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2006

Date post: 10-Mar-2016
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Euromed Youth Workshop
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2006 Nell’anno 2006 la Fondazione Mediterraneo ha svolto molteplici attività per la promozione del turismo culturale nell’area euromediterranea. Tra gli eventi principali si citano: la Conferenza internazio- nale di Tunisi sul dialogo tra le civiltà, il Master per esperti in reti e tutela dell’ambiente, il secondo ciclo di conferen- ze sul Mediterraneo con esperti internazionali, la presen- tazione del “Manifesto per il Grande Mediterraneo” sotto- scritto da politici, intellettuali, uomini e donne di scienza e di cultura di tutto il mondo, i workshops su “Democrazia e Islam”, l’edizione 2006 di “Galassia Mediterranea”. In questo anno la Fondazione Mediterraneo apre una nuova sede a Murcia (Spagna) dedicata al ruolo delle cit- tà per la pace e l’integrazione multietnica. Tra gli eventi si citano inoltre le visite del Ministro degli Esteri algerino Mohammed Bedjaoui presso la Fondazio- ne Mediterraneo e la Conferenza mondiale su “Laicità, religioni e culture a confronto”. La Fondazione Mediterraneo assume un ruolo significa- tivo nel conflitto Israelo-Libanese sollecitando iniziative internazionali e lanciando l’Appello “Adesso Basta!”. Nel settembre 2006 il Presidente dell’Unione Interparla- mentare Pier Ferdinando Casini inaugura la nuova sede di Amman. Si svolge a dicembre il II o Workshop dei Giovani Euromed che getterà le basi per il “Parlamento Euromediterraneo dei Giovani”. Tra i Premi Mediterraneo 2006 si citano: la Biblioteca Nazionale di Algeri, il cantante algerino Khaled, il quotidiano Al Hayat, il Segretario Generale della Lega degli Stati Arabi Amr Moussa.
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2006

Nell’anno 2006 la Fondazione Mediterraneo ha svolto molteplici attività per la promozione del turismo culturale nell’area euromediterranea.Tra gli eventi principali si citano: la Conferenza internazio-nale di Tunisi sul dialogo tra le civiltà, il Master per esperti in reti e tutela dell’ambiente, il secondo ciclo di conferen-ze sul Mediterraneo con esperti internazionali, la presen-tazione del “Manifesto per il Grande Mediterraneo” sotto-scritto da politici, intellettuali, uomini e donne di scienza e di cultura di tutto il mondo, i workshops su “Democrazia e Islam”, l’edizione 2006 di “Galassia Mediterranea”.In questo anno la Fondazione Mediterraneo apre una nuova sede a Murcia (Spagna) dedicata al ruolo delle cit-tà per la pace e l’integrazione multietnica.Tra gli eventi si citano inoltre le visite del Ministro degli Esteri algerino Mohammed Bedjaoui presso la Fondazio-ne Mediterraneo e la Conferenza mondiale su “Laicità, religioni e culture a confronto”.La Fondazione Mediterraneo assume un ruolo signifi ca-tivo nel confl itto Israelo-Libanese sollecitando iniziative internazionali e lanciando l’Appello “Adesso Basta!”.Nel settembre 2006 il Presidente dell’Unione Interparla-mentare Pier Ferdinando Casini inaugura la nuova sede di Amman.Si svolge a dicembre il IIo Workshop dei Giovani Euromed che getterà le basi per il “Parlamento Euromediterraneo dei Giovani”. Tra i Premi Mediterraneo 2006 si citano: la Biblioteca Nazionale di Algeri, il cantante algerino Khaled, il quotidiano Al Hayat, il Segretario Generale della Lega degli Stati Arabi Amr Moussa.

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Xxxxxxx“Mediterranea Adriatic Sea” gennaio 2006 “Mediterranea Adriatic Sea” gennaio 2006

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“Mediterranea Adriatic Sea” gennaio 2006“Mediterranea Adriatic Sea” gennaio 2006

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Xxxxxxx“Mediterranea Adriatic Sea” gennaio 2006 “Ansamed” 3 gennaio 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 3 gennaio 2006

Martedì 3 gennaio 2006 23MEDITERRANEO

I popoli del Mediterraneo unitiper la pace. Un 2006 che sia unanno in cui il dialogo e la soli-darietà riescano a vincere sul-l’odio e sulla guerra. Questo ealtro nella giornata che ha vistoOtranto al centro di un mondoche odia la violenza e migliaiadi persone riuscite – attorno alFaro della Palacia - ad aspetta-re l’alba del nuovo anno. Che,da queste parti, è “l’alba dei po-poli”.

Oltre centomila persone, in-fatti, hanno assistito al “Secon-do Concerto euromediterraneoper il dialogo tra le culture”.

Dopo il grande successo del-la prima edizione del “Concer-to” - organizzato nel 2005 dal-la Fondazione Mediterraneo percelebrare l’”Anno del Mediter-raneo”, con tappe al Cairo,Otranto, Napoli, Roma, Cosen-za, Lussemburgo, Barcellona edaltre città - quest’anno è partitaancora una volta da Otranto,punto più ad Oriente, la secon-da edizione che ha visto un’af-fluenza ancora maggiore, nono-stante le avverse condizioni me-teorologiche.

Il filo conduttore di quest'an-no sono stati i Balcani.

A partire dalle ore 22.30 il“Secondo Concerto euromedi-terraneo per il dialogo tra le cul-ture” ha visto il collegamento indiretta con un network di oltre100 emittenti private dissemi-nate su tutto il territorio nazio-nale e sul canale satellitare PugliaChannel, oltre a collegamenticon canali satellitari arabi colle-gati alla Fondazione Mediterra-

neo: un insieme di oltre 300 mi-lioni di persone che ha potuto as-sistere a questo evento.

L'apertura del concerto è sta-ta affidata a due gruppi nati nelSalento che annoverano al lorointerno numerosi artisti di areabalcanica. Sonorità interessantiche coniugano la tradizione mu-sicale salentina con quella bal-canica e che hanno riscosso l’ap-plauso della folla.

Molto apprezzata la parteci-pazione della popolare band dei“Talea”, da anni orientata ver-so la musica balcanica, che spe-rimenta nuovi cicli ritmici daitempi dispari e irregolari, conritmi iterati e ossessivi da “tran-ce”. A seguire gli “Opa cupa”(leggi: “opa tzupa”) che pren-dono il loro nome dal grido diesortazione alla danza degli zin-

gari del Sud-Est Europeo: unprogetto musicale nato nel Sa-lento e orientato verso la ricer-ca del repertorio della musicadei Balcani.

Alle 23.40 l'assessore dellaProvincia di Lecce alla CulturaSandra Antonica, il presidentedella Provincia di Lecce Gio-vanni Pellegrino, il sindaco diOtranto Francesco Bruni, l'as-sessore al Mediterraneo dellaRegione Puglia Silvia Godelli e ilpresidente della FondazioneMediterraneo Michele Capassohanno inviato messaggi ispiratial dialogo ed alla solidarietà trai popoli: un momento di rifles-sione sulla situazione dei Balca-ni a dieci anni dalla pace per poiaccendere il tripode che testi-monia l'arrivo della prima lucedel nuovo anno in Italia e nel

grande spazio euro-mediterra-neo. In particolare il presidenteCapasso ha ricordato l’impegnodella Fondazione da lui presie-duta a favore dei Paesi della exJugoslavia e dei Balcani in gene-rale sin dal 1994, auspicandoche i prossimi ingressi nell’U-nione europea della Bulgaria,della Romania e della Croaziapossano costituire il passo fina-le per l’intera integrazione deiBalcani in Europa al fine di as-sicurare definitivamente la pacee lo sviluppo condiviso nella re-gione. Prima dei messaggi si èsvolta la cerimonia “Luci sul ma-re” in cui, a bordo di una im-barcazione, artisti, intellettualie musicisti hanno lasciato in ma-re una lunga scia luminosa a te-stimonianza delle migliaia di vit-time causate dall'immigrazioneclandestina compiuta con l'at-traversamento del canale d'O-tranto. Luci che simboleggianosogni, speranze ed anche trage-die vissute da questi uomini.

Ma il vero linguaggio dellaprima notte del 2006 è statoquello della musica: grazie anchead una produzione in cui l'in-sieme non è stato un semplicesusseguirsi di brani reciproca-mente tolleranti, ma, al contra-rio, un prodotto comune ri-spettoso delle particolarità e del-le differenze.

Il concerto, così come nelle fi-nalità della Fondazione, ha in-teso testimoniare che se identi-tarismi, narcisismi e particolari-smi falliscono, il miracolo dellamusica, unendo emozione e ra-gione, riesce a creare il dialogo

tra le culture del Grande Medi-terraneo.

Dopo Otranto, il SecondoConcerto Euro-mediterraneofarà tappa a Napoli, Roma, Al-geri, Casablanca, Lussemburgo,Lisbona ed altre città.

Oltre al concerto Otrantoospiterà da domani al 15 gen-naio appuntamenti culturali, in-contri e spettacoli su temi di ri-flessione importanti: un incontrointerreligioso, un summit tra ipresidenti dei Parchi dell'Adria-tico di entrambe le sponde, lapresentazione del volume “LaMediterranée Pittoresque”. Unlibro, quest’ultimo, di rara bel-lezza edito congiuntamente dal-la Fondazione Mediterraneo,dalla Fondazione 3 culture di Si-viglia e dall’Istituto di culturemediterranee della Provincia diLecce.

Iniziano in questo modo le at-tività del 2006 della FondazioneMediterraneo. Tra gli eventi inprogramma si segnalano: il Pre-mio Mediterraneo; i Workshopsu “Mediterraneo, Europa eIslàm”; il secondo Master sullacomplessità sociale; il secondoworkshop di giovani dei Paesiarabi ed euromediterranei; la IXedizione della Chaire Averroèsa Marrakech; la Mostra “Strac-ciando i veli” nei Paesi dell’Esteuropeo; il Forum del GrandeMediterraneo; la Fiera dellaCreatività; le attività in collabo-razione con la Fondazione AnnaLindh; la terza edizione del pro-gramma “Euromedcafé” con iconcorsi “Altri sguardi” ed “Al-tri suoni”.

IL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Musica per la pace: al via il tour da Otranto

Il pubblico del secondo concerto euromediterraneo per il dialogo tra le cultureche ha avuto luogo a Otranto il 31 dicembre scorso

“Il Mattino” 3 gennaio 2006

“La Repubblica” 4 gennaio 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 3 gennaio 2006

Martedì 3 gennaio 2006 23MEDITERRANEO

I popoli del Mediterraneo unitiper la pace. Un 2006 che sia unanno in cui il dialogo e la soli-darietà riescano a vincere sul-l’odio e sulla guerra. Questo ealtro nella giornata che ha vistoOtranto al centro di un mondoche odia la violenza e migliaiadi persone riuscite – attorno alFaro della Palacia - ad aspetta-re l’alba del nuovo anno. Che,da queste parti, è “l’alba dei po-poli”.

Oltre centomila persone, in-fatti, hanno assistito al “Secon-do Concerto euromediterraneoper il dialogo tra le culture”.

Dopo il grande successo del-la prima edizione del “Concer-to” - organizzato nel 2005 dal-la Fondazione Mediterraneo percelebrare l’”Anno del Mediter-raneo”, con tappe al Cairo,Otranto, Napoli, Roma, Cosen-za, Lussemburgo, Barcellona edaltre città - quest’anno è partitaancora una volta da Otranto,punto più ad Oriente, la secon-da edizione che ha visto un’af-fluenza ancora maggiore, nono-stante le avverse condizioni me-teorologiche.

Il filo conduttore di quest'an-no sono stati i Balcani.

A partire dalle ore 22.30 il“Secondo Concerto euromedi-terraneo per il dialogo tra le cul-ture” ha visto il collegamento indiretta con un network di oltre100 emittenti private dissemi-nate su tutto il territorio nazio-nale e sul canale satellitare PugliaChannel, oltre a collegamenticon canali satellitari arabi colle-gati alla Fondazione Mediterra-

neo: un insieme di oltre 300 mi-lioni di persone che ha potuto as-sistere a questo evento.

L'apertura del concerto è sta-ta affidata a due gruppi nati nelSalento che annoverano al lorointerno numerosi artisti di areabalcanica. Sonorità interessantiche coniugano la tradizione mu-sicale salentina con quella bal-canica e che hanno riscosso l’ap-plauso della folla.

Molto apprezzata la parteci-pazione della popolare band dei“Talea”, da anni orientata ver-so la musica balcanica, che spe-rimenta nuovi cicli ritmici daitempi dispari e irregolari, conritmi iterati e ossessivi da “tran-ce”. A seguire gli “Opa cupa”(leggi: “opa tzupa”) che pren-dono il loro nome dal grido diesortazione alla danza degli zin-

gari del Sud-Est Europeo: unprogetto musicale nato nel Sa-lento e orientato verso la ricer-ca del repertorio della musicadei Balcani.

Alle 23.40 l'assessore dellaProvincia di Lecce alla CulturaSandra Antonica, il presidentedella Provincia di Lecce Gio-vanni Pellegrino, il sindaco diOtranto Francesco Bruni, l'as-sessore al Mediterraneo dellaRegione Puglia Silvia Godelli e ilpresidente della FondazioneMediterraneo Michele Capassohanno inviato messaggi ispiratial dialogo ed alla solidarietà trai popoli: un momento di rifles-sione sulla situazione dei Balca-ni a dieci anni dalla pace per poiaccendere il tripode che testi-monia l'arrivo della prima lucedel nuovo anno in Italia e nel

grande spazio euro-mediterra-neo. In particolare il presidenteCapasso ha ricordato l’impegnodella Fondazione da lui presie-duta a favore dei Paesi della exJugoslavia e dei Balcani in gene-rale sin dal 1994, auspicandoche i prossimi ingressi nell’U-nione europea della Bulgaria,della Romania e della Croaziapossano costituire il passo fina-le per l’intera integrazione deiBalcani in Europa al fine di as-sicurare definitivamente la pacee lo sviluppo condiviso nella re-gione. Prima dei messaggi si èsvolta la cerimonia “Luci sul ma-re” in cui, a bordo di una im-barcazione, artisti, intellettualie musicisti hanno lasciato in ma-re una lunga scia luminosa a te-stimonianza delle migliaia di vit-time causate dall'immigrazioneclandestina compiuta con l'at-traversamento del canale d'O-tranto. Luci che simboleggianosogni, speranze ed anche trage-die vissute da questi uomini.

Ma il vero linguaggio dellaprima notte del 2006 è statoquello della musica: grazie anchead una produzione in cui l'in-sieme non è stato un semplicesusseguirsi di brani reciproca-mente tolleranti, ma, al contra-rio, un prodotto comune ri-spettoso delle particolarità e del-le differenze.

Il concerto, così come nelle fi-nalità della Fondazione, ha in-teso testimoniare che se identi-tarismi, narcisismi e particolari-smi falliscono, il miracolo dellamusica, unendo emozione e ra-gione, riesce a creare il dialogo

tra le culture del Grande Medi-terraneo.

Dopo Otranto, il SecondoConcerto Euro-mediterraneofarà tappa a Napoli, Roma, Al-geri, Casablanca, Lussemburgo,Lisbona ed altre città.

Oltre al concerto Otrantoospiterà da domani al 15 gen-naio appuntamenti culturali, in-contri e spettacoli su temi di ri-flessione importanti: un incontrointerreligioso, un summit tra ipresidenti dei Parchi dell'Adria-tico di entrambe le sponde, lapresentazione del volume “LaMediterranée Pittoresque”. Unlibro, quest’ultimo, di rara bel-lezza edito congiuntamente dal-la Fondazione Mediterraneo,dalla Fondazione 3 culture di Si-viglia e dall’Istituto di culturemediterranee della Provincia diLecce.

Iniziano in questo modo le at-tività del 2006 della FondazioneMediterraneo. Tra gli eventi inprogramma si segnalano: il Pre-mio Mediterraneo; i Workshopsu “Mediterraneo, Europa eIslàm”; il secondo Master sullacomplessità sociale; il secondoworkshop di giovani dei Paesiarabi ed euromediterranei; la IXedizione della Chaire Averroèsa Marrakech; la Mostra “Strac-ciando i veli” nei Paesi dell’Esteuropeo; il Forum del GrandeMediterraneo; la Fiera dellaCreatività; le attività in collabo-razione con la Fondazione AnnaLindh; la terza edizione del pro-gramma “Euromedcafé” con iconcorsi “Altri sguardi” ed “Al-tri suoni”.

IL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Musica per la pace: al via il tour da Otranto

Il pubblico del secondo concerto euromediterraneo per il dialogo tra le cultureche ha avuto luogo a Otranto il 31 dicembre scorso

“Il Mattino” 3 gennaio 2006

“La Repubblica” 4 gennaio 2006

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“Il Denaro” 4 gennaio 2006

Mercoledì 4 gennaio 2006 25MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Assegnati i premi Mediterraneo 2006Come di consueto, in occasione delConcerto dell’Epifania – dedicato da 11anni ai “Premi Mediterraneo” – laFondazione Mediterraneo ha comuni-cato gli assegnatari del 2006.Tra questi, i cantanti Khaled e Dee Dee

Bridgewater riceveranno i Premi du-rante il Concerto dell’Epifania che sisvolgerà il 4 gennaio alle ore 20 a Cittàdella Scienza e sarà trasmesso daRaduno il 6 gennaio alle ore 9.30. Nelcorso di due riunioni del bureau della

Fondazione Mediterraneo - Maison dela Méditerranée svoltesi a Napoli - il 29e 30 novembre 2005 - ed a Montecarloil 7 e 8 dicembre 2005, i membri delComitato Internazionale della Fonda-zione Mediterraneo e quelli del bureau

della Maison de la Méditerranée, sottola presidenza del Presidente MicheleCapasso e del Segretario Generale dellaMaison de la Méditerranée WalterSchwimmer, hanno attribuito i seguen-ti premi per l’anno 2006:

PREMIO EUROMEDITERRANEO PER IL DIALOGO TRA LE CULTURE

Premio è attribuita, da que-st’anno, insieme alle 35 Reti na-zionali della Fondazione euro-mediterranea Anna Lindh per ildialogo tra le culture. Gli oltre 650 membri costi-tuenti le reti di 35 Paesi euro-mediterranei indicheranno en-tro il 30 marzo 2006 una rosadi candidati che sarà sottopostaalla votazione di tutti i 650membri. I risultati saranno re-si noti il 30 maggio 2006.Il Premio sarà assegnato ad unapersonalità o ad un’istituzioneche si è distinta durante il 2005per aver promosso concreta-mente il dialogo tra le società ele culture.

PREMIO MEDITERRANEO ISTITUZIONI

a AMR MUSSA (Egitto)

Per aver contri-buito, prima co-me Ministro de-gli Affari Esteridella Repubbli-ca Araba d’Egit-to e, successiva-

mente, quale Segretario Gene-rale della Lega degli Stati Ara-bi a promuovere il dialogo tral’Occidente ed il Mondo Ara-bo-islamico.Un suo merito è aver avviato ilprocesso che porta alla trasfor-mazione della Lega degli StatiArabi in un’Assemblea Parla-mentare Pan-araba democrati-camente rappresentativa di queiPaesi.

PREMIO MEDITERRANEO DI CREATIVITÀ

a DEE DEE BRIDGEWATER

Per essere riu-scita a combina-re il suo stile vo-cale con i ritmiafricani e medi-terranei. Laconsapevolezzadella potenzadella musica nel promuovere ildialogo e i sentimenti piùprofondi le ha consentito di aiu-tare molta gente che ha ricon-quistato nuova voglia di vivereattraverso le sue canzoni intri-se di una notevole “mediterra-neità”. Ha sempre sentito comesua responsabilità chiedere cheeffetto ha la musica che la gen-

te ascolta, producendo un’a-zione corale di positività.

PREMIO MEDITERRANEO DI CREATIVITÀ

a KHALED (Algeria)

Per aver contri-buito, con la suaarte, a diffonde-re l’importanzadel dialogo tra leculture, testimo-niando come lamusica costitui-sca un linguaggio che avvicinagenti e paesi alimentando si-nergie e scambi che costitui-scono la base per lo sviluppocondiviso e per la pace.

PREMIO MEDITERRANEOINFORMAZIONI

a AL HAYAT (Libano)

Giornale pan arabo, affronta leproblematiche dell’attualitàdando molta importanza al dia-logo e alla comprensione. At-traverso un’analisi approfondi-ta diffonde notizie che rifletto-no i cambiamenti nel mondoarabo – musulmano, conside-

rando la cultura strumento es-senziale ed insostituibile perl’avvicinamento delle società.

PREMIO MEDITERRANEO DI PACE

a SHIRIN EBADI (Iran)

Per aver testi-moniato l’im-portanza dellagiustizia socialee della demo-crazia in unpaese in cui ilruolo di subor-dinazione assegnato alle donneda una diffusa cultura patriar-cale le umilia e impedisce loroogni forma di espressione edautodeterminazione sin dai pri-mi anni di formazione all’in-terno delle famiglie.Per gli sforzi operati nel difen-dere i diritti umani ed i dirittidelle donne e dei bambini: nelsuo Paese e, in generale, nelmondo arabo. Per aver combattuto con deci-sione e forza al fine di tutelareil rispetto della donna ed il di-ritto di uguaglianza tra uominie donne.Dopo aver ricevuto nel 2003 ilPremio Nobel, ha continuato

la sua azione a favore della pa-ce nella regione del Grande Me-diterraneo, attraverso iniziativemirate alla difesa della demo-crazia e delle libertà testimo-niando che non c’è pace e ri-spetto delle differenze senza ladifesa dei diritti della personae che senza democrazia non sipuò avere benessere e rispettodella libertà umana.

PREMIO MEDITERRANEO DI CULTURARappresentato da Mohamed Kab-baj, già Ministro e Consigliere diS.M. Mohamed VI Re del Maroccoed attuale Governatore di Casa-blanca

alFESTIVAL DELLEMUSIQUES

SACRÉES DE FÈSPer la grandeopera di dialo-go spiritualesvolta, che per-mette di ricor-darci, sia attra-verso i suoi im-portanti spetta-coli, che attraverso i suoi col-loqui, il messaggio dell’umane-simo mediterraneo per contri-buire ad umanizzare la globa-lizzazione.

“Il Denaro” 6 gennaio 2006

Venerdì 6 gennaio 2006 25MEDITERRANEO

Nel corso dell’XI edizionedel Concerto dell’Epifania– trasmesso oggi suRaduno alle 9.30 – laFondazione Mediterraneoha attribuito i primi“Premi Mediterraneo2006” ai cantanti Khaled eDee Dee Bridgewater(vedere le motivazioni neibox in pagina).Musica internazionale conuno sguardo alle sonoritàetniche del Mediterraneo.Questo il canovacciomusicale del concertodell'Epifania che ha affa-scinato gli spettatoripresenti nell’auditoriumdella Sala Newton di Cittàdella Scienza a Napoli ieri.Il concerto, arrivato allasua undicesima edizione,ha visto inoltre qualiprotagonisti artisti napo-letani sempre attenti allesonorità mediterraneecome Enzo Avitabile - a cuisi è affiancata la voce e lemelodie del cantautorealgerino Khaled, tra i piùnoti interpreti mondialidel Rai. Tra gli altri prota-gonisti che si sono alter-nati sul palco ancheEdoardo Bennato, PeppeBarra, Tony Hadley, Nair,Povia, il Coro Arteteca. Iltutto presentato daLorena Bianchetti.

Il Premio Mediterraneo,che dalla sua nascita si ac-compagna al Concerto

dell’Epifania, si arricchi-sce da quest’anno di unanuova sezione denomina-ta “Premio euromediter-raneo per il dialogo tra leculture”. Questo premio sarà asse-gnato insieme alla Fonda-zione euromediterranea“Anna Lindh” per il Dia-logo tra le Culture.

Si tratta della più gio-vane istituzione creata dal-l’Unione europea nell’am-bito del Partenariato eu-romediterraneo.

E’ composta da 35 reticostituitesi nei 25 Paesiaderenti all’Unione euro-pea e nei 10 Paesi della Ri-

va Sud del Mediterraneo.La Fondazione Mediterra-neo, capofila della rete ita-liana (della quale fannoparte prestigiose istituzio-ni, tra Università, Istituti dicultura e di ricerca, e altreancora) ha concordato conle reti nazionali che dalprossimo 2006 la designa-zione dei candidati e lascelta dell’assegnatariosarà fatta dalle stesse reticostituite da oltre 650 or-ganismi appartenenti ai 35Paesi.

Nei giorni scorsi, a con-clusione di un anno carat-terizzato da molteplici at-tività svolte a Napoli e nel-

le sedi dei vari Paesi, laFondazione Mediterraneo,in collaborazione con laFondazione Anna Lindh econ il patrocinio del Mini-stero degli Affari Esteri, hariunito a Napoli oltre 90giovani provenienti da 40Paesi: unanime la richiestadi pace, dialogo, rispettodei diritti umani, parità trauomo e donna, formazio-ne e istruzione. Ed è signi-ficativo che questa edizio-ne del Concerto dell’Epi-fania si sia svolto alla Cittàdella Scienza: un ulterioremodo per sottolinearel’importanza della diffu-sione della cultura scienti-

fica per ridurre i deficit esi-stenti tra la riva Nord e lariva Sud del Mediterraneo,al fine di riaffermare la pa-ce e, con essa, lo sviluppocondiviso in un’area stra-tegica per gli equilibri delmondo.

In occasione della ceri-monia di attribuzione delPremio Mediterraneo lacantante Dee Dee Brid-gewater ha espresso il pro-prio riconoscimento perquesto Premio e Khaled lasua personale ammirazio-ne per l’attività svolta inquesti anni a favore dellapace, specialmente nel suoPaese, l’Algeria.

IL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

A Khaled il Premio Mediterraneo 2006

Dee Dee Bridgewater riceve il Premio dal presidente dellaFondazione Mediterraneo Michele Capasso

Michele Capasso con Khaled e Lorena Bianchetti

De Dee Bridgewater

Premiata “per essereriuscita a combinare ilsuo stile vocale con iritmi africani e medi-terranei. La consape-volezza della potenzadella musica nelpromuovere il dialogoe i sentimenti piùprofondi le ha consen-tito di aiutare moltagente che ha riconqui-stato nuova voglia divivere attraverso lesue canzoni intrise diuna notevole mediter-raneità. Ha sempresentito come suaresponsabilità chiede-re che effetto ha lamusica che la genteascolta, producendoun’azione corale dipositività“.

Khaled

Per aver contribuito,con la sua arte, adiffondere l’importan-za del dialogo tra leculture, testimoniandocome la musicacostituisca un linguag-gio che avvicina lagente e i Paesi alimen-tando sinergie escambi che costitui-scono la base per losviluppo condiviso eper la pace.

Le motivazioni

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“Il Denaro” 4 gennaio 2006

Mercoledì 4 gennaio 2006 25MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Assegnati i premi Mediterraneo 2006Come di consueto, in occasione delConcerto dell’Epifania – dedicato da 11anni ai “Premi Mediterraneo” – laFondazione Mediterraneo ha comuni-cato gli assegnatari del 2006.Tra questi, i cantanti Khaled e Dee Dee

Bridgewater riceveranno i Premi du-rante il Concerto dell’Epifania che sisvolgerà il 4 gennaio alle ore 20 a Cittàdella Scienza e sarà trasmesso daRaduno il 6 gennaio alle ore 9.30. Nelcorso di due riunioni del bureau della

Fondazione Mediterraneo - Maison dela Méditerranée svoltesi a Napoli - il 29e 30 novembre 2005 - ed a Montecarloil 7 e 8 dicembre 2005, i membri delComitato Internazionale della Fonda-zione Mediterraneo e quelli del bureau

della Maison de la Méditerranée, sottola presidenza del Presidente MicheleCapasso e del Segretario Generale dellaMaison de la Méditerranée WalterSchwimmer, hanno attribuito i seguen-ti premi per l’anno 2006:

PREMIO EUROMEDITERRANEO PER IL DIALOGO TRA LE CULTURE

Premio è attribuita, da que-st’anno, insieme alle 35 Reti na-zionali della Fondazione euro-mediterranea Anna Lindh per ildialogo tra le culture. Gli oltre 650 membri costi-tuenti le reti di 35 Paesi euro-mediterranei indicheranno en-tro il 30 marzo 2006 una rosadi candidati che sarà sottopostaalla votazione di tutti i 650membri. I risultati saranno re-si noti il 30 maggio 2006.Il Premio sarà assegnato ad unapersonalità o ad un’istituzioneche si è distinta durante il 2005per aver promosso concreta-mente il dialogo tra le società ele culture.

PREMIO MEDITERRANEO ISTITUZIONI

a AMR MUSSA (Egitto)

Per aver contri-buito, prima co-me Ministro de-gli Affari Esteridella Repubbli-ca Araba d’Egit-to e, successiva-

mente, quale Segretario Gene-rale della Lega degli Stati Ara-bi a promuovere il dialogo tral’Occidente ed il Mondo Ara-bo-islamico.Un suo merito è aver avviato ilprocesso che porta alla trasfor-mazione della Lega degli StatiArabi in un’Assemblea Parla-mentare Pan-araba democrati-camente rappresentativa di queiPaesi.

PREMIO MEDITERRANEO DI CREATIVITÀ

a DEE DEE BRIDGEWATER

Per essere riu-scita a combina-re il suo stile vo-cale con i ritmiafricani e medi-terranei. Laconsapevolezzadella potenzadella musica nel promuovere ildialogo e i sentimenti piùprofondi le ha consentito di aiu-tare molta gente che ha ricon-quistato nuova voglia di vivereattraverso le sue canzoni intri-se di una notevole “mediterra-neità”. Ha sempre sentito comesua responsabilità chiedere cheeffetto ha la musica che la gen-

te ascolta, producendo un’a-zione corale di positività.

PREMIO MEDITERRANEO DI CREATIVITÀ

a KHALED (Algeria)

Per aver contri-buito, con la suaarte, a diffonde-re l’importanzadel dialogo tra leculture, testimo-niando come lamusica costitui-sca un linguaggio che avvicinagenti e paesi alimentando si-nergie e scambi che costitui-scono la base per lo sviluppocondiviso e per la pace.

PREMIO MEDITERRANEOINFORMAZIONI

a AL HAYAT (Libano)

Giornale pan arabo, affronta leproblematiche dell’attualitàdando molta importanza al dia-logo e alla comprensione. At-traverso un’analisi approfondi-ta diffonde notizie che rifletto-no i cambiamenti nel mondoarabo – musulmano, conside-

rando la cultura strumento es-senziale ed insostituibile perl’avvicinamento delle società.

PREMIO MEDITERRANEO DI PACE

a SHIRIN EBADI (Iran)

Per aver testi-moniato l’im-portanza dellagiustizia socialee della demo-crazia in unpaese in cui ilruolo di subor-dinazione assegnato alle donneda una diffusa cultura patriar-cale le umilia e impedisce loroogni forma di espressione edautodeterminazione sin dai pri-mi anni di formazione all’in-terno delle famiglie.Per gli sforzi operati nel difen-dere i diritti umani ed i dirittidelle donne e dei bambini: nelsuo Paese e, in generale, nelmondo arabo. Per aver combattuto con deci-sione e forza al fine di tutelareil rispetto della donna ed il di-ritto di uguaglianza tra uominie donne.Dopo aver ricevuto nel 2003 ilPremio Nobel, ha continuato

la sua azione a favore della pa-ce nella regione del Grande Me-diterraneo, attraverso iniziativemirate alla difesa della demo-crazia e delle libertà testimo-niando che non c’è pace e ri-spetto delle differenze senza ladifesa dei diritti della personae che senza democrazia non sipuò avere benessere e rispettodella libertà umana.

PREMIO MEDITERRANEO DI CULTURARappresentato da Mohamed Kab-baj, già Ministro e Consigliere diS.M. Mohamed VI Re del Maroccoed attuale Governatore di Casa-blanca

alFESTIVAL DELLEMUSIQUES

SACRÉES DE FÈSPer la grandeopera di dialo-go spiritualesvolta, che per-mette di ricor-darci, sia attra-verso i suoi im-portanti spetta-coli, che attraverso i suoi col-loqui, il messaggio dell’umane-simo mediterraneo per contri-buire ad umanizzare la globa-lizzazione.

“Il Denaro” 6 gennaio 2006

Venerdì 6 gennaio 2006 25MEDITERRANEO

Nel corso dell’XI edizionedel Concerto dell’Epifania– trasmesso oggi suRaduno alle 9.30 – laFondazione Mediterraneoha attribuito i primi“Premi Mediterraneo2006” ai cantanti Khaled eDee Dee Bridgewater(vedere le motivazioni neibox in pagina).Musica internazionale conuno sguardo alle sonoritàetniche del Mediterraneo.Questo il canovacciomusicale del concertodell'Epifania che ha affa-scinato gli spettatoripresenti nell’auditoriumdella Sala Newton di Cittàdella Scienza a Napoli ieri.Il concerto, arrivato allasua undicesima edizione,ha visto inoltre qualiprotagonisti artisti napo-letani sempre attenti allesonorità mediterraneecome Enzo Avitabile - a cuisi è affiancata la voce e lemelodie del cantautorealgerino Khaled, tra i piùnoti interpreti mondialidel Rai. Tra gli altri prota-gonisti che si sono alter-nati sul palco ancheEdoardo Bennato, PeppeBarra, Tony Hadley, Nair,Povia, il Coro Arteteca. Iltutto presentato daLorena Bianchetti.

Il Premio Mediterraneo,che dalla sua nascita si ac-compagna al Concerto

dell’Epifania, si arricchi-sce da quest’anno di unanuova sezione denomina-ta “Premio euromediter-raneo per il dialogo tra leculture”. Questo premio sarà asse-gnato insieme alla Fonda-zione euromediterranea“Anna Lindh” per il Dia-logo tra le Culture.

Si tratta della più gio-vane istituzione creata dal-l’Unione europea nell’am-bito del Partenariato eu-romediterraneo.

E’ composta da 35 reticostituitesi nei 25 Paesiaderenti all’Unione euro-pea e nei 10 Paesi della Ri-

va Sud del Mediterraneo.La Fondazione Mediterra-neo, capofila della rete ita-liana (della quale fannoparte prestigiose istituzio-ni, tra Università, Istituti dicultura e di ricerca, e altreancora) ha concordato conle reti nazionali che dalprossimo 2006 la designa-zione dei candidati e lascelta dell’assegnatariosarà fatta dalle stesse reticostituite da oltre 650 or-ganismi appartenenti ai 35Paesi.

Nei giorni scorsi, a con-clusione di un anno carat-terizzato da molteplici at-tività svolte a Napoli e nel-

le sedi dei vari Paesi, laFondazione Mediterraneo,in collaborazione con laFondazione Anna Lindh econ il patrocinio del Mini-stero degli Affari Esteri, hariunito a Napoli oltre 90giovani provenienti da 40Paesi: unanime la richiestadi pace, dialogo, rispettodei diritti umani, parità trauomo e donna, formazio-ne e istruzione. Ed è signi-ficativo che questa edizio-ne del Concerto dell’Epi-fania si sia svolto alla Cittàdella Scienza: un ulterioremodo per sottolinearel’importanza della diffu-sione della cultura scienti-

fica per ridurre i deficit esi-stenti tra la riva Nord e lariva Sud del Mediterraneo,al fine di riaffermare la pa-ce e, con essa, lo sviluppocondiviso in un’area stra-tegica per gli equilibri delmondo.

In occasione della ceri-monia di attribuzione delPremio Mediterraneo lacantante Dee Dee Brid-gewater ha espresso il pro-prio riconoscimento perquesto Premio e Khaled lasua personale ammirazio-ne per l’attività svolta inquesti anni a favore dellapace, specialmente nel suoPaese, l’Algeria.

IL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

A Khaled il Premio Mediterraneo 2006

Dee Dee Bridgewater riceve il Premio dal presidente dellaFondazione Mediterraneo Michele Capasso

Michele Capasso con Khaled e Lorena Bianchetti

De Dee Bridgewater

Premiata “per essereriuscita a combinare ilsuo stile vocale con iritmi africani e medi-terranei. La consape-volezza della potenzadella musica nelpromuovere il dialogoe i sentimenti piùprofondi le ha consen-tito di aiutare moltagente che ha riconqui-stato nuova voglia divivere attraverso lesue canzoni intrise diuna notevole mediter-raneità. Ha sempresentito come suaresponsabilità chiede-re che effetto ha lamusica che la genteascolta, producendoun’azione corale dipositività“.

Khaled

Per aver contribuito,con la sua arte, adiffondere l’importan-za del dialogo tra leculture, testimoniandocome la musicacostituisca un linguag-gio che avvicina lagente e i Paesi alimen-tando sinergie escambi che costitui-scono la base per losviluppo condiviso eper la pace.

Le motivazioni

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Xxxxxxx“Il Paese Nuovo” 11 gennaio 2006

“La Gazzetta di Lecce” 11 gennaio 2006

“Nuovo Quotidiano di Puglia” 11 gennaio 2006

“Ansamed” 12 gennaio 2006

“Ansamed” 20 gennaio 2006

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Xxxxxxx“Il Paese Nuovo” 11 gennaio 2006

“La Gazzetta di Lecce” 11 gennaio 2006

“Nuovo Quotidiano di Puglia” 11 gennaio 2006

“Ansamed” 12 gennaio 2006

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Xxxxxxx“La Repubblica” 21 gennaio 2006

“Il Mattino” 22 gennaio 2006

“Ansamed” 23 gennaio 2006

“Il Denaro” 24 gennaio 2006

Un ponte tra Napoli ed Alessandria per la promo-zione dei giovani artisti del Mediterraneo. E' que-sta l'iniziativa lanciata nella sede della Fondazio-ne Mediterraneo di Napoli in occasione della pre-sentazione del catalogo della XII Biennale dei Gio-vani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo che siè conclusa il 15 ottobre scorso a Castel Sant'Elmo."La Fondazione ha sostenuto la Biennale sin dal-la sua nascita - spiega il presidente Michele Ca-passo - e particolarmente per l'edizione di Torino'97, ma anche per quelle di Sarajevo e Roma. Inquesto momento nella sua veste di rete per il dia-logo tra le culture, siamo impegnati nel sostegnodella prossima edizione della Biennale, che nel2007 dovrebbe sbarcare sulla sponda sud del Me-

diterraneo, ad Alessandria. Con questo spirito ab-biamo ospitato nella nostra sede napoletana lariunione del consiglio della Biennale proponendoun partneriato anche per la realizzazione dellafiera della creatività del “grande Mediterraneo”che dovrebbe svolgersi nel 200 ad Istanbul". Alla presentazione di oggi sono intervenuto anchei delegati egiziani per presentare la candidaturadi Alessandria: la prossima edizione della Bien-nale dovrebbe infatti svolgersi nella sede dellabiblioteca alessandrina inaugurata nell'ottobre2002. Gli organizzatori egiziani hanno già sottoscrittoun accordo con il governatorato locale che ha da-to il suo pieno sostegno all'iniziativa.

Martedì 24 gennaio 2006 22MEDITERRANEO

Sabato scorso, pressola Sala Vesuvio dellaMaison de la Méditer-ranée si è svolta la ceri-monia di assegnazionedel “Premio Mediter-raneo Arte 2006” alMaestro napoletanoRino Volpe.

Presenti alla cerimo-nia i rappresentanti deiPaesi mediterraneimembri dell’Assembleagenerale della Bjcem.Nella motivazione silegge che “L’ interessedel Maestro Rino Vol-pe si rivolge particolar-mente ai segni ed allescritture che, nei suoi“Soprappensieri”, loinducono ad inserire ci-tazioni tratte da filoso-fi e poeti che celebra-

no, come “I numeri el’alfabeto”, la mediter-raneità con la propriasostanza dell’ “essere”ma, specialmente, conquella dell’ “esistere”.La sua opera è punto diriferimento dell’artemoderna e, nonostantela babele dei linguaggi,non si stanca di inven-tarne ogni giorno nuo-vi perché, come affer-ma Orsini “l’arte fasempre dire alle cosequel di più che le rendesegni”. Il premio è sta-to consegnato all’illu-stre maestro dal vice-presidente del Consi-glio d’Europa ClaudioAzzolini e dal presi-dente della BjcemIbrahim Spahic.

Arte: un ponte tra la Campania e l’Egitto

IL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO.4

FONDAZIONE MEDITERRANEO.1

“I numeri e l’alfabeto”: incontro tra popoli

Le giurie del programma Euromedcafè - realizzato dal 2004 dalla Fon-dazione Mediterraneo con il sostegno della Commissione Europea -hanno selezionato nei giorni scorsi le opere destinatarie dei riconosci-menti relativi all’anno 2005 e concernenti la seconda edizione del con-corso “Altri sguardi”.

FONDAZIONE MEDITERRANEO.3

Euromedcafé: selezioni finali,in gara sceneggiature e corti

I concorrenti e le opere in concorso

Euromedcafè ha lanciato inoltre nel 2005 il concorso “Altri Suoni” destinato allemigliori composizioni musicali dei Paesi Euromediterranei.Più di 100 i pezzi finora pervenuti: le selezioni a fine gennaio.

Su oltre 200 synopsis presentati alla Fondazione Mediterraneo riceveranno il premio di 4.000 euro ciascuno, le 3 sceneggiature presentate da:

• Il Cipriota ALEXIS LOANNOU (Tooche and Osman)• L’Italiana SONIA GIARDINI (Le bruit l’odeur des marteaux piqueurs)• Il tunisino WALID MATTAR (Tunis – Paris, Paris - Rome)

Dieci i cortometraggi selezionati dalla giuria composta da: Sunna Altnöder, Dima Al Joundi, Camillo De Marco, Izza Genini.

Il premio di 500 euro per ciascuna delle opere sarà consegnato a:• L’inglese DISHAD HUSAIN (Viva Liberty!)• La spagnola XAVIA SALA

(Hiyab)• La belga SARAH MARTIN (Un monde pour Tom)• La Francese JULIE RHIONR (ooh17)• Il tedesco WARDAH MAAGD (Samuel)• L’italo-marocchino YASSINE MARCO MARROCCU (Gnawas)• L’italiano ENRICO GIRARDI (Is this the wam to Euroillo)• SULTANA FILMS (Ste influg)• Il tedesco CHRISTOPH STEGER (Just an Idea)L’Israeliana SMADAR KEREN (Young David)

FONDAZIONE MEDITERRANEO.2

Dopo Rodi, Parigi, Milano, Napoli, Lecce, Lus-semburgo, Roma, Strasburgo, Padova e Bar-cellona la Fondazione Mediterraneo – in col-laborazione con la Royal Society of Fine Artse la Rete di Donne Artiste di Rodi – ha inau-gurato a Ourense un’altra tappa della Mostra“Stracciando i veli”. Donne artiste dal MondoIslamico”.Le opere sono ospitate nel CentroCultural Deputacion Ourense che ha curatoanche l’edizione spagnola del catalogo con laprefazione di José Luis Baltar Pumar, presi-dente della Deputacion di Ourense, città spa-gnola della Galizia. La Mostra resterà a Ou-rense fino al 19 febbraio 2006 per poi trasfe-rirsi a Milano, in occasione dell’8 marzo (festadella Donna) e, in seguito, a Berlino, Budape-st, Tallin, Helsinki e Mosca.

“Stracciando i veli”:da Napoli a Ourense

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Dead-line: 31 maggio 2006

PROGETTO ACCREDITAMENTO

La RegioneCampania haproposto una revi-sione del Regolamentoregionale dell’accredita-mento.

Lo scorso mese di Novembre2005, annunciata durante gli in-contri informativi cui hanno potutoprendere parte gli organismi diformazione (Incontro del 22 no-vembre 2005 – Presenti: AssessoreCorrado Gabriele - CoordinatoreA.G.C. 17, dott.ssa Maria Adinolfi- Dirigente Settore OrientamentoProfessionale, dott. Francesco Gi-rardi - Assistenza Tecnica, dott.ssaFormisano ), è stata pubblicata, sulsito dell’ente gestore del proce-dimento, la proposta di revisioneal regolamento vigente (Deli-bera n° 808 – BURC n° 33del 12/07/2004). Non es-sendoci una pubblicazioneufficiale, si tratta ancoradi una proposta dimodifica.

INFORMAZIONITel. 081.3941522 - Fax [email protected]@tecnogea.comwww.tecnogea.com/accreditamento.htmwww.ildenaro.it/accreditamento

DEGLI ORGANISMI DI FORMAZIONEOrganizzazione delle problematiche derivanti dal processo di accreditamento

delibera n° 808 - burc n°33 del 12/7/2004

Tecnogea grazie alla competenza e alla pluriennale esperienza dei propri membri, consulentidi primari Istituti Pubblici e Privati, forte dell’esperienza acquisita nel settore della Formazione,grazie anche alla collaborazione con il FORMEZ (Ente gestore del procedimento nella RegioneCampania fino al 30/11/2003) nel “PROGETTO ACCREDITAMENTO DEGLI ORGANISMIDI FORMAZIONE” insieme al Gruppo editoriale Il Denaro,

si proponeper affiancare la Vs. organizzazione nelle problematiche derivanti dal processo di Accreditamento.

Interpellateci per ogni chiarimento.

Se l’argomento è di interesse ci contatti o si iscriva alla mailing list informativa sulle tematiche dell’accreditamentodi Tecnogea. Su richiesta, le invieremo materiale informativo o fisseremo un incontro presso la Vs sede senza alcunimpegno da parte Vostra.

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Xxxxxxx“La Repubblica” 21 gennaio 2006

“Il Mattino” 22 gennaio 2006

“Ansamed” 23 gennaio 2006

“Il Denaro” 24 gennaio 2006

Un ponte tra Napoli ed Alessandria per la promo-zione dei giovani artisti del Mediterraneo. E' que-sta l'iniziativa lanciata nella sede della Fondazio-ne Mediterraneo di Napoli in occasione della pre-sentazione del catalogo della XII Biennale dei Gio-vani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo che siè conclusa il 15 ottobre scorso a Castel Sant'Elmo."La Fondazione ha sostenuto la Biennale sin dal-la sua nascita - spiega il presidente Michele Ca-passo - e particolarmente per l'edizione di Torino'97, ma anche per quelle di Sarajevo e Roma. Inquesto momento nella sua veste di rete per il dia-logo tra le culture, siamo impegnati nel sostegnodella prossima edizione della Biennale, che nel2007 dovrebbe sbarcare sulla sponda sud del Me-

diterraneo, ad Alessandria. Con questo spirito ab-biamo ospitato nella nostra sede napoletana lariunione del consiglio della Biennale proponendoun partneriato anche per la realizzazione dellafiera della creatività del “grande Mediterraneo”che dovrebbe svolgersi nel 200 ad Istanbul". Alla presentazione di oggi sono intervenuto anchei delegati egiziani per presentare la candidaturadi Alessandria: la prossima edizione della Bien-nale dovrebbe infatti svolgersi nella sede dellabiblioteca alessandrina inaugurata nell'ottobre2002. Gli organizzatori egiziani hanno già sottoscrittoun accordo con il governatorato locale che ha da-to il suo pieno sostegno all'iniziativa.

Martedì 24 gennaio 2006 22MEDITERRANEO

Sabato scorso, pressola Sala Vesuvio dellaMaison de la Méditer-ranée si è svolta la ceri-monia di assegnazionedel “Premio Mediter-raneo Arte 2006” alMaestro napoletanoRino Volpe.

Presenti alla cerimo-nia i rappresentanti deiPaesi mediterraneimembri dell’Assembleagenerale della Bjcem.Nella motivazione silegge che “L’ interessedel Maestro Rino Vol-pe si rivolge particolar-mente ai segni ed allescritture che, nei suoi“Soprappensieri”, loinducono ad inserire ci-tazioni tratte da filoso-fi e poeti che celebra-

no, come “I numeri el’alfabeto”, la mediter-raneità con la propriasostanza dell’ “essere”ma, specialmente, conquella dell’ “esistere”.La sua opera è punto diriferimento dell’artemoderna e, nonostantela babele dei linguaggi,non si stanca di inven-tarne ogni giorno nuo-vi perché, come affer-ma Orsini “l’arte fasempre dire alle cosequel di più che le rendesegni”. Il premio è sta-to consegnato all’illu-stre maestro dal vice-presidente del Consi-glio d’Europa ClaudioAzzolini e dal presi-dente della BjcemIbrahim Spahic.

Arte: un ponte tra la Campania e l’Egitto

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FONDAZIONE MEDITERRANEO.1

“I numeri e l’alfabeto”: incontro tra popoli

Le giurie del programma Euromedcafè - realizzato dal 2004 dalla Fon-dazione Mediterraneo con il sostegno della Commissione Europea -hanno selezionato nei giorni scorsi le opere destinatarie dei riconosci-menti relativi all’anno 2005 e concernenti la seconda edizione del con-corso “Altri sguardi”.

FONDAZIONE MEDITERRANEO.3

Euromedcafé: selezioni finali,in gara sceneggiature e corti

I concorrenti e le opere in concorso

Euromedcafè ha lanciato inoltre nel 2005 il concorso “Altri Suoni” destinato allemigliori composizioni musicali dei Paesi Euromediterranei.Più di 100 i pezzi finora pervenuti: le selezioni a fine gennaio.

Su oltre 200 synopsis presentati alla Fondazione Mediterraneo riceveranno il premio di 4.000 euro ciascuno, le 3 sceneggiature presentate da:

• Il Cipriota ALEXIS LOANNOU (Tooche and Osman)• L’Italiana SONIA GIARDINI (Le bruit l’odeur des marteaux piqueurs)• Il tunisino WALID MATTAR (Tunis – Paris, Paris - Rome)

Dieci i cortometraggi selezionati dalla giuria composta da: Sunna Altnöder, Dima Al Joundi, Camillo De Marco, Izza Genini.

Il premio di 500 euro per ciascuna delle opere sarà consegnato a:• L’inglese DISHAD HUSAIN (Viva Liberty!)• La spagnola XAVIA SALA

(Hiyab)• La belga SARAH MARTIN (Un monde pour Tom)• La Francese JULIE RHIONR (ooh17)• Il tedesco WARDAH MAAGD (Samuel)• L’italo-marocchino YASSINE MARCO MARROCCU (Gnawas)• L’italiano ENRICO GIRARDI (Is this the wam to Euroillo)• SULTANA FILMS (Ste influg)• Il tedesco CHRISTOPH STEGER (Just an Idea)L’Israeliana SMADAR KEREN (Young David)

FONDAZIONE MEDITERRANEO.2

Dopo Rodi, Parigi, Milano, Napoli, Lecce, Lus-semburgo, Roma, Strasburgo, Padova e Bar-cellona la Fondazione Mediterraneo – in col-laborazione con la Royal Society of Fine Artse la Rete di Donne Artiste di Rodi – ha inau-gurato a Ourense un’altra tappa della Mostra“Stracciando i veli”. Donne artiste dal MondoIslamico”.Le opere sono ospitate nel CentroCultural Deputacion Ourense che ha curatoanche l’edizione spagnola del catalogo con laprefazione di José Luis Baltar Pumar, presi-dente della Deputacion di Ourense, città spa-gnola della Galizia. La Mostra resterà a Ou-rense fino al 19 febbraio 2006 per poi trasfe-rirsi a Milano, in occasione dell’8 marzo (festadella Donna) e, in seguito, a Berlino, Budape-st, Tallin, Helsinki e Mosca.

“Stracciando i veli”:da Napoli a Ourense

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Dead-line: 31 maggio 2006

PROGETTO ACCREDITAMENTO

La RegioneCampania haproposto una revi-sione del Regolamentoregionale dell’accredita-mento.

Lo scorso mese di Novembre2005, annunciata durante gli in-contri informativi cui hanno potutoprendere parte gli organismi diformazione (Incontro del 22 no-vembre 2005 – Presenti: AssessoreCorrado Gabriele - CoordinatoreA.G.C. 17, dott.ssa Maria Adinolfi- Dirigente Settore OrientamentoProfessionale, dott. Francesco Gi-rardi - Assistenza Tecnica, dott.ssaFormisano ), è stata pubblicata, sulsito dell’ente gestore del proce-dimento, la proposta di revisioneal regolamento vigente (Deli-bera n° 808 – BURC n° 33del 12/07/2004). Non es-sendoci una pubblicazioneufficiale, si tratta ancoradi una proposta dimodifica.

INFORMAZIONITel. 081.3941522 - Fax [email protected]@tecnogea.comwww.tecnogea.com/accreditamento.htmwww.ildenaro.it/accreditamento

DEGLI ORGANISMI DI FORMAZIONEOrganizzazione delle problematiche derivanti dal processo di accreditamento

delibera n° 808 - burc n°33 del 12/7/2004

Tecnogea grazie alla competenza e alla pluriennale esperienza dei propri membri, consulentidi primari Istituti Pubblici e Privati, forte dell’esperienza acquisita nel settore della Formazione,grazie anche alla collaborazione con il FORMEZ (Ente gestore del procedimento nella RegioneCampania fino al 30/11/2003) nel “PROGETTO ACCREDITAMENTO DEGLI ORGANISMIDI FORMAZIONE” insieme al Gruppo editoriale Il Denaro,

si proponeper affiancare la Vs. organizzazione nelle problematiche derivanti dal processo di Accreditamento.

Interpellateci per ogni chiarimento.

Se l’argomento è di interesse ci contatti o si iscriva alla mailing list informativa sulle tematiche dell’accreditamentodi Tecnogea. Su richiesta, le invieremo materiale informativo o fisseremo un incontro presso la Vs sede senza alcunimpegno da parte Vostra.

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“Ansamed” 26 gennaio 2006

“Il Denaro” 27 gennaio 2006

“Il Denaro” 28 gennaio 2006

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Giovedì 2 febbraio 2006 21IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

Sviluppare e rafforzareforme di cooperazione in-novative a carattere tecni-co, commerciale e scienti-fico tra l'Italia, la Campa-nia (con particolare rife-rimento alla provincia diSalerno) e gli altri Paesimediterranei: è in questaottica che oggi a Salerno,nel Salone di Rappresen-tanza di Palazzo Sant'A-gostino, inizia il convegnosul tema "Incontriamo ilMediterraneo: coopera-zione e sviluppo nel baci-no del Mediterraneo".

"Occorre diffonderenel bacino del Mediterra-neo - spiega Maria CinziaMessineo, vice direttore diRete, organizzazione nongovernativa che ha colla-borato all'organizzazionedella manifestazione - ca-pacità, competenze ed im-prenditorialità affinché losviluppo divenga concretoe reale". Rete illustrerà iprogetti di cooperazionemessi in atto in Bosnia e inMarocco.

Il confronto sulla coe-sione e lo sviluppo nel Me-diterraneo, per i restantiPaesi dell'area, sarà ap-profondito con gli altri

promotori della “due gior-ni”(Regione Campania,Mediterraneoeuropa, Pro-vincia e Camera di Com-mercio di Salerno, Conf-commercio, Cnel, Unpd,Ersva e Bioarchiettura).

Saranno, in particola-re, esaminate tutte le azio-ni che puntano a costrui-re forme di partnership in-tegrate tra Istituzioni eoperatori sia per potercontribuire al processo diuno sviluppo sostenibilenei Paesi vicini all'Italia,sia per offrire opportunitàdi cooperazione agli entilocali, al mondo dell'eco-nomia e quello accademi-co. Nella sala Bottiglieridella Provincia di Salernogli obiettivi sono puntatiin particolare sulle moda-lità operative e strategicheper favorire l'incontro tramondo istituzionale, mon-do profit e no profit.

L'iniziativa “Incontria-mo il Mediterraneo” co-stituisce quindi un'occa-sione di riflessione su ciòche si è fatto fino ad oggie su quanto ancora c'è dafare, nell'ottica di svilup-pare e rafforzare forme dicooperazione innovative

in campo imprenditoria-le,universitario, culturale,informativo e istituziona-le.

All'iniziativa interven-gono numerosi protago-nisti della vita politica,economica e sociale medi-terranea. Nell'ambito del-la “due giorni” sarà, inol-tre, presentato il networkAnsamed, promosso dal-l'agenzia Ansa, che offrequotidianamente un'ag-giornata e tempestivainformazione su quantoaccade nell'area mediter-ranea anche grazie alla re-te di comunicazione rea-lizzata attraverso partner-

ship con 16 agenzie distampa dei Paesi che si af-facciano sul Mediterra-neo. Nella giornata di do-mani invece, si terrà il con-vegno su “Le strategiescientifiche ed economichenel bacino del Mediterra-neo”.Nel pomeriggio con-vegno su” Oltre i confinidelle nostre terre: il Medi-terraneo” al quale pren-dono parte, tra gli altri,Angelo Villani, vicepresi-dente della Provincia diSalerno; Antonio Valiante,vicepresidente della Re-gione Campania e CarloGambalonga, vice diretto-re vicario dell’Ansa.

DAL LUNEDÌ AL SABATO

DENARO TV è disponibile anche sul DIGITALE TERRESTRE nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67

878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è unospazio di informazione e di approfondimento sugli eventi esugli scenari politici, sociali, economici e culturali dell’AreaMed. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quoti-diano Il Denaro, il notiziario rappresenta per imprenditorie istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione.Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20.

ALLE ORE 16.20

TGMED

AREA MED.1

Commercio e sviluppo: confronto a Salerno

Appuntamento domani alle ore 16presso la sala Vesuvio della “Maison dela Méditerranée” di Napoli, dove si tie-ne la conferenza di SAlah el Quaide sultema:”L’Istance Equité et Réconcilia-tion: l’esperienza di un passato dolo-roso quale esempio per l’avvenire delMarocco”. Membro fondatore dell’Iere del Forum “Giustizia e Verità”, il rela-tore è professore all’Istituto Hem (altistudi di management) di Casablancadal 1996. E’ inoltre autore di numerosi

volumi tra i quali: “Al Ariss, Tazmamarte di alcune raccolte di poesie in linguaaraba. Questa conferenza, che rientranelle politiche della Fondazione Medi-terraneo, riveste una particolare im-portanza e tiene a testimoniare i mu-tamenti in corso nelle culture e nelleciviltà dei Paesi che si affacciano sulMediterraneo. In particolare, questo in-contro testimonia come il Marocco ab-bia appena vissuto un momento unicodi cruciale importanza. La conferenza

quindi, intende illustare un lavoro com-plesso, che riporta le udienze delle vit-time e dei loro parenti, talvolta tra-smesse dalla stampa scritta ed audio-visiva. Qusta iniziativa, unica nel suogenere, ha un valore innegabile d’e-sempio e contribuirà certamente a con-solidare lo stato di diritto, a rafforzarele istituzioni democratice e soprattut-to a suffragare la dinamica di moder-nità che è in corso in Marocco e soste-nuta dalla Fondazione Mediterraneo.

Cultura e antiche civiltà del Marocco tra passato e futuroFONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

“Le Renouveau” 2 febbraio 2006

Directeur-Rédacteur en Chef: Nejib Ouerghi JEUDI 02 FÉVRIER 2006

O R G A N E D U R A S S E M B L E M E N T C O N S T I T U T I O N N E L D E M O C R A T I Q U E

EDITION INTERNET

COLLOQUE INTERNATIONAL SUR LES CIVILISATIONS ET LES CULTURES HUMAINES

Le Président Zine El Abidine Ben Ali areçu, hier matin, le Dr Abdul Aziz Al-Tu w e i j r y, directeur général del’Organisation islamique pour l’éducation,les sciences et la culture (ISESCO) quis’est déclaré honoré d’avoir rencontré leChef de l’Etat.

Le directeur général de l’ISESCO aindiqué avoir présenté au Président de laRépublique les conclusions des travaux ducolloque international sur «les civilisationset les cultures humaines: du dialogue àl’alliance», tenu sous le haut patronage duChef de l’Etat.

Le Dr Al-Tuweijry a ajouté que l’entre-tien lui a permis de transmettre au Chef del’Etat la gratitude et la considération desparticipants à cette rencontre, pour la hautesollicitude et le grand intérêt dont ils ontfait l’objet. Il a également mis en relief labrillante réussite du colloque.

Il a, d’autre part, déclaré avoir réaffirméau Président de la République la volonté del’ISESCO de poursuivre l’action en vue deconcrétiser la Déclaration de Tunis et lesrecommandations du colloque visant à élar-gir le champ du dialogue entre les diffé-rentes cultures et civilisations pour parvenirà l’alliance des civilisations, qui a pourobjectif de traiter les grands problèmesdont souffre l’humanité, et en particulier, leterrorisme, l’extrémisme, la pauvreté,l’analphabétisme et les atteintes aux droitsdes peuples et à leurs symboles sacrés.

Le directeur général de l’ISESCO a pré-cisé que la rencontre a été l’occasiond’écouter les directives judicieuses du Chef

de l’Etat sur l’ensemble de ces questions.Il a rendu hommage au Président de laRépublique pour avoir favorablementaccueilli la tenue en Tunisie d’autresgrandes conférences de l’Organisation.

En conclusion, le Dr Al-Tuweijry adéclaré: «Je souhaite à ce peuple géné -reux davantage de stabilité, de progrès etde prospérité, sous la conduite duPrésident Zine El Abidine Ben Ali, cetillustre Président qui a servi sa Patrie etsa nation et renforcé leur position sur lascène internationale».

L’audience s’est déroulée en présencedu ministre d’Etat, conseiller spécialauprès du Président de la République etporte-parole officiel de la présidence de laRépublique.

● M . Al Tuwaïjiri présente au Président Ben Ali les conclusions du colloque et lui transmet les sentiments de considération des participants à la rencontre

● «Je souhaite à cepeuple tunisien

généreux,, davantagede stabilité, de progrèset de prospérité sous

la conduite duPrésident Ben Ali, cetillustre président qui a

servi sa Patrie et sanation et renforcé leurposition sur la scène

internationale»,déclare le directeur général

de l’ISESCO

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Xxxxxxx“Il Denaro” 2 febbraio 2006

Giovedì 2 febbraio 2006 21IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

Sviluppare e rafforzareforme di cooperazione in-novative a carattere tecni-co, commerciale e scienti-fico tra l'Italia, la Campa-nia (con particolare rife-rimento alla provincia diSalerno) e gli altri Paesimediterranei: è in questaottica che oggi a Salerno,nel Salone di Rappresen-tanza di Palazzo Sant'A-gostino, inizia il convegnosul tema "Incontriamo ilMediterraneo: coopera-zione e sviluppo nel baci-no del Mediterraneo".

"Occorre diffonderenel bacino del Mediterra-neo - spiega Maria CinziaMessineo, vice direttore diRete, organizzazione nongovernativa che ha colla-borato all'organizzazionedella manifestazione - ca-pacità, competenze ed im-prenditorialità affinché losviluppo divenga concretoe reale". Rete illustrerà iprogetti di cooperazionemessi in atto in Bosnia e inMarocco.

Il confronto sulla coe-sione e lo sviluppo nel Me-diterraneo, per i restantiPaesi dell'area, sarà ap-profondito con gli altri

promotori della “due gior-ni”(Regione Campania,Mediterraneoeuropa, Pro-vincia e Camera di Com-mercio di Salerno, Conf-commercio, Cnel, Unpd,Ersva e Bioarchiettura).

Saranno, in particola-re, esaminate tutte le azio-ni che puntano a costrui-re forme di partnership in-tegrate tra Istituzioni eoperatori sia per potercontribuire al processo diuno sviluppo sostenibilenei Paesi vicini all'Italia,sia per offrire opportunitàdi cooperazione agli entilocali, al mondo dell'eco-nomia e quello accademi-co. Nella sala Bottiglieridella Provincia di Salernogli obiettivi sono puntatiin particolare sulle moda-lità operative e strategicheper favorire l'incontro tramondo istituzionale, mon-do profit e no profit.

L'iniziativa “Incontria-mo il Mediterraneo” co-stituisce quindi un'occa-sione di riflessione su ciòche si è fatto fino ad oggie su quanto ancora c'è dafare, nell'ottica di svilup-pare e rafforzare forme dicooperazione innovative

in campo imprenditoria-le,universitario, culturale,informativo e istituziona-le.

All'iniziativa interven-gono numerosi protago-nisti della vita politica,economica e sociale medi-terranea. Nell'ambito del-la “due giorni” sarà, inol-tre, presentato il networkAnsamed, promosso dal-l'agenzia Ansa, che offrequotidianamente un'ag-giornata e tempestivainformazione su quantoaccade nell'area mediter-ranea anche grazie alla re-te di comunicazione rea-lizzata attraverso partner-

ship con 16 agenzie distampa dei Paesi che si af-facciano sul Mediterra-neo. Nella giornata di do-mani invece, si terrà il con-vegno su “Le strategiescientifiche ed economichenel bacino del Mediterra-neo”.Nel pomeriggio con-vegno su” Oltre i confinidelle nostre terre: il Medi-terraneo” al quale pren-dono parte, tra gli altri,Angelo Villani, vicepresi-dente della Provincia diSalerno; Antonio Valiante,vicepresidente della Re-gione Campania e CarloGambalonga, vice diretto-re vicario dell’Ansa.

DAL LUNEDÌ AL SABATO

DENARO TV è disponibile anche sul DIGITALE TERRESTRE nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67

878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è unospazio di informazione e di approfondimento sugli eventi esugli scenari politici, sociali, economici e culturali dell’AreaMed. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quoti-diano Il Denaro, il notiziario rappresenta per imprenditorie istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione.Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20.

ALLE ORE 16.20

TGMED

AREA MED.1

Commercio e sviluppo: confronto a Salerno

Appuntamento domani alle ore 16presso la sala Vesuvio della “Maison dela Méditerranée” di Napoli, dove si tie-ne la conferenza di SAlah el Quaide sultema:”L’Istance Equité et Réconcilia-tion: l’esperienza di un passato dolo-roso quale esempio per l’avvenire delMarocco”. Membro fondatore dell’Iere del Forum “Giustizia e Verità”, il rela-tore è professore all’Istituto Hem (altistudi di management) di Casablancadal 1996. E’ inoltre autore di numerosi

volumi tra i quali: “Al Ariss, Tazmamarte di alcune raccolte di poesie in linguaaraba. Questa conferenza, che rientranelle politiche della Fondazione Medi-terraneo, riveste una particolare im-portanza e tiene a testimoniare i mu-tamenti in corso nelle culture e nelleciviltà dei Paesi che si affacciano sulMediterraneo. In particolare, questo in-contro testimonia come il Marocco ab-bia appena vissuto un momento unicodi cruciale importanza. La conferenza

quindi, intende illustare un lavoro com-plesso, che riporta le udienze delle vit-time e dei loro parenti, talvolta tra-smesse dalla stampa scritta ed audio-visiva. Qusta iniziativa, unica nel suogenere, ha un valore innegabile d’e-sempio e contribuirà certamente a con-solidare lo stato di diritto, a rafforzarele istituzioni democratice e soprattut-to a suffragare la dinamica di moder-nità che è in corso in Marocco e soste-nuta dalla Fondazione Mediterraneo.

Cultura e antiche civiltà del Marocco tra passato e futuroFONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

“Le Renouveau” 2 febbraio 2006

Directeur-Rédacteur en Chef: Nejib Ouerghi JEUDI 02 FÉVRIER 2006

O R G A N E D U R A S S E M B L E M E N T C O N S T I T U T I O N N E L D E M O C R A T I Q U E

EDITION INTERNET

COLLOQUE INTERNATIONAL SUR LES CIVILISATIONS ET LES CULTURES HUMAINES

Le Président Zine El Abidine Ben Ali areçu, hier matin, le Dr Abdul Aziz Al-Tu w e i j r y, directeur général del’Organisation islamique pour l’éducation,les sciences et la culture (ISESCO) quis’est déclaré honoré d’avoir rencontré leChef de l’Etat.

Le directeur général de l’ISESCO aindiqué avoir présenté au Président de laRépublique les conclusions des travaux ducolloque international sur «les civilisationset les cultures humaines: du dialogue àl’alliance», tenu sous le haut patronage duChef de l’Etat.

Le Dr Al-Tuweijry a ajouté que l’entre-tien lui a permis de transmettre au Chef del’Etat la gratitude et la considération desparticipants à cette rencontre, pour la hautesollicitude et le grand intérêt dont ils ontfait l’objet. Il a également mis en relief labrillante réussite du colloque.

Il a, d’autre part, déclaré avoir réaffirméau Président de la République la volonté del’ISESCO de poursuivre l’action en vue deconcrétiser la Déclaration de Tunis et lesrecommandations du colloque visant à élar-gir le champ du dialogue entre les diffé-rentes cultures et civilisations pour parvenirà l’alliance des civilisations, qui a pourobjectif de traiter les grands problèmesdont souffre l’humanité, et en particulier, leterrorisme, l’extrémisme, la pauvreté,l’analphabétisme et les atteintes aux droitsdes peuples et à leurs symboles sacrés.

Le directeur général de l’ISESCO a pré-cisé que la rencontre a été l’occasiond’écouter les directives judicieuses du Chef

de l’Etat sur l’ensemble de ces questions.Il a rendu hommage au Président de laRépublique pour avoir favorablementaccueilli la tenue en Tunisie d’autresgrandes conférences de l’Organisation.

En conclusion, le Dr Al-Tuweijry adéclaré: «Je souhaite à ce peuple géné -reux davantage de stabilité, de progrès etde prospérité, sous la conduite duPrésident Zine El Abidine Ben Ali, cetillustre Président qui a servi sa Patrie etsa nation et renforcé leur position sur lascène internationale».

L’audience s’est déroulée en présencedu ministre d’Etat, conseiller spécialauprès du Président de la République etporte-parole officiel de la présidence de laRépublique.

● M . Al Tuwaïjiri présente au Président Ben Ali les conclusions du colloque et lui transmet les sentiments de considération des participants à la rencontre

● «Je souhaite à cepeuple tunisien

généreux,, davantagede stabilité, de progrèset de prospérité sous

la conduite duPrésident Ben Ali, cetillustre président qui a

servi sa Patrie et sanation et renforcé leurposition sur la scène

internationale»,déclare le directeur général

de l’ISESCO

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“Ansamed” 3 febbraio 2006

“Il Denaro” 3 febbraio 2006

“Il Denaro” 4 febbraio 2006

Un messaggio forte e chia-ro quello contenuto nelladichiarazione finale adot-tata dai partecipanti alconvegno “Le civilizzazio-ni e le culture umane: daldialogo all'alleanza”, or-ganizzata dall’Islamic edu-cational scientific culturalorganization (Isesco), unasorta di Unesco del mondoarabo che rappresenta 51Paesi islamici, che si è ap-pena concluso a Tunisi.

La Fondazione Medi-terraneo, nel quadro delprocesso iniziato a Barcel-lona, si unisce all’iniziativaspagnola per l’Alleanzadelle civiltà e collabora alconvegno di Tunisi per ladiffusione dei valori di dia-logo, di pace e di intesa.

Una tre giorni di lavoriper ribadire l’importanzadel confronto fra Islam eOccidente per sconfiggerel’islamofobia e trasforma-re il dialogo in alleanza.

Il documento, nelle in-tenzioni dei relatori - tracui il segretario generaledella Lega degli Stati Ara-bi Amr Moussa; il segreta-rio generale dell’Organiz-zazione della conferenzaislamica (Oci) EkmeleddinIhsanoglu; il ministro al-gerino della Cultura Kha-lida Toumi; il presidentedella Fondazione Mediter-raneo Michele Capasso edaltri - intende anche soste-nere attraverso il mondoislamico l’iniziativa del-l'Onu riguardante “L’Al-leanza delle civilizzazioni”.Con queste premesse sonostati adottati undici puntiche riguardano il dialogodelle civilizzazioni e l’e-spressione dei valori chedistinguono le diverse ci-viltà e specialmente quellaislamica.

“Il messaggio dell’Islamè universale ed è diretto atutti i popoli in quanto ri-conosce e rispetta tutte lereligioni rivelate”, si leggenel documento che con-danna poi il terrorismo.“E’ un fenomeno di vio-lenza a scala mondiale.Non ha né nazionalità, néreligione, né patria, né cul-tura e va combattuto datutti”. Il dialogo fra le ci-viltà non deve essere limi-tato all’Islam e all’Occi-dente, ma deve coinvolge-re tutte le culture, tutte leciviltà e tutti i popoli.

“E’ un documento am-bizioso che ha lo scopo diessere una pietra miliare inmateria di dialogo contri-buendo a gettare le basi perla costituzione di una veraalleanza fra le civiltà”, di-ce il presidente della Fon-dazione Mediterraneo, Mi-chele Capasso, chiamato apartecipare alla conferenzaunitamente alla vicepresi-dente Caterina Arcidiaco-no. Per tre giorni gli esper-

ti dei vari Paesi si sonoconfrontati su cinque temi:dialogo fra civiltà e le cul-ture, risultati e sfide; co-struzione di una societàumana interattiva; culturaislamica e valori universa-li; alleanza di civiltà, fon-damenta e meccanismi; ilruolo delle organizzazioniinternazionali per la crea-zione dell'alleanza fra le ci-viltà.

Durante i lavori sonointervenutii, tra gli altri, ildirettore generale dell’Ise-sco, Abdulaziz OthmandAltwaijri; il segretario ge-nerale della Lega degli Sta-ti Arabi, Amr Moussa; ilministro della Cultura tu-nisino Fuad Al-Farsi; il se-gretario generale dell'Or-ganizzazione della confe-renza islamica EkmeleddinIhsanoglu e il ministro del-la cultura algerina KhalidaToumi.

Dalle relazioni è appar-so un comune denomina-tore: la necessità di scon-figgere l’islamofobia del-l'Occidente, trasformare ildialogo in alleanza e ren-dere i musulmani piena-mente partecipi del pro-gresso mondiale.

Su questi principaliobiettivi deve puntare ilconfronto tra Islam e Oc-cidente.

Nel corso del convegnonon sono mancati i com-menti sulle polemichescoppiate nel mondo arabodopo la pubblicazione sugiornali nordeuropei di vi-gnette con caricature diMaometto.

“Mai nessuno nel mon-do arabo si è permesso dipubblicare una caricaturadi Gesù”, hanno osservatoin molti, mentre per altri lereazioni suscitate nel mon-do arabo sono state “fuo-ri misura”, anche se tuttihanno invocato il princi-pio del “rispetto degli al-tri”.

“L’Islam è vittima del-l'islamofomia dell'Occi-dente che si pone alla ba-se di un presupposto scon-tro tra Occidente demo-cratico e Islam anti-demo-cratico”, osserva Ihsano-glu nel suo intervento.

E aggiunge: “Voglio ri-cordare che mentre i greciopponevano la grecitàcontro i barbari, il mondomusulmano si è sempre di-stinto per la tolleranza.Oggi viene addirittura ac-cusato di terrorismo, maquest’ultimo non è l’Islam,ma solo una minoranzache odia l’Islam”.

“Il dialogo deve tra-sformarsi in alleanza”, sot-tolinea dal canto suoMoussa.

“E’ un conflitto politicoquello contro l'Islam chenon ha niente a che vede-re con la religione. E’ il

momento di intraprendereuna riforma che permettaai musulmani di avere il lo-ro ruolo nel mondo sullastrada del progresso, senzaessere schiavi del passato.Finora noi musulmani nonsiamo stati all’altezza delnostro compito. Dobbia-mo ammetterlo ed esserecapaci di costituire l'uomomusulmano in grado diriformare l’Islam e di par-tecipare all'ordine mon-

diale”. Una strenua difesadell’Islam è giunta anchedal ministro algerino Tou-mi: “Il vero Islam è quellodel movimento e del pro-gresso. La civilizzazionemusulmana non è un uni-verso chiuso, ma aperto ebasato sul rispetto dell’al-tro. Tutto ciò é stato nega-to dalla campagna oscu-rantista anche ad opera digruppi terroristici musul-mani. Non dimentichiamo

- aggiunge - che nel mioPaese sono stati i musul-mani le prime vittime adessere colpite dai terroristiislamici”.

“Occorre lavorare in-sieme per una grande al-leanza delle civilizzazioni”.Lo dice il presidente dellaFondazione Mediterraneodi Napoli, Michele Capas-so, intervenendo ai lavoridel convegno: “Se si conti-nua a parlare di due ter-

mini – afferma Capasso - sigiungerà sempre ad unapolitica di opposizione,mentre invece i termini so-no tre: Islam, l’Occidente ela modernità.

L’Islam e l’Occidentenon sono obbligatoria-mente in contrasto tra lo-ro, ma possono costituirecon gli elementi “buoni”che sussistono in entrambiuna politica di solidarietàper avanzare verso obietti-vi condivisi anche se i pun-ti di partenza sono diffe-renti così come sono diffe-renti le diverse entità e lediverse culture”, spiega-Capasso. Il presidente del-la Fondazione Mediterra-neo sottolinea quindi la ne-cessità di una collabora-zione non soltanto nell’in-teresse dell’Islam, ma an-che in quello dell’Occiden-te. “Insieme devono segui-re un cammino comuneche deve contrastare con-temporaneamente sia lacrociata esaperata degliStati Uniti sia l’azione delfondamentalismo islami-co”, aggiunge. Capassopropone poi di costituireuna federazione allo sco-po di mettere in rete e mo-nitorare gli organismi in-ternazionali e quelli localiche, con questo spirito,hanno deciso di lavorareper un obiettivo comune:passare dal dialogo fra leculture ad una solida al-leanza delle civilizzazioni.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Sabato 4 febbraio 2006 37IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

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In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è unospazio di informazione e di approfondimento sugli eventi esugli scenari politici, sociali, economici e culturali dell’AreaMed. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quoti-diano Il Denaro, il notiziario rappresenta per imprenditorie istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione.Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20.

ALLE ORE 16.20

TGMED

in collaborazione con Ansamed

Una delegazione della Fondazione Medi-terraneo guidata dal presidente Michele Ca-passo e dalla vicepresidente Caterina Arci-diacono incontra, nel palazzo presidenzialedi Cartagine, il presidente della Tunisia ZineEl Abidine Ben Ali prima dell’apertura deilavori del Convegno Isesco “Civilizzazioni eculture umane: dal dialogo all’alleanza”. Du-rante l’incontro con il presidente tunisinoviene sottolineato il ruolo della FondazioneMediterraneo nel promuovere il dialogo trale culture sia all’interno del partenariato eu-romediterraneo sia nella dimensione più va-

sta del Grande Mediterraneo. In questa oc-casione il presidente Capasso sottoline l’im-portanza del convegno di Tunisi come primatappa per coordinare tutte le attività in cam-po destinate a trasformare il dialogo tra leculture in “Alleanza delle civilizzazioni” conl’obiettivo di affrontare insieme le grandisfide quali il terrorismo, l’alfabetizzazione,il deficit digitale, la disoccupazione, le mi-grazioni. Il presidente Capasso invita il presidenteBen Ali a Napoli per inaugurare la sala Tunisidella “Maison de la Méditerranée”.

Capasso incontra il presidente tunisino Ben Ali

Un centro per coordinare le iniziative che mirano all'Alleanza delle civilizzazioni con Napolicome punto di riferimento. La proposta viene lanciata dal presidente della FondazioneMediterraneo Michele Capasso alla chiusura dei lavori della conferenza “Le civilizzazionie le culture umane: dal dialogo all’alleanza”, che si è appena conclusa a Tunisi. “Il centromira a creare un coordinamento tra gli organismi internazionali, i governi, le Ong, e tuttigli attori in campo allo scopo di valorizzare tutte le iniziative a sostegno dei meccanismi dicomunicazione, interazione e alleanza delle civilizazioni evitando duplicazioni e spreco dirisorse”, dice Capasso. La proposta della Fondazione viene accolta favorevolmente dai par-tecipanti al convegno e nei prossimi mesi sarà sottoscritto un accordo a Napoli dallo stes-so Capasso e dal direttore generale dell’Isesco, Abdulaziz Othmand Altwaijri.

A Napoli e Rabat un centro di coordinamento

Nella foto in alto Il direttore generale dell'Isesco Abdulaziz Othman Altwaijri; il direttore generale dell'Alecso Mounji Bousnina; ilministro della Cultura siriano Mahmoud Sayyed; il presidente degli Ulema e dei Mufti di Bosnia-Erzegovina Mustapha Cheric; ilpresidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capasso e la segretaria generale della Fondazione della Cultura islamica di MadridIncarna Guterres. In basso, da sinistra, Michele Capasso con il ministro della Cultura tunisino Fmohamed Al Aziz Ibin Achour; al centroCapasso con il ministro della Cultura algerino Khalida Toumi e a destra il vicepresidente della Fondazione Mediterraneo CaterinaArcidiacono con il segretario Lega Araba Amr Mussa.

Parte da Tunisi l’alleanza delle civiltà 1

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“Il Denaro” 3 febbraio 2006

“Il Denaro” 4 febbraio 2006

Un messaggio forte e chia-ro quello contenuto nelladichiarazione finale adot-tata dai partecipanti alconvegno “Le civilizzazio-ni e le culture umane: daldialogo all'alleanza”, or-ganizzata dall’Islamic edu-cational scientific culturalorganization (Isesco), unasorta di Unesco del mondoarabo che rappresenta 51Paesi islamici, che si è ap-pena concluso a Tunisi.

La Fondazione Medi-terraneo, nel quadro delprocesso iniziato a Barcel-lona, si unisce all’iniziativaspagnola per l’Alleanzadelle civiltà e collabora alconvegno di Tunisi per ladiffusione dei valori di dia-logo, di pace e di intesa.

Una tre giorni di lavoriper ribadire l’importanzadel confronto fra Islam eOccidente per sconfiggerel’islamofobia e trasforma-re il dialogo in alleanza.

Il documento, nelle in-tenzioni dei relatori - tracui il segretario generaledella Lega degli Stati Ara-bi Amr Moussa; il segreta-rio generale dell’Organiz-zazione della conferenzaislamica (Oci) EkmeleddinIhsanoglu; il ministro al-gerino della Cultura Kha-lida Toumi; il presidentedella Fondazione Mediter-raneo Michele Capasso edaltri - intende anche soste-nere attraverso il mondoislamico l’iniziativa del-l'Onu riguardante “L’Al-leanza delle civilizzazioni”.Con queste premesse sonostati adottati undici puntiche riguardano il dialogodelle civilizzazioni e l’e-spressione dei valori chedistinguono le diverse ci-viltà e specialmente quellaislamica.

“Il messaggio dell’Islamè universale ed è diretto atutti i popoli in quanto ri-conosce e rispetta tutte lereligioni rivelate”, si leggenel documento che con-danna poi il terrorismo.“E’ un fenomeno di vio-lenza a scala mondiale.Non ha né nazionalità, néreligione, né patria, né cul-tura e va combattuto datutti”. Il dialogo fra le ci-viltà non deve essere limi-tato all’Islam e all’Occi-dente, ma deve coinvolge-re tutte le culture, tutte leciviltà e tutti i popoli.

“E’ un documento am-bizioso che ha lo scopo diessere una pietra miliare inmateria di dialogo contri-buendo a gettare le basi perla costituzione di una veraalleanza fra le civiltà”, di-ce il presidente della Fon-dazione Mediterraneo, Mi-chele Capasso, chiamato apartecipare alla conferenzaunitamente alla vicepresi-dente Caterina Arcidiaco-no. Per tre giorni gli esper-

ti dei vari Paesi si sonoconfrontati su cinque temi:dialogo fra civiltà e le cul-ture, risultati e sfide; co-struzione di una societàumana interattiva; culturaislamica e valori universa-li; alleanza di civiltà, fon-damenta e meccanismi; ilruolo delle organizzazioniinternazionali per la crea-zione dell'alleanza fra le ci-viltà.

Durante i lavori sonointervenutii, tra gli altri, ildirettore generale dell’Ise-sco, Abdulaziz OthmandAltwaijri; il segretario ge-nerale della Lega degli Sta-ti Arabi, Amr Moussa; ilministro della Cultura tu-nisino Fuad Al-Farsi; il se-gretario generale dell'Or-ganizzazione della confe-renza islamica EkmeleddinIhsanoglu e il ministro del-la cultura algerina KhalidaToumi.

Dalle relazioni è appar-so un comune denomina-tore: la necessità di scon-figgere l’islamofobia del-l'Occidente, trasformare ildialogo in alleanza e ren-dere i musulmani piena-mente partecipi del pro-gresso mondiale.

Su questi principaliobiettivi deve puntare ilconfronto tra Islam e Oc-cidente.

Nel corso del convegnonon sono mancati i com-menti sulle polemichescoppiate nel mondo arabodopo la pubblicazione sugiornali nordeuropei di vi-gnette con caricature diMaometto.

“Mai nessuno nel mon-do arabo si è permesso dipubblicare una caricaturadi Gesù”, hanno osservatoin molti, mentre per altri lereazioni suscitate nel mon-do arabo sono state “fuo-ri misura”, anche se tuttihanno invocato il princi-pio del “rispetto degli al-tri”.

“L’Islam è vittima del-l'islamofomia dell'Occi-dente che si pone alla ba-se di un presupposto scon-tro tra Occidente demo-cratico e Islam anti-demo-cratico”, osserva Ihsano-glu nel suo intervento.

E aggiunge: “Voglio ri-cordare che mentre i greciopponevano la grecitàcontro i barbari, il mondomusulmano si è sempre di-stinto per la tolleranza.Oggi viene addirittura ac-cusato di terrorismo, maquest’ultimo non è l’Islam,ma solo una minoranzache odia l’Islam”.

“Il dialogo deve tra-sformarsi in alleanza”, sot-tolinea dal canto suoMoussa.

“E’ un conflitto politicoquello contro l'Islam chenon ha niente a che vede-re con la religione. E’ il

momento di intraprendereuna riforma che permettaai musulmani di avere il lo-ro ruolo nel mondo sullastrada del progresso, senzaessere schiavi del passato.Finora noi musulmani nonsiamo stati all’altezza delnostro compito. Dobbia-mo ammetterlo ed esserecapaci di costituire l'uomomusulmano in grado diriformare l’Islam e di par-tecipare all'ordine mon-

diale”. Una strenua difesadell’Islam è giunta anchedal ministro algerino Tou-mi: “Il vero Islam è quellodel movimento e del pro-gresso. La civilizzazionemusulmana non è un uni-verso chiuso, ma aperto ebasato sul rispetto dell’al-tro. Tutto ciò é stato nega-to dalla campagna oscu-rantista anche ad opera digruppi terroristici musul-mani. Non dimentichiamo

- aggiunge - che nel mioPaese sono stati i musul-mani le prime vittime adessere colpite dai terroristiislamici”.

“Occorre lavorare in-sieme per una grande al-leanza delle civilizzazioni”.Lo dice il presidente dellaFondazione Mediterraneodi Napoli, Michele Capas-so, intervenendo ai lavoridel convegno: “Se si conti-nua a parlare di due ter-

mini – afferma Capasso - sigiungerà sempre ad unapolitica di opposizione,mentre invece i termini so-no tre: Islam, l’Occidente ela modernità.

L’Islam e l’Occidentenon sono obbligatoria-mente in contrasto tra lo-ro, ma possono costituirecon gli elementi “buoni”che sussistono in entrambiuna politica di solidarietàper avanzare verso obietti-vi condivisi anche se i pun-ti di partenza sono diffe-renti così come sono diffe-renti le diverse entità e lediverse culture”, spiega-Capasso. Il presidente del-la Fondazione Mediterra-neo sottolinea quindi la ne-cessità di una collabora-zione non soltanto nell’in-teresse dell’Islam, ma an-che in quello dell’Occiden-te. “Insieme devono segui-re un cammino comuneche deve contrastare con-temporaneamente sia lacrociata esaperata degliStati Uniti sia l’azione delfondamentalismo islami-co”, aggiunge. Capassopropone poi di costituireuna federazione allo sco-po di mettere in rete e mo-nitorare gli organismi in-ternazionali e quelli localiche, con questo spirito,hanno deciso di lavorareper un obiettivo comune:passare dal dialogo fra leculture ad una solida al-leanza delle civilizzazioni.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

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MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

DAL LUNEDÌ AL SABATO

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In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è unospazio di informazione e di approfondimento sugli eventi esugli scenari politici, sociali, economici e culturali dell’AreaMed. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quoti-diano Il Denaro, il notiziario rappresenta per imprenditorie istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione.Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20.

ALLE ORE 16.20

TGMED

in collaborazione con Ansamed

Una delegazione della Fondazione Medi-terraneo guidata dal presidente Michele Ca-passo e dalla vicepresidente Caterina Arci-diacono incontra, nel palazzo presidenzialedi Cartagine, il presidente della Tunisia ZineEl Abidine Ben Ali prima dell’apertura deilavori del Convegno Isesco “Civilizzazioni eculture umane: dal dialogo all’alleanza”. Du-rante l’incontro con il presidente tunisinoviene sottolineato il ruolo della FondazioneMediterraneo nel promuovere il dialogo trale culture sia all’interno del partenariato eu-romediterraneo sia nella dimensione più va-

sta del Grande Mediterraneo. In questa oc-casione il presidente Capasso sottoline l’im-portanza del convegno di Tunisi come primatappa per coordinare tutte le attività in cam-po destinate a trasformare il dialogo tra leculture in “Alleanza delle civilizzazioni” conl’obiettivo di affrontare insieme le grandisfide quali il terrorismo, l’alfabetizzazione,il deficit digitale, la disoccupazione, le mi-grazioni. Il presidente Capasso invita il presidenteBen Ali a Napoli per inaugurare la sala Tunisidella “Maison de la Méditerranée”.

Capasso incontra il presidente tunisino Ben Ali

Un centro per coordinare le iniziative che mirano all'Alleanza delle civilizzazioni con Napolicome punto di riferimento. La proposta viene lanciata dal presidente della FondazioneMediterraneo Michele Capasso alla chiusura dei lavori della conferenza “Le civilizzazionie le culture umane: dal dialogo all’alleanza”, che si è appena conclusa a Tunisi. “Il centromira a creare un coordinamento tra gli organismi internazionali, i governi, le Ong, e tuttigli attori in campo allo scopo di valorizzare tutte le iniziative a sostegno dei meccanismi dicomunicazione, interazione e alleanza delle civilizazioni evitando duplicazioni e spreco dirisorse”, dice Capasso. La proposta della Fondazione viene accolta favorevolmente dai par-tecipanti al convegno e nei prossimi mesi sarà sottoscritto un accordo a Napoli dallo stes-so Capasso e dal direttore generale dell’Isesco, Abdulaziz Othmand Altwaijri.

A Napoli e Rabat un centro di coordinamento

Nella foto in alto Il direttore generale dell'Isesco Abdulaziz Othman Altwaijri; il direttore generale dell'Alecso Mounji Bousnina; ilministro della Cultura siriano Mahmoud Sayyed; il presidente degli Ulema e dei Mufti di Bosnia-Erzegovina Mustapha Cheric; ilpresidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capasso e la segretaria generale della Fondazione della Cultura islamica di MadridIncarna Guterres. In basso, da sinistra, Michele Capasso con il ministro della Cultura tunisino Fmohamed Al Aziz Ibin Achour; al centroCapasso con il ministro della Cultura algerino Khalida Toumi e a destra il vicepresidente della Fondazione Mediterraneo CaterinaArcidiacono con il segretario Lega Araba Amr Mussa.

Parte da Tunisi l’alleanza delle civiltà 1

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“Il Denaro” 16 febbraio 2006 “Corriere del Mezzogiorno” 16 febbraio 2006

Segretario generale dell’Euro-Mesco, il portoghese Álvaro deVasconcelos (nella foto a destra)è oggi ospite a Napoli per inau-gurerà, alle 17.30, alla Maisonde la Méditerranée (via Depre-tis, 130) la seconda edizione delciclo di conferenze sulla politicainternazionale nelMediterraneoorganizzato dalla FondazioneMediterraneo.Proprio quando la politica

Euromediterranea è oggeto di se-vere critiche e di un certo scettici-smo, Vasconcelos propone di ri-tornare a riflettere sulla filosofiache ha ispirato il processo di Bar-cellona (vedi box a destra) e che,a suo parere, rimane valida no-nostante gli errori che ne hannolimitato i risultati.

La sua lezione si intitola «Bar-cellona: Dialogo tra le civiltà o in-

clusione nella diversità?».Qual è la sua tesi?«Il processo di Barcellona

può essere visto come unesempio di ‘politica dell’in-clusione’: il suo obiettivo ècreare un gruppo— col tem-po, una comunità di stati de-mocratici— nella regione eu-ro-mediterranea, costituitoda una realtà culturale e reli-

giosa fortemente pluralistica ebasato sul principio di ‘unità nel-la diversità’. A questo riguardo,il processo di democratizzazio-ne della Turchia e il suo ingressonell’Unione Europea è un poten-te stimolo all’integrazione inquanto evidenzia i risultati posi-tivi propri di una logica che enfa-tizza ciò che singoli individui egruppi condividono attraversol’inclusione, piuttosto che foca-lizzarsi su fratture di tipo cultu-rale o divisioni reali o immagina-rie. Questo è un punto crucialese si vuole evitare che un approc-cio retorico al dialogo culturaleprenda il posto di un dibattitocritico sulla democrazia e sui di-ritti umani».

Lei, insomma, vuole metterciin guardia dai rischi che derivanodall’enfatizzare il tema delle cul-ture e delle civilità.

«Gli eventi dell’11 settembreci forniscono un’ulteriore provadella rinascita di un nazionali-smo identitario, radicato in unavisione totalitaria. Molti fra co-loro che si oppongono a tesi co-me quella dello ‘scontro di civil-tà’ sono favorevoli a iniziativedel tipo ‘dialogo tra le civiltà’, vi-sto come unmezzo per neutraliz-zare e prevenire il confronto epotenziali conflitti. Ma a questa‘coesistenza tollerante’, a miogiudizio, esiste una alternativa:riconoscere che, nonostante lediverse eredità culturali e tradi-zionali, ogni persona è soprattut-to un membro di una famigliaumana e come tale avente glistessi diritti fondamentali. Nelleparole di Jacques Derrida, ciòche è in gioco è un ‘sentimentodi ospitalità’ basato sul ricono-scimento dell’‘altro’ inteso noncome intrinsecamente differen-te, ma come sostanzialmente si-mile: in altre parole, come un es-sere uguale».

Ma il problema non risiedepiuttosto nella politica dell’ammi-nistrazione Bu-s h i n Med i oOriente?«Molti han-

no inserito la ri-sposta dell’am-ministrazioneamericana aglieventi dell’11settembre nelquadro delloscontro di civil-tà, in quanto tutte le forme diterrorismo sono state etichettatecome indifferenziate minacce al-la sicurezza nazionale/interna-zionale. Una conseguenza ancorpiù perversa è stato vederel’Islam come un problema globa-le, articolato non nella visioneconservatrice di Huntington(l’Islam è fondamentalmente in-compatibile con la democrazia)bensì nell’approccio propostoda Bernard Lewis, secondo cui iMusulmani sono ‘malati’, biso-gnosi di un urgente ‘grande pro-getto’ curativo— usando la for-

za se necessario — con massicceiniezioni di democrazia e di mo-dernità. Eppure il dibattito sulGrande Medio Oriente e sul-l’Iraq ha dimostrato ancora unavolta che la democrazia è essen-zialmente una questione nazio-nale, dipendente soprattutto dafattori interni».

D’altra parte, secondo moltianalisti, l’approccio dell’Europae, in particolare, il processo diBarcellona, non ha portato a deirisultati più convincenti…«La dichiarazione di Barcello-

na ha avuto il grande merito dievitare il bipo-larismo basatosulle diversitàculturali. Nel2005 l'EuroMe-sco ha pubbli-cato una rap-porto sui risul-tati del Parte-nar ia to . Laconc lu s ioneprincipale è

che il processo di Barcellonanon ha contribuito in modo si-gnificativo a promuovere le con-dizioni necessarie per assicurarel’inclusione euromediterranea, eil fallimento è attribuito al fattoche, nonostante i principi enun-ciati nella dichiarazione, priori-tà è stata data alla stabilità, alcontenimento dell’Islam politi-co e al controllo dei flussi migra-tori. Pertanto, sarebbe necessa-rio rivedere il rapporto tra svi-luppo, sicurezza e democrazia eabbandonare il punto di vista er-rato secondo cui lo sviluppo por-

ta di per sé sicurezza e stabilitàe, in tempi lunghi, forse anchedemocrazia. La sequenza causa-le che lega riforme economiche edemocratizzazione non ha ope-rato nel Mediterraneo, mentrenel frattempo l’Islam politico,sotto forme diverse, è diventatouna realtà inevitabile. Così, l’Uesi trova ora di fronte alla necessi-tà di coinvolgere i suoi partnermeridionali in un processo chedà priorità alla dimensione poli-tica, il che significa accettare ladiffusa diversità esistente fra gliattori politici della regione— compresi gli Islamisti — e laloro inclusione in un progettocomune».

In altre parole, lei pensa che ilsuccesso del Partenariato Euro-mediterraneo dipenderà dalla ca-pacità dell’Europa di creare unanuova «unità nella diversità»?«Si, ed è per questa ragione

che ritengo cruciale che l’ingres-so della Turchia nell’Ue avven-ga secondo i criteri che, mutatismutandis, furono seguiti nel ca-so del Portogallo o della Polo-nia. È in gioco il vasto processodell’inclusione del Sud nello spa-zio europeo. Il successo di que-sto ambizioso processo, che po-trà assumere forme diverse dapaese a paese, dipenderà moltodalla capacità dei paesi del Suddi democraticizzarsi, ma anchedalla capacità dell’Europa di ri-manere fedele ai suoi valori e diaffermarsi come espace monde,praticando una integrazioneaperta, basata su democrazia, di-versità culturale e religiosa e li-bertà di partecipazione dei citta-dini».

Il tema

RILEGGERE CRUSOE

Il processo diBarcellona a cuihanno aderito 27Paesi, di cui 15appartenentiall’UnioneEuropea e 12 delBacino Sud delMediterraneo,avviato nel 1995,tendeva avalorizzarel’importanzastrategicadell’areamediterranea,perseguendo ilmantenimentodella pace edella stabilitànella regione epromuovendogli interessicomuni deiPaesi coinvoltiattraverso unprocesso diriforme.Il partenariatoEuromediterraneoè costituito da unsistemamultilateralefondato su unarete di rapportibilaterali tra iPaesi partnersmediterranei el’Unione Europeaespressi dagliaccordi diassociazione.Il processo vuolerafforzare ilcoordinamentodelle azioni e, allostesso tempo,assicurare lesinergie tra ledifferenti attivitàregionali.

UN CICLO DI CONFERENZE

«L’Europa devecreare l’unitàdelle differenze»

Con Daniela de Filippis, an-glista dell’Orientale di Napoli especialista del romanzo inglese,non azzardatevi a chiamare il li-bro di Defoe semplicementeRo-binson Crusoe. Perché la studio-sa, che del testo è tra i massimiesperti, vi correggerà ricordan-dovi che il titolo originale è Thelife and strange surprising adven-tures of Robinson Crusoe e nonRobinson Crusoe come vulgataimpone. Autrice tra l’altro delvolume Le origini e le forme delromanzo inglese: teorie a con-fronto (L’Orientale) la de Filip-pis dà una dritta filologica an-che sul vero nome dell’autore«il cui cognome— spiega— eraFoe e non Defoe. Lo scrittore,infatti, per affrancarsi dalle sueorigini umili, aggiunse un ‘de’come vezzo nobiliare».Sfrondato il campo dalle im-

precisioni la de Filippis che hadedicato un corso monograficoalle riscritture sia filmiche chenarrative del Robinson, com-menta il suggerimento di Mar-co Demarco di adottare il cele-berrimo titolo come «libro perNapoli». «L’idea di un libro perl’intera comunitàcittadina mi sem-bra eccellente,ma piuttosto cheil romanzo di deFoe, che è il pri-mo manifesto delcolonialismo in-glese e mi vedeper questo ideologicamente di-stante, suggerirei una delle tan-te riscritture che hanno creatoun vero e proprio genere, le ro-binsonate, appunto.Mi riferiscoalla recente riscrittura, in una vi-sione assolutamente postcolo-

niale, che ne ha fatto il nordafri-cano John Coetzee, premio No-bel nel 2003». Affascinante: cispieghi. «Si intitola solo Foe(Rizzoli, 1986). La voce narran-te è quella di una donna, Susan,che naufraga e approda suun’isola in cui incontra un Cru-

soe invecchiato eapatico, accompa-gnato da un Ve-nerdì piuttosto at-tivo ma non bellocome quello tradi-zionale e con lin-gua mozza. Lametafora è chia-

ra: il colonizzato non potrà mairaccontare la sua storia. Susantorna in Inghilterra e porta consé Venerdì. Crusoe è troppoma-lato e muore durante il viaggio.A Londra Susan cerca uno scrit-tore che narri la sua storia e in-

contra Foe che vorrebbe però in-farcirla di altri aventi, ma Susanvuole raccontare solo la nudacronaca. Questo Venerdì senzalingua mi fa pensare a Scampiae a tutti quei quartieri dove lacultura non arriva, dove la paro-la, elemento normativo per ec-cellenza, non ha potere. Robin-son salva dal naufraugio il fuci-le, ma anche il calamaio. Usereisolo metà della metafora: biso-gna ripartire non dagli strumen-ti di sopraffazione ma dalla cul-tura (il naufrago scrive il diario)e dal lavoro (costruisce). La finedel romanzo, poi, suggerisce unimmagine pompeiana: dallabocca di Venerdì esce un’eruzio-ne che copre tutto: ‘Dolce e fred-do, scuro e infinito mi batte con-tro le palpebre, contro la pelledel viso’».

Natascia Festa

CULTURASPETTACOLI & TEMPO LIBERO

L’esperto di politica internazionale Vasconcelos:«Bisogna includere i Sud nello spazio europeo»

A CASTEL DELL’OVO

Terrosa, livida, intensissima. Satura di quell’at-trazione verso la dissolvenza a cui è impossibile resi-stere. Così è la pittura di ElioWaschimps, magneti-ca e impietosa. Dall’astrattismo delle prime tele alvirtuosismo rappresentativo di un reale cupo, disil-luso e beffardo, cinquant’anni di ricerca indipen-dente, lontano da mode e maniere, segnano un per-corso straordinario nella fortezza di Castel del-l’Ovo.Trenta tele, oli di grande formato, un’antologica

voluta dal Comune di Napoli per omaggiare, dopole mostre dedicate a Lippi, Barisani, Perez, Alfano,Del Pezzo Casciello e Pisani, i grandi maestri napo-letani. Una retrospettiva che è già un evento perquest’artista di raro talento, tanto schivo e solitarioquanto amato dalla critica.Dai primi lavori del ’57 al disincanto plumbeo

dei Giochi. Dalle influenze dell’espressionismodrammatico di Chaim Soutine alla destrutturazio-ne dell’immagine figurativa delle ultime allegorie.C’è il meglio diWaschimps tra i due piani del castel-lo. Dall’astrattismomaterico degli esordi, si diceva,al bisogno, una volta varcata la soglia tra descrizio-ne e linguaggio, di allontanarsi dalla forma per ri-volgere l’attenzione al contenuto, all’uomo, in par-

ticolare, con una nuova piùpiena e consapevole urgenzadi dire. È il ciclo degliUominialla finestra, la serie dei Ma-rat. La conferma di quell’im-pegno morale che l’artistanon ha mai perso di vista. Ilritorno al figurativo che nonsi appiattisce sul verosimilema ritrae un reale alterato,deformato, già carico di sim-bolismo emetaforica allusivi-tà.

La morte di Marat, peresempio, ripetuta in un cre-scendo di drammaticità attra-verso reiterate variazioni sultema che amplificano via via

una rappresentazione anatomopatologa, è la cita-zione storica che esemplifica la disperata angosciadell’uomo solo in un mondo ostile, violento, rifiu-tante. Ci sono le suggestioni di Ribera, le allusionia Francis Bacon, i chiaroscuri tenebrosi di Zurba-ran. Rimandi, riferimenti.È pittura colta quella di Waschimp, pittura di

forte tensione morale. Stemperata, più avanti, neicromatismi più morbidi, ma non per questo menodesolanti, dei Giardini, dove, uno per tutti, Nostal-gia, affida al doloroso latrato di un cane, l’inelutta-bilità di un funesto presagio. Quasi un ciclo di pas-saggio, i «giardini» ci introducono ai Giochi, i gio-chi dei bambini, il tema più nuovo, ultimo, della ri-flessione di Waschimps. La settimana, il salto dellacorda e lamosca cieca. Ancora una volta rappresen-tazione metaforica del percorso esistenziale, dellafragilità dell’essere, della minacciosità del divenire.Volti sfuggenti, cupi fondali e girotondi che diven-tano spettrali danze di morte. Corpi svuotati, dilui-ti nell’esuberanza del colore totalizzante. Tragediainfantile che diventa tutt’uno con l’impossibilità didire, con il dramma del linguaggio.Morte della pittura, forse? Waschimps ammoni-

sce: l’unico modo di scongiurarla è quello di nonopporle resistenza, ma di ingannarla assumendonele sembianze. Fino al 26 febbraio.

Mediterraneo napoletanoIl dialogo riparte da qui di MELANIA GUIDA

di FRANCOMAZZEI e FABIO PETITO

Che cos’èil processodi Barcellona

LA PROPOSTA

Waschimps l’indipendenteIn mostra 50 anni di ricercadall’astrattismo al reale

ElioWaschimps, Incendio

De Filippis: «Meglio il Foe del Nobel Coetzee»

Barcellona, la Sagrada Famiglia di Gaudì

Civiltà a confronto alla Maison di via Depretis

17CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2006NA

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Segretario generale dell’Euro-Mesco, il portoghese Álvaro deVasconcelos (nella foto a destra)è oggi ospite a Napoli per inau-gurerà, alle 17.30, alla Maisonde la Méditerranée (via Depre-tis, 130) la seconda edizione delciclo di conferenze sulla politicainternazionale nelMediterraneoorganizzato dalla FondazioneMediterraneo.Proprio quando la politica

Euromediterranea è oggeto di se-vere critiche e di un certo scettici-smo, Vasconcelos propone di ri-tornare a riflettere sulla filosofiache ha ispirato il processo di Bar-cellona (vedi box a destra) e che,a suo parere, rimane valida no-nostante gli errori che ne hannolimitato i risultati.

La sua lezione si intitola «Bar-cellona: Dialogo tra le civiltà o in-

clusione nella diversità?».Qual è la sua tesi?«Il processo di Barcellona

può essere visto come unesempio di ‘politica dell’in-clusione’: il suo obiettivo ècreare un gruppo— col tem-po, una comunità di stati de-mocratici— nella regione eu-ro-mediterranea, costituitoda una realtà culturale e reli-

giosa fortemente pluralistica ebasato sul principio di ‘unità nel-la diversità’. A questo riguardo,il processo di democratizzazio-ne della Turchia e il suo ingressonell’Unione Europea è un poten-te stimolo all’integrazione inquanto evidenzia i risultati posi-tivi propri di una logica che enfa-tizza ciò che singoli individui egruppi condividono attraversol’inclusione, piuttosto che foca-lizzarsi su fratture di tipo cultu-rale o divisioni reali o immagina-rie. Questo è un punto crucialese si vuole evitare che un approc-cio retorico al dialogo culturaleprenda il posto di un dibattitocritico sulla democrazia e sui di-ritti umani».

Lei, insomma, vuole metterciin guardia dai rischi che derivanodall’enfatizzare il tema delle cul-ture e delle civilità.

«Gli eventi dell’11 settembreci forniscono un’ulteriore provadella rinascita di un nazionali-smo identitario, radicato in unavisione totalitaria. Molti fra co-loro che si oppongono a tesi co-me quella dello ‘scontro di civil-tà’ sono favorevoli a iniziativedel tipo ‘dialogo tra le civiltà’, vi-sto come unmezzo per neutraliz-zare e prevenire il confronto epotenziali conflitti. Ma a questa‘coesistenza tollerante’, a miogiudizio, esiste una alternativa:riconoscere che, nonostante lediverse eredità culturali e tradi-zionali, ogni persona è soprattut-to un membro di una famigliaumana e come tale avente glistessi diritti fondamentali. Nelleparole di Jacques Derrida, ciòche è in gioco è un ‘sentimentodi ospitalità’ basato sul ricono-scimento dell’‘altro’ inteso noncome intrinsecamente differen-te, ma come sostanzialmente si-mile: in altre parole, come un es-sere uguale».

Ma il problema non risiedepiuttosto nella politica dell’ammi-nistrazione Bu-s h i n Med i oOriente?«Molti han-

no inserito la ri-sposta dell’am-ministrazioneamericana aglieventi dell’11settembre nelquadro delloscontro di civil-tà, in quanto tutte le forme diterrorismo sono state etichettatecome indifferenziate minacce al-la sicurezza nazionale/interna-zionale. Una conseguenza ancorpiù perversa è stato vederel’Islam come un problema globa-le, articolato non nella visioneconservatrice di Huntington(l’Islam è fondamentalmente in-compatibile con la democrazia)bensì nell’approccio propostoda Bernard Lewis, secondo cui iMusulmani sono ‘malati’, biso-gnosi di un urgente ‘grande pro-getto’ curativo— usando la for-

za se necessario — con massicceiniezioni di democrazia e di mo-dernità. Eppure il dibattito sulGrande Medio Oriente e sul-l’Iraq ha dimostrato ancora unavolta che la democrazia è essen-zialmente una questione nazio-nale, dipendente soprattutto dafattori interni».

D’altra parte, secondo moltianalisti, l’approccio dell’Europae, in particolare, il processo diBarcellona, non ha portato a deirisultati più convincenti…«La dichiarazione di Barcello-

na ha avuto il grande merito dievitare il bipo-larismo basatosulle diversitàculturali. Nel2005 l'EuroMe-sco ha pubbli-cato una rap-porto sui risul-tati del Parte-nar ia to . Laconc lu s ioneprincipale è

che il processo di Barcellonanon ha contribuito in modo si-gnificativo a promuovere le con-dizioni necessarie per assicurarel’inclusione euromediterranea, eil fallimento è attribuito al fattoche, nonostante i principi enun-ciati nella dichiarazione, priori-tà è stata data alla stabilità, alcontenimento dell’Islam politi-co e al controllo dei flussi migra-tori. Pertanto, sarebbe necessa-rio rivedere il rapporto tra svi-luppo, sicurezza e democrazia eabbandonare il punto di vista er-rato secondo cui lo sviluppo por-

ta di per sé sicurezza e stabilitàe, in tempi lunghi, forse anchedemocrazia. La sequenza causa-le che lega riforme economiche edemocratizzazione non ha ope-rato nel Mediterraneo, mentrenel frattempo l’Islam politico,sotto forme diverse, è diventatouna realtà inevitabile. Così, l’Uesi trova ora di fronte alla necessi-tà di coinvolgere i suoi partnermeridionali in un processo chedà priorità alla dimensione poli-tica, il che significa accettare ladiffusa diversità esistente fra gliattori politici della regione— compresi gli Islamisti — e laloro inclusione in un progettocomune».

In altre parole, lei pensa che ilsuccesso del Partenariato Euro-mediterraneo dipenderà dalla ca-pacità dell’Europa di creare unanuova «unità nella diversità»?«Si, ed è per questa ragione

che ritengo cruciale che l’ingres-so della Turchia nell’Ue avven-ga secondo i criteri che, mutatismutandis, furono seguiti nel ca-so del Portogallo o della Polo-nia. È in gioco il vasto processodell’inclusione del Sud nello spa-zio europeo. Il successo di que-sto ambizioso processo, che po-trà assumere forme diverse dapaese a paese, dipenderà moltodalla capacità dei paesi del Suddi democraticizzarsi, ma anchedalla capacità dell’Europa di ri-manere fedele ai suoi valori e diaffermarsi come espace monde,praticando una integrazioneaperta, basata su democrazia, di-versità culturale e religiosa e li-bertà di partecipazione dei citta-dini».

Il tema

RILEGGERE CRUSOE

Il processo diBarcellona a cuihanno aderito 27Paesi, di cui 15appartenentiall’UnioneEuropea e 12 delBacino Sud delMediterraneo,avviato nel 1995,tendeva avalorizzarel’importanzastrategicadell’areamediterranea,perseguendo ilmantenimentodella pace edella stabilitànella regione epromuovendogli interessicomuni deiPaesi coinvoltiattraverso unprocesso diriforme.Il partenariatoEuromediterraneoè costituito da unsistemamultilateralefondato su unarete di rapportibilaterali tra iPaesi partnersmediterranei el’Unione Europeaespressi dagliaccordi diassociazione.Il processo vuolerafforzare ilcoordinamentodelle azioni e, allostesso tempo,assicurare lesinergie tra ledifferenti attivitàregionali.

UN CICLO DI CONFERENZE

«L’Europa devecreare l’unitàdelle differenze»

Con Daniela de Filippis, an-glista dell’Orientale di Napoli especialista del romanzo inglese,non azzardatevi a chiamare il li-bro di Defoe semplicementeRo-binson Crusoe. Perché la studio-sa, che del testo è tra i massimiesperti, vi correggerà ricordan-dovi che il titolo originale è Thelife and strange surprising adven-tures of Robinson Crusoe e nonRobinson Crusoe come vulgataimpone. Autrice tra l’altro delvolume Le origini e le forme delromanzo inglese: teorie a con-fronto (L’Orientale) la de Filip-pis dà una dritta filologica an-che sul vero nome dell’autore«il cui cognome— spiega— eraFoe e non Defoe. Lo scrittore,infatti, per affrancarsi dalle sueorigini umili, aggiunse un ‘de’come vezzo nobiliare».Sfrondato il campo dalle im-

precisioni la de Filippis che hadedicato un corso monograficoalle riscritture sia filmiche chenarrative del Robinson, com-menta il suggerimento di Mar-co Demarco di adottare il cele-berrimo titolo come «libro perNapoli». «L’idea di un libro perl’intera comunitàcittadina mi sem-bra eccellente,ma piuttosto cheil romanzo di deFoe, che è il pri-mo manifesto delcolonialismo in-glese e mi vedeper questo ideologicamente di-stante, suggerirei una delle tan-te riscritture che hanno creatoun vero e proprio genere, le ro-binsonate, appunto.Mi riferiscoalla recente riscrittura, in una vi-sione assolutamente postcolo-

niale, che ne ha fatto il nordafri-cano John Coetzee, premio No-bel nel 2003». Affascinante: cispieghi. «Si intitola solo Foe(Rizzoli, 1986). La voce narran-te è quella di una donna, Susan,che naufraga e approda suun’isola in cui incontra un Cru-

soe invecchiato eapatico, accompa-gnato da un Ve-nerdì piuttosto at-tivo ma non bellocome quello tradi-zionale e con lin-gua mozza. Lametafora è chia-

ra: il colonizzato non potrà mairaccontare la sua storia. Susantorna in Inghilterra e porta consé Venerdì. Crusoe è troppoma-lato e muore durante il viaggio.A Londra Susan cerca uno scrit-tore che narri la sua storia e in-

contra Foe che vorrebbe però in-farcirla di altri aventi, ma Susanvuole raccontare solo la nudacronaca. Questo Venerdì senzalingua mi fa pensare a Scampiae a tutti quei quartieri dove lacultura non arriva, dove la paro-la, elemento normativo per ec-cellenza, non ha potere. Robin-son salva dal naufraugio il fuci-le, ma anche il calamaio. Usereisolo metà della metafora: biso-gna ripartire non dagli strumen-ti di sopraffazione ma dalla cul-tura (il naufrago scrive il diario)e dal lavoro (costruisce). La finedel romanzo, poi, suggerisce unimmagine pompeiana: dallabocca di Venerdì esce un’eruzio-ne che copre tutto: ‘Dolce e fred-do, scuro e infinito mi batte con-tro le palpebre, contro la pelledel viso’».

Natascia Festa

CULTURASPETTACOLI & TEMPO LIBERO

L’esperto di politica internazionale Vasconcelos:«Bisogna includere i Sud nello spazio europeo»

A CASTEL DELL’OVO

Terrosa, livida, intensissima. Satura di quell’at-trazione verso la dissolvenza a cui è impossibile resi-stere. Così è la pittura di ElioWaschimps, magneti-ca e impietosa. Dall’astrattismo delle prime tele alvirtuosismo rappresentativo di un reale cupo, disil-luso e beffardo, cinquant’anni di ricerca indipen-dente, lontano da mode e maniere, segnano un per-corso straordinario nella fortezza di Castel del-l’Ovo.Trenta tele, oli di grande formato, un’antologica

voluta dal Comune di Napoli per omaggiare, dopole mostre dedicate a Lippi, Barisani, Perez, Alfano,Del Pezzo Casciello e Pisani, i grandi maestri napo-letani. Una retrospettiva che è già un evento perquest’artista di raro talento, tanto schivo e solitarioquanto amato dalla critica.Dai primi lavori del ’57 al disincanto plumbeo

dei Giochi. Dalle influenze dell’espressionismodrammatico di Chaim Soutine alla destrutturazio-ne dell’immagine figurativa delle ultime allegorie.C’è il meglio diWaschimps tra i due piani del castel-lo. Dall’astrattismomaterico degli esordi, si diceva,al bisogno, una volta varcata la soglia tra descrizio-ne e linguaggio, di allontanarsi dalla forma per ri-volgere l’attenzione al contenuto, all’uomo, in par-

ticolare, con una nuova piùpiena e consapevole urgenzadi dire. È il ciclo degliUominialla finestra, la serie dei Ma-rat. La conferma di quell’im-pegno morale che l’artistanon ha mai perso di vista. Ilritorno al figurativo che nonsi appiattisce sul verosimilema ritrae un reale alterato,deformato, già carico di sim-bolismo emetaforica allusivi-tà.

La morte di Marat, peresempio, ripetuta in un cre-scendo di drammaticità attra-verso reiterate variazioni sultema che amplificano via via

una rappresentazione anatomopatologa, è la cita-zione storica che esemplifica la disperata angosciadell’uomo solo in un mondo ostile, violento, rifiu-tante. Ci sono le suggestioni di Ribera, le allusionia Francis Bacon, i chiaroscuri tenebrosi di Zurba-ran. Rimandi, riferimenti.È pittura colta quella di Waschimp, pittura di

forte tensione morale. Stemperata, più avanti, neicromatismi più morbidi, ma non per questo menodesolanti, dei Giardini, dove, uno per tutti, Nostal-gia, affida al doloroso latrato di un cane, l’inelutta-bilità di un funesto presagio. Quasi un ciclo di pas-saggio, i «giardini» ci introducono ai Giochi, i gio-chi dei bambini, il tema più nuovo, ultimo, della ri-flessione di Waschimps. La settimana, il salto dellacorda e lamosca cieca. Ancora una volta rappresen-tazione metaforica del percorso esistenziale, dellafragilità dell’essere, della minacciosità del divenire.Volti sfuggenti, cupi fondali e girotondi che diven-tano spettrali danze di morte. Corpi svuotati, dilui-ti nell’esuberanza del colore totalizzante. Tragediainfantile che diventa tutt’uno con l’impossibilità didire, con il dramma del linguaggio.Morte della pittura, forse? Waschimps ammoni-

sce: l’unico modo di scongiurarla è quello di nonopporle resistenza, ma di ingannarla assumendonele sembianze. Fino al 26 febbraio.

Mediterraneo napoletanoIl dialogo riparte da qui di MELANIA GUIDA

di FRANCOMAZZEI e FABIO PETITO

Che cos’èil processodi Barcellona

LA PROPOSTA

Waschimps l’indipendenteIn mostra 50 anni di ricercadall’astrattismo al reale

ElioWaschimps, Incendio

De Filippis: «Meglio il Foe del Nobel Coetzee»

Barcellona, la Sagrada Famiglia di Gaudì

Civiltà a confronto alla Maison di via Depretis

17CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2006NA

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Venerdì 17 febbraio 2006 23IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

1. La Fondazione Mediterraneoha come obiettivo principale lacostituzione di una Coalizionedi valori e d’interessi condivisitra i Paesi che attraverso i seco-li hanno gravitato o gravitanosul Mediterraneo in continuitàstorica con le grandi sintesi cul-turali e politiche del passato -rappresentate dall’Ellenismo,dall’Impero di Roma, dall’Im-pero di Bisanzio e dall’Islàm - eche oggi - per contiguità geo-grafica, reciproche influenze so-cio-culturali ed intensità discambi umani - rappresentanol’area solidale del Grande Me-diterraneo: una tradizione di si-nergie, anche turbolente ed in-quiete, ma dalle quali è sortaun’indissolubile interdipenden-za più forte di tutti i contrasti,le opposizioni e le guerre.

2. La Fondazione Mediterraneo,che nel corso dell’ultimo decen-nio ha valorizzato queste siner-gie dando loro spessore, inten-de ora continuare ad operarenello spirito della pace e colla-borazione tra i popoli e nel ri-spetto dei diritti fondamentaliche hanno la loro grande espres-sione nella carta dell’ONU. Perquesto, diffonde il “Manifestoper le Alleanze tra le Civiltà” alfine di riunire il maggior nume-ro di uomini e donne, di orga-nismi ed istituzioni dei Paesi delGrande Mediterraneo al fine diindividuare obiettivi percorribi-li e mezzi efficaci per trasfor-mare il “Dialogo tra le Culture”in “Alleanze tra le Civiltà” .

3. Per la costruzione di “Al-leanze tra le Civiltà” del Gran-de Mediterraneo - soggetto sto-rico e strategico che agisce e sisviluppa anche in connessioneed interdipendenza con i Paesidel Medio Oriente, del Golfo edel Mar Nero - occorre pro-muovere la comprensione inter-nazionale mediante la promo-zione della conoscenza dellerealtà identitarie, sociali e cul-turali che compongono il Gran-de Mediterraneo incoraggiando

una loro più stretta interazione,al fine di rafforzare i valori e gliinteressi condivisi nel rispettodei diritti fondamentali dellapersona umana e di eguaglian-za tra i generi, sviluppando spe-cialmente la cooperazione intel-lettuale e la formazione di ri-sorse umane in ambiti multidi-sciplinari.

4. Il Grande Mediterraneo, datroppo lungo tempo, è percor-so da tensioni, crisi e conflittiche hanno lacerato il tessuto diuna convivenza pacifica e pro-sperosa. La recrudescenza delterrorismo e il rischio di unafrattura fra chi crede nel dialo-go e chi va dritto allo scontro diciviltà impone un accresciutoimpegno di Governi e istanzedella Società Civile per pro-muovere una Coalizione di va-lori e d’interessi condivisi.

5. La Coalizione dovrà agire sulterreno dei fatti sviluppandomodelli e programmi di cresci-ta morale e materiale nella re-gione basati sulla pari dignità eil rispetto reciproco di identitàoriginarie diverse, portatrici diprincipi e valori autonomamen-te prescelti e definiti, ma aperteallo scambio e al confronto.Specificità, ricchezza delle tra-dizioni e al tempo stesso comu-nanza di interessi e azioni: lospartiacque tra specificità e co-munanza di valori troverà la suaragione nel rispetto dei dirittifondamentali della personaumana e costituirà l’impegno afar fronte alle nuove sfide co-muni, quale il diritto all’egua-glianza tra uomo e donna. Tut-to questo lavoro è basato sulprincipio della eguaglianza disovranità e delle pari dignità deipopoli e sul rispetto del plurali-smo, delle diversità culturali, deidiritti fondamentali della per-sona e della democrazia.

6. La riconciliazione nel Gran-de Mediterraneo impone in-nanzitutto una ricerca della So-lidarietà nello sviluppo. Oc-corre offrire ai giovani unaeducazione e una preparazioneprofessionale che riducano glihandicap di partenza. Un gran-de sforzo per permettere unaequa inserzione dei giovani di-plomati e laureati nel mondodel lavoro: un’apposita azionedeve essere rivolta a tal fine datutti i soggetti deputati per in-dividuare specifici bisogni for-mativi in relazione a nuovepossibilità del mercato del la-voro che la dimensione del

Grande Mediterraneo puòaprire.

7. L’apertura alla conoscenzauniversale non sarà a scapito delradicamento delle culture a li-vello locale e dovrà mettere in-sieme tradizione, modernità einnovazione. L’impegno per lacostruzione di “Alleanze tra leCiviltà” si inscrive nella neces-sità di nuove politiche dove il ri-spetto per la cultura dell’altropermetta la difesa fondamenta-le della persona e dei suoi dirit-ti. E’ questa, infatti, la nuovafrontiera di sperimentazione so-ciale nelle realtà dove intensiprocessi migratori hanno por-tato alla convivenza di gruppidiversi per religioni e culture.

8. La diffusione del benesserecomporta la promozione di nuo-ve divisioni del lavoro e lo svi-luppo della produttività compa-rata. E’ questo il clima per fa-vorire gli investimenti. La tute-la dei diritti della persona, delleclassi sociali più deboli, dellearee meno favorite dovrà tutta-via contemperare le regole difunzionamento del mercato, co-niugando efficienza e solidarietà.

9. La costruzione di una societàmediterranea salda nei principie nei valori condivisi è incom-patibile con lo scontro tra le ci-viltà, l’uso della forza e il sov-vertimento violento dell’ordinepolitico e sociale internaziona-le. Chi predica l’ideologia delmale, chi istiga alla divisione,chi incita alla sopraffazione do-vrà essere moralmente isolatospecialmente se si riusciranno asradicare i semi della discordia.

10. Il Mediterraneo, l’Europa el’Islàm hanno un interesse vita-le a seguire un altro cammino daquello a cui spingono la crocia-ta statunitense e la risposta fon-damentalista islamica. La viadella collaborazione, dell’intesae della solidarietà è la sola ne-cessaria per tutti. Non dobbia-mo dimenticare che la civiltà eu-ropea ha verso l’Islam un gran-de debito poiché l’Europa occi-dentale ha dovuto il suo risve-glio in gran parte alla civiltà isla-mica. È giunto il momento dipagare quel debito. Ma non sia-mo, purtroppo, su questa stra-da. La modernità è spesso of-ferta all’Islàm in forme che nonpromuovono la parità bensì at-traverso strutture che devonoesprimerne la sottomissione. Inquesto modo essa si erode anchein Europa. Il destino dell’Islàme dell’Europa sono piú legati diquanto non si creda.

11. Le società musulmane nelVicino e nel Lontano Oriente ri-spondono alla dinamica occi-dentale che prende il nome diglobalizzazione con una reazio-ne fondamentalmente ostile enon di rado violenta. Islàm è uncomune denominatore con cuirappresentare tutto il mondomusulmano nonostante la suadiversità: un concetto generico,

in cui l’immaginario storico oc-cidentale, sviluppatosi per di-versi secoli, fa confluire moltiinconsci sottintesi. Con esso raf-figuriamo una società in cui loStato è autoritario e la vita civi-le è regolata dalle norme reli-giose dettate dal Corano. Maanche la modernità è un comu-ne denominatore, indice d’unasocietà fondata sul diritto uma-no e non divino, sull’eguaglian-za giuridica e l’eguale accessibi-lità a posizioni di rappresentan-za politica. Come Islàm è la raf-figurazione statica d’una realtàdifferenziata e dinamica, cosímodernità è l’astrazione staticadi realtà diversificate e in dive-nire. La modernità perciò nons’identifica con l’Occidente nécon l’Europa di oggi. È un pro-getto di società, sorto in Euro-pa all’epoca dell’Illuminismo esviluppatosi durante il Positivi-smo, ed i suoi princípi basila-ri sono indispensabili per lacomplessità della vita moderna,inadattabile alle strutture cheerano idonee ai modi di viverepassati; tuttavia se il mondodell’ Islàm deve affrontare i pro-blemi dovuti alla mancanza dimodernità intesa come affer-mazione del diritto individualee della democrazia, l’ Occiden-te soffre per l’eccesso di moder-nità: velocità, razionalità, as-senza di solidarietà, anomia deicontesti collettivi sono i nuoviproblemi di una società che sidefinisce post-moderna.

12. Il problema di Islàm e mo-dernità non è l’opposizione didue antagonisti ma un problemaa tre termini, l’Islàm, l’Occi-dente e la modernità: due realtàstoriche e un’area critica comu-ne; una problematicità doveognuno vede nell’ occhio dell’altro l’ espressione della propriamancanza; un universo condi-viso dove le logiche del grandecapitale mondiale rendono l’Occidente europeo e il Medi-terraneo sempre più periferici ailuoghi di governo. La questione, che posta in duetermini porta a una politicad’opposizione, a tre termini nonpone Islàm e Occidente in con-trasto ma richiede una politicadi solidarietà per muovere in-sieme in un’evoluzione paralle-la e concorde verso uno stesso fi-ne, anche se diverso è il puntodi partenza e diverse sono le di-

stanze dal termine e gli obietti-vi. Una collaborazione necessa-ria non solo nell’interesse del-l’Islàm ma anche in quello del-l’Occidente poiché l’Occidentein questo processo non avanzarettilineo ma ha i suoi arresti edarretramenti.

13. Questa collaborazione è l’e-lemento fondante per costruirele “Alleanze tra le Civiltà” ed in-dividua nella Società Civile deiPaesi del Grande Mediterraneo– in primo luogo le Comunitàlocali, le Università, le Organiz-zazioni imprenditoriali, gli Or-dini professionali, i Sindacati, leOng, le reti di associazioni, i me-dia, ecc. – il fattore chiave perprogredire nei diritti fonda-mentali, nella sicurezza politi-ca, nella cultura, nell’economia,nella scienza, nello sviluppo so-stenibile, nella comunicazione enell’informazione.

14. Il Grande Mediterraneo èun antico spazio geografico epolitico, ma costituisce anche larappresentazione che oggi rac-chiude il bisogno di dialogo trale culture, di pace, di integra-zione tra innovazione e tradi-zione, di diritti individuali e disolidarietà sociale. Le numero-se iniziative per la pacificazionee lo sviluppo nell’area intrapre-se sinora hanno prodotto pro-gressi parziali. Le stagioni della speranza che laregione ha conosciuto istituzio-nalmente nel Partenariato euro-mediterraneo (attivato nel 1995dall’Unione Europea con il Pro-cesso di Barcellona) ed in altreiniziative oggi si trovano in unostato di stallo. Il Grande Mediterraneo non de-ve più essere oggetto di pro-grammi politici decisi altrovema soggetto di strategie che sia-no espressione diretta dei biso-gni reali di ciascun popolo: è perquesto che occorre prendere co-scienza dei rischi di destruttu-razione e marginalizzazione del-la regione euromediterranea edimpegnarsi per la costruzione di“Alleanze tra le Civiltà” delGrande Mediterraneo, anche alfine di non creare barriere arti-ficiali nel mondo arabo, sepa-rando i Paesi mediterranei daquelli del Golfo.

DAL LUNEDÌ AL SABATO

DENARO TV è disponibile anche sul DIGITALE TERRESTRE nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67

878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio diinformazione e di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politi-ci, sociali, economici e culturali dell’Area Med. Realizzato in collabora-zione tra Denaro tv e il quotidiano Il Denaro, il notiziario rappresentaper imprenditori e istituzioni un’opportunità di sviluppo e di coopera-zione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20.

ALLE ORE 16.20

TGMED

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Il manifesto per le alleanze tra le civiltà

in collaborazione con Ansamed

Inaugurata ieri nella sedenapoletana della FondazioneMediterraneo, con unaconferenza del politologoAlavaro de Vasconcelos, laseconda edizione del ciclo diconferenze sulla politicainternazionale del Mediterra-neo. Nell’occasione il presi-dente della FondazioneMichele Capasso presenta il“Manifesto per le Alleanzetra le Civiltà del GrandeMediterraneo”. Un testopredisposto dallo stessoCapasso che, nell’edizionefinale, è stato definito con ilpresidente del Comitatointernazionale PredragMatvejevic ieri a Napoli.Il documento è destinato adessere fondamentale per ilfuturo sviluppo del dialogo edello sviluppo condivisonella regione.Il Denaro presenta il testointegrale del provvedimento.

Michele Capasso

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“Ansamed” 17 febbraio 2006

“Il Mattino” 17 febbraio 2006

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Venerdì 17 febbraio 2006 23IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

1. La Fondazione Mediterraneoha come obiettivo principale lacostituzione di una Coalizionedi valori e d’interessi condivisitra i Paesi che attraverso i seco-li hanno gravitato o gravitanosul Mediterraneo in continuitàstorica con le grandi sintesi cul-turali e politiche del passato -rappresentate dall’Ellenismo,dall’Impero di Roma, dall’Im-pero di Bisanzio e dall’Islàm - eche oggi - per contiguità geo-grafica, reciproche influenze so-cio-culturali ed intensità discambi umani - rappresentanol’area solidale del Grande Me-diterraneo: una tradizione di si-nergie, anche turbolente ed in-quiete, ma dalle quali è sortaun’indissolubile interdipenden-za più forte di tutti i contrasti,le opposizioni e le guerre.

2. La Fondazione Mediterraneo,che nel corso dell’ultimo decen-nio ha valorizzato queste siner-gie dando loro spessore, inten-de ora continuare ad operarenello spirito della pace e colla-borazione tra i popoli e nel ri-spetto dei diritti fondamentaliche hanno la loro grande espres-sione nella carta dell’ONU. Perquesto, diffonde il “Manifestoper le Alleanze tra le Civiltà” alfine di riunire il maggior nume-ro di uomini e donne, di orga-nismi ed istituzioni dei Paesi delGrande Mediterraneo al fine diindividuare obiettivi percorribi-li e mezzi efficaci per trasfor-mare il “Dialogo tra le Culture”in “Alleanze tra le Civiltà” .

3. Per la costruzione di “Al-leanze tra le Civiltà” del Gran-de Mediterraneo - soggetto sto-rico e strategico che agisce e sisviluppa anche in connessioneed interdipendenza con i Paesidel Medio Oriente, del Golfo edel Mar Nero - occorre pro-muovere la comprensione inter-nazionale mediante la promo-zione della conoscenza dellerealtà identitarie, sociali e cul-turali che compongono il Gran-de Mediterraneo incoraggiando

una loro più stretta interazione,al fine di rafforzare i valori e gliinteressi condivisi nel rispettodei diritti fondamentali dellapersona umana e di eguaglian-za tra i generi, sviluppando spe-cialmente la cooperazione intel-lettuale e la formazione di ri-sorse umane in ambiti multidi-sciplinari.

4. Il Grande Mediterraneo, datroppo lungo tempo, è percor-so da tensioni, crisi e conflittiche hanno lacerato il tessuto diuna convivenza pacifica e pro-sperosa. La recrudescenza delterrorismo e il rischio di unafrattura fra chi crede nel dialo-go e chi va dritto allo scontro diciviltà impone un accresciutoimpegno di Governi e istanzedella Società Civile per pro-muovere una Coalizione di va-lori e d’interessi condivisi.

5. La Coalizione dovrà agire sulterreno dei fatti sviluppandomodelli e programmi di cresci-ta morale e materiale nella re-gione basati sulla pari dignità eil rispetto reciproco di identitàoriginarie diverse, portatrici diprincipi e valori autonomamen-te prescelti e definiti, ma aperteallo scambio e al confronto.Specificità, ricchezza delle tra-dizioni e al tempo stesso comu-nanza di interessi e azioni: lospartiacque tra specificità e co-munanza di valori troverà la suaragione nel rispetto dei dirittifondamentali della personaumana e costituirà l’impegno afar fronte alle nuove sfide co-muni, quale il diritto all’egua-glianza tra uomo e donna. Tut-to questo lavoro è basato sulprincipio della eguaglianza disovranità e delle pari dignità deipopoli e sul rispetto del plurali-smo, delle diversità culturali, deidiritti fondamentali della per-sona e della democrazia.

6. La riconciliazione nel Gran-de Mediterraneo impone in-nanzitutto una ricerca della So-lidarietà nello sviluppo. Oc-corre offrire ai giovani unaeducazione e una preparazioneprofessionale che riducano glihandicap di partenza. Un gran-de sforzo per permettere unaequa inserzione dei giovani di-plomati e laureati nel mondodel lavoro: un’apposita azionedeve essere rivolta a tal fine datutti i soggetti deputati per in-dividuare specifici bisogni for-mativi in relazione a nuovepossibilità del mercato del la-voro che la dimensione del

Grande Mediterraneo puòaprire.

7. L’apertura alla conoscenzauniversale non sarà a scapito delradicamento delle culture a li-vello locale e dovrà mettere in-sieme tradizione, modernità einnovazione. L’impegno per lacostruzione di “Alleanze tra leCiviltà” si inscrive nella neces-sità di nuove politiche dove il ri-spetto per la cultura dell’altropermetta la difesa fondamenta-le della persona e dei suoi dirit-ti. E’ questa, infatti, la nuovafrontiera di sperimentazione so-ciale nelle realtà dove intensiprocessi migratori hanno por-tato alla convivenza di gruppidiversi per religioni e culture.

8. La diffusione del benesserecomporta la promozione di nuo-ve divisioni del lavoro e lo svi-luppo della produttività compa-rata. E’ questo il clima per fa-vorire gli investimenti. La tute-la dei diritti della persona, delleclassi sociali più deboli, dellearee meno favorite dovrà tutta-via contemperare le regole difunzionamento del mercato, co-niugando efficienza e solidarietà.

9. La costruzione di una societàmediterranea salda nei principie nei valori condivisi è incom-patibile con lo scontro tra le ci-viltà, l’uso della forza e il sov-vertimento violento dell’ordinepolitico e sociale internaziona-le. Chi predica l’ideologia delmale, chi istiga alla divisione,chi incita alla sopraffazione do-vrà essere moralmente isolatospecialmente se si riusciranno asradicare i semi della discordia.

10. Il Mediterraneo, l’Europa el’Islàm hanno un interesse vita-le a seguire un altro cammino daquello a cui spingono la crocia-ta statunitense e la risposta fon-damentalista islamica. La viadella collaborazione, dell’intesae della solidarietà è la sola ne-cessaria per tutti. Non dobbia-mo dimenticare che la civiltà eu-ropea ha verso l’Islam un gran-de debito poiché l’Europa occi-dentale ha dovuto il suo risve-glio in gran parte alla civiltà isla-mica. È giunto il momento dipagare quel debito. Ma non sia-mo, purtroppo, su questa stra-da. La modernità è spesso of-ferta all’Islàm in forme che nonpromuovono la parità bensì at-traverso strutture che devonoesprimerne la sottomissione. Inquesto modo essa si erode anchein Europa. Il destino dell’Islàme dell’Europa sono piú legati diquanto non si creda.

11. Le società musulmane nelVicino e nel Lontano Oriente ri-spondono alla dinamica occi-dentale che prende il nome diglobalizzazione con una reazio-ne fondamentalmente ostile enon di rado violenta. Islàm è uncomune denominatore con cuirappresentare tutto il mondomusulmano nonostante la suadiversità: un concetto generico,

in cui l’immaginario storico oc-cidentale, sviluppatosi per di-versi secoli, fa confluire moltiinconsci sottintesi. Con esso raf-figuriamo una società in cui loStato è autoritario e la vita civi-le è regolata dalle norme reli-giose dettate dal Corano. Maanche la modernità è un comu-ne denominatore, indice d’unasocietà fondata sul diritto uma-no e non divino, sull’eguaglian-za giuridica e l’eguale accessibi-lità a posizioni di rappresentan-za politica. Come Islàm è la raf-figurazione statica d’una realtàdifferenziata e dinamica, cosímodernità è l’astrazione staticadi realtà diversificate e in dive-nire. La modernità perciò nons’identifica con l’Occidente nécon l’Europa di oggi. È un pro-getto di società, sorto in Euro-pa all’epoca dell’Illuminismo esviluppatosi durante il Positivi-smo, ed i suoi princípi basila-ri sono indispensabili per lacomplessità della vita moderna,inadattabile alle strutture cheerano idonee ai modi di viverepassati; tuttavia se il mondodell’ Islàm deve affrontare i pro-blemi dovuti alla mancanza dimodernità intesa come affer-mazione del diritto individualee della democrazia, l’ Occiden-te soffre per l’eccesso di moder-nità: velocità, razionalità, as-senza di solidarietà, anomia deicontesti collettivi sono i nuoviproblemi di una società che sidefinisce post-moderna.

12. Il problema di Islàm e mo-dernità non è l’opposizione didue antagonisti ma un problemaa tre termini, l’Islàm, l’Occi-dente e la modernità: due realtàstoriche e un’area critica comu-ne; una problematicità doveognuno vede nell’ occhio dell’altro l’ espressione della propriamancanza; un universo condi-viso dove le logiche del grandecapitale mondiale rendono l’Occidente europeo e il Medi-terraneo sempre più periferici ailuoghi di governo. La questione, che posta in duetermini porta a una politicad’opposizione, a tre termini nonpone Islàm e Occidente in con-trasto ma richiede una politicadi solidarietà per muovere in-sieme in un’evoluzione paralle-la e concorde verso uno stesso fi-ne, anche se diverso è il puntodi partenza e diverse sono le di-

stanze dal termine e gli obietti-vi. Una collaborazione necessa-ria non solo nell’interesse del-l’Islàm ma anche in quello del-l’Occidente poiché l’Occidentein questo processo non avanzarettilineo ma ha i suoi arresti edarretramenti.

13. Questa collaborazione è l’e-lemento fondante per costruirele “Alleanze tra le Civiltà” ed in-dividua nella Società Civile deiPaesi del Grande Mediterraneo– in primo luogo le Comunitàlocali, le Università, le Organiz-zazioni imprenditoriali, gli Or-dini professionali, i Sindacati, leOng, le reti di associazioni, i me-dia, ecc. – il fattore chiave perprogredire nei diritti fonda-mentali, nella sicurezza politi-ca, nella cultura, nell’economia,nella scienza, nello sviluppo so-stenibile, nella comunicazione enell’informazione.

14. Il Grande Mediterraneo èun antico spazio geografico epolitico, ma costituisce anche larappresentazione che oggi rac-chiude il bisogno di dialogo trale culture, di pace, di integra-zione tra innovazione e tradi-zione, di diritti individuali e disolidarietà sociale. Le numero-se iniziative per la pacificazionee lo sviluppo nell’area intrapre-se sinora hanno prodotto pro-gressi parziali. Le stagioni della speranza che laregione ha conosciuto istituzio-nalmente nel Partenariato euro-mediterraneo (attivato nel 1995dall’Unione Europea con il Pro-cesso di Barcellona) ed in altreiniziative oggi si trovano in unostato di stallo. Il Grande Mediterraneo non de-ve più essere oggetto di pro-grammi politici decisi altrovema soggetto di strategie che sia-no espressione diretta dei biso-gni reali di ciascun popolo: è perquesto che occorre prendere co-scienza dei rischi di destruttu-razione e marginalizzazione del-la regione euromediterranea edimpegnarsi per la costruzione di“Alleanze tra le Civiltà” delGrande Mediterraneo, anche alfine di non creare barriere arti-ficiali nel mondo arabo, sepa-rando i Paesi mediterranei daquelli del Golfo.

DAL LUNEDÌ AL SABATO

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878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio diinformazione e di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politi-ci, sociali, economici e culturali dell’Area Med. Realizzato in collabora-zione tra Denaro tv e il quotidiano Il Denaro, il notiziario rappresentaper imprenditori e istituzioni un’opportunità di sviluppo e di coopera-zione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20.

ALLE ORE 16.20

TGMED

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Il manifesto per le alleanze tra le civiltà

in collaborazione con Ansamed

Inaugurata ieri nella sedenapoletana della FondazioneMediterraneo, con unaconferenza del politologoAlavaro de Vasconcelos, laseconda edizione del ciclo diconferenze sulla politicainternazionale del Mediterra-neo. Nell’occasione il presi-dente della FondazioneMichele Capasso presenta il“Manifesto per le Alleanzetra le Civiltà del GrandeMediterraneo”. Un testopredisposto dallo stessoCapasso che, nell’edizionefinale, è stato definito con ilpresidente del Comitatointernazionale PredragMatvejevic ieri a Napoli.Il documento è destinato adessere fondamentale per ilfuturo sviluppo del dialogo edello sviluppo condivisonella regione.Il Denaro presenta il testointegrale del provvedimento.

Michele Capasso

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“Ansamed” 17 febbraio 2006

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Xxxxxxx“Ansamed” 20 febbraio 2006 “Il Denaro” 21 febbraio 2006

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Xxxxxxx“Corriere del Mezzogiorno” 24 febbraio 2006

Alle 11 nell’Aula Magna del Suor Orsola Benincasa sarà con-ferita la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione aJoaquín Navarro Valls, Portavoce della Santa Sede. Interverran-no Francesco De Santis, Lucio d’Alessandro e il ministro MarioLandolfi. Al termine, Lorenzo Del Boca e Massimo Milone con-segneranno l’attestato agli allievi del Master biennale in Giorna-lismo.

Settant’anni portati splendidamente e una presenza che non hanulla da invidiare ai grandi personaggi di Hollywood — così sischerza nel suo ambiente di lavoro — Joaquín Navarro Valls faparte di quelle persone umanamente interessanti con le quali sipuò parlare di tutto, stando a proprio agio e non annoiandosimai. «Amo la storia e l’antropologia, ma leggo anche qualche li-bro di medicina che è stata per anni la mia prima attività profes-sionale», dice. «Quando posso faccio sport: camminate in monta-gna, nuoto, ciclismo. E per rilassarmi, mi affido ai thriller tecnolo-gici. Mi piacciono Patrick Robinson e Chris Steward. AncheJohn Grisham mi diverte».Quanti hanno lavorano al suo fianco dicono che è un gran pia-

nificatore, un uomo che gestisce la sua équipes con la determina-zione dei grandi capitani d’industria. Aperto, leale, prudente maefficiente. Con tutta probabilità sarebbe stato un eccellente diplo-matico, si commenta con Greg Burke, corrispondente di Timemagazine. E malgrado tra i suoi compiti rientrino anche alcuniincarichi diplomatici — come quando si recò a Cuba prima delpapa per negoziare i diritti televisivi del viaggio insieme a Castro

— il suo ruolo ufficiale consistenello spiegare al resto del mondol’atteggiamento del vaticano.Portavoce della Santa Sede e di-

rettore della Sala Stampa vaticanadal 5 dicembre del 1984, NavarroValls parla correntemente tre lin-gue, oltre a quella madre: lo spa-gnolo. È laureato in Medicina e inScienze della Comunicazione. Nu-merario dell’Opus Dei, ha frequen-tato le aule di Harvard e la redazio-ne di Abc, quotidiano di Madrid.Nel suo passato anche un’esperien-za teatrale. Difficile che dia una di-chiarazione che vada oltre certiconfini, come quando si chiede co-

sa è cambiato nel modo di comunicare della chiesa cattolica.«Posso rispondere— dice Navarro— solo per la Santa Sede (nonper tutta la chiesa, ndr): è cambiata la quantità dell’informazionefornita, anche perché dal pontificato di Giovanni Paolo II in poiè aumentato straordinariamente l’interesse e quindi le attese del-l’opinione pubblica. Abbiamo fatto un grande sforzo per infor-mare non soltanto delle decisioni prese, ma soprattutto del per-ché queste decisioni venivano prese». E non nasconde una grandedifficoltà. «Far arrivare queste informazioni a più di un miliardodi cattolici nel mondo attraverso il sistema commerciale dei me-dia senza distorsioni fondamentali». Scriverà le sue memorie, ungiorno, oppure considera queste conversazioni riservate per sem-pre? «Non mi sono posto ancora il problema. Per adesso facciotesoro di fatti, riflessioni, esperienze, circostanze, essendo coscien-te che hanno una ricchezza straordinaria. Spesso prendono for-ma di appunti cronologici in un desiderio di far perdurare qualco-sa che è successo in un momento fugace. Ma oggi sono piuttostoelementi di una storia che ha come destinatario me stesso».Terminato il ventennio di Woityla, papa Ratzinger inizia a fa-

re le prime nomine in vaticano e da più parti si parla di un cambiodi vertici. Dal Segretario di Stato Angelo Sodano al presidentedei vescovi Camillo Ruini (da poco rieletto, ma per un solo annoe dietro indicazione del collegio episcopale). AncheNavarro sem-bra al termine del suo mandato e già si parla di Osservatore pres-so le Nazioni Unite. Si tratterebbe del primo laico a rappresenta-re il Vaticano in uno dei massimi organismi che regola la convi-venza internazionale. Una notizia che al momento Navarro néconferma né smentisce.

Roberto Manzi

Joseph Maila, libanese emi-grato in Francia ai tempi dellasanguinosa guerra civile che hadevastato questo paese a metàdegli anni Settanta, voce cono-sciuta e rispettata nel mondo de-gli studiosi ed esperti di geopoli-tica e delMedio Oriente, è diret-tore del Centro di Ricerca sullaPace del prestigioso Institut Ca-tholique di Parigi, di cui é statoil primo rettore laico.Ospite ieri a Napoli della

Maison de la Méditerranée,Maila ha parlato di un tema at-tualissimo: la sfida della demo-crazia inMedio Oriente. Su que-sto argomento lo abbiamo inter-vistato.

La democrazia in MedioOriente è oggi uno dei grandi pro-blemi del mondo contemporaneo.Non pensa che una prospettivastorica potrebbe aiutarci a com-prenderne origini e possibilità disviluppo?«InMedio Oriente le basi for-

mali della democrazia (costitu-zioni, assemblee legislative, am-ministrazione della giustizia, li-bertà pubbliche e pluralità deipartiti) sono state poste tra il1919 e il 1940 durante il periododel mandato anglo-francese,quando l’Occidente ha avutonelle proprie mani il destino de-gli arabi. Tuttavia, in quegli an-ni l’apprendistato della demo-crazia formale non era disgiun-to dall’interferenza continuadelle autorità coloniali nella vi-ta politica araba. Non si può,dunque, parlare di vita democra-tica autonoma nel vero sensodella parola, ma di democraziaassistita o più esattamente di de-mocrazia esogena. Nello stessomomento in cui gettava le basidella democrazia, l’Occidente siingegnava per controllarla e an-che per sospenderla quando isuoi interessi erano minacciati.In ogni caso, la fine di questoprimo periodo democratico hacoinciso con la militarizzazionedei regimi arabi a seguito dellasconfitta araba nella prima guer-ra combattuta con-tro gli israeliani peril controllo della Pa-l e s t i n a n e l1948-1949».

Cosa è cambiatocon questa guerra?«Ha preso piede

una retorica, a lun-go dominante, se-condo la quale la de-mocrazia non era la preoccupa-zione principale di società cheerano state oppresse e sfruttatedall'occidente e il cui fine consi-steva, innanzitutto, nel promuo-vere il progresso, ossia lo svilup-po socio-economico e l’afferma-zione della propria identità.L’idea della libertà di espressio-ne come diritto universale era se-

condaria nella percezione di éli-tes rivoluzionarie convinte chel’Occidente voleva servirsi delpluralismo per destabilizzarle.Non bisogna poi dimenticareche la scarsa attrazione che ilmondo arabo nutre per la demo-crazia dipende anche dalla persi-stenza di una cultura politica(ereditata dalla tradizione giuri-dico-religiosa dell’Islam ma an-che dalla strutturazione della so-cietà in comunità e per confes-

sioni religiose), fon-data sull’unanimi-smo, che tende a rap-presentare la parolau n a n i m e c o m eespressione idealedella politica e la de-mocrazia come di-sorganizzatrice deltessuto sociale e,quindi, come disfun-

zionale».Non vorrà dire, per caso, che

gli arabi non sono adatti alla de-mocrazia ?«Assolutamente no. Non cre-

do che vi sia un eccezionalismoarabo, né credo che vi sia una in-capacità intrinseca dell’Islam aprodurre una cultura democrati-ca. Non lo credo perché l’espe-

rienza storica dimostra che inogni società la religione, inquanto cultura, è dotata di gran-de elasticità. E anche laddove lacultura religiosa informa, orien-ta e condiziona i comportamen-ti individuali e collettivi, il pro-gresso tecnico, l’evoluzione del-le mentalità, l’apertura su socie-tà altre, l’evoluzione dell’inter-pretazione e dell’esegesi: tuttoquesto determina l’adattamen-to della religione a nuove forme

di vita sociale. Il cristianesimo,nel suo rapporto con la politica,ha accettato l’assolutismo del di-ritto divino, un rapporto socie-tà/religione ispirato al modellodella democrazia cristiana e lalaicità dello Stato. L’Islam do-vrebbe poter seguire traiettoriesimili. Sul piano concettualenon vi è nulla che lo impedi-sca».

Quindi, le difficoltà della de-mocrazia nel mondo arabo-mu-sulmano vanno ricon-dotte a una pluralitàdi variabili interne einternazionali. Maquali sono i fattori re-gionali determinan-ti?«Il primo consiste

nel fatto che, dopol ’ invas ione de l -l ’ I raq , i l MedioOriente attraversa un periododi grande incertezza. L’Occiden-te si manifesta nella forma diuna presenza armata massicciache si credeva ormai superata.In secondo luogo, la stagnazio-ne del processo di pace israe-lo-palestinese continua a rappre-sentare il vero nodo del conflit-to medio-orientale e rimane la

maggiore fonte di tensione at-tuale. Vi è, infine, la mobilitazio-ne nazionalista e identitaria.L’opposizione generalizzata al-l’Occidente, quella particolaredel nazionalismo palestinese oiracheno, il nazionalismo nucle-are dell’Iran, con la sua volontàdi giocare un ruolo di primo pia-no come attore strategico regio-nale: tutti questi sono elementidi forte tensione. Nel mondoarabo il senso dell’accerchia-mento è fortissimo e questo ali-menta la crescita dell’islamismoche risponde con una fortissimamobilitazione identitaria».

Quindi, non si può essere trop-po ottimisti sul futuro della demo-crazia in questa regione?«Non è così. In questo conte-

sto, così carico di tensioni, ciòche è straordinario è il progres-so lento ma inesorabile del pro-cesso di democratizzazione. In-nanzitutto, come non sottolinea-re che le società civili (termineche per comodità utilizzo in mo-do volutamente generico) fannosentire la loro voce e partecipa-no sempre di più alla lotta con-tro gli attuali regimi, in Egitto,in Libano o in Siria. Amio avvi-so, la democrazia andrà avantiin Medio Oriente, seguendo unsuo percorso obliquo, originale,grazie a tre grandi vettori di mo-dernizzazione politica: le donnee le associazioni femminili, le mi-noranze religiose e etniche e leassociazioni che si battono per idiritti dell’uomo».

Però, la grande questione al-l’ordine del giorno è il successoelettorale senza precedenti deimovimenti islamisti. Non pensache, alla lunga, questa forte spin-ta identitaria sia incompatibilecon la democrazia?«La democrazia deve aprirsi

a tutte le forme che una societàè in grado di esprimere. L’isla-mismo, che del resto ha impara-to la lezione dell’Algeria, oggi sipropone in modo molto sottile— senza mettere in discussionele fondamenta degli attuali regi-

mi — di coniugarela domanda di mora-lizzazione della vitapolitica e la sua de-mocratizzazione. Lavia della democraziaaraba è una stradastrettissima. Ma ilsuo futuro non di-pende soltanto dal-l’andamento della

battaglia democratica all’inter-no dei paesi arabi. Dipende an-che dalla possibilità di trovareuna soluzione ai conflitti che at-traversano la regione. Una solu-zione giusta, fondata su unapartnership rinnovata, aperta,tollerante e rispettosa, tral’Islam, i paesi arabi e l’Occiden-te».

Da oggi il sito del Corriere del Mezzogiorno(www.corrieredelmezzogiorno.it) inaugura unasezione e un blog interamente dedicati al dibatti-to nato dall’iniziativa Robinson Crusoe «Libroper la città» e domenica nelle edicole napoletanesarà distribuita in regalo con il nostro quotidia-no una elegante ristampa del romanzo in quindi-cimila copie. L’iniziativa editoriale è una tappaimportante della discussione sulle metafore delnaufragio e della ripartenza al qua-le hanno partecipato studiosi, citta-dini e lettori. Tutto è iniziato daun’intervista rilasciata al Tg 3 Cam-pania dal direttore del Corriere delMezzogiorno. In quell’occasioneMarco Demarco lanciò una provo-cazione: far rileggere a tutta la clas-se dirigente napoletana il libro di Daniel DefoeRobinson Crusoe. La provocazione fu raccolta daun lettore che ci scrisse: «Lì per lì sono rimastoun po’ sorpreso: Robinson Crusoe oggi? Ma lecronache di questi mesi e l’agitarsi recente di tan-ti intellettuali mi portano a concordare con lei(Demarco, ndr) sulla necessità, per la nostra cit-tà, di ricominciare daccapo, dalle questioni essen-ziali». Da allora tanti interventi (tra gli altri quel-

li di Benedetto Gravagnuolo, Marina Giaveri,Stefano Manferlotti, Anna Maria Lamarra,Achille Bonito Oliva, Cesare de Seta, Bruno Cop-pola, Daniela de Filippis, Antonella Basilico e ie-ri Giusi Giustino con i suoi bozzetti) hanno ani-mato le nostre pagine culturali. Da qui la decisio-ne di riportare in edicola il grande classico e farripartire la discussione dalla rilettura. L’iniziati-va, realizzata con il contributo dell’Unione indu-

striali di Napoli, della Regione edella Provincia di Napoli e patroci-nata dall’Università degli Studi Par-thenope, sarà presentata oggi alle12 nella sede dell’Unione industria-li (palazzo Partanna a piazza deiMartiri). All’incontro interverran-no il presidente dell’Unione Indu-

striali di Napoli, Giovanni Lettieri, il presidentee il vice presidente della sezione Editori dell’Unio-ne, Giorgio Fiore eMaurizio Cuzzolin, l’assesso-re regionale alla ricerca scientifica Teresa Arma-to, l’assessore provinciale Francesco Borrelli, ilrettore dell’Università Parthenope, Gennaro Fer-rara, i segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil,Miche-le Gravano, Pietro Cerrito e Anna Rea.

Natascia Festa

CULTURASPETTACOLI & TEMPO LIBERO

«Ognireligione haun’elasticità»

L ’ I N C O N T R O

Il prossimo appunta-mento alla Maison de laMéditerranée (via DePretis 130, Napoli) è fissa-to per giovedi 16 marzo,con una lezione di Mat-thew Evangelista dellaCornell University su «Ildiritto bellico nell’era delTerrore: dall’11 settem-bre alla guerra in Iraq».

«Non è cosìdisperatocome sembra»

Robinson: arrivano libro e blog

«La democrazia nell’Islam?Possono portarla le donne»

LAUREA AL SUOR ORSOLA

ANapoli una lezione del libanese JosephMaila:«Un errore definire tutti i paesi arabi assolutisti»

CULTURE

di MASSIMO GALLUPPI e FABIO PETITO

Joaquín Navarro Valls

Una vignetta della disegnatrice iraniana Marjane Satrapi sulla manifestazioni pro e contro foulard

FUTURO

Domenica con il «Corriere del Mezzogiorno». E un’iniziativa on line

In arrivo il politologoMatthew Evangelista

Navarro: così la Santa Sedecambia modo di comunicare

11CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2006NA

“El-Bilad” 26 febbraio 2006

“Le Jeune Indépendant” 26 febbraio 2006

“La Tribune” 26 febbraio 2006

Page 36: 2006

1114 RASSEGNA STAMPA

Xxxxxxx

RASSEGNA STAMPA 1115

Xxxxxxx“Corriere del Mezzogiorno” 24 febbraio 2006

Alle 11 nell’Aula Magna del Suor Orsola Benincasa sarà con-ferita la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione aJoaquín Navarro Valls, Portavoce della Santa Sede. Interverran-no Francesco De Santis, Lucio d’Alessandro e il ministro MarioLandolfi. Al termine, Lorenzo Del Boca e Massimo Milone con-segneranno l’attestato agli allievi del Master biennale in Giorna-lismo.

Settant’anni portati splendidamente e una presenza che non hanulla da invidiare ai grandi personaggi di Hollywood — così sischerza nel suo ambiente di lavoro — Joaquín Navarro Valls faparte di quelle persone umanamente interessanti con le quali sipuò parlare di tutto, stando a proprio agio e non annoiandosimai. «Amo la storia e l’antropologia, ma leggo anche qualche li-bro di medicina che è stata per anni la mia prima attività profes-sionale», dice. «Quando posso faccio sport: camminate in monta-gna, nuoto, ciclismo. E per rilassarmi, mi affido ai thriller tecnolo-gici. Mi piacciono Patrick Robinson e Chris Steward. AncheJohn Grisham mi diverte».Quanti hanno lavorano al suo fianco dicono che è un gran pia-

nificatore, un uomo che gestisce la sua équipes con la determina-zione dei grandi capitani d’industria. Aperto, leale, prudente maefficiente. Con tutta probabilità sarebbe stato un eccellente diplo-matico, si commenta con Greg Burke, corrispondente di Timemagazine. E malgrado tra i suoi compiti rientrino anche alcuniincarichi diplomatici — come quando si recò a Cuba prima delpapa per negoziare i diritti televisivi del viaggio insieme a Castro

— il suo ruolo ufficiale consistenello spiegare al resto del mondol’atteggiamento del vaticano.Portavoce della Santa Sede e di-

rettore della Sala Stampa vaticanadal 5 dicembre del 1984, NavarroValls parla correntemente tre lin-gue, oltre a quella madre: lo spa-gnolo. È laureato in Medicina e inScienze della Comunicazione. Nu-merario dell’Opus Dei, ha frequen-tato le aule di Harvard e la redazio-ne di Abc, quotidiano di Madrid.Nel suo passato anche un’esperien-za teatrale. Difficile che dia una di-chiarazione che vada oltre certiconfini, come quando si chiede co-

sa è cambiato nel modo di comunicare della chiesa cattolica.«Posso rispondere— dice Navarro— solo per la Santa Sede (nonper tutta la chiesa, ndr): è cambiata la quantità dell’informazionefornita, anche perché dal pontificato di Giovanni Paolo II in poiè aumentato straordinariamente l’interesse e quindi le attese del-l’opinione pubblica. Abbiamo fatto un grande sforzo per infor-mare non soltanto delle decisioni prese, ma soprattutto del per-ché queste decisioni venivano prese». E non nasconde una grandedifficoltà. «Far arrivare queste informazioni a più di un miliardodi cattolici nel mondo attraverso il sistema commerciale dei me-dia senza distorsioni fondamentali». Scriverà le sue memorie, ungiorno, oppure considera queste conversazioni riservate per sem-pre? «Non mi sono posto ancora il problema. Per adesso facciotesoro di fatti, riflessioni, esperienze, circostanze, essendo coscien-te che hanno una ricchezza straordinaria. Spesso prendono for-ma di appunti cronologici in un desiderio di far perdurare qualco-sa che è successo in un momento fugace. Ma oggi sono piuttostoelementi di una storia che ha come destinatario me stesso».Terminato il ventennio di Woityla, papa Ratzinger inizia a fa-

re le prime nomine in vaticano e da più parti si parla di un cambiodi vertici. Dal Segretario di Stato Angelo Sodano al presidentedei vescovi Camillo Ruini (da poco rieletto, ma per un solo annoe dietro indicazione del collegio episcopale). AncheNavarro sem-bra al termine del suo mandato e già si parla di Osservatore pres-so le Nazioni Unite. Si tratterebbe del primo laico a rappresenta-re il Vaticano in uno dei massimi organismi che regola la convi-venza internazionale. Una notizia che al momento Navarro néconferma né smentisce.

Roberto Manzi

Joseph Maila, libanese emi-grato in Francia ai tempi dellasanguinosa guerra civile che hadevastato questo paese a metàdegli anni Settanta, voce cono-sciuta e rispettata nel mondo de-gli studiosi ed esperti di geopoli-tica e delMedio Oriente, è diret-tore del Centro di Ricerca sullaPace del prestigioso Institut Ca-tholique di Parigi, di cui é statoil primo rettore laico.Ospite ieri a Napoli della

Maison de la Méditerranée,Maila ha parlato di un tema at-tualissimo: la sfida della demo-crazia inMedio Oriente. Su que-sto argomento lo abbiamo inter-vistato.

La democrazia in MedioOriente è oggi uno dei grandi pro-blemi del mondo contemporaneo.Non pensa che una prospettivastorica potrebbe aiutarci a com-prenderne origini e possibilità disviluppo?«InMedio Oriente le basi for-

mali della democrazia (costitu-zioni, assemblee legislative, am-ministrazione della giustizia, li-bertà pubbliche e pluralità deipartiti) sono state poste tra il1919 e il 1940 durante il periododel mandato anglo-francese,quando l’Occidente ha avutonelle proprie mani il destino de-gli arabi. Tuttavia, in quegli an-ni l’apprendistato della demo-crazia formale non era disgiun-to dall’interferenza continuadelle autorità coloniali nella vi-ta politica araba. Non si può,dunque, parlare di vita democra-tica autonoma nel vero sensodella parola, ma di democraziaassistita o più esattamente di de-mocrazia esogena. Nello stessomomento in cui gettava le basidella democrazia, l’Occidente siingegnava per controllarla e an-che per sospenderla quando isuoi interessi erano minacciati.In ogni caso, la fine di questoprimo periodo democratico hacoinciso con la militarizzazionedei regimi arabi a seguito dellasconfitta araba nella prima guer-ra combattuta con-tro gli israeliani peril controllo della Pa-l e s t i n a n e l1948-1949».

Cosa è cambiatocon questa guerra?«Ha preso piede

una retorica, a lun-go dominante, se-condo la quale la de-mocrazia non era la preoccupa-zione principale di società cheerano state oppresse e sfruttatedall'occidente e il cui fine consi-steva, innanzitutto, nel promuo-vere il progresso, ossia lo svilup-po socio-economico e l’afferma-zione della propria identità.L’idea della libertà di espressio-ne come diritto universale era se-

condaria nella percezione di éli-tes rivoluzionarie convinte chel’Occidente voleva servirsi delpluralismo per destabilizzarle.Non bisogna poi dimenticareche la scarsa attrazione che ilmondo arabo nutre per la demo-crazia dipende anche dalla persi-stenza di una cultura politica(ereditata dalla tradizione giuri-dico-religiosa dell’Islam ma an-che dalla strutturazione della so-cietà in comunità e per confes-

sioni religiose), fon-data sull’unanimi-smo, che tende a rap-presentare la parolau n a n i m e c o m eespressione idealedella politica e la de-mocrazia come di-sorganizzatrice deltessuto sociale e,quindi, come disfun-

zionale».Non vorrà dire, per caso, che

gli arabi non sono adatti alla de-mocrazia ?«Assolutamente no. Non cre-

do che vi sia un eccezionalismoarabo, né credo che vi sia una in-capacità intrinseca dell’Islam aprodurre una cultura democrati-ca. Non lo credo perché l’espe-

rienza storica dimostra che inogni società la religione, inquanto cultura, è dotata di gran-de elasticità. E anche laddove lacultura religiosa informa, orien-ta e condiziona i comportamen-ti individuali e collettivi, il pro-gresso tecnico, l’evoluzione del-le mentalità, l’apertura su socie-tà altre, l’evoluzione dell’inter-pretazione e dell’esegesi: tuttoquesto determina l’adattamen-to della religione a nuove forme

di vita sociale. Il cristianesimo,nel suo rapporto con la politica,ha accettato l’assolutismo del di-ritto divino, un rapporto socie-tà/religione ispirato al modellodella democrazia cristiana e lalaicità dello Stato. L’Islam do-vrebbe poter seguire traiettoriesimili. Sul piano concettualenon vi è nulla che lo impedi-sca».

Quindi, le difficoltà della de-mocrazia nel mondo arabo-mu-sulmano vanno ricon-dotte a una pluralitàdi variabili interne einternazionali. Maquali sono i fattori re-gionali determinan-ti?«Il primo consiste

nel fatto che, dopol ’ invas ione de l -l ’ I raq , i l MedioOriente attraversa un periododi grande incertezza. L’Occiden-te si manifesta nella forma diuna presenza armata massicciache si credeva ormai superata.In secondo luogo, la stagnazio-ne del processo di pace israe-lo-palestinese continua a rappre-sentare il vero nodo del conflit-to medio-orientale e rimane la

maggiore fonte di tensione at-tuale. Vi è, infine, la mobilitazio-ne nazionalista e identitaria.L’opposizione generalizzata al-l’Occidente, quella particolaredel nazionalismo palestinese oiracheno, il nazionalismo nucle-are dell’Iran, con la sua volontàdi giocare un ruolo di primo pia-no come attore strategico regio-nale: tutti questi sono elementidi forte tensione. Nel mondoarabo il senso dell’accerchia-mento è fortissimo e questo ali-menta la crescita dell’islamismoche risponde con una fortissimamobilitazione identitaria».

Quindi, non si può essere trop-po ottimisti sul futuro della demo-crazia in questa regione?«Non è così. In questo conte-

sto, così carico di tensioni, ciòche è straordinario è il progres-so lento ma inesorabile del pro-cesso di democratizzazione. In-nanzitutto, come non sottolinea-re che le società civili (termineche per comodità utilizzo in mo-do volutamente generico) fannosentire la loro voce e partecipa-no sempre di più alla lotta con-tro gli attuali regimi, in Egitto,in Libano o in Siria. Amio avvi-so, la democrazia andrà avantiin Medio Oriente, seguendo unsuo percorso obliquo, originale,grazie a tre grandi vettori di mo-dernizzazione politica: le donnee le associazioni femminili, le mi-noranze religiose e etniche e leassociazioni che si battono per idiritti dell’uomo».

Però, la grande questione al-l’ordine del giorno è il successoelettorale senza precedenti deimovimenti islamisti. Non pensache, alla lunga, questa forte spin-ta identitaria sia incompatibilecon la democrazia?«La democrazia deve aprirsi

a tutte le forme che una societàè in grado di esprimere. L’isla-mismo, che del resto ha impara-to la lezione dell’Algeria, oggi sipropone in modo molto sottile— senza mettere in discussionele fondamenta degli attuali regi-

mi — di coniugarela domanda di mora-lizzazione della vitapolitica e la sua de-mocratizzazione. Lavia della democraziaaraba è una stradastrettissima. Ma ilsuo futuro non di-pende soltanto dal-l’andamento della

battaglia democratica all’inter-no dei paesi arabi. Dipende an-che dalla possibilità di trovareuna soluzione ai conflitti che at-traversano la regione. Una solu-zione giusta, fondata su unapartnership rinnovata, aperta,tollerante e rispettosa, tral’Islam, i paesi arabi e l’Occiden-te».

Da oggi il sito del Corriere del Mezzogiorno(www.corrieredelmezzogiorno.it) inaugura unasezione e un blog interamente dedicati al dibatti-to nato dall’iniziativa Robinson Crusoe «Libroper la città» e domenica nelle edicole napoletanesarà distribuita in regalo con il nostro quotidia-no una elegante ristampa del romanzo in quindi-cimila copie. L’iniziativa editoriale è una tappaimportante della discussione sulle metafore delnaufragio e della ripartenza al qua-le hanno partecipato studiosi, citta-dini e lettori. Tutto è iniziato daun’intervista rilasciata al Tg 3 Cam-pania dal direttore del Corriere delMezzogiorno. In quell’occasioneMarco Demarco lanciò una provo-cazione: far rileggere a tutta la clas-se dirigente napoletana il libro di Daniel DefoeRobinson Crusoe. La provocazione fu raccolta daun lettore che ci scrisse: «Lì per lì sono rimastoun po’ sorpreso: Robinson Crusoe oggi? Ma lecronache di questi mesi e l’agitarsi recente di tan-ti intellettuali mi portano a concordare con lei(Demarco, ndr) sulla necessità, per la nostra cit-tà, di ricominciare daccapo, dalle questioni essen-ziali». Da allora tanti interventi (tra gli altri quel-

li di Benedetto Gravagnuolo, Marina Giaveri,Stefano Manferlotti, Anna Maria Lamarra,Achille Bonito Oliva, Cesare de Seta, Bruno Cop-pola, Daniela de Filippis, Antonella Basilico e ie-ri Giusi Giustino con i suoi bozzetti) hanno ani-mato le nostre pagine culturali. Da qui la decisio-ne di riportare in edicola il grande classico e farripartire la discussione dalla rilettura. L’iniziati-va, realizzata con il contributo dell’Unione indu-

striali di Napoli, della Regione edella Provincia di Napoli e patroci-nata dall’Università degli Studi Par-thenope, sarà presentata oggi alle12 nella sede dell’Unione industria-li (palazzo Partanna a piazza deiMartiri). All’incontro interverran-no il presidente dell’Unione Indu-

striali di Napoli, Giovanni Lettieri, il presidentee il vice presidente della sezione Editori dell’Unio-ne, Giorgio Fiore eMaurizio Cuzzolin, l’assesso-re regionale alla ricerca scientifica Teresa Arma-to, l’assessore provinciale Francesco Borrelli, ilrettore dell’Università Parthenope, Gennaro Fer-rara, i segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil,Miche-le Gravano, Pietro Cerrito e Anna Rea.

Natascia Festa

CULTURASPETTACOLI & TEMPO LIBERO

«Ognireligione haun’elasticità»

L ’ I N C O N T R O

Il prossimo appunta-mento alla Maison de laMéditerranée (via DePretis 130, Napoli) è fissa-to per giovedi 16 marzo,con una lezione di Mat-thew Evangelista dellaCornell University su «Ildiritto bellico nell’era delTerrore: dall’11 settem-bre alla guerra in Iraq».

«Non è cosìdisperatocome sembra»

Robinson: arrivano libro e blog

«La democrazia nell’Islam?Possono portarla le donne»

LAUREA AL SUOR ORSOLA

ANapoli una lezione del libanese JosephMaila:«Un errore definire tutti i paesi arabi assolutisti»

CULTURE

di MASSIMO GALLUPPI e FABIO PETITO

Joaquín Navarro Valls

Una vignetta della disegnatrice iraniana Marjane Satrapi sulla manifestazioni pro e contro foulard

FUTURO

Domenica con il «Corriere del Mezzogiorno». E un’iniziativa on line

In arrivo il politologoMatthew Evangelista

Navarro: così la Santa Sedecambia modo di comunicare

11CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2006NA

“El-Bilad” 26 febbraio 2006

“Le Jeune Indépendant” 26 febbraio 2006

“La Tribune” 26 febbraio 2006

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1116 RASSEGNA STAMPA

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Xxxxxxx“La Dépeche de Kabilie” 27 febbraio 2006 “Il Denaro” 28 febbraio 2006

Martedì 28 febbraio 2006 23IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

Il ministro degli AffariEsteri algerino MohamedBedjaoui, ha inaugurato ilCongresso del Movimen-to Europeo Internaziona-le svoltosi nei giorni scor-si ad Algeri esprimendoindignazione per la peri-colosa provocazion e deigiorni scorsi di un mini-stro italiano. Nonostante le tensioni delmomento sottolineate dal-lo stesso Bedjaoui, il Con-gresso – cui hanno parte-cipato oltre 400 delegatidi 30 Paesi euromediter-ranea - si è svolto in unclima costruttivo e, spe-cialmente per quanto con-cerne la sessione dedicataall’informazione – coordi-nata da Michele Capassoe dall’egiziana Nadia He-gazi – si è addivenuti ad al-cune proposte concrete.Nel corso di un cordialeincontro con il MinistroBedjaoui, il presidente del-la Fondazione Mediterra-neo Michele Capasso e lavicepresidente CaterinaArcidiacono hannoespresso al ministroBedjaoui il loro forte di-sappunto per l’azione dell’ex ministro Roberto Cal-

deroli, cui è seguita, qua-le immediata risposta del-la Fondazione, la diffu-sione del Manifesto per il“Grande Mediterraneo”,che sta riscontrando ade-sioni unanimi, a dimo-strazione dell’attualità deltema. Il capo della diplo-mazia algerina ha parla-to, in questo caso, di “dueItalie”, dei “Calderoli edei Capasso”.

Ed infatti, contraria-mente alla forte indigna-zione manifestata nell’in-tervento di apertura perl’azione di Calderoli, nelsuo intervento conclusivo

al Congresso il MinistroBedjaoui ha espresso pub-blico apprezzamento perla Fondazione Mediterra-neo. “Rilevo con piacereinnanzi tutto la parolamagica “dialogo”, feno-meno che manca crudel-mente nel nostro poveromondo intriso di violenze- afferma Bedjaoui - d’in-tolleranza e di esclusione.

Al posto del dialogodelle culture e dell’allean-za delle civiltà alcuni am-bienti “ristretti”, in tutti isensi del termine, hannorisposto con delle carica-ture infami che feriscono il

credo di più di un miliar-do di esseri umani o an-cora, con lo strip-tease in-solente di un ministro ita-liano dimissionario.Sem-pre nel titolo che avetescelto - aggiunge il mini-stro algerino - con effica-cia colgo subito, con al-trettanto piacere, un’altraespressione, che si riferi-sce ad una comunità dacostruire per questa visio-ne comune del futuro, cheoffrite da condividere alledue rive del Mediterraneo.

Voi rappresentate unaparte della società civileeuropea che, con la sensi-bilità socio-politica che viè propria, vegliate a per-fezionare di continuo lacostruzione della MaisonEuropa ponendo l’accentosull’istituzione di una co-munità sempre più solida-le. Ma questo spazio, an-che se vasto, non è suffi-ciente alla vostra impresa,cosicché avete gonfiato levele della vostra ambizio-ne per aprirle sul grandespazio editerraneo”.

Questo è un progettoardito. L’avvenire dirà acolpo sicuro che avete vi-sto giusto poiché, nel cam-

mino del tempo che ci tra-volge, la costruzione eu-ropea, ridotta ai suoi li-miti geografici, rischia dinon poter rivaleggiare, an-che a mezzi pari, con igrandi insiemi che si pre-parano febbrilmente nelmondo.

La Cina e l’India, duecolossi che ospitano i duequinti dell’umanità, han-no già le sembianze di at-tori planetari, potenzialirivali degli Stati Uniti.

Quanto all’Unione eu-

ropea, non può che assu-mere un ruolo di secondopiano, come avrebbe det-to Bismarck, in quanto al-leata degli Stati Uniti.

Un Europa allargata al“Mare Nostrum” – Me-diterraneo – modifiche-rebbe quindi sensibilmen-te le prospettive e posizio-nerebbe questo insieme,con ogni probabilità - con-clude il ministro Bedjaouiin una posizione migliorenel nuovo concerto degli“insiemi giganti”.

DAL LUNEDÌ AL SABATO

DENARO TV è disponibile anche sul DIGITALE TERRESTRE nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67

878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è unospazio di informazione e di approfondimento sugli eventi esugli scenari politici, sociali, economici e culturali dell’AreaMed. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quoti-diano Il Denaro, il notiziario rappresenta per imprenditorie istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione.Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20.

ALLE ORE 16.20

TGMED

FONDAZIONE MEDITERRANEO.1

Bedjaoui: Ecco l’Italia della cooperazione

Da sinistra Mohamed Bedjaoui con Michele Capasso

in collaborazione con Ansamed

� Andrea Segreti

E’ stato sottoscritto unprotocollo d’intesa trala Fondazione Mediter-raneo e la biblioteca na-zionale di Algeri cheprevede la costituzioneentro il prossimo giugnodi una sede della Fon-dazione Mediterraneoin Algeria e la realizza-zione di attività struttu-rali quali: una scuola diformazione per biblio-tecari, un centro dicoordinamento per lacostituzione della “bi-blioteca virtuale del Me-diterraneo”, la pubbli-cazione e traduzione ditesti di riferimento del-la cultura arabo-medi-terranea, l’implementa-zione dei “bibliobus”per portare i libri nei vil-laggi rurali e lo svolgi-mento di attività cultu-rali.L’accordo è statosottoscritto dal presi-dente della FondazioneMediterraneo MicheleCapasso e dal direttoredella biblioteca nazio-nale d’Algeri AminZaoui, in presenza di di-plomatici, uomini dicultura ed ospiti dellabiblioteca.

FONDAZIONE MEDITERRANEO.2

“Bibliobus” nei villaggi rurali:nasce la biblioteca virtuale

Da sinistra Michele Capasso con Amin Zaoui

• Assicurare il proseguo e la coordinazione di tutti gli impegni assuntia Ginevra ed al SMSI di Tunisi, evitando ripetizioni e ponendol’accento sulla creazione di un sistema internet satellitare, destinatoin particolare alle donne ed ai giovani.

• Adattare i contenuti dei media e degli organismi esistenti agliobiettivi del dialogo Nord/Sud.

• Razionalizzare l’utilizzo delle risorse al fine di garantire la lorodurata e la validità dei progetti.

• Creare un centro euro-mediterraneo di giornalismo, per favorire gliscambi di saperi tra i professionisti.

• Creare un canale televisivo ed uno radiofonico indipendenti perstimolare la produzione di contenuti che favoriscano la conoscenzareciproca delle culture del Nord e del Sud.

• Rafforzare le attività comuni di formazione dei professionisti delledue sponde.

• Sostenere le azioni degli organismi e delle reti regionali già esisten-ti.

• Operare in vista di un miglioramento dell’immagine del Sud nelNord e viceversa, nei diversi settori dell’informazione

I punti dell’intesa

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Xxxxxxx“La Dépeche de Kabilie” 27 febbraio 2006 “Il Denaro” 28 febbraio 2006

Martedì 28 febbraio 2006 23IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

Il ministro degli AffariEsteri algerino MohamedBedjaoui, ha inaugurato ilCongresso del Movimen-to Europeo Internaziona-le svoltosi nei giorni scor-si ad Algeri esprimendoindignazione per la peri-colosa provocazion e deigiorni scorsi di un mini-stro italiano. Nonostante le tensioni delmomento sottolineate dal-lo stesso Bedjaoui, il Con-gresso – cui hanno parte-cipato oltre 400 delegatidi 30 Paesi euromediter-ranea - si è svolto in unclima costruttivo e, spe-cialmente per quanto con-cerne la sessione dedicataall’informazione – coordi-nata da Michele Capassoe dall’egiziana Nadia He-gazi – si è addivenuti ad al-cune proposte concrete.Nel corso di un cordialeincontro con il MinistroBedjaoui, il presidente del-la Fondazione Mediterra-neo Michele Capasso e lavicepresidente CaterinaArcidiacono hannoespresso al ministroBedjaoui il loro forte di-sappunto per l’azione dell’ex ministro Roberto Cal-

deroli, cui è seguita, qua-le immediata risposta del-la Fondazione, la diffu-sione del Manifesto per il“Grande Mediterraneo”,che sta riscontrando ade-sioni unanimi, a dimo-strazione dell’attualità deltema. Il capo della diplo-mazia algerina ha parla-to, in questo caso, di “dueItalie”, dei “Calderoli edei Capasso”.

Ed infatti, contraria-mente alla forte indigna-zione manifestata nell’in-tervento di apertura perl’azione di Calderoli, nelsuo intervento conclusivo

al Congresso il MinistroBedjaoui ha espresso pub-blico apprezzamento perla Fondazione Mediterra-neo. “Rilevo con piacereinnanzi tutto la parolamagica “dialogo”, feno-meno che manca crudel-mente nel nostro poveromondo intriso di violenze- afferma Bedjaoui - d’in-tolleranza e di esclusione.

Al posto del dialogodelle culture e dell’allean-za delle civiltà alcuni am-bienti “ristretti”, in tutti isensi del termine, hannorisposto con delle carica-ture infami che feriscono il

credo di più di un miliar-do di esseri umani o an-cora, con lo strip-tease in-solente di un ministro ita-liano dimissionario.Sem-pre nel titolo che avetescelto - aggiunge il mini-stro algerino - con effica-cia colgo subito, con al-trettanto piacere, un’altraespressione, che si riferi-sce ad una comunità dacostruire per questa visio-ne comune del futuro, cheoffrite da condividere alledue rive del Mediterraneo.

Voi rappresentate unaparte della società civileeuropea che, con la sensi-bilità socio-politica che viè propria, vegliate a per-fezionare di continuo lacostruzione della MaisonEuropa ponendo l’accentosull’istituzione di una co-munità sempre più solida-le. Ma questo spazio, an-che se vasto, non è suffi-ciente alla vostra impresa,cosicché avete gonfiato levele della vostra ambizio-ne per aprirle sul grandespazio editerraneo”.

Questo è un progettoardito. L’avvenire dirà acolpo sicuro che avete vi-sto giusto poiché, nel cam-

mino del tempo che ci tra-volge, la costruzione eu-ropea, ridotta ai suoi li-miti geografici, rischia dinon poter rivaleggiare, an-che a mezzi pari, con igrandi insiemi che si pre-parano febbrilmente nelmondo.

La Cina e l’India, duecolossi che ospitano i duequinti dell’umanità, han-no già le sembianze di at-tori planetari, potenzialirivali degli Stati Uniti.

Quanto all’Unione eu-

ropea, non può che assu-mere un ruolo di secondopiano, come avrebbe det-to Bismarck, in quanto al-leata degli Stati Uniti.

Un Europa allargata al“Mare Nostrum” – Me-diterraneo – modifiche-rebbe quindi sensibilmen-te le prospettive e posizio-nerebbe questo insieme,con ogni probabilità - con-clude il ministro Bedjaouiin una posizione migliorenel nuovo concerto degli“insiemi giganti”.

DAL LUNEDÌ AL SABATO

DENARO TV è disponibile anche sul DIGITALE TERRESTRE nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67

878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è unospazio di informazione e di approfondimento sugli eventi esugli scenari politici, sociali, economici e culturali dell’AreaMed. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quoti-diano Il Denaro, il notiziario rappresenta per imprenditorie istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione.Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20.

ALLE ORE 16.20

TGMED

FONDAZIONE MEDITERRANEO.1

Bedjaoui: Ecco l’Italia della cooperazione

Da sinistra Mohamed Bedjaoui con Michele Capasso

in collaborazione con Ansamed

� Andrea Segreti

E’ stato sottoscritto unprotocollo d’intesa trala Fondazione Mediter-raneo e la biblioteca na-zionale di Algeri cheprevede la costituzioneentro il prossimo giugnodi una sede della Fon-dazione Mediterraneoin Algeria e la realizza-zione di attività struttu-rali quali: una scuola diformazione per biblio-tecari, un centro dicoordinamento per lacostituzione della “bi-blioteca virtuale del Me-diterraneo”, la pubbli-cazione e traduzione ditesti di riferimento del-la cultura arabo-medi-terranea, l’implementa-zione dei “bibliobus”per portare i libri nei vil-laggi rurali e lo svolgi-mento di attività cultu-rali.L’accordo è statosottoscritto dal presi-dente della FondazioneMediterraneo MicheleCapasso e dal direttoredella biblioteca nazio-nale d’Algeri AminZaoui, in presenza di di-plomatici, uomini dicultura ed ospiti dellabiblioteca.

FONDAZIONE MEDITERRANEO.2

“Bibliobus” nei villaggi rurali:nasce la biblioteca virtuale

Da sinistra Michele Capasso con Amin Zaoui

• Assicurare il proseguo e la coordinazione di tutti gli impegni assuntia Ginevra ed al SMSI di Tunisi, evitando ripetizioni e ponendol’accento sulla creazione di un sistema internet satellitare, destinatoin particolare alle donne ed ai giovani.

• Adattare i contenuti dei media e degli organismi esistenti agliobiettivi del dialogo Nord/Sud.

• Razionalizzare l’utilizzo delle risorse al fine di garantire la lorodurata e la validità dei progetti.

• Creare un centro euro-mediterraneo di giornalismo, per favorire gliscambi di saperi tra i professionisti.

• Creare un canale televisivo ed uno radiofonico indipendenti perstimolare la produzione di contenuti che favoriscano la conoscenzareciproca delle culture del Nord e del Sud.

• Rafforzare le attività comuni di formazione dei professionisti delledue sponde.

• Sostenere le azioni degli organismi e delle reti regionali già esisten-ti.

• Operare in vista di un miglioramento dell’immagine del Sud nelNord e viceversa, nei diversi settori dell’informazione

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Xxxxxxx“Ansamed” 14 marzo 2006 “Corriere del Mezzogiorno” 16 marzo 2006

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Xxxxxxx“Ansamed” 21 marzo 2006

“Ansamed” 28 marzo 2006

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“La Repubblica” 30 marzo 2006

Vittorio Emanuele Parsi, Profes-sore di Relazioni Internazionali al-l’Università Cattolica di Milano eeditorialista del quotidiano Avveni-re, è oggi ospite a Napoli dove ter-rà, presso la Maison de la Méditer-ranée, una conferenza dal titolo«La Grand Strategy americana el’entropia dell’ordine mediorienta-le». Ne anticipiamo qualche elemen-to in questa intevista.

La situazione in Iraq peggiora digiorno in giorno ed è sempre più diffu-sa la convinzione— in Europa ma or-mai anche in America— che la guer-ra sia stata un errore. Condivide que-sta opinione?«Per le modalità di conduzione sì.

Ma l’odierna crisi in Medio Orientenon deriva semplicemente dalla deci-sione americana di abbattere Sad-damHussein. È la crisi di un sistemache, nei suoi caratteri essenziali, ri-monta alla fine della Prima guerramondiale e alla scomparsa dell’Impe-roOttomano. Fu allora che le poten-ze occidentali instaurarono nella re-

gione una serie di regimi vas-salli, in cambio dell’impe-gno da parte loro ad assicu-rare la stabilità interna e ilflusso costante dei riforni-menti petroliferi. Era chiarala "filosofia" sottostante aquesta politica: la stabilitàregionale era preferibile aogni ipotesi di democratizza-zione. Le crisi non sonomancate ma il sistema ha ret-

to. Negli anni successivi alla Secon-da guerra mondiale, è riuscito adadattarsi perfino al sorgere dello Sta-to di Israele; in un’epoca (occorreprecisare) in cui ogni tensione geopo-litica locale o regionale veniva inqua-drata e "compressa" all’interno delconfronto strategico planetario traUnione Sovietica e Stati Uniti».

Perché e quando questo ordine im-posto dalla Guerra Fredda ha comin-ciato a mostrare i primi segni di cedi-mento?«Il primo scossone è avvenuto

nel 1973, dopo la guerra dello YomKippur, quando i Paesi arabi mem-bri dell’Opec hanno "liberato" ilprezzo del greggio dall’ipoteca della

protezione politica. Poi, nel 1979 c’èstata la rivoluzione khomeinista inIran. Per la prima volta una rivolu-zione si è affermata nel nome diprincipi e di categorie politiche "al-tre" rispetto alla tradizione occiden-tale. Per comprendere la portata del-la novità costituita dall’avvento del-la teocrazia e dello Stato islamico,basti pensare che fino a quel mo-mento tutte le lotte di liberazione odi modernizzazione e sviluppo era-no state proclamate in nome di prin-cipi (dal nazionalismo al marxi-smo-leninismo) riconducibili allatradizione occidentale».

Ma non le sembra che vi sia unoscarto tra questi avvenimenti el’odierno l’intervento americano inIraq?«Lo scarto consiste nel fatto che

negli anni ’90 l’instabilità struttura-le mediorientale era ormai prontaper essere "esportata" in tutto il si-stema, come il primo attentato alWorld Trade Center e contro le am-basciate americane in Tanzania eZaire tristementeannunciano. Poic’è l’11 settembre2001, e a quel pun-to, la nuova ammi-nistrazione Bush,fino a quel mo-mento poco incli-ne a fare della poli-tica estera l’archi-trave della suaagenda, si ritrovaa dover fronteggiare un’emergenzadi portata globale, con caratteri dinovità rivoluzionari, ai quali si de-vono opporre contromisure altret-tanto rivoluzionarie. Innanzituttovi è stata la proclamazione del dirit-to alla guerra preventiva, allo scopodi impedire che altri 11 settembrepotessero ripetersi. Poi, con la guer-ra in Afghanistan, è stato formulatoun triplice obiettivo: (1) chiarire chegli Usa si riservavano di distruggerele basi operative e logistiche di AlQaeda ovunque esse fossero ospita-te; (2) lanciare un monito sulle con-seguenze di un eventuale appoggioanche indiretto ai terroristi; (3) ope-rare un regime change in Afghani-

stan, cioè sostituire il governo totali-tario dei Talebani con un regime le-gittimato dal sostegno popolare ve-rificato attraverso il suffragio eletto-rale».

Ma poi c’è stata la guerra in Iraq.Le sembra che i risultati siano statipari all’attesa?«Quello che vorrei sottolineare è

che si tratta di una strategia più "poli-tica" che "militare", che vede nellapromozione della democrazia la solapossibile carta vincente contro il ter-rorismo. Proprio osservando la com-posizione del commando terroristadell’11 settembre e della struttura diAl Qaeda, dove abbondano sauditied egiziani, salta agli occhi come la

propaganda delterrorismo di ma-trice islamista ab-bia fatto un mag-gior numero diproseliti proprionei Paesi in cui gliStati Uniti e l’Occi-dente hanno soste-nuto regimi nondemocratici. Diqui la necessità,

per elementari ragioni sicurezza, del-la loro rapida liberalizzazione e de-mocratizzazione.A partire da quel momento il vec-

chio trade-off su cui per quasi un se-colo si era fondato l’ordine regiona-le— stabilità a spese della democra-zia — viene abbandonato a favoredi uno nuovo: stabilità attraverso lademocrazia. In questa nuova "intel-ligenza strategica" la strada del regi-me change imposto militarmentedall’esterno, come in Iraq, deve rap-presentare l’eccezione e non la rego-la. Più importante e decisivo è riusci-re a incoraggiare, accompagnare eproteggere i processi interni di cam-biamento, in un quadro strategico

che gioca la carta della stabilità at-traverso la democrazia e non a disca-pito della democrazia».

D’accordo, ma le pare che in Af-ghanistan e in Iraq le cose stiano an-dando per il verso giusto?«È chiaro che si tratta di una stra-

da lunga, il cui risultato finale nessu-no può garantire; abbiamo solo laconvinzione che le democrazie sonoi soli regimi in grado di evitare quel-la frustrazione politica che alimentail terrorismo più di ogni altra cosa.In ogni caso, la stagione dei regimiscreditati e deboli, "clienti" del-l’America, è finita con l’11 settem-bre. E poi non bisogna dimenticareche a gennaio otto milioni di irache-ni, cioè il sessanta per cento della po-polazione, sono andati a votare nel-le prime elezioni libere che il Paeseabbia mai conosciuto nella sua tor-mentata storia».

Davvero, le sembra che le elezioniirachene siano state così decisive?«È appena l’inizio di un proces-

so difficilissimo che solo alla suaconclusione potrà avere come esitola democrazia. Ma è un inizio indi-spensabile. In gran parte del Me-dio Oriente, occorre attuare con-temporaneamente e in fretta queiprocessi di State building e spessoanche di Nation building, di libera-lizzazione e democratizzazione,che per aver successo devono coin-volgere tanto le istituzioni delloStato quanto quelle della società.Non esistono alternative: o sapre-mo rimuovere gli ostacoli che impe-discono lo sviluppo politico dellesocietà del Medio Oriente, o i cetipiù acculturati e politicamentesvantaggiati di quelle società avver-tiranno come sola alternativa possi-bile quella del fondamentalismo edel terrorismo jihadista».

Si intitola La violenza televisiva. Logiche, forme ef-fetti (Carocci), il libro di Guido Gili, preside dellafacoltà di Scienze Umane e sociali dell’Universitàdel Molise, che si presenta alle 18, alla Feltrinelli inPiazza dei Martiri. Un tema attuale, trattato con ta-glio analitico. La prima parte del libro, infatti, è unlungo excursus sulle diverse forme di violenza dal-l’antichità a oggi, analizzate attraverso l’epica, il tea-tro, la fiaba, il romanzo, la cronaca giornalistica el’arte figurativa. Già all’origine della cultura greca edi quella ebraica, alla base della civiltà occidentale,vi sono narrazioni di violenze— l’uccisione di Cainonel Genesi; la guerra e le carneficine sotto le mura diTroia — narrate nei poemi epici dell’Iliade e del-l’Odissea. Nelle tragedie greche il racconto della vio-lenza, soprattutto quella familiare (matricidi, infanti-cidi) è spesso al centro della narrazione e, con le do-vute differenze, lo sarà anche nel teatro romano, spe-cie nelle tragedie di Seneca.La violenza assume anche forme ritualizzate, co-

me per esempio nei giochi e negli sport, ove però l’ag-gressività è incanalata in un quadro di regole basatesul rispetto dell’avversario. Forse i primi a spettaco-larizzare la violenza furono proprio i Romani, cheavevano i giochi gladiatori tra gli intrattenimenti piùgraditi al pubblico. Come nello sport, anche lo scon-tro tra gladiatori procedeva secondo regole preordi-nate che avevano come fine il confronto della forza edell’abilità dei duellanti sulla base della violenza. Ilmito del gladiatore, della lotta cruenta che diventaprova di valore e spettacolo, ha chiare sopravviven-ze anche nella nostraepoca, soprattutto nelwrestling, dove però— adifferenza degli spettaco-li antichi— il dolore nonè autentico, è unamessin-scena, e gli eroi sottopo-sti ad atti di inaudita vio-lenza si riprendono istan-taneamente, più simili acartoni animati che a uo-mini veri. Anche la storia dell’arte è ricca di immagi-ni violente, sia quelle che rappresentano battaglie eimprese militari, sia quelle devozionali, legate in spe-cial modo al martirio di Cristo in croce. Ma è conl’avvento della fotografia e del cinema che le immagi-ni di violenza e di morte vengonomassificate. Il cine-ma poi favorisce il coinvolgimento dello spettatorecon molteplici strategie, come gli effetti rallentatiche permettono una drammatizzazione della violen-za ma anche una sua estetizzazione.L’excursus iniziale nel libro di Gili non è un sem-

plice antefatto storico. La televisione, come egli so-stiene, è il più diffuso «narratore di storie» nella so-cietà contemporanea, e assume le funzioni che in pas-sato erano state assolte dalla narrazione epica, dalteatro, dall’arte, dalla letteratura, ma presenta an-che caratteri nuovi e specifici. Nel mezzo televisivola violenza è onnipresente, anche se sotto forme di-verse. Telegiornali, fiction, talk show, cartoons, rea-lity show e persino certa pubblicità, utilizzano imma-gini spesso violente, talvolta scioccanti, per cattura-re l’attenzione e l’emozione del pubblico. Allora ladomanda è: è la società a influenzare la rappresenta-zione televisiva della violenza oppure è l’inverso, percui sono i prodotti televisivi violenti ad influenzarela società? Perché conferire alla violenza un’immagi-ne affascinante può ispirare e moltiplicare la violen-za nella società. Questa prospettiva muove le iniziati-ve di associazioni di genitori ed utenti che denuncia-no i guasti dell’invadenza televisiva, di una televisio-ne «cattiva maestra» di vita.

Luciana Jacobelli

L’incontro

Nelle arene antichee negli sport c’è unquadro di regole

Il ciclo di seminari«QuestioniMediterranee: Lapoliticainternazionale nelMediterraneo» haluogo alla Maisonde la Méditerranée(Via Depretis, 130,Napoli) ed ècoordinato daMassimoGalluppi, FrancoMazzei e FabioPetito,dell’Universitàdegli Studi diNapoli«L’Orientale».Oggi alle 16 ilprofessore VittorioEmanueleParsi terràla suaconferen-za. Questoilcalendariodeiprossimiappunta-menti: il 5aprile,Giacomo Lucianiinterverrà sulruolo delMediterraneo nelletrasformazioniglobali delcommercio dipetrolio e gas; il 28aprile Samir Amindiscuterrà laquestione dellafrattura Nord/Sudnel Mediterraneo.Per maggioriinformazionicosultare il sito,http://fondazione-mediterraneo.org/

L’INTERVISTA

«È l’indispensabileinizio di undifficile processo»

Come può un’arte antica come quella custo-dita dai maestri guantai misurarsi con la globa-lizzazione del mercato economico?Da oggi e fino al 7 aprile la mostra-convegno

sull’Arte guantaria al Rione Sanità, organizzatadall’associazione Semi di laboratorio, percorre-rà attraverso l’esposizione di guanti artigianali,di attrezzi del mestiere, di vecchie macchine cu-citrici, la storia di un’antica e fascinosa arte, fat-ta di legami interpersonali e familiari e di un nu-meroso gruppo di piccole e medie aziende intor-no alle quali ruotavano centinaia di famiglie dilavoratori fissi e stagionali che, raggruppatisiin piccole realtà autonome, portava-no a compimento l’intero ciclo mani-fatturiero. Prima tappa del progetto«Guanti in sfida», volto alla docu-mentazione storica del mestiere diguantaio, la mostra-convegno hauno sguardo proiettato al futuro perfare i conti con il rilancio del madein Italy, possibile, secondo gli orga-nizzatori, solo grazie alla collabora-zione tra design ed antichi saperi.Patrocinata dall’assessorato al Tu-

rismo e all’Artigianato della provin-

cia di Napoli, dal comune, dalla Federico II edalla SecondaUniversità di Napoli, dal Consor-zio Napoli Guanti, la mostra è ospitata nel set-tecentesco palazzo dello Spagnolo in via Vergi-ni, sede della Fondazione Morra.Al convegno parteciperanno gli assessori An-

gela Cortese eGiovannaMartano, docenti e nu-merosi addetti ai lavori che discuteranno sullepotenzialità dell’artigianato come attrattore tu-ristico, sull’imprenditoria familiare, sull’incon-tro tra artigianato tradizionale e design dellamoda applicato, in specifico, all’arte guantaianapoletana.

Un’arte antica quella della lavo-razione dei guanti in pelle che ebbeinizio proprio nel napoletano e cheaveva, nel Rione Sanità, quello chesi può definire il suo distretto indu-striale. Con la mostra gli organizza-tori colgono l’occasione anche per«uscire dallo stereotipo diffuso delRione Sanità come quartiere ormaiirrimediabilmente tagliato fuori daogni prospettiva di riscatto socia-le».

Antonella Migliaccio

CULTURASPETTACOLI & TEMPO LIBERO

ANapoli il politologo Parsi: «È l’unicacarta vincente contro gli estremismi»

MASS MEDIA

L’antica arte napoletana dei guanti

«Armati di democraziacontro il terrorismo»

FORME RITUALI

Guanti napoletani

di MASSIMO GALLUPPI e FABIO PETITO

Seminariosu questionimediterranee

ELEZIONI IRACHENE

Un convegno e una mostra alla Fondazione Morra celebrano l’artigianato locale

Dai gladiatori al wrestling:il fascino della violenza

L’attacco alle Twin Towers; nella foto piccola, Vittorio Emanuele Parsi

Una lezione sull’entropia dell’ordine mediorientale

17CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U GIOVEDÌ 30 MARZO 2006NA

“Corriere del Mezzogiorno” 30 marzo 2006

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“La Repubblica” 30 marzo 2006

Vittorio Emanuele Parsi, Profes-sore di Relazioni Internazionali al-l’Università Cattolica di Milano eeditorialista del quotidiano Avveni-re, è oggi ospite a Napoli dove ter-rà, presso la Maison de la Méditer-ranée, una conferenza dal titolo«La Grand Strategy americana el’entropia dell’ordine mediorienta-le». Ne anticipiamo qualche elemen-to in questa intevista.

La situazione in Iraq peggiora digiorno in giorno ed è sempre più diffu-sa la convinzione— in Europa ma or-mai anche in America— che la guer-ra sia stata un errore. Condivide que-sta opinione?«Per le modalità di conduzione sì.

Ma l’odierna crisi in Medio Orientenon deriva semplicemente dalla deci-sione americana di abbattere Sad-damHussein. È la crisi di un sistemache, nei suoi caratteri essenziali, ri-monta alla fine della Prima guerramondiale e alla scomparsa dell’Impe-roOttomano. Fu allora che le poten-ze occidentali instaurarono nella re-

gione una serie di regimi vas-salli, in cambio dell’impe-gno da parte loro ad assicu-rare la stabilità interna e ilflusso costante dei riforni-menti petroliferi. Era chiarala "filosofia" sottostante aquesta politica: la stabilitàregionale era preferibile aogni ipotesi di democratizza-zione. Le crisi non sonomancate ma il sistema ha ret-

to. Negli anni successivi alla Secon-da guerra mondiale, è riuscito adadattarsi perfino al sorgere dello Sta-to di Israele; in un’epoca (occorreprecisare) in cui ogni tensione geopo-litica locale o regionale veniva inqua-drata e "compressa" all’interno delconfronto strategico planetario traUnione Sovietica e Stati Uniti».

Perché e quando questo ordine im-posto dalla Guerra Fredda ha comin-ciato a mostrare i primi segni di cedi-mento?«Il primo scossone è avvenuto

nel 1973, dopo la guerra dello YomKippur, quando i Paesi arabi mem-bri dell’Opec hanno "liberato" ilprezzo del greggio dall’ipoteca della

protezione politica. Poi, nel 1979 c’èstata la rivoluzione khomeinista inIran. Per la prima volta una rivolu-zione si è affermata nel nome diprincipi e di categorie politiche "al-tre" rispetto alla tradizione occiden-tale. Per comprendere la portata del-la novità costituita dall’avvento del-la teocrazia e dello Stato islamico,basti pensare che fino a quel mo-mento tutte le lotte di liberazione odi modernizzazione e sviluppo era-no state proclamate in nome di prin-cipi (dal nazionalismo al marxi-smo-leninismo) riconducibili allatradizione occidentale».

Ma non le sembra che vi sia unoscarto tra questi avvenimenti el’odierno l’intervento americano inIraq?«Lo scarto consiste nel fatto che

negli anni ’90 l’instabilità struttura-le mediorientale era ormai prontaper essere "esportata" in tutto il si-stema, come il primo attentato alWorld Trade Center e contro le am-basciate americane in Tanzania eZaire tristementeannunciano. Poic’è l’11 settembre2001, e a quel pun-to, la nuova ammi-nistrazione Bush,fino a quel mo-mento poco incli-ne a fare della poli-tica estera l’archi-trave della suaagenda, si ritrovaa dover fronteggiare un’emergenzadi portata globale, con caratteri dinovità rivoluzionari, ai quali si de-vono opporre contromisure altret-tanto rivoluzionarie. Innanzituttovi è stata la proclamazione del dirit-to alla guerra preventiva, allo scopodi impedire che altri 11 settembrepotessero ripetersi. Poi, con la guer-ra in Afghanistan, è stato formulatoun triplice obiettivo: (1) chiarire chegli Usa si riservavano di distruggerele basi operative e logistiche di AlQaeda ovunque esse fossero ospita-te; (2) lanciare un monito sulle con-seguenze di un eventuale appoggioanche indiretto ai terroristi; (3) ope-rare un regime change in Afghani-

stan, cioè sostituire il governo totali-tario dei Talebani con un regime le-gittimato dal sostegno popolare ve-rificato attraverso il suffragio eletto-rale».

Ma poi c’è stata la guerra in Iraq.Le sembra che i risultati siano statipari all’attesa?«Quello che vorrei sottolineare è

che si tratta di una strategia più "poli-tica" che "militare", che vede nellapromozione della democrazia la solapossibile carta vincente contro il ter-rorismo. Proprio osservando la com-posizione del commando terroristadell’11 settembre e della struttura diAl Qaeda, dove abbondano sauditied egiziani, salta agli occhi come la

propaganda delterrorismo di ma-trice islamista ab-bia fatto un mag-gior numero diproseliti proprionei Paesi in cui gliStati Uniti e l’Occi-dente hanno soste-nuto regimi nondemocratici. Diqui la necessità,

per elementari ragioni sicurezza, del-la loro rapida liberalizzazione e de-mocratizzazione.A partire da quel momento il vec-

chio trade-off su cui per quasi un se-colo si era fondato l’ordine regiona-le— stabilità a spese della democra-zia — viene abbandonato a favoredi uno nuovo: stabilità attraverso lademocrazia. In questa nuova "intel-ligenza strategica" la strada del regi-me change imposto militarmentedall’esterno, come in Iraq, deve rap-presentare l’eccezione e non la rego-la. Più importante e decisivo è riusci-re a incoraggiare, accompagnare eproteggere i processi interni di cam-biamento, in un quadro strategico

che gioca la carta della stabilità at-traverso la democrazia e non a disca-pito della democrazia».

D’accordo, ma le pare che in Af-ghanistan e in Iraq le cose stiano an-dando per il verso giusto?«È chiaro che si tratta di una stra-

da lunga, il cui risultato finale nessu-no può garantire; abbiamo solo laconvinzione che le democrazie sonoi soli regimi in grado di evitare quel-la frustrazione politica che alimentail terrorismo più di ogni altra cosa.In ogni caso, la stagione dei regimiscreditati e deboli, "clienti" del-l’America, è finita con l’11 settem-bre. E poi non bisogna dimenticareche a gennaio otto milioni di irache-ni, cioè il sessanta per cento della po-polazione, sono andati a votare nel-le prime elezioni libere che il Paeseabbia mai conosciuto nella sua tor-mentata storia».

Davvero, le sembra che le elezioniirachene siano state così decisive?«È appena l’inizio di un proces-

so difficilissimo che solo alla suaconclusione potrà avere come esitola democrazia. Ma è un inizio indi-spensabile. In gran parte del Me-dio Oriente, occorre attuare con-temporaneamente e in fretta queiprocessi di State building e spessoanche di Nation building, di libera-lizzazione e democratizzazione,che per aver successo devono coin-volgere tanto le istituzioni delloStato quanto quelle della società.Non esistono alternative: o sapre-mo rimuovere gli ostacoli che impe-discono lo sviluppo politico dellesocietà del Medio Oriente, o i cetipiù acculturati e politicamentesvantaggiati di quelle società avver-tiranno come sola alternativa possi-bile quella del fondamentalismo edel terrorismo jihadista».

Si intitola La violenza televisiva. Logiche, forme ef-fetti (Carocci), il libro di Guido Gili, preside dellafacoltà di Scienze Umane e sociali dell’Universitàdel Molise, che si presenta alle 18, alla Feltrinelli inPiazza dei Martiri. Un tema attuale, trattato con ta-glio analitico. La prima parte del libro, infatti, è unlungo excursus sulle diverse forme di violenza dal-l’antichità a oggi, analizzate attraverso l’epica, il tea-tro, la fiaba, il romanzo, la cronaca giornalistica el’arte figurativa. Già all’origine della cultura greca edi quella ebraica, alla base della civiltà occidentale,vi sono narrazioni di violenze— l’uccisione di Cainonel Genesi; la guerra e le carneficine sotto le mura diTroia — narrate nei poemi epici dell’Iliade e del-l’Odissea. Nelle tragedie greche il racconto della vio-lenza, soprattutto quella familiare (matricidi, infanti-cidi) è spesso al centro della narrazione e, con le do-vute differenze, lo sarà anche nel teatro romano, spe-cie nelle tragedie di Seneca.La violenza assume anche forme ritualizzate, co-

me per esempio nei giochi e negli sport, ove però l’ag-gressività è incanalata in un quadro di regole basatesul rispetto dell’avversario. Forse i primi a spettaco-larizzare la violenza furono proprio i Romani, cheavevano i giochi gladiatori tra gli intrattenimenti piùgraditi al pubblico. Come nello sport, anche lo scon-tro tra gladiatori procedeva secondo regole preordi-nate che avevano come fine il confronto della forza edell’abilità dei duellanti sulla base della violenza. Ilmito del gladiatore, della lotta cruenta che diventaprova di valore e spettacolo, ha chiare sopravviven-ze anche nella nostraepoca, soprattutto nelwrestling, dove però— adifferenza degli spettaco-li antichi— il dolore nonè autentico, è unamessin-scena, e gli eroi sottopo-sti ad atti di inaudita vio-lenza si riprendono istan-taneamente, più simili acartoni animati che a uo-mini veri. Anche la storia dell’arte è ricca di immagi-ni violente, sia quelle che rappresentano battaglie eimprese militari, sia quelle devozionali, legate in spe-cial modo al martirio di Cristo in croce. Ma è conl’avvento della fotografia e del cinema che le immagi-ni di violenza e di morte vengonomassificate. Il cine-ma poi favorisce il coinvolgimento dello spettatorecon molteplici strategie, come gli effetti rallentatiche permettono una drammatizzazione della violen-za ma anche una sua estetizzazione.L’excursus iniziale nel libro di Gili non è un sem-

plice antefatto storico. La televisione, come egli so-stiene, è il più diffuso «narratore di storie» nella so-cietà contemporanea, e assume le funzioni che in pas-sato erano state assolte dalla narrazione epica, dalteatro, dall’arte, dalla letteratura, ma presenta an-che caratteri nuovi e specifici. Nel mezzo televisivola violenza è onnipresente, anche se sotto forme di-verse. Telegiornali, fiction, talk show, cartoons, rea-lity show e persino certa pubblicità, utilizzano imma-gini spesso violente, talvolta scioccanti, per cattura-re l’attenzione e l’emozione del pubblico. Allora ladomanda è: è la società a influenzare la rappresenta-zione televisiva della violenza oppure è l’inverso, percui sono i prodotti televisivi violenti ad influenzarela società? Perché conferire alla violenza un’immagi-ne affascinante può ispirare e moltiplicare la violen-za nella società. Questa prospettiva muove le iniziati-ve di associazioni di genitori ed utenti che denuncia-no i guasti dell’invadenza televisiva, di una televisio-ne «cattiva maestra» di vita.

Luciana Jacobelli

L’incontro

Nelle arene antichee negli sport c’è unquadro di regole

Il ciclo di seminari«QuestioniMediterranee: Lapoliticainternazionale nelMediterraneo» haluogo alla Maisonde la Méditerranée(Via Depretis, 130,Napoli) ed ècoordinato daMassimoGalluppi, FrancoMazzei e FabioPetito,dell’Universitàdegli Studi diNapoli«L’Orientale».Oggi alle 16 ilprofessore VittorioEmanueleParsi terràla suaconferen-za. Questoilcalendariodeiprossimiappunta-menti: il 5aprile,Giacomo Lucianiinterverrà sulruolo delMediterraneo nelletrasformazioniglobali delcommercio dipetrolio e gas; il 28aprile Samir Amindiscuterrà laquestione dellafrattura Nord/Sudnel Mediterraneo.Per maggioriinformazionicosultare il sito,http://fondazione-mediterraneo.org/

L’INTERVISTA

«È l’indispensabileinizio di undifficile processo»

Come può un’arte antica come quella custo-dita dai maestri guantai misurarsi con la globa-lizzazione del mercato economico?Da oggi e fino al 7 aprile la mostra-convegno

sull’Arte guantaria al Rione Sanità, organizzatadall’associazione Semi di laboratorio, percorre-rà attraverso l’esposizione di guanti artigianali,di attrezzi del mestiere, di vecchie macchine cu-citrici, la storia di un’antica e fascinosa arte, fat-ta di legami interpersonali e familiari e di un nu-meroso gruppo di piccole e medie aziende intor-no alle quali ruotavano centinaia di famiglie dilavoratori fissi e stagionali che, raggruppatisiin piccole realtà autonome, portava-no a compimento l’intero ciclo mani-fatturiero. Prima tappa del progetto«Guanti in sfida», volto alla docu-mentazione storica del mestiere diguantaio, la mostra-convegno hauno sguardo proiettato al futuro perfare i conti con il rilancio del madein Italy, possibile, secondo gli orga-nizzatori, solo grazie alla collabora-zione tra design ed antichi saperi.Patrocinata dall’assessorato al Tu-

rismo e all’Artigianato della provin-

cia di Napoli, dal comune, dalla Federico II edalla SecondaUniversità di Napoli, dal Consor-zio Napoli Guanti, la mostra è ospitata nel set-tecentesco palazzo dello Spagnolo in via Vergi-ni, sede della Fondazione Morra.Al convegno parteciperanno gli assessori An-

gela Cortese eGiovannaMartano, docenti e nu-merosi addetti ai lavori che discuteranno sullepotenzialità dell’artigianato come attrattore tu-ristico, sull’imprenditoria familiare, sull’incon-tro tra artigianato tradizionale e design dellamoda applicato, in specifico, all’arte guantaianapoletana.

Un’arte antica quella della lavo-razione dei guanti in pelle che ebbeinizio proprio nel napoletano e cheaveva, nel Rione Sanità, quello chesi può definire il suo distretto indu-striale. Con la mostra gli organizza-tori colgono l’occasione anche per«uscire dallo stereotipo diffuso delRione Sanità come quartiere ormaiirrimediabilmente tagliato fuori daogni prospettiva di riscatto socia-le».

Antonella Migliaccio

CULTURASPETTACOLI & TEMPO LIBERO

ANapoli il politologo Parsi: «È l’unicacarta vincente contro gli estremismi»

MASS MEDIA

L’antica arte napoletana dei guanti

«Armati di democraziacontro il terrorismo»

FORME RITUALI

Guanti napoletani

di MASSIMO GALLUPPI e FABIO PETITO

Seminariosu questionimediterranee

ELEZIONI IRACHENE

Un convegno e una mostra alla Fondazione Morra celebrano l’artigianato locale

Dai gladiatori al wrestling:il fascino della violenza

L’attacco alle Twin Towers; nella foto piccola, Vittorio Emanuele Parsi

Una lezione sull’entropia dell’ordine mediorientale

17CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U GIOVEDÌ 30 MARZO 2006NA

“Corriere del Mezzogiorno” 30 marzo 2006

Page 47: 2006

1126 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1127

Xxxxxxx“Il Mattino” 30 marzo 2006 “Roma” 30 marzo 2006

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1128 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1129

Xxxxxxx

La kermesse è costata cinquecentomila euroPer la prima volta può contare su un comitatotecnico che affianca la famiglia Liguori

Da sabato a martedì la fiera meridionaledel libro si svolgerà al Borgo Marinarie nella ex sede della facoltà di Economia

Due premi con il «Corriere»

Come parlano i napoletani

Doppio sguardo, libri e film

Libertà di informazione

L A F I E R A

Lo spettacolo

I COSTI

Il carnet di viaggio non è solo un album d’acquerelli realizzatidurante avventurosi cammini tra paesi lontani; è anche uncontenitore di ricordi e d’impressioni, una raccolta di testi, diritagli, di frammenti rubati al paesaggio come biglietti del metrò,foglie, menù, indirizzi, biglietti: una sorta di diario intimo, unreportage nella propria memoria o nella propria deriva. I carnettistipartenopei finalmente potranno confrontarsi con i grandi maestriinternazionali — invitati a Napoli dal 1 al 4 aprile — grazie alla bellarassegna intitolata Carnet Mediterranei curata, da SimonettaCapecchi per Galassia Gutenberg nella Sala delle Terrazze inCastel dell’Ovo. Sarà un’occasione interessante per osservareanche il lavoro di tanti autori napoletani che — invece di utilizzaremacchine digitali o microcamere — percorrono il pianeta armatisolo di penna, di matita, di acquarelli e di carnet per schizzi. Comeci racconta Simonetta Capecchi, «viaggiare col taccuino è un mododi guardare, un esercizio per osservare, per comprendere la realtà eper conservarne la memoria. Si tratta di una pratica diffusa dalungo tempo, non solo tra gli artisti. Nell’abbinamento di testo eimmagini, nella successione delle pagine scritte e dei disegni diviaggio che raccontano una storia, piccola o grande, vissutapersonalmente, risiede il fascino di questo libro bianco da riempire,un oggetto ibrido, tra arte e letteratura». Fra i grandi maestri èannunciata la presenza di Pedro Cano che esibirà le sue suggestiveagende di viaggio. Cano, esponente di spicco del Neorealismospagnolo e artista cosmopolita, riversa nei suoi olii e acquarelli laforza malinconica della sua terra, la Murcia, e le tappe di un viaggioitinerante non ancora concluso. Sarà a Galassia Gutenbergdomenica, per presentare i suoi lavori. La rassegna prevede inoltrel’esposizione dei carnet di viaggio di Stefano Faravelli realizzati aIstanbul, nel mercato di Kashgar in Cina e nella città di Djenné, in

Mali. È prevista poi la mostra «Viaggi eacquerelli» dove verranno presentati i carnetMediterranei di Andrew Packard, FerruccioOrioli, Giuseppe Zollo, Ludovico M. Fusco,Salvatore Grande e Simonetta Capecchi. Maforse l'iniziativa più curiosa è «Sguardo suNapoli, 50 taccuini per raccontare la città».Si tratta di una raccolta di carnet realizzatida artisti, scrittori, giornalisti, studenti,architetti, adulti e bambini che simetteranno alla prova per raccontare ilviaggio reale e immaginario legato alla cittàdi Napoli.

Diego Lama

Gli sconti: ecco come

A C A S T E L D E L L ’ O V O

D’«Oltremare» al mare vero, dallaMostra di Fuorigrotta a via Partenope.Si è parlato soprattutto della novità lo-gistica alla presentazione della XVIIedizione di Galassia Gutenberg, la fie-ra del libro che si terrà dal primo alquattro aprile a Castel dell’Ovo, esten-dendosi come un villaggio della letturain tutto il borgo Marinari.«Sono certa che sarà un successo —

ha detto il sindaco Rosa Russo Iervoli-no—perché lascia una sede unpo’ ano-nima». Anche l’assessore comunale al-la cultura Rachele Furfaro ha puntatosulla centralità del sito: «È un fatto im-portante che la fiera arrivi nel centrodella città, ma non dimentichiamo leperiferie. Presto il Comune aprirà unabiblioteca aScampia» (di Scampia par-leranno tra gli altri Mauro Covacich,Roberto Saviano e TizianoScarpa il 2 aprile).Questa è anche la prima

Galassia delle pari opportu-nità nel senso che per la pri-ma volta è sostenuta dal-l’assessorato regionale gui-dato da Rosetta D’Amelio,come si avverte anche daiventi al femminile che sof-fiano tra gli eventi. Altra no-vità organizzativa è il comi-tato tecnico di esperti inrappresentanza dell’intera filiera del li-bro che ha affiancato l’associazioneGa-lassia nel curare la proposta culturale(è composto da Maria Adinolfi, MariaGrazia Falciatore, Paolo Pisanti, MarioGuida, Maria Cristina Di Martino eMaurizio Cuzzolin).Tra gli interventi istituzionali sicura-

mente non di rito quello del vicepresi-dente della Provincia Antonio Puglieseche polemicamente ha chiesto a Fran-co Liguori, presidente non solo di Ga-lassiamaanche del consorzio per la Cit-tà del libro di Casoria «che fine ha fattoquel progetto, peraltro finanziato dalCipe con una delibera del marzo2005?». La cifra della delibera, effettiva-mente pubblicata sulla Gazzetta uffi-ciale il 29 marzo scorso, è sostanziosa:oltre 48 milioni di euro. E Liguori repli-

ca: «Mancano alcune firme, il meccani-smo burocratico e giuridico è comples-so e soprattutto la Città del libro non sifarà più a Casoria ma a Ponticelli, per-ché i suoli individuati in quell’aria anda-vano bonificati dall’uranio e sarebbecostato troppo». EPugliese, che tra l’al-tro è di Casoria, dopo la presentazionerilancia: «Era stato individuato un al-tro sito, l’Ovulo, (lo conferma al telefo-no il sindaco commissariato GiosuèDeRosa, ndr). Sarà una nuova occasionemancata per quel territorio». Insommala polemica promette sviluppi «ma nonèGalassia—dice Liguori— l’occasioneper parlarne». Sarà così? Intanto dia-mo conto sommariamente del pro-grammache per la narrativa italiana ac-cende i riflettori sulla Sardegna e i suoiscrittori in due incontri (sabato alle 12

e domenica alle 17 a Casteldell’Ovo) curati da Goffre-do Fofi con il «caso» Salva-tore Niffoi e con Giulio An-gioni, Alberto Capitta eGiorgio Todde. Testimo-nianze e immagini delle te-cheRai sono stati scelti perl’omaggio a Mario Soldati,il primo in Italia nel cente-nario della sua nascita. Trale altre novità gli aperitivial borgo con gli scrittori.

Dopo l’inaugurazione con Alberto Ar-basino alle 18,30 nella sale delle prigio-ni, sarà la scrittrice spagnola Lucia Ex-tebarria la prima voce femminile adinaugurare «La rosa dei venti», il per-corso tematico della diciassettesimaGalassia. Sul libro «Donne in bilico» (al-le 12) la scrittrice sarà intervistata daIaia Caputo e converserà con il diretto-re dell’istituto Cervantes Josè VicenteQuirante Rives. Sempre sabato, ma al-le 17,30, sarà protagonista la scrittricealbanese Ornela Vorpsi. In serata, apartire dalle 19,30, una retrospettivadedicata a Goliarda Sapienza, autricede «L’arte della gioia», scomparsa nel1996. Ultima rappresentante della Ro-sa dei venti sarà la scrittrice-architettopalestinese Suad Amiry (lunedì saràpresentato il suo libro «Sharon e miasuocera»).

Natascia Festa

DOVE E QUANDO

Il gioco di Robinson

UNIONE INDUSTRIALI

L’Unione industriali,con il Corriere del Mezzogiorno, èpromotrice di due premi speciali.

Uno (di 500 euro) per l’editore che si èdistinto in attività che ne attestino

l’impegno sociale (commissione: AlbertoMastinu, Maurizio Cuzzolin e Giorgio

Fiore), l’altro (di 1000 euro) destinato aitre studenti più meritevoli della Facoltà

di Ingegneria della Federico II.

SULLE ORME DI TOTO’

Sabato alle 10.30 (Sala Maestrale)sarà presentato il libro «Parte

italiano e parte… nopeo».Stravolgendo una famosa battuta diTotò, l’autrice Paola Ossorio prende

spunto per parlare in mododivertente di dizione e degli errori dipronuncia dei napoletani. Saranno

presenti, insieme all’autrice, MimmoLiguoro, Antonio Casagrande e

Cristina Scaperrotta

LA RASSEGNA

Libri e documentari a confronto perraccontare autori e linguaggi.

Si presenta così la rassegna «Doppiosguardo», realizzata dall’Università

L’Orientale e curata da LjubaScuderi. Da sabato a lunedì, tre

appuntamenti per parlare di personee storie che avranno come

protagonisti il Medio Oriente,l’Europa centrale, la Spagna e le «Vie

del Mediterraneo»

ANSAMED

Sabato incontro-dibattito organizzatoda Ansamed nella Sala delle prigioni.

Tema dell’incontro: i rapporti tralibertà di informazione e democrazia

in Medioriente attraverso letestimonianze dirette di chi vive

quotidianamente questa realtà. Ospited’onore della manifestazione saràGisele Khoury, giornalista della

televisione satellitarearaba Al Arabjia

Anche l’emigrazione negli States sarà protagonista diGalassia Gutenberg. Domenica alle 20,30, nell’aulamagna del centro congressi dell’Università FedericoII (via Partenope), in scena la narrazione-spettacolo«Italoamericana», nata dall’omonimo libro diFrancesco Durante (Mondadori, in due volumi). Laconferenza, corredata da supporti audiovisivi, saràcondotta dallo stesso Durante, con interventi teatralie canori di Enrico Ianniello, Tony Laudadio, AndreaRenzi e Luciano Saltarelli. Musiche eseguite dal vivoda Federico Odling e Vittorio Ricciardi. In pratica, lostesso cast dell’acclamato «Santa Maria d’America».Una versione diversa dello spettacolo andrà in scena

sabato al teatro Garibaldi di Santa Maria CapuaVetere per la prima edizione delle «GiornateItaloamericane», che vedranno tra i protagonisti loscrittore Erri De Luca, lo stesso Durante e gli attoriJean René Bilongo e Andrea Renzi. Sullo sfondo, invideo proiezione, le testimonianze (raccolte daFrancesco Paglino, Mario Savinio e RobertaPuglisi) di cittadini del Casertano che narrano la loroesperienza di emigrati. Le Giornate si aprono domanialle 21 con l’anteprima di «Dazzorrai!», spettacolo acura di Luciano Saltarelli e Federico Odling, basatosu alcuni «numeri» originali tratti dalla produzioneteatrale e musicale italoamericana di inizio ’900.

Arriva Galassia, ma la Provinciachiede dove è finita la Città del libro

IL CALENDARIO

Tra le stardella rassegnaArbasino,

il «caso» Niffoie la palestineseSuad Amiry

Un carnet di Grande

Il vicepresidente Pugliese accusa: già stanziati 48 milioniLiguori replica: si farà, ma a Ponticelli, non più a Casoria

Carnet di viaggio: diario in immaginiA Napoli c’è Cano con gli altri maestri

Una scena dallo spettacolo «Santa Maria d’America»

LA MOSTRA

a g e n d a d e l l a k e r m e s s e

La manifestazione sarà aperta dasabato a martedi, dalle 10 alle 21(martedì fino alle 18). Costo del

biglietto 5 euro, con sconto di 1 europer gli abbonati ad Unico Campania.Dal 5 al 30 aprile con un acquisto di30 euro il biglietto sarà rimborsato

dalle librerie aderenti all’AliConfcommercio,

l’associazione librai italiani.

L’OMAGGIO

Il Corriere del Mezzogiorno sarà presentecon uno stand dedicato all’iniziativaeditoriale Robinson a Napoli. Aivisitatori sarà proposto il gioco letterarioispirato al romanzo di Defoe, unquestionario per giocare con le metaforee per parlare di Napoli (vedi blog sul sitowww.corrieredelmezzogiorno.it). I primi50 che riponderanno, avranno inomaggio una copia del romanzo.

«Italoamericana», una narrazione-spettacolo

22 CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U GIOVEDÌ 30 MARZO 2006NA

“Corriere del Mezzogiorno” 30 marzo 2006 “Il Denaro” 1 aprile 2006

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La kermesse è costata cinquecentomila euroPer la prima volta può contare su un comitatotecnico che affianca la famiglia Liguori

Da sabato a martedì la fiera meridionaledel libro si svolgerà al Borgo Marinarie nella ex sede della facoltà di Economia

Due premi con il «Corriere»

Come parlano i napoletani

Doppio sguardo, libri e film

Libertà di informazione

L A F I E R A

Lo spettacolo

I COSTI

Il carnet di viaggio non è solo un album d’acquerelli realizzatidurante avventurosi cammini tra paesi lontani; è anche uncontenitore di ricordi e d’impressioni, una raccolta di testi, diritagli, di frammenti rubati al paesaggio come biglietti del metrò,foglie, menù, indirizzi, biglietti: una sorta di diario intimo, unreportage nella propria memoria o nella propria deriva. I carnettistipartenopei finalmente potranno confrontarsi con i grandi maestriinternazionali — invitati a Napoli dal 1 al 4 aprile — grazie alla bellarassegna intitolata Carnet Mediterranei curata, da SimonettaCapecchi per Galassia Gutenberg nella Sala delle Terrazze inCastel dell’Ovo. Sarà un’occasione interessante per osservareanche il lavoro di tanti autori napoletani che — invece di utilizzaremacchine digitali o microcamere — percorrono il pianeta armatisolo di penna, di matita, di acquarelli e di carnet per schizzi. Comeci racconta Simonetta Capecchi, «viaggiare col taccuino è un mododi guardare, un esercizio per osservare, per comprendere la realtà eper conservarne la memoria. Si tratta di una pratica diffusa dalungo tempo, non solo tra gli artisti. Nell’abbinamento di testo eimmagini, nella successione delle pagine scritte e dei disegni diviaggio che raccontano una storia, piccola o grande, vissutapersonalmente, risiede il fascino di questo libro bianco da riempire,un oggetto ibrido, tra arte e letteratura». Fra i grandi maestri èannunciata la presenza di Pedro Cano che esibirà le sue suggestiveagende di viaggio. Cano, esponente di spicco del Neorealismospagnolo e artista cosmopolita, riversa nei suoi olii e acquarelli laforza malinconica della sua terra, la Murcia, e le tappe di un viaggioitinerante non ancora concluso. Sarà a Galassia Gutenbergdomenica, per presentare i suoi lavori. La rassegna prevede inoltrel’esposizione dei carnet di viaggio di Stefano Faravelli realizzati aIstanbul, nel mercato di Kashgar in Cina e nella città di Djenné, in

Mali. È prevista poi la mostra «Viaggi eacquerelli» dove verranno presentati i carnetMediterranei di Andrew Packard, FerruccioOrioli, Giuseppe Zollo, Ludovico M. Fusco,Salvatore Grande e Simonetta Capecchi. Maforse l'iniziativa più curiosa è «Sguardo suNapoli, 50 taccuini per raccontare la città».Si tratta di una raccolta di carnet realizzatida artisti, scrittori, giornalisti, studenti,architetti, adulti e bambini che simetteranno alla prova per raccontare ilviaggio reale e immaginario legato alla cittàdi Napoli.

Diego Lama

Gli sconti: ecco come

A C A S T E L D E L L ’ O V O

D’«Oltremare» al mare vero, dallaMostra di Fuorigrotta a via Partenope.Si è parlato soprattutto della novità lo-gistica alla presentazione della XVIIedizione di Galassia Gutenberg, la fie-ra del libro che si terrà dal primo alquattro aprile a Castel dell’Ovo, esten-dendosi come un villaggio della letturain tutto il borgo Marinari.«Sono certa che sarà un successo —

ha detto il sindaco Rosa Russo Iervoli-no—perché lascia una sede unpo’ ano-nima». Anche l’assessore comunale al-la cultura Rachele Furfaro ha puntatosulla centralità del sito: «È un fatto im-portante che la fiera arrivi nel centrodella città, ma non dimentichiamo leperiferie. Presto il Comune aprirà unabiblioteca aScampia» (di Scampia par-leranno tra gli altri Mauro Covacich,Roberto Saviano e TizianoScarpa il 2 aprile).Questa è anche la prima

Galassia delle pari opportu-nità nel senso che per la pri-ma volta è sostenuta dal-l’assessorato regionale gui-dato da Rosetta D’Amelio,come si avverte anche daiventi al femminile che sof-fiano tra gli eventi. Altra no-vità organizzativa è il comi-tato tecnico di esperti inrappresentanza dell’intera filiera del li-bro che ha affiancato l’associazioneGa-lassia nel curare la proposta culturale(è composto da Maria Adinolfi, MariaGrazia Falciatore, Paolo Pisanti, MarioGuida, Maria Cristina Di Martino eMaurizio Cuzzolin).Tra gli interventi istituzionali sicura-

mente non di rito quello del vicepresi-dente della Provincia Antonio Puglieseche polemicamente ha chiesto a Fran-co Liguori, presidente non solo di Ga-lassiamaanche del consorzio per la Cit-tà del libro di Casoria «che fine ha fattoquel progetto, peraltro finanziato dalCipe con una delibera del marzo2005?». La cifra della delibera, effettiva-mente pubblicata sulla Gazzetta uffi-ciale il 29 marzo scorso, è sostanziosa:oltre 48 milioni di euro. E Liguori repli-

ca: «Mancano alcune firme, il meccani-smo burocratico e giuridico è comples-so e soprattutto la Città del libro non sifarà più a Casoria ma a Ponticelli, per-ché i suoli individuati in quell’aria anda-vano bonificati dall’uranio e sarebbecostato troppo». EPugliese, che tra l’al-tro è di Casoria, dopo la presentazionerilancia: «Era stato individuato un al-tro sito, l’Ovulo, (lo conferma al telefo-no il sindaco commissariato GiosuèDeRosa, ndr). Sarà una nuova occasionemancata per quel territorio». Insommala polemica promette sviluppi «ma nonèGalassia—dice Liguori— l’occasioneper parlarne». Sarà così? Intanto dia-mo conto sommariamente del pro-grammache per la narrativa italiana ac-cende i riflettori sulla Sardegna e i suoiscrittori in due incontri (sabato alle 12

e domenica alle 17 a Casteldell’Ovo) curati da Goffre-do Fofi con il «caso» Salva-tore Niffoi e con Giulio An-gioni, Alberto Capitta eGiorgio Todde. Testimo-nianze e immagini delle te-cheRai sono stati scelti perl’omaggio a Mario Soldati,il primo in Italia nel cente-nario della sua nascita. Trale altre novità gli aperitivial borgo con gli scrittori.

Dopo l’inaugurazione con Alberto Ar-basino alle 18,30 nella sale delle prigio-ni, sarà la scrittrice spagnola Lucia Ex-tebarria la prima voce femminile adinaugurare «La rosa dei venti», il per-corso tematico della diciassettesimaGalassia. Sul libro «Donne in bilico» (al-le 12) la scrittrice sarà intervistata daIaia Caputo e converserà con il diretto-re dell’istituto Cervantes Josè VicenteQuirante Rives. Sempre sabato, ma al-le 17,30, sarà protagonista la scrittricealbanese Ornela Vorpsi. In serata, apartire dalle 19,30, una retrospettivadedicata a Goliarda Sapienza, autricede «L’arte della gioia», scomparsa nel1996. Ultima rappresentante della Ro-sa dei venti sarà la scrittrice-architettopalestinese Suad Amiry (lunedì saràpresentato il suo libro «Sharon e miasuocera»).

Natascia Festa

DOVE E QUANDO

Il gioco di Robinson

UNIONE INDUSTRIALI

L’Unione industriali,con il Corriere del Mezzogiorno, èpromotrice di due premi speciali.

Uno (di 500 euro) per l’editore che si èdistinto in attività che ne attestino

l’impegno sociale (commissione: AlbertoMastinu, Maurizio Cuzzolin e Giorgio

Fiore), l’altro (di 1000 euro) destinato aitre studenti più meritevoli della Facoltà

di Ingegneria della Federico II.

SULLE ORME DI TOTO’

Sabato alle 10.30 (Sala Maestrale)sarà presentato il libro «Parte

italiano e parte… nopeo».Stravolgendo una famosa battuta diTotò, l’autrice Paola Ossorio prende

spunto per parlare in mododivertente di dizione e degli errori dipronuncia dei napoletani. Saranno

presenti, insieme all’autrice, MimmoLiguoro, Antonio Casagrande e

Cristina Scaperrotta

LA RASSEGNA

Libri e documentari a confronto perraccontare autori e linguaggi.

Si presenta così la rassegna «Doppiosguardo», realizzata dall’Università

L’Orientale e curata da LjubaScuderi. Da sabato a lunedì, tre

appuntamenti per parlare di personee storie che avranno come

protagonisti il Medio Oriente,l’Europa centrale, la Spagna e le «Vie

del Mediterraneo»

ANSAMED

Sabato incontro-dibattito organizzatoda Ansamed nella Sala delle prigioni.

Tema dell’incontro: i rapporti tralibertà di informazione e democrazia

in Medioriente attraverso letestimonianze dirette di chi vive

quotidianamente questa realtà. Ospited’onore della manifestazione saràGisele Khoury, giornalista della

televisione satellitarearaba Al Arabjia

Anche l’emigrazione negli States sarà protagonista diGalassia Gutenberg. Domenica alle 20,30, nell’aulamagna del centro congressi dell’Università FedericoII (via Partenope), in scena la narrazione-spettacolo«Italoamericana», nata dall’omonimo libro diFrancesco Durante (Mondadori, in due volumi). Laconferenza, corredata da supporti audiovisivi, saràcondotta dallo stesso Durante, con interventi teatralie canori di Enrico Ianniello, Tony Laudadio, AndreaRenzi e Luciano Saltarelli. Musiche eseguite dal vivoda Federico Odling e Vittorio Ricciardi. In pratica, lostesso cast dell’acclamato «Santa Maria d’America».Una versione diversa dello spettacolo andrà in scena

sabato al teatro Garibaldi di Santa Maria CapuaVetere per la prima edizione delle «GiornateItaloamericane», che vedranno tra i protagonisti loscrittore Erri De Luca, lo stesso Durante e gli attoriJean René Bilongo e Andrea Renzi. Sullo sfondo, invideo proiezione, le testimonianze (raccolte daFrancesco Paglino, Mario Savinio e RobertaPuglisi) di cittadini del Casertano che narrano la loroesperienza di emigrati. Le Giornate si aprono domanialle 21 con l’anteprima di «Dazzorrai!», spettacolo acura di Luciano Saltarelli e Federico Odling, basatosu alcuni «numeri» originali tratti dalla produzioneteatrale e musicale italoamericana di inizio ’900.

Arriva Galassia, ma la Provinciachiede dove è finita la Città del libro

IL CALENDARIO

Tra le stardella rassegnaArbasino,

il «caso» Niffoie la palestineseSuad Amiry

Un carnet di Grande

Il vicepresidente Pugliese accusa: già stanziati 48 milioniLiguori replica: si farà, ma a Ponticelli, non più a Casoria

Carnet di viaggio: diario in immaginiA Napoli c’è Cano con gli altri maestri

Una scena dallo spettacolo «Santa Maria d’America»

LA MOSTRA

a g e n d a d e l l a k e r m e s s e

La manifestazione sarà aperta dasabato a martedi, dalle 10 alle 21(martedì fino alle 18). Costo del

biglietto 5 euro, con sconto di 1 europer gli abbonati ad Unico Campania.Dal 5 al 30 aprile con un acquisto di30 euro il biglietto sarà rimborsato

dalle librerie aderenti all’AliConfcommercio,

l’associazione librai italiani.

L’OMAGGIO

Il Corriere del Mezzogiorno sarà presentecon uno stand dedicato all’iniziativaeditoriale Robinson a Napoli. Aivisitatori sarà proposto il gioco letterarioispirato al romanzo di Defoe, unquestionario per giocare con le metaforee per parlare di Napoli (vedi blog sul sitowww.corrieredelmezzogiorno.it). I primi50 che riponderanno, avranno inomaggio una copia del romanzo.

«Italoamericana», una narrazione-spettacolo

22 CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U GIOVEDÌ 30 MARZO 2006NA

“Corriere del Mezzogiorno” 30 marzo 2006 “Il Denaro” 1 aprile 2006

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“Newsletter Expoitaly” 1 aprile 2006 “Ansamed” 1 aprile 2006

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XxxxxxxNews: PARTE DA NAPOLI LA RETE DEI SALONI DEL LIBRO DEL MEDITERRANEOPostato il 04/04/2006 - 06:06 di exprimere

GALASSIA GUTENBERG: TAKARLI, IMPOSSIBILE VIVERE A BAGHDAD

AD AL-HAYAT PREMIO INFORMAZIONE PER MED

KASSIR: UNA VITA PER LIBERTA' LIBANO

RASHID DAIF: VOGLIO SMASCHERARE TABU'

DEMOCRAZIA DELL'INFORMAZIONE NEL MEDITERRANEO

BAGHDADI: IN SIRIA STAMPA POCO LIBERA »ALLAM: DEMOCRAZIA QUESTIONE ANTROPOLOGICA

KHERSH: MEDIA SONO CHIAVE PER DEMOCRAZIA

PREMIO MEDITERRANEO IN MEMORIA DI SAMIR KASSIR

NAPOLI - E' stato firmato oggi a Napoli l'accordo tra la Fondazione Mediterraneo e il Salone del libro del Cairo, che permetterà la creazione di una rete dei saloni del libro del Mediterraneo. A sottoscriverlo, in un incontro in apertura della terza giornata della Fiera del libro Galassia Gutenberg in corso a Castel dell'Ovo di Napoli al quale ha preso parte tra gli altri l'amministratore delegato dell'ANSA Mario Rosso, il presidente della Fondazione Maditerraneo Michele Capasso, il direttore del Salone del Libro del Cairo Nasser el Ansari e l'ambasciatore d'Italia al Cairo Antonio Badini.

"Speriamo che la sezione di Galassia Gutenberg dedicata al Mediterraneo possa essere, già a partire dal prossimo anno, il fulcro della rete tra i Saloni del libro del Mediterraneo" ha detto Michele Capasso presentando l'accordo. "Questo è un accordo quadro che ci permetterà di far conoscere la cultura araba in Italia e in Europa e quella italiana nei nostri paesi", ha continuato Nasser el Ansari, "Sono entusiasta del lavoro portato avanti che ha lo scopo di far conoscere l'uno all'altro".

Tra le attività previste dall'accordo, la creazione di un catalogo che illustri le principali pubblicazioni nel mondo arabo, si tratta di una lista puntualmente redatta da tradurre in più lingue e distribuire attraverso la rete della Fondazione Mediterraneo. D'altro canto, la stessa rete si impegna a contribuire alla conoscenza e alla diffusione della cultura araba attraverso la traduzione di opere dall'arabo all'italiano. Saranno infatti, per iniziare, le sedi di Lecce e Cosenza le prime ad impegnarsi in questo senso. "Oggi per Napoli e per chi crede nella vocazione mediterranea di Napoli, è un bel giorno - ha concluso l'ambasciatore Badini - di soddisfazione e impegno per dare sostanza e prospettiva a questa apertura. Per questo è fondamentale l'accordo con la Fiera del Cairo che denota fiducia in questa missione e dà entusiasmo".

GALASSIA GUTENBERG: TAKARLI, IMPOSSIBILE VIVERE A BAGHDAD NAPOLI, 3 APR - "Baghdad, che era la città per eccellenza della civiltà, ora si è trasformata in una città distrutta in cui è impossibile vivere", queste le dure parole riferite ad ANSAmed dello scrittore iracheno Fouad Takarli, ospite della Fiera del libro Galassia Gutenberg in corso a Napoli e relatore all'incontro di ieri sul tema 'Vivere e morire a Baghdad'. "Se esci a fare una commissione in pieno giorno rischi comunque in ogni istante di essere seguestrato anche sotto gli occhi della polizia, che in larga parteguarda senza impedire che questi fatti accadano", dice Takarli sulle condizioni di sicurezza in Iraq. Riferendosi alla condizione degli intellettuali iracheni sotto l'occupazione americana, Takarli critica gli intellettuali che sono sempre rimasti in Iraq e che, a suo avviso, essendo abituati a cercare il favore del precedente regime, si comportano allo stesso modo con le nuove forze. Rispetto alla libertà di espressione, nella scrittura in particolare, lo scrittore iracheno ritiene che in Iraq ci sia "una libertà condizionata dalla paura di subire dure critiche e ritorsioni da parte delle molteplici milizie e comunità".

AD AL-HAYAT PREMIO INFORMAZIONE PER MED

“News” 4 aprile 2006 “Il Mattino” 4 aprile 2006

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XxxxxxxNews: PARTE DA NAPOLI LA RETE DEI SALONI DEL LIBRO DEL MEDITERRANEOPostato il 04/04/2006 - 06:06 di exprimere

GALASSIA GUTENBERG: TAKARLI, IMPOSSIBILE VIVERE A BAGHDAD

AD AL-HAYAT PREMIO INFORMAZIONE PER MED

KASSIR: UNA VITA PER LIBERTA' LIBANO

RASHID DAIF: VOGLIO SMASCHERARE TABU'

DEMOCRAZIA DELL'INFORMAZIONE NEL MEDITERRANEO

BAGHDADI: IN SIRIA STAMPA POCO LIBERA »ALLAM: DEMOCRAZIA QUESTIONE ANTROPOLOGICA

KHERSH: MEDIA SONO CHIAVE PER DEMOCRAZIA

PREMIO MEDITERRANEO IN MEMORIA DI SAMIR KASSIR

NAPOLI - E' stato firmato oggi a Napoli l'accordo tra la Fondazione Mediterraneo e il Salone del libro del Cairo, che permetterà la creazione di una rete dei saloni del libro del Mediterraneo. A sottoscriverlo, in un incontro in apertura della terza giornata della Fiera del libro Galassia Gutenberg in corso a Castel dell'Ovo di Napoli al quale ha preso parte tra gli altri l'amministratore delegato dell'ANSA Mario Rosso, il presidente della Fondazione Maditerraneo Michele Capasso, il direttore del Salone del Libro del Cairo Nasser el Ansari e l'ambasciatore d'Italia al Cairo Antonio Badini.

"Speriamo che la sezione di Galassia Gutenberg dedicata al Mediterraneo possa essere, già a partire dal prossimo anno, il fulcro della rete tra i Saloni del libro del Mediterraneo" ha detto Michele Capasso presentando l'accordo. "Questo è un accordo quadro che ci permetterà di far conoscere la cultura araba in Italia e in Europa e quella italiana nei nostri paesi", ha continuato Nasser el Ansari, "Sono entusiasta del lavoro portato avanti che ha lo scopo di far conoscere l'uno all'altro".

Tra le attività previste dall'accordo, la creazione di un catalogo che illustri le principali pubblicazioni nel mondo arabo, si tratta di una lista puntualmente redatta da tradurre in più lingue e distribuire attraverso la rete della Fondazione Mediterraneo. D'altro canto, la stessa rete si impegna a contribuire alla conoscenza e alla diffusione della cultura araba attraverso la traduzione di opere dall'arabo all'italiano. Saranno infatti, per iniziare, le sedi di Lecce e Cosenza le prime ad impegnarsi in questo senso. "Oggi per Napoli e per chi crede nella vocazione mediterranea di Napoli, è un bel giorno - ha concluso l'ambasciatore Badini - di soddisfazione e impegno per dare sostanza e prospettiva a questa apertura. Per questo è fondamentale l'accordo con la Fiera del Cairo che denota fiducia in questa missione e dà entusiasmo".

GALASSIA GUTENBERG: TAKARLI, IMPOSSIBILE VIVERE A BAGHDAD NAPOLI, 3 APR - "Baghdad, che era la città per eccellenza della civiltà, ora si è trasformata in una città distrutta in cui è impossibile vivere", queste le dure parole riferite ad ANSAmed dello scrittore iracheno Fouad Takarli, ospite della Fiera del libro Galassia Gutenberg in corso a Napoli e relatore all'incontro di ieri sul tema 'Vivere e morire a Baghdad'. "Se esci a fare una commissione in pieno giorno rischi comunque in ogni istante di essere seguestrato anche sotto gli occhi della polizia, che in larga parteguarda senza impedire che questi fatti accadano", dice Takarli sulle condizioni di sicurezza in Iraq. Riferendosi alla condizione degli intellettuali iracheni sotto l'occupazione americana, Takarli critica gli intellettuali che sono sempre rimasti in Iraq e che, a suo avviso, essendo abituati a cercare il favore del precedente regime, si comportano allo stesso modo con le nuove forze. Rispetto alla libertà di espressione, nella scrittura in particolare, lo scrittore iracheno ritiene che in Iraq ci sia "una libertà condizionata dalla paura di subire dure critiche e ritorsioni da parte delle molteplici milizie e comunità".

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Xxxxxxx“Al-Ahram” 5 aprile 2006 “Al-Ahram” 13 aprile 2006

13 - 19 April 2006Issue No. 790Published in Cairo by AL-AHRAM established in 1875

Meet the dialogue architectIn Naples, president of a leading Italian-based Euro-Mediterranean foundation told Magda El-Ghitany that the Southern Mediterranean is eager to establish common ground with its Northerncounterpart

It was almost noon and Michele Capasso, president of the Euro-Mediterranean Fondazione LaboratorioMediterraneo, the organisation tasked with establishing peace and understanding in the Mediterranean,was looking out of his office window. "Look at the sea and the people sitting before it; don't they remind youof the people sitting before the other shore of the Mediterranean in Egypt's Alexandria? Don't they look somuch like each other," Capasso reflected.

Perhaps it was these common features -- whether the sea itself or the physical and psychologicalcharacteristics that people on both sides of the Mediterranean share -- that led Capasso to establish thefondazione in 1994. Before then, Capasso had worked as an architect engineer. However, following a trip to former Yugoslavia where thousands of Muslims were massacred, he decided to quit his job and dedicatehis life to finding ways to build bridges of mutual tolerance and understanding in the Mediterranean region,where his homeland, Italy, lies. He was keen to prevent the occurrence of any cultural or ideological conflictthat would be similar to the ones he witnessed in former Yugoslavia.

According to Capasso, the fondazione aims at establishing a "coalition of shared values and interestsamong the countries, which throughout history, have acted around the Mediterranean." To pursue such agoal, Capasso introduced the concept of the "Greater Mediterranean", which, in addition to the 1995Barcelona declaration member states, includes all Middle East countries and Europe's Balkan states.

The reasons for such an initiative are many. As Capasso explains, the Greater Mediterranean is a conceptthat has ancient geopolitical roots -- something which is often forgotten. At present, these ties are being putin question. Rising tensions between Islamic and Western cultures have made it all the more urgent toestablish inter-cultural dialogue. "The world is divided enough. We do not need to add further divisionsamong its regions and states."

Capasso believes that despite the frequent portrayal of Southern Mediterranean states -- specifically Arabcountries -- as hot beds of violence, conflict and terrorism, almost all European countries, even those thatdo not directly relate to the Mediterranean, are willing to become part of the "Greater Mediterranean" region. Capasso emphasised the intricate ties between Islam and the West. "We should never forget that theEuropean civilisation owes a great debt to Islam... The European Renaissance owes its being to thescience and technology of the Islamic civilisation." The problem is, Capasso noted, that this debt has notbeen properly paid. "Now, modernity and technology are offered to the Muslim world in a way that does notpromote equality but oppression."

Capasso believes the problem of Islam and modernity is not one of incompatibility; the problem lies in thefact that nowadays, voices calling for confrontation and clashes between different cultures are gettinglouder, despite the fact that the current global challenges require both sides to unite. "Islam and the Westneed to move together. They have common goals, even if their starting points are different." And just as theIslamic world may appear to suffer from the lack of modernity -- as indicated by the lack of democraticsystems in some of its countries -- "Europe suffers from an excess of modernity. Both regions need tobalance each other," Capasso insists.

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13 - 19 April 2006Issue No. 790Published in Cairo by AL-AHRAM established in 1875

Meet the dialogue architectIn Naples, president of a leading Italian-based Euro-Mediterranean foundation told Magda El-Ghitany that the Southern Mediterranean is eager to establish common ground with its Northerncounterpart

It was almost noon and Michele Capasso, president of the Euro-Mediterranean Fondazione LaboratorioMediterraneo, the organisation tasked with establishing peace and understanding in the Mediterranean,was looking out of his office window. "Look at the sea and the people sitting before it; don't they remind youof the people sitting before the other shore of the Mediterranean in Egypt's Alexandria? Don't they look somuch like each other," Capasso reflected.

Perhaps it was these common features -- whether the sea itself or the physical and psychologicalcharacteristics that people on both sides of the Mediterranean share -- that led Capasso to establish thefondazione in 1994. Before then, Capasso had worked as an architect engineer. However, following a trip to former Yugoslavia where thousands of Muslims were massacred, he decided to quit his job and dedicatehis life to finding ways to build bridges of mutual tolerance and understanding in the Mediterranean region,where his homeland, Italy, lies. He was keen to prevent the occurrence of any cultural or ideological conflictthat would be similar to the ones he witnessed in former Yugoslavia.

According to Capasso, the fondazione aims at establishing a "coalition of shared values and interestsamong the countries, which throughout history, have acted around the Mediterranean." To pursue such agoal, Capasso introduced the concept of the "Greater Mediterranean", which, in addition to the 1995Barcelona declaration member states, includes all Middle East countries and Europe's Balkan states.

The reasons for such an initiative are many. As Capasso explains, the Greater Mediterranean is a conceptthat has ancient geopolitical roots -- something which is often forgotten. At present, these ties are being putin question. Rising tensions between Islamic and Western cultures have made it all the more urgent toestablish inter-cultural dialogue. "The world is divided enough. We do not need to add further divisionsamong its regions and states."

Capasso believes that despite the frequent portrayal of Southern Mediterranean states -- specifically Arabcountries -- as hot beds of violence, conflict and terrorism, almost all European countries, even those thatdo not directly relate to the Mediterranean, are willing to become part of the "Greater Mediterranean" region. Capasso emphasised the intricate ties between Islam and the West. "We should never forget that theEuropean civilisation owes a great debt to Islam... The European Renaissance owes its being to thescience and technology of the Islamic civilisation." The problem is, Capasso noted, that this debt has notbeen properly paid. "Now, modernity and technology are offered to the Muslim world in a way that does notpromote equality but oppression."

Capasso believes the problem of Islam and modernity is not one of incompatibility; the problem lies in thefact that nowadays, voices calling for confrontation and clashes between different cultures are gettinglouder, despite the fact that the current global challenges require both sides to unite. "Islam and the Westneed to move together. They have common goals, even if their starting points are different." And just as theIslamic world may appear to suffer from the lack of modernity -- as indicated by the lack of democraticsystems in some of its countries -- "Europe suffers from an excess of modernity. Both regions need tobalance each other," Capasso insists.

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Martedì 16 maggio 2006 21IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

“E’ la prima volta che nonci sentiamo colonizzati,grazie a questa fusione trala vostra e la nostra musi-ca”. E’ l’entusiastico com-mento del ministro algeri-no della cultura, KhalidaToumi, al termine dell’ap-plaudito “Concerto euro-mediterraneo per il dialo-go tra le culture” che haaperto nei giorni scorsi ilSettimo Festival europeodella cultura al Teatro na-zionale di Algeri“Mahieddine Bachtarzi”,e che nel corso di tutto ilmese di maggio presenteràpiù di trenta eventi e saràitinerante. Molti spettaco-li saranno presentati an-che a Orano (ovest algeri-no), Annaba, Tizi Ouzoue Bejaia, città dell’est delPaese.

Anche il ministro, co-me tutto il pubblico, si èalzato in piedi alle note diquell’ “Inno del Mediter-raneo” di cui fu una del-le promotrici - nel 1997 aNapoli durante il II Fo-rum Civile Euromed - eche è stato eseguito, per laprima volta nel Maghreb,dall’orchestra sinfonica al-gerina sotto la bacchettadel direttore dell’Operadel Cairo Nayer Nagui,e sotto lo sguardo com-mosso di Michele Capas-so, presidente della Fon-dazione Mediterraneo,che dell’Inno può essereconsiderato il padre eche ha organizzato il con-certo assieme alla Delega-zione della Commissioneeuropea ad Algeri ed incollaborazione con il Mi-nistero della Cultura Al-gerino e l’Ambasciata d’I-talia.

Algeria, Marocco,Francia, Spagna, Italia,Egitto e anche Mozambi-co: vengono da diversiPaesi gli artisti che si sonouniti sotto la direzione diEugenio Bennato per unospettacolo travolgente,che vuol essere l’espres-sione di quella immensaricchezza che è l’immigra-zione, dalla quale deve na-scere una nuova vitalità.Questo evento ha dimo-strato, nelle precedentiedizioni svoltesi al Cairo,Otranto, Lussemburgo,Roma, Cosenza, Barcello-na, Napoli, Lecce, che gra-zie alla musica il dialogo

diventa realtà ed è possi-bile superare le barrieresociali e culturali affer-mando una comune iden-tità mediterranea. A de-cretare il successo delConcerto euromediterra-neo per il dialogo tra leculture è stato fino ad og-gi un pubblico compostoda circa 50.000 personeche in varie città mediter-ranee ha apprezzato conentusiasmo e partecipa-zione l’alternarsi di suonie danze espressione deisingoli Paesi che si affac-ciano sul “Mare No-strum”.

“Il Maghreb e in parti-colare l’Algeria non sonoAfrica ma Mediterraneo.Ho sempre lavorato peruna collettività mediterra-nea e spero che anche ilfestival di quest’anno pos-sa dare il suo contributo aquesto insieme in cui men-talità, musica e cultura so-no così vicine”, dice LucioGuerrato, capo della de-legazione della Commis-sione europea in Algeria,illustrando il ricco e mul-tiforme programma dellamanifestazione di que-st’anno.

“La musica - osserva ilpresidente della Fonda-zione Mediterraneo Mi-chele Capasso a propositodel Concerto euromedi-terraneo - dimostra comesia possibile avvicinare letradizioni e le culture dei

Paesi mediterranei e ciconsente di abbattere queldiaframma di sospetto eincomprensione che è poisoprattutto ignoranza”.

Il presidente Capassonel suo indirizzo di salutoagli oltre 1000 spettatorievidenzi come lo sforzodella Fondazione Medi-terraneo nel promuoverequesto concerto in variPaesi sia poi ricompensa-

to dalla ricchezza delle tra-dizioni musicali mediter-ranee che consentono “diavere un dialogo alla paritra tutti i musicisti parte-cipanti.

Sono felice e commos-so – conclude Capasso –per aver dato la possibi-lità a tanti artisti algerinidi esibirsi per la prima vol-ta nella loro terra, in que-sto prestigioso teatro ed

in presenza di familiari edamici”.E l’ambasciatore d’ Italiain Algeria, GianfrancoVerderame, sottolinea larilevanza della manifesta-zione. In cartellone dueconcerti di musica e dan-ze popolari, cinque di mu-siche “folk-popolari”,quattro di musica classi-ca, quattro serate jazz, duemostre, uno spettacolo perbambini di Clown sansfrontières.

“Ci sono problemi cheriguardano la politica, mala componente sociologicadell’immigrazione nel no-stro Paese ha ridato a noiartisti nuovo slancio per-ché il Maghreb è il Medi-terraneo, con il quale con-dividiamo cultura, musi-

ca, opinioni. Il Maghreb ein particolare l’Algeria so-no i validi alleati in questabattaglia culturale controla massificazione dellemultinazionali - affermaEugenio Bennato - e laprova è il lavoro svoltosulla similitudine della so-norità di alcuni strumentie studiando la ricca cultu-ra musicale dell’Algeria,l’energia ritmica gnawa (lamusica del deserto) che hacosì tante affinità con ladanza ‘trance’ della Ta-ranta del Sud Italia”.

Ad Algeri la Fondazio-ne Mediterraneo ha por-tato sul palcoscenico unodei miti musicali dell’Al-geria, Hasna El Becharia,cantante e suonatrice di“guembri”, una sorta dichitarra rudimentale aquattro corde che ha in-cantato il pubblico, parte-cipe con ritmi e canti allesue esibizioni.

Un altro “mito” è arri-vato dall’Egitto, Fathi Sa-lama e il suo gruppo, che,con un crescendo tempe-stoso, ha concluso coral-mente il concerto con unmix di tradizione e mo-dernità

“L’orgoglio della nostracultura risiede negli au-tori e nei musicisti popo-lari”, conclude CaterinaArcidiacono, vicepresi-dente della Fondazione,sottolineando come la pre-senza delle donne in que-sto concerto sia stata fon-damentale per la ricchez-za delle emozioni.

Dopo Algeri il Concer-to sarà replicato in Italia,Turchia, Francia, Lussem-burgo e Grecia.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Musiche per la pace: parte da Algeri il tour

in collaborazione con Ansamed

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ALLE ORE 16.20

TGMEDe in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Il presidente della Fondazione Medi-terraneo Michele Capasso e la vicepre-sidente Caterina Arcidiacono hanno unincontro con il ministro della Culturaalgerino Khalida Toumi alla presenzadell’ambasciatore d’Italia in AlgeriaGianfranco Verderame e dell’amba-sciatore Lucio Guerrato, capo della De-

legazione della Commissione europeain Algeria. Toumi eprime apprezzamento per l’o-pera svolta dalla Fondazione della qua-le fa parte dal 1997. “Michele è mio fratello”: così si esprimepubblicamente e nel corso di alcune in-terviste televisive, proprio per sottoli-

neare il legame e l’apprezzamento peril sostegno dato all’Algeria dalla Fon-dazione nei momenti più difficili dellasua storia recente e, oggi, attraverso larealizzazione di molteplici attività peraffermare il ruolo principale di questoPaese nel processo di dialogo e coope-razione.

Capasso incontra il ministro della Cultura Khalida Toumi

Il presidente della Fondazione Mediterraneo, Michele Ca-passo, e la vice presidente Caterina Arcidiacono, accompa-gnati dall’ambasciatore d’Italia ad Algeri, Gianfranco Ver-derame, incontrano ad Algeri il ministro algerino degli este-ri Mohamed Bedjaoui. Nel corso dell’incontro esprimono unapprezzamento per le attività della Fondazione Mediterra-neo in Algeria al fine di rafforzare il ruolo di questo Paese percostruire alleanze tra le civiltà.Il ministro Bedjaoui, uomo di cultura e diritto e grande co-noscitore dell’Italia, si felicita per le elezioni del presidente

Napolitano sottolineando le qualità umane ed il rigore isti-tuzionale del neo presidente.Il ministro auspica di poterlo incontrare a Napoli nel corsodella sua prossima visita: “Sarà questa un’occasione impor-tante per rivivere l’emozione di luoghi incantevoli e porta-re il mio contributo e la sofferta esperienza dell’Algeria perla costruzione di un vero dialogo tra le culture di cui, sonosicuro, il presidente Napolitano saprà essere uno degli attoripiù autorevoli, forte della sua esperienza europea e meri-dionalista”.

Dal Maghreb gli auguri al neo presidente Giorgio Napolitano

Michele Capasso, presidente della Fondazione Mediterraneo,con Khalida Toumi, ministro algerino della cultura.

uominiimpresemercati

“Il Denaro” 19 maggio 2006

Venerdì 19 maggio 2006 25MEDITERRANEOIL DENARO

Da oggi, ogni venerdì, questogiornale ospita tappe del nostro“Diario di bordo”: appunti diviaggio attraverso il “GrandeMediterraneo” che riportanonon solo la storia, la geografia,le tradizioni, le religioni, l’econo-mia, la politica, i costumi equant’altro riferibile ai popoliche su questo mare si affaccianoma, soprattutto, impressioni,emozioni, sensazioni.

� Michele Capasso

Algeri, 10 maggio 2006. Ore 11.La Casbah è un reticolo di viuz-ze che si articolano esclusiva-mente in scale e scalette. Oltre500 per arrivare giù alla piazzadel mercato. Più di 600.000 l’in-sieme dei scalini dell’intera Ca-sbah.

Mustafa è nato qui 50 annifa. Conosce questi luoghi e ne èorgoglioso. Vivono 10.000 per-sone in architetture create daiFenici ed abitate, un tempo, daicorsari.

E’ un mosaico di casupole co-struite con fango, terra e mat-toni legate tra loro da un’infinitàdi stradine costituite in massimaparte da scale. “Qui una fami-glia di 5-6 persone vive con so-li 80 euro al mese” mi dice Mu-stafa, chiedendomi dove vannoa finire i soldi del petrolio – l’Al-geria con i suoi 5 milioni al gior-no è tra i primi produttori a li-vello mondiale – e mostrando-mi un calcolo secondo cui im-piegando solo il dieci per cento

dei maggiori introiti da petrolioe gas si potrebbe elevare la qua-lità di vita di questa gente. Cheper sopravvivere “ruba” l’ener-gia elettrica, ricicla vestiti degliantenati, si arrangia come può.Il tutto con grande dignità e,inaspettatamente, con gioia e se-renità. Non esiste il sentimentodell’invidia e della frustrazione.

Ahmed è un vecchio della Ca-sbah.

Ci mostra alcuni appunti diun seminario del 1998 sul film“La battaglia di Algeri” di Gil-lo Pontecorvo: “Scena 2: i parafrancesi penetrano nella Ca-

sbah; scena 3: i para assalgonoun uomo ubriaco che partecipaad un matrimonio clandestino,e così via”.

Mohamed e sua moglie Was-syla vivono nella Casbah da ge-nerazioni. Sono musulmani mahanno su un tavolo la foto di unprete ed una targa in arabo do-ve c’è scritto: “1994. La popo-lazione algerina è di30.000.000: di questi il 99,5 percento musulmani e lo 0,5 percento cristiani . Il giorno 8 mag-gio 1994 padre Henri Vergès,64 anni (l’uomo della foto), esuor Paule Hélène Saint-Ray-mond, 67 anni, vengono uccisimentre escono dalla bibliotecacattolica dove svolgevano il lo-ro servizio in favore dei giova-ni. Erano nostri amici e per lo-ro preghiamo tutti noi musul-mani”. La biblioteca si trovanella Casbah ed è lì vicino. For-nisce sostegno scolastico aglistudenti e provvede a distribui-re beni di necessità ai più pove-ri. Che qui sono in molti.

Ore 12. Siamo invitati da unafamiglia della Casbah. Said eLeila sono sposati da 30 annied hanno 14 figli. 9 vivono e 5sono morti. Alla loro casa si ac-cede da una ripida scaletta ed ècostituita da un piano terra di 8metriquadri, da un primo pianodi 12 metriquadri e da un ter-razzo di copertura dove c’è unservizio igienico.

In una stanzetta che colpisceper l’ordine e la pulizia ( l’homisurata: 3 metri per 4) dor-

mono e vivono in 6. All’occor-renza i letti si trasformano in di-vani e con un ordine ed una me-todologia antica appaiono ta-volini, tovaglie ricamate, bic-chieri. Poco a poco compaionotutti i componenti della fami-glia: ecco Lisa, 10 anni, un brut-to incidente alla testa che ci vie-ne illustrato con la comparsa ra-pida di Tac ed altri esami ra-diografici; Magda ha 21 anni edè in attesa di 2 gemelli; comepure Fatima, 24 anni, preoccu-pata per una forte anemia e peril bambino prossimo a nascere.Ahmed, Fathi e Sumaya sono ipiù piccoli (5, 6 e 7 anni) e gio-cano con Jannette, un cucciolobastardo appollaiato su un gra-dino di calce che porta al ter-razzo. Colpisce, di questa fami-glia, la serenità e la gioia. Nelpieno del pranzo – non sapeva-no più cosa offrirci – compare lavecchia nonna, Khalida, 90 an-ni, profumata ed avvolta negliabiti tradizionali.

“La Casbah, qui ad Algeri,ha come protagonista la donna:badiamo alla famiglia e poi cifacciamo belle nel pomeriggio.Ma ora non ho tempo, venitecon me, napolitano, napolita-no!” urla quasi a squarcia gola.Gli sorrido e gli confermo chesono napoletano, correggendotimidamente quel lieve erroreche mi aveva sorpreso per l’in-serimento di una parola italiananel bel mezzo di quella lingua ametà tra il berbero e l’arabo.“No, no Napolitano, Napolita-

no!”. Il mio imbarazzo dura po-co. Mi prende la mano, mi por-ta nella sua stanzetta (2 metriper 2) dove su un tavolo di le-gno campeggia un piccolo tele-visore a colori collegato alla pa-rabola e, in quel momento, allaCamera dei Deputati del nostroPaese dove il presidente Berti-notti sta completando gli scru-tini dei grandi elettori che han-no eletto, pochi minuti prima,Giorgio Napolitano a presiden-te della Repubblica. CaterinaArcidiacono si commuove perla singolarità ed il modo dolce,garbato ed intelligente dell’an-ziana donna della Casbah.

Al mio stupore, mi invita asalire sulla terrazza:da lì sullosfondo si vede il mare, Algeri eduna foresta di parabole. Unicomezzo, in questo momento, ca-pace di abbattere barriere, visti,difficoltà e di mettere in contat-to popoli e culture.

Algeri, ore 14. Lascio la Ca-sbah e racconto questa espe-rienza di lì a poco al ministro de-gli esteri algerino MohamedBedjaoui.

Non sà ancora dell’elezionedel nostro presidente. E’ feliceper la scelta di Napolitano delquale apprezza il rigore e la coe-renza politica e istituzionale. Al-la fine del colloquio mi abbrac-cia e scherza: “Sono felice chel’elezione di Napolitano mi siastata annunciata da un napole-tano d’Algeri”.

Auguri presidente, auguriGiorgio. Da Algeri.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Napolitano nella Casbah di Algeri

Michele Capasso con (da sinistra)Fatima, Khalida e Leila. In basso, dasinistra, Sumaya e Lisa.

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1156 RASSEGNA STAMPA

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RASSEGNA STAMPA 1157

Xxxxxxx“Il Denaro” 16 maggio 2006

Martedì 16 maggio 2006 21IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

“E’ la prima volta che nonci sentiamo colonizzati,grazie a questa fusione trala vostra e la nostra musi-ca”. E’ l’entusiastico com-mento del ministro algeri-no della cultura, KhalidaToumi, al termine dell’ap-plaudito “Concerto euro-mediterraneo per il dialo-go tra le culture” che haaperto nei giorni scorsi ilSettimo Festival europeodella cultura al Teatro na-zionale di Algeri“Mahieddine Bachtarzi”,e che nel corso di tutto ilmese di maggio presenteràpiù di trenta eventi e saràitinerante. Molti spettaco-li saranno presentati an-che a Orano (ovest algeri-no), Annaba, Tizi Ouzoue Bejaia, città dell’est delPaese.

Anche il ministro, co-me tutto il pubblico, si èalzato in piedi alle note diquell’ “Inno del Mediter-raneo” di cui fu una del-le promotrici - nel 1997 aNapoli durante il II Fo-rum Civile Euromed - eche è stato eseguito, per laprima volta nel Maghreb,dall’orchestra sinfonica al-gerina sotto la bacchettadel direttore dell’Operadel Cairo Nayer Nagui,e sotto lo sguardo com-mosso di Michele Capas-so, presidente della Fon-dazione Mediterraneo,che dell’Inno può essereconsiderato il padre eche ha organizzato il con-certo assieme alla Delega-zione della Commissioneeuropea ad Algeri ed incollaborazione con il Mi-nistero della Cultura Al-gerino e l’Ambasciata d’I-talia.

Algeria, Marocco,Francia, Spagna, Italia,Egitto e anche Mozambi-co: vengono da diversiPaesi gli artisti che si sonouniti sotto la direzione diEugenio Bennato per unospettacolo travolgente,che vuol essere l’espres-sione di quella immensaricchezza che è l’immigra-zione, dalla quale deve na-scere una nuova vitalità.Questo evento ha dimo-strato, nelle precedentiedizioni svoltesi al Cairo,Otranto, Lussemburgo,Roma, Cosenza, Barcello-na, Napoli, Lecce, che gra-zie alla musica il dialogo

diventa realtà ed è possi-bile superare le barrieresociali e culturali affer-mando una comune iden-tità mediterranea. A de-cretare il successo delConcerto euromediterra-neo per il dialogo tra leculture è stato fino ad og-gi un pubblico compostoda circa 50.000 personeche in varie città mediter-ranee ha apprezzato conentusiasmo e partecipa-zione l’alternarsi di suonie danze espressione deisingoli Paesi che si affac-ciano sul “Mare No-strum”.

“Il Maghreb e in parti-colare l’Algeria non sonoAfrica ma Mediterraneo.Ho sempre lavorato peruna collettività mediterra-nea e spero che anche ilfestival di quest’anno pos-sa dare il suo contributo aquesto insieme in cui men-talità, musica e cultura so-no così vicine”, dice LucioGuerrato, capo della de-legazione della Commis-sione europea in Algeria,illustrando il ricco e mul-tiforme programma dellamanifestazione di que-st’anno.

“La musica - osserva ilpresidente della Fonda-zione Mediterraneo Mi-chele Capasso a propositodel Concerto euromedi-terraneo - dimostra comesia possibile avvicinare letradizioni e le culture dei

Paesi mediterranei e ciconsente di abbattere queldiaframma di sospetto eincomprensione che è poisoprattutto ignoranza”.

Il presidente Capassonel suo indirizzo di salutoagli oltre 1000 spettatorievidenzi come lo sforzodella Fondazione Medi-terraneo nel promuoverequesto concerto in variPaesi sia poi ricompensa-

to dalla ricchezza delle tra-dizioni musicali mediter-ranee che consentono “diavere un dialogo alla paritra tutti i musicisti parte-cipanti.

Sono felice e commos-so – conclude Capasso –per aver dato la possibi-lità a tanti artisti algerinidi esibirsi per la prima vol-ta nella loro terra, in que-sto prestigioso teatro ed

in presenza di familiari edamici”.E l’ambasciatore d’ Italiain Algeria, GianfrancoVerderame, sottolinea larilevanza della manifesta-zione. In cartellone dueconcerti di musica e dan-ze popolari, cinque di mu-siche “folk-popolari”,quattro di musica classi-ca, quattro serate jazz, duemostre, uno spettacolo perbambini di Clown sansfrontières.

“Ci sono problemi cheriguardano la politica, mala componente sociologicadell’immigrazione nel no-stro Paese ha ridato a noiartisti nuovo slancio per-ché il Maghreb è il Medi-terraneo, con il quale con-dividiamo cultura, musi-

ca, opinioni. Il Maghreb ein particolare l’Algeria so-no i validi alleati in questabattaglia culturale controla massificazione dellemultinazionali - affermaEugenio Bennato - e laprova è il lavoro svoltosulla similitudine della so-norità di alcuni strumentie studiando la ricca cultu-ra musicale dell’Algeria,l’energia ritmica gnawa (lamusica del deserto) che hacosì tante affinità con ladanza ‘trance’ della Ta-ranta del Sud Italia”.

Ad Algeri la Fondazio-ne Mediterraneo ha por-tato sul palcoscenico unodei miti musicali dell’Al-geria, Hasna El Becharia,cantante e suonatrice di“guembri”, una sorta dichitarra rudimentale aquattro corde che ha in-cantato il pubblico, parte-cipe con ritmi e canti allesue esibizioni.

Un altro “mito” è arri-vato dall’Egitto, Fathi Sa-lama e il suo gruppo, che,con un crescendo tempe-stoso, ha concluso coral-mente il concerto con unmix di tradizione e mo-dernità

“L’orgoglio della nostracultura risiede negli au-tori e nei musicisti popo-lari”, conclude CaterinaArcidiacono, vicepresi-dente della Fondazione,sottolineando come la pre-senza delle donne in que-sto concerto sia stata fon-damentale per la ricchez-za delle emozioni.

Dopo Algeri il Concer-to sarà replicato in Italia,Turchia, Francia, Lussem-burgo e Grecia.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Musiche per la pace: parte da Algeri il tour

in collaborazione con Ansamed

DAL LUNEDÌ AL SABATO

DENARO TV è disponibile anche sul DIGITALE TERRESTRE nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67

878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spa-zio di informazione e di approfondimento sugli eventi e sugliscenari politici, sociali, economici e culturali dell’Area Med.Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioniun’opportunità di sviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va inonda dal lunedì al sabato alle ore 16.20 e in repica alle 20.20 ealle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.20

TGMEDe in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Il presidente della Fondazione Medi-terraneo Michele Capasso e la vicepre-sidente Caterina Arcidiacono hanno unincontro con il ministro della Culturaalgerino Khalida Toumi alla presenzadell’ambasciatore d’Italia in AlgeriaGianfranco Verderame e dell’amba-sciatore Lucio Guerrato, capo della De-

legazione della Commissione europeain Algeria. Toumi eprime apprezzamento per l’o-pera svolta dalla Fondazione della qua-le fa parte dal 1997. “Michele è mio fratello”: così si esprimepubblicamente e nel corso di alcune in-terviste televisive, proprio per sottoli-

neare il legame e l’apprezzamento peril sostegno dato all’Algeria dalla Fon-dazione nei momenti più difficili dellasua storia recente e, oggi, attraverso larealizzazione di molteplici attività peraffermare il ruolo principale di questoPaese nel processo di dialogo e coope-razione.

Capasso incontra il ministro della Cultura Khalida Toumi

Il presidente della Fondazione Mediterraneo, Michele Ca-passo, e la vice presidente Caterina Arcidiacono, accompa-gnati dall’ambasciatore d’Italia ad Algeri, Gianfranco Ver-derame, incontrano ad Algeri il ministro algerino degli este-ri Mohamed Bedjaoui. Nel corso dell’incontro esprimono unapprezzamento per le attività della Fondazione Mediterra-neo in Algeria al fine di rafforzare il ruolo di questo Paese percostruire alleanze tra le civiltà.Il ministro Bedjaoui, uomo di cultura e diritto e grande co-noscitore dell’Italia, si felicita per le elezioni del presidente

Napolitano sottolineando le qualità umane ed il rigore isti-tuzionale del neo presidente.Il ministro auspica di poterlo incontrare a Napoli nel corsodella sua prossima visita: “Sarà questa un’occasione impor-tante per rivivere l’emozione di luoghi incantevoli e porta-re il mio contributo e la sofferta esperienza dell’Algeria perla costruzione di un vero dialogo tra le culture di cui, sonosicuro, il presidente Napolitano saprà essere uno degli attoripiù autorevoli, forte della sua esperienza europea e meri-dionalista”.

Dal Maghreb gli auguri al neo presidente Giorgio Napolitano

Michele Capasso, presidente della Fondazione Mediterraneo,con Khalida Toumi, ministro algerino della cultura.

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“Il Denaro” 19 maggio 2006

Venerdì 19 maggio 2006 25MEDITERRANEOIL DENARO

Da oggi, ogni venerdì, questogiornale ospita tappe del nostro“Diario di bordo”: appunti diviaggio attraverso il “GrandeMediterraneo” che riportanonon solo la storia, la geografia,le tradizioni, le religioni, l’econo-mia, la politica, i costumi equant’altro riferibile ai popoliche su questo mare si affaccianoma, soprattutto, impressioni,emozioni, sensazioni.

� Michele Capasso

Algeri, 10 maggio 2006. Ore 11.La Casbah è un reticolo di viuz-ze che si articolano esclusiva-mente in scale e scalette. Oltre500 per arrivare giù alla piazzadel mercato. Più di 600.000 l’in-sieme dei scalini dell’intera Ca-sbah.

Mustafa è nato qui 50 annifa. Conosce questi luoghi e ne èorgoglioso. Vivono 10.000 per-sone in architetture create daiFenici ed abitate, un tempo, daicorsari.

E’ un mosaico di casupole co-struite con fango, terra e mat-toni legate tra loro da un’infinitàdi stradine costituite in massimaparte da scale. “Qui una fami-glia di 5-6 persone vive con so-li 80 euro al mese” mi dice Mu-stafa, chiedendomi dove vannoa finire i soldi del petrolio – l’Al-geria con i suoi 5 milioni al gior-no è tra i primi produttori a li-vello mondiale – e mostrando-mi un calcolo secondo cui im-piegando solo il dieci per cento

dei maggiori introiti da petrolioe gas si potrebbe elevare la qua-lità di vita di questa gente. Cheper sopravvivere “ruba” l’ener-gia elettrica, ricicla vestiti degliantenati, si arrangia come può.Il tutto con grande dignità e,inaspettatamente, con gioia e se-renità. Non esiste il sentimentodell’invidia e della frustrazione.

Ahmed è un vecchio della Ca-sbah.

Ci mostra alcuni appunti diun seminario del 1998 sul film“La battaglia di Algeri” di Gil-lo Pontecorvo: “Scena 2: i parafrancesi penetrano nella Ca-

sbah; scena 3: i para assalgonoun uomo ubriaco che partecipaad un matrimonio clandestino,e così via”.

Mohamed e sua moglie Was-syla vivono nella Casbah da ge-nerazioni. Sono musulmani mahanno su un tavolo la foto di unprete ed una targa in arabo do-ve c’è scritto: “1994. La popo-lazione algerina è di30.000.000: di questi il 99,5 percento musulmani e lo 0,5 percento cristiani . Il giorno 8 mag-gio 1994 padre Henri Vergès,64 anni (l’uomo della foto), esuor Paule Hélène Saint-Ray-mond, 67 anni, vengono uccisimentre escono dalla bibliotecacattolica dove svolgevano il lo-ro servizio in favore dei giova-ni. Erano nostri amici e per lo-ro preghiamo tutti noi musul-mani”. La biblioteca si trovanella Casbah ed è lì vicino. For-nisce sostegno scolastico aglistudenti e provvede a distribui-re beni di necessità ai più pove-ri. Che qui sono in molti.

Ore 12. Siamo invitati da unafamiglia della Casbah. Said eLeila sono sposati da 30 annied hanno 14 figli. 9 vivono e 5sono morti. Alla loro casa si ac-cede da una ripida scaletta ed ècostituita da un piano terra di 8metriquadri, da un primo pianodi 12 metriquadri e da un ter-razzo di copertura dove c’è unservizio igienico.

In una stanzetta che colpisceper l’ordine e la pulizia ( l’homisurata: 3 metri per 4) dor-

mono e vivono in 6. All’occor-renza i letti si trasformano in di-vani e con un ordine ed una me-todologia antica appaiono ta-volini, tovaglie ricamate, bic-chieri. Poco a poco compaionotutti i componenti della fami-glia: ecco Lisa, 10 anni, un brut-to incidente alla testa che ci vie-ne illustrato con la comparsa ra-pida di Tac ed altri esami ra-diografici; Magda ha 21 anni edè in attesa di 2 gemelli; comepure Fatima, 24 anni, preoccu-pata per una forte anemia e peril bambino prossimo a nascere.Ahmed, Fathi e Sumaya sono ipiù piccoli (5, 6 e 7 anni) e gio-cano con Jannette, un cucciolobastardo appollaiato su un gra-dino di calce che porta al ter-razzo. Colpisce, di questa fami-glia, la serenità e la gioia. Nelpieno del pranzo – non sapeva-no più cosa offrirci – compare lavecchia nonna, Khalida, 90 an-ni, profumata ed avvolta negliabiti tradizionali.

“La Casbah, qui ad Algeri,ha come protagonista la donna:badiamo alla famiglia e poi cifacciamo belle nel pomeriggio.Ma ora non ho tempo, venitecon me, napolitano, napolita-no!” urla quasi a squarcia gola.Gli sorrido e gli confermo chesono napoletano, correggendotimidamente quel lieve erroreche mi aveva sorpreso per l’in-serimento di una parola italiananel bel mezzo di quella lingua ametà tra il berbero e l’arabo.“No, no Napolitano, Napolita-

no!”. Il mio imbarazzo dura po-co. Mi prende la mano, mi por-ta nella sua stanzetta (2 metriper 2) dove su un tavolo di le-gno campeggia un piccolo tele-visore a colori collegato alla pa-rabola e, in quel momento, allaCamera dei Deputati del nostroPaese dove il presidente Berti-notti sta completando gli scru-tini dei grandi elettori che han-no eletto, pochi minuti prima,Giorgio Napolitano a presiden-te della Repubblica. CaterinaArcidiacono si commuove perla singolarità ed il modo dolce,garbato ed intelligente dell’an-ziana donna della Casbah.

Al mio stupore, mi invita asalire sulla terrazza:da lì sullosfondo si vede il mare, Algeri eduna foresta di parabole. Unicomezzo, in questo momento, ca-pace di abbattere barriere, visti,difficoltà e di mettere in contat-to popoli e culture.

Algeri, ore 14. Lascio la Ca-sbah e racconto questa espe-rienza di lì a poco al ministro de-gli esteri algerino MohamedBedjaoui.

Non sà ancora dell’elezionedel nostro presidente. E’ feliceper la scelta di Napolitano delquale apprezza il rigore e la coe-renza politica e istituzionale. Al-la fine del colloquio mi abbrac-cia e scherza: “Sono felice chel’elezione di Napolitano mi siastata annunciata da un napole-tano d’Algeri”.

Auguri presidente, auguriGiorgio. Da Algeri.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Napolitano nella Casbah di Algeri

Michele Capasso con (da sinistra)Fatima, Khalida e Leila. In basso, dasinistra, Sumaya e Lisa.

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1158 RASSEGNA STAMPA

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RASSEGNA STAMPA 1159

“Corriere del Mezzogiorno” 24 maggio 2006

Trenta, venti, forse solo dieci anni. Le proie-zioni parlano chiaro: è solo questione di tempo,prima o poi la Cina sarà la prima potenza econo-mica del pianeta. Appuntamento al quale l’Occi-dente — e segnatamente l’Italia — non sembraprestare particolare attenzione, continuando aguardare al colosso asiatico semplicemente co-me a un infido esportatore di prodotti a bassocosto, o come a una sterminata miniera di ma-no d’opera a prezzi stracciati. Della Cina da noisi sa poco ma si parla molto, dunque sembraparticolarmente meritoria l’iniziativa dell’Istitu-to Orientale di Napoli che a partire da oggi dedi-ca a Palazzo Corigliano un convegno internazio-nale («Italia-Cina, un incontro di lunga dura-ta») proprio per fare il punto sui rapporti politi-ci, economici e culturali tra il nostro Paese e l’exImpero celeste. E che a chiamare a raccolta glioltre trenta relatori sia appunto l’Orientale, isti-tuzione nata sulle fondamenta di quel Collegiodei Cinesi fondato nel Settecento dal sacerdoteMatteo Ripa, è ulteriore garanzia di un approc-cio competente e scentifico aun tema «che appassiona tut-ti, ma del quale si parla spessoinmaniera approssimativa» di-ce Pasquale Ciriello, rettoredell’Iuo che oggi pomeriggioalle 14,30 aprirà i lavori: «Ab-biamo puntato su una plurali-tà di approcci proprio perchénon si può capire la Cina di og-gi solo dall’economia, e igno-rando caratteristiche e culturadi un Paese grande come uncontinente e che ha, non dimentichiamolo, unastoria più lunga della nostra. E venerdì, a con-clusione del convegno, abbiamo voluto dare laparola, oltre che agli studiosi della Cina, a vocidel giornalismo o della politica (da FedericoRampini a Umberto Ranieri a Gianni deMiche-lis) che hanno una conoscenza approfondita del-

la Cina odierna e delle sue prospettive economi-che e politiche».Già, perché la Cina — oltre a rappresentare

un enorme punto interrogativo sospeso sul futu-ro del mondo e dei suoi equilibri — è anche uno

straordinario coacervo di con-traddizioni apparentementeinsanabili e che pure convivo-no: un regime che si proclamacomunista ma che pratica neifatti uno spregiudicato capita-lismo selvaggio, un Paese alcui clamoroso boom economi-co non si abbina un’analogadiffusione dei diritti umani, ein cui l’accesso a Internet è in-sieme diffusissimo e stra-cen-surato. Cina, mondo impene-

trabile: anche nelle sue propaggini in Occidente,le sempre più numerose comunità che stannocambiando l’antropologia di interi quartieri oaddirittura paesi? Alla professoressa dell’Orien-tale Maurizia Sacchetti, che studia fra l’altro lastrategia degli investimenti cinesi in Italia, ci ri-volgiamo per capire quanto le comunità cinesi

(in particolare quelle del Napoletano) siano«dentro» una strategia di espansione economi-ca, e non rappresentino solo fenomeni legati al-l’emigrazione per necessità. «In Italia i cinesiiscritti alla Camera di Commercio sono oltre25mila. A Napoli e provincia "solo" 1.400. Tan-ti ambulanti, certo. Però anche molti grossisti:non emigranti per fame, ma soggetti ormai ingrado di investire. A Gianturco c’è da un anno"Cina Mercato", una maxi struttura che acco-glie quasi 86 operatori cinesi del settore abbiglia-mento, e a giorni aprirà a via Argine un com-plesso ancora più grande, con 150 stand». In-somma, niente a che vedere con un mercato se-miclandestino e che vive nelle pieghe del «madein Italy» più o meno taroccato, ma capitali concui i cinesi possono fare vera impresa, e «concui si possono creare joint-venture». Economiee comunità con cui bisognerà imparare a entra-re in contatto superando l’oggettiva barrieracostituita dalla lingua: «AMilano, dove la pre-senza cinese è molto più imponente, ci stannogià provando: nelle scuole superiori si sonoaperte ben 35 classi di insegnamento del cine-se; non per i cinesi, ma per i milanesi». In Lom-

bardia, del resto, «un’azienda cinese, la Haier,che già produce negli Usa, dall’anno scorso hacomprato anche una fabbrica del Varesotto».Strano, con il costo del lavoro basso come quel-lo che hanno in Cina che senso ha venire a pro-durre in Europa? «È quello che mi sono chie-sta anch’io. E l’ho chiesto ai cinesi: scusate, manon sono le aziende occidentali quelle che delo-calizzano?». E loro: "la nostra è una manovradifensiva"». Che significa «difensiva»?. «Signi-fica che quando le multinazionali sono entratein Cina, una fabbrica come la Haier si è trova-ta contro dei competitori che rischiavano dischiacciarla. Allora hanno scelto di delocaliz-zare anche loro: accettando costi di produzio-ne ovviamente molto più alti, ma intanto affer-mando un marchio proprio, creando unbrand. Così, quando in Europa arriveranno iprodotti made in Cina ma con lo stesso mar-chio...». Chiaro, e riassumibile nel concettoche il rettore Ciriello mi consegna a mo’ dichiusa: «Mentre noi continuiamo a interrogar-ci su dove sta andando la Cina, la Cina è giàandata oltre». Per non continuare a inseguirlainvano, sarebbe il caso di fermarsi a studiarla.

Professore di Storia del mon-do islamico contemporaneo al-l’Università della California a Ir-vine e intellettuale-attivista radi-cale ed eclettico (è stato chitarri-sta per Mick Jagger), Mark Le-Vine è oggi ospite a Napoli doveconcluderà con il suo interventoalle 17 allaMaison de laMéditer-ranée (Via Depretis, 130) la se-conda edizione del ciclo di confe-renze sulla politica internaziona-le nel Mediterraneo organizzatodalla Fondazione Mediterraneo.Nel contesto del dopo 11 set-

tembre, l’ultimo libro di LeVi-ne, Why They Don’t Hate Us(2005), ha suscitato numerosecontroversie, soprattutto in que-gli ambienti, ben più ampi deicircoli degli ideologi dell’ammi-nistrazione Bush, che vedononella «guerra contro il terrore»uno scontro quasi apocalitticotra due civiltà incompatibili.

Lei sostiene una tesi molto ra-dicale, che cioè non esiste un«noi» (l’Occidente) in contrappo-sizione a un «loro» (il mondo mu-sulmano), che i due «mondi» con-dividano valori essenziali (comela democrazia), e che il problemasono le politiche egemoniche ame-ricane nel «Grande Medio Orien-te» e le reazioni dei musulmaninei loro confronti. Può spiegarciquesta tesi?«Beh, già questo è una sempli-

ficazione. Non c'è dubbio che adalcuni musulmani non piaccio-no gli americani, i francesi o gli

inglesi (italiani e tedeschi sonoun problema a parte, in quantola loro presenza coloniale nellaregione è stata marginale), ma ilnodo della questione è che nonsi può generalizzare attribuendoquesti sentimenti alla popolazio-ne musulmana nel suo insieme.Tanto meno si può dire che que-sti sentimenti vengano nutritiunicamente dai musulmani. Vi èoggi un’ostilità molto più vastasia verso la politica estera ameri-cana che nei con-fronti della globa-lizzazione. Questobisogno di genera-lizzare rappresentaesso stesso il noc-ciolo del problema.La mia battaglia"scientifica" consi-ste nel problematiz-zare e relativizzaretali generalizzazio-ni e nel delineare leragioni dell'esisten-za di un ventagliodi opinioni verso gli Stati Unitie l'Europa che è ben più vario diquanto si possa immaginare».

Su cosa basa la sua analisi?«Anzitutto bisogna partire

dalla complessa realtà politicadel mondo musulmano, con piùdi un miliardo e mezzo di perso-ne distribuite in una dozzina dipaesi, molti dei quali sono spes-so stati in guerra fra loro e checomprendono centinaia di grup-pi etnici e linguistici. Le divarica-

zioni riguardano anche le conte-se teologiche ed ideologiche frapensatori musulmani conserva-tori, radicali, moderati, e pro-gressisti».

Da quello che dice ci sembra dicapire che quindi la questionenon è solo un problema di perce-zione ma di rapporti, quindi an-che di rapporti di forza.«Sì, ma non sottovaluterei la

dimensione della percezione.Le contraddizioni della globa-

lizzazione creanouna sensazione di"invasione cultura-le" nei paesi musul-mani, dove la granparte delle popola-zioni non ha né laricchezza per parte-cipare ai suoi bene-fici, né il potereper contrastare leimmagini consumi-stiche e spesso ses-sualizzate della vi-ta in Occidente che

appaiono sugli schermi delle lo-ro televisioni. E qui veniamo aidati che possono apparire sor-prendenti: l’85 per cento dei cit-tadini della Giordania, paesetradizionalmente vicino all’Oc-cidente, condivide questa preoc-cupazione, mentre quello chedovrebbe essere l’Iran fonda-mentalista ha il minor numerodi persone che temono un'inva-sione culturale occidentale, conuna percentuale che si attesta in-

torno al 55 per cento».Qual è allora il legame fra que-

sti fattori di percezione e la politi-ca internazionale, in particolareper quanto riguarda la questionedell’«esportazione della democra-zia»?«Ogni discorso serio sulla cen-

tralità dei valori democratici neiprocessi di globalizzazione nonpuò prescindere da una seriaanalisi delle culture. Ma anchequi vi sono delle sorprese. Comei sociologi Ronald Inglehurst ePippa Norris hanno constatatonella loro vasta analisi basata susondaggi delle attitudini versola democrazia nel mondomusul-mano, le percentuali di approva-zione per la democrazia sono ad-dirittura leggermente più altenelle società islamiche che nellesocietà occidentali. Bisogna co-minciare a capire qui in Occiden-te che la democrazia non è un be-ne di esportazione ma un valorecondiviso. Il problema politicoodierno è il tentativo da parte de-gli Stati Uniti, il principale pro-motore della globalizzazioneneo-liberale, di sovvertire le nor-me politiche, culturali ed econo-miche attuali cementando cosìun "nuovo ordine mondiale" cheperpetuerà la sua egemonia a di-scapito delle società in via di svi-luppo, a cominciare da quelle,ricche di risorse, del mondo mu-sulmano».

Fabio PetitoArmando Salvatore

«Cosa farebbe oggi Manzoni, tra re-ality e bombardamenti televisivi? Cicondannerebbe tutti al silenzio. Dopo iPromessi sposi lo scrittore non vollepiù scrivere romanzi: arrivò all’abban-dono e alla condanna della letteraturad’invenzione per ragioni teoriche, maanche per motivi psicologici perché erauna personalità molto complessa. Dun-que nella società attuale credo che si ri-fiuterebbe del tutto di scrivere». L’opi-nione è del critico Giulio Ferroni, oggiaNapoli proprio per parlare diManzo-ni in occasione della presentazione dellibro dello studioso napoletano Ange-lo Raffaele Pupino, Manzoni religionee romanzo (oggi pomeriggio alla Biblio-teca Nazionale con interventi di Mau-ro Giancaspro, Matteo Palumbo, Ric-cardo Scrivano, Raffaele Sirri). Un sag-gio che getta nuova luce sul maggioreautore dell’Ottocento italiano: emergedalle pagine di Pupino un Manzoni at-tratto dal Male e affascinato dall’uo-mo sacrilego che viola il bene per il pu-ro gusto dell’oltraggio. In pratica unarilettura noir e libertina dei PromessiSposi, sulle orme di Sade e di Laclos.«Dal Novecento ad oggi», prosegue

Ferroni, «gli autori hanno continuatoa scrivere romanzi storici, però abbia-mo assistito una neutralizzazione dellastoria che o si appiattisce sul presente oprende una distanza assoluta con il pas-sato, penso alle Memorie di Adrianodella Yourcenar. Molto interessante èla prima opera di un napoletano Anto-nio Scurati che nel suo romanzo (Il ru-more sordo della battaglia, Mondado-ri) è riuscito a portare nel presente laviolenza del passato».Ma qual è il modo giusto di fare criti-

ca letteraria oggi? «La critica dovrebbepartire dall’ascolto e dal rispetto delleopere, basandosi sull’interrogazionedei problemi e sull’uso sociale delle ope-re stesse. Per esempio Pupino ha avutoil merito di mettere insieme più elemen-ti critici e discuterli con grande sotti-gliezza mostrando tutta una serie ditensioni interne al romanzo contro lavisione vulgata di un Manzoni imper-turbabile, ottimista e provvidenziale.Questo è uno degli elementi di novitàche porta nella critica una verifica defi-nitiva. Pupino mostra che il lieto finedel romanzo è sospeso perché anchequando i due promessi si sistemano nelbergamasco, rimane un senso forte diprovvisorietà e una tensione tragica esi percepisce che le cose non si sistema-nomai. Ne esce unManzoni attento al-le lacerazioni dell’uomo, non il santinopedagogico e ottimista che ci ha conse-gnato la tradizione». Perché oggi que-sto romanzo non è più amato come pri-ma? «Sicuramente ciò che lo ha allonta-nato dal pubblico moderno è stata lamisura particolare della prosa, la lin-gua troppo misurata, rallentata».

Daniela Bernard

CIRIELLO

Il mondo arabo èuna complessa realtàpolitica, non può essereletto come un’unità

Arrivano i cinesi. Sorpresa:non emigranti ma capitalisti

INTERVISTA A MARK LEVINE

IL CONVEGNO

LA SINOLOGASACCHETTI:OGGI È PECHINOCHE DELOCALIZZAIN EUROPA

UnPaeseche ha unastoria più lungadella nostra

Presentazione del saggio di Pupino

CULTURASPETTACOLI & TEMPO LIBERO

DIFFERENZE

All’Orientale trenta studiosi analizzano il boom dell’Impero celeste

Ferroni: Manzonioggi sceglierebbedi non scrivere

Qui a fianco,una sfilata

di modelle cinesi

di ANTONIO FIORE

«L’Islam ama la democrazia più dell’Occidente»

Mark LeVine

15CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U MERCOLEDÌ 24 MAGGIO 2006NA

“Il Denaro” 25 maggio 2006

“Ansamed” 25 maggio 2006

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“Corriere del Mezzogiorno” 24 maggio 2006

Trenta, venti, forse solo dieci anni. Le proie-zioni parlano chiaro: è solo questione di tempo,prima o poi la Cina sarà la prima potenza econo-mica del pianeta. Appuntamento al quale l’Occi-dente — e segnatamente l’Italia — non sembraprestare particolare attenzione, continuando aguardare al colosso asiatico semplicemente co-me a un infido esportatore di prodotti a bassocosto, o come a una sterminata miniera di ma-no d’opera a prezzi stracciati. Della Cina da noisi sa poco ma si parla molto, dunque sembraparticolarmente meritoria l’iniziativa dell’Istitu-to Orientale di Napoli che a partire da oggi dedi-ca a Palazzo Corigliano un convegno internazio-nale («Italia-Cina, un incontro di lunga dura-ta») proprio per fare il punto sui rapporti politi-ci, economici e culturali tra il nostro Paese e l’exImpero celeste. E che a chiamare a raccolta glioltre trenta relatori sia appunto l’Orientale, isti-tuzione nata sulle fondamenta di quel Collegiodei Cinesi fondato nel Settecento dal sacerdoteMatteo Ripa, è ulteriore garanzia di un approc-cio competente e scentifico aun tema «che appassiona tut-ti, ma del quale si parla spessoinmaniera approssimativa» di-ce Pasquale Ciriello, rettoredell’Iuo che oggi pomeriggioalle 14,30 aprirà i lavori: «Ab-biamo puntato su una plurali-tà di approcci proprio perchénon si può capire la Cina di og-gi solo dall’economia, e igno-rando caratteristiche e culturadi un Paese grande come uncontinente e che ha, non dimentichiamolo, unastoria più lunga della nostra. E venerdì, a con-clusione del convegno, abbiamo voluto dare laparola, oltre che agli studiosi della Cina, a vocidel giornalismo o della politica (da FedericoRampini a Umberto Ranieri a Gianni deMiche-lis) che hanno una conoscenza approfondita del-

la Cina odierna e delle sue prospettive economi-che e politiche».Già, perché la Cina — oltre a rappresentare

un enorme punto interrogativo sospeso sul futu-ro del mondo e dei suoi equilibri — è anche uno

straordinario coacervo di con-traddizioni apparentementeinsanabili e che pure convivo-no: un regime che si proclamacomunista ma che pratica neifatti uno spregiudicato capita-lismo selvaggio, un Paese alcui clamoroso boom economi-co non si abbina un’analogadiffusione dei diritti umani, ein cui l’accesso a Internet è in-sieme diffusissimo e stra-cen-surato. Cina, mondo impene-

trabile: anche nelle sue propaggini in Occidente,le sempre più numerose comunità che stannocambiando l’antropologia di interi quartieri oaddirittura paesi? Alla professoressa dell’Orien-tale Maurizia Sacchetti, che studia fra l’altro lastrategia degli investimenti cinesi in Italia, ci ri-volgiamo per capire quanto le comunità cinesi

(in particolare quelle del Napoletano) siano«dentro» una strategia di espansione economi-ca, e non rappresentino solo fenomeni legati al-l’emigrazione per necessità. «In Italia i cinesiiscritti alla Camera di Commercio sono oltre25mila. A Napoli e provincia "solo" 1.400. Tan-ti ambulanti, certo. Però anche molti grossisti:non emigranti per fame, ma soggetti ormai ingrado di investire. A Gianturco c’è da un anno"Cina Mercato", una maxi struttura che acco-glie quasi 86 operatori cinesi del settore abbiglia-mento, e a giorni aprirà a via Argine un com-plesso ancora più grande, con 150 stand». In-somma, niente a che vedere con un mercato se-miclandestino e che vive nelle pieghe del «madein Italy» più o meno taroccato, ma capitali concui i cinesi possono fare vera impresa, e «concui si possono creare joint-venture». Economiee comunità con cui bisognerà imparare a entra-re in contatto superando l’oggettiva barrieracostituita dalla lingua: «AMilano, dove la pre-senza cinese è molto più imponente, ci stannogià provando: nelle scuole superiori si sonoaperte ben 35 classi di insegnamento del cine-se; non per i cinesi, ma per i milanesi». In Lom-

bardia, del resto, «un’azienda cinese, la Haier,che già produce negli Usa, dall’anno scorso hacomprato anche una fabbrica del Varesotto».Strano, con il costo del lavoro basso come quel-lo che hanno in Cina che senso ha venire a pro-durre in Europa? «È quello che mi sono chie-sta anch’io. E l’ho chiesto ai cinesi: scusate, manon sono le aziende occidentali quelle che delo-calizzano?». E loro: "la nostra è una manovradifensiva"». Che significa «difensiva»?. «Signi-fica che quando le multinazionali sono entratein Cina, una fabbrica come la Haier si è trova-ta contro dei competitori che rischiavano dischiacciarla. Allora hanno scelto di delocaliz-zare anche loro: accettando costi di produzio-ne ovviamente molto più alti, ma intanto affer-mando un marchio proprio, creando unbrand. Così, quando in Europa arriveranno iprodotti made in Cina ma con lo stesso mar-chio...». Chiaro, e riassumibile nel concettoche il rettore Ciriello mi consegna a mo’ dichiusa: «Mentre noi continuiamo a interrogar-ci su dove sta andando la Cina, la Cina è giàandata oltre». Per non continuare a inseguirlainvano, sarebbe il caso di fermarsi a studiarla.

Professore di Storia del mon-do islamico contemporaneo al-l’Università della California a Ir-vine e intellettuale-attivista radi-cale ed eclettico (è stato chitarri-sta per Mick Jagger), Mark Le-Vine è oggi ospite a Napoli doveconcluderà con il suo interventoalle 17 allaMaison de laMéditer-ranée (Via Depretis, 130) la se-conda edizione del ciclo di confe-renze sulla politica internaziona-le nel Mediterraneo organizzatodalla Fondazione Mediterraneo.Nel contesto del dopo 11 set-

tembre, l’ultimo libro di LeVi-ne, Why They Don’t Hate Us(2005), ha suscitato numerosecontroversie, soprattutto in que-gli ambienti, ben più ampi deicircoli degli ideologi dell’ammi-nistrazione Bush, che vedononella «guerra contro il terrore»uno scontro quasi apocalitticotra due civiltà incompatibili.

Lei sostiene una tesi molto ra-dicale, che cioè non esiste un«noi» (l’Occidente) in contrappo-sizione a un «loro» (il mondo mu-sulmano), che i due «mondi» con-dividano valori essenziali (comela democrazia), e che il problemasono le politiche egemoniche ame-ricane nel «Grande Medio Orien-te» e le reazioni dei musulmaninei loro confronti. Può spiegarciquesta tesi?«Beh, già questo è una sempli-

ficazione. Non c'è dubbio che adalcuni musulmani non piaccio-no gli americani, i francesi o gli

inglesi (italiani e tedeschi sonoun problema a parte, in quantola loro presenza coloniale nellaregione è stata marginale), ma ilnodo della questione è che nonsi può generalizzare attribuendoquesti sentimenti alla popolazio-ne musulmana nel suo insieme.Tanto meno si può dire che que-sti sentimenti vengano nutritiunicamente dai musulmani. Vi èoggi un’ostilità molto più vastasia verso la politica estera ameri-cana che nei con-fronti della globa-lizzazione. Questobisogno di genera-lizzare rappresentaesso stesso il noc-ciolo del problema.La mia battaglia"scientifica" consi-ste nel problematiz-zare e relativizzaretali generalizzazio-ni e nel delineare leragioni dell'esisten-za di un ventagliodi opinioni verso gli Stati Unitie l'Europa che è ben più vario diquanto si possa immaginare».

Su cosa basa la sua analisi?«Anzitutto bisogna partire

dalla complessa realtà politicadel mondo musulmano, con piùdi un miliardo e mezzo di perso-ne distribuite in una dozzina dipaesi, molti dei quali sono spes-so stati in guerra fra loro e checomprendono centinaia di grup-pi etnici e linguistici. Le divarica-

zioni riguardano anche le conte-se teologiche ed ideologiche frapensatori musulmani conserva-tori, radicali, moderati, e pro-gressisti».

Da quello che dice ci sembra dicapire che quindi la questionenon è solo un problema di perce-zione ma di rapporti, quindi an-che di rapporti di forza.«Sì, ma non sottovaluterei la

dimensione della percezione.Le contraddizioni della globa-

lizzazione creanouna sensazione di"invasione cultura-le" nei paesi musul-mani, dove la granparte delle popola-zioni non ha né laricchezza per parte-cipare ai suoi bene-fici, né il potereper contrastare leimmagini consumi-stiche e spesso ses-sualizzate della vi-ta in Occidente che

appaiono sugli schermi delle lo-ro televisioni. E qui veniamo aidati che possono apparire sor-prendenti: l’85 per cento dei cit-tadini della Giordania, paesetradizionalmente vicino all’Oc-cidente, condivide questa preoc-cupazione, mentre quello chedovrebbe essere l’Iran fonda-mentalista ha il minor numerodi persone che temono un'inva-sione culturale occidentale, conuna percentuale che si attesta in-

torno al 55 per cento».Qual è allora il legame fra que-

sti fattori di percezione e la politi-ca internazionale, in particolareper quanto riguarda la questionedell’«esportazione della democra-zia»?«Ogni discorso serio sulla cen-

tralità dei valori democratici neiprocessi di globalizzazione nonpuò prescindere da una seriaanalisi delle culture. Ma anchequi vi sono delle sorprese. Comei sociologi Ronald Inglehurst ePippa Norris hanno constatatonella loro vasta analisi basata susondaggi delle attitudini versola democrazia nel mondomusul-mano, le percentuali di approva-zione per la democrazia sono ad-dirittura leggermente più altenelle società islamiche che nellesocietà occidentali. Bisogna co-minciare a capire qui in Occiden-te che la democrazia non è un be-ne di esportazione ma un valorecondiviso. Il problema politicoodierno è il tentativo da parte de-gli Stati Uniti, il principale pro-motore della globalizzazioneneo-liberale, di sovvertire le nor-me politiche, culturali ed econo-miche attuali cementando cosìun "nuovo ordine mondiale" cheperpetuerà la sua egemonia a di-scapito delle società in via di svi-luppo, a cominciare da quelle,ricche di risorse, del mondo mu-sulmano».

Fabio PetitoArmando Salvatore

«Cosa farebbe oggi Manzoni, tra re-ality e bombardamenti televisivi? Cicondannerebbe tutti al silenzio. Dopo iPromessi sposi lo scrittore non vollepiù scrivere romanzi: arrivò all’abban-dono e alla condanna della letteraturad’invenzione per ragioni teoriche, maanche per motivi psicologici perché erauna personalità molto complessa. Dun-que nella società attuale credo che si ri-fiuterebbe del tutto di scrivere». L’opi-nione è del critico Giulio Ferroni, oggiaNapoli proprio per parlare diManzo-ni in occasione della presentazione dellibro dello studioso napoletano Ange-lo Raffaele Pupino, Manzoni religionee romanzo (oggi pomeriggio alla Biblio-teca Nazionale con interventi di Mau-ro Giancaspro, Matteo Palumbo, Ric-cardo Scrivano, Raffaele Sirri). Un sag-gio che getta nuova luce sul maggioreautore dell’Ottocento italiano: emergedalle pagine di Pupino un Manzoni at-tratto dal Male e affascinato dall’uo-mo sacrilego che viola il bene per il pu-ro gusto dell’oltraggio. In pratica unarilettura noir e libertina dei PromessiSposi, sulle orme di Sade e di Laclos.«Dal Novecento ad oggi», prosegue

Ferroni, «gli autori hanno continuatoa scrivere romanzi storici, però abbia-mo assistito una neutralizzazione dellastoria che o si appiattisce sul presente oprende una distanza assoluta con il pas-sato, penso alle Memorie di Adrianodella Yourcenar. Molto interessante èla prima opera di un napoletano Anto-nio Scurati che nel suo romanzo (Il ru-more sordo della battaglia, Mondado-ri) è riuscito a portare nel presente laviolenza del passato».Ma qual è il modo giusto di fare criti-

ca letteraria oggi? «La critica dovrebbepartire dall’ascolto e dal rispetto delleopere, basandosi sull’interrogazionedei problemi e sull’uso sociale delle ope-re stesse. Per esempio Pupino ha avutoil merito di mettere insieme più elemen-ti critici e discuterli con grande sotti-gliezza mostrando tutta una serie ditensioni interne al romanzo contro lavisione vulgata di un Manzoni imper-turbabile, ottimista e provvidenziale.Questo è uno degli elementi di novitàche porta nella critica una verifica defi-nitiva. Pupino mostra che il lieto finedel romanzo è sospeso perché anchequando i due promessi si sistemano nelbergamasco, rimane un senso forte diprovvisorietà e una tensione tragica esi percepisce che le cose non si sistema-nomai. Ne esce unManzoni attento al-le lacerazioni dell’uomo, non il santinopedagogico e ottimista che ci ha conse-gnato la tradizione». Perché oggi que-sto romanzo non è più amato come pri-ma? «Sicuramente ciò che lo ha allonta-nato dal pubblico moderno è stata lamisura particolare della prosa, la lin-gua troppo misurata, rallentata».

Daniela Bernard

CIRIELLO

Il mondo arabo èuna complessa realtàpolitica, non può essereletto come un’unità

Arrivano i cinesi. Sorpresa:non emigranti ma capitalisti

INTERVISTA A MARK LEVINE

IL CONVEGNO

LA SINOLOGASACCHETTI:OGGI È PECHINOCHE DELOCALIZZAIN EUROPA

UnPaeseche ha unastoria più lungadella nostra

Presentazione del saggio di Pupino

CULTURASPETTACOLI & TEMPO LIBERO

DIFFERENZE

All’Orientale trenta studiosi analizzano il boom dell’Impero celeste

Ferroni: Manzonioggi sceglierebbedi non scrivere

Qui a fianco,una sfilata

di modelle cinesi

di ANTONIO FIORE

«L’Islam ama la democrazia più dell’Occidente»

Mark LeVine

15CORRIERE DEL MEZZOGIORNO U MERCOLEDÌ 24 MAGGIO 2006NA

“Il Denaro” 25 maggio 2006

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“Il Denaro” 26 maggio 2006

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Venerdì 26 maggio 2006 23MEDITERRANEOIL DENARO

Mix di passato e contempora-neità ove raffinate intellettualiarabe laiche convivono condonne dal volto velato in unainfinita distesa di parabolesatellitari e zagare in fiore..Una città dove il passato convivecon le sue tracce: sventrata,ricostruita, abusata. Strategica-mente protagonista nel confron-to tra le due rive è la città medi-terranea che più profondamenterichiama Napoli.

� Caterina Arcidiacono

1997 Napoli è AlgeriKalida Messaudi Tuomi, all’e-poca militante femminista mi-nacciata di morte dagli islamistiintegralisti, è ospite d’onore alForum della società civile orga-nizzato dalla Fondazione Me-diterraneo. Eravamo in macchi-na all’incrocio tra via Tasso evia Aniello Falcone e Kalidaguardando verso Capri, mi di-ce: “Devi venire ad Algeri. E’come Napoli: ci sono le colline,il porto, il mare”. Le paroleesprimono mille emozioni. Noncapisco… penso che sia la me-moria nostalgica della militan-te impegnata. Non so che le for-me della terra possono richia-mare con tanta intensità leprofondità dell’animo umano.

2006 Algeri è NapoliIl golfo che accoglie; un golfo

che abbraccia. La forma dellecittà / golfo non ha eguale. La si-nuosità della terra richiama laricchezza di un abbraccio del-

l’amato, la protezione di bracciaamiche. Una città in cui si è vi-vi; in cui anche nella depressio-ne più oscura c’è un confine diterra e mare che contiene.

Il cielo è celeste pallido: il fa-moso colore della luce dei can-tori del Mezzogiorno. E’ pro-prio vero: una luce che risplen-de, un cielo tenero e dolce. Unasolarità che non abbaglia, marisplende: luce, luce, luce che pe-netra illuminando. Un senso disenso, la ricchezza d’essere vivi.La cultura del sole dove Venererisplende al mattino. Al tra-

monto, le luci della sera richia-mano il contorno di una via Ca-racciolo, inconsapevole dellasua forma, ridotta a ramo discorrimento tra giardini e con-tainer cinesi affastellati sul lun-gomare. Il monumento ai Mar-tiri torreggia sulla città come inostri castelli che controllano lacittà tra San Martino e il mare:segno di violenze subite e inva-sioni combattute.

La sofferenza d’Algeri è iscrit-ta nella pianta della città: Feni-cia e poi Romana, oggetto di“attenzione” dei Turchi, degliSpagnoli; il forte baluardo delfamoso pirata Barbarossa, con-giunto alla costa da un terra-pieno difensivo è segno d’anti-che strategie difensive. Casbahpatrimonio dell’umanità da pre-servare: un’architettura in de-grado che risale al 1500, per-fetta nella sua vetustà.

I suoi margini sono oggi ri-disegnati dai francesi: quartie-ri antichi sventrati e rimodella-ti dai nuovi occupanti. Persinobombardata dai tedeschi du-rante la seconda guerra mon-diale. L’Hotel Aurassi, struttu-ra panoramica dagli ampi spazivuoti è, invece, imponente trac-cia d’architettura socialista chedomina la città così come a Na-poli la forma del Jolly incombesul campanile di Santa Chiara.

Sangue, parabole e nespoleL’Algeria è la profonda me-

moria ancestrale del Mediterra-neo, intesa quale invito alla vi-ta al dilà del dolore. Senza Al-

geri non poteva esservi né Ca-mus né mediterraneità.

L’Algeria è il Paese dove lacultura arcaica e tribale si èscontrata con l’autoreferenzia-lità occidentale ed un bagno disangue e violenza ne hanno sug-gellato nella carne il contatto.

Intellettuali raffinati, passio-nali e disincantati, vivono lapropria marginalità in una so-cietà che deve fare i conti conl’oscurantismo del medioevocontemporaneo.Wassila Tam-zali , membro del Comitatoscientifico della FondazioneMediterraneo è tra questi: staper pubblicare con Gallimarduna biografia che narra di sé edella sua Algeria per dare vocead eroi sconosciuti della lottaper la libertà e la democrazia.Algeria, un Paese dove la me-moria è carne dilaniata e sven-trata e allo stesso tempo amoredella carne e del proprio sangueversato. Rue Poisernet, l’indi-rizzo dei torturatori post guer-ra civile non è lontano dal tran-quillo centro di cultura italia-no. La barbaria arbitraria tracalmi palazzi borghesi: memoriadell’orrore che non si sradicadagli usuali percorsi urbani.

Padelle di mille satellitari siaprono al cielo dai terrazzi del-la casbah, così come dalle resi-denze borghesi e dalle locali167. Donne velate e coperte in-cedono per le strade. Impresecinesi con manodopera d’ol-treoceano vincono le gare per laedilizia pubblica e in tempi im-

pensabilmente brevi provvedo-no alla consegna dei manufatti.La musica della preghiera insie-me al traffico scandisce le oredella giornata.

I servizi sanitari offrono pre-stazioni tecnologiche e garanti-scono assistenza gratuita di ba-se. La gente vive con 80 euro almese. Un ministro guadagnanon più di 1000 euro al mese,un alto funzionario 500. Il Pae-se è tra i principali produttorid’energia. Chi ne governa la ric-chezza? Nessuno lo sa; la do-manda è ritenuta scortese e dicattivo gusto.

E’ maggio: le case più ricchehanno gelsomini, zagare e ne-spoli. Strane sensazioni d’unita-rietà e pienezza: il nespolo per-duto di padron Toni di cui Ver-ga fa il simbolo della tradizioneimmobile è qui un bene di cuiogni piccola e grande casa congiardino è fornita. E’ segno diqualità di vita. Nei nostri Paesila qualità totale ha distrutto laqualità spontanea. Qui, invece,la frutta ha il sapore di frutta: haodore, profumo e sapore; perme quello dell’infanzia. Non sitratta di sentimentalismi, ma diforme di produzione. Il model-lo di sviluppo che porta la frut-ta sulle tavole delle nostre clas-si medie per 12 mesi, ci ha fat-to dimenticare i suoi sapori. E’il caso di interrogarsi seriamen-te su come rendere le ipotesi disviluppo sostenibile una effetti-va realtà piuttosto che ideologiasalottiera.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Algeria: città-golfo che accoglie

Caterina Arcidiacono,vicepresidente della FondazioneMediterraneo con Laila tra leparabole della Casbah di Algeri

CIBO. ACQUA. ISTRUZIONE. SANITÀ. SICUREZZA. Prima ancora che bisogni, questi sono diritti di ogni essere umano. In tutto il mondo. Anche

nelle comunità del Sud del Mondo. Questa è la convinzione che ha guidato le battaglie di ActionAid International, organizzazione internazionale

impegnata nella lotta alla povertà in Africa, Asia e America Latina. Battaglie che hanno visto schierati insieme il personale di ActionAid International,

le comunità locali e i molti sostenitori che, attraverso l’adozione a distanza di un bambino,

hanno reso possibile il raggiungimento di tanti importanti traguardi. La lotta alla povertà

non è impossibile, ma è lunga e dura. Se vuoi unirti a noi, adotta anche tu un bambino a

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a costruirsi un futuro migliore.

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“Ayuntamiento de Murcia” 26 maggio 2006

Page 86: 2006

1164 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1165

“Il Denaro” 26 maggio 2006

“Ansamed” 26 maggio 2006

Venerdì 26 maggio 2006 23MEDITERRANEOIL DENARO

Mix di passato e contempora-neità ove raffinate intellettualiarabe laiche convivono condonne dal volto velato in unainfinita distesa di parabolesatellitari e zagare in fiore..Una città dove il passato convivecon le sue tracce: sventrata,ricostruita, abusata. Strategica-mente protagonista nel confron-to tra le due rive è la città medi-terranea che più profondamenterichiama Napoli.

� Caterina Arcidiacono

1997 Napoli è AlgeriKalida Messaudi Tuomi, all’e-poca militante femminista mi-nacciata di morte dagli islamistiintegralisti, è ospite d’onore alForum della società civile orga-nizzato dalla Fondazione Me-diterraneo. Eravamo in macchi-na all’incrocio tra via Tasso evia Aniello Falcone e Kalidaguardando verso Capri, mi di-ce: “Devi venire ad Algeri. E’come Napoli: ci sono le colline,il porto, il mare”. Le paroleesprimono mille emozioni. Noncapisco… penso che sia la me-moria nostalgica della militan-te impegnata. Non so che le for-me della terra possono richia-mare con tanta intensità leprofondità dell’animo umano.

2006 Algeri è NapoliIl golfo che accoglie; un golfo

che abbraccia. La forma dellecittà / golfo non ha eguale. La si-nuosità della terra richiama laricchezza di un abbraccio del-

l’amato, la protezione di bracciaamiche. Una città in cui si è vi-vi; in cui anche nella depressio-ne più oscura c’è un confine diterra e mare che contiene.

Il cielo è celeste pallido: il fa-moso colore della luce dei can-tori del Mezzogiorno. E’ pro-prio vero: una luce che risplen-de, un cielo tenero e dolce. Unasolarità che non abbaglia, marisplende: luce, luce, luce che pe-netra illuminando. Un senso disenso, la ricchezza d’essere vivi.La cultura del sole dove Venererisplende al mattino. Al tra-

monto, le luci della sera richia-mano il contorno di una via Ca-racciolo, inconsapevole dellasua forma, ridotta a ramo discorrimento tra giardini e con-tainer cinesi affastellati sul lun-gomare. Il monumento ai Mar-tiri torreggia sulla città come inostri castelli che controllano lacittà tra San Martino e il mare:segno di violenze subite e inva-sioni combattute.

La sofferenza d’Algeri è iscrit-ta nella pianta della città: Feni-cia e poi Romana, oggetto di“attenzione” dei Turchi, degliSpagnoli; il forte baluardo delfamoso pirata Barbarossa, con-giunto alla costa da un terra-pieno difensivo è segno d’anti-che strategie difensive. Casbahpatrimonio dell’umanità da pre-servare: un’architettura in de-grado che risale al 1500, per-fetta nella sua vetustà.

I suoi margini sono oggi ri-disegnati dai francesi: quartie-ri antichi sventrati e rimodella-ti dai nuovi occupanti. Persinobombardata dai tedeschi du-rante la seconda guerra mon-diale. L’Hotel Aurassi, struttu-ra panoramica dagli ampi spazivuoti è, invece, imponente trac-cia d’architettura socialista chedomina la città così come a Na-poli la forma del Jolly incombesul campanile di Santa Chiara.

Sangue, parabole e nespoleL’Algeria è la profonda me-

moria ancestrale del Mediterra-neo, intesa quale invito alla vi-ta al dilà del dolore. Senza Al-

geri non poteva esservi né Ca-mus né mediterraneità.

L’Algeria è il Paese dove lacultura arcaica e tribale si èscontrata con l’autoreferenzia-lità occidentale ed un bagno disangue e violenza ne hanno sug-gellato nella carne il contatto.

Intellettuali raffinati, passio-nali e disincantati, vivono lapropria marginalità in una so-cietà che deve fare i conti conl’oscurantismo del medioevocontemporaneo.Wassila Tam-zali , membro del Comitatoscientifico della FondazioneMediterraneo è tra questi: staper pubblicare con Gallimarduna biografia che narra di sé edella sua Algeria per dare vocead eroi sconosciuti della lottaper la libertà e la democrazia.Algeria, un Paese dove la me-moria è carne dilaniata e sven-trata e allo stesso tempo amoredella carne e del proprio sangueversato. Rue Poisernet, l’indi-rizzo dei torturatori post guer-ra civile non è lontano dal tran-quillo centro di cultura italia-no. La barbaria arbitraria tracalmi palazzi borghesi: memoriadell’orrore che non si sradicadagli usuali percorsi urbani.

Padelle di mille satellitari siaprono al cielo dai terrazzi del-la casbah, così come dalle resi-denze borghesi e dalle locali167. Donne velate e coperte in-cedono per le strade. Impresecinesi con manodopera d’ol-treoceano vincono le gare per laedilizia pubblica e in tempi im-

pensabilmente brevi provvedo-no alla consegna dei manufatti.La musica della preghiera insie-me al traffico scandisce le oredella giornata.

I servizi sanitari offrono pre-stazioni tecnologiche e garanti-scono assistenza gratuita di ba-se. La gente vive con 80 euro almese. Un ministro guadagnanon più di 1000 euro al mese,un alto funzionario 500. Il Pae-se è tra i principali produttorid’energia. Chi ne governa la ric-chezza? Nessuno lo sa; la do-manda è ritenuta scortese e dicattivo gusto.

E’ maggio: le case più ricchehanno gelsomini, zagare e ne-spoli. Strane sensazioni d’unita-rietà e pienezza: il nespolo per-duto di padron Toni di cui Ver-ga fa il simbolo della tradizioneimmobile è qui un bene di cuiogni piccola e grande casa congiardino è fornita. E’ segno diqualità di vita. Nei nostri Paesila qualità totale ha distrutto laqualità spontanea. Qui, invece,la frutta ha il sapore di frutta: haodore, profumo e sapore; perme quello dell’infanzia. Non sitratta di sentimentalismi, ma diforme di produzione. Il model-lo di sviluppo che porta la frut-ta sulle tavole delle nostre clas-si medie per 12 mesi, ci ha fat-to dimenticare i suoi sapori. E’il caso di interrogarsi seriamen-te su come rendere le ipotesi disviluppo sostenibile una effetti-va realtà piuttosto che ideologiasalottiera.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Algeria: città-golfo che accoglie

Caterina Arcidiacono,vicepresidente della FondazioneMediterraneo con Laila tra leparabole della Casbah di Algeri

CIBO. ACQUA. ISTRUZIONE. SANITÀ. SICUREZZA. Prima ancora che bisogni, questi sono diritti di ogni essere umano. In tutto il mondo. Anche

nelle comunità del Sud del Mondo. Questa è la convinzione che ha guidato le battaglie di ActionAid International, organizzazione internazionale

impegnata nella lotta alla povertà in Africa, Asia e America Latina. Battaglie che hanno visto schierati insieme il personale di ActionAid International,

le comunità locali e i molti sostenitori che, attraverso l’adozione a distanza di un bambino,

hanno reso possibile il raggiungimento di tanti importanti traguardi. La lotta alla povertà

non è impossibile, ma è lunga e dura. Se vuoi unirti a noi, adotta anche tu un bambino a

distanza. IL TUO IMPEGNO DI SOLI 0,82 EURO AL GIORNO aiuterà lui e la sua comunità

a costruirsi un futuro migliore.

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“Ayuntamiento de Murcia” 26 maggio 2006

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1166 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1167

“El Faro” 26 maggio 2006

“Nueva Linea” 26 maggio 2006

“La Verdad” 26 maggio 2006

“Quotidiano Spagnolo” 27 maggio 2006

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“El Faro” 26 maggio 2006

“Nueva Linea” 26 maggio 2006

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RASSEGNA STAMPA 1169

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“Quotidiano Spagnolo” 28 maggio 2006

“Il Denaro” 27 maggio 2006 “La Verdad” 29 maggio 2006

“Ansamed” 30 maggio 2006

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“Quotidiano Spagnolo” 28 maggio 2006

“Il Denaro” 27 maggio 2006 “La Verdad” 29 maggio 2006

“Ansamed” 30 maggio 2006

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Giovedì 1° giugno 2006 19IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

� Michele Capasso

25 maggio 2006. L’aereo da Roma diretto a Va-lencia è stracolmo. In massimaparte sono tecnici ed operatoridei team di America’s Cup. Houn po’ di tristezza nel cuore: in-sieme al sindaco Iervolino ed atanti napoletani ho combattutoaffinché questo evento potessesvolgersi nella nostra città. Dopo un po’ visito i luoghi crea-ti per la manifestazione ed ho,allora, la consapevolezza diquanto la città spagnola – gui-data anch’essa da una sindaca,di nome Rita – sia stata capacedi realizzare con un’azione diconcretezza e coralità senza pa-ri. Neanche con l’aiuto di SanGennaro e con la totale armo-nia tra tutte le parti politiche danoi si sarebbe potuto realizzarein poco tempo quello che c’e da-vanti ai miei occhi.Ancora una volta la Spagna dàinsegnamento e rafforza la suaimmagine che ne fa, oggi, unodei Paesi più attivi in Europa enel Mediterraneo.Josè è l’autista che mi conducea Murcia. E’ insieme a sua mo-glie Rachele che lo accompagnaper dividere la guida dei 250chilometri che separano Mur-cia da Valencia. Entrambi miraccontano, con orgoglio, delgrande sviluppo che ha avuto lacittà negli ultimi anni ma, an-che, del grave problema del-l’acqua. “Da noi non piove mai– mi dicono – ed è veramentedifficile, specialmente per l’a-gricoltura, resistere”. Mi mo-strano alcuni giornali in cui, in-sieme al problema dell’acqua,campeggia il titolo del nuovoaeroporto internazionale chesarà realizzato prossimamentenella città spagnola.Incrocio di popoli e culture,Murcia fu fondata nell’ anno825 da Abderamam II e, nel1172, divenne un centro im-portante degli Almoadi, arabiche estesero il loro dominio dal-l’Atlas in Marocco fino in Tu-nisia. Ancora oggi il tessuto ur-bano della città vecchia è lega-

to alle sue origini musulmaneed il tracciato delle sue mura –un perimetro di 27.000 metri,un’altezza di 15 metri ed unospessore di 6,25 metri, con 12porte e 95 torri – è consideratoda arabi e cristiani il più impo-nente dell’al-Andalus. Dopo la cacciata degli arabi le20 moschee della città furonotrasformate in Chiese, inclusala Cattedrale. Una città magicaintrisa dallo spirito delle “treculture”: cristiana, ebraica, ara-bo-musulmana. Tanto bella dafar affermare al re Alfonso X,detto “Il saggio”, che Murcia ètra le più spettacolari città diSpagna .I suoi cinquecentomila abitantihanno nel Dna il concetto di tol-

leranza e di coesistenza pacifica,alimentati da mutuo rispetto.Immagini, oggetti, testi e archi-tetture evidenziano la coesi-stenza a Murcia da secoli delletre culture e del loro arricchi-mento reciproco. Murcia me-dioevale e, poi, nei secoli a ve-nire, ha fornito insegnamentiimportanti in termini di multi-culturalismo e valorizzazionedelle diverse identità. Con que-ste informazioni nella testa e nelcuore mi reco ad un appunta-mento singolare: l’apertura diuna nuova sede della Fondazio-ne Mediterraneo – Maison de laMéditerranée, che si aggiunge aquelle di Napoli, Amman, Al-geri, Benevento, Cosenza, Mar-rakech, Tartu, Skopje, Lecce e

Varsavia.La particolarità di questo in-contro è dovuta alla singolaritàdel contatto: internet. Nelloscorso marzo, il sindaco di Mur-cia, Miguel Angel CàmaraBotìa, mi scrive direttamenteuna e-mail in cui esprime il de-siderio di poter ospitare una se-de della nostra Fondazione nel-la sua città. Ha parole di ap-prezzamento per la qualità equantità del lavoro svolto e do-cumentato nei minimi partico-lari sul nostro portale. A questoprimo contatto segue altra cor-rispondenza con la bozza fina-le del protocollo d’intesa cheprevede impegni consistenti perla città spagnola ed il coinvol-gimento delle principali cittàmediterranee. La sorpresa ègrande, soprattutto per il calo-re e la disponibilità dimostratae per un riconoscimento che nongiunge da appartenenze o rela-zioni, ma dalla semplice valuta-zione del lavoro svolto.

Murcia, 26 maggio 2006. La saladel consiglio del palazzo del Co-mune è sfarzosa. E’ qui che fir-miamo, in presenza dei sindacie dei rappresentanti di moltecittà euromediterranee – daIstanbul a Parigi, da Orano aGrasse, a Perpignan, a Riga – ilprotocollo d’intesa. Con calore,simpatia e senso di responsabi-lità. Nell’assumere, tra l’altro, il

ruolo di capofila di Euromed-city, il sindaco esprime parolelusinghiere per aver scelto una“città di taglio medio” in luogodi una delle capitali euromedi-terranee (Parigi, Madrid, Ro-ma, Atene, Cairo, e altre anco-ra). Gli ho risposto con un det-to arabo che sottolinea che “siè piccoli perché si è grandi e siè grandi perché si è piccoli”.Molte le attività programmatedalla sede. Dal “Festival delletre culture”, che sarà ulterior-mente rafforzato, alla realizza-zione di un “Presepe delle treculture”: un progetto della no-stra Fondazione proposto datempo e che ora potrebbe rea-lizzarsi in partenariato tra Na-poli e Murcia. Una convinzioneche si rafforza dopo la visita almuseo di Francisco Salzillo, fi-glio di una murciana e del na-poletano Nicola Salzillo e con-siderato il più grande scultorespagnolo del XVIII secolo. Un viaggio attraverso presepi(in spagnolo “belèn”) e pastoridi rara bellezza, fino a giungerealle realizzazioni a grandezzad’uomo di tutte le scene dellasettimana santa, oggi patrimo-nio dell’umanità dell’Unesco.Sobrietà, concretezza e ricono-scimento dell’impegno e dellaprofessionalità: con questi sen-timenti inizia una nuova tappa,a Murcia, del nostro progettoper il “Grande Mediterraneo”.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

La città di Murcia cuore delle tre culture

in collaborazione con Ansamed

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In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informa-zione e di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, eco-nomici e culturali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv eil quotidiano Il Denaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzio-ni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dallunedì al sabato alle ore 16.20 e in repica alle 20.20 e alle 11 del giorno suc-cessivo.

ALLE ORE 16.20

TGMEDe in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Murcia è sede permanente della Rete diFestival di Musica Sacra del Mondo perdecisione dei direttori dei 12 principalifestival che si svolgono in altre città delmondo (Parigi, Firenze, Perpignan, Cze-stochowa, Brigthon, Fes, Madrid e latreancora) e riuniti a Murcia in occasione delVII Festival “Murcia Tres Culturas”.

Presidente della rete è Antonio GonzalesBarnés, vicesindaco di Murcia e Presiden-te del Festival “Murcia Tres Culturas”,presidente onorario è il presidente delFestival di Fès, Fauci Skali.La rete opererà in coordinamento con lasede di Murcia della Fondazione Mediter-raneo.

Costituita la rete dei festival di musica sacra

Sindaci e rappresentanti di città euro-mediterranee – Parigi, Orano, Riga,Grasse, Perpignan, Istanbul, Medina,Nancy, Murcia, Oporto, Lodz, Charle-roi, e altre ancora - si sono riuniti a Mur-cia dal 26 al 28 maggio, in occasione del-la costituzione della sede della Fonda-zione Mediterraneo. In questa occasio-ne è stata sottoscritta la “Dichiarazionedi Murcia per la tolleranza e le allean-ze tra le civiltà”: un appello alla comu-nità internazionale che, ricorda Miche-le Capasso nel suo intervento, “ratificail Manifesto per l’Alleanza di Civilizza-zioni proposto a febbraio 2006 dallaFondazione Mediterraneo e sottoscrittoda oltre 20.000 personalità del mondopolitico, culturale, sociale ed economicodelle due sponde”. Nel testo del docu-mento si sottolinea la necessità di svi-luppare programmi destinati allo svi-luppo della cittadinanza, al rafforza-

mento della democrazia, all’integrazio-ne tra individui e gruppi etnici, sociali,culturali, religiosi e linguistici diversi.Un forte appello è rivolto contro le di-scriminazioni di genere e per la risolu-zione delle problematiche legate all’e-sclusione ed all’integrazione dei flussimigratori. Il documento fa appello alleamministrazioni locali affinché assuma-no capacità e competenze per ricono-scere i bisogni dei cittadini e, conse-guentemente, sviluppare politiche capa-ci di rispondere alle necessità degli abi-tanti valorizzando le risorse territoriali:in tale contesto i rappresentanti dellecittà mediterranee ritengono utile la for-mazione di operatori - per la realizza-zione di progetti di partecipazione socialee per la mediazione nella gestione deiservizi – attraverso master qualificati,quali quelli svolti dal 2001 ad oggi dal-la Fondazione Mediterraneo.

Un appello per le alleanze tra le civiltàMurcia guiderà la rete di città mediterranee “Euromedcity” per il periodo 2006-2011. Durante questo quinquennio l’obiettivo principale sarà quello di allargarel’adesione ad altre città che non superano il milione di abitanti e che rientranonon solo nell’area euromediterranea, ma anche nell’area del “Grande Mediterra-neo” che comprende 25 paesi della Ue, 10 della sponda sud del Mediterraneo piùLibia, Mauritania, i Balcani, i Paesi del Mar Nero e del Medio Oriente. Proposta nel 1997 su iniziativa dei 2.400 partecipanti al Secondo Forum CivileEuromed di Napoli, la rete è stata ufficialmente istituita nel 2000 a Marsigliadalla Fondazione Mediterraneo . La prossima assemblea si svolgerà a Murcia nelfebbraio 2007.

Euromedcity rilancia la sua azione

Da sinistra: i sindaci e i rappresentanti di Parigi, Orano, Riga, Grasse, Perpignan,Istanbul, Medina, Nancy, Murcia, Oporto, Lodz, Charleroi e di altre città presentialla cerimonia di costituzione della sede di Murcia della FondazioneMediterraneo.

Il sindaco di Murcia Miguel Angel Càmara Botìa ed il presidente Michele Capassosottoscrivono l’accordo per la sede della Fondazione Mediterraneo.

“Ansamed” 1 giugno 2006

Page 92: 2006

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to alle sue origini musulmaneed il tracciato delle sue mura –un perimetro di 27.000 metri,un’altezza di 15 metri ed unospessore di 6,25 metri, con 12porte e 95 torri – è consideratoda arabi e cristiani il più impo-nente dell’al-Andalus. Dopo la cacciata degli arabi le20 moschee della città furonotrasformate in Chiese, inclusala Cattedrale. Una città magicaintrisa dallo spirito delle “treculture”: cristiana, ebraica, ara-bo-musulmana. Tanto bella dafar affermare al re Alfonso X,detto “Il saggio”, che Murcia ètra le più spettacolari città diSpagna .I suoi cinquecentomila abitantihanno nel Dna il concetto di tol-

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Varsavia.La particolarità di questo in-contro è dovuta alla singolaritàdel contatto: internet. Nelloscorso marzo, il sindaco di Mur-cia, Miguel Angel CàmaraBotìa, mi scrive direttamenteuna e-mail in cui esprime il de-siderio di poter ospitare una se-de della nostra Fondazione nel-la sua città. Ha parole di ap-prezzamento per la qualità equantità del lavoro svolto e do-cumentato nei minimi partico-lari sul nostro portale. A questoprimo contatto segue altra cor-rispondenza con la bozza fina-le del protocollo d’intesa cheprevede impegni consistenti perla città spagnola ed il coinvol-gimento delle principali cittàmediterranee. La sorpresa ègrande, soprattutto per il calo-re e la disponibilità dimostratae per un riconoscimento che nongiunge da appartenenze o rela-zioni, ma dalla semplice valuta-zione del lavoro svolto.

Murcia, 26 maggio 2006. La saladel consiglio del palazzo del Co-mune è sfarzosa. E’ qui che fir-miamo, in presenza dei sindacie dei rappresentanti di moltecittà euromediterranee – daIstanbul a Parigi, da Orano aGrasse, a Perpignan, a Riga – ilprotocollo d’intesa. Con calore,simpatia e senso di responsabi-lità. Nell’assumere, tra l’altro, il

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TGMEDe in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Murcia è sede permanente della Rete diFestival di Musica Sacra del Mondo perdecisione dei direttori dei 12 principalifestival che si svolgono in altre città delmondo (Parigi, Firenze, Perpignan, Cze-stochowa, Brigthon, Fes, Madrid e latreancora) e riuniti a Murcia in occasione delVII Festival “Murcia Tres Culturas”.

Presidente della rete è Antonio GonzalesBarnés, vicesindaco di Murcia e Presiden-te del Festival “Murcia Tres Culturas”,presidente onorario è il presidente delFestival di Fès, Fauci Skali.La rete opererà in coordinamento con lasede di Murcia della Fondazione Mediter-raneo.

Costituita la rete dei festival di musica sacra

Sindaci e rappresentanti di città euro-mediterranee – Parigi, Orano, Riga,Grasse, Perpignan, Istanbul, Medina,Nancy, Murcia, Oporto, Lodz, Charle-roi, e altre ancora - si sono riuniti a Mur-cia dal 26 al 28 maggio, in occasione del-la costituzione della sede della Fonda-zione Mediterraneo. In questa occasio-ne è stata sottoscritta la “Dichiarazionedi Murcia per la tolleranza e le allean-ze tra le civiltà”: un appello alla comu-nità internazionale che, ricorda Miche-le Capasso nel suo intervento, “ratificail Manifesto per l’Alleanza di Civilizza-zioni proposto a febbraio 2006 dallaFondazione Mediterraneo e sottoscrittoda oltre 20.000 personalità del mondopolitico, culturale, sociale ed economicodelle due sponde”. Nel testo del docu-mento si sottolinea la necessità di svi-luppare programmi destinati allo svi-luppo della cittadinanza, al rafforza-

mento della democrazia, all’integrazio-ne tra individui e gruppi etnici, sociali,culturali, religiosi e linguistici diversi.Un forte appello è rivolto contro le di-scriminazioni di genere e per la risolu-zione delle problematiche legate all’e-sclusione ed all’integrazione dei flussimigratori. Il documento fa appello alleamministrazioni locali affinché assuma-no capacità e competenze per ricono-scere i bisogni dei cittadini e, conse-guentemente, sviluppare politiche capa-ci di rispondere alle necessità degli abi-tanti valorizzando le risorse territoriali:in tale contesto i rappresentanti dellecittà mediterranee ritengono utile la for-mazione di operatori - per la realizza-zione di progetti di partecipazione socialee per la mediazione nella gestione deiservizi – attraverso master qualificati,quali quelli svolti dal 2001 ad oggi dal-la Fondazione Mediterraneo.

Un appello per le alleanze tra le civiltàMurcia guiderà la rete di città mediterranee “Euromedcity” per il periodo 2006-2011. Durante questo quinquennio l’obiettivo principale sarà quello di allargarel’adesione ad altre città che non superano il milione di abitanti e che rientranonon solo nell’area euromediterranea, ma anche nell’area del “Grande Mediterra-neo” che comprende 25 paesi della Ue, 10 della sponda sud del Mediterraneo piùLibia, Mauritania, i Balcani, i Paesi del Mar Nero e del Medio Oriente. Proposta nel 1997 su iniziativa dei 2.400 partecipanti al Secondo Forum CivileEuromed di Napoli, la rete è stata ufficialmente istituita nel 2000 a Marsigliadalla Fondazione Mediterraneo . La prossima assemblea si svolgerà a Murcia nelfebbraio 2007.

Euromedcity rilancia la sua azione

Da sinistra: i sindaci e i rappresentanti di Parigi, Orano, Riga, Grasse, Perpignan,Istanbul, Medina, Nancy, Murcia, Oporto, Lodz, Charleroi e di altre città presentialla cerimonia di costituzione della sede di Murcia della FondazioneMediterraneo.

Il sindaco di Murcia Miguel Angel Càmara Botìa ed il presidente Michele Capassosottoscrivono l’accordo per la sede della Fondazione Mediterraneo.

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Venerdì 2 giugno 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso

Roma, 1 giugno 2006. Si concludono le “Gior-nate della Cultura Islami-ca” organizzate dall’Asso-ciazione culturale islamicain Italia.

Concludo i lavori conuna relazione dedicata a“la presenza islamica inEuropa e il suo contribu-to allo sviluppo della ci-viltà Europea”.

Un argomento fonda-mentale trattato nella re-lazione è il rapporto trapolitica ed ideologia, spe-cialmente quando si parla,troppo genericamente esuperficialmente, di cultu-ra islamica.

Le ricorrenti tensioniinterculturali nell’area delGrande Mediterraneo so-no talvolta relativizzatecome episodi spiacevoli;altre volte vengono invecedrammatizzate ricondu-cendole ad atteggiamentimentali irriconciliabili do-vuti all’equazione nefasta“Mondo islamico = terro-rismo”.

La tesi sullo shock del-le civiltà che alcuni de-cenni dopo l’affermazio-ne di Kuebler ha elabora-to un altro studioso ame-ricano, Samuel Hutington,non e’ stata quindi un ful-mine a ciel sereno. In pas-sato è vero le ideologie ri-

guardavano prevalente-mente la filosofia politica,la primazia cioe’ delle teo-rie collettiviste, ovvero losviluppo del capitalismo,cioè delle teorie liberali-democratiche. Oggi, crol-lata l’ideologia comunista,dopo la condanna storicadi quella nazista, il mondonon sembra ancora im-mune dal virus ideologi-co.

Sebbene le onde delloshock prodotto dalla pub-blicazione in alcuni gior-nali occidentali delle vi-gnette sul Profeta Mao-metto stiano diradandosi,le relazioni fra il mondoarabo-islamico e l’Occi-dente presentano nellacongiuntura prevedibileelementi di forte inquietu-dine. Il fatto incoraggian-te è la presa di coscienza

da parte dell’Occidentedella necessità di promuo-vere comportamenti coe-renti con il dichiarato ri-spetto dei valori della so-cietà islamica a comincia-re da quelli religiosi. Sen-za un reale impatto nellasocietà il dialogo fra le cul-ture perderebbe gran par-te del suo significato e di-venterebbe col tempo piùdannoso che utile.

E’ anche positivo che lapubblicazione irriguardo-sa delle vignette abbiaaperto un dibattito pub-blico sui confini fra satirapolitica e blasfemia. In Eu-ropa il dibattito ha resti-tuito attualità all’irrisoltoproblema della natura deilimiti alla libertà di espres-sione. Se essa deve cioè es-sere di natura solo mora-le lasciando alla coscienza

del responsabile editoria-le fissare i confini ovverose non si debbano defini-re più precisi principi digiurisprudenza.

Al cuore del dibattitonon è tanto il rispetto deisimboli religiosi da partedei media, problema certoimportante ma non riso-lutivo.

E’ in gioco piuttosto lastessa coesistenza di siste-ma-valori differenti. In ef-fetti solo se in seno alle so-cietà matura la convinzio-ne che i valori “dell’altro”meritano lo stesso rispet-to e riconoscimento deipropri si vengono a porrebasi solide sia ad una se-rena convivenza multicul-turale all’interno dei sin-goli Paesi sia a rapportiimprontati ad una mag-giore fiducia fra il mondoislamico e l’Occidente.

I musulmani in Italia –così come in precedenzalo è stato in Francia, Re-gno Unito e Germania -possono costituire oggi unponte di amicizia e coope-razione con il mondo ara-bo-islamico e con i singo-li Paesi di origine. Questilegami possono nel futurodivenire più stretti e favo-rire una maggiore com-prensione capace di con-trastare gli stereotipi e ilpregiudizio che sono leprincipali fonti di tensioni

e talvolta causa di vere eproprie crisi. E’ importan-te constatare che il climadi conciliazione che si stacreando in Italia fra cri-stiani e musulmani peruna serena convivenzamultietnica dovrà esseresostenuto da comporta-menti coerenti del Gover-no italiano ma anche deiGoverni dei paesi arabo-islamici. Ad esempio evi-tando manifestazioni diintolleranza religiosa ov-vero discriminazioni neiconfronti delle minoranzecristiane.

Si sa che cultura e so-cietà per quanto strumen-ti potentissimi non sonosufficienti a portare la pa-ce e la stabilità nella re-gione. Occorre anche l’in-tervento della politica perrisolvere in maniera equale crisi e i conflitti, in attospecialmente quelli che ri-guardano la regione delGrande Mediterraneo.

I sentimenti di diffiden-za e di paura sono spessol’effetto di una errata o in-sufficiente conoscenza del-la realtà. Più la conoscen-za è diffusa a livello di opi-nione pubblica più si rela-tivizza il ruolo degli esper-ti riducendo così il dannodei possibili errori. Il dia-logo fra le civiltà se rea-lizzato con i giusti stru-menti e se mirato a scopi

concreti, quali la diffusio-ne del libro, lo scambio diesperienze nei campi del-l’istruzione, delle profes-sioni, delle analisi socio-logiche dell’assistenza me-dico-sanitaria, dell’emer-genza in generale, e la col-laborazione per la tuteladei diritti umani può ser-vire a dare un forte soste-gno pubblico alle politi-che governative in favoredella conciliazione inter-religiosa e del multicultu-ralismo.

Tutto ciò implica un’a-pertura reciproca versouna comune azione del-l’Europa e del mondo ara-bo per affrontare con suc-cesso l’adattamento allanecessaria globalizzazionesenza rinunciare alla spe-cificità della geo-politicadel Mediterraneo. L’Euro-pa si attende una più for-te e convinta partecipa-zione della cultura arabaalla definizione di rispo-ste condivise alle sfide del-la modernità.

L’isolazionismo e lachiusura al proprio mon-do può indebolire le capa-cità del partenariato euro-mediterraneo di far senti-re la propria voce nel con-certo mondiale e di cor-reggere le tendenze chenon siano compatibili coni valori e gli interessi con-divisi della Regione.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Il ruolodellaculturaislamica in Europa

Michele Capasso con il Premio Nobel Naguib Mahfouz, arteficedel dialogo tra Mondo Islamico e Mondo Occidentale.

“Ansamed” 7 giugno 2006

“Ansamed” 7 giugno 2006

“Il Denaro” 9 giugno 2006

Venerdì 9 giugno 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso

Nei momenti in cui losconcerto e l’inquietudinegettano ombre pesanti sulfuturo della regione me-diterranea si assiste aipressanti appelli al dialo-go inter-religioso.

Uno degli scopi chevengono riproposti è la ri-cerca di un’intesa piùstretta su quello che uni-sce gli insegnamenti del-l’Islam e quelli giudeo-cri-stiani, nella speranza dicontrastare la violenza eisolare gli estremisti.

Inevitabilmente, il di-battito che questi appelligenerano sconfina nellasfera politica con il ri-schio – avvertito in Occi-dente - di mettere il cle-ro al livello dei Governinella conduzione dei rap-porti internazionali. Ilche, nei tempi moderni,soprattutto a causa delcarattere laico che con-traddistingue le Costitu-zioni di molti Paesi, puòprovocare dubbi e per-plessità. Di quegli appel-li, occorre forse coglierel’impulso spirituale. In ef-fetti, un nuovo e più con-creto dialogo delle cultu-re appare più adatto apreparare il terreno perfavorire un grande accor-do fra Islam e Occidentesu come applicare gli

strumenti-chiave per lacreazione del benesserecondiviso e della stabi-laità. In particolare l’im-

presa, il mercato, la de-mocrazia, il rispetto deldiritto, l’equità sociale ela giustizia, interna e in-

ternazionale.Ma anche restando al

dialogo inter-religiosol’attenzione dovrebbe es-sere posta sulle iniziativedi cooperazione. Sarebbepiù facile allora com-prendere e incoraggiarel’incontro delle volontàdei cleri.

La formazione scienti-fica, la salute, lo sviluppodel pensiero e del saperesono tutti terreni d’azio-ne da esplorare e coltiva-re per dare sostanza eprospettiva all’azione in-ter-religiosa.

La realtà, d’altra parte,ci offre esempi promet-tenti. Uno più degli altriappare paradigmatico,cioè suscettibile di costi-tuire un “test-case”, unmodello da sviluppare ese possibile diffondere.

Esso riguarda l’inse-

gnamento tecnico profes-sionale da parte degli Isti-tuti Don Bosco, dal nomedel religioso italiano Gio-vanni Bosco, morto nel1902, il quale consacrò ilsuo amore verso Dio allapreparazione al lavoro deigiovani dei quartieri piùpoveri delle città per libe-rarli, con spirito laico, daisentimenti di umiliazionee marginalizzazione cheavrebbero pericolosa-mente influito nella for-mazione delle loro co-scienze e delle loro perso-nalità.

Oggi la scuola Don Bo-sco opera in molti Paesi,anche musulmani, ove gliinsegnanti, cristiani e mu-sulmani, dispongono diattrezzature e materiali di-dattici molto moderni chepermettono agli studenti,anch’essi cristiani e mu-

sulmani, di essere prontial termine del ciclo di stu-di ad entrare nel mondodel lavoro e costruirsi unfuturo dignitoso. Il com-pito di educare ragazzi difede e razze diverse è tre-mendamente complessoma ciascuno di noi facen-do il proprio dovere consenso di responsabilitàpuò contribuire a render-lo possibile.

Anche i religiosi hannoun loro ruolo, dimostran-do con l’azione concretaverso i bisogni dell’uma-nità la lungimiranza dellaparola di Dio.

Certamente gli uominipolitici apprezzeranno losviluppo di queste azionie cercheranno da parte lo-ro di offrire politiche sag-ge per una società euro-mediterranea socialmenteintegrata e pluriculturale.Ma è fondamentale sepa-rare le due sfere del dia-logo e scoraggiare pre-senze miste laico-religiosenei governi e nelle orga-nizzazioni para-governa-tive.

L’esperienza salesiana èriuscita a separare l’ele-mento solidaristico daquello fideistico e ha sem-pre guardato al rigorescientifico-tecnico dell’in-segnamento mai nascon-dendo ma mai ostentandoil credo cristiano.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Fede e cultura, il dialogo è possibile

Da sinistra Michele Capasso, presidente della FondazioneMediterraneo, con Pat Cox, presidente del Movimento europeointernazionale (Mei), promotori del dialogo inter-religioso.

Si riunisce ieri a Bruxelles il “Comité deSuivi” del Movimento europeo inter-nazionale (Mei) nato ad Algeri lo scor-so febbraio con l’intento di promuove-re il dialogo tra le due rive basandosi suriflessioni comuni. Aprendo la riunio-ne del “Comité de Suivi” dedicato al dia-logo euromediterraneo, il presidentedel Mei, Pat Cox – già presidente delParlamento europeo – lancia un appel-lo al fine di evitare duplicazioni e spre-chi di risorse. Per questo auspicato l’u-

tilizzo delle competenze, delle profes-sionalità, della rete e delle sedi dellaFondazione Mediterraneo, come risor-sa importante per azioni concrete tra iPaesi delle due rive. Interviene poi al-l’incontro il direttore generale delleRelazioni esterne della Commissioneeuropea, Eneko Landaburu, che condi-vide le affermazioni di Michele Capas-so, membro del comitato, sulla neces-sità di semplificare la burocrazia euro-pea, valorizzando le risorse esistenti.

“Le politiche di vicinato – afferma Lan-daburu – pur non destinando sommeconsistenti alla Riva Sud, costituisconouno strumento indispensabile per con-solidare la democrazia, sviluppare un’e-conomia moderna e competitiva, al fi-ne di promuovere il benessere delle po-polazioni. Anche se i fondi sono limita-ti, occorre un maggior coinvolgimentodegli Stati membri su queste politichee l’utilizzo delle risorse nel modo mi-gliore”.

Bruxelles: Le politiche di vicinato sono necessarie alla democrazia

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Venerdì 2 giugno 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso

Roma, 1 giugno 2006. Si concludono le “Gior-nate della Cultura Islami-ca” organizzate dall’Asso-ciazione culturale islamicain Italia.

Concludo i lavori conuna relazione dedicata a“la presenza islamica inEuropa e il suo contribu-to allo sviluppo della ci-viltà Europea”.

Un argomento fonda-mentale trattato nella re-lazione è il rapporto trapolitica ed ideologia, spe-cialmente quando si parla,troppo genericamente esuperficialmente, di cultu-ra islamica.

Le ricorrenti tensioniinterculturali nell’area delGrande Mediterraneo so-no talvolta relativizzatecome episodi spiacevoli;altre volte vengono invecedrammatizzate ricondu-cendole ad atteggiamentimentali irriconciliabili do-vuti all’equazione nefasta“Mondo islamico = terro-rismo”.

La tesi sullo shock del-le civiltà che alcuni de-cenni dopo l’affermazio-ne di Kuebler ha elabora-to un altro studioso ame-ricano, Samuel Hutington,non e’ stata quindi un ful-mine a ciel sereno. In pas-sato è vero le ideologie ri-

guardavano prevalente-mente la filosofia politica,la primazia cioe’ delle teo-rie collettiviste, ovvero losviluppo del capitalismo,cioè delle teorie liberali-democratiche. Oggi, crol-lata l’ideologia comunista,dopo la condanna storicadi quella nazista, il mondonon sembra ancora im-mune dal virus ideologi-co.

Sebbene le onde delloshock prodotto dalla pub-blicazione in alcuni gior-nali occidentali delle vi-gnette sul Profeta Mao-metto stiano diradandosi,le relazioni fra il mondoarabo-islamico e l’Occi-dente presentano nellacongiuntura prevedibileelementi di forte inquietu-dine. Il fatto incoraggian-te è la presa di coscienza

da parte dell’Occidentedella necessità di promuo-vere comportamenti coe-renti con il dichiarato ri-spetto dei valori della so-cietà islamica a comincia-re da quelli religiosi. Sen-za un reale impatto nellasocietà il dialogo fra le cul-ture perderebbe gran par-te del suo significato e di-venterebbe col tempo piùdannoso che utile.

E’ anche positivo che lapubblicazione irriguardo-sa delle vignette abbiaaperto un dibattito pub-blico sui confini fra satirapolitica e blasfemia. In Eu-ropa il dibattito ha resti-tuito attualità all’irrisoltoproblema della natura deilimiti alla libertà di espres-sione. Se essa deve cioè es-sere di natura solo mora-le lasciando alla coscienza

del responsabile editoria-le fissare i confini ovverose non si debbano defini-re più precisi principi digiurisprudenza.

Al cuore del dibattitonon è tanto il rispetto deisimboli religiosi da partedei media, problema certoimportante ma non riso-lutivo.

E’ in gioco piuttosto lastessa coesistenza di siste-ma-valori differenti. In ef-fetti solo se in seno alle so-cietà matura la convinzio-ne che i valori “dell’altro”meritano lo stesso rispet-to e riconoscimento deipropri si vengono a porrebasi solide sia ad una se-rena convivenza multicul-turale all’interno dei sin-goli Paesi sia a rapportiimprontati ad una mag-giore fiducia fra il mondoislamico e l’Occidente.

I musulmani in Italia –così come in precedenzalo è stato in Francia, Re-gno Unito e Germania -possono costituire oggi unponte di amicizia e coope-razione con il mondo ara-bo-islamico e con i singo-li Paesi di origine. Questilegami possono nel futurodivenire più stretti e favo-rire una maggiore com-prensione capace di con-trastare gli stereotipi e ilpregiudizio che sono leprincipali fonti di tensioni

e talvolta causa di vere eproprie crisi. E’ importan-te constatare che il climadi conciliazione che si stacreando in Italia fra cri-stiani e musulmani peruna serena convivenzamultietnica dovrà esseresostenuto da comporta-menti coerenti del Gover-no italiano ma anche deiGoverni dei paesi arabo-islamici. Ad esempio evi-tando manifestazioni diintolleranza religiosa ov-vero discriminazioni neiconfronti delle minoranzecristiane.

Si sa che cultura e so-cietà per quanto strumen-ti potentissimi non sonosufficienti a portare la pa-ce e la stabilità nella re-gione. Occorre anche l’in-tervento della politica perrisolvere in maniera equale crisi e i conflitti, in attospecialmente quelli che ri-guardano la regione delGrande Mediterraneo.

I sentimenti di diffiden-za e di paura sono spessol’effetto di una errata o in-sufficiente conoscenza del-la realtà. Più la conoscen-za è diffusa a livello di opi-nione pubblica più si rela-tivizza il ruolo degli esper-ti riducendo così il dannodei possibili errori. Il dia-logo fra le civiltà se rea-lizzato con i giusti stru-menti e se mirato a scopi

concreti, quali la diffusio-ne del libro, lo scambio diesperienze nei campi del-l’istruzione, delle profes-sioni, delle analisi socio-logiche dell’assistenza me-dico-sanitaria, dell’emer-genza in generale, e la col-laborazione per la tuteladei diritti umani può ser-vire a dare un forte soste-gno pubblico alle politi-che governative in favoredella conciliazione inter-religiosa e del multicultu-ralismo.

Tutto ciò implica un’a-pertura reciproca versouna comune azione del-l’Europa e del mondo ara-bo per affrontare con suc-cesso l’adattamento allanecessaria globalizzazionesenza rinunciare alla spe-cificità della geo-politicadel Mediterraneo. L’Euro-pa si attende una più for-te e convinta partecipa-zione della cultura arabaalla definizione di rispo-ste condivise alle sfide del-la modernità.

L’isolazionismo e lachiusura al proprio mon-do può indebolire le capa-cità del partenariato euro-mediterraneo di far senti-re la propria voce nel con-certo mondiale e di cor-reggere le tendenze chenon siano compatibili coni valori e gli interessi con-divisi della Regione.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Il ruolodellaculturaislamica in Europa

Michele Capasso con il Premio Nobel Naguib Mahfouz, arteficedel dialogo tra Mondo Islamico e Mondo Occidentale.

“Ansamed” 7 giugno 2006

“Ansamed” 7 giugno 2006

“Il Denaro” 9 giugno 2006

Venerdì 9 giugno 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso

Nei momenti in cui losconcerto e l’inquietudinegettano ombre pesanti sulfuturo della regione me-diterranea si assiste aipressanti appelli al dialo-go inter-religioso.

Uno degli scopi chevengono riproposti è la ri-cerca di un’intesa piùstretta su quello che uni-sce gli insegnamenti del-l’Islam e quelli giudeo-cri-stiani, nella speranza dicontrastare la violenza eisolare gli estremisti.

Inevitabilmente, il di-battito che questi appelligenerano sconfina nellasfera politica con il ri-schio – avvertito in Occi-dente - di mettere il cle-ro al livello dei Governinella conduzione dei rap-porti internazionali. Ilche, nei tempi moderni,soprattutto a causa delcarattere laico che con-traddistingue le Costitu-zioni di molti Paesi, puòprovocare dubbi e per-plessità. Di quegli appel-li, occorre forse coglierel’impulso spirituale. In ef-fetti, un nuovo e più con-creto dialogo delle cultu-re appare più adatto apreparare il terreno perfavorire un grande accor-do fra Islam e Occidentesu come applicare gli

strumenti-chiave per lacreazione del benesserecondiviso e della stabi-laità. In particolare l’im-

presa, il mercato, la de-mocrazia, il rispetto deldiritto, l’equità sociale ela giustizia, interna e in-

ternazionale.Ma anche restando al

dialogo inter-religiosol’attenzione dovrebbe es-sere posta sulle iniziativedi cooperazione. Sarebbepiù facile allora com-prendere e incoraggiarel’incontro delle volontàdei cleri.

La formazione scienti-fica, la salute, lo sviluppodel pensiero e del saperesono tutti terreni d’azio-ne da esplorare e coltiva-re per dare sostanza eprospettiva all’azione in-ter-religiosa.

La realtà, d’altra parte,ci offre esempi promet-tenti. Uno più degli altriappare paradigmatico,cioè suscettibile di costi-tuire un “test-case”, unmodello da sviluppare ese possibile diffondere.

Esso riguarda l’inse-

gnamento tecnico profes-sionale da parte degli Isti-tuti Don Bosco, dal nomedel religioso italiano Gio-vanni Bosco, morto nel1902, il quale consacrò ilsuo amore verso Dio allapreparazione al lavoro deigiovani dei quartieri piùpoveri delle città per libe-rarli, con spirito laico, daisentimenti di umiliazionee marginalizzazione cheavrebbero pericolosa-mente influito nella for-mazione delle loro co-scienze e delle loro perso-nalità.

Oggi la scuola Don Bo-sco opera in molti Paesi,anche musulmani, ove gliinsegnanti, cristiani e mu-sulmani, dispongono diattrezzature e materiali di-dattici molto moderni chepermettono agli studenti,anch’essi cristiani e mu-

sulmani, di essere prontial termine del ciclo di stu-di ad entrare nel mondodel lavoro e costruirsi unfuturo dignitoso. Il com-pito di educare ragazzi difede e razze diverse è tre-mendamente complessoma ciascuno di noi facen-do il proprio dovere consenso di responsabilitàpuò contribuire a render-lo possibile.

Anche i religiosi hannoun loro ruolo, dimostran-do con l’azione concretaverso i bisogni dell’uma-nità la lungimiranza dellaparola di Dio.

Certamente gli uominipolitici apprezzeranno losviluppo di queste azionie cercheranno da parte lo-ro di offrire politiche sag-ge per una società euro-mediterranea socialmenteintegrata e pluriculturale.Ma è fondamentale sepa-rare le due sfere del dia-logo e scoraggiare pre-senze miste laico-religiosenei governi e nelle orga-nizzazioni para-governa-tive.

L’esperienza salesiana èriuscita a separare l’ele-mento solidaristico daquello fideistico e ha sem-pre guardato al rigorescientifico-tecnico dell’in-segnamento mai nascon-dendo ma mai ostentandoil credo cristiano.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Fede e cultura, il dialogo è possibile

Da sinistra Michele Capasso, presidente della FondazioneMediterraneo, con Pat Cox, presidente del Movimento europeointernazionale (Mei), promotori del dialogo inter-religioso.

Si riunisce ieri a Bruxelles il “Comité deSuivi” del Movimento europeo inter-nazionale (Mei) nato ad Algeri lo scor-so febbraio con l’intento di promuove-re il dialogo tra le due rive basandosi suriflessioni comuni. Aprendo la riunio-ne del “Comité de Suivi” dedicato al dia-logo euromediterraneo, il presidentedel Mei, Pat Cox – già presidente delParlamento europeo – lancia un appel-lo al fine di evitare duplicazioni e spre-chi di risorse. Per questo auspicato l’u-

tilizzo delle competenze, delle profes-sionalità, della rete e delle sedi dellaFondazione Mediterraneo, come risor-sa importante per azioni concrete tra iPaesi delle due rive. Interviene poi al-l’incontro il direttore generale delleRelazioni esterne della Commissioneeuropea, Eneko Landaburu, che condi-vide le affermazioni di Michele Capas-so, membro del comitato, sulla neces-sità di semplificare la burocrazia euro-pea, valorizzando le risorse esistenti.

“Le politiche di vicinato – afferma Lan-daburu – pur non destinando sommeconsistenti alla Riva Sud, costituisconouno strumento indispensabile per con-solidare la democrazia, sviluppare un’e-conomia moderna e competitiva, al fi-ne di promuovere il benessere delle po-polazioni. Anche se i fondi sono limita-ti, occorre un maggior coinvolgimentodegli Stati membri su queste politichee l’utilizzo delle risorse nel modo mi-gliore”.

Bruxelles: Le politiche di vicinato sono necessarie alla democrazia

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“Ansamed” 12 giugno 2006 “Il Denaro” 13 giugno 2006

Martedì 13 giugno 2006 19IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

Il Consiglio federale del Movimento europeo in-ternazionale (Mei) riuni-tosi a Bruxelles dal 9all’11 giugno in sessioneplenaria, a conclusione deilavori approva all’unani-mità l’adesione, in qualitàdi membro, della Fonda-zione Mediterraneo.

Il presidente del Mei,Pat Cox - in presenza delministro degli Esteri delBelgio Karel De Gucht,sottolinea l’importanzadelle competenze, delle ri-sorse, delle sedi e dellestrutture della Fondazionequale strumento essenzia-le per sviluppare l’azionedel Mei a favore del dia-logo Nord-Sud.

Cox elogia la passionee la dedizione del presi-dente Michele Capassoesprimendo compiaci-mento per la presenzaqualificata di un altroesponente dell’Italia nelMei, dopo l’elezione a vi-cepresidente del Mei loscorso 7 febbraio di Gior-gio Napolitano.

Le origini del Movi-mento risalgono al Luglio1947.

La causa di un’Europaunita era all’epoca soste-nuta da personalità qualiWinston Churchill e Dun-can Sandys attraverso la“United European Move-ment” anglo-francese(Uem), una piattaforma diorganizzazioni create l’in-domani della SecondaGuerra Mondiale.

È grazie al loro sforzoche ebbe luogo il congres-so del Committee for theCoordination of the Eu-ropean Movement, orga-nizzato a Parigi dal 17 al20 luglio 1947, che rag-gruppava la “Ligue eu-ropéenne de coopérationéconomique” (Lece),l’“Union européenne desFédéralistes” (Uef),l’“Union parlementaireeuropéenne”(Upe), cosìcome i comitati inglesi efrancesi dell’United Euro-pean Movement.

Si riunirono nuova-mente a Parigi il 10 no-vembre 1947 e presero il

nome di Joint Internatio-nal Committee for Euro-pean Unity. Conserveran-no questo nome fino allafine del congresso dell’Aiadel 1948.

Oggi il Movimento eu-ropeo internazionale èrappresentato da 41 Pae-si europei e riunisce 23istituzioni internazionali,tra cui la Fondazione Me-diterraneo.

Il Movimento europeoè un’organizzazione inter-nazionale aperta a tutte letendenze politiche, econo-miche, sociali e culturalidella società civile.

Ha per obiettivo quellodi “contribuire all’istitu-zione di un’Europa fede-rale unita, basata sul ri-spetto dei diritti fonda-mentali, sui principi dellapace, i principi democra-tici di libertà e solidarietàe sulla partecipazione deicittadini”.

I suoi 41 consigli na-zionali e le sue 23 orga-nizzazioni hanno per fi-nalità quella di riunire irappresentanti delle asso-ciazioni europee, dei par-titi politici, delle imprese,dei sindacati e dei singoliindividui al fine di pro-muovere la difesa dei di-ritti ed azioni di partena-riato.

L’azione è esercitata alivello europeo dal Movi-

mento europeo interna-zionale e dalle organizza-zioni che ne fanno parteed a livello nazionale daisuoi Consigli nazionali,presenti in tutta Europa,dall’Islanda alla Turchia edal Portogallo alla Fin-landia.

Il Movimento europeoè inoltre la sola istituzio-ne di questo genere adavere non solo membri neipaesi dell’Unione europeama anche in altri Paesi.Inoltre, il Movimento eu-ropeo assicura una diffu-sione efficace dell’infor-mazione ed esercita un im-portante effetto moltipli-catore attraverso l’Euro-pa.

Il Consiglio federale –che ha approvato all’una-nimità l’adesione dellaFondazione a membro delMei - è composto dal pre-sidente, dal segretario ge-nerale, dal tesoriere, daipresidenti dei 2 consigliparlamentari e da tutti imembri.

Il Movimento europeointernazionale ha costitui-to un’apposita Commis-sione dedicata al Mediter-raneo ed alle politiche divicinato.

Questo organismo, pre-sieduto dal vicepresidentedel Mei Charles Ferdi-nand Nothomb, ha realiz-zato lo scorso febbraio un

importante congresso adAlgeri. La Dichiarazionecon il Piano d’Azione sca-turiti da questo eventohanno portato alla costi-tuzione di un “Comité desuivi” – di cui fa parte laFondazione Mediterraneo– incaricato di sviluppareazioni rivolte ai giovani,all’informazione, alla for-mazione ed alla gestione

dei flussi migratori.Queste attività non co-

stituiranno duplicazioni diquello che già esiste e sisvolgeranno utilizzando lerisorse esistenti ed il lavo-ro già svolto da istituzio-ni specializzate.

Per questo motivo, ilConsiglio federale ha rac-colto l’offerta della Fon-dazione Mediterraneo edil Mei potrà utilizzare lecompetenze, la strutturadi rete e le sedi della Fon-

dazione per velocizzare leiniziative programmatemassimizzando i risultati.

Napoli, quindi, graziealla Fondazione Mediter-raneo diventa un punto diriferimento per prestigio-se istituzioni internazio-nali delle quali la Fonda-zione fa parte (vedi boxnella pagina) rafforzandoil suo processo di interna-zionalizzazione e, con es-so, quello dell’intero mez-zogiorno d’Italia.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

DAL LUNEDÌ AL SABATO

DENARO TV è disponibile anche sul DIGITALE TERRESTRE nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67

878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spa-zio di informazione e di approfondimento sugli eventi e sugliscenari politici, sociali, economici e culturali dell’Area Med.Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioniun’opportunità di sviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va inonda dal lunedì al sabato alle ore 16.20 e in repica alle 20.20 ealle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.20

TGMEDe in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Accolta nel club dei padri dell’Europa

Da sinistra: Henrik H. Kroner, segretario generale del Movimento europeo internazionale (Mei),Michele Capasso e Pat Cox, presidente del Mei.

Questo riconoscimento del Movimentoeuropeo internazionale premia il lavoroche da oltre 13 anni la Fondazione Medi-terraneo ha svolto e svolge con la sua retea favore del dialogo nel Grande Mediterra-neo e ne fa una delle poche istituzionipresenti contemporaneamente nei variorganismi internazionali la cui missione è,appunto, il dialogo tra le culture. La Fondazione Mediterraneo è infatti:capofila della rete italiana della “Fondazio-ne Euromediterranea Anna Lindh per ildialogo tra le culture”; membro fondatoredella “Piattaforma Ngo euromed”; mem-

bro della “Piattaforma euromedgioventù”; membro della “Biennale deigiovani artisti dell’Europa e del Mediterra-neo”; membro osservatore dell’”Assem-blea parlamentare euromediterranea”;membro per l’ “Alleanza delle civiltà”;membro del “Movimento Europeo Interna-zionale”.Stati, Regioni ed organismi internazionaliufficialmente rappresentativi di oltre200.000.000 di cittadini, hanno riconosciu-to la Fondazione e la sua rete con attiufficiali, attribuendole piena legittimità erappresentatività.

Una rete per il dialogo nella Sponda Sud

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1174 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1175

“Ansamed” 12 giugno 2006 “Il Denaro” 13 giugno 2006

Martedì 13 giugno 2006 19IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

Il Consiglio federale del Movimento europeo in-ternazionale (Mei) riuni-tosi a Bruxelles dal 9all’11 giugno in sessioneplenaria, a conclusione deilavori approva all’unani-mità l’adesione, in qualitàdi membro, della Fonda-zione Mediterraneo.

Il presidente del Mei,Pat Cox - in presenza delministro degli Esteri delBelgio Karel De Gucht,sottolinea l’importanzadelle competenze, delle ri-sorse, delle sedi e dellestrutture della Fondazionequale strumento essenzia-le per sviluppare l’azionedel Mei a favore del dia-logo Nord-Sud.

Cox elogia la passionee la dedizione del presi-dente Michele Capassoesprimendo compiaci-mento per la presenzaqualificata di un altroesponente dell’Italia nelMei, dopo l’elezione a vi-cepresidente del Mei loscorso 7 febbraio di Gior-gio Napolitano.

Le origini del Movi-mento risalgono al Luglio1947.

La causa di un’Europaunita era all’epoca soste-nuta da personalità qualiWinston Churchill e Dun-can Sandys attraverso la“United European Move-ment” anglo-francese(Uem), una piattaforma diorganizzazioni create l’in-domani della SecondaGuerra Mondiale.

È grazie al loro sforzoche ebbe luogo il congres-so del Committee for theCoordination of the Eu-ropean Movement, orga-nizzato a Parigi dal 17 al20 luglio 1947, che rag-gruppava la “Ligue eu-ropéenne de coopérationéconomique” (Lece),l’“Union européenne desFédéralistes” (Uef),l’“Union parlementaireeuropéenne”(Upe), cosìcome i comitati inglesi efrancesi dell’United Euro-pean Movement.

Si riunirono nuova-mente a Parigi il 10 no-vembre 1947 e presero il

nome di Joint Internatio-nal Committee for Euro-pean Unity. Conserveran-no questo nome fino allafine del congresso dell’Aiadel 1948.

Oggi il Movimento eu-ropeo internazionale èrappresentato da 41 Pae-si europei e riunisce 23istituzioni internazionali,tra cui la Fondazione Me-diterraneo.

Il Movimento europeoè un’organizzazione inter-nazionale aperta a tutte letendenze politiche, econo-miche, sociali e culturalidella società civile.

Ha per obiettivo quellodi “contribuire all’istitu-zione di un’Europa fede-rale unita, basata sul ri-spetto dei diritti fonda-mentali, sui principi dellapace, i principi democra-tici di libertà e solidarietàe sulla partecipazione deicittadini”.

I suoi 41 consigli na-zionali e le sue 23 orga-nizzazioni hanno per fi-nalità quella di riunire irappresentanti delle asso-ciazioni europee, dei par-titi politici, delle imprese,dei sindacati e dei singoliindividui al fine di pro-muovere la difesa dei di-ritti ed azioni di partena-riato.

L’azione è esercitata alivello europeo dal Movi-

mento europeo interna-zionale e dalle organizza-zioni che ne fanno parteed a livello nazionale daisuoi Consigli nazionali,presenti in tutta Europa,dall’Islanda alla Turchia edal Portogallo alla Fin-landia.

Il Movimento europeoè inoltre la sola istituzio-ne di questo genere adavere non solo membri neipaesi dell’Unione europeama anche in altri Paesi.Inoltre, il Movimento eu-ropeo assicura una diffu-sione efficace dell’infor-mazione ed esercita un im-portante effetto moltipli-catore attraverso l’Euro-pa.

Il Consiglio federale –che ha approvato all’una-nimità l’adesione dellaFondazione a membro delMei - è composto dal pre-sidente, dal segretario ge-nerale, dal tesoriere, daipresidenti dei 2 consigliparlamentari e da tutti imembri.

Il Movimento europeointernazionale ha costitui-to un’apposita Commis-sione dedicata al Mediter-raneo ed alle politiche divicinato.

Questo organismo, pre-sieduto dal vicepresidentedel Mei Charles Ferdi-nand Nothomb, ha realiz-zato lo scorso febbraio un

importante congresso adAlgeri. La Dichiarazionecon il Piano d’Azione sca-turiti da questo eventohanno portato alla costi-tuzione di un “Comité desuivi” – di cui fa parte laFondazione Mediterraneo– incaricato di sviluppareazioni rivolte ai giovani,all’informazione, alla for-mazione ed alla gestione

dei flussi migratori.Queste attività non co-

stituiranno duplicazioni diquello che già esiste e sisvolgeranno utilizzando lerisorse esistenti ed il lavo-ro già svolto da istituzio-ni specializzate.

Per questo motivo, ilConsiglio federale ha rac-colto l’offerta della Fon-dazione Mediterraneo edil Mei potrà utilizzare lecompetenze, la strutturadi rete e le sedi della Fon-

dazione per velocizzare leiniziative programmatemassimizzando i risultati.

Napoli, quindi, graziealla Fondazione Mediter-raneo diventa un punto diriferimento per prestigio-se istituzioni internazio-nali delle quali la Fonda-zione fa parte (vedi boxnella pagina) rafforzandoil suo processo di interna-zionalizzazione e, con es-so, quello dell’intero mez-zogiorno d’Italia.

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In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spa-zio di informazione e di approfondimento sugli eventi e sugliscenari politici, sociali, economici e culturali dell’Area Med.Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioniun’opportunità di sviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va inonda dal lunedì al sabato alle ore 16.20 e in repica alle 20.20 ealle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.20

TGMEDe in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Accolta nel club dei padri dell’Europa

Da sinistra: Henrik H. Kroner, segretario generale del Movimento europeo internazionale (Mei),Michele Capasso e Pat Cox, presidente del Mei.

Questo riconoscimento del Movimentoeuropeo internazionale premia il lavoroche da oltre 13 anni la Fondazione Medi-terraneo ha svolto e svolge con la sua retea favore del dialogo nel Grande Mediterra-neo e ne fa una delle poche istituzionipresenti contemporaneamente nei variorganismi internazionali la cui missione è,appunto, il dialogo tra le culture. La Fondazione Mediterraneo è infatti:capofila della rete italiana della “Fondazio-ne Euromediterranea Anna Lindh per ildialogo tra le culture”; membro fondatoredella “Piattaforma Ngo euromed”; mem-

bro della “Piattaforma euromedgioventù”; membro della “Biennale deigiovani artisti dell’Europa e del Mediterra-neo”; membro osservatore dell’”Assem-blea parlamentare euromediterranea”;membro per l’ “Alleanza delle civiltà”;membro del “Movimento Europeo Interna-zionale”.Stati, Regioni ed organismi internazionaliufficialmente rappresentativi di oltre200.000.000 di cittadini, hanno riconosciu-to la Fondazione e la sua rete con attiufficiali, attribuendole piena legittimità erappresentatività.

Una rete per il dialogo nella Sponda Sud

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Xxxxxxx“Il Denaro” 16 giugno 2006

Venerdì 16 giugno 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

Questo testo fa parte delsaggio “Lineamenti per unrinnovato dialogo tar leculture” – a cura di Anto-nio Badini, ambasciatored’Italia Al Cairo, direttoredel Programma dellaFondazione Mediterraneo– e tratteggia i contornitematico-concettualidell’azione della Fonda-zione.

Sebbene i termini geo-po-litica e geo-strategia si usi-no, a torto, indifferente-mente, deve essere chiaroche i rapporti col mondoarabo-islamico investonoper l’Italia e l’Ue questio-ni di sicurezza oltre cheinteressi economici e le-gami storico culturali. Gliaccadimenti dell’area con-dizionano nel bene e nelmale l’Europa molto piùche gli Stati Uniti e tutta-via l’Europa appare an-cora priva non solo di unachiara linea politica maanche di un accettabileimpianto di analisi su cuiimperniare la concerta-zione con gli Stati Uniti ele altre potenze interessa-te. Le vicende più recenti del-l’Iran, Iraq e dell’AutoritàPalestinese sono emble-matiche della scarsa con-siderazione che l’Ue mo-stra nei riguardi della suageo-strategia.

E’ mancata nei tre fron-ti dell’arco di crisi l’ela-borazione di una convin-cente posizione politica e,ancora più grave, una se-ria condivisione di perce-zioni e valutazioni fra gliStati membri.

Il che mostra nell’Ue enei Paesi dell’area l’assen-za di un dialogo politicosostenibile e l’incapacitàdi Bruxelles di avvalersinel momento opportunodei ritorni di intelligenzadelle ingenti somme cheessa eroga per finanziareproprie strutture istitu-zionali quali la Pesc (Po-litica estera e di sicurezzacomune) e vari OrganismiOng per la collaborazionecon i Paesi della Regione.

Sull’Iraq, la divisionecreatasi all’interno dell’Uesull’opportunità dell’a-zione militare, ha impedi-to all’Europa di svolgerenel dopo-intervento quel

ruolo che il suo bagagliodi conoscenze e di rela-zioni avrebbe dovuto sug-gerirle per evitare agli Sta-ti Uniti di commettere inparte gli errori di analisi evalutazioni, oggi general-mente riconosciuti, chesono stati all’origine del-l’esplosione di una insor-genza dalle proporzionidel tutto inattese dopo leprime manifestazioni po-polari di tripudio per l’av-venuta liberazione da undespota sanguinario.

Egualmente sull’Iran,la spaccatura provocatadalla decisione di RegnoUnito, Francia e Germa-nia, di autocostituirsi co-me gruppo di negoziatosul nucleare, il cosiddettoE3, ha impedito all’Ue diapportare il suo pieno po-tenziale di pensiero e azio-ne per disinnescare tem-pestivamente gli elementidi frizione che hanno poiportato allo scoppio diuna crisi sorprendente-mente incanalatasi in unvicolo cieco.

Ma anche nei Territoriautonomi dell’Autoritàpalestinese è mancata unaconvincente azione del-l’Ue, che ha prima solle-citato i Palestinesi a tene-re elezioni legislative libe-re e regolari per poi di-sconoscerne l’esito.

C’è veramente da in-

terrogarsi sul senso delgrande dispendio di risor-se umane e finanziarie chel’Ue compie in nome delvalore strategico della pa-ce nell’area per poi usciredi scena quando essa do-vrebbe far valere meglio isuoi punti di vista e i suoiinteressi oltre che il credi-to di riconoscenza per lasua generosa cooperazio-ne e assistenza.

E’ innegabile che su al-cuni concetti e valutazio-ni di base l’Ue dovrebbedisporre di un robusto so-stegno di analisi stante lerisorse impiegate e la mes-se di informazioni di cuiessa teoricamente potreb-be servirsi per contenere lecrisi e i fattori di conflit-to ovvero prevenire l’ac-cadimento di fenomeni diinstabilità.

Se il dialogo deve ser-vire come diplomazia pre-ventiva e per rafforzare lasicurezza politica, va pre-so atto che l’obiettivo èstato sostanzialmentemancato e che una revi-sione dei processi forma-tivi delle decisioni dell’Uesi impone per mirare me-glio gli strumenti d’inter-vento e ottenere più affi-dabili ritorni di intelli-gence e di fiducia dal di-spendioso e elefantiacoarmamentario burocrati-co di cui essa si è dotata.

Nel caso dell’Iran, l’E.3sembra essersi avventura-to in un mero negoziatonucleare pur avendo do-vuto sapere che quella viaavrebbe condotto all’ine-vitabile richiesta iranianadi garanzie internaziona-li per la fornitura di com-bustibile nucleare, garan-zia che gli Stati Uniti nonerano disposti a soddisfa-re. I dati storici parlava-no chiari.

Stati Uniti, Francia eGermania avevano tuttisospeso la collaborazionenucleare all’Iran dopo ladetronizzazione delloShah da parte dell’Aya-tollah Khomeini.

L’Iran non aveva inol-tre ottenuto nessun signi-ficativo risultato dai seianni di trattative in senoal Comitato congiuntocon l’Aiea.

Occorrerà perciò im-maginare un netto cam-bio di atteggiamento sul-la collaborazione nuclea-re e offrire tempestiva-mente un’analisi correttacon l’ammissione degli er-rori e mancanze commes-si. Ma ancora meglio sa-rebbe stato necessario tra-sferire il negoziato versoforme di cooperazione re-gionali volte a definirecondizioni di sicurezza tragli Stati confinanti, al cuiinterno risolvere even-

tualmente la questionedell’uso civile del combu-stibile nucleare.

Sono, certo, pienamen-te legittime le preoccupa-zioni di sicurezza dei Pae-si del Golfo e in partico-lare dell’Arabia Saudita edegli Emirati.

Si tratta di preoccupa-zioni che in buona misu-ra sono collegate ad unaequa soluzione della gra-ve crisi che vive l’Iraq chepreservi l’integrità terri-toriale e l’indipendenzapolitica del Paese, solu-zione alla quale l’Iranpuo’ apportare un contri-buto significativo.

Che l’Iran sia nella re-gione un attore essenzialeè fuori di dubbio ma nonperò per le ragioni sba-gliate di cui la stampa si èdiffusamente occupata.

Non esistono infattiprove che suffraghino unaasserita maggiore lealtàreligiosa della popolazio-ne sciita in Iraq o in altriPaesi come il Bahrein ver-so l’Iran rispetto a quelladi tipo nazionale, verso ilPaese di cui sono cittadi-ni o sudditi.

E’ opinabile e storica-mente infondato sospet-tare che gli sciiti sarebbe-ro una sorta di traditori edi potenziali nemici o av-versari nei confronti delloro stesso Paese.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Geopolitica e globalizzazione

Antonio Badini

“Ansamed” 19 giugno 2006

“Il Denaro” 20 giugno 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 16 giugno 2006

Venerdì 16 giugno 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

Questo testo fa parte delsaggio “Lineamenti per unrinnovato dialogo tar leculture” – a cura di Anto-nio Badini, ambasciatored’Italia Al Cairo, direttoredel Programma dellaFondazione Mediterraneo– e tratteggia i contornitematico-concettualidell’azione della Fonda-zione.

Sebbene i termini geo-po-litica e geo-strategia si usi-no, a torto, indifferente-mente, deve essere chiaroche i rapporti col mondoarabo-islamico investonoper l’Italia e l’Ue questio-ni di sicurezza oltre cheinteressi economici e le-gami storico culturali. Gliaccadimenti dell’area con-dizionano nel bene e nelmale l’Europa molto piùche gli Stati Uniti e tutta-via l’Europa appare an-cora priva non solo di unachiara linea politica maanche di un accettabileimpianto di analisi su cuiimperniare la concerta-zione con gli Stati Uniti ele altre potenze interessa-te. Le vicende più recenti del-l’Iran, Iraq e dell’AutoritàPalestinese sono emble-matiche della scarsa con-siderazione che l’Ue mo-stra nei riguardi della suageo-strategia.

E’ mancata nei tre fron-ti dell’arco di crisi l’ela-borazione di una convin-cente posizione politica e,ancora più grave, una se-ria condivisione di perce-zioni e valutazioni fra gliStati membri.

Il che mostra nell’Ue enei Paesi dell’area l’assen-za di un dialogo politicosostenibile e l’incapacitàdi Bruxelles di avvalersinel momento opportunodei ritorni di intelligenzadelle ingenti somme cheessa eroga per finanziareproprie strutture istitu-zionali quali la Pesc (Po-litica estera e di sicurezzacomune) e vari OrganismiOng per la collaborazionecon i Paesi della Regione.

Sull’Iraq, la divisionecreatasi all’interno dell’Uesull’opportunità dell’a-zione militare, ha impedi-to all’Europa di svolgerenel dopo-intervento quel

ruolo che il suo bagagliodi conoscenze e di rela-zioni avrebbe dovuto sug-gerirle per evitare agli Sta-ti Uniti di commettere inparte gli errori di analisi evalutazioni, oggi general-mente riconosciuti, chesono stati all’origine del-l’esplosione di una insor-genza dalle proporzionidel tutto inattese dopo leprime manifestazioni po-polari di tripudio per l’av-venuta liberazione da undespota sanguinario.

Egualmente sull’Iran,la spaccatura provocatadalla decisione di RegnoUnito, Francia e Germa-nia, di autocostituirsi co-me gruppo di negoziatosul nucleare, il cosiddettoE3, ha impedito all’Ue diapportare il suo pieno po-tenziale di pensiero e azio-ne per disinnescare tem-pestivamente gli elementidi frizione che hanno poiportato allo scoppio diuna crisi sorprendente-mente incanalatasi in unvicolo cieco.

Ma anche nei Territoriautonomi dell’Autoritàpalestinese è mancata unaconvincente azione del-l’Ue, che ha prima solle-citato i Palestinesi a tene-re elezioni legislative libe-re e regolari per poi di-sconoscerne l’esito.

C’è veramente da in-

terrogarsi sul senso delgrande dispendio di risor-se umane e finanziarie chel’Ue compie in nome delvalore strategico della pa-ce nell’area per poi usciredi scena quando essa do-vrebbe far valere meglio isuoi punti di vista e i suoiinteressi oltre che il credi-to di riconoscenza per lasua generosa cooperazio-ne e assistenza.

E’ innegabile che su al-cuni concetti e valutazio-ni di base l’Ue dovrebbedisporre di un robusto so-stegno di analisi stante lerisorse impiegate e la mes-se di informazioni di cuiessa teoricamente potreb-be servirsi per contenere lecrisi e i fattori di conflit-to ovvero prevenire l’ac-cadimento di fenomeni diinstabilità.

Se il dialogo deve ser-vire come diplomazia pre-ventiva e per rafforzare lasicurezza politica, va pre-so atto che l’obiettivo èstato sostanzialmentemancato e che una revi-sione dei processi forma-tivi delle decisioni dell’Uesi impone per mirare me-glio gli strumenti d’inter-vento e ottenere più affi-dabili ritorni di intelli-gence e di fiducia dal di-spendioso e elefantiacoarmamentario burocrati-co di cui essa si è dotata.

Nel caso dell’Iran, l’E.3sembra essersi avventura-to in un mero negoziatonucleare pur avendo do-vuto sapere che quella viaavrebbe condotto all’ine-vitabile richiesta iranianadi garanzie internaziona-li per la fornitura di com-bustibile nucleare, garan-zia che gli Stati Uniti nonerano disposti a soddisfa-re. I dati storici parlava-no chiari.

Stati Uniti, Francia eGermania avevano tuttisospeso la collaborazionenucleare all’Iran dopo ladetronizzazione delloShah da parte dell’Aya-tollah Khomeini.

L’Iran non aveva inol-tre ottenuto nessun signi-ficativo risultato dai seianni di trattative in senoal Comitato congiuntocon l’Aiea.

Occorrerà perciò im-maginare un netto cam-bio di atteggiamento sul-la collaborazione nuclea-re e offrire tempestiva-mente un’analisi correttacon l’ammissione degli er-rori e mancanze commes-si. Ma ancora meglio sa-rebbe stato necessario tra-sferire il negoziato versoforme di cooperazione re-gionali volte a definirecondizioni di sicurezza tragli Stati confinanti, al cuiinterno risolvere even-

tualmente la questionedell’uso civile del combu-stibile nucleare.

Sono, certo, pienamen-te legittime le preoccupa-zioni di sicurezza dei Pae-si del Golfo e in partico-lare dell’Arabia Saudita edegli Emirati.

Si tratta di preoccupa-zioni che in buona misu-ra sono collegate ad unaequa soluzione della gra-ve crisi che vive l’Iraq chepreservi l’integrità terri-toriale e l’indipendenzapolitica del Paese, solu-zione alla quale l’Iranpuo’ apportare un contri-buto significativo.

Che l’Iran sia nella re-gione un attore essenzialeè fuori di dubbio ma nonperò per le ragioni sba-gliate di cui la stampa si èdiffusamente occupata.

Non esistono infattiprove che suffraghino unaasserita maggiore lealtàreligiosa della popolazio-ne sciita in Iraq o in altriPaesi come il Bahrein ver-so l’Iran rispetto a quelladi tipo nazionale, verso ilPaese di cui sono cittadi-ni o sudditi.

E’ opinabile e storica-mente infondato sospet-tare che gli sciiti sarebbe-ro una sorta di traditori edi potenziali nemici o av-versari nei confronti delloro stesso Paese.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Geopolitica e globalizzazione

Antonio Badini

“Ansamed” 19 giugno 2006

“Il Denaro” 20 giugno 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 23 giugno 2006

“Ansamed” 26 giugno 2006

Venerdì 23 giugno 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso

George Bush a Vienna hafatto parecchie autocriti-che, rispondendo ad os-servazioni giuste dell’Unione europea.Oltre allachiusura del carcere diGuantanamo, profondeperplessità riguardano ilprogetto del Grande Me-dio Oriente.Quando ebbe inizio il con-flitto in Iraq il presidenteamericano, per giustifica-re una guerra decisa senzaprove concrete e senza l’a-vallo dell’Onu, avevaavanzato una motivazio-ne di tipo ideologico af-fermando che gli america-ni intendono esportare lademocrazia nel mondo. Atal fine, nella primaveradel 2004 il capo della Ca-sa Bianca ha lanciato unprogetto di riforme deno-minato “Grande MedioOriente”. Con tale termi-ne si identificava quellamacroregione formata da“i Paesi del mondo arabo,più Pakistan, Afghanistan,Iran, Turchia e Israele”.Bush mirava a realizzareun patto comune, in baseal quale tutti questi Stati sisarebbero impegnati a rea-lizzare riforme di stampopolitico, economico e so-ciale. Adottando una si-militudine con l’Europa,l’amministrazione ameri-

cana proclamò la sua in-tenzione di volere creareuna sorta di “Accordo diHelsinki” per il MedioOriente, con riferimentoal patto siglato nella capi-tale finnica nel 1975 cheaveva creato la “Confe-renza per la Sicurezza e laCooperazione in Europa”(Csce).Il progetto del presidenteamericano, che fu presen-tato ufficialmente duranteil G-8 di giugno 2004 aSea Island (Usa), indicavacome obiettivo prioritariolo sviluppo di questa areala quale, come risultava davari rapporti dell’Onu,presentava realmente unacondizione di grave diffi-coltà. Accanto a una si-tuazione economica pre-caria, vi era un contestopolitico e sociale altret-tanto preoccupante, conun grave deficit in materiadi libertà personali e de-

mocrazia.Questo proget-to del Grande MedioOriente presenta parecchierrori.La proposta americana sibasa su ipotesi astratte. Lostaff di Bush ha elaboratoquesta iniziativa senzaconsiderare la storia e lacultura della zona delmondo che deve essere de-stinataria di questo ambi-zioso progetto. La demo-crazia “tout court”, se-condo il concetto del mon-do occidentale, appare diproblematica attuazionein nazioni che mai hannoconosciuto tale sistema. Ilparagone col patto per laCsce in Europa non è ap-plicabile, poiché le due re-gioni hanno conosciutouna storia troppo diversa.Il Medio Oriente è un sub-continente tutto particola-re. La regione non ha vissutoi grandi mutamenti, cultu-rali e sociali, che hannocaratterizzato l’Europa ealtre zone del mondo. IlMedio Oriente non ha co-nosciuto né la Rivoluzioneindustriale, né l’Illumini-smo né la Rivoluzionefrancese, vale a dire i treeventi che più hanno con-tribuito allo sviluppo delpensiero politico e socialenei Paesi occidentali, ori-ginando la nascita dellevarie tipologie di partiti

politici (popolari, sociali-sti, liberali, comunisti). InMedio Oriente non si so-no affermate forme di rap-presentanza politica basa-te sull’ideologia. In questacomplessa regione il pote-re si concentra nella figu-ra del capo carismatico. Inparecchi Paesi, il leader ac-centra nelle sue mani unpotere assoluto. Governoe parlamento (laddove esi-stono), sono strumentisenza reale capacità deci-sionale, sottomessi al vo-lere del leader supremo cuiobbediscono per ammira-zione o per timore. La sto-ria del Medio Oriente è so-prattutto la storia di pochicapi carismatici spessoprovenienti dall’esercito,autentico centro del pote-re politico in ogni Paesedella regione. La combi-nazione fra leadership for-te e sostegno delle forzearmate ha prodotto spes-so regimi autoritari se nondispotici. In ogni Paese delMedio Oriente il sostegnodell’esercito è stato fonda-mentale per arrivare (e perrimanere) al potere. Sullabase di queste considera-zioni si deduce che la de-mocrazia, per come è co-nosciuta nel mondo occi-dentale, difficilmente puòessere esportata in bloccoin Medio Oriente, inquanto le nazioni medio-

rientali hanno poca o nes-suna dimestichezza con leforme di rappresentanzapolitica, caposaldo dellanostra idea di democrazia.Per questo motivo i leaderdegli Stati musulmani sisono opposti a questo pro-getto e hanno dichiaratodi prediligere un altro tipodi approccio, quello prati-cato con l’Integrazione Eu-romediterranea (Euro-med), la partnership fra ledue sponde del Mare No-strum avviata con la con-ferenza di Barcellona delnovembre 1995.Il Processo allora genera-to, che ha contribuito inmaniera sensibile allo svi-luppo dei Paesi della spon-da meridionale, non hasfruttato a pieno le sue po-tenzialità a causa di vin-coli di tipo burocratico, le-gati alla struttura pocoflessibile dell’Unione Eu-ropea. Oggi l’Ue è sempre menolegata al Mare Nostrumrispetto al passato. Nel1957, anno di fondazio-ne, l’allora Comunità Eco-nomica Europea (Cee)presentava una marcataimpronta mediterranea.Su sei membri fondatorive ne erano due che si af-facciano sul Mare No-strum, Francia e Italia, perdi più di notevole peso po-litico ed economico. La

Cee ha accentuato il suocarattere mediterraneo du-rante gli anni ‘80, quandoentrarono nel club euro-peo Grecia, Spagna e Por-togallo. Dopo quell’allar-gamento, la Cee (e poi laUe) sono progressivamen-te divenute sempre menomediterranee. L’analisi globale sopraesposta ci porta a sostene-re che, laddove si è sceltala via di un dialogo co-struttivo piuttosto cheevocare uno scontro fra ci-viltà, emisfero occidentalee mondo musulmano han-no dimostrato che non so-lo possono coesistere ma,addirittura, sono in gradodi arricchirsi a vicenda. Se il piano di Grande Me-dio Oriente non ha riscos-so i successi sperati da Bu-sh ed oggi forti sono le cri-tiche, l’integrazione Euro-med, con tutti i suoi limi-ti e difetti, si è dimostrataun mezzo efficace peresportare la democrazia.Valori fondamentali qualitolleranza, rispetto dei di-ritti umani, libertà civili epolitiche possono esseremeglio recepiti mediantestrumenti politici, cultura-li, scientifici, sociali ecommerciali piuttosto checon mezzi militari.E’ questa, nonostante ledifficoltà, l’unica via da se-guire.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Gli errori del Grande Medio Oriente

George Bush

“Il Denaro” 27 giugno 2006

Page 100: 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 23 giugno 2006

“Ansamed” 26 giugno 2006

Venerdì 23 giugno 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso

George Bush a Vienna hafatto parecchie autocriti-che, rispondendo ad os-servazioni giuste dell’Unione europea.Oltre allachiusura del carcere diGuantanamo, profondeperplessità riguardano ilprogetto del Grande Me-dio Oriente.Quando ebbe inizio il con-flitto in Iraq il presidenteamericano, per giustifica-re una guerra decisa senzaprove concrete e senza l’a-vallo dell’Onu, avevaavanzato una motivazio-ne di tipo ideologico af-fermando che gli america-ni intendono esportare lademocrazia nel mondo. Atal fine, nella primaveradel 2004 il capo della Ca-sa Bianca ha lanciato unprogetto di riforme deno-minato “Grande MedioOriente”. Con tale termi-ne si identificava quellamacroregione formata da“i Paesi del mondo arabo,più Pakistan, Afghanistan,Iran, Turchia e Israele”.Bush mirava a realizzareun patto comune, in baseal quale tutti questi Stati sisarebbero impegnati a rea-lizzare riforme di stampopolitico, economico e so-ciale. Adottando una si-militudine con l’Europa,l’amministrazione ameri-

cana proclamò la sua in-tenzione di volere creareuna sorta di “Accordo diHelsinki” per il MedioOriente, con riferimentoal patto siglato nella capi-tale finnica nel 1975 cheaveva creato la “Confe-renza per la Sicurezza e laCooperazione in Europa”(Csce).Il progetto del presidenteamericano, che fu presen-tato ufficialmente duranteil G-8 di giugno 2004 aSea Island (Usa), indicavacome obiettivo prioritariolo sviluppo di questa areala quale, come risultava davari rapporti dell’Onu,presentava realmente unacondizione di grave diffi-coltà. Accanto a una si-tuazione economica pre-caria, vi era un contestopolitico e sociale altret-tanto preoccupante, conun grave deficit in materiadi libertà personali e de-

mocrazia.Questo proget-to del Grande MedioOriente presenta parecchierrori.La proposta americana sibasa su ipotesi astratte. Lostaff di Bush ha elaboratoquesta iniziativa senzaconsiderare la storia e lacultura della zona delmondo che deve essere de-stinataria di questo ambi-zioso progetto. La demo-crazia “tout court”, se-condo il concetto del mon-do occidentale, appare diproblematica attuazionein nazioni che mai hannoconosciuto tale sistema. Ilparagone col patto per laCsce in Europa non è ap-plicabile, poiché le due re-gioni hanno conosciutouna storia troppo diversa.Il Medio Oriente è un sub-continente tutto particola-re. La regione non ha vissutoi grandi mutamenti, cultu-rali e sociali, che hannocaratterizzato l’Europa ealtre zone del mondo. IlMedio Oriente non ha co-nosciuto né la Rivoluzioneindustriale, né l’Illumini-smo né la Rivoluzionefrancese, vale a dire i treeventi che più hanno con-tribuito allo sviluppo delpensiero politico e socialenei Paesi occidentali, ori-ginando la nascita dellevarie tipologie di partiti

politici (popolari, sociali-sti, liberali, comunisti). InMedio Oriente non si so-no affermate forme di rap-presentanza politica basa-te sull’ideologia. In questacomplessa regione il pote-re si concentra nella figu-ra del capo carismatico. Inparecchi Paesi, il leader ac-centra nelle sue mani unpotere assoluto. Governoe parlamento (laddove esi-stono), sono strumentisenza reale capacità deci-sionale, sottomessi al vo-lere del leader supremo cuiobbediscono per ammira-zione o per timore. La sto-ria del Medio Oriente è so-prattutto la storia di pochicapi carismatici spessoprovenienti dall’esercito,autentico centro del pote-re politico in ogni Paesedella regione. La combi-nazione fra leadership for-te e sostegno delle forzearmate ha prodotto spes-so regimi autoritari se nondispotici. In ogni Paese delMedio Oriente il sostegnodell’esercito è stato fonda-mentale per arrivare (e perrimanere) al potere. Sullabase di queste considera-zioni si deduce che la de-mocrazia, per come è co-nosciuta nel mondo occi-dentale, difficilmente puòessere esportata in bloccoin Medio Oriente, inquanto le nazioni medio-

rientali hanno poca o nes-suna dimestichezza con leforme di rappresentanzapolitica, caposaldo dellanostra idea di democrazia.Per questo motivo i leaderdegli Stati musulmani sisono opposti a questo pro-getto e hanno dichiaratodi prediligere un altro tipodi approccio, quello prati-cato con l’Integrazione Eu-romediterranea (Euro-med), la partnership fra ledue sponde del Mare No-strum avviata con la con-ferenza di Barcellona delnovembre 1995.Il Processo allora genera-to, che ha contribuito inmaniera sensibile allo svi-luppo dei Paesi della spon-da meridionale, non hasfruttato a pieno le sue po-tenzialità a causa di vin-coli di tipo burocratico, le-gati alla struttura pocoflessibile dell’Unione Eu-ropea. Oggi l’Ue è sempre menolegata al Mare Nostrumrispetto al passato. Nel1957, anno di fondazio-ne, l’allora Comunità Eco-nomica Europea (Cee)presentava una marcataimpronta mediterranea.Su sei membri fondatorive ne erano due che si af-facciano sul Mare No-strum, Francia e Italia, perdi più di notevole peso po-litico ed economico. La

Cee ha accentuato il suocarattere mediterraneo du-rante gli anni ‘80, quandoentrarono nel club euro-peo Grecia, Spagna e Por-togallo. Dopo quell’allar-gamento, la Cee (e poi laUe) sono progressivamen-te divenute sempre menomediterranee. L’analisi globale sopraesposta ci porta a sostene-re che, laddove si è sceltala via di un dialogo co-struttivo piuttosto cheevocare uno scontro fra ci-viltà, emisfero occidentalee mondo musulmano han-no dimostrato che non so-lo possono coesistere ma,addirittura, sono in gradodi arricchirsi a vicenda. Se il piano di Grande Me-dio Oriente non ha riscos-so i successi sperati da Bu-sh ed oggi forti sono le cri-tiche, l’integrazione Euro-med, con tutti i suoi limi-ti e difetti, si è dimostrataun mezzo efficace peresportare la democrazia.Valori fondamentali qualitolleranza, rispetto dei di-ritti umani, libertà civili epolitiche possono esseremeglio recepiti mediantestrumenti politici, cultura-li, scientifici, sociali ecommerciali piuttosto checon mezzi militari.E’ questa, nonostante ledifficoltà, l’unica via da se-guire.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Gli errori del Grande Medio Oriente

George Bush

“Il Denaro” 27 giugno 2006

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“Il Denaro” 27 giugno 2006

Martedì 27 giugno 2006 19IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

Con la presentazione del “Ma-nifesto per le Alleanze tra le Ci-vilta”, si sono conclusi a Co-senza i lavori del Secondo Mee-ting euromediterraneo, pro-mosso dalla Fondazione Euro-pa Mezzogiorno Mediterraneo,dalla Provincia di Cosenza edalla Fondazione Mediterraneo– in collaborazione con la sededi Cosenza della Maison de laMéditerranée - sul tema “Dia-logo interreligioso, laicità e dia-logo tra le religioni del Medi-terraneo”.

Il Manifesto - lanciato dallaFondazione Mediterraneo e cheè stato sottoscritto fino ad oggida oltre 20.000 esponenti delmondo della politica, della cul-tura, della scienza e della societàcivile appartenenti ad oltre 50Paesi - dice il presidente dellaFondazione, Michele Capasso,si pone “l’obiettivo di creare unacoalizione di valori e di interes-si condivisi” tra le popolazioni.Questa coalizione deve essere labase, prosegue Capasso, “per ri-visitare i rapporti tra il mondooccidentale e quello islamico”,in modo da porre termine “allanozione semplicistica di Islamcontro occidente”, e quindi“passare da una cultura di tol-leranza ad una cultura dellaospitalità reciproca”.

Questa, sottolinea Capasso,“é la grande sfida” del futuro. IlManifesto si richiama a quellodelle Nazioni Unite: “Alleanzadelle civiltà”, ma “noi abbiamousato il plurale, spiega Capasso,per abbracciare tutti i popoli esperare di poter creare un mon-do di pace, solidarietà e svilup-po”.

Il Manifesto è stato sotto-scritto - con una solenne ceri-monia nella Chiesa di San Do-menico di Cosenza - dal presi-dente della Provincia di Cosen-za Mario Oliverio e dai rappre-sentanti delle fedi religiose pre-senti al meeting: dal ministro se-negalese Marie Pierre Sarr al mi-nistro plenipotenziario CosimoRisi; dal direttore delle Comu-nità islamiche italiane Gianen-rico Turrini al direttore dell´Ac-cre Gianfranco Martini ed al di-rettore della Rappresentanza inItalia della Commissione euro-

pea Pier Virgilio Dastoli; dal sin-daco di Cosenza Salvatore Pe-rugini all’Imam di Tunisi AbdErahaman Naoui; dal presiden-te del Congresso dei poteri localiGiovanni Di Stasi al direttoreaggiunto della Biblioteca di Al-geri Rabeh Sebaa. Questo do-cumento, per rappresentatività elegittimità, si avvia ad essereuno dei testi fondanti per l´Al-leanza tra le Civiltà.

“Abbiamo iniziato un per-corso e non ci sono alternati-ve”, dice il presidente Oliveriochiudendo il meeting.

“Bisogna proseguire col dia-logo per la costruzione della pa-ce nel bacino del Mediterraneo.E la Calabria e Cosenza si pon-gono come uno degli avampostidell’Europa sul Mediterraneo”.Nel quadro di questo dialogocon la Sponda Sud del Mare No-strum, aggiunge Oliverio, si in-seriscono due prossimi appun-tamenti che si terranno a Co-senza prima del terzo meetingeuromediterraneo in calendariol’anno prossimo.

Il primo appuntamento, spie-ga il presidente, riguarderà unevento che avrà come tema “Learti e i mestieri del Mediterra-neo”, il secondo invece coin-volgerà i giovani e sarà incen-trato su “Sport, cultura e musi-ca”.

Entrambi gli eventi si inseri-scono nel quadro della collabo-razione attivata con la sede diCosenza della Fondazione Me-diterraneo – Maison de la Mé-diterranée.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

DAL LUNEDÌ AL SABATO

DENARO TV è disponibile anche sul DIGITALE TERRESTRE nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67

878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informazione edi approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, economici e cultu-rali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioni un’opportunità disviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20e in repica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.20

TGMEDe in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Laicità, religioni e culture a confronto

Con una decisione all’unanimità adottata dal-l’Assemblea straordinaria dell’Euromesco, la Fon-dazione Mediterraneo è stata eletta membro del-la rete costituita per sviluppare studi euromedi-terranei in materia di cooperazione politica e si-curezza. I membri della rete “Euromesco” provengono da35 paesi euromediterranei e rappresentano 48istituti membri, 24 osservatori e 2 organismi in-ternazionali.Euromesco ha un duplice obiettivo: da un latofunziona come centro studi e di approfondimen-to all’interno del Partenariato euromediterraneo,dall’altro quale centro internazionale nei campidella politica e della sicurezza.Le attività della rete si sviluppano essenzialmen-te sui temi della ricerca e stabiliscono un consensosui programmi da parte di tutti i membri al finedi ottenere la più vasta partecipazione ed il piùampio coinvolgimento di tutti i membri .L’apporto della Fondazione Mediterraneo, in ta-le ambito, è importante in quanto – quale istitu-zione-rete articolata in varie sedi – può rafforza-re e disseminare i risultati ottenuti.Allo stesso modo, la rete Euromesco può imple-mentare la sua azione utilizzando le attività e lericerche condotte dai suoi membri, quali quelledella Fondazione che – anche attraverso i semi-nari e le attività di ricerca e studio sulla politicainternazionale nel Mediterraneo – ha assunto un

ruolo importante. La Fondazione Mediterraneoha organizzato due cicli di conferenze sulla poli-tica internazionale nel Mediterraneo, sotto la su-pervisione del presidente del Comitato scientifi-co John Esposito.Questi cicli di conferenze hanno voluto contri-buire ad aumentare il livello di conoscenza e con-sapevolezza delle questioni chiave della politicainternazionale nel Mediterraneo e lo hanno fat-to invitando alcuni tra i massimi esperti interna-zionali provenienti soprattutto da quei settori del-la comunità accademica e dei circoli di politicaestera critici dell’attuale politica estera america-na in Medio Oriente e favorevoli ad un ruolo piùincisivo e cooperativo dell’Europa nel Mediter-raneo. Con questo nuovo riconoscimento la Fondazio-ne Mediterraneo è l’unica istituzione presente neiprincipali organismi internazionali per il Medi-terraneo. Infatti è: capofila della Rete italianadella Fondazione euromediterranea “AnnaLindh” per il Dialogo tra le Culture; membrofondatore della Piattaforma non governativa Eu-romed; membro della Piattaforma Euromed del-la gioventù; membro della Biennale dei GiovaniArtisti dell’Europa e del Mediterraneo; osserva-tore dell’Assemblea parlamentare euromediter-ranea; membro per l’Alleanza delle Civiltà; mem-bro del Movimento europeo internazionale emembro della rete Euromesco.

Assemblea straordinaria dell’EuromescoFondazione Med membro della rete

Nel corso di un cordiale incontrotra il presidente della FondazioneMediterraneo Michele Capasso e ilministro delle piccole e medie im-prese del Senegal Marie Pierre Sarr,sono state approfondite le moda-lità operative di un progetto di aiu-to e formazione per i giovani sene-galesi al fine di ridurre i flussi mi-gratori che, specialmente attraver-so il Marocco, si indirizzano verso iPaesi della riva nord del Mediter-raneo.Il ministro delle piccole e medie im-prese del Senegal esprime apprez-zamento per l’attività svolta dallaFondazione e per la sua visione am-pia di “Grande Mediterraneo” checomprende tutti i Paesi, special-mente quelli dell’Africa, che han-no avuto rapporti, dipendenze edinfluenze da paesi euromediterra-nei. E’ il caso del Senegal che, dopo l’in-dipendenza nel 1960, si è ulterior-mente legato alla cultura mediter-

ranea diventando un laboratorioper il dialogo tra culture e fedi.“Nel nostro Paese – afferma il mi-nistro Sarr – si sono susseguiti di-versi presidenti. Il primo, LèopoldSédar Senghor, era un cristiano edè stato eletto grazie al sostegno deicapi religiosi musulmani, potendorimanere in carica per 20 anni, finoal 1980. Il secondo, Abdou Diouf, èmusulmano , è stato presidente dal1980 al 2000 ed è felicemente spo-sato con una donna cattolica prati-cante. L’attuale presidente Abdou-laye Wade è musulmano ed è spo-sato con una protestante. Il mioPaese, il Senegal, anche se è al 95per cento musulmano costituisceun vero laboratorio di dialogo: peresempio il terreno su cui è stataeretta la cattedrale cattolica è sta-to donato da proprietari musulma-ni. Il vero problema sono le disu-guaglianze sociali, la fame, la po-vertà: sono queste che alimentanoil fondamentalismo e il terrorismo.

Un grande tema è il riequilibrio al-l’interno dei Paesi islamici: molti diquesti diventano sempre più ricchi(è il caso dell’Arabia Saudita e di al-tri Paesi del Golfo) ed altri (come ilSenegal, il Sudan ed altri) semprepiù poveri. Il presidente della Fondazione Me-diterraneo Michele Capasso illustrapoi alcuni punti del progetto che sifondano essenzialmente su pro-grammi di formazione per i giova-ni – sull’artigianato, sui mestierid’arte, sugli antichi saperi – con loscopo di trasformare produzionioggetto del ricatto di mercanti esottopagate in un sistema integra-to che possa ottenere adeguato ri-conoscimento e giusta valorizza-zione dal mercato.“Il Mezzogiorno d’Italia – concludeCapasso – ha grandi affinità conquesti paesi e può costituire il part-ner ideale per il loro rilancio resti-tuendo dignità e rispetto delle pro-prie radici”.

Il Senegal laboratorio per il dialogo nella Sponda Sud

Il ministro delle piccole e medie imprese del Senegal Marie Pierre Sarr ed ilpresidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capasso.

Da sinistra: Jamal Ezzine, l’imam di Tunisi Abd Erahaman Naoui, il direttore dellaRappresentanza in Italia della Commissione europea Pier Virgilio Dastoli e ildirettore dell’Accre Gianfranco Martini sottoscrivono il “Manifesto”.

“Re-Public” 1 luglio 2006

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“Il Denaro” 27 giugno 2006

Martedì 27 giugno 2006 19IL DENARO

MEDITERRANEOIL MENSILE DEL DENARO

Con la presentazione del “Ma-nifesto per le Alleanze tra le Ci-vilta”, si sono conclusi a Co-senza i lavori del Secondo Mee-ting euromediterraneo, pro-mosso dalla Fondazione Euro-pa Mezzogiorno Mediterraneo,dalla Provincia di Cosenza edalla Fondazione Mediterraneo– in collaborazione con la sededi Cosenza della Maison de laMéditerranée - sul tema “Dia-logo interreligioso, laicità e dia-logo tra le religioni del Medi-terraneo”.

Il Manifesto - lanciato dallaFondazione Mediterraneo e cheè stato sottoscritto fino ad oggida oltre 20.000 esponenti delmondo della politica, della cul-tura, della scienza e della societàcivile appartenenti ad oltre 50Paesi - dice il presidente dellaFondazione, Michele Capasso,si pone “l’obiettivo di creare unacoalizione di valori e di interes-si condivisi” tra le popolazioni.Questa coalizione deve essere labase, prosegue Capasso, “per ri-visitare i rapporti tra il mondooccidentale e quello islamico”,in modo da porre termine “allanozione semplicistica di Islamcontro occidente”, e quindi“passare da una cultura di tol-leranza ad una cultura dellaospitalità reciproca”.

Questa, sottolinea Capasso,“é la grande sfida” del futuro. IlManifesto si richiama a quellodelle Nazioni Unite: “Alleanzadelle civiltà”, ma “noi abbiamousato il plurale, spiega Capasso,per abbracciare tutti i popoli esperare di poter creare un mon-do di pace, solidarietà e svilup-po”.

Il Manifesto è stato sotto-scritto - con una solenne ceri-monia nella Chiesa di San Do-menico di Cosenza - dal presi-dente della Provincia di Cosen-za Mario Oliverio e dai rappre-sentanti delle fedi religiose pre-senti al meeting: dal ministro se-negalese Marie Pierre Sarr al mi-nistro plenipotenziario CosimoRisi; dal direttore delle Comu-nità islamiche italiane Gianen-rico Turrini al direttore dell´Ac-cre Gianfranco Martini ed al di-rettore della Rappresentanza inItalia della Commissione euro-

pea Pier Virgilio Dastoli; dal sin-daco di Cosenza Salvatore Pe-rugini all’Imam di Tunisi AbdErahaman Naoui; dal presiden-te del Congresso dei poteri localiGiovanni Di Stasi al direttoreaggiunto della Biblioteca di Al-geri Rabeh Sebaa. Questo do-cumento, per rappresentatività elegittimità, si avvia ad essereuno dei testi fondanti per l´Al-leanza tra le Civiltà.

“Abbiamo iniziato un per-corso e non ci sono alternati-ve”, dice il presidente Oliveriochiudendo il meeting.

“Bisogna proseguire col dia-logo per la costruzione della pa-ce nel bacino del Mediterraneo.E la Calabria e Cosenza si pon-gono come uno degli avampostidell’Europa sul Mediterraneo”.Nel quadro di questo dialogocon la Sponda Sud del Mare No-strum, aggiunge Oliverio, si in-seriscono due prossimi appun-tamenti che si terranno a Co-senza prima del terzo meetingeuromediterraneo in calendariol’anno prossimo.

Il primo appuntamento, spie-ga il presidente, riguarderà unevento che avrà come tema “Learti e i mestieri del Mediterra-neo”, il secondo invece coin-volgerà i giovani e sarà incen-trato su “Sport, cultura e musi-ca”.

Entrambi gli eventi si inseri-scono nel quadro della collabo-razione attivata con la sede diCosenza della Fondazione Me-diterraneo – Maison de la Mé-diterranée.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

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DENARO TV è disponibile anche sul DIGITALE TERRESTRE nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67

878 di SKY

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informazione edi approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, economici e cultu-rali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioni un’opportunità disviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20e in repica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.20

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Laicità, religioni e culture a confronto

Con una decisione all’unanimità adottata dal-l’Assemblea straordinaria dell’Euromesco, la Fon-dazione Mediterraneo è stata eletta membro del-la rete costituita per sviluppare studi euromedi-terranei in materia di cooperazione politica e si-curezza. I membri della rete “Euromesco” provengono da35 paesi euromediterranei e rappresentano 48istituti membri, 24 osservatori e 2 organismi in-ternazionali.Euromesco ha un duplice obiettivo: da un latofunziona come centro studi e di approfondimen-to all’interno del Partenariato euromediterraneo,dall’altro quale centro internazionale nei campidella politica e della sicurezza.Le attività della rete si sviluppano essenzialmen-te sui temi della ricerca e stabiliscono un consensosui programmi da parte di tutti i membri al finedi ottenere la più vasta partecipazione ed il piùampio coinvolgimento di tutti i membri .L’apporto della Fondazione Mediterraneo, in ta-le ambito, è importante in quanto – quale istitu-zione-rete articolata in varie sedi – può rafforza-re e disseminare i risultati ottenuti.Allo stesso modo, la rete Euromesco può imple-mentare la sua azione utilizzando le attività e lericerche condotte dai suoi membri, quali quelledella Fondazione che – anche attraverso i semi-nari e le attività di ricerca e studio sulla politicainternazionale nel Mediterraneo – ha assunto un

ruolo importante. La Fondazione Mediterraneoha organizzato due cicli di conferenze sulla poli-tica internazionale nel Mediterraneo, sotto la su-pervisione del presidente del Comitato scientifi-co John Esposito.Questi cicli di conferenze hanno voluto contri-buire ad aumentare il livello di conoscenza e con-sapevolezza delle questioni chiave della politicainternazionale nel Mediterraneo e lo hanno fat-to invitando alcuni tra i massimi esperti interna-zionali provenienti soprattutto da quei settori del-la comunità accademica e dei circoli di politicaestera critici dell’attuale politica estera america-na in Medio Oriente e favorevoli ad un ruolo piùincisivo e cooperativo dell’Europa nel Mediter-raneo. Con questo nuovo riconoscimento la Fondazio-ne Mediterraneo è l’unica istituzione presente neiprincipali organismi internazionali per il Medi-terraneo. Infatti è: capofila della Rete italianadella Fondazione euromediterranea “AnnaLindh” per il Dialogo tra le Culture; membrofondatore della Piattaforma non governativa Eu-romed; membro della Piattaforma Euromed del-la gioventù; membro della Biennale dei GiovaniArtisti dell’Europa e del Mediterraneo; osserva-tore dell’Assemblea parlamentare euromediter-ranea; membro per l’Alleanza delle Civiltà; mem-bro del Movimento europeo internazionale emembro della rete Euromesco.

Assemblea straordinaria dell’EuromescoFondazione Med membro della rete

Nel corso di un cordiale incontrotra il presidente della FondazioneMediterraneo Michele Capasso e ilministro delle piccole e medie im-prese del Senegal Marie Pierre Sarr,sono state approfondite le moda-lità operative di un progetto di aiu-to e formazione per i giovani sene-galesi al fine di ridurre i flussi mi-gratori che, specialmente attraver-so il Marocco, si indirizzano verso iPaesi della riva nord del Mediter-raneo.Il ministro delle piccole e medie im-prese del Senegal esprime apprez-zamento per l’attività svolta dallaFondazione e per la sua visione am-pia di “Grande Mediterraneo” checomprende tutti i Paesi, special-mente quelli dell’Africa, che han-no avuto rapporti, dipendenze edinfluenze da paesi euromediterra-nei. E’ il caso del Senegal che, dopo l’in-dipendenza nel 1960, si è ulterior-mente legato alla cultura mediter-

ranea diventando un laboratorioper il dialogo tra culture e fedi.“Nel nostro Paese – afferma il mi-nistro Sarr – si sono susseguiti di-versi presidenti. Il primo, LèopoldSédar Senghor, era un cristiano edè stato eletto grazie al sostegno deicapi religiosi musulmani, potendorimanere in carica per 20 anni, finoal 1980. Il secondo, Abdou Diouf, èmusulmano , è stato presidente dal1980 al 2000 ed è felicemente spo-sato con una donna cattolica prati-cante. L’attuale presidente Abdou-laye Wade è musulmano ed è spo-sato con una protestante. Il mioPaese, il Senegal, anche se è al 95per cento musulmano costituisceun vero laboratorio di dialogo: peresempio il terreno su cui è stataeretta la cattedrale cattolica è sta-to donato da proprietari musulma-ni. Il vero problema sono le disu-guaglianze sociali, la fame, la po-vertà: sono queste che alimentanoil fondamentalismo e il terrorismo.

Un grande tema è il riequilibrio al-l’interno dei Paesi islamici: molti diquesti diventano sempre più ricchi(è il caso dell’Arabia Saudita e di al-tri Paesi del Golfo) ed altri (come ilSenegal, il Sudan ed altri) semprepiù poveri. Il presidente della Fondazione Me-diterraneo Michele Capasso illustrapoi alcuni punti del progetto che sifondano essenzialmente su pro-grammi di formazione per i giova-ni – sull’artigianato, sui mestierid’arte, sugli antichi saperi – con loscopo di trasformare produzionioggetto del ricatto di mercanti esottopagate in un sistema integra-to che possa ottenere adeguato ri-conoscimento e giusta valorizza-zione dal mercato.“Il Mezzogiorno d’Italia – concludeCapasso – ha grandi affinità conquesti paesi e può costituire il part-ner ideale per il loro rilancio resti-tuendo dignità e rispetto delle pro-prie radici”.

Il Senegal laboratorio per il dialogo nella Sponda Sud

Il ministro delle piccole e medie imprese del Senegal Marie Pierre Sarr ed ilpresidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capasso.

Da sinistra: Jamal Ezzine, l’imam di Tunisi Abd Erahaman Naoui, il direttore dellaRappresentanza in Italia della Commissione europea Pier Virgilio Dastoli e ildirettore dell’Accre Gianfranco Martini sottoscrivono il “Manifesto”.

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“Il Denaro” 14 luglio 2006

“Il Denaro” 14 luglio 2006

Venerdì 14 luglio 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Giunge dall’America un coro per la pace

Murcia, 9 luglio 2006. Ilcaldo è insopportabile. De-siderosi di condividere adogni costo un traguardo,gli spagnoli sono indecisise tifare Francia o Italia al-la finale dei mondiali dicalcio. Osservo con atten-zione i comportamenti deitifosi spagnoli sparsi agrappoli nelle viuzze anco-ra accalorate della città.Dopo i primi sostegni allaFrancia di Zidane, esitanoa schierarsi con gli amiciconfinanti d’oltralpe nonavendo apprezzato il gestodel campione. Ai rigori iltifo è nettamente per l’Ita-lia. Le ore successive pre-sentano scene simili a quel-le delle piazze italiane. Au-

to con bandiere invadonole vie della città spagnolaed ai pochi italiani presen-ti in città – me compreso –si aggiungono schiere ditifosi pronti a condividereun successo e, soprattutto,un’emozione ed un’appar-tenenza. L’Inno di Mame-li, ‘O Sole mio e ritmi delflamenco si miscelano trapiazze e vie e fondono cul-ture e ritmi di due grandipopoli mediterranei.Queste emozioni le riprovogiorni dopo a Napoli.11 luglio, ore 18. Cappel-la del Palazzo Reale di Na-poli.Disposti a cerchio nellaCappella stanno oltre set-tanta membri del coro

americano del Wisconsin-Eau Claire. Un insieme va-riegato di ex alunni di quel-l’Università. Uomini e don-ne dai 26 agli 80 anni. In-tonano musiche sacre ame-ricane ed altre composi-zioni di artisti famosi conun mix di tonalità che la-sciano senza fiato.Per la maggior parte sonodi religione “battista”: unatipologia di protestantesi-mo molto rigorosa che, dasempre, ha assunto posi-zioni di rigore e intolleran-za verso l’Islàm.I volti dei coristi sono quel-li di persone semplici, “in-genue”: sguardi che resta-no meravigliati dalla bel-lezza e dai fasti del Palaz-

zo Reale e della Cappella.Non sono abituati. Vivo-no in una cittadina a 1000chilometri a nord di NewYork, dal nome “Acquachiara”, in un arcipelagodi casette distribuite tra la-ghi, foreste e praterie ster-minate. Senza monumentie senza storia. Solo natura.E’ naturale, quindi, il lorostupore di fronte allestraordinarie bellezze dellanostra regione: Villa Cam-polieto, Ercolano, Napoli.A conclusione del concer-to nella Cappella del Pa-lazzo Reale, il direttore delcoro Gary R. Schwartzhoffha parole di apprezzamen-to per la Fondazione e diringraziamento per il “Pre-

mio speciale” attribuito.Resta di sasso quando ilpremio non viene conse-gnato e quando l’interpre-te, traducendo le mie pa-role, gli dice che bisognafare qualcosa di importan-te per meritarlo. Lui an-nuisce e vuole sapere cosa. In breve dico che sarebbeun atto politicamente im-portante e significativo seun coro americano potesseesibirsi nell’ “Inno del Me-diterraneo”, adottato do-po lunghi anni da quasitutti i paesi arabo-islamicidel Grande Mediterraneo.Un segno di grande ricon-ciliazione ed una rispostaferma a quanti predicano ilterrore e la divisione delle

civiltà. Non ho alcuna ri-sposta. Sono tutti muti efrastornati. Intono allorale prime note dell’Inno echiedo a chi è d’accordo diseguirmi. La prima voltanon ho risposta. Alla finedella seconda replica, unavoce fievole di una vec-chietta si accompagna allamia e così, poco a poco,tutte le altre in una magicaarmonia. Un’emozione indimentica-bile che si ripeterà ufficial-mente la sera dell’11 luglionella Real Cappella del Te-soro di San Gennaro, pre-senti tra gli altri Bennett Y.Lowenthal del Consolatoamericano.Le loro voci hanno tocca-to ed emozionato gli animidei presenti così come lanostra Fondazione cerca discuotere gli animi dell’opi-nione pubblica nella ricer-ca di un dialogo che uniscaculture e civiltà. Posso, dunque, adempiereal mio impegno e conse-gnare a questo coro spet-tacolare il “Premio Specia-le” della Fondazione sullacui targa è scritto: “peraver contribuito, con la lo-ro arte, a diffondere l’im-portanza del dialogo tra leculture, testimoniando co-me la musica costituisca unlinguaggio che avvicinagenti e paesi. Con i lorocanti la musica diventa lostrumento di un’azione co-rale di positività”.

Michele Capasso consegna al direttore Gary R. Schwartzhoff e a tutti i componenti del coro il Premio Speciale della Fondazione

Il Concert Choir dell’University of Wisconsin-Eau Claire,uno dei più prestigiosi degli Stati Uniti, ha tenuto unconcerto martedì 11 luglio nella Cappella di San Gen-naro del Duomo di Napoli. L’evento è stato promossodalla Fondazione Mediterraneo in collaborazione conla Real Cappella del Tesoro di S. Gennaro e con l’UNPLIprovinciale di Napoli, con il patrocinio del ConsolatoAmericano di Napoli. Per l’occasione la FondazioneMediterraneo ha attribuito al Concert Choir un premiospeciale “Per aver eseguito – come simbolo di dialogo edi pace – l’Inno del Mediterraneo e per essere riusciti acombinare il loro stile vocale con i ritmi e i suoni dellamusica mediterranea”. Il Coro del Wisconsin- Eau Clairesi è esibito a Villa Campolieto in occasione del Festivaldelle Ville Vesuviane, nella Cappella di San Gennaro delDuomo di Napoli, nella cappella del Palazzo Reale diNapoli ed ha concluso la sua tournée con due applaudi-tissimi concerti a Roma, a Santa Maria sopra Minerva enella Basilica di San Pietro.

� Michele Capasso

“Ansamed” 19 luglio 2006

“Il Denaro” 20 luglio 2006

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“Il Denaro” 14 luglio 2006

“Il Denaro” 14 luglio 2006

Venerdì 14 luglio 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Giunge dall’America un coro per la pace

Murcia, 9 luglio 2006. Ilcaldo è insopportabile. De-siderosi di condividere adogni costo un traguardo,gli spagnoli sono indecisise tifare Francia o Italia al-la finale dei mondiali dicalcio. Osservo con atten-zione i comportamenti deitifosi spagnoli sparsi agrappoli nelle viuzze anco-ra accalorate della città.Dopo i primi sostegni allaFrancia di Zidane, esitanoa schierarsi con gli amiciconfinanti d’oltralpe nonavendo apprezzato il gestodel campione. Ai rigori iltifo è nettamente per l’Ita-lia. Le ore successive pre-sentano scene simili a quel-le delle piazze italiane. Au-

to con bandiere invadonole vie della città spagnolaed ai pochi italiani presen-ti in città – me compreso –si aggiungono schiere ditifosi pronti a condividereun successo e, soprattutto,un’emozione ed un’appar-tenenza. L’Inno di Mame-li, ‘O Sole mio e ritmi delflamenco si miscelano trapiazze e vie e fondono cul-ture e ritmi di due grandipopoli mediterranei.Queste emozioni le riprovogiorni dopo a Napoli.11 luglio, ore 18. Cappel-la del Palazzo Reale di Na-poli.Disposti a cerchio nellaCappella stanno oltre set-tanta membri del coro

americano del Wisconsin-Eau Claire. Un insieme va-riegato di ex alunni di quel-l’Università. Uomini e don-ne dai 26 agli 80 anni. In-tonano musiche sacre ame-ricane ed altre composi-zioni di artisti famosi conun mix di tonalità che la-sciano senza fiato.Per la maggior parte sonodi religione “battista”: unatipologia di protestantesi-mo molto rigorosa che, dasempre, ha assunto posi-zioni di rigore e intolleran-za verso l’Islàm.I volti dei coristi sono quel-li di persone semplici, “in-genue”: sguardi che resta-no meravigliati dalla bel-lezza e dai fasti del Palaz-

zo Reale e della Cappella.Non sono abituati. Vivo-no in una cittadina a 1000chilometri a nord di NewYork, dal nome “Acquachiara”, in un arcipelagodi casette distribuite tra la-ghi, foreste e praterie ster-minate. Senza monumentie senza storia. Solo natura.E’ naturale, quindi, il lorostupore di fronte allestraordinarie bellezze dellanostra regione: Villa Cam-polieto, Ercolano, Napoli.A conclusione del concer-to nella Cappella del Pa-lazzo Reale, il direttore delcoro Gary R. Schwartzhoffha parole di apprezzamen-to per la Fondazione e diringraziamento per il “Pre-

mio speciale” attribuito.Resta di sasso quando ilpremio non viene conse-gnato e quando l’interpre-te, traducendo le mie pa-role, gli dice che bisognafare qualcosa di importan-te per meritarlo. Lui an-nuisce e vuole sapere cosa. In breve dico che sarebbeun atto politicamente im-portante e significativo seun coro americano potesseesibirsi nell’ “Inno del Me-diterraneo”, adottato do-po lunghi anni da quasitutti i paesi arabo-islamicidel Grande Mediterraneo.Un segno di grande ricon-ciliazione ed una rispostaferma a quanti predicano ilterrore e la divisione delle

civiltà. Non ho alcuna ri-sposta. Sono tutti muti efrastornati. Intono allorale prime note dell’Inno echiedo a chi è d’accordo diseguirmi. La prima voltanon ho risposta. Alla finedella seconda replica, unavoce fievole di una vec-chietta si accompagna allamia e così, poco a poco,tutte le altre in una magicaarmonia. Un’emozione indimentica-bile che si ripeterà ufficial-mente la sera dell’11 luglionella Real Cappella del Te-soro di San Gennaro, pre-senti tra gli altri Bennett Y.Lowenthal del Consolatoamericano.Le loro voci hanno tocca-to ed emozionato gli animidei presenti così come lanostra Fondazione cerca discuotere gli animi dell’opi-nione pubblica nella ricer-ca di un dialogo che uniscaculture e civiltà. Posso, dunque, adempiereal mio impegno e conse-gnare a questo coro spet-tacolare il “Premio Specia-le” della Fondazione sullacui targa è scritto: “peraver contribuito, con la lo-ro arte, a diffondere l’im-portanza del dialogo tra leculture, testimoniando co-me la musica costituisca unlinguaggio che avvicinagenti e paesi. Con i lorocanti la musica diventa lostrumento di un’azione co-rale di positività”.

Michele Capasso consegna al direttore Gary R. Schwartzhoff e a tutti i componenti del coro il Premio Speciale della Fondazione

Il Concert Choir dell’University of Wisconsin-Eau Claire,uno dei più prestigiosi degli Stati Uniti, ha tenuto unconcerto martedì 11 luglio nella Cappella di San Gen-naro del Duomo di Napoli. L’evento è stato promossodalla Fondazione Mediterraneo in collaborazione conla Real Cappella del Tesoro di S. Gennaro e con l’UNPLIprovinciale di Napoli, con il patrocinio del ConsolatoAmericano di Napoli. Per l’occasione la FondazioneMediterraneo ha attribuito al Concert Choir un premiospeciale “Per aver eseguito – come simbolo di dialogo edi pace – l’Inno del Mediterraneo e per essere riusciti acombinare il loro stile vocale con i ritmi e i suoni dellamusica mediterranea”. Il Coro del Wisconsin- Eau Clairesi è esibito a Villa Campolieto in occasione del Festivaldelle Ville Vesuviane, nella Cappella di San Gennaro delDuomo di Napoli, nella cappella del Palazzo Reale diNapoli ed ha concluso la sua tournée con due applaudi-tissimi concerti a Roma, a Santa Maria sopra Minerva enella Basilica di San Pietro.

� Michele Capasso

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“Il Denaro” 21 luglio 2006

Venerdì 21 luglio 2006 20MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Appello per il rispetto e la pace tra i popoli

La Fondazione Mediterraneo haespresso, in più occasioni, la suapreoccupazione per l’attuale si-tuazione in Medio Oriente. InIraq, in Israele, nel Libano e neiterritori Palestinesi, in partico-lare modo nella striscia di Gaza.Il popolo di Gaza, già sotto as-sedio da mesi, è vittima di at-tacchi alle infrastrutture civili econta sempre maggiori perditeumane tra i civili. La distruzione di obiettivi civilinel Libano e le perdite civili con-seguenza delle azioni militariportate avanti in questo Paese,

riconducono la regione ai pe-riodi più bui della sua storia.Le morti di civili inermi ed il ter-rore e la paura in cui vivono lepopolazioni israeliane sotto il ti-ro degli Hezbollah alimentano ilcircolo vizioso della guerra al-lontanando la fiducia e la pace. In Iraq una guerra civile quoti-diana produce vittime innocen-ti destabilizzando la regione edalimentando il proliferare difondamentalisti e terroristi. La Fondazione Mediterraneo faappello affinché tutti i detenutie le persone catturate, da tuttele parti in causa, siano liberati e,allo stesso tempo, condannacon forza qualsiasi atto di vio-lenza contro la popolazione ci-vile, a qualunque parte appar-tenga.Niente giustifica la punizione

collettiva inflitta a civili inermicome pure la distruzione di in-frastrutture vitali per la coesi-stenza pacifica dei popoli e peril loro sviluppo.La Fondazione Mediterraneocondanna fortemente tutte le ag-gressioni che rappresentano unaevidente violazione del dirittointernazionale, in particolar mo-do della Convenzione di Gine-vra, e che possono solo portaread una catastrofe umanitaria esoprattutto ad allontanare irri-mediabilmente ogni progetto dipace.A queste aggressioni la SocietàCivile del Grande Mediterra-neo ha detto di no. Ha detto dino perché dopo la tragedia del-la seconda guerra mondiale, ri-sultato d'una degenerazione deldarwismo nell'eugenismo, del-

lo spirito della libertà naziona-le nel nazionalismo, della forzaespansiva della civiltà nel colo-nialismo, l'Europa s'è risveglia-ta ai valori che tre secoli di co-scienza laica avevano creato: idiritti umani e sociali, la pace trale nazioni, il dialogo invece del-la guerra e l'assenso collettivocontro le derive individuali. Cer-to il mondo è pieno di governitiranni. Ma lo è soprattutto do-ve la spogliazione nei secoli haportato la degradazione della vi-ta, della società e della politica.Di questi tiranni siamo respon-sabili tutti e non solo quegli Sta-ti che li hanno sostenuti per uncerto tempo secondo le conve-nienze del momento e ora men-tre combattono l'uno si alleanocon gli altri. Vogliamo adessoscrollarci da queste responsabi-lità, rivivificare l'Onu perchésottometta l'arbitrio d'uno soloalla decisione collettiva e per-ché nessuno invada, opprima,depauperi od offenda. Che i pic-coli Stati siano rispettati quan-to i grandi, che gli umili abbia-no la stessa dignità dei potenti,che nessuno s'investa della rap-presentanza divina e in nomedel cielo porti stragi sulla terra. Che tutti gli uomini siano egua-li, che le ricchezze del suolo va-dano a beneficio di quelli cheancestralmente lo abitano, che ilnostro benessere non si fondisulla miseria di prossimi o lon-tani. Queste sono le condizioniperché cessino il terrorismo disingoli che disperati s'immolanoper la dignità della propria pa-tria e trascinano con sé vittime

occasionali, come il terrorismod'un esercito che distrugge abi-tazioni, ambiente, risorse e chinon può difendersi caccia dallasua terra. Il dialogo, il diritto internazio-nale, lo spirito di equità, la for-za della compassione sono glistrumenti perché il millennio ini-ziato con sofferenze e miserie siriscatti in un'epoca di solida-rietà e di giustizia. E queste con-dizioni dipendono da noi, uo-mini civili d'Europa, che abbia-mo portato una modernità ag-gressiva a sconvolgere il mondoe ora vogliamo trasformarla inuna modernità di ricostruzionee di pace.La richiesta di dialogo, giusti-zia e pace, redatta nella Dichia-razione di Barcellona e di cuihanno grande bisogno gli abi-tanti di queste regioni, è mina-ta dalla burocrazia e da unascarsa sensibilità, come dimo-strano i modesti ed effimeri ri-sultati raggiunti.Facciamo appello all’Unione Eu-ropea ed ai suoi Stati membriaffinché si metta fine a questapolitica dissennata che, com’ènoto, incoraggia la negazione aldiritto di esistere di cui sono vit-time tutte le parti in causa in unassurdo gioco al massacro: lapopolazione palestinese, l’ira-chena, l’israeliana, la libanese.Facciamo appello agli organi-smi internazionali ed a tutti gliStati della regione del GrandeMediterraneo affinché inter-vengano urgentemente per por-re fine a questo stato di cose in-sostenibile.

La Fondazione Mediterraneo,riunitasi esprime la propriasolidarietà alle vittime inno-centi libanesi ed israelianecausate dalle incomprensionie da chi persegue solo iniziati-ve di guerra, non compren-dendo che alla base di ogniprocesso di pace vi è il dialo-go. Nel chiedere l'immediatasospensione dei bombarda-menti israeliani congiunta-mente a quelli degli Hezbol-lah, la Fondazione Mediterra-neo ha lanciato "un appelloalla comunità internazionaleaffinché sia garantito il rispet-to e la pace nei due Stati -Libano e Israele - con l'auspi-cio di una risoluzione delconflitto palestinese, con duePopoli in due Stati, qualeobiettivo principale a breve daraggiungere per la stabilitàdell'area.

� Michele Capasso

Una fotografia scattata da uno dei ragazzi dello staff della Fondazione in Libano,un immagine che mai vorremmo vedere e che per ovvi motivi, abbiamocensurato: un bimbo morto (in basso a destra) vittima dei bombardamenti

“Ansamed” 20 luglio 2006 “Luxenburger Wort” 21 luglio 2006

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“Il Denaro” 21 luglio 2006

Venerdì 21 luglio 2006 20MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Appello per il rispetto e la pace tra i popoli

La Fondazione Mediterraneo haespresso, in più occasioni, la suapreoccupazione per l’attuale si-tuazione in Medio Oriente. InIraq, in Israele, nel Libano e neiterritori Palestinesi, in partico-lare modo nella striscia di Gaza.Il popolo di Gaza, già sotto as-sedio da mesi, è vittima di at-tacchi alle infrastrutture civili econta sempre maggiori perditeumane tra i civili. La distruzione di obiettivi civilinel Libano e le perdite civili con-seguenza delle azioni militariportate avanti in questo Paese,

riconducono la regione ai pe-riodi più bui della sua storia.Le morti di civili inermi ed il ter-rore e la paura in cui vivono lepopolazioni israeliane sotto il ti-ro degli Hezbollah alimentano ilcircolo vizioso della guerra al-lontanando la fiducia e la pace. In Iraq una guerra civile quoti-diana produce vittime innocen-ti destabilizzando la regione edalimentando il proliferare difondamentalisti e terroristi. La Fondazione Mediterraneo faappello affinché tutti i detenutie le persone catturate, da tuttele parti in causa, siano liberati e,allo stesso tempo, condannacon forza qualsiasi atto di vio-lenza contro la popolazione ci-vile, a qualunque parte appar-tenga.Niente giustifica la punizione

collettiva inflitta a civili inermicome pure la distruzione di in-frastrutture vitali per la coesi-stenza pacifica dei popoli e peril loro sviluppo.La Fondazione Mediterraneocondanna fortemente tutte le ag-gressioni che rappresentano unaevidente violazione del dirittointernazionale, in particolar mo-do della Convenzione di Gine-vra, e che possono solo portaread una catastrofe umanitaria esoprattutto ad allontanare irri-mediabilmente ogni progetto dipace.A queste aggressioni la SocietàCivile del Grande Mediterra-neo ha detto di no. Ha detto dino perché dopo la tragedia del-la seconda guerra mondiale, ri-sultato d'una degenerazione deldarwismo nell'eugenismo, del-

lo spirito della libertà naziona-le nel nazionalismo, della forzaespansiva della civiltà nel colo-nialismo, l'Europa s'è risveglia-ta ai valori che tre secoli di co-scienza laica avevano creato: idiritti umani e sociali, la pace trale nazioni, il dialogo invece del-la guerra e l'assenso collettivocontro le derive individuali. Cer-to il mondo è pieno di governitiranni. Ma lo è soprattutto do-ve la spogliazione nei secoli haportato la degradazione della vi-ta, della società e della politica.Di questi tiranni siamo respon-sabili tutti e non solo quegli Sta-ti che li hanno sostenuti per uncerto tempo secondo le conve-nienze del momento e ora men-tre combattono l'uno si alleanocon gli altri. Vogliamo adessoscrollarci da queste responsabi-lità, rivivificare l'Onu perchésottometta l'arbitrio d'uno soloalla decisione collettiva e per-ché nessuno invada, opprima,depauperi od offenda. Che i pic-coli Stati siano rispettati quan-to i grandi, che gli umili abbia-no la stessa dignità dei potenti,che nessuno s'investa della rap-presentanza divina e in nomedel cielo porti stragi sulla terra. Che tutti gli uomini siano egua-li, che le ricchezze del suolo va-dano a beneficio di quelli cheancestralmente lo abitano, che ilnostro benessere non si fondisulla miseria di prossimi o lon-tani. Queste sono le condizioniperché cessino il terrorismo disingoli che disperati s'immolanoper la dignità della propria pa-tria e trascinano con sé vittime

occasionali, come il terrorismod'un esercito che distrugge abi-tazioni, ambiente, risorse e chinon può difendersi caccia dallasua terra. Il dialogo, il diritto internazio-nale, lo spirito di equità, la for-za della compassione sono glistrumenti perché il millennio ini-ziato con sofferenze e miserie siriscatti in un'epoca di solida-rietà e di giustizia. E queste con-dizioni dipendono da noi, uo-mini civili d'Europa, che abbia-mo portato una modernità ag-gressiva a sconvolgere il mondoe ora vogliamo trasformarla inuna modernità di ricostruzionee di pace.La richiesta di dialogo, giusti-zia e pace, redatta nella Dichia-razione di Barcellona e di cuihanno grande bisogno gli abi-tanti di queste regioni, è mina-ta dalla burocrazia e da unascarsa sensibilità, come dimo-strano i modesti ed effimeri ri-sultati raggiunti.Facciamo appello all’Unione Eu-ropea ed ai suoi Stati membriaffinché si metta fine a questapolitica dissennata che, com’ènoto, incoraggia la negazione aldiritto di esistere di cui sono vit-time tutte le parti in causa in unassurdo gioco al massacro: lapopolazione palestinese, l’ira-chena, l’israeliana, la libanese.Facciamo appello agli organi-smi internazionali ed a tutti gliStati della regione del GrandeMediterraneo affinché inter-vengano urgentemente per por-re fine a questo stato di cose in-sostenibile.

La Fondazione Mediterraneo,riunitasi esprime la propriasolidarietà alle vittime inno-centi libanesi ed israelianecausate dalle incomprensionie da chi persegue solo iniziati-ve di guerra, non compren-dendo che alla base di ogniprocesso di pace vi è il dialo-go. Nel chiedere l'immediatasospensione dei bombarda-menti israeliani congiunta-mente a quelli degli Hezbol-lah, la Fondazione Mediterra-neo ha lanciato "un appelloalla comunità internazionaleaffinché sia garantito il rispet-to e la pace nei due Stati -Libano e Israele - con l'auspi-cio di una risoluzione delconflitto palestinese, con duePopoli in due Stati, qualeobiettivo principale a breve daraggiungere per la stabilitàdell'area.

� Michele Capasso

Una fotografia scattata da uno dei ragazzi dello staff della Fondazione in Libano,un immagine che mai vorremmo vedere e che per ovvi motivi, abbiamocensurato: un bimbo morto (in basso a destra) vittima dei bombardamenti

“Ansamed” 20 luglio 2006 “Luxenburger Wort” 21 luglio 2006

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Xxxxxxx“La Voix” 25 luglio 2006 “Togeblatt” 25 luglio 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 28 luglio 2006

Venerdì 28 luglio 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso*

Beirut, 10 luglio 2002. Si inaugura la sede della nostraFondazione in alcuni attrezza-tissimi spazi dell’Alba (Acadé-mie Libanaise des Beaux Arts).È qui che ci occupiamo di for-mazione di sceneggiatori, so-prattutto provenienti dai PaesiArabi. Sotto la direzione di Isa-belle Fauvel e Gilles Cahoerau,il programma di formazione“Aristote” diventa itinerante edarà ottimi risultati negli anni avenire, restituendo al Libanonuova linfa dopo gli anni dellaguerra. Chi scrive difficilmente silascia ostacolare dalle difficoltàavendo scelto questa “missionemediterranea” quale senso prin-cipale di vita. Ma questa volta losconforto è enorme. Una rea-zione spropositata quella diIsraele: in due soli giorni sonostati uccisi centinaia di civili in-nocenti e provocati danni ad in-frastrutture e ad abitazioni peroltre 3 miliardi di euro.Tutto il difficile lavoro degli ul-timi anni per riportare il Libanoalla normalità è stato spazzatovia come un castello di sabbiadallo tzunami dell’odio e dellavendetta. Di chi è la colpa? Sia-mo tutti responsabili. Per la no-stra insensibilità. Per aver tra-scurato il bene comune. Per avercreato un sistema di vite e rela-zioni basato solo su “misure” enon su “valori”. Per aver osta-colato con inutili burocrazieogni iniziativa a favore del dia-

logo e dell’interazione culturalenell’area euromediterranea. Che Israele sia un “soggetto tra-piantato” in un “corpo arabocomplesso” è noto. Che vi siauna crisi di rigetto di Israele, inatto da decenni difficilmente su-perabile, è ormai da tutti rico-nosciuto ma che Israele reagissead una pur illegittima violazio-ne del suo territorio in questomodo sproporzionato era pre-vedibile solo dagli addetti ai la-vori. E chi scrive, su queste pa-gine, aveva più volte allertato suquesta possibilità, divenuta an-cor più concreta dopo che scel-lerate parole del presidente ira-niano che ha auspicato addirit-tura l’eliminazione di Israele. Che fare? Tra i principali sog-

getti in campo – Onu, Unine Eu-ropea e Stati Uniti – un ruolo si-gnificativo, come sempre è ac-caduto, può svolgerlo il presi-dente Bush, che si trova oggi difronte ad una potenziale eredità:un mondo in cui l’anti-america-nismo sarà cresciuto in modoesponenziale a pari misura tragli amici ed i nemici dell’Ameri-ca, il terrorismo aumenterà an-ziché diminuire e l’America saràintrappolata sia in Iraq che inAfghanistan come in tutto il Me-dio Oriente. Prima Gaza ed ora anche il Li-bano offrono all’amministrazio-ne americana una grande op-portunità per dimostrare la ca-pacità di leadership globale ed ilsuo dichiarato impegno per la

diffusione della democrazia e lapromozione del processo di pa-ce in Medio Oriente: politichequeste utilizzate dallo stesso Bu-sh per giustificare l’invasioneamericana e l’occupazione del-l’Iraq. Ma finora, in modo tra-gicomico, l’amministrazioneamericana ha scelto di far partedel problema e non della solu-zione.Dal Nord Africa al Sud Asia,come dimostra un recente son-daggio mondiale di Gallup, unaschiacciante maggioranza (tra il91 per cento ed il 95 per cento),ha dichiarato di non credere piùche gli Stati Uniti siano affidabilie che trattino gli altri Paesi condignità preoccupandosi del ri-spetto dei diritti umani. Al difuori dell’Iraq, più del 90 percento dei musulmani è d’accor-do nel dire che l’invasione del-l’Iraq ha fatto più danni che be-ne. Come ha reagito Bush a que-sto stato di cose? In un mondoin cui la guerra al terrorismomondiale, secondo molti musul-mani (e non solo), viene consi-derata come una guerra control’Islam ed il mondo musulma-no, il presidente americano tor-na a sottolineare l’importanzadi una diplomazia pubblica, no-minando un senior di talento,confidente di Bush, Karen Hu-ghes, e parlando di una guerra diidee. La risposta dell’ammini-strazione a Gaza e nel Libanoha indebolito sia la credibilitàdel presidente, sia quella dellaguerra al terrorismo.

In questo scenario occorre rites-sere la tela del dialogo e Bush de-ve contribuire a convincereIsraele che, per riacquistare cre-dibilità proprio in questo mo-mento tragico, deve accelerareil ritiro dai territori e chiudere unaccordo definitivo con i Palesti-nesi, indipendentemente da chine guida il governo. Entrambi ipopoli Israele e Palestina, sonocondannati dalla storia e dallageografia ad essere “siamesi”: sequesta consapevolezza non pro-durrà azioni consequenziali li-berando Israele dall’impegnoestenuante per il controllo deiterritori occupati e la Palestinada azioni di vendetta giustifica-te spesso solo da un odio atavi-co, il circolo vizioso non potràessere interrotto. Ciò nuoceràsoprattutto ad Israele, che sololiberandosi dall’impegno econo-mico, mentale, morale e orga-nizzativo del complesso con-trollo dei territori occupati – chefinora ha assorbito le migliorienergie del Paese - potrà dedi-carsi ad iniziative di difesa e con-trollo del suo territorio in vistadi nuovi pericoli all’orizzonteche trovano nell’Iran il loro cul-mine. In questo modo pur contutte le difficoltà e le incom-prensioni si potrà ricreare unequilibrio ed evitare che il Liba-no sia solo la prima delle vittimesacrificali di questa ennesimamattanza mediterranea.

*presidente della Fondazione Mediterraneo

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Libano: Siamo tutti colpevoli

Giugno2006, Michele Capasso nella sede di Beirut della FondazioneMediterraneo per i seminari del Cinema.

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GUIDA PORT’ALBAVia Port’Alba, 20/23 - 80134 NAPOLI - Tel. 081/446377

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“Il Denaro” 4 agosto 2006

“Il Denaro” 4 agosto 2006

Venerdì 4 agosto 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso

“Gli eventi del Libano mi hannoprofondamente colpito ed offeso.Nel profondo. Per questo, comelibero cittadino del Mediterra-neo, di fronte a centinaia di bam-bini innocenti ammazzati, urlo“adesso basta!”.“Basta con questa corsa sfrena-ta verso l’abisso”. Sono le paro-le che avrebbe di nuovo dettoPierre Vidal-Naquet, se la morteproprio ora non gli avesse toltola voce. Uomo di libertà e di giu-stizia, che ha vissuto di personacon la scomparsa dei genitori adAuschwitz la tragedia degli ebreieuropei, impegnato per Israelema sempre con lucidità e sag-gezza, come avrebbe reagito difronte a questa deriva?Ma lo Stato di Israele non è il so-lo colpevole. Le radici di tanto di-sastro vanno cercate negli Usa,nella dichiarazione del Presiden-te Bush che Hamas e Hezbollahsono da eliminare. Hamas e Hez-bollah sono “terroristi”. Al tri-bunale che lo condannò a mor-te, il fratello maggiore di Lenin,interrogato su cos’è il terrorismo,rispose che è l’arma dei popoli iquali sanno di trovarsi nel dirit-to e nel giusto ma non hannomezzi per difendersi.Qualcuno dice che i terroristis’immolano perché sono fanati-ci religiosi. Tutte le altre ragioniche possono essere causa dellaloro azione sono automatica-mente negate. Quando una gio-vane, che non era neanche mol-

to religiosa, s’è fatta esplodere,Le Canard enchaîné uscí con undisegno fuori luogo. Nessuno haavuto un momento di riflessione,un momento di pietà. Nessunoha ammesso che questa giovanenella sua disperazione abbia con-cluso: ecco, provate anche voiche significa ciò che ogni giornofate al nostro popolo, sulla terrache ci è stata riconosciuta dalleNazioni Unite; cosa vuol direperdere la casa, vedere uccisi ifratelli, i parenti, gli amici. Im-menso dolore che spinge a unadecisione che non si può appro-vare ma si deve capire. Capireche non si può condannare il ter-rorismo contro di noi se non ar-restiamo il nostro terrorismo ver-so gli altri. Questo terrorismonon si nomina, non si ammette,poiché siamo sicuri non del no-stro diritto ma della nostra for-za. Si dimentica che la forza non ga-rantisce niente. C’è un bel canti-co anzi che dice “mediante le vit-

torie giungerai alla tua rovina”.È rivolto all’antica Israele ma va-le bene per l’Occidente di oggi. Si dice poi che Hamas e Hezbol-lah non riconoscono lo Stato d’I-sraele. Ma lo Stato d’Israele ri-conosce lo Stato palestinese checolonizza, occupa, attanaglia sututte le strade, di cui distrugge levigne, gli oliveti (che non sonosolo patrimonio economico mapure patrimonio morale, il lavo-ro di generazioni accumulatosinel rigoglio vegetale) di cui bom-barda le case e uccide i civili? Ri-conosce lo Stato del Libano sucui piú volte ha portato incur-sioni distruttive e dove con l’oc-cupazione che ne ha fatto nel1982 ha suscitato gli Hezbollah? Le stragi attuali non hanno loscopo che si dichiara. Si dichia-ra che l’esercito d’Israele non puòtollerare la presa in ostaggio didue soldati del suo esercito d’oc-cupazione. È il ragionamento ditutti gli occupanti e nell’ultimaguerra fu all’origine di molti as-

sasinii di civili fatti dall’esercitonazista. Un ragionamento infa-me, segno d’impotenza e ferocia.Se si trattasse solo di questo il Li-bano sarebbe le Fosse Ardeatinedell’esercito d’Israele. Ma non sitratta solo di questo. Perché laguerra attuale non è solo la guer-ra di Israele. È la guerra Usa-Israele. Gli Usa hanno deciso di distrug-gere gli Hezbollah. Il primo ten-tativo è stato in occasione del-l’assassinio di Rafiq Hariri, at-tribuito subito senza prove e sen-za che il presidente del tribunaleinternazionale, un giudice tede-sco che aveva dimostrato la suafedeltà agli Usa come giudice an-titerrorista, riuscisse per quantosi sforzasse di poterlo dimostra-re. Gli Usa cercarono allora ditrasformare la rivolta spontaneain una rivoluzione “di colore”con le quali hanno assunto nellapropria orbita la Georgia e l’Ucraina (con il disastro che ne èconseguito) e di ottenere l’elimi-nazione degli Hezbollah. Il ten-tativo fallito, l’occasione dei duesoldati occupanti sequestrati èparsa opportuna per provarciuna seconda volta. Il terrore sul Libano ha dunquela doppia funzione: di punire unapopolazione dove i partigiani(poiché ad essi equivalgono gliHezbollah) osano sfidare l’occu-pante; e, con lo stesso ragiona-mento con cui il “Generale Bom-ber” distrusse la città smilitariz-zata di Dresda, generare dispe-razione perché la popolazione si

rivolti, allora in Germania con-tro il potere nazista, ora in Liba-no contro gli Hezbollah. Fallitoanche questo tentativo, è rimastosolo l’intervento diretto. Inter-vento costoso in vite israeliane.Di qui la terza soluzione statu-nitense: mandare una forza in-ternazionale fedele agli Usa cheprotegga l’occupazione israelia-na della fascia di 45 kilometri, loStato d’Israele e intanto sul luo-go provveda a individuare ed ele-minare col tempo gli Hezbollah.E la comunità internazionale, cheha usato tutte le astuzie per nonchiamare questo massacro con ilgiusto nome, è già pronta a pre-starsi.Spetta agli amici d’Israele, se conquesto fare non li perderà uno auno, come ai sostenitori dei giu-sti diritti dei Palestinesi e dei Li-banesi, di dichiarare che Israelenon può continuare a contare so-lo sulla superiorità militare e adessere la forza armata degli Usa-nel Levante in vista di quel“Grande Medio Oriente” fattodi governi dipendenti dagli Usache le garantiscano il petrolio eil gas del Caspio e della Libia, orache quasi tutte le altre fonti han-no raggiunto ciò che è chiamato“peak”, cioè l’estrazione di metàdella riserva. Questa politica cheè mascherata dal termine “espor-tazione della democrazia”, concompiacenza ripetuta da tuttol’Occidente, è una politica cata-strofica. Tutti gli uomini che han-no umana coscienza devono ri-voltarsi e dire: “basta!”.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Libano, adesso dobbiamo dire basta

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Xxxxxxx“Il Denaro” 28 luglio 2006

Venerdì 28 luglio 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso*

Beirut, 10 luglio 2002. Si inaugura la sede della nostraFondazione in alcuni attrezza-tissimi spazi dell’Alba (Acadé-mie Libanaise des Beaux Arts).È qui che ci occupiamo di for-mazione di sceneggiatori, so-prattutto provenienti dai PaesiArabi. Sotto la direzione di Isa-belle Fauvel e Gilles Cahoerau,il programma di formazione“Aristote” diventa itinerante edarà ottimi risultati negli anni avenire, restituendo al Libanonuova linfa dopo gli anni dellaguerra. Chi scrive difficilmente silascia ostacolare dalle difficoltàavendo scelto questa “missionemediterranea” quale senso prin-cipale di vita. Ma questa volta losconforto è enorme. Una rea-zione spropositata quella diIsraele: in due soli giorni sonostati uccisi centinaia di civili in-nocenti e provocati danni ad in-frastrutture e ad abitazioni peroltre 3 miliardi di euro.Tutto il difficile lavoro degli ul-timi anni per riportare il Libanoalla normalità è stato spazzatovia come un castello di sabbiadallo tzunami dell’odio e dellavendetta. Di chi è la colpa? Sia-mo tutti responsabili. Per la no-stra insensibilità. Per aver tra-scurato il bene comune. Per avercreato un sistema di vite e rela-zioni basato solo su “misure” enon su “valori”. Per aver osta-colato con inutili burocrazieogni iniziativa a favore del dia-

logo e dell’interazione culturalenell’area euromediterranea. Che Israele sia un “soggetto tra-piantato” in un “corpo arabocomplesso” è noto. Che vi siauna crisi di rigetto di Israele, inatto da decenni difficilmente su-perabile, è ormai da tutti rico-nosciuto ma che Israele reagissead una pur illegittima violazio-ne del suo territorio in questomodo sproporzionato era pre-vedibile solo dagli addetti ai la-vori. E chi scrive, su queste pa-gine, aveva più volte allertato suquesta possibilità, divenuta an-cor più concreta dopo che scel-lerate parole del presidente ira-niano che ha auspicato addirit-tura l’eliminazione di Israele. Che fare? Tra i principali sog-

getti in campo – Onu, Unine Eu-ropea e Stati Uniti – un ruolo si-gnificativo, come sempre è ac-caduto, può svolgerlo il presi-dente Bush, che si trova oggi difronte ad una potenziale eredità:un mondo in cui l’anti-america-nismo sarà cresciuto in modoesponenziale a pari misura tragli amici ed i nemici dell’Ameri-ca, il terrorismo aumenterà an-ziché diminuire e l’America saràintrappolata sia in Iraq che inAfghanistan come in tutto il Me-dio Oriente. Prima Gaza ed ora anche il Li-bano offrono all’amministrazio-ne americana una grande op-portunità per dimostrare la ca-pacità di leadership globale ed ilsuo dichiarato impegno per la

diffusione della democrazia e lapromozione del processo di pa-ce in Medio Oriente: politichequeste utilizzate dallo stesso Bu-sh per giustificare l’invasioneamericana e l’occupazione del-l’Iraq. Ma finora, in modo tra-gicomico, l’amministrazioneamericana ha scelto di far partedel problema e non della solu-zione.Dal Nord Africa al Sud Asia,come dimostra un recente son-daggio mondiale di Gallup, unaschiacciante maggioranza (tra il91 per cento ed il 95 per cento),ha dichiarato di non credere piùche gli Stati Uniti siano affidabilie che trattino gli altri Paesi condignità preoccupandosi del ri-spetto dei diritti umani. Al difuori dell’Iraq, più del 90 percento dei musulmani è d’accor-do nel dire che l’invasione del-l’Iraq ha fatto più danni che be-ne. Come ha reagito Bush a que-sto stato di cose? In un mondoin cui la guerra al terrorismomondiale, secondo molti musul-mani (e non solo), viene consi-derata come una guerra control’Islam ed il mondo musulma-no, il presidente americano tor-na a sottolineare l’importanzadi una diplomazia pubblica, no-minando un senior di talento,confidente di Bush, Karen Hu-ghes, e parlando di una guerra diidee. La risposta dell’ammini-strazione a Gaza e nel Libanoha indebolito sia la credibilitàdel presidente, sia quella dellaguerra al terrorismo.

In questo scenario occorre rites-sere la tela del dialogo e Bush de-ve contribuire a convincereIsraele che, per riacquistare cre-dibilità proprio in questo mo-mento tragico, deve accelerareil ritiro dai territori e chiudere unaccordo definitivo con i Palesti-nesi, indipendentemente da chine guida il governo. Entrambi ipopoli Israele e Palestina, sonocondannati dalla storia e dallageografia ad essere “siamesi”: sequesta consapevolezza non pro-durrà azioni consequenziali li-berando Israele dall’impegnoestenuante per il controllo deiterritori occupati e la Palestinada azioni di vendetta giustifica-te spesso solo da un odio atavi-co, il circolo vizioso non potràessere interrotto. Ciò nuoceràsoprattutto ad Israele, che sololiberandosi dall’impegno econo-mico, mentale, morale e orga-nizzativo del complesso con-trollo dei territori occupati – chefinora ha assorbito le migliorienergie del Paese - potrà dedi-carsi ad iniziative di difesa e con-trollo del suo territorio in vistadi nuovi pericoli all’orizzonteche trovano nell’Iran il loro cul-mine. In questo modo pur contutte le difficoltà e le incom-prensioni si potrà ricreare unequilibrio ed evitare che il Liba-no sia solo la prima delle vittimesacrificali di questa ennesimamattanza mediterranea.

*presidente della Fondazione Mediterraneo

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Libano: Siamo tutti colpevoli

Giugno2006, Michele Capasso nella sede di Beirut della FondazioneMediterraneo per i seminari del Cinema.

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“Il Denaro” 4 agosto 2006

“Il Denaro” 4 agosto 2006

Venerdì 4 agosto 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

� Michele Capasso

“Gli eventi del Libano mi hannoprofondamente colpito ed offeso.Nel profondo. Per questo, comelibero cittadino del Mediterra-neo, di fronte a centinaia di bam-bini innocenti ammazzati, urlo“adesso basta!”.“Basta con questa corsa sfrena-ta verso l’abisso”. Sono le paro-le che avrebbe di nuovo dettoPierre Vidal-Naquet, se la morteproprio ora non gli avesse toltola voce. Uomo di libertà e di giu-stizia, che ha vissuto di personacon la scomparsa dei genitori adAuschwitz la tragedia degli ebreieuropei, impegnato per Israelema sempre con lucidità e sag-gezza, come avrebbe reagito difronte a questa deriva?Ma lo Stato di Israele non è il so-lo colpevole. Le radici di tanto di-sastro vanno cercate negli Usa,nella dichiarazione del Presiden-te Bush che Hamas e Hezbollahsono da eliminare. Hamas e Hez-bollah sono “terroristi”. Al tri-bunale che lo condannò a mor-te, il fratello maggiore di Lenin,interrogato su cos’è il terrorismo,rispose che è l’arma dei popoli iquali sanno di trovarsi nel dirit-to e nel giusto ma non hannomezzi per difendersi.Qualcuno dice che i terroristis’immolano perché sono fanati-ci religiosi. Tutte le altre ragioniche possono essere causa dellaloro azione sono automatica-mente negate. Quando una gio-vane, che non era neanche mol-

to religiosa, s’è fatta esplodere,Le Canard enchaîné uscí con undisegno fuori luogo. Nessuno haavuto un momento di riflessione,un momento di pietà. Nessunoha ammesso che questa giovanenella sua disperazione abbia con-cluso: ecco, provate anche voiche significa ciò che ogni giornofate al nostro popolo, sulla terrache ci è stata riconosciuta dalleNazioni Unite; cosa vuol direperdere la casa, vedere uccisi ifratelli, i parenti, gli amici. Im-menso dolore che spinge a unadecisione che non si può appro-vare ma si deve capire. Capireche non si può condannare il ter-rorismo contro di noi se non ar-restiamo il nostro terrorismo ver-so gli altri. Questo terrorismonon si nomina, non si ammette,poiché siamo sicuri non del no-stro diritto ma della nostra for-za. Si dimentica che la forza non ga-rantisce niente. C’è un bel canti-co anzi che dice “mediante le vit-

torie giungerai alla tua rovina”.È rivolto all’antica Israele ma va-le bene per l’Occidente di oggi. Si dice poi che Hamas e Hezbol-lah non riconoscono lo Stato d’I-sraele. Ma lo Stato d’Israele ri-conosce lo Stato palestinese checolonizza, occupa, attanaglia sututte le strade, di cui distrugge levigne, gli oliveti (che non sonosolo patrimonio economico mapure patrimonio morale, il lavo-ro di generazioni accumulatosinel rigoglio vegetale) di cui bom-barda le case e uccide i civili? Ri-conosce lo Stato del Libano sucui piú volte ha portato incur-sioni distruttive e dove con l’oc-cupazione che ne ha fatto nel1982 ha suscitato gli Hezbollah? Le stragi attuali non hanno loscopo che si dichiara. Si dichia-ra che l’esercito d’Israele non puòtollerare la presa in ostaggio didue soldati del suo esercito d’oc-cupazione. È il ragionamento ditutti gli occupanti e nell’ultimaguerra fu all’origine di molti as-

sasinii di civili fatti dall’esercitonazista. Un ragionamento infa-me, segno d’impotenza e ferocia.Se si trattasse solo di questo il Li-bano sarebbe le Fosse Ardeatinedell’esercito d’Israele. Ma non sitratta solo di questo. Perché laguerra attuale non è solo la guer-ra di Israele. È la guerra Usa-Israele. Gli Usa hanno deciso di distrug-gere gli Hezbollah. Il primo ten-tativo è stato in occasione del-l’assassinio di Rafiq Hariri, at-tribuito subito senza prove e sen-za che il presidente del tribunaleinternazionale, un giudice tede-sco che aveva dimostrato la suafedeltà agli Usa come giudice an-titerrorista, riuscisse per quantosi sforzasse di poterlo dimostra-re. Gli Usa cercarono allora ditrasformare la rivolta spontaneain una rivoluzione “di colore”con le quali hanno assunto nellapropria orbita la Georgia e l’Ucraina (con il disastro che ne èconseguito) e di ottenere l’elimi-nazione degli Hezbollah. Il ten-tativo fallito, l’occasione dei duesoldati occupanti sequestrati èparsa opportuna per provarciuna seconda volta. Il terrore sul Libano ha dunquela doppia funzione: di punire unapopolazione dove i partigiani(poiché ad essi equivalgono gliHezbollah) osano sfidare l’occu-pante; e, con lo stesso ragiona-mento con cui il “Generale Bom-ber” distrusse la città smilitariz-zata di Dresda, generare dispe-razione perché la popolazione si

rivolti, allora in Germania con-tro il potere nazista, ora in Liba-no contro gli Hezbollah. Fallitoanche questo tentativo, è rimastosolo l’intervento diretto. Inter-vento costoso in vite israeliane.Di qui la terza soluzione statu-nitense: mandare una forza in-ternazionale fedele agli Usa cheprotegga l’occupazione israelia-na della fascia di 45 kilometri, loStato d’Israele e intanto sul luo-go provveda a individuare ed ele-minare col tempo gli Hezbollah.E la comunità internazionale, cheha usato tutte le astuzie per nonchiamare questo massacro con ilgiusto nome, è già pronta a pre-starsi.Spetta agli amici d’Israele, se conquesto fare non li perderà uno auno, come ai sostenitori dei giu-sti diritti dei Palestinesi e dei Li-banesi, di dichiarare che Israelenon può continuare a contare so-lo sulla superiorità militare e adessere la forza armata degli Usa-nel Levante in vista di quel“Grande Medio Oriente” fattodi governi dipendenti dagli Usache le garantiscano il petrolio eil gas del Caspio e della Libia, orache quasi tutte le altre fonti han-no raggiunto ciò che è chiamato“peak”, cioè l’estrazione di metàdella riserva. Questa politica cheè mascherata dal termine “espor-tazione della democrazia”, concompiacenza ripetuta da tuttol’Occidente, è una politica cata-strofica. Tutti gli uomini che han-no umana coscienza devono ri-voltarsi e dire: “basta!”.

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Libano, adesso dobbiamo dire basta

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1192 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1193

“Il Denaro” 25 agosto 2006

“Corriere della Sera” 6 agosto 2006 “La Repubblica” 31 agosto 2006

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“Corriere della Sera” 6 agosto 2006 “La Repubblica” 31 agosto 2006

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Xxxxxxx“Corriere della Sera” 31 agosto 2006 “Il Denaro” 31 agosto 2006

Giovedì 31 agosto 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Mahfouz, addio all’uomo del dialogo� Michele Capasso*

Naguib Mahfouz è morto.Scrittore egiziano e premioNobel per la Letteratura,ha sostenuto la nostraFondazione, diventando-ne membro, nei momentipiù difficili, assicurando lasua saggezza ed il suo con-vincimento che solo il dia-logo tra le culture può co-struire la pace, nel Medi-terraneo e nel mondo. Nel 2003 la Fondazionegli attribuì il “Premio Me-diterraneo” per la suacreatività letteraria che si èestesa per più di mezzo se-colo permettendogli di ela-borare una vera “Comme-dia umana araba”. La sua grande capacità fuquella di trascendere lasemplice descrizione deicomportamenti e dei co-stumi trasfigurandola inun’epopea dell’animo

umano. Il suo rifiuto coraggioso ditutti i fanatismi e di tuttele esclusioni ne fanno unpaladino della pace e delmutuo riconoscimento. Mahfouz ha dato un gran-de contributo alla diffu-sione internazionale dellaletteratura araba contem-poranea e la sua parteci-pazione significativa alla

costruzione di un umane-simo del ventunesimo se-colo sulla scia delle cono-scenze storiche mediterra-nee. La sua vita ha attra-versato la storia dell´Egit-to del Novecento: da pro-tettorato inglese, a mo-narchia indipendente, astato repubblicano. Ha co-minciato a scrivere nel1928, a diciassette anni:

nel 1978 aveva già all´at-tivo mezzo secolo di atti-vità letteraria, fatta di ro-manzi e racconti. Si trattadi uno scrittore prolifico:ha pubblicato infatti unatrentina di romanzi e uncentinaio di racconti. La Fondazione Mediterra-neo, ed il mondo intero,perdono con lui un riferi-mento e una guida suigrandi temi del dialogo edell’integrazione delle cul-ture. Ma i suoi scritti, isuoi discorsi e la sua uma-nità resteranno un esem-pio per tutti coloro che vo-gliono trasformare l’Amo-re per il potere nel Poteredell’Amore: con queste pa-role, espresse a fatica e congrande tenerezza nel no-stro ultimo recente incon-tro, desidero ricordarlo.

* presidente dellaFondazione Mediterraneo

In materia di turismo,“l’Algeria ha un notevo-le gap da colmare perraggiungere il livello deiPaesi vicini”. Lo sostieneil ministro del turismoalgerino, NoureddineMoussa, convinto che“bisognerà mettere in at-to grandi sforzi sia nellarealizzazione di nuovi in-vestimenti sia nella siste-mazione delle infrastrut-ture esistenti”. In un’in-tervista al quotidiano ElWatan, il ministro del tu-rismo dell’Algeria, Paesepresieduto da AbdelazizBouteflika, spiega che losviluppo del settore inAlgeria “dipende dallarealizzazione di numero-si progetti di investi-mento per dotare il Pae-se di infrastrutture a mi-sura delle sue ambizio-ni. L’Algeria - aggiunge -dispone attualmente di81 mila posti letto, di cuicirca l’80 per cento nonsono conformi alle nor-me, mentre i nostri vici-ni tunisini totalizzano230 mila posti lettoconformi agli standardinternazionali”. I numeri invitano all’ot-timismo, osserva il mini-stro: oltre 300 progettiper circa 30 mila posti

letto sono in corso direalizzazione sulla costa;altri 254 (per 20 mila let-ti) attendono finanzia-menti; è imminente unaconvenzione con il Cre-dit Populaire d'Algerie(Cpa) che potrebbe por-tare nuovi investimenti;dai promotori nazionalisono arrivate circa 800domande di investimen-to. Numerose, aggiungeil ministro, anche le in-tenzioni di investire dal-l'estero, in particolare daArabia Saudita e Emira-ti arabi. In generale, l’o-biettivo è la “professio-nalizzazione degli ope-ratori turistici”, spiegaMoussa, precisando chequesta stagione estiva“conferma la tendenzaal miglioramento” (piùspiagge e acque pulite).

Turismo, il ministro:Siamo ancora indietro

ALGERIA

Negli ultimi sei mesi il Ministero egiziano del pe-trolio ha concluso contratti con vari paesi ara-bi per il valore di oltre 1 miliardo di dollari. Loriferisce il primo sottosegretario del Ministero,Shamel Hamdy. Hamdy, riferisce la stampa locale, ha precisatoche i contratti con le società petrolifere arabehanno superato in valore gli 800 milioni di dol-lari. Un quarto di questi contratti dovrebbe esseresufficiente per permettere all’Egitto, Paese pre-sieduto da Hosni Mebarak, di soddisfare la do-manda di derivati petroliferi e prodotti petrol-

chimici, come l’olio per riscaldamento e il propi-lene dall'Arabia Saudita e dal Kuwait. Il giro d’af-fari delle società petrolifere egiziane nei Paesiarabi è stato quest’anno di 1,7 miliardi di euro,pari al 67 per cento del giro d’affari degli ultimicinque anni messi insieme. Il giro d’affari delle so-cietà petrolifere statali egiziane in nove Paesiarabi e Venezuela è stato di 2 miliardi di euronegli ultimi cinque anni. Recentemente un con-sorzio tripartito di società petrolifere egizianeguidato da Petrojet ha vinto una gara interna-zionale del valore di 722 milioni di dollari offer-to da una joint venture saudita-kuwaitiana.

Petrolio, contratti per 1 mld $ con i Paesi arabi negli ultimi sei mesiEGITTO

Michele Capasso e Naguib Mahfouz nell'ultimo incontro al Cairo

Abdelaziz Bouteflika

Hosni Mubarak

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Xxxxxxx“Corriere della Sera” 31 agosto 2006 “Il Denaro” 31 agosto 2006

Giovedì 31 agosto 2006 21MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Mahfouz, addio all’uomo del dialogo� Michele Capasso*

Naguib Mahfouz è morto.Scrittore egiziano e premioNobel per la Letteratura,ha sostenuto la nostraFondazione, diventando-ne membro, nei momentipiù difficili, assicurando lasua saggezza ed il suo con-vincimento che solo il dia-logo tra le culture può co-struire la pace, nel Medi-terraneo e nel mondo. Nel 2003 la Fondazionegli attribuì il “Premio Me-diterraneo” per la suacreatività letteraria che si èestesa per più di mezzo se-colo permettendogli di ela-borare una vera “Comme-dia umana araba”. La sua grande capacità fuquella di trascendere lasemplice descrizione deicomportamenti e dei co-stumi trasfigurandola inun’epopea dell’animo

umano. Il suo rifiuto coraggioso ditutti i fanatismi e di tuttele esclusioni ne fanno unpaladino della pace e delmutuo riconoscimento. Mahfouz ha dato un gran-de contributo alla diffu-sione internazionale dellaletteratura araba contem-poranea e la sua parteci-pazione significativa alla

costruzione di un umane-simo del ventunesimo se-colo sulla scia delle cono-scenze storiche mediterra-nee. La sua vita ha attra-versato la storia dell´Egit-to del Novecento: da pro-tettorato inglese, a mo-narchia indipendente, astato repubblicano. Ha co-minciato a scrivere nel1928, a diciassette anni:

nel 1978 aveva già all´at-tivo mezzo secolo di atti-vità letteraria, fatta di ro-manzi e racconti. Si trattadi uno scrittore prolifico:ha pubblicato infatti unatrentina di romanzi e uncentinaio di racconti. La Fondazione Mediterra-neo, ed il mondo intero,perdono con lui un riferi-mento e una guida suigrandi temi del dialogo edell’integrazione delle cul-ture. Ma i suoi scritti, isuoi discorsi e la sua uma-nità resteranno un esem-pio per tutti coloro che vo-gliono trasformare l’Amo-re per il potere nel Poteredell’Amore: con queste pa-role, espresse a fatica e congrande tenerezza nel no-stro ultimo recente incon-tro, desidero ricordarlo.

* presidente dellaFondazione Mediterraneo

In materia di turismo,“l’Algeria ha un notevo-le gap da colmare perraggiungere il livello deiPaesi vicini”. Lo sostieneil ministro del turismoalgerino, NoureddineMoussa, convinto che“bisognerà mettere in at-to grandi sforzi sia nellarealizzazione di nuovi in-vestimenti sia nella siste-mazione delle infrastrut-ture esistenti”. In un’in-tervista al quotidiano ElWatan, il ministro del tu-rismo dell’Algeria, Paesepresieduto da AbdelazizBouteflika, spiega che losviluppo del settore inAlgeria “dipende dallarealizzazione di numero-si progetti di investi-mento per dotare il Pae-se di infrastrutture a mi-sura delle sue ambizio-ni. L’Algeria - aggiunge -dispone attualmente di81 mila posti letto, di cuicirca l’80 per cento nonsono conformi alle nor-me, mentre i nostri vici-ni tunisini totalizzano230 mila posti lettoconformi agli standardinternazionali”. I numeri invitano all’ot-timismo, osserva il mini-stro: oltre 300 progettiper circa 30 mila posti

letto sono in corso direalizzazione sulla costa;altri 254 (per 20 mila let-ti) attendono finanzia-menti; è imminente unaconvenzione con il Cre-dit Populaire d'Algerie(Cpa) che potrebbe por-tare nuovi investimenti;dai promotori nazionalisono arrivate circa 800domande di investimen-to. Numerose, aggiungeil ministro, anche le in-tenzioni di investire dal-l'estero, in particolare daArabia Saudita e Emira-ti arabi. In generale, l’o-biettivo è la “professio-nalizzazione degli ope-ratori turistici”, spiegaMoussa, precisando chequesta stagione estiva“conferma la tendenzaal miglioramento” (piùspiagge e acque pulite).

Turismo, il ministro:Siamo ancora indietro

ALGERIA

Negli ultimi sei mesi il Ministero egiziano del pe-trolio ha concluso contratti con vari paesi ara-bi per il valore di oltre 1 miliardo di dollari. Loriferisce il primo sottosegretario del Ministero,Shamel Hamdy. Hamdy, riferisce la stampa locale, ha precisatoche i contratti con le società petrolifere arabehanno superato in valore gli 800 milioni di dol-lari. Un quarto di questi contratti dovrebbe esseresufficiente per permettere all’Egitto, Paese pre-sieduto da Hosni Mebarak, di soddisfare la do-manda di derivati petroliferi e prodotti petrol-

chimici, come l’olio per riscaldamento e il propi-lene dall'Arabia Saudita e dal Kuwait. Il giro d’af-fari delle società petrolifere egiziane nei Paesiarabi è stato quest’anno di 1,7 miliardi di euro,pari al 67 per cento del giro d’affari degli ultimicinque anni messi insieme. Il giro d’affari delle so-cietà petrolifere statali egiziane in nove Paesiarabi e Venezuela è stato di 2 miliardi di euronegli ultimi cinque anni. Recentemente un con-sorzio tripartito di società petrolifere egizianeguidato da Petrojet ha vinto una gara interna-zionale del valore di 722 milioni di dollari offer-to da una joint venture saudita-kuwaitiana.

Petrolio, contratti per 1 mld $ con i Paesi arabi negli ultimi sei mesiEGITTO

Michele Capasso e Naguib Mahfouz nell'ultimo incontro al Cairo

Abdelaziz Bouteflika

Hosni Mubarak

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“Il Denaro” 1 settembre 2006

Venerdì 1°settembre 2006 19MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Le ultime parole di Naguib Mahfouz� Michele Capasso*

Ho incontrato Naguib Mahfouzultimamente al Cairo insieme adalcuni amici, tra cui Moham-med Salmawy. Da quando ebbeuna paralisi alla mano destra,non scriveva più: dettava i suoitesti, specialmente all’amico Sal-mawy.E’ stato uno dei rari intellettua-li egiziani ed arabi ad aver ap-provato gli accordi di Pace traEgitto e Israele nel 1979, pur di-chiarandosi completamente so-lidale alla causa palestinese. Perquesta sua posizione nei con-fronti di Israele, le sue opere so-no state boicottate in molti Pae-si arabi. Nel 2001 sostenne un dramma-turgo egiziano escluso dall’U-nione degli scrittori solo perchèfavorevole, anche lui, alla nor-malizzazione con Israele.Il Premio Nobel per la lettera-tura, nel 1988, gli darà accessoal mercato mondiale della lette-ratura ma, al tempo stesso, lorenderà bersaglio dei fonda-mentalisti che non condividonola sua visione tollerante del mon-do: per questo fu vittima nel1994 di un tentativo di assassi-nio da parte di gruppi di islami-sti.Mahfouz, con Salmawy, eramembro della Fondazione Me-diterraneo e l’ha sostenuta neimomenti più difficili, apportan-do la sua saggezza. Nell’ultimo incontro dimostra-va i segni dell’età e degli acciac-chi e, con grande saggezza, do-sava le proprie energie estra-niandosi dai discorsi retorici. Misono commosso quando, intrat-tenendosi con me, ha ripreso for-za e vigore dicendomi: “Siamopaladini della pace e dell’amore,dobbiamo lavorare ancora alungo”. Quel colloquio tra amici è unpo’ il testamento spirituale delgrande intellettuale egiziano. Diseguito riporto una sintesi velo-ce per omaggiarlo a poche oredalla scomparsa. Il 28 ottobre,a Napoli, la Fondazione Medi-terraneo lo commemorerà conun intervento di MohammedSalmawy in presenza del Consi-glio scientifico. Un tema caro a Mahfouz sonole donne e la difesa dei loro di-ritti. Gli leggiamo alcuni scrittidi Nadine Gordimer, in cui rac-coglie le critiche di alcune fem-ministe alla più nota delle ope-re di Mahfouz, “La trilogia delCairo”, nel corso di un semina-rio tenuto dal premio Nobel su-dafricano a Harvard: “Erano in-dignate dalla figura di Amina,moglie del sayyed Ahmad Abdel-Gawwad, cui era proibito

uscire di casa se non in compa-gnia del marito, e dalla sorte del-le ragazze della famiglia, anda-te in spose ad uomini scelti daGawwad senza alcun riguardoper i loro sentimenti‚ né l’alter-nativa di un’esistenza indipen-dente”. Le studentesse contesta-trici di Harvard erano dispostea negare la genialità del roman-zo su queste basi. “Sarebbe sta-to come uccidere il messaggero:Mahfuz descriveva l’oppressio-ne cui erano soggette Amina e lefiglie così come era in realtà; nonintendeva difenderla”, dice laGordimer. “La sua profondacomprensione dei complessi co-stumi socio-sessuali, la prigio-ne-serraglio che snaturava la vi-ta delle donne della famiglia diGawwad erano una protesta benpiù vigorosa di quella espressada chi lo accusava di sciovinismoletterario”.Naguib, saggio e serafico, an-nuisce e sottolinea come l’impe-gno e la denuncia sociale nonprecludano l’importanza e labellezza di questa letteratura, lacomplessità delle emozioni uma-ne, l’articolazione delle psicolo-gie.Salmawy lo sollecita e gli ricor-da che è un “Premio Nobel”!“Meno male che ho mandato tea ritirarlo” – risponde scanden-do le parole – mi sono rispar-miato un viaggio inutile al fred-do. Quelle che contano sono leparole”.E Salmawy gli legge alcuni bra-ni del discorso ufficiale del 1988,da lui scritto in occasione delNobel, chiedendogli se li condi-vide ancora dopo 18 anni. Inparticolare questo brano fa sor-ridere Mahfouz mentre affermache scriverebbe, oggi, le stesseparole: “ Un giornalista estero mi disseal Cairo che nel momento in cuifu pronunciato il mio nome per

il Premio cadde il silenzio e mol-ti si domandavano chi io fossi.Permettetemi quindi di presen-tarmi nel modo più oggettivo eumano possibile. Sono il figlio didue civiltà che, in un certo mo-mento della storia, si sono uni-te in un matrimonio felice. Laprima di esse, datata 7.000 an-ni, è la civiltà dei Faraoni; la se-conda, datata 1.000 anni, è la ci-viltà islamica. Forse non c’è bi-sogno di presentarvi nessunadelle due, poichè voi siete l’èlitedella cultura. Ma non c’è nulladi male in un semplice ricordo,nella nostra situazione di cono-scenza e comunione. Non parlerò delle conquiste del-le civiltà dei Faraoni nè della na-scita degli imperi. Nemmenoparlerò della scoperta dell’esi-stenza di Dio e della sua intro-duzione nell’alba della civiltàumana. E’ una lunga storia e nonc’è nessuno di voi che non co-nosca il re-profeta Akhenaton.Non parlerò dei successi di que-sta civiltà nell’arte e nella lette-ratura e dei suoi noti miracoli: lePiramidi, la Sfinge e Karnak, dalmomento che chi non ha avutola fortuna di vedere questi mo-numenti ha letto di loro e ha ri-flettuto sulle loro forme. Per-mettete allora che vi introduca laciviltà dei Faraoni con quella chesembra una storia del tempo incui le mie circostanze personalimi hanno destinato a diventareun narratore. Ascoltate alloraquesto episodio storico: gli anti-chi papiri riferiscono che il fa-raone era venuto a conoscenza diuna relazione colpevole tra al-cune donne dell’harem e uominidella sua corte. Ci si aspettavache li facesse giustiziare, secon-do lo spirito del suo tempo. In-vece, egli convocò alla sua pre-senza degli scelti uomini di leg-ge ai quali chiese di investigare suquanto egli aveva scoperto. Egli

disse loro che voleva la Veritàper potere eseguire la condannacon Giustizia. Questo modo di comportarsi è,secondo me, più grande rispettoalla fondazione di un impero oalla costruzione delle Piramidi.La dice di più sulla sulla supe-riorità di quella civiltà rispetto adogni ricchezza o splendore. Oraquella civiltà se ne è andata - è so-lo una storia del passato. Ungiorno sparirà anche la grandePiramide. Ma Verità e Giustiziarimarranno finchè l’Umanitàavrà una mente speculativa e unacoscienza viva”.Mi stringe la mano. Gli stringola sua con le mie due mani. Par-liamo di Salah Abou Seif: il gran-de regista egiziano del quale laFondazione Mediterraneo ha re-staurato alcune opere principaliche rischiavano di scomparire.“Che Dio ti benedica, qualun-que esso sia” – mi dice. E ricor-da la sua attività di sceneggiato-re e la sua amicizia con SalahAbou Seif. Rivive con luciditàimpensabile quel periodo: “ Fu ilmio amico Fuad Moueira, nel1945, a presentarmi Salah, chestava lavorando ad un film suglieroi popolari Antar e Abla edera interessato al mio romanzo“La vanità dei desideri”. Mi chie-se di collaborare con lui, mi in-segnò come scrivere una sceneg-giatura e mi prestò dei libri sul ci-nema. Accettai questo incaricoperché Salah lavorava in estate,periodo in cui interrompevo lamia attività di scrittore per ripo-sare con gli occhi: voglio confes-sarti che se questo nuovo incari-co avesse sottratto anche un so-lo secondo alla stesura delle mieopere avrei rifiutato qualunqueproposta; per questa ragione nonho mai accettato le offerte di al-tri registi. I miei film più impor-tanti e riusciti sono quelli realiz-zati con Salah. Mi sembra di ri-

vederli tutti: Il tuo giorno verrà(1951), tratto dal romanzo diZola “Teresa Raquin”; Raya eSakina (1953), ispirato ad un fat-to di cronaca; Il mostro (1954);Hanno fatto di me un criminale(1954); Il bullo (1957), ispiratoalla figura di Zaydan, temuto redel mercato dei legumi prontoad imporsi con qualunque mez-zo, compresa la frode e la cor-ruzione. Questo film fu presen-tato al Festival di Berlino nel1957 . Morto tra i vivi (1960) èinvece tratto dal romanzo “Prin-cipio e Fine”. In questo film re-citava il famoso attore OmarSharif.L’azione di tutti i miei film si svol-ge nelle strade e nei vicoli della“mia Cairo”: questi luoghi nonhanno soltanto una connotazio-ne geografica, ma diventano,proprio come nelle mie opere,veri e propri personaggi. I pro-tagonisti sono figli di questi luo-ghi, con tutte le loro doti, le lo-ro viltà, meschinità e i loro sognidi grandezza da conquistare adogni costo. Anche il personag-gio del criminale occupa un po-sto rilevante poichè si intende di-mostrare come la delinquenzaspesso nasca necessariamente daparticolari fattori sociali qualil’indifferenza o l’avidità”.Vorrei che quel colloquio non fi-nisse. Non ho quasi più bisognodel traduttore dall’arabo. Com-prendo il linguaggio profondodell’anima e del cuore.D’improvviso voltiamo pagina egli chiedo come fare per usciredallo “scontro di civiltà”, dallostagno della guerra in Iraq, dal-l’eterna crisi tra Israele e Palesti-na, dalle follie del presidente ira-niano.Mi stringe forte le mani e michiede di fare altrettanto. Poi sus-surra: “sai, viviamo un momen-to decisivo nella storia della ci-viltà ed è inconcepibile ed inac-cettabile che i lamenti dell’U-manità debbano spegnersi nelvuoto. Non c’è dubbio che l’U-manità è cambiata e la nostraera porta con sé le aspettative diintesa tra i Grandi e i Potenti.Come gli scienziati si sforzano aripulire l’ambiente dall’inquina-mento industriale, noi intellet-tuali dobbiamo sforzarci a ripu-lire l’umanità dall’inquinamen-to morale. Come tu mi hai piùvolte ricordato, dobbiamo esse-re capaci di trasformare l’Amo-re per il Potere nel Potere del-l’Amore”.Con queste parole, pronunciatea fatica e con grande tenerezzanell’ultimo recente incontro, vo-glio ricordarlo ed onorarlo.

*presidente della FondazioneMediterraneo

Da sinistra Naguib Mahfouz con Michele Capasso e Caterina Arcidiacono,vicepresidente della Fondazione Mediterraneo

uomini

imprese

mercati

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“Corriere della Sera” 31 agosto 2006

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Venerdì 1°settembre 2006 19MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Le ultime parole di Naguib Mahfouz� Michele Capasso*

Ho incontrato Naguib Mahfouzultimamente al Cairo insieme adalcuni amici, tra cui Moham-med Salmawy. Da quando ebbeuna paralisi alla mano destra,non scriveva più: dettava i suoitesti, specialmente all’amico Sal-mawy.E’ stato uno dei rari intellettua-li egiziani ed arabi ad aver ap-provato gli accordi di Pace traEgitto e Israele nel 1979, pur di-chiarandosi completamente so-lidale alla causa palestinese. Perquesta sua posizione nei con-fronti di Israele, le sue opere so-no state boicottate in molti Pae-si arabi. Nel 2001 sostenne un dramma-turgo egiziano escluso dall’U-nione degli scrittori solo perchèfavorevole, anche lui, alla nor-malizzazione con Israele.Il Premio Nobel per la lettera-tura, nel 1988, gli darà accessoal mercato mondiale della lette-ratura ma, al tempo stesso, lorenderà bersaglio dei fonda-mentalisti che non condividonola sua visione tollerante del mon-do: per questo fu vittima nel1994 di un tentativo di assassi-nio da parte di gruppi di islami-sti.Mahfouz, con Salmawy, eramembro della Fondazione Me-diterraneo e l’ha sostenuta neimomenti più difficili, apportan-do la sua saggezza. Nell’ultimo incontro dimostra-va i segni dell’età e degli acciac-chi e, con grande saggezza, do-sava le proprie energie estra-niandosi dai discorsi retorici. Misono commosso quando, intrat-tenendosi con me, ha ripreso for-za e vigore dicendomi: “Siamopaladini della pace e dell’amore,dobbiamo lavorare ancora alungo”. Quel colloquio tra amici è unpo’ il testamento spirituale delgrande intellettuale egiziano. Diseguito riporto una sintesi velo-ce per omaggiarlo a poche oredalla scomparsa. Il 28 ottobre,a Napoli, la Fondazione Medi-terraneo lo commemorerà conun intervento di MohammedSalmawy in presenza del Consi-glio scientifico. Un tema caro a Mahfouz sonole donne e la difesa dei loro di-ritti. Gli leggiamo alcuni scrittidi Nadine Gordimer, in cui rac-coglie le critiche di alcune fem-ministe alla più nota delle ope-re di Mahfouz, “La trilogia delCairo”, nel corso di un semina-rio tenuto dal premio Nobel su-dafricano a Harvard: “Erano in-dignate dalla figura di Amina,moglie del sayyed Ahmad Abdel-Gawwad, cui era proibito

uscire di casa se non in compa-gnia del marito, e dalla sorte del-le ragazze della famiglia, anda-te in spose ad uomini scelti daGawwad senza alcun riguardoper i loro sentimenti‚ né l’alter-nativa di un’esistenza indipen-dente”. Le studentesse contesta-trici di Harvard erano dispostea negare la genialità del roman-zo su queste basi. “Sarebbe sta-to come uccidere il messaggero:Mahfuz descriveva l’oppressio-ne cui erano soggette Amina e lefiglie così come era in realtà; nonintendeva difenderla”, dice laGordimer. “La sua profondacomprensione dei complessi co-stumi socio-sessuali, la prigio-ne-serraglio che snaturava la vi-ta delle donne della famiglia diGawwad erano una protesta benpiù vigorosa di quella espressada chi lo accusava di sciovinismoletterario”.Naguib, saggio e serafico, an-nuisce e sottolinea come l’impe-gno e la denuncia sociale nonprecludano l’importanza e labellezza di questa letteratura, lacomplessità delle emozioni uma-ne, l’articolazione delle psicolo-gie.Salmawy lo sollecita e gli ricor-da che è un “Premio Nobel”!“Meno male che ho mandato tea ritirarlo” – risponde scanden-do le parole – mi sono rispar-miato un viaggio inutile al fred-do. Quelle che contano sono leparole”.E Salmawy gli legge alcuni bra-ni del discorso ufficiale del 1988,da lui scritto in occasione delNobel, chiedendogli se li condi-vide ancora dopo 18 anni. Inparticolare questo brano fa sor-ridere Mahfouz mentre affermache scriverebbe, oggi, le stesseparole: “ Un giornalista estero mi disseal Cairo che nel momento in cuifu pronunciato il mio nome per

il Premio cadde il silenzio e mol-ti si domandavano chi io fossi.Permettetemi quindi di presen-tarmi nel modo più oggettivo eumano possibile. Sono il figlio didue civiltà che, in un certo mo-mento della storia, si sono uni-te in un matrimonio felice. Laprima di esse, datata 7.000 an-ni, è la civiltà dei Faraoni; la se-conda, datata 1.000 anni, è la ci-viltà islamica. Forse non c’è bi-sogno di presentarvi nessunadelle due, poichè voi siete l’èlitedella cultura. Ma non c’è nulladi male in un semplice ricordo,nella nostra situazione di cono-scenza e comunione. Non parlerò delle conquiste del-le civiltà dei Faraoni nè della na-scita degli imperi. Nemmenoparlerò della scoperta dell’esi-stenza di Dio e della sua intro-duzione nell’alba della civiltàumana. E’ una lunga storia e nonc’è nessuno di voi che non co-nosca il re-profeta Akhenaton.Non parlerò dei successi di que-sta civiltà nell’arte e nella lette-ratura e dei suoi noti miracoli: lePiramidi, la Sfinge e Karnak, dalmomento che chi non ha avutola fortuna di vedere questi mo-numenti ha letto di loro e ha ri-flettuto sulle loro forme. Per-mettete allora che vi introduca laciviltà dei Faraoni con quella chesembra una storia del tempo incui le mie circostanze personalimi hanno destinato a diventareun narratore. Ascoltate alloraquesto episodio storico: gli anti-chi papiri riferiscono che il fa-raone era venuto a conoscenza diuna relazione colpevole tra al-cune donne dell’harem e uominidella sua corte. Ci si aspettavache li facesse giustiziare, secon-do lo spirito del suo tempo. In-vece, egli convocò alla sua pre-senza degli scelti uomini di leg-ge ai quali chiese di investigare suquanto egli aveva scoperto. Egli

disse loro che voleva la Veritàper potere eseguire la condannacon Giustizia. Questo modo di comportarsi è,secondo me, più grande rispettoalla fondazione di un impero oalla costruzione delle Piramidi.La dice di più sulla sulla supe-riorità di quella civiltà rispetto adogni ricchezza o splendore. Oraquella civiltà se ne è andata - è so-lo una storia del passato. Ungiorno sparirà anche la grandePiramide. Ma Verità e Giustiziarimarranno finchè l’Umanitàavrà una mente speculativa e unacoscienza viva”.Mi stringe la mano. Gli stringola sua con le mie due mani. Par-liamo di Salah Abou Seif: il gran-de regista egiziano del quale laFondazione Mediterraneo ha re-staurato alcune opere principaliche rischiavano di scomparire.“Che Dio ti benedica, qualun-que esso sia” – mi dice. E ricor-da la sua attività di sceneggiato-re e la sua amicizia con SalahAbou Seif. Rivive con luciditàimpensabile quel periodo: “ Fu ilmio amico Fuad Moueira, nel1945, a presentarmi Salah, chestava lavorando ad un film suglieroi popolari Antar e Abla edera interessato al mio romanzo“La vanità dei desideri”. Mi chie-se di collaborare con lui, mi in-segnò come scrivere una sceneg-giatura e mi prestò dei libri sul ci-nema. Accettai questo incaricoperché Salah lavorava in estate,periodo in cui interrompevo lamia attività di scrittore per ripo-sare con gli occhi: voglio confes-sarti che se questo nuovo incari-co avesse sottratto anche un so-lo secondo alla stesura delle mieopere avrei rifiutato qualunqueproposta; per questa ragione nonho mai accettato le offerte di al-tri registi. I miei film più impor-tanti e riusciti sono quelli realiz-zati con Salah. Mi sembra di ri-

vederli tutti: Il tuo giorno verrà(1951), tratto dal romanzo diZola “Teresa Raquin”; Raya eSakina (1953), ispirato ad un fat-to di cronaca; Il mostro (1954);Hanno fatto di me un criminale(1954); Il bullo (1957), ispiratoalla figura di Zaydan, temuto redel mercato dei legumi prontoad imporsi con qualunque mez-zo, compresa la frode e la cor-ruzione. Questo film fu presen-tato al Festival di Berlino nel1957 . Morto tra i vivi (1960) èinvece tratto dal romanzo “Prin-cipio e Fine”. In questo film re-citava il famoso attore OmarSharif.L’azione di tutti i miei film si svol-ge nelle strade e nei vicoli della“mia Cairo”: questi luoghi nonhanno soltanto una connotazio-ne geografica, ma diventano,proprio come nelle mie opere,veri e propri personaggi. I pro-tagonisti sono figli di questi luo-ghi, con tutte le loro doti, le lo-ro viltà, meschinità e i loro sognidi grandezza da conquistare adogni costo. Anche il personag-gio del criminale occupa un po-sto rilevante poichè si intende di-mostrare come la delinquenzaspesso nasca necessariamente daparticolari fattori sociali qualil’indifferenza o l’avidità”.Vorrei che quel colloquio non fi-nisse. Non ho quasi più bisognodel traduttore dall’arabo. Com-prendo il linguaggio profondodell’anima e del cuore.D’improvviso voltiamo pagina egli chiedo come fare per usciredallo “scontro di civiltà”, dallostagno della guerra in Iraq, dal-l’eterna crisi tra Israele e Palesti-na, dalle follie del presidente ira-niano.Mi stringe forte le mani e michiede di fare altrettanto. Poi sus-surra: “sai, viviamo un momen-to decisivo nella storia della ci-viltà ed è inconcepibile ed inac-cettabile che i lamenti dell’U-manità debbano spegnersi nelvuoto. Non c’è dubbio che l’U-manità è cambiata e la nostraera porta con sé le aspettative diintesa tra i Grandi e i Potenti.Come gli scienziati si sforzano aripulire l’ambiente dall’inquina-mento industriale, noi intellet-tuali dobbiamo sforzarci a ripu-lire l’umanità dall’inquinamen-to morale. Come tu mi hai piùvolte ricordato, dobbiamo esse-re capaci di trasformare l’Amo-re per il Potere nel Potere del-l’Amore”.Con queste parole, pronunciatea fatica e con grande tenerezzanell’ultimo recente incontro, vo-glio ricordarlo ed onorarlo.

*presidente della FondazioneMediterraneo

Da sinistra Naguib Mahfouz con Michele Capasso e Caterina Arcidiacono,vicepresidente della Fondazione Mediterraneo

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“Corriere della Sera” 31 agosto 2006

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1198 RASSEGNA STAMPA

Xxxxxxx

RASSEGNA STAMPA 1199

Xxxxxxx“Il Mattino” 3 settembre 2006

“Ansamed” 8 settembre 2006

“Il Denaro” 9 settembre 2006

“La Gazzetta di Lecce” 9 settembre 2006

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Xxxxxxx“La Stampa Araba” 10 settembre 2006

“Ansamed” 11 settembre 2006

“Il Denaro” 12 settembre 2006

“Al-Arab Al-Youm” 12 settembre 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 14 settembre 2006

� Michele Capasso*

La sede della “Fondazione Medi-terraneo-Maison de la Méditer-ranée” ad Amman, già inaugura-ta il 10 ottobre dell’anno 2000,si è insediata nel nuovo edificiodella “Royal Society of Fine Arts”e della “Jordan National Gal-lery”.

Per l’occasione si è svolta il 10settembre scorso una cerimoniaufficiale con l’apposizione dellatarga e la presentazione del pro-gramma di attività per i prossimianni. Sono intervenuti il presi-dente dell’Unione Inter-parla-mentare Pierferdinando Casini, laprincipessa Wijdan Ali, presiden-te della Royal Society of Fine Arts,Claudio Azzolini, vicepresidentedell’Assemblea parlamentare delConsiglio d’Europa. Presenti allacerimonia l’ambasciatore d’Italiaad Amman Gianfranco Giorgolo,i senatori Learco Saporito e Gian-ni Nieddu, il direttore della sededi Amman Khalid Khreis, i presi-denti dei Parlamenti mediterraneied altre personalità presenti adAmman in occasione della riu-nione dell’Assemblea Parlamen-tare del Mediterraneo.

E’ una collaborazione nata nel1995 quella tra la Fondazione ela Royal Society of Fine Arts ma,soprattutto, con la principessaWijdan Ali: artista, esperta delmondo arabo e paladina del dia-logo e della pace.

Grazie a personalità come Wij-dan Ali, Naguib Mahfouz ed al-tre la Fondazione ha potuto rea-lizzare gran parte delle proprie fi-nalità, nonostante gli ostacoli po-sti da una burocrazia sterile e dapolitici spesso senza visione.

Tante le attività svolte. Una di-mostrazione di come sia impor-tante perseguire l’identità del fa-re, in un momento in cui si privi-legia solo l’identità dell’essere. Perquesto la cerimonia di Amman èstata soprattutto un momentosemplice per fare un bilancio del-le azioni svolte (vedi box) e delleprincipali iniziative in program-ma: tra queste la creazione di unascuola di formazione sui mestieri

dell’arte e della creatività, unamostra itinerante di grafica pro-dotta da giovani dei paesi arabi ela pubblicazione di testi fonda-mentali e allo stato editi solo inlingua araba.

“Mediterraneo: mare di pace edi dialogo”. E’ questo il filo con-duttore del viaggio in MedioOriente – prima Teheran, poi Am-man, Beirut e Gerusalemme - delpresidente dell’Unione Inter-par-lamentare Pierferdinando Casini,confermato e rafforzato proprioin occasione della cerimonia di

apertura ad Amman della nuovasede della Fondazione: “La cul-tura e l’arte hanno un enorme po-tenzialità e devono costituirsi co-me strumenti fondamentali per lareciproca conoscenza, per il dia-logo e per lo sviluppo dei popolimediterranei”. Con queste paro-le Casini ha poi auspicato di po-ter realizzare con la sede di Am-man un’esposizione delle princi-pali opere di artisti arabi in col-laborazione con la Fondazionedella Camera dei Deputati da luipresieduta. Da parte sua Claudio

Azzolini ha sottolineato che: “at-tualmente, la democrazia sta gua-dagnando terreno, sia nel mondoche nel bacino mediterraneo. Ini-ziamo a prendere tutti coscienza,come prima di noi i nostri ante-nati dell’antichità – Greci, Fenici,Cartaginesi, Iberi, Egizi e moltialtri – del fatto che il Mediterra-neo dovrebbe costituire uno stru-mento di unione e non rappre-sentare un fossato tra i Paesi deipopoli rivieraschi ed i parlamen-tari, eletti dal popolo, dovrebbe-ro indicare la via da seguire in

questa direzione. E’ quanto stia-mo facendo sulla riva nord delMediterraneo, in Europa. Lo sfor-zo di unificazione del nostro con-tinente dura ormai da più di mez-zo secolo e abbiamo superato lenumerose divisioni storiche checaratterizzavano l’Europa e su-pereremo gli ostacoli futuri. L’a-zione svolta dalla FondazioneMediterraneo e, specialmente,dalla sede di Amman, va in que-sta direzione operando attraver-so iniziative concrete per elimi-nare pregiudizi e incomprensioniaffidando al linguaggio universa-le dell’arte e della creatività ilcompito di valorizzare le diffe-renti identità e culture in un cli-ma di pace e cooperazione reci-proca”.La principessa Wijdan Ali ha rin-graziato i partecipanti sottoli-neando il forte legame con la Fon-dazione Mediterraneo ed il rin-novato impegno per i prossimi seianni. Una sfida difficile, ma chegode dell’esperienza di un lungosodalizio che continuerà a costi-tuirsi come punto fondamentaledell’azione della Fondazione Me-diterraneo e, con essa, per la pa-ce e lo sviluppo della regione.

* presidente della FondazioneMediterraneo

GIORDANIA. 1

Nuova sede per la Fondazione Mediterraneo

Molte e qualificate le attività svolte grazie alla coopera-zione con la Royal Society of Fine Arts. Di seguito si elen-cano le principali:- I “Forum Civili Euromed” di Barcellona (1995) e Napoli

(1997 e 2003), che hanno coinvolto circa 5000 rappre-sentanti di 36 Paesi introducendo le tematiche dell’ar-te e della creatività quale strumento per la conoscenza,il dialogo e la pace nella regione.

- La “Conferenza Euromediterranea” di Amman ( 10 e 11ottobre 2000), svoltasi in onore di Re Hussein con un’a-nalisi attenta del ruolo dell’informazione nell’area eu-romediterranea e, specialmente, dell’etica dell’infor-mazione;

- I “Seminari di Formazione per Sceneggiatori” (2002),che hanno consentito a più di 100 giovani dei paesi ara-bo-mediterranei di poter accedere a tecniche di scritturaprofessionali e, ad alcuni di loro, di vedere realizzati, con

film prodotti dal mercato, le sceneggiature elaboratedurante i corsi;

- I “Festival del Cinema dei Paesi Arabo-Mediterranei”(2000-2004), con cui è stato possibile restaurare moltifilm dei paesi arabi (di registi famosi, quali Salah AbouSeif) e di realizzare 18 festival nelle grandi citta europeeper promuovere la cinematografia passata e attuale deiprincipali paesi arabi;

- La mostra itinerante “Breaking the Veils”, che ha por-tato in 13 città Euro-mediterranee – da Milano a Napo-li, da Barcellona a Lussemburgo, ecc. – le opere di 51 ar-tiste provenienti dai Paesi Islamici, contribuendo allapromozione del Dialogo tra le Culture;

- La pubblicazione nelle lingue occidentali di molti testiarabi sulle tematiche dell’arte e della creatività, chehanno contribuito ad una maggiore comprensione diculture e tradizioni diverse.

Principali attività svolte dalla rappresentanza ad Amman

Da sinistra: Wijdan Ali, Pierferdinando Casini e Claudio Azzolini al momentodell’inaugurazione della sede di Amman della Fondazione Mediterraneo

Da sinistra: Khalid Khreis, Gianfranco Giorgolo, Learco Saporito, Wijdan Ali,Pierferdinando Casini, Claudio Azzolini e Gianni Nieddu

Sono stati inaugurati nelgiorno dell’anniversariodell’attentato alle TorriGemelle di New York i la-vori dell’Assemblea Parla-mentare del Mediterraneo(Pam), il nuovo organismoche mira al potenziamen-to del dialogo e della coo-perazione politica tra ipaesi del Bacino.

Una coincidenza sotto-lineata nel discorso diapertura dal presidentedell’Unione Interparla-mentare (Ipu) Pier Ferdi-nando Casini. “L’11/9 quiad Amman si contrappo-ne nel nome del dialogo edella pace a quell’11/9 dimorte e distruzione,” hadichiarato. “Sono passaticinque anni da quel cri-mine che ha sconvolto l’u-manità e ancora una vol-ta, come nei momenti piùdifficili della storia uma-na, possiamo constatare

che non hanno vinto l’o-dio e la violenza, ma è pre-valso il bisogno di andareavanti coesistendo e dia-logando, come quest’As-semblea dimostra”, ha ag-giunto. “Questo forumparlamentare è particolar-mente importante per iPaesi arabi che avvertono“ingiustizia” rispetto allepolitiche internazionali,”ha sottolineato il presi-dente della Camera dei de-putati hashemita Ab-dulhadi Majali, e presi-dente del Pam per la gior-nata odierna.

Claudio Azzolini, vice-presidente dell’Assembleaparlamentare del Consi-glio d’Europa, ha eviden-ziato che: “in una interes-sante raccomandazionedell’Assemblea parlamen-tare del Consiglio d’Euro-pa del 1979, dal titolo:“La situazione nella re-

gione mediterranea” si fa-ceva cenno ai legami geo-grafici, storici, politici,economici e culturali cheuniscono l’insieme deiPaesi europei a quelli del-l’area mediterranea.

La raccomandazione ri-cordava che la la sicurez-za, la cooperazione ed ilbenessere dell’insieme deiPaesi europei dipendono,in larga misura, dall’evo-

luzione della situazionenei Paesi del bacino delMediterraneo. Dichiara-va, inoltre, che lo svilup-po di relazioni di buon vi-cinato e comprensione re-ciproca tra i Paesi medi-terranei si basa su unastretta collaborazione intutti gli ambiti e sollecita-va una cooperazione atti-va tra i Paesi del Mediter-raneo, istituendo tra que-

sti una collaborazione pa-ritaria, scevra da discrimi-nazioni. Essa rammenta-va altresì che una stabilitàpolitica duratura si fondasulla stabilità e sul pro-gresso economico e socia-le, nonché sulla libertà e leregole della democrazia.Infine, invitava i governidegli Stati membri delConsiglio d’Europa ad in-tensificare la cooperazionetra i Paesi interessati, al fi-ne di promuovere la pacee lo sviluppo economico esociale.

Nello stesso spirito diquel testo, il Consigliod’Europa e la sua Assem-blea parlamentare hannofatto tutto quanto in loropotere per rafforzare i le-gami con l’intera area me-diterranea, attraverso leiniziative volte a portarela pace in Medio Oriente,soprattutto tramite una

partecipazione attiva del-le parti coinvolte ai dibat-titi politici. Per questoplaudiamo alla nascita diquesta Assemblea che na-sce sotto buoni auspici ein un clima di grande ar-monia e unanimità”.

L’Assemblea Parlamen-tare del Mediterraneo -riunitasi per la prima vol-ta, dopo l’assemblea co-stitutiva di Atene, nel giu-gno 2005 a Napoli, pro-prio presso la sede dellaFondazione Mediterraneo- avrà la sede del segreta-riato a Malta e sarà pre-sieduta per i prossimi dueanni dal presidente dellaCamera dei deputati delMarocco, AbdelwahedRadi, che avvierà il primocompito dell’assise: creareuna visione del Medite-ranneo a lungo terminecapace di oltrepassare gliinteressi a breve termine.

Nasce l’assemblea parlamentare dei Paesi del BacinoGIORDANIA. 2

Giovedì 14 settembre 2006 20MEDITERRANEOIL DENARO

Michele Capasso, presidente della Fondazione Mediterraneo.con Abdelwahed Radi, presidente del Parlamento del Marocco

“Al-Ghad” 16 settembre 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 14 settembre 2006

� Michele Capasso*

La sede della “Fondazione Medi-terraneo-Maison de la Méditer-ranée” ad Amman, già inaugura-ta il 10 ottobre dell’anno 2000,si è insediata nel nuovo edificiodella “Royal Society of Fine Arts”e della “Jordan National Gal-lery”.

Per l’occasione si è svolta il 10settembre scorso una cerimoniaufficiale con l’apposizione dellatarga e la presentazione del pro-gramma di attività per i prossimianni. Sono intervenuti il presi-dente dell’Unione Inter-parla-mentare Pierferdinando Casini, laprincipessa Wijdan Ali, presiden-te della Royal Society of Fine Arts,Claudio Azzolini, vicepresidentedell’Assemblea parlamentare delConsiglio d’Europa. Presenti allacerimonia l’ambasciatore d’Italiaad Amman Gianfranco Giorgolo,i senatori Learco Saporito e Gian-ni Nieddu, il direttore della sededi Amman Khalid Khreis, i presi-denti dei Parlamenti mediterraneied altre personalità presenti adAmman in occasione della riu-nione dell’Assemblea Parlamen-tare del Mediterraneo.

E’ una collaborazione nata nel1995 quella tra la Fondazione ela Royal Society of Fine Arts ma,soprattutto, con la principessaWijdan Ali: artista, esperta delmondo arabo e paladina del dia-logo e della pace.

Grazie a personalità come Wij-dan Ali, Naguib Mahfouz ed al-tre la Fondazione ha potuto rea-lizzare gran parte delle proprie fi-nalità, nonostante gli ostacoli po-sti da una burocrazia sterile e dapolitici spesso senza visione.

Tante le attività svolte. Una di-mostrazione di come sia impor-tante perseguire l’identità del fa-re, in un momento in cui si privi-legia solo l’identità dell’essere. Perquesto la cerimonia di Amman èstata soprattutto un momentosemplice per fare un bilancio del-le azioni svolte (vedi box) e delleprincipali iniziative in program-ma: tra queste la creazione di unascuola di formazione sui mestieri

dell’arte e della creatività, unamostra itinerante di grafica pro-dotta da giovani dei paesi arabi ela pubblicazione di testi fonda-mentali e allo stato editi solo inlingua araba.

“Mediterraneo: mare di pace edi dialogo”. E’ questo il filo con-duttore del viaggio in MedioOriente – prima Teheran, poi Am-man, Beirut e Gerusalemme - delpresidente dell’Unione Inter-par-lamentare Pierferdinando Casini,confermato e rafforzato proprioin occasione della cerimonia di

apertura ad Amman della nuovasede della Fondazione: “La cul-tura e l’arte hanno un enorme po-tenzialità e devono costituirsi co-me strumenti fondamentali per lareciproca conoscenza, per il dia-logo e per lo sviluppo dei popolimediterranei”. Con queste paro-le Casini ha poi auspicato di po-ter realizzare con la sede di Am-man un’esposizione delle princi-pali opere di artisti arabi in col-laborazione con la Fondazionedella Camera dei Deputati da luipresieduta. Da parte sua Claudio

Azzolini ha sottolineato che: “at-tualmente, la democrazia sta gua-dagnando terreno, sia nel mondoche nel bacino mediterraneo. Ini-ziamo a prendere tutti coscienza,come prima di noi i nostri ante-nati dell’antichità – Greci, Fenici,Cartaginesi, Iberi, Egizi e moltialtri – del fatto che il Mediterra-neo dovrebbe costituire uno stru-mento di unione e non rappre-sentare un fossato tra i Paesi deipopoli rivieraschi ed i parlamen-tari, eletti dal popolo, dovrebbe-ro indicare la via da seguire in

questa direzione. E’ quanto stia-mo facendo sulla riva nord delMediterraneo, in Europa. Lo sfor-zo di unificazione del nostro con-tinente dura ormai da più di mez-zo secolo e abbiamo superato lenumerose divisioni storiche checaratterizzavano l’Europa e su-pereremo gli ostacoli futuri. L’a-zione svolta dalla FondazioneMediterraneo e, specialmente,dalla sede di Amman, va in que-sta direzione operando attraver-so iniziative concrete per elimi-nare pregiudizi e incomprensioniaffidando al linguaggio universa-le dell’arte e della creatività ilcompito di valorizzare le diffe-renti identità e culture in un cli-ma di pace e cooperazione reci-proca”.La principessa Wijdan Ali ha rin-graziato i partecipanti sottoli-neando il forte legame con la Fon-dazione Mediterraneo ed il rin-novato impegno per i prossimi seianni. Una sfida difficile, ma chegode dell’esperienza di un lungosodalizio che continuerà a costi-tuirsi come punto fondamentaledell’azione della Fondazione Me-diterraneo e, con essa, per la pa-ce e lo sviluppo della regione.

* presidente della FondazioneMediterraneo

GIORDANIA. 1

Nuova sede per la Fondazione Mediterraneo

Molte e qualificate le attività svolte grazie alla coopera-zione con la Royal Society of Fine Arts. Di seguito si elen-cano le principali:- I “Forum Civili Euromed” di Barcellona (1995) e Napoli

(1997 e 2003), che hanno coinvolto circa 5000 rappre-sentanti di 36 Paesi introducendo le tematiche dell’ar-te e della creatività quale strumento per la conoscenza,il dialogo e la pace nella regione.

- La “Conferenza Euromediterranea” di Amman ( 10 e 11ottobre 2000), svoltasi in onore di Re Hussein con un’a-nalisi attenta del ruolo dell’informazione nell’area eu-romediterranea e, specialmente, dell’etica dell’infor-mazione;

- I “Seminari di Formazione per Sceneggiatori” (2002),che hanno consentito a più di 100 giovani dei paesi ara-bo-mediterranei di poter accedere a tecniche di scritturaprofessionali e, ad alcuni di loro, di vedere realizzati, con

film prodotti dal mercato, le sceneggiature elaboratedurante i corsi;

- I “Festival del Cinema dei Paesi Arabo-Mediterranei”(2000-2004), con cui è stato possibile restaurare moltifilm dei paesi arabi (di registi famosi, quali Salah AbouSeif) e di realizzare 18 festival nelle grandi citta europeeper promuovere la cinematografia passata e attuale deiprincipali paesi arabi;

- La mostra itinerante “Breaking the Veils”, che ha por-tato in 13 città Euro-mediterranee – da Milano a Napo-li, da Barcellona a Lussemburgo, ecc. – le opere di 51 ar-tiste provenienti dai Paesi Islamici, contribuendo allapromozione del Dialogo tra le Culture;

- La pubblicazione nelle lingue occidentali di molti testiarabi sulle tematiche dell’arte e della creatività, chehanno contribuito ad una maggiore comprensione diculture e tradizioni diverse.

Principali attività svolte dalla rappresentanza ad Amman

Da sinistra: Wijdan Ali, Pierferdinando Casini e Claudio Azzolini al momentodell’inaugurazione della sede di Amman della Fondazione Mediterraneo

Da sinistra: Khalid Khreis, Gianfranco Giorgolo, Learco Saporito, Wijdan Ali,Pierferdinando Casini, Claudio Azzolini e Gianni Nieddu

Sono stati inaugurati nelgiorno dell’anniversariodell’attentato alle TorriGemelle di New York i la-vori dell’Assemblea Parla-mentare del Mediterraneo(Pam), il nuovo organismoche mira al potenziamen-to del dialogo e della coo-perazione politica tra ipaesi del Bacino.

Una coincidenza sotto-lineata nel discorso diapertura dal presidentedell’Unione Interparla-mentare (Ipu) Pier Ferdi-nando Casini. “L’11/9 quiad Amman si contrappo-ne nel nome del dialogo edella pace a quell’11/9 dimorte e distruzione,” hadichiarato. “Sono passaticinque anni da quel cri-mine che ha sconvolto l’u-manità e ancora una vol-ta, come nei momenti piùdifficili della storia uma-na, possiamo constatare

che non hanno vinto l’o-dio e la violenza, ma è pre-valso il bisogno di andareavanti coesistendo e dia-logando, come quest’As-semblea dimostra”, ha ag-giunto. “Questo forumparlamentare è particolar-mente importante per iPaesi arabi che avvertono“ingiustizia” rispetto allepolitiche internazionali,”ha sottolineato il presi-dente della Camera dei de-putati hashemita Ab-dulhadi Majali, e presi-dente del Pam per la gior-nata odierna.

Claudio Azzolini, vice-presidente dell’Assembleaparlamentare del Consi-glio d’Europa, ha eviden-ziato che: “in una interes-sante raccomandazionedell’Assemblea parlamen-tare del Consiglio d’Euro-pa del 1979, dal titolo:“La situazione nella re-

gione mediterranea” si fa-ceva cenno ai legami geo-grafici, storici, politici,economici e culturali cheuniscono l’insieme deiPaesi europei a quelli del-l’area mediterranea.

La raccomandazione ri-cordava che la la sicurez-za, la cooperazione ed ilbenessere dell’insieme deiPaesi europei dipendono,in larga misura, dall’evo-

luzione della situazionenei Paesi del bacino delMediterraneo. Dichiara-va, inoltre, che lo svilup-po di relazioni di buon vi-cinato e comprensione re-ciproca tra i Paesi medi-terranei si basa su unastretta collaborazione intutti gli ambiti e sollecita-va una cooperazione atti-va tra i Paesi del Mediter-raneo, istituendo tra que-

sti una collaborazione pa-ritaria, scevra da discrimi-nazioni. Essa rammenta-va altresì che una stabilitàpolitica duratura si fondasulla stabilità e sul pro-gresso economico e socia-le, nonché sulla libertà e leregole della democrazia.Infine, invitava i governidegli Stati membri delConsiglio d’Europa ad in-tensificare la cooperazionetra i Paesi interessati, al fi-ne di promuovere la pacee lo sviluppo economico esociale.

Nello stesso spirito diquel testo, il Consigliod’Europa e la sua Assem-blea parlamentare hannofatto tutto quanto in loropotere per rafforzare i le-gami con l’intera area me-diterranea, attraverso leiniziative volte a portarela pace in Medio Oriente,soprattutto tramite una

partecipazione attiva del-le parti coinvolte ai dibat-titi politici. Per questoplaudiamo alla nascita diquesta Assemblea che na-sce sotto buoni auspici ein un clima di grande ar-monia e unanimità”.

L’Assemblea Parlamen-tare del Mediterraneo -riunitasi per la prima vol-ta, dopo l’assemblea co-stitutiva di Atene, nel giu-gno 2005 a Napoli, pro-prio presso la sede dellaFondazione Mediterraneo- avrà la sede del segreta-riato a Malta e sarà pre-sieduta per i prossimi dueanni dal presidente dellaCamera dei deputati delMarocco, AbdelwahedRadi, che avvierà il primocompito dell’assise: creareuna visione del Medite-ranneo a lungo terminecapace di oltrepassare gliinteressi a breve termine.

Nasce l’assemblea parlamentare dei Paesi del BacinoGIORDANIA. 2

Giovedì 14 settembre 2006 20MEDITERRANEOIL DENARO

Michele Capasso, presidente della Fondazione Mediterraneo.con Abdelwahed Radi, presidente del Parlamento del Marocco

“Al-Ghad” 16 settembre 2006

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“Il Denaro” 20 ottobre 2006

Algeri, 27 febbraio 2006. A con-clusione del Congresso “Dialo-go Nord-Sud” organizzato dalMovimento Europeo Interna-zionale in collaborazione, tra glialtri, con la Fondazione Medi-terraneo, comunico al Ministrodegli Esteri algerino Bedjaouiche la giuria gli ha attribuito il“Premio Mediterraneo Diplo-mazia 2006”.Poco prima Bedjaoui avevaespresso il proprio rammaricoper “lo spogliarello insolente diun ministro italiano”, riferen-dosi alla sciagurata azione del-l’ex ministro leghista Calderoli.La notizia del premio a lui at-tribuito è l’occasione per “ri-mettere le cose al giusto posto”e, per questo, in quell’occasionecosì si espresse: “Vi sono dei momenti privile-giati nel corso della vita che Dioci offre e che si svolgono per cia-scuno di noi secondo una mito-logia molto mediterranea. Il mo-mento eccezionale che mi offri-te di vivere appartiene a eventidi questo tipo, con l’attribuzio-ne di questo premio annuncia-tomi dall’architetto Michele Ca-passo. Mi rendete felice al di làdi ogni espressione. Come tro-vare le parole di ringraziamen-to, le parole più chiare per espri-mervi la mia gratitudine? La miaricerca è vana e vi rinuncio.De-vo quindi limitarmi a trovare ri-fugio in ciò che a voi sembreràla banalità di un “grazie” trop-po sprecato. Ma chiamo in soc-corso tutta l’autorità di Stépha-ne Mallarmé per conferire allaparola “grazie”, troppo logoraper il suo uso frequente e pro-lungato, e per darle – grazie al-lo scrittore – tutta la sua magia,la sua profondità, soprattuttoallorché, com’è il caso adesso

per me, questa parola è sentitasinceramente “in intimo corde”,nel mio intimo. Ed eccomi esortato a sentirmicome fossi a casa mia in questagrande casa, la Casa del Medi-terraneo, grazie a questo rico-noscimento che mi accingo adaccettare con il piacere che gliantichi provavano nel momen-to di varcare la soglia dei loroospiti con le mani piene di bur-ro e miele. La nostra Casa Me-diterranea è grande. Ha l’ambi-zione ed i mezzi a dispetto del-le difficoltà incontrate qui e là.I fallimenti o i successi mitigatinon sono di quelli che ci barra-

no la via della speranza. Vedre-mo la nostra casa crescere, di-ventare più bella e costruita so-lidamente. È una sorta di desti-no al quale fatalmente non pos-siamo sfuggire, e gioisco che nel-la circostanza attuale, almenoper questa volta, il fato sia fa-vorevole a noi poveri mortali.La nostra storia è la geografiache condividiamo, gli scambieconomici, i flussi migratori, lestesse preoccupazioni sulle gran-di questioni all’ordine del gior-no: a tutto ciò non possiamosfuggire. Tutto questo ci obbli-ga ad un partenariato da svol-gersi con uno spirito di concer-

tazione e di rispetto reciproco.Vorrei che oggi tutte le barriereche troppo spesso ci impedisco-no di vivere insieme si annien-tassero. Che su questa soglia,sulla soglia di questa grande Ca-sa del Mediterraneo, noi potes-simo accogliere, al nostro fian-co, tutti coloro e tutte coloroche sono desiderosi di fortifica-re ciò che noi abbiamo già co-minciato a costruire. “La fée du logis” (L’angelo delfocolare) di Gérard de Nervalnon azzarda troppo nel mo-mento in cui immagina una ca-sa bella e solida che ci possacontenere tutti, permettendocidi vivere insieme in libertà e nelrispetto di ciò che siamo e dichi ci ha creati. Diversi ed uni-ti attorno al nostro “piccologrande mare”. E’ con questospirito che verrò a Napoli a ri-tirare il Premio che avete volu-to assegnarmi”. Dopo di alloraho incontrato MohamedBedjaoui ad Algeri il 10 maggioscorso, per organizzare la ceri-

monia che oggi si svolge qui aNapoli alla Maison de la Mé-diterranée.Sono nello studio del Ministroaccompagnato dai suoi colla-boratori e dall’ambasciatore d’I-talia Verderame. Da poco ab-biamo saputo che Giorgio Na-politano è stato eletto Presiden-te della Repubblica. Il MinistroBedjaoui si compiace per que-sta scelta e per il fatto che, adavergli comunicato la notizia,sia stato un “napoletano” d’Al-geri.E non è un caso che oggi il Mi-nistro Bedjaoui incontri, primadi venire a Napoli, proprio ilPresidente Napolitano.Ma Bedjaoui è soprattutto unuomo di cultura. E con lui hoavuto il privilegio di parlare de-gli argomenti più importanti og-gi presenti sul tavolo della co-struzione di una vera interazio-ne culturale. Con lui ho parlato dell’espe-rienza svolta in questi ultimi do-dici anni con la Fondazione Me-diterraneo che ha dimostratoche il dialogo può portare ad uncambiamento nella mentalitàdell’individuo, ma non nel suocredo. Non è il contenuto dellafede che deve cambiare, ma lamentalità delle persone verso al-tre religioni ed idee. La gente èla stessa in tutte le religioni e loscopo fondamentale, che perse-guiamo con tenacia, è quello diunirla. Se il nostro fine è un mondo incui regni la convivenza pacifica,se pensiamo che nessuna guer-ra o azione possano essere cal-deggiate in nome della religione,allora il dialogo interculturaleed interreligioso è indispensabi-le: un dialogo che significa co-municazione tra simili, che vuoldire non solo “parlare” ma, so-prattutto, “ascoltare “ il prossi-mo con rispetto e con attenzio-ne imparando a capirlo e cer-cando di farsi capire. Con pa-role semplici.Ed è con questo spirito che ac-cogliamo oggi MohamedBedjaoui. Un amico ed un com-pagno di percorso con il qualesperiamo di poter contribuireallo sviluppo dell’Algeria e del-l’intera regione mediterranea.

Venerdì 20 ottobre 2006 19IL DENARO

MEDITERRANEOFONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

A Mohamed Bedjaoui il Premio Diplomazia

IL MENSILE DEL DENARO

Nato a Sidi Bel-Abbès il 21 septembre1929, Mohamed Bedjaoui si è laureato inlegge all’Università di Grenoble nel 1956dove si è successivamente specializzatoall’Istituto di studi politici. Prima avevaesercitato il tirocinio alla Corte d’Appellodi Grenoble per diventare ricercatore alCentre national de la recherche scientifi-que (CNRS) tra il 1953 e il 1956.Dopo la fine della guerra di liberazionenazionale, ha svolto la funzione di consi-gliere giuridico del Fronte Nazionale di Li-berazione, poi del Governo provvisoriodella Repubblica algerina dal 1956 all’in-dipendenza. Egli è stato sherpa della de-legazione algerina ai negoziati di Evian e Lurgin per l’in-dipendenza dell’Algeria. Una volta giunti all’indipen-denza del suo Paese, è stato nominato Capo di Gabi-netto del Presidente dell’Assemblea Nazionale Costi-tuente nel 1962 e, poi, segretario generale del Governodal 1962 al 1964 e ministro della Giustizia dal 1964 al1970. E’ a partire da quest’anno che inizia la sua carrie-ra diplomatica. Nominato ambasciatore d’Algeria inFrancia (1970-1979) diventerà poi anche delegato per-manente dell’Algeria all’Unesco (1971-1979). Dal 1979al 1982 diviene l’ambasciatore e rappresentante per-manente dell’Algeria presso le Nazioni unite a New Yorke, contestualmente, presidente del Gruppo dei 77 a NewYork (1981-1982). Durante questo mandato è vicepre-sidente del Consiglio delle Nazioni Unite per la Namibia

e presidente del Gruppo di contatto per Ci-pro (1979-1982).A partire dal 1977 è mem-bro dell’Istituto di diritto internazionale eprimo vicepresidente dello stesso istituto.Mohamed Bedjaoui occuperà anche po-sti di responsabilità nel Consiglio esecuti-vo dell’Unesco. Durante la sua carriera haricevuto riconoscimenti significativi qua-li: l’Ordine al Merito Alaouita del Regnodel Marocco (1963) ; l’Ordine della Re-pubblica Araba d’Egitto (1963); l’Ordinedella Resistenza d’Algeria (1984 e 2004)ed altri.Mohamed Bedjaoui è autore di numero-se pubblicazioni e di oltre 300 articoli sui

temi del diritto pubblico internazionale, del diritto co-stituzionale, dell’arbitrato internazionale . Tra le pub-blicazioni si citano: "Fonction publique internationaleet influences nationales" - 1958, "La Révolution algé-rienne et le Droit", "Traités et conventions de lÅfAlgé-rie", 1963-1964, "Problèmes récents de succession dÅ-fEtats dans les Etats nouveaux", " Recueil des cours del’Académie de droit international "(1970), "Non-Ali-gnement et droit international", " Recueil des cours del’Académie de droit international " (1976). Bedjaoui è,in conclusione, una personalità in cui la competenzaprofessionale, la qualità culturale e l’esperienza politi-ca si fondono in un " unicum " che ne fa un punto di ri-ferimento per costituire nell’area euromediterraneauna grande coalizione di valori e di interessi condivisi.

Un lungo percorso al servizio del dialogo tra le culture

Il ministro degli Esteri della Repubblica d’Algeria, Moha-med Bedjaoui, – accompagnato da una delegazione com-posta, tra gli altri, dall’Ambasciatore d’Italia ad AlgeriGianfranco Verderame e dall’Ambasciatore d’Algeria inItalia Rachid Marif - sarà in visita oggi a Napoli alla Fon-dazione Mediterraneo dopo aver incontrato nella mat-tinata di ieri a Roma il Presidente della Repubblica Gior-gio Napolitano. Ad aprire la cerimonia sarà l’inaugura-zione, nella sede della Maison de la Méditerranée di Na-poli, della “Sala Algeri” quale riconoscimento e testimo-nianza verso una delle grandi città del Mediterraneo,culla delle più antiche civiltà.Seguiranno l’assegnazione del “Premio MediterraneoDiplomazia 2006” al ministro Bedjaoui e la consegna del-la targa per la nuova sede di Algeri della Fondazione Me-diterraneo, che sarà ufficialmente operativa dal prossi-mo dicembre e sarà allocata presso la Biblioteca Nazio-nale d’Algeria.Nel corso dell’evento è prevista anche la presentazionedelle attività principali della sede di Algeri tra le quali: ilprogramma “Bibliopolis” (per diffondere la lettura neicentri rurali attraverso camper appositamente attrezza-ti); corsi di formazione per bibliotecai; attività di tradu-zione e diffusione delle letterature dei paesi arabi in Eu-ropa e viceversa; realizzazione di una “Biennale della let-tura”. Il ministro Bedjaoui sarà accolto dai membri del-la Fondazione: il presidente Michele Capasso, la vice-presidente Caterina Arcidiacono, il responsabile per irapporti istituzionali Claudio Azzolini, il direttore scien-

tifico Nullo Minissi, il presidente del Consiglio Scientifi-co Predrag Matvejevic, la responsabile per la Società Ci-vile Wassyla Tamzali.Per le istituzioni saranno presenti Umberto Ranieri (Pre-sidente della Commissione Esteri della Camera dei de-putati), il prefetto di Napoli Renato Profili, il Vicepresi-dente della Regione Campania ed Assessore al Mediter-raneo Antonio Valiante, il Presidente del Consiglio Co-munale di Napoli Leonardo Impegno ed altre auto-rità.Saranno altresì presenti i responsabili delle Sedi neiPaesi mediterranei della Fondazione ed i principali part-ner istituzionali.

Oggi la cerimonia nella nuova sala Algeri della Maison

Mohamed Bedjaoui

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In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informazionee di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, economici e cul-turali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioni un’opportunità disviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.30

TGMEDe in replica alle 17.30, 20.20 e alle 11 del giorno successivo

DAL LUNEDÌ AL SABATO

La TV del Denaro

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Algeri: 27 febbraio 2006 il presidente Michele Capassocomunica al ministro Bedjaoui l’attribuzione del premio

� Michele Capasso

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Giornale dell’Europa MediterraneaANNO XVI - N° 199 SABATO 21 OTTOBRE 2006 2 EURO IL DENARO CON IL DENARO SANITÀ: 2,5 EURO

IL DENAROdenaro.it

Mediterraneo (al centro del giornale)>>> 39

INCENTIVIESPANSIONE INTERNAZIONALE

� Piero Formica Arianna Trevisani

Lo stile della Maison Dubai attrae inmisura crescente l’attenzione di unaplatea internazionale sempre più vasta.Negli anni Cinquanta spopolava tra gliintellettuali la Maison Urss. I suoi abi-ti avevano il fascino della pianificazio-ne centralizzata, della sostituzione del-le importazioni e degli investimentipubblici nell’industria pesante. Tra glianni Settanta e Novanta, prima la Mai-son Giappone e poi quella delle “tigri”del Sud Est asiatico hanno riscosso suc-cesso universale con i loro modelli distampo mercantile e imprenditoriale.Oggi va di moda la Maison Pechino ela Maison Shanghai, ma non è da me-no la Maison Dubai.Non sono tanti decenni, a recarsi a Du-bai erano i fabbricanti di bottoni che neacquistavano le conchiglie di madre-perla, allora insieme alla pastorizia epiù indietro nel tempo la pirateria l’u-nica attività economica della regione.Oggi Dubai, localizzata in un nodo lo-gistico strategico dei traffici interna-zionali, è un melting pot di locali edespatriati che popolano Internet City,Media City e il Knowledge Village. Conquesti artefatti, arricchiti dal CultureVillage ora in via di realizzazione, Du-bai intende offrire uno stile di vita mol-to stimolante per gli imprenditori del-la conoscenza e gli intellettuali. Dalladiversità culturale la città vorrebbetrarre la sua forza di attrazione di uo-mini e mezzi da tutto il mondo.Le cifre di cui vanno orgogliosi i go-vernanti dell’Emirato sono molte. L’ae-roporto internazionale connette più di160 destinazioni nel mondo e nel 2005ha registrato 25 milioni circa di pas-seggeri. Tra il 1999 e il 2004 il tasso dicrescita reale dell’economia è stato me-diamente del 7 per cento all’anno. ADubai sono insediate quasi tutte legrandi corporation tra le prime 500classificate da Fortune. Ormai solo il 6 per cento del Pil è at-tribuibile al petrolio e al gas. L’econo-mia di Dubai è quella che più di tuttesi è diversificata nella regione del GolfoPersico.

Via alle domande per il nuovo bando Iso-la, che finanzia con 30 milioni imprese, en-ti formativi e disoccupati per corsi di for-mazione in azienda. Obiettivo: facilitarel’inserimento nel mondo del lavoro. Le im-prese avranno la possibilità di formarenuovi lavoratori e alla fine del percorso va-

lutare l’opportunità di assumere persona-le qualificato. Il progetto Isola è promos-so da Corrado Gabriele, assessore regio-nale alla Formazione, che annuncia la rea-lizzazione nei prossimi giorni di seminariinformativi per le aziende.

Maison DubaiCemento nel deserto

OGGI SU

878DISKYLa TV del Denaro

Formazione in azienda: via alle domande per il bando da 30 mln

Masucci: Pronto a sostenere la candidatura con Coccia e Nerli

Pmi, assunzioni più facili con Isola

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Premio a Bedjaoui, uomo del dialogo

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Napoli. Rito civile, Pisani Massamormile:La legge sul processo va riscritta >>> 33

Avellino. Aumentano le disoccupate,ma anche le imprenditrici >>> 45

Benevento. Prima struttura della Campaniaper i disabili senza famiglia >>> 48

Caserta. Provincia, via al pianoper il rilancio del territorio >>> 49

Salerno. Prodotti tipici e pacchetti turistici:Villani tratta con i manager russi >>> 51

Italia (S&P/Mib) -0,28%da inizio anno 10,55%

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La Fondazione Mediterraneo assegna il Premio Diplomazia 2006 al ministro degli Esteri dell’Al-geria Mohamed Bedjaoui. Nella foto, un momento della premiazione ieri alla Maison de laMéditerranée di Napoli. Da sinistra: Leonardo Impegno, presidente del Consiglio Comunale diNapoli; Michele Capasso, presidente della Fondazione Mediterraneo; Mohamed Bedjaoui;Umberto Ranieri, presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati e AntonioValiante, vicepresidente della Regione Campania. >>> 39

Orchidee, asparagi e tartufi di qualità: agricoltura innovativa alla Federico II >>> 59

Il palinsesto completo è a pagina 6Denaro Tv è disponibile anche:• in chiaro sulle frequenze di Telelibera nelle ore

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“Il Denaro” 20 ottobre 2006

Algeri, 27 febbraio 2006. A con-clusione del Congresso “Dialo-go Nord-Sud” organizzato dalMovimento Europeo Interna-zionale in collaborazione, tra glialtri, con la Fondazione Medi-terraneo, comunico al Ministrodegli Esteri algerino Bedjaouiche la giuria gli ha attribuito il“Premio Mediterraneo Diplo-mazia 2006”.Poco prima Bedjaoui avevaespresso il proprio rammaricoper “lo spogliarello insolente diun ministro italiano”, riferen-dosi alla sciagurata azione del-l’ex ministro leghista Calderoli.La notizia del premio a lui at-tribuito è l’occasione per “ri-mettere le cose al giusto posto”e, per questo, in quell’occasionecosì si espresse: “Vi sono dei momenti privile-giati nel corso della vita che Dioci offre e che si svolgono per cia-scuno di noi secondo una mito-logia molto mediterranea. Il mo-mento eccezionale che mi offri-te di vivere appartiene a eventidi questo tipo, con l’attribuzio-ne di questo premio annuncia-tomi dall’architetto Michele Ca-passo. Mi rendete felice al di làdi ogni espressione. Come tro-vare le parole di ringraziamen-to, le parole più chiare per espri-mervi la mia gratitudine? La miaricerca è vana e vi rinuncio.De-vo quindi limitarmi a trovare ri-fugio in ciò che a voi sembreràla banalità di un “grazie” trop-po sprecato. Ma chiamo in soc-corso tutta l’autorità di Stépha-ne Mallarmé per conferire allaparola “grazie”, troppo logoraper il suo uso frequente e pro-lungato, e per darle – grazie al-lo scrittore – tutta la sua magia,la sua profondità, soprattuttoallorché, com’è il caso adesso

per me, questa parola è sentitasinceramente “in intimo corde”,nel mio intimo. Ed eccomi esortato a sentirmicome fossi a casa mia in questagrande casa, la Casa del Medi-terraneo, grazie a questo rico-noscimento che mi accingo adaccettare con il piacere che gliantichi provavano nel momen-to di varcare la soglia dei loroospiti con le mani piene di bur-ro e miele. La nostra Casa Me-diterranea è grande. Ha l’ambi-zione ed i mezzi a dispetto del-le difficoltà incontrate qui e là.I fallimenti o i successi mitigatinon sono di quelli che ci barra-

no la via della speranza. Vedre-mo la nostra casa crescere, di-ventare più bella e costruita so-lidamente. È una sorta di desti-no al quale fatalmente non pos-siamo sfuggire, e gioisco che nel-la circostanza attuale, almenoper questa volta, il fato sia fa-vorevole a noi poveri mortali.La nostra storia è la geografiache condividiamo, gli scambieconomici, i flussi migratori, lestesse preoccupazioni sulle gran-di questioni all’ordine del gior-no: a tutto ciò non possiamosfuggire. Tutto questo ci obbli-ga ad un partenariato da svol-gersi con uno spirito di concer-

tazione e di rispetto reciproco.Vorrei che oggi tutte le barriereche troppo spesso ci impedisco-no di vivere insieme si annien-tassero. Che su questa soglia,sulla soglia di questa grande Ca-sa del Mediterraneo, noi potes-simo accogliere, al nostro fian-co, tutti coloro e tutte coloroche sono desiderosi di fortifica-re ciò che noi abbiamo già co-minciato a costruire. “La fée du logis” (L’angelo delfocolare) di Gérard de Nervalnon azzarda troppo nel mo-mento in cui immagina una ca-sa bella e solida che ci possacontenere tutti, permettendocidi vivere insieme in libertà e nelrispetto di ciò che siamo e dichi ci ha creati. Diversi ed uni-ti attorno al nostro “piccologrande mare”. E’ con questospirito che verrò a Napoli a ri-tirare il Premio che avete volu-to assegnarmi”. Dopo di alloraho incontrato MohamedBedjaoui ad Algeri il 10 maggioscorso, per organizzare la ceri-

monia che oggi si svolge qui aNapoli alla Maison de la Mé-diterranée.Sono nello studio del Ministroaccompagnato dai suoi colla-boratori e dall’ambasciatore d’I-talia Verderame. Da poco ab-biamo saputo che Giorgio Na-politano è stato eletto Presiden-te della Repubblica. Il MinistroBedjaoui si compiace per que-sta scelta e per il fatto che, adavergli comunicato la notizia,sia stato un “napoletano” d’Al-geri.E non è un caso che oggi il Mi-nistro Bedjaoui incontri, primadi venire a Napoli, proprio ilPresidente Napolitano.Ma Bedjaoui è soprattutto unuomo di cultura. E con lui hoavuto il privilegio di parlare de-gli argomenti più importanti og-gi presenti sul tavolo della co-struzione di una vera interazio-ne culturale. Con lui ho parlato dell’espe-rienza svolta in questi ultimi do-dici anni con la Fondazione Me-diterraneo che ha dimostratoche il dialogo può portare ad uncambiamento nella mentalitàdell’individuo, ma non nel suocredo. Non è il contenuto dellafede che deve cambiare, ma lamentalità delle persone verso al-tre religioni ed idee. La gente èla stessa in tutte le religioni e loscopo fondamentale, che perse-guiamo con tenacia, è quello diunirla. Se il nostro fine è un mondo incui regni la convivenza pacifica,se pensiamo che nessuna guer-ra o azione possano essere cal-deggiate in nome della religione,allora il dialogo interculturaleed interreligioso è indispensabi-le: un dialogo che significa co-municazione tra simili, che vuoldire non solo “parlare” ma, so-prattutto, “ascoltare “ il prossi-mo con rispetto e con attenzio-ne imparando a capirlo e cer-cando di farsi capire. Con pa-role semplici.Ed è con questo spirito che ac-cogliamo oggi MohamedBedjaoui. Un amico ed un com-pagno di percorso con il qualesperiamo di poter contribuireallo sviluppo dell’Algeria e del-l’intera regione mediterranea.

Venerdì 20 ottobre 2006 19IL DENARO

MEDITERRANEOFONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

A Mohamed Bedjaoui il Premio Diplomazia

IL MENSILE DEL DENARO

Nato a Sidi Bel-Abbès il 21 septembre1929, Mohamed Bedjaoui si è laureato inlegge all’Università di Grenoble nel 1956dove si è successivamente specializzatoall’Istituto di studi politici. Prima avevaesercitato il tirocinio alla Corte d’Appellodi Grenoble per diventare ricercatore alCentre national de la recherche scientifi-que (CNRS) tra il 1953 e il 1956.Dopo la fine della guerra di liberazionenazionale, ha svolto la funzione di consi-gliere giuridico del Fronte Nazionale di Li-berazione, poi del Governo provvisoriodella Repubblica algerina dal 1956 all’in-dipendenza. Egli è stato sherpa della de-legazione algerina ai negoziati di Evian e Lurgin per l’in-dipendenza dell’Algeria. Una volta giunti all’indipen-denza del suo Paese, è stato nominato Capo di Gabi-netto del Presidente dell’Assemblea Nazionale Costi-tuente nel 1962 e, poi, segretario generale del Governodal 1962 al 1964 e ministro della Giustizia dal 1964 al1970. E’ a partire da quest’anno che inizia la sua carrie-ra diplomatica. Nominato ambasciatore d’Algeria inFrancia (1970-1979) diventerà poi anche delegato per-manente dell’Algeria all’Unesco (1971-1979). Dal 1979al 1982 diviene l’ambasciatore e rappresentante per-manente dell’Algeria presso le Nazioni unite a New Yorke, contestualmente, presidente del Gruppo dei 77 a NewYork (1981-1982). Durante questo mandato è vicepre-sidente del Consiglio delle Nazioni Unite per la Namibia

e presidente del Gruppo di contatto per Ci-pro (1979-1982).A partire dal 1977 è mem-bro dell’Istituto di diritto internazionale eprimo vicepresidente dello stesso istituto.Mohamed Bedjaoui occuperà anche po-sti di responsabilità nel Consiglio esecuti-vo dell’Unesco. Durante la sua carriera haricevuto riconoscimenti significativi qua-li: l’Ordine al Merito Alaouita del Regnodel Marocco (1963) ; l’Ordine della Re-pubblica Araba d’Egitto (1963); l’Ordinedella Resistenza d’Algeria (1984 e 2004)ed altri.Mohamed Bedjaoui è autore di numero-se pubblicazioni e di oltre 300 articoli sui

temi del diritto pubblico internazionale, del diritto co-stituzionale, dell’arbitrato internazionale . Tra le pub-blicazioni si citano: "Fonction publique internationaleet influences nationales" - 1958, "La Révolution algé-rienne et le Droit", "Traités et conventions de lÅfAlgé-rie", 1963-1964, "Problèmes récents de succession dÅ-fEtats dans les Etats nouveaux", " Recueil des cours del’Académie de droit international "(1970), "Non-Ali-gnement et droit international", " Recueil des cours del’Académie de droit international " (1976). Bedjaoui è,in conclusione, una personalità in cui la competenzaprofessionale, la qualità culturale e l’esperienza politi-ca si fondono in un " unicum " che ne fa un punto di ri-ferimento per costituire nell’area euromediterraneauna grande coalizione di valori e di interessi condivisi.

Un lungo percorso al servizio del dialogo tra le culture

Il ministro degli Esteri della Repubblica d’Algeria, Moha-med Bedjaoui, – accompagnato da una delegazione com-posta, tra gli altri, dall’Ambasciatore d’Italia ad AlgeriGianfranco Verderame e dall’Ambasciatore d’Algeria inItalia Rachid Marif - sarà in visita oggi a Napoli alla Fon-dazione Mediterraneo dopo aver incontrato nella mat-tinata di ieri a Roma il Presidente della Repubblica Gior-gio Napolitano. Ad aprire la cerimonia sarà l’inaugura-zione, nella sede della Maison de la Méditerranée di Na-poli, della “Sala Algeri” quale riconoscimento e testimo-nianza verso una delle grandi città del Mediterraneo,culla delle più antiche civiltà.Seguiranno l’assegnazione del “Premio MediterraneoDiplomazia 2006” al ministro Bedjaoui e la consegna del-la targa per la nuova sede di Algeri della Fondazione Me-diterraneo, che sarà ufficialmente operativa dal prossi-mo dicembre e sarà allocata presso la Biblioteca Nazio-nale d’Algeria.Nel corso dell’evento è prevista anche la presentazionedelle attività principali della sede di Algeri tra le quali: ilprogramma “Bibliopolis” (per diffondere la lettura neicentri rurali attraverso camper appositamente attrezza-ti); corsi di formazione per bibliotecai; attività di tradu-zione e diffusione delle letterature dei paesi arabi in Eu-ropa e viceversa; realizzazione di una “Biennale della let-tura”. Il ministro Bedjaoui sarà accolto dai membri del-la Fondazione: il presidente Michele Capasso, la vice-presidente Caterina Arcidiacono, il responsabile per irapporti istituzionali Claudio Azzolini, il direttore scien-

tifico Nullo Minissi, il presidente del Consiglio Scientifi-co Predrag Matvejevic, la responsabile per la Società Ci-vile Wassyla Tamzali.Per le istituzioni saranno presenti Umberto Ranieri (Pre-sidente della Commissione Esteri della Camera dei de-putati), il prefetto di Napoli Renato Profili, il Vicepresi-dente della Regione Campania ed Assessore al Mediter-raneo Antonio Valiante, il Presidente del Consiglio Co-munale di Napoli Leonardo Impegno ed altre auto-rità.Saranno altresì presenti i responsabili delle Sedi neiPaesi mediterranei della Fondazione ed i principali part-ner istituzionali.

Oggi la cerimonia nella nuova sala Algeri della Maison

Mohamed Bedjaoui

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In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informazionee di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, economici e cul-turali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioni un’opportunità disviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.30

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Algeri: 27 febbraio 2006 il presidente Michele Capassocomunica al ministro Bedjaoui l’attribuzione del premio

� Michele Capasso

“Il Denaro” 21 ottobre 2006

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Giornale dell’Europa MediterraneaANNO XVI - N° 199 SABATO 21 OTTOBRE 2006 2 EURO IL DENARO CON IL DENARO SANITÀ: 2,5 EURO

IL DENAROdenaro.it

Mediterraneo (al centro del giornale)>>> 39

INCENTIVIESPANSIONE INTERNAZIONALE

� Piero Formica Arianna Trevisani

Lo stile della Maison Dubai attrae inmisura crescente l’attenzione di unaplatea internazionale sempre più vasta.Negli anni Cinquanta spopolava tra gliintellettuali la Maison Urss. I suoi abi-ti avevano il fascino della pianificazio-ne centralizzata, della sostituzione del-le importazioni e degli investimentipubblici nell’industria pesante. Tra glianni Settanta e Novanta, prima la Mai-son Giappone e poi quella delle “tigri”del Sud Est asiatico hanno riscosso suc-cesso universale con i loro modelli distampo mercantile e imprenditoriale.Oggi va di moda la Maison Pechino ela Maison Shanghai, ma non è da me-no la Maison Dubai.Non sono tanti decenni, a recarsi a Du-bai erano i fabbricanti di bottoni che neacquistavano le conchiglie di madre-perla, allora insieme alla pastorizia epiù indietro nel tempo la pirateria l’u-nica attività economica della regione.Oggi Dubai, localizzata in un nodo lo-gistico strategico dei traffici interna-zionali, è un melting pot di locali edespatriati che popolano Internet City,Media City e il Knowledge Village. Conquesti artefatti, arricchiti dal CultureVillage ora in via di realizzazione, Du-bai intende offrire uno stile di vita mol-to stimolante per gli imprenditori del-la conoscenza e gli intellettuali. Dalladiversità culturale la città vorrebbetrarre la sua forza di attrazione di uo-mini e mezzi da tutto il mondo.Le cifre di cui vanno orgogliosi i go-vernanti dell’Emirato sono molte. L’ae-roporto internazionale connette più di160 destinazioni nel mondo e nel 2005ha registrato 25 milioni circa di pas-seggeri. Tra il 1999 e il 2004 il tasso dicrescita reale dell’economia è stato me-diamente del 7 per cento all’anno. ADubai sono insediate quasi tutte legrandi corporation tra le prime 500classificate da Fortune. Ormai solo il 6 per cento del Pil è at-tribuibile al petrolio e al gas. L’econo-mia di Dubai è quella che più di tuttesi è diversificata nella regione del GolfoPersico.

Via alle domande per il nuovo bando Iso-la, che finanzia con 30 milioni imprese, en-ti formativi e disoccupati per corsi di for-mazione in azienda. Obiettivo: facilitarel’inserimento nel mondo del lavoro. Le im-prese avranno la possibilità di formarenuovi lavoratori e alla fine del percorso va-

lutare l’opportunità di assumere persona-le qualificato. Il progetto Isola è promos-so da Corrado Gabriele, assessore regio-nale alla Formazione, che annuncia la rea-lizzazione nei prossimi giorni di seminariinformativi per le aziende.

Maison DubaiCemento nel deserto

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Formazione in azienda: via alle domande per il bando da 30 mln

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Xxxxxxx“Il Denaro” 21 ottobre 2006

Accolto da chi scrive, dalla vicepre-sidente Caterina Arcidiacono, daClaudio Azzolini, da WassylaTamzali e da altri membri dellaFondazione Mediterraneo, dai mi-nistri plenipotenziari Cosimo Risi eAntonio D’Andria, il ministro degliEsteri d’Algeria MohamedBedjaoui, accompagnato dagliAmbasciatori d’Italia ad AlgeriGianfranco Verderame e dall’Am-basciatore d’Algeria in Italia Ra-chid Marif , ha inaugurato ieri la“sala Algeri” alla Maison de laMéditerranée di Via Depretis e ri-cevuto il “Premio MediterraneoDiplomazia 2006”.

Negli indirizzi di saluto Leonar-do Impegno, presidente del Consi-glio Comunale, ha sottolineato ilruolo di Napoli come città centralenel Mediterraneo. Il vicepresidentedella Regione Campania AntonioValiante ha espresso parole di ap-prezzamento per l’alta figura poli-tico - istituzionale rappresentatadal Ministro Bedjaoui ed ha sotto-lineato il ruolo della FondazioneMediterraneo come essenziale peruna interazione politica e culturalenella regione, auspicando il pienosostegno di Bedjaoui per rafforzarela sede di Algeri della Fondazione.Il presidente della Commissioneesteri della Camera dei deputatiUmberto Ranieri ha riassunto i ri-sultati della visita di due giorni inItalia del Ministro e, specialmente,l’incontro con il Presidente Napoli-tano sui temi della legalità e dellademocrazia parlamentare. Chiscrive ha riassunto le tappe del rap-porto con l’Algeria e manifestatol’apprezzamento della FondazioneMediterraneo per il sostegno delMinistro Bedjaoui alle iniziative in-traprese dalla sede di Algeri. Inquesta occasione è stata consegna-ta al Ministro la targa per la sede diAlgeri da apporre nella BibliotecaNazionale che la ospita.

Wassyla Tamzali, algerina,membro della Fondazione Medi-terraneo, avvocato e direttrice ono-raria dell’Unesco ha presentato lacarriera politico-diplomatica diBedjaoui, con il quale ha collabora-to negli anni ’70. A conclusionedella cerimonia, il Ministro degliAffari Esteri della Repubblica d’Al-geria, già Presidente della Corte in-ternazionale di giustizia dell’Aja,uomo di cultura e tra i principali at-tori del dialogo euromediterraneo,ha pronunciato un discorso magi-strale sul Mediterraneo che saràpubblicato integralmente da “IlDenaro” nei prossimi giorni.

Riferendosi a Leone l’Africano,circonciso da un barbiere e battez-zato dalle mani del Papa, Bedjaouiha affermato la sua convinzione

“per una terra di tolleranza e di li-bertà quale eredità inalienabile del-la nostra storia. Il Mediterraneoche è stato sintesi del mondo costi-tuisce la nostra protezione più for-te per assumere con fierezza i nostricontrasti e le nostre identità. Vale adire una terra composita che nonpotrà mai morire”. E continua,sottolineando l’esigenza di valoriz-zare la nostra identità-mosaico percostruire la grande opera euro-me-diterranea e afferma: “Come Raf-faello nella stanza di mezzo – nelcuore del Vaticano - ha dipinto ilsuo “Quadro d’eccellenza” raffi-gurando uno spazio ideale con IbnRochd (Averroès) al fianco di Pla-tone, Socrate e Diogene, allo stessomodo il lavoro della Fondazionecostituisce un “Quadro d’eccellen-za” sia attraverso l’attribuzione delprestigioso “Premio Mediterra-neo”, sia attraverso il lavoro con-

creto per una reale interazione cul-turale e politica nella regione”. IlMinistro Bedjaoui ha concluso ri-conoscendo che il Processo di Bar-cellona non è stato un successo finoad oggi ed ha affermato la sua con-vinzione e l’interesse del suo Paeseper continuare gli sforzi ed ha ri-cordato all’Europa la necessità dibilanciare i “giganti” che si affac-ciano sia ad Est, quali la Cina e l’In-dia, sia ad Ovest, quali gli Stati Uni-ti d’America.

Sabato 21 ottobre 2006 39IL DENARO

MEDITERRANEOFONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

La Campania accoglie Mohamed Bedjaoui

IL MENSILE DEL DENARO

Dobbiamo fare in modo che il Mare No-strum diventi uno spazio di pace e buonvicinato, in cui culture e identità diverse sifondono in un unico grande disegno, lacooperazione. Lo afferma il ministro degliEsteri della Repubblica d’Algeria, Moha-med Bedjaoui, il quale ieri, oltre a inaugu-rare presso la sede della Maison de laMéditerranée di Napoli, la “Sala Algeri”,riceve il “Premio Mediterraneo Diplomazia2006” e la targa per la nuova sede di Algeridella Fondazione Mediterraneo, ufficial-mente operativa dal prossimo dicembre eallocata presso la Biblioteca nazionaled’Algeria.

Domanda. Ministro, un meritato riconoscimento per anni di intenso la-voro, cosa ci può dire a riguardo?Risposta. Sono onorato e felice di trovarmi in questa terra ricca di

storia e cultura, ai piedi del maestoso Vesuvio. Io penso che la nostrastoria è la geografia che condividiamo, gli scambi economici, i flussimigratori, tutto questo ci obbliga ad un partenariato da svolgersi conuno spirito di concertazione e di rispetto reciproco. Vorrei inoltre cheoggi tutte le barriere che spesso ci impediscono di vivere insieme, scom-parissero.

D. Crede, allora, nel ruolo di Napoli quale ponte naturale tra l’Italia e iPaesi del Mediterraneo? R. Certamente. Napoli grazie alla sua posizione baricentrica tra

l’Europa e il Mediterraneo si trova nella condizione “cerniera” in gra-do di favorire il dialogo culturale, economico, religioso tra i popoli.

D. Il dialogo, quindi, rimane la leva fondamentale per lo sviluppo e lacrescita dei Paesi? R. Attraverso un percorso di dialogo interculturale e interreligioso

si trovano i punti sui quali si converge, ma sui quali si condividonoanche opinioni ed idee, la mia presenza qui, la mia visita ha confer-mato le nostre aspettative e ha dimostrato le grandi capacità di dia-logo di un paese dai mille volti come l’Italia e di una città unica comeNapoli.

D. Un ruolo importante in questo contesto viene svolto dalla FondazioneMediterraneo, cosa ne pensa?R. La Fondazione rappresenta, attraverso le tante iniziative che pe-

riodicamente organizza, un’istituzione fondamentale per migliorare,rafforzare, consolidare le relazioni culturali, economiche e sociali tral’Italia, in particolare la Campania, e i Paesi del Mediterraneo.

Nadia Pedicino

Mare Nostrum, spazio di buon vicinato

Mohamed Bedjaoui

Da sinistra Caterina Arcidiacono, Antonio Valiante, Mohamed Bedjaoui,Umberto Ranieri, Michele Capasso e gli ambasciatori Rachid Marif e GianfrancoVerderame all’inaugurazione della sala Algeri

Un momento della consegna del premio. Da sinistra Leonerdo Impegno,Michele Capasso, Mohamed Bedjaoui, Umberto Ranieri e Antonio Valiante

Il ministro Mohamed Bedjaoui riceve il premio, consistente in un raro cammeo,da Gennaro Pompilio, artigiano di Torre del Greco

Il ministro Mohamed Bedjaoui issa labandiera algerina sulla Maison de laMéditerraneé

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In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informazionee di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, economici e cul-turali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioni un’opportunità disviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.30

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DAL LUNEDÌ AL SABATO

La TV del Denaro

878DISKY

� Michele Capasso

Ecco le motivazioni che la giuria del Premio ha attribuito al Ministro al-gerino: “Mohamed Bedjaoui è espressione di un’integrità culturale e po-litica e di una concezione democratica pluralista maturata durante un lun-go cammino e una lunga riflessione. Egli ha lavorato per realizzare le con-dizioni giuridiche e politiche del suo paese in armonia con le politiche in-ternazionali e nel rispetto dei Diritti dell’Uomo. La sua attività diploma-tica si caratterizza per una forte azione fondata sulla conoscenza e la con-divisione dei diversi problemi al fine di pervenire ad una integrazione cul-turale e politica nella regione euro-mediterranea”.

Le motivazioni del premio al ministro

“Il Mattino” 23 settembre 2006

Page 130: 2006

1208 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1209

Xxxxxxx“Il Denaro” 21 ottobre 2006

Accolto da chi scrive, dalla vicepre-sidente Caterina Arcidiacono, daClaudio Azzolini, da WassylaTamzali e da altri membri dellaFondazione Mediterraneo, dai mi-nistri plenipotenziari Cosimo Risi eAntonio D’Andria, il ministro degliEsteri d’Algeria MohamedBedjaoui, accompagnato dagliAmbasciatori d’Italia ad AlgeriGianfranco Verderame e dall’Am-basciatore d’Algeria in Italia Ra-chid Marif , ha inaugurato ieri la“sala Algeri” alla Maison de laMéditerranée di Via Depretis e ri-cevuto il “Premio MediterraneoDiplomazia 2006”.

Negli indirizzi di saluto Leonar-do Impegno, presidente del Consi-glio Comunale, ha sottolineato ilruolo di Napoli come città centralenel Mediterraneo. Il vicepresidentedella Regione Campania AntonioValiante ha espresso parole di ap-prezzamento per l’alta figura poli-tico - istituzionale rappresentatadal Ministro Bedjaoui ed ha sotto-lineato il ruolo della FondazioneMediterraneo come essenziale peruna interazione politica e culturalenella regione, auspicando il pienosostegno di Bedjaoui per rafforzarela sede di Algeri della Fondazione.Il presidente della Commissioneesteri della Camera dei deputatiUmberto Ranieri ha riassunto i ri-sultati della visita di due giorni inItalia del Ministro e, specialmente,l’incontro con il Presidente Napoli-tano sui temi della legalità e dellademocrazia parlamentare. Chiscrive ha riassunto le tappe del rap-porto con l’Algeria e manifestatol’apprezzamento della FondazioneMediterraneo per il sostegno delMinistro Bedjaoui alle iniziative in-traprese dalla sede di Algeri. Inquesta occasione è stata consegna-ta al Ministro la targa per la sede diAlgeri da apporre nella BibliotecaNazionale che la ospita.

Wassyla Tamzali, algerina,membro della Fondazione Medi-terraneo, avvocato e direttrice ono-raria dell’Unesco ha presentato lacarriera politico-diplomatica diBedjaoui, con il quale ha collabora-to negli anni ’70. A conclusionedella cerimonia, il Ministro degliAffari Esteri della Repubblica d’Al-geria, già Presidente della Corte in-ternazionale di giustizia dell’Aja,uomo di cultura e tra i principali at-tori del dialogo euromediterraneo,ha pronunciato un discorso magi-strale sul Mediterraneo che saràpubblicato integralmente da “IlDenaro” nei prossimi giorni.

Riferendosi a Leone l’Africano,circonciso da un barbiere e battez-zato dalle mani del Papa, Bedjaouiha affermato la sua convinzione

“per una terra di tolleranza e di li-bertà quale eredità inalienabile del-la nostra storia. Il Mediterraneoche è stato sintesi del mondo costi-tuisce la nostra protezione più for-te per assumere con fierezza i nostricontrasti e le nostre identità. Vale adire una terra composita che nonpotrà mai morire”. E continua,sottolineando l’esigenza di valoriz-zare la nostra identità-mosaico percostruire la grande opera euro-me-diterranea e afferma: “Come Raf-faello nella stanza di mezzo – nelcuore del Vaticano - ha dipinto ilsuo “Quadro d’eccellenza” raffi-gurando uno spazio ideale con IbnRochd (Averroès) al fianco di Pla-tone, Socrate e Diogene, allo stessomodo il lavoro della Fondazionecostituisce un “Quadro d’eccellen-za” sia attraverso l’attribuzione delprestigioso “Premio Mediterra-neo”, sia attraverso il lavoro con-

creto per una reale interazione cul-turale e politica nella regione”. IlMinistro Bedjaoui ha concluso ri-conoscendo che il Processo di Bar-cellona non è stato un successo finoad oggi ed ha affermato la sua con-vinzione e l’interesse del suo Paeseper continuare gli sforzi ed ha ri-cordato all’Europa la necessità dibilanciare i “giganti” che si affac-ciano sia ad Est, quali la Cina e l’In-dia, sia ad Ovest, quali gli Stati Uni-ti d’America.

Sabato 21 ottobre 2006 39IL DENARO

MEDITERRANEOFONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

La Campania accoglie Mohamed Bedjaoui

IL MENSILE DEL DENARO

Dobbiamo fare in modo che il Mare No-strum diventi uno spazio di pace e buonvicinato, in cui culture e identità diverse sifondono in un unico grande disegno, lacooperazione. Lo afferma il ministro degliEsteri della Repubblica d’Algeria, Moha-med Bedjaoui, il quale ieri, oltre a inaugu-rare presso la sede della Maison de laMéditerranée di Napoli, la “Sala Algeri”,riceve il “Premio Mediterraneo Diplomazia2006” e la targa per la nuova sede di Algeridella Fondazione Mediterraneo, ufficial-mente operativa dal prossimo dicembre eallocata presso la Biblioteca nazionaled’Algeria.

Domanda. Ministro, un meritato riconoscimento per anni di intenso la-voro, cosa ci può dire a riguardo?Risposta. Sono onorato e felice di trovarmi in questa terra ricca di

storia e cultura, ai piedi del maestoso Vesuvio. Io penso che la nostrastoria è la geografia che condividiamo, gli scambi economici, i flussimigratori, tutto questo ci obbliga ad un partenariato da svolgersi conuno spirito di concertazione e di rispetto reciproco. Vorrei inoltre cheoggi tutte le barriere che spesso ci impediscono di vivere insieme, scom-parissero.

D. Crede, allora, nel ruolo di Napoli quale ponte naturale tra l’Italia e iPaesi del Mediterraneo? R. Certamente. Napoli grazie alla sua posizione baricentrica tra

l’Europa e il Mediterraneo si trova nella condizione “cerniera” in gra-do di favorire il dialogo culturale, economico, religioso tra i popoli.

D. Il dialogo, quindi, rimane la leva fondamentale per lo sviluppo e lacrescita dei Paesi? R. Attraverso un percorso di dialogo interculturale e interreligioso

si trovano i punti sui quali si converge, ma sui quali si condividonoanche opinioni ed idee, la mia presenza qui, la mia visita ha confer-mato le nostre aspettative e ha dimostrato le grandi capacità di dia-logo di un paese dai mille volti come l’Italia e di una città unica comeNapoli.

D. Un ruolo importante in questo contesto viene svolto dalla FondazioneMediterraneo, cosa ne pensa?R. La Fondazione rappresenta, attraverso le tante iniziative che pe-

riodicamente organizza, un’istituzione fondamentale per migliorare,rafforzare, consolidare le relazioni culturali, economiche e sociali tral’Italia, in particolare la Campania, e i Paesi del Mediterraneo.

Nadia Pedicino

Mare Nostrum, spazio di buon vicinato

Mohamed Bedjaoui

Da sinistra Caterina Arcidiacono, Antonio Valiante, Mohamed Bedjaoui,Umberto Ranieri, Michele Capasso e gli ambasciatori Rachid Marif e GianfrancoVerderame all’inaugurazione della sala Algeri

Un momento della consegna del premio. Da sinistra Leonerdo Impegno,Michele Capasso, Mohamed Bedjaoui, Umberto Ranieri e Antonio Valiante

Il ministro Mohamed Bedjaoui riceve il premio, consistente in un raro cammeo,da Gennaro Pompilio, artigiano di Torre del Greco

Il ministro Mohamed Bedjaoui issa labandiera algerina sulla Maison de laMéditerraneé

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DAL LUNEDÌ AL SABATO

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� Michele Capasso

Ecco le motivazioni che la giuria del Premio ha attribuito al Ministro al-gerino: “Mohamed Bedjaoui è espressione di un’integrità culturale e po-litica e di una concezione democratica pluralista maturata durante un lun-go cammino e una lunga riflessione. Egli ha lavorato per realizzare le con-dizioni giuridiche e politiche del suo paese in armonia con le politiche in-ternazionali e nel rispetto dei Diritti dell’Uomo. La sua attività diploma-tica si caratterizza per una forte azione fondata sulla conoscenza e la con-divisione dei diversi problemi al fine di pervenire ad una integrazione cul-turale e politica nella regione euro-mediterranea”.

Le motivazioni del premio al ministro

“Il Mattino” 23 settembre 2006

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Sabato 23 settembre 2006 39MEDITERRANEOIL DENARO

AREA MED

Il Papa e l’Islam: il ruolo delle religioni� Michele Capasso

Venerdì 22 settembre2006. Seulewesi, provin-cia dell’Indonesia. E’ l’u-na di notte. Fabianus Ti-bo, Marinus Riwu e Do-mingus da Silva vengonofucilati con l’accusa diaver contribuito con altricattolici - durante gliscontri che nel 2000 scon-volsero Poso, al centrodell’isola di Seulewesi - al-l’uccisione di 200 musul-mani. Nonostante loro siproclamassero innocenti,l’esecuzione è stata acce-lerata e realizzata dopoole frasi fraintese di Bene-detto XVI.

Un Mare, Tre fedi.Con questo titolo, su que-sto giornale, esattamente10 anni fa - il 23 settem-bre 1996 - allertavamosul pericolo di una dege-nerazione nei rapporti trale tre grandi religioni mo-noteiste presenti nel Me-diterraneo.

Successivamente, inoccasione del II ForumCivile Euromed svoltosia Napoli nel dicembre1997, dedicammo unasessione dallo stesso tito-lo coordinata dall’ebreoShmuel Hadas, dal catto-lico Michael Fitzgerald edal musulmano KhaledFouad Allam. In quellaoccasione oltre 2400 par-tecipanti affermarono laurgente necessità di giun-gere ad una pacifica coe-sistenza delle tre grandireligioni monoteisticheattraverso la condivisio-ne dei principi comunialle identità dell’Ebrai-smo, del Cristianesimo edell’Islam che investononon solo la loro formula-zione religiosa ma, so-prattutto, il loro svolgi-mento storico che si co-glie nel tempo e nello spa-zio nel corso delle umanevicende.

Allora i rappresentan-ti delle tre religioni con-cordarono pienamentesulla possibilità di creareuna “grande coalizione divalori condivisi” da par-te delle rispettive fedi diappartenenza, attuabilenon solo attraverso l’a-nalisi delle parti comuni econdivisibili dei testi sa-cri, ma specialmente at-traverso un’osservazione“in opera” nella vita deipopoli e delle persone, co-me si presentano nel di-ritto, nell’economia, nel-la letteratura, nell’arte,nelle tradizioni, ecc. Enon vi è dubbio alcunoche, specialmente nel Me-diterraneo, gli intrecci ele comunanze tra popolidi fedi diverse costituiscala ricchezza di quest’area.

Lo studio dei principicaratterizzanti le tre reli-gioni monoteistiche delMediterraneo, tanto nel-la loro originaria formu-lazione quanto nella va-lenza che essi assumononel corso del tempo e deivari ambiti, permette diindividuare le essenzialichiavi di lettura delle

principali identità religio-se e culturali dei popolidell’area mediterranea.Tali chiavi di accesso, sestudiate comparativa-mente, possono aiutare acomprendere ciò che ac-comuna e ciò che diffe-renzia emisferi culturali ereligiosi dell’area medi-terranea. Attraverso que-sto esercizio è possibileidentificare le parti co-muni alle tre religioni co-stituendo in questo mo-do la base fondante della“grande coalizione”: acondizione, però, di rico-noscere che per moltepersone e tanti popoli lareligione ha segnato lacultura e quindi fa parteintegrante dell’identità,che va rispettata qualun-que essa sia.

Il superamento di ste-reotipi e pregiudizi valenei riguardi della religio-ne ma anche rispetto allebarriere create da parti-colarismi, storie, origini eculture differenti. Il dia-logo, sia esso interreligio-so, interetnico o intercul-turale, deve permettere diandare al di là della sem-plice tolleranza: deve in-cludere uno spirito di ac-coglienza, di ascolto e diapertura verso l’altro. Loscopo è quello di cercaredi prevenire le tensioni re-ciproche e le dispute tra lereligioni.

Gli ostacoli sul sentie-ro del dialogo sono nu-merosi e complessi, datoche esiste una forte resi-stenza nei gruppi conser-vatori di tutte le religionie una profonda sfiducia epreoccupazione all’ideadi eventuali influenze“estranee”.

L’esperienza svolta inquesti ultimi dodici annicon la Fondazione Medi-terraneo ha dimostratoche il dialogo può porta-re ad un cambiamentonella mentalità dell’indi-viduo, ma non nel suocredo. Non è il contenu-to della fede che devecambiare, ma la menta-lità delle persone verso al-tre religioni ed idee. Lagente è la stessa in tutte lereligioni e lo scopo fon-damentale, che perse-guiamo con tenacia, èquello di unirla.

Nonostante quello cheaccade in questi giorni -ultima la reazione citataal discorso del Papa a Ra-tisbona - la cooperazionetra i membri delle diversereligioni nella ricerca del-la pace nel mondo è an-cora possibile. Il dialogointerreligioso, inteso noncome fine ma come mez-zo per trovare ulteriorimotivazioni che portinoalla convivenza e alla coo-perazione, è oggi crucialeper l’area del Grande Me-diterraneo. Se il nostro fi-ne è un mondo in cui re-gni la convivenza pacifi-ca, se pensiamo che nes-suna guerra o azione pos-sano essere caldeggiate innome della religione, al-lora il dialogo interreli-

gioso è indispensabile: undialogo che significa co-municazione tra simili,che vuol dire non solo“parlare” ma, soprattut-to, “ascoltare “ il prossi-mo con rispetto e con at-tenzione imparando a ca-pirlo e cercando di farsicapire. Con parole sem-plici.

Ho pensato a tuttoquesto dopo la notiziadell’esecuzione in Indo-nesia ed ho riletto ancorauna volta il testo dellaconferenza con cui il Pa-pa, in Germania lo scor-so 12 settembre, ha irri-tato gran parte del mon-do musulmano. E mi so-no chiesto come mai legiustificazioni del Papa,in occasione dell’Angelusdomenicale del 17 set-tembre, non abbiano cal-mato gli animi. Dopo lavicenda delle caricaturedanesi, la citazione delleparole di un imperatorebizantino del XIV secoloche associa l’Islam allaviolenza ha gettato ben-zina sul fuoco in un mo-mento inopportuno.Molti considerano il Car-dinale Ratzinger come unteologo notoriamenteconservatore. A partiredalla Sua elezione, gli os-servatori attenti hannofiutato i possibili futuricontrasti: in primo luogocon i teologi della libera-zione o i teologi aperti alpluralismo religioso (al-cuni sono stati infatti rim-proverati severamente),in seguito, con le altrechiese - in primo luogoquelle ortodosse - e le co-munità ecclesiastiche,specialmente i protestan-ti, e infine con i promo-tori del dialogo interreli-gioso, sospettati di pro-muovere la “dittatura delrelativismo religioso”.

Poco importa sapere sela citazione tratta dallacontroversia tra l’Impe-ratore Manuel II Paleolo-go ed un erudito musul-mano corrisponda al Suopensiero oppure no: lascelta della citazione non

è fortuita. In ciò si puòaffermare che il Cardina-le Ratzinger ha reso uncattivo servizio a Papa Be-nedetto XVI. Più dichiunque altro, il Papadovrebbe sapere che, daquando si è insediato sultrono di San Pietro, ogniparola pronunciata èspiata, sezionata e com-mentata. E, quando sitratta di altre religionimonoteiste (specialmentel’Islam), la prudenza èd’obbligo. Questa è la re-gola imposta a partire dalConcilio Vaticano II a tut-ti i papi e che ha loro as-segnato la stima dei mu-sulmani.

Tutti noi abbiamo vi-sto tanti musulmani pian-gere la morte di Giovan-ni XXIII e di GiovanniPaolo II. Quest’ultimo, inparticolare, in occasionedelle sue visite in Siria edin Marocco, era stato ac-clamato ed accolto calo-rosamente dalle popola-zioni musulmane.

Se l’intenzione di PapaBenedetto XVI all’Uni-versità di Regensburg eraquella di sottolineare ilrapporto tra fede e ragio-ne, tra religione e violen-za, perché citare la setti-ma controversia tra l’Im-peratore Manuel II e l’e-rudito persiano, nel corsodella quale l’imperatorese la prende con l’Islam ela sua relazione con laviolenza, da lui conside-rata come sostanziale aquesta religione? Il Papaha perso di vista il fattoche all’epoca si era al cre-puscolo del XIV secolo,nel momento stesso in cuil’Impero Bizantino vacil-la sotto gli assalti ripetu-ti dei Selgiuchidi turchi inAsia Minore e che culmi-nerà, nel 1453, nella pre-sa di Costantinopoli e nel-la fine della dinastia delPaleologi bizantini conl’instaurazione di ungrande impero musulma-no ?

La storia stessa del Cri-stianesimo è una fonteinesauribile di “citazioni

possibili” che conferma-no il rapporto tra religio-ne e violenza : le Crocia-te, l’Inquisizione, la Con-quista delle Americhe, epiù vicino a noi, la colo-nizzazione occidentaledella regione musulmana,ed infine questa terribileviolenza nata nel cuoredella modernità occiden-tale e dell’Europa cristia-na: il nazismo ed i suoicrimini indicibili. Di granparte di queste “colpe an-tiche” del Cristianesimopapa Giovanni Paolo II siera apertamente scusato.

Non voglio credere cheil Cardinale Ratzinger,con la Sua conoscenzadella Storia della Chiesa edel Mediterraneo, ignoriil rapporto dell’Islam conla ragione (suggerisco agliinteressati l’opera di Ma-lek Chebel: L’Islam et laraison - ed Tempus,2006).

In effetti, tra il 622 edil 1492, l’Islam aveva bril-lato di mille luci, inve-stendo in tutti gli ambitiscientifici ed è stato unponte di trasmissione delsapere greco; i musulma-ni furono, allora, “pro-duttori di civiltà”: per lapadronanza delle scienze,per il loro gusto per la di-scussione filosofica e ledispute teologiche, per laloro inclinazione per learti e la musica.

Di certo il Papa prendele distanze rispetto a co-loro che cita, affermandoche “l’Imperatore si ri-volge al suo interlocutorein un modo sorprenden-temente rude per Noi(sottolineando Noi)”, ri-volgendogli la domandacentrale del rapporto trareligione e violenza ed haconfermato, in occasionedell’Angelus domenicale,di non far Sua l’afferma-zione di Manuel II.

Secondo molti osser-vatori, il Papa ha com-messo un errore di op-portunità. Se avesse desi-derato sottolineare rap-porti più armoniosi traIslam e Cristianesimo,

avrebbe potuto trovare inFrancesco d’Assisi, Ray-mond Lull o l’ImperatoreFederico II un’ottimamateria per riaffermarel’intesa tra le grandi reli-gioni.

Anche riguardo alleviolenze che subisce ilmondo musulmano oggi -le violenze strutturali delsottosviluppo, della re-pressione e della margi-nalizzazione, ma anche leviolenze subite in Palesti-na, Iraq e Libano a pre-scindere dalle responsa-bilità - la locuzione papa-le, ancorché di alto livel-lo culturale, risulta im-propria.

Benedetto XVI è ap-parso allarmato dall’e-sclusione della fede dallesocietà occidentali con-temporanee e ha cercato,per questo, di infondereun nuovo spirito: questoè un suo diritto sacrosan-to in quanto capo dellaChiesa. Ma ciò non deveavvenire a discapito deldialogo tra popoli, cultu-re e religioni. Non si puòrimproverare all’Islam diessere in marcia. E, so-prattutto, non si ha il di-ritto di confondere l’I-slam-Testo con l’Islam-Contesto o con l’Islam-Pretesto.

Non più del Cristiane-simo, l’Islam non è unblocco monolitico e nes-suno può affermare, ameno di soffrire d’amne-sia storica, che vi sonodelle religioni di pace edelle religioni di spada.Bisogna leggere il libro diAmin Maaluf su “Le cro-ciate viste dagli Arabi”per convincersene. D’al-tronde, esattamente unsecolo dopo il discorso diManuel II sulla violenzadell’Islam, cioè nel 1492,il Sultano Benyazit invia-va la sua flotta in Spagnaal fine di trasportare cen-tinaia di migliaia di “ri-fugiati ebrei” cacciati daIsabella la Cattolica.Quindi, in materia di tol-leranza, nessuno può da-re lezioni.

Nei giorni scorsi a Sa-lerno, il Cardinale di Cra-covia Stanislao Dziwis -segretario ed uomo om-bra di Giovanni Paolo II- ha confermato la coe-renza delle parole del Pa-pa ed ha affermato che “IlDio unico delle tre reli-gioni unisce e non divi-de”.

Conoscersi per condi-videre: questa è la finalitàprincipale che ci siamoprefissati dieci anni fa eche, ancora e soprattuttooggi, costituisce la viamaestra da seguire. Percalmare gli animi. Perconsolidare il dialogo. Peraiutare il “Dio unico” adunire tutti i fedeli delle trereligioni costituendo, fi-nalmente, un Mare No-strum diviso “tra” noi enon “da” noi.

* presidente della Fondazione

Mediterraneo

Un’immagine di Papa Benedetto XVI

“Il Mattino” 24 settembre 2006

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Sabato 23 settembre 2006 39MEDITERRANEOIL DENARO

AREA MED

Il Papa e l’Islam: il ruolo delle religioni� Michele Capasso

Venerdì 22 settembre2006. Seulewesi, provin-cia dell’Indonesia. E’ l’u-na di notte. Fabianus Ti-bo, Marinus Riwu e Do-mingus da Silva vengonofucilati con l’accusa diaver contribuito con altricattolici - durante gliscontri che nel 2000 scon-volsero Poso, al centrodell’isola di Seulewesi - al-l’uccisione di 200 musul-mani. Nonostante loro siproclamassero innocenti,l’esecuzione è stata acce-lerata e realizzata dopoole frasi fraintese di Bene-detto XVI.

Un Mare, Tre fedi.Con questo titolo, su que-sto giornale, esattamente10 anni fa - il 23 settem-bre 1996 - allertavamosul pericolo di una dege-nerazione nei rapporti trale tre grandi religioni mo-noteiste presenti nel Me-diterraneo.

Successivamente, inoccasione del II ForumCivile Euromed svoltosia Napoli nel dicembre1997, dedicammo unasessione dallo stesso tito-lo coordinata dall’ebreoShmuel Hadas, dal catto-lico Michael Fitzgerald edal musulmano KhaledFouad Allam. In quellaoccasione oltre 2400 par-tecipanti affermarono laurgente necessità di giun-gere ad una pacifica coe-sistenza delle tre grandireligioni monoteisticheattraverso la condivisio-ne dei principi comunialle identità dell’Ebrai-smo, del Cristianesimo edell’Islam che investononon solo la loro formula-zione religiosa ma, so-prattutto, il loro svolgi-mento storico che si co-glie nel tempo e nello spa-zio nel corso delle umanevicende.

Allora i rappresentan-ti delle tre religioni con-cordarono pienamentesulla possibilità di creareuna “grande coalizione divalori condivisi” da par-te delle rispettive fedi diappartenenza, attuabilenon solo attraverso l’a-nalisi delle parti comuni econdivisibili dei testi sa-cri, ma specialmente at-traverso un’osservazione“in opera” nella vita deipopoli e delle persone, co-me si presentano nel di-ritto, nell’economia, nel-la letteratura, nell’arte,nelle tradizioni, ecc. Enon vi è dubbio alcunoche, specialmente nel Me-diterraneo, gli intrecci ele comunanze tra popolidi fedi diverse costituiscala ricchezza di quest’area.

Lo studio dei principicaratterizzanti le tre reli-gioni monoteistiche delMediterraneo, tanto nel-la loro originaria formu-lazione quanto nella va-lenza che essi assumononel corso del tempo e deivari ambiti, permette diindividuare le essenzialichiavi di lettura delle

principali identità religio-se e culturali dei popolidell’area mediterranea.Tali chiavi di accesso, sestudiate comparativa-mente, possono aiutare acomprendere ciò che ac-comuna e ciò che diffe-renzia emisferi culturali ereligiosi dell’area medi-terranea. Attraverso que-sto esercizio è possibileidentificare le parti co-muni alle tre religioni co-stituendo in questo mo-do la base fondante della“grande coalizione”: acondizione, però, di rico-noscere che per moltepersone e tanti popoli lareligione ha segnato lacultura e quindi fa parteintegrante dell’identità,che va rispettata qualun-que essa sia.

Il superamento di ste-reotipi e pregiudizi valenei riguardi della religio-ne ma anche rispetto allebarriere create da parti-colarismi, storie, origini eculture differenti. Il dia-logo, sia esso interreligio-so, interetnico o intercul-turale, deve permettere diandare al di là della sem-plice tolleranza: deve in-cludere uno spirito di ac-coglienza, di ascolto e diapertura verso l’altro. Loscopo è quello di cercaredi prevenire le tensioni re-ciproche e le dispute tra lereligioni.

Gli ostacoli sul sentie-ro del dialogo sono nu-merosi e complessi, datoche esiste una forte resi-stenza nei gruppi conser-vatori di tutte le religionie una profonda sfiducia epreoccupazione all’ideadi eventuali influenze“estranee”.

L’esperienza svolta inquesti ultimi dodici annicon la Fondazione Medi-terraneo ha dimostratoche il dialogo può porta-re ad un cambiamentonella mentalità dell’indi-viduo, ma non nel suocredo. Non è il contenu-to della fede che devecambiare, ma la menta-lità delle persone verso al-tre religioni ed idee. Lagente è la stessa in tutte lereligioni e lo scopo fon-damentale, che perse-guiamo con tenacia, èquello di unirla.

Nonostante quello cheaccade in questi giorni -ultima la reazione citataal discorso del Papa a Ra-tisbona - la cooperazionetra i membri delle diversereligioni nella ricerca del-la pace nel mondo è an-cora possibile. Il dialogointerreligioso, inteso noncome fine ma come mez-zo per trovare ulteriorimotivazioni che portinoalla convivenza e alla coo-perazione, è oggi crucialeper l’area del Grande Me-diterraneo. Se il nostro fi-ne è un mondo in cui re-gni la convivenza pacifi-ca, se pensiamo che nes-suna guerra o azione pos-sano essere caldeggiate innome della religione, al-lora il dialogo interreli-

gioso è indispensabile: undialogo che significa co-municazione tra simili,che vuol dire non solo“parlare” ma, soprattut-to, “ascoltare “ il prossi-mo con rispetto e con at-tenzione imparando a ca-pirlo e cercando di farsicapire. Con parole sem-plici.

Ho pensato a tuttoquesto dopo la notiziadell’esecuzione in Indo-nesia ed ho riletto ancorauna volta il testo dellaconferenza con cui il Pa-pa, in Germania lo scor-so 12 settembre, ha irri-tato gran parte del mon-do musulmano. E mi so-no chiesto come mai legiustificazioni del Papa,in occasione dell’Angelusdomenicale del 17 set-tembre, non abbiano cal-mato gli animi. Dopo lavicenda delle caricaturedanesi, la citazione delleparole di un imperatorebizantino del XIV secoloche associa l’Islam allaviolenza ha gettato ben-zina sul fuoco in un mo-mento inopportuno.Molti considerano il Car-dinale Ratzinger come unteologo notoriamenteconservatore. A partiredalla Sua elezione, gli os-servatori attenti hannofiutato i possibili futuricontrasti: in primo luogocon i teologi della libera-zione o i teologi aperti alpluralismo religioso (al-cuni sono stati infatti rim-proverati severamente),in seguito, con le altrechiese - in primo luogoquelle ortodosse - e le co-munità ecclesiastiche,specialmente i protestan-ti, e infine con i promo-tori del dialogo interreli-gioso, sospettati di pro-muovere la “dittatura delrelativismo religioso”.

Poco importa sapere sela citazione tratta dallacontroversia tra l’Impe-ratore Manuel II Paleolo-go ed un erudito musul-mano corrisponda al Suopensiero oppure no: lascelta della citazione non

è fortuita. In ciò si puòaffermare che il Cardina-le Ratzinger ha reso uncattivo servizio a Papa Be-nedetto XVI. Più dichiunque altro, il Papadovrebbe sapere che, daquando si è insediato sultrono di San Pietro, ogniparola pronunciata èspiata, sezionata e com-mentata. E, quando sitratta di altre religionimonoteiste (specialmentel’Islam), la prudenza èd’obbligo. Questa è la re-gola imposta a partire dalConcilio Vaticano II a tut-ti i papi e che ha loro as-segnato la stima dei mu-sulmani.

Tutti noi abbiamo vi-sto tanti musulmani pian-gere la morte di Giovan-ni XXIII e di GiovanniPaolo II. Quest’ultimo, inparticolare, in occasionedelle sue visite in Siria edin Marocco, era stato ac-clamato ed accolto calo-rosamente dalle popola-zioni musulmane.

Se l’intenzione di PapaBenedetto XVI all’Uni-versità di Regensburg eraquella di sottolineare ilrapporto tra fede e ragio-ne, tra religione e violen-za, perché citare la setti-ma controversia tra l’Im-peratore Manuel II e l’e-rudito persiano, nel corsodella quale l’imperatorese la prende con l’Islam ela sua relazione con laviolenza, da lui conside-rata come sostanziale aquesta religione? Il Papaha perso di vista il fattoche all’epoca si era al cre-puscolo del XIV secolo,nel momento stesso in cuil’Impero Bizantino vacil-la sotto gli assalti ripetu-ti dei Selgiuchidi turchi inAsia Minore e che culmi-nerà, nel 1453, nella pre-sa di Costantinopoli e nel-la fine della dinastia delPaleologi bizantini conl’instaurazione di ungrande impero musulma-no ?

La storia stessa del Cri-stianesimo è una fonteinesauribile di “citazioni

possibili” che conferma-no il rapporto tra religio-ne e violenza : le Crocia-te, l’Inquisizione, la Con-quista delle Americhe, epiù vicino a noi, la colo-nizzazione occidentaledella regione musulmana,ed infine questa terribileviolenza nata nel cuoredella modernità occiden-tale e dell’Europa cristia-na: il nazismo ed i suoicrimini indicibili. Di granparte di queste “colpe an-tiche” del Cristianesimopapa Giovanni Paolo II siera apertamente scusato.

Non voglio credere cheil Cardinale Ratzinger,con la Sua conoscenzadella Storia della Chiesa edel Mediterraneo, ignoriil rapporto dell’Islam conla ragione (suggerisco agliinteressati l’opera di Ma-lek Chebel: L’Islam et laraison - ed Tempus,2006).

In effetti, tra il 622 edil 1492, l’Islam aveva bril-lato di mille luci, inve-stendo in tutti gli ambitiscientifici ed è stato unponte di trasmissione delsapere greco; i musulma-ni furono, allora, “pro-duttori di civiltà”: per lapadronanza delle scienze,per il loro gusto per la di-scussione filosofica e ledispute teologiche, per laloro inclinazione per learti e la musica.

Di certo il Papa prendele distanze rispetto a co-loro che cita, affermandoche “l’Imperatore si ri-volge al suo interlocutorein un modo sorprenden-temente rude per Noi(sottolineando Noi)”, ri-volgendogli la domandacentrale del rapporto trareligione e violenza ed haconfermato, in occasionedell’Angelus domenicale,di non far Sua l’afferma-zione di Manuel II.

Secondo molti osser-vatori, il Papa ha com-messo un errore di op-portunità. Se avesse desi-derato sottolineare rap-porti più armoniosi traIslam e Cristianesimo,

avrebbe potuto trovare inFrancesco d’Assisi, Ray-mond Lull o l’ImperatoreFederico II un’ottimamateria per riaffermarel’intesa tra le grandi reli-gioni.

Anche riguardo alleviolenze che subisce ilmondo musulmano oggi -le violenze strutturali delsottosviluppo, della re-pressione e della margi-nalizzazione, ma anche leviolenze subite in Palesti-na, Iraq e Libano a pre-scindere dalle responsa-bilità - la locuzione papa-le, ancorché di alto livel-lo culturale, risulta im-propria.

Benedetto XVI è ap-parso allarmato dall’e-sclusione della fede dallesocietà occidentali con-temporanee e ha cercato,per questo, di infondereun nuovo spirito: questoè un suo diritto sacrosan-to in quanto capo dellaChiesa. Ma ciò non deveavvenire a discapito deldialogo tra popoli, cultu-re e religioni. Non si puòrimproverare all’Islam diessere in marcia. E, so-prattutto, non si ha il di-ritto di confondere l’I-slam-Testo con l’Islam-Contesto o con l’Islam-Pretesto.

Non più del Cristiane-simo, l’Islam non è unblocco monolitico e nes-suno può affermare, ameno di soffrire d’amne-sia storica, che vi sonodelle religioni di pace edelle religioni di spada.Bisogna leggere il libro diAmin Maaluf su “Le cro-ciate viste dagli Arabi”per convincersene. D’al-tronde, esattamente unsecolo dopo il discorso diManuel II sulla violenzadell’Islam, cioè nel 1492,il Sultano Benyazit invia-va la sua flotta in Spagnaal fine di trasportare cen-tinaia di migliaia di “ri-fugiati ebrei” cacciati daIsabella la Cattolica.Quindi, in materia di tol-leranza, nessuno può da-re lezioni.

Nei giorni scorsi a Sa-lerno, il Cardinale di Cra-covia Stanislao Dziwis -segretario ed uomo om-bra di Giovanni Paolo II- ha confermato la coe-renza delle parole del Pa-pa ed ha affermato che “IlDio unico delle tre reli-gioni unisce e non divi-de”.

Conoscersi per condi-videre: questa è la finalitàprincipale che ci siamoprefissati dieci anni fa eche, ancora e soprattuttooggi, costituisce la viamaestra da seguire. Percalmare gli animi. Perconsolidare il dialogo. Peraiutare il “Dio unico” adunire tutti i fedeli delle trereligioni costituendo, fi-nalmente, un Mare No-strum diviso “tra” noi enon “da” noi.

* presidente della Fondazione

Mediterraneo

Un’immagine di Papa Benedetto XVI

“Il Mattino” 24 settembre 2006

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Martedì 24 ottobre 2006 31MEDITERRANEOIL DENARO

TURCHIA

Concluso entro l’anno il gasdotto IgiIl primo tratto del gasdotto Igi, checollegherà Turchia, Grecia e Italia,sarà pronto entro la fine del 2006.La notizia pubblicata dall’agenziaturca Cihan è stata annunciata dal-la società di stato del gas turco, Bo-tas. Circa 750 milioni di metri cu-bi di gas naturale saranno traspor-tati annualmente verso la Grecia epoi, nel prossimo futuro, verso l’I-talia. Il progetto, infatti, coinvolgeoltre a Botas, la greca Depa e l’ita-liana Edison Gas.

Entro il 2012 l’ammontare com-plessivo di gas trasportato rag-giungerà quota 11 miliardi di me-tri cubi di cui tre miliardi destinatialla penisola ellenica e otto all’Ita-lia. Per l’Italia il gasdotto sarà col-legato con un raccordo all’altezzadella Puglia.

Il nuovo gasdotto si collegheràalla rete del Paese anatolico, con-sentendo all’Italia di importare ognianno tra gli otto e i 410 miliardimetri cubi di gas naturale prove-nienti dal Mar Caspio e dal Me-dioriente, nelle quali si trova oltreil 10 per cento delle riserve mon-diali. La conduttura avrà un im-

patto visivo praticamente nullo. Iltratto in territorio pugliese saràcompletamente interrato e la solaopera visibile sarà la cabina di mi-sura del gas, che occuperà una su-perficie pari a quella di una picco-la abitazione con giardino. Inoltre,l’impianto non avrà impatto am-bientale, non generando emissioniin atmosfera o scarichi in mare.

Nel frattempo, gli industriali tur-chi lanciano l’allarme: non si puoassolutamente fare ma meno deglisconti sull’energia concordati in set-tembre. Il panico si è venuto a crea-re dopo che l’Autorità per la rego-

lazione del mercato energetico(Epdk), aveva annunciato venerdìscorso tagli ad alcuni sconti stabi-liti a un accordo fra governo e im-prenditori.

Gli industriali hanno fatto sape-re tramite i principali quotidianidel Paese che si tratta di una deci-sione adottata per cercare di com-pensare la perdita di energia cau-sata dal suo utilizzo illegale. E chea pagarne le spese saranno gli im-prenditori, che hanno già annun-ciato una perdita di competitivitàrispetto a colossi come la Cina. Contutti i danni economici che ne deri-veranno. L’Unione degli esportato-ri di acciaio turchi ha detto che ilprezzo dell'energia nel Paese è unodei più cari del mondo industria-lizzato.

In Cina le compagnie paganoprezzi irrisori per l’approvvigiona-mento. Tutto perch‚, a sentire l’U-nione, da quelle parti l’energia nonviene rubata come nel Paese dellaMezzaluna. L’accusa al governo è dinon aver fatto nulla per risolvere olimitare questo problema, rivalen-dosi solo con chi l’energia la paga.

Individuare giovani impren-ditori africani in specifici set-tori, formarli in imprese ita-liane dello stesso settore e poiaiutarli per uno start up del-la loro idea imprenditorialenel loro Paese, dove anchel’impresa italiana possa ave-re una gemmazione. Questala prima iniziativa di Assa-frica & Mediterraneo, l’as-sociazione del sistema Con-findustria che si occupa del-le relazioni per lo sviluppoeconomico delle imprese ita-liane nei settanta Paesi del bacino del Mediterraneo,Africa e Medio Oriente, annunciata dal presidente del-l’associazione: l’imprenditore salernitano VincenzoBoccia.

L’associazione ha firmato venerdì a Prato un accor-do con la Piccola industria di Confindustria per raffor-zare lo sviluppo delle pmi italiane in vista di una lorointernazionalizzazione nei Paesi dell’Africa, del bacinodel Mediterraneo e del Medioriente.

L’intesa prevede la possibilità di utilizzare il desk aBruxelles del Cde, l’agenzia di sviluppo dell’Unioneeuropea per l’assistenza tecnica e il supporto alle Pminei paesi Acp (Africa, Caraibi, Pacifico) per beneficia-re delle opportunità e degli strumenti finanziari da es-so offerti.

“Tra un mese - spiega Boccia - avremo una primariunione con il Cde per selezionare una precisa area geo-grafica dell’Africa con la quale iniziare a lavorare perstimolare l’avvio di partenariati economici. Probabil-mente ci orienteremo verso la zona subsahariana. Saràquesto un modo - conclude il presidente di Assafrica -per fare non semplicemente esportazione ma sviluppareimprese solidali nella logica della cooperazione”.

Investimenti ai Caraibi: Assafrica aiuta le Pmi

SIRIA

Un giudice siriano ha ordinato un nuovo l’arresto per lo scrit-tore dissidente siriano Michel Kilo, solo un paio di giorni do-po che un altro magistrato ne aveva disposto il rilascio sucauzione, questo dopo una prigionia durata già cinque me-si. La notizia è stata diffusa da attivisti per i diritti umani. “Ilgiudice del Palazzo di giustizia ha deciso di rivolgere a Kilo leseguenti accuse: aver messo la Siria in pericolo di atti ag-gressivi, averne umiliato il sentimento nazionale, aver de-gradato la reputazione dello stato e aver incitato ad azioni set-tarie”, dice Ammar Qurabi, portavoce dell’organizzazione

per i diritti umani in Siria. “Il giudice ha deciso di mandare Ki-lo alla prigione di Adra (a 20 chilometri circa da Damasco), no-nostante che un altro giudice avesse disposto il suo rilascio,giovedì, su cauzione di 20 dollari”, dice la fonte aggiungen-do che “la pratica della liberazione di Kilo è sparita e nessu-no al tribunale sa più dov’è finita”. Le autorità non hanno maiconfermato l’ordine di scarcerazione per Kilo, un conosciutoscrittore di cinquantasette anni, che è uno dei dieci dissidentiarrestati in maggio per aver sottoscritto una petizione in cuisi chiedeva una svolta nelle relazioni tra la Siria e il Libano.

Nuovo ordine di arresto per lo scrittore dissidente Michel Kilo

AREA MED. 1Circa 750 milioni di metri cubi di gassaranno trasportatiannualmenteverso la Greciae, in futuro, verso l’Italia

Vincenzo Boccia

Presentato ieri a Roma,presso la sala del refetto-rio della Camera dei de-putati il libro “Lineamen-ti per un rinnovato Dialo-go tra le Culture” di An-tonio Badini, ambasciato-re italiano al Cairo edesperto dei rapporti con iPaesi mediterranei. Pre-senti fra gli altri anche laprincipessa Wijdan Al-Hascemi, ambasciatrice diGiordania in Italia, Clau-dio Azzolini, parlamenta-re e responsabile per i rap-porti istituzionali dellaFondazione Mediterra-neo, il giornalista AntonioGhirelli, il preside dell’U-niversità “La Sapienza”Federico Masini, il presi-dente dell’Udc LorenzoCesa e altre personalità. Ilvolume è pubblicato dallaFondazione Mediterraneoe si presenta come un ve-ro e proprio manifestoteorico e operativo per da-re nuovo significato allaparola dialogo. Il presi-dente della FondazioneMediterraneo MicheleCapasso, che ha curatoanche la prefazione del li-bro, ricorda l’importanzadella cultura come orien-tamento dell’uomo per laricerca della propria esi-stenza. “La crisi profon-

da dell’Occidente - affer-ma Capasso - è una crisi diidentità e il Mediterraneodeve rappresentare la no-stra protezione maggioreper far si che i nostri con-trasti e le nostre identitàdiventino da elemento diconflitto a risorsa”. Di quil’importanza del libro diAntonio Badini “Linea-menti per un rinnovatoDialogo tra le Culture”che traccia le linee guidadel dibattito sviluppatosiintorno all’azione dellaFondazione Mediterraneoe che invita a ripercorrerele strade della cultura, del-l’arte, della scienza e del-la politica mediterranea.Lo scopo è quello di co-struire un’identità medi-terranea fondata su un in-sieme di valori e di inte-ressi condivisi, sottolinea-ta anche dai relatori (l’am-basciatore Boris Bianche-ri, presidente dell’Ansa,Lucio Caracciolo, diretto-re di Limes, Ugo Intini, vi-ceministro degli Esteri,Umberto Ranieri, presi-dente della commissioneEsteri della Camera.): “Unmanuale attraverso cuicomprendere come perve-nire a una grande coali-zione di valori e di inte-ressi comuni per assicura-

re pace e sviluppo condi-viso nella regione”. Se-condo Badini “Le due ri-ve del Mediterraneo non sicapiscono più, le iniziati-ve che mirano allo svilup-po del dialogo finora si so-no rivelate ‘scatole vuote’,i convegni ‘inutili’. Serveun nuovo approccio, ba-sato sul coinvolgimentodell’opinione pubblica, at-traverso la diffusione del-

la conoscenza, le tradu-zioni di libri arabi nellelingue europee, la ricercaconcreta di valori condi-visi. Bisogna mirare al ri-conoscimento delle speci-ficità delle culture e allaricerca di valori comuni -sostiene Badini - sulla cuibase costruire la convi-venza. Un esempio: la de-mocrazia, valore da con-dividere perché ‘storica-mente si è rivelata comela forma di governo chemeglio ha promosso l’a-

vanzamento di interessidelle comunità nazionali,di sviluppo economico-so-ciale e di sicurezza. La de-mocrazia non può essereesportata nei Paesi arabi.Più produttivo invece ri-leggere la tradizione arabaper trovare in essa ele-menti di convergenza econcordanza con questovalore. Questo non deveavvenire con un approc-cio ‘orientalistico’ da par-te dell’Occidente, madev’essere un processo chenasce dalle stesse societàarabe, per generare formeoriginali di democrazia enon ricalcate su modelliimposti”. Altri valori in-dividuati da Badini per cuicercare basi comuni, sonol’impresa, il mercato, il ri-spetto del diritto, l’equitàsociale, la giustizia internae internazionale. Il meto-do fondamentale per losviluppo di questo pro-cesso è la conoscenza re-ciproca, che deve diffon-dersi a livello di opinionepubblica e non rimanereprivilegio dei “professio-nisti del dialogo”. Questopuò avvenire soprattuttocon la diffusione dei libri,dei romanzi, della poesia.Quelli arabi in Europa eviceversa.

AREA MED. 2

Presentato il libro di Antonio BadiniLe banche che intendono candidarsi alla parziale pri-vatizzazione del Credit populaire algerien (Cpa), il pri-mo istituto bancario che l’Algeria mette sul mercato,hanno tempo fino al 7 novembre per ritirare il dossierdella gara d’appalto che verrà indetta nelle prossimesettimane per concludersi probabilmente con l’attri-buzione in febbraio. Il ministro delle Finanze precisache solo il 51 per cento delle azioni saranno vendute“a un partner strategico”, mentre il restante 49 per cen-to resterà nelle mani dello stato. Il Cpa è stato creatonel 1966 ed è una delle cinque banche algerine più im-portanti, con un attivo pari a 4,8 miliardi di euro e 4mi-la dipendenti. Tra le banche straniere interessate al-l’opreazione ci sarebbero, secondo fonti informate, laspagnola Banco di Santander, la britannica Hsbc, la sta-tunitense Citybank, le francesi Bnp Paribas, SocietéGenerale e Credit Agricole oltre a non meglio precisa-te banche tedesche e italiane. La seconda banca pub-blica che sarà privatizzata è la Banca per lo sviluppolocale (Bdl).

Banche, domande per Cpa entro il 7 novembre

ALGERIA

L’autoreè ambasciatore italianoal Cairo

EGITTO

La holding per le industrie metallurgiche egiziane si prepa-ra a mettere in vendita l’83 per cento delle azioni di “Al Ara-biya Acciai” a un gruppo di investitori. Secondo il quotidia-no Al Alam El Yom, il progetto s’inserisce nel quadro delprogramma di privatizzazione delle imprese di proprietàdello Stato. “La vendita delle azioni di Al Arabiya, che pro-duce acciaio di alta qualità per l’industria automobilistica eferroviaria, sarà annunciata alla fine del mese per permet-tere agli investitori d’ispezionare la società che negli ultimianni ha accumulato debiti”, dice al quotidiano Zaki Bas-siouni, presidente della holding. Bassiouni però sottolineache sono “positive” le prestazioni industriali di Al ArabiyaAcciai, che esporta prodotti verso l’Europa occidentale, e ilcui fatturato raggiunge i 350 milioni di lire egiziane (circa48 milioni di euro) all’anno.

Al Arabiya Acciai, l’83% in vendita

“Il Denaro” 24 ottobre 2006 “Il Messaggero” 24 ottobre 2006

“Ansamed” 24 ottobre 2006

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Martedì 24 ottobre 2006 31MEDITERRANEOIL DENARO

TURCHIA

Concluso entro l’anno il gasdotto IgiIl primo tratto del gasdotto Igi, checollegherà Turchia, Grecia e Italia,sarà pronto entro la fine del 2006.La notizia pubblicata dall’agenziaturca Cihan è stata annunciata dal-la società di stato del gas turco, Bo-tas. Circa 750 milioni di metri cu-bi di gas naturale saranno traspor-tati annualmente verso la Grecia epoi, nel prossimo futuro, verso l’I-talia. Il progetto, infatti, coinvolgeoltre a Botas, la greca Depa e l’ita-liana Edison Gas.

Entro il 2012 l’ammontare com-plessivo di gas trasportato rag-giungerà quota 11 miliardi di me-tri cubi di cui tre miliardi destinatialla penisola ellenica e otto all’Ita-lia. Per l’Italia il gasdotto sarà col-legato con un raccordo all’altezzadella Puglia.

Il nuovo gasdotto si collegheràalla rete del Paese anatolico, con-sentendo all’Italia di importare ognianno tra gli otto e i 410 miliardimetri cubi di gas naturale prove-nienti dal Mar Caspio e dal Me-dioriente, nelle quali si trova oltreil 10 per cento delle riserve mon-diali. La conduttura avrà un im-

patto visivo praticamente nullo. Iltratto in territorio pugliese saràcompletamente interrato e la solaopera visibile sarà la cabina di mi-sura del gas, che occuperà una su-perficie pari a quella di una picco-la abitazione con giardino. Inoltre,l’impianto non avrà impatto am-bientale, non generando emissioniin atmosfera o scarichi in mare.

Nel frattempo, gli industriali tur-chi lanciano l’allarme: non si puoassolutamente fare ma meno deglisconti sull’energia concordati in set-tembre. Il panico si è venuto a crea-re dopo che l’Autorità per la rego-

lazione del mercato energetico(Epdk), aveva annunciato venerdìscorso tagli ad alcuni sconti stabi-liti a un accordo fra governo e im-prenditori.

Gli industriali hanno fatto sape-re tramite i principali quotidianidel Paese che si tratta di una deci-sione adottata per cercare di com-pensare la perdita di energia cau-sata dal suo utilizzo illegale. E chea pagarne le spese saranno gli im-prenditori, che hanno già annun-ciato una perdita di competitivitàrispetto a colossi come la Cina. Contutti i danni economici che ne deri-veranno. L’Unione degli esportato-ri di acciaio turchi ha detto che ilprezzo dell'energia nel Paese è unodei più cari del mondo industria-lizzato.

In Cina le compagnie paganoprezzi irrisori per l’approvvigiona-mento. Tutto perch‚, a sentire l’U-nione, da quelle parti l’energia nonviene rubata come nel Paese dellaMezzaluna. L’accusa al governo è dinon aver fatto nulla per risolvere olimitare questo problema, rivalen-dosi solo con chi l’energia la paga.

Individuare giovani impren-ditori africani in specifici set-tori, formarli in imprese ita-liane dello stesso settore e poiaiutarli per uno start up del-la loro idea imprenditorialenel loro Paese, dove anchel’impresa italiana possa ave-re una gemmazione. Questala prima iniziativa di Assa-frica & Mediterraneo, l’as-sociazione del sistema Con-findustria che si occupa del-le relazioni per lo sviluppoeconomico delle imprese ita-liane nei settanta Paesi del bacino del Mediterraneo,Africa e Medio Oriente, annunciata dal presidente del-l’associazione: l’imprenditore salernitano VincenzoBoccia.

L’associazione ha firmato venerdì a Prato un accor-do con la Piccola industria di Confindustria per raffor-zare lo sviluppo delle pmi italiane in vista di una lorointernazionalizzazione nei Paesi dell’Africa, del bacinodel Mediterraneo e del Medioriente.

L’intesa prevede la possibilità di utilizzare il desk aBruxelles del Cde, l’agenzia di sviluppo dell’Unioneeuropea per l’assistenza tecnica e il supporto alle Pminei paesi Acp (Africa, Caraibi, Pacifico) per beneficia-re delle opportunità e degli strumenti finanziari da es-so offerti.

“Tra un mese - spiega Boccia - avremo una primariunione con il Cde per selezionare una precisa area geo-grafica dell’Africa con la quale iniziare a lavorare perstimolare l’avvio di partenariati economici. Probabil-mente ci orienteremo verso la zona subsahariana. Saràquesto un modo - conclude il presidente di Assafrica -per fare non semplicemente esportazione ma sviluppareimprese solidali nella logica della cooperazione”.

Investimenti ai Caraibi: Assafrica aiuta le Pmi

SIRIA

Un giudice siriano ha ordinato un nuovo l’arresto per lo scrit-tore dissidente siriano Michel Kilo, solo un paio di giorni do-po che un altro magistrato ne aveva disposto il rilascio sucauzione, questo dopo una prigionia durata già cinque me-si. La notizia è stata diffusa da attivisti per i diritti umani. “Ilgiudice del Palazzo di giustizia ha deciso di rivolgere a Kilo leseguenti accuse: aver messo la Siria in pericolo di atti ag-gressivi, averne umiliato il sentimento nazionale, aver de-gradato la reputazione dello stato e aver incitato ad azioni set-tarie”, dice Ammar Qurabi, portavoce dell’organizzazione

per i diritti umani in Siria. “Il giudice ha deciso di mandare Ki-lo alla prigione di Adra (a 20 chilometri circa da Damasco), no-nostante che un altro giudice avesse disposto il suo rilascio,giovedì, su cauzione di 20 dollari”, dice la fonte aggiungen-do che “la pratica della liberazione di Kilo è sparita e nessu-no al tribunale sa più dov’è finita”. Le autorità non hanno maiconfermato l’ordine di scarcerazione per Kilo, un conosciutoscrittore di cinquantasette anni, che è uno dei dieci dissidentiarrestati in maggio per aver sottoscritto una petizione in cuisi chiedeva una svolta nelle relazioni tra la Siria e il Libano.

Nuovo ordine di arresto per lo scrittore dissidente Michel Kilo

AREA MED. 1Circa 750 milioni di metri cubi di gassaranno trasportatiannualmenteverso la Greciae, in futuro, verso l’Italia

Vincenzo Boccia

Presentato ieri a Roma,presso la sala del refetto-rio della Camera dei de-putati il libro “Lineamen-ti per un rinnovato Dialo-go tra le Culture” di An-tonio Badini, ambasciato-re italiano al Cairo edesperto dei rapporti con iPaesi mediterranei. Pre-senti fra gli altri anche laprincipessa Wijdan Al-Hascemi, ambasciatrice diGiordania in Italia, Clau-dio Azzolini, parlamenta-re e responsabile per i rap-porti istituzionali dellaFondazione Mediterra-neo, il giornalista AntonioGhirelli, il preside dell’U-niversità “La Sapienza”Federico Masini, il presi-dente dell’Udc LorenzoCesa e altre personalità. Ilvolume è pubblicato dallaFondazione Mediterraneoe si presenta come un ve-ro e proprio manifestoteorico e operativo per da-re nuovo significato allaparola dialogo. Il presi-dente della FondazioneMediterraneo MicheleCapasso, che ha curatoanche la prefazione del li-bro, ricorda l’importanzadella cultura come orien-tamento dell’uomo per laricerca della propria esi-stenza. “La crisi profon-

da dell’Occidente - affer-ma Capasso - è una crisi diidentità e il Mediterraneodeve rappresentare la no-stra protezione maggioreper far si che i nostri con-trasti e le nostre identitàdiventino da elemento diconflitto a risorsa”. Di quil’importanza del libro diAntonio Badini “Linea-menti per un rinnovatoDialogo tra le Culture”che traccia le linee guidadel dibattito sviluppatosiintorno all’azione dellaFondazione Mediterraneoe che invita a ripercorrerele strade della cultura, del-l’arte, della scienza e del-la politica mediterranea.Lo scopo è quello di co-struire un’identità medi-terranea fondata su un in-sieme di valori e di inte-ressi condivisi, sottolinea-ta anche dai relatori (l’am-basciatore Boris Bianche-ri, presidente dell’Ansa,Lucio Caracciolo, diretto-re di Limes, Ugo Intini, vi-ceministro degli Esteri,Umberto Ranieri, presi-dente della commissioneEsteri della Camera.): “Unmanuale attraverso cuicomprendere come perve-nire a una grande coali-zione di valori e di inte-ressi comuni per assicura-

re pace e sviluppo condi-viso nella regione”. Se-condo Badini “Le due ri-ve del Mediterraneo non sicapiscono più, le iniziati-ve che mirano allo svilup-po del dialogo finora si so-no rivelate ‘scatole vuote’,i convegni ‘inutili’. Serveun nuovo approccio, ba-sato sul coinvolgimentodell’opinione pubblica, at-traverso la diffusione del-

la conoscenza, le tradu-zioni di libri arabi nellelingue europee, la ricercaconcreta di valori condi-visi. Bisogna mirare al ri-conoscimento delle speci-ficità delle culture e allaricerca di valori comuni -sostiene Badini - sulla cuibase costruire la convi-venza. Un esempio: la de-mocrazia, valore da con-dividere perché ‘storica-mente si è rivelata comela forma di governo chemeglio ha promosso l’a-

vanzamento di interessidelle comunità nazionali,di sviluppo economico-so-ciale e di sicurezza. La de-mocrazia non può essereesportata nei Paesi arabi.Più produttivo invece ri-leggere la tradizione arabaper trovare in essa ele-menti di convergenza econcordanza con questovalore. Questo non deveavvenire con un approc-cio ‘orientalistico’ da par-te dell’Occidente, madev’essere un processo chenasce dalle stesse societàarabe, per generare formeoriginali di democrazia enon ricalcate su modelliimposti”. Altri valori in-dividuati da Badini per cuicercare basi comuni, sonol’impresa, il mercato, il ri-spetto del diritto, l’equitàsociale, la giustizia internae internazionale. Il meto-do fondamentale per losviluppo di questo pro-cesso è la conoscenza re-ciproca, che deve diffon-dersi a livello di opinionepubblica e non rimanereprivilegio dei “professio-nisti del dialogo”. Questopuò avvenire soprattuttocon la diffusione dei libri,dei romanzi, della poesia.Quelli arabi in Europa eviceversa.

AREA MED. 2

Presentato il libro di Antonio BadiniLe banche che intendono candidarsi alla parziale pri-vatizzazione del Credit populaire algerien (Cpa), il pri-mo istituto bancario che l’Algeria mette sul mercato,hanno tempo fino al 7 novembre per ritirare il dossierdella gara d’appalto che verrà indetta nelle prossimesettimane per concludersi probabilmente con l’attri-buzione in febbraio. Il ministro delle Finanze precisache solo il 51 per cento delle azioni saranno vendute“a un partner strategico”, mentre il restante 49 per cen-to resterà nelle mani dello stato. Il Cpa è stato creatonel 1966 ed è una delle cinque banche algerine più im-portanti, con un attivo pari a 4,8 miliardi di euro e 4mi-la dipendenti. Tra le banche straniere interessate al-l’opreazione ci sarebbero, secondo fonti informate, laspagnola Banco di Santander, la britannica Hsbc, la sta-tunitense Citybank, le francesi Bnp Paribas, SocietéGenerale e Credit Agricole oltre a non meglio precisa-te banche tedesche e italiane. La seconda banca pub-blica che sarà privatizzata è la Banca per lo sviluppolocale (Bdl).

Banche, domande per Cpa entro il 7 novembre

ALGERIA

L’autoreè ambasciatore italianoal Cairo

EGITTO

La holding per le industrie metallurgiche egiziane si prepa-ra a mettere in vendita l’83 per cento delle azioni di “Al Ara-biya Acciai” a un gruppo di investitori. Secondo il quotidia-no Al Alam El Yom, il progetto s’inserisce nel quadro delprogramma di privatizzazione delle imprese di proprietàdello Stato. “La vendita delle azioni di Al Arabiya, che pro-duce acciaio di alta qualità per l’industria automobilistica eferroviaria, sarà annunciata alla fine del mese per permet-tere agli investitori d’ispezionare la società che negli ultimianni ha accumulato debiti”, dice al quotidiano Zaki Bas-siouni, presidente della holding. Bassiouni però sottolineache sono “positive” le prestazioni industriali di Al ArabiyaAcciai, che esporta prodotti verso l’Europa occidentale, e ilcui fatturato raggiunge i 350 milioni di lire egiziane (circa48 milioni di euro) all’anno.

Al Arabiya Acciai, l’83% in vendita

“Il Denaro” 24 ottobre 2006 “Il Messaggero” 24 ottobre 2006

“Ansamed” 24 ottobre 2006

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Xxxxxxx

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Xxxxxxx“Ansamed” 24 ottobre 2006

“Il Mattino” 27 ottobre 2006

“Corriere della Sera” 28 ottobre 2006

“Ansamed” 27 ottobre 2006

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“Il Mattino” 27 ottobre 2006

“Corriere della Sera” 28 ottobre 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 28 ottobre 2006

“Corriere del Mezzogiorno” 28 ottobre 2006

Lo scrittore egiziano, NaguibMahfouz, premio Nobel per laLetteratura nel 1988 e membrodella Fondazione Mediterraneo,recentemente scomparso, saràcommemorato oggi alle 17.30a conclusione dei lavori delConsiglio Scientifico della Fon-dazione. All'incontro interven-gono: Gamal Al Ghitani, scrit-tore egiziano ed "erede" diMahfouz; Mohamed Salmawi,direttore di Al Ahram Hebdo edamico fedelissimo di Mahfouz;Adbo Wazen, editorialista di AlHayat ed esperto di Mahfouz;Antonio Badini, ambasciatore

d'Italia al Cairo; Wijdan Al-Ha-scemi, ambasciatore di Gior-dania in Italia; Said Essaid,esperto del mondo arabo; Ah-med Jebli, presidente dell'Uni-versità Cadi Ayyad di Marrake-ch; Wassyla Tamzali, giurista escrittrice; Dunia Aburachid,scrittrice; Luc Deheuvels, esper-to del mondo arabo; AntonioFerrari, editorialista del Corrie-re della Sera; Erwan Lannon,esperto di problemi euromedi-terranei; Carmen Romero, pre-sidente del Circolo Mediterra-neo;Carmine Nardone, presi-dente della Provincia di Bene-

vento; Predrag Matvejevic', pre-sidente del Consiglio Scientificodella Fondazione, Caterina Ar-cidiacono, vicepresidente dellaFondazione; Claudio Azzolini,membro della Fondazione, Mi-chele Capasso, presidente dellaFondazione; Umberto Ranieri,presidente della CommissioneEsteri della Camera dei deputa-ti. Il documento finale del Con-siglio scientifico della Fonda-zione, basato sui temi delle“Conseguenze sul dialogo tra leculture derivanti dal recenteconflitto fra Israele ed Hezbol-lah”, “Riflessioni sul peggiorarsi

delle interazioni tra il mondoarabo-musulmano e l'occiden-te”, “L'Islam ed i musulmani inEuropa sono un fattore di avvi-cinamento tra le società civilidel bacino del Mediterraneo? Sesì, come possiamo favorire l'in-terazione del multiculturali-smo?”, “La mobilitazione dellesocietà civili riuscirebbe ad in-fluenzare le politiche dei Go-verni fondamentali per valoriz-

zare il dialogo interculturale?”,“Il dialogo interculturale nellaprospettiva di genere: libertà euguaglianza” e “Nuove idee percostruire una maggiore fiducianell'area del Mediterraneo. Il ruolo del Libro, delle Fiere delLibro e delle Scienze Umane eSociali”, verrà illustrato nel cor-so di una conferenza stampa in-detta a conclusione dei lavoridel Consiglio.

Sabato 28 ottobre 2006 28IL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Mahfouz, una lezione di dialogo tra i popoli

Denaro Tv è disponibile anche:• in chiaro sulle frequenze di Telelibera

nelle fasce orarie 10-11,10; 14-15; 18,30-18,50; 23,20-24• sul digitale terrestre nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67• sul satellite Hotbird free (frequenza 11178/HOR 27,5 SR FEC 3/4)

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informazionee di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, economici e cul-turali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioni un’opportunità disviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.30

TGMEDe in replica alle 17.30, 20.20 e alle 11 del giorno successivo

DAL LUNEDÌ AL SABATO

La TV del Denaro

878DISKYISRAELE

Uno spettacolo di burattini in lingua araba per i bam-bini di Nazareth, realizzato da due artisti napoletani,Bruno Leone e Cristina Quadrio, sarà messo in scenaoggi nella città della Galilea, quest'anno capitale del-la cultura. L'esibizione si svolgerà durante le manife-stazioni legate alla Giornata italiana, indetta nel-l'ambito della VI edizione della settimana della linguaitaliana nel mondo, iniziativa promossa quest'anno sultema "Il cibo e le feste nella cultura italiana" dal Mini-stero degli Esteri. Lo scopo è quello di avvicinare i pic-coli di una realtà multiculturale come quella del nordd'Israele, in cui convivono pacificamente ebrei, arabi

cristiani e musulmani, alla cultura italiana attraversouno spettacolo, quello dei burattini, da sempre ap-prezzato dai bambini di tutto il mondo. L'evento è sta-to reso possibile con il sostegno del Comune di Napolinell'ambito del progetto Osservatorio euromediter-raneo e del Mar Nero, e alla collaborazione dell'Am-basciata Italiana a Tel Aviv. La giornata italiana a Na-zareth è stata organizzata dall'Istituto Italiano di Cul-tura di Haifa, Ufficio culturale dell'Ambasciata d'Italiain Israele, in cooperazione con il Municipio della cittàdi Nazareth.

r.m.

Burattini napoletani in lingua araba in scena a Nazareth

in collaborazione con Ansamed

MEDITERRANEO“Ansamed” 30 ottobre 2006

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“Corriere del Mezzogiorno” 28 ottobre 2006

Lo scrittore egiziano, NaguibMahfouz, premio Nobel per laLetteratura nel 1988 e membrodella Fondazione Mediterraneo,recentemente scomparso, saràcommemorato oggi alle 17.30a conclusione dei lavori delConsiglio Scientifico della Fon-dazione. All'incontro interven-gono: Gamal Al Ghitani, scrit-tore egiziano ed "erede" diMahfouz; Mohamed Salmawi,direttore di Al Ahram Hebdo edamico fedelissimo di Mahfouz;Adbo Wazen, editorialista di AlHayat ed esperto di Mahfouz;Antonio Badini, ambasciatore

d'Italia al Cairo; Wijdan Al-Ha-scemi, ambasciatore di Gior-dania in Italia; Said Essaid,esperto del mondo arabo; Ah-med Jebli, presidente dell'Uni-versità Cadi Ayyad di Marrake-ch; Wassyla Tamzali, giurista escrittrice; Dunia Aburachid,scrittrice; Luc Deheuvels, esper-to del mondo arabo; AntonioFerrari, editorialista del Corrie-re della Sera; Erwan Lannon,esperto di problemi euromedi-terranei; Carmen Romero, pre-sidente del Circolo Mediterra-neo;Carmine Nardone, presi-dente della Provincia di Bene-

vento; Predrag Matvejevic', pre-sidente del Consiglio Scientificodella Fondazione, Caterina Ar-cidiacono, vicepresidente dellaFondazione; Claudio Azzolini,membro della Fondazione, Mi-chele Capasso, presidente dellaFondazione; Umberto Ranieri,presidente della CommissioneEsteri della Camera dei deputa-ti. Il documento finale del Con-siglio scientifico della Fonda-zione, basato sui temi delle“Conseguenze sul dialogo tra leculture derivanti dal recenteconflitto fra Israele ed Hezbol-lah”, “Riflessioni sul peggiorarsi

delle interazioni tra il mondoarabo-musulmano e l'occiden-te”, “L'Islam ed i musulmani inEuropa sono un fattore di avvi-cinamento tra le società civilidel bacino del Mediterraneo? Sesì, come possiamo favorire l'in-terazione del multiculturali-smo?”, “La mobilitazione dellesocietà civili riuscirebbe ad in-fluenzare le politiche dei Go-verni fondamentali per valoriz-

zare il dialogo interculturale?”,“Il dialogo interculturale nellaprospettiva di genere: libertà euguaglianza” e “Nuove idee percostruire una maggiore fiducianell'area del Mediterraneo. Il ruolo del Libro, delle Fiere delLibro e delle Scienze Umane eSociali”, verrà illustrato nel cor-so di una conferenza stampa in-detta a conclusione dei lavoridel Consiglio.

Sabato 28 ottobre 2006 28IL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Mahfouz, una lezione di dialogo tra i popoli

Denaro Tv è disponibile anche:• in chiaro sulle frequenze di Telelibera

nelle fasce orarie 10-11,10; 14-15; 18,30-18,50; 23,20-24• sul digitale terrestre nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67• sul satellite Hotbird free (frequenza 11178/HOR 27,5 SR FEC 3/4)

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informazionee di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, economici e cul-turali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioni un’opportunità disviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.30

TGMEDe in replica alle 17.30, 20.20 e alle 11 del giorno successivo

DAL LUNEDÌ AL SABATO

La TV del Denaro

878DISKYISRAELE

Uno spettacolo di burattini in lingua araba per i bam-bini di Nazareth, realizzato da due artisti napoletani,Bruno Leone e Cristina Quadrio, sarà messo in scenaoggi nella città della Galilea, quest'anno capitale del-la cultura. L'esibizione si svolgerà durante le manife-stazioni legate alla Giornata italiana, indetta nel-l'ambito della VI edizione della settimana della linguaitaliana nel mondo, iniziativa promossa quest'anno sultema "Il cibo e le feste nella cultura italiana" dal Mini-stero degli Esteri. Lo scopo è quello di avvicinare i pic-coli di una realtà multiculturale come quella del nordd'Israele, in cui convivono pacificamente ebrei, arabi

cristiani e musulmani, alla cultura italiana attraversouno spettacolo, quello dei burattini, da sempre ap-prezzato dai bambini di tutto il mondo. L'evento è sta-to reso possibile con il sostegno del Comune di Napolinell'ambito del progetto Osservatorio euromediter-raneo e del Mar Nero, e alla collaborazione dell'Am-basciata Italiana a Tel Aviv. La giornata italiana a Na-zareth è stata organizzata dall'Istituto Italiano di Cul-tura di Haifa, Ufficio culturale dell'Ambasciata d'Italiain Israele, in cooperazione con il Municipio della cittàdi Nazareth.

r.m.

Burattini napoletani in lingua araba in scena a Nazareth

in collaborazione con Ansamed

MEDITERRANEO“Ansamed” 30 ottobre 2006

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“Il Denaro” 3 novembre 2006

Il Mediterraneo “ha la febbre alta”e, se vogliamo davvero debellarla,occorre agire in fretta con cure ap-propriate evitando il peggio: biso-gna essere “militanti”. Questa, insintesi, la linea comune assunta daimembri del Consiglio scientificodella Fondazione Mediterraneoriuniti a Napoli per analizzare conattenzione e franchezza i mali delMare Nostrum e per definire unanuova strategia della Fondazionealla luce dell’esperienza che negliultimi 13 anni ne ha caratterizzatol’attività, valutando l’inflazione, leinutili duplicazioni e le dispersionidi risorse delle tante iniziative oggiovunque presenti e, in massimaparte, attuate in maniera approssi-mativa e con pochi risultati con-creti Molteplici i temi analizzati.Primo fra tutti l’importanza delcoinvolgimento dell’opinione pub-blica al fine di aumentare la sensibi-lità sui grandi problemi dell’areaeuromediterranea: dalla mancanzadi leadership in Occidente alla crisiin generale del mondo arabo; dallanecessità di migliorare la conoscen-za reciproca all’urgenza di dar voceagli intellettuali per colmare il fos-sato tra le due Rive; dalla necessitàdi promuovere una vera interazio-ne culturale e sociale attraversol’individuazione di valori e di inte-ressi condivisi al confronto tra le re-ligioni e la laicità.

Il dialogo, dunque, deve ritrovareun nuovo ritmo soprattutto tra igiovani per i quali si presentanomolteplici problematiche: dalla dif-ficile situazione della mobilità nel-l’area mediterranea ( il rilascio deivisti, anche per motivi di studio, di-venta sempre di più complicato ge-nerando frustrazioni e angosce tra i

giovani), alla mancanza di intera-zione con il mercato: in questo mo-do problemi minori diventanoenormi, come per esempio il rila-scio di titoli di studio inadeguati almercato per un’assenza di culturadell’economia; ecco quindi aumen-tare il numero di disoccupati tra igiovani della riva Sud che, in gran

parte, alimentano poi i flussi mi-gratori clandestini. Come dareun’etica al mercato? Come rifor-mare il sistema educativo e la for-mazione professionale del mondoarabo? Le risposte a questi quesitisi ritrovano in una rinnovata azio-ne che coinvolga soprattutto l’edu-cazione e l’istruzione. Di qui la scel-

ta di svolgere la maggior parte del-le iniziative della Fondazione neiPaesi del Sud che ne hanno più bi-sogno. Per questo, il Consiglioscientifico ha ritenuto necessariorafforzare le attività delle sedi prin-cipali nella riva Sud: in primo luo-go quelle di Amman, Algeri e Mar-rakech (vedere il box in pagina).

Venerdì 3 novembre 2006 9IL DENARO

MEDITERRANEOFONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

Dialogo e giovani: l’impegno per il futuro

IL MENSILE DEL DENARO

Lo scrittore egiziano, premio Nobel, Naguib Mahfouz – membro della Fon-dazione Mediterraneo e recentemente scomparso - è stato commemora-to dal Consiglio scientifico della Fondazione. Gamal Al Ghitany, conside-rato l' "erede" di Mahfouz, ha ripercorso, con un commosso ricordo, le tap-pe salienti della vita del grande scrittore egiziano affermando che il pre-mio Nobel si è "affacciato a tutti i problemi della vita", che "ha lavorato,amando la vita" , che è stato un "uomo semplice che non ha mai smessodi scrivere". “Per noi egiziani - ha affermato Al Ghitany - Naguib era come“Budda” e rappresentava la tragedia ma anche la gioia dell’umanità. Egliha scoperto i valori veri del Cairo e per noi tutti era un padre, un amico, unconfidente”. Alla cerimonia hanno preso parte, tra gli altri, l'onorevoleUmberto Ranieri, presidente della commissione esteri della Camera dei De-putati e l’onorevole Claudio Azzolini, membro della stessa commissione.Entrambi hanno sottolineato l’importanza dell’esempio di Mahfouz perrafforzare il dialogo e la comprensione reciproca in un momento in cui ilmondo islamico ed il mondo occidentale sembrano aver smarrito la stra-da maestra del rispetto reciproco e della ricerca di valori condivisi.

Al Ghitany commemora Naguib MahfouzIl Consiglio Scientifico della Fonda-zione Mediterraneo ha, tra l’altro,stabilito di rafforzare le attività del-le sedi della Riva Sud e, special-mente, della sede di Marrakech. L’o-biettivo è rafforzare l’azione dellaFondazione presso i media e l’opi-nione pubblica del mondo arabo, alfine di pervenire ad una maggiorcomprensione delle diversità, dipromuovere la tolleranza e di favo-rire l’interazione culturale. Tra le ini-ziative programmate per la sede diMarrakech si segnalano: la “ChaireAverroès”, giunta al nono Anno Ac-cademico, che si arricchirà di ulte-riori presenze e sarà diffusa connewsletter in più lingue; la creazio-ne di un “Istituto euro-mediterra-neo per l’interazione sociale e cul-

turale”; la realizzazione delle pros-sime edizioni del “Concerto euro-mediterraneo per il dialogo tra leculture”, integrato al " Festival in-ternazionale delle Musiche Univer-sitarie ", con il coinvolgimento digruppi delle varie università medi-terranee; la realizzazione di un pro-gramma strutturato di scambi distudenti tra l’università Cady Ayyade altre università, anche attraversoprogetti cofinanziati dall’UE (Tem-pus) e da altri organismi interna-zionali; la realizzazione ogni annodi un evento principale della FM de-dicato alla tematica dell’educazionee dell’istruzione; la riunione annua-le della rete di università “Alma-med”, di cui l’Università Cadi Ayyadè capofila.

La sede di Marrakech si rafforza

Un momento delle riunioni del Consiglio scintifico.

Alcuni membri del Consiglio scientifico presenti a Napoli. Da sinistra: Erwan Lannon, Ahmed Jebli, Wijdan Al Hascemi, Antonio Badini, Michele Capasso, Caterina Arcidiacono, Predrag Matvejevic', Gamal Al Ghitany,Carmen Romero, Lud Dehuevels, Antonio Ferrari, Said Essaid, DuniaAburachid, Wassyla Tamzali.

Denaro Tv è disponibile anche:• in chiaro sulle frequenze di Telelibera

nelle fasce orarie 10-11,10; 14-15; 18,30-18,50; 23,20-24• sul digitale terrestre nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67• sul satellite Hotbird free (frequenza 11178/HOR 27,5 SR FEC 3/4)

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informazionee di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, economici e cul-turali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioni un’opportunità disviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.30

TGMEDe in replica alle 17.30, 20.20 e alle 11 del giorno successivo

DAL LUNEDÌ AL SABATO

La TV del Denaro

878DISKY

� Michele Capasso

Si è conclusa ieri una settimanadi incontri e riunioni operativetra i membri del Consiglioscientifico della Fondazioneche hanno definito il program-ma del prossimo biennio. Neldocumento finale si richiede dirafforzare l’azione presso imass media e l’opinione pub-blica al fine di favorire unamaggiore interazione sociale eculturale: lo strumento princi-pale è la comunicazione ed isoggetti prioritari i giovani.

Di seguito si elencano le personalità costituenti il Consiglio Scien-tifico della Fondazione Mediterraneo:• Dounia Abourachid, direttrice del Dipartimento di Traduzione e

Interpretariato del Centro Francese di Cultura e Cooperazionedel Cairo (Marocco)• Wijdan Al-Haschemi, ambasciatore del Regno Hascemita di Gior-

dania in Italia (Giordania)• Gamal Al Ghitany, scrittore e direttore del giornale letterario "Akh-

bar al-Adab" (Egitto)• Jerzy Axer, presidente della Fondazione " Artes Liberales " (Polo-

nia)• Antonio Badini, ambasciatore d’Italia al Cairo (Italia) • Lucio Caracciolo, direttore della rivista " Limes " (Italia)• Pat Cox, già presidente del Parlamento Europeo (2002-2004),

presidente del Movimento Europeo Internazionale (Irlanda)• Luc Deheuvels, direttore del Dipartimento di Studi Arabi dell’I-

stituto Nazionale di Lingue e Civiltà Orientali e direttore del Cen-tro di Ricerche Medio-Oriente Mediterraneo (Francia)• Nasser El Ansary, presidente della " Fiera Internazionale del Libro

del Cairo " (Egitto)• John L. Esposito, direttore del " Center for Muslim-Christian Un-

derstanding - Georgetown University " (Usa)• Said Essaid, esperto in politiche dell’integrazione (Palestina)• Antonio Ferrari, corrispondente del " Corriere della Sera "

(Italia)• Ahmed Jebli, presidente dell’Università " Cadi Ayyad " di Mar-

rakech (Marocco)• Bichara Khader, professore all’Università " Louvain " e direttore

del " Centro di Studi e Ricerche sul Mondo Arabo Contempora-neo" (Palestina) • Erwan Lannon, professore alla " Ghent University – European In-

stitute ", esperto in Partenariato Euromediterraneo (Belgio)• Predrag Matvejevic, scrittore, presidente del Consiglio Scientifi-

co della Fondazione Mediterraneo (Bosnia)• Nullo Minissi, già preside dell’Università " L’Orientale " di Napoli,

professore di Studi Filosofici Slavi, direttore Scientifico della Fon-dazione Mediterraneo (Italia)• Carmine Nardone, presidente della Provincia di Benevento ed eco-

nomista agroalimentare (Italia)• Ignacio Ramonet, direttore de " Le Monde Diplomatique " (Spa-

gna)• Alvaro Manuel Ribeiro Garcia de Vasconcelos, direttore dell’Isti-

tuto di Studi Stranieri e Internazionali (Portogallo)• Cosimo Risi, diplomatico al Ministero degli Affari Esteri italiano,

docente di relazioni internazionali all’Università di Salerno (Italia)• Carmen Romero, presidente del " Círculo Mediterráneo " (Spagna)• Mohamed Salmawi, direttore di " Al Ahram Hebdo "

(Egitto)• Wassyla Tamzali, presidente della " Rete di Donne Mediterranee"

(Algeria)• Abdo Wazen, capo redattore della pagina della cultura di " Al

Hayat " (Libano)• Amin Zaoui, direttore della " Biblioteca Nazionale d’Algeri " (Al-

geria)• Hoda Waffi, redattrice rivista panaraba (Egitto)

I componenti del Consiglio Scientifico della Fondazione

“Il Sole 24 Ore” 6 novembre 2006

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“Il Denaro” 3 novembre 2006

Il Mediterraneo “ha la febbre alta”e, se vogliamo davvero debellarla,occorre agire in fretta con cure ap-propriate evitando il peggio: biso-gna essere “militanti”. Questa, insintesi, la linea comune assunta daimembri del Consiglio scientificodella Fondazione Mediterraneoriuniti a Napoli per analizzare conattenzione e franchezza i mali delMare Nostrum e per definire unanuova strategia della Fondazionealla luce dell’esperienza che negliultimi 13 anni ne ha caratterizzatol’attività, valutando l’inflazione, leinutili duplicazioni e le dispersionidi risorse delle tante iniziative oggiovunque presenti e, in massimaparte, attuate in maniera approssi-mativa e con pochi risultati con-creti Molteplici i temi analizzati.Primo fra tutti l’importanza delcoinvolgimento dell’opinione pub-blica al fine di aumentare la sensibi-lità sui grandi problemi dell’areaeuromediterranea: dalla mancanzadi leadership in Occidente alla crisiin generale del mondo arabo; dallanecessità di migliorare la conoscen-za reciproca all’urgenza di dar voceagli intellettuali per colmare il fos-sato tra le due Rive; dalla necessitàdi promuovere una vera interazio-ne culturale e sociale attraversol’individuazione di valori e di inte-ressi condivisi al confronto tra le re-ligioni e la laicità.

Il dialogo, dunque, deve ritrovareun nuovo ritmo soprattutto tra igiovani per i quali si presentanomolteplici problematiche: dalla dif-ficile situazione della mobilità nel-l’area mediterranea ( il rilascio deivisti, anche per motivi di studio, di-venta sempre di più complicato ge-nerando frustrazioni e angosce tra i

giovani), alla mancanza di intera-zione con il mercato: in questo mo-do problemi minori diventanoenormi, come per esempio il rila-scio di titoli di studio inadeguati almercato per un’assenza di culturadell’economia; ecco quindi aumen-tare il numero di disoccupati tra igiovani della riva Sud che, in gran

parte, alimentano poi i flussi mi-gratori clandestini. Come dareun’etica al mercato? Come rifor-mare il sistema educativo e la for-mazione professionale del mondoarabo? Le risposte a questi quesitisi ritrovano in una rinnovata azio-ne che coinvolga soprattutto l’edu-cazione e l’istruzione. Di qui la scel-

ta di svolgere la maggior parte del-le iniziative della Fondazione neiPaesi del Sud che ne hanno più bi-sogno. Per questo, il Consiglioscientifico ha ritenuto necessariorafforzare le attività delle sedi prin-cipali nella riva Sud: in primo luo-go quelle di Amman, Algeri e Mar-rakech (vedere il box in pagina).

Venerdì 3 novembre 2006 9IL DENARO

MEDITERRANEOFONDAZIONE MEDITERRANEO

in collaborazione con Ansamed

Dialogo e giovani: l’impegno per il futuro

IL MENSILE DEL DENARO

Lo scrittore egiziano, premio Nobel, Naguib Mahfouz – membro della Fon-dazione Mediterraneo e recentemente scomparso - è stato commemora-to dal Consiglio scientifico della Fondazione. Gamal Al Ghitany, conside-rato l' "erede" di Mahfouz, ha ripercorso, con un commosso ricordo, le tap-pe salienti della vita del grande scrittore egiziano affermando che il pre-mio Nobel si è "affacciato a tutti i problemi della vita", che "ha lavorato,amando la vita" , che è stato un "uomo semplice che non ha mai smessodi scrivere". “Per noi egiziani - ha affermato Al Ghitany - Naguib era come“Budda” e rappresentava la tragedia ma anche la gioia dell’umanità. Egliha scoperto i valori veri del Cairo e per noi tutti era un padre, un amico, unconfidente”. Alla cerimonia hanno preso parte, tra gli altri, l'onorevoleUmberto Ranieri, presidente della commissione esteri della Camera dei De-putati e l’onorevole Claudio Azzolini, membro della stessa commissione.Entrambi hanno sottolineato l’importanza dell’esempio di Mahfouz perrafforzare il dialogo e la comprensione reciproca in un momento in cui ilmondo islamico ed il mondo occidentale sembrano aver smarrito la stra-da maestra del rispetto reciproco e della ricerca di valori condivisi.

Al Ghitany commemora Naguib MahfouzIl Consiglio Scientifico della Fonda-zione Mediterraneo ha, tra l’altro,stabilito di rafforzare le attività del-le sedi della Riva Sud e, special-mente, della sede di Marrakech. L’o-biettivo è rafforzare l’azione dellaFondazione presso i media e l’opi-nione pubblica del mondo arabo, alfine di pervenire ad una maggiorcomprensione delle diversità, dipromuovere la tolleranza e di favo-rire l’interazione culturale. Tra le ini-ziative programmate per la sede diMarrakech si segnalano: la “ChaireAverroès”, giunta al nono Anno Ac-cademico, che si arricchirà di ulte-riori presenze e sarà diffusa connewsletter in più lingue; la creazio-ne di un “Istituto euro-mediterra-neo per l’interazione sociale e cul-

turale”; la realizzazione delle pros-sime edizioni del “Concerto euro-mediterraneo per il dialogo tra leculture”, integrato al " Festival in-ternazionale delle Musiche Univer-sitarie ", con il coinvolgimento digruppi delle varie università medi-terranee; la realizzazione di un pro-gramma strutturato di scambi distudenti tra l’università Cady Ayyade altre università, anche attraversoprogetti cofinanziati dall’UE (Tem-pus) e da altri organismi interna-zionali; la realizzazione ogni annodi un evento principale della FM de-dicato alla tematica dell’educazionee dell’istruzione; la riunione annua-le della rete di università “Alma-med”, di cui l’Università Cadi Ayyadè capofila.

La sede di Marrakech si rafforza

Un momento delle riunioni del Consiglio scintifico.

Alcuni membri del Consiglio scientifico presenti a Napoli. Da sinistra: Erwan Lannon, Ahmed Jebli, Wijdan Al Hascemi, Antonio Badini, Michele Capasso, Caterina Arcidiacono, Predrag Matvejevic', Gamal Al Ghitany,Carmen Romero, Lud Dehuevels, Antonio Ferrari, Said Essaid, DuniaAburachid, Wassyla Tamzali.

Denaro Tv è disponibile anche:• in chiaro sulle frequenze di Telelibera

nelle fasce orarie 10-11,10; 14-15; 18,30-18,50; 23,20-24• sul digitale terrestre nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67• sul satellite Hotbird free (frequenza 11178/HOR 27,5 SR FEC 3/4)

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di informazionee di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, sociali, economici e cul-turali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione tra Denaro tv e il quotidiano IlDenaro, il notiziario rappresenta per imprenditori e istituzioni un’opportunità disviluppo e di cooperazione. Il Tg Med va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo.

ALLE ORE 16.30

TGMEDe in replica alle 17.30, 20.20 e alle 11 del giorno successivo

DAL LUNEDÌ AL SABATO

La TV del Denaro

878DISKY

� Michele Capasso

Si è conclusa ieri una settimanadi incontri e riunioni operativetra i membri del Consiglioscientifico della Fondazioneche hanno definito il program-ma del prossimo biennio. Neldocumento finale si richiede dirafforzare l’azione presso imass media e l’opinione pub-blica al fine di favorire unamaggiore interazione sociale eculturale: lo strumento princi-pale è la comunicazione ed isoggetti prioritari i giovani.

Di seguito si elencano le personalità costituenti il Consiglio Scien-tifico della Fondazione Mediterraneo:• Dounia Abourachid, direttrice del Dipartimento di Traduzione e

Interpretariato del Centro Francese di Cultura e Cooperazionedel Cairo (Marocco)• Wijdan Al-Haschemi, ambasciatore del Regno Hascemita di Gior-

dania in Italia (Giordania)• Gamal Al Ghitany, scrittore e direttore del giornale letterario "Akh-

bar al-Adab" (Egitto)• Jerzy Axer, presidente della Fondazione " Artes Liberales " (Polo-

nia)• Antonio Badini, ambasciatore d’Italia al Cairo (Italia) • Lucio Caracciolo, direttore della rivista " Limes " (Italia)• Pat Cox, già presidente del Parlamento Europeo (2002-2004),

presidente del Movimento Europeo Internazionale (Irlanda)• Luc Deheuvels, direttore del Dipartimento di Studi Arabi dell’I-

stituto Nazionale di Lingue e Civiltà Orientali e direttore del Cen-tro di Ricerche Medio-Oriente Mediterraneo (Francia)• Nasser El Ansary, presidente della " Fiera Internazionale del Libro

del Cairo " (Egitto)• John L. Esposito, direttore del " Center for Muslim-Christian Un-

derstanding - Georgetown University " (Usa)• Said Essaid, esperto in politiche dell’integrazione (Palestina)• Antonio Ferrari, corrispondente del " Corriere della Sera "

(Italia)• Ahmed Jebli, presidente dell’Università " Cadi Ayyad " di Mar-

rakech (Marocco)• Bichara Khader, professore all’Università " Louvain " e direttore

del " Centro di Studi e Ricerche sul Mondo Arabo Contempora-neo" (Palestina) • Erwan Lannon, professore alla " Ghent University – European In-

stitute ", esperto in Partenariato Euromediterraneo (Belgio)• Predrag Matvejevic, scrittore, presidente del Consiglio Scientifi-

co della Fondazione Mediterraneo (Bosnia)• Nullo Minissi, già preside dell’Università " L’Orientale " di Napoli,

professore di Studi Filosofici Slavi, direttore Scientifico della Fon-dazione Mediterraneo (Italia)• Carmine Nardone, presidente della Provincia di Benevento ed eco-

nomista agroalimentare (Italia)• Ignacio Ramonet, direttore de " Le Monde Diplomatique " (Spa-

gna)• Alvaro Manuel Ribeiro Garcia de Vasconcelos, direttore dell’Isti-

tuto di Studi Stranieri e Internazionali (Portogallo)• Cosimo Risi, diplomatico al Ministero degli Affari Esteri italiano,

docente di relazioni internazionali all’Università di Salerno (Italia)• Carmen Romero, presidente del " Círculo Mediterráneo " (Spagna)• Mohamed Salmawi, direttore di " Al Ahram Hebdo "

(Egitto)• Wassyla Tamzali, presidente della " Rete di Donne Mediterranee"

(Algeria)• Abdo Wazen, capo redattore della pagina della cultura di " Al

Hayat " (Libano)• Amin Zaoui, direttore della " Biblioteca Nazionale d’Algeri " (Al-

geria)• Hoda Waffi, redattrice rivista panaraba (Egitto)

I componenti del Consiglio Scientifico della Fondazione

“Il Sole 24 Ore” 6 novembre 2006

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Giovedì 16 novembre 2006 9MEDITERRANEOIL DENARO

FONDAZIONE MEDITERRANEO

� Michele Capasso

Lavorare per i giovani e per ledonne. E’ l’impegno della Fon-dazione Mediterraneo per iprossimi anni rafforzatosi conl’apertura della rinnovata sededi Marrakech e con incontri in-ternazionali importanti quali ilForum Civile Euromed, il Fo-rum dei giovani e delle donne ela Conferenza ministeriale diIstanbul. L’obiettivo principaleè invertire l’onda della sfiduciache attualmente caratterizza lerelazioni tra l’Occidente e l’I-slam. Tale azione costituirà par-te integrante dell’attività di lun-go periodo già adottata dallaFondazione ed ora aggiornata acausa del peggioramento inter-venuto nelle relazioni tra l’Oc-cidente ed il Mondo arabo-isla-mico.

La programmazione delle at-tività risponde a tre obiettivi.

Il primo consisterà nel pro-muovere la migliore conoscen-za dell’ “Altro” mediante la tra-duzione di libri dalla lingua ara-ba e viceversa.

Il secondo gruppo di attività

favorirà una più diretta cono-scenza della complessa realtàdell’Islam mediante un’azionepresso i mass-media e l’opinio-ne pubblica. In particolare saràedita una Newsletter in forma-to cartaceo ed elettronico, crea-ti blog sui siti internet della Fon-dazione e promossi colloqui,talk show e programmi televisi-vi seguendo l’esempio di Artè.Sarà inoltre incoraggiata una re-te di Media dei Paesi delle duerive interessati a realizzare for-me di collaborazione fra di lo-ro allo scopo di rafforzare loscambio di articoli, editoriali equindi di favorire una informa-zione più accurata, continua ecapillare. Ci si adopererà perpromuovere incontri fra gior-nalisti e “opinion Maker” del-le due rive e, se utile, un grandeevento annuale con finalità daconvenire. Una prima riunionecon i Media egiziani sarà tenu-ta al Cairo in occasione dellaFiera del Libro che si terrà ilprossimo gennaio 2007.

Il terzo gruppo di attivitàconsisterà in iniziative centratesulle espressioni d’arte che par-

lano un linguaggio universaleper sottolineare che la diversitànon va mitizzata perché accan-to ad essa vi è un sentire comu-ne che incarna quello che uniscele popolazioni mediterranee.Mostre, concerti, esposizioned’arte nonché di seminari e con-vegni a sostegno della forma-zione dei saperi caratterizze-ranno l’attività dei prossimi an-ni. Una particolare attenzionesarà posta alla diffusione del re-taggio dell’Islàm e delle corren-ti letterarie che hanno concorsoall’affermazione del progressoumano nonché all’evoluzionedel pensiero arabo sulla basedello spirito di Averroès.

Dal Marocco alla Turchia: obiettivo giovani

Il Forum Civile Euromed svoltosi nei giorni scorsi aMarrakech - raccogliendo l’eredità dei precedenti Fo-rum e, specialmente, del Forum Civile Euromed svol-tosi a Napoli nel dicembre 2003 - ha avuto un’impor-tanza strategica perché è stato il primo realizzato nel-la riva Sud. E le parole di ringraziamento rivolte alPresidente Capasso alla fine del Forum da parte degliorganizzatori marocchini e dei partecipanti hannoesplicitamente sottolineato il significato politico diquesto avvenimento, specialmente in questo mo-mento. Tra i temi trattati il più importante è statoquello della pace, prevenzione e gestione dei conflit-ti. Su questo tema i 400 partecipanti di 35 Paesi han-no richiamato l’attenzione sulla necessità di risolve-re la crisi in Medio Oriente assumendo come guida lerisoluzioni dell’Onu, il Diritto internazionale e il Dirit-to internazionale umanitario, evitando il “doppiostandard”: ovvero due atteggiamenti diversi rispetti-vamente nei confronti di Israele e del mondo arabo.In questo scenario la responsabilità dell’Unione eu-ropea è essenziale affinché essa sviluppi una politicaautonoma per il Medio Oriente: da qui la necessità dicostituire una forza di protezione internazionale a Ga-za e in Cisgiordania, chiaramente su mandato dell’O-nu e con lo stesso modello della recente forza impie-gata in Libano. I partecipanti hanno lanciato un ap-pello per la situazione in Palestina che si aggrava diora in ora. L’esercizio della violenza da parte dell’e-sercito israeliano ed il terrore esercitato contro le po-polazioni civili sta distruggendo ogni possibilità diaddivenire alla costituzione di uno Stato indipendentecon frontiere riconosciute ed accesso alle risorse na-turali per la popolazione. Il Forum Civile ha condan-nato fermamente la decisione dell’Unione europea diinterferire nel risultato delle elezioni palestinesi bloc-cando i contributi già concessi chiedendo all’Ue di ri-pristinare gli aiuti e allo Stato di Israele di versare le

imposte di competenza dell’Autorità palestinese. Ipartecipanti richiedono di attuare la risoluzione Onu425 concernente il completo ritiro dal Libano da par-te di Israele con la liberazione dei prigionieri libane-si; come pure è assolutamente prioritario fornire le lemappe delle zone minate nel sud del Libano per evi-tare altre vittime innocenti. La Fondazione Mediterraneo ha presentato un docu-mento sulla mobilità nel Mediterraneo e sulle conse-guenze gravi del mancato rilascio dei visti. La libertàdi circolazione è un diritto fondamentale per tutti gliindividui, uomini e donne, e deve essere garantitoper realizzare uno spazio di dialogo, scambi e coope-razione. Il rispetto della dignità umana ed i diritti uma-ni devono essere garantiti in tutti i Paesi, specialmentemediante la ratifica della Convenzione Internaziona-le sui diritti dei Lavoratori immigrati. La mobilità distudenti ed artisti è anch’essa essenziale per assicu-rare scambi, formazione ed inserimento nel mercatodel lavoro. A questo proposito la Fondazione, racco-gliendo una raccomandazione del suo Consiglio scien-tifico riunitosi a Napoli nei giorni scorsi, ha concordatocon attori presenti al Forum Civile, di adoperarsi at-traverso le principali ambasciate di Paesi Ue nella ri-va Sud, affinché sia costituito un sistema di agevola-zione dei visti per studenti ed artisti, attraverso uno“Statuto speciale” che consenta ai giovani di non do-ver subire le lungaggini e le mortificazioni dell’attua-le sistema.Le conclusioni del Forum di Marrakech hanno sotto-lineato le profonde inquietudini per la recrudescen-za dell’islamofobia, dell’antisemitismo e del razzismonei paesi euromediterranei e fatto appello ai Gover-ni affinché siano messe in opera forme adeguate con-tro l’intolleranza, attraverso azioni nei campi dell’i-struzione e dell’educazione, della cultura e della le-gislazione.

La società civile protagonista per la pace

Il presidente dell’Università diMarrakech Ahmed Jebli e lavicepresidente CaterinaArcidiacono firmano la pergamenadella nuova sede di Marrakech

La nuova sede di Marrakech dellaFondazione Mediterraneo. Da

sinistra: Michele Capasso, CaterinaArcidiacono, Mohamed Knidiri,

Ahmed Jebli, Cherkaoui El Modafar,Boumediene Tanouti, Giovanni

Buttieg, Erwan Lannon

Si è conclusa una settimana di incontri per lanciare il nuovo pro-gramma d’azione della Fondazione destinato specialmente aigiovani e alle donne. Martedì 7 novembre, presso l’Università diMarrakech “Cadi Ayyad” (Ucam) si è svolta la cerimonia di aperturadella sede rinnovata e la sottoscrizione del protocollo operativo perlo svolgimento delle attività in programma per i prossimi anni.Mercoledì 8 novembre, a Marrakech, si è concluso il Forum CivileEuromed. Grazie ai precedenti Forum organizzati dalla Fondazionea Napoli (nel 1997 e nel 2003) è stato possibile costituire la “Piat-taforma Euromed Non Governativa” di cui la Fondazione è membrofondatore. Il Forum di Marrakech ha analizzato tra le tematicheprincipali quelle della pace, della prevenzione dei conflitti, dellemigrazioni, delle donne, della sostenibilità ambientale. Ieri a Istan-bul si è svolta la Conferenza ministeriale sulle donne (la prima mairealizzata). La Fondazione illustra le azioni principali svolte, tra cuila mostra “Stracciando i veli” di donne artiste del mondo islamico, iconcorsi per documentari del programma “Euromedcafé” ed altreiniziative. Dal 16 al 19 novembre, sempre a Istanbul, si svolgerà unincontro della “Piattaforma Euromed dei giovani”, di cui la Fonda-zione è membro. I lavori prepareranno il “II incontro dei giovanieuromediterranei ed arabi” che si svolgerà a Napoli dal 16 al 18dicembre 2006.

La prima sede della Fondazione a Marrakech fu aperta nel 1996.Successivamente il re Maometto VI destinò una sede prestigiosanel Palazzo Dar Al Bahi inaugurata il 2 gennaio 2002 in presen-za, tra gli altri , del presidente della Regione Campania Bassolino.

Dal 7 novembre 2006 la sede di Marrakech si è trasferita neinuovi locali resi disponibili dall’Università Cadi Ayyad (Ucam), alfine di ottimizzare il programma di lavoro per i prossimi anni. L’U-cam è oggi tra le prime università dell’Africa e in ottima posizio-ne nella classifica mondiale.

Il suo esempio di buona pratica sarà essenziale per ridurre il di-vario tra molte università della Riva Sud e quelle dei paesi occi-dentali e dell’Europa.

Alla cerimonia di inaugurazione della nuova sede sono interve-nuti: i membri del Senato Accademico dell’Ucam, il presidentedell’Università Cadi Ayyad di Marrakech (Ucam), Ahmed Jebli; ilpresidente della Fondazione Mediterraneo, Michele Capasso; la vi-cepresidente della Fondazione Mediterraneo, Caterina Arcidiaco-no; Erwan Lannon, membro del Consiglio scientifico della Fon-dazione Mediterraneo; l’ex ministro dell’Università e rettore del-l’Ucam, Mohamed Knidiri; il presidente dell´Euromed YouthPlatform, Giovanni Buttieg; i vicepresidenti dell’Ucam Boume-dienne Tanouti e Cherkaoui El Modafar; il presidente dell’Asso-ciazione Euro-Mediterranea, Jean Casta; il capofila della Rete un-gherese dell’Alf, Imre Kiss.

In questa occasione, al fine di rafforzare le attività della sede diMarrakech (per pervenire a un maggior coinvolgimento presso imedia e l’opinione pubblica del mondo arabo, a una maggior com-prensione delle diversità, e per favorire l’interazione culturale) èstato sottoscritto un protocollo operativo che prevede le seguentiattività:• La realizzazione della “Chaire Averroès”, giunta al nono Anno

Accademico, che si arricchirà di ulteriori presenze e sarà diffu-sa con newsletter in più lingue. Il tema per l’anno 2006-2007 sarà“Pace e prevenzione dei conflitti: quali strumenti”.

• La creazione di un “Istituto euro-mediterraneo per l’interazionesociale e culturale”, animato dalla Fondazione Mediterraneo, conl’obiettivo di analizzare il complesso problema dei titoli profes-sionali e del mancato inserimento dei giovani della riva Sud nelmondo del lavoro in un sistema globale.

• La realizzazione delle prossime edizioni del “Concerto euro-me-diterraneo per il dialogo tra le culture”, integrato al " Festivalinternazionale delle Musiche Universitarie ", con il coinvolgi-mento di gruppi delle varie università mediterranee.

• La realizzazione di un programma strutturato di scambi di stu-denti tra l’università Cady Ayyad e altre università, anche attra-verso progetti cofinanziati dall’Ue (Tempus) e da altri organismiinternazionali.

• La realizzazione ogni anno di un evento principale della Fm de-dicato alle tematiche dell’educazione e dell’istruzione.

• La riunione annuale della rete di università “Almamed”, di cuil’Università Cadi Ayyad è capofila e che si estenderà, nei prossi-mi anni, alle università della riva sud.

Coordinamento per il Sud:nasce la nuova sede

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FONDAZIONE MEDITERRANEO

� Michele Capasso

Lavorare per i giovani e per ledonne. E’ l’impegno della Fon-dazione Mediterraneo per iprossimi anni rafforzatosi conl’apertura della rinnovata sededi Marrakech e con incontri in-ternazionali importanti quali ilForum Civile Euromed, il Fo-rum dei giovani e delle donne ela Conferenza ministeriale diIstanbul. L’obiettivo principaleè invertire l’onda della sfiduciache attualmente caratterizza lerelazioni tra l’Occidente e l’I-slam. Tale azione costituirà par-te integrante dell’attività di lun-go periodo già adottata dallaFondazione ed ora aggiornata acausa del peggioramento inter-venuto nelle relazioni tra l’Oc-cidente ed il Mondo arabo-isla-mico.

La programmazione delle at-tività risponde a tre obiettivi.

Il primo consisterà nel pro-muovere la migliore conoscen-za dell’ “Altro” mediante la tra-duzione di libri dalla lingua ara-ba e viceversa.

Il secondo gruppo di attività

favorirà una più diretta cono-scenza della complessa realtàdell’Islam mediante un’azionepresso i mass-media e l’opinio-ne pubblica. In particolare saràedita una Newsletter in forma-to cartaceo ed elettronico, crea-ti blog sui siti internet della Fon-dazione e promossi colloqui,talk show e programmi televisi-vi seguendo l’esempio di Artè.Sarà inoltre incoraggiata una re-te di Media dei Paesi delle duerive interessati a realizzare for-me di collaborazione fra di lo-ro allo scopo di rafforzare loscambio di articoli, editoriali equindi di favorire una informa-zione più accurata, continua ecapillare. Ci si adopererà perpromuovere incontri fra gior-nalisti e “opinion Maker” del-le due rive e, se utile, un grandeevento annuale con finalità daconvenire. Una prima riunionecon i Media egiziani sarà tenu-ta al Cairo in occasione dellaFiera del Libro che si terrà ilprossimo gennaio 2007.

Il terzo gruppo di attivitàconsisterà in iniziative centratesulle espressioni d’arte che par-

lano un linguaggio universaleper sottolineare che la diversitànon va mitizzata perché accan-to ad essa vi è un sentire comu-ne che incarna quello che uniscele popolazioni mediterranee.Mostre, concerti, esposizioned’arte nonché di seminari e con-vegni a sostegno della forma-zione dei saperi caratterizze-ranno l’attività dei prossimi an-ni. Una particolare attenzionesarà posta alla diffusione del re-taggio dell’Islàm e delle corren-ti letterarie che hanno concorsoall’affermazione del progressoumano nonché all’evoluzionedel pensiero arabo sulla basedello spirito di Averroès.

Dal Marocco alla Turchia: obiettivo giovani

Il Forum Civile Euromed svoltosi nei giorni scorsi aMarrakech - raccogliendo l’eredità dei precedenti Fo-rum e, specialmente, del Forum Civile Euromed svol-tosi a Napoli nel dicembre 2003 - ha avuto un’impor-tanza strategica perché è stato il primo realizzato nel-la riva Sud. E le parole di ringraziamento rivolte alPresidente Capasso alla fine del Forum da parte degliorganizzatori marocchini e dei partecipanti hannoesplicitamente sottolineato il significato politico diquesto avvenimento, specialmente in questo mo-mento. Tra i temi trattati il più importante è statoquello della pace, prevenzione e gestione dei conflit-ti. Su questo tema i 400 partecipanti di 35 Paesi han-no richiamato l’attenzione sulla necessità di risolve-re la crisi in Medio Oriente assumendo come guida lerisoluzioni dell’Onu, il Diritto internazionale e il Dirit-to internazionale umanitario, evitando il “doppiostandard”: ovvero due atteggiamenti diversi rispetti-vamente nei confronti di Israele e del mondo arabo.In questo scenario la responsabilità dell’Unione eu-ropea è essenziale affinché essa sviluppi una politicaautonoma per il Medio Oriente: da qui la necessità dicostituire una forza di protezione internazionale a Ga-za e in Cisgiordania, chiaramente su mandato dell’O-nu e con lo stesso modello della recente forza impie-gata in Libano. I partecipanti hanno lanciato un ap-pello per la situazione in Palestina che si aggrava diora in ora. L’esercizio della violenza da parte dell’e-sercito israeliano ed il terrore esercitato contro le po-polazioni civili sta distruggendo ogni possibilità diaddivenire alla costituzione di uno Stato indipendentecon frontiere riconosciute ed accesso alle risorse na-turali per la popolazione. Il Forum Civile ha condan-nato fermamente la decisione dell’Unione europea diinterferire nel risultato delle elezioni palestinesi bloc-cando i contributi già concessi chiedendo all’Ue di ri-pristinare gli aiuti e allo Stato di Israele di versare le

imposte di competenza dell’Autorità palestinese. Ipartecipanti richiedono di attuare la risoluzione Onu425 concernente il completo ritiro dal Libano da par-te di Israele con la liberazione dei prigionieri libane-si; come pure è assolutamente prioritario fornire le lemappe delle zone minate nel sud del Libano per evi-tare altre vittime innocenti. La Fondazione Mediterraneo ha presentato un docu-mento sulla mobilità nel Mediterraneo e sulle conse-guenze gravi del mancato rilascio dei visti. La libertàdi circolazione è un diritto fondamentale per tutti gliindividui, uomini e donne, e deve essere garantitoper realizzare uno spazio di dialogo, scambi e coope-razione. Il rispetto della dignità umana ed i diritti uma-ni devono essere garantiti in tutti i Paesi, specialmentemediante la ratifica della Convenzione Internaziona-le sui diritti dei Lavoratori immigrati. La mobilità distudenti ed artisti è anch’essa essenziale per assicu-rare scambi, formazione ed inserimento nel mercatodel lavoro. A questo proposito la Fondazione, racco-gliendo una raccomandazione del suo Consiglio scien-tifico riunitosi a Napoli nei giorni scorsi, ha concordatocon attori presenti al Forum Civile, di adoperarsi at-traverso le principali ambasciate di Paesi Ue nella ri-va Sud, affinché sia costituito un sistema di agevola-zione dei visti per studenti ed artisti, attraverso uno“Statuto speciale” che consenta ai giovani di non do-ver subire le lungaggini e le mortificazioni dell’attua-le sistema.Le conclusioni del Forum di Marrakech hanno sotto-lineato le profonde inquietudini per la recrudescen-za dell’islamofobia, dell’antisemitismo e del razzismonei paesi euromediterranei e fatto appello ai Gover-ni affinché siano messe in opera forme adeguate con-tro l’intolleranza, attraverso azioni nei campi dell’i-struzione e dell’educazione, della cultura e della le-gislazione.

La società civile protagonista per la pace

Il presidente dell’Università diMarrakech Ahmed Jebli e lavicepresidente CaterinaArcidiacono firmano la pergamenadella nuova sede di Marrakech

La nuova sede di Marrakech dellaFondazione Mediterraneo. Da

sinistra: Michele Capasso, CaterinaArcidiacono, Mohamed Knidiri,

Ahmed Jebli, Cherkaoui El Modafar,Boumediene Tanouti, Giovanni

Buttieg, Erwan Lannon

Si è conclusa una settimana di incontri per lanciare il nuovo pro-gramma d’azione della Fondazione destinato specialmente aigiovani e alle donne. Martedì 7 novembre, presso l’Università diMarrakech “Cadi Ayyad” (Ucam) si è svolta la cerimonia di aperturadella sede rinnovata e la sottoscrizione del protocollo operativo perlo svolgimento delle attività in programma per i prossimi anni.Mercoledì 8 novembre, a Marrakech, si è concluso il Forum CivileEuromed. Grazie ai precedenti Forum organizzati dalla Fondazionea Napoli (nel 1997 e nel 2003) è stato possibile costituire la “Piat-taforma Euromed Non Governativa” di cui la Fondazione è membrofondatore. Il Forum di Marrakech ha analizzato tra le tematicheprincipali quelle della pace, della prevenzione dei conflitti, dellemigrazioni, delle donne, della sostenibilità ambientale. Ieri a Istan-bul si è svolta la Conferenza ministeriale sulle donne (la prima mairealizzata). La Fondazione illustra le azioni principali svolte, tra cuila mostra “Stracciando i veli” di donne artiste del mondo islamico, iconcorsi per documentari del programma “Euromedcafé” ed altreiniziative. Dal 16 al 19 novembre, sempre a Istanbul, si svolgerà unincontro della “Piattaforma Euromed dei giovani”, di cui la Fonda-zione è membro. I lavori prepareranno il “II incontro dei giovanieuromediterranei ed arabi” che si svolgerà a Napoli dal 16 al 18dicembre 2006.

La prima sede della Fondazione a Marrakech fu aperta nel 1996.Successivamente il re Maometto VI destinò una sede prestigiosanel Palazzo Dar Al Bahi inaugurata il 2 gennaio 2002 in presen-za, tra gli altri , del presidente della Regione Campania Bassolino.

Dal 7 novembre 2006 la sede di Marrakech si è trasferita neinuovi locali resi disponibili dall’Università Cadi Ayyad (Ucam), alfine di ottimizzare il programma di lavoro per i prossimi anni. L’U-cam è oggi tra le prime università dell’Africa e in ottima posizio-ne nella classifica mondiale.

Il suo esempio di buona pratica sarà essenziale per ridurre il di-vario tra molte università della Riva Sud e quelle dei paesi occi-dentali e dell’Europa.

Alla cerimonia di inaugurazione della nuova sede sono interve-nuti: i membri del Senato Accademico dell’Ucam, il presidentedell’Università Cadi Ayyad di Marrakech (Ucam), Ahmed Jebli; ilpresidente della Fondazione Mediterraneo, Michele Capasso; la vi-cepresidente della Fondazione Mediterraneo, Caterina Arcidiaco-no; Erwan Lannon, membro del Consiglio scientifico della Fon-dazione Mediterraneo; l’ex ministro dell’Università e rettore del-l’Ucam, Mohamed Knidiri; il presidente dell´Euromed YouthPlatform, Giovanni Buttieg; i vicepresidenti dell’Ucam Boume-dienne Tanouti e Cherkaoui El Modafar; il presidente dell’Asso-ciazione Euro-Mediterranea, Jean Casta; il capofila della Rete un-gherese dell’Alf, Imre Kiss.

In questa occasione, al fine di rafforzare le attività della sede diMarrakech (per pervenire a un maggior coinvolgimento presso imedia e l’opinione pubblica del mondo arabo, a una maggior com-prensione delle diversità, e per favorire l’interazione culturale) èstato sottoscritto un protocollo operativo che prevede le seguentiattività:• La realizzazione della “Chaire Averroès”, giunta al nono Anno

Accademico, che si arricchirà di ulteriori presenze e sarà diffu-sa con newsletter in più lingue. Il tema per l’anno 2006-2007 sarà“Pace e prevenzione dei conflitti: quali strumenti”.

• La creazione di un “Istituto euro-mediterraneo per l’interazionesociale e culturale”, animato dalla Fondazione Mediterraneo, conl’obiettivo di analizzare il complesso problema dei titoli profes-sionali e del mancato inserimento dei giovani della riva Sud nelmondo del lavoro in un sistema globale.

• La realizzazione delle prossime edizioni del “Concerto euro-me-diterraneo per il dialogo tra le culture”, integrato al " Festivalinternazionale delle Musiche Universitarie ", con il coinvolgi-mento di gruppi delle varie università mediterranee.

• La realizzazione di un programma strutturato di scambi di stu-denti tra l’università Cady Ayyad e altre università, anche attra-verso progetti cofinanziati dall’Ue (Tempus) e da altri organismiinternazionali.

• La realizzazione ogni anno di un evento principale della Fm de-dicato alle tematiche dell’educazione e dell’istruzione.

• La riunione annuale della rete di università “Almamed”, di cuil’Università Cadi Ayyad è capofila e che si estenderà, nei prossi-mi anni, alle università della riva sud.

Coordinamento per il Sud:nasce la nuova sede

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Xxxxxxx“Aamulehti” 29 novembre 2006 “Il Denaro” 2 dicembre 2006

Si apre una nuova fase per la ri-cerca della pace in Medio Orien-te e per lo sviluppo di nuove re-lazioni tra i partner euromedi-terranei. Questa almeno e' lasperanza che viene rilanciata daTampere, in Finlandia, dove perla seconda volta nella storia delProcesso di Barcellona (lancia-to nel 1995), l'insieme dei Pae-si euromed - i 25 dell'Ue più Al-geria, Egitto, Israele, Giordania,Libano,Marocco, Siria, Tunisia, Terri-tori palestinesi e Turchia - e' riu-scito a varare all'unanimità undocumento conclusivo.Sull'esito del summit, al qualeha partecipato il ministro degliEsteri Massimo D'Alema, ha in-fluito positivamente – cosa piùunica che rara - il clima venutosia creare sul terreno dopo l'an-nuncio, e la tenuta, della treguasancita da israeliani e palestine-si per la Striscia di Gaza. E an-che in seguito alledichiarazioni del premier Ol-mert, che ha aperto a un' intesaper arrivare a uno scambio diprigionieri.

''Dopo un periodo duro e nega-tivo - ha osservato D'Alema – siaprono speranze che dovrebbe-ro allargarsi all'intera regione,in primo luogo al Libano''. Lariunione di Tampere, ha ag-giunto il ministro, ''ci ha offer-to la possibilità di un dialogodiretto con i protagonisti dellevicende mediorientali sulla ba-

se del quale si lavorera' per ri-lanciare il processo di pace e ilruolo propulsivo che l'Europapuo' e deve avere su questofronte''.In effetti a Tampere c'e' stataun' intensa tornata di incontribilaterali tra i ministri degli Este-ri di Israele, dei Paesi Ue e diquelli arabi. D'Alema ha colto

l'occasione per avere colloqui aquattr'occhi con la collega israe-liana Tzipi Livni, il palestineseNabil Shaat e il turco AbdullahGul. E se a Gul ha ribadito il so-stegno dell'Italia, auspicandoche la crisi che ha colpito i ne-goziati di adesione non porti aun loro congelamento, con glialtri interlocutori ha avuto mo-do di verificare lo stato dell'ar-te sulla strada della ripresa deinegoziati di pace.''Ora bisogna andare avanti pernon perdere l'opportunita' of-ferta dalla tregua'', ha sintetiz-zato D'Alema. I prossimi passidovranno essere lo scambio diprigionieri e la nascita del nuo-vo governo palestinese. Ma so-prattutto, per il ministro, oc-corre ''arrivare rapidamente aun negoziato tra le parti e an-dare avanti con determinazioneverso la pace''.Il presidente di turno della riu-nione, il finlandese Erkki Tuo-mioja, e l'alto rappresentanteUe per la politica estera e di si-curezza, Javier Solana, hannosottolineato che il dibattito sulMedio Oriente e' stato ''positi-vo e costruttivo'.

E che tutti hanno espresso il lo-ro impegno per il rilancio delprocesso di pace.Un impegno ripreso nella 'di-chiarazione di Tampere', dove e'stata riaffermata la volontà diarrivare a una soluzione com-pleta e durevole del conflittoarabo-israeliano in base a quan-to previsto dalla Conferenza diMadrid e dalle risoluzioni dell'Onu.In questo contesto, ancheil partenariato euromediterra-neo - l'unico che mette intornoallo stesso tavolo israeliani earabi - puo' ritrovare slancio at-traverso le linee guida indicatedaTampere. Linee che fissano per i prossimianni azioni e interventi che van-no dall'applicazione del codicedi condotta per la lotta al ter-rorismo agli investimenti e allaliberalizzazione degli scambicommerciali, dalle reti per l'e-nergia e i trasporti alla coope-razione nel campo della salva-guardia dell'ambiente e del tu-rismo, dall'educazione all'e-mancipazione femminile e dal-l'immigrazione al dialogo traculture.

*responsabile di AnsaMed

FONDAZIONE MEDITERRANEO. 1

Dalla Finlandia spira un vento di speranza

Sabato 2 dicembre 2006 18IL DENARO

in collaborazione con Ansamed

MEDITERRANEO

Un momento della conferenza stampa del ministro D'Alema

Italia, Francia e Spagna han-no chiesto che la Libia e laMauritania siano ''piena-mente associate'' al Proces-so di Barcellona per l'inte-grazione e il dialogo euro-mediterraneo. ''Ad un anno dal vertice diBarcellona - ha osservato ilMinistro D’Alema - il Proces-so euromediterraneo e' vivoe vitale malgrado le visionipessimistiche sul suo avve-nire. Ma senza dubbio e' ar-rivato il momento di inter-venire affinche' il partena-riato euromed sia aggiorna-to ai tempi''.Occorre quindi, per D'Ale-ma, creare organi istituzio-nali di consultazione perio-dica che ''accentuino il ca-rattere di co-ownership co-me la presidenza rotatoriao, nell'immediato, la presi-denza e il segretariato con-giunti''. Parallelamente de-

vono essere lanciate in set-tori come la cultura, la coo-perazione finanziaria e laprotezione civile, ''azioni co-muni o quanto meno condi-vise affinche' il partenaria-to' ' tra Paesi che hannoprofonde divergenze tra lo-ro ''divenga veramente ef-fettivo''.In questa ottica, secondo iltitolare della Farnesina,rientra anche il necessariorilancio della FondazioneAnna Lindh, ''l'unico organi-smo autenticamente euro-mediterraneo'' – di cui è Ca-pofila della Rete italiana laFondazione Mediteraneo,presente alla Conferenza diTampere - e l'organizzazio-ne, il prossimo anno, dellaprima riunione ministerialeeuromed sulle migrazioni.Tutto cio' non fa pero' pas-sare in secondo piano un al-tro fondamentale pilastro

della cooperazione e delpartenariato: quello finan-ziario. Il braccio operativomediterraneo della Bancaeuropea per gli investimen-ti, il Femip, sta per essererinnovato grazie a un consi-derevole sforzo per la stessaBanca e il bilancio europeo. Ma per D'Alema ''occorre in-tegrare il lavoro del Femipcon altre iniziative rivoltesoprattutto al settore priva-to e alle piccole e medie im-prese. L'Italia e altri Statimembri dell'Unione stannoelaborando un progetto chedovrebbe incontrare il con-senso generale; l'obiettivorimane quello della creazio-ne di ''una grande banca eu-romediterranea'' per soste-nere gli scambi, gli investi-menti e l'integrazione eco-nomica nell'ottica della na-scita, nel 2010, della zona dilibero scambio”.

Il commento del ministro D’AlemaL'ottavo summit dei ministridegli Esteri euromediterra-nei si e' concluso con un im-pegno comune per il rilanciodel processo di pace in Me-dio Oriente. Lo ha annunciato al terminedell'incontro la presidenza diturno finlandese dell'UnioneEuropea.Il summit euromediterraneoha adottato all'unanimita' leconclusioni di Tampere perridare vigore e concretezzaal partenariato tra i 35 Paesiche ne fanno parte, ai quali sisono aggiunti – per ora comeosservatori – la Libia, la Mau-ritania, la Bulgaria, la Roma-nia, la Macedonia, la Croazia.Oltre alle conclusioni comu-ni e' stata anche diffusa unadichiarazione della presi-denza in cui si specifica che ilconsenso sul documento co-mune e' stato raggiunto at-traverso un lungo e com-

plesso lavoro di mediazioneche ha portato ad una for-mula di compromesso. Ma lariunione di Tampere ha rap-presentato soprattuttoun'occasione importante -vista la presenza intorno al-lo stesso tavolo, cosa piu'unica che rara, di israeliani,arabi e palestinesi - che puo'essere sfruttata per compie-re passi in avanti sulla stradache porta alla pace in MedioOriente. Specie ora che segnali posi-tivi sono giunti con la treguaraggiunta tra Israele e pale-

stinesi per la Striscia di Gaza. Unica nota negativa il dete-rioramento dei rapporti traUe e Turchia. Il tentativo con-dotto in extremis della pre-sidenza di turno finlandesedell'Ue per trovare un'inte-sa con Ankara sulla questio-ne cipriota e' fallito. E appa-re ora quasi inevitabile chel'11 dicembre prossimo,quando i ministri degli Este-ri Ue faranno il punto dellasituazione, il negoziato diadesione dell'Ue alla Turchiasubisca quanto meno unabattuta d'arresto.

Le conclusioni condivise

Denaro Tv è disponibile anche:• in chiaro sulle frequenze di Rete+Italia

nelle fasce orarie 10-11,10; 14-15; 18,30-18,50; 23,20-24• sul digitale terrestre nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67• sul satellite Hotbird free (frequenza 11178/HOR 27,5 SR FEC 3/4)

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di infor-mazione e di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, socia-li, economici e culturali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione traDenaro tv e il quotidiano Il Denaro, il notiziario rappresenta per impren-ditori e istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione. Il TgMed va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20 e in replica alle 20.20 ealle 11 del giorno successivo.

TGMED

DAL LUNEDÌ AL SABATO

La TV del Denaro

878DISKYALLE ORE 16.20

e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Il presidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capassodurante la conferenza stampa

il Commissario europeo Ferrero-Waldner, i ministri degli esteri israeliano, Livni, e finlandese Tuomioja e l'alto rappresentante Ue Solana

� Enrico Tibuzzi*

Page 154: 2006

1232 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1233

Xxxxxxx“Aamulehti” 29 novembre 2006 “Il Denaro” 2 dicembre 2006

Si apre una nuova fase per la ri-cerca della pace in Medio Orien-te e per lo sviluppo di nuove re-lazioni tra i partner euromedi-terranei. Questa almeno e' lasperanza che viene rilanciata daTampere, in Finlandia, dove perla seconda volta nella storia delProcesso di Barcellona (lancia-to nel 1995), l'insieme dei Pae-si euromed - i 25 dell'Ue più Al-geria, Egitto, Israele, Giordania,Libano,Marocco, Siria, Tunisia, Terri-tori palestinesi e Turchia - e' riu-scito a varare all'unanimità undocumento conclusivo.Sull'esito del summit, al qualeha partecipato il ministro degliEsteri Massimo D'Alema, ha in-fluito positivamente – cosa piùunica che rara - il clima venutosia creare sul terreno dopo l'an-nuncio, e la tenuta, della treguasancita da israeliani e palestine-si per la Striscia di Gaza. E an-che in seguito alledichiarazioni del premier Ol-mert, che ha aperto a un' intesaper arrivare a uno scambio diprigionieri.

''Dopo un periodo duro e nega-tivo - ha osservato D'Alema – siaprono speranze che dovrebbe-ro allargarsi all'intera regione,in primo luogo al Libano''. Lariunione di Tampere, ha ag-giunto il ministro, ''ci ha offer-to la possibilità di un dialogodiretto con i protagonisti dellevicende mediorientali sulla ba-

se del quale si lavorera' per ri-lanciare il processo di pace e ilruolo propulsivo che l'Europapuo' e deve avere su questofronte''.In effetti a Tampere c'e' stataun' intensa tornata di incontribilaterali tra i ministri degli Este-ri di Israele, dei Paesi Ue e diquelli arabi. D'Alema ha colto

l'occasione per avere colloqui aquattr'occhi con la collega israe-liana Tzipi Livni, il palestineseNabil Shaat e il turco AbdullahGul. E se a Gul ha ribadito il so-stegno dell'Italia, auspicandoche la crisi che ha colpito i ne-goziati di adesione non porti aun loro congelamento, con glialtri interlocutori ha avuto mo-do di verificare lo stato dell'ar-te sulla strada della ripresa deinegoziati di pace.''Ora bisogna andare avanti pernon perdere l'opportunita' of-ferta dalla tregua'', ha sintetiz-zato D'Alema. I prossimi passidovranno essere lo scambio diprigionieri e la nascita del nuo-vo governo palestinese. Ma so-prattutto, per il ministro, oc-corre ''arrivare rapidamente aun negoziato tra le parti e an-dare avanti con determinazioneverso la pace''.Il presidente di turno della riu-nione, il finlandese Erkki Tuo-mioja, e l'alto rappresentanteUe per la politica estera e di si-curezza, Javier Solana, hannosottolineato che il dibattito sulMedio Oriente e' stato ''positi-vo e costruttivo'.

E che tutti hanno espresso il lo-ro impegno per il rilancio delprocesso di pace.Un impegno ripreso nella 'di-chiarazione di Tampere', dove e'stata riaffermata la volontà diarrivare a una soluzione com-pleta e durevole del conflittoarabo-israeliano in base a quan-to previsto dalla Conferenza diMadrid e dalle risoluzioni dell'Onu.In questo contesto, ancheil partenariato euromediterra-neo - l'unico che mette intornoallo stesso tavolo israeliani earabi - puo' ritrovare slancio at-traverso le linee guida indicatedaTampere. Linee che fissano per i prossimianni azioni e interventi che van-no dall'applicazione del codicedi condotta per la lotta al ter-rorismo agli investimenti e allaliberalizzazione degli scambicommerciali, dalle reti per l'e-nergia e i trasporti alla coope-razione nel campo della salva-guardia dell'ambiente e del tu-rismo, dall'educazione all'e-mancipazione femminile e dal-l'immigrazione al dialogo traculture.

*responsabile di AnsaMed

FONDAZIONE MEDITERRANEO. 1

Dalla Finlandia spira un vento di speranza

Sabato 2 dicembre 2006 18IL DENARO

in collaborazione con Ansamed

MEDITERRANEO

Un momento della conferenza stampa del ministro D'Alema

Italia, Francia e Spagna han-no chiesto che la Libia e laMauritania siano ''piena-mente associate'' al Proces-so di Barcellona per l'inte-grazione e il dialogo euro-mediterraneo. ''Ad un anno dal vertice diBarcellona - ha osservato ilMinistro D’Alema - il Proces-so euromediterraneo e' vivoe vitale malgrado le visionipessimistiche sul suo avve-nire. Ma senza dubbio e' ar-rivato il momento di inter-venire affinche' il partena-riato euromed sia aggiorna-to ai tempi''.Occorre quindi, per D'Ale-ma, creare organi istituzio-nali di consultazione perio-dica che ''accentuino il ca-rattere di co-ownership co-me la presidenza rotatoriao, nell'immediato, la presi-denza e il segretariato con-giunti''. Parallelamente de-

vono essere lanciate in set-tori come la cultura, la coo-perazione finanziaria e laprotezione civile, ''azioni co-muni o quanto meno condi-vise affinche' il partenaria-to' ' tra Paesi che hannoprofonde divergenze tra lo-ro ''divenga veramente ef-fettivo''.In questa ottica, secondo iltitolare della Farnesina,rientra anche il necessariorilancio della FondazioneAnna Lindh, ''l'unico organi-smo autenticamente euro-mediterraneo'' – di cui è Ca-pofila della Rete italiana laFondazione Mediteraneo,presente alla Conferenza diTampere - e l'organizzazio-ne, il prossimo anno, dellaprima riunione ministerialeeuromed sulle migrazioni.Tutto cio' non fa pero' pas-sare in secondo piano un al-tro fondamentale pilastro

della cooperazione e delpartenariato: quello finan-ziario. Il braccio operativomediterraneo della Bancaeuropea per gli investimen-ti, il Femip, sta per essererinnovato grazie a un consi-derevole sforzo per la stessaBanca e il bilancio europeo. Ma per D'Alema ''occorre in-tegrare il lavoro del Femipcon altre iniziative rivoltesoprattutto al settore priva-to e alle piccole e medie im-prese. L'Italia e altri Statimembri dell'Unione stannoelaborando un progetto chedovrebbe incontrare il con-senso generale; l'obiettivorimane quello della creazio-ne di ''una grande banca eu-romediterranea'' per soste-nere gli scambi, gli investi-menti e l'integrazione eco-nomica nell'ottica della na-scita, nel 2010, della zona dilibero scambio”.

Il commento del ministro D’AlemaL'ottavo summit dei ministridegli Esteri euromediterra-nei si e' concluso con un im-pegno comune per il rilanciodel processo di pace in Me-dio Oriente. Lo ha annunciato al terminedell'incontro la presidenza diturno finlandese dell'UnioneEuropea.Il summit euromediterraneoha adottato all'unanimita' leconclusioni di Tampere perridare vigore e concretezzaal partenariato tra i 35 Paesiche ne fanno parte, ai quali sisono aggiunti – per ora comeosservatori – la Libia, la Mau-ritania, la Bulgaria, la Roma-nia, la Macedonia, la Croazia.Oltre alle conclusioni comu-ni e' stata anche diffusa unadichiarazione della presi-denza in cui si specifica che ilconsenso sul documento co-mune e' stato raggiunto at-traverso un lungo e com-

plesso lavoro di mediazioneche ha portato ad una for-mula di compromesso. Ma lariunione di Tampere ha rap-presentato soprattuttoun'occasione importante -vista la presenza intorno al-lo stesso tavolo, cosa piu'unica che rara, di israeliani,arabi e palestinesi - che puo'essere sfruttata per compie-re passi in avanti sulla stradache porta alla pace in MedioOriente. Specie ora che segnali posi-tivi sono giunti con la treguaraggiunta tra Israele e pale-

stinesi per la Striscia di Gaza. Unica nota negativa il dete-rioramento dei rapporti traUe e Turchia. Il tentativo con-dotto in extremis della pre-sidenza di turno finlandesedell'Ue per trovare un'inte-sa con Ankara sulla questio-ne cipriota e' fallito. E appa-re ora quasi inevitabile chel'11 dicembre prossimo,quando i ministri degli Este-ri Ue faranno il punto dellasituazione, il negoziato diadesione dell'Ue alla Turchiasubisca quanto meno unabattuta d'arresto.

Le conclusioni condivise

Denaro Tv è disponibile anche:• in chiaro sulle frequenze di Rete+Italia

nelle fasce orarie 10-11,10; 14-15; 18,30-18,50; 23,20-24• sul digitale terrestre nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67• sul satellite Hotbird free (frequenza 11178/HOR 27,5 SR FEC 3/4)

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di infor-mazione e di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, socia-li, economici e culturali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione traDenaro tv e il quotidiano Il Denaro, il notiziario rappresenta per impren-ditori e istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione. Il TgMed va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20 e in replica alle 20.20 ealle 11 del giorno successivo.

TGMED

DAL LUNEDÌ AL SABATO

La TV del Denaro

878DISKYALLE ORE 16.20

e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Il presidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capassodurante la conferenza stampa

il Commissario europeo Ferrero-Waldner, i ministri degli esteri israeliano, Livni, e finlandese Tuomioja e l'alto rappresentante Ue Solana

� Enrico Tibuzzi*

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1234 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1235

Xxxxxxx“Il Denaro” 2 dicembre 2006 “Il Mattino” 12 novembre 2006

“Roma” 12 novembre 2006

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1234 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1235

Xxxxxxx“Il Denaro” 2 dicembre 2006 “Il Mattino” 12 novembre 2006

“Roma” 12 novembre 2006

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1236 RASSEGNA STAMPA

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RASSEGNA STAMPA 1237

Xxxxxxx“Corriere del Mezzogiorno” 12 dicembre 2006

“Il Denaro” 12 dicembre 2006

“Ansamed” 15 dicembre 2006

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1236 RASSEGNA STAMPA

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RASSEGNA STAMPA 1237

Xxxxxxx“Corriere del Mezzogiorno” 12 dicembre 2006

“Il Denaro” 12 dicembre 2006

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Xxxxxxx

II giovani risorsa per il no-stro futuro. Quante chiac-chiere sono state dette suquesto tema, quanti inutiliincontri si realizzano e siduplicano ogni giorno invari Paesi dell’area medi-terranea senza addiveniread azioni concrete.La Fondazione Mediterra-neo, anche quale capofiladella Rete italiana dellaFondazione euromediter-ranea Anna Lindh per ildialogo tra le culture(ALF), ha voluto assumereun impegno preciso a fa-vore dei giovani. Per questoil Consiglio scientifico del-la Fondazione ha recente-mente indicato i giovaniquali elemento portantedelle attività della Fonda-zione Mediterraneo per il2006-2012.Ecco quindi riuniti a Na-poli – per il secondo work-shop euromed e dei Paesiarabi – giovani provenien-ti da Algeria, Albania, Bul-garia, Israele, Palestina, Li-bano, Marocco, Grecia,Romania, Francia, Porto-gallo, Malta, Italia, Ger-mania, Olanda, Estonia,Belgio, Inghilterra, Gior-dania, Spagna ed altri Pae-si della regione del GrandeMediterraneo.Un impegno assunto nel di-cembre 2005 con l’appog-gio del Ministero degli Af-fari esteri e della RegioneCampania al fine di dedi-care ai giovani uno spaziodurevole nel tempo in gra-do di ospitare le riflessionidi ciascuno, le loro idee, leloro proposte per un futu-ro di pace e cooperazione.Questo secondo incontro èstato organizzato in colla-borazione con la Piattafor-ma giovani euromed, ilCentro studi ed iniziativeeuropeo di Palermo (Cesie)ed altre reti di giovani (im-prenditori, artisti, studen-ti, ecc.) impegnati ad indi-viduare attraverso iniziati-ve concrete e durevoli nel

tempo una strategia in gra-do di assicurare la massimacooperazione ed il maggiornumero di scambi tra i gio-vani delle due Rive.La Fondazione Mediterra-neo, proprio per megliostrutturare il programmadelle future attività, ha vo-luto utilizzare questa occa-sione per una consultazio-ne con i giovani al fine diottenere suggerimenti ope-rativi in grado di caratte-rizzare le azioni future.La prima proposta sortadalla discussione è quelladi ridefinire il concetto di“giovani” alla luce dei cam-biamenti sociali, del pro-

lungamento della vita e dinuovi target esistenti. Suquesto la Fondazione e larete italiana dell’ALF svol-geranno un seminario diapprofondimento.La seconda proposta èquella di promuovere azio-ni a favore di una miglioremobilità dei giovani nellaregione, considerate le dif-ficoltà – a volta insormon-tabili – nell’ottenere i visti.Su questo tema la Fonda-zione, d’accordo con altreistituzioni, promuoverà lacreazione di un “Passapor-to dei giovani” che, sotto laresponsabilità di organi isti-tuzionali dei vari Paesi, pos-

sa agevolare il rilascio deivisti. Giovanni Buttigieg,direttore della Piattaformaeuromed gioventù, affermache questo incontro costi-tuisce una opportunità ra-ra per i giovani: essere con-sultati da una Fondazioneper esprimere le loro pro-poste di indirizzo per le at-tività future. Una nuovametodologia di azione cheparte dai bisogni reali e nonda decisioni al vertice.“ Questo incontro di Na-poli – sottolinea Vito La Fa-ta, presidente del Cesie –rappresenta un evento im-portante perché per la pri-ma volta sono presenti, nel-la cooperazione euromedi-terranea della gioventù, irappresentanti di Bulgaria eRomania. Le proposte fatte dai gio-vani al fine di rafforzare gliscambi giovanili si fondanosulla realizzazione delle se-guenti azioni prioritarie:realizzazione di un portaleeuromed dedicato ai gio-vani, inteso quale strumen-to aperto di comunicazio-ne, informazione e spaziodi discussione; il festival eu-

romediterraneo dei giova-ni, con la partecipazione dimusicisti dei vari Paesi; ilpremio “MediterraneoGiovani”, da attribuirsiogni anno a quei giovanidistintisi per la loro azionea favore del dialogo e dellacooperazione; azioni a fa-vore dell’ uguaglianza digenere; la realizzazioni ditesti da diffondere nellescuole in cui sia riscritta in

maniera imparziale unastoria aggiornata dei variPaesi del Grande Mediter-raneo con le loro tradizio-ni, culture, religioni, ecc.Setareh Khalilian, rappre-sentante del Ministero de-gli Affari Esteri della Ger-mania, ha illustrato il pro-gramma per lo svolgimen-to del prossimo “Parla-mento Euromed dei Gio-vani” previsto a Berlino dal26 maggio al 3 giugno2007 e da lei coordinato:102 giovani dei Paesi euro-med, compresi dai 18 ai 25anni parteciperanno a 10workshop su temi diversiquali politica, società, cul-tura, donne, ecc. Alla fine vi saranno 10 ri-soluzioni che saranno in-viate al Parlamento euro-peo, all’Assemblea Parla-mentare Euromediterra-nea, alla Commissione eu-ropea e ad altre istituzio-ni.Il progetto per l’istitu-zione di un “ParlamentoEuromed dei Giovani” fupresentato dalla Fondazio-ne Mediterraneo in occa-sione del Forum Civile Eu-romed di Napoli svoltosinel dicembre 1997, al qua-le parteciparono 600 gio-vani di vari Paesi. Questanecessità è stata riconfer-mata in più occasioni: ulti-ma il Primo Workshopsvoltosi lo scorso anno.E proprio la FondazioneMediterraneo e la Piat-taforma euromed dellaGioventù collaborerannocon il Ministero degli AffariEsteri della Germania perassicurare il pieno successodell’iniziativa.In particolare la Fondazio-ne Mediterraneo si è offer-ta di ospitare il segretaria-to del “Parlamento Euro-med dei Giovani”e di ren-dere disponibili il portale ela piattaforma della Fon-dazione per promuovere ildibattito e realizzare un“Parlamento virtuale deigiovani euromed”, apertonon solo ai 102 delegati,ma a tutti i giovani dellaregione.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

Denaro Tv è disponibile anche:• in chiaro sulle frequenze di Rete+Italia

nelle fasce orarie 10-11,10; 14-15; 18,30-18,50; 23,20-24• sul digitale terrestre nel bouquet di Canale 8 alla posizione 67• sul satellite Hotbird free (frequenza 11178/HOR 27,5 SR FEC 3/4)

In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di infor-mazione e di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, socia-li, economici e culturali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione traDenaro tv e il quotidiano Il Denaro, il notiziario rappresenta per impren-ditori e istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione. Il TgMed va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20 e in replica alle 20.20 ealle 11 del giorno successivo.

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Sabato 16 dicembre 2006 21IL DENARO

in collaborazione con Ansamed

MEDITERRANEO

Il dialogo interculturale tra i giovaniSala Vesuvio della Fondazione Mediterraneo in via Depretis 130, Napoli.

Ore 10 • Temi oggetto degli interventi dei partecipanti:• Il ruolo del dialogo interculturale nell’area euromed e nel mondo arabo• Il ruolo dei giovani nel dialogo interculturale• Le opportunità offerte ai giovani dei Paesi euromediterranei e dei Paesi arabi• Il programma della Fondazione Mediterraneo dedicato ai giovani (2007-2012)

IntervengonoMichele Capasso, Presidente della Fondazione Mediterraneo, Capofila della Rete italiana della Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture.Cosimo Risi, Ministro plenipotenziario, coordinatore Euromed, Ministero italiano degli Affari Esteri.Giovanni Buttieg, Direttore della Euro-Mediterranean Youth PlatformVito La Fata, Rete italiana della Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture.Antonio D’Andria, Consigliere Diplomatico del Presidente della Regione Campania

1) I giovani di 30 Paesi partecipanti al Workshop2) I giovani di Israele, Palestina, Turchia, Libano ed altri Paesiinsieme per la pace3) Da sinistra: Michele Capasso, Cosimo Risi, Giovanni Buttieg eVito La Fata.

Al via il Parlamento dei giovani1

2

3

� Michele Capasso

Via Chiaia 143-144 Napolitel. 081.414758

Via Chiaia 143-144 Napolitel. 081.414758

“Il Denaro” 16 dicembre 2006 “Aki” 28 dicembre 2006

“La Repubblica” 29 dicembre 2006

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1238 RASSEGNA STAMPA RASSEGNA STAMPA 1239

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II giovani risorsa per il no-stro futuro. Quante chiac-chiere sono state dette suquesto tema, quanti inutiliincontri si realizzano e siduplicano ogni giorno invari Paesi dell’area medi-terranea senza addiveniread azioni concrete.La Fondazione Mediterra-neo, anche quale capofiladella Rete italiana dellaFondazione euromediter-ranea Anna Lindh per ildialogo tra le culture(ALF), ha voluto assumereun impegno preciso a fa-vore dei giovani. Per questoil Consiglio scientifico del-la Fondazione ha recente-mente indicato i giovaniquali elemento portantedelle attività della Fonda-zione Mediterraneo per il2006-2012.Ecco quindi riuniti a Na-poli – per il secondo work-shop euromed e dei Paesiarabi – giovani provenien-ti da Algeria, Albania, Bul-garia, Israele, Palestina, Li-bano, Marocco, Grecia,Romania, Francia, Porto-gallo, Malta, Italia, Ger-mania, Olanda, Estonia,Belgio, Inghilterra, Gior-dania, Spagna ed altri Pae-si della regione del GrandeMediterraneo.Un impegno assunto nel di-cembre 2005 con l’appog-gio del Ministero degli Af-fari esteri e della RegioneCampania al fine di dedi-care ai giovani uno spaziodurevole nel tempo in gra-do di ospitare le riflessionidi ciascuno, le loro idee, leloro proposte per un futu-ro di pace e cooperazione.Questo secondo incontro èstato organizzato in colla-borazione con la Piattafor-ma giovani euromed, ilCentro studi ed iniziativeeuropeo di Palermo (Cesie)ed altre reti di giovani (im-prenditori, artisti, studen-ti, ecc.) impegnati ad indi-viduare attraverso iniziati-ve concrete e durevoli nel

tempo una strategia in gra-do di assicurare la massimacooperazione ed il maggiornumero di scambi tra i gio-vani delle due Rive.La Fondazione Mediterra-neo, proprio per megliostrutturare il programmadelle future attività, ha vo-luto utilizzare questa occa-sione per una consultazio-ne con i giovani al fine diottenere suggerimenti ope-rativi in grado di caratte-rizzare le azioni future.La prima proposta sortadalla discussione è quelladi ridefinire il concetto di“giovani” alla luce dei cam-biamenti sociali, del pro-

lungamento della vita e dinuovi target esistenti. Suquesto la Fondazione e larete italiana dell’ALF svol-geranno un seminario diapprofondimento.La seconda proposta èquella di promuovere azio-ni a favore di una miglioremobilità dei giovani nellaregione, considerate le dif-ficoltà – a volta insormon-tabili – nell’ottenere i visti.Su questo tema la Fonda-zione, d’accordo con altreistituzioni, promuoverà lacreazione di un “Passapor-to dei giovani” che, sotto laresponsabilità di organi isti-tuzionali dei vari Paesi, pos-

sa agevolare il rilascio deivisti. Giovanni Buttigieg,direttore della Piattaformaeuromed gioventù, affermache questo incontro costi-tuisce una opportunità ra-ra per i giovani: essere con-sultati da una Fondazioneper esprimere le loro pro-poste di indirizzo per le at-tività future. Una nuovametodologia di azione cheparte dai bisogni reali e nonda decisioni al vertice.“ Questo incontro di Na-poli – sottolinea Vito La Fa-ta, presidente del Cesie –rappresenta un evento im-portante perché per la pri-ma volta sono presenti, nel-la cooperazione euromedi-terranea della gioventù, irappresentanti di Bulgaria eRomania. Le proposte fatte dai gio-vani al fine di rafforzare gliscambi giovanili si fondanosulla realizzazione delle se-guenti azioni prioritarie:realizzazione di un portaleeuromed dedicato ai gio-vani, inteso quale strumen-to aperto di comunicazio-ne, informazione e spaziodi discussione; il festival eu-

romediterraneo dei giova-ni, con la partecipazione dimusicisti dei vari Paesi; ilpremio “MediterraneoGiovani”, da attribuirsiogni anno a quei giovanidistintisi per la loro azionea favore del dialogo e dellacooperazione; azioni a fa-vore dell’ uguaglianza digenere; la realizzazioni ditesti da diffondere nellescuole in cui sia riscritta in

maniera imparziale unastoria aggiornata dei variPaesi del Grande Mediter-raneo con le loro tradizio-ni, culture, religioni, ecc.Setareh Khalilian, rappre-sentante del Ministero de-gli Affari Esteri della Ger-mania, ha illustrato il pro-gramma per lo svolgimen-to del prossimo “Parla-mento Euromed dei Gio-vani” previsto a Berlino dal26 maggio al 3 giugno2007 e da lei coordinato:102 giovani dei Paesi euro-med, compresi dai 18 ai 25anni parteciperanno a 10workshop su temi diversiquali politica, società, cul-tura, donne, ecc. Alla fine vi saranno 10 ri-soluzioni che saranno in-viate al Parlamento euro-peo, all’Assemblea Parla-mentare Euromediterra-nea, alla Commissione eu-ropea e ad altre istituzio-ni.Il progetto per l’istitu-zione di un “ParlamentoEuromed dei Giovani” fupresentato dalla Fondazio-ne Mediterraneo in occa-sione del Forum Civile Eu-romed di Napoli svoltosinel dicembre 1997, al qua-le parteciparono 600 gio-vani di vari Paesi. Questanecessità è stata riconfer-mata in più occasioni: ulti-ma il Primo Workshopsvoltosi lo scorso anno.E proprio la FondazioneMediterraneo e la Piat-taforma euromed dellaGioventù collaborerannocon il Ministero degli AffariEsteri della Germania perassicurare il pieno successodell’iniziativa.In particolare la Fondazio-ne Mediterraneo si è offer-ta di ospitare il segretaria-to del “Parlamento Euro-med dei Giovani”e di ren-dere disponibili il portale ela piattaforma della Fon-dazione per promuovere ildibattito e realizzare un“Parlamento virtuale deigiovani euromed”, apertonon solo ai 102 delegati,ma a tutti i giovani dellaregione.

FONDAZIONE MEDITERRANEO

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In onda dal lunedì al sabato su Denaro tv, il Tg Med è uno spazio di infor-mazione e di approfondimento sugli eventi e sugli scenari politici, socia-li, economici e culturali dell’Area Med. Realizzato in collaborazione traDenaro tv e il quotidiano Il Denaro, il notiziario rappresenta per impren-ditori e istituzioni un’opportunità di sviluppo e di cooperazione. Il TgMed va in onda dal lunedì al sabato alle ore 16.20 e in replica alle 20.20 ealle 11 del giorno successivo.

TGMED

DAL LUNEDÌ AL SABATO

La TV del Denaro

878DISKYALLE ORE 16.20

e in replica alle 20.20 e alle 11 del giorno successivo

Sabato 16 dicembre 2006 21IL DENARO

in collaborazione con Ansamed

MEDITERRANEO

Il dialogo interculturale tra i giovaniSala Vesuvio della Fondazione Mediterraneo in via Depretis 130, Napoli.

Ore 10 • Temi oggetto degli interventi dei partecipanti:• Il ruolo del dialogo interculturale nell’area euromed e nel mondo arabo• Il ruolo dei giovani nel dialogo interculturale• Le opportunità offerte ai giovani dei Paesi euromediterranei e dei Paesi arabi• Il programma della Fondazione Mediterraneo dedicato ai giovani (2007-2012)

IntervengonoMichele Capasso, Presidente della Fondazione Mediterraneo, Capofila della Rete italiana della Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture.Cosimo Risi, Ministro plenipotenziario, coordinatore Euromed, Ministero italiano degli Affari Esteri.Giovanni Buttieg, Direttore della Euro-Mediterranean Youth PlatformVito La Fata, Rete italiana della Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture.Antonio D’Andria, Consigliere Diplomatico del Presidente della Regione Campania

1) I giovani di 30 Paesi partecipanti al Workshop2) I giovani di Israele, Palestina, Turchia, Libano ed altri Paesiinsieme per la pace3) Da sinistra: Michele Capasso, Cosimo Risi, Giovanni Buttieg eVito La Fata.

Al via il Parlamento dei giovani1

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� Michele Capasso

Via Chiaia 143-144 Napolitel. 081.414758

Via Chiaia 143-144 Napolitel. 081.414758

“Il Denaro” 16 dicembre 2006 “Aki” 28 dicembre 2006

“La Repubblica” 29 dicembre 2006

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Xxxxxxx“Il Denaro” 29 dicembre 2006 “Roma” 30 dicembre 2006

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