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2011-2012

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ASSOCIAZIONE FILARMONICA DI ROVERETOORCHESTRA “HAYDN” DI BOLZANO E TRENTO

XCStagione dei ConCerti

2011-2012

INIZIATIVA REALIZZATA CON IL SOSTEGNO DI:

MiniStero Per i Beni e Le attiVitÀ CULtUraLiProVinCia aUtonoMa di trento - aSSeSSorato aLLa CULtUra

CoMUne di roVereto - aSSeSSorato aLLa ConteMPoraneitÀ

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ASSOCIAZIONE FILARMONICA DI ROVERETO

Fondatore Pietro Marzani (1889-1974)

Presidente Onorario Silvio de Florian (1908-1995)

Presidente andrea Condini

Vice Presidente Mauro Bondi

Direttore artistico Mariano andreolli

Consiglieri Luisa Canal renato Filippi Flavio Martinelli giuseppe Mocatti Lorenza Soave Mauro tonolli Revisori dei conti anna gianmoena Carlo guarinoni Maurizio Setti

Segreteria Bianca gaifas

Segreteria:

38068 Rovereto (TN) - ItaliaCorso Rosmini, 78 - Tel. e Fax 0464·435255

E-mail: [email protected]

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STAGIONE 2011-2012 - CALENDARIO DEI CONCERTI

2011

lunedì roberto Cappello, pianoforte24 ottobre Schubert-LisztSala Filarmonica

sabato orCheStra haydn29 ottobre Luigi azzolini, direttoreSala Filarmonica giulio tampalini, chitarra ensemble Vocale Continuum Musiche di A. Pärt, M. Castelnuovo-Tedesco, G. Sollima

ConCerto Straordinario in oCCaSione deL 90° deLLa FondaZione deLLaaSSoCiaZione FiLarMoniCa di roVereto

In memoria di J. Novák (1921-1984)

sabato anna Boschi, ÁDXWR5 novembre emilia Campagna, pianoforteSala Filarmonica aldo Campagnari, violino Lucia Comandella, ÁDXWR alessandro Cotogno, violino Maria de Stefani, pianoforte

martedì emanuele Buono, chitarra15 novembre Musiche di V. Asencio , J. Rodrigo, Sala Filarmonica A. Barrios, D. Aguado, M. Giuliani

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mercoledì Clara Lotti, voce recitante23 novembre Sergio La Vaccara, violino/violino elettricoAula Magna di Mauro tonolli, chitarra/chitarra elettricaPalazzo Piamarta Alfabeto apocalittico di E. Sanguinetidetto dell’Istruzione Musiche di N. Straffelini corso Bettini 84 Immagini Istituto d’Arte “A.Vittoria” Le lettere degli amici Musiche di C. Rastelli, A. Giannotti, G. Fiorini, M. Zanotti, M. Pagotto

mercoledì orCheStra FiLarMoniCa di BeLgrado14 dicembre Charles olivieri, direttoreAuditorium Melotti Stefan Milenkoviü, violino Musiche di R. Wagner, N. Paganini, C. Saint-Saëns, F. Liszt

2012

sabato aira Maria Lehtipuu, violino21 gennaio Petra Somlai, fortepianoSala Filarmonica Musiche di W. A. Mozart, J. S. Bach

giovedì QUartetto taLiCh26 gennaio Jan talich e Petr Maþecek, violiniSala Filarmonica Vladimir Buþak, viola Petr Prause, violoncello Musiche di L. van Beethoven, D. ŠostakoviĀ

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mercoledì dUo SitkoVetSkiJ 1 febbraio aleksandr Sitkovetskij, violino,Sala Filarmonica Wu Qian, pianoforte Musiche di W. A. Mozart, J. Brahms, C. Franck, M. Ravel

martedì trio ýaikoVSkiJ14 febbraio Pavel Vernikov, violinoSala Filarmonica aleksandr Chaushian, violoncello, konstantin Bogino, pianoforte Musiche di A. DvoĜák , P. I. ÿaikovskij, D. ŠostakoviĀ

lunedì QUartetto ProMeteo20 febbraio giulio rovighi e aldo Campagnari, violiniSala Filarmonica Massimo Piva, viola Francesco dillon, violoncello Musiche di A. Zemlinsky, F. Schubert

giovedì yundi, pianoforte1 marzo Musiche di F. ChopinSala Filarmonica

lunedì i Fiati deLL’orCheStra haydn12 marzo Francesco dainese��ÁDXWRSala Filarmonica gianni olivieri, oboe Stefano ricci, clarinetto Flavio Baruzzi, fagotto andrea Cesari, corno Stefano guarino, pianoforte Musiche di L. van Beethoven, P. Hindemith, F. Poulenc

martedì Barry douglas, pianoforte20 marzo Musiche di L. van Beethoven, M. MusorgskijSala Filarmonica

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L’Associazione Filarmonica di Rovereto si riserva la facoltà di apportare variazioni al calendario della stagione concertistica 2011-2012 per cause di forza maggiore.

mercoledì orCheStra haydn28 marzo günter Pichler, direttoreSala Filarmonica Markus Placci, violino Musiche di W. A. Mozart

martedì Luigi Piovano, violoncello3 aprile aldo orvieto, pianoforteSala Filarmonica Musiche di C. Saint-Saëns, S. Rachmaninov, J.Brahms

venerdì i Fiati deLL’orCheStra haydn20 aprile hansjörg Schellenberger, direttoreSala Filarmonica Musiche di R. Strauss, A. DvoĜák, W. A. Mozart

YHQHUGu�� $QGUHD�2OLYD��ÁDXWR27 aprile Marco grisanti, pianoforteSala Filarmonica Musiche di G. Hüe, F. Schubert, L. van Beethoven, S. Prokof ’ev

giovedì gLi arChi deLL’orCheStra haydn 3 maggio Stefano Ferrario, direttore e violinoSala Filarmonica Bruna Pulini, pianoforte Musiche di F. Mendelssohn, O. Respighi, P. Mascagni, N. Rota

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Anche nella Stagione 2011-2012 dell’Associazione Filarmonica di Rovereto l’Orchestra Haydn si inserisce, con cinque importanti e variegati concerti, in un bellissimo cartellone cameristico per il quale possiamo soltanto congratularci.Il primo nostro appuntamento a Rovereto sarà diretto dal nostro Luigi Azzolini, che ci ha già procurato in molte passate occasioni grandi onori come direttore e soprattutto come esigentissimo preparatore di formazioni corali. Giulio Tampalini, uno dei chitarristi italiani più noti, suonerà il Concerto n. 1 per chitarra e orchestra di Mario Castelnuovo Tedesco, mai eseguito finora dall’Orchestra Haydn. Di grande rilievo saranno anche i “Canti rocciosi” di Giovanni Sollima per coro maschile e orchestra d’archi.I fiati dell’Orchestra Haydn saranno presenti il 13 marzo con un programma che va dal classico ai grandi del secondo Novecento, Paul Hindemith e Francis Poulenc.Il 20 aprile i fiati dell’Orchestra Haydn eseguiranno, sotto la direzione del famoso ex primo oboista dei Berli-ner Philharmoniker, Hansjörg Schellenberger, la Gran Partita di Mozart preceduta dalle Serenate di Richard Strauss e Antonín DvoĜák.Il 28 marzo un programma puramente mozartiano sarà diretto da Georg Pichler, ex primo violino dell’Alban Berg Quartett, già presente con grande successo nella Stagione roveretana 2009-2010.La presenza dell’Orchestra Haydn si concluderà con le Antiche Danze e Arie di Ottorino Respighi precedute dal Concerto per violino, pianoforte e archi di Mendelssohn, con Stefano Ferrario nel ruolo di direttore e violino solista e con Bruna Pulini al pianoforte.Come ho già avuto modo di scrivere l’anno passato, la riapertura del Teatro Zandonai sarà per l’Orchestra Haydn una grande occasione per offrire al pubblico roveretano l’esecuzione di opere liriche particolarmente adatte a questo gioiello architettonico.

Franz von WaltherPresidente della Fondazione Orchestra Haydn di Bolzano e Trento

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Orchestra

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Orchestra haydn

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Fondazione orchestra haydn di Bolzano e trento. Istituzione Concertistica Orchestrale riconosciuta dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo, l’Orchestra Haydn si è costituita nel 1960 per iniziativa delle Province e dei Comuni di Trento e Bolzano. L’Orchestra è stata ospite dei principali sodalizi concertistici italiani ed ha preso parte a numerosi Festivals, esibendosi in vari stati europei, negli usa e in Giappone.Nel corso di cinquant’anni di attività l’Orchestra si è fatta interprete di un ampio catalogo di opere che ha spaziato in tutti i generi musicali, dal barocco fino ai compositori contemporanei. In più occasioni autori come Dallapiccola, Nono, Berio e Donatoni le hanno affidato lavori in prima esecuzione assoluta. Attenta alla valorizzazione di un repertorio spesso trascurato, l’Orchestra Haydn si è fatta promotrice anche della riscoperta di preziosi manoscritti, come il Dixit Dominus di Cimarosa, oppure la Messe solennelle di Berlioz proposta nel 2002 in prima esecuzione moderna italiana. Innumerevoli le presenze di grandi artisti alla guida della formazione sinfonica del Trentino Alto-Adige, sul cui podio sono saliti fra gli altri Claudio Abbado, Riccardo Chailly, Eliahu Inbal, Alain Lombard, Jesús López-Cobos, Riccardo Muti, Daniel Oren e Alberto Zedda.Dal 2003 ne è direttore artistico Gustav Kuhn. Sotto la sua direzione l’Orchestra ha eseguito nella stagione 2006/07 tutte le Sinfonie di Brahms e nella stagione 2005/06 le nove Sinfonie di Beethoven, riproposte nel dicembre 2007 al Mozarteum di Salisburgo ed accolte da un grande successo di pubblico e di critica.Dopo il felice debutto nel 2006 al Rossini Opera Festival, l’Orchestra Haydn ha preso parte anche nel 2007 e nel 2008 alla prestigiosa manifestazione pesarese, partecipando alle produzioni de La gazza ladra (premio Diapason d’or), Il Turco in Italia, Edipo a Colono, Le nozze di Teti e di Peleo, Maometto II e L’Equivoco stravagante. Nel settembre 2008 l’Orchestra ha inaugurato a Perugia la LxIII edizione della Sagra Musicale Umbra proponendo la Missa solemnis di Beethoven sotto la direzione di Gustav Kuhn. In collaborazione con il Rossini Opera Festival la Haydn ha presentato nel novembre 2008 alla Biwako Hall di Otsu e alla Bunkamura Orchard Hall di Tokyo l’Otello e il Maometto II, nonché un concerto con ouvertures e la Cantata Le nozze di Teti e di Peleo di Rossini sotto la guida di Gustav Kuhn e Alberto Zedda. Nel dicembre 2008 l’Orchestra è tornata nuovamente ad esibirsi al Mozarteum di Salisburgo, dove ha eseguito le quattro Sinfonie di Brahms, la Missa solemnis e la Nona Sinfonia di Beethoven; sul podio Gustav Kuhn. Nello scorso agosto l’Orchestra è stata impegnata al 30° Rossini Opera Festival nella Scala di seta e nel Viaggio a Reims.Numerose le registrazioni radiofoniche e televisive per la rai. Ampio il catalogo discografico realizzato per Agorá, Arts, Ca-merata, Col legno, CPO, Dynamic, Multigram, Naxos, RCA, Universal, VMC Classic e Zecchini.

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I CONCERTI

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SALA FILARMONICALUNEDì 24 OTTOBRE 2011

roBerto CaPPeLLopianoforte

SCHUBERT-LISZT Schwanengesang R 245 – La ville [Die Stadt] – /D�ÀOOH�GX�SpFKHXU [Das Fischermädchen] – 0RQ�VpMRXU [Aufenthalt] – Au bord de la mer [Am Meer] – /H�GpSDUW [Abschied] – /·H[LOp��/DPHQWDWLRQ� [In der Ferne] – /D�VpUpQDGH [Ständchen] – Son image [Ihr Bild] – /H�GpVLU�GX�SULQWHPSV [Frühlingssehnsucht] – Le message d’amour [Liebesbotschaft] – L’Atlas [Der Atlas] – Vision [Der Doppelgänger] – L’oiseau messager [Die Taubenpost] – Pressentiment d’un soldat [Kriegers Ahnung]

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roberto Cappello - Una tecnica trascendentale, una raffinatissima sensibilità artistica e spirituale, un costante impegno culturale ed intellettuale nella scelta del repertorio volto ad esaltarne i più alti contenuti, pongono l’arte interpretativa di Roberto Cappello ai vertici del concertismo contemporaneo.Dopo la vittoria del Premio Busoni (1976), ha iniziato una grande e nobile carriera che lo ha visto acclamato protagonista nelle sale più prestigiose di tutto il mondo, sia nelle vesti di solista, che con orchestra e formazioni da camera.All’intensa e aristocratica attività concertistica, affianca con esemplare rigore ed impegno quella didattica, che prevede numerosi master-class, seminari e corsi di perfezionamento.In virtù della sua riconosciuta capacità di un giudizio sereno ed obiettivo è costantemente invitato a presiedere le giurie di concorsi pianistici nazionali ed internazionali.

note aL PrograMMa

Nello sterminato catalogo delle opere di Ferenc Liszt il settore riservato agli adattamenti di musiche altrui è così vasto e imponente da non potere in alcun modo essere rubricato come impegno occasionale o di puro mestiere: esso va invece recepito come esercizio assiduo, partecipe, rispettoso che vale tanto come atto di omaggio, se non di affetto, verso le opere di tanti maestri del presente e del passato che egli, nel suo entusiasmo di apostolo della musica, intendeva divulgare attraverso la sua personale rielaborazione, quanto come chiave per entrare nella logica compositiva di quelle opere e penetrarne i processi creativi più sottili ed ineffabili.Normalmente questo ramo dell’attività lisztiana viene distribuito nei tre momenti della trascrizione, della parafrasi e dell’arrangiamento, graduandoli a seconda dell’intervento che va dal più fedele al più invasivo. Il procedimento della trascrizione, che conserva per intero la lettera del testo, ha i suoi punti culminanti nelle Nove Sinfonie di Beethoven e nella Sinfonia fantastica di Berlioz, che hanno costituito i suoi impegni massimi in tal senso, dovendo racchiudere in un solo strumento la complessità della tessitura sinfonica. A queste imprese si deve aggiungere l’opera in programma stasera, e cioè il ciclo liederistico dello Schwanengesang di Schubert (1838-����FKH�SRQH�PHQR�SUREOHPL�GD�TXHVWR�SXQWR�GL�YLVWD�PD�ULFKLHGH�QRQGLPHQR�GRWL�SUHFLSXH�GL�VHQVLELOLWj�H�WHFQLFD�UDIÀQDWD�Le tematiche di sradicamento, vagabondaggio, esilio, sofferenza amorosa rendono questi testi quanto mai prossimi alla sensibilità VFKXEHUWLDQD�H�DIÀQL�DG�DOWUH�UDFFROWH�SL��IDPRVH�H�FRPSLXWH��1HO�PRQWDJJLR�RSHUDWR�GD�/LV]W�VL�GHOLQHD�TXDVL�XQD�WUDFFLD�GL�UDFFRQWR�DYHQWH�FRPH�ÀOR�URVVR�OD�ÀJXUD�GL�XQ·LQQDPRUDWD�ORQWDQD�H�SHUGXWD�H�GXQTXH�VXVFLWDWULFH�GL�RJQL�JHQHUH�GL�VHQWLPHQWL�QRVWDOJLFL�H�VWUXJJHQWL�FKH�DWWUDYHUVR�OD�ULHYRFD]LRQH�GHO�SRHWD�DUUHFD�GRORUL�FRFHQWL�HG�HIÀPHUH�FRQVROD]LRQL��,�YDUL�OXRJKL�GL�QDWXUD�KDQQR�OD�loro importanza nello svolgersi di questa peripezia in quanto contribuiscono caratteristicamente alla creazione del clima psicologico. Lasciata la città ostile, il poeta si volge dapprima alla desolata distesa marina, poi al bosco con i suoi misteri notturni e il ruscello FXL�DIÀGDUH�LO�PHVVDJJLR�DPRURVR��3HQVLHUL�H�VHQVD]LRQL�VL�DOWHUQDQR�QHOO·DQLPR�GHO�SRHWD�YDJDERQGR��FKH�FRVu�VL�UHQGH�IUDWHOOR�GHO�garzone della Schöne Müllerin e del giramondo della Winterreise nell’esprimere la caratteristica condizione della Wandererung sentimentale così cara alla cultura tedesca. Vi si sovrappongono anche immagini più nuove e inquietanti sul piano psichico come quella del Doppelgänger, il sosia, che suggerisce uno sdoppiamento della personalità e rimane una delle intuizioni più sconvolgenti dell’ultimo Schubert.Questo Canto del cigno non era nato come un ciclo organico ma era stato realizzato, morto l’autore, mettendo insieme non senza forzature quattordici Lieder del suo estremo periodo produttivo: parte su testi di Ludwig Rellstab, parte su testi di Heinrich Heine, fortemente divergenti per natura e contenuto e tali da determinare una certa incoerenza interna tra l’elemento tenero-nostalgico e quello GUDPPDWLFR��FRQ�LQ�SL��XQ�/LHG�ÀQDOH�VX�WHVWR�GL�*DEULHO�6HLGO�FKH�FRQ�LO�VXR�FDUDWWHUH�JDLR�H�VL�SRQH�QHOOD�UDFFROWD�LQ�PRGR�XQ�SR·�incongruo./D�WUDVFUL]LRQH�IDWWD�GD�/LV]W�VL�TXDOLÀFD�FRPH�SDUWLFRODUPHQWH�DPRUHYROH�H�ULVSHWWRVD��*Lj�HJOL�VL�HUD�RFFXSDWR�GL�6FKXEHUW�H�DQFRUD�VH�ne occuperà trascrivendo molti dei suoi più celebrati Lieder; in questo suo impegno allo Schwanengesang si serve di un trattamento pianistico evoluto e sapiente e lo mette al servizio dell’incontaminata bellezza delle melodie originarie traendo da esse tutto il loro contenuto emozionale.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICASABATO 29 OTTOBRE 2011

orCheStra haydn Luigi azzolini, direttore

giulio tampalini, chitarraensemble vocale Continuum

ARVO PäRT Orient&Occident per orchestra d’archi(1935)

MARIO CASTELNUOVO-TEDESCO Concerto n. 1 in re maggiore op. 99 (1895-1968) per chitarra e orchestra Allegretto Andantino alla romanza Ritmico e cavalleresco

GIOVANNI SOLLIMA Canti Rocciosi per coro maschile e orchestra d’archi(1962) Sono vere oppure è un sogno (Allegro) La montagna grave (Moderato) Anguane e altre streghe (Allegro) Madonie (Moderato) Quel lungo treno (Largamente) Guerra (Moderato) Sono vere oppure è un sogno (Allegro)

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L’ensemble Vocale Continuum nasce nel 2003 sulla base di un progetto culturale, concepito e promosso da Luigi Azzolini, volto allo studio e alla valorizzazione di composizioni corali moderne e contemporanee per lo più inedite e alla riscoperta di pagine classiche poco frequentate. Tra queste si ricordano le Liriche greche di Bruno Maderna, eseguite nel 2004 nell’ambito del Festival Musica Novecento il 0DJQLÀFDW di Renato Dionisi l’anno successivo per la stagione Filarmonica roveretana. Nella rassegna «I Suoni delle Dolomiti», edizione 2006 viene affidata all’Ensemble la prima esecuzione assoluta della composizione Vijidaes di Giorgio Battistelli, cui seguiranno Arcipelago di Marco Giommoni, e La Passion di Armando Franceschini. L’esecuzione della Messa da Requiem di Verdi sotto la direzione di Gustav Kuhn, del Trionfo del Tempo e della Verità di G.F. Händel, dell’Oratorio L’ombra della luce vivente di Armando Franceschini, nonché della Messa di Gloria di Puccini, dell’Adelia di Donizetti e del Mes-siah di Händel sotto la direzione di Gustav Kuhn, oltre che del Salmo op. 42 di Mendelssohn con l’Orchestra Haydn completano l’attività concertistica più recente. L’Ensemble è preparato e diretto, fin dalla sua costituzione, da Luigi Azzolini.

Luigi azzolini ha iniziato la propria carriera artistica come strumentista, diplomandosi brillantemente in violino e in viola presso il Conservatorio di Padova, intraprendendo successivamente studi di analisi, composizione e di direzione di coro e d’orchestra, ottenendo la Laurea in Musica Corale e Direzione di Coro presso il Conservatorio di Trento. Da più di 25 anni affianca all’atti-vità strumentale la direzione di coro ed orchestra: dal 1985 è direttore del Coro Polifonico Castelbarco, compagine corale fra le più conosciute ed attive, tanto da essere chiamata da Gustav Kuhn come complesso costitutivo del Coro Haydn per produzioni sinfonico-corali dell’Orchestra Haydn. Dal 2000 è direttore del Coro del Teatro Sociale di Trento e nel 2003 fonda l’Ensemble Vocale Continuum. Ha collaborato con numerose formazioni orchestrali tra cui: I Virtuosi Italiani, Orchestra Accademia I Filarmonici, Orchestra Filarmonia Veneta, Orchestra Carlo Coccia di Novara, Orchestra Sinfonica Savaria di Szombathely, lavorando a fianco di direttori di fama internazionale. L’attività concertistica, molto intensa sia in qualità di strumentista che di direttore, lo vede impegnato in festival e stagioni concertistiche in Italia, Germania, Austria, Belgio, Francia, Inghilterra, Svizzera, Russia e Giappone.Ha curato inoltre la preparazione e l’esecuzione di musiche di Giorgio Battistelli, Roger Davidson, Orlando Dipiazza, Carlo Galante, Cosimo Colazzo, Felix Resch, Giovanni Carli Ballola, Louis Bacalov, Ottone Tonetti, Emilio Galante, Riccardo Gia-vina, Valter Sivilotti, Angelo Mazza, Marco Uvietta. È docente presso il Conservatorio di Musica “C. Monteverdi” di Bolzano.

giulio tampalini, uno dei chitarristi italiani più noti sulla scena concertistica, ha vinto alcuni tra i maggiori concorsi interna-zionali del suo strumento, a cominciare dal primo premio al Concorso Internazionale “Narciso Yepes” di Sanremo (presidente della giuria Narciso Yepes), al “Fernando Sor” di Roma, al Torneo Internazionale di Roma nel 1996 e nel 2000, al “De Bonis” di Cosenza, fino alle affermazioni al “Pittaluga” di Alessandria e al “Segovia” di Granada. Nel 2003 ha ricevuto la “Chitarra d’Oro al Convegno Internazionale di Chitarra di Alessandria. Tiene concerti da solista e accompagnato da orchestre sinfoniche in tutta Italia, Europa ed America, figurando in importanti rassegne concertistiche e nei maggiori festival musicali. Numerose sono le sue collaborazioni musicali, tra cui quella con le prime parti dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. La sua atti-vità si svolge con interesse anche nel campo della musica contemporanea, grazie ad un sodalizio con numerosi compositori che gli hanno dedicato loro opere.

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SABATO 5 NOVEMBRE 2011SALA FILARMONICA

ConCerto Straordinario in oCCaSione deL 90° deLLa FondaZione deLLa aSSoCiaZione FiLarMoniCa di roVereto

In memoria di Jan Novák(1921-1984)

anna Boschi, ÁDXWRemilia Campagna, pianoforte

aldo Campagnari, violinoLucia Comandella, ÁDXWR

alessandro Cotogno, violino Maria de Stefani, pianoforte

JAN NOVÁK Sonata super Hoson Zes (1921-1984) SHU�ÁDXWR�H�SLDQRIRUWH Allegro moderato Andante Vivace

Sonata Solis Fidibus per violino solo Allegro Lento Vivace Grave Sonata Tribus SHU�ÁDXWR��YLROLQR�H�SLDQRIRUWH Allegro moderato Lento Allegro assai

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SALA FILARMONICAMARTEDì 15 NOVEMBRE 2011

eManUeLe BUonochitarra

VICENTE ASENCIO Collectici intim(1908-1979)

JOAQUÍN RODRIGO Invocación y danza (Homenaje a Manuel De Falla)(1901-1999) Tres Piezas Españolas

AUGUSTÍN BARRIOS Un sueño en la floresta (1885-1944)

DIONISIO AGUADO Andante e Rondò op. 2 n. 2 (1784-1849)

MAURO GIULIANI Rossiniana n. 1 op. 119(1781-1829)

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emanuele Buono è nato a Torino nel 1987 e ha ini-ziato giovanissimo gli studi di chitarra classica. Nel 2005 si è diplomato a al conservatorio «G. Verdi» di Milano. Dal settembre 2005 ha approfondito gli studi di chitarra con Paolo Pegoraro all’accademia «Francisco Tarrega» di Pordenone, dove ha conseguito il Diploma di specializzazione triennale di alto perfezionamento. Ha frequentato inoltre i corsi di perfezionamento all’Accade-mia Chigiana di Siena, tenuti da Oscar Ghiglia, ottenendo il diploma di merito e una borsa di studio. Nel suo percorso chitarristico ha ot-tenuto il primo premio in di-versi concorsi internazionali: Gargnano (2008), “Ruggero Chiesa” di Camogli (2008), Spalato (2009), “Parkening” di Malibu (2009), “Fernando Sor” di Roma (2010), “Città di Seveso” (2010). Viene regolarmente invitato a te-nere recital in vari festival chitarristici. Nel settembre 2008 ha ricevuto, nell’am-bito del xIII Convegno In-ternazionale di Alessandria, il prestigioso riconoscimento “La chitarra d’oro” quale migliore giovane concerti-sta dell’anno. Di recente ha tenuto un recital al Konzer-thaus di Vienna, ottenendo ottime recensioni di critica nonché inviti ad importanti eventi musicali.

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note aL PrograMMa

Vicente Asencio, noto pianista e compositore valenziano (29 Ottobre 1908 - 4 Aprile 1979), cominciò a comporre agli inizi del 1920 e il suo primo grande successo fu il balletto Fuego de Fiesta (1926). La sua musica, inizialmentente, mostra un’evidente LQÁXHQ]D�GHO�FRPSRVLWRUH�0DQXHO�GH�)DOOD��7XWWDYLD��LO�FRPSRVLWRUH�QRQ�KD�IDWWR�ULFRUVR�D�FDQ]RQL�R�GDQ]H�HVLVWHQWL��PD�KD�FUHDWR�musica propria, evocando gli aspetti che rendono riconoscibile la musica valenciana, utilizzando armonie impressioniste tipiche dei FRPSRVLWRUL�IUDQFHVL�GHO�SULPR�QRYHFHQWR��(JOL�q�IRUVH�SL��QRWR�SHU�OH�VXH�RSHUH�SHU�FKLWDUUD�GHL�TXDOL�$QGUpV�6HJRYLD�H�1DUFLVR�<HSHV�erano esponenti di rilievo. Le sue opere più note di questo strumento sono Elegia a Manuel de Falla (1946), Sonatina (1949), e Colletici Intim (1965).

Joaquín Rodrigo, marchese dei giardini di Aranjuez (Sagunto, 22 novembre 1901-Madrid, 6 luglio 1999), è stato un compositore e pianista spagnolo.Musicista classico, è noto principalmente per il suo Concerto d’Aranjuez(1939 - Parigi), un concerto per chitarra solista e orchestra. Il secondo movimento, l’adagio, è uno dei più conosciuti della musica classica del XX secolo, con il dialogo della chitarra con l’oboe.*UD]LH�DO�VXFFHVVR�GL�TXHVWD�FRPSRVL]LRQH��PROWL�LPSRUWDQWL�VROLVWL�FRPPLVVLRQDURQR�GHL�EUDQL�D�5RGULJR��LQFOXVL�LO�ÁDXWLVWD�-DPHV�Galway e il violoncellista Julian Lloyd Webber. Il suo Concerto Andaluso, per quattro chitarre e orchestra, fu commissionato da &HOHGRQLR�5RPHUR�SHU�Vp�VWHVVR�H�L�VXRL�WUH�ÀJOL�Egli vinse diversi premi per le sue composizioni. Le opere più note per chitarra sola sono Tres Piezas Espanolas, Sonata Giocosa, Invocación y Danza (1961 - Primo premio Coupe International de Guitare dell’ORTF (radio televisione francese).

Agustín Pio Barrios Mangoré, nato a Misiones in Paraguay nel 1885, morto a San Salvador nel 1944, è uno dei grandi maestri VWRULFL� GHOOD� FKLWDUUD��/D� VXD�ÀJXUD� VL� FROORFD�� QHO� SDQRUDPD� JHQHUDOH� GHOO·DUWH� ODWLQR�DPHULFDQD�� DFFDQWR� D� TXHOOD� GHL�PDVVLPL�musicisti, scrittori e poeti che seppero riunire, nella loro opera, l’eredità della tradizione europea e gli aspetti vitali delle culture originarie dei paesi in cui erano nati e nel caso di Barrios di tutto il continente.La sua gloria è legata alle composizioni per chitarra sola che egli scrisse nelle diverse epoche della sua avventurosa esistenza. Molte di esse sono pagine a ispirazione popolaresca, sapientemente depurate e ricche di fascinosi effetti strumentali; altre si rivolgono alla PXVLFD�URPDQWLFD��H�WUDERFFDQR�GL�LQYHQ]LRQL�PHORGLFKH�H�GL�UDIÀQDWH�DUPRQLH�

Dionisio Aguado y García (Madrid, 8 aprile 1784 – Madrid, 29 dicembre 1849) è stato un chitarrista e compositore spagnolo.Dopo aver studiato in Spagna ed essersi perfezionato alla scuola di Federico Moretti si recò a Parigi dove cominciò la sua intensa carriera da concertista. Le sue doti chitarristiche richiamarono l’attenzione di diversi maestri del tempo: Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini e Niccolò Paganini.Fu riconosciuto come virtuoso dalla stesso Fernando Sor, che gli dedicò uno dei suoi più celebri brani per due chitarre, Les deux amis op. 41.

Mauro Giuseppe Sergio Pantaleo Giuliani (Bisceglie, 27 luglio 1781 – Napoli, 7 maggio 1829) è stato un chitarrista, compositore e violoncellista italiano.Il “Paganini della chitarra”, come venne ribattezzato, divenne famosissimo e si conquistò la stima e l’amicizia di Paganini stesso, QRQFKp�GL�5RVVLQL��0RVFKHOHV�H�%HHWKRYHQ��'XUDQWH�LO�VRJJLRUQR�YLHQQHVH�SURGXVVH�SL��GL�XQ�FHQWLQDLR�GL�FRPSRVL]LRQL��IUD�OH�TXDOL�i tre concerti per chitarra e orchestra, alcune sonate per chitarra sola e brani destinati ad ensemble di vario tipo.Degne di nota sono le sei Rossiniane, fantasie su alcuni motivi di Rossini come omaggio al grande compositore e amico. La forma però che Giuliani coltivò di più è sicuramente il tema con variazioni, dove non solo dimostrava di saper creare una linea melodica SLDFHYROH�H�DUPRQLFDPHQWH�VLJQLÀFDWLYD��PD�DQFKH�GL�VDSHUOD�VYLOXSSDUH�LQ�FRPSOHVVL�EUDQL�YLUWXRVLVWLFL��FKH�DQFRUD�RJJL�YHQJRQR�suonati in pubblico da chitarristi di grande talento per dimostrare la loro bravura.

Emanuele Buono

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AULA MAGNA PALAZZO PIAMARTAMERCOLEDì 23 NOVEMBRE

CLara Lottivoce recitante

Sergio La VaCCaraviolino / violino elettrico

MaUro tonoLLi chitarra / chitarra elettrica

Immagini realizzate dagli studenti dell’Istituto d’Arte «A. Vittoria» di Trento

NICOLA STRAFFELINI Alfabeto apocalittico di Edoardo Sanguineti(1965)

Le lettere degli amici

Claudio Rastelli J di Pier Giorgio RauziAlessandro Giannotti K di Lello VoceGiovanni Fiorini W di Giuseppe CalicetiMaurizio Zanotti X di Nanni BalestriniMario Pagotto < di Tommaso Ottonieri

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Sergio La Vaccara, violinoNato nel 1979, si diploma nel 2001 al Con-servatorio di Riva del Garda. Si classifica ancora studente in numerosi concorsi na-zionali ed internazionali.Successivamente si perfeziona in musica da camera sotto la guida di Giancarlo Gua-rino e si laurea in Discipline Musicali ad indirizzo orchestrale con Alberto Martini, ottenendo il massimo dei voti in entram-be le discipline. Sempre negli stessi anni ha avuto modo di studiare con maestri quali Valter Daga, Giuliano Carmignola, Cristiano Rossi, Domenico Nordio, Pavel Bermann. Da anni svolge un’intensa attività con-certistica. Ha al suo attivo diverse esibi-zioni in varie formazioni cameristiche e orchestrali e ha suonato per importanti enti in tutta Italia e all’estero. Violinista eclettico, è uno dei fondatori del “Quartet-to degli affetti”, gruppo impegnato nella produzione di musica antica su strumenti originali.È inoltre impegnato nella valorizzazione e nella divulgazione della musica contem-poranea. Affianca all’attività concertistica quella didattica. Nel 2007 ha pubblicato il libro “Il mio amico violino” (editrice gaia), me-todo per lo studio del violino per bambini.Attualmente insegna violino presso la Scuola Musicale delle Giudicarie, la Scuola Musicale C. Eccher e l’Accademia San Carlo di Salò (BS).

Mauro tonolli, chitarraDopo il diploma in chitarra presso il Con-servatorio di Trento con Mariano Andre-olli, consegue con il massimo dei voti e la lode la Laurea Specialistica in Chitarra al Biennio Superiore Concertistico-Solistico indirizzo ‘900. Nel 2009, presso il Conser-vatorio “C. Monteverdi” di Bolzano, si

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note aL PrograMMa

Lo spettacolo presenta la serie di 21 ottave in endecasillabi a rima baciata scritte da Edoardo Sanguineti nel 1982 per l’Apocalisse del pittore Enrico Baj. In questo grandioso Alfabeto apocalittico ogni poesia, dalla A alla Z, è composta solo di parole che iniziano con la lettera dell’alfabeto scelta. Tale costrizione linguistica ha portato l’immaginazione di Sanguineti a creare, inventare, contaminare, in XQD�IRUPXOD�GL�GLYHUWLVVHPHQW��GL�JLRFR�SRHWLFR��FKH�ULYHOD�XQD�SUHFLVD�DWWHQ]LRQH�SUREOHPDWLFD�DO�VLJQLÀFDWR�IRQGDPHQWDOH�GHOOH�SDUROH�

Seguendo gli spettacolari effetti visivi e uditivi della sequenza, l’opera è stata musicata nel 2007 da Nicola Straffelini, che ha scritto 21 quadri musicali per violino e chitarra a commento delle poesie, come preludi, postludi o accompagnamenti alle letture. Gli strumenti sono utilizzati sia in maniera tradizionale che nella loro versione elettrica, dando luogo a svariate combinazioni timbriche.

Dopo la scomparsa del poeta genovese l’evento è stato arricchito dall’omaggio che alcuni amici poeti (Pier Giorgio Rauzi, Lello Voce, *LXVHSSH�&DOLFHWL��1DQQL�%DOHVWULQL��7RPPDVR�2WWRQLHUL��KDQQR�YROXWR�GHGLFDUJOL��OH�OHWWHUH�-��.��:��;��<��VX�FXL�LQ�PRGR�GLYHUVR�H�personale ogni autore ha saputo ricamare una nuova ottava collegata all’originale, integrata dalla musica di altri cinque compositori: Claudio Rastelli, Alessandro Giannotti, Giovanni Fiorini, Maurizio Zanotti e Mario Pagotto.

La produzione dello spettacolo è di Quadrivium, associazione per la diffusione della musica contemporanea, la cui poetica, nell’ot-tica della visione sanguinetiana, è tesa a coniugare arte, letteratura e musica. Il video dello spettacolo è stato realizzato dagli studenti dell’Istituto Vittoria di Trento, coordinati da Michela Eccli.

Mauro Tonolli

laurea al Biennio di secondo livello per la formazione dei docenti nella classe di concorso di strumento musicale. Si perfeziona partecipando a masterclass e seminari con chitarristi di fama internazionale tra cui Matteo Mela, Oscar Ghiglia, Andrea Dieci, Massimo Lonardi, Pietro Bonaguri, Paolo Cherici, Leopoldo Saracino, Florindo Baldissera, Simone Fontanelli, Bruno Giufferdi.Svolge attività concertistica sia come solista che in varie formazioni cameristiche. Dedica particolare attenzione alla musica moderna e contemporanea collaborando con musicisti e compositori per l’esecuzione e composizione di nuove opere. Ha curato prime esecuzioni assolute di Massimo Priori, Nicola Straffelini, Alessandro Giannotti, Giovanni Fiorini, Maurizio Zanotti, Daniele Lutterotti, Raul Masu, Claudio Rastelli e Mario Pagotto.Insegna chitarra classica alla Civica Scuola Musicale “R. Zandonai” di Rovereto e alla Scuola Secondaria ad indirizzo mu-sicale “G. Bresadola” di Trento.

Clara Lotti, voce recitanteCompie gli studi classici e si laurea in Lettere indirizzo classico presso l’Università degli Studi di Bologna nel 1990 con una tesi sugli strumenti musicali nella Grecia antica.Approfondisce anche la conoscenza della musica, teorica e pratica, attraverso lo studio del pianoforte, dell’armonia e lettura della partitura, della storia della musica. Fa esperienza come soprano in cori rinascimentali, d’opera e di musica contemporanea.Scrive per molti anni su alcuni quotidiani e riviste, in particolare come critico d’arte e musicale, ma anche come redattore di cronaca locale.Dal 1991 insegna nei licei materie letterarie, latino e greco. Nel 2000 è vincitrice di concorso nazionale per l’insegnamento di materie letterarie e latino nei licei. Insegna presso il liceo “A. Maffei” di Riva del Garda.Fa parte dell’associazione culturale Quadrivium per la diffusione della musica contemporanea, con la quale progetta mani-festazioni ed eventi. È voce recitante in alcuni spettacoli che fondono musica, letteratura e videoarte.

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AUDITORIUM MELOTTIMERCOLEDì 14 DICEMBRE 2011

orCheStra FiLarMoniCa di BeLgradoCharles olivieri, direttore

Stefan Milenkoviü, violino

RICHARD WAGNER Der Fliegende Holländer, ouverture(1813-1883)

NICCOLò PAGANINI Concerto n. 2 in si minore (“La Campanella”)(1782-1840) Allegro maestoso Adagio Rondò CAMILLE SAINT-SAëNS Danse macabre, poema sinfonico op. 40(1835-1921)

FERENC LISZT Les Préludes, poema sinfonico R414(1811-1886) Mephisto-Walzer n. 1 Rapsodia ungherese n. 9 “Pester Karneval” R106

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L’orchestra Filarmonica di Belgrado è stata fondata nel 1923, nel momento in cui quasi tutte le principali città europee vantavano già da tempo le loro orchestre filarmoniche. Il suo fondatore, primo direttore e direttore principale è stato Ste-van Hristiü, uno dei più importanti compositori e direttori serbi. Artisti eminenti come Lovro von Mataþiü, Oskar Danon, Kresimir Baranoviü, Zivojin Zdravkoviü, Angel Surev, Anton Kolar, Horst Ferster, Jovan Sajnoviü, Vasilij Sinajski, Emil Tabakov, Uros Lajoviü e Dorian Wilson hanno seguito la tradizione del fondatore, guidando nei decenni l’Orchestra fino ad una graduale acquisizione di un livello eccezionale di esecuzione musicale, che ha raggiunto il suo apice negli anni Sessanta. Sotto la direzione di Zivojin Zdravkoviü, la Filarmonica di Belgrado è stata classificata da parte di esperti internazionali la quinta migliore orchestra europea. L’Orchestra, ora leader a livello nazionale, ha condiviso brillanti esecuzioni con celebri direttori e solisti quali Raphael Kubelik, Malcolm Sargent, André Navarra, Karl Bohm, Leopold Stokowski, Kirill Kondrašin, *HQQDGLM�5RçGHVWYHQVNLM��=XELQ�0HKWD��<HKXGL�0HQXKLQ��'DYLG�2LVWUDNK��,VDDN�6WHUQ��+HQU\N�6]HU\QJ��/HRQLJ�.RJDQ��

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Mstislav Rostropoviþ, Arthur Rubinstein, Svjatoslav Richter, Emil Gilels, Rudolph Kempf, Gidon Kremer, Ivo Pogoreliü, Gustav Khun, Ivan Fischer, Maksim Vengerov, Valerij Afanasev, ecc.Dopo i tragici eventi bellici degli anni ’90 nei paesi della ex-Jugoslavia, che hanno fortemente compromesso la realtà musicale serba, il nuovo secolo ha visto il ritorno della Filarmonica di Belgrado sulla scena internazionale, anche grazie a tournée in vari paesi europei. Nella stagione 2003-04 l’Orchestra si è riappropriata della sua sede nel centro cittadino, modernamente attrezzata dopo la ricostruzione. Giovani musicisti di formazione internazionale si sono uniti alla Filarmonica di Belgrado creando una nuova immagine dell’Orchestra e rinnovando l’entusiasmo e la qualità di questa compagine anche attraverso la collaborazione con la neonata Fondazione Filarmonica di Belgrado, costituita con l’obiettivo di migliorare la situazione finanziaria dell’Orchestra, attraverso una rete di sponsor e sostenitori. Nella stagione 2005-06, sotto l’incentivo di Zubin Mehta, è stato stabilito un fondo speciale con lo scopo di rinnovare continuamente gli strumenti in dotazione all’orchestra.

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Stefan Milenkoviü, nativo di Belgrado, ha iniziato lo studio del violino all’età di tre anni, dimostrando subito un raro talento che lo ha portato alla sua prima apparizione con l’orchestra, come solista, all’età di sei anni, incominciando una carriera che lo ha portato in tutto il mondo. A sedici anni teneva già il suo millesimo concerto pubblico. Milenkoviü ha partecipato a diversi concorsi internazionali, risultando vincitore in molti casi: al Concorso di Indianapolis, al “Tibor Varga” in Svizzera, al “Queen Elizabeth” di Bruxelles, allo “Yehudi Menuhin”in Gran Bretagna, al “Lipizer”di Gorizia e al il “Paganini” di Geno-va, e ancora al “Ludwig Spohr ed al Concorso di Hannover. Riconosciuto a livello internazionale per le sue eccezionali doti artistiche, ha suonato come solista con l’Orchestra Sinfonica di Berlino, l’Orchestra di Stato di San Pietroburgo, l’Orchestra del Teatro Bol’šoj, la Helsinki Philharmonic, l’Orchestra di Radio-France, l’Orchestra Nazionale del Belgio, la Filarmonica di Belgrado, l’Orchestra di Stato del Messico, l’Orchestra Sinfonica di Stato di San Paolo, l’Orpheus Chamber Orchestra, le Orchestre di Melbourne e del Queensland in Australia, l’Indianapolis Symphony Orchestra, la New York Chamber Symphony Orchestra, la Chicago Symphony Orchestra, collaborando con direttori del calibro di Lorin Maazel, Daniel Oren, Vladimir Fedoseeev, Neville Marriner. Nell’ ambito della musica da camera, è invitato regolarmente alle Jupiter Chamber Music Series, ed è fondatore e membro del Corinthian Piano Trio e più recentemente del Formosa Quartet. Stefan Milenkoviü è profondamente impegnato anche in cause umanitarie: per queste gli è stato attribuito a Belgrado nel 2003 il riconoscimento “Most Human Person”. Ha inoltre partecipato a numerosi concerti patrocinati dall’UNESCO a Parigi, esibendosi al fianco di Placido Domingo, Lorin Maazel, Alexis Weissenberg e Yehudi Menuhin. Dedito all’insegnamento, nel 2002 è stato assi-stente di Itzhak Perlman alla Juilliard School di New York, prima di accettare l’attuale incarico all’Università dell’Illinois Urbana-Champaign (USA).

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note aL PrograMMa

,O�SURJUDPPD�GL�VWDVHUD��SHU�FRPH�q�FRQIH]LRQDWR��ODVFLD�QHOO·DULD�XQD�VFLD�VXOIXUHD�FKH�VL�LPSRQH�ÀQ�GDO�SULPR�QXPHUR�FRQ�OD�YLFHQGD�PDOHGHWWD�GHOO·2ODQGHVH�YRODQWH�SHU�WUDVIHULUVL�VXELWR�GRSR�DOOD�ÀJXUD�GL�XQ�YLUWXRVR�FKH�DOLPHQWz�XQD�FHUWD�IDPD�GL�VXSHURPLVPR�diabolico, e arrivare quindi a due tipiche rappresentazioni ottocentesche della morte tra loro omologhe per la ricorrenza del valzer e del volino come riferimenti musicali obbligati e consolidati anch’essi nell’immaginario collettivo in senso demoniaco.

WAGNER – Il racconto di Heine che narra del navigatore costretto da un’antica maledizione a vagare per i mari senza poter mai VRVWDUH�ÀQR�D�FKH�QRQ�WURYL�XQD�ÀJXUD�LQQRFHQWH�FKH�OR�UHGLPD�FRQ�O·DPRUH�SXUR��HUD�WDOH�GD�VXVFLWDUH�O·LQWHUHVVH�GHO�JLRYDQH�:DJQHU��che diede ne L’Olandese volante, opera ricca di accensioni romantiche e di momenti esaltanti, la misura del suo genio in formazione. Il lavoro, che è del 1841 e inaugura la serie delle tre cosiddette “opere romantiche” completato poi da Tannhäuser e Lohengrin, segna nelle stesse parole dell’autore l’inizio della sua carriera di musicista-poeta che decide di abbandonare i soggetti convenzionali con i ORUR�GHWWDJOL�LQXWLOL�FKH�GLVWUDJJRQR�H�DQQRLDQR�SHU�GDU�YRFH�D�YLFHQGH�DSSDUWHQHQWL�D�WHPSL�H�OXRJKL�LQGHÀQLWL�FKH��FRPH�QHL�PLWL�H�nelle saghe, possono meglio attingere ad aspetti di verità universali e rendersi comprensibili per via intuitiva. Gli elementi della fosca ambientazione nordica dominata dal mare minaccioso e sconvolto sono convogliati nell’Ouverture in una musica tumultuosa e vibrante che offre un saggio eloquente del sinfonismo di Wagner e del suo ruolo preminente all’interno di tutti i suoi lavori. Di questa stessa turbolenza è parte l’immagine sinistra del personaggio che dà il titolo all’opera e la connota con il destino GL�PDOHGL]LRQH�FKH�OR�LQVHJXH��SXU�ULVFDWWDWR�DOOD�ÀQH�GDO�VDFULÀFLR�G·DPRUH�GL�6HQWD�

PAGANINI – 3UHVVR� OD� JUDQGH� ERUJKHVLD� ÀQDQ]LDULD� SDULJLQD� GHJOL� DQQL� 7UHQWD� GHOO·2WWRFHQWR� O·HOHPHQWR� FKH� FRQWLQXHUHPR�a chiamare demoniaco si trasferisce ad occasioni e pratiche più mondane, ove si impone il fenomeno di artisti dotati di tecnica SURGLJLRVD�FKH�LQWHQWDQR�XQD�VÀGD�LQDXGLWD�DOOD�PDWHULD�H�DOOH�OHJJL�ÀVLFKH�SHU�LO�UDJJLXQJLPHQWR�GL�OLYHOOL�FUHGXWL�LPSRVVLELOL�SHU�OH�forze umane. Avviene così che nella Parigi di quegli anni si trova concentrato il meglio del virtuosismo musicale in tutti i suoi aspetti: dall’operista Rossini, al sinfonista Berlioz, ai pianisti Liszt e Chopin e tutta la numerosa schiera di talenti chiamati a misurarsi in competizioni concertistiche davanti a pubblici in delirio. A dar vita per primo a questi fenomeni di costume era stato però il violinista 3DJDQLQL��FKH�FDSLWz�DQFK·HJOL�QHOOD�FDSLWDOH�IUDQFHVH�GRSR�FKH�GD�WHPSR�SHUFRUUHYD�LQ�WRXUQpH�O·(XURSD�VWUHJDQGR�L�SXEEOLFL�SHU�LO�modo in cui sapeva forzare il suo strumento ad esiti stupefacenti sul piano della tecnica più impervia, e che in sovrappiù alimentava FRQ�OD�VXD�WHVVD�ÀJXUD�ÀVLFD�RJQL�SL��PRUERVD�FXULRVLWj�Con il bagaglio dei Capricci per violino solo, le Variazioni con accompagnamento di pianoforte o chitarra, poi anche con i Concerti, VL�HUD�IRUPDWR�XQ�UHSHUWRULR�EDVH�FRQ�FXL�FRSULUH�L�VXRL�PDJJLRUL�JLUL�QHOOH�SLD]]H�SL��SUHVWLJLRVH�G·(XURSD��DQVLRVH�GL�YHULÀFDUH�GD�YLFLQR�OD�IDPD�FKH�HJOL�GLIIRQGHYD�DWWRUQR�D�Vp��7DOL�LQÀDPPDWL�UHFLWDOV�KDQQR�SHU�OD�VWRULD�XQ�SURÀOR�SL��DQFRUD�VRFLRORJLFR�FKH�DUWLVWLFR�H�ÀVVDQR�D�TXHOOD�VYROWD�GHO�5RPDQWLFLVPR�LO�PRPHQWR�LQ�FXL�DO�IDWWR�PXVLFDOH�VL�ULFKLHVH�DQFKH�H�VRSUDWWXWWR�GL�HQWXVLDVPDUH��stupire, superarsi ogni volta in originalità e fantasiosità. Il divismo, che l’opera italiana delle primedonne e dei castrati aveva già sperimentato nel secolo dei lumi, si accompagnava adesso anche al campo strumentale, e non a caso Paganini utilizzava nelle sue musiche evidenti modalità teatrali, quando addirittura non si serviva di arie d’opera famose per costruirvi sopra delle pirotecniche variazioni. Dei sei Concerti da lui scritti, il secondo in si minore (1826) è rimasto famoso per la trovata della “campanella” (un triangolo, LQ�RUFKHVWUD��FKH�QHO�URQGz�ÀQDOH�YLHQH�IDWWD�WLQWLQQDUH�D�VRUSUHVD�LQ�GHWHUPLQDWL�PRPHQWL�GXHWWDQGR�FRO�YLROLQR�VROLVWD��8Q·LQH]LD�assoluta, che però colpì prontamente nel segno e ancora oggi ha il potere, se non di entusiasmare, almeno di rallegrare come di ogni cosa che esca dalla norma consueta. Liszt, come noto, colse l’occasione per scriverne una versione pianistica. Nel suo insieme il concerto rivela qualche debolezza strutturale e d’invenzione e qualche scelta non calibratissima riguardo all’orchestrazione, che ULVXOWD�ÀQ�WURSSR�ULFFD�H�VRQRUD�WDQWR�GD�ULVFKLDUH��LQ�XQD�FDWWLYD�HVHFX]LRQH��GL�VFRQÀQDUH�QHO�EDQGLVWLFR��7XWWR�LO�FDPSLRQDULR�GHO�virtuosismo paganiniano è qui dispiegato alternando soluzioni funamboliche a momenti di ampia ariosità operistica svelando con ciò l’intera gamma delle possibilità tecniche ed espressive del violino ottocentesco. ,O�URQGz�ÀQDOH�GHYH�OD�VXD�LQWUDPRQWDELOH�PDJLD�D�IDWWRUL�QRQ�YDOXWDELOL�LQ�WHUPLQL�VWUHWWDPHQWH�HVWHWLFL��HVVR�SDVVD�SHU�XQR�GL�TXHL�momenti che, come la Marcia alla turca di Mozart, riescono ad attingere a effetti di festosità pur mantenendosi stabilmente nel modo minore.

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STRUMENTI

ACCESSORI

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SAINT-SAëNS – 7URSSR�OXQJR�VDUHEEH�ULSHUFRUUHUH�OD�VWRULD�GHOOH�UDIÀJXUD]LRQL�JURWWHVFKH�GHOOD�PRUWH�FKH�GDO�0HGLRHYR�VL�VRQR�moltiplicate in tutto il mondo cristiano come perpetuo ammonimento a perseguire la virtù e la morigeratezza. Da queste stravaganti imagineries VL� q� DQGDWR� GHÀQHQGR� QHO� FRUVR� GHL� VHFROL� LO� WRSRV� GHO� GLDYROR� EHIIDUGR� FKH� WUDPD� L� VXRL� LQJDQQL� H� VL� DFFRPSDJQD�LPPDQFDELOPHQWH�FRQ�LO�SL��GHPRQLDFR�GHJOL�VWUXPHQWL��LO�YLROLQR��DSSXQWR��7DUWLQL�LQVHJQL���8Q�YLROLQR�FKH�VL�DFFRUGD�VX�TXLQWH�approssimative è quello che si sente per l’appunto in questa geniale fantasmagoria gotica di Camille Saint-Saëns (1874) che costituisce un duraturo favourite nel genere dei pezzi caratteristici per orchestra. La morte qui rappresentata è beffa, ghigno, irrisione, trionfo sinistro, in coerenza con il racconto che emerge dalla poesia di Jean Lahor il quale parla della ridda infernale avente luogo LQ�XQ�FLPLWHUR�H�SURWUDHQWHVL�ÀQR�D�FKH�LO�JDOOR�QRQ�DQQXQFLD�O·DUULYR�GHOO·DOED��XQD�VLWXD]LRQH�GHO�WXWWR�VLPLOH�D�TXHOOD��DOWUHWWDQWR�notoria, della Notte sul Monte Calvo che Musorgskij ricavò da un racconto di Gogol’. Non può mancare in orchestra la citazione della sequenza del Dies Iræ in iterazioni grottesche, che richiama a sua volta un momento della Symphonie fantastique di Berlioz e il Totentanz di Liszt. Altri effetti naturalistici si aggiungono: i rintocchi della mezzanotte, il turbine del vento, l’onomatopea delle ossa agitate nella danza oscena. La scrittura orchestrale di Saint-Saëns è magistrale e si lascia gustare anche da sola, senza QHFHVVDULDPHQWH�VRWWRVWDUH�DOOH�WUXFXOHQWH�UDIÀJXUD]LRQL�FKH�QH�VWDQQR�DOOD�EDVH�H�FKH�LQYHUR�PLUDQR�SL��D�GLYHUWLUH�FKH�D�VSDYHQWDUH�

Con LISZT DOWUH�VXJJHVWLRQL�YHQJRQR�LQ�PHQWH�SHU�UDJLRQL�GL�DIÀQLWj��OD�FDWHJRULD�GHO�EHIIDUGR��DG�HVHPSLR��q�VWDWD�HVSUHVVD�LQ�YDUL�WHVWL�GHO�SULPR�URPDQWLFLVPR�WHGHVFR�ÀQR�DO Faust di Gounod e al Mefistofele GL�%RLWR��,Q�WXWWL�TXHVWL�FDVL�LO�GLDYROR�q�UDIÀJXUDWR�FRQ�tratti burleschi, perversamente gioiosi e decisamente teatrali. Liszt, poi, sembra aver avuto per questo soggetto una vera e duratura ossessione testimoniata, oltre al resto, dal Mephisto-Walzer che ricompare periodicamente attraverso la vicenda delle sue quattro versioni e il corollario ulteriore di una Mephisto-polka. Nel caso di questa pagina scoppiettante, la fonte utilizzata è il dramma GL�1LNRODXV�/HQDX��GD�FXL�LO�PXVLFLVWD�XQJKHUHVH�HVWUDVVH�OD�VFHQD�GHOO·RVWHULD�GL�YLOODJJLR�GRYH�VL�YHGH�0HÀVWRIHOH�LPEUDFFLDUH�LO�violino e con esso dare l’avvio a una danza orgiastica che coinvolge, oltre a Faust e la sua occasionale conquista, i diversi personaggi lì presenti. Si è poi constatato che Liszt, per mitigare la crudezza dell’immagine, ha operato una curiosa commistione con il testo di *RHWKH��Vu�GD�VRVWLWXLUH�OD�IDQFLXOOD�DQRQLPD�FRQ�OD�GROFH�ÀJXUD�GL�0DUJKHULWD�H�RFFDVLRQDUH�LQ�WDO�PRGR�XQ�PRPHQWR�FHQWUDOH�GL�SXUR�idillio in cui la insistita sensualità originaria si muta in estasi amorosa. Palestra di virtuosismi davvero diabolici, il Mephisto-Walzer della prima versione (1860) mantiene intatto il suo fascino sulfureo.Di Liszt sono compresi in programma due altri titoli: uno è Il carnevale di Pest (1848, II vers. 1853) dalla raccolta pianistica delle Ungarische Rhapsodien, che è pezzo brillante e piuttosto esteriore; l’altro è Les Préludes, il più rinomato dei tredici poemi sinfonici da lui composti, mutuato da un poema di Alphonse de Lamartine che ne offre il ‘programma’ interno. Brano nobile, solenne, ricco di umori, che a taluno piace tacciare di pomposità esteriore, è una lunga peripezia che attraverso una varia e stringente articolazione interna descrive l’itinerario del poeta romantico che si confronta con la complessità della vita passando attraverso vari sentimenti e atteggiamenti. Eccolo dapprima invocare la musa, poi abbandonarsi a pensieri amorosi ed elegiaci, quindi invocare una maggiore VHULHWj�H�SURIRQGLWj��ULÁHWWHUH�GRORURVDPHQWH�VXO�GHVWLQR�GHOO·XRPR��DIIURQWDUH�SHQVLHUL�YLULOL�H�JXHUULHUL��HYRFDUH�XQD�EDWWDJOLD�FRQ�WRQR�HSLFR��DVSLUDUH�DG�XQR�VWDWR�GL�SLDFHYROH�WHQHUH]]D��DEEDQGRQDUVL�LQÀQH�DOOH�JLRLH�VHPSOLFL�GHO�IRFRODUH�H�GHOOD�QDWXUD�H�LQÀQH�separarsi dalla musa. Ascoltata senza pregiudizi, questa popolare pagina lisztiana svela al meglio la natura del suo sinfonismo ed insieme l’altezza della sua ispirazione nutrita di alta cultura e il calore della sua anima palpitante.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICASABATO 21 GENNAIO 2012

aira Maria LehtiPUUviolino

Petra SoMLai fortepiano

WOLFGANG AMADEUS MOZART Sonata in mi minore K 304 per violino e pianoforte (1756-1791) Allegro Tempo di menuetto Sonata in si bemolle maggiore K 333 per

pianoforte Allegro Andante cantabile Allegretto grazioso

Sonata in re maggiore K 306 per violino e pianoforte

Allegro con spirito Andantino cantabile Allegretto

JOHANN SEBASTIAN BACH Ciaccona in re minore BWV 1004 per violino solo (1685-1750)

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Note al programma

MOZART - Sembra certo che la composizione della Sonata in mi minore k 304 vada fatta risalire all’estate parigina del 1778, nel pieno clima di dramma determinatosi con la morte improvvisa della madre che veniva a coronare un’esperienza di viaggio per molti versi tragica. E se è pur vero che nella stessa occasione il compositore seppe produrre un lavoro all’apparenza sereno e spigliato come l’omologa Sonata in re maggiore K 306, è altrettanto innegabile che lo spirito di questa in mi minore riposa su un tono di tristezza trattenuta che può, laddove più marcate ricorrono le insistenze su unisoni e sincopi, accendersi di una sorta di battagliera ribellione.Formalmente la Sonata rispecchia l’uso parigino dei due tempi con il Minuetto a concludere; ma qui la danza galante per eccellenza conserva ben poco del suo alone mondano ed espressivamente indifferente, per caricarsi invece di uno struggimento insolito che sembra parlare di un’anima allo sbando.Per questa sua sostanza umana profondamente sentita, la Sonata K 304 campeggia come un capolavoro nel suo genere e si pone tra le opere di questo autore più presaghe del futuro clima romantico.- Dello stesso periodo è la Sonata in si bemolle maggiore k 333 per pianoforte, che appartiene al gruppo delle cinque cosiddette ´3DULJLQHµ�VFULWWH�GD�0R]DUW�QHO�������TXDQWXQTXH�VLD�RSLQLRQH�SUHVVRFKp�FRPXQH�WUD�JOL�VWRULFL�FKH�HVVD�VLD�VWDWD�FRPSRVWD�JLj�VXOOD�VWUDGD�GHO�ULWRUQR�LQ�SDWULD��SUREDELOPHQWH�D�6WUDVEXUJR��8QR�GHL�SRFKLVVLPL�FHQQL�PR]DUWLDQL�D�FRGHVWH�´6RQDWH�GLIÀFLOLµ�VL�WURYD�LQ�una lettera in cui l’Autore rivela di averle scritte per ricavarne un guadagno buono e immediato. L’op. 333 un lavoro di ampio respiro, che nel suo contemperare armoniosamente tratti di eleganza mondana e profondità di contenuti segna una felice ricomposizione dell’equilibrio classico. ,Q�HVVD�VRQR�VWDWL�ULVFRQWUDWL�YDUL�LQÁXVVL�FKH�YDQQR�GD�6FKREDUW�DL Mannheimer, ma più chiare sono le tracce che riconducono a Johann Christian Bach, il caro amico dei lontani giorni londinesi appena ritrovato a Parigi: tracce da cui Mozart prende le mosse e subito supera in direzione di una maggior elaborazione dei materiali e di una diversa consapevolezza espressiva che attinge talora al patetico. Qualcuno ha anche suggerito che la tendenza ad arricchire la scrittura pianistica introducendo soluzioni di maggior effetto sonoro possa essere stata una conseguenza della recente scoperta, da lui fatta ad Augsburg, dei nuovi perfezionati strumenti della ditta Stein.

Nei primi due tempi non sfugge il ricorso ad accenti dolorosi e appassionati, particolarmente evidenti nella sezione centrale del secondo movimento; mentre il grazioso e originale Finale in forma di Rondò riconduce alla bonomia consueta, ma con la sorpresa di alcune cadenze solistiche (una particolarmente estesa) che normalmente ci si attende di trovare in un Concerto con orchestra.

aira Maria Lehtipuu ha studiato in Finlandia e a Budapest presso l’Accademia Ferenc Liszt. Si è laureata nel 2002 in pe-dagogia del violino al Conservatorio Lahti, dedicandosi poi al violino barocco nel quale si è laureata dapprima a Helsinki e quindi al Conservatorio dell’Aia. Dal 1988 fa parte del Finnish Early Music Ensemble e, dal 2005, della European Union Baroque Orchestra. Ha avuto la possibilità di suonare con musicisti importanti in ensembles quali Capriccio Stravagante, L’Arpeggiata, Helsinki Baroque Orchestra, Holland Baroque Society e Al Ayre Español. Attualmente si sta dedicando alla musica da camera. Nel 2010 ha partecipato al Premio Bonporti ottenendo il terzo premio. Oltre alla musica barocca, Aira Maria Lehtipuu ama suonare musica folklorisica della Scandinavia.

Petra Somal è nata in Ungheria nel 1981. Dopo essersi laureata in direzione e pianoforte al Conservaorio Béla Bartók di Budapest, ha completato lo studio del pianoforte presso l’Accademia Liszt della stessa città. Durante questi anni la sua attenzione si è focalizzata gradualmente sugli strumenti barocchi e ha cominciato a studiare clavicembalo e fortepiano in Inghilterra e presso il Conservatorio Reale di Amsterdam e dell’Aia. Si è esibita nei Festival di Bodensee, Tartu, Bruges, Irsee e Esterháza e ha tenuto concerti in tutta Europa e Giappone. È spesso invitata a suonare come solista nelle orchestre. Si occupa di ricerche musicologiche orientate ai repertori barocco e classico. Nel 2010 ha vinto il primo premio speciale del pubblico all’International Fortepiano Competition di Bruges.

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- Si colloca in questi anni un’abbondante produzione violinistica, dalla quale Mozart si riprometteva di offrire prodotti brillanti e di pronto consumo che conciliassero ragioni di gusto corrente e superiori esigenze espressive. Nel 1778 comparvero in pregiata edizione a VWDPSD�OH�VHL�́ 6RQDWH�3DODWLQHµ��FRVu�FKLDPDWH�SHUFKp�GHGLFDWH�DOOD�PRJOLH�GHOO·(OHWWRUH�GHO�3DODWLQDWR�0DULD�(OLVDEHWK���LPSRUWDQWL�soprattutto per l’acquisto in esse di un respiro musicale e di una sostanza strumentale, che già le pone al di fuori dal ristretto ambito di fruizione dilettantistica. La Sonata in re maggiore k 306��XOWLPD�GHOOD�VHULH��YLGH�OD�OXFH�D�3DULJL��H�EHQFKp�FRQFHSLWD�QHO�PRPHQWR�WUDJLFR�VRSUD�ULFRUGDWR��si presenta, per carattere spigliato e perfezione formale, come esempio di perfetto equilibrio tra fantasia e ingegno. La scrittura reca tracce del gusto francese nel frequente impiego di trilli e altre ornamentazioni e nel prevalere dello stile concertante. La svolta stilistica si evidenzia, come si diceva, nel generale arricchimento della scrittura, che pone i due strumenti in rapporto ormai paritario per responsabilità concertante e dignità musicale.'RSR�XQ�SULPR�WHPSR�GL�VROLGD�IDWWXUD�H�XQ�$QGDQWLQR�D�FDUDWWHUH�PHGLWDWLYR��LO�5RQGz�ÀQDOH�VL�VYLOXSSD�FRPH�SDJLQD�DG�HIIHWWR�nel gioco di alternanze tra episodi in tempi diversi e nell’attrattiva di un’estesa cadenza per entrambi gli strumenti introdotta sorprendentemente verso la conclusione, la quale richiama allo stile estroverso dei Concerti per violino scritti solo pochi anni prima.

BACH – Il pezzo solistico per violino senza accompagnamento era conosciuto e praticato in Germania ai tempi di Bach; tuttavia nello scrivere le sue 6 Sonate e Partite il maestro di Eisenach superò di molto l’originaria funzione liturgica in uso creando lavori di ardua concezione ed esecuzione, che si pongono come oggetti musicali puri, portatori di un’idea musicale organizzativamente complessa e OXFLGLVVLPD��,O�WUDVIHULPHQWR�GHOOD�VFULWWXUD�SROLIRQLFD�VX�XQR�VWUXPHQWR�HVVHQ]LDOPHQWH�PRQRGLFR�FRPH�LO�YLROLQR�FRVWLWXu�XQD�VÀGD�di cui egli estremizzò i limiti e la portata. Specie nelle tre grandi fughe, che costituiscono il cuore delle tre Sonate, mise a frutto ogni risorsa del violino per quanto riguarda la tecnica d’arco e delle corde doppie o triple, onde permettere il giusto equilibrio strutturale e sonoro tra le voci portanti e quelle che realizzano l’integrazione contrappuntistica.Sull’impianto normativo del sonatismo tardo-barocco, Bach intercala dunque nella sua raccolta 3 Sonate in quattro movimenti nella versione “da chiesa” con 3 Partite nella versione “da camera” che recano nei tempi la terminologia delle danze in uso. La Ciaccona, che il nome denuncia come facente parte delle danze della suite, è posta a conclusione della Seconda Partita in re minore; ma si tratta di una pagina che si regge benissimo da sola, e lo conferma il fatto che come tale è spesso eseguita in sala da concerto.È evidente che qui il carattere cordiale e ‘consumistico’ della suite è completamente disatteso dal livello concettuale non meno che dallo stesso impianto colossale che il brano assume. Nello svolgersi delle sue 257 battute la composizione si dipana su una serie di 32 variazioni concatenate, sostenute da un basso ‘obbligato’ a condotta piuttosto libera. Secondo una tecnica di progressiva, continua PRGLÀFD]LRQH�GHO�PDWHULDOH�PXVLFDOH��LO�GLVFRUVR�VL�GLSDQD�SHU�VXFFHVVLYH�VRUSUHQGHQWL�LOOXPLQD]LRQL�GHOOD�IDQWDVLD�FUHDWULFH�ÀQR�a formare un organismo dinamico e composito continuamente spinto in avanti dalla sua stessa forza interna. La Ciaccona conta indubbiamente tra le creazioni più alte del genio bachiano. Per essa lo storico Spitta trovò un commento quanto mai calzante parlando di «trionfo dello spirito sulla materia».

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICAGIOVEDì 26 GENNAIO 2012

QUartetto taLiChJan talich, violino

Petr Maceþek, violinoVladimir Buþak, viola

Petr Prause, violoncello

LUDWIG VAN BEETHOVEN Quartetto in si bemolle maggiore op. 130(1770-1827) Adagio ma non troppo - Allegro Presto Andante con moto ma non troppo. Alla danza tedesca (Allegro assai) Cavatina (Adagio molto espressivo) Finale (Allegro)

DMITRIJ šOSTAKOVIý Quartetto n. 2 in la minore op. 68(1906-1975) Ouverture (Moderato) Recitativo e Romanza (Adagio) Waltz (Allegro) Tema con variazioni

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note aL PrograMMa

BEETHOVEN – Opera di vasta concezione, Il Quartetto in si bemolle maggiore op. 130 fu scritto nell’estate del 1825 con dichiarati intenti di impegno concettuale, tale da determinarne il parziale insuccesso iniziale, tanto più comprensibile se si pensa che in origine era fatto terminare da una Grande Fuga dalle dimensioni sproporzionate che l’editore Artaria ritenne utile sopprimere e che da allora sopravvive FRPH�SH]]R�D�Vp�FRO�QXPHUR�G·RSXV������VDOYR�YHQLUH�UHFXSHUDWD�WDOYROWD�GD�TXDOFKH�FRPSOHVVR�SL��ÀORORJLFR��QH�HVLVWH�DQFKH�XQD�WUDVFUL]LRQH�G·DXWRUH�SHU�SLDQRIRUWH���0D�D�VFRQFHUWDUH�QRQ�HUD�VROR�TXHO�ÀQDOH�DQRPDOR�H�LQFUHGLELOPHQWH�DVWUXVR�� WXWWR�l’impianto del Quartetto travalica la norma classica, con il suo procedere episodico e i suoi movimenti (sei) tra loro non integrati e di struttura decisamente originale, se non eversiva, e comunque ben lontana da quella sintesi formale che era così spontanea nel Beethoven precedente e che invece viene spesso meno nei lavori dell’ultimo periodo che seguono altri tragitti del pensiero. Già il primo movimento, con quel suo lento inizio in cui l’idea si forma poco per volta e quel continuo, irrequieto trapassare da brevi sezioni in Allegro ad altrettante LQ�$GDJLR��ULYHOD�XQ�WUDWWR�GLVVRFLDWLYR��XPRUDOH��FKH�JOL�WRJOLH�OD�VXD�VSHFLÀFLWj�GL�genere e lo avvicina allo spirito della suite o della rapsodia. Tale caratteristica è stata interpretata dagli studiosi non come indice di disagio o sofferenza, ma viceversa come un’espressione di massima libertà di spirito e di gioia interiore, come chi attinge alle vette del sublime affrancato da ogni impaccio di FRQYHQLHQ]H�R�FRQYHQ]LRQL��VLFFKp�LO�ULQQRYDUVL�FRQWLQXR�GHOO·LPSXOVR�FUHDWLYR��TXHO�libero alternarsi di tratti felici, commossi, scherzosi, popolareschi, arditi non sarebbe altro che segno di salute interiore, di fantasia incorrotta, di superamento del dolore esistenziale.Il secondo movimento (Presto), di impronta popolare, sorprende per la sua brevità e leggerezza; l’Andante con moto che segue, invece, persegue intenti più profondi EHQFKp�OD�GL]LRQH�́ 3RFR�VFKHU]RVRµ�QH�FKLDULVFD�OD�QDWXUD�VWUDYDJDQWH�QHO�VXR�VYDULDUH�WUD� O·XPRUH� OHJJHUR� H� TXHOOR� PDOLQFRQLFR�� ÀQR� D� SHUGHUVL� LQ� DUGLWH� PRGXOD]LRQL� H�concludere in un’atmosfera assai preziosa.Al quarto posto troviamo un’altra concessione al gusto popolare con una danza tedesca più complessa di quanto non sembri al primo colpo, seguita da una lenta Cavatina che intenzionalmente costituisce il cuore del componimento ed era stata composta sotto l’effetto di una particolare commozione. Niente di operistico in essa, salvo il nome, ma una lunga, svagata linea melodica che procede libera da schemi formali e ripetizioni di convenienza, terminando in modo quanto mai suggestivo. È a questo punto che nel progetto originario doveva innestarsi la Grande Fuga, sostituita poi da un Finale di marca tradizione ma ben condotto e tale da riconciliare il pubblico più riottoso nei confronti di questo Quartetto che può mettere a dura prova l’ascoltatore sprovveduto, oggi come ieri.

šOSTAKOVIý – Da tempo i quindici Quartetti per archi di Šostakoviþ sono pienamente inseriti nei cartelloni delle società cameristiche e acquisiti come testimonianze importanti di un certo Novecento problematico negli assunti ma QRQ�UDGLFDOH�QHL� OLQJXDJJL�� FKH�KD�ÀQLWR�SHU� LPSRUVL�DL�QRVWUL�JLRUQL�GRSR� OXQJKH�incomprensioni.

Il Quartetto talich è fra i più apprez-zati quartetti d’archi nel mondo e rappresenta la cultura musicale ceca in Europa, negli USA e in Giappone. La formazione attuale è stata costituita da Jan Talich, nipote del celebre Va-clav Talich, fondatore dell’Orchestra Filarmonica Ceca, quando era studente al Conservatorio di Praga. Fin dal 1964, anno di esordio, il Quar-tetto Talich seppe ritagliarsi un ruolo di leader fra i grandi quartetti dell’epoca, conquistando moltissimi riconoscimen-ti. A metà del 1990 ci fu un graduale cambiamento nella composizione dei membri del quartetto, e da allora il Talich si presenta con gli attuali artisti, che hanno saputo conservare intatta tutta la maestria e l’arte interpretativa dei colleghi fondatori. Il Quartetto ha riscosso straordinari consensi in Fran-cia, Germania, Olanda, Portogallo, Inghilterra, Svizzera, Giappone, e Americhe, ed è regolarmente invitato dai Festival di musica da camera più prestigiosi: Prades, Valencia, Prima-vera di Praga, Europalia Festival, Primavera delle Arti a Monte Carlo, Festival Internazionale dei Quartetti di Ottawa e di Sion. Unanime il giudizio della critica musicale internazionale che sottolinea il grande virtuosismo del gruppo, sempre tuttavia al servizio del pensiero musicale, la formidabile comu-nione di spirito che sublima il discorso musicale e la rara capacità degli inter-preti di andare al cuore dell’essenza della musica da camera. Il Quartetto è stato coinvolto dalla Fondazione Steven Spielberg nella registrazione di alcuni lavori di autori classici per il film documentario sull’olocauso dal titolo Hell on the Earth diretto dal regista V. Jasny.

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La costruzione secondo un sostanziale rispetto dei canoni formali del sonatismo tradizionale è il principio di disciplina che l’autore sovietico ha adottato più per una sua personale esigenza di ordine che per ottemperare a dei canoni estetici imposti, trovando anzi il varco per tentare attraverso di essi delle forme di comunicazione più sottili.Il mondo espressivo di questo corpus di quartetti è costituito dalla quintessenzializzazione di quegli elementi che si riscontrano in veste sonora più smagliante anche nelle Sinfonie, vale a dire una compresenza di umori diversi e contrastanti, divisi tra plaghe di ombrosa rimuginazione ed esplosioni agrodolci di violenta carica sarcastica.Il Secondo dei quindici Quartetti risale al 1944 e si pone dunque agli inizi dell’esperienza quartettistica di Šostakoviþ, che era però già YLFLQR�DL�TXDUDQW·DQQL��/·DEERQGDQ]D�H�O·DWWHQWD�SLDQLÀFD]LRQH�GHL�PDWHULDOL�LQ�JLRFR�GLFRQR�GL�XQD�HYLGHQWH�DPEL]LRQH�D�VIUXWWDUH�le tante diverse opportunità del genere quartettistico per veicolare al meglio il proprio pensiero, le proprie idee, la propria umanità spesso sofferta. Il I movimento, chiamato dall’autore Ouverture, attacca in modo franco e ben scandito, e crea un clima abbastanza simile a quello usato da Prokof’ev all’inizio del suo Secondo Quartetto di soli pochi anni prima, accogliendone anche il vago sapore popolare.Il tempo lento reca la dizione operistica di Recitativo e Romanza ed è infatti su un inedito stile ‘parlante’ che si presenta, costituendosi a tratto sperimentale nella scrittura strumentale di questo autore. La situazione che si impone non è però infrequente in Šostakoviþ, consistendo in una di quelle erratiche melopee appoggiate su una prolungata stasi armonica che abbastanza spesso gli vediamo usare ogni volta che ha bisogno di creare un’atmosfera sospesa e carica di tensione latente. Assai originale è lo Scherzo, che procede circospetto tra gli strumenti con sordina ingenerando un clima inquieto ed enigmatico che anche quando più avanti si accalora non perde il carattere serpeggiante di fondo./·HVWHVR�ÀQDOH��LQWUGRWWR�GD�XQ�SDVVR�PHGLWDWLYR�GHL�YDUL�VWUXPHQWL�D�WXUQR�GD�FXL�VFDWXULVFH�OD�VHULH�GHOOH�YDULD]LRQL��QRQ�VHPEUD�YROHU�avere il carattere riepilogativo e liberatorio di un ultimo tempo ma si espande attraverso l’evidenza dei suoi molti materiali tematici VHQ]D�GLVPHWWHUH�XQ�VHQVRGL�SDWKRV�SURWUDWWR��ÀQR�D�FKH�GRSR�PROWH�SHULSH]LH�ULWRUQD�LO�OLJXDJJLR�GHFODPDWRULR�GHOO·LQL]LR�FKH�SRUWD�D�conclusione il pezzo su un tono solenne e tragico.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICAMERCOLEDì 1 FEBBRAIO 2012

dUo SitkoVetSkiJaleksandr Sitkovetskij, violino

Wu Qian, pianoforte

WOLFGANG AMADEUS MOZART Sonata in la maggiore K 305(1756-1791) Allegro molto Tema (Andante grazioso) con 6 Variazioni

JOHANNES BRAHMS Sonata n. 2 in la maggiore op. 100(1833-1897) Allegro amabile Andante tranquillo Allegretto grazioso

CéSAR FRANCK Sonata in la maggiore (1822-1890) Allegretto moderato Allegro Recitativo-Fantasia (Moderato) Allegretto poco mosso

MAURICE RAVEL Tzigane (Rapsodia da concerto)(1875-1937)

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Aleksandr Sitkovetskij e Wu Qian suonano insieme da una decina d’anni. Hanno tenuto recital in varie stagioni concertistiche in Germania, Italia, Estonia, alla Wigmore Hall di Londra e per altre società concertistiche inglesi e a New York. I prossimi concerti includono un altro tour nel Regno Unito ed una programmazione concertistica in Germania ed in Italia. Entrambi i musicisti coniugano l’attività cameristica con un’importante carriera solistica.

aleksandr Sitkovetskij (violino) è nato a Mosca nel 1983 da una famiglia di musicisti famosi ed ha fatto il suo debutto in pubblico a otto anni suonando a Montpellier con l’Orchestra da Camera. Poco dopo è stato ammesso alla prestigiosa Scuola di Yehudi Menuhin, dove ha studiato con Natalia Boyarskij e con Hu Kun. Ha partecipato a corsi di specializzazione tenuti da Yehudi Menuhin, Dmitrij Sitkovetskij, Mauricio Fuks, Georgy Pauk, Maya Glezarova, Zvi Zeitlin, Abram Stern e nel 1998 ha seguito una master class di Maksim Vengerov trasmessa da molte tv europee. Attualmente sta studiando con Pavel Vernikov a Vienna. Sin dal loro primo incontro a Mosca nel 1990, Menuhin è stato fonte di grande ispirazione per Aleksandr e lo ha sempre appoggiato durante tutti gli anni della scuola. Hanno suonato insieme il Doppio Concerto di Bach in Francia e in Belgio, e il Duo di Bartók al St James’s Palace di Londra. Ha partecipato a molti Festival internazionali (Montpellier, Antibes, Torino, Tours, Oldenburg, Verbier, Rhode Island. Ha suonato in molte delle più importanti sale europee: la Royal Festival Hall, la Queen Elizabeth Hall, la Wigmore Hall, St John’s Smith Square, il Barbican Centre e St Martin-in-the-Fields a Londra, il Conservatorio di Milano, il Palais des Congrès di Antibes e in Israele, alle Hawaii e a Mosca. Aleksandr Sitkovetskij è anche un compositore affermato: due sue musiche da balletto hanno avuto la loro prima ese-cuzione alla Queen Elizabeth Hall di Londra in collaborazione con la Royal Academy of Dance. Il suo debutto a New York è avvenuto alla Frick Collection Series sotto l’egida di Bella Davidovich. Qui ha suonato con l’Orchestra da Camera di Mosca sotto la direzione di Constantin Oberlian. Si è prodotto poi con l’English Chamber Orchestra in Gran Bretagna e nuovamente con l’Orchestra da Camera di Mosca a San Pietroburgo, prima di imbarcarsi per un tour comprendente Bangkok, le Bermuda e molte città degli Stati Uniti.

Wu Qian (pianoforte) è nata nel 1984 a Shanghai, dove ha iniziato giovanissima lo studio del pianoforte. A 13 anni ha ottenuto una borsa di studio per la Yehudi Menuhin School nella classe di Irina Zaritskaija, e successiva-mente ha proseguito gli studi con Arnaldo Cohen e Christopher Elton alla Royal Academy of Music. A 15 anni ha debuttato con un Concerto di Mozart alla Queen Elizabeth Hall e al Menuhin Festival in Svizzera. Ha suonato il Concerto n. 2 di Saint-Saëns con l’Orchestra Filarmonica a St. John’s Smith Square e tenuto due impor-tanti recital nella South Bank Purcell Room, ottenendo entusiastiche recensioni dalla critica. Si è esibita quindi alla Wigmore Hall, alla Royal Festival Hall a Londra, alla Bridgewater Hall di Manchester, alla City Hall di Hong Kong, ad Hannover, Amsterdam e nella Steinway Hall di Amburgo, oltre che a New York. Nell’ottobre 2009 Qian ha rappresentato la Cina al Festival Europalia, interpretando il Secondo Concerto di Chopin con la Brussels Philharmonic. Di recente ha debuttato alla Chamber Hall del Concertgebouw di Amsterdam e al Kennedy Center di Washington, e tenuto recital a Francoforte, Berlino e Coblenza.

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note aL PrograMMa

MOZART – La Sonata in la maggiore K 305 (1778) fa parte di un blocco di cinque Sonate scaturite dai contatti del Mozart ventiduenne con lo stimolante mondo della corte di Mannheim (da cui il nome di Sonate palatine con cui sono anche conosciute), GRYH�SRWp�DSSUH]]DUH�LO�FDUDWWHULVWLFR�VWLOH�FRQFHUWDQWH�SRUWDWR�DYDQWL�GDOOD�JORULRVD�RUFKHVWUD�LQ�UHVLGHQ]D��,O�ULVXOWDWR�OR�VL�ULQYLHQH�SURSULR�LQ�TXHVWH�6RQDWH�IUHVFKH�H�IHOLFL�G·LQYHQWLYD�GRYH�VL�QRWD�LO�VLJQLÀFDWLYR�SDVVDJJLR�GDO�PRGHOOR�VRQDWLVWLFR�LWDOLDQR�FRQ�QHWWD�prevalenza del pianoforte sul violino ‘ad libitum’ a quello appunto prussiano in cui i due strumenti dialogano in sostanziale parità G·LPSHJQR�Vu�GD�VRUWLUQH�XQ�HIÀFDFLVVLPR�HTXLOLEULR�WUD�OH�SDUWL�LQ�JLRFR��$QFKH�OD�VWUXWWXUD�FDPELD�H�DGRWWD�OD�ELSDUWL]LRQH��JLj�XVDWD�da Johann Christian Bach, tra un primo tempo energico e slanciato e un secondo tempo dal carattere più gentile sviluppantesi in forma danzante ovvero sotto forma di tema e variazioni.Inutile rilevare che Mozart, nel far proprio il modello sonatistico dei Mannheimer lo supera portandolo a un livello artisico di gran lunga più alto e originale.

BRAHMS – A fare della Sonata in la maggiore op. 100 una delle creazioni brahmsiane dalla riuscita artistica più mirabile è, assieme all’altezza d’ispirazione che la governa, la straordinaria unitarietà della concezione, che svela al fondo uno stato d’animo SDUWLFRODUPHQWH�DUPRQLRVR�H�UDSSDFLÀFDWR��TXHOOR�DSSXQWR�FKH�HUD�GHO�FRPSRVLWRUH�DPEXUJKHVH�QHOOD�SULPDYHUD�GHO������La cornice esterna che ne propiziò la creazione fu, una volta di più, quella di un ameno luogo di natura, in questo caso il villaggio GL�+RIVWHWWHQ�VXOOH�ULYH�GHO�ODJR�VYL]]HUR�GL�7KXQ��GD�FXL�LO�VRWWRWLWROR�GL�´7KXQHUVRQDWHµ�FKH�LGHQWLÀFz�LO�FRPSRQLPHQWR�ÀQ�GDO�VXR�nascere. Immerso in quella natura benevola, Brahms trascorreva i suoi giorni in ottima disposizione di spirito e in una condizione di tranquilla, operosa concentrazione assai propizia ai voli dell’ingegno, come testimonia la contemporanea ideazione della Sonata per violoncello op. 99 e del Trio op. 101. Ma a differenza di queste altre opere in divenire, nella Sonata per violino op. 100 mancano di proposito i gesti forti, le espressioni virili ed eroiche, i drammi, le inquietudini e le asprezze. A prevalere è invece il tono nobilmente HOHJLDFR��H�FRQ�HVVR�O·DWWLWXGLQH�D�XQD�FDOGD�PHORGLRVLWj�FKH�VFRUUH�ÁXLGD�H�JUD]LRVD��LO�WUDWWR�WHQHUR�H�¶IHPPLQLOH·�FKH�ID�TXDVL�ULFRUGDUH�Schubert e apparenta il brano a un côté prettamente liederistico./D� VSRQWDQHLWj� GHOO·HORTXLR� VL� UHQGH� HYLGHQWH� ÀQ� GDOO·HVRUGLR�� IDYRULWD� GDOOD� TXDOLWj� GLVFUHWD� PD� SUHJQDQWH� GHOOD� WRQDOLWj� GL� OD�maggiore che lo rende di coloratura decisamente smagliante. Il registro espressivo non muta nel movimento che segue, ove si assiste a un’inedita combinazione di Andante e Scherzo, quest’ultimo tenuto sui toni di una leggerezza capricciosa, quasi danzante. La Sonata si conclude con un Rondò che conferma, pur tra rapidi passaggi più intensi e nostalgici, il senso di amabilità intimistica LPSRVWDWR�ÀQ�GDOO·LQL]LR�

FRANCK – Nell’ultimo scorcio di Ottocento, prima che l’astro di Debussy sorgesse ad aprire alla musica orizzonti nuovi, la Francia produsse una generazione di musicisti di solida preparazione accademica i quali si impegnarono a sollevare le sorti delle forme VWUXPHQWDOL�QD]LRQDOL��VHEEHQH�QRQ�SRWHVVHUR�VFDPSDUH�DOO·LQYDVLYD�LQÁXHQ]D�ZDJQHULDQD�FKH�VL�HUD�GLIIXVD�DG�RFFLGHQWH�GHO�5HQR�FRPH� XQD� YHUD� HSLGHPLD��1HOO·RSHUDWR� GHO� EHOJD�&pVDU�)UDQFN�� FKH� GL� TXHOOD� JHQHUD]LRQH� IX� XQR� GHL� QRPL� HPLQHQWL�� HUD� YDOVR��ancor più di Wagner, l’esempio di autori meno eversivi nel trattamento delle forme come Brahms e Liszt, dal quale ultimo egli imparò la condotta assai evoluta dell’armonia cromatica e l’innovativa ideazione di principî costruttivi e di trasformazione tematica. Attraverso questi procedimenti arrivò poi ad adottare con sistematicità la forma ciclica, consistente nel modellare i vari movimenti di XQ·HVWHVD�FRPSRVL]LRQH�PXVLFDOH�VX�WHPL�FKH�ULWRUQDQR�RJQL�YROWD�PRGLÀFDWL��DVVLFXUDQGR�DG�HVVD�XQLWj�H�IRUQHQGR�XQ�XWLOH�HOHPHQWR�di riconoscibilità per chi ascolta.La giustamente famosa Sonata in la per violino e pianoforte (1886), che è presente stabilmente nel repertorio di tutti i grandi solisti, costituisce un cimento importante per la sua architettura complessa, la monumentalità di concezione e l’eloquenza discorsiva fra i due strumenti. Rigore e pathos si equilibrano in questa lunga pagina, che spazia tra aperture liriche di grande tenerezza e sfoghi di intensa tensione drammatica, tra divagazioni di tipo improvvisativo quale evidente retaggio del Franck organista (si veda nello VSHFLÀFR�OD�VFULWWXUD�GHO�Recitativo-fantasia) e la ricerca di un più spazioso melodizzare, tale da conferire al brano la sua ampia arcata.

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RAVEL – Tzigane, che accanto al Boléro è indubbiamente la composizione più popolare di Ravel, testimonia la sorprendente capacità di questo autore, per altri versi delicato e controllatissimo, di ricercare e ottenere il successo più plateale attraverso offerte musicali che hanno nell’esuberanza coloristica e nella sfrenatezza dionisiaca la loro ragion d’essere e come tali sanno sortire un effetto infallibile sugli istinti più genuini del pubblico. Riservando più sottili ricerche di linee e fraseggi a opere di maggior impegno culturale come la Sonata per violino e pianoforte del 1923-27, egli rivolge qui la sua attenzione a un modello di “pezzo caratteristico” assai libero e disinvolto nella forma che si propone di ricreare fantasiosamente quell’affascinante universo gitano (ispanico o slavo poco importa) che l’immaginario collettivo inevitabilmente collega alla modalità esecutiva sul violino, recuperandone l’anima appassionata e gli irrefrenabili spiriti vitali. Fu il puro istinto a determinare la decisione di Ravel di scrivere questo pezzo: rimasto affascinato dall’arte della violinista ungherese Jelly d’Aranyi, che gli aveva fatto conoscere su richiesta alcuni ardenti exempla del repertorio magiaro, concepì una “rapsodia da FRQFHUWRµ�FKH�IX�LQÀQH�LQWLWRODWD Tzigane e che la stessa d’Aranyi eseguì per la prima volta a Londra nel 1924. 8Q·DQDOLVL�GHWWDJOLDWD�GHO�EUDQR�ULYHOD�LQ�5DYHO�OD�SLDQLÀFD]LRQH�DFFXUDWD�GHL�WHPL�H�GHL�PRPHQWL�HVSUHVVLYL�H�ID�DSSUH]]DUH�OD�PDQR�PDHVWUD�GL�TXHVWR�DXWRUH�UDIÀQDWLVVLPR�QHOOD�GLVWULEX]LRQH�GHO�FRORUH�H�GHOO·HIIHWWR�FRQVRQL�DOOR�VSLULWR�GL�HVVR��8Q·DPSLD�FDGHQ]D�SHU�YLROLQR�VROR��FKH�VIUXWWD� ODUJDPHQWH� OD�,9�FRUGD�H�LQVLVWH�VXOO·HVRWLFR�LQWHUYDOOR�GL�VHFRQGD�HFFHGHQWH��DSUH�OD�FRPSRVL]LRQH�ÀVVDQGR�VXELWR�L�FRPSRQHQWL�SULPDUL�GHOOD�WDYROR]]D�HVSUHVVLYD��ÀQR�D�FKH�O·HQWUDWD�GHO�SLDQRIRUWH�QRQ�PRGLÀFD�LO�quadro sonoro e permette al discorso di avanzare in un seguito inarrestabile di preziosità. Ravel allinea in questo sviluppo una serie di situazioni miranti a rendere il senso di un’improvvisazione che concresce sotto l’unico stimolo della fantasia: eccolo allora alternare atmosfere e climi espressivi diversi, tra languidi glissandi, scivolate di note in terze e seste, passaggi in tempo rubato, utilizzo di sonorità aggressive o al contrario contenute in una rarefatta iridescenza: il tutto condito da una sontuosa mèsse di tutte le acrobazie che si possono richiedere a un violino virtuoso. Va aggiunto a titolo di curiosità che Ravel aveva pensato per l’accompagnamento a uno strano strumento chiamato piano-luthéal, il quale negli intenti doveva imitare il suono del cimbalom ungherese. È nota poi la brillante versione con orchestra che lo stesso Ravel approntò e che presso il pubblico contende i suoi favori con quella con pianoforte.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICAMARTEDì 14 FEBBRAIO 2012

trio ýaJkoVSkiJkonstantin Bogino, pianoforte

Pavel Vernikov, violinoaleksandr Chaushian, violoncello

ANTONÍN DVOěÁK Trio n. 4 in mi minore per pianoforte e archi (1841-1904) op. 90 (“Dumky” ) Lento maestoso (Dumka I) Poco adagio (Dumka II) Andante (Dumka III) Andante moderato (Dumka IV) Allegro (Dumka V) Lento maestoso (Dumka VI)

ALEKSANDR ýEREPNIN Trio op. 34(1899-1977) Moderato tranquillo Allegretto Allegro molto

DMITRIJ šOSTAKOVIý Trio n. 2 in mi minore op. 67(1906-1975) Andante - Moderato Allegro non troppo Largo Allegretto

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Considerato un punto di riferimento nel panorama internazionale della musica da camera, il trio ýajkovskij nasce a Mosca nel 1975 dall’incontro artistico di Pavel Vernikov, Konstantin Bogino e Anatolij Liberman. Nel 2009 il violoncellista Aleksandr Chaushian è stato invitato quale successore di Liberman. Nei primi anni di attività il Trio ha suonato nei maggiori centri di Francia, Italia, Giappone, Stati Uniti e Canada e nel 1979 si è stabilito in Europa. Numerosi sono stati i premi ottenuti ai Con-corsi Internazionali tra i quali il Vittorio Gui di Firenze (1979) e il Viotti di Vercelli (1991). Tra le numerose sale in cui ha suonato figurano la Wigmore Hall di Londra, il Teatro alla Scala di Milano, la Salle Gaveau e il Musée d’Orsay di Parigi, la Herkulessaal di Monaco, la Carnegie Hall e il Lincoln Centre di New York, il Con-certgebouw di Amsterdam, il Conservatorio di Mosca e il Filarmonico di S. Pietroburgo. Il Trio ha inoltre partecipato ai maggiori Festival europei tra cui Santander, Menton, Naantali e Kuhmo, Brescia e Bergamo, MiTo. In veste di solisti, gli artisti collaborano rego-larmente con Julian Rachlin, Tabea Zimmer-mann, Yurij Bašmet, Natalia Gutman, Miša Maiskij, Emmanuel Pahud, Emmanuel Ax, Pinchas Steinberg, Yuri Temirkanov e Maksim šostakoviþ. Una relazione molto speciale lega il Trio ýajkovskij al compositore Rodion šþedrin, che ha loro dedicato il suo Piano Terzetto (1995). Oltre ad essere chiamati come membri nei principali concorsi internazionali, gli artisti si dedicano all’insegnamento, tenendo corsi e masterclass nei più prestigiosi istituti musicali del mondo come i Conservatori di Parigi e di Lione, l’Università e il Conservatorio di Vien-na, l’Accademia Sibelius di Helsinki, l’Accade-mia Rubin di Tel Aviv, la Musikhochschule di Stoccarda e molti altri. Pavel Vernikov suona il violino Guadagnini “Ex Contessa Crespi ex Brengola” (1747), gentilmente messo a dispo-sizione dalla Fondazione Pro Canale Milano.

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Note al programma

DVOěÁK – Nelle culture slave il termine Dumka rimanda a una forma di poesia epica che celebra gli eroi della patria e in particolare OH�LPSUHVH�GHL�FRVDFFKL��PD�FKH�LQ�DFFH]LRQH�SL��FRPXQH�VL�SXz�LQWHQGHUH�QHO�VHQVR�GL�SHQVLHUR��ULÁHVVLRQH��7UDSLDQWDWR�FRPH�WDOH�LQ�ambito musicale, il concetto acquista tutta una sua connotazione espressiva caratteristicamente spaziante tra gli estremi del malinconico e del gioioso, motivando un’estrema variabilità della struttura generale che poco deve ormai alla normatività del sonatismo mitteleuropeo e alla sua classica logica elaborativa. Nelle sei parti di cui si compone, il Trio Dumky di DvoĜák (1891) lascia cogliere l’estesa gamma di atteggiamenti messa in campo dal piano generale, che ogni volta organizza la materia in una prima parte di natura pensierosa/nostalgica e in una seconda sprigionante umori più festosi e popolari, seppur con frequenti ritorni variati delle parti nel corso di ciascun brano. L’architettura originale di questo Trio è funzionale al progetto, sì che tutto si snoda quasi come in una narrazione. L’elemento folklorico, che DvoĜák, da uomo del suo tempo, usa ancora come innesto caratteristico nel contesto colto senza porsi il problema di un utilizzo critico, accresce il fascino e l’attrattiva di queste pagine e le rende espressive dell’anima slava, sempre in bilico tra la naturale malinconia e la genuinità popolare che invoglia alla danza.

ýEREPNIN – ýerepnin è un nome che attraversa tre generazioni, dal capostipite Nikolaj, che fu un nome di rilevo nel periodo di WUDQVL]LRQH�WUD�2WWR�H�1RYHFHQWR��DOOLHYR�GL�5LPVNLM�.RUVDNRY�H�PDHVWUR�GL�3URNRI·HY�SHU�OD�GLUH]LRQH�G·RUFKHVWUD��SHU�DUULYDUH�DO�ÀJOLR�$OHNVDQGU�� FRPSRVLWRUH�GHO� WXWWR�QRYHFHQWHVFR� H� JLj�DPSLDPHQH� RFFLGHQWDOL]]DWR�� FRQ� LQFDULFKL�GL� ULOLHYR�D�3DULJL��QHJOL�86$�H� LQ�*LDSSRQH��H�LQÀQH�DL�ÀJOL�GL�TXHVW·XOWLPR��6HUJHM�H�,YDQ��FKH�VWDQQR�WXWWRUD�FRQGXFHQGR�XQD�FDUULHUD�SHU�OR�SL��DPHULFDQD�QHO�FDPSR�soprattutto della musica elettronica. Aleksandr ýerepnin� HEEH� XQ� SURÀOR� GL� WXWWR� ULVSHWWR� FRPH� FRQFHUWLVWD� DO� SLDQRIRUWH�� GRFHQWH� GL� FRPSRVL]LRQH�� GLUHWWRUH� GL� WHDWUL� H�organizzatore. Il suo stile compositivo deve abbastanza poco alla tradizione russa, che fu da lui mediata attraverso Prokof’ev, e si mostrò invece aperto ad esperienze originali come lo studio e l’assimilazione della musica dell’estremo Oriente, prima di approdare al melting SRW�VWDWXQLWHQVH��(JOL�IX�GXQTXH�XQD�GL�TXHOOH�WLSLFKH�ÀJXUH�GL�DUWLVWL�FKH�QRQ�ULFRQRVFHQGRVL�LQ�QHVVXQ�3DHVH�H�LQ�QHVVXQD�6WRULD�LQ�particolare si sentono liberi di esprimersi nel termini di un sostanziale eclettismo stilistico, con fasi più avanzate di ricerca ed altre di ritorno a modi più battuti. Il Trio in programma stasera risale al 1925 ed appartiene dunque al periodo giovanile quando l’autore si era JLj�WUDVIHULWR�D�3DULJL�D�DYHYD�FRPLQFLDWR�D�JLUDUH�LO�PRQGR�LQ�WRXUQpH�FRPH�SLDQLVWD�DFFODPDWR�

šOSTAKOVIý – È sorprendente la fortuna che incontra ai nostri giorni il Trio in mi minore di Šostakoviþ, pagina del 1940 un tempo tenuta un po’ in sospetto per ragioni sia estetiche che ideologiche ed ora presente stabilmente nel repertorio di tutti i trii, come abbiamo potuto constatare anche nei concerti della nostra Filarmonica attraverso le sue numerose riproposizioni. Evidentemente, superati certi funesti dogmatismi del passato che stabilivano come si dovesse essere moderni e attuali, l’arte di questo compositore solido e di ottima VFXROD�ULYHOD�FDSDFLWj�LQGXEELH�GL�WUDVPHWWHUH�LQ�PRGR�HIÀFDFH�H�VHQ]D�ULFHUFKH�HVWUHPLVWLFKH�GHOOH�SURIRQGH�YHULWj�XPDQH��7DOH�FDULFD�comunicativa riconosciuta all’autore sovietico sta ovviamente e prima di tutto nel suo muoversi entro le forme della tradizione e nell’usare un linguaggio sempre comprensibile anche quando poco concede alla gradevolezza immediata e affonda nei vortici di una tetra ombrosità VSHVVR�FRQWUDVWDWD�GD�PRPHQWL�GL�VFDWHQDWR�YLWDOLVPR�RYH�DIÀRUD�TXHOOR�VSLULWR�FDXVWLFR�H�JUDIÀDQWH��TXHOOD�WLSLFD�GLVVDFUD]LRQH�JURWWHVFD�FKH�RUPDL�VL�DPPHWWH�FRPH�YRFDEROR�HIÀFDFH�SHU�HVSULPHUH�RSSRVL]LRQH��GHQXQFLD��FRQGDQQD�YHUVR�L�SRWHUL�RSSUHVVLYL�H�LPEHFLOOL�Il Trio op. 67 �������FRQWLHQH�QHOO·DPSLD�SDUWH�ÀQDOH�PRPHQWL�GL�HVWUHPD�DJJUHVVLYLWj�VRQRUD��ULWPL�GL�GDQ]D�PDFDEUD�GDOOH�HYLGHQWL�PDWULFL�HEUDLFKH��XUOL�ODFHUDQWL�GHJOL�VWUXPHQWL�WHVL�DOOR�VSDVLPR��FKH�YDOJRQR�TXDOH�UDIÀJXUD]LRQH�¶JRWLFD·��RYYHUR�HVSUHVVLRQLVWD��GHOOD�morte. Il Trio infatti nacque come pagina in memoria di Ivan Sollertinskij, già animatore della vita musicale leningradese e amico personale di Šostakoviþ��(G�q�IRUVH�SHU�UHQGHUH�XQD�VXD�LGHD�GL�PRUWH�FRPH�GLVIDFLPHQWR�GHÀQLWLYR�GL�XQ·LQWHJUD�HQWLWj�XPDQD�FKH�TXHVWL�ricorre, nell’attacco del tempo iniziale (Andante), alle timbriche astratte e disincarnate degli archi in armonici acuti, mantenendosi in una sorta di stupore raggelato e spettrale che le poche aperture liriche più avanti stemperano appena in un accento di rimpianto scevro da concessioni sentimentalistiche. Il breve ed energico secondo movimento (Allegro non troppo) ha più che altro la funzione di un intermezzo; mentre il Largo in forma di passacaglia riporta a plaghe di desolata meditazione e di statica pensosità non prive di accenti funerei. Il superamento dell’angoscia è tentato nell’Allegretto�ÀQDOH��SDJLQD�HVWURYHUVD�H�DO�WHPSR�VWHVVR�HQLJPDWLFD��FKH�VL�avvia in modo furtivo e sfocia ben presto nei parossismi fonici e gestuali di cui si diceva, con al centro un lacerante inciso all’unisono H�OD�ULSURSRVL]LRQH��YHUVR�OD�ÀQH��GHO�WHPD�FRQ�FXL�VL�HUD�DSHUWR�LO�TXDUWHWWR�LQ�YHUVLRQH�OLULFD�H�WHVD��0D�OH�PRYHQ]H�GHOOD�GDQ]D�JURWWHVFD�riescono ad avere il sopravvento, prima che anch’esse si avviino verso un progressivo sfaldamento e si perdano nel silenzio.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICALUNEDì 20 FEBBRAIO 2012

QUartetto ProMeteogiulio rovighi, violino

aldo Campagnari, violinoMassimo Piva, viola

Francesco dillon, violoncello

ALExANDER ZEMLINSKY Quartetto n. 2 op. 15(1871-1942) Sehr mäßig - Heftig und leidenschaftlich Moderato - Andante mosso - Allegretto Adagio

Schnell Andante - Mit energischer Entschlossenheit Allegro molto - Langsam - Andante

FRANZ SCHUBERT Quartetto in re minore D810 (1797-1828) (“Der Tod und das Mädchen”) Allegro Andante con moto Scherzo - Allegro molto Presto

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note aL PrograMMa

ZEMLINSKY – Questo autore, che fu un protagonista della vita viennese tra Otto e Novecento mettendosi in luce attraverso le sue molteplici attività pubbliche di esecutore, compositore, organizzatore e soprattutto direttore d’orchestra (uno dei massimi del suo tempo), è sempre stato, in quanto compositore, posto nel cono d’ombra dei suoi grandi contemporanei: Mahler anzitutto, ma ancor più i tre innovatori Schönberg, Berg e Webern, con i quali era in stretto contatto e i cui percorsi favorì per un’adesione convinta, risultando però, al loro paragone, meno ‘necessario’ per non aver saputo assecondare i presunti destini storici della musica occidentale attraverso i passaggi traumatici della sospensione tonale e poi della dodecafonia. Egli trovò invece più idonea alla propria natura una collocazione mediana tra la linea Brahms-Wagner da un lato e le nuovissime tendenze dall’altro, sviluppando una sua tipica propensione alla tensione lirica G·LPSURQWD�HVSUHVVLRQLVWD�FKH�OR�UHQGH�SL��DIÀQH�DG�$OEDQ�%HUJ�H�FKH�VL�HVSULPH��QHL�VXRL�HVLWL�SL��VLJQLÀFDWLYL��QHOOD Lyrische Symphonie con testi di Tagore e in genere nei repertori cameristici, tra cui spicca il suo Quartetto del 1915, secondo dei sei da lui scritti.Si osserva in questo brano quella tendenza alla monumentalità che era propria DOO·DXWRUH�H�FKH�VL�HVSULPH�QHOO·LPSLHJR�GL�PDWHULDOH�DEERQGDQWH�H�GDOOD�ÀVLRQRPLD�variabilissima e nella scrittura densa e in continuo sviluppo che abbisogna di grande spazio per poter espandersi nelle sue complete potenzialità. Il lirismo acceso dalla forte componente nevrotica si esaspera in vibranti sonorità, anche con attacchi rudi e suoni aspri, senza alcuna concessione al mondano o a WXWWR�FLz�FKH�QRQ�VLD�VHULR��ULÁHVVLYR�R�WXUEDWR��LQ�TXHVWR�VHQVR�HVVR�HVSULPH�XQD�condizione interiore di sofferenza psichica nella quale poteva riconoscersi più di un intellettuale viennese del tempo. A livello strettamente tecnico si è rimproverato a questa musica di essere dispersiva, erratica nei percorsi, autocompiaciuta di un tematismo annegato nel contrappunto: di certo non si tratta di una musica riposante o rasserenata, ma alla quale non si può negare di essere una testimonianza di verità in un mondo in sfacelo.

SCHUBERT – Il genere del Quartetto fu coltivato da Schubert in proporzione maggiore di qualsiasi altro genere cameristico, considerando le opere compiute, quelle incompiute e i frammenti sparsi, con una produzione abbondante seppur tuttora poco nota nel periodo giovanile e un blocco di grandi quartetti nell’ultimo periodo che sono invece stabilmente in repertorio e tra i capolavori del genere. Tale produzione matura prese le mosse a partire dal 1824, quando Schubert, assieme al famoso Ottetto, mise in cantiere due quartetti, quello in la minore '����H�TXHOOR�LQ�UH�PLQRUH�'�����FRPSLXWL�LQ�EUHYH�WHPSR�XQR�LQ�ÀOD�DOO·DOWUR�H�per questo considerati come complementari nelle intenzioni dell’autore. Il secondo, che non ebbe l’onore delle stampe e fu pubblicato postumo, poi fu catalogato con la sigla D810. Esso costituisce una pietra miliare nella produzione schubertiana non meno che della letteratura quartettistica tout-court.

Vincitore della 50a edizione del Concorso Internazionale Primavera di Praga nel 1998, il Quartetto Prometeo è stato in-signito del Premio Speciale Bärenreiter per la migliore esecuzione fedele al testo originale del Quartetto K 590 di Mozart, del Premio Città di Praga come migliore quartetto e del Premio Pro Harmonia Mundi. Nel 1998 il Quartetto Prometeo è stato eletto complesso residente della Britten-Pears Academy di Aldeburgh e nel 1999 ha ricevuto il premio Thomas Infeld dalla Internationale Sommer Akademie Prag-Wien-Budapest per le «straordinarie capacità interpretative di una composizione del repertorio cameri-stico per archi» ed è risultato secondo al Concours International des Quatuors di Bordeaux. Nel 2000 è stato nuovamente insignito del Premio Speciale Bären-reiter al Concorso ARD di Monaco. È stato ospite del Concertgebouw di Amsterdam, del Musikverein, della Wig-more Hall, del Festival di Mecklenburg, dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma, della Società del Quartetto di Milano, della Settimana Musicale Senese, delle Settimane Musicali di Stresa, della So-cietà Veneziana dei Concerti, del GOG di Genova, dell’Associazione Scarlatti di Napoli, degli Amici della Musica di Firenze. Collabora con musicisti quali Mario Brunello, David Geringas, Vero-nika Hagen, Alexander Lonquich, Ste-fano Scodanibbio, il Quartetto Belcea. Particolarmente intenso il rapporto artistico con Salvatore Sciarrino, che ha dedicato al Prometeo gli Esercizi di tre stili e il nuovo Quartetto n. 8 com-missionato dalla Società del Quartetto di Milano. Prosegue la collaborazione con Ivan Fedele, di cui ha eseguito ha interpretato Morolòja, commissionato dall’Accademia Filarmonica Romana.

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Il titolo con cui si è reso famoso («La morte e la fanciulla») denuncia l’impiego al suo interno di un Lied la cui melodia ricorre in modo esplicito nei primi due movimenti ed è presente in forma germinale anche negli altri due, caratterizzando l’intera opera in senso HVSUHVVLYR�H�XQLÀFDQGROD�LQ�VHQVR�IRUPDOH��,O�VHQVR�GL�WUDJHGLD�FKH�HUD�JLj�GHO�/LHG�RULJLQDULR�SHUYDGH�O·LQWHUD�FRPSRVL]LRQH��Vu�FKH�TXHVWD�YLHQH�D�FRQÀJXUDUVL�FRPH�XQ·XQLFD�grande meditazione sul tema della morte. Ciò le fa assumere una caratura emozionale e una inedita statura epica, a cui deve il suo successo duraturo. Fin dall’incipit con il motto dei quattro strumenti all’unisono è chiara l’impronta angosciosa che si imposta attraverso la concitazione, le sonorità tese, le tessiture alte: caratteristiche che hanno fatto parlare di una scrittura pre-espressionistica che in qualche modo sarà ereditata vari decenni dopo da Schönberg e dalla sua scuola. Assolutamente indimenticabile è il secondo movimento (Andante con moto), che riporta il motivo del Lied facendolo seguire da cinque variazioni di grande magistero inventivo. È questo il vero cuore del Quartetto e la sua più autentica chiave di interpretazione. La caratteristica pulsazione ritmica conferisce alla pagina un andamento da marcia funebre annettendole un ingrediente fatalistico. Al terzo posto si trova uno Scherzo che non abbandona il carattere tragico ed anzi lo accentua con attacchi rudi, sincopati; ma è solo una transizione al grandioso Finale che, FRPH�JLj�LQ�DOWUL�ODYRUL�VFKXEHUWLDQL��VL�FRQÀJXUD�FRPH�XQD�WUDJLFD�WDUDQWHOOD�GRYH�O·HOHPHQWR�ULWPLFR��FKH�PDL�YLHQH�PHQR��DFFHQWXD�il senso di ineluttabilità.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICAGIOVEDì 1 MARZO 2012

yUndipianoforte

FRYDERYK CHOPIN Cinque Notturni:(1810-1849) op. 9 n. 1 in si bemolle minore op. 9 n. 2 in mi bemolle maggiore op. 15 n. 2 in fa diesis maggiore op. 27 n. 1 in do diesis minore op. 48 n. 1 in do minore Andante spianato e grande Polonaise brillante in mi bemolle maggiore op. 22

Quattro Mazurke op. 33: n. 1 in sol diesis minore n. 2 in re maggiore n. 3 in do maggiore n. 4 in si minore Sonata n. 2, op. 35 in si bemolle minore “Marcia funebre”, Polonaise n. 6 in la bemolle maggiore op. 53

“Eroica”

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yundi è nato a Chongquing nella parte Centrale della Cina manife-stando fin dall’età di tre anni uno spiccato amore per la musica che ha espresso iniziando a suonare la fisarmonica. A dodici anni ha avuto il suo debutto dopo il supe-ramento di una rigorosa selezione che lo ha condotto ad entrare a far parte della Scuola di Musica della Provincia di Sichuan. A seguito della decisione di entrare a far parte della Scuola delle Arti di Shenzen, nel Sud della Cina, la famiglia di Yundi si è conseguen-temente trasferita per consentire al giovane il proseguimento della propria carriera, nell’ambito della quale egli ha ottenuto come rico-noscimento numerose borse di stu-dio che lo hanno posto nella con-dizione di proseguire nello studio del pianoforte. È all’età di tredici anni che avviene la vera svolta, allorché Yundi vince la “Stra-vinsky Competition” negli Stati Uniti e successivamente consegue la vittoria alla “Gina Bachauer International Piano Competition” (USA) e contemporaneamente alla “Franz Lizst International Piano Competition” (Paesi Bassi), prose-guendo nell’ascesa con le vittorie in concorsi internazionali e l’asse-gnazione del primo premio avve-nuta all’indomani della vittoria ottenuta presso la Second China International Piano Competition a Pechino. Nel 2000, a diciotto anni, Yundi vince il primo premio al Concorso Internazionale Chopin di Varsavia. Attualmente continua il suo perfezionamento musicale in Germania.

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Note al programma

Il recital di stasera ha scelto di prendere il via con delle pagine di immediata presa e di assoluta magia che introducono al retaggio più lirico e intimista di Chopin. Il genere del notturno��FKH�HJOL�HUHGLWz�GD�-RKQ�)LHOG�H�DIIUDQFz�GD�RJQL�FRQYHQ]LRQDOLWj�HOHYDQGROR�D�OLYHOOL�GL�PDVVLPD�UDIÀQDWH]]D��si trasformò nelle sue mani in una libera incursione nella vita interiore fatta di attimi sognanti, di slanci appassionati, di momenti intrisi di tenerezza e malinconia e che per quanto semplice nella sua concezione svela, nella una struttura formale sostanzialmente bipartita, l’intenzione di giocare sul contrasto tra una prima parte dal carattere lirico e una seconda dagli accenti più drammatici. I Notturni eseguiti stasera appartengono agli anni dal 1830 al 1841.

Non altrettanto caratterizzata per elementi innovativi è la Grande polonaise brillante op. 22 in mi bemolle maggiore, opera notissima FKH�ULVDOH�DL�SULPL�DQQL�SDULJLQL��������H�GXQTXH�ULFDGHQWH�QHO�WLSR�SL��VXSHUÀFLDOH�H�PRQGDQR��RYH�JUDQGH�LPSRUWDQ]D�FRPXQLFDWLYD�assumono la gestualità vigorosa, l’impulso ritmico ben sostenuto e la ricca ed elegante ornamentazione che la decora. Cinque anni GRSR�&KRSLQ�SHQVz�GL�DEELQDUYL�XQD�SDJLQD�LQWURGXWWLYD�OHQWD��GLVWHVD�H�ÀQHPHQWH�RUQDWD�FKH�LQWLWROz�DOO·LWDOLDQD�Andante spianato e che continuò ad esistere isolatamente dalla Polonaise dopo che quest’ultima fu accantonata dalla prassi esecutiva.

Le Mazurche rappresentano il genere che forse più di tutti appassionò Chopin in quanto voce privilegiata dell’anima polacca. Ben sessanta sono le Mazurche da lui scritte e ripensate in modo originale rispetto sia al modello contadino che a quello urbano nelle sue GLYHUVH�YDULDQWL��WDQWR�GD�IDUQH�GHL�SURGRWWL�DVVDL�DUWLFRODWL�DO�ORUR�LQWHUQR��QRELOLWDWL�DO�FRQWDWWR�FRQ�L�FULWHUL�GHOOD�SL��VRSUDIÀQD�DUWH�da salon. Notevoli per impegno strumentale, armonie evolute e varietà ritmica, le Mazurche richiedono un controllo assoluto dello stile che reclama sonorità spesso delicate e tenui. Le quattro dell’op. 33 (1837-38), forse non le più rappresentative del genere, appaiono meno brillanti del consueto per un certo umore introspettivo che le pervade tutte salvo la seconda, in modo maggiore, che attinge a modalità più popolaresche. Schumann le vedeva come esempi di luminosità e grazia mentre Liszt osservava che erano molto più profonde di TXDQWR�QRQ�DSSDULVVHUR�LQ�VXSHUÀFLH�

Rispetto al successo incontrato dal resto della produzione, le Sonate di Chopin hanno conosciuto fortune alterne, anche con pesanti fraintendimenti di tipo formalistico. Sono note le vicende della Sonata in si bemolle minore op. 35 (1839) con la sua Marcia funebre che ne costituisce il nucleo germinativo oltre che il fondamento espressivo da cui si diparte ogni piega del discorso musicale. La marcia era stata scritta isolatamente nel 1837 e il resto della Sonata era seguito due anni più tardi conformandosi al tono tragico di quella prima ispirazione, sì che l’intera opera va a comporre una meditazione protratta sul tema della morte. Qui l’intento di Chopin è di adeguare le istanze soggettive di un acceso romanticismo con la misura e l’ordine richiesti dalla forma classica: per TXHVWR�LO�WUDWWDPHQWR�IRUPDOH�q�FRQGRWWR�FRQ�YHUR�VHQVR�GHOO·HFRQRPLD�H�WHQGH�DOO·XQLÀFD]LRQH��VIUXWWDQGR�QHO�VXR�GHFRUVR�SRFKL�HOHPHQWL�fondamentali. Particolarmente sconcertante in questa Sonata appare il tempo conclusivo su un furioso scatenamento di passaggi veloci in ottave alle due mani, che pur rientra nel clima spirituale tormentato della Sonata con quel suo fascino un po’ inquietante che la connota.

In chiusura avremo modo di riascoltare la Polonaise op. 53 (1842), brano impostosi con l’appellativo di «Eroica» per via del suo piglio solenne e maestoso, che le esecuzioni mediocri posso rendere fuorviante (è stato detto che l’autore la affrontava con tempo moderato e suono contenuto). Anche le Polonaises erano, come le Mazurche, al centro della creatività chopiniana per la loro forte connessione ideale alla sua patria d’origine: nell’uno e nell’altro caso egli seppe ricrearle in forme artistiche elevandole a vertici della sua produzione. Questa Polacca in particolare ha avuto una grande rinomanza, affermandosi addirittura come la migliore da lui composta per i suoi valori squisitamente musicali che fanno dimenticare ogni riferimento vero o presunto a realtà o pretesti contingenti.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICALUNEDì 12 MARZO 2012

i Fiati deLL’orCheStra haydnFrancesco dainese, ÁDXWR

gianni olivieri, oboeStefano ricci, clarinettoFlavio Baruzzi, fagottoandrea Cesari, corno

Stefano guarino, pianoforte

LUDWIG VAN BEETHOVEN Quintetto in mi bemolle maggiore op. 16(1770-1827) Grave - Allegro ma non troppo Andante cantabile Rondò (Allegro ma non troppo)

PAUL HINDEMITH Kleine Kammermusik op. 24 n. 2(1895-1963) Lustig. Mäßig schnell Viertel Walzer. Durchweg sehr leise Ruhig und einfach Schnelle Viertel Sehr lebhaft

FRANCIS POULENC Sextuor(1899-1963) Allegro vivace Divertissement (Andantino) Finale (Prestissimo)

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Francesco dainese ha studiato al Conservatorio di Padova con Clementine Hoogendoorn diplomandosi con il massimo dei voti. Ha proseguito gli studi frequentando la Scuola di alto perfezionamento di Saluzzo con András Adorjan, Conrad Klemm, Alain Marion e nel 1988 è entrato nella classe di Jean-Claude Gérard a Hannover. Ha maturato esperienze in orchestra con il Teatro dell’Opera di Roma, I Solisti Veneti e il Teatro Comunale di Treviso; ha inoltre collaborato con l’Azzolini Ensemble e la Philharmonia di Vienna. Dal 1990 è primo flauto dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento.

gianni olivieri si è diplomato presso l’Istituto musicale «Luigi Boccherini» di Lucca sotto la guida di Angelo Bianchi, perfe-zionandosi successivamente con Paolo Pollastri, con Pietro Borgonovo presso la Scuola di Musica di Fiesole e con Hansjörg Schellenberger presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Ha collaborato come primo oboe con l’Orchestra Giovanile Italiana, l’Orchestra Internazionale d’Italia, l’Orchestra Regionale Toscana, le Orchestre dei Pomeriggi Musicali di Milano, dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera di Roma, la Sinfonica di San Remo, la RAI di Torino e l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia. Dal 1991 al 1993 ha collaborato come solista con I Solisti Veneti. Dal 1997 è primo oboe dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento.

Stefano ricci ha svolto i suoi studi presso il Conservatorio «Rossini» di Pesaro (sede di Fermo), dove si è diplomato nel 1985. Successivamente si è perfezionato con Gaspare Tirincanti e si è diplomato all’Accademia Superiore di Musica di Biella sotto la guida di Anthony Pay. Ha suonato nelle Orchestre del Teatro Lirico di Cagliari e della Svizzera Italiana di Lugano, nell’Orchestra da camera di Mantova, la Filarmonica Marchigiana, la “Toscanini” di Parma, la Filarmonica Italiana di Piacenza, l’Internazionale d’Italia e la Sinfonica della RAI di Torino, partecipando a stagioni di concerti e festivals quali le Settimane Mahler di Dobbiaco, il Festival Pontino di Latina, il Rossini Opera Festival di Pesaro, i concerti da camera dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, del Mozarteum di Salisburgo e Settembre Musica di Torino. Dal 1995 è primo clarinetto dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento.

Flavio Baruzzi si è diplomato con lode presso il Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Milano, sotto la guida di Evandro Dall’Oca. Dal 1993 al 1999 è stato primo fagotto presso l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano. Nel 1996 ha partecipato al Festival di Ravenna con i Wiener Philharmoniker diretti da Riccardo Muti ed ha iniziato a colla-borare con l’Orchestra del Teatro alla Scala. Come prima parte ha suonato sotto la direzione di numerosi direttori, fra i quali Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Carlo Maria Giulini, Daniele Gatti, Georges Prêtre e Valerij Gergiev. Ha collaborato con l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia e con il Teatro Comunale di Bologna. Nel febbraio 2000 ha vinto il concorso di primo fagotto presso l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento.

andrea Cesari si è diplomato nel 2004, sotto la guida di Ivano Venturini al Conservatorio di Bologna, perfezionandosi poi con Guido Corti alla Scuola di Musica di Fiesole e a Portogruaro, con Luciano Giuliani a Gallodoro, con Radek Baborak, Luca Benucci e Ignacio García a Santafiora e con Dale Clevenger, Rex Martin e Charles Vernon a Chicago. Nell’ottobre del 2004 ha vinto l’audizione per l’Orchestra Giovanile Italiana, dove ha ricoperto il ruolo di primo corno; ha inoltre suonato nell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, nell’Orchestra del Teatro alla Scala, nell’Orchestra “Giuseppe Verdi” di Milano e con I Virtuosi Italiani. Ha suonato altresì con l’Orchestra dello Schleswig-Holstein Musik Festival, ricoprendo il ruolo di primo corno, e con l’Orche-stre des Jeunes de la Méditerranée, vincendo il posto di primo corno nella Qatar National Symphony Orchestra. Nel campo della musica da camera suona con lo Scharf Brass Quintet, con il quale ha vinto il Concorso “Paolo Spincich” di Trieste. Nel 2008 si è classificato primo nella categoria corno al Concorso Audi-Mozart di Rovereto; ha quindi eseguito il Quarto

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Concerto per corno di Mozart e la Sinfonia concertante con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, di cui dal febbraio 2009 è primo corno.

Stefano guarino, pianista e violoncellista, si è diplomato con il massimo dei voti in ambedue le discipline. È vincitore in ambito solistico e cameristico, sia col pianoforte che con il violoncello, di numerosi premi nazionali ed inter-nazionali, tra cui Caltanissetta, Castelfranco Veneto, Vittorio Veneto, il “Tonelli” a Carpi, il “Valentino Bucchi” di Roma, lo “Speranza” a Taranto. Suona stabilmente in duo ed in trio con i fratelli (trio con pianoforte, duo violino-pianoforte, quattro mani, duo violoncello-pianoforte, duo violino-violoncello e canto da camera). Collabora in qualità di primo violoncello con l’Orchestra da camera di Mantova, I Solisti di Pavia, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, la Mahler Chamber Orchestra, di cui è stato membro effettivo dalla fondazione, e l’Orchestra Sinfonica Toscanini diretta da Lorin Maazel. Suona nella Lucerne Festival Orchestra diretta da Claudio Abbado. Dal 2006 è primo violoncello dell’orchestra “Archi” di Torino e professore “tutor” dell’Accademia De Sono Associazione per la Musica (Torino), collaborando come primo violoncello ospite con la Camerata Academica Salzburg. Si dedica assiduamente al violoncello barocco. È da oltre un decennio primo violoncello e direttore artistico dell’Orchestra da camera di Trento “Ensemble Zandonai”.

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SALA FILARMONICAMARTEDì 20 MARZO 2012

Barry doUgLaS pianoforte

LUDWIG VAN BEETHOVEN Sonata in si bemolle maggiore op. 106 (1770-1827) (“Hammerklavier”) Allegro Scherzo - Assai vivace Adagio sostenuto Largo - Allgro risoluto

MODEST MUSORGSKIJ Kartinki s vystavki (Quadri di un’esposizione)(1839-1881)

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Barry douglas ha cominciato la sua carriera in-ternazionale quando ha vinto la medaglia d’oro al Concorso Pianistico Internazionale Cajkovskij di Mosca nel 1986. Nel 1999 ha fondato la Camerata Ireland, un’or-chestra da camera composta esclusivamente da musicisti irlandesi del Nord e del Sud, per cele-brare «la ricchezza del talento musicale irlandese» e di cui è attualmente direttore artistico. Egli è anche direttore artistico del Clandeboye Festival e dei Castletown Concerts, entrambi in Irlanda. Come solista, ha vissuto come momenti importan-ti il suo ritorno alla London Symphony Orchestra, alla City of Birmingham Symphony Orchestra, alla Cincinnati Symphony, alla Singapore Sym-phony, alla Filarmonica di Duisburg, alla RSB Berlin e alla Ulster Orchestra. È riapparso ai BBC Proms con la BBC Symphony Orchestra eseguendo l’anteprima mondiale di un concerto scritto per lui da Kevin Volans per festeggiare il suo 50° compleanno. Nelle ultime stagioni ha tenuto concerti con la Seattle Symphony Orchestra, la Halle Philhar-monic, la Radio Sinfonie Orchester Berlin, la Mel-bourne Symphony, la Royal Liverpool Philhar-monic, l’Orchestra nazionale Ceca e altre ancora. La fama di Barry Douglas come pianista e di-rettore d’orchestra si è accresciuta da quando ha fondato la Camerata Ireland, e prossimamente farà il suo debutto con la RTE National Sym-phony Orchestra nella loro principale serie di concerti e tornerà all’Orchestra Sinfonica di San Pietroburgo. Ha anche debuttato con successo con l’Academy of St. Martin-in-the-Fields, la Indianapolis Symphony, la Vancouver Symphony, l’Orchestra da camera della Radio nazionale Ru-mena al Festival Enescu, la Bangkok Symphony Orchestra, i Pomeriggi Musicali di Milano e la Filarmonica di Mosca. Barry Douglas è famoso soprattutto per le sue esecuzioni del grande repertorio Romantico (Brahms, Rachmaninov e ýajkovskij), ma eccelle anche in concerti meno eseguiti quali quelli di Reger, Britten e Corigliano.

note aL PrograMMa

BEETHOVEN – Tra tutte le Sonate di Beethoven, l’op. 106 (1819) è WUD�TXHOOH�FKH�SL��KDQQR�IDWWR�VSDUJHUH�ÀXPL�G·LQFKLRVWUR�QHO� WHQWDWLYR�GL�penetrarne il mistero, con la frustrante consapevolezza che nessuna parola potrà mai spiegare il senso compiuto di questa avventura dell’ingegno e dello spirito umano tanto entusiasmante quanto intimorente, che sembra richiedere, in chi vuol accedervi, una sorta di iniziazione o quantomeno delle facoltà superiori e un speciale stato di grazia.1RQRVWDQWH�L�VXSHUODWLYL�H�OH�LSHUEROL�FRQ�FXL�TXHVW·RSHUD�q�VWDWD�GHÀQLWD�GDL�commentatori nel corso del tempo, la misconoscenza che ha gravato a lungo VX�GL�HVVD�VHPEUD�WHVWLPRQLDUH�GL�TXHVWD�GLIÀFROWj�D�PLVXUDUVL�FRQ�JOL�ROLPSL��Lo riconosceva lo stesso autore dichiarando: : «Ecco una Sonata che darà GHO�ÀOR�GD�WRUFHUH�DL�SLDQLVWL��TXDQGR�OD�HVHJXLUDQQR�IUD�FLQTXDQW·DQQLª��GLPRVWUDQGRVL�FRQ�FLz�FRQVFLR�GHOOH�GLIÀFROWj�PROWHSOLFL�FKH�HVVD�ULFKLHGHYD�VXO�SLDQR�WHFQLFR�H�FRQFHWWXDOH��QRQFKp�VX�TXHOOR�GHOOD�WHQXWD�SVLFRÀVLFD�H�nervosa. Proiettarsi in un futuro immaginario destinando idealmente le proprie creazioni a un’umanità più colta ed evoluta che possieda le facoltà per penetrarle e farle proprie era un atteggiamento ricorrente nell’ultimo Beethoven, che così segnava l’avvenuto superamento dell’ottimismo LOOXPLQLVWLFR�FROWLYDWR�QHO�VXR�SHULRGR�¶HURLFR·�H�XQD�VXEHQWUDWD�VÀGXFLD�QHL�suoi tempi in trasformazione e già per lui incomprensibili.Tanto sublime è il segno complessivo di questo componimento che il nomignolo di “Hammerklavier” con cui si è imposto suona inappropriato R� OLPLWDQWH�� PD� SL�� DQFRUD� VXSHUÁXR�� GDWD� OD� VXD� SDWHQWH� RYYLHWj�� /D�germanizzazione del termine ‘pianoforte’ era stata voluta da Beethoven a suggerire come tra le intenzioni sottese al pezzo vi fosse una problematica di ordine squisitamente tecnico-organologico legata alle nuove potenzialità tecniche e sonore che lo strumento stava avendo in quegli anni presso ditte rinomate ditte come la Broadwood di Londra, che aveva appunto omaggiato il compositore di uno dei suoi prototipi ove si abbinava la forza del suono alla grazia del timbro.Per Beethoven il cimento in quest’opera capitale aveva costituito una presa di coscienza del suo stesso ruolo di artista creativo, se è vero che, una volta ÀQLWDOD��DYUHEEH�FRQIHVVDWR�D�XQ�DPLFR��©2UD�VR�FRPSRUUHª��&RPH�HJOL�DYHYD�previsto, il pezzo non ebbe nel corso del secolo alcuna circolazione: tanto più va ascritto il merito ai pochi che se ne fece carico come Clara Schumann e Ferenc Liszt, che ne fu il divulgatore più appassionato. Con i suoi cinquanta minuti di durata, la Sonata op. 106 tradisce il principio dell’estrema dilatazione dei tempi riscontrabile in quasi tutti i VXRL�PRYLPHQWL��8JXDOPHQWH�VHJQDODELOH�q�OR�VFRQYROJLPHQWR�GHJOL�HTXLOLEUL�interni dovuti alla mancanza di un disegno unitario che li connetta l’un O·DOWUR��8QLFD�QHO�VXR�JHQHUH�q�OD�OXQJKLVVLPD�SHULSH]LD�UDFFKLXVD�QHO�WHU]R�movimento (Adagio sostenuto) che procede senza alcuna preoccupazione GL� ULWRUQL� WHPDWLFL�R�GL� VYLOXSSL� H� VFRUUH� FRPH� OLEHUD�HIÁRUHVFHQ]D�GL� LGHH�sottoposte a una sottile e continua logica variativa.

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Le analisi condotte sulla Sonata si sono spesso aggrovigliate in astruse formule tecniche che poco giovano alla sua comprensione e anzi denunciano la sostanziale impossibilità a ridurla a concetti sintetici. L’unico possibile appoccio è dunque quella dell’esperienza diretta.

MUSORGSKIJ – Chi volesse, sull’esempio di Milan Kundera, occuparsi dei “testamenti traditi” dei musicisti, troverebbe VLFXUDPHQWH�0XVRUJVNLM�FROORFDWR�DL�SULPL�SRVWL�GHOO·LSRWHWLFD�FODVVLÀFD��3RFKL�DOWUL�DXWRUL��LQIDWWL��KDQQR�GRYXWR�VXELUH�FRPH�OXL�XQD� OXQJD�SUDWLFD�GL� LQWHUYHQWL� ¶PLJOLRUDWLYL·� H� ¶FRUUHWWLYL·� VX�TXDVL�RJQL�FRVD�FKH�KD�VFULWWR��6ROR�QHOOH�QRVWUH�HSRFKH� ¶ÀORORJLFKH·�FL�VL�q�ÀQDOPHQWH�FRQYLQWL��R�UDVVHJQDWL��FKH�TXDQWR�FL�KD�ODVFLDWR�TXHVWR�JHQLDOH�´GLOHWWDQWHµ�ULVSRQGHYD�DOOH�VXH�SUHFLVH�HVLJHQ]H�FRPXQLFDWLYH�HG�HVSUHVVLYH�OHJDWH�DO�VXRQR�H�DOO·LQÁHVVLRQH�UHDOLVWLFD�GHOOD�YHUD�DQLPD�UXVVD��VLFFKp�UHWWLÀFDUH�L�SUHVXQWL�¶HUURUL·�SHU�ricondurlo a una tradizione di scuola, che egli avrebbe aborrito, costituisce un vero abuso non più accettabile dalla nostra sensibilità. Non è sfuggita agli interventi censorî nemmeno la sua più nota pagina pianistica, che solo da pochi decenni è stata restituita alla sua lezione originaria. Rimane il fatto incontestabile che i Quadri di una esposizione sono una composizione di un pianismo impervio e SDUWLFRODULVVLPR�FKH�SRQH�RJQL�YROWD�DOO·LQWHUSUHWH�GHL�SUREOHPL�TXDVL�LUULVROYLELOL�VRWWR�LO�SURÀOR�GHO�VXRQR�H�GHOOD�WHFQLFD�LQ�JHQHUDOH��eppure il suo fascino è tale che è diventata una pagina immancabile nel repertorio di tutti i pianisti e riproposta con la frequenza riservata ai pezzi popolari. Esteriormente la si potrebbe intendere come una suite, ma la titolazione delle varie sequenze la farebbe quasi avvicinare alla poetica GHO�SH]]R�GHVFULWWLYR��3HU�DOWUR��QHO�VXR�HVVHUH�XQD�JLXVWDSSRVL]LRQH�GL�EUDQL�GL�GLYHUVD�QDWXUD�H�SURÀOR��QRQ�VL�GLVFRVWD�QHSSXUH�GDOOD�logica della pagina romantica ‘caratteristica’, e difatti il modello sembra si possa far risalire al Carnaval di Schumann.Si sa che le didascalie naturalistiche che accompagnano il brano non furono volute da Musorgskij (un altro “tradimento” fra i tanti), ma vennero apposte successivamente da Vladimir Stasov, probabilmente riducendo in senso illustrativo quello che era stato in origine XQ�DSSURFFLR�DOO·LPPDJLQH�GL�WLSR�HVVHQ]LDOPHQWH�VLPEROLVWD��/R�VWHVVR�VJXDUGR�GHOO·DXWRUH�QHO�GHÀQLUH�LO�ER]]HWWR�SDUWH�VSHVVR�GD�VXJJHVWLRQL�PDUJLQDOL��SRLFKp�TXHOOR�FKH�JOL�LQWHUHVVD�QRQ�q�GL�UHDOL]]DUH�XQD�SLWWXUD�VRQRUD�SXQWXDOH�EHQVu��SL��JHQHUDOPHQWH��GL�GDU�voce agli archetipi di cui si nutre la sua cultura e il suo mondo immaginativo e che si compendiano di volta in volta in scene popolari, in elementi fantasmagorici, in universi infantili, in meditazioni sulla morte, in omaggio alla maestosa epicità della grande madre Russia.Nella struttura musorgskijana i pannelli sono collegati da un intermezzo pentatonico “in modo russico” variamente armonizzato, GHÀQLWR�Promenade, che garantisce alla vasta composizione l’unità strutturale. In successione si ascoltano i seguenti pezzi: Gnomus, dal carattere grottesco e quasi demoniaco, Il vecchio castello, emanante un senso di lontananza arcana, di atemporalità leggendaria, Tuileries, capriccio brillante e leggero che evoca giochi di bambini, Bydlo, una marcia lenta e pesante su un movimento ostinato, Balletto dei pulcini nei loro gusci, bozzetto naturalistico dal tono gaio e comico da suonarsi tutto pianissimo, Samuel Goldenberg e Schmuyle��ULWUDWWR�VHYHUR�GL�GXH�HEUHL�FKH�FRQÀJXUD�XQD�VSHFLH�GL�VFHQHWWD�WHDWUDOH��Il mercato di Limoges, affresco di vita popolare realizzato con molta animazione e colore, Catacumbæ. Sepulchrum romanum, pagina meditativa condotta su accordi quasi organistici di diversa risonanza, La capanna su zampe di gallina��HYRFD]LRQH�EULRVD�H�IDQWDVWLFD�GHOOD�FDSDQQD�GL�%DED�<DJD��OD�VWUHJD�GHOOH�ÀDEH�UXVVH��La grande porta di Kiev, solenne scampanìo in accordi che porta al risuonare di un corale ortodosso ove l’elemento epico e quello religioso si fondono inglobando anche il tema della Promenade e concludendo la composizione in tono di festosa apoteosi.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICAMERCOLEDì 28 MARZO 2012

orCheStra haydn günther Pichler, direttore

Markus Placci, violino

WOLFGANG AMADEUS MOZART Serenata in fa maggiore K 101(1756-1791) Gavotte Andantino Presto Gavotte

Concerto in la maggiore K 219 per violino e orchestra Allegro aperto, Adagio, Allegro aperto Adagio Rondò

Sinfonia n. 41 in do maggiore K 551 (“Jupiter”) Allegro vivace Andante cantabile Minuetto (Allegretto) Molto allegro

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günter Pichler ha iniziato gli studi musicali al Conservatorio di Vienna; a diciott’anni è stato nominato primo violino dei Wiener Symphoniker e a ventuno Herbert von Karajan lo ha voluto come primo violino dei Wiener Philharmoniker. Fin dal 1963 ha insegnato al Conservatorio di Vienna e nel 1969 ha vinto il Premio Mozart. Nel 1970 ha fondato il Quartetto Alban Berg e da allora ne è stato il primo violino per quasi quarant’anni, apparendo in tutte le più prestigiose sale da concerto. Il suo debutto in veste di direttore ha avuto luogo nel 1989 alla Konzerthaus di Vienna con la Wiener Kammerorchester.È stato poi invitato da varie orchestre in Germania e Olanda, tra cui la Netherlands Chamber Orchestra e la Nieuw Sinfonietta Amsterdam. Ha compiuto tournées in Giappone con i London Mozart Players, dirigendoli poi in molti concerti nell’ambito del festival di Londra e di altri festivals inglesi. Nel 1995 ha debuttato alla guida della Hallé Orchestra a Manchester e ha girato l’Europa con la Israel Chamber Orche-stra, che lo ha poi invitato a dirigerla in Israele nel dicembre 1997. In anni più recenti è stato impegnato con la Irish Chamber Orchestra, l’Orchestre de Chambre de Lausanne, l’Orchestra da Camera norvegese, l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto e la Leipziger Kammerorchester. Ha eseguito in prima mondiale opere di Berio e Del Corno con l’Accademia Bizantina al Festival di Lucerna. Altre cllabo-razioni ha avuto con la Nieuw Sinfonietta Amsterdam, la Wiener Kammerorchester, la Deutsche Kammerphilharmonie e l’Irish Chamber Orchestra, con la quale ha compiuto una tournée in Italia. Qui ha diretto anche l’Orchestra della Toscana e l’Orchestra d’Archi Italiana. Al Théâtre des Champs-Elysées e allo Châtelet ha tenuto concerti con la Wiener Kammerorchester e con l’Ensemble Orchestral de Paris. In Giappone ha diretto le Filarmoniche di Osaka e Tokio e l’Orchestra Ensemble Kanazawa, di cui dal 2001 è Principal Guest Conductor.

Markus Placci (Bolzano 1981) dopo il brillante diploma al Conservatorio di Bologna ha studiato con Zakhar Bron in Germania, e negli Stati Uniti per perfezionarsi con Zinaida Gilels al Boston Conservatory. Qui gli è stata assegnata la Michael A. Alaura Scholarship, mentre a New York ha ottenuto il Graduate Performance Diploma e l’Artist Diploma. Vincitore del xxvi Premio Biennale Città di Vittorio Veneto, Placci ha ricevuto il Brahms-Preis e il Premio della Fon-dazione della Baden-Baden-Philharmonie, il Jules C. Reiner Violin Prize a Tanglewood e un premio alla Washington International Competition. Sin dal suo debutto con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna all’età di soli anni, Placci ha collaborato con le orchestre di Baden-Baden, Barcellona, Bologna (Filarmonici), del Friuli-Venezia Giulia, di Milano (Pomeriggi Musicali), Napoli (San Carlo) e San Pietroburgo (Orchestra di Stato), apparendo tra l’altro alla Sala Mozart di Bologna, alla Seully Hall di Boston, al Richardson Auditorium di Princeton, alla Sala šostakoviþ e alla Sala Glinka di San Pietroburgo, alla Ozawa Hall di Tanglewood e al Kennedy Center di Washington. Nel 2005 ha dato la prima esecuzione assoluta del Concerto per violino e orchestra del compositore catalano Jordi Cervelló, in collaborazione con l’Orchestra della Radiotelevisione spagnola. Placci è attivo anche in ambito cameristico con concerti che spaziano dai recitals in duo ai concerti in trio quale membro fondatore del Fortuna Piano Trio, formazione che ha vinto il Villecroze Academy Award 2007 in Francia sotto l’egida di Emanuel Ax e che ha recentemento effettuato una tournée in Sud America. Inoltre, Placci ha dato concerti in forma-zioni di quartetto e quintetto collaborando con la Mistral Chamber Society e il Ludovico Contemporary Chamber Music Ensemble a Boston. Recentemente Placci è stato invitato al Boston Conservatory per tenere delle masterclasses, e conseguentemente assumere la cattedra di violino principale. Suona un violino J. B. Vuillaume del 1871, copia dello Stradivari “Alard”.

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SALA FILARMONICAMARTEDì 3 APRILE 2012

LUigi PioVanovioloncello

aLdo orVietopianoforte

CAMILLE SAINT-SAëNS Le cygne, da Le carnaval des animaux(1835-1921) Sonata n. 1 in do minore op. 32 Allegro Andante tranquillo sostenuto Allegro moderato SERGEI RACHMANINOV Vocalise (1873-1943)

JOHANNES BRAHMS Sonata n. 1 in mi minore op. 38(1833-1897) Allegro non troppo Allegretto quasi Minuetto Allegro

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Luigi Piovano è primo violoncello solista dell’Or-chestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia e primo violoncello ospite delle orchestre filarmoni-che di Tokyo e di Seoul, si è diplomato sotto la guida di Radu Aldulescu. Pre-miato in diversi concorsi internazionali, nel 1999 è stato scelto per parteci-pare al “Progetto Pollini” al Festival di Salisburgo, ripreso poi alla Carnegie Hall di New York, a Tokyo e all’Accademia di S. Ceci-lia. È regolarmente ospite del Festival di Newport (USA). Ha tenuto con-certi di musica da camera con Wolfgang Sawallisch, Myung-Whun Chung, Ale-xander Lonquich, Dmitrij Sitkovetskij, Michel Dal-berto, Katia e Marielle Labeque. Dal 2007 suona regolarmente in duo con Antonio Pappano e dal 2009 fa parte del Trio “La-titude 41”. Con la Tokyo Philharmonic si è esibito come solista nel Concerto in do di Haydn, nel Doppio Concerto di Brahms sotto la direzione di Chung e nel Concerto di DvoĜák. Dal 2002, fondata l’Or-chestra da Camera della Campania (OCC), affianca a quella di solista anche l’attività di direttore, con importanti rassegne e in tournée in Giappone.

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Dal 2004 è direttore artistico del Festival Internazionale di Pompei e dal 2008 dell’E-state Musicale Frentana a Lanciano. Dal gennaio di quest’anno è solista-direttore residente presso l’Istituzione Sinfonica Abruzzese. Fra i suoi impegni più recenti, un concerto con il Tokyo Philharmonic String Ensemble, una tournée in USA e altri impegni con l’Orchestra della Magna Grecia e concerti in Thailandia. Suona un Alessandro Gagliano del 1710 ca.

aldo orvieto, dopo gli gli studi al Conser-vatorio di Venezia, ha svolto intensa atti-vità concertistica con i violinisti Luigi Al-berto Bianchi e Felix Ayo, il violoncellista Arturo Bonucci, i pianisti John Tilbury e Marco Rapetti, le cantanti Monica Ba-celli, Gemma Bertagnolli, Sara Mingardo e Christa Meyer. Ha partecipato a molte prime esecuzioni assolute ed è dedicatario di diversi brani contemporanei. Di parti-colare rilievo la prima esecuzione assoluta nel 2009 del ritrovato Concerto (1946) per pianoforte e Orchestra di Bruno Maderna, e la prima esecuzione in tempi moderni delle Variazioni (1946) per pianoforte e orchestra di Camillo Togni; inoltre prime esecuzioni di lavori di Aldo Clementi, Salvatore Sciarrino, Claudio Ambrosini, Stefano Gervasoni, Fabio Nieder, Luis De Pablo, Ivan Vandor. Nel 1979 è stato tra i fondatori dell’Ex Novo Ensemble e, nel 2004, della rassegna concertistica Ex Novo Musica. Ha suonato come solista con molte orchestre tra cui quelle del Teatro La Fenice di Venezia, dell’Arena di Ve-rona e del Comunale di Bologna, nonché in formazioni da camera con prestigiosi complessi. È presente ai nei più importanti Festival dedicati alla musica moderna e contemporanea a Venezia, Milano Mona-co, Berlino, Salisburgo, Lisbona, Ginevra, Avignone, Amsterdam.

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note aL PrograMMa

Due brani ‘maggiori’ della letteratura violoncellistica si alternano in questo programma a due brani ‘minori’ in trascrizione ma ricchi di fascino duraturo come spesso accade ai prodotti non capitali ma irrinunciabili.Chi non è disposto a dedicare una minima parte del proprio deposito sentimentale a una pagina come Il cigno, che sa ricreare con WDQWR�LQIDOOLELOH�DFFHQWR�SDWHWLFR�H�WDQWR�VLFXUR�JHVWR�FRUHRJUDÀFR�OD�PDHVWj�GROHQWH�GHOO·XFFHOOR�DFTXDWLFR�FKH�KD�SHU�GHVWLQR�GL�FDQWDUH�LO�VXR�PLJOLRUH�FDQWR�LQ�SXQWR�GL�PRUWH"�,O�TXDGUHWWR�G·DPELHQWH�q�LQVHULWR�QHOOD�SDUWH�ÀQDOH�GHOOD�IDQWDVLD�]RRORJLFD Le carnaval des animaux nata dall’immaginazione di quel sapido creatore di effetti che era Camille SAINT-SAëNS, il quale con quest’opera apparentemente per bambini crea una specie di unicum, dotto abbastanza per non dispiacere nemmeno ai padri e ai nonni. Che dire? /D�PHORGLD�GHO�)UDQFHVH�q�HVDWWDPHQWH�TXHOOD�FKH�GHYH�HVVHUH��QRELOH��LQWHQVD��SDOSLWDQWH��XQ·RDVL�GL�FDQWDELOLWj�ULÁHVVLYD�QHO�IHVWRVR�serraglio in cui si son visti agitarsi asini e leoni, uccelli e canguri, elefanti e... pianisti.Ancora più catturante è, se possibile, la melodia di RACHMANINOV che, scritta per voce come si conviene a un Vocalizzo, è stata poi sfruttata dagli organici più diversi assurgendo al rango di hit classico fra i più noti. Anche chi non stima particolarmente O·DXWRUH�UXVVR�GRYUj�DPPHWWHUH�FKH�TXHVWR�VXR�EHO�FDQWDELOH�KD�LQ�Vp��QHOOD�VXD�DPSLH]]D�GL�UHVSLUR��QHOOD�VXD�GHOLFDWD�VIXPDWXUD�GL�patetismo malinconico, nel suo alone vagamente orientale, gli elementi che gli possono assicurare una lunga sopravvivenza al di là di ogni critica, beninteso se si è disposti a deporre per un momento la convinzione che la musica abbia da essere sempre e comunque una sublime avventura dello spirito. (�SHU�DOWUR�QXOOD�GL�DQFKH�VROR�ORQWDQDPHQWH�YROJDUH�WUDVSDUH�GD�TXHVWH�QRWH�LVSLUDWH��Qp�DOFXQFKp�GL�RIIHQVLYR�DOOD�VHQVLELOLWj�H�DOOD�ragione di chicchessia, se non per quell’appello al sentimento che in Rachmaninov è imprescindibile in ogni cosa da lui scritta e che per certi spiriti puri può suonare come disdicevole cedimento a una misura ‘bassa’ dell’arte musicale. Ciò che si può dire di questo Vocalizzo è che si tratta della testimonianza di un autore serio, nobile, interiormente ricco: un conservatore di gran scuola, pianista di prim’ordine, compositore ispirato e introverso, il quale è sopravvissuto a due realtà che non potevano essere più incompatibili per il suo animo schivo e aristocratico: il modernismo novecentesco e l’illusoria, luccicante industria di Hollywood alla cui ombra trascorse gli anni dell’esilio americano.

Il nome di SAINT-SAëNS ritorna con un compiuto brano cameristico, la Sonata op. 32, che lo conferma attratto più che mai dal VXRQR�GHO�YLRORQFHOOR��'HO�UHVWR�FRPH�GLPHQWLFDUH��GL�OXL��LO�VHPSUH�HIÀFDFLVVLPR Concerto in la minore, che è uno dei lavori più VLJQLÀFDWLYL�LQ�TXHO�FDPSR" Questa Sonata è invece di raro ascolto e tuttavia costituisce un probante esempio del pensiero musicale dell’autore di Samson et Dalila, che fu sempre estraneo alle impetuose ondate di cambiamento di cui pure fu testimone diretto, per attestarsi in un’estetica neoclassica regolata dai principî di chiarezza formale e di controllo espressivo quali furono rivendicati dalla 6RFLpWp�QDWLRQDOH�GH�PXVLTXH�FKH�HUD�QDWD�FRQ�OXL�LQ�UHD]LRQH�DOO·LPSHUDQWH�VRQDWLVPR�URPDQWLFR�DXVWUR�WHGHVFR�Ascoltata con la consapevolezza storica di quello che faranno di lì a non molto Debussy e tutti gli altri, questa Sonata del 1873 appare inevitabilmente datata, ad onta dei suoi pregi di scrittura, della sua tenuta sicura, del suo sfoggio di ottimo artigianato.Energico, impositivo, serrato appare il I tempo (Allegro), formalmente ossequiente ai modelli classici e portatore di un tematismo non peregrino. La stazionatura del solista nella tessitura mediana lo dimostra poco interessato a quel tanto di virtuosismo che un maggiore smanicamento nei registri acuti arrecherebbe a un eloquio così castigato. Il discorso procede con continuità schumanniana, senza soste o tregue, serio nel tono e privo affatto di ironie, ammicchi e sorprese. Di tutto rilievo è l’impiego del pianoforte, alquanto animato e laborioso, che trasmette ai tempi veloci un che di febbrile. Peraltro l’interazione tra i due strumenti è regolata più sulla divisione di ruoli e compiti che non sulle formule di un vero dialogo. Del tutto libero da concessioni intimistico-sentimentali è anche il tempo centrale, che scorre ritmico e senza indugi su una linea melodica dall’arcata discreta; mentre l’ultimo Allegro riesce a UDJJLXQJHUH�XQ�ÀQDOH�G·HIIHWWR�L’opera – vero esempio di “ars gallica” – ne risulta così ben costruita ma piuttosto convenzionale, accreditando al suo autore la TXDOLÀFD�GL�DFFDGHPLFR�FDUWHVLDQR�FKH�VL�q�SRUWDWR�GLHWUR�H�FKH�LQ�TXHVWL�ODYRUL�FDPHULVWLFL�VL�DSSDOHVD�HIIHWWLYDPHQWH�LQ�PRGR�SL��netto.

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Con BRAHMS e la sua Sonata in mi min. op. 38 (1865) siamo invece nei distretti dell’arte-capolavoro. Artista quanto mai scrupoloso e autocritico, l’Amburghese arrivò a licenziarla solo al termine di una lunga meditazione sui problemi formali e sonori che l’organico a due, per lui inedito, gli poneva. Il fatto poi che scegliesse per questo suo primo cimento la voce brunita del violoncello SLXWWRVWR�FKH�TXHOOD�VTXLOODQWH�GHO�YLROLQR�WHVWLPRQLD�D�VXIÀFLHQ]D�GHOOD�VXD�QDWXUD�XPDQD�VFKLYD�H�LQWURYHUVD�FKH�ULIXJJLYD�GDOOD�confessione troppo esplicita.Tale scrupolo estetico è qui tanto più comprensibile in quanto la pagina si colloca nel cono d’ombra di un evento luttuoso (la morte della madre), che altre conseguenze avrà sulla creatività brahmsiana, come rivelano i primi abbozzi del Requiem tedesco stesi nello stesso periodo. Il fatto che la Sonata si imposti su moduli di controllato rigore architettonico e di calibratissima asciuttezza espressiva dice molto sulla qualità del dolore in Brahms, che è sempre espresso nel tono nobile e virile dell’elegia. Conformemente agli assunti etici di fondo, il violoncello si adegua a una condotta che, sfuggendo le tessiture brillanti, si riporta insistentemente alla tessitura mediana, con qualche pregiudizio forse per l’equilibrio sonoro tra i due strumenti. Sul piano del trattamento tematico e della scrittura armonica la 6RQDWD�ULYHOD�LQ�%UDKPV�OD�YRORQWj�GL�YHULÀFDUH�GHOOH�VROX]LRQL�VSHULPHQWDOL��$QFKH�OD�VWUXWWXUD�JHQHUDOH�HYDGH�GDOOR�VFKHPD�FDQRQLFR�in quanto è articolata in soli tre tempi senza il movimento lento.L’Allegro non troppo iniziale è la parte più sviluppata ed eloquente della partitura, con i suoi tre temi dal diverso carattere che si intrecciano: dolente e tenero il primo, più incisivo e drammatico il secondo, raccolto e soffuso il terzo, con una coda che riconduce il discorso emotivo a una sorta di intima rassegnazione. Nell’Allegretto quasi Menuetto centrale, la materia tematica è quanto mai semplice e sobria, il tono sorridente e grazioso; ma il carattere dell’insieme, nelle sue movenze di valse triste��FRQVHUYD�XQ�FKH�GL�HQLJPDWLFR�H�GL�LQGHÀQLWR�FKH�VROR�QHO�Trio si riscalda in momenti di aperto lirismo, con il violoncello impegnato in un patetico canto disteso. Il riferimento ideale a Bach, che percorre gran parte del lavoro, si rende più esplicito nel movimento conclusivo (Allegro), dove viene tentato l’innesto di una fuga a tre soggetti nella struttura di forma-sonata: un procedimento già usato da Beethoven nella sua Sonata per violoncello op. 102 e qui condotto ad esiti di autentica bravura.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICAVENERDì 20 APRILE 2012

i Fiati deLL’orCheStra haydn

hansjörg Schellenberger, direttore

RICHARD STRAUSS Serenata in mi bemolle maggiore op. 7 (1864-1949) per 13 strumenti a fiato ANTONÍN DVOěÁK Serenata in re minore op. 44(1841-1904) Moderato quasi marcia Minuetto - Trio (Presto) Andante con moto Finale (Allegro molto)

WOLFGANG AMADEUS MOZART Serenata in si bemolle maggiore per 13 strumenti (1756-1791) «Gran Partita» K 361 Largo - Allegro molto Menuetto Adagio Menuetto (Allegretto) Romanze (Adagio) Tema con variazioni Rondò

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hansjörg Schellenberger ha ottenuto il suo primo successo come direttore all’età di diciassette anni vincendo il secondo premio al Concorso per direttori ad Interlochen, Michigan. Contemporaneamente agli studi di matematica e dell’oboe, ha preso lezioni di direzione d’orchestra a Monaco con Jan Koetsier e a Detmold con Martin Stephani. Dopo gli studi e diverse esperienze come direttore in orchestre giovanili, ha deciso di dedicarsi all’oboe. Oboe solista della Filarmonica di Berlino per più di vent’anni, è diventato celebre sia come solista sia come camerista, dedi-cando particolare attenzione alla musica contemporanea. Nel 1991 ha fondato l’Haydn Ensemble Berlin, costituito dalle prime parti dei Berliner Philharmoniker e musicisti di altre note orchestre berlinesi, del quale è direttore artistico e con il quale esegue il repertorio originale per orchestra di Haydn, al tempo in cui il compositore era direttore musicale al Castello di Eszterháza. Con l’Haydn Ensemble, Schellenberger ha eseguito circa sessanta Sinfonie di Haydn e diretto numerose composizioni con-temporanee, specializzandosi nel repertorio del classicismo viennese (Haydn, Mozart, Beethoven e Schubert). Nel 1995 ha iniziato la carriera di direttore ospite – sovente nella doppia veste di direttore e solista – con diverse orchestre italiane e tedesche. Nell’ottobre 1997 ha diretto l’Orchestra di Padova e del Veneto in tournée in Giappone. È stato quindi invitato da molte istituzioni quali l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra della Galizia, la Jerusalem Symphony, l’Orquesta de la Comunidad di Madrid, le Orchestre Verdi e dei Pomeriggi Musicali di Milano, del San Carlo di Napoli, di Santa Cecilia e la Sinfonica di Roma, la Camerata di Salisburgo, la Tokyo Philharmonic, le Orchestre della Toscana, di Valencia, dell’Arena di Verona e l’Orchestra Nazionale di Spagna, con la quale ha instaurato un rapporto di collaborazione continua. Nel 2006 ha debuttato con l’Orchestra Cherubini diretta da Riccardo Muti suonando il Concerto per oboe di Mozart al Fe-stival di Perelada in Spagna. Recentemente è tornato sul podio dell’Orchestra Nazionale di Spagna ed ha debuttato con i Düsseldorfer Symphoniker, la Berner Sinfonieorchester e l’Orchestra della Radio di Saarbrücken; inoltre è stato invitato da Vladimir Ashkenazy e da Zoltán Kocsis a dirigere l’Orchestra Sinfonica NHK di Tokio e l’Orchestra Filarmonica di Varsavia.

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SALA FILARMONICAVENERDì 27 APRILE 2012

andrea oLiVaÁDXWR

MarCo griSantipianoforte

GEORGES HÜE Fantaisie(1858-1948) Assez lent Très vif

FRANZ SCHUBERT Introduzione e Variazioni in mi minore (1797-1828) (da “Trockne Blumen”), op. post. 160 D802 Introduktion (Andante) Thema und Variationen Andantino/Allegro

LUDWIG VAN BEETHOVEN Serenata in re maggiore op. 8 (arr. Theobald Böhm)(1770-1827) Marcia Adagio Menuetto Polonaise Tema con variazioni

SERGEJ PROKOF’EV Sonata in re maggiore op. 94(1891-1953) Moderato Scherzo (Allegretto) Andante Allegro con brio

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andrea oliva (flauto), attualmente primo flauto solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, è nato a Modena nel 1977 dove si è diplomato all’Istituto Musicale «Vecchi-Tonelli», perfezionandosi poi con C. Montafia, G. Cambursano, J. C Gérard e J. Galway e avviandosi a una brillante carriera. Già membro effettivo dell’Orchestra Giovanile Gustav Mahler, dopo aver frequentato l’Accademia Herbert von Karajan, è stato invitato, a soli 23 anni, come Primo flauto dai Berliner Philharmoniker sotto la direzione di prestigiose bacchette quali Claudio Abbado, Lorin Maazel, Valerij Gergiev e Bernard. Haitink. Invitato da Claudio Abbado, ha suonato con l’Orchestra Mozart di Bologna e collabora stabilmente come docente all’Accademia dell’Orchestra stessa.È stato per due anni primo flauto al Teatro dell’Opera di Roma e attualmente collabora con orchestre quali la Scala di Milano, il Bayerische Rundfunk, l’Orchestra da Camera di Monaco, l’ORT di Firenze e la Mahler Chamber Orchestra. Si è esibito varie volte in veste di solista con l’Orchestra Nazionale di S. Cecilia, dove ha eseguito il Concerto di Carl Nielsen sotto la direzione di Antonio Pappano.Fra i numerosi premi vinti spiccano quelli al Concorso Internazionale di Kobe e al Concorso Internazionale ARD di Monaco. Apprezzato docente, tiene i corsi di alto perfezionamento all’Accademia S. Cecilia, e masterclasses in vari paesi del mondo.

Marco grisanti (pianoforte) si è diplomato al Conservatorio di S. Cecilia di Roma perfezionandosi successivamente al Corso Superiore in Musica da Camera dell’Accademia di S. Cecilia. Parallelamente ha approfondito gli studi pianistici con Fausto Zadra ed Eduardo Hubert.Ha collaborato per molti anni col Coro stabile e con i Corsi di Perfezionamento dell’Accademia di S. Cecilia. Attualmente è docente di Musica da Camera del Conservatorio di Campobasso e direttore artistico dell’“Operefestival” che si tiene annual-mente presso il Castello Odescalchi di Bracciano.La sua ventennale esperienza di camerista lo ha visto impegnato in un’intensa attività concertistica al fianco di artisti quali Felix Ayo, Uto Ughi, Sayaka Shoji, Domenico Nordio, il Residenz-Quartet di Würzburg ed il Beethoven Piano-Quartett, tenendo recitals in Italia, Svizzera, Francia, Spagna, Germania, Austria, Romania, Lussemburgo, Grecia, Irlanda, Canada, Stati Uniti, Argentina e Giappone in sale quali il Teatro Bibiena, Teatro Olimpico di Vicenza, l’Auditorium di Roma, l’Ate-naeum di Bucharest, il Teatro Colón di Buenos Aires e l’Oji Hall di Tokyo.

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note aL PrograMMa

HÜE – ,O�FRQFHUWR�V·LQL]LD�FRQ�XQ�EUDQR�GL�DXWRUH�SUHVVRFKp�VFRQRVFLXWR��SHU�TXDQWR�GL�EXRQ�SURÀOR�H�FDUULHUD��*HRUJHV�+�H�VWXGLz�WUD�JOL�DOWUL�FRQ�&pVDU�)UDQFN�H�FRQTXLVWz�QHO������O·DPELWR�3UL[�GH�5RPH��VFULVVH�PROWR�SHU�LO�WHDWUR�G·RSHUD��Les pantins, comica), indulgendo ai soggetti antirealistici di carattere magico-leggendario come nella leggenda sinfonica Rubezahl e nel dramma musicale Titania, che si ebbe una recensione positiva da Debussy; senza trascurare il genere intimistico della lirica da camera, che trattò per tutta la sua lunghissima vita. Nel decennio tra il 1910 e il 1920 il suo linguaggio armonico subì un adeguamento modernistico, e nondimeno egli rimase essenzialmente un autore tradizionale. Assieme al Nocturne del 1901, la Fantaisie in programma stasera è O·XQLFR�FRQWULEXWR�GD�OXL�RIIHUWR�DO�ÁDXWR��HVVD�IX�DQFKH�SL��WDUGL�RUFKHVWUDWD�

SCHUBERT – 1RQ�PHQR�UDUR�q�LO�SH]]R�VHJXHQWH��FKH�SXUH�VL�GHYH�DOOD�ÀUPD�DXWRUHYROH�GL�)UDQ]�6FKXEHUW��0D�l’Introduzione e Variazioni�SHU�ÁDXWR�H�SLDQRIRUWH�RS�������������q�ODYRUR�GHO�WXWWR�DO�GL�IXRUL�GDOOD�QRUPD�GHOOD�SURGX]LRQH�VFKXEHUWLDQD�HVVHQGR��DO�SDUL�GHOOD�SL��QRWD�6RQDWD�SHU�DUSHJJLRQH��XQ�WLSLFR�EUDQR�G·RFFDVLRQH�FRPSRVWR�VX�ULFKLHVWD�GL�XQR�VSHFLÀFR�DUWLVWD��FRQ�OD�GLIIHUHQ]D�che mentre questo secondo ha trovato modo di affermarsi in repertorio per l’intrinseca qualità musicale sposata allo stile brillante, O·DOWUR�VL�TXDOLÀFD�HVVHQ]LDOPHQWH�FRPH�SH]]R�GL�EUDYXUD�GDOOD�SUHYDOHQWH�RS]LRQH�YLUWXRVLVWLFD��XQ�UDPR�QHO�TXDOH�O·DXWRUH�YLHQQHVH�si muoveva con poca disinvoltura. Ë�VWDWR�QRWDWR�FRPH�6FKXEHUW�DEELD�YROXWR�VXSHUDUH�LO�FDUDWWHUH�VXSHUÀFLDOH�GHO�JHQHUH�EDVDWR�VX�WHPD�YDULDWR�XWLOL]]DQGR�GL�SURSRVLWR�un materiale tematico serio quale è il motivo Trockne Blumen (Fiori appassiti), ricavato pari pari da un Lied appartenente alla sua precedente raccolta Die schöne Müllerin, il più triste e sconsolato del ciclo. Ci si è chiesti insomma come mai egli abbia voluto creare un pezzo dal dichiarato intento salottiero su un simile materiale di partenza, dato che il trattamento di ornamentazione tipicamente Biedermeier non riesce a liberarlo dal tono luttuoso di fondo, come anche testimonia il fatto che cinque variazioni su sette sono in modo minore. La situazione, pur nella diversità dei valori, è dunque molto simile a quella del Quartetto «La morte e la fanciulla». Non a tutti questo innesto è piaciuto, e ad esempio osservava Alfred Einstein che «per chiunque ami la musica di Schubert è deprimente assistere all’avvilimento in termini virtuosistici di un Lied che è unico per la sua intensità e la sua tensione espressiva, H�VHQWLUOR�DOOD�ÀQH�WUDVIRUPDWR�LQ�XQD�0DUFLD�WULRQIDOHª��LO�FKH�QXOOD�WRJOLH�DOOD�TXDOLWj�LQWULQVHFDPHQWH�PXVLFDOH�GHO�FRPSRQLPHQWR��DOOD�VXD�ULFFKH]]D�LQYHQWLYD��DO�IHOLFH�WUDVFRORUDUH�GHL�VHQWLPHQWL��DOO·HIÀFDFLD�VWUXPHQWLVWLFD�

BEETHOVEN – In un catalogo artistico costellato di capolavori imperituri com’è quello di Beethoven, non è sempre facile trovare XQD�HVDXULHQWH�WUDFFLD�GRFXPHQWDULD�GHL�EUDQL�PLQRUL�RG�RFFDVLRQDOL�FKH�OL�ÀDQFKHJJLDQR��Ë�LO�FDVR�GL�TXHOOH�SURGX]LRQL�SROLIXQ]LRQDOL�che rimandano a pratiche d’intrattenimento tipiche della musica all’aperto settecentesca, nelle quali si rinvengono gli unici contributi EHHWKRYHQLDQL�DOOD�OHWWHUDWXUD�ÁDXWLVWLFD��YDOH�D�GLUH�OD Serenata op. 41 (derivata dalla Serenata op. 25) e il Duetto WoO26. Tanto SL��GLIÀFLOH�q�YHQLUQH�D�FDSR�TXDQGR�VL�WUDWWD�GL�WUDVFUL]LRQL�SHU�DOWUL�VWUXPHQWL�IDWWH�GD�WHU]L��FRPH�DYYLHQH�SHU�OD�Serenata (ovvero 7ULR�G·DUFKL��RS�����DGDWWDWD�DOOD�IRUPD]LRQH�ÁDXWR�SLDQRIRUWH�GD�7KHREDOG�%|KP�GRSR�HVVHUH�VWDWD�WUDVFULWWD�GD�%HHWKRYHQ�SHU�YLROD�e pianoforte con il titolo di Notturno�H�FRQRVFLXWD�FRQ�LO�QXPHUR�G·RSXV�����8QD�YHUVLRQH�´SHU�3LDQR�)RUWH�FRQ�DFFRPSDJQDPHQWR�GL�Flauto” compare anche in una inedita edizione ottocentesca nel catalogo dell’editore Giuseppe Lorenzi (Firenze 1817 ca.), che però si limita a due soli tempi.Nella sua accezione originaria per trio d’archi, il pezzo riporta alla forma in sei tempi tipica del Divertimento settecentesco aperto e concluso da una Marcia e con il secondo Minuetto sostituito da una più vigorosa Polacca, evidenziando già tratti di personale originalità nei caratteri musicali. La valutazione critica non si perita di ritenere questo pezzo un piccolo capolavoro di eleganza e frivolezza, sicuramente lontano dal Beethoven della maturità, ma già espressione di un ingegno sicuro e non poco scaltrito nell’individuare e soddisfare i gusti GHO�SXEEOLFR�ERUJKHVH�FKH�QH�HUD�GHVWLQDWDULR��7DOH�FDUDWWHUH�DFFDWWLYDQWH�VL�LQGLYLGXD�QHOOD�SURÀODWXUD�GHL�PRWLYL�FDQWDELOL��QHOOD�IUHVFKH]]D�LQYHQWLYD�H�QHOOD�UDIÀQDWH]]D�GHOOD�VWUXPHQWD]LRQH�FKH�RYYLDPHQWH�VL�ID�DSSUH]]DUH�VROR�QHOOD�YHUVLRQH�RULJLQDOH�

PROKOF’EV – 4XHVWD�GL�3URNRI·HY�q�IRUVH�OD�SL��LPSRUWDQWH�VRQDWD�PRGHUQD�SHU�ÁDXWR��QRQFKp�XQD�GHOOH�SDJLQH�SL��VLJQLÀFDWLYH�all’interno della stessa produzione cameristica del compositore sovietico.

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9HQXWD�DOOD�OXFH�QHO�������VXFFHVVLYDPHQWH�DO�ULWRUQR�GHÀQLWLYR�GL�3URNRI·HY�LQ�SDWULD�GRSR�DQQL�GL�WRXUQpH�LQ�WXWWR�LO�PRQGR��VL�VLWXD�RUPDL�DO�GL�IXRUL�GL�FHUWD�DVSULJQD�SURGX]LRQH�JLRYDQLOH�SL��VWLPRODWD�GDOOH�VÀGH�PRGHUQLVWLFKH�H�FRQWLQXDPHQWH�WHQWDWD�GDO�IDVFLQR�dell’eversione, e si pone invece nell’ambito di una nuova semplicità conquistata con l’esperienza e l’adesione alle direttive di politica culturale del suo Paese, mirando a perseguire un’idea artistica di pronta comunicativa senza cadere nel risaputo o nel banale. Si tratta di un’opera concepita secondo una larga campitura in quattro movimenti, in cui alla solidità della struttura sonatistica si DIÀDQFD�VSHVVR�XQ�DQGDPHQWR�GL�QDWXUD�UDSVRGLFD�FKH�LQFOXGH�D�VRUSUHVD�HSLVRGL�GLYDJDQWL��QRQ�GL�UDGR�FRQQRWDWL�LQ�VHQVR�SRSRODUH��Questo particolare procedimento lo si nota subito nel primo movimento (Moderato), che presenta due temi ben scolpiti e di immediata presa, i quali, nel loro sviluppo, si colorano dei caratteri di un’improvvisazione capricciosa.Lo Scherzo che segue è una pagina di grande brillantezza strumentale, impostata su un motivo ritmico trattato magistralmente, su FXL�HPHUJH�VXFFHVVLYDPHQWH�XQ�WHPD�GRPLQDQWH�GDOOD�QHWWD�SURÀODWXUD�PHORGLFD�FKH��LQWHUR�R�D�IUDPPHQWL��ULWRUQD�SHULRGLFDPHQWH�nel corso del movimento.Nell’Andante si segnala soprattutto un divagante passaggio cromatico che subentra a un certo punto con carattere quasi di evocazione danzante.Con lo stesso spirito di volubilità fantasiosa l’Allegro con brio� ÀQDOH� LPSLDQWD� H� VRWWRSRQH� D� FRQWLQXH� ULFRQIHUPH� XQ� DOWUR�indimenticabile tema dal festoso tratto popolare, che attraverso variazioni virtuose conclude nel modo più convincente la Sonata.

Diego R. Cescotti

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SALA FILARMONICAGIOVEDì 3 MAGGIO 2012

orCheStra haydn Stefano Ferrario, violino e direttore

Bruna Pulini, pianoforte

FELIx MENDELSSOHN Concerto in re minore per violino, pianoforte e archi(1809-1847) Allegro Adagio Allegro molto

OTTORINO RESPIGHI Antiche danze ed arie per liuto(1879-1936) III Suite (sec. xVI-xVII) Italiana (Ignoto) Arie di corte (G. B. Besardi) Siciliana (Ignoto) Passacaglia (L. Roncalli)

PIETRO MASCAGNI Cavalleria rusticana: intermezzo(1863-1945)

NINO ROTA Concerto per archi(1911-1979) Preludio (Allegro ben moderato e cantabile) Scherzo (Allegretto comodo) Aria (Andante quasi adagio) Finale (Allegrissimo)

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Stefano Ferrario, allievo di Salvatore Accardo all’Accademia Stauffer di Cremona e di Bianca Battistoni, si è laureato a Vienna sotto la guida di Dora Schwarzberg.Vincitore di numerose borse di studio che gli hanno permesso di frequentare le classi di Rainer Kussmaul e di studiare con l’Amadeus Quartet e l’Alban Berg Quartet, Ferrario ha suonato come solista e primo violino del quartetto Andriani e suc-cessivamente del quartetto Magadis in numerose sale italiane ed estere tra cui la Sala dei Cinquecento del Lingotto, la Sala del Conservatorio di Torino, la Dukes Hall di Londra, il Palacio de Festivales di Santander, la Kurhaus di Merano per le Set-timane Musicali Meranesi, la Sala dell’Accademia Nazionale di Riga e a Dobbiaco per il Festival Mahler. Con il clarinettista Karl Leister ha eseguito il quintetto di Mozart per clarinetto, trio d’archi e corno di bassetto e ha suonato con Accardo il concerto in si minore di Vivaldi. Come membro dell’European Union Youth Orchestra e di numerose altre orchestre tra cui l’Orchestra del Teatro alla Scala, ha suonato nelle più prestigiose sale da concerto d’Europa, Asia ed America, ed ha ricoperto il ruolo di primo violino con le orchestre Arpeggione Kammerorchester Hohenems, Teatro La Fenice, Teatro lirico di Cagliari, Solisti di Pavia, Pomeriggi musicali di Milano, Orchestra sinfonica di Udine, Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Con l’Orchestra Haydn si è anche esibito numerose volte come solista e come maestro concertatore.

Bruna Pulini, diplomatasi con lode sotto la guida di Rachele Marchegiani, ha frequentato l’école Normale de Musique «Al-fred Cortot» di Parigi conseguendovi il Diplome d’Exécution. Si è poi perfezionata presso l’Universität für Musik di Vienna conseguendo il titolo accademico di “Magistra Artium”. Ha inoltre studiato con Sergio Marengoni presso la Fondazione “R. Romanini” di Brescia e con Pavel Gililov presso la Ho-chschule für Musik di Colonia. Fin da giovanissima è stata premiata in numerosi concorsi nazionali e internazionali tra cui: Internazionale di Roma, Premio Venezia, Concours International de Piano Paris, “Città di Pisa”, Coppa Pianisti d’Italia Osimo, Internazionale “Silvio Ben-galli”, Internazionale “Città di Sulmona”, Europeo “Giulio Mosconi” Parma, Concurso Internacional de Piano “Fundación Guerrero” Madrid, Europeo “Luciano Gante”. Nel 2002 le è stato conferito il Premio “Dante Alighieri” come riconoscimento per aver svolto con successo la sua attività artistica all’estero. La sua attività concertistica l’ha portata ad esibirsi, oltre che in numerose città italiane, in Lettonia, Francia, Germania, Spagna e Austria. Si dedica anche alla musica da camera, essendosi perfezionata con il Trio di Trieste, l’Altenberg Trio, Ma-rielena Fernandes, Bruno Canino, Salvatore Accardo, Dora Schwarzberg, il Quartetto Alban Berg. Suona in diverse formazioni (duo, trio, quartetto,quintetto) e vanta collaborazioni con diversi musicisti tra cui Dora Schwarz-berg, Domenico Nordio, Stefano Ferrario e Patrick De Ritis. È la pianista del Trio Bettinelli e dell’Ensemble dei due Mondi.

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ALTRE INIZIATIVE

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BIBLIOTECA CIVICA “G. TARTAROTTI” - ROVERETO

NOVEMBRE 2011 - APRILE 2012

Ingresso libero. Inizio ore 18.00

MOMENTI MUSICALI

A CURA DI INSEGNANTI ED ALLIEVI

Associazione Filarmonica di Rovereto

Biblioteca Civica “G. Tartarotti” - Comune di Rovereto - Assessorato alla Contemporaneità

Civica Scuola Musicale “R. Zandonai” - Rovereto

Scuola Musicale “J. Novák” - Villa Lagarina

Scuola Musicale dei Quattro Vicariati “OperaPrima” - Ala

Scuola Musicale dei QuattroVicariati Operaprima venerdì 25 novembre 2011

Scuola Musicale Jan Novák venerdì 16 dicembre 2011

Civica scuola musicale Riccardo Zandonai venerdì 20 gennaio 2012

Scuola Musicale dei QuattroVicariati Operaprima venerdì 17 febbraio 2012

Scuola Musicale Jan Novák venerdì 23 marzo 2012

Civica scuola musicale Riccardo Zandonai venerdì 13 aprile 2012

Musica in Biblioteca

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CiviCa SCuola MuSiCale “RiCCaRdo Zandonai” - RoveReto

GIORNATA APERTA

La Civica per la Città

attività didattiche aperte al pubblico

Sabato 12 novembre 2011, ore 15 - 18

Civica Scuola Musicale “Riccardo Zandonai”

Rovereto - C.so Rosmini, 78

Memorial Lidia CarliConcerto in memoria di Lidia Carli Corrà (1934-2010)

docente della Civica Scuola Musicale “R. Zandonai”

Sabato, 26 novembre 2011 - ore 17

Saletta Auditorium Civica Scuola Musicale “R. Zandonai”

INGRESSO LIBERO

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Le mal du pays

)UDQ]�/LV]W�WUD�OXRJKL�H�¿JXUH�GHO�SHOOHJULQDJJLR�URPDQWLFR

pianoforte Maria De Stefani,

YRFL�UHFLWDQWL� &KLDUD�%ROGULQL��&ULVWLQD�%LVRI¿��6HUJLR�*XLGRWWR��WHVWR�H�UHJLD� � )UDQFR�0HORWWL

9HQHUGu���GLFHPEUH��������RUH������6DOD�)LODUPRQLFD��5RYHUHWR

INGRESSO LIBERO

CONCERtO DEL CORO

Col Hakolot

della Comunità Ebraica di Milano

in occasione delle manifestazioni per la ricorrenza della “Giornata della Memoria”

6DEDWR����JHQQDLR��������RUH������6DOD�)LODUPRQLFD��5RYHUHWR

INGRESSO LIBERO

INFORMAZIONI: Civica Scuola Musicale “Riccardo Zandonai”

Corso Rosmini, 78 - 38068 Rovereto (TN)

Tel e Fax 0464·452164

E-mail: [email protected]

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S C U o L a M U S i C a L e Ja n n oV Á k

A per i t iv i in mus ic a 2 0 11LARGO AI GIOVANI!

Gentile e affezionato pubblico degli aperitivi, quest’anno due concerti della nostra rassegna sono “capitanati” da due giovani PXVLFLVWH�FKH�KDQQR�PRVVR�L�SULPL�SDVVL��H�QRQ�VROR��DOOD�-DQ�1RYiN��$QQD�%RVFKL�H�6DUD�&D]]DQHOOL��8Q�FDORURVR�VDOXWR�GL�benvenuto a queste due valenti giovani che si sono poi brillantemente diplomate in Conservatorio e hanno proseguito gli studi musicali. Da non perdere il concerto che vede insieme le due anime “barocche” della Novák, il violino di Andrea Ferroni e il FHPEDOR�GL�7L]LDQD�$QJKHEHQ��FKH�SRUWHUDQQR�OD�ORUR�VSHFLÀFD�SUHSDUD]LRQH�HG�HVSHULHQ]D�DO�SXEEOLFR�GHJOL�DSHULWLYL�DWWUDYHUVR�un viaggio musicale nella musica di Geminiani e dei suoi contemporanei e maestri.La rassegna normalmente comprendeva quattro appuntamenti: quest’anno la Scuola musicale Jan Novák è impegnata con l’Associazione Filarmonica di Rovereto e la Civica Scuola Zandonai nell’organizzare il concerto dedicato a Jan Novák nel 90° della nascita, il 5 novembre a Rovereto, presso la Sala Filarmonica: un appuntamento speciale che virtualmente annoveriamo come quarto momento della rassegna di quest’anno.Vi aspettiamo al termine dei concerti per il consueto brindisi con lo spumante della Cantina d’Isera!

Marco Bruschetti

DOMENICA 13 NOVEMBRE 2011, ORE 11 - PALAZZO LIBERA (INGRESSO € 5)sabato 12, ore 18: anticipo per gli studenti delle classi di cultura musicale

Sara Cazzanelli clarinettoSebastiano evangelista pianoforte

Márta Szabó violino

Aram Khaþaturjan (1903-1978) Trio per clarinetto, violino e pianoforteIgor’ Stravinskij (1882-1971) Suite dall’Histoire du SoldatDarius Milhaud (1892-1974) Suite op. 157b

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DOMENICA 20 NOVEMBRE 2011 ORE 11 - PALAZZO LIBERA (INGRESSO € 5)sabato 19, ore 18: anticipo per gli studenti delle classi di cultura musicale

andrea Ferroni violino gioele gusberti violoncello

tiziana angheben clavicembalo

Francesco Geminiani (1687-1762) e la sua epoca, da allievo di Corelli a precursore dello stile galante,da «L’arte di suonare il violino» al «Trattato sul buon gusto»

Musiche di: Arcangelo Corelli, Alessandro Scarlatti, Georg Friedrich Händel, Georg Philip Telemann, Francesco Geminiani

DOMENICA 27 NOVEMBRE 2011 ORE 11 - PALAZZO LIBERA (INGRESSO € 5)sabato 26, ore 18: anticipo per gli studenti delle classi di cultura musicale

QUintetto a Fiati oPUS Vanna Boschi ÁDXWR

andrea agostini oboe Manuel Michelini fagotto

andrea omezzolli clarinettoManuel Cester corno

Valeria Cefalù voce recitante

György Ligeti (1923-2006) Sei bagatelleSergej Prokof ’ev (1891-1953) Pierino e il lupoLuciano Berio (1925-2003) Opus number zoo

Per gli appuntamenti della domenica è necessaria la prenotazione presso la segretria della Scuola Musicale “J. Novák” entro il venerdì precedente il concerto (tel. 0464 411893)

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Musica a Palazzo - Xi edizione

Maggio e giugno 2012 - ala

Concerti nei palazzi storici

sPettacoli della scuola Musicale Per il territorio

21 aprile 2012 - avio

Guajira, Takirari e altro ancora

Spettacolo dei/per i bambini

12 Maggio 2012 - Brentonico

Concerto del Coro di Voci Bianche

26 Maggio 2012 - ala

Gracias a la Vida (la strada dell’anima)

Spettacolo multimediale delle formazioni orchestrali e degli altri ensemble della Scuola Musicale

1 giugno 2012 - Mori

OperaPrima Live

concerto rocklab & Jazzlab

INFORMAZIONI

OperaPrima - Scuola Musicale dei Quattro Vicariati - Via Zandonai, 1 – 38061 Pilcante di Ala (TN)

tel. 0464 680000 - 349 0542909 - E-mail: [email protected] - www.operaprima.org

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Musicagiovaneconcerti di primavera

Rovereto - Sala Filarmonica - ore 11

Associazione Filarmonica di Rovereto, Biblioteca Civica G. Tartarotti,Civica Scuola Musicale Riccardo Zandonai, Scuola Musicale Jan Novák

per i nuovi interpreti

DOMENiCA 26 FEBBRAiO 2012

Pietro Gatto pianoforte

DOMENiCA 11 MARzO 2012

Ayumi Tovazzi violino

DOMENiCA 18 MARzO 2012

Chiara Brun arpa

DOMENiCA 25 MARzO 2012

Antonio Anastasio pianoforte

DOMENiCA 1 ApRilE 2012

Luciano Turella viola

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tutti i concerti avranno inizio alle ore 20.45.

Gli abbonati sono tenuti a prendere possesso dei loro posti entro le ore 20,40: trascorso questo termine i posti potranno essere messi in vendita.

* * *

Si ringraziano i redattori delle note ai concerti:

Diego CescottiEmanuele Buono

Mauro Tonolli

Realizzato e stampato in Italia, nel mese di ottobre 2011,�GDOO·$]LHQGD�GL�$UWL�*UDÀFKH

tiPoFFSet MoSChini38068 Rovereto (TN) - Via G. Tartarotti, 62 - [email protected]

Stampato su carta ecologica sbiancata senza cloro.


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