S C U LT U R A La sua installazione a Venezia è stata il ... · qualcosa. Non è che non mi...

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+ CULTURA 21G I O R NA L E delPOPOLOVENERDÌ 13 APRILE 2018

S C U LT U R A La sua installazione a Venezia è stata il trampolino per conoscere l’opera e il pensiero dell’artista

Le mani utili di Lorenzo QuinnFiglio di uno dei maggiori attori del Novecento, ha raggiunto una notorietàinternazionale con opere “p os i t i ve ” riferite ai grandi temi del nostro tempo.

Due grandi mani appoggiate ad u-no dei più bei palazzi veneziani sulCanal Grande, come a proteggerlo esostenerlo. Chi la scorsa estate ha vi-sitato Venezia non poteva non chie-dersi di chi fosse e perché. Ancheperché in questa città letteralmenteintrisa d’arte, quelle gigantesche,possenti mani bianche si contrap-ponevano alla delicatezza degli edi-fici ed al profilo veneziano modulatocome un merletto. Quel messaggioforte, inequivocabile è opera di Lo-renzo Quinn, nato a Roma, doppiopassaporto italiano e degli States,scultore noto per le sue opere, spes-so monumentali, posate un po’ intutto il mondo. Le mani di Supp ortson servite a farlo conoscere anche alivello popolare, visto che l’opera haavuto milioni di scatti fotografici e hadominato sui social con una visibili-tà davvero planetaria. «Mi hannodetto che è stata l’opera più fotogra-fata del 2017».

Partiamo quindi daquelle mani e dalmessaggio che con-teng ono.L’opera in fondo è

semplice, appunto duemani. Intanto m’interes -sa il tema della mano,presente anche in altremie sculture. È con lemani che facciamo tantecose, costruiamo e di-struggiamo. Le mani so-no il nostro modo di o-perare, sono lo strumen-to del pensiero, dell’e-mozione, della sensibili-tà. In quelle mani ci siamo noi. Volevoche fossero mani utili, e infatti sono sta-te posate a Venezia, uno dei luoghi piùdelicati del mondo, un patrimoniod e ll’umanità, un’autentica sintesi dibellezza che dobbiamo proteggere, sal-vaguardare. Questo ho voluto dire.

Poi c’era la Biennale d’a r te.Certamente. Ho proposto l’op era

ed è stata rifiutata. Potevo accanto-narla o produrla comunque, vistoche il palazzo è privato e che propriolì, sulla sua terrazza avevo maturatol’idea. L’ho sottoposta al sindaco chesi è entusiasmato. Allora l’ho realiz-zata e mentre con la chiatta raggiun-gevamo il Canal Grande sono arriva-ti i permessi, è stata posata ed ha ri-scosso un successo incredibile sia alivello popolare che artistico: in pra-tica per moltissimi è diventata l’em -blema della Biennale veneziana…

Un passo indietro: come è passa-to dal mondo del cinema a quel-lo dell’a r te ?Già papà era un artista, pittore e

scultore. Certo, è passato alla storiadel cinema come personaggio e perle sue interpretazioni, per i ricono-scimenti tra cui due Oscar. Ma papàè stato anche pittore e scultore, anzi

ci teneva molto e nellacasa romana ai castellisi era costruito un ate-lier che io frequentavoda bambino. Creavadelle opere stupende,piene di colore, solari.Io poi ho fatto un po’ dicinema, ma la mia a-spirazione è semprestata per l’arte, anchenel ricordo di quei po-meriggi con papà.

Come è maturataquesta scelta?Quando vivevamo a

Los Angeles-Bel Air inostri vicini di casa erano John Wa-yne, Kirk Douglas, Cher e tanti altridel mondo del cinema. Noi ragazzigiocavamo con i loro figli e soloquando siamo andati via ho capitoche quella era una situazione ecce-zionale. Poi facendo cinema mi so-

no reso conto che non mi dava lapossibilità di esprimermi piena-mente con una storia scritta da al-tri, diretta da altri, con tutto unostaff di specialisti… Invece con l’a r-te sono pienamente me stesso, è o-pera mia, dalla concezione alla po-sa finale.

Quindi nessun rimpianto perquel mondo.Assolutamente no. Anzi, sono pie-

namente soddisfatto della mia scel-ta, questo è il mio mondo e il miolavoro. I figli di attori (mio padre neha avuti 13) spesso seguono la stradadei padri o delle madri, ma intanto sidevono confrontare con modelli ir-raggiungibili e poi anche nel pubbli-co scatta il confronto. Con la scultu-ra sono pienamente Lorenzo Quinnsul piano della creatività e della pos-sibilità di espressione. È sempre piùla mia vita, e oggi la affianco a unalinea di gioielli che a sua volta sta in-contrando molto successo.

Le sue sculture sono figurative,possiamo dire semplici, masempre con un evidente versan-te simbolico.È così, con le mie opere voglio dire

qualcosa. Non è che non mi interes-si il lato estetico, l’arte è anche bel-lezza, ma trovo che l’opera d’ar tedebba dire qualcosa a tutti, debbariuscire a trasmettere dei messaggi.L’arte offre possibilità di incontro, didialogo, di collaborazione, di capir-si tra realtà, culture e sensibilità di-verse. Per questo sono particolar-mente soddisfatto quando le mie o-pere vengono comprese e come a-

dottate in realtà diverse, pratica-mente in ogni parte del mondo. È ilmio contributo alla comprensionereciproca, a far capire che ci sonocose che coinvolgono e unisconotutti, sulle quali si può costruirequalcosa di positivo, che ha a chevedere con la vita, con il futuro.

Dovesse citare dei maestri, deipunti di riferimento?Come a Bel Air il contesto era quel-

lo del cinema, a Roma era la grandearte del Rinascimento. Ecco, i mieicompagni di viaggio, mentre me nestavo silenzioso nell’atelier di papà,erano Michelangelo e Bernini. E poiRodin e i grandi della scultura. Sonostati decisivi nel motivarmi e nel ca-pire che dovevo studiarli. Infatti an-cora oggi seguo dei corsi, cerco di ap-profondire, di saperne di più, natu-ralmente sperimentando anche neimateriali tra metalli e materie plasti-che, e cercando di maturare un’e-spressività aggiornata, adatta ai no-stri tempi. E toccando temi impor-tanti per questo nostro tempo, comeappunto la protezione dell’ambien -te, il dialogo, la priorità della vita.

E Lugano, la Svizzera?Conosco Lugano, i miei figli han-

no studiato a Montagnola. E la Sviz-zera con gli Stati Uniti è il Paese dovepiù mi sono espresso sul piano arti-stico. Con il mio gallerista di Zurigoho tenuto mostre in varie città, daZurigo a St. Moritz, da Davos a Zugoe in tante altre località. Anche perquesto ho molto gradito l’invito diThe View, per me è stato un po’cometornare a casa.

Qui sopra, Lorenzo Quinn al lavoro in atelier. A fianco, “The Tree of Life”, davanti alla chiesadi St. Martin a Birmingham. Sotto, “Support” a Venezia. Lorenzo Quinn è nato a Roma

nel 1966, quinto figlio dell’atto remessicano-americano AnthonyQuinn (premio Oscar nel 1953per l’interpretazione in Viva Za-p ata e nel ‘57 in Brama di viveresul pittore Paul Gauguin) e dellacostumista italiana Iolanda Ad-dolori. Cresciuto negli USA e inItalia, vive a Barcellona, ha ini-ziato con l’arte come pittore neiprimi anni ‘80, frequentandol’Accademia di Belle Arti di NewYo rk.

Come attore ha interpretato ilgiovane liutaio Antonio Stradi-vari nell’88, nell’omonimo filmdiretto da Giacomo Battiato, do-ve il padre vestiva i panni dell’a-dulto Stradivari. Ha poi interpre-tato l’artista surrealista spagno-lo Salvador Dalí in D alí, accantoa l l’attrice inglese Sarah Douglas,e per questa interpretazione havinto il premio come miglior at-tore al Festival di Biarritz.

Dal 1987 si dedica alla scultu-ra, con mostre e opere in spazipubblici e privati in tutto il mon-do. Prima di Supp ort, notissimaopera realizzata a Venezia nel2017, ha esposto e posato i suoilavori più celebri a Londra, E-dimburgo, Birmingham, Doha,New York, all’Hermitage di SanPietroburgo, a Singapore, in Ci-na, India, Canada e in gran partedelle capitali europee. Il futuro?« L’arte, la scultura, tanti progettiin programma nella consapevo-lezza che l’arte può e deve essereun momento positivo e alto dicoesione nel mondo, di bellezza,dialogo e pace».

L’installazione “Force of Nature” a Shanghai.

“DUE CHIACCHIERE CON...” Una serata imperniata su Lorenzo Quinn e su raffinate proposte gastronomiche

L’arte invitata speciale al The View LuganoNuovo appuntamento firmato “The View

Lu ga n o” con le inedite e prestigiose iniziativeculturali nell’ambito del format “Due chiac-chiere con…”. Dopo il successodella serata dedicata alla setti-ma arte, che ha avuto comeprotagonisti due grandi perso-naggi del cinema italiano, Enri-co Vanzina e Isabella Ferrari, èstata la volta dell’arte con Lo-renzo Quinn in veste di specialguest. E sempre con il risvoltoenogastronomico firmato dallochef Mauro Grandi.

L’Hotel The View, destinazio-ne dedicata ai cultori del belloanche per la sua fantastica ve-duta sul golfo di Lugano, è statoancora una volta la splendidacornice di un’iniziativa cultu-rale di primo piano, dedicata questa volta almondo dell’ar te.

Lorenzo Quinn, figlio del celeberrimo atto-re Anthony Quinn, due premi Oscar, e a sua

volta pittore e scultore, è noto a livello inter-nazionale per le sue opere, spesso di grandidimensioni, che negli ultimi 20 anni sono

state al centro di importanti e-sposizioni. Tra i suoi lavorispicca la scultura monumen-tale, presentata all’u l t imaBiennale di Venezia, intitolataSupp ort. Due grandi mani e-mergono dal Canal Grande perproteggere e supportare l’e difi-cio storico della Ca’ Sagre doHotel: le nostre mani, che pos-sono distruggere il mondo mache hanno anche la capacità disalvarlo. Un’opera imponenteche simboleggia la minacciadel climate change, in una cittàper cui il cambiamento clima-tico rappresenta un pericolo

imminente, che sta mettendo a repentagliola sopravvivenza di un luogo unico, un veropatrimonio dell’u ma n i t à .

«Venezia ha ispirato la cultura per secoli,

ma per continuare a farlo in futuro ha biso-gno del nostro sostegno e di quello delle pros-sime generazioni» ha spiegato LorenzoQuinn, che con la Serenissima ha un profon-do legame affettivo: qui sono nate infatti lamadre e la moglie. L'installazione, dal poten-te impatto visivo ed emotivo, mostra la cresci-ta artistica dello scultore e il suo desiderio disperimentare con medium e soggetti per tra-smettere la sua passione per i valori eterni e isentimenti più autentici.

La serata al The View Lugano è stata con-dotta da Oscar di Montigny, direttore marke-ting, innovazione e formazione di Banca Me-diolanum e autore del romanzo Il tempo deinuovi eroi, presentato lo scorso anno proprioa The View in occasione di un altro incontrodedicato alla cultura e all’eno gastronomia.Anche in occasione dell’incontro con Loren-zo Quinn, Mauro Grandi, prestigiosa guidadel ristorante gourmet The View Lugano FineDining, ha proposto un’accurata scelta dellasua cucina dove convivono in perfetta armo-nia tradizione, innovazione e territorialità. “Leap of Faith”, a sinistra, e qui sopra “Eternal Love”.

Dalmazio AmbrosioniPAGINA A CURA DI

Dal cinemaall’arte tra Romae Bel Air