Post on 21-Feb-2019
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in Italia
Si va precisando la complessa mappa delVeversione romana
Altri tre terroristi accusati dell'assassinio del col. Varisco
- e armniwata nel covo di via Antonio Silvani
Dopo l'ondata di arresti della notte t r a lunedì e mar-tedi. si vanno ora delineando i ruoli di alcuni dei presunti appartenenti alla colonna romana delle Brigate Rosse. E ' di ieri mattina la notizia del nuovo mandato di cattura notificato in carcere a Prospero Gallinari. M'ajcariNanni. Bruno Seghetti (che dopo l'arresto di Gallinari sarebbe divenuto il nuovo capo della colonna). Alessandro Demitri. Antonio Musarella. e Bruno Marrone per i delitti Tartaglione, (ottobre '78) Meà e 01-lanu (Piazza Nicosia. màggio '79) e Varisco (luglio 1979) . ^ e i nómi di Prosperò Gallinari, Mara'TSTanni e Bruno Seghetti erano stati già comparsi nei voluminosi fascicoli dalle inchieste sull'uccisione del magistrato romano, l'assalto alla sede del Comitato provin-, ciale della De. e l'uccisione del responsabile del Nucleo scorte e traduzioni dei carabinieri. assolutamente nuovi scino quelli di Antonio Musarella. Bruno Marrone, e Alessandro Demitri. Nuovi però solo trell'ambitò di queste t r e inchieste. Tutti e t r e in passato sono stati infatti coinvolti in diverse procedimenti sempre connessi con fatti di
Antonio Musarella, Alessandro Demitri e Bnino Marrone complici di (tallinari. Mara Nanni e Seghetti nelVomicidio — A Casalbertone il secondo covo
terrorismo. Antonio Musarella. Fer
mato una prima volta insieme a Cesare Prudenti — un altro degli arrestati nell'ultimo bliz il 20 aprile dello scorso in un appartamento di via Ostia, a Roma, in cui furono sequestrate quattro pistole, mezzo chilo di esplosivo, bozze di volantini inneggianti all' MPRO (Movimento proletario di resistenza offensiva), Musarella è stato condannato qualche mese più tardi ad un anno e quattro mesi di reclusione. Condanna mai scontat a perché in quella occasione gli fu concesso il beneficio della condizionale. Prudenti invece ~fu assolto' per insufficienze di prove.
Nell'ambito della stessa inchiesta furono anche arrestati Biancucci e Manfredi (anch'essi finiti in carcere nel bliz martedì scorso) m a presto furono rimessi in libertà.
Il nome di Musarella è poi tornato agli oneri delle cronache il 23 febbraio scorso, all'indomani dell'assassinio del giovane Valerio Verbano. un gruppo di autonomi aggredì in via Pomponazzi due carabinieri che aveva scambiato per fascisti. Uno dei due carabinieri apri il fuoco contro il gruppetto, ferendo gra
vemente uno di loro, il Muse-rella appunto.
Anche Demitri fu arrestato una prima volta l ' i l gennaio dello scorso anno insieme ad altre quattro persone su una 128 targata Firenze nella quale furono sequestrate due pistole. L'auto risultò intestata a Nando Bfccheri che in un primo momento fu arrestato. Successivamente Bic-cheri riuscì a dimostrare che la sua auto era stata rubata e fu rimesso in libertà. A questo punto una breve parentesi per dire che probabilmente anche l'arresto avvenuto martedì scorso dello stesso Biccherl •— subito rilasciato — è stato frutto di un equivoco generato d a quel vecchio episodio.
E , infine. Bruno Marrone. Anche lui arrestato il 23 dicembre dello scorso anno insieme a Marino Pallotto e Paolo Santini per detenzione di armi. Il suo nome, come del resto quello di molti degli arrestati di questi giorni, sarebbe stato fatto dal terrorista pentito Manno Pallotto. Tra personaggi dunque apparentemente sbiaditi m a che — sempre che l'accusa si dimostri fondata — avevano ricoperto un ruolo di primo piano
nella storia del terrorismo nella capitale.
Sempre ieri si è appreso che nei confronti di Marco Capitelli è stato spiccato un mandato di cattura della magistratura romana per concorso negli attentati Ba-chelet, Minervlni, e negli attentati contro l'esponente democristiano Gianantonio e il direttore dell'Ufficio del lavoro di Roma, Paride Pirri.
In giornata i carabinieri hanno anche reso noto l'indirizzo del primo covo scoperto nel corso del bliz di martedì. E ' in vìa Ugo Pesci, nel quartiere di Casalbertone, a poca distanza dal luogo dove fu assassinato l'agente di P s Michele Granato. Nell'appartamento, che risulta sia stato abitato da una ragazza giovane, sui vent'annii — che al momento della irruzione non e r a però in casa — sono state sequestrate quattro pistole, t ra automatiche ed a tamburo, due mitra^iette, cilindri metallici e candelotti esplosivi. centinaia di proiettili, baionette e pugnali. E ancora , ricetrasmittenti, parrucche, giubotti antiproiettili, documenti finti, opuscoli inneggianti alla lotta armata e alcuni fumogeni simili a quelli
usati dai killers di Varisco per coprirsi la fuga.
Ancora nessuna novità invece per quanto riguarda la posizione de l l ' avvia to Rocco Ventre accusato di favoreggiamento personale nei confronti di Marino Pallotto. Anche ieri i suoi difensori di fiducia Plàmmini e Arbla hanno atteso inutilmente una risposta alla loro istanza di scarcerazione. Ma anche ieri, come già giovedì, il giudice i-struttore Ferdinando Impo-simàto ha spiegato loro che prima di pronunciarsi in merito deve ancora ultimare una serie di atti istruttori.
In mattinata i colleghì di Ventre — che da martedì hanno praticamente bloccato. salvo ì processi con imputati detenuti l'attività del palazzo di Giustizia — si sono nuovamente riuniti in assemblea al termine della quale hanno approvato una risoluzione in cinque punti in cui censurano l'operato del Consiglio dell'Ordine degli avvor cati,' decidono di sospendere a partire d a oggi la loro astensione dal lavoro e di adottare una nuova forma di lotta, una sorta di .sciopero bianco da lunedì fino al 5 giugno prossimo.
Milano: cinque di essi sono accusati delVassa^sinio di Torreggiani
Chiesto il rinvio a giudizio di 2 2 autonomi legati a Prima linea
MILANO. 23 — Il sostituto procuratore della Repubblica di Milano Corrado Carnevali, ha chiesto oggi il rinvio a giudizio di 22 presunti terroristi dell'area dell'autonomia milanese. collegati secondo l'accusa, all' organizzazione terroristica. «Prima Linea». Di questi, stando alla requisitoria 5, sarebbero accusati anche di omicidio dell'orefice Pierluigi Tor-regiani, ucciso a Milano nei pressi del suo negozio, il 16 febbraio 1979.
Si t ra t ta di; Giuseppe Memeo, Sante Fatone, Sebastiano Masala, Pietro Mutti e Gabriele Grimaldi. Dall'accusa di tentato omicidio del figlio dell'orefice. Alberto Torregia-ni. rimasto ferito al punto da rimanere paralizzato, il pubblico" ministero ha chiesto il proscioglimento
per; Sante Fatone, i fratelli Sebastiano e Marco Masala e per Pietro Mutti perché «il fatto non sussiste».
Dei ventidue personaggi per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio, cinque devono rispondere di organizzazione di banda a rmata e tredici di partecipazione; mentre gii ultimi quattro solamente di reati minori.
Presunti organizzatori sarebbero: Gabriele Grimaldi, Giuseppe Memeo, Maria Pia Ferrari, Germano Fontana e Silvana Marelli.
Accusati di partecipazione a banda armata invece sono;'Walter Andreatta, Giuseppe Crippa, Sante Fatone, Sebastiano e Marco Masala, Pietro Mutti, Franco Angelo, Marco Moretti, Cipriano Falcone, Diego Giacomini, Cesare Battisti, Claudio Lavazza e Luigi Bergamin. (Latitan
ti del gruppo sono; Bergamin, Lavazza, Fontana, Mutti e Fatone).
Dovrebbero rispondere di reati minori: Claudio Creili ed Angela Bìt-t i (detenzione e porto d'armi) ; Annie Casagrande (favoreggiamento) e, per concorso in falso, Giuseppe Miotti,
Il P,M. dottor Carnevali ha poi chiesto il proscioglimento a vario titolo per numerose altre persone. Pe r Sisinio Bitti, infermiere della clinica milanese Mangiagalli, per non aver commesso il fatto dal reato di omicidio e partecipazione a banda armat a ; per lo stesso motivo; Claudio O-relli. Angela Bitti, Rita Vitrani, Giuseppe Masala, Paolo Molina, Enrica Migliorati, Fabio Zoppi, Roberto Villa ed Umberto LucareUi.
Insegnante arrestato a Nuoro per attentati contro edifici
e auto dì magistrati GENOVA, 23 — «Chiedo di pro
durre dichiarazioni fatte da Patrizio Peci suirorganizzazione delle 'Brigate Rosse' e alcuni reperti trovati nel 'covo' di via Fracchia» : le parole del PM Luciano Di Noto hanno provocato la reazione degli avvocati difensori al processo contro i presunti brigatisti rossi in svolgimento davanti alla Corte d'Assise di Genova,
La richiesta giunta al termine dell' udienza, dimostra che la pubblica accusa ha trovato altri elementi di prova nei confronti di alcuni imputati? La risposta dovrebbe essere positiva, ma i documenti presentati dal dottor Di Noto sono ancora coperti dal segreto istruttorio, essendo atti relativi ad altri procedimenti e, come tali, non ancóra acquisiti alla Corte
Secondo indiscrezioni che non hanno trovato conferma, peraltro, si ' tratterebbe di elementi che prove-1 rèbbero la conoscenza t r a alcuni dei : sedici imputati del processo in corso con i quattro terroristi uccisi in via ' Fraccliia alla fine dello scorso mese ', di marzo.
Operazione antiterrorismo: altri
arresti a Torino
TORINO, 23 — Senza sosta l'azione del carabinieri e della Digos nella lotta contro le ot-ganlzzazlonì terroristiche. Sono almeno altre cinque le persone cadute nella rete dei carabinieri e della Digos di Torino nell'ambito delle o-perazionl contri) te organlz-zazióni eversive. Di due di essi gli inquirenti hanno reso note oggi le generalità; si tratta di Giacinto Rmanzin e Marco Re; nel confronti dei primo è scattato il mandato di cattura per partecipazione ed organizzazione ' di banda armata denominate Brigate Rosse, mentre H secondo è ancora in stato di fermo perché sospettato di appartenere a Prima Linea.
Giacinto Ràmanzin, 23 anni, ex operaio della Fiat, è stato catturato dai carabi-. niéri nella propria' abitazione di via Pasubio 30 di Testana, una frazione di Mòncalierì un comune della cintura di Torino. Aveva lavorato presso lo stabilimento'prèsse della Fiat Mirafiori dal 25 settembre 1972 al marzo di quest'anno, quando si era dimesso. Il giovane era stato inoltre militante del PCI fino allo scorso mese prima di essere espulso dal partito.
Marco Re, 24 anni ferroviere di Bussóieno, in valle di Susa a 50 chilometri da Torino, è il giovane fermato dai funzionari dèlia Digos durante l'indagine du Prima Linea. E' stato prelevato due sere fa in un bar della cittadina dove abita con la madre e una sorella in via Toneiii, e subito accompagnato in questura. Il suo fermo è da mettere in relazione all'arresto di qualche giorno fa di Bruno Peirolo (anch'egii ferroviere di Bus-soieno) suo amico.
Per quanto riguarda gli altri presunti terroristi arrestati, viene mantenuto il massimo riserbo sia da parte delle forze dell'ordine che dei magistrati.
Sembra tuttavia che in questura si trovino altri due giovani, un uomo e una donna, catturati nell'ambito dell' inchiesta di polizia giudiziaria su Prima Linea, mentre altri due presunti brigatisti rossi sarebbero stati tratti in arresto dai carabinieri.
Il vice segretario del partito Claudia Signorile parlerà oggi a Firenze al Palazzo degli Affari in via Adua alle ore 17. Nella stessa giornata di oggi interverrà a Pisa alle ore 21,30 àll'Abbaaa di S. Ze-
Caso Campanile: minacce di morte al ^Wperteste"
ANCONA, 23 — Forse ad una svolta le indagini sul'de-litto Campanile, il giovane di «Lotta Continua» ucciso cinque anni f a a Reggio Emilia;' continua infatti a parlare il «supertestimone» che ha af--fermato di essere a conoscenza degli assassini del giovane. E gli stessi magistrati che conducono l'inchiesta hanno manifestato la loro intenzione ad affret tare i tempi e ad arrivare quanto prima a concrete conclusioni.
Lo ha confermato il Procuratore capo della Repubblica di Ancona, dott. Di Filippo, già sostituto procuratore della città emiliana per interrogare proprio il «supertestimone» del delitto di Al-ceste Campanile. Nel carcere di Reggio Emilia, dove era stato trasferito da quello di Padova, l'uomo vi è rimasto, comunque, soltanto il tempo necessario alla attività istrut
toria dopo di che è stato trasferito, per motivi di sicurezza, i in altro carcere dove è stato messo a confronto con Antonia Di Girolamo ondica-tó come l'esecutore materiale del delitto.
Ma sull'interrogatorió di sabato, sull'incontro con il Di Girolamo e sul carcere cui il superteste è stato destinato, regna il Più assoluto riserbo. Tale segretezza è dovuta ad un motivo ben preciso; pare infatti che all'uomo siano giunte minàcce di morte soprattutto dopo che si sono appresi alcuni particolari importanti sul suo conto.
Si chiama Stefano Scerpa e sta scontando a Padova una coi\{^anna per concorso in sequestro di persona. Si è saputo anche che anni f a e ra stato più. volte a Reggio Emilia dove ha avuto contatti con persone coinvolte nella vicenda dell'omicidio di Alceste Campanile. •
SEGUE DALLA V
coste libiche, e in specie la detenzione del capo scalo dell' Alitalia imprigionato sotto la ridicola accusa di spionaggio. Ma verosimilmente si è parlato soprattutto degli assas-sinii compiuti dai fanatici di Gheddafi «in nome del popolo libico».
Lo Stesso argomento il presidente Pertini lo ha evidentemente affrontato nuovamente sempre ieri mattina con il ministro degli Interni appròfittàndo della circostanza che Rognoni aveva accompagnato il suo amico personale monsignor Poletto, nominato di recente vescovo a giurare nelle mani del Capo dello Stato. Il problema che si pone a Rognoni è quello di sollecitare le forze di polizia al maggior impegno possibile nella difesa della vita degli e-suli libici, tanto più che un paese democratico qual è l'Italia deve opporsi con tutti i mezzi a simili, deliranti disegni di «giustizia» politica.
Pertini h a discusso Indubbiamente la vicenda
dei cittadini libici assassinati a Roma e in altre città europee, o minacciati di morte, sta assumendo aspetti sempre più drammatici. Sinora i «Comitati rivoluzionari lìbici» hanno «giustiziato» quattro' esuli nella capitale italiana, due a Londra e altri t r e a Bonn, Beirut ed Atene. A Roma l'altra sera un altro cittadino libico proprietario di un ristorante nei pressi della stazione è sfuggito fortuitamente alla morte. Già nove omicidi e un tentato omicidio, dunque, ma almeno alti-é quarante persone contrarie al regime di Gheddafi e riparate in varie'città europee sarebbero iscritte nelle famigerate liste già consegnate ai killer.
Gran parte della comunità libica a Roma, che in tutto conta 835 persone, è preda della paura. Coloro che si sentono in pericolo e in particolare quelli che già sono stati «invitati» a rientrare in Libia,
con tutti i loro beni, e che non vogliono piegarsi ai voleri di Gheddafi, stanno svendendo precipitosamente le loro pfoprierà e cercano rifugi più sicuri. Anche perché a Roma non si sentono più sicuri. Ritengono che il nostro governo, per una serie di motivi, non abbia assunto nella circostanza un atteggiamento sufficientemente deciso e risoluto.
Le accuse degli oppositori di Gheddafi si rivolgono in particolare contro la polizia colpevole di «inumana collusione» con si servizi segreti libici in Italia. Infatti é di una decina di giorni fa, all'indomani dell'uccisione del terzo libico a Roma, una lettera a-perta inviata ai presidente della Repubblica Sandro Pertini dalla nazionale dei libici residenti in Egitto, una organizzazione che raccoglie numerosi oppositori di Gheddafi, e pubblicata dal quotidiano del Cairo Ai messawar
Nella lettera gli esuli libici
denunciavano il clima di terrore, in cui erano piombati i loro connazionali residenti a Roma, e a proposito delle responsabilità della polizia italiana, si affermava che «oneste personalità libiche erano state espulse dall'Italia con 1' acquiescenza per non dire cooperazione, del ministero degli Interni. Già questa lettera aveva indòtto il presidente Pertini a compiere un passo presso il ministro degli Interni Rognoni per conoscere quali iniziative erano state prese o si intendeva prendere per proteggere gli esuli libici in Italia, e Rognoni, a quanto si sa, aveva dato al capo dello Stato ampie assicurazioni, dichiarando che la polizia stava facendo quanto era nelle sue possibilità per impedire la carneficina, e che in nessun caso si poteva parlare di e-spulsioni immotivate, essenso tutti i cittadini libici accompagnati alla frontiera non in regola con le leggi.