione
d’origine controllata), alla dop (Denominazione
d’origine protetta), all'agricoltura biologica fino alla
tracciabilità dei prodotti locali, iso 9000 e iso 14000 per
la certificazione di qualità delle singole imprese, dall’e-
mas i e ii a ecolabel ed ecoprofit per i sistemi di ge-
stione ambientale che comportano una rete complessa di
attori coinvolti.
Al fine di mettere a confronto e valutare questi diversi
tipi di sistemi di qualificazione e certificazione, oltre alle
loro conseguenze o vantaggi/svantaggi per le imprese
tipiche che operano e per i servizi forniti o i prodotti
fabbricati nelle zone umide, i partner italiani hanno
deciso di cooperare istituendo un gruppo di studio inter-
regionale che aveva il compito di assistere i partner a
comprendere e a prendere decisioni sul sostegno a deter-
minati sistemi di certificazione, più adatti al loro caso,
per promuovere lo sviluppo sostenibile come obiettivo
generale per le zone umide protette. I partner italiani
hanno coinvolto anche il partner albanese, in qualità di
osservatore, per agevolare un importante trasferimento
di conoscenze su questo aspetto cruciale dello sviluppo
sostenibile anche in un paese difficile come l’Albania.
I membri del gruppo di studio___ PP1: ente di gestione del Parco del delta del Po,
Regione Veneto, rappresentato da Marco Gottardi capo
ufficio tecnico e di promozione, e da Daniele Tonello,
membro dell'ufficio tecnico del parco;
Perché un gruppo di studio sulla certificazione?
Dopo la descrizione del progetto, wetlands ii ha
pianificato azioni pilota per i singoli partner, al fine
di fornire “Sostegno per la certificazione d’origine e/o
la qualità ambientale dei prodotti fabbricati e delle
imprese che operano in zone umide (doc , dop), marchi
regionali/locali che certifichino il rispetto della
biodiversità delle zone umide, emas , iso 9000 e 14000,
ecoprofit , ecc.„
In questo quadro, i partner del progetto nel 2003
hanno stilato un calendario di eventi e azioni utili per
acquisire elementi di novità e strumenti innovativi
compatibili con gli obiettivi del progetto.
In particolare i partner italiani hanno dato una
risposta alla necessità di creare esempi positivi per una
procedura di sviluppo sostenibile nelle loro aree
protette: miglioramento della qualità ambientale
dell’area, ma anche migliori opportunità dal punto
di vista economico per i residenti, a cominciare dalla
necessità di compensare i “vincoli„ con maggiori
opportunità di sviluppo economico positivo (vale a dire
di successo e sostenibili) che potessero diventare storie
di successo per altre attività economiche.
In tal modo il progetto wetlands ii , sostenendo la
creazione di un sistema di gestione integrato, ha pianifi-
cato anche il sostegno ai valori positivi legati alla certifi-
cazione di prodotti e servizi, indipendentemente dal tipo
di certificazione prescelto; ogni singolo partner ha
sperimentato o realizzato le proprie modalità di
“benchmarking„ dei processi di sviluppo interno,
selezionando (a seconda degli orientamenti strategici
specifici) il sistema di gestione della qualità
2. Lo sviluppo sostenibile nelle zone umide: certificazione di qualità e gestione ambientale
A. Il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione dei prodotti,i servizi e i sistemi di gestione nelle zone umide
2a_27
2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale a. il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione di prodotti, servizi e sistemi di gestione in zone umide
delle opportunità di certificazione.
Per questo workshop sono stati invitati esperti nei vari
sistemi e metodologie, per introdurre e spiegare il loro
funzionamento, gli ambiti di applicazione e le implica-
zioni per le aree protette. In questo senso, sono stati
spiegati ai partecipanti e discussi con loro: le denomina-
zioni d’origine come doc e dop , le certificazioni
dell’agricoltura biologica secondo le direttive UE nel
settore, i criteri, relativamente nuovi, di tracciabilità
degli alimenti, la gamma di applicabilità dei marchi dei
parchi come strumenti di promozione combinata dei
prodotti, dei servizi e della stessa zona protetta, la parti-
colare esperienza di “slow food – l’arco del gusto„ per
la biodiversità in agricoltura e nell’agroalimentare, i
sistemi di gestione ambientale come emas i e ii ,
ecolabel ed ecoprofit , e infine anche i sistemi di
certificazione di qualità come iso 9000 e iso 14000.
Dopo una prima giornata di contributi tecnici,
i partecipanti hanno elaborato, il secondo giorno, una
matrice analitica fra le varie opportunità di certifica-
zione/qualificazione.
L’esercizio ha permesso di decidere di concentrarsi su
quattro eventi o aspetti:
___ quadro giuridico e utilità economico/ambientale di un
marchio del parco per i prodotti e i servizi locali;
___ metodi, vantaggi/svantaggi dell’emas ii , sistemi di
gestione ambientale “territoriale„;
___ strategie per uno sviluppo sostenibile delle aree
protette: promozione combinata di prodotti e dell’area;
___ Ecoprofit ed Ecolabel quali metodologie per le presta-
zioni ambientali in grado di generare profitto e
risparmio per le imprese private e gli enti pubblici.
L’aspetto della doc , della dop , della certificazione di
agricoltura biologica, la tracciabilità degli alimenti e le
certificazioni iso 9000/14000 sono state escluse, perché
d’importanza relativamente limitata per i partner (doc ,
dop , ecc.) o perché tali metodologie sono ben note e non
comportano ulteriori approfondimenti teorici.
3. 22-25 aprile 2004
a Otranto (Puglia - Italia), seminario di discussione in
concomitanza con la fiera dei parchi del Mediterraneo
“Mediterre„.
Questo seminario è stato dedicato al quadro giuridico
dei regolamenti sui marchi dei parchi, al fine di trovare
opportunità pratiche, economiche e giuridiche per
stipulare contratti fra enti di gestione dei parchi
e imprese.
4. 27-31 maggio 2004
workshop transnazionale a Lesina (Puglia - Italia)
consacrato al trasferimento di know-how sulle procedure
___ PP2: Amministrazione regionale della Puglia –
Assessorato all’ambiente – Ufficio parchi e riserve
naturali, rappresentato da Cosimo Rubino (consulente
tecnico dell’ufficio) e da Antonio Di Palo del Comune
di Lesina (partner locale di PP2),
___ PP4: Parco regionale del Delta del Po
dell’Emilia-Romagna, rappresentato da
Gianni Cavallini, vicedirettore, Francesca Ravalli,
consulente organizzativo, Federico Brunelli e
Gloria Minarelli (consulenti tecnici);
___ PP6: teuleda – Agenzia di sviluppo economico
locale di Shkoder (Albania) in qualità di osservatore,
rappresentato dal direttore, Ridvan Troshani.
Le attività del gruppoI partner identificati hanno deciso di organizzare eventi
comuni specifici, come convegni e workshop per scambi-
are le esperienze le presentazioni di varie opportunità e
le visite di studio. Insieme con gli eventi comuni/inter-
regionali, ogni partner ha attivato le sue proprie azioni
locali per identificare la direzione da prendere nella
certificazione di prodotti e servizi.
Sulla base del piano di lavoro di wetlands ii , il gruppo
interregionale ha realizzato i seguenti eventi:
1. 30 settembre 2003
workshop a Volano (Emilia-Romagna - Italia) per
i membri del gruppo, dedicato a:
___ istituire il gruppo di studio, definire le procedure
di lavoro e gli obiettivi;
___ avviare una discussione di base sulla qualità, i sistemi
di gestione e i problemi della certificazione d’origine;
___ elaborare dei piani di lavoro del gruppo per i futuri
passi ed eventi da organizzare per acquisire capacità
decisionali riguardo alle questioni legate alla certifica-
zione.
In ragione della complessità degli argomenti e delle
differenze di ruolo, della preparazione tecnica e della
competenza dei partecipanti, il workshop è stato
moderato da un facilitatore gopp (Goal Oriented Project
Planning).
Il risultato principale ottenuto con il workshop è stato un
piano di lavoro che ha definito la preparazione di altri
eventi dedicati alle strategie di certificazione, ai tipi
di prodotto, alle imprese e ai servizi da certificare, alle
metodologie, agli strumenti e agli approcci
di certificazione.
28-29 novembre 2003
workshop a San Basilio (Veneto - Italia) dedicato a un
trasferimento generale di know-how e alla presentazione
2a_28
le condizioni per la sopravvivenza economica e la
sostenibilità ambientale delle produzioni (lavorazione
delle uova di muggine, pesca e lavorazione delle
anguille). Tramite un delicato processo di partecipazione
dei pescatori, dei produttori, della popolazione locale e
dei rappresentanti locali (rappresentati dei pescatori,
sindaco, direttore dell’assessorato all’ambiente del
Comune, esperti e tecnici) passo passo è stata costruita
una struttura comune in grado di operare la tutela
ambientale, il marketing territoriale e lo sviluppo econo-
mico. Questa strategia includeva la creazione di un
marchio locale per i prodotti tipici del posto (presentato
in piccoli esercizi commerciali di proprietà pubblica ma
gestiti da piccole cooperative di privati), la definizione
di norme comuni per la pesca e la tutela delle risorse
ittiche (dimensioni minime del pescato, fermi biologici,
specie ittiche ammesse per la pesca), studi sulla
gestione idrologica di tutta l’area, promozione di un
turismo marino e balneare sostenibile, qualificazione
dell’offerta turistica culturale, qualificazione e promo-
zione dei prodotti locali (della pesca e agricoli) e
tutela/miglioramento dei valori della riserva
naturalistica del luogo.
Attuazione dei progetti pilota nelle aree di ciascun partnerParco del Delta del Po, Veneto
Il territorio del capofila è caratterizzato da un elevato
numero di attività economiche di tipologia differente,
come piccole fabbriche ma anche industria pesante,
turismo estivo e balneare di massa, agricoltura
intensiva, importanti attività di caccia e pesca, industrie
di trasformazione dei prodotti ittici e allevamento di
molluschi, ecc. Per cui la capacità economica dell’area
è molto elevata, ma presenta anche una sostenibilità
di certificazione, con enfasi particolare sulla certifica-
zione emas ii ; la situazione ambientale ed economica
della laguna di Lesina è stato il “caso di studio„
dell’evento; esso ha stimolato il dibattito sulla
situazione, problematica, dove il livello delle falde
superficiali sta diminuendo, vengono introdotte troppe
sostanze nutrienti nelle acque della laguna a causa degli
scarichi dell'agricoltura intensiva (proliferazione della
vegetazione), e la produzione delle famose anguille
si sta notevolmente riducendo.
I prodotti locali di Lesina si basano principalmente
sulle risorse lagunari (lavorazione dell’anguilla, pesca,
produzione di vegetali e allevamento del bufalo nelle
zone allagate per la produzione di mozzarella), un fatto
che crea una situazione molto delicata e determina l’esi-
genza di ottenere un sistema di gestione ampiamente
condiviso per tutta l’area.
Il gruppo ha discusso con i funzionari pubblici locali
sul progetto di creazione di un consorzio fra parti inter-
essate locali (imprenditori, pescatori) e il Comune, al fi-
ne di introdurre metodologie sostenibili di gestione delle
risorse lagunari, come i sistemi di gestione emas ii .
5. 24–26 giugno 2005
visita di studio a Cabras (Sardegna - Italia) per tutto il
gruppo, per visitare e confrontare le migliori pratiche
per le aziende start up, per la crescita economica e la
successiva creazione di un sistema integrato di sosteni-
bilità per lo stagno, fra le esigenze economiche e la
tutela ambientale.
La visita allo stagno di Cabras è stata probabilmente la
miglior opportunità per il gruppo di vedere la nascita di
un sistema di gestione complesso di un’area ad alto
valore ambientale, dove enti pubblici locali, insieme con
enti di tutela ambientale (la riserva marina del Sinis,
prospiciente lo stagno di Cabras) e le cooperative locali
di pescatori stavano pianificando e costruendo insieme
Prima riunione e workshop goppdel gruppo di studio interregionale sulla certificazione
La fattoria biologica nel castello di Storkau
2a_29
2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale a. il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione di prodotti, servizi e sistemi di gestione in zone umide
i parametri di sostenibilità decisi dal parco;
___ un’azione di sensibilizzazione sulle metodologie
ecoprofit ed ecolabel favore delle imprese locali.
Per ciò che concerne la certificazione di qualità iso
9000/14000 dell’ente di gestione del parco, la certifica-
zione è stata ottenuta e il procedimento si è concluso nel
2005.
Per quanto concerne il marchio del parco in quanto
strumento di promozione e integrazione delle imprese
nella politica del parco per uno sviluppo sostenibile,
si rimanda al riquadro che segue.
critica e soffre delle conseguenze prodotte da tali attività
sull’ambiente e la protezione del patrimonio naturale. In
base a tali condizioni, PP1 ha deciso di investire in tre
azioni strategiche:
___ l'istituzione di un sistema di certificazione di qualità
iso 9000/14000 (ambientale) per l'ente di gestione
del parco dove, come conseguenza diretta – le ammi-
nistrazioni locali sono chiamate in causa in qualità di
“fornitori di servizi„ e “clienti„ dell’istituzione parco;
___ la creazione, disseminazione e promozione di
un “marchio del parco„ in quanto certificazione
volontaria per le imprese locali che soddisfino appieno
Il marchio del Parco: l’esperienza del Parco del Delta del Po, VenetoUn’esperienza pratica di benchmarking delle produzioni locali è rappresentata dal marchio
del parco per i prodotti locali, creato nel 2003 dal parco regionale del Delta del Po. Il marchio è
stato riservato ai prodotti fabbricati e lavorati nel territorio del parco, allo scopo di sostenere la
qualità ambientale dei prodotti locali e produrre valore aggiunto per quelle imprese capaci di
promuovere la loro immagine in quanto “impresa del parco„ che opera in un “ambiente pulito„.
Durante la realizzazione del progetto wetlands ii , sono stati realizzati circa 10 incontri con
le associazioni di categoria principali del territorio, e in particolare: con la Confartigianato, con
l’ascom (Associazione dei commercianti), con la Coldiretti (associazione di categoria degli agri-
coltori) con Polesine Innovazione (Azienda speciale della Camera di commercio locale per
l’innovazione delle pmi). Tutti i partecipanti hanno concordato una gamma minima di requisiti
necessari per poter essere autorizzati ad usare il marchio del parco. In particolare, la
convenzione sull’uso del marchio prevede, solo per i prodotti, un minimo di certificazione
iniziale di prodotti biologici, oltre al rispetto delle produzioni e dei processi ecocompatibili.
Dopo aver ideato graficamente il marchio, l’ufficio tecnico del parco ha preparato una bozza
di protocollo e quindi, con l’assistenza di un legale specializzato, ha definito un protocollo e un
modello di accordo da proporre ai produttori locali. L’accordo prevede che vi siano norme per
l’utilizzo del marchio, definisce l’area di produzione, la standardizzazione della forma del
marchio, i diritti da pagare al parco per l’uso del marchio e i servizi compresi nell’utilizzo del
marchio, nonché i sistemi di controllo e la base giuridica. L’accordo include anche un modello
di servizi con strumenti di marketing per prodotti selezionati, come la partecipazione a fiere
specializzate e il sostegno tecnico da parte del parco ai produttori in merito a questioni legate
alla commercializzazione e alla distribuzione dei prodotti.
La strategia del marchio si basa sulla selezione di prodotti che possono promuovere
un’immagine positiva del territorio del parco in ragione dei processi naturali/biologici
e dei processi/approcci ecocompatibili attuati.
Nel settore agroalimentare, sono quattro le aziende produttrici e distributrici di prodotti quali
il pane biologico, il riso prodotto nelle varietà locali tradizionali, un liquore d’erbe tradizionale,
prodotti ittici, miele, ecc. che si sono dette disponibili a firmare la convenzione per l’utilizzo
del marchio.
Nel settore turistico, tre agenzie hanno concordato di promuovere gite naturalistiche e servizi
all’interno dell’area del parco (promossi con il marchio del parco), insieme con due villaggi
turistici e un complesso turistico che, insieme, rappresentano il 50% della capacità di
accoglienza della zona del Delta del Po del Veneto. A parte gli operatori citati, si potrebbero
attivare altre convenzioni, come quelle con gli hotel e altre piccole attività turistiche. Anche
per questi ultimi è previsto il rispetto dei requisiti minimi di tutela dell’ambiente, oltre alla
qualità dei prodotti e dei servizi forniti.
2a_30
breve descrizione di questo metodo, relativamente nuovo
e interessante, particolarmente adatto alle zone con
molte imprese di piccole e medie dimensioni, e in
particolar modo per le aree protette, come quelle
dei partner del progetto.
Inoltre, il Parco del Delta del Po del Veneto ha deciso,
come già detto, di sostenere una campagna di sensibi-
lizzazione sui sistemi di gestione ambientale ecoprofit
ed ecolabel .
Mentre ecolabel è relativamente noto agli esperti
del settore, può essere interessante spiegare più in
dettaglio cosa sia ecoprofit . Aggiungiamo qui una
ECOPROFIT® – un modello di partenariato pubblico privato per lo svi-luppo sostenibileIl modello di sviluppo sostenibile ECOPROFIT® si incentra sull’applicazione di
strategie ambientali preventive rispetto ai processi, ai prodotti e ai servizi. Un fattore
di successo del modello è la particolare modalità di cooperazione fra gli enti locali
e le aziende, oltre alla messa in rete delle società che partecipano al programma.
Cos’è ECOPROFIT®?Storia
ECOPROFIT®, sigla che sta per “Ecological Project For Integrated Environmental
Technology„ (Progetto ecologico per la tecnologia ambientale integrata), è stato
istituito dalla città di Graz nel 1991. Per ECOPROFIT®, fra gli altri premi ricevuti, que-
sta città ha ottenuto il premio 1996 per la”Città europea sostenibile„ e nel 2001 è ent-
rata in finale al “Premio Brema partenariato„.
Idea
L’idea fondamentale di ECOPROFIT® è un modello win-win. Esso tende a rafforzare
le società dal punto di vista economico, utilizzando tecnologie ecocompatibili
e migliorando al contempo la situazione ambientale d una data regione.
Il modello di partnership pubblico-privata
Questo modello di sviluppo sostenibile si incentra sull’applicazione di strategie
ambientali preventive rispetto ai processi, ai prodotti e ai servizi.
Il fattore di successo del modello è la particolare modalità di cooperazione fra gli enti
locali e le aziende, oltre alla messa in rete delle società che partecipano al programma.
In tal modo, si sviluppano gli effetti sinergici, e si garantisce il successo di Ecoprofit®
per gli enti pubblici e le società, e si precisa che ECOPROFIT® è un modello di
partnership pubblico-privata (PPP). Rispetto ai sistemi di gestione ecocompatibile
EMAS e ISO 14001, ECOPROFIT® è considerato di maggior efficienza in ragione
del suo successo sostenibile e dei minori costi per le società.
A seguito della grande domanda e della migliore disseminazione del progetto, è
stata fondata l’Accademia internazionale ECOPROFIT® dove consulenti e rappresen-
tanti di enti locali, in un programma di formazione esteso, imparano i contenuti,
la struttura e la metodologia di ECOPROFIT®.
Rete delle migliori pratiche
La rete internazionale ECOPROFIT® fornisce alle aziende, alle società ai consulenti
e alle amministrazioni, oltre che agli istituti di ricerca partecipanti, l’opportunità
di mettersi in rete in modo costruttivo e beneficiare dei vari effetti della sinergia.
2a_31
2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale a. il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione di prodotti, servizi e sistemi di gestione in zone umide
Il marchio di fabbrica ECOPROFIT®
Per fare in modo che il grande successo ecologico ed economico si attuasse anche
in altre città e regioni, la città di Graz ha richiesto il brevetto internazionale per
ECOPROFIT®. Dal 2000 il marchio di fabbrica ECOPROFIT® è un marchio e
un copyright internazionale registrato.
La città di Graz ha incaricato il Cleaner Production Centre (CPC) Austria di
disseminare il progetto a livello internazionale, distribuire le licenze e garantire
la certificazione di qualità nell’ambito del marchio.
Vantaggi per le aziende
___ Fattore 10 fra input e risultati ottenuti dal progetto
___ Aumento nell’efficienza produttiva e riduzione dei costi grazie a minori consumi
di materie prime ed energia
___ Riduzione dei costi in ragione di minori quantità di rifiuti ed emissioni prodotti
___ Rendicontazione dei costi trasparente
___ Buona possibilità per le aziende di conoscere le leggi e i regolamenti in materia
___ Promozione della motivazione e dello spirito di squadra nelle società
___ Programmi di formazione comuni
___ Sostegno del progetto da parte delle autorità locali
___ Presentazione delle società e delle regioni tramite reti internazionali
___ Ottenimento della certificazione “società ECOPROFIT®„ e integrazione nelle
attività di PR comuni
___ Preparazione o aggiunta di EMAS o ISO 14001
___ Sostegno nel soddisfare le linee guida OCSE
Vantaggi per le autorità
___ Fattore 10 fra sostegno economico e successo del progetto
___ Strumento di controllo per la realizzazione di strutture sostenibili
___ Le aziende che hanno successo migliorano le infrastrutture e contribuiscono alla
sicurezza dell’occupazione nella regione
___ Realizzazione di strutture sostenibili grazie a un sostegno efficiente in economia
___ Minor impatto ambientale e minori spese per porre rimedio ai danni biologici
___ Vantaggi internazionali rispetto ai siti e alla concorrenza
___ Miglioramento dell’immagine di una regione e promozione del turismo
___ Migliore qualità di vita per gli abitanti di città e regioni partecipanti
___ Sostegno alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 21 locale per raggiungere
gli obiettivi di Kyoto
___ Sostegno per garantire le linee guida OCSE
Come lavora ECOPROFIT®?
Il successo di ECOPROFIT® si basa su tre elementi essenziali:
___ la formazione dei consulenti e dei gestori, nonché dei rappresentanti delle autorità
sulla metodologia ECOPROFIT®
___ la realizzazione professionale del progetto nell’ambito di una rete (aziende, consu-
lenti, autorità, università) incluso il trasferimento di know-how alle società
___ la certificazione di qualità per garantire il successo economico ed ambientale.
La durata prevista per la realizzazione di un progetto ECOPROFIT® è un anno. Entro
questo periodo, i project manager certificati ECOPROFIT® sono responsabili di tutta
l’organizzazione del progetto, mentre i consulenti ECOPROFIT® tengono i workshops
e assistono alla concezione dei concetti di realizzazione.
2a_32
nità di certificazione, discutendo con gli esperti delle
possibilità di avviare i processi di certificazione di
qualità nella zona di Shkoder (in particolare attorno al
Lago Shkodra e sulla costa prospiciente il punto in cui
la Drina sfocia in mare). Traendo vantaggio da queste
conoscenze, teuleda ha elaborato un piano specifico
per il sostegno di prodotti locali attraverso un “marchio
locale„ che comprende il rispetto della natura e
dell’ambiente nei processi di produzione. Una seconda
linea d’azione gestita da teuleda riguarda l’introdu-
zione e il sostegno di produzioni agricole biologiche
nella zona rurale attorno al lago Shkoder, invitando
le società di certificazione a lavorare in Albania.
Amministrazione regionale della Puglia e
Comune di Lesina
L’azione pilota dell’Ufficio parchi regionali della Regione
Puglia nell’ambito della certificazione e della qualifica-
zione dell’economia locale si è incentrata sul sostegno
alla politica di certificazione del Comune di Lesina, che è
riuscito a istituire un marchio locale dei prodotti (“Fatto
a Lesina„) promuovendo la lavorazione tipica del pescato
locale (produzione di anguille e bottarga). Il Comune di
Lesina ha anche incentivato la creazione di un consorzio
composto dai pescatori e dallo stesso Comune, per creare
un soggetto in grado di istituire una gestione sostenibile
delle risorse della laguna di Lesina, in linea con un
sistema di gestione emas ii . Il processo è stato intera-
mente gestito dall’Agenzia di formazione e ricerca
aforis di Foggia, che ha organizzato un corso di forma-
zione per gli imprenditori locali ed elaborato una bozza
di regolamento emas ii per la laguna di Lesina. Queste
attività vengono illustrate in maggior dettaglio nel
subparagrafo 2.b.
Parco regionale del Delta del Po, Emilia-Romagna
Il Parco regionale del Delta del Po dell’Emilia Romagna
ha cercato di stimolare, fin dall’esordio del progetto,
l’avvio di una certificazione emas ii per l’area della
laguna di Goro, elaborando studi di fattibilità, orga-
nizzando incontri con le imprese e le amministrazioni
locali, oltre a raccogliere la perizia e l’esperienza di
importanti esperti italiani dell’emas ii . Eppure, più il
progetto veniva definito e proseguiva, meno sostegno
esso otteneva, sfortunatamente, da parte delle imprese
locali del settore ittico e agricolo, oltre che delle
amministrazioni locali.
Coerentemente, il consiglio del parco ha deciso, nel
2005, di non proseguire con il progetto, stornando i
fondi disponibili sull’elaborazione più dettagliata e
partecipata di un piano di sviluppo sociale per l’area
di Volano-Mesola-Goro. Questa impasse dà prova di un
aspetto ineludibile della gestione integrata delle zone
umide, laddove se popolazione locale, imprese inte-
ressate o amministrazioni locali non possono essere
convinte ad andare verso nuovi obiettivi ed azioni,
è meglio non insistere e rispettare questa decisione.
D’altro canto, essa dimostra anche una difficoltà insita
nell’emas ii , che richiede la partecipazione di molti
singoli attori in un sistema di gestione territoriale molto
complesso, non facile da spiegare per coinvolgere le
parti in causa – a volte chiedendo di assumersi decisioni
onerose anche dal punto di vista finanziario – e che, in
fin dei conti è anche molto difficile da gestire, essendo
un progetto che dura diversi anni. Si dovrebbe tener
conto di tutto ciò quando si propone un’emas ii in
ambiti di sviluppo locale, con caratteristiche con proble-
matiche variate e con svariati attori, come normalmente
sono i contesti dei parchi naturali.
Agenzia di sviluppo economico locale di Shkodra -
TEULEDA (Albania)
teuleda ha partecipato in qualità di osservatore esterno
a tutte le attività dei gruppi di lavoro interregionali,
raccogliendo informazioni e conoscenze sulle opportu-
Confluenza tra i fiumi Drini e Buna Stazione di pesca nella laguna di Cabras, Sardegna
2b_33
con una conferenza nazionale sulla gestione della
laguna, che ha visto un’ampia partecipazione da parte
di esperti.
Quindi il Comune ha deciso di partecipare anche alla
“Fiera del gusto„ di Torino, organizzata dalle associa-
zioni slow food nel 2004, dato che le anguille
marinate della laguna di Lesina sono inserite anche
nell’elenco “Arca del Gusto Slow Food„, che ha lo scopo
di salvaguardare le tradizioni agricole e gastronomiche
endemiche e i prodotti per proteggerli dall’estinzione
nella moderna cultura del “fast food„.
Pianificazione partecipata per la definizione di
obiettivi condivisi per la gestione della laguna
L’attività in questione si è incentrata su attività tutoriali
dirette agli attori chiave locali e agli opinion leader inte-
ressati nella definizione di obiettivi di sviluppo per la
produzione ittica nel territorio di Lesina, sostenuti
da facilitatori esperti.
Dopo aver raccolto informazioni sulle opinioni degli
abitanti e degli imprenditori e sulla consapevolezza
dell’esistenza dei problemi, attraverso un questionario
è stato definito il gruppo di parti interessate che avrebbe
dovuto essere coinvolto nella procedura di piani-
ficazione.
Si sono tenuti alcuni incontri preparatori fra
il novembre 2003 e il marzo 2004:
___ 22/11/2003: riunione di coordinamento con il sindaco
e i funzionari pubblici incaricati, allo scopo di definire
i passi e il calendario degli incontri locali con le parti
interessate;
___ 02/12/2003: incontro con il Consiglio comunale e
i rappresentanti della società di gestione a capitale
pubblico e privato della laguna di Lesina;
___ 13/12/2003: fiera locale e iniziative culturali sul
settore ittico di Lesina, con una breve presentazione
del progetto wetlands ii ;
___ 31/03/2004: incontro di coordinamento con il sindaco
e i funzionari incaricati per la valutazione del primo
workshop di pianificazione.
Durante queste riunioni, è stato deciso di organizzare
cinque incontri di pianificazione partecipata con le parti
locali interessate.
Introduzione
La Regione Puglia, nell’Italia meridionale, ha deciso di
partecipare ad azioni locali nel settore della certifica-
zione, della qualificazione e della promozione di prodotti
e servizi delle zone umide del Comune di Lesina, in
considerazione della celebre produzione di anguille e
bottarga della laguna di Lesina e la forte necessità di
intervenire a favore di questo sito “Habitat„, che attual-
mente si trova in una situazione ambientale molto
critica.
Il Comune si è detto d’accordo sulla realizzazione di
una serie di attività e iniziative a sostegno della sua
propria capacità gestionale dell’ecosistema della laguna
e per la creazione delle condizioni di base per un
sistema di produzione e protezione integrato nella
laguna di Lesina.
Le attività, realizzate anche con il sostegno dell’Agen-
zia di formazione e ricerca a.fo.ri.s. (che è anche l’ente
di gestione della scuola emas della Regione Puglia),
possono essere riassunte in sei linee d’azione:
___ definizione di un marchio locale per i prodotti tipici
della laguna e promozione del marchio e dei prodotti
sotto questo marchio nelle fiere locali e nazionali;
___ pianificazione partecipata per la definizione di
obiettivi condivisi per la gestione della laguna;
___ elaborazione di un regolamento per la pesca
e la gestione dello stagno;
___ definizioni delle norme ambientali in vista di una
eventuale registrazione emas ii ;
___ formazione degli operatori locali.
Definizione di un marchio locale per i prodotti tipici
della laguna e promozione del marchio e dei prodotti
sotto questo marchio nelle fiere locali e nazionali
Nel 2003 il Comune ha commissionato l’elaborazione di
un marchio per i prodotti locali, studiato in particolare
per i prodotti ittici in scatola, come le anguille marinate
e la bottarga della laguna di Lesina. Questo marchio,
dopo l’elaborazione di un regolamento minimo e di una
bozza di contratto, è stato messo a disposizione delle
cooperative di pescatori locali e di altre pmi che
lavorano i prodotti della pesca nella zona.
In seguito, nel dicembre 2003 è stata organizzata una
prima fiera locale dei prodotti tipici di Lesina, insieme
B. L’azione locale condotta dal Comune di Lesina: condizioni di base per un sistema di produzione e protezione integrata nella laguna di Lesina
2b_34
Il 29 febbraio 2004 si è tenuto il primo incontro locale,
dove sono stati descritti i concetti chiave che illustravano
la situazione; inoltre i partecipanti sono stati invitati a
discutere i processi di sviluppo sostenibile a livello
locale, nazionale e regionale ed a specificare i particolari
effetti che avrebbero potuto avere sul settore della pesca.
Il 27 aprile 2004, si è tenuto il secondo incontro locale
presso il Municipio di Lesina, che ha registrato
un’ottima partecipazione delle parti interessate e dove
le autorità locali e regionali, l’ente di gestione del Parco
nazionale del Gargano, l’associazione italiana delle
cooperative di pescatori, la società di gestione pubblico-
privata della laguna di Lesina e l’a.fo.ri.s. hanno
presentato i loro interessi, know-how ed esperienze.
Le due successive riunioni di pianificazione parte-
cipata si sono svolte ancora presso il Municipio di
Lesina. Nel corso dell’incontro del 4 novembre 2004, che
ha visto la partecipazione di oltre cinquanta persone,
è stata presentata una descrizione accurata relativa
all’applicazione di un regolamento per la gestione della
pesca e della laguna - la gestione della pesca con-
cernente l'allevamento e l’attività di pesca propriamente
detta. Quindi, la riunione ha affrontato il tema della
definizione degli impatti ambientali primari di ciascuna
fase di gestione, suddividendo i partecipanti in quattro
gruppi, che alla fine del lavoro hanno completato una
Matrice Attività/Impatto ambientale sulla gestione delle
attività di pesca nella Laguna. Tali elaborazioni sono
state quindi condivise fra tutti i membri del gruppo.
Gli oratori di ciascun gruppo hanno chiesto che venisse
elaborata una relazione sui risultati. La relazione
presentava le basi dell’elaborazione della bozza finale
del regolamento per la gestione della pesca e della
laguna.
Il 3 dicembre 2004 i risultati del processo sono stati
presentati al pubblico con la bozza finale del regola-
mento, con un’introduzione sulle principali osservazioni
e richieste da parte della parti interessate.
Definizioni delle norme ambientali da soddisfare
per ottenere una registrazione EMAS II
Le definizioni delle norme da rispettare per ottenere la
registrazione emas ii si sono basate sulle caratteristiche
ambientali dei processi di produzione concernenti i
prodotti della pesca nella zona umida di Lesina, tenendo
conto dei risultati della fase di pianificazione partecipata
prima descritta e della bozza di regolamento finale per la
gestione delle attività di pesca e della laguna.
Il 14 gennaio 2005 è stato consegnato al comune il
“Regolamento per una certificazione ambientale dei
prodotti della pesca nella laguna di Lesina„.
Inoltre, a seguito dell’approvazione formale per conto
del Comune di Lesina, sono stati prodotti due CD-Rom
contenenti tutto il materiale per la documentazione.
1 | Il lago di Scutari e il fiume di Buna
2 | Produzione tradizionale
della Bottarga a Cabras
3 | Tapetti artigianali in un villaggio
sul Lago di Scutari
2b_35
2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale b. l'azione locale di lésina
Questa strategia complessa riguardava pertanto la
promozione della crescita culturale e professionale degli
operatori economici, in vista di uno sviluppo sostenibile,
al fine di generare politiche di prodotto e di mercato
in grado di difendere e consentire la crescita
occupazionale.
Nel corso del mese di aprile 2004 è stato pubblicato il
bando che annunciava il corso di formazione e sono state
raccolte più di 40 richieste di adesione alla formazione.
L’Amministrazione provinciale di Foggia ha sponso-
rizzato il corso.
Il numero definitivo di partecipanti del corso è stato
impressionante: 47 residenti di Lesina e un uditore
di San Nicandro Garganico.
Di seguito il programma delle lezioni tenute dal
maggio 2004 al dicembre 2004, insieme con gli incontri
di orientamento organizzati per i partecipanti al corso:
Formazione degli operatori locali
Questa attività di formazione aveva l’intento di sostenere
e rafforzare le iniziative per una strategia di marketing
territoriale condivisa per la vendita dei prodotti della
pesca e del patrimonio naturale/culturale di Lesina.
L’obiettivo primario è stato quello di trasferire le
conoscenze relative al sistema interno di qualità in tutti
i suoi aspetti, per tutti gli attori economici nel settore
della pesca, per esempio i pescatori, le imprese di
trasformazione e i distributori, i ristoranti, gli hotel, ecc.
L’azione di formazione si è incentrata sul sostegno alle
imprese del settore ittico nell’avvio di mutamenti organi-
zzativi in vista dell’ottenimento della certificazione di
qualità ambientale e delle norme tecniche nazionali o
europee utilizzate per la certificazione dei prodotti
(marchi ambientali volontari, doc , dop , tracciabilità) e
della qualità gestionale in seno alla famiglia di certifica-
zione iso 9000, iso 14000, emas i e ii .
Incontri e durata
28/05/0416,00 - 19,00
01/06/200415,30 – 19,30
15/06/200415,30 – 19,30
17/06/200415,30 – 19,30
24/06/200415,30 – 19,30
29/06/200415,30 – 19,30
28/09/0415,30 – 19,30
29/09/200415,30 – 19,30
12/10/200415,30 – 19,30
20/10/200415,30 – 19,30
Presentazione del Progetto wetlands iiPresentazione del corso, degli obiettivi, del calendario e dei risultati attesiAnalisi delle aspettativeIllustrazione della documentazione iniziale
Contratto di formazioneSunto delle competenze del livello di ingressoIstituzione del portfolio di competenze
Strumenti e principi della manutenzione ambientale
Criteri per la pianificazione della certificazione ambientale dei prodotti della pescadella Laguna di Lesina
Caratterizzazione dell’ecosistema della Laguna di LesinaStrumenti e metodologie per la tutela degli animali e delle piante acquatiche, del lorohabitat e della fascia costieraStrumenti e metodologie per la tutela, il rinnovo e il miglioramento degli stock itticidelle specie in via di estinzione
Introduzione sulla legislazione marittima e le leggi relative alla pescaLegge 963/65Legge 41/82Riforma legislativa
Presentazione del programmaStrategie italiane ed europee per lo sviluppo sostenibile
Introduzione all’ecosistema in ambito nauticoPesca e acquacoltura responsabili
Metodi di acquacolturaInterazioni fra l’acquacoltura e l’ambiente
Linee guida per un’acquacoltura responsabile (Codice di condotta per la pesca responsabile della fao , 1995)Applicazioni sperimentali dei principi dello sviluppo sostenibile nell’acquacoltura
Attività e contenuti
2b_36
Incontri e durata
27/10/200415,30 – 19,30
28/10/200415,30 – 19,30
03/11/200415,30 – 19,30
04/11/200415,30 – 19,30
09/11/200415,30 – 19,30
11/11/200415,30 – 19,30
1° Orientation12/11/200416,00 – 19,00
16/11/200415,30 – 19,30
18/11/200415,30 – 19,30
24/11/200415,30 – 18,30
2° Orientation30/11/200416,00 – 19,00
02/12/200415,30 – 18,30
09/12/200415,30 – 19,30
3° Orientation10/12/200416,00 – 19,00
Linee guida per l’applicazione del regolamento emas nel settore dell’acquacoltura(anpa-icram 2002; ecc.)
Il sistema di certificazione di qualità: le norme della serie iso 9000La certificazione delle organizzazioni private
I sistemi di gestione ambientaleLe norme iso 14001 e il regolamento emas 761/2001
Sistemi integrati, qualità, ambiente e sicurezza
Legislazione sulle acqueLegislazione sui rifiutiLegislazione sul risparmio energeticoLegislazione sull’inquinamento acustico e le vibrazioniLegislazione sul controllo delle emissioni nell’atmosfera
Il ruolo della gestione integrata delle zone costiere (icam)
Caso di studio: l’area marina protetta di Torre Guaceto
Pianificazione partecipata
La tipologia delle marche applicabili ai prodotti del settore agroalimentare e alla pesca(igp , dop , ecc.); procedure per la concessione; esperienze nel settore itticoSituazione attuale delle politiche nazionali sul marchio dei prodotti agroalimentari eittici
Qualità totale nel settore ittico
La qualità ambientale della laguna di Lesina e la sua capacità di pesca
Aspetti sanitari nel settore itticoLe norme sul marchio dei prodotti della pescaPrincipi di nutrizione
Tecniche di marketing dei prodotti e marketing territoriale
Caso di studio: il marchio del Parco regionale del Delta del Po, Emilia-Romagna
Attività e contenuti
2b_37
2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale b. l'azione locale di lésina
In conclusione, si può affermare che il Comune di
Lesina, rispetto a tutte le azioni attuate, agli strumenti
forniti e alla sensibilizzazione operata sui problemi e
le soluzioni della laguna di Lesina e il consenso relativo
creato tramite gli incontri, i workshop, il corso di
formazione, le fiere e gli eventi pubblici, ha avuto alla
fine di wetlands ii la straordinaria opportunità di fare
un coraggioso passo in avanti per la tutela e la gestione
sostenibile della laguna, una delle sue risorse più impor-
tanti e famose, che sono diventate contemporaneamente
un esempio di “buone pratiche„ italiane per altre lagune
italiane ed europee.
Una golena dell’Elba
3a_38
Solo con dati precisi e metodi chiari di raccolta dei
dati gli enti di gestione delle zone umide possono
assolvere correttamente alle loro responsabilità di
gestione, oltre che apportare il loro contributo ai di-
battiti che si tengono per l’adozione di decisioni con-
cernenti le modalità di sviluppo e tutela di tali zone.
Va detto quindi che il monitoraggio ambientale, a
parte l’ampia gamma di metodi e parametri da tenere
sotto controllo, è particolarmente efficace in termini
di rapporto costi-benefici e le conseguenze dei tentati-
vi di minimizzare gli sforzi per raccogliere dati ogget-
tivi sulla situazione ambientale dell’area da tutelare,
in ragione di limiti di bilancio – comportano il rischio
che gli enti di gestione delle zone umide non possano
ragionare obiettivamente e si trovino prigionieri di
opinioni non comprovate o frutto della fantasia.
Per questa ragione è importante verificare e appli-
care metodi innovativi e più efficienti per il monitor-
aggio ambientale delle zone umide.
Questa sfida è stata raccolta con wetlands ii dal
Parco regionale del Delta del Po dell’Emilia-Romagna,
che ha deciso di investire in questo ambito, ottenendo
risultati straordinari.
I due studi maggiori sul monitoraggio ambientale,
di cui uno incentrato su un piano generale e razionali-
zzato di monitoraggio, hanno reso possibile, grazie a
un coefficiente matematico chiamato “FINE index„,
e a un secondo indice che sintetizza le informazioni
sulla qualità delle acque tramite i danni fisiologici e
lo stato di buona salute riscontrati nei mitili (utilizzati
come marker biologici) hanno dimostrato quanto
segue: con una gestione accorta degli strumenti scien-
tifici e del know-how si possono raccogliere informa-
zioni importanti sullo stato dell’arte della natura e
degli elementi ecologici, e questo senza dover affron-
tare costi estremamente elevati. L’indizio logico di
entrambi i metodi è che i gestori di una zona umida
che sono privi di esperienza hanno bisogno di sistemidi supporto alle decisioni facilmente comprensibili e
validi, come questi due metodi hanno tentato di definire.
Cosa ancor più interessante è lo studio sul valore
economico di una zona umida, che inizialmente non è
stato inserito in questo capitolo d’attività, pur avendo
buona ragione di essere citato in questa sede, in quan-
to delimita il quadro di sostegno alla valutazione e alle
decisioni sulle aree umide, incluse le sue funzioni
socioeconomiche. Dovrebbe quindi essere letto come
esempio di know-how che apre la strada sul cammino
della gestione integrata delle zone umide.
Infine, non dovrebbe essere sottovalutata l’impor-
tanza della comunicazione dei dati oggettivi in un
mondo razionalizzato. Le amministrazioni dei parchi e
delle riserve hanno l’opportunità di dare informazioni
più chiare sui valori naturali di tali aree, sulla loro
situazione e sulla necessità di proteggerle, facendo
leva su argomenti non facilmente eludibili. Eppure,
molte volte non si ha la capacità di semplificare e
comunicare tali elementi nel momento o nei modi
più appropriati. Questa è un’altra sfida per il futuro.
3. monitoraggio ambientale: dati oggettivi per decisioni oggettive
Introduction
PremessaLe zone umide sono un ecosistema di importanza fonda-
mentale per le funzioni che essi svolgono, in particolare
nei cicli idrologici e geochimici, nonché come ricettacoli
di una elevata biodiversità. Le problematiche che riguar-
dano questi ambienti sono ovviamente numerose, i cui
effetti investono gli ecosistemi del delta del Po da più di
un ventennio, siano essi valli di acqua dolce, salmastre,
lagune o mare costiero. Da tale constatazione nasce la
necessità di evidenziare un nuovo criterio di valutazione
che si avvalga di descrittori ambientali in grado di quan-
tificare l’intrinseca fragilità di un ecosistema in un dato
momento e nell’ambito generale. Ad esempio, la sola
stima delle concentrazioni dei nutrienti non è sufficiente
ai fini predittivi dell’evoluzione trofica di un ambiente,
a meno di una difficile e raramente effettuata, stima dei
bilanci di massa degli stessi nutrienti. Di qui la neces-
sità di concentrare la sperimentazione di un piano di
monitoraggio sul parametro intrinsecamente più sinteti-
co e descrittivo delle caratteristiche di un dato ambiente,
cioè un indice per la valutazione dell’integrità degli eco-
sistemi acquatici di transizione.
Il piano di seguito esposto è indirizzato alla descri-
zione dell’evoluzione della composizione, della struttura
e della dinamica delle comunità macrobentoniche, lette
in relazione ai parametri classici di stato trofico ed alle
caratteristiche fisiche dell’ambiente, quali la profondità
e la movimentazione delle acque.
Introduzione al monitoraggio delle zone umide
La definizione di zona umida è di estrema importanza
sia per le implicazioni scientifiche sia per quelle politi-
che/gestionali. Numerose sono le possibili definizioni
di zona umida, in quanto sotto questa denominazione
ricadono varie tipologie di ecosistemi, accomunati tra
loro dall'abbondanza dell'elemento acqua. Spesso sono
utilizzate definizioni formulate a livello dei singoli Stati
ma, un punto di riferimento, è rappresentato dalla con-
venzione internazionale svoltasi a Ramsar, in Iran, nel
1971, il cui testo originale è riportato di seguito: “For thepurpose of this Convention wetlands are areas of marsh,fen, peatland or water, whether natural or artificial,
permanent or temporary, with water that is static or flowing,fresh, brackish or salt, including areas of marine water thedepth of which at low tide does not exceed six metres.“ Questa definizione è stata formalmente adottata dall’
Italia, traducendone il testo senza modifiche, con il
D.P.R. n. 448 del 13 marzo 1976: “Ai sensi della presenteconvenzione si intendono per zone umide le paludi e gliacquitrini, le torbe oppure i bacini, naturali o artificiali,permanenti o temporanei, con acqua stagnante o cor-rente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distesedi acqua marina la cui profondità, durante la bassa ma-rea, non supera i sei metri.„ .Il monitoraggio delle zone umide è un argomento attual-
mente oggetto di un’approfondita analisi da parte della
comunità scientifica internazionale tra cui spicca un
lavoro EPA , tuttora in corso, dal titolo “Methods for eva-luating wetland condition”. Sebbene lo studio americano
non sia ancora giunto a termine, esso pone l’attenzione
sullo sviluppo di metodi per valutare le condizioni ecolo-
giche complessive di una zona umida, considerando i
principali agenti di stress.
I metodi di valutazione delle condizioni ecologiche
di una zone umida sono basati sullo studio di una o più
delle sue componenti biologiche. Negli ultimi anni sono
stati sviluppati vari metodi e relativi indici, chiamati IBI
(Indexes of Biological Integrity), seppure a questo stadio
non sia ancora stato elaborato un metodo con valenza
globale, a causa della naturale variabilità che si ritrova
all’interno delle zone umide.
Sul fronte Europeo l’EEA (European Environmental
Agency, l’Agenzia per l’Ambiente dell’Unione Europea) ha
recentemente pubblicato il rapporto sullo stato delle acque
nel quale mancano specifici riferimenti alle zone umide.
All’interno del progetto wetlands ii la presente azione
intende fornire un contributo per determinare un primo
modello di piano di monitoraggio delle zone umide se-
condo queste linee operative. Data la vastità dell’argo-
mento trattato è necessario circoscrivere e definire gli
obiettivi. Partendo dalle considerazione tratte, e tenendo
in considerazione le caratteristiche delle zone umide del
Delta del Po, si è ritenuto di incentrare gli sforzi del la-
voro sulla descrizione di un “indice per la valutazionedell’integrità degli ecosistemi acquatici di transizione„:
FINE (Fuzzy INdex of Ecosystem integrity).
A. Il Piano di monitoraggio ambientale e “l’Indice per la valutazione dell’integrità degli ecosistemi acquatici di transizione„: FINE (Fuzzy INdex of Ecosystem integrity)
da prof. michele mistri – dipartimento di biologia, università di ferrara (italia)
3a_39
facile, non caratterizza la trofia ed in taluni casi non
riesce ad essere nemmeno pienamente informativo della
qualità ambientale. Tale informazione non può infatti pre-
scindere da una dettagliata conoscenza degli andamenti
stagionali delle stesse concentrazioni, della profondità
del sito e del livello di movimentazione delle acque.
In particolare, profondità, movimentazione e torbidità
delle acque sono informazioni fondamentali nel deter-
minare la composizione delle comunità e quindi delle
modalità di trasferimento delle produzione primaria ai
livelli trofici successivi. Da tali fattori dipende anche
l’entità del rischio di anossia e/o di distrofia, in caso di
esuberi di produzione primaria.
Allo stato attuale delle conoscenze, nella valutazione
di qualità ambientale un indice per la valutazione dell’in-
tegrità degli ecosistemi acquatici di transizione rappresen-
ta un metodo efficace per descrivere in maniera precisa e
sintetica l’informazione ricavata dal monitoraggio dei siti.
Piano di monitoraggioLe zone umide sono suddivise in numerose categorie,
di conseguenza allo stato attuale si rende necessario
selezionare e specificare la tipologia di zona umida a
cui applicare il piano di monitoraggio.
Gli ambienti oggetto del monitoraggio nel Delta del
Po emiliano-romagnolo saranno:
__ le Valli di Comacchio,
__ la Salina di Comacchio
__ la Sacca di Goro
Lo stato delle conoscenze e l’uso di un indice di valutazione
Nell’arcipelago tipologico di zona umida, la presenza
duratura o transiente di una lama d’acqua, più o meno
profonda, è l’elemento unificante, il comune denomina-
tore di una miriade di assetti ecosistemici e biologici
molto differenti.
Rifacendosi quindi all’unica caratteristica veramente
unificante, ovvero la sommersione, costante o transien-
te, in ciò si può fissare il punto di riferimento da cui
iniziare un’analisi. Tuttavia, questo fattore unificante
e apparentemente scontato, risulta essere un elemento
di complicazione in quanto anche ciò che comunemente
è chiamata “acqua„, di fatto è una soluzione salina di
composizione sostanzialmente differente da ambiente ad
ambiente, con differenze di concentrazione degli stessi
elementi fino a tre ordini di grandezza. Alle differenze
di matrice si aggiungono quelle di ordine biologico.
A titolo di esempio si consideri che anche la densità fito-
planctonica batterica aumenta di circa tre ordini di gran-
dezza da condizioni di oligotrofia a ipertrofia. In un’ottica
di monitoraggio, tali ampie variazioni possono essere l’ori-
gine di vari tipi di problemi analitici, sia di ordine metodo-
logico, sia dipendenti da difficoltà oggettive di impiego
di strumentazione per l’acquisizione di dati in continuo.
Per le suddette ragioni la formulazione di indici di
qualità ambientale oggettivi ed applicabili in tutte le
tipologie di zona umida, è di sicuro interesse. La stessa
qualificazione dello stato trofico e della qualità di una
singola zona umida non è per niente semplice o scontata.
Ad esempio, l’utilizzo delle concentrazioni dei nutri-
enti azotati e fosforati, la cui misura è relativamente
La valle di Comacchio
3a_40
3a_41
3. | monitoraggio ambientale: dati oggettivi per decisioni oggettive a. il piano di monitoraggio ambientale e “l’indice per la valutazione dell’integrità degli ecosistemi acquatici di transizione„: fine
“indice„, la cui metodologia non deve essere soggetta a
interpretazioni differenti da parte degli operatori addetti
alle valutazioni.
Un nuovo indice per valutazione dell'integritàdegli ecosistemi acquatici di transizione: FINE (Fuzzy INdex of Ecosystem integrity)
L'analisi della composizione, della struttura e della
dinamica delle comunità macrobentoniche è considerato
l’approccio maggiormente esaustivo per la valutazione
dello stato di salute o del livello di disturbo (sia di origi-
ne naturale che antropica) degli ambienti acquatici di
transizione. La maggior parte degli organismi che costi-
tuiscono tali comunità, infatti, sono caratterizzati da
ridotta mobilità e da cicli vitali relativamente brevi, e,
se intervengono fenomeni che alterano le condizioni
dell'habitat, essi possono rispondere in maniera estre-
mamente rapida, avvicendando specie che adottano
diverse strategie vitali, meglio adattate alle nuove
condizioni ambientali.
Nel tentativo di elaborare descrittori e indicatori
finalizzati alla definizione della qualità e del livello di
impatto negli ambienti costieri, gli ecologi hanno proce-
duto gradualmente, ma con livelli di complessità di ela-
borazione sempre crescente. Se da un lato ciò ha portato
all'individuazione di tecniche potenti, dall'altro tali
elaborazioni risultano spesso incomprensibili a coloro
i quali non sono in possesso di solide basi di analisi
statistica. Escludendo le metodologie non basate sulla
componente biotica del sistema ma di tipo chimico-fisico
Per ognuno dei siti di misura verranno identificate
più stazioni che, per le ben note differenze ambientali
e degli elevati gradienti dei parametri chimico-fisici,
dovranno essere almeno 4 per le Valli di Comacchio,
2 per la Salina di Comacchio e 5 per la Sacca di Goro.
Il piano di monitoraggio prevede un campionamento
stagionale (eventualmente soggetto a modifiche e/o inte-
grazioni sulla base di oggettive giustificazioni) per l’ana-
lisi della composizione e della dinamica delle comunità
macrobentoniche. La ridotta mobilità ed i cicli vitali rela-
tivamente brevi permetteranno di utilizzare i dati acqui-
siti, fornendo informazioni su effetti legati alla stagiona-
lità e l’eventuale confrontabilità dei dati rilevati in
stazioni diverse.
É auspicabile che al monitoraggio previsto dal presen-
te piano, seguano campagne routinarie di misura, che
portino ad avere trend più estesi nel tempo e che portino
ad avere dati “storici„ utili alla modifica dei futuri piani
di monitoraggio, in un’ottica di continuo miglioramento.
Risultati attesiIl piano di monitoraggio ha la finalità di mettere a
punto chiavi di lettura della qualità ambientale in un
ecosistema particolare come le acque di transizione.
Lo spirito innovativo dell’azione risiede nell’utilizzo di
un approccio concettuale tale da permetterne un’appli-
cazione il più generale possibile, la cui applicabilità de-
ve essere esportabile presso altri ambienti e siti di misu-
ra. L’esportabilità e la confrontabilità dei risultati, come
già puntualizzato, è una caratteristica dell’uso di un
Dune protette della costa di Ugento
3a_42
la Salina di Comacchio (2 stazioni) e la Sacca di Goro
(5 stazioni). Ciascuna delle stazioni considerate in
ciascun ambiente è stata scelta secondo un criterio di
rappresentatività dei vari habitat tipizzanti i sub bacini
delle varie lagune (esempio: tessitura del substrato,
substrato nudo/vegetato, ampia/scarsa presenza di fane-
rogame marine, gradienti di confinamento, ecc.).
I valori dell’indice FINE sembrano ben rappresentare
e descrivere in maniera precisa e sintetica l’informazio-
ne ricavata dal monitoraggio dei siti.
Gli andamenti dei parametri descrittori presso ciascu-
na delle stazioni selezionate paiono fortemente influen-
zati dalla stagionalità.
Tuttavia, tali andamenti non sono in fase, e questo
testimonia la peculiarità propria di ciascuna stazione e,
in ultima analisi, la bontà del criterio di scelta delle sta-
zioni. L’indice FINE è stato creato per l’applicazione in
sistemi lagunari eutrofi e di piccole dimensioni quali
quelli Adriatici considerati nel presente lavoro: la defini-
zione delle funzioni di appartenenza alle varie categorie
delle variabili è infatti basata sulla conoscenza ed espe-
rienza sull’ecologia di un dato ambiente. Tuttavia, la
struttura concettuale del modello è relativa a teorie eco-
logiche generali e FINE è quindi potenzialmente appli-
cabile ad una più vasta gamma di bacini di transizione,
assunto che le funzioni di appartenenza siano prelimi-
narmente calibrate sulla base di informazioni specifiche
e di conoscenza storica sull’ambiente interessato.
I valori dell’indice FINE sembrano ben rappresentare
e descrivere in maniera precisa e sintetica l’informazio-
ne ricavata dal monitoraggio dei siti.
Appare evidente come tale indice sia in grado di ben
interpretare e condensare in un unico valore alfanumeri-
co la mole di informazione contenuta nei dati biotici
raccolti.
o parametro-specifiche, che non descrivono in modo
adeguato il grado di sensibilità o i livelli di perturbazio-
ne di un ecosistema, lo sforzo degli ecologi nell’ultimo
decennio è stato indirizzato all'identificazione ed allo
sviluppo di metodiche capaci di condensare una quan-
tità di informazione in un unico biocriterio o indicatore
multimetrico. Il valore potenziale di tale indicatore risie-
de nella sua applicabilità ad ampie aree geografiche, ed
allo stesso tempo nella capacità di valutare con precisio-
ne lo stato di salute di un ecosistema a livello regionale.
Nell’ambito di questa filosofia si inserisce lo studio di
un nuovo indice (FINE : Fuzzy INdex of Ecosystem inte-
grity) appositamente ideato per la valutazione dell’inte-
grità degli ecosistemi di transizione. FINE viene calco-
lato utilizzando descrittori funzionali e strutturali
dell'ecosistema di transizione, con particolar riguardo
all’informazione contenuta nella struttura del macro-
benthos. Il vantaggio di FINE rispetto ad altri indici ri-
siede nel fatto che l'insieme dei descrittori selezionati
permette di integrare l'effetto delle principali componen-
ti biotiche del sistema, e di correggere le equivocità
eventualmente espresse dal valore di un singolo descrit-
tore. In più, il formalismo fuzzy permette di ridefinire
i descrittori in insiemi fuzzy che li descrivono approssi-
mativamente in valori “bassi„ o “elevati„. Ad esempio:
diversità minore o uguale a 0.5 è sicuramente “bassa„,
diversità maggiore o uguale a 2 è sicuramente “elevata„,
i valori intermedi sono sia parzialmente “bassi„ che par-
zialmente “elevati„, e lo sono in un certo grado (definito
di appartenenza). Ulteriore vantaggio è dato dal fatto
che il rapporto tra variabili biotiche (input) e valore
dell’indice (output) non è espresso attraverso un’equa-
zione matematica, ma con regole logiche di facile com-
prensione, quali ad esempio: “diversità elevata, biomas-
sa elevata, etc. = qualità elevata„. Questo formalismo non
deve tuttavia apparire riduttivo, in quanto, nella presen-
te versione di FINE , le regole di classificazione sono
ben 2032, risultanti da tutte le possibili combinazioni
dei descrittori nei loro livelli.
Per la valutazione preliminare del modello su cui è co-
struito FINE ci si è serviti di dati raccolti nel 2004 e nel
2005, con frequenza pressappoco stagionale, presso tre
ambienti acquatici di transizione dell’area deltizia del
Po. Tali ambienti sono le Valli di Comacchio (4 stazioni),
3b_43
abbiano causato alterazioni a livello di popolazione e
di comunità; pertanto le indicazioni precoci riguardanti
gli effetti degli inquinanti possono permettere alle Unità
produttive coinvolte di prendere i provvedimenti più
opportuni per evitare futuri danni ambientali.
A questo scopo, sono stati utilizzati organismi sessili
filtratori in grado di accumulare nei propri tessuti le
sostanze inquinanti presenti nell’ambiente in cui essi
vivono e pertanto in grado di “integrare„ su scala tempo-
rale il livello di inquinamento che si registra in una data
zona in un ben definito intervallo di tempo. Gli organis-
mi “sentinella„ scelti per il biomonitoraggio sono i mitili
(Mytilus galloprovincialis), che per opportuni periodi di
tempo sono stati tenuti in 4 siti prescelti esposti alla con-
taminazione. Nello stesso tempo altri organismi sono sta-
ti stabulati in uno/due siti considerati non contaminati.
Siti sospetti di contaminazione e non contaminati
devono comunque essere confrontabili fra loro per gli
altri parametri, quali salinità, profondità, temperatura,
etc. Data la presenza di altri molluschi più tipici
dell’ecosistema in esame (ad es. la vongola, Tapes philip-pinarum) si può ipotizzare una valutazione del loro stato
di “salute„ mediante utilizzo delle stesse metodiche. In
questo caso, se i parametri di base non sono noti, la fase
di biomonitoraggio vero e proprio sarà preceduta da una
fase di messa a punto delle metodiche e di valutazione
dei parametri biologici scelti come biomarkers in condi-
zioni basali. Considerando che nessun biomarker, da so-
lo, può fornire una diagnosi completa degli effetti dell’in-
quinamento di un’area, in questo studio si è utilizzata
una “batteria di biomarkers„.
L’indagine è stata condotta in un unico laboratorio,
tuttavia i dati sono stati intercalibrati con strutture di
riferimento internazionali (es. Centro di studio dei me-
talli in traccia, c/o Università di Genova e Centro di
riferimento UNEP , ora c/o Università di Alessandria).
I livelli di tossicità degli inquinanti eventualmente accu-
mulati nelle cellule degli animali in esame verranno
valutati utilizzando una batteria di biomarkers compren-
dente:
1. indici di stress generali = cioè non direttamente rela-
zionabili alla causa che provoca la sindrome di stress
quali la stabilità delle membrane lisosomiali, la infiltra-
zione lipidica dei lisosomi, l’accumulo di lipofuscine
In questo studio vengono presentati i risultati, ancora
preliminari e non generalizzabili, di un progetto di bio-
monitoraggio delle zone umide mediante l’utilizzo di
specie marker (Mytilus galloprovincialis, Tapes philip-pinarum) attuato su una zona umida ravennate (Pialassa
Baiona). Lo scopo è sia di individuare zone a diverso
inquinamento, sia di costruire uno schema, un modello
di biomonitoraggio applicabile ad altre aree umide ed
ampliabile e possibilmente generalizzabile. La scelta
di iniziare tale sperimentazione dalla Pialassa Baiona è
stata dettata dalla consapevolezza che tale area presenta
livelli di inquinamento piuttosto elevati che seguono
anche un gradiente. Inoltre, tale area è stata ampiamente
studiata negli ultimi 20 anni, per cui la mole di dati a
disposizione è notevole.
Nel presente progetto ci siamo posti quindi l’obiettivo
di integrare le analisi chimiche ed ecologiche già condot-
te per legge nella Pialassa Baiona dagli Enti preposti con
un piano di biomonitoraggio mediante organismi senti-
nella e misure di indici di stress, o biomarkers, al fine di:
1. stabilire una più stretta correlazione tra il dato chimi-
co/geochimico e gli effetti biologici sugli organismi;
2. mettere a punto un protocollo adatto al biomonitorag-
gio di sistemi acquatici di tipo lagunare;
3. mettere a punto un pacchetto di analisi applicabile
per fini diagnostici predittivi e, nel caso di necessità,
per seguire le fasi di interventi di ripristino.
Va tenuto presente che, data la complessità ambientale,
né le analisi chimiche né quelle ecotossicologiche o di
biomonitoraggio, né gli studi di popolazione possono da
soli fornire una diagnosi completa dello stato di salute
dell’ambiente.
Il ruolo del biomonitoraggio sperimentale proposto è
quello di misurare l'effetto che uno o la sommatoria di
contaminanti diversi, magari ciascuno sotto il livello
di “soglia„ secondo le norme di legge, esercitano sugli
organismi considerati, in accordo con le recenti norma-
tive che riconoscono un sito come inquinato laddove,
pur non essendo presenti livelli eccessivi di singoli in-
quinanti, si individui un danno agli organismi. Inoltre,
adeguatamente utilizzati, i risultati del biomonitoraggio
permettono di evidenziare i danni biologici prodotti
dalle sostanze inquinanti prima che i loro effetti tossici
B. Biomonitoraggio sperimentale su specie marker (bivalvi) in un’area campione del Delta del Po in Emilia-Romagna
da ms. dr. elena fabbri (istituto cirsa, ravenna – università di bologna)
3b_44
biologiche sono, d’altra parte, estremamente complesse
e in genere non direttamente correlabili con le cause che
ne hanno eventualmente indotto modificazione, inoltre
le informazioni vengono fornite in tempi molto lunghi,
quando ormai il degrado ambientale può essere irrime-
diabile.
Nemmeno il biomonitoraggio mediante biomarkers
qui proposto è esente da critiche; una importante è che
può risentire della variabilità biologica degli organismi,
e quindi richiedere una particolare attenzione nell’e-
same dei risultati ottenuti, con aumento del numero
di analisi da effettuare; tuttavia, presenta vantaggi
rilevanti.
BIOMARKERS
__ Forniscono informazioni precoci sulla esposizione
degli organismi a contaminanti
__ Identificano effetti sinergici dovuti alla presenza di
più contaminanti, anche se sotto la soglia di legge
__ Segnalano l’inquinamento anche se la fonte non è
più presente
__ Misurano risposte degli organismi più sensibili
rispetto ad altri test
Conclusionie e prospettive futureI biomarker hanno segnalato uno stato di salute general-
mente mediocre ed in particolare è stata evidenziata
una maggiore sofferenza degli organismi in due siti
che tuttavia non sono in relazione al gradiente di in-
quinamento nord-sud evidenziato da precedenti analisi
chimiche sui sedimenti della Pialassa. Tuttavia, i mitili
rendono conto della situazione presente nella colonna
d’acqua, che può essere anche molto diversa da quella
dei sedimenti. Le vongole, utilizzate proprio allo scopo
di segnalare situazioni degradate nei sedimenti, non
hanno contribuito alla diagnosi della salute ambientale
in maniera sufficiente.
2. indici di stress specifici = cioè direttamente rapporta-
bili alla causa che induce lo stato di sofferenza degli
animali: metallotioneine (per i metalli) e acetilcoline-
sterasi (per gli esteri organofosforici). I biomarkers
indicati fanno parte della “batteria di bioindicatori„ uf-
ficialmente riconosciuta dalle organizzazioni interna-
zionali che si occupano di monitoraggio ambientale,
previsti dal programma UNEP-MAP per il biomonito-
raggio nel Mediterraneo (MED-POL) e descritti nel
mauale UNEP/RAMOGE 1999. La scelta dei bioindi-
catori specifici, all’interno comunque della batteria
di biomarkers approvata dalla Organizzazioni inter-
nazionali, potrà essere modificata in relazione alle
problematiche che via via vengano individuate
nell'area di studio.
Per una completa e corretta valutazione dello stato di
salute dell’ambiente in esame, il programma di biomoni-
toraggio proposto è stato affiancato da analisi chimico-fi-
siche, secondo quanto prescritto dal D.Lgs. 152/99 e inolt-
re da indagini geochimico- sedimentologiche che hanno
riguardato sia le acque che i sedimenti dell'area oggetto
di studio, integrando anche i dati già disponibili, al fine
di giungere ad una definizione dell’eventuale carico di in-
quinanti presenti. Parte importante dello studio è stata
mirata ad una corretta valutazione dei tenori di fondo na-
turali, utilizzando sia dati ricavati dalla letteratura o dagli
archivi sia dati prodotti direttamente da questo progetto
di ricerca. L'influenza del parametro tessiturale (granulo-
metria), della composizione mineralogica, l'effetto di
sostanza organica e solfuri diagenetici probabilmente
presenti all'interno del sedimento sono stati determinati
al fine di definire il loro grado di condizionamento nella
distribuzione di metalli pesanti nel sedimento.
Questo affiancamento è stato realizzato in quanto
a ciascuno degli approcci, se impiegato da solo, sono
riconosciuti alcuni limiti. Gli inquinanti possono spesso
essere a concentrazioni molto variabili e talvolta non
rilevabili, tuttavia essere biodisponibili e quindi perico-
losi per gli organismi viventi, fenomeno che le analisi
chimiche non tengono in considerazione; queste analisi
inoltre non hanno capacità predittive sull’eventuale in-
terazione fra le diverse sostanze chimiche, potenzial-
mente deleteria per il biota. Le indagini sulle comunità
3b_45
3. | monitoraggio ambientale: dati oggettivi per decisioni oggettive b. biomonitoraggio sperimentale su specie marker (bivalvi) in un’area campione del delta del po in emilia-romagna
i mitili, ma mai per Chamelea gallina. I micronuclei so-
no piccole formazioni tondeggianti contenenti DNA che
compaiono intorno al nucleo cellulare durante la interfa-
se. La loro presenza è segno di danno a carico dei cromo-
somi determinato da agenti genotossici, e il loro numero
può aumentare progressivamente divenendo un indice
dell’accumulo di danni genetici durante la vita di un or-
ganismo. Dato che questo test richiede una certa espe-
rienza da parte del personale impegnato in queste
analisi, è da prevedere la possibilità di usare il COMET
assay che può essere condotto più routinariamente
e quindi utilmente ai fini di un biomonitoraggio.
In generale è possibile concludere che l’attività
condotta è stata molto proficua ed ha soddisfatto gli
obiettivi posti. Data la complessità e la variabilità
dell’ambiente occorre però capire se i biomarker impie-
gati per il biomonitoraggio della laguna non risentano
della fluttuazione di parametri naturali ma rispondano
soltanto a stimoli di origine antropica. E’ quindi impor-
tante eseguire in parallelo analisi sugli organismi e
valutazioni di tipo geochimico nei siti di indagine, che
è l’obiettivo principale di una nostra attività futura in
questo settore.
Infine, sarà importante valutare l’applicabilità e
l’efficienza di tali metodologie di monitoraggio ambien-
tale e biomonitoraggio mediante analisi geochimiche e
biomarkers ad aree lagunari diverse per capire quanto
i risultati ottenuti a livello locale possano essere genera-
lizzati. L’obiettivo quindi del prossimo futuro è quello
di spostare le indagini su altre lagune costiere salmastra
come, ad esempio, le Valli di Comacchio.
I risultati dello studio condotto nell’ambito del progetto
hanno portato innanzitutto a chiarire che T. philip-pinarum non è un organismo adatto per svolgere un ruo-
lo di organismo sentinella, almeno secondo i biomarker
utilizzati, per cui un successivo studio relativo ai sedi-
menti dovrà prevedere l’utilizzo di Chamelea gallina in
luogo di T. philippinarum. Questa vongola è già stata
utilizzata allo scopo, ma non è ben distribuita all’interno
della Pialassa Baiona pur essendo presente. Si procederà
quindi con un biomonitoraggio di tipo attivo, trasferendo
in Pialassa organismi prelevati in altre aree dell’Adriatico.
Il monitoraggio pilota invece, con utilizzo di Mytilusgalloprovincialis, ha confermato tutte le potenzialità
diagnostiche che sono già state descritte per altri siti
costieri, anche se non lagunari. Il fatto che i mitili siano
da tempo ampiamente usati come organismi sentinella
in varie parti del mondo ha reso possibile la definizione
di protocolli metodologici standard. Questi a loro volta
permettono la intercalibrazione dei dati con laboratori
di riferimento e il confronto con i dati di altri laboratori
o presenti in letteratura. Inoltre la relativamente buona
conoscenza della fisiologia dei mitili permette una
migliore comprensione dei risultati.
Molto utile sarà valutare le caratteristiche geo/
chimico/fisiche dello strato di acqua in cui avviene la
rimobilizzazione dei sedimenti, che potrebbe presentare
caratteristiche correlate alle risposte degli organismi.
È altrettanto necessario programmare l’analisi dal
punto di vista geochimico di alcune carote di sedimento
prelevate in corrispondenza dei siti prescelti in una
futura indagine, così come dei parametri chimico/fisici
delle acque (temperatura, ossigeno disciolto, salinità,
etc.) attraverso l’uso di sonde multiparametriche.
Per quanto riguarda i siti prescelti, riteniamo che il
numero di 4 (più il/i siti di controllo) sia stato idoneo
al fine del progetto. Tuttavia future analisi potrebbero
prevedere siti più lontani fra loro, disposti da nord a sud,
con l’obiettivo di valutare una corrispondenza tra le ris-
poste dei bivalvi fossori e le indagini passate che hanno
rilevato elevate concentrazioni di metalli pesanti con
gradiente nord-sud.
La batteria dei biomarker utilizzata non comprendeva
indici di genotossicità. Si ritiene utile implementarla
con il test dei micronuclei, già ampiamente utilizzato per
3c_46
e Valle Cantone); è inclusa contesto di tutela del Parco
del Delta del Po e, allo stesso tempo, interessata ad
attività produttive di pesca.
Metodologia e raccolta di datiAbbiamo cominciato dall'analisi delle caratteristiche
territoriali dell'area di studio per valutare il valore
economico e funzionale di queste zone umide.
Abbiamo preso in considerazione anche i
seguenti aspetti:
__ aspetti legislativi e costrizioni ambientali,
__ aspetti economico-sociali e funzionali dei beni
da analizzare.
Leggi regionali ed europee riguardanti la
laguna della Valle Bertuzzi:
__ La legge regionale dell’Emilia-Romagna
N.ro 27/1988, costituzione del Parco del Delta del
Po dell'Emilia-Romagna e Piano delle stazioni di
Volano-Mesola-Goro (2001)
__ Convenzione di Ramsar sulle zone umide (1971)
__ Direttiva del Consiglio dell’UE n. 79/409/EEC
“La direttiva degli uccelli„
__ Direttiva del Consiglio dell’UE n. 92/43/EEC
“Direttiva dell’Habitat„
__ Regolamento del Consiglio dell’UE n. 1257/99
sul sostegno allo sviluppo rurale
I dati, raggruppati attraverso un piano di monitoraggio,
hanno permesso di dichiarare un modello d'analisi
estimativo del valore economico totale per l'area di
studio nonché per altre aree di stessa natura.
RisultatiNella stima del valore economico e funzionale abbiamo
considerato che l’area di studio è un luogo caratterizzato
da funzioni miste (pubbliche e private) e con scopi
multipli; per queste ragioni era necessario di aggiungere
il valore privato, connesso alla produzione (bacini di
PremessaObiettivi
Le zone umide sono ecosistemi unici che spesso si trova-
no affiancati a sistemi acquatici (acqua, fresca o salata)
o terrestri (altopiano). Essi possono essere umide duran-
te tutto l’anno, possono essere umide in alcune stagioni
oppure possono essere umide durante una parte del
giorno. Queste aree sono le più produttive fra gli habitat
acquatici e possiedono un valore ambientale inconfondi-
bile. Questi particolari habitat sostengono una grande
varietà di specie e sono caratterizzati da una vasta diver-
sità paesaggistica; essi rappresentano il risultato di va-
rie interazioni fisiche, chimiche, climatiche ed umane.
Noi pensiamo che l’obiettivo primario nella gestione
di queste aree è badare alla maggior utilità sociale che è
rappresentata dal totale di benefici ben definiti relativi a
diversi individui: individui privati che traggono profitto
direttamente, individui privati che traggono profitto
indirettamente, la società in senso largo.
Le zone umide provvedono benefici sia a cittadini
privati che a tutta la società ed il loro valore è un valore
economico non solo strettamente connesso all’uso con-
sumistico che consente l'uso fisico di una risorsa natura-
le o ambientale (valore d'uso) ma anche all’uso non-con-
sumistico che non comporta uso fisico e diretto di una
risorsa naturale o ambientale (valore di non-uso). In una
parola il valore economico totale (vet). Questi benefici o
funzioni di solito coinvolgono beni e servizi di grande
importanza per la società.
Alcuni dei benefici che provvedono le zone
umide includono:
__ Zone di pesca sane
__ Sostegno per uccelli e altri animali e piante selvatiche
__ Alta produttività biologica
__ Protezione della biodiversità
__ Controllo dell'erosione
__ Riduzione dei danni da inondazioni
__ Buona qualità dell’acqua
__ Estetica e ricreazione
Attraverso un approccio sperimentale, il nostro studio
si è occupato con la valutazione di vet di una zona umi-
da particolare (Valle Bertuzzi composta da Valle Nuova
C. Definizione Sperimentale del valore economico e funzionale delle zone umide
da francesco donati, giulia ruol, elena fabbro
3c_47
3. | monitoraggio ambientale: dati oggettivi per decisioni oggettive c. definizione sperimentale del valore economico e funzionale delle zone umide
È evidente che nelle aree dove il livello di protezione
è alto, la presa in considerazione del costo delle funzioni
sociali analizzati precedentemente rappresenta un
elemento importante per la conservazione del bene.
Per questa ragione, come indicato nel nostro lavoro,
in base a quella che sembra essere l'effettiva capacità
di carico di queste aree, noi non possiamo pensare a
politiche di conservazione basate solamente su strumenti
di costrizioni; è necessario sviluppare delle strategie di
mercato riferite a beni e servizi ambientali.
pesce, caccia, gestione turistica), al valore pubblico deri-
vato dalla preservazione della natura, la protezione idro-
geologica e la conservazione del paesaggio e delle atti-
vità ricreative.
In considerazione della natura particolare dell’oggetto
di studio, abbiamo proseguito con gli analisi dei valori
unitari, disaggregando gli elementi principali che carat-
terizzano il bene e prendendo in considerazione la loro
funzionalità.
È questa la funzionalità che influenza sul valore della
complessità del bene.
Le attività produttive dei proprietari possono essere
trasformate in valori monetari; per questa ragione posso-
no essere calcolate come valori unitari secondo i criteri
valutativi relativi al mercato.
In base agli elementi valutativi analizzati nella nostra
ricerca, il valore del distretto della valle, riferito alla
proprietà, è calcolato aggiungendo i valori dell'attività
primaria (pesca) a quelli delle altre attività compiute al-
lo stesso podere (caccia e attività turistiche e ricreative).
Dai costi e i benefici summenzionati, possono esserne
ricavati altri come risultato da qualche tipo di gestione
fattoriale a livello del territorio (benefici per altri indivi-
dui privati).
Perciò noi abbiamo ipotizzato una valutazione dei
benefici che sono provveduti non solo al distretto di
Bertuzzi ma anche a tutta la zona umida nel Parco o che
fluttua vaste relazioni con l'area protetta (in particolare
le attività relative al turismo).
Queste aree sono gestite secondo i criteri di sostenibi-
lità produttiva e di restaurazione ambientale e provve-
dono, come prodotto aggiunto, benefici esterni per l’in-
tera società (funzione ambientale ed ecologica, funzione
paesaggistica, funzione idrologica).
Come un valore sociale delle zone umide, abbiamo
usato il valore economico delle funzioni ambientali
coinvolte nella gestione estesa della valle da pesca preso
dai dati della gestione di valle in situazioni simili a
quelle analizzate per questa ricerca.
4_48
Il partner tedesco di wetlands ii , la Riserva di
biosfera dell’UNESCO “Paesaggio fluviale dell’Elba
Centrale„ (BRME) del Land Sassonia-Anhalt – regione
della Germania orientale che si estende lungo il fiume
Elba, nella parte ovest-sudovest di Berlino – si è concen-
trato sulla comunicazione e la sensibilizzazione per le
sue azioni locali. Il BRME ha avuto la responsabilità di
gestire un’area di circa 200.000 ha, che include anche
parti dei fiumi Saale, Mulde e Havel.
La comunicazione e la sensibilizzazione si considera-
no un altro aspetto cruciale della Gestione integrata
delle aree umide per gli enti di gestione dei parchi e
delle riserve. Ancora una volta, non si tratta di una tipica
azione di protezione della natura o una questione am-
bientale, ma è molto importante, in quanto – grazie
all’educazione ambientale e la protezione dell’area,
una gestione dell’informazione a livello professionale,
il lavoro dell’ufficio stampa, le campagne di sensibilizza-
zione condotte professionalmente e il dialogo con la
popolazione residente, è possibile effettuare un’opera
d’informazione migliore riguardo a ciò che sono le zone
umide, cosa offrono, cosa è necessario per proteggerle
e come l’uomo possa vivere in armonia con esse.
Nel quadro del progetto wetlands ii , il BRME si è
incentrato sulla questione con diversi obiettivi specifici,
e in particolare:
1. rafforzare la capacità del personale BRME di fare
opera di comunicazione sul lavoro svolto nei confronti
dell’esterno e cooperare con diversi tipi di gruppi-
bersaglio come la popolazione residente, altre entità
tecniche responsabili della realizzazione di progetti
di sviluppo, nonché la stampa locale e I mezzi
d’informazione;
2. aumentare la consapevolezza della popolazione
residente in merito alle opportunità e alle necessità
che la tutela del paesaggio e della natura comporta,
nonché sullo sviluppo sostenibile, compatibile con
lo scopo della protezione della natura;
3. trovare soluzioni insieme con i gruppi bersaglio
citati prima per la realizzazione di progetti specifici;
4. promuovere il patrimonio naturale e culturale del
BRME , un uso sostenibile dello stesso, nonché un
turismo ecocompatibile.
Nel periodo fra marzo e settembre 2003, il BRME ha
elaborato un documento strategico per effettuare una
campagna di sensibilizzazione e comunicazione, diviso
in cinque sottoprogetti, che definisce gli obiettivi e le
azioni per ciascuno di tali sottoprogetti. Questi
sottoprogetti concernevano:
1. l’uso alternativo delle praterie lasciate incolte
2. la rinaturalizzazione del fiume Havel e una strategia
di sviluppo regionale integrata
3. il rafforzamento del consenso e la pianificazione
partecipata per 3 misure concrete di protezione del
paesaggio e della natura (lo spostamento degli argini
nella zona di Sandau, la reinondazione della zona
delle praterie, la realizzazione di un percorso natura-
listico delle terre basse fluviali).
4. la promozione del patrimonio culturale: Presentazione
internet del Parco di Dessau-Wörlitz
5. lo sviluppo delle offerte di educazione ambientale
esistenti: la progettazione e l’ampliamento della
4. comunicazione e sensibilizzazione: come creare il consenso grazie a un programma pianificato di sensibilizzazione
Giardino di Dessau-Wörlitz
4. | comunicazione e sensibilizzazione: come creare il consenso grazie a un programma pianificato di sensibilizzazione
“Auenhaus (casa delle terre basse)„ vicino a Oranien-
baum quale centro educativo e informativo per lo
sviluppo sostenibile.
Ai fini della presente relazione riassuntiva, illustriamo
di seguito in particolare la realizzazione e i risultati dei
primi tre progetti. Si fa comunque notare che i sottopro-
getti 4 e 5 si sono conclusi con successo, offrendo la
possibilità alla BRME di sostenere la promozione del
Parco Dessau-Wörlitz (www.gartenreich.net) e di avere
il piano didattico di base e un progetto architettonico
pronto per un futuro ampliamento della “Auenhaus„.
L’uso alternativo delle praterie incolteLo scopo del progetto era quello di trovare alternative
alle modalità di utilizzo delle praterie esistenti, in
cooperazione con altri partner competenti, e di informa-
re un pubblico più vasto su queste opportunità, al fine
di intervenire contro il progressivo aumento delle super-
fici lasciate incolte in queste zone.
A questo scopo, si sono formati gruppi di lavoro, cui
hanno partecipato e collaborato gli esperti delle aree
specialistiche relative. A questi hanno presenziato, per
esempio, i rappresentanti dell’ufficio per l’agricoltura e
la riforma agricola, l’Istituto nazionale per l’agricoltura e
l’orticoltura di Iden, il gruppo intercomunale della valle
dell’Elba, gli agricoltori, le associazioni ambientaliste e
un rappresentante della Federazione per la conservazio-
ne del paesaggio. Il gruppo di lavoro si è incontrato due
volte a Iden.
Nella prima consultazione, abbiamo fornito informa-
zioni generali sul progetto wetlands ii e definito
insieme un’attività e un piano finanziario per il sottopro-
getto. Fra le altre cose, si è suggerito di organizzare
un incontro pubblico presso la fattoria biologica
“Dihlmann„ di Busch, incontro che si è tenuto il
17 aprile 2004.
In questa occasione, l’argomento affrontato da questa
attività di sensibilizzazione è stato percepito come
molto importante, anche in considerazione del fatto che
i rappresentanti delle associazioni di agricoltori si sono
rivolti all’amministrazione della riserva di biosfera, al
fine di cercare soluzioni possibili a questo problema.
Per dare una risposta e informare il pubblico, è stato
pubblicato un opuscolo dal titolo “Le praterie sempre
più incolte – quali le alternative?„ che è stato distribuito
durante l’incontro di Busch.
In seguito le condizioni di base delle politiche regiona-
li nella Sassonia-Anhalt nel quadro della politica agrico-
la europea sono cambiate, e gli agricoltori, dal 2005
hanno cominciato a ricevere un premio sulla base della
superficie di praterie coltivate o curate. Quindi i
contenuti del pieghevole si sono rivelati già superati.
Come effetto è rimasto il fatto di aver provocato
l’avvio di un’ottima cooperazione fra le varie istituzioni,
federazioni e persone, che hanno realizzato insieme una
piccola misura relativa a un tema e influenzato forse in
parte le decisioni adottate a livello regionale su questo
argomento. Nel villaggio di Wahrenberg abbiamo potuto
realizzare alcune misure di ridefinizione del paesaggio
sulle praterie incolte, in particolare per proteggere la
fascia circostante gli habitat in pericolo (p.e. i piccoli
specchi d’acqua) in cui vivono animali e piante rare.
4_49
Auenhaus vicino a Oranienbaum
hanno spiegato ai partecipanti i possibili esempi per la
creazione delle strutture ecocompatibili, oltre agli obiettivi
sostanziali del progetto di protezione della natura su vasta
scala. A sostegno della campagna informativa, abbiamo
commissionato la realizzazione di una presentazione
Powerpoint, di opuscoli informativi sull’argomento,
oltre a tre cartelloni .
Con questi mezzi la Riserva di biosfera ha sostenuto,
nel 2004, la campagna informativa sull’elaborazione di un
concetto di sviluppo regionale per le terre basse dell’Havel
nei distretti interessati di Stendal e Westhavelland.
Al contempo, è stata messa in cantiere anche la progett-
azione di un altro opuscolo informativo sul “Turismo natu-
ralistico nella zona del basso Havel„ oltre che un modello
territoriale del paesaggio “confluenza Elba-Havel„, che
avrebbero potuto aiutare la comprensione da parte della
popolazione residente.
Nel 2005 è stato stampato questo secondo opuscolo e
il modello territoriale è stato installato nel centro informa-
zione di Havelberg. Inoltre, è stato progettato e pubblicato
un pieghevole speciale per informare sul progetto di
protezione della natura su vasta scala, che avrebbe dovuto
essere attuato nel settembre 2005.
Il progetto wetlands ii ha contribuito decisivamente
al successo dell’elaborazione del concetto di sviluppo
regionale per il fiume Havel, attività approvata dai consigli
distrettuali di Stendal (Sassonia-Anhalt) e Westhavelland
(Brandeburgo).
In tal modo, sono state poste le condizioni di base per
l’approvazione del progetto “Ri-naturalizzazione del basso
fiume Havel„, in quanto progetto per la protezione della
natura su vasta scala della Repubblica federale tedesca.
Il 2 settembre 2005, durante una conferenza pubblica a
Garz e Strodehne organizzata a tal scopo dalla Riserva di
biosfera, il ministro federale dell’Ambiente, Jürgen Trittin,
ha consegnato il contratto di finanziamento del progetto
alle due amministrazioni di Brandeburgo e Sassonia-An-
halt (alla responsabile del ministero dell’Agricoltura del
Land Sassonia-Anhalt, sig.ra Wernicke).
Rinaturalizzazione del fiume Havel e strategia di sviluppo regionale integrataIl corso naturale del fiume Havel è stato modificato note-
volmente nel corso dei secoli, allo scopo di utilizzarlo
come corso d’acqua federale e per l’irrigazione e la prote-
zione contro le esondazioni. Ciononostante le terre basse
dell’Havel vicine alla confluenza con l’Elba rappresentano
ancora un’area umida di estremo valore e di importanza
internazionale, rispondendo ai criteri di protezione
speciale e sviluppo (sito Ramsar).
Di recente, l’uso del fiume per il trasporto è diminuito
notevolmente, tanto che attualmente la navigazione sul
corso d’acqua è praticamente quasi inesistente. Conside-
rando la nuova direttiva quadro dell’Unione europea sulle
acque, sono stati ripresi in esame un progetto sulla prote-
zione della natura di ampio respiro, la pianificazione dello
sviluppo regionale e le misure di rinaturalizzazione che
potrebbero rendere possibile, nel prossimo futuro, un uti-
lizzo predominante del fiume Havel a scopo turistico, oltre
che la creazione di strutture fluviali ecocompatibili con
l’ambiente fluviale.
Il sottoprogetto 2 aveva quindi l’obiettivo di contribuire
alla preparazione di questo progetto, sostenendo la reali-
zzazione con un lavoro di sensibilizzazione e informazione
a tutto campo.
Come partner di progetto sono state coinvolte le
amministrazioni distrettuali e i consigli locali regionali,
i proprietari terrieri e gli utilizzatori delle superfici consi-
derate, gli enti di protezione della natura – enti di gestione
delle acque e forestali, la Direzione federale delle acque e
della navigazione, l’amministrazione del parco naturalisti-
co Westhavelland del Brandeburgo, le associazioni per la
protezione della natura, i consorzi turistici, i rappresen-
tanti dei mezzi d’informazione locali, le federazioni degli
agricoltori, nonché gli uffici tecnici e gli esperti di pianifi-
cazione.
L’evento inaugurale organizzato è stato un giro in barca
di due giorni sull’Havel. Durante il giro, gli esperti dell’uf-
ficio tecnico di gestione del paesaggio Ellmann & Schulze
Escursione in barca sul fiume Havel Giardino di Dessau-Wörlitz
4_50
4_51
4. | comunicazione e sensibilizzazione: come creare il consenso grazie a un programma pianificato di sensibilizzazione
sufficiente dall’acqua alta.
Il partecipante più importante in questo contesto –
insieme con l’amministrazione della riserva di biosfera –
è stata l’Agenzia di servizio regionale per la protezione
dalle inondazioni e la gestione delle acque (AFW), in
ragione della sua responsabilità per la pianificazione e
la realizzazione della risistemazione degli argini dell’a-
rea di Sandau. Insieme con i dipendenti dell’AFW e un
ufficio di pianificazione, abbiamo prodotto un pieghevo-
le e una presentazione PPT sulle misure pianificate.
Poiché il Land Brandeburgo aveva già avuto l’esperien-
za di azioni pubblicizzate relativamente alla risistema-
zione degli argini un secondo passo della realizzazione
del sottoprogetto è stato uno scambio di esperienze fra
i dipendenti del BRME e i colleghi dell’amministrazione
del Brandeburgo. La presentazione Powerpoint è stata
quindi presentata in primo luogo agli uffici AFW di
Genthin, davanti a un pubblico di specialisti, quindi
anche all’amministrazione del BRME . Durante gli incon-
tri transnazionali dei partner wetlands ii di Storkau
nel maggio 2004, è stata effettuata una visita alla zona
di risistemazione degli argini. L’AFW ha utilizzato an-
che la presentazione Powerpoint per una riunione
informativa nel ministero regionale.
A metà del 2004 la cooperazione con l'AFW si è
interrotta, perché essi non volevano continuare la coope-
razione con il BRME in questo campo. Per questa ragio-
ne, abbiamo deciso di fornire un modello territoriale sul
paesaggio della basse terre dell’Havel e sulla risistema-
zione degli argini della zona di Sandau, al fine di dare
maggiori informazioni sugli scopi del progetto ai visitato-
ri nel nuovo centro informazioni di BRME ad Havelberg.
Reinondazione di una zona di praterieI principali partecipanti a livello locale, con cui l’ammi-
nistrazione BR ha cooperato, sono stati la Federazione
per la protezione della natura (NPF) di Amburgo
Rafforzamento del consenso e pianificazione partecipata per tre misure concrete di protezione del paesaggio e della natura
Le tre misure accompagnate da azioni informative
e di sensibilizzazione o discusse per un approccio
partecipato da pianificare sono state:
1. la risistemazione degli argini nella zona di Sandau;
2. la reinondazione di una zona di praterie;
3. la realizzazione di un itinerario naturale
nella parte bassa del fiume.
Uno scopo di questo sottoprogetto era quello di informare
obiettivamente la popolazione residente locale sull’uso e
sulle modifiche che si intendeva apportare al paesaggio,
oltre a raccogliere il consenso fra la maggioranza della
popolazione nella regione a favore di tali misure. Per la
pianificazione e la realizzazione degli itinerari naturali-
stici delle basse terre dell’Elba, si è ipotizzato di invitare
e coinvolgere i residenti locali e le persone responsabili
del turismo e dei percorsi di trekking.
Nel primo anno di progetto sono stati composti dei
gruppi di lavoro che per lo più erano formati da attori
locali coinvolti in azioni prioritarie. Con queste persone,
abbiamo discusso le eventuali misure d’informazione e
di sensibilizzazione e definito un piano d’attività per la
realizzazione del sottoprogetto, incluso un piano finan-
ziario per tutta la durata del progetto.
Risistemazione degli argini nella zona di Sandau
La risistemazione degli argini è un compito prudenziale
ma difficile, in quanto normalmente consente a un fiume
di prendersi una parte maggiore di terra in caso di inon-
dazione delle acque alte, facendo arretrare un argine.
Questa operazione comporta sicuramente la nascita di
conflitti con i proprietari terrieri e con i vicini abitanti
dei villaggi, che temono di perdere terreno e protezione
Prati umidi nel Giardino di Dessau-Wörlitz
4_52
considerazione anche le misure di risistemazione del
paesaggio.
Da allora si è operato un netto cambiamento nell’uso
delle praterie, anche la vegetazione ha cominciato a cam-
biare e si è potuta registrare una maggior accettazione
delle misure pianificate.
Realizzazione di un itinerario naturale nellaparte bassa del fiume
Già durante la conferenza inaugurale a Wahrenberg
(“Prima tavola rotonda di Wahrenberger„) nel dicembre
2003 è emersa l’idea di organizzare un workshop di
pianificazione partecipata per definire i contenuti e la
realizzazione degli itinerari naturalistici delle terre
basse con i residenti locali in quanto attori chiave della
procedura. A causa delle difficoltà nell'erogazione delle
risorse finanziarie per il brme-wetlands ii , il Works-
hop si è svolto soltanto nel novembre 2004.
Le proposte e i risultati raccolti nel corso di questo
workshop sono stati quindi valutati e convalidati
dall’amministrazione del BRME , che li ha adattati alle
condizioni obiettive, ai limiti finanziari e agli interessi
speciali dell’amministrazione della Riserva di biosfera.
In seguito è stata elaborata una versione definitiva dei
concetti degli itinerari naturalistici.
Dal giugno al novembre 2005 sono stati prodotti i
primi cartelloni informativi e i lavori di diffusione, tanto
che il primo itinerario delle basse terre dell’Elba a
Wahrenberg ha potuto essere inaugurato il 16 novembre
2005, aumentando il potenziale di attrazione del turismo
in questa zona e informando i visitatori sugli elementi
del paesaggio, i valori della natura e gli obiettivi,
le attività e i progetti della Riserva di Biosfera.
(il sig. Reetz) e i residenti interessati del villaggio di
Wahrenberg.
Oltre alla zona di praterie soggette a un uso intensivo
del territorio nella parte nord occidentale di Wahren-
berg, per cui era stata pianificata la reinondazione (il
proprietario è la Federazione per la protezione della
natura), sono state incluse nel progetto altre tre superfi-
ci di praterie incolte di Wahrenberg, perché risultavano
essere ancora praterie usate in modo estensivo, dopo
l’emanazione delle misure di risistemazione del paesag-
gio, con la realizzazione di nuovi laghetti nel territorio
del villaggio di Wahrenberg.
Il 4 dicembre 2003 a Wahrenberg si è svolta una
conferenza pubblica come evento inaugurale per il sotto-
progetto 3. Durante il convegno è stato presentato il
progetto wetlands ii e sono stati discussi gli obiettivi
di base del progetto, la reinondazione, oltre che i suoi
problemi/soluzioni. Questo incontro è stato intitolato
“Prima tavola rotonda di Wahrenberger„.
Un secondo incontro e tavola rotonda si sono tenuti il
14 dicembre 2004.
Le misure di risistemazione del paesaggio nel villag-
gio erano al contempo misure che consentivano di ripar-
tire equamente e risparmiare il tempo nella costruzione
degli argini da parte della filiale di Osterburg dell'AFW,
sotto la supervisione tecnica del sig. Reetz, dell’NPF di
Amburgo. Queste misure di risistemazione del paesaggio
hanno sollevato importanti discussioni nel villaggio.
Con i fondi del progetto wetlands ii abbiamo pro-
gettato un opuscolo informativo, che è stato utilizzato
dalla FPN come modello di stampa. Questi opuscoli sono
stati distribuiti nel villaggio e hanno permesso di fornire
maggiori informazioni e aumentare l’accettazione da
parte della popolazione.
Inoltre, è stato effettuato un trekking guidato aperto
al pubblico l'11 febbraio 2005, organizzato dall’associa-
zione di sostegno “Valle dell’Elba„, che ha preso in
Workshop sul percorso
naturalistico a Wahrenberg
Il Sig. Granitzki spiega il progetto
wetlands ii a Busch
Conferenza stampa a Storkau
5_53
5. riquadroil corso di formazione pilota per i gestori delle zone umide tenutosi a Ugento (settembre 2005)
Già nel corso del progetto wetlands i erano emerse
l’idea e la necessità di definire un modulo di formazione
per la “Gestione integrata delle zone umide„ che descri-
vesse il ruolo professionale di un “gestore di zone umi-
de„. Questa idea è venuta dalla considerazione che, natu-
ralmente, non esiste alcuna facoltà universitaria
attualmente che insegni ad apprendere “come„ gestire la
complessa rete di relazioni locali e parti coinvolte, l’e-
quilibrio degli interessi, le competenze comunicative
professionali, il lavoro di gruppo, la gestione della coope-
razione scientifica o la pianificazione di successo e la
realizzazione di progetti ambientali o di sviluppo so-
stenibile. Normalmente le persone che lavorano negli
enti di gestione delle aree protette hanno effettuato un
percorso universitario, sono architetti, ingegneri (idrau-
lici), agronomi, esperti ambientali, biologi e spesso han-
no profili amministrativi, come i giuristi, gli economisti
o gli amministrativisti. Ovviamente, nessuno aveva avuto
l’opportunità, né durante gli studi né nel corso dell’espe-
rienza professionale, di acquisire competenze nel senso
inteso sopra. Ma sono proprio queste competenze quelle
necessarie per realizzare - invece che una gestione in
“stile amministrativo„ delle aree protette, basata
sull’“imporre„ norme e sull’“applicare„ le leggi o i rego-
lamenti, - piuttosto uno “stile di gestione integrato„, cioè
consapevole delle dinamiche culturali, sociali, politiche
ed economiche internamente ad un ente di gestione;
questo, sia nei confronti dei collaboratori che “sul terri-
torio„, con le persone e i gruppi interessati e in grado di
accompagnare, governarne e influenzare tali sistemi
complessi – allo scopo di poter essere integrati essi stes-
si in questi sistemi in quanto “gestori delle zone umide„
– al fine di ottenere maggior sostegno e collaborazione a
fronte dell’esigenza di suscitare un elevato interesse per
una maggiore tutela della natura e dell’ambiente e uno
sviluppo sostenibile reale.
Pertanto, i partner del progetto wetlands ii , poiché
intendono i loro progetti come un’opportunità per migli-
orare le capacità professionali, il rafforzamento tecnico e
politico e un generale rafforzamento delle capacità degli
enti di gestione, si sono accordati per organizzare un
modulo formativo pilota, che sarebbe stato un modello
per le eventuali iniziative di formazione future per gli
enti di gestione delle zone umide in Europa.
Obiettivi del corso di formazione pilotaDopo aver raccolto, nell’autunno 2004, le indicazioni dei
partner wetlands ii sulle loro preferenze per un pro-
gramma di formazione intensivo, i cui risultati sono stati
molto equilibrati, non evidenziando praticamente alcuna
preferenza particolare, ma interesse in tutti gli aspetti
della gestione delle zone umide (eccetto la gestione ope-
rativa delle stesse), il PP2 e la gestione del Progetto han-
no elaborato la proposta esecutiva.
L’obiettivo principale di questi 5 giorni di corso era
poter ricevere una formazione di alto livello nello
sviluppo sostenibile e nella gestione integrata delle
zone umide che si incentrasse su argomenti di partico-
lare importanza e collegati al progetto.
La formazione di 5 giorni è stata avviata a un livello
La direzione per il centro
per lo sviluppo sostenibile
ad Ugento
5_54
molto astratto e politico, parlando di sostenibilità nelle
zone umide, passando poi al secondo giorno agli aspetti
tecnici – cioè l’“area„ o il “marketing territoriale„, utili
per comprendere le tecniche per posizionare il prodotto
“parco o riserva naturale„ a fronte dell’opinione del
pubblico e dei mercati turistici.
Dal terzo giorno in poi, sono stati approfonditi aspetti
metodologici, relativi a “Comunicazione locale e Marke-
ting interno„ e infine – durante il quarto e quinto giorno
– sono stati affrontati gli aspetti organizzativi e le
competenze personali, focalizzate sulla “Comunicazione
interna: lavoro di gruppo e organizzazione di un ente di
gestione di un’area umida protetta„.
Gli obiettivi specifici per ciascun giorno sono
indicati nel programma di formazione illustrato nella
pagina successiva.
OrganizzazioneIl titolo del corso di formazione pilota era:
“Sostenibilità, sviluppo e gestione integrata delle zone
umide„
Il corso è stato organizzato dalla Scuola di formazione
manageriale AFORISMA di Lecce (Italia), incaricata dal
Comune di Ugento, partner locale dell’Amministrazione
regionale della Puglia.
Le lezioni si sono svolte dal 20 al 24 settembre presso
le nuove strutture di Ugento denominate “Centro di for-
mazione e informazione per lo sviluppo sostenibile delle
zone umide„, in parte finanziato con i fondi wetlands
ii .
Nel pomeriggio del 19 settembre, dopo la riunione del
Comitato di pilotaggio del progetto wetlands ii della
mattina, il centro è stato inaugurato ufficialmente
dall’Assessore regionale all’Ecologia, Michele Losappio,
alla presenza del sindaco, del vicesindaco e del vescovo
di Ugento.
Fra i partecipanti si contavano 16 rappresentanti e
collaboratori di 5 dei 6 partner di wetlands ii , eccetto
il partner polacco (PP5), i cui rappresentanti non hanno
potuto seguire il corso per impegni di lavoro, oltre a 2
attivisti ambientalisti invitati dal comune di Ugento.
Alla fine del corso, sabato 24 i rappresentanti dell’Am-
ministrazione regionale della Puglia, Cosimo Rubino e
Angelo Montesardi, hanno consegnato a tutti i parteci-
panti un attestato di partecipazione, firmato dall’Asses-
sore regionale all’ecologia Michele Losappio.
1+2 | Workshop GOPP sull’organizzazione
degli enti di gestione ad Ugento
3 | Workshop sulla comunicazione locale ad Ugento
4 | Workshop sullo sviluppo sostenibile ad Ugento
5_55
5 | riquadro: il corso di formazione pilota per i gestori dellezone umide tenutosi a ugento (settembre 2005)
Martedì20 settembre 2005
Mercoledì21 settembre 2005
Giovedì22 settembre 2005
Venerdì 23 settembre 2005
Sabato24 settembre 2005
Obiettivi
Conferenziere(i)Formatore(i)Facilitatore
Metodo
Programma mattinapomeriggio
Risultato
Sviluppo sostenibile nellezone umide
Imparare comevalutare cosa significa la sostenibilità in zone protette e in particolare inquelle umide ecome la si può ottenere
Prof. GianpaoloRallo eCaterina Scaras-cia (facilitatore)
Conferenza e dibattito (mattina), LASSPWorkshop (pomeriggio)
Mattina: Introduzione teorica “Cosa signi-fica sosteni-bilità nelle zone umide„
Pomeriggio: Principi di sostenibilità nellezone umide
Schema di valuta-zione per la so-stenibilità nellezone umide edelenco delle migliori pratiche
Marketing territoriale e sostenibilità
Sapere come comunicare la sostenibilità euna cultura/unpaesaggio/unanatura particolariQuali sono i puntidi forza della nostra zona?
Rino ScoppioStefan Moritz (introduzione)
Conferenza
Mattina: Introduzione teorica al marke-ting territoriale e all’economia del turismo nellezone protette.
Pomeriggio: elaborazione diun modello di piano di marke-ting in una zonaumida
Modello di pianodi marketing perle zone umide
Comunicazionelocale e Marke-ting interno
Imparare a indivi-duare i problemie quali metodipossono aiutare a sensibilizzarebene e comunica-re a livello localecon la popolazio-ne della vostra zona
Massimo Franceschetti
Conferenza interattiva
Mattina: introduzione teorica alle basidella comunica-zione locale conle parti interessa-te e il pubblico.
Pomeriggio: Pomeriggio: pro-poste d’azione inuna bozza di pro-getto per la comu-nicazione locale
Autovalutazionedella comunica-zione locale e bo-zza di progetto diun piano di comu-nicazione locale
Organizzazionedi un ente di gestione delle zone umide
Analizzare i problemi princi-pali che esistononegli enti di ge-stione delle zoneumide (“qualiproblemi organi-zzativi ha il nostro ente di gestione?„)
Monica Puel
Workshop GOPP
Mattina: Analisi dei problemi
Pomeriggio: Definizione diaree tematiche,obiettivi e quadrologico di un pro-getto “l’ideale/unente di gestionedelle zone umidemigliore„.
Schema di analisi(causa-effetto)
Comunicazioneinterna
Prendere coscien-za di quale com-portamento di co-municazione puòaiutare a risolverei problemi di un’-organizzazione,trovare le modalitàper migliorare l’organizzazione
Monica Puel e Massimo Franceschetti
Workshop GOPP e conferenza interattiva
Mattina: Definizione comune di azioniper migliorare l’organizzazione
Pomeriggio: Valutazione comune e feed-back sul corso di formazione
Bozza di progetto“L’ideale/un entedi gestione dellezone umide migliore„
5_56
A partire da venerdì 23, Monica Puel, facilitatore GOPP
(Goal-Oriented Project Planning) ha moderato un works-
hop di pianificazione per l’organizzazione interna degli
enti di gestione delle zone umide. Ciò ha comportato
in primo luogo un’analisi dei problemi esistenti nelle
organizzazioni dei partner e in seguito la definizione
di obiettivi per un progetto che ha lo scopo di migliorare
il clima delle organizzazioni dei partner, il loro funzio-
namento, il lavoro di gruppo e l’efficienza degli stessi.
Durante la sessione introduttiva, Monica Puel ha
presentato e condiviso con i partecipanti lo scopo di
questa unità di formazione: definire un’idea di bozza
di progetto per migliorare il lavoro dell’organizzazione
dei partner presenti.
Quindi il corso ha affrontato la prima fase importante
della metodologia di pianificazione GOPP : la fase di
Analisi. In questa fase, è stato chiesto ai partecipanti di
identificare (e scrivere su dei cartoncini) i problemi esi-
stenti nelle loro organizzazioni che possono interferire o
ridurre l’efficienza del loro lavoro. In seguito ogni parte-
cipante ha spiegato i problemi segnalati e, con l’aiuto del
facilitatore, essi sono stati organizzati in un diagramma
concepito sulla base dei collegamenti logici di causalità
fra i vari problemi identificati. Questo diagramma, chia-
mato Albero dei problemi, ha permesso di affrontare in
un quadro d’insieme la situazione dei problemi attuali
delle organizzazioni dei partner.
Una volta terminata la costruzione dell’Albero dei pro-
blemi, il corso è proseguito approcciando la trasforma-
zione della situazione negativa presente in un futuro de-
siderabile, una situazione positiva, che ha prodotto il
cosiddetto Albero degli obiettivi, dopo aver trasformato
ogni problema (identificato in precedenza) nel suo obiet-
tivo equivalente.
L’Albero degli obiettivi ha permesso al gruppo di con-
dividere una visione organica di un futuro desiderato,
descrivendo, in altri termini, quale potrebbe essere il fu-
turo nella realtà se tutti i problemi identificati fossero
stati risolti.
L’ultimo passo della Fase di analisi condotta dal gruppo è
stato l’identificazione di possibili aree di intervento del
progetto, che sono state:
__ la pianificazione operativa
__ l’approccio costruttivo al lavoro
__ il clima di lavoro e l’atmosfera organizzativa
__ la selezione e la qualificazione del personale
__ la pianificazione strategica per l’ente di gestione
__ il coordinamento e la comunicazione con altre
organizzazioni.
Contenuti e risultatiIl corso intendeva fornire ai partecipanti la formazione
manageriale che consentisse uno sviluppo sostenibile e
una gestione integrata delle zone umide.
Nel corso della prima giornata, il prof. Gianpaolo Rallo
dell’Università di Venezia, consulente sulle zone umide
e le zone di conservazione del ministero dell’Ambiente,
ha trattato il tema dei contesti storici, il significato
sociopolitico delle zone umide e le buone prassi nella
gestione di queste aree, affrontando con i partecipanti
anche i punti critici e le opportunità che caratterizzano
le zone protette.
Nel pomeriggio, Caterina Scarascia, LASSP (Simulati-
on Laboratory for shared planning) facilitatore incarica-
to dell’Agenda 21 del Comune di Tricase (LE), ha aiutato
i partner a elaborare uno schema di valutazione per la
sostenibilità nelle zone umide.
Il giorno seguente, Stefan Moritz ha introdotto la ses-
sione, presentando un approccio di marketing per lo svi-
luppo locale basato sulle elaborazioni del professore ita-
liano Roman Toppan (Venezia/Vicenza), e sulla teoria di
una “economia d’esperienza„, sostenibile formulata da
Pine e Gilmore negli anni ’90. Sulla base di queste ipote-
si, Stefan Moritz ha focalizzato l’attenzione dei parteci-
panti sull’importanza di fornire una “esperienza reale„
agli “ospiti„ (non visitatori o turisti!) di una zona protet-
ta. Questa esperienza reale può essere “vissuta„ soltanto
se l’offerta turistica, e con essa anche la strategia di mar-
keting e la comunicazione (di massa) esterna valorizza-
no nel miglior modo possibile la cultura, il paesaggio e la
natura locale, mettendo “in scena„ i valori migliori e più
autentici e le realtà di una data zona. Questo significa
migliorare o valorizzare il Capitale dell’area, che per gli
esperti di marketing è la sostanza da cui cominciare.
Dopo questa introduzione, Onofrio Scoppio, consulen-
te e professore di marketing e comunicazione, ha parlato
delle tecniche e delle caratteristiche di base di un piano
di marketing territoriale, descrivendo e analizzando le
sue varie fasi: analisi, scelte di lavoro di marketing-mix,
canali di comunicazione, valutazione. Di conseguenza,
i partner hanno ricevuto una panoramica di come si
elabora un piano di marketing territoriale, gli strumenti,
le metodologie e le condizioni di base.
Il giorno successivo, Massimo Franceschetti, esperto
di comunicazione e organizzazione, ha affrontato gli as-
petti di base teorici e pratici della comunicazione e la
strategia per una comunicazione locale di successo con
le reti locali di parti interessate, residenti ed esperti,
delineando con i partecipanti una bozza di modello per
un piano di comunicazione locale.
5_57
5 | riquadro: il corso di formazione pilota per i gestori dellezone umide tenutosi a ugento (settembre 2005)
Sabato il gruppo ha scelto di pianificare un “progetto di
miglioramento„ incentrato esclusivamente sulle prime
tre aree.
Applicando questa metodologia con l’aiuto di un facili-
tatore, il gruppo ha individuato un’idea di progetto,
elaborato la strategia di progetto (logica d’intervento),
alcuni indicatori e ipotesi, sulla base di un’analisi dei
fattori di rischio.
In seguito, sulla scia dei dibattiti dei due giorni pre-
cedenti, Massimo Franceschetti ha ripreso la lezione ed
ha analizzato, insieme con i rappresentanti dei singoli
partner quali fossero le migliori strade per le loro
organizzazioni al fine di migliorare nel prossimo futuro
la comunicazione interna di questi enti di gestione.
Questo aspetto, unito a una più efficace organizzazione
del lavoro delle amministrazioni di parchi e riserve,
come descritto nella bozza di progetto elaborata on
Monica Puel, dovrebbe aiutare a migliorare il lavoro dei
partner e prepararli a una gestione integrata delle zone
umide, a partire dalle loro stesse prestazioni e attività
di comunicazione.
In effetti, la logica di base della metodologia del corso
pilota è stata che migliorare la protezione della natura,
promuovere lo sviluppo sostenibile e – in una logica di
marketing territoriale – i valori dei parchi o delle riser-
ve, è possibile soltanto se:
__ in primo luogo il clima di lavoro interno, la comu-
nicazione e l’organizzazione delle singole entità dei
partner rispondono a criteri d’efficienza, armonia
e fiducia nelle proprie capacità, e
__ in secondo luogo la comunicazione locale con le parti
in causa, i residenti e gli esperti viene affrontata in
modo professionale, avendo la consapevolezza delle
dinamiche di base della comunicazione.
__ Solo in tal modo sarà possibile effettuare una comu-
nicazione (di massa) esterna che abbia successo,
in quanto basata sulla realtà e la capacità reale di
un’amministrazione di un parco o di una riserva.
Questo si può anche spiegare con il fatto che un parco
comunica (ed è pertanto più o meno convincente) più
con le cose che fa che con le cose che dice e le cose fatte
dipendono strettamente dal tipo e dalla qualità della
comunicazione e dell’organizzazione che un ente parco
è in grado di stabilire, internamente e in seno alla rete
attorno alla sua istituzione.
In conclusione, occorre aggiungere che la maggior
parte dei partecipanti ha apprezzato molto i contenuti
e la metodologia di questo corso di formazione pilota,
in quanto esso è stato di valido aiuto per aumentare
la consapevolezza degli aspetti manageriali di base,
con una visione integrata rivolta alla sostenibilità,
al marketing territoriale, alla comunicazione esterna,
locale e interna, oltre che all’organizzazione interna.
Alcuni partner inoltre hanno espresso l’auspicio
di poter continuare sullo stesso percorso analitico e di
pianificazione strategica sia singolarmente che, forse,
insieme nel corso di nuovi progetti transnazionali
comuni.
1 | Steering Committee Meeting ad Ugento
2 | Studenti e formatori del corso pilota di formazione ad Ugento
6_58
Eppure, l’esperienza dei partner coinvolti dimostra
che i sistemi che sono veramente promettenti per le
zone umide sembrano essere la promozione del mar-
chio del parco, se questo è collegato al rispetto dei re-
quisiti minimi di comportamento e metodi di produ-
zione ecocompatibili, e forse i metodi incentrati sulle
imprese, quali Ecoprofit o Ecolabel e l’agricoltura bio-
logica, che consentono al contempo risultati economici
positivi. L’EMAS II ha dimostrato di essere un siste-
ma troppo complesso, difficile da accettare dagli attori
chiave. Probabilmente la miglior strategia è quella del
Capofila: in primo luogo si procede con un buon esem-
pio (la certificazione ISO 14000 dell’ente di gestione
del parco), in secondo luogo si lega l’immagine del
parco alla promozione dei prodotti (il marchio del par-
co) e quindi si promuovono sistemi di gestione am-
bientale più facili o metodi di produzione che abbiano
un ritorno anche dal punto di vista economico.
___ Esistono metodi di monitoraggio ambientale più con-
venienti dal punto di vista dei costi e della resa del la-
voro che possono aiutare a a supportare le decisioni
dei gestori delle zone umide. Questo comporta proba-
bilmente maggiori sforzi per definire ancor meglio i
sistemi di supporto alla decisione (DSS), ma qui è ne-
cessario aggiudicarsi la partecipazione delle Agenzie
di protezione ambientale, delle università e delle am-
ministrazioni regionali. Un ente di gestione delle zone
umide dovrebbe incentrarsi maggiormente su “una ge-
stione delle conoscenze e della ricerca„ per ridurre i
doppioni nella ricerca e, in tal modo, anche i costi. Ma
la raccomandazione è sempre quella di produrre, usa-
re e migliorare la disponibilità dei dati raccolti.
___ La comunicazione e la sensibilizzazione rimangono
Un’osservazione conclusiva di questa relazione dovreb-
be poter dare una risposta alla seguente domanda: Qualisono le migliori pratiche nella Gestione integrata delleZone umide e nello sviluppo sostenibile, definite dal progetto wetlands ii, e quali sono le condizioni particolari perché tali attività abbiano successo?
A seguito dei contributi di tutti i partner riportati nel
presente documento, gli aspetti di maggior valore del la-
voro progettuale si possono riassumere in questo modo:
___ la pianificazione partecipata e la consultazione/parte-
cipazione delle parti interessate nella pianificazione
territoriale e nelle procedure di gestione delle zone
protette possono garantire che i piani siano più reali-
stici, sostenere una maggiore accettazione delle regole
definite per l’uso e la protezione del territorio e intro-
durre soluzioni oppure elementi per una relazione bi-
lanciata fra uomo e natura. Eppure, tutto ciò implica la
capacità professionale dei gestori delle zone umide di
comprendere i vantaggi e gli svantaggi dei vari metodi
di pianificazione partecipata (EASW, GOPP , Open
Space Technology, ecc.) e in particolare che non si con-
fondano “le riunioni„ con “la partecipazione„, perché
un incontro non significa necessariamente che si as-
coltino le opinioni delle parti interessate. Solo quando
le persone possono ritrovare il loro punto di vista o
l’interesse – almeno parzialmente – in un documento
di panificazione, crederanno nel lavoro svolto. Inoltre,
il forte sostegno dei vertici delle amministrazioni dei
parchi è una condizione indispensabile affinché la
partecipazione abbia successo.
___ Lo sviluppo sostenibile può essere promosso dagli enti
di gestione dei parchi tramite la certificazione e il
marchio d’origine o i sistemi di gestione ambientale.
6. osservazioni conclusive
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6 | osservazioni conclusive
Gli sforzi più importanti dei partner sono stati invece
quelli di arrivare al punto, di “far salire le persone a
bordo„, di fare esperienze positive - ma anche negative –
e di comunicarle, così come hanno fatto con questa
relazione, ed essere essi stessi più coscienti di alcuni
importanti fattori di successo nella gestione integrata
delle zone umide.
Nel mentre, i partner hanno prodotto diversi strumenti
e ottenuto risultati notevoli che sono sicuramente utili
e positivi per la salvaguardia delle zone umide di loro
competenza e i loro componenti naturali.
Un possibile panorama sul futuro della gestione inte-
grata delle zone umide ritorna alla necessità di sviluppo
sostenibile. La strategia più interessante e promettente
per lo sviluppo sostenibile delle zone protette può essere
quella di definire i progetti e le azioni che aiutano a
semplificare la complessità dell’interazione fra i processi
naturali e l’attività umana. Sarà possibile farlo utilizzan-
do il concetto omnicomprensivo/la realtà dei paesaggi,
dove il patrimonio naturale e culturale, nonché le atti-
vità economiche, sono certo parte integrante di un
sistema complesso, ma più agevolmente comprensibili
da parte dei residenti e dei rappresentanti politici e
amministrativi. La protezione non solo di un habitat ma
anche di un paesaggio, con tutta la sua storia culturale e
sociale, e i valori naturalistici esistenti, può consentire
di allargare la gamma d’azione degli enti di gestione dei
parchi, oltre a permettere di andare verso un migliora-
mento composito dell’economia basata su natura e
cultura, promuovendo al contempo l’identità culturale
dei residenti e quella della regione in cui vivono.
un compito che bisogna considerare in continuazione
nella gestione delle zone umide. Solo gestendo quanto
più possibile il dialogo diretto con i residenti e le parti
in causa sarà possibile sensibilizzare le persone e so-
stenere le attività di un’amministrazione del parco o
qualsiasi altra autorità pubblica che opera nel settore
della protezione della natura. L’esperienza del partner
tedesco insegna che in generale le persone credono
più a una persona che spiega il suo lavoro che a un co-
municato stampa, a un poster, uno spot pubblicitario o
un articolo. Per esempio, è buona pratica, negli uffici,
non nascondersi mai dietro una scrivania o uno
sportello.
___ La formazione professionale specifica per i gestori
delle zone umide è assolutamente necessaria, e si do-
vrebbe incentrare più sullo scambio di esperienze e le
analisi comuni che sulle conferenze teoriche. In larga
misura i tecnici e i responsabili sono già abbastanza
informati sulle tematiche delle zone umide, la natura e
le dinamiche sociopolitiche, ma devono elaborare stru-
menti e principi oltre che riuscire ad elaborare buoni
piani e migliorare il lavoro di gruppo e la comunicazio-
ne interna e ottenere migliori risultati, non solo a be-
neficio dell’ambiente, ma anche nell’interesse dei re-
sidenti e delle parti interessate. Il corso di formazione
pilota per la gestione integrata delle zone umide che si
è svolto a Ugento può funzionare come modello per i
futuri moduli di formazione.
Sicuramente questa osservazione può non essere
condivisa da tutti i lettori e forse i partner di wet-
lands ii non hanno inventato nulla di particolarmente
innovativo.
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(Università di Ferrara), Dott.ssa Elena Fabbri (Università di Bologna, CIR-SA Ravenna), Gloria Minarelli e Graziano Caramori (Istituto Delta IDEA)
Krzysztof Badora e Maciej Wyszynski (BIOS Associazione per la Prote-zione della Natura nel Parco Paesaggistico di Stobrawa, Opole)
Traduzioni:Networld s.r.l. (Cagliari), Black & Veatch (Roma), Easy Solution (Taglio di Po), Stefan Moritz, Daniele Tonello, Natalì Rosestolato, Francesco de Franco, Silvana Post, Mina Piazzo
Fotografie:Francesca Ravalli, Mina Piazzo, Eicke Granitzki, Giacomo Marzano, Daniele Tonello, Stefan Moritz
Ringraziamenti speciali a:Stefano Danieli (direttore), Marco Gottardi, Vincenzo Melone, Natalì Rosestolato, Giordano Braga e tutti i collaboratori dell’Amministrazione del Parco Regionale Veneto del Delta del Po,Cosimo Rubino (consulente) e Mattia Carbonara (Amministrazione Regionale Puglia), Alessandro Ciccolella ed Antonio Fiume(Riserva Marina Torre Guaceto, Brindisi), Antonio Di Palo (Comune di Lésina), Giacomo De Vito e Vincenzo Cairo (consulenti del Comune di Ugento), Gian Maria Gasperi (A.FO.RI.S, Foggia)Guido Puhlmann, Peter Dornbusch e Christine Musiol (Riserva di Biosfera UNESCO “Paesaggio fluviale Elba Centrale„, Germania)Lucilla Previati (direttore), Gianni Cavallini e Francesca Ravalli (Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna)Arkadiusz Nowak e Grzegorz Hebda (Associazione BIOS, Polonia)Ridvan Troshani ed Elvin Hoxha (Agenzia TEULEDA, Albania), Viktor Jubani, Ilir Zaja e Dritan Dhora (Ufficio Regionale per Protezione Ambientale di Scutari, Albania)
COLOPHON
Titolo: SVILUPPO SOSTENIBILE IN ZONE UMIDERapporto Finale Riassuntivo del progetto WETLANDS II: “Gestione Integrata delle zone umide (seguito)„
© AREA EUROPA s.c.r.l.Development ConsultingVia Salvador Allende, 13I - 40139 BOLOGNA – ITALYtel.: +39 051 5883248fax: +39 051 3371028www.areaeuropa.it
ISBN: 88 - 900936 -1- 7
Co-ordinamento, redazione e pubblicazione:AREA EUROPA s.c.r.l. Development Consulting(Stefan Moritz, Giulio Campana, Marco Foschini, Kristina Krsteva)
Testi:Daniele Tonello (Parco Regionale Veneto del Delta del Po)
Stefan Moritz (Project Manager di WETLANDS II, AREA EUROPA), Giulio Campana (WETLANDS II Project Assistant, AREA EUROPA),
Mina Piazzo e Luisella Guerrieri (consulenti della Riserva Marina TorreGuaceto e del Comune di Ugento), Francesco de Franco (Riserva MarinaTorre Guaceto), Daniela Gasperi e Vincenzo Lionetti (A.FO.RI.S, Foggia),Andrea Salvati (AFORISMA, Lecce)
Andrea Winger ed Eicke Granitzki per la Riserva di Biosfera “Paesaggiofluviale Elba Centrale„
Francesca Ravalli e Giacomo Benelli per il Parco del Delta del Po dell’E-milia-Romagna (Italia), Prof. Francesco Donati, Dott.ssa Giulia Ruol eDott.ssa Elena Fabbro (Consorzio Ferrara Ricerche), Prof. Michele Mistri
Cofinanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR),
Programma operativo INTERREG III B CADSES 2000-2006,
Progetto WETLANDS II (No. rif. 2A024)
Questo rapporto è stato realizzato con il
gentile contributo dell'Ente Parco Regionale
Veneto del Delta del Po, della Regione Puglia
e del Parco Regionale del Delta del Po
dell'Emilia-Romagna
Regione PugliaAssessorato all’AmbienteUfficio Parchi e Riserve Naturali
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Links importanti:www.europa.eu.int (Homepage dell'Unione Europea)www.cadses.net (Homepage del programma CADSES - INTERREG III B)www.wetlandsmanagement.org (Homepage di WETLANDS II)www.regione.emilia-romagna.it/wetlands (WETLANDS I)www.parcodeltapo.org (Parco Veneto del Delta del Po, PP1)http://parchi.regione.puglia.it / (Ufficio parchi e Riserve Naturali della
Regione Puglia, PP2)www.wetlands-puglia.it (i progetti WETLANDS I ed II in Puglia)www.riservaditorreguaceto.it (Partner locale della Regione Puglia)www.lesina.com (Partner locale della Regione Puglia)www.comune.ugento.le.it (Partner locale della Regione Puglia)www.elbebiber.de (Homepage della Riserva di Biosfera UNESCO
“Paesaggio del Fiume di Elba centrale„, PP3)www.gartenreich.net (Homepage del Giardino di Dessau-Wörlitz)www.parcodeltapo.it (Parco del Delta del Po dell'Emilia-Romagna, PP4)http://stobrawa-rybna.eko.org.pl / (Parco Paesaggistico di Stobrawa, PP5)www.uni.opole.pl (Università di Opole)www.teuleda.org.al (Homepage di TEULEDA Agenzia per lo Sviluppo Eco-
nomico Locale di Scutari, PP6)www.areaeuropa.it (Homepage dell’Ente di Assistenza Tecnica di WET-
LANDS II – AREA EUROPA S.c.r.l.)
Disegno grafico:Sven Peter (dulcemedia, Berlino – D)Dagmar Dunkelau (Büro für Gestaltung Dunkelau, Berlino – D)
Stampa:Nova Print Snc, via Isonzo 12/240050 Villanova di Castenaso (BO) - Italia
Stampato in Villanova di Castenaso (Italia) - dicembre 2005
Tutti i diritti riservatiCo-finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR),Programma INTERREG III B CADSES (2000-2006), progetto WET-LANDS II (rif. 2A024)
"Partner capofila del progetto WETLANDS II"
Struttura di assistenza tecnica per il progetto WETLANDS II
www.wetlandsmanagement.org