Post on 02-May-2015
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Storia Urbanadocente: V. Chilese
a.a. 2009-2010
La città. Un problema storiograficoLa storia delle città non è separabile da quella dei sistemi economici, demografici, sociali e
politici di cui esse sono parte.
Lo sviluppo urbano non è la semplice somma di singoli addendi urbani, ma piuttosto una rete di interconnessioni. Per studiare effettivamente le
città è necessario studiare l’urbanizzazione.
Esistono diverse modalità di approccio al tema:Approccio sociologico (p. es. Weber e Sjoberg):
tentativo di individuare dei ‘tipi ideali’, per estrarre la generalità dalla diversità.
Approccio ‘politico’: lo sviluppo delle principali città viene analizzato nelle sue implicazioni politiche regionali.
Approccio ‘geografico’: lo studio dell’urbanizzazione serve ad analizzare le mutevoli distribuzioni sulla popolazione, la produzione, gli scambi commerciali.
Attenzione alle implicazioni della vita urbana.…
Criteri utilizzati nell’analisi storica delle città:
a) Demografico
b) Economico
c) Spaziale (città come parte di una rete organizzata per lo scambio di persone, merci e informazioni)
Tre gli aspetti fondamentali sui quali si sono concentrati tutti gli studiosi:
1. Come e perché sono nate le città?
2. Interesse verso i processi economici e demografici che caratterizzano la vita delle città.
3. Conseguenze sociali della vita urbana, in particolare: rapporto città-campagna.
I tentativi di analisi e interpretazione della città e della sua storia sono molteplici, generalmente
sottoposti a critiche e revisioni.
• La storiografia marxista considera la città come un genere a sé di struttura sociale, in netto contrasto con il paesaggio rurale.
• Braudel: tenta di superare la visione marxista, considerando le città in relazione a ciò che la società, l’economia e la politica consentono loro di essere. La città è luogo di squilibrio economico, sociale etc.. essa è inoltre manifestazione istituzionale del potere.
• Weber: dominio non legittimo e azione economica razionale. Introduce un notevole numero di distinzioni tra tipologie urbane nel tentativo di creare dei ‘topoi’ cittadini.
• Sjoberg: le diverse strutture urbane nascono dalle differenti esigenze funzionali dei gruppi sociali impegnati al mantenimento o all’usurpazione del potere.
Sistema dei luoghi centrali
Si basa sul ruolo della città come centro che fornisce all’area circostante particolari servizi – economici, amministrativi, culturali – che
richiedono la concentrazione in un punto dello spazio. Attorno alla città lo spazio si articola in una regione, una struttura gerarchica con centri
di livello superiore e inferiore.
Sistema reticolare
Attraverso le città, le singole regioni si collegano al mondo esterno.
Le città, dunque, appartengono anche a una rete di rapporti commerciali, di scambi di
informazioni e di influenze che vanno ben al di là delle frontiere di un paese.
Modalità di sviluppo contrastanti.
- Nel primo caso: dalla base rurale verso l’alto. Lo stato nazionale è costituito dall’unione di un gruppo di regioni le cui popolazioni condividono un territorio e un’eredità etnica.
- Nel secondo: dal centro urbano verso l’esterno. La centralizzazione produce un impero costituito da più elementi eterogenei.
IICome definiscono la città i pensatori di età
moderna?
Chambers (1730): «luogo popolato e cinto di mura».
Encyclopédie: «insieme di più case disposte lungo le strade e circondate da un elemento comune che ordinariamente sono mura o fossati ».
In realtà, nel periodo in esame, le mura conservano solo una carica
ideale, legata alla dimensione delle città stato, al governo e
all’autonomia delle repubbliche. Comunicano istanze di autonomia e
difesa da ingerenze interne
Diversa la visione della città da parte degli economisti, che già tra XVII e XVIII secolo
sono in grado di cogliere alcuni aspetti peculiari della vita urbana.
R. Cantillon sottolinea la stretta connessione tra città e mondo rurale, evidenziando il legame esistente tra il sistema dei borghi e dei centri urbani e l’estensione e la capacità produttiva delle terre circostanti.
→ I mercantilisti concentrano la propria attenzione sulla città come centro di consumo, in grado di attivare e valorizzare la produzione industriale interna.
→ I fisiocratici hanno invece una visione negativa della città e del processo di urbanizzazione che sta interessando l’intera Europa (p. es. Mirabeau).
Lo svilupparsi di queste teorie e di diverse posizioni in relazione a città e sviluppo urbano porta, agli inizi del XIX secolo, a studiare la città come soggetto autonomo, descritto in sé come entità conclusa.In questo contesto entrano in gioco diversi ‘misuratori’, in grado di concorrere alla definizione del carattere urbano:- attività economiche- distribuzione della popolazione- diffusione di malattie…
Ildefonso Cerdà (1860 ca.): per analizzare la città sono necessari diversi ‘linguaggi’:
Il linguaggio dei numeri → indagine statisticaIl disegno planimetrico → rappresentazione
topograficaLa parola scritta → descrizione più o meno
dettagliata
Èmile Zola e i naturalisti: rappresentazione urbana attraverso la parola scritta, ma sulla base dei dati statistici e con l’ausilio della fotografia.
Verso la metà del secolo anche la descrizione di natura storica viene ad essere considerata essenziale per la descrizione e la conoscenza delle città e delle loro caratteristiche peculiari (p. es. Carlo Cattaneo)
A tale sforzo ‘intellettuale’ si uniscono esigenze di pratiche, legate alla necessità di razionalizzare la gestione burocratica dei singoli stati.
A partire dal XVIII secolo i beni immobili sono descritti anche in forma topografica: attraverso il mappale o un altro numero di riferimento, le particelle fondiarie sono collocate in una pianta urbana e possono così essere identificate nello spazio.
A partire dall’età napoleonica la statistica inizia ad essere considerata come una branca dell’arte
del governo. Conoscere le variazioni demografiche, il volume degli scambi e della
produzione agricola e manifatturiera… divengono elementi di fondamentale importanza
per l’apparato burocratico statale.
Nel 1800 nasce in Francia l’Ufficio centrale di Statistica alle dipendenze del ministero degli Interni.
1807: un ufficio analogo viene aperto a MilanoA partire dal 1838 le singole autorità locali
sono obbligate a tenere un registro anagrafico secondo criteri comuni.