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ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN · 2020. 10. 13. · ACCADEMIA da “LETTERATURA...

Date post: 09-Mar-2021
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Anno XVIII – Numero 118 – Novembre/Dicembre 2016 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999 ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN www.sciroeu.it RI-POETANDO Abbiamo affrontato e lo stiamo facendo con le repli- che delle lezioni del prof. Claudio Beretta nella rubri- ca “Poesia e stile”, i vari percorsi che determinano lo svolgersi nell’intricato campo della prosodia. Cerchiamo con questo di dare sprone ai poeti dell’Ac- cademia e all’attenta curiosità di chi ci legge. Nella succitata rubrica, il prof. Beretta ci conduce at- traverso il labirinto della metrica ma non solo, si sof- ferma anche, talvolta in particolar modo, sul contenu- to, elemento questo che non può prescindere perché si possa ottenere una buona composizione. Spesso ci culliamo in momenti, situazioni o ricordi che sollecitano la nostra vena poetica ma che, despoti, ci fanno concentrare solo su questo o quell’argomen- to, senza lasciare campo a un poco di immaginazione, per quel volo pindarico che ci porterebbe oltre la mera e sola descrizione della singola emozione, che bana- lizza un pochino la nostra poesia. Questo ‘valore aggiunto’ lo troviamo in varie liriche di Montale comprese nella sua raccolta ‘Ossi di sep- pia’ dove ne fa largo uso; ciò che sto proponendo non è un astrattismo ma si cela sotto la tecnica del ‘corre- lativo oggettivo’. Il correlativo oggettivo è un concetto poetico elabo- rato nel 1919 da Thomas Stearns Eliot, che lo definì come « una serie di oggetti, una situazione, una ca- tena di eventi pronta a trasformarsi nella formula di un'emozione particolare». Anche se non espressa in lingua dialettale milanese credo che questa breve lirica di Montale possa esserci d’aiuto per sempre migliorare e dare lustro alla nostra Accademia. Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi; fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. Ritengo che un parente prossimo del correlativo og- gettivo possa essere la metafora, benché concettual- mente diversa ma che insieme siano certamente prin- cìpi necessari all’ars poetica. Spero di aver interessato tutti e auspico che le prossi- me poesie che saranno presentate al Sciroeu di poetta possano ricordarsi del correlativo oggettivo. Gianfranco Gandini Gabriela Mistral è lo pseudonimo di Lucila de María del Perpe- tuo Socorro Godoy Al- cayaga; Vicuña, 7 apri- le 1889 – New York, 10 gennaio 1957). Poetessa ed educatrice, è stata una femminista cilena. I temi centrali delle sue opere sono l'amore, l'affetto per la madre, le proprie memorie dolorose, la tristezza e la guarigione. Nasce a Vicuña, dove prosegue la sua formazione scolastica fino alle secondarie. Suo pa- dre, Juan Gerónimo Godoy Villanueva, abbandona la famiglia quando Mistral ha appena tre anni. A quattordici è già in grado di sostenere finanziaria- mente sia se stessa che sua madre, Petronila Alcaya- ga, lavorando come aiuto-insegnante. Grande sarà sempre l'affetto tra lei e la sua genitrice, tant'è che alla morte di quest'ultima, nel 1929, Gabriela arri- verà a dedicarle la prima sezione del suo libro Tala. Il 15 novembre 1945 diviene la prima donna latino- americana a ricevere il Premio Nobel per la lettera- tura, fatto che l'accomuna ulteriormente a un altro poeta cileno, Pablo Neruda, poiché già un altro le- game esiste tra lei e quest'ultimo, e cioè quello di averlo spinto, proprio in qualità di sua insegnante, a intraprendere la carriera artistica. Nel 1947, Mi- stral riceve una laurea honoris causa dal Mills Col- lege di Oakland, in California. Nel 1951, le viene consegnato nel proprio paese il Premio Nazionale per la Letteratura.
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Page 1: ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN · 2020. 10. 13. · ACCADEMIA da “LETTERATURA DIALETTALE MILANESE” di Claudio Beretta Delio Tessa 6 Sciroeu de Milan - November/Dicember

Anno XVIII – Numero 118 – Novembre/Dicembre 2016 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999

ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

SCIROEU de MILANwww.sciroeu.it

RI-POETANDOAbbiamo affrontato e lo stiamo facendo con le repli-che delle lezioni del prof. Claudio Beretta nella rubri-ca “Poesia e stile”, i vari percorsi che determinano lo svolgersi nell’intricato campo della prosodia. Cerchiamo con questo di dare sprone ai poeti dell’Ac-cademia e all’attenta curiosità di chi ci legge.Nella succitata rubrica, il prof. Beretta ci conduce at-traverso il labirinto della metrica ma non solo, si sof-ferma anche, talvolta in particolar modo, sul contenu-to, elemento questo che non può prescindere perché si possa ottenere una buona composizione.Spesso ci culliamo in momenti, situazioni o ricordi che sollecitano la nostra vena poetica ma che, despoti, ci fanno concentrare solo su questo o quell’argomen-to, senza lasciare campo a un poco di immaginazione, per quel volo pindarico che ci porterebbe oltre la mera e sola descrizione della singola emozione, che bana-lizza un pochino la nostra poesia.Questo ‘valore aggiunto’ lo troviamo in varie liriche di Montale comprese nella sua raccolta ‘Ossi di sep-pia’ dove ne fa largo uso; ciò che sto proponendo non è un astrattismo ma si cela sotto la tecnica del ‘corre-lativo oggettivo’.Il correlativo oggettivo è un concetto poetico elabo-rato nel 1919 da Thomas Stearns Eliot, che lo definì come « una serie di oggetti, una situazione, una ca-tena di eventi pronta a trasformarsi nella formula di un'emozione particolare».Anche se non espressa in lingua dialettale milanese credo che questa breve lirica di Montale possa esserci d’aiuto per sempre migliorare e dare lustro alla nostra Accademia.

Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi; fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Ritengo che un parente prossimo del correlativo og-gettivo possa essere la metafora, benché concettual-mente diversa ma che insieme siano certamente prin-cìpi necessari all’ars poetica. Spero di aver interessato tutti e auspico che le prossi-me poesie che saranno presentate al Sciroeu di poetta possano ricordarsi del correlativo oggettivo.

Gianfranco Gandini

Gabriela Mistral è lo pseudonimo di Lucila de María del Perpe-tuo Socorro Godoy Al-cayaga; Vicuña, 7 apri-le 1889 – New York, 10 gennaio 1957).Poetessa ed educatrice, è stata una femminista cilena. I temi centrali delle sue opere sono l'amore, l'affetto per la

madre, le proprie memorie dolorose, la tristezza e la guarigione. Nasce a Vicuña, dove prosegue la sua formazione scolastica fino alle secondarie. Suo pa-dre, Juan Gerónimo Godoy Villanueva, abbandona la famiglia quando Mistral ha appena tre anni. A quattordici è già in grado di sostenere finanziaria-mente sia se stessa che sua madre, Petronila Alcaya-ga, lavorando come aiuto-insegnante. Grande sarà sempre l'affetto tra lei e la sua genitrice, tant'è che alla morte di quest'ultima, nel 1929, Gabriela arri-verà a dedicarle la prima sezione del suo libro Tala.Il 15 novembre 1945 diviene la prima donna latino-americana a ricevere il Premio Nobel per la lettera-tura, fatto che l'accomuna ulteriormente a un altro poeta cileno, Pablo Neruda, poiché già un altro le-game esiste tra lei e quest'ultimo, e cioè quello di averlo spinto, proprio in qualità di sua insegnante, a intraprendere la carriera artistica. Nel 1947, Mi-stral riceve una laurea honoris causa dal Mills Col-lege di Oakland, in California. Nel 1951, le viene consegnato nel proprio paese il Premio Nazionale per la Letteratura.

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SOMMARIO

2 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

EDITORIALERi-poetandodi Gianfranco Gandini

1

PROGRAMMI E SEGNALAZIONI 3

Delio Tessada “Letteratura dialettale milanese” di Claudio Beretta

6

La tanto desiderata Lucia manzonianadi Osmano Cifaldi

8

POESIA E STILE 9

IN CARTA 10

MILAN... LA COGNOSSI? di Giorgio Moro ViscontiVia Giorgio Giulini

11

SCIROEU DE LA PROSA 12

LEGGIUU E SCOLTAA 16

VEDRINA DE LA BOTANICA a cura di Fior-ella Susina, simbolo di giovinezza

21

CUNTA SÙ di Ella TorrettaLa Banda del Fil de Ferr

23

SALUTE A MILANO di Filippo BianchiNon dire gatto...

25

FIRIFISS 27

Accademiadel Dialetto Milanese

Quote annue di adesione del 2016Soci Aderenti da € 35,00Soci Effettivi da € 52,00Soci Sostenitori da € 180,00

La quota può essere versata suBanca Popolare del Commercio e dell’Industria Iban IT24H0504801613000000003602Agenzia 33 – via Secchi 2 – Milanooppure: C/C Postale N°24579203“Accademia del Dialetto Milanese”

SCIROEU de MILANEdito dall’Accademia del Dialetto Milanese

Bimestrale fondato nel 1999Reg. Trib. di Milano N°789 del 24-12-99

Direttore: Gianfranco GandiniFax 02 8266463

www.sciroeu.itACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

Sede c/o Circolo Filologico Milanese via Clerici, 10 – 20121 Milano

Tel. 3336995933 Fax 028266463C.F. 97206790152 NAT. GIUR. 12

Presidente onorario: Gino Toller Melzi

Consiglio DirettivoPresidente: Gianfranco GandiniVicepresidente: Mario ScuratiConsiglieri: Ella Torretta - Segretaria Edoardo Bossi Lucio Calenzani

Redazione: Tullio Barbato,

Filippo Bianchi, Edoardo Bossi, Osmano Cifaldi, Fior-ella,

Gianfranco Gandini, Giorgio Moro Visconti

Francesca PiragineGino Toller Melzi, Ella Torretta,

Marialuisa Villa Vanetti

E-mail: [email protected]

Realizzazione e disegni di:Marialuisa Villa Vanetti

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PROGRAMMI

Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016 3

www.sciroeu.itè in rete la versione aggiornata anche per tablet e cellulari

RADIO MENEGHINARadio Meneghina, fondata da Tullio Barbato nel 1976, sta riposizionando la sua presenza sul territorio a Milano-centro in via Caffaro e in via Trasimeno. Trasmette interventi di Luca Barbato, Mario Censabella, Ada Lauzi, Enzo Ravioli, Roberto Carusi, Gianfranco Gandini, Roberto Marelli, Giuliano Fournier, Roye Lee, Piero Bianchi, Liliana Feldman, Ella Torretta, Pierluigi Amietta, Natale Comotti, Vincenzo Barbieri, Roberto Biscardini, Michaela Barbato, Lorenzo Barbato e le dirette delle partite di calcio casalinghe dell’Inter dallo stadio Meazza. Radio Meneghina è l’emittente che riserva il maggiore spazio alla produzione dialettale di canzoni, poesie, prose.

Manifestazion di amis:

Ella Torrettacontinua

le conversazioni“Freguj de milanes”

quindicinalmenteil giovedì alle 15.30

ed alle 16.30 “Scrivemm in milanes”

Humanitervia S. Barnaba, 48 - Milano

El Pontesell - Biblioteca Fra’ Cristoforo - via Fra’ Cristoforo 6 - Milano

XVIII Corso di Lingua e Cultura Milanesetutti i Lunedì dalle 16.45 alle 19.15

Docenti: Paola Cavanna, Gianmaria Ferrari, Bianca Mancuso, Pietro Passera, Mario Torchio con la partecipazione di altri esperti. “Giornate riservate al poeta amico” e

“Giornate dedicate a canzoni di tradizione e cori”Informazioni telefoniche dalle 17,00 alle 19,00 - 02 89530231 - 02 88465806 - 02 26145172

Museo Martinitt e Stellinecorso Magenta 57 - per info e prenotazioni tel. 02 43006522

dalle 15.00 alle 16.30 “Grammatica e letteratura milanese” a cura di Gianfranco Gandini

Calendario degli incontri 2016 8 novembre - Grammatica: il nome - Letteratura: Delio Tessa - Curiosità meneghine

6 dicembre - Grammatica: l’aggettivo - Letteratura: Delio Tessa 2^ parte - Curiosità meneghine

APPONTAMENT E MANIFESTAZION:

Sabato 5 novembre h. 15.30 Sciroeu di Poettapresso il Circolo Filologico Milanesevia Clerici 10

Sabato 17 dicembre h. 12.30 Pranzo di NatalePer informazioni e prenotazioni:Gandini tel. 333 6995933

EL SALOTTIN

Se cicciaraSe scoltaSe impara

... con ADA LAUZI Il libro "Storia di Milano" dell'Ing. Gino Toller Melzi è disponibile su internet in Mondadori. In alternativa si può acquistare direttamente alla Mondadori in Piazza Duomo nella sezione "Book on demande".www.mondadoristore.it/Storia-di-Milano-Toller-Melzi-Gino/eab/selfespress/9990000010059/

Sabato 14 gennaio 2017 h. 15.30 Sciroeu di Poetta

Sabato 4 febbraio 2017 h. 15.30 Sciroeu di Poetta

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4 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

ACCADEMIA

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Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016 5

ACCADEMIA

ANTICA CREDENZA DI SANT'AMBROGIOVia Rivoli, 4 Milano – tel. 02 45487985

PER ISCRIZIONI E INFORMAZIONI RIVOLGERSI ALLA SEGRETERIA Cell.3284412882E-mail: [email protected]

PARLEMM DEL NÒST MILAN

Anno Accademico 2016-2017 – CALENDARIO INCONTRI ORE 18:00 – 19:30

presso CAM Corso Garibaldi, 27 Milano

NOVEMBRE/DICEMBRE 2016

02/11/2016 mercoledì - SANTA MESSA IN MILANESE04/11/2016 venerdì - Patrizia Mugnano - IL SACRO RAPPRESENTATO (3)08/11/2016 martedì - Paolo Colussi - NUOVE PROSPETTIVE STORICHE: predatori e prede (2)11/11/2016 venerdì - Flavio Marchetto - BANDIERE STORICHE - Le porte di Milano (1)15/11/2016 martedì - Barbato Tullio - 12 SINDACI DI MILANO (1)18/11/2016 venerdì - Patrizia Mugnano - I LUOGHI DELLA TRADIZIONE ORTODOSSA (4)22/11/2016 martedì - Tatiana Ravelli - UNO SGUARDO A ORIENTE (2) - Corano composizione e stile25/11/2016 venerdì - Nerino Valentini - IL NOCINO DI S. GIOVANNI29/11/2016 martedì - Paolo Colussi - NUOVE PROSPETTIVE STORICHE: La caccia e la guerra (2) 02/12/2016 venerdì - Flavio Marchetto - BANDIERE STORICHE - Le porte di Miano (2)07/12/2016 S. AMBROEUS PRIMA CHE VEGNA NÒTT XIX° CONCORSO POESIA E PROSA13/12/2016 martedì - Pierluigi Crola - AUTORI DEL TEATRO MILANSE (1) 16/12/2016 venerdì - Raffaele Nobile - MUSICA DELLA TRADIZIONE POPOLARE20/12/2016 martedì - ON BRINDIS, AUGURI PER EL 2017

Intermezzo di Edoardo Bossi

ANDÀ A PESTÀ EL COO IN SANT'USTÒRGL'è ona usanza tipicament meneghina quèlla de andà a pestà el coo contra l'arca de marmo de San Peder martir (Pietro da Verona) gran predicador. El ritual el riva fin ai nòster dì in quanto se pensa che Peder da Veròna el sia el protettor del crani ò se preferii de la "s'ciòssa" perché lù medesim l'è mòrt per on trauma cranich: l'è staa mazzaa a bastonad intanta ch'el tornava, dòpo avè predicaa, da Barlassina a caval del sò asnin. Tutt'i ann a Barlassina, per tradizion, se fa la corsa di asin, ch'el sia per quèst?Chì sòtta l'Arca de San Peder Martir in Sant'Ustòrg

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ACCADEMIAda “LETTERATURA DIALETTALE MILANESE” di Claudio Beretta

Delio Tessa

6 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

Dalla letteratura dialettale Milanese di Claudio Beretta

Prendiamo in esame il trittico “VIV”, scritto intorno al 1931. Il trittico è dedicato alla signora Anna Bor-letti – moglie del Senatore Borletti.Tessa, nella nota finale, dice tra l’altro “Il trittico dell’uomo è concepito così: un grido tra due silenzi”.Si inizia appunto con un silenzio, il silenzio della pri-ma infanzia che tace e contempla la vita che appare...

VIV

Pupin sul trii(Bambino sul tram n. 3)

PRELUDI... Campsant: pupinsul trii... balietta...... ona scuffiettarosa, coi gall...A sora ai spallel me fa ciaocont el manin.«Ciao... pupin...»... Ona cordetta...... ballon... oohh... bell...!ballon che donda!...... seri le guarda...(... con-tem-pla-zion!...)La scatolettamo... ch’el gh’à lì,la scatolettala borla giò!... Pupin... baliettabionda... ballonche donda... soradel coo...

... Camposanto: bimbetto sul 3... balietta... una cuf-fietta rosa con le gale... Da sopra le spalle mi fa ciao con la manina. «Ciao...bambino...» Una cordina... pallone... oohh... bello...! pallone che dondola!... se-rio lo guarda... (con-tem-pla-zione!...) La scatolettache ha lí, ora... la scatoletta casca giú! Bambino... ba-lietta bionda... pallone che dondola... sopra la testa...

...e prosegue con l’urlo, doloroso, di un operaio che squarcia la notte – una sorta del Grido di Munch – a Porta Lodovica e le indifferenti serenità degli interni borghesi...

I cà(Le case)NOTTURNO... in qui casonibrutt ch’hin vegnuusu come i fongin via Bligny,oh... se ghe n’erascur de finesterin st’ann ch’è chì!(par che trovassenno de fittà...)Adess perògh’è el ciar in tanti;quanti familiche gh’è andaa a stà!Chì gh’è ona stradamezza taiadafoeura in d’on praa,là gh’è ona fabbricanè su nè gio...Cittaa... cittaa...«... Demm de mangià.a.a!...»... vósen... chi l’è?...«... Demm de mangià.a.a!...»... vósen... là giò...Fra on tram e on carsemper quell sgar!...L’è on operari,mi disi, «... Demmde lavorà.a.a!...»... on operarichì della fabbrica,de quij, magari,ch’àn lassaa a cà...... on desperaa!...Sass... contra i murscur de qui cà,

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ACCADEMIA

Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016 7

sass hin qui so:«demm de mangià.a.a!...»Sass qui so: «...demmde lavorà.a.a!»Sass qui: «...se nocoppèmm... porconi!»Sass contra i murde qui casonignucch che gh’è là!...Vedritt... tendinnmauves ai finester...a quella lusd’ora – soo noperchè –te disarietche l’è ona sala...Pàrlen: ...buffet...contrabuffet...Sala-mangerdella famigliapolida......miee... fioeue musagetesecondo.«...Radio MarelliMilano...»...tavolache desprepàren...«...Radiò MarellìMilan......conçert...». . . . . . . . . . . . . . . . . ....in quei brutti casoni che sono venuti su come fun-ghi in via Bligny, oh se ce n’erano finestre abbuiate in questi anni scorsi! (Pare che non trovassero da af-fittare...) Adesso, però, c’è la luce in tante; quante famiglie ci sono andate ad abitare! Qui c’è una strada ritagliata a metà in un prato, là c’è una fabbrica non finita... Città... città... «...Datemi da mangiare!...» gridano... chi è?... «... Datemi da mangiaaare!...» ... gridano... laggiú... Fra un tram e un carro sempre quell’urlo!... È un operaio, mi dico, «Datemi da la-voraaare!...», ...un operaio qui della fabbrica, magari di quelli che hanno lasciato a casa... un disperato!...Sassi... contro i muri bui di quelle case, sassi sono quei suoi: «datemi da mangiaaare!...» Sassi quei suoi: «...datemi da lavoraaare!» Sassi quei: «...se no accoppatemi... porconi!» Sassi contro i muri di quei casoni sordi laggiú!... Cristalli... tendine mauves alle

finestre... a quella luce dorata – non so perché – dire-sti che è una sala... Parlano: ...buffet... controbuffet... Sala à manger della famiglia perbene... ...moglie... figli e musagete secondo. «Radio Marelli Milano...» ...tavola che sparecchiano... «...Radiò Marellì Mi-lan... ...conçert...»

...per finire ecco l’altro silenzio, il silenzio dell’in-differenza, muta, dell’ultima vecchiezza di fronte alla morte

Grimett al sô(Vecchietto al sole)

FINAL... titirlicch... titirlecch...titirlicch... titirlecch...... Ceccoeu...... da porta Vigentina...(Oh quella musichettache riva!...)... a mezz el vialse ved ona branchettacolor di portafoeuij,come ona brancadinase ved,color pell de borsetta.Denanz... gh’è ona mucettade ciucitt... cavalittche se regoeuij intornaa quella cavalazzalonga, che la se rusa– tutrucch...tutrucch... – ossoni foeura...musa bassa... dedree,a quella musichettadi fèr......titirlicch... titirlecch...titirlicch... titirlecch...pelaa...rapaa...di travers ch’àn portaa,di legnad ch’àn beccaa,de tutt quell lavoràch’àn faa...dedree poeu... vecc... vecc... vecc,come i besti dell’arca,riven i patriarca

Continua a pag. 10

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ACCADEMIA

8 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

La tanto desiderata Lucia manzoniana.Protagonista nella trama dei ‘Promessi Sposi’di Osmano Cifaldi

Alessandro Manzoni, “el nòster Don Lisander”, con i “Promessi Sposi” è entrato a vele spiegate tra i grandi della letteratura. Il romanzo è talmente sem-plice nel suo svolgimento che sorprende ed induce il lettore a frugarvi per trarne incisivi insegnamenti di vita, di Storia, di scrittura. Leggiamo assieme un breve brano del suo modo di narrare: “ Quel ramo del lago di Como d’onde esce l’Adda e che giace fra due catene non interrotte di monti da settentrione a mezzogiorno, dopo aver formati vari seni e per così dire piccioli golfi d’inuguale grandezza; ivi il fluttuamento delle onde si cangia in un corso diretto e continuato... e presso quegli argini non può quasi sentire il diverso rumore dell’acqua...con uno strepito per così dire fluviale...”.E’ un viaggio quello del romanzo manzoniano che nasce già nel 1821 e che attende paziente fino nel ’40 per il completamento di “ pulizia e sciacquatura” a cui venne accuratamente sotto-posto coniugandosi con le attese del Manzoni inguaribile e maniacale perfezionista nonchè instancabile esploratore dell’interiorità umana sballottata dalla Storia.Nel romanzo spicca il personaggio forte e nel contempo delicato di Lucia : “ l’acqua cheta, la santarella, la madonnina infilzata”, per dirla alla Don Abbondio. Lucia però ha sfoderato una modestia e remissività un poco guerriera perchè dovette vedersela con la protervia dell’Innomi-nato che violava sistematicamente ogni regola umana e divina oltre ogni limite; un malvagio insomma a tutto tondo. Lucia è l’anti Innomi-nato che resiste alla violenza ed alla prepotenza dimostrando di “valere” forse più di quello che gli riconosceva il suo promesso sposo Renzo.Nel romanzo manzoniano s’avverte il grande ruolo morale di Lucia che fu la prediletta e pro-tetta di Frà Cristoforo; determinata, ostinata, co-raggiosa, ferma nei principi. È lei che governa gli elementi morali della narrazione, guerriera invincibile che respinge le brame di violenza dell’Innominato, di Don Rodrigo e le infinite demoralizzanti delusioni ed avversità, ben ferma sul-le sue certezze, potente e vittoriosa rintuzzatrice.Lucia, la tanta desiderata Lucia, è il personaggio più

solido del capolavoro di Don Lisander, più dell’Inno-minato, più di Don Rodrigo, più di Renzo, più di Fra’ Cristoforo, più del pavido Don Abbondio. È lei che esce dalla tenzone esistenziale stanca ma vincente al riparo della sua corona del rosario, come un’inscal-fibile armatura. È Lucia che saprà inserirsi nel ro-manzo con un equilibrio misterioso tra il “tanto che rappresenta e l’immenso che la scopre e la copre”.

Eliseo Sala, Lucia Mondella, 1843, Olio su tela.Milano. Collezione privata

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POESIA E STILE

9 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

La nostra Accademia si è posta quali obiettivi la tutela e la difesa del dialetto milanese in tutte le sue manife-stazioni, con particolare riguardo alla poesia – art. 2 dello Statuto.Ogni poesia, dovrebbe rispettare due momenti ben precisi determinati dalla poetica e dalla prosodia, elementi questi che vengono, ahimè, troppo spesso ignorati.Ben lo sapeva il compianto prof. Claudio Beretta che richiamò il nostro senso poetico con vari articoli appar-si in una rubrica, sui Sciroeu di diversi anni or sono e che vogliamo riproporre, credendo che possano essere propedeutici ai nostri odierni poeti affinché ne traggano insegnamento.

Dalla rubrica “Poesia e Stile” a cura del prof. Claudio Beretta.

Continua a pag. 26

LA QUINTINA

Fino ad ora abbiamo visto l’ottava e la sestina; ve-dremo più avanti la quartina e la terzina: oggi consi-deriamo la quintina, cioè una strofa di cinque versi, elaborati per ottenere un effetto musicale raffinato dal poeta Luigi Medici, secondo uno schema deter-minato ABBAB. Vedremo anche una strofa di que-sto genere in Delio Tessa, ma chi ne ha fatto un uso esclusivo è Medici, per composizioni di particolare importanza. Vediamone alcune:“Ciosetta Vicenzina”. Apre il volume delle ‘Rime Ambrosiane’ del 1931. Canta la filosofia della Na-tura, della nostra vita: tutto passa, l’uomo, la storia, il tempo, la scienza, intatte rimangono solo la fede e la speranza:

La mia povera Mamma a sta casetta (cont el sò sentiment d’anima fina)la gh’ha daa in nomm «Ciosetta Vicenzina». Ciosetta, perché l’è ona cassinettain mezz a on cios, a l’aria remondina, tutt cintaa d’on murell umid e gris; Vicenzina, in memoria del Papà,che in sto cios, subit dopo quell de cà,el ghe vedeva dent el Paradis.E adess che tutt e duu i me vecc hin là...

... Ma, pussee in alt, on Crist de Valgardena par ch’el ribatta cont el coeur de legn: «Va ben la vita, ma mi sont quel Segn de la strada, che a l’ombra la ve mena». Se sent la vita e se ved no el congegn! ...mì me sprofondi i sciamp in la cavernade la mia «cacciadora» de fustagn;, , .e me senti ancamò sott a sti pagn,quell che sera e che sont. In la lucernase pizza el ciar e se dessèda on ragn. . .

“La bondioeula”, da un tema altamente filosofico alla realtà di un tipo di salame, specialità del Pia-centino, che noi chiamiamo anche ‘coppa’. Il poeta descrive tutto il rituale per la sua preparazione, la sua esposizione al tepore temperato del focolare durante l’inverno, il suo ‘sacrificio’ quando a primavera si sposerà il primo maschio della fattoria: allora si rive-la il valore simbolico della ‘bondioeula’ che diventa l’espressione dell’aggregazione della famiglia conta-dina attorno al grande focolare.

<El sur Togn incoeu el ten scoeula,a qui golos che senten la passion per l’estetica bonna di boccon,per insegnagh a fà ona bondioeula,de quij chef, de mangià cont el melon>...... L’è bonna sta veggiassa stagionada!>(te disarann) e tì te sparireesott’ai ganass di spos e di missee,e la sarà la toa beneficiada...ma de quell dì te tornaree pù indree...

“Il saggio de l’asilo”. Anche questo è un motivo di aggregazione in un paese di campagna: le su-ore hanno preparato i bambini per il ‘saggio’; la cerimonia si svolge nella dovuta solennità, con l’intervento delle ‘alte cariche’ del villaggio, ma lasciamo che il poeta ci canti questo evento:< L’asilo l’era on bus de salettina,che curiosava in de l’ortin del pret;de là vegniva l’odorin del sped,e del most, che buiva in de la tina,col profumm de l’incens e de la fed;

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10 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

IN CARTA

Dicono bene Donatella Ferrario e Fabrizio Pesoli: girare per i quartieri di Milano equivale ormai a fare il giro del mondo in una sola città.Quindi non resta che fare una cosa: o proporsi di vi-sitare i vari angoli della nostra città per conoscere un po’ di mondo o provare a trarre informazioni, notizie e curiosità, sfogliando il loro libro “Milano multi etnica” che con grande professionalità e con dovizia di particolari Donatella e Fabrizio hanno realizzato.“Milano multi etnica” ha il pregio di regalare al letto-re non solo le informazioni che riguardano le usanze e i modi di interpretare la vita, la cultura di chi, ormai stabilmente, si è inserito nel nostro tessuto sociale ma si sofferma anche sulle attività commerciali e artistiche di dette comunità fornendoci anche alcuni numeri e dati che riguardano sia la nazione di prove-nienza sia la loro presenza sul nostro territorio.Detto questo, però, è necessario fugare l’idea che il volume sia una sorta di compendio, tutt’altro! Sare-mo presi e condotti per mano dalle sue pagine attra-verso vari itinerari, interessanti e curiosi, che sicura-mente per i più sono sconosciuti.

Continua da pag. 7 - Delio Tessa

del bast, del cavezzon!Pàssen adasi... adasi......scalo merci... BiancaMaria... Bastion...Romana... Ticinese pocch ghe manca, quasighe semm... Porta Macell!!Alla coa... bell... bellzoppin... zoppetta...«...I ...i ...i ...i ...i ...»van a fass salamitti cavalitt e riden...«...I ...i ...i ...i ...i ...»oh che bell rid de ciall!... alla coa però...dov’hin andaa a raspallquell’asnon dignitosche saraultem la procession?Questa, Ceccoeu, l’è andada.(Nanca te l’ee guardadaintant che la passava).Ma quell’altra putost,quella nostra de nun,pensa, Ceccoeu, ...liendaeterna...Sul Corriere d’incoeugh’è such’è mort el professorCrespi, quell che me davaa mi ripetizionde latin in l’Olmett.È mort el cont Suard,el Fortin... quell’amisde me pader......è mort......ma ti...coss’hin qui circolitt,qui to segnitt per terra?......è mort el Besanon!Anca el commendatorBesanal’è andaa... che procession!Quell l’era on scior, on bell

Continua a pag. 20

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ACCADEMIAMILAN... LA COGNOSSI? a cura di Giorgio Moro Visconti

Via Giorgio Giulini di Giorgio Moro Visconti

Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016 11

Continua a pag. 24

Non poteva essere che nel Centro della Zona 1 que-sta via dello storico milanese settecentesco Giorgio Giulini. Scrive Guido Lopez (Enciclopedia “Le Stra-de di Milano”, Ed. Newton Periodici, 1991, p. 870) che “Questo toponimo fu assegnato il 12 settembre 1865 alla ex contrada di S. Nazaro alla Pietra Santa, proseguimento verso sud-est della contrada del Ro-vello, dove il conte di Vialba e Villapizzone era nato il 27 luglio 1714, nel palazzo di famiglia al n. 3, oggi demolito. Il 29 marzo 1889, a seguito dei lavori per il taglio di via Dante – che avevano distrutto gran parte di San Nazaro e portato allo scoperto il palaz-zo del Carmagnola -, una nuova delibera trasferì tale toponimo a un breve tratto di strada sui due lati oppo-sti di via Dante, ovvero due tronconi superstiti della contrada de’ Cavenaghi. Col tempo a furia di demo-lizioni tra le antiche case di S. Vincenzino, la nuova via dedicata allo storico si estese fino a raggiungere il vicolo Porlezza, ma perse negli anni Venti il tratto orientale, che passò sotto il toponimo di S. Tomaso.” Il padre di Giorgio era Giuseppe, di nobile famiglia oriunda da Sorico (Lario) e sua madre Angela Sada-rini (vedova di Diego Gera). Studiò dai gesuiti e si laureò in legge a soli 17 anni, sposò Virginia Morig-gia ed ebbe cinque figli. Appassionato di archeologia e musica. Dopo 20 anni di studi nel 1760 pubblicò il primo dei nove volumi delle Memorie spettanti alla Storia, al governo e alla descrizione della città e campagna di Milano né secoli bassi, raccolte ed esaminate. I libri, di lettura un po’ “impegnativa”, divennero dodici nel 1774 con gli eventi fino alla morte del Duca di Milano Filippo Maria Visconti. Di notevole interesse una carta topografica della città di Milano del Medioevo ed una topografia di Milano nei secoli bassi, dove sono indicate le varie porte e le principali attrattive, poi il catalogo degli arcivescovi, degli abati di Sant’Ambrogio, dei capitani, generali, dei consoli e podestà di Milano. Scrisse altri libri, tra i quali ricordiamo la “Raccolta di notizie intorno a chiese, a monasteri e ad altri benefici ecclesiastici nello stato di Milano, fondati o ristorati dai sovrani del medesimo”, “Osservazioni intorno alle abbazie ed ai benefici passati in commenda nella città e cam-pagna di Milano e nelle città e campagne della pro-vincia”, “Delle mura di Milano” e “Ragionamento sopra l’Anfiteatro di Milano”. Ebbe, tra le altre, la

carica di presidente al Monte di Pietà. Nella storia di Milano della Fondazione Treccani, vol. XII, 1959, si legge a p.597: “L’opera del Giulini è tutta fon-data su basi solide: sulle cronache e sui documen-ti. Il larghissimo materiale è sfruttato dall’autore in ogni senso. Come ben dice il Venturini, «topografia, edilizia, idraulica, arti belle, lettere, monetazione, economia, commercio, industria, agricoltura, ordini religiosi, liturgia, calendario, costumi pubblici e pri-vati, diritto civile, canonico, arte militare, credenze popolari, genealogia, araldica, tutto insomma, ogni lato dell’intensa vita di una grande città per otto o nove secoli ha qui uno sviluppo narrativo secondo che l’ampiezza della cognizione storica lo richiede volta per volta, sì che più non storia di Milano ab-biamo un de rebus Mediolanensibus nel più ampio significato della parola». Il Giulini non s’affretta nel racconto; quando trova «un bel pezzo di erudizione» s’indugia a illustrarlo e ne spreme quanto può. La sua narrazione si può paragonare ad un fiume ric-co d’acque, che lento e sicuro procede nella pianu-ra; chi lo naviga può con agio contemplare il vario spettacolo delle sponde. Di storia generale poco si occupa l’autore; la sua attenzione si concentra sulle cose patrie.

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12 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

SCIROEU DE LA PROSA

APOLOGO DI ANONIMO PRESENTATO DA TO-NINO CASUliberamente tradotto da Gianfranco Gandini

El lagh, ciar e silenzios, l’aveva passaa tanti ann a ri-mirà la bellissima fontana che gh’era in voeuna di sò spond e l’invidiava i sò bei firifiss che la inventava e i son che, senza mai desmett, la faseva.“’Me l’è piena de vita! Come l’è legriosa! La ripòsa mai, l’è mai stracca. L’è semper viva.Quant me piasaria vess ona fontana! – el pensava – Quanto voraria podè viv la soa vita, inscì varia e interessanta. E quanti vòlt hoo sentii la gent meravi-gliass, entusiasmass, per i sò gioeugh d’acqua! Quand inveci riven in sui mè spond, me passen den-nanz in silenzi. Di vòlt ona quai còppia la sta lì, man in la man, soo minga ben el perchè. Di alter settaa giò sui praa ò sora ona banchetta, varden el paesagg, fiss e monòton che ghe offrisi mì. Quant me piasaria vess ona fontana...Ma, purtròpp, sont on lagh, e nan-ca di pussee bei: minga tanto profond, nanca grand, nanca suggestiv. Sont inscì insignificant! “De tanti ann la fontana la vardava el lagh, ciar e si-lenzios, e le invidiava tanto. “’Me l’è quiett – la pensava – vardel: el cerca de im-pressionà nissun. La soa acqua la corr nò, la se agita nanca on ciccin. Ghe serviss minga de fà di acrobazii, di sbilz. Mì, inveci, gh’hoo on grand besògn de l’at-tenzion di alter. Foo de tutt per attirà la gent, ma sont inscì stracca! Quant l’è feliz inveci el lagh! La gent la va a spass su i sò spond senza che lù el gh’abbia de intrattegnì nissun, la se setta sora el praa e la se gòd el tranquill va e ven di sò ond piscinin. On lagh el fa nò fadiga, el gh’ha nò tribuleri. Se mì desmetti de fà tutt’i mè sbilz chi vegnaria a vedemm? Nient l’è pussee patetich del spettacol de ona fontanella ferma e senza vos. Me piasaria tanto, ma pròppi tanto vess on lagh silenzios e pacifich! Daria qualsesia ròba per podè cambià la mia sòrt con la soa, anca domà per on poo de temp.”... gh’emm de fà la moral ò ghe n’è minga de besògn....

Accettà la nòstra vita voeur nò dì che va tutt ben, ma gh’è tusscòss. Gh’è giamò tutt quell ch’el pò famm feliz e famm sentì complèt.

INCOEÙ L’È EL DUUdi Marialuisa Villa Vanetti

Incoeù l’è el duu de November, el dì di mòrt. Tutti corren a Musocc a trovà i sò mòrt. Pòrten mazz de sancarlin grand e car, quei a balla, quei piscinitt ’me i margaritt, quei stravagant ma tucc tra ona settimana sarann pass e starann lì sù quella tomba per on bell pezz prima che on quaidun el se decida a trai via.I fior se pòrten a tutti, anca a quei mòrt che hinn an-daa senza lassà on gran dolor. Ma se sa che de mòrt hinn tucc bravi e bon, e allora che i mazz sien gròss per scond pussee ben i facc de chi ie pòrta e de chi ie ricev, che i lumitt sien i pussee grand, che daghen la misura de l’amor per el mòrt. Amor, dover, usanza? Al duu se va a trovà i mòrt e basta, tutti in fila dal fiorista e foeura ’sti bigliett de cinquantamila, anzi vinticinqu euro e vottantaduu centesim.Gh’ha pòca importanza se se ricòrden pù doe l’è la tomba, gh’è la mappa in bella mostra sul porton e se ricòrden nò el numer de la busa fà nient, gh’è l’offiz-zi del sotteramòrt basta domandà. E via sù per i viai coi bors, i strasc e la cera per lustrà, lumitt e sofranei, vas bei gròss ’me gròss l’era l’amor e se la festa l’è de domenega anca la radiolina per scoltà i partid del ballon. E sù la tomba ’se ghe disarann al sò mòrt…ciao, ’me te stee?…nò, l’è minga el caso…’me te se troeuvet lì?… e s’el fuss all’inferna? Mej de nò…se vedom prest… pòrca miseria!! Questa nò! Mej guar-dà la fòto e tasè.Mi nò, mi voo nò a Musòcc, el duu toevi nò lumitt e fior, el dì di mòrt voo a Messa e a la sera tutti i parent a mangià a cà mia. La mattina voo a fà la spesa al supermercaa, scernissi foeura i costin pussee bei, ona fila de luganeghitt e on poo de codegh, nient oregg, pescioeu, mi me pias fà la cazzoeula come la m’ha insegnaa la mia nòna quella che le la ciamava “di sciori”, ona quei caròtola, la farina gialda bramada òro, on bell sacchett gròss de castegn.Vers i vundes or voo in de l’òrt, minga prima per-chè oramai semm in autunn e la mattina gh’è tròppa rosada, passi in rassegna tutti i verz scernissi foeura la pussee gròssa e dura, col cortellasc la destacchi dal fuston. Pensi a la mòrt, con la soa ranza che la interromp la nòstra vita. S’ceppi ona quei gambetta de seller e pensi ’me moeur tanta gent, tròpp prest. Streppi sù on rammett d’erba savia, metti tusscòss in la cavagna, el cortellasc el lassi doe l’hoo ciappaa,

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Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016 13

SCIROEU DE LA PROSA

al pee de l’uga ’mericana, guardi i foeuj, in adree a morì, la bella fila de verz, l’insalata milano tra pòcch sarann tucc mòrt, i bròcch di tomates sòtt el teccioeu a spettà i piantin noeuv che darann el cambi a quei mòrt. El sô l’è lontan e fregg, la nebbia la s’è srarida ma per pòcch, l’è lì già pronta per scond giò ancamò tusscòss come sòtta ona coverta moresina. Sari sù el portell de l’òrt ’me ’l cancell d’on cimiteri e torni a cà. In la mia cà se va denter subit in cusina e la cusina l’è la stanza pussee granda doe succed tusscòss, in mezz on tavol longh de legn, pien de sfris perchè tutt l’ha lassaa el segn, i ciaccer, i amis, i compit di fioeu, i gioeugh, i disnà important, i disnà de tutt’ i dì, i discussion, i decision, i viv e i mòrt.Pòggi la cesta sul tavol, sfoj la verza destacchi i fra-sch e me ricòrdi, quant mi seri tosetta, la mia nòna che la faseva istess e la me dava el fuston de resignà. Cominci a coeus, la stanza la se impieniss de vapor e de odor, i veder se panen. Intanta che la gròssa pi-gnatta la bui adasi adasi, prepari la polenta nel parie-ou, quel noeuv perchè quel vegg l’è inscì frust ch’el gh’ha on bus, ma el sta lì tacca sù insema ai alter ramm, vegg ’me lù, con denter l’oliv benedett.Gh’hoo de pizzà el ciar, oramai fà scur prest, guardi foeura de la finestra, vedi la Rosetta che la sara l’uss, foeura comincia a fà freschin ma mi son sarada sù chì al cald tra i odor, denter chì in cusina anca la mòrt la fà minga paura, l’è domà la compagna de la vita doe gh’è voeuna gh’è anca l’altra.Quand sarann tutti chì intorna a la tavola cont el nas sora ai piatt fumant e profumaa de porscell e verz cominciarann a dì on pò sul seri e on pò per scherz “…l’è tròppa salada, nò l’è minga salada assee, l’è tròppa indree, mi la foo pussee succia, mej pussee brodosa…” mi voo avanti a mangià, ridi sotta i bar-bis e ghe doo minga a trà, tutti i vòlt l’è la stessa stòria ma poeu hinn semper chì.Cominciarann tra ’na paròla e l’altra a ricordà “…te se ricordet el tò papà, che la vòlta ch’el Vergani el gh’ha sparaa in del capell col s’ciòpp…” e tornarann i stòri de l’Albina quand la ciappava i pess con la forcellina denter in de la ròggia, quand hinn rivaa a scòla in ritard perchè ’l cappon per la maestra l’era scappaa per i praa. El zio Daniele ’m ’l s’è inrabiva quand a giugà ai cart imbrojaven, l’era semper el mè papà, le faseva appòsta.Quella vòlta che gh’emm regalà la medaja al valor perchè l’è staa bon de sopportà tanti ann la zia Ma-

ria e el zio Carlo ch’el me toveva semper in gir “…mama la gatta la me guarda…” el Domenico che a Natal el voeureva semper i cocumer sòtt’asee. La suòcera de la zia, la cusina mònega, el Berto ch’el metteva minga i oggiai e l’ha traa giò el cavallett del ghisa, quella vòlta ch’el papà l’ha desmentegaa la mama in sul porton e l’è partii.El mè suòcero che tutti i dì l’andava al bar ma el beveva mai nient, la nòna Caterina che tutti i ann a Chianciano la faseva la fòto per la sua tomba, el zio granatier, el zio Luisin ch’el gh’aveva la morosa d’on alter, el nòno Guido semper col toscanell e ’l tabarr. Ridom, mangiom e se toeuvom in gir, te see grass, te see pell e òss, te gh’hee la panscià, te dormet a l’u-mid e intanta ricòrdom. Vegnen in ment tanti ròbb de rid ma mai quei brutt, quei s’ie ricòrdom pù. Chi stòri chì i emm cuntaa sù mila vòlt ma ie scoltom semper volentera, pòrten in mezz a numm i nòster mòrt cont amor. I mòrt, i viv e i stòri fann part tucc de la stessa famiglia e per ona sera semm ancamò tutti insema.Pussee tardi setaa giò intorna al camin faremm ro-stì i castegn sul foeugh, ghe tiraremm el còll a ona bottiglia de bònarda e intanta che spettaremm che i castegn còtt ripòsen in de la pezza prima de mangiai, disaremm on quei pater per i mòrt che, son sicura, stasera hinn staa chì con numm e ie vedi tutti sorri-dent, content d’avei ricordaa con cazzoeula, castegn, ona quei orazion e tanti ridad, senza corr a Musòcc a portà i fior.

Secondo Premio “Antica Credenza di Sant Ambrogio” 2001

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Persone non comuni.

Grazia Deledda

Nacque a Nuoro il 28 settembre 1871, quin-ta di sette tra figli e figlie, in una famiglia benestante.Il padre, Giovanni Antonio Deledda, ave-va studiato legge, ma non esercitava la professione. Era un imprenditore e agia-to possidente, si occupava di commercio e agricoltura; si interessava di poesia e lui stesso componeva versi in sardo, ave-va fondato una tipografia e stampava una rivista. Fu sindaco di Nuoro nel 1892. La madre era Francesca Cambosu. Dopo aver frequentato le scuole elementari fino alla classe quarta, Grazia Deledda venne se-guita privatamente da un professore ospite di una parente della famiglia Deledda che le impartì lezioni di base di italiano, latino e francese (i costumi del tempo non con-sentivano alle ragazze un'istruzione oltre quella primaria e, in generale, degli studi regolari). Proseguì la sua formazione to-talmente da autodidatta. Importante per la formazione letteraria di Grazia, nei primi anni della sua carriera da scrittrice, fu l'a-micizia con lo scrittore, archivista e storico dilettante sassarese Enrico Costa che per primo ne comprese il talento. La famiglia venne colpita da una serie di disgrazie: il fratello maggiore, Santus, abbandonò gli studi, divenne alcolizzato e affetto da de-lirium tremens, il più giovane, Andrea, fu arrestato per piccoli furti. Il padre morì per una crisi cardia-ca il 5 novembre 1892 e la famiglia dovette affron-tare difficoltà economiche. Quattro anni più tardi morì anche la sorella Vincenza.

Il 10 dicembre 1926 le venne conferito il premio No-bel per la letteratura, finora unica scrittrice donna italiana ad aver ricevuto tale riconoscimento.Un tumore al seno di cui soffriva da tempo la portò alla morte il 15 agosto 1936, quasi dieci anni dopo la vittoria del premio.Le spoglie della Deledda sono custodite in un sar-cofago di granito nero levigato nella chiesetta della

Madonna della Solitudine, ai piedi del monte Orto-bene di Nuoro.Lasciò incompiuta la sua ultima opera Cosima, quasi Grazia, autobiografica, che apparirà in set-tembre di quello stesso anno sulla rivista Nuova An-tologia, a cura di Antonio Baldini e poi verrà edita col titolo Cosima.La sua casa natale, nel centro storico di Nuoro (Santu Predu), è adibita a museo.

Sigrid Undset

Nacque a Kalundborg, che si trova nell'at-tuale Danimarca, ma la sua famiglia si tra-sferì a Oslo, che allora si chiamava Cri-stiania, quando aveva due anni. A undici anni perse il padre Ingvald. Per le difficol-tà economiche che ne conseguirono fu co-stretta a lasciare la scuola che frequentava e si iscrisse a scuole di livello inferiore, finalizzate alla formazione professionale, che le fruttarono, nel 1897, un impiego presso il rappresentante locale della AEG.Nel frattempo cominciò a scrivere: nel 1902 presentò un romanzo storico ad un editore, ma fu rifiutato. Nel 1907, invece, riuscì a pubblicare La signora Marta Ou-lie, un romanzo di genere sentimentale che ebbe un discreto successo. Nel 1909 lasciò l'impiego ed effettuò alcuni viaggi, visitan-do la Germania e l'Italia. Nel 1912 si sposò con Anders Svarstad, pittore norvegese, da cui ebbe tre figli. Il matrimonio si rivelò un fallimento: nel 1919 si separarono e nel 1925 divorziarono.Fra il 1920 e il 1922 fu pubblicato, in tre parti, il suo capolavoro: Kristin, figlia di Lavrans, un romanzo storico che narra la vita di una donna in Scandinavia durante il Medioevo. Durante un viaggio a Monte-cassino, nel 1925, annunciò ufficialmente di aver abbracciato la fede cattolica. Scris-se un saggio intitolato Propaganda cattolica. Nel 1928 ricevette il Premio Nobel per la letteratura.Poiché era un'attenta osservatrice della società fu uno dei primi intellettuali, a livello internazionale, ad accorgersi della gravità dello svilupparsi del na-zismo e ad esporsi pubblicamente contro tale ide-ologia. Per questo motivo, quando la Norvegia fu invasa dai tedeschi, fu costretta alla fuga: raggiun-se gli Stati Uniti viaggiando verso Oriente, attra-verso la Russia e il Pacifico, e si stabilì a New York. Il figlio Anders morì in guerra. Nel 1945 rientrò in patria, a Lillehammer, dove si dedicò soprattutto alle biografie dei santi fino al 1949, anno della sua morte.

Figlia unica di Georg William Sachs e Margarete Karger, due ingegneri e produttori di manufatti in gomma, di religione ebraica, cresce frequentando le famiglie ebraiche più benestanti. Da bambina de-sidera diventare ballerina, e solo più tardi sviluppa la passione per la lirica tedesca e la composizione di poesie. A causa della sua debole costituzione, è inizialmente costretta a seguire lezioni private, per poi entrare in un liceo femminile dove, cinque anni più tardi, ottiene il diploma. A quindici anni rimane affascinata dal romanzo La saga di Gösta Berling che segna il debutto della scrittrice svedese Selma Lagerlöf, con la quale intratterrà un fitto scambio di lettere che durerà oltre 35 anni.

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16 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

LEGGIUU E SCOLTAA“Sciroeu di poetta” ospita, così come ci sono pervenute le composizioni, “lette e ascoltate”, noi le pubblichiamo, correggendo qualche palese refuso, convinti di stimolare la volontà

di chi sente spontaneo il desiderio di esprimersi, interloquendo con la musa, in dialetto milanese e con l’augurio che queste pagine possano scoprire nuovi talenti.

DOMÀ PER LEE

Paròll spegasciaain d’ona quai maneraper digh che l’è nò deperleea portà el pesde la soa pena

perchè lee

l’è el penser de tutt’i dìanca se la gh’ha la soa vita.Tutt’i sò telefonadel sò disnà con mìhinn regai.L’è vegnuda al mond, come tutti,con duu cavagnoeu sù la s’cena:vun cont i regai de la fortuna,l’alter cont i dispiasè.A lee dal primmgh’è vegnuu foeura pòcch.Allora voeur dì che l’è anmò pien.Prima ò dòpo, son sicura,la vegnarà querciada de stralusccon taccaa gott de felicità,domà per lee.

Gianna Bernocchi

EL MAR

Riflèss pennellaa de verd .On delfin el cascia foeura el coo de l’acqua tanti bei bollicin paren champagne.On pess el sguizza sul fond.Ona vela a l’orizzont.L’onda la carezza dolza la sabbia :la mareggiada finalment l’è finida..In spiaggia hoo trovaa domà ona conchiglia voeuia e ona stèlla marina, mòrta .Duu gabbian lì visinpar che scolten i antigh stòri del mar…intanta…mi continui la mia vita.

Micaela Baciocchi

VERITÀ

Se i oeucc podessen dìtutt quell che veden,quand ne guarden e disen senza parlà...Quanti bosii de men,numm sentariome quanti laver doarien stà saraa.

Alarico Zeni

SLUSCIADA DE FIN ESTAA

La luna la mett sù el cappell,e in d’on bòtt la se sconddedree di nivoloni morellche prometten nagòtta de bon.Stanòtt el témpel voeur incagniss.El vént el se rinfòrza,el scorliss i piant,el s’ceppa i bròcch,el sbiòtta i ramm,el fojamm el sgalluscia a molinelle’l s’impigna contr’on murell. E tacca a pioeuv,i gott ticch tacchen ritmaa sù i tecc,sù i gelosii saraa,compagnaa da trone lusnad che disegnen firifissspegasciaa in del ciel scur. In mezz al lett on zappellòtt…l’è’l sorian citto sòtta i covèrt.I strad paren torrénte i otomòbil che passa… barchittche sbròffa ondinn. El vént rabbios,la slusciada prepotenta,inzighen i penser del villanpront a trebbià ris, melgone cattà l’uga.I praa secch tornarann a rinvegnìe quattaa d’on moresin mantell. Là in fond el cielel voeur liberass di nivoloni,la pioeuva la desmett;la luna, compagn d’on lampion , la s’ciariss la nòtt. Ciao caldon…l’estaa la lassa el passal fresch autunn. E… la giostra la gira e la t’invida a godè i emozionche vegnen a voltrae a vess in sentordel miracol maestosde natura e stagion.

Alberico Contursi

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LEGGIUU E SCOLTAA

Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016 17

POESIA

Scondudain del seren delicaadel cièl de primavera...poèsia d'on fior chesboccia,di gemm noeuvsora i piant...poèsia de primaverad'estaa,d'autunn,d'inverna contel frègg... No! In la violènza gh'è minga la poèsia...dòe hinn i sògnquand la gènt lapiang,la scappa viada la soa terra.Podess tornà la pase la poesiacancellà cont on bòffla gràn disperaziòn.Podess.on moment...gh'è on fioeuche guarda la suamamma, lì inmezz ai maceri deona cà, oeuccinnocentche vedenn tutt elmondhinn alter oeucc,e cerchenn la speranza... Oeucc pien de tanta poesia. Poesia comeincredibìl lùs d'amor.Poesia.. come vita noeuva.. ...Spariss minga pòesia...Per piasè, salva el mond...!

Maria Grazia Messa

Letterina balossina per el scior Edoardo Bossi, che el gh’era minga a la:PRESENTAZION DI CORS 2016/17 DEL CIRCOL FILOLOGICH MILANES

Milano, 17 settember 2016

Car scior Bòss,

ma che peccaache t’hee nò partecipaae t’hee minga poduu fàanca tì i onor de cà.

Serom lì tucc bèi settaa,riva vun e: ’bla, bla, bla…“Me son brao, foo scintill!”Che fatiga per capill!

Riva on’altra a presentàe la tacca a bisbigliàìnscì numm sèmm ’dree a pensàde’ vegh tucc i orecc panaa…

Meno mal che la Paolettala presenta, ’sta sabètta,e la dis bèll ciar e nètt’se farèmm col nòst Dialètt.

Dòpo tocca a on Professor,ch’el comincia con fervorpoeu ’l domanda ai invidaase se sent ò ’l dev vosà.

Salta - sù -vos impostada-la Rivera on poo seccadache la dis: “Per ben capì,lentament se dev scandì!”

Premuros in pompardinae l’Agnesa cicciarinastann sui gugg, ma sorridentnanca fussen bèi content.

La se quiètta poeu la sciora-Tegnom dur per anmò ’n’orache finissa ’sta bugada!Vèmm a fà ’na passeggiada?

Paoletta, Mari e mìche peccaa! Senza de tìèmm brindaa. Sèmm ’dree spettàche anca el Bòssi el torna a cà.

Patrizia Chiapparini

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18 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

LEGGIUU E SCOLTAA

SCARPETT ROSS Paola Cavanna

Compagn di “scarpett ross” la mia poesiamatta me fa ballà del dì e de nòttSon sòtt on striament, ona magiaquand la me branca, cunta pù nagòtt

Desmenteghi tusscòss, tutt lassi indreedent el mè coo la balla domà lee

Voraria cavai giò per ’vegh sollievdesmett de corr e ciappà on poo de fiaaMe doeur i pee e i gamb hinn gianmò grevma sutti a sbattom ’me ’n magatell sonaa

“Basta!” Ghe vosi. “Basta!” Voeui requià!”Ma la poesia l’è dura de coppà!

“Te servisset a nient. Te seet on bastTe see velen del coeur, ch’el se consumaTe me imboragget denter el tò impastTe me inciocchisset com’el vin che s’ciuma

Desliga ’sti bindèi che me impresònache voo a pee biòtt e torni a vess padròna!”

Ma nò se balca la danza scalmanadaanzi la ciappa fòrza ai mè scongiur via la me pòrta, tutta sperlusciadala me mett in genoeugg. Tra ’l ciar e scur

la me taja a tocchèi, me mett in crose mi sutti a vosà… ma senza vosPoeu finalment, quand son rassegnadastracca de podenn pù, già al lumesina l’improvista - carògna screanzada-la se inciòda sul pòst, come on asnin

e gh’è pù nient de fà per inviallané minacc, né preghier per lusingalla…

Fin de la corsa, del gioeugh. A la rimòrta! Crappòna, motrignenta, la fa el musL’è mutta e sorda, con la luna stòrtala se moeuv pù, sconduda in del sò bus

e mì che hoo inscì imploraa che la moccassadess son chì a invocalla de fà on pass!

“Pazienza” disi “Voeur dì che l’è destin”anch se me senti solla e sconsoladacompagn on remissell sù on biccocchinch’el gira a voeui. Sedòtta e bandonada!

Ma in d’on turbin la riva a sollevamme sont anmò li a corr e s’cervellamm

Ruffiana malarbetta! Via ’m’el vent!La ruzza, la sborlòna, la me spinge mì toppicchi, ma inesorabilentghe corri adree. Scarpett che me costring

ligaa tant strett che in del scappà me imbroeujama inscì luster e ross, bèi de fà voeuja…

EL DOMAN

Hoo conossuu el passaason 'dree viv el presentma soo pròppi nientdel temp che vegnarà!

Me sfòrzi dent per dentcon l'immaginazionma spess voo in confusionasquas a l'è on torment.

Com'el sarà 'l domana vòlt sont òttimistama spess son pessimistama senti on poo on giavan!

Se nass sta “tiritera”del ier ...incoeu... 'l domana l'è on “ambaradan”in on moment ven sera.

'Dess vardi là per ariel ciel l'è 'dree scurissme nassen firifissme senti on gingiuari.

I nivol vann a spassla Luna l'è on fettinl'è smòrta l'è on luminla nòtt la slonga el pass.

'Na stella la m'ha diiòh cara el mè fioeupensa al dì d'incoeudoman l'è on alter dì!!

Mario Scurati

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LEGGIUU E SCOLTAA

Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016 19

COGNOSS EL SÒ MILAN

‘Na bella ottomanina, che par squasi on bisgiô fada con man de nòno, per i pigòtt de la mamma la voeur cuntà la stòria… del nònomilanes de Porta Ticinesfaccetta sorridenta, on poo de barbisittcavei d’argent e bianch, anlor compagn di mè.

Quand la soa squargin, biadeghina de pòcch annla pittolava on poo, per nostalgia de mammael nòno, de scondon de la nòna in man on tòcch de ciccolatt e via…al finestroeu redond, dove se sentiva el treno e ciccolatt e treno quiettava giò tuscòss.

El nòno, come on prestigiadorcol dindonà ‘l riessiva a trasformà la lana tra chi dent dur, de ferr in nivol legger e moresinper fà cossin, prepont e materass … l’era on materassee.

On zicch, la nostalgia de sentì la soa vose voeuja foeura misura, de ‘vess per man de lùfann girà in tond paròll…- in la poesia cercallnel milanes, trovallcognoss el sò Milan –

Mara Chierichetti

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20 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

Continua da pag. 10 - Delio Tessa

scior e on veggion dinamich!«Si faccia...»el diseva... «Besana...»Alla mattina luper podè saltà suel s’inzigava... «...alzati...su, non fare il poltrone!...»...con la man in la mandell’amministrador...«...ah Majocchi... Majocchi...»...embolo!) ...l’è creppaa!!...e ti coss te n’importa?!Con quell to bastonscellte rùghet in la gera,te fee qui circolitt,qui cappellitt, qui biss......te see nanca chi hin...e, a cognossi, quand’anca,coss te n’importariss?!Ti te seet on grimette te gòdet el sô de primavera...chì.Te ve foeura passinpassin... poeu te se sètetgiòlìe te stee lì di orfina ch’el sol el scalda....Oh quell celin d’aprile quell movimentindell’erbetta sul praa!......Fil e filitt...ogitto de la Madonna;tite seet on veggettinal sô,su ona banchetta.

...titirlicch... titirlecch... titirlicch... titirlecch... Cec-chino... da Porta Vigentina... (Oh quella musichetta che arriva!...) ...a metà del viale si vede un piccolo branco colore dei portafogli, come una brancatella si vede, colore pelle di borsetta. Davanti... c’è ungruppetto di ciuchini... cavallini che si raccolgono intorno a quella cavallona lunga, che si strascina – tutrucch... tutrucch... – le ossa fuori... il muso giú...

dietro a quella musichetta di ferri... ...titirlicch... ti-tirlecch... titirlicch... titirlecch... spellati... piagati... dalle traverse che hanno portato, dalle legnate che si sono prese,da tutto quel lavorare che hanno fatto... dietro, poi,... vecchi... vecchi... vecchi come gli animali dell’arca, arrivano i patriarchi del basto, del cavezzone! Pas-sano adagio... adagio... ...scalo merci... viale Bianca Maria... Bastioni... Porta Romana... Porta Ticinese e manca poco, quasi ci siamo... Porta Macello! In coda... quieto... quieto... a piè zoppo... («I ... i... i... i... i...» vanno a farsi salamini i cavallini e ridono... «... I... i... i... i... i...» oh che ridere da sciocchi!)... in coda però... dove sono andati a scovarlo quelgrande asino dignitoso che chiude, ultimo, la proces-sione?Questa, Cecchino, è andata. (Neppure l’hai guardata mentre passava). Ma l’altra, piuttosto, la nostra, pen-sa Cecchino... processione eterna... Sul «Corriere» di oggi c’è scritto che è morto il professor Crespi, quel-lo che dava a me ripetizioni di latino in via Olmetto. È morto il conte Suardi, il Fortini... quell’amico di mio padre... ...è morto... ...ma tu... che cosa sono quei tuoi circoletti, quei tuoi piccoli segni per terra?... ...è morto il Besanone! Ancheil commendator Besana se ne è andato... che fila interminabile!Quello sí era un signore, un bel signore e un vecchio dinamico! «Si faccia...», diceva, «Besana...» Lui la mattina, per poter levarsi dal letto, si incitava... «alzati... su, non fare il poltrone!...» ...con la mano nella mano dell’amministratore... «... ah Majocchi... Majocchi...» ...(embolo!) ...è rimasto secco! ...e a te che ne importa?!Con quel tuo bastoncello frughi nella ghiaia, fai quei circoletti, quei cappellini, quelle biscie... tu non sai neanche chi sono... e, quand’anche li conoscessi, che cosa te ne importerebbe?! Tu sei un vecchietto e ti godi il sole di primavera... qui. Esci passin passino... poi ti siedi e stai lí delle ore finché il sole è caldo.Oh quel cielino d’aprile e quel lieve movimento dell’erbetta nel prato!... ...Fili e filini... nontiscordar-dimé: tu sei un vecchietto al sole, su una panchina.

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Susina, simbolo di giovinezzadi Fior-ella

VEDRINA DE LA BOTANICAa cura di Fior-ella

In estremo Oriente il pruno o susina ”Prunus nume” è chiamato “Albicocco giapponese” e considerato simbolo di giovinezza, primavera e rinnovamento.La specie orientale è il “Prunus cerasifera”, origina-rio dell’Asia occidentale, coltivato in Medio Oriente, noto ai Latini dal 1° sec, produce frutti che conten-gono dall’8% all’11% di glucidi, 1% acidi organici, vitamina A, sali minerali oltre all’84% di acqua. . Frutto considerato ottimo corroborante e dissetante.Pianta, introdotta dai Romani in Occidente e comu-nemente coltivata in Europa, ma anche spontanea nei boschi. Cresce su terreno soleggiato, presente fino ai 1500 metri è il “Prunus domestica” o susino, pianta che produce susine, alta fino a 8 metri con fusti dai rami sottili eretti e dalla corteccia grigio-marrone, fessurata con l’età.Appartiene alla famiglia delle Rosacee.I fiori candidi, dalla corolla formata da 5 petali in mazzolini, evocano la purezza e l’immortalità, com-paiono nei mesi marzo/aprile, prima delle foglie.Le foglie ovali dentellate, ellittiche, seghettate di co-lore verde scuro, opache nella parte superiore, pelose in quella inferiore, lunghe fino a cm 7,5 - larghe cm. 5 erano, un tempo, usate dai contadini come infuso invece del te. Foglie da raccogliere tra maggio e fine estate ed usate fresche. I frutti, drupe ellissoidali che a maturità assumono colorazione violacea, all’interno con polpa giallastra, succosi di sapore dolce–acidulo, sono commestibili verso la fine dell’estate. Alcune industrie le essicca-no nei forni così possono essere consumati per tutto l’anno.Hanno buccia liscia ed all’interno un solo nocciolo piatto; frutti che vengono usati an-che per produrre marmellate e insaporire il Gin. Gli slavi ottengono dalla distillazione un’acquavite chiamata Slivovitz.Le prugne ridotte in polvere, da inserire in acqua tiepida, sono efficaci contro raffred-dore, tosse e raucedine. I frutti consumati freschi si chiamano susine, mentre quelli secchi sono dette prugne.Dai semi delle prugne si ottiene per spremi-tura un olio giallo, molto tempo fa usato per l’illuminazione ed a volte anche per alimen-tazione.

Questi frutti possiedono proprietà lassative come in-dicato anche da Molière nella commedia “Il Malato immaginario” quando il Malato viene consigliato di consumare: …“qualche buona prugna secca ogni sera…”Discoride propone nelle sue ricette l’uso di foglie cotte nel vino per lenire l’infiammazioni della gola o del cavo orale.La “Susina di Damasco” pare sia stata importata dai Crociati provenienti dalla Terra Santa, mentre la va-rietà “Regina Claudia” deve il suo nome alla prima consorte di Francesco I. Il Pruno selvatico, “Prunus spinosa”, arbusto che con i graziosi fiorellini bianchi si presenta ai bordi dei campi o nei boschi creando a volte siepi divisorie così impenetrabili da segnare i confini di proprietà.Questo arbusto spinoso offre le prugnole, piccole su-sine. Da questa caratteristica derivano i detti “stare sui pruni o stare sulle spine” come dire: “in attesa di un evento, provare disagio”. Si racconta che le Aguane, sirene dei boschi, fauni dal volto di donna e dai piedi caprini, vivevano nelle grotte tra le montagne. Un pastorello attratto dal loro canto melodioso, un mattino si avvicinò alla grotta per scoprire da dove proveniva il suono.Entrato nella grotta vide dove era nascosto un tesoro che tutti in paese desideravano non solo osservare, ma anche prelevare per diventare ricchi.Il pastorello invece desiderava che accanto alla sua baita crescesse una pianta dai frutti color rubino che nessuno possedeva e ne conosceva l’esistenza.

Continua a pag. 26

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22 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

Progetto - creare e divulgare cultura attraverso la memoria collettivaRiproponiamo la stessa pagina del numero prece-dente per ricordare l’iniziativa promossa dalla Dot-toressa Cristina Cenedella, Direttrice del Museo Martinitt e Stelline, progetto che vede coinvolta e partecipe l’Accademia del Dialetto Milanese.L’evolversi dei lavori non sarà visibile in ogni nume-ro del Sciroeu, stante la complessità e le caratteristi-che temporali dei lavori stessi, ma ci sembra dove-roso continuare a pubblicizzarne l’esistenza affinché ciascun socio dell’Accademia ne sia consapevole.

Progetto - Creare e Divulgare cultura attraverso la memoria collettiva

Obiettivo generale - Accrescere la “cittadinanza culturale”

Nella società italiana contemporanea il consumo cul-turale è al di sotto delle medie europee. Il progetto vuole porsi come una possibile risposta a questa situazione e innalzare il livello di “attivi-smo culturale e di partecipazione”. L’idea alla base è che le Istituzioni Culturali, quali nella fattispecie archivi, musei, associazioni, fondazioni e scuole, possano giocare un ruolo chiave nel contrastare tali dinamiche rendendo più partecipate le loro atti-vità e proponendosi nei rispettivi territori come luoghi di aggregazione e di scambio. Le parole chiave di questo progetto sono: PARTECIPA-ZIONE, PLURALISMO E FRUIZIONE.

Il progetto intende raccogliere le testimonian-ze orali, documentarie e fotografiche di chi ha vissuto un preciso periodo storico nella Milano metropolitana: ossia il lavoro e il mondo del la-voro nel periodo della ricostruzione e della fase di profonda industrializzazione cittadina (1945-1980). Il risultato, attraverso la raccolta coordinata

delle testimonianze orali di coloro che hanno vissu-to nella seconda metà del Novecento, porterà

alla realizzazione di docufilm, di laboratori didat-tici da proporre negli anni scolastici a venire, di un portale web, attraverso il quale ultimo si accompa-gnerà l’utente nella lettura dei documenti di archivio, nell’ascolto di testimonianze e nella visione di foto-grafie d’epoca e deidocufilm prodotti. Sono previsti, inoltre, incontri aperti a tutta la cittadinanza, per la promozione delle iniziativa e la proposta di parteci-pazione attiva al progetto stesso.

Obiettivo specifico – Salvaguardare la memoria generazionale. Stimolare la partecipazione alla vita culturale di due segmenti della società: vec-chia e nuova generazione. Diffondere la cultura delle fonti, scritte e orali.I segmenti della società a cui si rivolge sono la vec-chia e la nuova generazione, di cui il progetto pre-vede una partecipazione attiva.

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CUNTA SÙa cura di Ella Torretta

La Banda del Fil de Ferrdi Ella TorrettaTra el 1920 e el 1930 a Milan gh’era la Banda del Fil de Ferr che l’era formada da ona mezza donzena de balabiòtt con diversi soranòmm: el Pell de scimes, el Butterin, el Mascee, el Panera, el Pigòtta, el Nebbia, ògnidun specializzaa in diversi attività.Eren ciamaa “I Rampin” chi gh’aveva on rampin tac-ca a la man per brancà borsett ò valis sui tram ò sui treni. “I Truccant” andaven dent in di bottegh de oreves e cont on quai trucch faseven sparì, insema ai “Ruffi-der” el pussee prezios orelògg, collan, oregitt e anei cont i brillant.Quei de la “Sciampa” eren specializzaa a scassinà serradur di uss, porton, finester e dopraven el fil de ferr, inscì hann ciamaa poeu la Banda.“I Sfrosador” eren bon de passà el dazi senza pagà on ghell perché scondeven danee ò la pussee preziosa mercanzia sòtta la maja ò in di calzon.Insòmma eren tutti di sgraffignoni che viveven senza lavorà e grattaven tutt quell che ghe vegneva a tir.Se presentaven quasi semper vestii ben con giacca, camisa bianca, cravatta, scarp luster, cappell e di vòlt anca in divisa de ufficial con tant de decorazion e medaj sù la giacchetta, come quell che l’ha progettaa sta gabola. Ona nòtt vun de la Banda el rampega fin sul poggio-eu de la villa d’ona Contessa intanta che lee l’è in del Salon de ball per la festa del sò compleann.El va dent in la stanza de lett e sul ciffon el troeuva on cofanett che in pressa le svòja. El se mett in sac-còccia anei, collan, braccialett e oreggitt.Quand el riva a cà el contròlla quell che l’ha grat-taa, el se accòrg che per la pressa l’ha domà ciap-paa sù on oreggin cont on brillant gròss come ona niscioeula e l’alter? Dòpo la Festa de ball, riva in la soa stanza la Con-tessa e la ved tusscòss sòtt sora… in del cofanett gh’è restaa domà on oreggin. Se n’ha de fà d’on oreggin discompagnaa? El di dòpo le pòrta al sò oreves de fiducia per fann on anell. Anca per sfoggià on vestii noeuv e l’anell, la Contessa la va in del sò palch a la Scala. Tra on att e l’alter de l’Opera se presenta on Ufficial in divisa, amis del Commissari de Polizia che lee la conoss ben, ch’el ghe dis d’avè trovaa l’oreggin

che gh’hann grattaa.Con tanta ciaccera e cortesia, el propòn de confrontà oreggin e anell per vedè se hinn istess. Lee, come ona cialla, la sfila dal did l’anell per poggial sul cossinett de velù bloeu che lù el ten in di man. In quella se smòrzen i ciar in sala e in del palch, per-ché comincia el second Att de l’Opera “La Gazza La-dra” de Gioacchino Rossini.L’Ufficial, el va ch’el se inversa cont in saccòccia l’anell de brillant e la boccola matta la resta sul cos-sinett de velù. Alter che “la Gazza Ladra”, in del palch de la Con-tessa gh’è rivaa on lader “Ruffider” che l’ha sgraffi-gnà quell ch’el cercava.

GLOSSARIO

Pell de scimes = pelle di cimice Butterin = piccolo Burro, dalla chiara carnagione Mascee = ruffianoPanera = panna Pigòtta = bambolaRuffider = ladro con destrezza Sciampa = zampaSgraffignoni = ladriGabola = scherzo, truffa Ciffon = comodino Oreves = oreficeCiaccera = parlantina Cialla = ingenuaBoccola = orecchino Sgraffignà = taccheggiare, rubare

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24 Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016

Continua da pag. 11 - Via Giorgio Giulini

E, degno discepolo del Muratori, riesce a proiettare nuova luce anche sui tempi più oscuri, quelli cioè che precedono l’episcopato di Ariberto. Conservatore di temperamento e buon cristiano cattolico, egli volen-tieri difende l’opera della Chiesa di Roma, pur dimo-strandosi equanime anche verso gli imperatori e ver-so i Visconti. Senza dar retta a romanzesche calunnie egli giudica questi ultimi criticamente, mostrando di ben comprendere la funzione della signoria. La lin-gua purtroppo non è eletta (pochi settecentisti fra noi scrivevano buona prosa italiana); ma soprattut-to la maestosa lentezza del racconto e la vasta mole dell’opera impedirono che questa divenisse popola-re. L’apprezzarono e pur sempre l’apprezzano eletti eruditi, e vi attinsero largamente sino a saccheggiar-la tutti i successivi storici della metropoli lombarda¨. Pietro Verri nella sua Storia di Milano, pubblicata nel 1824, lo ha più volte citato. Paralizzato per un colpo apoplettico nel 1774 morì nella notte tra il 25 e il 26 dicembre del 1780. Nell’800 ci sono due altri Gior-

gio Giulini, meno celebri. In Via Rovello, dove c’è l’entrata del Piccolo Teatro, si può leggere una tar-ga storica: “Qvì di contro sorgeva la casa avita dove il conte Giorgio Giulini istografo di Milano nacque il XVI luglio MDCCXIV e morì il XXVI dicembre MDCCLXX”. Entrando da Via Dante ci sono i gran-di palazzi di fine 900 degli architetti Chiodera e Piro-vano. Vistosi gli edifici moderni alla fine della strada che si congiunge con Via San Giovanni sul Muro. In questa area c’erano le suore Benedettine di San Vin-cenzino: rimane il frontale seicentesco della Chiesa. Il convento, fondato prima del 1043 e soppresso nel 1798, fu poi atelier del pittore Pelagio Pelagi sino al 1860. Dopo tale data subì diverse trasformazioni e parziali demolizioni sino alla completa distruzione nel 1964. La Parrocchia è quella di Santa Maria alla Porta (dove si celebrano anche Messe in polacco). Già esistente una precedente del 1105, l’attuale chie-sa fu eretta nel 1652 su progetto dell’arch. Francesco Maria Richini; alla sua morte nel 1658 l’opera fu ter-minata da Francesco Castelli detto il Borromini.

Intermezzo di Edoardo Bossi

VÈSS ON GIAVAN

Tutti sann che voeur dì “essere uno sciocco”, ma perché se dis inscì?Alessandro Manzoni l’era sòlit passaa on bèll poo de temp de l’ann con la soa famiglia in la villa de Brusuli, appèna foeura de Milan. Lì, in del periodo di vacanz, l’era sòlit incontrà i sò amis pussee intim che quasi sem-per rivaven cont i sò miee. L’era oramai diventada ona consuetudin che i dònn se ritiraven in salòtt a cicciarà e el Don Lisander, cont i sò amis, el se sarava-sù in d’ona stanza appartada indoe se discuteva de argoment pòcch impegnaa e ògni tant se concedeven la libertà de contà-sù anca di bambanad. Quèsta stanza, l’aveva so-ranominada “l’isola de Giava”, inscì come el Porta el ciamava “camerètta” la stanza indoe el s’incontrava cont i sò amis. L’è anca bèll regordà on quai nòmm di frequentador de “l’isola di Giava”: Ermes Visconti, Giovanni Berchet, Tommaso Grossi, Carlo Porta, Massimo d’Azeglio, Gino Capponi, Giuseppe Giusti e di alter. De spèss in “L’isola di Giava” se discuteva fin a scaldass la pissa e de spèss se parlava in dialètt milanes. Voraria regordà ch’el Manzoni, insèma a Luigi Rossari l’aveva collaboraa a la revision del momumental vocabolari “Milanese-Italiano” del Francesco Cherubini e che quand el scriveva in milanes el se firmava “Manzalèss”: i primm lètter de la soa parentèlla e del sò nòmm ma che in milanes voeuren dì “manzo a lesso”. E dato che in la stanza “Isola di Giava” se diseven di “giavanad” (sciocchezze) gh’è nassuu la manera de dì, in forma sim-patica: “Te seet on giavan”, “sei uno sciocco”.

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SALUTE A MILANOa cura di Filippo Bianchi

Non dire gatto...di Filippo Bianchi

Sciroeu de Milan - November/Dicember 2016 25

Il sodalizio che l’uomo ha in-staurato con il gatto è un lega-me che dura ormai da svariati millenni: le nostre vite si sono strette così tanto alle loro che, oggi, ricoprono un ruolo socia-le e affettivo profondo. I pro-prietari dei gatti ritengono che il proprio micio sia una parte integrante della famiglia, un compagno che ci fa stare bene, un amico fedele con cui condividere il tempo. Anche la pet-therapy, ovverossia la tecnica di intervento terapeutico basato sull'utilizzo degli animali come co-terapeuti nei processi di guarigione, conferma gli innegabili vantaggi della convivenza con un gatto. Accudire un animale aiuta a far crescere la propria autostima e attenua alcune necessità di tipo affettivo, partendo anche dal presupposto che gli insegnamenti acquisiti dalla osservazione del comportamento ani-male si possano poi riversare nella vita quotidiana. Ciò nonostante il gatto può essere foriero di alcune malattie nei confronti dell’essere umano, per cui co-noscerle è utile sia per sapere che esistono, sia per prendere eventualmente precauzioni nel minor tem-po possibile.Vediamo innanzitutto la cosiddetta “allergia al gat-to”: con questo termine s’intende quella particolare reattività allergica che il paziente può manifestare ogniqualvolta entri in contatto con un felino. Non è infrequente, inoltre, che l’allergia al gatto si possa manifestare non solamente attraverso sintomi respi-ratori come l’asma, ma possa invece presentarsi con una congiuntivite, o con un fastidioso prurito cuta-neo scatenato dal contatto con l’animale. È da sfa-tare poi l’idea che l’allergia sia dovuta al pelo del gatto; la sostanza incriminata è invece la saliva, che il micio usa per lustrarsi e pulirsi la sua pelliccia. Se non si vuole rinunciare alla compagnia del proprio gatto, in caso di allergia bisognerà ricorrere a far-maci come antistaminici o cortisonici per ridurre i fenomeni allergici; in certi casi è possibile ricorrere all’immunoterapia specifica (vaccino) per la sostan-za allergizzante, e può essere praticata senza rischio anche continuando a tenere in casa l'animale.Una classica malattia trasmissibile dal gatto all’uo-

mo è la toxoplasmosi. Questa deriva dall’infezione di un protozoo, il Toxoplasma Gondii, che nel gatto trova il suo ospite definitivo; ciò significa che que-sto microorganismo solo nel micio più terminare il suo ciclo vitale, fino ad arrivare alla riproduzione. Un gatto contagiato eliminerà con le sue feci le uova del protozoo, contaminando l’ambiente circostan-te. Il contagio è un’eventualità assai remota, anche perché serve entrare in diretto contatto con gli escre-menti… è però comunque una possibilità, e deve pertanto essere conosciuta. Generalmente i sintomi della toxoplasmosi compaiono da una settimana a un mese dopo il contagio. Nella maggior parte delle persone la malattia è del tutto asintomatica e viene prontamente bloccata dal sistema immunitario; in altri soggetti invece possono comparire i classici sintomi della malattia: la forma frequente è quella linfoadenopatica, con ingrandimento dei linfonodi (particolarmente quelli del collo) e contemporanea presenza di febbre non elevata, astenia, anoressia, esantemi. Una volta confermata la diagnosi con op-portuni esami del sangue che testimonino l’infezione da Toxoplasma, verrà instaurata una corretta terapia antibiotica che porterà a una risoluzione della sinto-matologia.Come dice il nome stesso, la “malattia da graffio di gatto”, detta anche bartonellosi, è una zoonosi (ov-verossia una malattia trasmessa dall’animale all’uo-mo) causata da un batterio chiamato Bartonella Hen-selae. L’uomo si contagia a seguito di graffio, morso o leccata (su cute lesa) di gatto, più spesso gattini, senza che l’animale dimostri segni di malattia, ren-dendo impossibile giudicare quale gatto possa essere veicolo di malattia.

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ACCADEMIA

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Continua da pag. 9 - Poesia e stile

Continua da pag. 25 - Non dire gatto...

L’incubazione varia tra i tre e i dodici giorni ed è seguita dalla comparsa di una o più papule o pustole nel punto d’inoculazione (primo segno della malat-tia). Dopo 1-3 settimane le lesioni cutanee scompa-iono senza lasciare cicatrici e a esse si sostituisce il classico segno di questa malattia: l’ingrossamento dei linfonodi ascellari e meno frequentemente di quelli cervicali e inguinali. I linfonodi gonfi sono spesso dolenti, la cute sovrastante è talvolta arrossa-ta; possono suppurare spontaneamente nel 20% dei casi. Nella metà dei pazienti possono essere presenti sintomi di carattere generale, solitamente di modesta

entità come febbre, sensazione di malessere, cefalea (mal di testa), stanchezza e artralgie. La malattia ha una prognosi eccellente e solitamente si risolve spon-taneamente in 6-12 settimane senza alcun intervento terapeutico; la linfoadenopatia può però persistere per mesi prima di scomparire. Il trattamento è pura-mente sintomatico, risolvendosi la malattia sponta-neamente in qualche settimana. Si useranno quindi antipiretici e analgesici, e si applicheranno impacchi caldi sui linfonodi interessati. Gli antibiotici non sono indicati nella maggioranza dei casi, riservandoli ai casi più gravi.

Continua da pag. 21 - Susina, simbolo di giovinezzaLui aveva scoperto questa pianta in un vecchio libro di ricette della nonna che ormai non poteva più indi-carle la località dove cresceva, perché era scomparsa in una notte di bufera, mentre andava nel bosco per raccogliere questi frutti. Un’Aguana, conosciuto il desiderio del pastorello, lo invitò nella grotta, gli fece gustare i dolci frutti e riscontrato che erano proprio quelli che lui deside-rava, gli propose una condizione. Lei avrebbe fatto

crescere un albero che produceva detti frutti se lui non avesse svelato a nessuno la provenienza della melodia ascoltata e la visione del tesoro nascosto. Il pastorello promise ed infatti dopo poco tempo ac-canto alla sua baita, ecco crescere un albero addob-bato da fiori bianchi, senza foglie, ma che in estate si riempiva di gustosi frutti color violaceo: era una pianta di Pruno selvatico i cui frutti, le susine gli ri-cordavano i dolci confezionati dalla nonna.

..< Bravi bambini! – ditemi, pianino – ” (la vosa suor Giovanna in mezz ai banch)“Dov’è il cielo?> e qui rattitt,tutt franch,risponden: <Dove c’è Gesù Bambino!>(e nò se ved che bloeu, che rosa e bianch!)...Ma il sagrestanoE pensand che la ciav de la scoletta l’è in del mazz, con quell’altra del foppon,el ghe dis “Bon viagg!” e, sul cantonl’infila l’Ostaria de la Rosetta...Nel medesimo volume molte liriche sono scritte con questa strofa; in “Lunaria” (1940) ‘L’ombra de la Baggina’. E tutte con il linguaggio di ogni giorno, con le parole del ‘quotidiano’, come doveva un poeta ‘decadentista’.

Di Delio Tessa ricordiamo ‘La canzon de Natal’ del dicembre 1936: il poeta, già maturo negli anni, ricorda quando era fanciullo a Sant’Ales-sandro:Tira tira Gaitanfaij cantà quij tò campan,forza, daij col campanon,anca in st’ann ghe chì el festonde Natal i mè bagaij!Il lettore noterà che lo schema è AABBC e che i versi sono ottonari: il poeta espressionista ricer-ca all’interno stesso della sua opera l’armonia adeguata.

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Firifiss

Carla Rotta

La poesia è il salvagentecui mi aggrappoquando tutto sembra svanire.Quando il mio cuore grondaper lo strazio delle parole che feriscono, dei silenzi che trascinano verso il precipizio.Quando sono diventato così impenetrabileche neanche l’ariariesce a passare.

Kahlil Gibran

Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita.

Alda Merini

Il vero poeta crea, poi comprende… qualche volta.

Henri Michaux

Cada cabeza es onu mundo. Ogni mente è un mondo a sé.

(Proverbio spagnolo)

Olii su tela

Nata ad Oggiono (LC), Carla vive e lavora a Milano, dove tiene studio presso la Fornace Curti in via Cottolengo 40. Ha esposto in mostre personali e collettive in tutta Italia e Europa. La sua attività artistica si esplica nel campo del-la pittura, del disegno, dell'incisione calcografica e nella ceramica.Ha acquisito numerosi premi per la grafica e la pittura.

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SCIROEU de MILAN

Il tema del 2016 per le pagine centrali, la copertina e l’ultima pagina “Persone non comuni” sarà dedicato a personaggi che si sono distinti per la loro opera o attività o, comunque, per motivi particolari. Artisti, sportivi, scienziati o persone semplici che hanno lasciato una traccia tale da meritare la nostra attenzione.

Nata a Mårbacka, nel Värmland, Selma Lagerlöf si affermò grazie ai primi due libri: La saga di Gösta Berling (1891), ri-edizione di racconti folcloristici del Värm-land scritti in una prosa lirica che denota l'influenza dello scrittore scozzese Thomas Carlyle, e il volume di racconti I legami invisibili (1894). Le opere, caratterizzate da naturalezza e freschezza, ritraggono personaggi la cui semplicità si manifesta sia nel modo di agire sia nel modo di pen-sare. Figura preminente nella letteratura svedese per ciò che riguarda la tecnica narrativa, Selma Lagerlöf fu la prima don-na a vincere nel 1909 il premio Nobel per la letteratura e nel 1914 diventò membro dell'Accademia Svedese.Nel 1958 il regista svedese Hasse Lagerk-

vist girò un film per la TV svedese sulla vita di Selma Lagerlof, film che partecipò al Prix Italia 1959.

La sua opera principale è La saga di Gösta Berling. Tra i suoi scritti vanno ri-cordati anche i romanzi I miracoli dell'Anticristo (1897), ambientato in Sicilia, Gerusalemme (1901-1902), La casa di Liljecrona (1911), L'imperatore di Portu-gallia (1914), L'esiliato (1918), il romanzo per bambini Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson (Nils Holgerssons underbara resa genom Sverige) e la trilo-gia L'anello dei Löwensköld (1925-1928). Ai volumi di racconti appartengono Le leggende di Gesù (1904), Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson attraverso la Svezia (1906-1907) e una serie di racconti fantastici per bambini. Scrisse inoltre alcune opere autobiografiche, tra le quali Mårbacka (1922), Ricordi d'in-fanzia (1930) e Diario (1932).


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