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CII Y - Comunità Armena di Romaold.comunitaarmena.it/comunita/akhtamar/Akhtamar 245 (15...

Date post: 20-Feb-2019
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1 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT Anno 12 Numero 245 15 giugno 2017 — CII M.Y. Akhtamar on line Chi ha avuto la possibilità di seguire la lectio magistralis che il ministro degli Esteri dell’Armenia, Edward Nal- bandian, ha tenuto lo scorso 7 giugno nella sede della SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale) non avrà potuto non accorgersi del pacato ma fermo atteggiamento del ministro anche su temi spinosi di politica estera armena. La visita di tre giorni a Roma ha ribadito ancora una volta l’affidabilità dell’Armenia nello scacchiere caucasico: la sua posizione allineata con quella dei mediatori internazionali del Gruppo di Minsk, la capacità di saper attendere e cercare la via del dialogo, la disponibilità anche a un compromesso purché possa servire a portare la pace fanno da contraltare alla politica aggressiva di Turchia e Azerbaigian. Tutto questo, unitamente alla possibilità di trasformare l’Armenia in un hub per il mercato euroasiatico, rendono le dichiarazioni di amicizia tra Roma e Yerevan non semplici frasi di circostanza. Il governo italiano sa bene che una guerra nel Caucaso meridionale avrebbe effetti devastanti per il sistema energetico nazionale (l’Azerbaigian è il primo fornitore di energia in Italia) e non può non apprezzare la posizione moderata e diplomatica del governo armeno. Dal canto loro gli azeri ci mettono come al solito del loro: ha creato non poco imbarazzo alla Farnesina l’infiltrazio- ne di due agenti di Aliyev (travestiti da giornalisti di Russia Today) alla conferenza stampa di Nalbandian (fra l’altro evidenziando una falla nel sistema di sicurezza italiano…) e, come al solito, hanno dato una pessima imma- gine di Baku; la Turchia con le sue epurazioni e le migliaia di incarcerazioni settimanali ci mette del suo. Così l’Armenia diviene, che piaccia o no, un partner affidabile, un punto di riferimento europeo nella regione. Gli accordi politici e il forum economico hanno coronato una tre giorni romana del ministro armeno altamente positi- va e rinsaldato l’amicizia fra i due popoli. Affidabilità Armenia 1 La grandezza di un eroe 2 Tra i banchi di scuola 3 La voce dell’Artsakh 4 Serj Tankian: voglio un festival musicale… 5 Qui Armenia 5 Una (grande) storia del Karabagh 6 Sommario Affidabilità Armenia Bollettino interno di azione armena
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Anno 12 Numero 245

15 giugno 2017 — CII M.Y. Akhtamar on line

Chi ha avuto la possibilità di seguire la lectio magistralis che il ministro degli Esteri dell’Armenia, Edward Nal-bandian, ha tenuto lo scorso 7 giugno nella sede della SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale) non avrà potuto non accorgersi del pacato ma fermo atteggiamento del ministro anche su temi spinosi di politica estera armena. La visita di tre giorni a Roma ha ribadito ancora una volta l’affidabilità dell’Armenia nello scacchiere caucasico: la sua posizione allineata con quella dei mediatori internazionali del Gruppo di Minsk, la capacità di saper attendere e cercare la via del dialogo, la disponibilità anche a un compromesso purché possa servire a portare la pace fanno da contraltare alla politica aggressiva di Turchia e Azerbaigian. Tutto questo, unitamente alla possibilità di trasformare l’Armenia in un hub per il mercato euroasiatico, rendono le dichiarazioni di amicizia tra Roma e Yerevan non semplici frasi di circostanza. Il governo italiano sa bene che una guerra nel Caucaso meridionale avrebbe effetti devastanti per il sistema energetico nazionale (l’Azerbaigian è il primo fornitore di energia in Italia) e non può non apprezzare la posizione moderata e diplomatica del governo armeno. Dal canto loro gli azeri ci mettono come al solito del loro: ha creato non poco imbarazzo alla Farnesina l’infiltrazio-ne di due agenti di Aliyev (travestiti da giornalisti di Russia Today) alla conferenza stampa di Nalbandian (fra l’altro evidenziando una falla nel sistema di sicurezza italiano…) e, come al solito, hanno dato una pessima imma-gine di Baku; la Turchia con le sue epurazioni e le migliaia di incarcerazioni settimanali ci mette del suo. Così l’Armenia diviene, che piaccia o no, un partner affidabile, un punto di riferimento europeo nella regione. Gli accordi politici e il forum economico hanno coronato una tre giorni romana del ministro armeno altamente positi-va e rinsaldato l’amicizia fra i due popoli.

Affidabilità Armenia 1

La grandezza di un eroe 2

Tra i banchi di scuola 3

La voce dell’Artsakh 4

Serj Tankian: voglio un festival musicale… 5

Qui Armenia 5

Una (grande) storia del Karabagh 6

Sommario

Affidabilità Armenia

Bollettino interno di

azione armena

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hanno condotto fino agli àmbiti inglo-riosi della disperazione; ma il dolore, le scene spaventose della tragedia hanno scosso la mia anima, mi hanno ispirato forza e vigore per vivere, imponendomi il desiderio di continuare la vita. Forse affinché io abbia l'occasione di adempiere, madre mia, al mio elementa-re dovere di figlio armeno verso di te e con te verso la miriade di madri armene che furono crocifisse sul Golgota Ar-meno... per perpetuare in qualsiasi mo-do il ricordo dei fiumi di sangue versa-to. Tu o madre mia, che mi hai dato la vita, con occhi lacrimosi, mi hai baciato, colma di amari presagi, che non ci sa-remmo più visti. Avevi ragione. Pure il tuo sospiro era giusto. "Appena ti ho

A mia madre Spaventato dall'idea che persino il tuo ricordo possa appassire nell'oscurità dell'immenso e perdersi in eterno ti ho cercata, o madre mia. Ho girovagato da paese a paese, da deserto a deserto. Sono passato per città e villaggi, per montagne e vallate del nostro sventu-rato paese, ridotto in macerie... Vane furono le mie ricerche... ovunque ai miei occhi si presentava il terribile panorama del deserto. Non c'era più quella vita, quel fermen-to, la vista incantevole dei campi, il gorgoglio dei ruscelli, il cinguettio felice e allegro degli uccelli. Tutto, tutto era annientato, per aver appagato l'istinto bestiale della iena sanguinaria. Era il regno dei gufi che spadroneggia-va sulla nostra patria. Desolazione, desolazione. L'Eufrate era inquieto e litigioso, per i vostri cadaveri martoriati che ne osta-colavano il percorso scorrente dall'ini-zio dei tempi. Dalle sue onde si sentivano soltanto ruggiti di protesta e di ribellione. An-ch'egli piangeva il suo passato. Le acque limpide e chiare erano tinte del sangue innocente delle madri, dei bambini, dei giovani e degli anziani armeni. Anche il suo animo era scon-volto per essere stato il testimone ocu-lare e vivente della tragedia orrenda della stirpe armena. I deserti lontani e sconosciuti erano implacabili e silenti. Sembravano esser sazi delle ossa sparse sulle loro sabbie roventi. Ho pianto amaramente alla vista dell'or-rore più terribile avvenuto nella storia umana. Ho avuto incertezze che mi

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cresciuto, hai preso le ali, voli, e ti al-lontani da me". Sì, mi sono allontanato, sapendo di non poterti vedere mai più, ma il latte con cui mi hai nutrito, l’ im-menso l'affetto che hai avuto per me, hanno lasciato radici così profonde nei recessi della mia anima, che non mi era possibile dimenticare o essere indiffe-rente soprattutto dopo la tua tragica morte . Oggi, come un mistico fedele, ho volu-to costruire nella mia anima "una tom-ba sconosciuta alla madre ignota", e con trepidazione prostrarmi davanti a quel monumento, come innanzi ad un antico altare pagano. Ho voluto spargere i pensieri della mia preghiera pagana, unendoli al fumo profumato dell'incenso e dell'olibano, e farli arrivare alle cime indecifrabili del-l'infinito, come mia venerazione, con tutto il cuore, al tuo ricordo indimenti-cabile, o madre mia, come alla miriade di madri sacrificate, che furono marti-rizzate per la lotta della liberazione della nostra stirpe, e immolate per sempre senza un tumulo e senza un sepolcro… Soghomon Tehlirian (traduzione di p. Hamazasp Kechichian)

La grandezza di un eroe: Soghomon Tehlirian

«Ho ucciso un uomo, ma non sono un assassino», così disse Soghomon Tehlirian ai giudici del Tribunale di Berlino che lo processavano per aver ucciso, il 15 marzo 1921, Talat pascià, il principale responsabile del genocidio armeno. Per gli armeni Soghomon Tehlirian è un eroe che ha reso giustizia ad un milione e mezzo di vittime innocenti. È stato un eroe e non certamente un bieco terrorista. Un giovane dal cuore sensibile e dai sentimenti profondi, come si evince da questo commovente brano che scrisse in memoria della sua povera madre, vittima anch’essa del genocidio. La sua lettura potrà far comprendere meglio le motivazioni che lo spinsero ad giustiziare il boia Talaat.

Soghomon Tehlirian

2 aprile 1896 23 maggio 1960

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“Orde di fanatici distruggono i corpi ma resta l’anima, resta la memoria, resta un poeta ingi-nocchiato che ascolta il vento e che soffia nel flauto dell’aurora un canto immortale”

(tratto dal film “Mayrig” di Henri Ver-neuil).

Quest’anno, nelle scuole di Piombino e Acireale, al ricordo della Shoah si è aggiunto quello del primo genocidio del XX secolo. D’altra parte l’ebreo polacco Raphael Lemkin ha inventato la parola genocidio per la deportazione degli ebrei, unendo il prefisso greco geno (razza) con il suffisso latino cidium (uccisione) pensando pro-prio a ciò che era accaduto agli armeni durante la Prima Guerra Mondiale. È già più di due anni che giro l’Italia in lungo e in largo per raccontare ciò che è accaduto al popolo armeno in quel tragi-co 1915 attraverso il racconto di una delle tante famiglie armene: quella del grande regista Henri Verneuil (vero no-me Achod Malakian) che ha scritto la storia della sua infanzia di migranti nelle pagine del libro Mayrig e raccontata nei due film da lui diretti, “Mayrig” e “Quella strada chiamata Paradiso”, egregiamente interpretati da Claudia Cardinale e Omar Sharif. La prima esperienza con i ragazzi delle scuole l’ho avuta lo scorso anno in Sicilia e precisamente il 20 aprile a Catania alla Biblioteca Comunale “Vincenzo Bellini” alla presenza di molti ragazzi dei licei e il 22 dello stesso mese ad Acireale con gli studenti dell’ISS Majorana-Meucci Tec-nico Economico e Professionale. I contatti presi con i presidi e i docenti mi facevano ben sperare sulla possibilità di proseguire questa esperienza anche in altri istituti siciliani interessati a conosce-re e approfondire questa pagina di storia volutamente nascosta e ignorata per tanti, troppi anni e mi sono ripromessa che sarei ritornata al più presto in questa isola meravigliosa che accoglie con lo stesso calore che caratterizza anche la gente armena. In quel periodo, a tre giorni dal 101° anniversario di quei tragici fatti, l’Assem-blea Regionale Siciliana ha approvato

all’unanimità la mozione che riconosce il Genocidio del popolo armeno. Il Governo della Regione Sicilia, si è unito quindi a quel coro di città, regioni, Stati, organizzazioni internazionali che lavo-rano per la prevenzione dei crimini contro l’umanità impegnandosi così a promuovere d’intesa, con il Governo Nazionale, iniziative per ricordare il genocidio degli armeni e a diffonderne i fatti storici. E mi ha fatto piacere sapere che ci sono stati ragazzi che hanno portato come tesina d’esame di maturità proprio l’ar-gomento del genocidio armeno. E quest’anno sono tornata tra i banchi, prima a Piombino e poi di nuovo in Sicilia, ad Acireale. Ho iniziato il 30 gennaio al Teatro Me-tropolitan di Piombino gremito da circa 300 studenti delle scuole superiori della città che, tornati dal viaggio nel campo di concentramento di Auschwitz, han-no raccontato la loro esperienza e a-scoltando quella vissuta dal popolo armeno. Il 9 febbraio ho incontrato invece i ragazzi della classe 3 H della scuola media Guardi che, avevano già visto il film "Mayrig", eseguito una ricerca sulle canzoni di Aznavour e che sono rimasti incollati alle loro sedie in religioso silen-zio ad ascoltare le fasi del massacro supportate, come faccio sempre, da immagini e video. Il 12 febbraio è stata la volta delle classi V IPC, il 14 altro incontro con i ragazzi delle classi V ITC e il 24 con quelli delle prime classi, tutte dell'istituto Einaudi-Ceccherelli di Piombino.

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E mentre la Turchia, attraverso il suo ambasciatore a Roma, ha scritto ai Comu-ni italiani per chiedere che non venisse più usata l’espressione “genocidio arme-no” per indicare gli accadimenti che por-tarono allo sterminio di circa un milione e mezzo di persone, io, quasi come un ap-puntamento già fissato, il 19 aprile sono volata di nuovo in Sicilia per riprendere il discorso lasciato in sospeso l’anno prece-dente con le scuole di Acireale. Ho inizia-to il giorno dopo con l’Istituto Magistrale e Commerciale L.R. Lionardo Vigo, poi all’Istituto Comprensivo Paolo Vasta con gli alunni delle terze medie, tutti molto interessati all’argomento tanto che al ter-mine della conferenza mi hanno chiesto, dopo aver sentito il passato, come è l’Ar-menia di adesso. Il 22 aprile sono tornata con enorme pia-cere all’ISS Majorana-Meucci Tecnico Economico e Professionale. E ho visto, alla fine, più di un occhio lucido tra quei ragazzi che affronteranno presto la matu-rità. Ho chiuso la mia trasferta in Trinacria alla fine del mese con le classi V del Magistra-le Statale Regina Elena di Acireale. Rin-grazio per la sensibilità dimostrata i presi-di e i professori delle scuole e anche tutti i ragazzi per l'attenzione e l'interesse dimo-strato all'argomento genocidio degli arme-ni e libro Mayrig…perché in fondo la speranza di un mondo migliore è costitui-ta proprio da tutti questi giovani che han-no il grande impegno morale di conoscere e non dimenticare il passato per creare un futuro di pace.

Tra i banchi di scuola il genocidio del popolo armeno colpisce i cuori e scuote gli animi di Letizia Leonardi

L’attività di Letizia Leonardi, come di tutti colo armeni e non che in molte regioni italiane si prodigano a incontrare gli studenti, è altamente meritevole. È ai giovani (e ai loro insegnanti) che va raccontata la tragedia armena perché sia sempre ben chiaro che certi crimini sono imprescrittibili. I giovani di oggi saranno i padri di domani. Come “Consiglio per la comunità armena di Roma” abbiamo in programma per il prossimo autunno un’iniziativa specificatamente dedicata al mondo della scuola.

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Una casa per i rifugiati siriani - E’ scappata dalle persecuzioni dell’ISIS nel dicembre 2015 e si è stabilita in Artsakh, nella regione di Kashatagh. Ora la famiglia di Haik Khatcho, medico siriano armeno, ha ricevuto una nuova casa costruita con l’aiuto della Fondazione Tufenkian e, dopo tanto orrore, può guar-dare al proprio futuro con più serenità. Il Nagorno Karabakh, nonostante le difficoltà, ha comunque accolto nei mesi passati diverse famiglie di profu-ghi armeni che fra le verdi montagne della regione hanno deciso di ricostruire la propria vita.

Non ci voleva molto a capirlo. Bastava fare un giro sul sito della cosiddetta “Piattaforma di pace armeno-azerbaigiana“, isti-tuita alla fine del 2016, per capire che si trattava di un bluff orchestrato dal regime azero per cercare di mascherare l’odio con-tro gli armeni e darsi un tono conciliante.

Già la sede dell’organizzazione (a Baku) la diceva lunga: un’iniziativa del genere avreb-be dovuto quanto meno essere allestita in territorio neutrale, non certo nella capitale di una delle parti in causa: ma questo ad Aliyev non deve aver interessato molto. L’importante era infilare dentro un paio di nomi armeni giusto per far vedere che si discuteva di proposte bipartisan. Anche se poi le stesse erano tutte allineate sulla posi-zione dell’Azerbaigian e prevedevano che la repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh venisse annessa all’Azerbaigian. Della serie: facciamo pure la pace se accetti in toto tutte le mie condizioni…

Così era stato arruolato Vahan Martiro-syan, armeno ma anche strenuo oppositore dell’autorità di Yerevan al punto che aveva deciso di trasferirsi con tutta la famiglia in Ucraina. E da lì aveva dato il suo sostegno all’iniziativa, convinto che attraverso un dialogo tra i due popoli si potesse giungere a

una pace definitiva. Salvo però, la scorsa settimana, denunciare

questa “Piattaforma” come un enorme imbroglio organizzato dal governo aze-ro: «Questa cosiddetta piattaforma di pace non ha alcuna connessione con la gente e la società azerbai-giana» ha dichiarato Vahan Martirosyan in un video online pubblicato il 27 maggio. «Fin dall’inizio, è stato creato e gestito dal governo e dai servizi di sicurezza dell’Azerbaigian». Marti-rosyan deve esserci rimasto male nel vedere crollate le sue sincere convinzioni al punto che non esita a dichiarare che alcuni nomi armeni presenti nel progetto in realtà nep-pure esistono e sono stati creati solo per gettare fumo negli occhi.

«La cosa più importante è che nella guerra dell’in-formazione prendiamo il massimo vantaggio da questi armeni (inseriti nella Piattaforma, NdR), ora non abbiamo più bisogno di lui [Martirosyan], ne utilizzeremo nuovi e li butteremo via, non abbiamo mai dimenticato che per noi l’armeno è un nemico» posta su FB Eynulla Fatullayev , caporedattore del magazine filo governativo azero “Haqquin”, salvo poi rimuovere il post poco dopo. E il comuni-cato, carico di odio contro gli armeni, rila-sciato dalla “Piattaforma” sul proprio sito pochi giorni dopo le rivelazioni di Martiro-

syan la dice lunga sugli scopi dell’iniziativa. Che, peraltro, qualche (ingenuo?) pesce

(piccolo) lo ha abboccato. Anche in Italia dove il sig. Domenico Letizia – abituale frequentatore di eventi organizzati dall’am-basciata azera e già ospite degli hotel di Baku – qualche settimana or sono aveva pomposamente annunciato la sua partecipa-zione alla “Piattaforma” (inizialmente era una “candidatura” ma la selezione deve essere stata molto veloce visto che già risul-ta nella lista dei partecipanti…). E con lui i signori Giuseppe Ferraro e Fabrizio Co-lamoncini (rispettivamente Segretario e Vice Presidente di un’associazione di amici-zia con l’Azerbaigian di cui il Letizia è Presi-dente): più che un ambasciatori di pace, ambasciatori di Aliyev, ma non stiamo a guardare troppo per il sottile.

Lasciamo loro (e gli altri amichetti filo azeri compagni di rinfreschi…) liberi di andare a Baku quante volte vogliono; ci mancherebbe altro, anzi possono pure rima-nerci e assaporare la libertà che si respira in quel Paese. Basta che non si permettano di parlare a nome degli italiani di questa pa-gliacciata in maschera azera…

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Smascherato il bluff della “Piattaforma di pace”

la voce dell’Artsakh

ECCO LA LISTA DEGLI AMICI DI ALIYEV IN ITALIA

Ma quanti sono, si domanderanno i nostri lettori, i lobbysti pro Azerbaigian in Italia? Le vie degli interessi economici e politici sono infinite e non possiamo far rientrare nella lista tutti coloro che per varie motivazioni hanno a che fare con l’Azerbai-gian. Anche se spesso certe relazioni sono chiara-mente…interessate. Quando si parla di lobby a favore di uno Stato ci si riferisce generalmente a quei personaggi che nel campo dell’informazione, della cultura o della politica utilizzano il proprio ruolo per portare avanti determinate istanze. Succede in tutti i campi, riguarda ovviamente tutti i Paesi. L’importante però è essere trasparenti (negli USA i lobbysti al congresso sono chiaramente registrati, ad esempio). Dunque vogliamo aiutare i nostri lettori a capire se l’autore di un articolo, di un libro o un conferenziere fanno in qualche modo parte della schiera dei “fedelissimi” della causa azera.

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GOETHE INSTITUTE Il presidente della repubblica, Sargsyan, ha ricevuto lo scorso 2 giugno Klaus Dieter Le-hmann, presidente del Goethe Institute, la più prestigiosa istituzione culturale tedesca. Nel corso del colloquio, avvenuto nel periodo in cui i due Paesi festeggiano il venticinquennale delle relazio-ni diplomatiche, Sargsyan ha rimarcato l’impor-tanza di un rafforzamento dei legami anche culturali fra Germania e Armenia; in questo ambito è stata discussa la possibilità che il Goe-the stabilisca una sede anche a Yerevan. Sar-gsyan ha dato disponibilità alla massima collabo-razione del caso. Nella capitale armena è peral-tro già esistente dal 2009 un centro linguistico tedesco. VOLONTARI PER LA PACE Alla presenza dell’ambasciatore Usa in Arme-nia e di rappresentati governativi armeni, 42 nuovi volontari dei “Corpi per la pace” hanno giurato solennemente e sono pronti a partire per le comunità del Paese dove lavoreranno per i prossi-mi due anni con scuole, università e istituzioni non governative. Il corso di apprendimento inizia-le della lingua armena è durato undici settimane durante le quali gli americani volontari hanno preso contatto con la realtà armena, ospitati da famiglie locali. Con gli ultimi arrivi sono 110 i volontari al momento presenti in Armenia dove dall’avvio dell’iniziativa sono giunti in più di mille.

Serj Tankian: voglio un festival musicale in Armenia La celeberrima star della musica mondiale, front man dei SOAD, ha in

progetto di organizzare un grande festival della musica in Arme-nia. Lo ha annunciato nel corso di un suo intervento video durante la cerimonia di premiazione del dottor Tom Catena (il medico che ha curato migliaia di persone coinvolte nella guerra civile in Su-dan) vincitore della seconda edizione del premio Aurora Prize. Tankian, che con la sua band aveva suonato il 23 aprile del 2015 in un mirabile concerto in piazza della repubblica a Yerevan, ha dichiarato di voler fare di più per l’Armenia e tra i suoi progetti c’è appunto l’organizzazione di un festival musicale. Il cantante ha espresso la speranza che l'Armenia, raramente una destinazione per gli artisti occidentali, possa essere integrata nel circuito dei festival estivi europei con tour di band musicali che tocchino anche il Paese del Caucaso. Tankian individua nell’organizzazione di un festival l’occasione stimolante per far giungere i colleghi in Armenia e ha affermato che «per quanto abbia cercato di fare lavoro politico e lavoro socia-le, vorrei anche trovare il tempo per fare lavorare con l’arte e la musica in Armenia». Il progetto è ambizioso e non di facile realizzazione se si vogliono portare nomi di prima fascia del mercato della musica ma cono-scendo la tenacia dell’armeno libanese Serj non abbiamo motivo di dubitare che riuscirà nell’impresa.

SCACCHI Il Gran Maestro Levon Aronian figura al setti-mo posto (2793 punti) nell’ultima classifica mondiale di giugno della federazione degli scacchi (FIDE) guidata dal norvegese Carlson (2832 punti). Altri due armeni, Srgei Movsesian e Vladimir Akopian, figura rispettivamente al 64° e all’84° posto. Nessun italiano fra i primi cento. ECONOMIA ARMENA Nuovi segnali positivi per l’economia armena che fanno ipotizzare al ministro delle Finanze, Var-dan Aramyan, una crescita a medio termine tra il 4,7 e il 5,7%. Anche la Banca Centrale è moderatamente ottimista e analizza una crescita tra il 3,3 e il 4,8% con stima in rialzo rispetto all’iniziale previsione (2,2-3,2%). Contribuiscono all’andamento positivo la politica fiscale espansiva che è stata condotta a partire dall'anno scorso, la crescita del 30% degli investi-menti diretti esteri nel primo trimestre, i deferi-menti dei pagamenti IVA, che si concretizzeran-no come investimenti dopo l'anno. Secondo il Servizio di Statistica nazionale i ricavi del bilancio statale dell'Armenia, raccolti nei primi quattro mesi del 2017, sono aumentati dell'8,8% rispetto all'importo raccolto nello stesso periodo dell'anno scorso, crescendo a oltre 383,2 miliardi di dram. I ricavi per tasse dirette e iva hanno fatto registrare un aumento del 10,5% rispetto all’anno passato.

CALCIO ARMENO Contrariamente alle aspettative, Ruben Hayra-petyan non si dimetterà da presidente della fede-razione calcio armena, incarico che ricopre inin-terrottamente dal 2002. Il (chiacchierato…) responsabile della Federcalcio armena ha dichia-rato che rimarrà in carica fino alla fine del suo mandato nel 2018. Intanto la Nazionale, dopo la passeggiata ami-chevole contro la rappresentativa antillana di S.Kitts and Navis (5-0) ha affrontato il Monte-negro a Podgorica in un incontro valido per la qualificazione ai mondiali di Russia 2018. La brutta sconfitta rimediata (4 a 1) allontana definitivamente la speranza dei tifosi armeni di poter vedere la propria squadra competere quan-to meno per il ripescaggio tra le migliori seconde di ogni girone. Pur con tutte le attenuanti di alcune assenze per infortunio o squalifica, la compagine di Petrosyan ha giocato male subendo in difesa più del dovuto. Peccato, sarà per la prossima volta... GENOCIDIO Nonostante tutti i tentativi della diplomazia turca non si arresta il numero di riconoscimenti internazionali del genocidio armeno e ogni mese nuove amministrazioni in tutto il mondo si ag-giungono a quelle che si sono già espresse al ri-guardo. L’ultima in ordine di tempo è la spagno-la Valencia che la settimana scorsa ha votato la mozione.

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Qui Armenia

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Ben 580 pagine in formato 21x29. Una vera e propria opera omnia sul Karabagh (Karabakh) dall’antichità ai giorni nostri. Si deve al sapiente lavoro certosino di Gregorio Zovighian il nuovo volume “Storia del Kara-bagh” pubblicato per i tipi della Edizioni Nuova Phromos. Tabelle, mappe geografiche, una dettagliata analisi storica e militare fanno di questo lavoro un punto di riferimento indispensabile per chi voglia conoscere a fondo le vicende di questa piccola terra, a lungo contesa e ancora oggi al centro di tensioni internazionali, quotidianamente minacciata dall’aggressione azera. Dobbiamo davvero essere grati a Zovighian, appassionato conoscitore della materia, per questo suo lavoro approfondito e meticoloso che consente di ampliare lo scaffale delle (poche) pubblicazioni in italiano sul tema e colmare definitivamente le tante lacune sull’argomento. Un’opera importante, da non perdere. Da richiedere direttamente alla casa editrice o prenotare in libreria. G. ZOVIGHIAN, Storia del Karabagh, Ed. Nuova Phromos, 580 pagg, € 40,oo

(ISBN 978-88-6853-364-9)

Bollettino interno edito da comunitaarmena.it

Contatti:

[email protected]

Una (grande) storia del Karabagh

QUESTA PUB BLICA ZIONE E’ ED ITA CON IL FA VORE D EL

MINISTERO D ELLA D IASPORA

il numero 246 esce il 1 luglio 2017

La pa g ina dedica ta a l Nagorno Ka -ra bak h è real izza ta in co l la bora zio-

ne con:

www.karabakh.i t In formazione quotid iana in ita -

l iano su l l’Art sakh


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