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1 Anno 12 Numero 239 Akhtamar 15 marzo 2017 — CI Yold.comunitaarmena.it/comunita/akhtamar/Akhtamar...

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1 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT Anno 12 Numero 239 15 marzo 2017 — CI M.Y. Akhtamar on line La Giornata europea dei Giusti, 6 marzo, non deve e non vuole essere solo l’occasione per dare merito a chi si è distinto mettendo a rischio la propria vita per salvarne altre. Non può limitarsi a rappresentare una testimonianza storica ma deve costituire anche, e non solo, una riflessione etica e politica sulle vicende umane. «Capire se al tempo del Male possa esserci anche del Bene» - come ha detto Pietro Kuciukian nel corso di un suo recente intervento con Anna Samuelli al liceo Leonardo da Vinci di Roma - vuol dire aprire spiragli di luce nel buio profondo dei genocidi e dei “grandi mali” che hanno tragicamente scandito la storia dell’umanità. Cosicché per gli armeni diviene Giusto anche chi è solo testimone di quell’orrore, fermo restando che la Memoria - intesa come espressione di conservazione delle proprie radici storiche e culturali - non deve essere solo archeologica ma anche proiettata nel presente. Essa ci dà una mano a divenire più attenti, ci aiuta a condannare la volgarità delle parole e delle negazioni, ci con- sente di custodire i valori dell’Europa. A fare luce nel buio. Non possiamo così dimenticare le parole di Rakel Dink che riferendosi al giovane attentatore di suo marito Hrant lo definì “istruito dal buio che lo ha fatto diventare un assassino”. I Giusti divengono quindi testimoni, staffette, del bene; e ci aiutano a ricordare il Male, ci spingono a non abbassare mai la guardia, a combatterlo in ogni tempo e in ogni luogo. E se Erdogan affibbia l’etichetta di “fascista” o “nazista” a mezza Europa (lui che ha ridotto al minimo le libertà democratiche del suo Paese e sta varando una riforma costituzionale che gli permetterà di rimanere al potere fino al 2029…) noi dobbiamo essere pronti a combattere il suo negazionismo, contrastare con tutti i mezzi leciti la sua politica antiarmena e additare come ‘servi sciocchi’ tutti coloro che, anche in Italia, per bassa convenienza politica ed economica, fanno finta di non vedere o si voltano dall’altra parte. Gli armeni hanno già pagato con un genocidio questo disinteresse. Non dimentichiamo. Essere Giusti. Non Dimenticare 1 Armeni in Egitto una storia importante 2 Enrico Ferri, Armenians aryans... 3 La Voce dell’Artsakh 4 La lotta delle donne armene 5 Qui Armenia 5 A Roma giornata della cultura armena 6 Sommario Essere giusti, non dimenticare Bollettino interno di azione armena
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Anno 12 Numero 239

15 marzo 2017 — CI M.Y. Akhtamar on line

La Giornata europea dei Giusti, 6 marzo, non deve e non vuole essere solo l’occasione per dare merito a chi si è distinto mettendo a rischio la propria vita per salvarne altre. Non può limitarsi a rappresentare una testimonianza storica ma deve costituire anche, e non solo, una riflessione etica e politica sulle vicende umane. «Capire se al tempo del Male possa esserci anche del Bene» - come ha detto Pietro Kuciukian nel corso di un suo recente intervento con Anna Samuelli al liceo Leonardo da Vinci di Roma - vuol dire aprire spiragli di luce nel buio profondo dei genocidi e dei “grandi mali” che hanno tragicamente scandito la storia dell’umanità. Cosicché per gli armeni diviene Giusto anche chi è solo testimone di quell’orrore, fermo restando che la Memoria - intesa come espressione di conservazione delle proprie radici storiche e culturali - non deve essere solo archeologica ma anche proiettata nel presente. Essa ci dà una mano a divenire più attenti, ci aiuta a condannare la volgarità delle parole e delle negazioni, ci con-sente di custodire i valori dell’Europa. A fare luce nel buio. Non possiamo così dimenticare le parole di Rakel Dink che riferendosi al giovane attentatore di suo marito Hrant lo definì “istruito dal buio che lo ha fatto diventare un assassino”. I Giusti divengono quindi testimoni, staffette, del bene; e ci aiutano a ricordare il Male, ci spingono a non abbassare mai la guardia, a combatterlo in ogni tempo e in ogni luogo. E se Erdogan affibbia l’etichetta di “fascista” o “nazista” a mezza Europa (lui che ha ridotto al minimo le libertà democratiche del suo Paese e sta varando una riforma costituzionale che gli permetterà di rimanere al potere fino al 2029…) noi dobbiamo essere pronti a combattere il suo negazionismo, contrastare con tutti i mezzi leciti la sua politica antiarmena e additare come ‘servi sciocchi’ tutti coloro che, anche in Italia, per bassa convenienza politica ed economica, fanno finta di non vedere o si voltano dall’altra parte. Gli armeni hanno già pagato con un genocidio questo disinteresse. Non dimentichiamo.

Essere Giusti. Non Dimenticare 1

Armeni in Egitto una storia importante 2

Enrico Ferri, Armenians aryans... 3

La Voce dell’Artsakh 4

La lotta delle donne armene 5

Qui Armenia 5

A Roma giornata della cultura armena 6

Sommario

Essere giusti, non dimenticare

Bollettino interno di

azione armena

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armena non sempre sia legato alla quantità ma piuttosto alla qualità dei suoi membri.

E in Egitto, come in quasi tutte le comunità armene nel mondo, l’obietti-vo principale diviene, con il passare del tempo, la difesa della propria identità e memoria storica.

Ci ha provato una giovane cineasta armena, Eva Dandrian, a ripercorrere la storia del proprio popolo all’ombra delle piramidi: il suo documentario “We are Egiptyan Armenians”, presentato al festival internazionale del cinema al Cairo nello scorso novembre, raccoglie testimonianze degli ultimi duecento anni di storia armena in Egitto. Un storia che ci racconta di una comunità apprezzata e pacifica che crebbe soprat-tutto nell’Ottocento, sotto Mohamed Ali, contribuendo allo sviluppo dello Stato moderno, tramite i suoi funziona-ri, i traduttori – grazie alla facilità con cui parlano arabo, armeno, francese e inglese – gli artigiani, i commercianti e anche ministri.

Residenti prevalentemente nei quartie-ri popolari del Cairo e di Alessandria gli armeni mettono a frutto le loro capacità commerciali, artigianali e artistiche.

Puntellano l’identità comunitaria co-struendo chiese e scuole, pubblicano libri e riviste in lingua, si integrano sen-za disintegrarsi.

Le loro capacità imprenditoriali li por-tano a primeggiare: alla fine dell’Otto-cento la fabbrica di sigarette dei fratelli Matossian, sbarcati in Egitto da Tokat, arriva a produrre il 90% della manifat-tura di tabacco locale, dà lavoro a set-tantamila persone e il suo marchio si diffonde in tutto il mondo.

Ma gli armeni egiziani non si limitano ad eccellere nel commercio: le loro

Quando si parla di comunità armene nel mondo sorgono sempre, spontanee, due domande: quanti erano gli armeni in quella determinata nazione prima e quanti ce ne sono ora.

Le note vicende storiche del popolo armeno - non parliamo solo del genoci-dio - hanno infatti generato flussi mi-gratori che nei secoli hanno determina-to significative variazioni nella compo-nente demografica armena.

Ciò è accaduto, ed il dato è più rile-vante, in quelle aree geografiche inserite o prossime all’impero ottomano, che maggiormente hanno risentito dello sconvolgimento genocidiario; ma sareb-be riduttivo ricondurre la presenza ar-mena in una determinata nazione solo in relazione agli accadimenti drammati-ci del 1915. Anche le vicende politiche della nazione “ospitante” hanno spesso influito sulla presenza armena.

Questa analisi risulta particolarmente appropriata per descrivere la comunità armena in Egitto: Paese non solo facen-te parte all’epoca dell’impero Ottoma-no, ma interessato poi da rivolgimenti politici interni come furono la naziona-lizzazione socialista di Nasser negli anni Cinquanta e l’ultima rivoluzione del 2011.

Questi fatti, da soli, contribuiscono a comprendere per quale motivo la consi-stenza numerica della comunità arme-na locale sia passata da diverse decine di migliaia del periodo ottomano alle circa ottomila unità odierne, una picco-la goccia nel mare dei novanta milioni di abitanti sparsi su un territorio di un milione di chilometri quadrati per gran parte desertico.

Eppure, a discapito di questi numeri, la storia degli armeni in Egitto ci rac-conta di una vitalità politica, artistica e commerciale che ancora una volta testi-monia la capacità di un popolo a inse-rirsi senza traumi in una realtà diversa, anche molto diversa come quella egizia-na dove i fattori lingua, tradizioni e religione si discostano fortemente da quelli armeni. E ci dimostra, ancora una volta, come il peso della componente

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capacità politiche trovano positivo ri-scontro nelle istituzioni e basti solo ricordare i casi di Boghos Youssoufian, nominato nel 1837 a capo del dicastero del Commercio e poi a quello degli Affari Esteri, o quello di Nubar Nuba-rian (foto in basso) che nel 1876 assume la carica di Primo Ministro.

E al Cairo viene fondata nel 1906, da Boghos Nubarian figlio di Nubar, l’A-GBU (Armenian General Benevolent Union); e sempre nella stessa città viene prodotto nel 1912 il primo film armeno con soggetto armeno (“Haykakan Sine-ma”) proiettato nel marzo del 1913.

Il cinema, d’altronde, è nel sangue degli armeni d’Egitto; qualche decennio più tardi nascerà al Cairo uno dei più importanti cineasti armeni contempora-nei, Atom Egoyan, che poi si trasferirà in Canada.

La lista di artisti è lunga e ricca di nomi: dallo scultore Armen Agop (nato al Cairo ma residente in Toscana), ai cantanti Raffi, Anoushka e Gohar Ga-sparian, ai musicisti Garbis Aprikian e Georges Kazazian, ai cartonisti Kiraz e Saroukan fino alle attrici Lebleba e Nelly.

Ma l’Egitto è stata anche la terra nata-le del Patriarca della chiesa armeno cattolica Nerses Bedros XIX Tarmouni nato al Cairo nel 1940 e scomparso nel 2015.

Un altro figlio di questa terra che all’-ombra delle piramidi ha allevato tanti armeni che con orgoglio hanno preser-vato e diffuso la propria cultura e iden-tità nazionale.

Armeni in Egitto, una storia importante

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Il libro del professore Enrico Ferri docen-te di filosofia del diritto all’Università Uni-cusano di Roma pubblicato negli Stati Uniti dalla casa editrice Nova publisher di New York approfondisce un tema di attualità, in un’epoca di guerre di espansione economi-ca, di religione e civiltà, dove le popolazioni di profughi sono discriminati con persecu-zioni e deportazioni. Nel XX° secolo con il genocidio degli Ebrei furono promulgate le leggi in difesa della razza dei regimi fascisti e nazisti di Hitler e Mussolini. Due decenni prima nel 1915 gli Armeni subirono lo stes-so trattamento con deportazioni e massacri di persone inermi sempre per motivi di discriminazione razziale, nel loro caso da parte del regime dei Giovani Turchi che era la potere. Da tale presupposto ideologico razzista di superiorità e civiltà, che definiva le popolazione non pure in relazione all’Essere ariani o meno, in base al mito del sangue, i razzisti nazisti e fascisti giunsero a codifica-re per via legislativa sia la non legittimità dei diritti di cittadinanza ( italiana o tedesca) sia la non appartenenza per classificazione alla specie umana, in quanto non Esseri.

Le Leggi razziali furono costruite su asser-zioni arbitrarie, con pretesa scientifica, a partire dalle differenze antropologiche, linguistiche, etnografiche, storiche e psicolo-giche tra i popoli in una scala in cui l’ordine della discendenza dal modello ariano deter-minava la superiorità di razza e civiltà. In Germania tale esclusività veniva accentuata dal mito tedesco Blut und Boden, sangue e suolo, che romanticamente definiva il criterio di chi avesse il diritto nazionale di apparte-nenza al popolo tedesco. Perciò essere Aria-ni significava appartenere ad una comunità omogenea, geneticamente e biologicamente, dove le Volkgemeinshaft (comunità del popo-lo) erano costituite da un vincolo ancestrale di sangue e suolo, un corpo meccanico anima-to da uno spirito comunitario.

Questi pregiudizi razziali nascono da due differenti correnti di pensiero quella di Gra-ham Sumner e Claude Levi Strauss. Nella prima in Folkways con l’etnocentrismo defi-nisce la tendenza in cui ogni gruppo socia-le, religioso e etnico pensa che le proprie usanze, i costumi, siano quelli più giusti rispetto agli altri, la seconda, strutturalista antropologica (linguistica strutturale), invece rovescia il criterio in termini di valori duali positivo/negativo del comportamento del-l’uomo in civilizzato/non civilizzato, uma-no/selvaggio come “colui che non pensa in modo decentralizzato”, cioè aperto agli altri.

Fu solo nel 19° secolo che il criterio di

selezione razzista del mondo animale fu impropriamente applicato a definire la così detta razza umana a partire dagli aspetti fisici come il colore della pelle, dei capelli le misure del cranio ai singoli componenti del volto naso, labbra, sopracciglio. Il principa-le argomento dei colonialisti sulle loro con-quiste africane era semplicemente quello che era impossibile vivere in Africa se le risorse e il potenziale umano fosse lasciato nelle mani dei nativi incapaci di trasformarle e massimizzarle.

Nel terzo capitolo Gli Ariani e i Semiti si pone il quesito contro i pregiudizi razzisti. Possono gli esseri umani distinguersi ed identificarsi dall’appartenenza ad una razza o ad un’altra indoeuropea o semita? E se fosse così ci si chiederebbe provocatoria-mente quali e quante sarebbero? Da dove provengono? Che cosa costituisce una razza? Il pregiudizio razziale dei nazisti insisteva sulla superiorità indo-germanica mentre per i fascisti in quella ario romana che credeva nella superiorità civilizzatrice di Roma.

Nel 1936 l’orientalista Levi della Vida scrisse che al tempo delle Leggi di Norim-berga della Germania nazista del 1933 sulla difesa della razza tedesca indeuropea da quelle semite anche in Italia cresceva in politica l’antisemitismo sino a quando nel 1936 furono proclamate nel periodo del-l’Impero fascista la politica razziale colonia-le fondata sulla purezza. L’articolo 4 del manifesto della razza sostiene che la popo-lazione presente italiana è nella sua maggio-ranza di origine ariana e che le razze pre-ariane sono state assimilate. Nel paragrafo 9 si afferma che gli Ebrei sono la unica popo-lazione che non è stata assimilata e su que-ste basi fu proclamata nel 1938 la legge 1728 Disposizioni per la difesa della razza italiana e con la legge 1390/’38 queste disposizioni furono applicate anche nelle scuole fasciste e causarono l’espulsione degli insegnanti Ebrei dalle scuole dalle amministrazioni civili e militari dal partito nazionale fascista dalle municipalità dagli enti e dalle banche. Una vera e propria epurazione.

L’ultimo capitolo, il settimo, Armeni Ariani esamina gli effetti della legge razzista che Hitler promulgò nel 1933 con la revoca della cittadinanza tedesca a quelli che non fossero ariani in base al mito del sangue, già nel 1927 la propaganda fascista italiana definiva gli armeni ariani quindi non sanzio-nabili dal provvedimento.

La legge razzista attuata in Germania e Italia agli inizi degli anni ’30 indirizzata a

due categorie di uomini gli Ariani e i non Ariani fu applicata tra gli Armeni che viveva-no in Europa. Nel 1927 gli Armeni in Italia furono rappresentati presso le autorità fasci-ste attraverso il Comitato degli Armeni in Italia, iniziativa sostenuta da Lauro Mainardi giovane fascista editore del Fronte Unico rivista del GUF ( Gruppi universitari fascisti) aveva lo scopo di rafforzare la politica italia-na nel Caucaso accattivandosi le simpatie dell’Armenia, che dopo l’indipendenza del ‘18-‘21 aderì all’Unione sovietica, e quelle degli Armeni della Diaspora. Mainardi , Bar-duzzi e altri giovani fascisti aderivano alla casa editrice HIM (Historia Imperi Mediter-ranei). In quegli anni le iniziative editoriali in Italia e Germania erano centrate sulla dimo-strazioni della natura ariana della nazione armena per favorire una legislazione in loro favore. Questo perché come sostiene Barduzzi della HIM gli Armeni era vittime della guerra selvaggia che Turchi e Russi avevano ingaggiato come fosse una guerra contro Roma e la civilizzazione armena di-ventava vittima di questo disegno. Infatti il console italiano a Trebisonda (città portuale a nord est della Turchia) Giacomo Gorrini in un intervista al Messaggero nel 1915 descris-se orrendi i massacri degli islamici contro gli Armeni ….

(segue pagina successiva)

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Enrico Ferri, Armenians aryans the “ Blood Myth” the race laws of 1938 and the Armenians in Italy (Armeni ariani. Il mito del sangue, le leggi razziali e gli Armeni in Italia ) recensione di K. Cricorian

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La foto di un piccolo drone azero abbattuto qualche giorno fa dall’Esercito di Difesa del Karabakh lungo la linea di contatto. Gli azeri continuano nelle loro azioni provocatorie in aperta sfida con i mediatori interna-zionali che sollecitano le parti a cercare la via del dialogo. Ma a Baku sono sordi...

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"Se facciamo concessioni sull’Artsakh, la guerra riprenderà presto e noi sperimenteremo grandi perdite. Il nemico raggiungerà Zangezur e Vardenis. Se loro [gli azeri] non vogliono parlare di concessioni reciproche, perché dovremmo cercare di parlare con loro di questo?” (Aghvan Vartanyan )

La gola di Hunot, scavata dal fiume Karkar, si trova a sud ovest di Shushi. È un canyon di incredibile bellezza inserito in un parco naturale protetto dallo Stato. Nel punto più profondo le pareti di roccia si elevano fino a 250 metri di altezza. Nell’area si trovano una dozzina di vecchi mulini, antichi ponti, grotte abitate nell’età della pietra che fanno di Hunot una delle mete più visitate dai turisti. Uno dei punti più interessanti è la grotta Mamrot kar con l’acqua che sgorga su conformazioni di roccia ricoperte da muschio e a forma di ombrello.

la voce dell’Artsakh (segue dalla pagina precedente) … denunciando l’ese-

cuzione di massa di creature innocenti. Diversa era invece la posizione politica dei

tedeschi alleati dei Giovani Turchi. Precisa-mente dagli atti del processo a Berlino del 1922 contro Soghomon Tehlirian, membro del Dashnak (Federazione) Rivoluzionaria Armena che aveva ucciso a colpi di rivoltella Talaat Pascià, capo del Triumviro dei Giova-ni Turchi al governo del 1915, emerse che essi avevano ordinato le Operazioni Speciali (O.S.) per lo sterminio delle popolazioni armene che vivevano nei territori dell’Arme-nia occupata dall’Impero ottomano. Una pianificazione utilizzata come deterrente all’invasione imminente e all’accerchiamento dell’Intesa da ovest a est. Gli Inglesi che erano con la flotta alle porte di Costantino-poli e la Francia con le truppe di terra pronti ad entrare ad Aleppo. La Germania alleata della Turchia e dell’Austria nel fronte oppo-sto della Triplice Alleanza ebbe un ruolo rilevante con la presenza di ufficiali tedeschi nei posti chiavi del servizio di informazione militare turco –dipartimento secondo- (Istihbarat), che coordinava le truppe irrego-lari a cui era affidato il compito delle Opera-zioni Speciali incaricate dal Governo dei Giovani Turchi di Taalat , Enver e Gemal delle deportazioni e dello sterminio di massa degli Armeni. Le fonti tedesche che compro-vano il genocidio sono quelle del medico Armin Wegner e Johann Lepsius. Il primo medico dell’esercito tedesco fotografò le scene dei massacri che sono conservate nel museo del Metz Yeghern (grande Crimine) a Yerevan capitale della Repubblica di Arme-nia, il secondo ambasciatore tedesco a Istan-bul produsse dei documenti riservati del Ministero degli affari esteri tedesco sul coin-volgimento del generale Bronsart von Schel-lendorf che era a capo dello staff del supre-mo comando ottomano nel dirigere le depor-tazioni degli Armeni.

E’ evidente dunque che le responsabilità e complicità tedesche nel genocidio degli Ar-meni del 1915 influenzarono e determinaro-no la posizione razzista Nazional Socialista del terzo Reich contro il popolo Ebreo che viene espressa da Hitler nel 1931 riportate dal giornalista del Leipziger Neueste Richard Brei-ting che a Braunau am Inn in Austria lo in-tervistò nella sua casa quando ancora non era al potere. Alla domanda del giornalista sulla gioventù germanica Hitler rispose che “[o]vunque i popoli attendono un nuovo ordine mondia-le , perciò i miei compiti non sono dissimili da quelli dei gerarchi turchi sugli armeni, io voglio […] proteg-gere il sangue tedesco dalla contaminazione, non soltanto dal sangue ebreo ma anche da quello armeno. Traggo l’esempio di questo mio disegno dalla storia che mi suggerisce che nessuno più si ricorda della distruzione degli armeni.” (Ohne Maske, E.Calic 1968).

(Karekin Cricorian)

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AEROPORTI Nei primi due mesi dell’anno il traffico passeggeri nei due principali aeroporti dell’Armenia, Zvar-tnots (Yerevan) e Shirak (Gyumri), è cresciuto del 21,6% rispetto allo stesso periodo del 2016. nello scalo della capitale sono transitati quasi 170.000 passeggeri e oltre 2570 tonnellate cargo (+49,4%). L’altro aeroporto ha fatto registrare invece un incremento del 150% sui transiti passeg-geri rispetto all’anno scorso. VINI ARMENI Alla rassegna “Mundus vini” tenuta all’inizio del mese nella città tedesca di Neustadt hanno parteci-pato 19 cantine dell’Armenia che hanno proposto 58 diverse etichette che si sono aggiudicate ben dieci medaglie d’oro e tredici d’argento al “Grand Inter-national Wine Awards”. L’Armenia si è classifi-cata 14a sulle quarantaquattro nazioni parteci-panti. Un risultato molto importante che testimo-nia la crescita del settore vinicolo nel Paese. LAVORI PUBBLICI Il Parlamento ha ratificato l’accordo per il prestito di 44 milioni di euro concesso a novembre scorso dalla ADB (Asian Development Bank) per lavori di miglioramento della statale, lunga 130 chilometri, che collega Vanadzor, terza città dell’-Armenia, al confine georgiano all’altezza del valico di Bagratashen. Il miglioramento della sede stradale riguarderà soprattutto il tratto di monta-

gna fino ad Alaverdi che si presenta con molte curve e una sede stradale non adeguata al traffico. RICCHEZZA E POVERTA’ L’Armenia si colloca al 114° posto nella classifica mondiale “Global finance 2016” relativa ai Paesi più ricchi e più poveri del pianeta. La posizione armena è poco oltre la metà della classifica guidata da Qatar, Lussemburgo e Macao. Nella regione, la Georgia al 108° posto, l’Azerbaigian al 71°, la Turchia al 63°. PRODUZIONE ALCOOL Confermando il trend positivo dello scorso anno, continua a crescere la produzione di quasi tutte le bevande alcoliche in Armenia. In particolare il brandy ha fatto registrare una crescita del 187% rispetto al mese di gennaio del 2016. aumenti anche per whiskey (+31%) e vino (+39%), per lo spumante (+26%) e per la birra (+9%). In calo invece la produzione di vodka e liquori che fa regi-strare un segno negativo pari al 37%. SANITA’ Negli ultimi due anni, oltre tremila pazienti in Armenia si sono sottoposti a intervento di bypass vascolare senza alcun onere a loro carico. Nel gennaio 2015 il governo ha varato un piano di assistenza, con costi interamente a carico dello Stato, per post infartuati che ha consentito di ridur-re drasticamente il tasso di mortalità fra questi

pazienti. Sono dieci (otto a Yerevan, una a Gyumri e una a Goris) le cliniche cardiologiche che hanno aderito all’iniziativa. INDUSTRIA MINERARIA L’Armenia ha ricevuto pochi giorni fa lo status di candidato della “Extractive Industries Tran-sparency Initiative” (EITI). La trasparenza delle industrie estrattive (EITI) è uno standard globale per promuovere la gestione trasparente e responsabile delle risorse di gas di petrolio e minerali. Lo standard EITI cerca di affrontare le questioni di governance chiave dei settori del petrolio, del gas e minerario verificando anche la filiera del processo produttivo e le ricadute sulla cittadinanza. L’Armenia è il 52° Paese a introdurre lo standard EITI. TIRO A SEGNO D’ARGENTO Ai campionati europei di Maribor (Slovenia), svoltisi la scorsa settimana, Lilit Mkrtchyan ha conquistato la medaglia d’argento nella specialità carabina femminile da dieci metri. Ai campionati hanno partecipato atleti provenienti da 46 Paesi.

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Qui Armenia

Antonia Arslan, scrittrice di origine armena, invita le giovani ragazze e le donne di oggi, sull’esempio delle donne armene sopravvissute al Genocidio, a imparare a non arrendersi.

Ma per la giornata dell’8 marzo, la Giornata inter-nazionale della donna, sembra importante sottoli-

neare come in Armenia ci sia tutt’oggi un problema tutto al femminile. Violenza domestica e aborto selettivo sono due dei temi che sembrano colpire la società contemporanea armena. Viene quindi da pensare verso quale libertà si stia muovendo la donna armena oggi.

Il giornalista Emanuele Cassano ha discusso in suo articolo apparso il 4 gennaio 2017 sul sito online Balcani caucaso.org dell’aborto selettivo. L’Armenia è, infatti, il secondo paese al mondo per tasso di aborti di questa tipologia. Il sesso del feto risulta essere alla base del 10% di aborti. Le cause di un simile problema sono riscontrabili sicuramente nella società, in cui il sesso maschile, per tradizione familiare e per una questione anche economica, in quanto il maschio ancor oggi è colui il quale si prenderà cura, in un futuro, dei geni-tori; la donna in molti casi entra a far parte pienamente della famiglia del marito, ovviamente una volta sposata.

Si delinea quindi un quadro che vede la donna assoggetta a tre livelli: uomo (marito in particolare), famiglia, società.

Inoltre, l’Armenia manca di una legislazione in materia di violenza domestica. Gli interessi delle vittime di violenza domestica sono protetti dal Codice Penale, Codice di Procedura Penale, Codice civile etc della Repubblica d’Armenia. Il Codice Penale non proibisce specificatamente le violenze domestiche, il che rende difficile nominare i “perpetratori” responsabili dell’atto stesso. Allo stesso tem-po, l’Armenia è firmatario del CEDAW (Convention on the elimination of all Form of Violence against Women, la cui commissione ha invitato la Repubblica a dotarsi di una legislazione adatta a prevenire simili atti di violenza.

Più in generale, sembra mancare una attenzione alla parità tra uomo e donna, i quali rimangono relegati nei propri mondi, mettendo in luce una incapacità di comunicazione, come d’altronde una incapacità della stessa società, per non dire politica di “aggiornarsi”, diri-gendosi verso quel progresso che in alcuni casi contraddistingue l’Occidente.

8 marzo

La lotta delle donne armene Di Nairi Mercadanti

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Bollettino interno edito da comunitaarmena.it

Contatti:

[email protected]

A Roma la giornata della cultura armena

QUESTA PUB BLICA ZIONE E’ ED ITA CON IL FA VORE D EL

MINISTERO D ELLA D IASPORA

il numero 240 esce il 1 aprile 2017

La pa g ina dedica ta a l Nagorno Ka ra-ba k h è real izza ta in col l a bora zione

con:

www.karabakh.i t In formazione quotid iana in ita lia -

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Il 9 marzo 2017, presso il Salone Borromini della Biblioteca Valliceliana di Roma, ha avuto luo-go la GIORNATA PER LA CULTURA ARMENA, organizzata dall’Associazione culturale Albatros e la Biblioteca Valliceliana. La giornata ha previsto una serie di iniziative culturali e di spettacolo, con un convegno, una mostra e una programmazione artistica.

I saluti inaugurali del dottor Antimo Cesaro, Sottosegretario di Stato al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e dell’Ambasciatrice della Repubblica d’Armenia in Italia, Vic-toria Baghdassarian, hanno messo l’accento sulle iniziative intergovernative che da qualche anno sono state avviate; traspare la volontà di approfondire e ampliare i rapporti tra i due paesi.

La Giornata è stata inaugurata dalla direttrice della Biblioteca, la dottoressa Paola Paesano, la quale nel suo intervento introduttivo ha tenuto a sottolineare il carattere “normale” della giornata. Infatti, pochi, se non rari, sono gli appuntamenti organizzati al di fuori dal festeggiamento di anniversari ufficiali. Proprio in questa particolarità dell’evento risiede il suo più vero interesse: far conoscere l’Armenia, anti ca e contemporanea, in tutte le sue sfaccettature, il desiderio di coin-volgere un pubblico attento agli eventi armeni, la possibilità di comunicare lo storico e antico legame che ha segnato e segna tutt’oggi i rapporti tra l’Armenia e l’Italia.

Un dettaglio alquanto interessante che il convegno ha messo in evidenza è stato il coinvolgimento vincente di studiosi e personaggi non solo armeni. Numerosi sono stati gli interventi condotti da personalità italiane, tra cui si annoverano la professoressa Maria Immacolata Macioti, la giornali-sta Claudia Sugliano, la professoressa Carla Conti, la dott ssa Magda Vigilante, il giornalista e scrittore Agostino Bagnato organizzatore della Giornata. Hanno preso parte alla discussione an-che la professoressa Anna Sirinian e la dott.ssa Sonya Orfalyan, le quali con i loro interventi hanno avvicinato il pubblico a due argomenti che a loro modo sono stati al centro del percorso millenario armeno, il manoscritto e la cucina. Il Responsabile dell’Archivio Museo Matanadaran, Ara Khmzalyan, non potendo essere presente, ha fatto pervenire il suo intervento.

Nel corso della mattinata, si è affermata la versatilità dei vari discussant nell’affrontare diversi temi che hanno permesso di accedere a una visione completa e piena della stessa Armenia: l’Ar-menia contemporanea, l’alfabeto, i manoscritti, la storia, la cultura, l’arte e la cucina sono stati i temi principali toccati dalle varie relazioni.

Tutti argomenti che, come ogni armeno sa, sono parte imprescindibile dello suo stesso essere armeno. Sono la rappresentanza della sua cultura e della sua storia.

Il pomeriggio ha visto protagonista l’arte: dal documentario, al canto, alla musica, alla poesia finendo con il teatro. Ciò sta a testimoniare l’attenzione data a tutti quei campi, non solo culturali, che permettono di far giungere nella sua pienezza, attraverso l’uso di immagini, di ritmi, l’Arme-nia, un luogo così lontano geograficamente, ma giunto sino a noi nelle atmosfere della splendida sala Borromini.

In ultimo si vorrebbe fare cenno al ricordo che è stato dato di Gabriella Uluhogian, docente di lingua e cultura armena presso l’Alma Mater. Un ricordo sentito della studiosa che con i suoi sforzi, i suoi studi ha fatto conoscere a un pubblico di studiosi e non la millenaria storia armena.

Nairi Mercadanti


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