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Anno 57 N° 5/6/7 MAGGIO-GIUGNO-LUGLIO 2020 T SPETTAT RE ELE IL T GIORNALISMO SCIENTIFICO IN CERCA DI ETICA Poste Italiane S.p.A.- spedizione in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L.27/2/2004 n.46) art. 1 comma 2- DCB Roma TELEMEDICINA, NON BASTA UN SOFTWARE… Progettiamo la ripartenza: INTERVISTE Gloria Giorgianni ANELE-APA Luca Milano RAI RAGAZZI Armando Traverso RAI YOYO l’irrinunciabile impegno dell’Aiart per una ‘cittadinanza mediale attiva’
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Anno 57 N° 5/6/7MAGGIO-GIUGNO-LUGLIO 2020

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TELEMEDICINA, NON BASTA

UN SOFTWARE…

Progettiamola ripartenza:

INTERVISTEGloria GiorgianniANELE-APALuca Milano

RAI RAGAZZIArmando Traverso

RAI YOYO

l’irrinunciabileimpegno dell’Aiartper una ‘cittadinanzamediale attiva’

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SPAZIO APERTOA TU PER TU CON IL LETTORE

5/7/2020in questo numeroEditorialeProgettiamo la ripresadi Giovanni Baggio 3

News AiartPillole di Cittadinanza Mediale …a distanza ma connessidi Lorenzo Lattanzi 4

Convocazione assemblea 4

L’intervistaL’interregno del documentariodi Maria Elisa Scarcello 5

Mai dire basta tvdi Daniela Zambonini 9

CommentiTelemedicina, non bastaun software… di Michelangelo Bartolo 12

Giornalismo scientificoin cerca di eticadi Fabio Turone 14

Così importante, così fragiledi Luca Borgomeo 16

Bambini effetto lockdowndi Anna Oliverio Ferraris 17

L’intervistaDiario vincenteIntervista a Armando Traverso 18

Pillole di dirittoApp Immuni:tra tecnologia e privacydi Riccardo Colangelo 20

CommentiIl lato oscurodel grande schermodi Enzo Bevar 22

Didattica a distanza,gli approccidi Silvia Vallè 24

Rassegna stampa 27

Direttore responsabile:Maria Elisa ScarcelloMobile 333 1133942

Bimestrale dell’Aiart - Associazione Cittadini Mediali OnlusVia Aurelia 468, 00165 Roma - Tel. 06 66048450

www.aiart.org - [email protected]/C Postale n. 45032000 distribuzione gratuita ai soci Poste Italiane SpA

Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 2 - DCB Roma - Filiale di Roma - Abbonamento annuo € 20,00

Registrazione Tribunale di Roma n. 10108 del 5/12/64Grafica, Impaginazione e Stampa a cura di STILGRAFICA Srl Roma

2 Il Telespettatore - N. 5-7 - Maggio/Luglio 2020

Rai Movie-IRIS, un risultatodisapprovatoDesidero segnalare l’inadeguatezza della programmazione pomeridiana (espesso anche serale) di due canali tematici: Rai Movie e Iris. Il primo, da mesici propina un ciclo di film western, datati e dozzinali, riservando le proposte mi-gliori per la seconda o terza serata, se non si tratta dell’ennesima replica. Il se-condo, a parte l’altrettanto ripetitività degli stessi film, non risparmia neppurepellicole dai contenuti diseducativi (violenza, paura, scenari affettivi problema-tici, ecc.). Avevo inteso che, soprattutto la Rai, in questo periodo di isolamentosociale avrebbe rimodulato la propria programmazione a favore di un’offertaculturale di qualità. Se questo è il risultato, lo disapprovo in pieno. Mi piacereb-be far pervenire questa segnalazione ai rispettivi responsabili di rete.

Isabella Minzolini

I Griffin e la fascia protettaVorrei segnalare l’inappropriatezza del programma televisivo “i Griffin” che va inonda su Italia 1 alle ore 14.00 . Per casualità mi sono soffermata a guardare unapuntata – che ritengo assurdo vada in onda in una fascia oraria protetta – tuttaconcentrata in modo volgare nei linguaggi e nelle immagini sul sesso esplicito.Sono mamma di un bambino di 5 anni, vivo a Torino, le scuole sono chiuse comein tutta Italia e mi sono chiesta il motivo di scegliere un programma così ignoran-

te e volgare quando si po-trebbero trasmettere docu-mentari per stimolare la cu-riosità positiva dei minori enon certo per turbare edabbassare la qualità delpalinsesto.

Veronica Bianco

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D a qualche settimanaquesto sostantivo ri-echeggia in ogni TG

e su tutte le pagine dei giorna-li, nei talk show e nei dibattitisu temi politici, economici,sociali.Fondamentalmente il sensogenerale che si attribuisce aquesto termine si riferisce alsuperamento della fase acutae dolorosa della pandemia,che ha determinato una crisieconomica e sociale senzaprecedenti nel dopoguerra.Riprendere il lavoro, ripren-dere ad uscire, riprendere aviaggiare, riprendere le nostreabitudini, insomma riprende-re la vita di tutti i giorni.A ciascuno risulta però evi-dente che semplicemente tor-nare dove eravamo, non saràpossibile, non è già ora possi-bile.Non lo sarà nel mondo del la-voro, dove lo smart-working

ha fatto scoprire e vivere unaltro modo di lavorare, dovela crisi profonda di alcuni set-tori, ha compromesso la so-pravvivenza di molte attivitàcon la conseguente perdita diposti di lavoro.Non lo sarà per la Scuola, cheha vissuto mesi di incertezzae disorientamento, per lo piùaffidata alla buona volontà eintraprendenza di Dirigentied Insegnanti, che vede com-promesso, oltre al suo ruoloistituzionale uno dei suoicompiti fondamentali: l’edu-cazione alla socialità, alla de-dizione, al merito.Non lo sarà per il mondo del-lo spettacolo in senso lato,dove difficilmente si possonotrovare soluzioni accettabiliper garantire, sia nella fase diproduzione, sia nella fase diconsumo, il rispetto del di-stanziamento sociale.Non lo sarà nella vita di tutti i

giorni, disabituati da decennidi benessere, alle code per en-trare in un negozio, disabitua-ti da una superficiale idea dilibertà, al rispetto delle regolee delle prescrizioni.Allora di che ripresa si potràparlare?Noi di AIART vogliamo im-pegnarci per una RIPRESADEL SENSO CIVICO: cisembra infatti questa un com-pito irrinunciabile che vor-remmo condividere con le Fa-miglie, la Scuola, le Parroc-chie, l’industria culturale nelsuo insieme. Una RIPRESAquesta che ci consentirà di vi-vere una cittadinanza consa-pevole e solidale, capace di af-frontare le inedite sfide e disostenere il cammino dei no-stri ragazzi perché non sismarriscano nei labirinti sen-za uscita della violenza gratui-ta e folle sulla rete e della dro-ga a buon mercato.

Il Telespettatore - N. 5-7 - Maggio/Luglio 2020 3

EDITORIALE

Progettiamola ripresaNella corsa alla ripresa c’è anche l’Aiart, pionieranel duplice compito di tutela e di formazione/educa-zione ai media. Il suo presidente, Baggio, raccontal’irrinunciabile impegno dell’associazione, da adot-tare e sostenere sul piano sociale e culturale.

di Giovanni Baggio [email protected]

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4 Il Telespettatore - N. 5-7 - Maggio/Luglio 2020

A nche in tempo di pandemia i comitati di presi-denza e scientifico dell’Aiart si sono riunitispesso, sebbene in modalità a distanza, per ri-

flettere su come portare avanti in maniera efficace il

nostro impegno associativo nonostante le limitazioniimposte dalla normativa vigente. Gli stessi comitatihanno concordato sull’esigenza di realizzare una seriedi iniziative che, valorizzando l’idea del nuovo alfabeto

NEWS AIART

Pillole di Cittadinanza Mediale …a distanza ma connessiProssimamente sul sito e su tutti i canali social dell’Aiart, il‘vaccino virtuale’ su cui l’associazione cittadini mediali ha de-ciso di scommettere. E tutti coloro che ci seguiranno saranno la nostra ‘vox web’interlocutori privilegiati per avviare un dialogo reciproco, effettivo, mirato.

di Lorenzo Lattanzi

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ORDINARIA E STRAORDINARIA

IL GIORNO 25 SETTEMBRE ALLE ORE 06 IN PRIMA CONVOCAZIONE ED IL GIORNO 26 SETTEMBRE ALLE ORE 16 IN SE-CONDA CONVOCAZIONE È INDETTA L’ASSEMBLEA STRAORDINARIA DEI SOCI, PRESSO LA SEDE AIART NAZIONALEIN ROMA, VIA AURELIA 468. PER PERMETTERE LA PARTECIPAZIONE DEI SOCI, IN CONSIDERAZIONE DEL PERMANEREDELLA PANDEMIA E DELLE INCERTEZZE RELATIVE AGLI SPOSTAMENTI, SARÀ CONCESSO ASSISTERE E PARTECIPARE AILAVORI IN MODALITÀ ON LINE SULLA PIATTAFORMA ZOOM MEETINGL’Assemblea straordinaria dovrà discutere e deliberare sui seguenti punti all’ordine del giorno:1. Nomina del presidente della Assemblea e del Segretario2. Approvazione modifiche statutarie in adeguamento alla normativa sul terzo settore

I LAVORI PROSEGUIRANNO LO STESSO GIORNO 26 SETTEMBRE CON LE MEDESIME MODALITÀ IN FORMA DI ASSEM-BLEA ORDINARIA A PARTIRE DALLE ORE 17.00 IN PRIMA CONVOCAZIONE E ALLE ORE 17.30 IN SECONDA CONVO-CAZIONE PRESSO LA SEDE AIART NAZIONALE IN ROMA, VIA AURELIA 468. PER PERMETTERE LA PARTECIPAZIONE DEISOCI, IN CONSIDERAZIONE DEL PERMANERE DELLA PANDEMIA E DELLE INCERTEZZE RELATIVE AGLI SPOSTAMENTI, SA-RÀ CONCESSO ASSISTERE E PARTECIPARE AI LAVORI IN MODALITÀ ON LINE SULLA PIATTAFORMA ZOOM MEETINGL’Assemblea ordinaria dovrà discutere e deliberare sui seguenti punti all’ordine del giorno:1. Nomina del presidente della Assemblea e del segretario2. Relazione del Presidente3. Approvazione delle mozioni orientative dell’azione per il prossimo anno sociale scaturite dal dibattito4. Approvazione bilancio consuntivo e della relativa relazione5. Varie ed eventuali

Sul sito della Associazione (www.aiart.org) saranno offerte indicazioni precise per la partecipazione alle assemblee e per ilcollegamento on line. Qualche giorno prima della convocazione saranno affidati ai Presidenti provinciali i dati necessari per l’ac-cesso alla piattaforma, ID RIUNIONE e PASSWORD, in modo che possano essere condivisi con gli associati di quella Provincia.La modalità mista, in presenza ed on line è stata definita in seno al Comitato Nazionale svoltosi TELEMATICAMENTE il giorno10 luglio scorso, per garantire sia la sicurezza di ciascuno, sia la possibilità di partecipare a questo importante momento dellavita della nostra Associazione.Qualora, in ragione dell’evolversi della pandemia, fosse concesso svolgere le assemblee esclusivamente inmodalità telematica, seguiranno apposite indicazioni operative, fermi restando giorni e orari delle convocazio-ni e modalità di collegamento.

Il PresidenteGiovanni Baggio

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NEWS AIART

fulcro del nostro ultimo convegno nazionale a Potenzanel novembre 2019, possano rappresentare uno stru-mento agevole e al tempo stesso utile per interpretare econtribuire attivamente ai processi culturali e politici incorso. Per questo motivo, dopo il periodo estivo, ver-ranno pubblicati su tutti i nostri canali social e nel sitodei brevi video con spunti di riflessione che potrannopure costituire l’occasione per eventuali approfondi-menti in webinar organizzati a livello nazionale o dallesedi territoriali. Infatti, complice anche il lockdown, larete ha giocato, gioca e giocherà un ruolo sempre piùdecisivo per costruire significati e relazioni. E la nostrarealtà associativa sente il dovere morale di offrire chiavidi lettura di questo particolare momento storico capacidi stimolare senso critico e responsabilità, anche attra-

verso il dialogo sul web. Il progetto “Orientaserie”, dicui si parla nel precedente numero de “Il Telespettato-re”, ne rappresenta un eccellente esempio da valorizza-re e promuovere. Quindi, proprio nel momento in cuitutti confidiamo che la scienza riesca a trovare in brevetempo un vaccino o una cura al Coronavirus, da partedell’Aiart continuerà in maniera ancor più determinatae, auspichiamo, determinante l’impegno costante nellatutela dei diritti dei cittadini mediali, anche attraversoquesta sorta di “vaccino virtuale” che chiameremo“Pillole di cittadinanza mediale”. Una sfida fondamen-tale non soltanto per conoscere meglio il contesto digi-tale ma soprattutto per imparare a “starci dentro”, con-sapevolmente. Allora, sebbene a distanza, restiamoconnessi!

L’INTERVISTA

L’interregno del documentario“Il 2020 è ‘l’anno zero del documentario’ un genere che ha dimostrato di poterfare la differenza sul mercato straniero, sia in termini di linguaggio sia dipenetrazione ma che in Italia deve ancora fare il grande salto”. Intervista aGloria Giorgianni: produttrice e fondatrice di Anele; già consigliere del DirettivoApa (Associazione produttori audiovisivi) e neo delegata al genere documentario.Un mandato che arriva in un periodo caldissimo, segnato dall’emergenzasanitaria ed economica del Covid-19 nonché dal varo della Direzione ProduzioneDocumentari della Rai affidata a Duilio Giammaria.

di Maria Elisa Scarcello [email protected]

C ome neo delegata algenere documentarioquali i punti di riferi-

mento su cui lavorerai?La prima cosa, già fatta, è stataquella di aprire un tavolo di con-fronto con l’obiettivo di unire le

associazioni di categoria (a co-minciare da Doc/it – Associazio-ne documentaristi italiani e CNA– Cinema e Audiovisivo) in unoscambio proficuo che ha già por-tato alla condivisione di puntistrutturali importanti. Il dialogo e

la coesione sono i punti di parten-za per mandare avanti un settoresempre più cruciale, perché lavo-ra sui linguaggi del reale e sull’i-bridazione dei linguaggi che èfondamentale per veicolare con-tenuti, che provengono dalla me-

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moria, dalla realtà e dal territorio.Altro punto fondamentale è unavalorizzazione maggiore di que-sto settore e di questo tipo di pro-getti: i documentari, così come ifilm e le serie tv, esportano la nar-razione e l’immagine del nostroPaese in tutto il mondo. È quindisempre più importante mettere afuoco i contenuti e creare un’in-dustria italiana a sostegno di unaequilibrata narrazione del nostroPaese che non dia spazio solo alracconto di un’Italia furbetta oancor peggio criminale.

Il dichiarato obiettivo è quel-lo di portare il genere docu-mentario nei palinsesti Rai diogni ordine e grado. Scom-messa difficile oppure since-ra voglia di cambiamento?Non è una scommessa difficilema una traccia che, seppur spo-radicamente e in maniera disor-dinata, la Rai ha aperto e manda-to avanti. La direzione doc dovrànaturalmente renderla sistemicae aiutare un’audience che ha vo-glia di contenuti. È necessarioperò ottenere delle collocazionipremianti in palinsesto (come adesempio la prima serata di Rai 1e delle altre reti) in aggiunta all’u-tilizzo digitale (ricordo l’ottimolavoro di Rai play); perché losfruttamento di questo prodottoè il punto cruciale da raggiunge-re in tempi stretti e in abbina-mento con un’idea progettuale euna linea editoriale che ci dovràindicare Duilio Giammaria.

L’Aiart ha realizzato un son-daggio anche sui contenutipiù apprezzati dagli utenti. Etra questi, contrariamenteall’organizzazione dei palin-sesti, ci sono le inchieste

giornalistiche e i documenta-ri. Le poltrone possono esse-re più importanti dei diritti?Io credo che ci sono due ordinidi temi. Quello che dici mi con-ferma che il pubblico anche da-vanti alla tv generalista cercacontenuti alti; bisogna soltantosaperli confezionare con un lin-guaggio più ‘largo’ affinché tuttipossano fruirne. Dopodichétengo a precisare che dovrem-mo avere un maggiore controllodel nostro racconto che è il rac-conto del presente, della storiadel nostro Paese, dei personaggiche hanno fatto la nostra storia,delle realtà cittadine. Dico que-sto perché una grandissima par-te dei progetti documentaristicisulle grandi opere delle città d’I-talia vengono prodotti all’estero;ad esempio, la storia del made inItaly della moda è stata realizzatain Francia. E noi abbiamo tuttele competenze e le professiona-lità per poter raccontare le no-stre città. E servizio pubblico si-gnifica anche valorizzare queste

produzioni che gli utenti chiedo-no da anni non come contenutidi nicchia, ma con un approccioindustriale al settore.

Quali, nello specifico, le vo-stre richieste alla Direzione?L’auspicio è che la Direzionesvolga la stessa funzione di cre-scita e rilancio del settore indi-pendente che ha avuto Rai Fic-tion per quanto riguarda il mer-cato seriale: un volano di cresci-ta per una serie di società diproduzione che oggi sono lea-der del settore anche nel merca-to internazionale.

Una bella sfida questa?Assolutamente si, perché esisteuna generazione di produttoriche grazie a questa nascente di-rezione del servizio pubblico,potrebbe diventare una solidarealtà industriale e culturale sianel nostro Paese sia nel mercatoglobale.

Il settore sembra sia già ope-rativo con i primi progetti dicollaborazione con FranceTélevisions, Arte e l’america-na Pbs.Si, Giammaria ha annunciato unprogetto che andrà in onda co-me ‘Speciale Petrolio’. Noi ab-biamo però chiesto al direttoredi comunicare la linea editorialedi questa direzione che ancoranon c’è. Gli altri interlocutori co-me ad es. Sky arte e NationalGeographic, sono a conoscenzadel tipo di prodotto che cercano.Per noi, al momento è differente:il 2020 si caratterizza come unasorta di interregno in cui la dire-zione dei documentari ancoranon è al 100% operativa. Capirela linea editoriale di questa strut-

L’INTERVISTA

GLORIA GIORGIANNI

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tura anche sulla base delle collo-cazioni in palinsesto, superare lagrande frammentarietà degli in-terlocutori sono punti focali perpoter realizzare un progetto almeglio. Il che tornerebbe utile inquesto periodo di pandemia perl’utente e per il mondo dell’au-diovisivo che ha subìto problemidecisamente importanti.

Le coproduzioni con l’esterosicuramente aumentano la vi-sibilità sul mercato ma posso-no essere considerate un mo-dello di scuola per il futuro?Io penso di sì. Bisogna assoluta-mente andare a cercare copro-duzioni internazionali e trovaredegli argomenti che possono es-sere spesi all’estero per aiutare ilracconto del nostro Paese, di unSud moderno e non sempre le-gato a stereotipi; così come ilracconto delle donne deve esse-re diverso: siamo fanalino di co-da in UE, e siamo stati segnalatiinsieme ad altri Paesi, perchécontinuiamo ad avere una dis-parità di genere nelle retribuzio-ni a parità di merito; pecchiamoper non essere valorosi sulle te-matiche di genere e il documen-tario può aiutarci a realizzareuna narrazione equilibrata e checontempli tutte le realtà vereche esistono nel nostro Paese.

E fare i conti con quello chesi chiede in produzione?Esattamente, perché France tvha circa 100 milioni sul settoredocumentario; noi al momentonon sappiamo né quante risorsesono state allocate finora in que-sto settore né quante ne ha a dis-posizione Rai documentari. Maimmagino che siano decisamen-te meno. 100 milioni è il budget

di una televisione che ha la cul-tura di questo tipo di prodotti.

Con la sicura contrazione delbudget pubblicitario, si cal-cola che la cifra degli investi-menti per il settore doc saràinferiore. Quali le vostre ri-chieste alla RAI?Il punto dirimente per noi è pro-prio il budget. Stiamo invitandola Rai a darci un’idea di riferi-mento di quelle che possono es-sere le risorse che intende allo-care su questa direzione. Anchese credo che sia difficile ancheper la Rai stessa capire qual è ilvalore preciso per questo gene-re, perché fino ad oggi le risorsesono state frammentate in varieinterlocuzioni. E proprio perquesto motivo Apa ha lanciatol’idea di realizzare una ricerca sulgenere documentario e su cui laRai si è detta disponibile a colla-borare: lo studio mostrerebbe ilvalore del mondo dei documen-tari, mettendo in evidenza i vo-lumi di produzione, il giro d’af-fari generato, la collocazioneoraria, le tipologie di contenuti edi realtà produttive. Finora nonè mai stata realizzata una ricercadel genere e nell’arco di qualchemese avremo dei dati interessan-ti in merito.

Un punto ancora irrisolto etante volte invocato dall’Aiartriguarda il confronto dellaRai e anche dei produttoricon gli utenti e quindi conassociazioni come l’Aiart chedal 1953 si fa portavoce deidiritti e delle richieste degliutenti dei media attraverso lequali si possono trovare puntidi convergenza fatti di ideeconcrete e proposte che pos-

sono rafforzare il settore. Uncommento in merito.Personalmente sono semprestata favorevole alle discussioniallargate: è un’idea sulla qualeragionare, da organizzare e por-tare avanti. Immagino che il Te-lespettatore dia dei feedbackimportanti anche rispetto al pa-linsesto, alla messa in onda, agliorari, ai contenuti. È giusto cheil committente della partita siaanche lui perché tutti possiamoe dobbiamo contribuire dandoun messaggio al tempo stessopolitico e culturale. Credo che cisiano troppi isolamenti all’inter-no del nostro settore; motivoper cui sto cercando di allargareil più possibile la condivisione, ilconfronto e la discussione. Ra-gionerò sul tuo spunto perquanto riguarda il mio ruolo inApa nella convinzione che tro-veremo delle sorprese positive.

Tra le motivazioni della mini-ma presenza del genere docnei palinsesti c’è la tempisti-ca lunga per la realizzazionedei documentari. È così?Non è sempre così. I documen-tari sono prodotti che possonoavere differenti caratteristiche eforme: si possono realizzare lun-ghe serie di docu con dei budgetanche più consistenti, progetti incoproduzione internazionale op-pure prodotti un po’ più veloci esnelli. È un genere che consenteall’interno di un rapporto qualità-prezzo (che è un aspetto indu-striale importante) svariate for-me; inoltre ha un livello di ripeti-bilità all’interno dei palinsesti chenon ha l’intrattenimento e nellastessa misura la fiction. Tenden-zialmente i documentari sonopiù facili da realizzare rispetto ad

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L’INTERVISTA

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esempio alle fiction; pertanto po-trebbero rifornire maggiormentei palinsesti in questo periodo.Non farei una generalizzazionedi questa tipologia di prodotto,proverei piuttosto a fare una di-samina su come usare i linguaggi:punterei ad esempio sui repertorianche in una chiave narrativa nonsoltanto di racconto e di memo-ria come dimostrano le tantissi-me serie che sta realizzando Net-flix. Siamo molto avanti di quelche si possa immaginare dal pun-to di vista del linguaggio narrati-vo e video. Per questo son con-vinta che sia importante valoriz-zare questo settore e la Rai devecredere in noi deve essere l’alleatapiù importante in questo mo-mento.

Dalle varie dichiarazioni rila-sciate sembrerebbe che laDirezione Documentari vo-glia valorizzare soprattutto lerisorse interne Rai. È così?Esiste una filiera di produttoridi lunga esperienza che va pro-mossa e sostenuta, dandolequello spazio di azione che fino-ra ha avuto, ma in modo moltoepisodico e disordinato. La Raiha un contratto di servizio incui sono indicate anche le quoterelative alla produzione indi-pendente che devono essere ri-spettate e noi staremo molto at-tenti affinché questo accada. Illavoro della produzione indi-pendente è stato importantissi-mo in questi anni e mi permettodi dire che ha anche consentitoalla Rai di avere un prodotto diqualità spesso anche con grandiriscontri di share.

In questa fase di stallo deiset, Anele come si sta orien-

tando? Su cosa e come statelavorando?Come Anele abbiamo lavoratomolto sullo sviluppo e la scrittu-ra. I set stanno riaprendo. Stiamopartendo, nonostante le difficol-tà del momento, con le ripresedella terza serie di Illuminate, inmodo da garantire la messa inonda a settembre, come da ac-cordi con la rete. Nelle nuovepuntate accenderemo i riflettorisu altre quattro donne italianemolto diverse tra loro: SandraMondaini, la poetessa Alda Me-rini, l’architetto Gae Aulenti, ilsoprano Renata Tebaldi.Inoltre, abbiamo scritto in que-sto periodo e partirà nei prossi-mi mesi un nuovo progetto ‘Lacompagnia delle donne’ per RaiStoria – ispirato al format Buo-nasera Presidente (sulle intervi-ste impossibili fatte dal giornali-sta Filippo Ceccarelli a 10 Capidello Stato del passato) – e qui,sempre sotto forma di intervisteimpossibili, parleremo con per-sonaggi femminili della Storiadel Paese come l’attrice VeraVergani (una delle prime attricidi cinema) e Chiara Lubich(fondatrice del movimento deiFocolari). Abbiamo finito discrivere la sceneggiatura delfilm tv su Carla Fracci (unagrande donna italiana, di umiliorigini che si è costruita da solagrazie alla sua determinazione;una delle poche ballerine inter-nazionali ad essersi presa unapausa per diventare mamma eper poi tornare sulle scene con-ciliando famiglia e successi).Oltre a quello che io ho definitoil ‘pacchetto rosa’, stiamo lavo-rando allo sviluppo di una nuovadocu-serie sul Tpc che è il repar-to di Tutela del Patrimonio Cul-

turale dei Carabinieri. Si tratta diuna coproduzione internaziona-le, inerente il recupero di celebriopere d’arte trafugate. Il Tpc èun’eccellenza mondiale e quindicredo che sia giusto far conosce-re le professionalità del nostrobel Paese. Dato il respiro inter-nazionale del progetto, stiamoscrivendo anche un adattamentoper una fiction: ne stiamo discu-tendo con un produttore tede-sco. Questo progetto è moltoapprezzato anche all’estero per-ché unisce la bellezza delle opered’arte italiane (incluso il mondodei falsi e delle opere archeologi-che) all’azione: un lavoro di sal-vaguardia e di valorizzazionedella nostra identità nazionale.

E direi di sano orgoglio nazio-nale di cui c’è tanto bisogno.Si, di orgoglio nazionale da duepunti di vista: del recupero delleopere d’arte e della capacità diqueste persone che hanno unacompetenza e una professionali-tà eccezionale. Raccontiamo an-che le cose che sappiamo fare be-ne, non teniamole per noi, nonlasciamo che ci sia solo un tipo diracconto ma equilibrio nel rac-conto. L’audiovisivo in Italia èun’industria importante. Semprepiù spesso i contenuti vengonoanche autoprodotti, a volte senzatante regole attraverso i social:ecco perché c’è sempre più ne-cessità di avere dei contenuticonfezionati bene di racconti checi riguardano. Non possiamo fer-marci, dobbiamo ripartire comedevono ripartire tutte le altre ani-me del nostro Paese. Tenendoconto di tutte le esigenze di sicu-rezza ma trovando delle formuleper ripartire bene, nella speranzadi non doverci fermare più.

L’INTERVISTA

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D irettore, come è statastrutturata la TV deiRagazzi durante la

pandemia e come lo è ora peri mesi estivi?L’epidemia non è stata una pa-rentesi, ma una esperienza nuo-va che ha cambiato la percezio-ne della realtà e le attese verso latelevisione e i media. La TV, inparticolare quella di serviziopubblico, è stata chiamata anuovi compiti: intrattenimento,educazione e anche vicinanza,una terapia dello stare vicini perridurre lo stress. Penso a Diariodi Casa – il programma chespiega ai bambini il Coronaviruscon un linguaggio adatto – inonda tutti i giorni su Rai1, Rai2e Rai YoYo. Le migliaia di lette-re e di messaggi video ricevutihanno evidenziato proprio l’esi-genza di vicinanza. Le famigliehanno vissuto realtà diverse, mafondamentalmente l’elementoche ha accomunato i ragazzi èstato l’isolamento dai coetanei.Il digital divide – non tutti ave-vano la possibilità di un compu-ter a disposizione – in questa fa-se si è fatto sentire più che mai eper questo abbiamo pensato asostenere la didattica a distanza

con un programma tv come LaBanda dei FuoriClasse, una di-retta giornaliera per bambinidelle primarie e ragazzi delle se-condarie inferiori: 3 ore in cuisono state affrontate tutte lematerie. Rai Scuola infatti tradi-zionalmente si dedica soprattut-to alle superiori e all’educazionepermanente. La Banda dei Fuo-riClasse è un programma con

caratteristiche abbastanza uni-che nel panorama delle TV pub-bliche europee.

Perché? Come si sono com-portate le altre TV pubblicheeuropee durante la pandemia?Generalmente le tv pubblichehanno subito reagito alla nuovasituazione, non così le reti com-merciali che hanno mantenutoinalterata la programmazione.In Francia c’è stato un program-

ma simile al nostro, anche senon così ampio; negli altri Paesisono andati in onda general-mente educational già confezio-nati. Ma in ogni modo la tv pub-blica ha fatto sentire il proprioruolo, ancor più evidente neimomenti di emergenza. ComeRai Ragazzi siamo contenti deirisultati di ascolto, gradimento epartecipazione che ci sono arri-vati via Social. Intendiamo con-tinuare con la programmazionespeciale fino a fine anno, per se-guire la fase 3. Dal 20 luglio al 4settembre avremo La Banda deiFuoriClasse-Il Ripassone, un ri-epilogo dei temi proposti dallatrasmissione, e poi la Banda deiFuoriclasse ripartirà in diretta,un’ora e mezza di messa in on-da, dalla terza settimana di set-tembre a fine anno. Ma ancheDiario di Casa avrà una edizioneestiva: Diario delle Vacanze,ambientata in montagna.

Il Telespettatore - N. 5-7 - Maggio/Luglio 2020 9

L’INTERVISTA

Mai dire basta tvLuca Milano, direttore di Rai ragazzi, guarda conottimismo al futuro pieno di sfide per chi facontenuti per bambini, anche su temi di grandeattualità e racconta: i progetti, gli investimenti, lenuove modalità di fruizione, app e prodottimultipiattaforma, in primo piano, ma la tv rimaneil cuore del sistema.

di Daniela Zambonini

LUCA MILANO, direttore di RaiRagazzi e coordinatore di YoungAudiences (la sezione Giovani) diEbu, European Broadcasting Union,l’organizzazione internazionaledei servizi pubblici di radioe Tv europei.

Il meteo per ragazzi che par-la del Pianeta. Da fine set-tembre andrà in onda su RaiGulp tutti i venerdì il meteodel week end che parla di so-stenibilità ambientale.

“METEO GREEN”

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Cosa chiedono le famiglie e iragazzi in TV?Durante il lockdown un intrat-tenimento divertente, uno spa-zio di distensione per alleviarelo stress e la paura in una situa-zione difficile. Diario di Casache ha avuto il contributo diesperti come Alberto Villani,presidente della associazionedei pediatri italiani, o di AlbertoPellai, medico e psicoterapeutadell’età evolutiva su come gesti-re la paura nella comunicazionecon i bambini.Le famiglie chiedono attenzioneai temi della crescita e della con-vivenza tra figli e genitori, unospazio nuovo dove condividerei programmi, un elemento cheabbiamo preso in considerazio-ne. Infatti dobbiamo pensareche l’età media del pubblico diRai YoYo è di poco sotto ai 30anni perché questa rete viene vi-sta dai bambini insieme ai geni-tori e ai nonni; mentre verso i 9anni si passa alla visione più in-dividuale, anche attraverso losmartphone. Lo sviluppo dellesmart TV in un prossimo futuroconsentirà alla tv di casa di ritro-vare le funzionalità che ora han-no i tablet e gli smartphone peruna visione condivisa.Da parte dei ragazzi c’è moltointeresse per i temi ambientali:l’interrelazione tra l’uomo e ilPianeta. Gli obiettivi di sosteni-bilità per il 2030, che può sem-brarci una data lontana, riguar-dano da vicino i bambini di 8

anni di oggi che allora divente-ranno maggiorenni.Nella prossima edizione dellanostra serie Jams per esempioaffronteremo aspetti legati allatutela della natura, così comenel magazine settimanale Ex-plorer e nei cartoni animati. Af-frontiamo i temi della sostenibi-lità anche in relazione ad un’e-ducazione di pace e di solidarie-tà; e contrastiamo il bullismo e illinguaggio d’odio.

Rai YoYo è in assoluto il cana-le più visto tra tutti quelli dedi-cati ai bambini comprese leemittenti private, con un 1,30%di share giornaliera. Come siraggiunge un tale successo?Vi ha contribuito l’elimina-zione della pubblicità?Aver tolto la pubblicità è statoutile editorialmente, non ai finidell’audience. Quello che ha in-fluito è il mix tra i migliori car-toni animati e i programmi diproduzione originale, come laPosta di YoYo o l’Albero Az-zurro, che ci danno un rapportodiretto con il nostro pubblico.Un picco di ascolti lo abbiamoregistrato anche con Bumbi, de-dicato ai bambini più piccoli, trai 18 mesi e i 3 anni. C’è un inve-stimento nella produzione ita-liana di cartoni animati; il più se-guito tra questi è 44 Gatti pro-dotto da Rainbow e Rai Ragaz-

zi. Consideriamo inoltre chel’offerta di YoYo è quasi intera-mente di produzione europea esi lega all’editoria per bambini.

L’Aiart ha condotto un son-daggio tra gli spettatori-utentiweb-tv in Italia i cui risultatisono appena stati pubblicati.Hanno aderito 11.190 tele-utenti: chiedono una pro-grammazione di qualità chetenga conto dei minori evitan-do ogni forma di educazionealla violenza; una efficace econcreta azione di tutela deiminori; un monitoraggio qua-litativo dei programmi con l’u-so di strumenti idonei edesperti imparziali e autonomirispetto agli editori e alle emit-tenti Tv. Qual è il suo pensieroe la linea editoriale di Rai Ra-gazzi su questi temi?Il tema è centrale e deve riguar-dare l’intera programmazione.Non vogliamo fare di Rai Ragaz-zi un’isola felice, che in qualchemodo diventi un ghetto per ibambini. Ci vuole una consape-volezza della presenza dei bam-bini in casa da parte di tutte le re-ti e un’attenzione specifica al lin-guaggio e ai messaggi che passa-no in Tv. Il focus è non renderela violenza, ma anche l’arrogan-za, il bullismo, seducenti: non in-sistervi, non incitarvi e questo lostiamo facendo con Rai Ragazzi.

L’INTERVISTA

È un’edizione speciale in 5 inediti episodi della serie di successocoprodotta da Rai Ragazzi e Stand by Me che racconta la vita deiragazzi amici durante il lockdown.Per fine anno è attesissimo l’arrivo della terza stagione. Jams#Uni-tipiùchemai è una serie di Simona Ercolani scritta con Angelo Pa-store, Mariano di Nardo, Josella Porto e Elizabeth De Grassi e di-retta da Emanuele Pisano con la consulenza scientifica dell’Ospe-dale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

“JAMS#UNITIPIÙCHEMAI”

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Ma è un impegno che deve ri-guardare la Tv per tutti, anche lereti commerciali. Un’attenzionedovrebbero averla anche i quoti-diani online, che fanno a gara apubblicare eccessi verbali per unclick in più: l’intenzione ufficialepuò anche essere di metterli alludibrio, ma in realtà si ottiene,non so quanto inconsapevol-mente, il contrario, poiché l’ef-fetto imitativo è molto forte.

Nella serie per adolescentiJams, seguitissima e vincitri-ce di premi, abbiamo visto af-frontare con sensibilità, oltreil bullismo ed il cyberbulli-smo, le molestie sessuali suiminori. Un tema drammatica-mente attuale soprattutto inrelazione agli adescamenti eabusi online che meriterebbe-ro di essere più ampiamentetrattati anche rivolgendosi di-rettamente ai minori. Ne ave-te discusso in Rai Ragazzi?Bisogna dare strumenti di difesa.Abbiamo inserito questo slogan“Meglio parlarne”, in vari pro-grammi. È importante superarela ritrosia a parlarne perché il mi-nore si sente colpevole, si vergo-gna e diventa doppiamente vitti-ma. Se a volte rendere partecipi igenitori è più difficile, l’interme-diazione degli amici o di un inse-gnante può risolvere, come acca-de in Jams. La serie è stata pre-sentata anche nelle scuole in col-laborazione con il Ministero

dell’Istruzione. Oltre a questo,tra i temi che ci stanno a cuorec’è l’inclusione per tutti, il rispet-to per l’altro, ciascuno con leproprie differenze affrontati inLampadino e Caramella rivolto atutti i bambini dai 2 ai 6 anni, cono senza deficit sensoriali.

Quali altri temi affronterete?Avremo due cartoni animati“special”, uno ad ottobre su SanFrancesco, una figura che attraee affascina tutti i ragazzi; l’altroa dicembre su Rai YoYo e RaiGulp, una storia di Natale am-bientata nella comunità cristianain Iraq, per ricordarci anche del-le situazioni difficili.

Lei è coordinatore di YoungAudiences (la sezione Giova-ni) di Ebu, European Broad-casting Union, l’organizza-zione internazionale dei ser-vizi pubblici di radio e Tv eu-ropei.Cosa vedono i bambini e i ra-gazzi in Tv in Europa?Nei Paesi europei la coesistenzatra tv e web, è un elemento co-mune: bisogna offrire contenutidi crescita divertenti e insegnarea saper navigare in modo utile enon dannoso. In Italia, GranBretagna e Francia prevale la

produzione originale di cartonianimati nel Paese, altrove si vasui programmi acquistati. LaScandinavia infine si caratteriz-za per una programmazione piùadulta anche per i ragazzi nelsenso che alcuni temi possonovenire affrontati in modo moltoduro.

Come sarà il futuro di Rai Ra-gazzi: in quale direzione simuoveranno programmazionee produzione anche tenendoconto della richiesta di conte-nuti on demand e online?Quando produciamo lo faccia-mo tenendo presente che il con-tenuto dovrà essere presenteanche su Rai Play: la ricchezzaeditoriale è un elemento di raf-forzamento. Allo stesso tempo,rispetto alle tante piattaformeon demand, la rete Tv ha unrapporto con la diretta, un fat-tore unico che rimarrà comeelemento distintivo.

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L’INTERVISTA

Su Rai YoYo e Rai Play, è in onda la seconda stagione del cartonepiù amato dalle famiglie, prodotto da Rainbow in collaborazionecon Antoniano e Rai Ragazzi.44 gatti è la serie rivelazione che da novembre 2018 sta conqui-stando un pubblico sempre più ampio, sia in Italia che all’estero.Protagonisti 4 simpaticissimi gatti musicisti che vivono nella casa diuna nonna. Il grande garage della casa è stato trasformato nellaloro Clubhouse, uno spazio dove suonano in una band chiamataBuffycats e si incontrano con gli altri gatti del vicinato. Amicizia, di-vertimento e sfide impegnative i temi proposti.

44 GATTI 2

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C on l’emergenza Covid, laparola telemedicina è di-ventata quasi di moda.

C’è grande fermento, nell’Indu-stria, nelle Regioni, negli Ospe-dali, per cercare di attivare intempi brevi soluzioni che possa-no aiutare, medici e pazienti, agestire la crisi sanitaria che stia-mo vivendo. Sicuramente stia-mo assistendo ad una grandediffusione di questi servizi che, èinnegabile, hanno la loro utilità.Occorre però fare un po’ dichiarezza. La parola “telemedici-na” oggi sulla bocca di molti, èun termine generico che indicala possibilità di fare alcuni attimedici con l’ausilio di tecnologieche possano evitare ai pazientispostamenti superflui senza di-minuire l’accuratezza del tratta-mento medico. È l’idea, già col-laudata da molti, di far muoverele informazioni e non le perso-ne. La telemedicina pertantonon è assolutamente una nuovadisciplina medica ma è semplice-mente un modo di fare le stessecose con modalità e strumenti

diversi. La prima forma di tele-medicina, quella più rudimentaleche sicuramente tutti hanno spe-rimentato è la classica telefonataal proprio medico di famiglia.Oggi, oltre alla voce possiamotrasmettere facilmente moltissi-me altre informazioni mediche,elettrocardiogrammi, immaginiradiologiche, parametri vitali, euna miriade di altri dati che va-riano a seconda della patologiadei pazienti, della strumentazio-ne e dall’organizzazione del ser-vizio, aspetto, quest’ultimo, chepurtroppo ancora oggi vienetroppo sottovalutato.Ho iniziato ad occuparmi di tele-medicina in tempi non sospetti,quando nel 2006 fu creato un ve-ro e proprio reparto di telemedi-cina presso l’Ospedale San Gio-vanni di Roma e di medicina di-gitale non parlava quasi nessuno.Oggi dirigo un vero e proprio re-parto virtuale con infermieri, ca-posala, tecnici di riferimento espazi dedicati. Gestiamo servizidi teleconsulto multidisciplinarecon il territorio di Roma, con le

carceri, migliaia di teleconsulti didiverse specialità mediche, più di1400 pazienti seguiti in telemoni-toraggio domiciliare. Tutto que-sto è il frutto di esperienza de-cennale che oggi, in tempi diemergenza sanitaria, si sta rive-lando estremamente utile.Oggi assistiamo ad un provvi-denziale moltiplicarsi di servizidi telemedicina. La cosa è ovvia-mente positiva ma, a mio mode-sto avviso, ho l’impressione checi sia un errore di fondo chemolti, troppi, compiono, cheparte da una mia semplice con-vinzione: un servizio di teleme-dicina, fosse anche il più banale,non si improvvisa. Molti si affi-dano alla sola tecnologia dimen-ticando che un buon software èsolo “la contitio sine qua non” perfar funzionare la telemedicina; ilcuore di ogni servizio, è un al-tro: c’è bisogno di pensare aduna regia, a dei percorsi orga-nizzativi, ad un servizio di HelpDesk e soprattutto al coinvolgi-

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Telemedicina, non bastaun software… Michelangelo Bartolo, responsabile del reparto ditelemedicina dell’ospedale San GiovanniAddolorata di Roma, precursore nell’uso dellamedicina digitale, sceglie di mandare un messaggiosemplice e immediato sul proprio impegno, che siconcretizza anche in una forte attività diteleconsulto su diverse specialità mediche e con piùdi 1400 pazienti seguiti.

di Michelangelo BartoloMICHELANGELO BARTOLOResponsabile serviziodi Telemedicina – OspedaleSan Giovanni Addolorata – Roma

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mento attivo dei sanitari e deipazienti; c’è bisogno di risorseumane dedicate e competenti.Negli ultimi anni il ministero del-la Salute ha provvidenzialmentefinanziato le Regioni perché sidiffondessero servizi di teleme-dicina. Si sono moltiplicati pic-coli e grandi servizi a volte orga-nizzati a livello locale o che addi-rittura coinvolgevano solo un re-parto di un ospedale o di un limi-tato territorio. Alcune Regioni sisono limitate a dare indicazionigenerali al territorio delegando-gli la completa autonomia discelta. La conseguenza è che so-no nati una miriade di piccoli ograndi servizi di telemedicinache hanno organizzazioni e soft-ware differenti che in generehanno in comune una sola carat-teristica: nessun dato, spesso perragioni di business, è interscam-biabile con altri sistemi. Certo,meglio di niente, si potrebbe di-re. Eppure ho l’impressione cheabbiamo perduto una grande oc-casione di coordinamento cheoggi, con l’emergenza Covid, ciavrebbe aiutato non poco.Mi domando: non è giunto forseil momento di dedicare risorseumane ai servizi di telemedicina?Talvolta, ho l’impressione che sicontinuino a moltiplicare piccolio grandi servizi di telemedicinasenza un pensiero comune, una“vision”, come si usa dire oggi.Le metodiche di telemedicinapossono oggi offrire molti tipidi servizi.Con il telemonitoraggio possia-mo controllare i parametri vitalidi patologie croniche ed interve-nire in fase preclinica ed evitarecosì molti ricoveri in ospedaledove il paziente sopraggiungequando ormai le sue condizionisi sono troppo aggravate

Con i TeleAmbulatori e la Televi-sita, si riesce, soprattutto per levisite di controllo, ad evitare diaccedere agli ambulatori, si dimi-nuiscono gli assembramenti. Ipazienti ricevono un referto dellavista ambulatoriale ed eventualiricette digitali o piani terapeuticidirettamente sullo smartphone osul Pc. All’Ospedale San Giovan-ni di Roma sono stati evitati al-meno un migliaio di accessi agliambulatori offrendo ugualmentela prestazione specialistica.Gli infermieri di alcuni (rari) ser-vizi di assistenza domiciliare ter-ritoriale possono richiedere tele-consulti specialistici a distanza,con un notevole gradimentodella qualità percepita del servi-zio da parte dei pazienti.Pensiamo a come si potrebbediffondere il servizio di teleme-dicina nelle carceri, dove pareche ogni anno si stanzino centi-naia migliaia di euro che perònessuno utilizza.Con l’emergenza Covid – losappiamo – abbiamo assistitoquasi impotenti, ad un anziani-cidio. In Italia quasi la metà deidecessi è avvenuto nelle RSA,che sono divenute ormai deiluoghi dove chi è avanti neglianni, specie dopo un ricoveroospedaliero, è normalmente“invitato” ad andare, come uni-ca soluzione percorribile. Pen-siamo a come i servizi di tele-medicina e di assistenza territo-riale potrebbero aiutare moltefamiglie a tenere a casa i loro an-ziani. Delle esperienze in talsenso ci sono ma sono ancoratroppo sporadiche ed affidataalla buona volontà dei singoli.Per realizzare servizi di teleme-dicina, a mio parere, serve un’at-tenzione particolare che partadai bisogni reali dei pazienti.

Nel settembre scorso, per la pri-ma volta un Papa ha parlato alungo della telemedicina. PapaFrancesco nel corso della sua vi-sita apostolica in Mozambico, havisitato il centro sanitarioDREAM di Maputo della Co-munità di Sant’Egidio che da an-ni usa appieno servizi di telecon-sulto multidisciplinare che met-tono in comunicazione i medicidella periferia di Maputo concentinaia di medici specialisti af-ferenti, oggi, a ben 23 branchespecialistiche. Nella visita al cen-tro, Papa Francesco si è soffer-mato a lungo nella stanza dellaTelemedicina, ha osservato le di-verse apparecchiature, ha chie-sto quali esami si facessero, co-me funzionasse la piattaforma,quali fossero le specialità medi-che più richieste. Una curiositàforse non solo incoraggiata dalsuo diploma di tecnico chimicoconseguito da giovane, ma an-che da un’attenzione olistica del-la persona: cura dello spirito ecura del corpo vanno insieme. Èsignificativo vedere un Papa in-teressarsi di cose tecniche e in-coraggiare lo sviluppo dei servi-zi di telemedicina.“Il programma, che avete sviluppato evi ha collegato con altri luoghi delmondo, è un esempio di umiltà peraver riconosciuto i vostri limiti, e dicreatività per il lavoro in rete” hadetto Bergoglio nel suo discor-so ufficiale ed ha aggiunto:“L’impegno gratuito e volontario ditante persone di diverse professioni –dermatologia, medicina interna, neu-rologia e radiologia, tra le altre; più dicinquemila persone tra medici, infer-mieri, biologi, coordinatori e tecnici –,che da parecchi anni, attraverso la te-lemedicina, hanno fornito la loro pre-ziosa collaborazione per formare ope-ratori locali, contiene in sé stesso un

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enorme valore umano ed evangelico”È un riconoscimento importan-te per il lavoro che silenziosa-mente è stato fatto in questi an-ni. In un mondo che si affanna acostruire muri ed esalta le divi-sioni, i servizi di telemedicinacreano ponti, un legame con-creto con una componente diformazione continua che aiuta esostiene medici e pazienti lonta-ni. Ponti di vicinanza, di solida-rietà concreta che vuole creare

un argine alla cultura dell’indif-ferenza che sembra dominare ilnostro tempo.In questo periodo di emergenzaCovid la Comunità di Sant’Egi-dio, che da anni utilizza servizidi teleconsulto con l’Africa hapotuto rendere il servizio fruibi-le per i tanti italiani in poco piùdi una settimana. Il tutto è statopossibile perché c’è un’attenzio-ne ai bisogni delle persone, unapiattaforma rodata e tanta espe-

rienza. Insomma, i servizi di te-lemedicina non si improvvisa-no. Non basta come molti cre-dono un software o un’idea.Oggi, grazie alla tecnologia, ab-biamo tra le mani uno strumen-to che può aiutare a sconfiggereo quanto meno a lenire l’emer-genza che stiamo affrontando.In Italia abbiamo diverse eccel-lenze in questo campo. Perchénon ascoltarle e coinvolgerle dipiù?

Q uando all’inizio di luglioDonald Trump ha affer-mato in un’intervista a

Fox News di essere ottimista sulfatto che il coronavirus sarebbescomparso da solo, il Washing-ton Post ha pubblicato un’anali-si dicendo fin dal titolo chequella del presidente americanoera “una fantasia”.L’articolo non si è però limitato aquesto. Al contrario, ha presen-tato tutti i motivi per cui gliesperti, a partire dall’autorevoleconsulente della Casa BiancaAnthony Fauci, non condivide-vano l’ottimismo, e insistevano

nel dire che – con i dati sullenuove infezioni da Covid negliStati Uniti in costante rapido au-mento – la pandemia dovesse es-sere presa assai più sul serio dallevarie autorità politiche a livellolocale, nazionale e federale. Haanche aggiunto un’osservazione:quando nel corso di maggio egiugno Trump aveva espresso unanalogo ottimismo, cosa che hafatto più volte, le due settimaneseguenti hanno registrato un’im-pennata di nuovi contagi.È chiaro che la questione scien-tifica, negli Stati Uniti più che al-trove, è diventata ostaggio della

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Giornalismo scientificoin cerca di eticaMentre in America la questione scientifica èdiventata ostaggio della battaglia politica; in Italiasarà approvata una nuova carta deontologica delGiornalismo scientifico, ma basterà alla complessitàdi una realtà sempre più soggetta agli onnipresenticonflitti di interesse? Ce lo racconta Fabio Turone.

di Fabio Turone

FABIO TURONE è presidentedell’associazione professionaleScience Writers in Italy, membrodel direttivo della federazioneeuropea dei giornalisti scientifici epresidente del comitatoorganizzatore della conferenzaeuropea di giornalismoscientifico ECSJ2020 che siterrà a Trieste l’1 e 2settembre. Insieme a DanielaOvadia sta scrivendo per Codiceedizioni un libro su etica e ricercascientifica, che uscirà a fine anno.

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battaglia politica, e questo rendemolto più difficile per il cittadi-no capire cosa è più giusto faresul piano individuale, e cosa èdoveroso aspettarsi da chi ha ilcompito di prendere le decisioniche incidono sulla vita di tutti.Spesso negli ultimi tempi si sen-te dare la colpa di tutto alle “fa-ke news”, notizie false, di cui siparla come se fossero un’inven-zione recente, figlia di internet edei social network. Altrettantospesso, a queste fake news e ingenerale alla disinformazione inambito scientifico si contrap-pongono due soluzioni anch’es-se contraddistinte da un nomeinglese: “fact checking” (la veri-fica dei fatti) e “debunking”,che dà la coloritura dello “sfata-re i miti” a un procedimento divalidazione delle affermazionisostanzialmente analogo. Èl’approccio che ha usato il Was-hington Post parlando della“fantasia” di Trump.Ma c’è un altro esempio che ri-guarda ancora una volta la pan-demia da Covid e l’amministra-zione americana, in cui il graveerrore di valutazione non puòessere liquidato come fantasia, ocome notizia falsa.In marzo le autorità americaneavevano scoperto che i test perdiagnosticare l’infezione pro-dotti negli Stati Uniti erano in-sufficienti a coprire il fabbiso-gno, ma rifiutarono l’offertadell’Organizzazione Mondialedella Sanità di fornire i test mes-si a punto in Cina, perché se-condo loro erano troppo impre-cisi: “Non ha senso adottare untest che dà il 47% di falsi positi-vi” aveva detto il 17 marzo inuna conferenza-stampa tra-smessa anche in televisione De-borah Birx, responsabile della

task force sul coronavirus dellaCasa Bianca. In pratica, equiva-leva a dire che ogni cento perso-ne che risultavano contagiate inrealtà non lo erano. Quella cifra,disse poi in risposta alle doman-de, veniva da uno studio pubbli-cato in Cina, su una rivistascientifica in cinese censita an-che nei database internazionali.Questi database – tra cui il piùautorevole si chiama Medline, edè curato dalla National Libraryof Medicine americana – si ac-contentano della traduzione in-glese del solo abstract – ovverola presentazione dei risultati insintesi che viene sempre pubbli-cata all’inizio degli articoli scien-tifici. Una decisione così gravidadi conseguenze per la salute degliamericani è stata quindi presasulla base di un unico articoloscientifico che nessuno nella taskforce aveva letto per intero.Un articolo che pochi giorni do-po è stato ritrattato dagli autori,con una procedura abbastanzainusuale – anch’essa comune-mente chiamata con il termine in-glese di “retraction” – che scattaquando c’è motivo di credere chei dati presentati in un articolo sia-no errati, o addirittura che sianostati deliberatamente falsificati.Lo studio scientifico era statoprobabilmente frainteso, ma esi-steva (salvo poi essere ritrattato).La citazione dei risultati può esse-re considerata una “fake news”?Se si presuppone un fraintendi-mento, la risposta è chiaramentenegativa. Ma se si sospetta chel’incomprensione, magari in buo-na fede, e la distorsione che ne èseguita siano figlie della scelta delpresidente Trump di chiamare ilvirus con nomignoli cinesi perfare della Cina il bersaglio di po-lemiche continue, la distinzione

diventa meno chiara. Quello cheè certo è che l’AmministrazioneTrump ha deciso di credere a ciòche quell’articolo scientificosembrava dire perché quel datorafforzava il suo messaggio poli-tico: “All’America non servel’aiuto di nessuno, e tantomenodella Cina”.Chi si occupa di giornalismoscientifico sa che casi ricchi disfumature come questo sonofrequenti, e che è sempre piùfrequente avere a che fare conscenari ricchi di incertezza, econ dati molto preliminari pre-sentati come se fossero una ve-rità scientifica consolidata.In Italia, poi, il dibattito pubbli-co è spesso monopolizzato dapresunti esperti che anziché pre-sentare e spiegare i dati condivisidalla comunità scientifica si limi-tano a esprimere la propria opi-nione, anche quando questa vadecisamente contro ciò cheemerge con maggiore o minorechiarezza dagli studi scientifici.È questa la realtà, complessa eassai sfaccettata, da cui deve par-tire chi vuole aiutare il giornali-smo a trattare tutti questi temiassai delicati in modo etico, e re-sponsabile, per esempio attraver-so l’adozione di una carta deon-tologica del giornalismo scienti-fico su cui da qualche tempo è allavoro l’Ordine dei giornalisti.Purtroppo l’approccio etico eresponsabile alla complessitànon è riassumibile in sempliciregolette, come qualcuno in Ita-lia sembra aver la tentazione difare, anche all’interno dell’Ordi-ne dei giornalisti.L’etica del giornalismo scientifi-co è un obiettivo che passa attra-verso la condivisione con il pub-blico delle aree grigie e dei moltielementi di incertezza, senza di-

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pingere un quadro irrealistico incui gli scienziati sono tutti com-petenti e disinteressati, e dispon-gono di strumenti infallibili.Ogni passaggio della produzione,validazione e comunicazione del-le scoperte, e della necessaria, co-stante messa in discussione meri-ta di essere analizzato e discusso.

Anche nel congresso europeodei giornalisti scientifici che siterrà a Trieste in settembre verràproposto un confronto aperto,per aiutare il giornalismo italianoad acquisire una maggiore pa-dronanza di temi come incertez-za e probabilità, valutazione epercezione del rischio, bilancio

tra costi e benefici, e più in gene-rale quando occorre gestire datie risultati scientifici molto preli-minari e altrettanto incerti (an-che a causa degli ormai onnipre-senti conflitti di interesse). L’au-gurio è che da lì escano anche in-dicazioni pratiche per un migliorgiornalismo di scienza in Italia.

COMMENTI

L a pandemia ha sconvoltoil pianeta e ha cambiato(e non soltanto per l’og-

gi) la vita sociale, economica,culturale e politica di miliardi diuomini e donne. Si sostiene cheniente sarà come prima. Unevento epocale destinato a se-gnare il cammino dell’umanità.L’informazione, con tutti i suoistrumenti vecchi e nuovi, ha fat-to conoscere l’evento, ha contri-buito con suggerimenti, consi-gli, indicazioni all’azione dei sin-goli, delle comunità, degli Stati.Sul ruolo dell’informazione –spesso ondivaga tra resocontiche accrescevano le preoccupa-zioni dei cittadini e quelli trop-po rassicuranti – sarà opportu-no sviluppare un approfonditoesame per valutarne tutti gliaspetti e, in particolare, quellinegativi. Ora ci limitiamo ad al-cune prime considerazioni ge-nerali sul ruolo della tv italiananella drammatica vicenda dell’e-pidemia. Innanzitutto va dato

atto che sul terreno dell’infor-mazione è stato fatto molto.Sulla mole del flusso informati-vo la tv italiana ha dato una pro-va di efficienza. Nessun rilievo,salva – in alcuni casi – la nettapreoccupazione di non eviden-ziare alcune responsabilità discelte “scientifiche” e/o “politi-che” che hanno avuto effetti ne-gativi sul diffondersi dell’epide-mia. La parte informativa – co-munque – è stata adeguata.Ma la Tv non è soltanto infor-mazione: è anche intrattenimen-to, spettacolo, cultura. E su que-sto piano il giudizio è negativo.In particolare per la Rai, finan-ziata dai cittadini col pagamentodi una tassa, chiamata impro-priamente Canone, di dubbia le-gittimità, riscossa con la bollettadell’energia elettrica. La Rai –una sorta di ibrido pubblico-pri-vato, che riesce a sommare gliaspetti negativi del pubblico(sprechi, burocrazia, politicizza-zione) con quelli del privato

(prevalere della logica del merca-to, del profitto e degli affari sugliaspetti sociali) – sul piano del-l’intrattenimento, dello spettaco-lo e della cultura non si è pernulla differenziata dalle tv priva-te. Quasi nessuna differenza.Stessi programmi, spesso insul-si, vuoti, inutili. Stesse facce, ri-petizione fino alla noia di vecchiprogrammi e scorte di magazzi-no. E se questo andazzo, primadella pandemia, sollevava nei te-lespettatori proteste e critiche(con conseguente scelta di cam-biare programma e emittente(sono significativi i cali di ascol-to Rai!) è diventato insopporta-bile per gli italiani chiusi in casa eche legittimamente speravano diavere dalla Rai un aiuto per alle-viare il disagio delle lunghe, in-terminabili giornate tra le muradomestiche, mandando in ondaprogrammi e spettacoli di largointeresse. Poco, quasi niente.Un’occasione mancata e che de-ve far riflettere sull’assoluta ne-

Così importante, così fragileLa pandemia rivaluta il ruolo della tv italiana – che sulla mole del flussoinformativo dà prova di efficienza – ma la fragilità del suo modello industrialesi manifesta plasticamente.

di Luca Borgomeo

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COMMENTI

cessità ed urgenza di riformarela Rai-servizio pubblico e ren-derla più efficiente, più moder-na, capace di favorire la crescitaculturale, sociale e politica diuna comunità.Ma, per essere obiettivi nel giudi-zio, va rilevata una nota positiva:un cambiamento significativo ed

importante nei programmi Raidi intrattenimento e soprattuttodi dibattito politico: per rispetta-re le norme in materia di “distan-ziamento”, nei salotti televisivinon c’è più il pubblico. Ed è que-sto un risultato positivo. L’assen-za di un pubblico, spesso stupi-damente plaudente, ha indubbia-

mente reso migliore, forse piùgradevole l’ascolto, ha attenuatola “foga” di tanti partecipanti aldibattito, stimolati dal “tifo” deiplaudenti, ha, forse, reso meno“protagonisti” i conduttori, a lo-ro volta lusingati dai tanti con-sensi del pubblico. Magra conso-lazione. Ma tant’è.

D urante i mesi di confi-namento a causa delladiffusione del Covid-19

i bambini più fortunati sono ri-usciti a mantenere un rapportodidattico con la scuola attraver-so le tecnologie digitali. Un’oc-casione che, da un lato, ha con-sentito di continuare a svolgere iprogrammi scolastici (almeno inparte) e, dall’altro, di imprati-chirsi nell’uso delle tecnologie.Accanto a questi vantaggi sonoperò emersi anche i limiti. Unodi questi è insito proprio in quel-lo che generalmente viene consi-derato un pregio, ossia la grandevarietà di possibilità che questetecnologie riescono a offrire.Che cosa significa? Significa chei giovanissimi internauti possonorestare abbagliati dalle inesauri-bili scelte messe a disposizione.Prendiamo il caso di un alunnodi prima media che, nello scrive-re un tema, invece di usare pennae quaderno utilizza la tastiera.

Prima di entrare in argomento èspinto dalla curiosità ad esplora-re le numerose possibilità di scel-ta che la potente tecnologia met-te a sua disposizione. Può passa-re in rassegna tutti i colori e tuttele dimensioni dei caratteri alfabe-tici. Può divertirsi a scoprire, trale decine disponibili, i diversi tipidi scrittura. Può cercare cornici,sfondi, immagini e video. A que-sta ricerca di elementi “decorati-vi” ma che esulano dall’obiettivo,il giovane internauta finisce perdedicare un tempo eccessivosenza arrivare a costruire un rac-conto che abbia un senso.Un’altra criticità sono i videogiochi,che spuntano da ogni parte nelweb. Ovviamente non c’è nulladi male nel voler giocare. Ci puòessere però una trappola. L’ac-cesso è libero, ma quando le pro-ve si fanno difficili il giocatore fi-nisce per spendere dei soldi perprocedere più in fretta. Dedicaanche troppe ore in questi giochi

sedentari sottraendole ai giochidi movimento con i coetanei.Un ulteriore aspetto riguarda ilruolo di compensatore emotivo chepossono svolgere le tecnologie.Gli schermi sono formidabiliquando uno è soddisfatto dellasua vita, ma quando si trova aconfrontarsi con difficoltà im-portanti, la tentazione di utiliz-zarli come fuga dalla realtà di-venta forte. Aiutano a non pen-sare a ciò che disturba o fa sof-frire ma rischiano di assorbirecompletamente diventando verie propri oggetti di attaccamento.Non stupisce, quindi, se al ter-mine del lungo lockdown i pe-diatri abbiano trovato moltibambini impauriti, preda di tic estereotipie, che non voglionopiù uscire di casa, giocare all’a-perto, ma restare collegati alletecnologie che, come l’orsac-chiotto, hanno man mano as-sunto ai loro occhi una valenzaprotettiva e tranquillizzante.

Bambini effetto lockdownQual è l’impatto che il lockdown ha avuto sui più giovani? Le dipendenzepsicologiche legate al cattivo uso delle tecnologie: dai videogiochi al ruolo dicompensatore emotivo. Ce lo racconta Anna Oliverio Ferraris, nota psicologa epsicoterapeuta.

di Anna Oliverio Ferraris

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P erché si è avvertita l’esi-genza di creare nel perio-do del Lockdown un pro-

gramma come Diario di Casa?Il programma è nato sulla solleci-tazione di un gruppo di persone,tra cui l’on. Sandra Zampa, il Pre-sidente della Società di PediatriaAlberto Villani ed il Dott. Siani,che hanno avuto la sensibilità dicomprendere quanto fosse im-portante e necessario fare qualco-sa per i bambini che improvvisa-mente si trovavano ad essere pri-vati dei loro riferimenti quotidia-ni: la scuola, le attività all’aperto,l’impossibilità di vedere i propricompagni, e i parenti che nonabitavano nella stessa casa. Inmeno di quarantott’ore su invitodel Direttore di Rai Ragazzi LucaMilano e della Vice Direttrice

Mussi Bollini abbiamo messo inonda la trasmissione.

Quale il riscontro in termini dishare?“Diario di Casa” è andato in ondacon 26 puntate su Rai Uno, conuno share del 9,1 %, leggermentesuperiore alla media della fasciaoraria, raggiungendo una platea dicirca 2.000.000 di persone. Suc-cessivamente il programma è statospostato su Rai Due, dove ha co-munque mantenuto la media degliascolti della rete, malgrado il pub-blico sia generalmente diverso.Durante tutto il periodo, Diario diCasa è andato in onda su Rai YoYo, il canale digitale tematico dedi-cato ai più piccoli, imponendosicon una media di ascolti superiorealle 150.000 unità giornaliere.

Diario di Casa ha avuto un’otti-ma accoglienza sia dai grandisia dai piccoli. Quali sono le ra-gioni di questo successo?Nel programma abbiamo dovutotrovare un linguaggio che parlas-se contemporaneamente ai bam-bini e agli adulti. Non bisogna di-menticare, come dicevo, che ilprogramma è andato in onda suRai YoYo e simultaneamente sul-le reti generaliste, prima Rai Unoe successivamente Rai Due. Que-sto ha comportato la ricerca di unlinguaggio semplice, chiaro, manon per questo meno efficace.Abbiamo affrontato temi difficilicome l’improvvisa mancanza deinonni, a cui non era possibile po-ter dare un saluto. Grazie all’aiutodi psicoterapeuti dell’età evoluti-va, pediatri, psicologi, abbiamocercato di dare agli adulti tutti glistrumenti utili per affrontare l’e-mergenza.E poi abbiamo dato voce ai bam-bini, mostrando i video che loroci inviavano da casa, ci racconta-vano come trascorrevano il lorotempo cercando di ingegnarsi.C’era chi inventava giochi, chi re-citava, danzava, chi faceva magie,chi componeva filastrocche, chifaceva esperimenti scientifici,qualcuno si cimentava in impro-babili esercizi fisici creando unapalestra improvvisata in salotto,oppure cantavano tutti insieme,con mamma e papà. Questa cu-riosa alchimia è risultata vincente,

L’INTERVISTA

Diario vincenteI retroscena e il nuovo ciclo di puntate del programma di Rai YoYo, nato perspiegare il coronavirus ai bambini. Con ascolti superiori alla media ‘Diario diCasa’ brilla per risultati e intercetta le esigenze di grandi e bambini.L’intervista di Armando Traverso a Il Telespettatore.

ARMANDO TRAVERSO, Conduttore tv e radiofonico programmiper ragazzi. Autore e Giornalista

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ha portato un sorriso e un po’ diconforto nelle case, ma soprattut-to ha concesso a chi stava a casadi potersi esprimere.

È come se gli aveste dato lapossibilità di parlare, di rac-contarsi, in un momento in cuila solitudine e anche una pro-fonda inquietudine stavanogravando sull’intero Paese.Sì, è così. Crediamo di aver inter-cettato un’esigenza fondamentale:la necessità delle persone di voleresprimere e raccontare quanto sta-va accadendo nei giorni dell’emer-genza, e in particolare il desideriodi dare voce ai bambini, sino ad al-lora, quasi del tutto trascurati. Puòsembrare forse esageratamenteimmodesto sostenere che solo do-po “Diario di Casa” sia stato ri-scoperto un vero interesse per ibambini e per la relazione con i lo-ro genitori, e più in generale congli adulti con cui hanno affrontatoil periodo del lockdown.A sostegno di questa tesi è stata laquantità impressionante di video,disegni, lettere, inviata alla reda-zione che hanno costituito parterilevante del programma. Ci sonoarrivati più di settemilacinquecen-to video. Riteniamo che questaesperienza non possa e non deb-ba essere abbandonata. Speriamoche presto si possa tornare alla vi-ta di sempre, ma non possiamopiù tornare indietro. Nelle giorna-

te trascorse in casa, bambini e ge-nitori hanno dovuto ritrovare unmodo di stare insieme, si sonotrovati a condividere un tempo euno spazio a cui entrambi aveva-no rinunciato, si sono posti nuovedomande. “Diario di Casa” haprovato a rispondere ad alcune diqueste, con un linguaggio chiaro esemplice, senza rinunciare ad af-frontare temi importanti, ma cene sono ancora molte altre che at-tendono di avere una risposta.

Avete in previsione qualcosaper l’estate?Sì, saremo in onda dal 20 Lugliocon cinque speciali. È una sorta dispin off che chiameremo Diariodelle Vacanze – In Montagna –.Ovviamente sarà una versione de-dicata all’aria aperta e in particolarealla vita di montagna. Andremo inVal di Fiemme, dove raccontere-mo le avventure e le esperienzeche si potranno fare sul territorio:esploreremo i boschi d’alta quota,faremo bird watching, ci arrampi-cheremo tra le rocce, scopriremocome si fa il miele e assisteremo adun concerto per mucche e campa-nacci. Tutto questo senza rinuncia-re ai video che i bambini ci mande-ranno da ogni parte d’Italia perraccontarci la loro estate, alternan-doli ai consigli dei nostri esperti:pediatri, educatori, nutrizionisti, epsicoterapeuti per affrontare almeglio le nostre vacanze.

E state programmando unaseconda edizione di Diario diCasa per la stagione autunna-le? Ritenete che sia ancorautile il messaggio del pro-gramma o considerando chele restrizioni si sono attenuatene è venuta meno la motiva-zione?Crediamo che sia importante darvita a un nuovo corso del pro-gramma, che si occupi di sanitàper le famiglie, della salute e delbenessere dei bambini, che sod-disfi i bisogni dei genitori di oggi,che sappia affrontare nel modogiusto i temi dell’educazione nonsolo scolastica, ma anche alimen-tare, fisica e di tutti gli altri aspet-ti. Abbiamo pensato a una se-conda edizione in linea e coeren-za con la precedente. La confe-zione scenica è composta da unascenografia virtuale, in grado diaccogliere i protagonisti delmondo dell’infanzia (pupazzi,personaggi virtuali) e gli ospiticompetenti nelle varie discipline:pediatri, psicoterapeuti, psicolo-gi, educatori, medici di vario tipo,insegnanti, e tutti coloro che sa-ranno necessari. Il linguaggio cheuseremo in trasmissione, è quellogià adottato, capace di rivolgersia bambini e adulti contempora-neamente, coinvolgendo gli uni egli altri. La parte preponderantedel programma sarà costituitadalla partecipazione dei bambinicon i video inviati da casa e conl’utilizzo di brevi cartoni animatiper comprendere ed esplorare almeglio gli argomenti trattati. In-somma, un piccolo programmacon una grande missione, chepossa contribuire in maniera si-gnificativa alla crescita civile esociale delle persone che vivononel nostro Paese e che possonocontribuire a renderlo migliore.

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L’INTERVISTA

‘Diario Di Casa’,programmascritto daArmandoTraverso conMartina Forti ediretto da MarcoLorenzo Maiello

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I n materia di tracciamento dei contatti (contacttracing), rileva particolarmente il decreto legge30 aprile 2020, n. 28, recante “Misure urgenti

per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni diconversazioni e comunicazioni, ulteriori misureurgenti in materia di ordinamento penitenziario,nonché disposizioni integrative e di coordinamen-to in materia di giustizia civile, amministra-tiva e contabile e misure urgenti per l’in-troduzione del sistema di allerta Covid-19”. Tale decreto legge, convertito conmodificazioni in legge 25 giugno 2020, n.70, all’art. 6 disciplina proprio la “piatta-forma unica nazionale”: la app Immuni,disponibile per il download volontario daparte degli utenti.Nel corso delle settimane successive, sonoandate chiarendosi le specifiche tecnichedella app, in particolare grazie alla pubbli-cazione, nel mese di maggio, di parte del“codice sorgente” e di ulteriore documen-tazione tecnica relativa ad Immuni. Questeindicazioni, rendendo più trasparente il funziona-mento della app e dissipando alcuni dubbi prece-dentemente avanzati, sono state valutate positiva-mente dal presidente nazionale Aiart, che le ha ri-tenute “un positivo tassello per la scelta consape-vole dell’utente”.L’Autorità Garante per la protezione dei dati per-sonali, inoltre, con il provvedimento n. 95 del 1°giugno 2020, ha autorizzato il Ministero della salu-te, quale titolare del trattamento, a trattare dati per-

sonali “attraverso il Sistema di allerta Covid-19 –App Immuni”. Si tratta di dati pseudonimizzati:occorre pertanto ricordare che, ai sensi dell’art. 4del GDPR (il noto Regolamento generale sulla laprotezione dei dati), per pseudonimizzazione si in-tende “il trattamento dei dati personali in modotale che i dati personali non possano più essere at-

tribuiti a un interessato specifico senza l’utilizzo diinformazioni aggiuntive, a condizione che tali in-formazioni aggiuntive siano conservate separata-mente e soggette a misure tecniche e organizzativeintese a garantire che tali dati personali non sianoattribuiti a una persona”.Tale provvedimento consegue all’avvio della c.d.“consultazione preventiva”, prevista dall’art. 36del GDPR, ove si stabilisce che la necessaria con-sultazione del Garante da parte del titolare del

PILLOLE DI DIRITTO

App Immuni:tra tecnologia e privacyL’App Immuni scatena una tempesta di critiche, ma risulta essere statascaricata da oltre 4 milioni di utenti. Tutti gli ultimi chiarimenti sulle specifichetecniche dell’applicazione: dalla volontarietà dell’installazione, ai datipseudonimizzati, alla “consultazione preventiva” fino ai margini di rischio ealle doverose soluzioni tecniche per aumentare la platea degli utilizzatori.

di Riccardo Colangelo

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trattamento, prima trattare i dati personali, “qualo-ra la valutazione d’impatto sulla protezione dei da-ti […] indichi che il trattamento presenterebbe unrischio elevato in assenza di misure adottate dal ti-tolare del trattamento per attenuare il rischio”. Piùnello specifico, il paragrafo 5 del medesimo artico-lo 36 dispone che “il diritto degli Stati membri puòprescrivere che i titolari del trattamento consultinol’autorità di controllo, e ne ottengano l’autorizza-zione preliminare” nei casi di trattamenti per l’ese-cuzione di un compito di interesse pubblico, “conriguardo alla protezione sociale e alla sanità pub-blica”. La normativa italiana, sul punto, è partico-larmente chiara: è infatti l’art. 2 quinquiesdeciesdel d.lgs. 196/2003, come modificato dal d.lgs.101/2018, a disporre che in tali casi, “con riguardoai trattamenti svolti per l’esecuzione di un compitodi interesse pubblico che può presentare rischi ele-vati”, il Garante possa “prescrivere misure e accor-gimenti a garanzia dell’interessato, che il titolaredel trattamento è tenuto ad adottare”.L’intervento dell’Autorità Garante è stato articola-to ed approfondito, auspicando un periodo preli-minare di sperimentazione dell’app Immuni eprendendone in considerazione anche gli aspettitecnici.Sul punto, è opportuno ricordare che il “sistemanazionale di tracciamento digitale dei contatti” nonsolo sfrutta la tecnologia Bluetooth, ma si basa an-che su un c.d. “Framework di Exposure Notifica-tion”. Quest’ultimo è stato reso disponibile daGoogle ed Apple, mediante un aggiornamento, agliutenti con smartphone Android o iOS ed includeanche una API (acronimo di “Application Program-ming Interface”), costituendo una sorta di substratonecessario per il funzionamento della app, evitan-do che la medesima ricorra alla geolocalizzazionedei dispositivi utilizzati per poter tracciare gli even-tuali contatti con individui positivi al Covid-19.La app Immuni, che risulta essere stata scaricatada oltre 4 milioni di utenti, si basa sulla volontarie-tà dell’istallazione.In argomento, l’Autorità Garante ha specificatoche “corollario della volontarietà è, come previstoanche dal legislatore, che le persone che non inten-dono o non possono utilizzare l’applicazione, inte-sa nella sua interezza o solamente in una sua fase,non possono subire alcun pregiudizio, e deve, inogni caso, essere assicurato il rispetto del principio

di parità di trattamento (art. 6, comma 3, d.l. n.28/2020)”. Risulta comunque auspicabile svilup-pare soluzioni tecniche a potenziale beneficio deicittadini muniti di smartphone caratterizzati da si-stemi operativi non pienamente compatibili conl’aggiornamento sopra menzionato, necessario peril funzionamento della app Immuni, in modo taleda metterli nelle condizioni di poterla utilizzare,aumentando così la platea degli utilizzatori.La app Immuni, come previsto dal legislatore, per-segue una duplice finalità: non solo quella di “aller-tare le persone che siano entrate in contatto strettocon soggetti risultati positivi”, ma anche quella di“tutelarne la salute attraverso le previste misure diprevenzione nell’ambito delle misure di sanità pub-blica legata all’emergenza Covid 19”. Consideratoanche il numero crescente dei download, si auspica-no misure di tutela sempre più effettive ed efficaci,in esito alle risultanze, tramite app Immuni, di unprobabile contatto stretto con un soggetto positivo.Immuni – come efficacemente notato dall’Autori-tà Garante, che ha auspicato in proposito la massi-ma trasparenza – opera secondo un algoritmo, dicui non risultano indicati con chiarezza, all’internodella valutazione d’impatto presentata dal Ministe-ro della salute, “i criteri epidemiologici di rischio ei modelli probabilistici su cui si basa l’algoritmo,né i parametri di configurazione impiegati corre-dati dalle assunzioni effettuate, in conformità conquanto disposto dall’art. 6, comma 2, lett. B), deld.l. n. 28/2020”, ove si rinvia a criteri stabiliti a li-vello ministeriale.La valutazione del “rischio di esposizione al conta-gio”, effettuata dall’app mediante tale algoritmo,considera differenti parametri, tra i quali, ad esem-pio, la durata del contatto, nonché la distanza tragli smartphone interessati, desumibile grazie allaintensità del Bluetooth.È sempre il Garante a sottolineare come la sostan-ziale impossibilità di valutare informazioni in ordi-ne al contesto del contatto stretto, così come ilmargine di rischio relativo alla valutazione della di-stanza tra gli smartphone (“in quanto l’intensitàdel segnale bluetooth dipende da fattori diversi co-me l’orientamento reciproco di due dispositivi o lapresenza di ostacoli fra essi”) possa fisiologica-mente portare alla rilevazione non solo di “falsipositivi”, come emerso in qualche recente caso dicronaca, ma anche di “falsi negativi”.

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PILLOLE DI DIRITTO

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S CHERMI IN CLASSE èun progetto culturale cheporta il cinema su

grande schermo direttamenteagli studenti, allestendo sale ci-nematografiche temporaneenelle scuole italiane. Promossoda Cinemovel Foundation e dal-l’Associazione Libera, fondatada Don Luigi Ciotti, Schermi inClasse è stato selezionato comebuona pratica da MIUR e MI-BACT all’interno del Piano Na-zionale “Cinema per la scuola”.I due ministeri, all’interno dellelinee programmatiche, defini-scono la capacità di interpretarele immagini in movimento co-me uno strumento imprescindi-bile per la creazione di societàinclusive, civili e moderne.Comprendere un film o un vi-deo, consente l’accesso a un lin-guaggio universale che ritrovia-mo sempre più al centro dellacomunicazione contemporanea.Schermi in Classe, dal 2010, è laprima proposta nazionale di ci-nema itinerante e comunica-zione sociale per le scuole ita-

liane e nasce dall’esigenza di co-struire uno strumento nuovoper fare didattica con il cine-ma e con le immagini in movi-mento.Per analizzare i bisogni educa-tivi e culturali a cui Schermi inClasse prova a rispondere puòessere utile partire da alcuni da-

ti: tra il 2000 e il 2017 hannochiuso in Italia quasi 1.000sale cinematografiche; il rap-porto sale per abitanti è di una

sala ogni 19.000 abitanti, conuna significativa concentrazionenelle aree urbane e un picco alsud di una sala ogni 40.000 abi-tanti; ogni minuto su Youtubesono pubblicate più di 300 oredi nuovi filmati. Questi numerifotografano uno scenario a cui ènecessario prestare attenzione.

Se da un lato viviamo nel seco-lo delle immagini in movi-mento, utilizzando le immaginia tutti i livelli della comunicazio-

COMMENTI

Il lato oscurodel grande schermoÈ la capacità di rimettere in discussione il modo incui le immagini in movimento agiscono sul nostroimmaginario. È ciò che fanno da anni CinemovelFoundation e l’Associazione Libera: offrendo airagazzi gli strumenti imprescindibili per la creazionedi società inclusive, civili e moderne. I nuovi progettiin arrivo.

di Enzo Bevar

“I più grandi nemici della mafiasono la cultura e la conoscenza. Il suo miglior amico è l’ignoranza.Proprio quella che vediamodiffondersi anche nel nostro Paesecome una nuova ideologiae per combatterla anche il cinema può fare la sua parte”.Ettore Scola, Presidenteonorario Cinemovel Foundation

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ne sociale, culturale e politica,dall’altro subiamo un importan-te ritardo in termini di alfabetiz-zazione audiovisiva e di accessoall’offerta culturale.Quando nel 2010 abbiamo ini-ziato a sperimentare un modellodi film e media literacy, lo abbia-mo fatto inizialmente per ri-spondere alla richiesta di tantiinsegnanti delle aree internedel nostro paese che, vedendochiudere le sale cinematografi-che del loro territorio, perdeva-no l’opportunità di utilizzare lavisione collettiva come prezio-so strumento per coltivare neglistudenti il dialogo e il confron-to. Come scrive il professorFrancesco Casetti, della YaleUniversity, a proposito di Sche-mi in Classe “Il cinema è uno stru-mento pedagogico fondamentale, cheha modellato storicamente la vita mo-derna, raccogliendone e rilanciandonei temi e i ritmi. Ma attenzione: il filmè un’operazione di mobilitazione, piùche di sedimentazione. Serve per faresplodere la coscienza”. Im-mediatamente ci siamo resi con-ti dell’urgenza di avvicinare i ra-gazzi alla conoscenza del lin-guaggio audiovisivo, della gram-matica delle immagini in movi-mento.Da anni, assieme a Libera, speri-mentiamo una declinazione te-matica di Schermi in Classe,

Percorsi di Le-galità, finalizza-ta ad avvicinaregli studenti ai te-mi delle crimi-nalità organiz-zate e della cit-tadinanza atti-va. Seguendo gliinsegnamenti dimaestri come

Paulo Freire, Danilo Dolci eDon Milani, con 2.000 studentidiamo vita ogni anno a uno spa-zio in equilibrio tra reale e vir-tuale, autogestito dagli studenti,e finalizzato al confronto su te-mi, storie e approfondimentisempre accompagnati da conte-nuti multimediali e riflessionipersonali. Ragazze e ragazzi,ogni anno, giocano a smontaree rimontare le immagini,a condividere domande einterpretazioni, attraversoun processo di formazionetra pari che lascia cometraccia principale del loroimmaginario, e delle suetrasformazioni, una vastalibrary multimediale. Fo-to, articoli di giornale, trai-ler, spezzoni di cartoni animati,pubblicità e video musicali, di-ventano la base per ragionare in-sieme, anche tra territori diversi,su stereotipi, luoghi comuni everità storiche.Quasi sempre come prima azio-ne, quasi istintiva, i ragazzi pas-sano al setaccio gli stereotipiassociati alle mafie e ancoraprofondamente radicati nei gio-vani di tutta Italia: le mafie nonuccidono donne e bambini, ri-spettano un codice d’onore,danno lavoro sui territori in cuioperano. Volutamente li spin-giamo a confrontarsi in autono-

mia su questi primi temi, senzaattendere una risposta correttada parte dell’adulto o dell’inse-gnante. Sono loro anzi a doverricercare contenuti e tracce cheraccontino come si è formata laloro opinione sull’argomento,scontrandosi, spesso, con lasensazione di essere stati presiin giro. Il momento in cui ci sirende conto della violenza e del-l’arroganza della mafia, di comela si è sottovaluta, immaginan-dola “parzialmente buona” o“parzialmente onesta”, diventail vero inizio delle nostre attivi-tà. Ragazzi che pensavano di co-noscere il fenomeno criminalesi accorgono di essere vittime diuna rappresentazione dellemafie che spesso le rafforza,reagendo con la voglia di appro-

fondire, confrontarsi e condivi-dere contenuti nuovi che parte-cipino a costruire una consape-volezza collettiva. È un risultatodelicato, raggiunto in ogni terri-torio con intensità diverse, ma siconcretizza attraverso un pro-cesso libertario di avvicinamen-to, orizzontale tra studenti e diautoformazione.Alla fine di questo processo di ri-cerca-azione i ragazzi scopronol’esistenza e le principali caratte-ristiche della grammatica audio-visiva, il ruolo delle inquadrature,delle sequenze e il valore dellescelte di montaggio. Inizia così

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COMMENTI

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Q ual è la tipologia di stru-mentazione oggi “mes-sa in campo” per af-

frontare il tema della didattica adistanza, al fine di renderlasempre di più una didattica di“prossimità”?

Se il mondo della scuola fino adoggi si era pressoché limitato so-lo a LIM (Lavagna InterattivaMultimediale) e tablet, oggi la di-dattica a distanza sta ampliandofortemente lo spettro entro cuifar convergere strumentazioni di

vario genere, dall’utilizzo intensi-vo del registro elettronico a tuttauna serie di applicazioni per losvolgimento di lezioni e/o attivi-tà didattiche “da remoto”, piut-tosto che riunioni in video-con-ferenza e collegi docenti online.

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una seconda fase, in cui la troupedi Cinemovel torna nelle scuolecon l’attrezzatura necessaria adallestire una vera e propria salacinematografica. Ogni scuolasceglie un tema da approfondiretra corruzione e diritti, am-biente e sostenibilità, memo-ria, inclusione e povertà, ospi-tando le proiezioni e gli incontricon i registi e gli autori. La vi-sione dei film su grande schermo

arriva in un se-condo mo-mento, dopoaver ripercorsoinsieme i lin-guaggi più fre-quentati dai ra-gazzi, da you-tube ai formatimultimediali,riportando alcentro la capa-

cità specifica del cinema e deifilm di raccontare storie. La chiu-sura di tante sale cinematografi-che rende spesso unica e straor-dinaria la visione su grandeschermo, consentendo ai ragazzidi rimettere in discussione il mo-do in cui le immagini in movi-mento agiscono sul nostro im-maginario. Come raccontato dauno studente di Schermi in Clas-se che da anni non era più stato

al cinema “dentro a uno scher-mo grande c’è più spazio per noi,possiamo più facilmente entraredentro la storia”.Anche nell’anno scolastico2020/2021 Schermi in Classecontinuerà a viaggiare per ilpaese, tra reale e virtuale. Di-verse le novità della prossimaedizione, dalla possibilità di co-involgere un numero maggioredi scuole “on-demand”, allacollaborazione con Mymo-vies.it con cui già ad aprile, du-rante il lockdown, abbiamo lan-ciato #IORESTOACASA conSchermi in Classe. Una pro-posta che ha coinvolto 10.000studenti nella visione gratuita diquattro film, accompagnati dalconfronto virtuale con i registiDavide Barletti, Davide Fer-rario, Daniele Gaglianone eDaniele Vicari.

Didattica a distanza,gli approcciL’inevitabile sperimentazione di massa della scuola a distanza: dalle differentistrumentazioni, alla centralità dell’alunno e alle pratiche di self- e di peer-education fino alle principali ricadute sul piano pedagogico.

di Silvia Vallè

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Oggi più che mai sembrano “al-la moda” strumenti come quelliofferti dalla famiglia Google foreducation, comprensivi di Clas-sroom, per creare aule virtuali, diDrive, per la condivisione di ma-teriali, di Moduli per creare e/osomministrare test, svolgeresondaggi e creare elenchi per lapresenza, nonché l’applicativoHangouds Meet che, mediante lesue funzioni avanzate, permettevideochiamate fino a 250 perso-ne. Lo stesso MIUR presentauna carrellata di esperienze perla didattica a distanza, compren-sivi della Suite Google, di appli-cativi Microsoft for Education,fino ad arrivare ai social net-work come Facebook o What-sapp2: tutti strumenti per cerca-re di mantenere vivo quel con-tatto umano e sociale che solo lascuola è in grado di offrire. Nonmancano neppure strumentiche insegnano mediante video-lezioni l’utilizzo dei media per ladidattica a distanza. Ad esem-pio, l’INDIRE – Istituto Nazio-nale Documentazione, Innova-zione e Ricerca Educativa – pre-senta alcuni webinair e/o tutorialsulla didattica online, per supe-rare le difficoltà legate all’emer-genza del Covid-19.Anche a livello di mass-mediapiù tradizionali, quelli del main-stream più convenzionale, sonostate implementate di nuovicontenuti diverse piattaforme,una su tutte RaiPlay, canale in-ternet della Tv di Stato, che haingrandito il palinsesto di offer-ta di film, fiction, cartoni animati,ma anche aprendo una sezionededicata alla scuola/learning.Tuttavia lo sviluppo delle tecno-logie per la didattica/apprendi-mento a distanza non è così re-

cente come si può pensare. Inrealtà, è da diversi decenni cheformazione/didattica/appren-dimento a distanza sono pre-senti ed è in questi ultimi 20 an-ni che il tema e il conseguentedibattito sulla distance learning,l’open learning e soprattutto sul-l’e-learning sta avendo un boomed uno slancio senza precedenti.Ma è necessario andare con or-dine e valutare, in concomitanzaalla velocità del progresso tec-nologico in campo didattico,

anche le ricadute socio-psico-pedagogiche di questo rinnova-mento epocale della formazioneintegrale della persona.Se da un lato le tecnologie incampo formativo sembranoaver fatto “passi da gigante” –dalla “primitiva” scuola per cor-rispondenza postale, alla rubricasettimanale televisiva Non è maitroppo tardi del mitico MaestroManzi, per poi passare alla di-dattica mediante floppy disk eCD-Rom – dall’altro lato, essenon fanno che seguire un pro-cesso innovativo e soprattuttoculturale che interessa tutta lasocietà occidentale dal secondodopoguerra in avanti.La conoscenza stessa diventaoggetto di produzione di ulte-

riore “bene-conoscenza” da ap-plicare ai diversi processi pro-duttivi e nelle scuole/università,come nelle imprese e il fattore-knowledge è diventato un elemen-to di fondamentale importanzaper lo stesso lavoratore, semprepiù impegnato nella rincorsaall’aggiornamento e all’avanza-mento delle proprie competen-ze e delle proprie skills lavorati-ve. In quest’ottica la formazionea distanza si presenta come ri-sposta promettente e significati-

va al raggiungimento di un ap-prendimento per tutta la vita (li-felong learning).Nel campo delle innovazioni di-dattiche e delle ICT, un grandepasso in avanti sembra esserestato fatto con la nascita deiMOOC, acronimo di MassiveOpen Online Courses, “miscelaesplosiva” a metà strada tra la fi-losofia open source ed il Web2.0 o Social Web, in cui l’elemen-to massivo è la discriminantefondamentale, poiché – comeevidenzia Monica Banzato – uncorso MOOC non viene orga-nizzato secondo un numerocongruo e razionale di studen-ti/insegnanti, ma «è progettatoper supportare un numero inde-finito di partecipanti, indipen-

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dentemente dal numero di do-centi a disposizione»: insomma,una classe da 160.000 studentinon è più così lontana dal di-ventare o dall’essere una realtà!Certamente, sul piano della de-mocratizzazione, l’avvento deiMOOC sembra spalancare leporte dell’istruzione (superioresoprattutto) alla gran parte dellapopolazione mondiale, elimi-nando apparentemente quel gaptra istruzione d’élite e di presti-gio rispetto ad un’istruzione piùdi “massa” e “popolare”, diven-tando quindi un’opportunitàformativa per studenti di tutte leetà, nazioni e possibilità econo-miche, per dare ai lavoratori unaseconda possibilità per impararenuove competenze e la possibi-lità a categorie sociali, ancoraoggi troppo svantaggiate, di stu-diare e lavorare da casa.Inoltre, se «l’emergenza ha resoinevitabile una sorta di sperimen-tazione di massa della “scuola adistanza”» – come afferma DonDario Viganò – è necessario ac-quisire la consapevolezza chel’apprendimento e la didatticaonline non sono semplicementeun modo nuovo, “alla moda”, difare scuola, ma concerne un mo-do totalmente diverso dell’ap-prendere e dell’insegnare.Ne deriva quindi anche la neces-sità di evidenziare quali sianoanche le principali ricadute sulpiano pedagogico del modello“didattica-a-distanza” e cosìevidenziare gli aspetti principalie le caratteristiche di un appren-dimento sempre più significati-vo. Come evidenziato da Gior-gio Chiosso – l’attuale approc-cio pedagogico nei confrontidei bambini, dei ragazzi, ma an-che degli adulti, non può non

tenere conto della “multidimen-sionalità”: per cui, accanto a unadimensione creativa e relaziona-le, se ne affianca una di tipo“tecnologico”, che è ormai alcentro delle diverse strategieformative.Siamo quindi di fronte a quellache Ong definisce cultura alfa-betica secondaria (legata all’usodelle immagini e della tastiera),così importante anche in un’ot-tica di attenzione alla media edu-cation, che proprio nella dimen-sione dell’alfabetizzazione – in-tesa come conoscenza dei lin-guaggi e delle forme utilizzatedai media – trova il suo primoelemento fondativo.Non è più allora solo la parola,l’immagine o il video a determi-nare la costruzione di un model-lo educativo, ma sono la multi-medialità e la navigazione nelmare magnum di internet a darevita a nuove forme di apprendi-mento da parte di soggetti informazione, che diventano sem-pre più spesso persone in-fieri,cioè in formazione continua.La pedagogia moderna tende amettere in evidenza l’importanzae la centralità dell’alunno, sia infase di apprendimento, sia in fasedi valutazione, sottolineandoquanto siano importanti le prati-che di self- e di peer-education e dipeer-assessmen/valutation nella mo-derna didattica e nella cosiddetta“valutazione autentica”. In que-st’ottica, l’apprendimento e lavalutazione verrebbero realizzatie applicati di concerto con leistanze dei singoli alunni, delgruppo-classe e del docente-alunno-classe. Tuttavia, un utiliz-zo arrischiato e non oculato dellenuove tecnologie internet (anchein ambito didattico) può appiat-

tire ancor più la struttura socialee favorire l’emergere della cosid-detta “società orizzontale”.Inoltre, non tutto il sapere puòessere pensato attraverso siste-mi automatici e prove oggettive,ma richiede attività di confrontoe di discussione – che il piùmeccanicistico sistema onlinenon sembra essere in grado dideterminare adeguatamente –nonché attività di verifica dellecompetenze acquisite e della ca-pacità da parte degli studenti dimetterla in pratica.In conclusione, è interessanteevidenziare alcune considerazio-ni fatte dallo scrittore ed inse-gnante Alessandro D’Avenia sul-la situazione particolare di “chiu-sura” della scuola italiana di oggi.Certamente poi, al termine diquesta situazione di pericolo,quando tutto si sarà acquietato esi sarà rientrati quasi pienamen-te alla normalità, sarà necessarioriflettere su cosa e quanto que-sto utilizzo intensivo della di-dattica online abbia prodotto,quanto grande sia stato l’impat-to in termini sia positivi, sia ne-gativi della tecnologia a livello diformazione/apprendimento equanto lavoro ancora debba es-sere fatto, affinché tutti possanoaccedere alle nuove forme dierogazione del sapere, superan-do le notevoli difficoltà legatealle disuguaglianze sociali e aldigital divide, ancora troppopresenti nel territorio italiano.Pertanto, la scuola dovrà sapersitrasformare nella consapevolez-za che “si possono fare nuovetutte le cose” sempre che non siperda di vista l’orizzonte: il fineultimo dell’educazione comemomento formativo della per-sona nella sua interezza.

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rassegnastampa

Dichiarazionie interventi

dell’Associazioneriportate da agenzie

giornali e web

Il 23 maggio 2020 (dalle 10.30 alle 12.30) si è riunitoin modalità online il Comitato di Presidenza nazionedell’Aiart. Dal dibattito sono emerse questioni fonda-mentali che l’associazione cittadini mediali intende sot-tolineare:1 – La disponibilità ad una proficua collaborazionecon il Ministero dell’Istruzione e con tutte le Scuole ita-liane per sviluppare progetti di media education: attivi-tà che l’Aiart svolge da almeno 10 anni in tutta Italia eper la quale ha ottenuto dal Ministero il riconoscimen-to di Ente di Formazione certificato.2 – Il sostegno del progetto ORIENTASERIE in collabo-razione con Università Cattolica di Milano e con il Co-recom Lombardo; ritenendo che tale progetto possadiventare nazionale con il coinvolgimento del coordi-namento nazionale dei Corecom;

3 – Il grande disappunto per l’inaccettabile ritardo re-lativo alle nomine del CNU, alla grande difficoltà nellaquale si muove il Comitato Media e Minori ridotto al si-lenzio e intende ribadire l’assoluta necessità che la RAI– servizio pubblico finanziato da tutti i cittadini italiani– punti ad una programmazione che nel suo complessosia maggiormente rispondente al contratto di servizio.A fine lavori e dopo attente analisi sui punti sopra de-scritti, sulle sfide e sulle prospettive da realizzare per ilprossimo futuro, il Presidente nazionale, GiovanniBaggio, ha concluso sottolineando il prezioso baga-glio storico culturale dell’associazione (nata in conco-mitanza con l’inizio del servizio pubblico radiotelevisi-vo) e l’unanime conferma della valenza politica, cultu-rale e morale dell’azione dell’Aiart, di fronte alla cre-scita pervasiva dei media.

Diventano sempre più virali sul web ‘Canzoni eVideo-imprese’ dalle quali traspare una vita sen-za limiti e senza misure, al di fuori delle regole.Rapper per ragazzini che hanno nel loro repertoriobrani volgari, violenti e sessisti; influencer che spopo-lano sui social per vari tipi di dirette: seguiti e conosciu-ti per gesti dettati dall’incoscienza e dal volere diven-tar ‘famosi’ a tutti i costi.Uso del cellulare alla guida, superamento dei limiti divelocità, infrazione del codice della strada: sono soloalcuni esempi di video messaggi sbagliati molto seguitisui social e da alcuni giorni in particolare su Tik Tok do-ve i video incriminati inclusi quelli di giovani alla guidaspericolata si sono moltiplicati.Aumentano giorno dopo giorno i followers di questo ti-po di contenuti e i cosiddetti ‘dissing’: termine delloslang afroamericano derivante dalla parola disrespec-ting, che vuol dire mancare di rispetto. In rete viene uti-lizzato da alcuni influencer con l’intento di fare inter-venire i followers per farsi insultare e poi controbattere

in una gara di insulti fra colleghi. Tutti contenuti che ga-rantiscono uno show quotidiano e poi monetizzano inmodo strategico.Questi sono casi emblematici di come tutti noi possia-mo diventare vittime e carnefici di una vera e propriaschizofrenia da social. Vittime, come i ragazzi che imi-tano, sottovalutandone le possibili tragiche conseguen-ze. Carnefici, come gli autori di questi contenuti e lemigliaia di utenti che visualizzano, replicano e derido-no in modo incosciente.Il presidente dell’Aiart, Giovanni Baggio CHIEDEcon la massima urgenza un intervento alle Auto-rità competenti comprese le forze dell’ordine.“Chi deve controllare tutto questo? È necessa-ria – sottolinea Baggio – una corresponsabilitàsociale che sappia aiutare famiglie e scuola asvolgere il loro compito educativo e formativo.Troppo preziose le vite dei nostri ragazzi perincontri così demenziali e devastanti oltre chedestabilizzanti”.

“Abbiamo già segnalato la programmazione scaden-te di questo canale che ora raggiunge livelli insoppor-tabili in un Paese civile. L’industria culturale non puòessere sopra la legge e le regole: in Italia è possibileperché gli organismi di tutela e di vigilanza sono im-bavagliati o inerti…”, è perentorio il presidente del-l’Aiart a proposito del discutibile film – ‘Una sull’al-tra’ – mandato in onda ieri alle 21.10 circa sul canaletv CINE 34 (canale Mediaset) che continua ripetuta-mente a violare il codice di autoregolamentazione tv,media e minori.Giovanni Baggio accoglie le continue segnalazioniche arrivano in redazione ed esprime la sua disappro-

vazione su un canale tv diventato ormai vetrina com-merciale di qualunque cosa, perfino di un contenuto‘uscito nelle sale con il divieto ai minori di 18 anni, de-nunciato come “spettacolo osceno”, sequestrato e ri-messo in onda in prima serata.L’Aiart attende un controllo immediato da parte dell’e-mittente e vorrebbe che si scomodassero ai piani ‘alti’.“Se l’Agcom – conclude l’associazione spettatori –non si definisce un ‘pachiderma’ ma “un’Istituzione in-dipendente capace di rispondere con tempestività,professionalità e competenza” deve dimostrarlo met-tendosi dalla parte dei telespettatori e non continuan-do a tutelare le emittenti. E deve farlo al più presto”.

Dal ComitatoNazionale diPresidenza Aiart,le prospettivesu cui si muoveràl’associazione

L’Aiart chiedel’interventodelle Autoritàcompetentie delle forzedell’ordine

Cine 34,Una sull’altra.Aiart: “Sulleviolazioni Tv,l’Agcom non tutelai telespettatorima le emittenti”

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AIART È ACCREDITATA PRESSO IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONECOME ENTE DI FORMAZIONE

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