Date post: | 08-Apr-2016 |
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BICICLETTE CLASSICHE ED ELETTRICHE
Al lavoro pedalando
SAFETYKIT PER LE AZIENDE
Utilizzo immediato, onere minimo
CONDUCENTI ANZIANI
Promuovere l’auto-regolamentazione
1/2015La rivista upi per i partner della prevenzione
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La cifra: il centro Tox Info Suisse inter- viene subito
EDITORIALE
11 674 volte è squillato il numero di emergenza 145 del Tox Info Suisse nel 2013. Nella maggior parte dei casi si trattava di emergenze in relazione con sostanze chimiche in ambiente dome-stico. Poco più di un quarto di questi casi si è rivelato un avvelenamento che ha richiesto un trattamento medico, il 6 – 8 % con conseguenze gravi e singo-larmente anche mortali. Molto proba-bilmente le cifre nascoste sono molto maggiori, da 4 a 5 volte superiori, a detta degli esperti. Ciò conferma che a livello di prodotti chimici occorre agire con una certa urgenza.
A metà 2015 entreranno in vigore nuovi simboli di pericolo. Affinché la popolazione impari a riconoscerli,
l’Ufficio federale della sanità pubblica UFSP offre informazioni complete. Fra le molteplici iniziative, anche l’app «infochim», scaricabile gratuitamente per iPhone e Android. tg
Trovate altre cifre interessanti e
tanti consigli utili sulla prevenzione
degli infortuni anche tramite i nuovi
canali sociali dell’upi
www.socialmedia.upi.ch
InTRODuzIOnE
Tenetelo bene a mente!«Passeggiando in bicicletta …», dice una famosa canzone. E in Svizzera la bicicletta è decisamente molto popo-lare. Tre milioni di persone vanno in bici – su strade asfaltate, fuori strada, per fare la spesa o recarsi al lavoro, senza o con pedalata assistita da pro-pulsione elettrica. Sì: andare in bici-cletta è davvero divertente!
E dovrà anche esserlo in futuro. Chi si attiene alle regole, si rende visi-bile agli altri nell’oscurità (ben visi-bile anche di notte) e si protegge il capo per ogni eventualità (le teste sagge si proteggono), ha decisamente una marcia in più. E anche chi, come me, si muove comodamente seduto su una bicicletta elettrica deve adot-tare uno stile di guida previdente. Infatti, noi e-biker sottovalutiamo facilmente la nostra velocità effettiva, poiché veniamo percepiti come «nor-mali» ciclisti.
Diamo dunque il benvenuto alla primavera! Auguro a tutti voi serene e sicure pedalate – naturalmente con un bel copricapo protettivo!
Tom Glanzmann
COLOPHOnEditore: upi – Ufficio prevenzione infortuni, Hodlerstrasse 5a, CH-3011 Berna, [email protected], www.upi.ch, telefono + 41 31 390 22 22 Cambiamenti d’indirizzo: [email protected] Redazione: Ursula Marti (wortreich gmbh), Tom Glanzmann (upi), Rolf Moning (upi), Nathalie Wirtner Julmi Indirizzo di redazione: Ursula Marti, wortreich gmbh, Maulbeerstrasse 14, 3011 Berna, [email protected], telefono + 41 31 305 55 66 Traduzione: Francesca Grandi, Riva San Vitale Correzione: Antonio Cifelli (upi) Foto: pagina 1: thinkstock; pagine 2, 5, 12, 13, 16: bfu; pagine 3, 6, 7, 8, 9, 10, 11: Iris Andermatt; pagine 14, 15: VCS Layout: SRT Kurth & Partner AG, Ittigen Stampa: AST & FISCHER AG, Wabern Tiratura: italiano: 1200, francese: 3400, tedesco 9400 esemplari. Rivista trimestrale. ISSN 2235-8889 (Print) / ISSN 2235-8897 (PDF)
© Riproduzione degli articoli solamente con l’autorizzazione della redazione e con indicazione completa della fonte
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L’esperta dell’upi e membro del team di ricerca Esther Walter: «I ciclisti possono fare molto per la loro sicurezza».
DOSSIER BICICLETTA
PRECEDEnzA, PRuDEnzA! Se negli ultimi anni il numero di incidenti con auto è diminuito, quello degli incidenti che coinvolgono biciclette è rimasto stabile. Una sfida particolare è l’aumento delle e-bike. L’esperta upi Esther Walter informa.
Al lavoro pedalando
Per la salute, l’ambiente e anche la propria qualità di vita, andare al lavo- ro in bici è senz’altro positivo. L’upi esorta le aziende a promuovere questo mezzo di spostamento sensibilizzan - do altresì il personale sulla sicurezza in sella.
Quali particolari aspetti della sicu-rezza deve osservare chi si reca al lavoro in bici?Essenzialmente, i pericoli sono gli stessi del ciclismo praticato nel tempo libero, solo che nelle ore di punta le strade sono invase da pendolari in automo-bile. Molti di loro vanno di fretta o sono stressati o con la testa già – o ancora – al lavoro o a casa. Inoltre, ci si
reca al lavoro in bici con un altro spi-rito rispetto alla biciclettata praticata nel tempo libero per il piacere perso-nale.
Cosa possono fare i datori di lavoro per proteggere i loro collaboratori da incidenti in bici? Possono fornire consigli per pedalate sicure. Il SafetyKit dell’upi «Nessuno frena se sei invisibile» contiene molti ausili pronti per l’uso e facilissimi da impiegare: un manifesto, un f lyer con suggerimenti per un percorso casa-lavoro sicuro, catarifrangenti, una presentazione e un videoclip (vedi riquadro). Ma le imprese possono fare di più.
C’è chi preferisce recarsi al lavoro in bici o e-bike, piuttosto che in treno o in auto. Cosa può dirmi della sicurezza dei ciclisti? Esther Walter: Le statistiche sugli infor-tuni indicano che l’auto e i mezzi di tra-sporto pubblici sono più sicuri della bicicletta. Il rischio aumenta ulterior-mente se si inforca la bici anche per recarsi al lavoro. Ma i ciclisti possono influire notevolmente sulla loro sicu-rezza: c’è una bella differenza se il per-corso casa-lavoro segue un asse di traf-fico principale o strade secondarie attraverso quartieri poco trafficati.
L’upi caldeggia dunque l’idea di recarsi al lavoro in bicicletta?
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DOSSIER BICICLETTA
Ossia?Possono creare spazi di parcheggio dove le biciclette sono protette dalle intemperie e possono essere assicurate contro i furti. Occorrono anche arma-dietti per il casco, i guanti, la prote-zione antipioggia ecc. Un buon equi-paggiamento aumenta la sicurezza; se i ciclisti possono depositarlo in loco, lo utilizzano più volentieri. Le imprese potrebbero anche offrire una volta all’anno un servizio riparazioni, affin-ché luci e freni siano sempre perfetta-mente funzionanti.
Alcune grandi imprese propongono addirittura corsi per ciclisti … Sì, ad esempio corsi mirati di e-bike o di ciclismo fuori strada. È un’ottima iniziativa! Rispetto ai ciclisti, gli e-biker si infortunano molto più spesso da soli, ovvero senza collisione con altri utenti della circolazione. La bicicletta elettrica non va sottovalutata. Un corso può for-nire preziosi consigli! Spesso i corsi aziendali riguardano l’uso della bici nel tempo libero perché questo tipo di infortunio rappresenta un onere deci-samente maggiore rispetto agli infor-tuni in bici sul percorso casa-lavoro.
Cosa possono fare, dal canto loro, i ciclisti per migliorare la loro sicurezza? Molto! Chi è sempre attento, si attiene alle norme della circolazione, si rende visibile circolando con le luci accese e materiale catarifrangente e indossa il casco riduce decisamente i rischi.
Un altro importante tema è quello della precedenza. Insieme a vari partner l’upi ha lanciato la campagna «Precedenza alla prudenza – Non sai mai cosa ti può capitare!».
Spesso i ciclisti non rispettano la pre-cedenza – agli stop, svoltando o addi-rittura passando col semaforo rosso. In questo modo si espongono, in- consapevolmente, a notevoli rischi. In bicicletta è facile credere di avere tutto sotto controllo, e si attraversa laddove bisognerebbe fermarsi. Le statistiche degli infortuni dimo stra - no che si tratta di false sicurezze. La violazione delle norme riguardanti le precedenze è una causa frequente d’incidente.
E quale ruolo rivestono le automobili-ste e gli automobilisti?La sicurezza dei ciclisti dipende note-volmente anche dal comportamento degli automobilisti. Succede che il ciclista non venga scorto, in altri casi è l’automobilista che a sua volta non
rispetta una precedenza. Sempre più spesso gli automobilisti si distraggono al volante con il cellulare o altri appa-recchi elettronici, e l’aumento delle biciclette elettriche in circolazione sollecita ulteriormente la loro atten-zione. Se un automobilista scambia un’e-bike per una «normale» bici-cletta, e ne sottovaluta pertanto la velocità, il rischio di collisione è mag-giore.
È davvero così difficile valutare la velocità?L’upi sta svolgendo uno studio pratico che rileva la capacità degli automobili-sti di valutare la velocità delle biciclette classiche e delle biciclette elettriche. Attendiamo con ansia i risultati, che dovrebbero essere disponibili nell’e-state del 2015.
Le cifre • Nel 2013, 790 ciclisti e 114 e-biker si
sono infortunati gravemente, 17 risp.
4 in modo mortale.• Nel 2012, 439 ciclisti e 42 e-biker
sono rimasti feriti gravemente o
mortalmente in una collisione; in
due casi su tre la collisione ha
coinvolto un’automobile. • Il mancato rispetto di una precedenza
è la principale causa di collisione tra
automobili e biciclette; entrambi
i mezzi sono indicati come responsa-
bili dell’incidente pressappoco in
ugual misura (46 % risp. 44 %).• Se tra il 2002 e il 2012 il numero di
passeggeri di autoveicoli gravemente
feriti si è dimezzato, nello stesso
periodo il bilancio di ciclisti ed
e-biker non è migliorato.
La campagna• Lanciata nel 2014 da Pro Velo, ATA,
upi, Suva, TCS, corpi di polizia e
FSS, la campagna «Precedenza alla
prudenza – Non sai mai cosa ti può
capitare!» durerà fino al 2016.
www.prudenza-precedenza.ch
Consigli per pedalate sicure:
opuscolo «Bicicletta – Pedalare
sicuri» su
www.areasicurezza.upi.ch
Precedenza alla prudenza – Non sai mai cosa ti può capitare!
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Ma quale ruolo riveste il casco? La campagna non tocca questo argomento … Indossare il casco bici è assolutamente indispensabile, ma non è sufficiente. Il casco non rappresenta un’assicurazione sulla vita, ma è un mezzo di preven-zione secondaria. Significa che non impedisce un incidente, ma riduce la gravità delle ferite – e in modo molto efficace. L’attuale campagna ha lo scopo di impedire che gli incidenti avvengano. Ecco perché il casco non è un elemento centrale – anche se le imprese dovrebbero incoraggiare il porto del casco!
upi
Avvicendamento ai vertici dell’upiDopo trent’anni d’attività, a fine 2014
il membro della direzione upi Jörg
Thoma ha raggiunto la meritata
pensione. Regula Hartmann-Bertschi
gli è subentrata il 1° gen naio 2015
come nuovo membro della direzione.
L’upi ringrazia Jörg Thoma per il
preziosissimo impegno in tutti questi
anni e dà un caloroso benvenuto a
Regula Hartmann!
Quale messaggio riguardante il casco vi sta particolarmente a cuore? Il casco esplica il suo effetto protettore solamente se indossato correttamente. Il 10 % circa dei ciclisti non lo fa, i bam-bini addirittura in misura del 20 %! Un casco traballante perché non è stato regolato a dovere può essere addirit-tura pericoloso, poiché intralcia i movimenti del capo e la visuale. In questo senso le imprese potrebbero svolgere un importante lavoro di infor-mazione dei collaboratori e dei loro famigliari.
Intervista: Ursula Marti
SafetyKit dell’upi
Il nuovissimo SafetyKit «Nessuno frena
se sei invisibile» si propone di sensibiliz-
zare il personale delle PMI affinché si
rechi al lavoro in bici in tutta sicurezza.
La pubblicazione si rivolge ai responsa-
bili del personale e agli incaricati della
sicurezza, che possono così fare opera
di prevenzione con un onere minimo,
ed è incentrata sui seguenti messaggi:• Prudenza in situazioni di precedenza:
vale la pena dare un’occhiata!• Renditi visibile – anche di giorno.• Indossa sempre il casco.• Attenzione! Una bicicletta elettrica è
più veloce di quanto si pensi.
Il SafetyKit contiene:• manifesto in formato A3 (da appen-
dere in mensa, in caffetteria, nelle
scale, in ascensore, alla bacheca, alla
ricezione ecc.)• volantino con consigli per un
percorso casa-lavoro sicuro in bici
e catarifrangenti da distribuire• presentazione PowerPoint (per eventi
informativi o per l’intranet aziendale)• videoclip
Maggiori informazioni sull’intera
offerta per le aziende su
www.imprese.upi.ch
Tutti i temi dei SafetyKit su
www.safetykit.upi.ch Manifesto del SafetyKit «Nessuno frena se sei invisibile».
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«Devo la vita al casco»RITRATTO Voleva fare un’escursione in mountain bike nella valle d’Üschinen, ma le cose sono andate diversamente: Urs Etter è rovinato a terra fratturandosi diverse vertebre. Ma ha avuto fortuna: il casco gli ha evitato ferite ben più gravi.
Urs Etter è un mountain biker provetto, membro del comitato del Bike-Club Spiez e guida esperta di escursioni in mountain bike. In un venerdì di otto-bre aveva programmato un’uscita nella magnifica valle d’Üschinen, presso Kandersteg. Il tragitto era piacevole. Urs Etter intercalava frequenti pause per godersi il magnifico panorama alpino. Il tempo era bello e il percorso non particolarmente impegnativo.
«Per fortuna sono riuscito a prendere il cellulare.»Urs Etter
Il sentiero sassoso era ripido, ma Urs Etter l’aveva già percorso innumerevoli volte e per lui il pietrisco non rappre-sentava un problema particolare. Eppure, passata una spalla Urs Etter manca una curva, esce dal sentiero, cade oltre il manubrio e cozza al suolo con la testa e una spalla. «Avevo fortis-simi dolori alla spalla, che mi sembrava in fiamme, e ho subito cercato di muo-vere braccia e gambe. Giacevo a pancia in giù in un affossamento accanto al sentiero. Ho cercato di rimettermi in piedi, ma non ci sono riuscito», de - s crive Urs Etter i primi minuti dopo l’incidente.
Fortunatamente, dopo aver fotogra-fato il panorama era risalito in sella infilando il cellulare nel taschino poste-riore della maglia. Ma a causa delle ferite, afferrarlo non era stato affatto semplice. Inoltre, data la pessima copertura di rete c’era voluta quasi Urs Etter, di Thun, alcune settimane dopo il grave infortunio in bicicletta.
DOSSIER BICICLETTA
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Senza la protezione del casco questa pietra acuminata avrebbe potuto ferire
mortalmente Urs Etter.
mezz’ora prima che Urs Etter riuscisse ad allertare i soccorsi. La polizia, l’am-bulanza e un elicottero della REGA giungono sul posto dopo altri 25 minuti. Ma nella valle d’Üschinen sta calando la nebbia, e l’elicottero non può atterrare. Urs Etter deve essere tra-sportato in ambulanza fino a Kander-steg. Qui viene affidato alla REGA ed elitrasportato all’Inselspital di Berna.
Fortuna nella sfortuna I medici dell’Inselspital stabilizzano la colonna vertebrale di Urs Etter con dodici viti di quattro centimetri e tre placche in titanio: «Ho subito un infor-tunio simile a un candidato di ‹Wetten dass …?›, che nell’intento di scavalcare delle automobili è caduto finendo in sedia a rotelle! Ma mi sono reso conto della vera fortuna che ho avuto nell’in-cidente solamente quando in ospedale mi hanno mostrato il casco. Se fossi caduto su quella pietra acuminata senza il casco, ora sarei sicuramente paralizzato – o peggio: morto!» rac-conta Urs Etter. Invece, grazie all’inter-vento chirurgico e alla fisioterapia il ciclista ha potuto tornare in sella già poche settimane dopo l’incidente. Ovviamente con un’andatura calma e in posizione eretta, sottolinea l’appas-sionato mountain biker.
«Senza casco, ora sarei sicuramente paralizzato.»Urs Etter
Urs Etter soffre ancora delle conse-guenze del grave incidente: ha forti dolori muscolari, come dopo un intenso sforzo fisico, non può rimanere seduto a lungo e ha una sensibilità ridotta nelle dita. Ha inoltre problemi con la voce, poiché anche le corde vocali sono state toccate dal complicato inter-vento chirurgico. Il suo programma di
riabilitazione prevede passeggiate quo-tidiane con la cagnolina della famiglia, che nel periodo dopo l’incidente è pra-ticamente diventata la sua terapista personale, ride Urs Etter. La prossima tappa sarà il rientro al lavoro. In qualità di capoprogetto IT, durante l’assenza è riuscito da casa a dare un po’ di soste-gno alle colleghe e ai colleghi, spiega. Rientrerà dapprima al 40 %, poi au -menterà progressivamente il lavoro fino a tornare pienamente operativo.
Mai più senzaL’incidente in mountain bike non ha tolto ad Urs Etter il piacere di salire in sella, anzi: non vede l’ora di imbracciare la bici! Ma di una cosa è certo: «Non inforcherò mai più una bicicletta senza indossare il casco – nemmeno per fare pochi metri!» Per Urs Etter non esistono compromessi. Quando incrocia dei ciclisti senza casco, non può che scuo-tere il capo. Gli incidenti non succedono solo su complicati percorsi per mountain bike, ci tiene a sottolineare. Lo constata anche nel suo Bike-Club. Spesso gli inci-denti avvengono dopo l’escursione vera
Pedalate sicure
La bicicletta è un apprezzato mezzo
di spostamento, semplice e rapido,
per tre milioni di persone in
Svizzera. Sono oltre 8 000 i ciclisti
che si infortunano ogni anno. La
sicurezza in bicicletta inizia da un
equipaggiamento adeguato.
Trovate preziosi consigli:
nell’opuscolo upi «Bicicletta»
nell’opuscolo upi «Mountain bike»
nella lista di controllo di Urs Etter
(disponibile solo in tedesco)
Tutto su www.areasicurezza.upi.ch
e propria, ad esempio durante il rientro dal ristorante o mentre ci si reca in albergo. Per Urs Etter il casco è molto più di un pezzo dell’equipaggiamento: è una garanzia contro ferite gravi!
Camilla Krebs
8 area sicurezza 1/ 2015
DOSSIER BICICLETTA
L’OPInIOnE di Jean-François Steiert, consigliere nazionale e presidente di Pro Velo Svizzera, in merito all’«Iniziativa bici» che intende consolidare e rendere più appetibile la ciclomobilità e altre forme di mobilità dolce.
Promuovere la bicicletta significa migliorare la sicurezza
Oltre la metà delle persone attive si reca al lavoro percorrendo meno di
cinque chilometri. Significa che in Svizzera vi è un potenziale enorme, ma finora poco sfruttato, di itinerari percorribili in bicicletta invece di incrementare il traffico utilizzando l’automobile o sovraccaricare i mezzi pubblici nei centri urbani. Con la diffusione della bicicletta elettrica, le salite non sono più di ostacolo a un uso più frequente della bici nella vita di tutti i giorni.
Vi è un indiscusso interesse pubblico a che le persone si spostino a piedi o in bici – un’evoluzione che fa bene alla salute e riduce pertanto i costi, diminuisce le emissioni di CO2 e di altri residui gassosi e contribuisce alla qualità dell’aria che respiriamo. Non da ultimo, riduce il fabbisogno di territorio per la rete stradale, migliorando il comfort e riducendo gli intasamenti per i conducenti di autoveicoli e i passeggeri dei mezzi pubblici costretti a percorrere tragitti più lunghi.
Uno degli aspetti più importanti della promozione della bicicletta è la sicurezza – sia oggettiva che soggettiva. Occorrono ciclopiste, corsie ciclabili sufficientemente larghe e, soprattutto, più sicurezza agli attraversamenti e agli incroci, oggi ancora troppo pericolosi. Ci sono poi aspetti immateriali, come lo stile di guida dei ciclisti e degli altri attori della circolazione, che può contribuire a migliorare la sicurezza di tutti tramite l’educazione al traffico, l’informazione o anche le dovute sanzioni. Non da ultimo, la ciclomobilità sicura comprende anche misure contro i 100 000 furti di biciclette annui e gli
atti di vandalismo e la promozione del rispetto reciproco nella circolazione di tutti i giorni e nel tempo libero.
L’Iniziativa bici intende, in tal senso, fare pressione sulla politica nazionale. Il fatto che sia sostenuta da numerose organizzazioni e rappresentanti del po polo di quasi tutti i partiti politici dimostra l’ampio consenso di cui gode in Svizzera la questione di una mobilità dolce sicura. •
Iniziativa bici
Il consigliere nazionale friburghese
Jean-François Steiert è presidente di
Pro Velo Svizzera e del comitato
dell’Iniziativa bici che verrà lanciata
a marzo 2015. L’iniziativa chiede che
la ciclomobilità sia ancorata nella
Costituzione federale al pari
dell’escursionismo e della mobilità
pedonale. In particolare, chiede
percorsi ciclabili sicuri per il traffico
di tutti i giorni e il tempo libero.
www.pro-velo.ch
Jean-François Steiert: «La promozione
di una mobilità dolce e sicura in Svizzera
raccoglie ampi consensi».
area sicurezza 1/ 2015 9
FORMAzIOnE COnTInuA Ogni due anni l’upi invita i delegati alla sicurezza a un evento informativo teso a fornire nozioni fondamentali su temi attuali di prevenzione. «area sicurezza» ha assistito a una delle dieci giornate informative per DS.
Informazioni di prima mano per delegati upi alla sicurezza
Nove del mattino al Centro interregio-nale di perfezionamento di Tramelan, nel Giura, dove si sono dati appun-tamento oltre 50 delegate e delegati alla sicurezza (DS) provenienti dalla Svizzera romanda. Fuori c’è ancora neb-bia, ma la direttrice dell’upi Brigitte Buhmann annuncia, ottimista, una splendida giornata.
Durante una cosiddetta «giornata d’informazione per SD» vengono pre-sentate le novità dell’upi e, in work-shop, vengono trattati temi inerenti alla prevenzione. Ogni due anni l’upi organizza dieci di queste giornate in tutte le regioni del Paese. Quest’anno vi hanno partecipato circa 650 delegate e delegati alla sicurezza.
Brigitte Buhmann presenta le nuove offerte per le imprese (cfr. i SafetyKit dell’upi a pagina 5) e il pacchetto per la sicurezza nelle scuole attualmente in fase di progettazione. Nel programma della giornata rientrano anche le cam-pagne di prevenzione 2015 e le nuove vesti grafiche dell’upi nei social media, dove gli interessati trovano novità, con-sigli utili e videoclip.
Per l’upi è importante veicolare infor-mazioni di prima mano ai suoi partner della prevenzione. Ai DS l’upi proporrà a breve una formazione per specialisti della sicurezza – su richiesta degli stessi delegati: in un sondaggio, 80 % ha espresso interesse per questo tipo di for-mazione. In un modulo base verranno trattate le norme, i rischi e la comunica-zione riguardante la prevenzione degli infortuni. Successivamente, in cosid-detti moduli tematici si approfondi-ranno singole tematiche legate alla pre-
L’apprendimento è sinonimo di esperienza: le delegate e i delegati alla sicurezza toccano
con mano il grado di resistenza allo scivolamento di diversi rivestimenti per pavimenti.
PARTnER COMUNI
venzione. Dal 2015 l’upi testerà con candidati selezionati questa formazione continua che, dal 2016, verrà proposta a tutti i delegati e le delegate alla sicurezza.
Pratica per la praticaFormazione continua significa anche apprendere attraverso l’esperienza. Nella seconda parte della giornata informativa i DS si immergono in tre workshop pra-tici incentrati sui temi efficacia delle misure infrastrutturali nella circola-zione stradale, l’acqua nei parchi giochi e proprietà antisdrucciolo delle pavimen-tazioni. Alla luce dei 270 000 infortuni dovuti a cadute che si verificano ogni anno in casa e nel tempo libero – il 61 % dei quali su superfici piane – i rivesti-menti per pavimenti sono di stretta attualità. Passando le mani su quattro
superfici, i DS possono percepire il diverso grado di resistenza allo scivola-mento dei rivestimenti asciutti e bagnati: l’acqua ha un effetto lubrificante e modi-fica notevolmente l’aderenza tra pelle e rivestimento. Si tratta poi di determi-nare il rivestimento più adatto per due luoghi concreti servendosi della docu-mentazione upi «Lista dei requisiti: pavimenti e rivestimenti».
Il tempo trascorre rapidamente. Mentre il sole fa finalmente capolino, i parteci-panti si recano al pranzo in comune – un modesto segno di riconoscenza dell’upi alle delegate e ai delegati per il loro prezioso impegno a favore della sicurezza!
Tom Glanzmann
10 area sicurezza 1/ 2015
PARTnER IMPRESE
SAFETYKIT Pronti all’uso con un onere minimo e gratuiti – sono i principali vantaggi dei SafetyKit lanciati dall’upi a metà 2014. «area sicurezza» ha chiesto alle imprese cosa ne pensano di questo nuovo strumento.
«Gli infortuni nel tempo libero sono più problematici degli IP»
ba. È successo correndo via dopo aver acceso un fuoco d’artificio. Mi è costato tre mesi di assenza forzata dal lavoro.
Nella sua azienda, qual è il rapporto tra infortuni professionali e infortuni non professionali?In azienda non abbiamo praticamente nessun infortunio. Gli infortuni nel tempo libero sono invece un autentico grattacapo. Mediamente si verificano
due incidenti all’anno, con periodi d’assenza che vanno da una settimana a cinque mesi. Durante queste assenze gli altri colleghi devono dare di più. Abbiamo avuto purtroppo anche due decessi.
Qual è, secondo lei, la sfida maggiore degli infortuni non professionali?Devo riuscire a sensibilizzare il perso-nale sui comportamenti da adottare nel tempo libero senza che ciò diventi troppo limitativo o rovini loro il diver-timento. Occorrono notevoli sforzi, soprattutto all’inizio, che però sul lungo termine sono paganti.
Che cosa fa, concretamente, per la prevenzione degli infortuni?Più volte all’anno formiamo tutto il per-sonale sugli infortuni sul lavoro e nel tempo libero. Affrontiamo questi temi anche tra una formazione e l’altra. Ad esempio, abbiamo utilizzato il SafetyKit «Visibilità di notte» perché come panet-tieri anche d’estate siamo spesso in viag-gio quando è ancora notte. Abbiamo allegato il volantino al foglio di salario, e come promemoria abbiamo appeso il manifesto nel laboratorio, nei guarda-roba e in mensa. Facilissimo!
Quali effetti ha avuto la vostra azione?Ha indotto il personale a riflettere. In questo modo le persone si rendono conto dei loro comportamenti e li modificano. Tematizzare la sicurezza è però un compito costante, se si vuole che sia efficace nel tempo. Perciò impie-gheremo anche i prossimi SafetyKit dell’upi!
La «Beck Lyner» è la più antica panet-teria di Winterthur. L’azienda impiega 50 persone e ha due filiali. Il titolare Peter Lyner è venuto a conoscenza dei SafetyKit upi «Cadute» e «Visibilità» tramite l’associazione Panettieri-con-fettieri Svizzera.
Signor Lyner, ha già subito un infortu-nio nel tempo libero?Peter Lyner: Mi sono fratturato una gam-
Peter Lyner in una delle sue filiali: «Gli infortuni nel tempo libero danno più filo da
torcere degli infortuni professionali».
area sicurezza 1/ 2015 11
Steve Eggenberger è incaricato della sicurezza presso la «Compagnie in-dustrielle de Monthey SA» (Cimo). L’azi enda impiega circa 380 persone ed offre alle imprese BASF, Syngenta e Huntsman (ca. 1 600 collaboratrici e collaboratori) servizi di sicurezza negli spazi industriali comuni.
Signor Eggenberger, ha già subito un infortunio nel tempo libero?Steve Eggenberger: Sì, sono inciampato su un sasso e mi sono slogato una cavi-glia – sono stato assente dal lavoro per una settimana.
Quanti infortuni si verificano nella vostra azienda?L’anno scorso abbiamo registrato 17 in-fortuni nel tempo libero con assenze dal lavoro e solamente due assenze dovute a infortuni sul lavoro. Il pro-blema degli infortuni non professionali
è dunque molto più acuto rispetto agli infortuni in impresa. Non è semplice fare prevenzione attiva e sensibilizzare il personale senza ingerire nella sfera privata delle persone …
Che cosa fate per la sicurezza del vostro personale?Adottiamo misure di vario genere; come impresa industriale, per noi gli infortuni sono già di per sé un argo-mento prioritario. Dato il summenzio-nato numero di infortuni non profes-sionali, la prevenzione degli infortuni nel tempo libero assume crescente importanza. Accanto alle formazioni per nuovi collaboratori, due-tre volte all’anno ci rivolgiamo al personale tra-mite workshop o esposizioni tematiche.
Come avete finora utilizzato l’offerta dell’upi?Per i nostri workshop abbiamo impie-
gato singoli strumenti dei SafetyKit. Ad esempio, abbiamo trattato il tema della visibilità e distribuito a tutto il perso-nale il volantino e del materiale riflet-tente. Apprezziamo molto anche le pre-sentazioni, che adattiamo di volta in volta alle esigenze specifiche della nostra azienda. Questi kit sono fonte di ispirazione e un’importante base su cui organizzare i nostri workshop. Ab -biamo anche già noleggiato un’esposi-zione tematica. La dimostrazione dal vivo dell’effetto protettivo del casco da bicicletta ha suscitato molto interesse e stupore fra il personale.
Quali sono gli elementi essenziali del vostro lavoro di prevenzione?Abbiamo senz’altro bisogno del soste-gno della direzione e occorre anche una buona intesa tra incaricati della sicu-rezza e responsabili del personale. Per noi è importante motivare le persone ad essere il principale attore della propria sicurezza e tutelare la salute delle lavo-ratrici e dei lavoratori, che a loro volta possono diventare in un certo senso degli angeli custodi per le colleghe e i colleghi di lavoro e per i famigliari.
Interviste: Tom Glanzmann
Steve Eggenberger: «Per noi i SafetyKit sono fonte di ispirazione e un’importante
base su cui organizzare i nostri programmi di prevenzione.»
DISTInzIOnE
Premio sicurezzaOgni due anni l’upi premia un comune
o una città che si è distinto partico-
larmente nella prevenzione degli
infortuni. Dotato di 15 000 franchi,
il prossimo premio verrà assegnato
nell’autunno del 2015.
Partecipate anche voi: l’upi attende
con piacere le vostre candidature!
Termine ultimo di consegna dei
progetti: 30 giugno 2015.
Maggiori informazioni sul premio
sicurezza alla pagina
www.comune-impegnato.upi.ch
12 area sicurezza 1/ 2015
PARTnER IMPRESE
FORuM upi Quali misure consentono di migliorare la sicurezza dei conducenti più anziani? L’autovalutazione mediante test è un concetto molto promettente. Occorre altresì migliorare la qualità delle diagnosi mediche.
Promuovere l’autoregolamentazione dei conducenti anziani
Il Forum upi sulla circolazione stradale tenutosi a novembre 2014 ha cercato di rispondere alla spinosa domanda: «Anziani al volante – davvero così pericolosi?». Entro il 2030 in Svizzera la percentuale di conducenti sopra i 65 anni aumenterà dall’attuale 18 % a un presumibile 24 %. Oggi le persone anziane rimangono in buona salute sempre più a lungo, hanno esigenze di mobilità e sono in possesso di una
licenza di condurre in misura maggiore rispetto alle generazioni precedenti. Di conseguenza, la percentuale di condu-centi anziani è in progressivo aumento.
Necessità di una riflessione diffe-renziataMa gli anziani al volante sono davvero così pericolosi come li dipingono sovente i mass media quando sono coin-volti in un incidente? «Occorre differen-ziare», ha premesso al Forum la diret-trice dell’upi Brigitte Buhmann. «Le cifre assolute sugli incidenti con persone anziane sono relativamente basse, ma percorrono anche meno chilometri rispetto ai conducenti più giovani». Il rischio d’infortunio per chilometro per-corso cresce dopo i 65 anni, ma rimane comunque molto inferiore al rischio per la categoria dei giovani conducenti. Il rischio maggiore degli anziani rispetto alla media va considerato anche alla luce della vulnerabilità maggiore di questi ultimi rispetto ai giovani.
Anche le statistiche dimostrano che i conducenti anziani non sono particolar-mente pericolosi: a fronte dei 309 morti registrati mediamente ogni anno nella circolazione stradale nel periodo tra il 2011 e il 2013, solo in 36 casi a causare l’incidente è stata una persona anziana. In 21 casi delle persone anziane erano responsabili e al contempo vittime, in 15 casi vittime coinvolte indirettamente (vedi grafico).
Miglioramenti come richiesto da Via sicuraBrigitte Buhmann ha spiegato che la legge prevedrà ancora, quale misura di
prevenzione, le visite di controllo rego-lari del medico di fiducia per i condu-centi sopra i 70 anni, «ogni due anni anche con Via sicura». Ma le esigenze mediche verranno aggiornate e ampliate, e per i controlli dell’idoneità alla guida vi saranno standard di garanzia della qualità uniformi a livello nazionale. Le decisioni del Consiglio federale sono attese nei prossimi mesi. «L’upi è dell’opinione che si debba fare tutto quanto in nostro potere affinché le per-sone anziane possano guidare in tutta sicurezza il più a lungo possibile. Anche i medici svolgono un ruolo essenziale. Ma se un conducente anziano diviene un pericolo per sé e per gli altri, ci vogliono strumenti affidabili in grado di far emergere questi casi».
La relatrice Britta Lang, direttrice di ricerca presso il Traffic Research Labo-ratory TRL di Londra, ha sottolineato l’importanza della mobilità per le per-sone anziane. «L’automobile permette agli anziani di partecipare ad attività sociali e di curare i contatti. La revoca della licenza di condurre va spesso di pari passo con la perdita di fiducia nei propri mezzi e di autonomia». Secondo Britta Lang, accanto alla crescente importanza dei mezzi pubblici anche l’automobile privata si affermerà sem-pre più fra le persone anziane come mezzo di trasporto relativamente sicuro e flessibile.
L’autoregolamentazione è efficace Secondo Britta Lang, la sicurezza nel traffico relativamente elevata delle per-sone anziane è un effetto dell’autorego-lamentazione, ossia della capacità degli
Britta Lang, direttrice di ricerca presso il Traffic
Research Laboratory TRL di Londra, vede un
ottimo potenziale nell’autoregolamentazione
dell’idoneità alla guida mediante test specifici.
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anziani di percepire i limiti imposti dall’età e di reagire adeguatamente a queste mutate condizioni. Per esempio, evitando situazioni a rischio o ridu-cendo progressivamente i chilometri percorsi fino a riconsegnare definitiva-mente la licenza di condurre.
Proprio questa riflessione autore-sponsabilizzante ha un ottimo poten-ziale e andrebbe favorita. «Riconse-gnare la patente al momento giusto è indispensabile per la sicurezza. Pos-siamo aiutare gli anziani integrando le loro percezioni soggettive con feedback oggettivi sulla loro idoneità alla guida», afferma Britta Lang. L’esperienza dimo-stra che molte persone di una certa età accettano di buon grado questo tipo di feedback e ne tengono debitamente conto nelle loro decisioni.
Due tipi di testSecondo Britta Lang, fra gli strumenti di prevenzione si constatano due tipi di evoluzione: da un canto test che si pre-figgono di migliorare la percezione di
sé dei conducenti più anziani, mediante domande mirate su esperienze di guida negative o difficoltà osservate durante la guida. Altri test, invece, servono ad appurare le prestazioni massime del conducente anziano rispetto a capacità rilevanti per la guida, al fine di deter-minare eventuali deficit funzionali. Entrambi i tipi di test forniscono alla persona anziana indicazioni su cosa deve fare affinché il suo stile di guida rimanga sicuro o su quando è giunto il momento di riconsegnare la patente.
I test sono già in uso in diversi Paesi europei e, secondo la direttrice dell’upi, in futuro anche la Svizzera potrebbe adottarli.
Ursula Marti
Anziani davvero così pericolosi?
Ø 2011 – 2013 Morti Feriti gravi
Totale 309 4 256
Di cui anziani al volante 47 537
Di cui incidenti causati da anziani – anziani responsabili e vittime– anziani vittime indirette
36
21 (58 %)15 (42 %)
389
112 (29 %)277 (71 %)
TEMPO LIBERO
CiaspolateLe escursioni sulla neve sono molto
apprezzate. L’uso di ciaspole (o rac-
chette da neve) facilita notevolmente
le camminate nella neve fresca e pro-
fonda: ripartendo il peso corporeo su
una superficie più estesa, le ciaspole
evitano infatti di sprofondare eccessi-
vamente nella neve. Anche chi non
scia ha così la possibilità di addentrarsi
in magnifici paesaggi invernali. Ma
nemmeno le ciaspolate sono prive di
rischi, come le valanghe o la perdita
dell’orientamento. Ogni inverno sono
in media tre gli escursionisti su rac-
chette a perdere la vita in Svizzera. Il
soccorso alpino interviene saltuaria-
mente anche per trarre in salvo es-
cursionisti feriti o bloccati.
Come aumentare la propria sicurezza:• Se siete principianti, scegliete solo
percorsi demarcati e assicurati. • Scegliete percorsi adatti alle vostre
capacità. • Informatevi sulle condizioni della
neve e del tempo. • Non avventuratevi sulla neve da soli. • Pianificate sufficienti possibilità di
rientro anticipato e riserve di tempo.
L’upi mette a disposizione dei
gestori di sentieri invernali segnalati
una guida per la preparazione,
la segnalazione, la manutenzione
e la gestione di questi particolari
sentieri. La guida (in francese e
tedesco) è disponibile su
www.areasicurezza.upi.ch.
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PARTnER COMUNI
Percorsi casa-scuola sicuriPIAnI DI MOBILITÀ SCOLASTICA ATA e upi marciano a braccetto per soddisfare le esigenze di bambini, genitori e partner delle scuole in diversi comuni e città romandi. Un approccio globale e partecipativo per ridurre i rischi d’infortunio.
zioni sulla mobilità di 500 bambini intervistati lungo il tragitto verso l’isti-tuto scolastico Geisendorf di Ginevra.
Negli ultimi mesi l’ATA ha passato al vaglio anche altri percorsi scolastici a Montreux e Ginevra. Accessibilità, sicurezza e vicinanza alla scuola sono di competenza delle autorità. Il piano di mobilità proposto dall’ATA consente di identificare i modelli di spostamento degli allievi e i punti ritenuti pericolosi
dagli utenti lungo il tragitto di scuola, e in seguito emana raccomandazioni in merito.
Sollecitato dall’ATA perché collabo-rasse alla fase del piano relativa all’ela-borazione delle raccomandazioni, l’upi contribuisce con le sue conoscenze tec-niche e le sue competenze a livello di sicurezza dei bambini. «Il piano di mobilità scolastica risponde alle preoc-cupazioni più sentite dai genitori e si pone dal punto di vista dell’utente», spiega Claude Morzier, ingegnere civile e consulente tecnico dell’upi in materia di circolazione stradale. Ad esempio, i punti principali vengono esaminati a un metro dal suolo, che corrisponde all’altezza degli occhi di uno scolaro. «Fra le misure caldeggiate si auspica un miglioramento della visibilità riorga-nizzando i parcheggi o avanzando i marciapiedi, o semplicemente ridimen-sionando la vegetazione, la modifica dei ritmi semaforici, la creazione di zone 30 con le relative regole di convi-venza», prosegue Claude Morzier.
Anche l’esperto tiene a sottolineare che «i genitori-taxi preoccupano parec-chio, benché l’upi sia ben consapevole che talvolta non ci sono alternative. Ma bisogna trovare aree sicure per far scen-dere e salire i bambini, anche a costo di prevedere delle zone a 200 – 300 metri dalla scuola. Senza dimenticare i pedi-bus, una valida alternativa quando il domicilio è vicino a scuola». In fin dei conti, la priorità spetta a una mobilità dei bambini in tutta sicurezza!
Nathalie Wirtner
I bambini adorano «incontrare gli amici sul cammino di scuola, chiac-chierare, acquistare dolciumi al chiosco – quando le auto li lasciano attraver-sare». A loro non piace «quando le auto-mobili vanno troppo veloci, quando ci sono lavori in corso, le bici e gli scooter che passano nonostante il segnale di stop del pattugliatore, quando arrivano in ritardo e … camminare sotto la piog-gia!». Questo è il succo delle afferma-
Orario di punta alle scuole di Chernex, sulle alture di Montreux, dove è allo studio
un bilancio della mobilità.
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Quando ritenete sia il momento più opportuno per chiedere consiglio all’upi?Françoise LanciMontant: Una volta disponibili il rilevamento e il rapporto sulla mobilità, l’ATA chiede la collabo-razione dell’upi e insieme formuliamo raccomandazioni tecniche e organizza-tive. Il rapporto sulla mobilità è basato sull’analisi dei questionari compilati da genitori, bambini e insegnanti, ai quali si aggiunge la consultazione di partner del quartiere – ludoteche, centri comu-nitari, associazioni dei genitori, asili nido ecc. Il rapporto ci fornisce infor-mazioni chiave per capire i problemi di sicurezza dei percorsi casa-scuola e poter migliorare gli itinerari scelti dai bambini: i punti nevralgici indicati dai genitori e dai partner scolastici, le espe-rienze e le preferenze dei bambini, i diversi mezzi di trasporto, i tempi di percorrenza, i motivi per cui i bambini vengono accompagnati a scuola in automobile e così via.
Il primo progetto nel quale avete coinvolto l’upi è quello della scuola Micheli-du-Crest a Ginevra. Come valuta questa collaborazione?Molto positivamente! Grazie ai dati forniti dal rapporto di mobilità, l’upi è in grado di formulare raccomandazioni sulla base di informazioni oggettive e quantitative, senza lasciare adito ad interpretazioni emotive. Si tratta dun-que di una base di lavoro molto solida che dà credibilità alle raccomandazioni dell’upi. Collaboriamo con l’upi per -ché desideriamo fondare la riflessione soprattutto sulle particolari percezioni ed esigenze dei bambini potendo altresì contare sulla consulenza professionale di esperti di sicurezza stradale.
Come reagiscono i genitori, i bambini e gli insegnanti? I bambini sono curiosi e interessati a parlare di come e con che cosa si spo-stano. Nel quadro del piano di mobilità organizziamo attività ad hoc. I bambini sono al centro della strategia e affron-tano con entusiasmo le attività proposte – il memory sulla mobilità, la giornata internazionale dell’andare a scuola a piedi, la giornata della mobilità con i mezzi pubblici ecc. Coinvolgiamo anche gli insegnanti, ad esempio mettendo a loro disposizione delle biciclette elettri-che affinché possano sperimentare un modo diverso di spostarsi. Teniamo in considerazione anche la loro opinione sulle modalità di spostamento delle classi per le attività extra sede. Infine, li coinvolgiamo nelle attività pedagogiche. Il loro interesse cresce nel corso del pro-cesso. Constatiamo un’ottima percen-tuale di ritorno dei questionari (in media 80 %), con un’eccellente reazione anche da parte dei genitori. Anche le associa-zioni dei genitori e altri attori del quar-tiere vengono consultati e coinvolti nella fase di attuazione dei provvedimenti.
Françoise Lanci-Montant
«Una base di lavoro molto solida»L’opinione di Françoise Lanci-Montant, responsabile dell’ufficio di consulenza romando dell’ATA.
Quali sono le ragioni più frequenti che inducono ad avviare un’analisi, e da chi giungono gli input (comuni, associazioni dei genitori ecc.)?Generalmente veniamo contattati quando attorno a un edificio scolastico si presentano problemi ricorren ti e le soluzioni finora adottate non hanno dato i risultati auspicati. Ci sono anche comuni desiderosi di farsi un quadro completo sulla mobilità scolastica prima di adottare misure concrete. Attualmente abbiamo diversi mandati dell’ufficio scolastico della città di Ginevra, della direzione degli affari sociali, famiglie e giovani del comune di Montreux o dell’ufficio tecnico della città di Sion.
Quanto tempo occorre prima che si possano osservare i primi risultati?Dipende dalle misure raccomandate. Durante la realizzazione del piano di mobilità scolastica (che dura all’in-circa dodici mesi) vengono organizzate azioni d’informazione e di sensibiliz-zazione e misure organizzative. Per quanto riguarda le misure architetto-niche, dipende dalla disponibilità dei servizi tecnici interessati e dall’appro-vazione dei necessari finanziamenti. nw
www.areasicurezza.upi.ch
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CAMPAGnA
«Occhi aperti – anche quando hai la precedenza!»La campagna moto per la prevenzione degli incidenti motociclistici entra a pieno regime nella seconda stagione, proseguendo il lavoro di sensibilizzazione dei motociclisti ed esor-tandoli a non abbassare mai la guardia e ad adottare uno stile di guida difensivo. È, infatti, la migliore assicurazione sulla vita!
Il messaggio viene diffuso capillarmente e si rivolge anche a tutti gli altri attori della cir-colazione. Dopo l’esposizione SWISS-MOTO, la Federazione motociclistica svizzera (FMS) – organizzazione partner dell’upi in questa campagna – parteciperà ad una ventina di altri eventi, come il XV Moto Show del Moto Club Vevey, il Love Ride di Dübendorf o i Rombo Days di Locarno. Presso lo stand del-l’FMS è possibile testare ludicamente la pro-pria velocità di reazione e vincere un premio. Sul sito della campagna e nei social network trovate molte novità, nuovi videoclip e allet-tanti concorsi.
Non lasciatevi abbattere e proteggete la vostra pelle, cari motociclisti! Nel vero e pro-prio senso della parola, poiché l’abbigliamento giusto è fondamentale. Un nuovo opuscolo dà
1.02
9.03
– 0
3.2
015
Love Ride: ci saremo anche nel 2015!
qualche suggerimento per scegliere la tenuta da moto più adatta. La pubblicazione è dispo-nibile online e presso i rivenditori specializzati di abbigliamento per motociclisti.
Con uno stile di guida consapevole dei rischi e l’equipaggiamento appropriato, i motociclisti sono armati di tutto punto per una stagione bella sotto ogni punto di vista. Buon viaggio! nw
www.stayin-alive.ch
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