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Astroagenda N°2

Date post: 21-Mar-2016
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Pubblicazione gratuita dell'Associazione Astrofili Centesi
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Page 1: Astroagenda N°2
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CHI SIAMO

associazione astrofili centesi

I l gruppo attualmente è formato da una decina di appassionati di astronomia a cui il Comune di Cento ha dato in utilizzo l’osservatorio astrono-

mico “P.Burgatti”, (nel cortile delle scuole medie) per i propri studi e per divulgare, a tutte le perso-ne interessate, le loro conoscenze di astronomia e dare la possibilità di osservare il cielo con gli appositi strumenti.

Il primo Gruppo Astrofili si è formato nel 1988, subito dopo la costruzione dell’osservatorio nel 1986 (Gruppo Astrofili Mizar). Il fondatore è stato Massimiliano Ottani con l’aiuto dei soci principali Ezio Lorenzi, Davide Balboni e Stefano Melloni.

Nel 2011 si è formato il nuovo gruppo: assoCiazione astrofili Centesi, di cui Massimiliano Ottani è sempre il presidente con l’appoggio del vicepresidente Davide Bal-boni, del direttore Amadio (Marco) Pilati, la vicedirettrice Antonella Balboni e il segretario Valerio Cantori.

Il nostro impegno è a livello di volontariato e siamo aperti a tutte le iniziative rivolte ad ampliare il nostro gruppo per offrire sempre più un servizio migliore alla cittadinanza.

osservatorio astronomiCo “P.Burgatti” via Dante alighieri 6, Cento ferrara, 44042

Angolo scuole medie in via Dante Alighieri

aPPuntamenti:aperto al pubblico il primo e l’ultimo venerdì di ogni mese dalle ore 20,30 alle 23,30

Si accettano gruppi di persone anche in altri giorni concordati

informazioni:e-mail: [email protected]: astrofilicentesi.blogspot.comfacebook: astrofilicentesi

Come e PerCHè Diventare soCi:Compilare il modulo d’adesione e consegnarlo presso la nostra sede in via Dante Alighieri, 6 a Cento – Ferrara, previo appuntamento con un nostro responsabile.Dopo il versamento dell’intera cifra d’adesione (equiva-lente a 10€ per gli adulti e 5€ per i minorenni), verrà rilasciata la tessera. I soci tesserati potranno usufruire dei seguenti servizi:

- uso illimitato e gratuito della strumentazione dell’osservatorio (dopo aver dimostrato la propria serietà e capacità).

- Partecipazione alle serate d’osservazione privata.

- Partecipazione ad appuntamenti riservati ai soci quali serate, gite, incontri, corsi.

- Consulenza per l’acquisto di un telescopio e altre strumentazioni astronomiche.

- Partecipazione gratuita ad eventuali conferenze promosse dalla nostra associazione.

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In basso:- i’olympus mons, il monte più alto di tutto il

sistema solare (24.000m)- il rover spirity, il primo dei due rover della NASA

giunti su Marte nel mese di gennaio 2004

Marte è il quarto pianeta del siste-ma solare in ordine di distanza dal Sole e l’ultimo dei pianeti di

tipo terrestre, dopo Mercurio, Venere e la Terra. Viene inoltre chiamato il Pianeta rosso, a causa del suo colore caratteri-stico dovuto alle grandi quantità di ossi-do di ferro che lo ricoprono.

Il pianeta, pur presentando un’atmosfera molto rarefatta e temperature piuttosto basse (tra -140 °C e 20 °C), è, tra i pia-neti del sistema solare, quello più simile alla Terra: infatti, nonostante le sue di-mensioni siano circa la metà del nostro pianeta, presenta inclinazione dell’asse di rotazione e durata del giorno simili a quelle terrestri; inoltre la sua superficie presenta formazioni vulcaniche, valli, calotte polari e deserti sabbiosi, oltre a formazioni geologiche che suggeriscono la presenza, in un lontano passato, di un’idrosfera.

La superficie del pianeta appare forte-mente craterizzata, a causa della quasi totale assenza di agenti erosivi in grado di modellare le strutture tettoniche.Fra le formazioni geologiche più notevoli di Marte si segnalano l’olympus mons, il vulcano più grande del sistema solare (alto 24 km), e la valles marineris, un lungo canyon più esteso di quelli terrestri.

Marte all’osservazione presenta delle variazioni di colore e la possibilità che possa contenere la vita è stata presa in considerazione. Nell’agosto 2011 la son-da Mars Reconnaissance Orbiter ha tro-vato, sulla sua superficie fiumi di acqua salata allo stato liquido.

Attorno a Marte orbitano due satelliti na-turali, Phobos e Deimos, di piccole di-mensioni e dalla forma irregolare, proba-bilmente due asteroidi catturati dal suo campo gravitazionale.

MARTE Il pianeta rosso

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Giove è il pianeta più grande di tutto il si-stema solare: esso potrebbe contenere tutti gli altri pianeti e avanzerebbe ancora

spazio. È classificato come gigante gassoso.Giove ha una composizione simile a quella del Sole: infatti è costituito principalmente da idro-geno ed elio, con piccole quantità di altri compo-sti, quali ammoniaca, metano ed acqua. Si ritiene che il pianeta possieda un nucleo soli-do, presumibilmente di natura rocciosa, costitu-ito da carbonio e silicati di ferro, circondato da un mantello di idrogeno metallico e da una vasta copertura atmosferica, che generano su di esso delle altissime pressioni.

L’atmosfera esterna è caratterizzata da numerose bande e zone di tonalità variabili dal color crema al marrone, costellate da formazioni cicloniche ed anticicloniche, tra cui la grande macchia rossa.

La rapida rotazione del pianeta gli genera un in-tenso campo magnetico, che dà origine ad un’e-stesa magnetosfera.

La grande forza di gravità di Giove contribuisce, assieme a quella del Sole, a ripulire il sistema so-lare dai detriti che si trovano a vagare in prossi-mità del gigante gassoso, che altrimenti rischie-rebbero di andare ad impattare contro i pianeti più interni. Il campo gravitazionale del gigante gassoso trat-tiene più di 60 satelliti ed un sistema di evane-scenti anelli. Giove appare ad occhio nudo come un astro bian-castro molto brillante. È il quarto oggetto più brillante nel cielo, dopo il Sole, la Luna e Venere.

Foto di Giove

Si notano tre dei quattro satelliti me-dicei: a destra, io; a sinistra, europa (più interno) e ganime-de. Si noti anche la sua caratteristica più peculiare: la grande macchia rossa.

Arriva Giove!il gigante gassoso

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Una galassia è un ammasso di miliardi di stelle legate tra loro dall’attrazione gravi-tazionale e disposte nello spazio general-

mente a forma di spirale o di disco. Anche la Terra e il Sistema Solare fanno parte di una galassia: la via lattea.

Vicino alla nostra galassia, in uno spazio chia-mato gruppo locale, troviamo altre galassie: andromeda, la galassia del triangolo e altre cinquanta galassie minori.

La Galassia di Andromeda è la più grande del gruppo locale e secondo gli studi pubblicati negli anni duemila, derivati dalle osservazioni del Telescopio Spaziale Spitzer, la Galassia di Andromeda conterrebbe circa mille miliardi di stelle.

La Galassia di Andromeda si individua con estrema facilità: una volta individuata la co-stellazione di appartenenza e in particolare la stella mirach, si prosegue in direzione nordo-vest seguendo l’allineamento delle stelle μ An-dromedae e ν Andromedae, in direzione NE/SW, fra Perseo e Pegaso, per arrivare a identificare una macchia a forma di fuso, allungato in senso nordest-sudovest; è possibile notarlo anche ad occhio nudo se il cielo è in condizione ottimali e senza inquinamento luminoso. Nell’emisfero boreale è uno degli oggetti più caratteristici dei cieli autunnali.

IN ROTTA DI COLLISIONEDa tempo gli scienziati hanno ritenuto assai probabile che la galassia risulti essere in rot-ta di collisione con la Via Lattea, uno scontro che dovrebbe avvenire fra circa 3 miliardi di anni producendo, vista la bassa velocità di An-dromeda (140 km al secondo), una gigantesca galassia ellittica.

Secondo gli studiosi il rischio deriva, oltre che dalla traiettoria di Andromeda, anche dalla ve-locità di rotazione e dal peso della nostra ga-lassia, che sarebbero molto più alti di quanto ritenuto finora. In base ai nuovi risultati otte-nuti gli scienziati stanno rielaborando la mappa della Via Lattea.

ANDROMEDAla galassia“vicina di casa”

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Orione o il Cacciato-re (in latino Orion) è un’importante co-

stellazione, forse la più conosciuta del cielo, gra-zie alle sue stelle brillanti e alla sua posizione vi-cino all’equatore cele-ste, che la rende visibile dalla maggior parte del mondo.La costellazione con-sta di circa 130 stelle visibili ed è identifica-bile dall’allineamento di tre stelle che for-mano la cintura di Orione, queste tre stelle sono chiamate in diversi modi a seconda della tradizione: i Tre Re, i Re Magi, il rastrello, i tre mercanti, i bastoni. La sagoma dell’eroe è invece delineata da nove stelle.

La sua forma ricorda molto quella di una clessi-dra e la sua caratteristica più rilevante, oltre al grande rettangolo verticale di stelle luminose, è l’allineamento di tre stelle di quasi pari lu-minosità poste al centro della figura, un segno che prende il nome di Cintura di Orione e che è ben impresso nell’immaginario collettivo di tutti i popoli della Terra. La parte nordorientale di Orione confina col Toro e mostra un arco di stelle di terza e quarta magnitudine, che se-condo la tradizione rappresenta lo scudo del gigante; questo gruppo costituisce infatti un asterismo noto come Scudo di Orione.

Per i Greci, Orione era figlio di Po-seidone, dio del mare, ed Euriale, figlia del re di Creta Minosse.

Si narra che una notte, sull’isola di Chio, corteggiò Merope, figlia del re Enopione. Questo suscitò l’ira d’E-

nopione, che lo fece accecare e lo allontanò dall’isola. Orione si diresse verso l’isola di Lemno dove Efesto, impietosito dalla sua cecità, lo affidò

alla guida di Cedalione, che lo condus-se verso est, da dove sorgeva il sole e lì riacquistò la vista.

Il mito di Orione è legato anche alle Ple-iadi (rappresentate dall’omonimo am-

m a s s o nel Toro, M45), le sette figlie d’Atlante e Pleione, delle quali s’innamorò e perseguitò. Secon-do la tradizione Orione trovò la morte a causa di uno scorpione. L’eroe osò offendere Artemide (Diana), dea della caccia, affermando di essere in grado di uccidere qualsiasi animale della Terra. Quest’ultima, indignata, generò uno scorpione che lo punse a morte. Entrambi furono poi portati in cielo, ma collocati in punti opposti affinchè il velenoso animale non po-tesse più insidiare il grande cacciatore.Quando le stelle dello Scorpione sorgono ad est, Orione, sconfitto, tramonta ad ovest. La morte d’O-rione lasciò solo e disperato il suo fedele cane Sirio, che ululò per giorni e giorni fino a che Zeus non lo trasformò in una costellazione Canis maior (Cane Maggiore).

MitoLoGiA

ORIONE il cacciatore

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La nebulosa di Orione è una delle nebulose più brillanti del cielo notturno, ben visibi-le durante i mesi compresi tra novembre

e marzo e può essere facilmente identificata grazie alla celebre sequenza di tre stelle nota come Cintura di orione: a sud di quest’aste-rismo si nota un gruppo di stelle disposte in senso nord-sud (la Spada di Orione), la cui “stella” centrale è in realtà proprio la Nebulosa di Orione. Ad occhio nudo ha un aspetto nettamente ne-buloso, che continua a mostrarsi tale anche con piccoli binocoli; uno strumento più potente è sufficiente per individuare, al suo interno, un gruppo di stelline azzurre, quattro delle quali sono disposte a formare un trapezio.

Posta ad una distanza di circa 1.270 anni luce dalla Terra, si estende per circa 24 anni luce ed è la regione di formazione stellare più vicina al Sistema solare, per questo è uno degli oggetti più fotografati e studiati della volta celeste.

Viene anche chiamata “nursery stellare” per-ché sta donando la vita a molte stelle:Si pensa che ci siano circa 700 stelle in fase di nascita.

la nasCita Di una stellaLa nebulosa è formata da gas e polveri lasciati da un’esplosione di una precedente stella (su-pernova). Questi materiali vengono ammassati per l’effetto della gravità e si uniscono in nubi.

Le nubi si riscaldano e si incendiano formando una protostella. Appena la stella si surriscalda maggiormente ed inizia a bruciare l’idrogeno (il gas più presente nell’universo), questo viene convertito in elio, innescando così il processo di fusione nucleare e dando vita così alla stel-la. Attorno alla stella, come è successo anche per il nostro sistema solare, possono rimanere ancora delle polveri “vaganti” che, successiva-mente si condenseranno formando pianeti.

LA NEBULOSA DI ORIONE la “Nursery stellare”

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I l Leone è una grande costellazione zodia-cale dell’emisfero nord, individuabile con facilità nei mesi fra dicembre e giugno;

nell’emisfero boreale, la sua presenza ad est dopo il tramonto indica il prossimo arrivo del-la primavera. Le sue stelle principali formano un grande trapezio, al quale è connesso un famoso asterismo, noto come la falce, com-posto da regolo, leonis e algieba, assieme alle stelle più deboli adhafera (Leonis), ras elased Borealis (μ Leonis) e ras elased au-stralis (εLeonis).

Anticamente la costellazione era più estesa: la parte della testa comprendeva la parte set-tentrionale del Cancro e della Lince, mentre la parte terminale della coda era rappresentata dalla famosa chioma di stelle che ora fa parte della costellazione della Chioma di Berenice.

La stella principale è regolo, frequentemente la si può osservare in coppia con dei pianeti, in rari casi persino in congiunzione con essi, ed è frequentemente occultata dalla Luna. Assieme a Aldebaran, Antares e Fomalhaut forma il quartetto di stelle note in antichità come “le stelle regali”.

IL LEONE

Secondo la tradizione greco-romana il leone fu posto in cielo da Zeus in quanto reputato il re degli animali. Altri mitografi sostengo-no che la figura del leone sia da accostare al mitico leone di Nemea ucciso da Eracle (Ercole), prima delle dodici fatiche che gli consentirono di diventare immortale.In un tentativo di cristianizzare le figure ce-lesti Julius Schiller sostituì la figura del leo-ne con quella dell’apostolo Tommaso.La più luminosa stella della costellazione è Regolo che letteralmente in latino significa “piccolo re”, per gli antichi sumeri era sem-plicemente “il re” e per gli ebrei è la “stella di David”.

MITOLOGIA

e le “stelle regali”

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Il Toro è una costellazione di dimensioni medio-grandi si-tuata dell’emisfero celeste boreale, facile da individuare e ben nota. La sua caratteristica più conosciuta in assoluto

è la presenza del brillante ammasso delle Pleiadi, il più lu-minoso ammasso di stelle dell’intera volta celeste.

la stella più luminosa è aldebaran, e che costituisce l’oc-chio del Toro. Verso oriente si stendono poi le corna dell’animale, rappre-sentate dalle stelle βtauri (El Nath) e ζtauri, poste sul bor-do della scia luminosa della Via Lattea. Lo sfondo della costellazione è pervaso da un gran nume-ro di stelline.

stelle PrinCiPalialdebaran (αTauri) è la stella principale; si tratta di una stella gigante arancione, rappresentante l’occhio del Toro. La sua magnitudine è 0,87, e si trova in un campo ricco di stelle visibili ad occhio nudo, un ammasso noto come Iadi. La sua distanza è stimata sui 65 anni luce.alnath ( βTauri) è una stella azzurra in comune con l’Auri-ga; costituisce uno dei corni del Toro. La stella, di magnitu-dine 1,65, dista 131 anni luce.alcyone (ηTauri) è la stella più brillante dell’ammasso delle Pleiadi; brilla di luce azzurra di magnitudine 2,85, distante 368 anni luce.alheka (ζTauri) è una stella azzurra che rappresenta il cor-no meridionale del Toro; ha magnitudine 2,97 e dista 417 anni luce.

IL TORO

Nella mitologia greca, corrisponde alla forma di toro che Zeus assunse per vincere Europa, una principessa fenicia. La donna infatti, attratta dall’enorme e docile bestia, salì sul suo dorso, ma in quel momento il Toro cominciò a correre velocemente entrando in acqua e nuotando fino ad un’isola, dove assunse nuovamente la forma di Zeus e corteggiò Eu-ropa riuscendo nel suo intento.Al Toro è associata anche la figura del Minotauro.

MitoLoGiA

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LE PLEIADI

Si dice che gli Indiani d’America misurassero la vista col numero di stelle che riuscivano a distingue-re nelle Pleiadi. Anche nell’antichità europea, specialmente tra i Greci, le Pleiadi erano considerate un test della vista.Gli Aborigeni australiani credevano che le Pleiadi fossero una donna che era stata quasi violentata da Kidili, l’uomo della Luna. Alternativamente, erano sette sorelle chiamate le Makara.

L’ammasso stellare delle Pleiadi, anche noto come Messier 45 (M45), è uno dei più bril-lanti ammassi di stelle visibili nell’emisfero

settentrionale. Consiste di molte stelle calde e giovani, che si sono formate tutte nello stesso periodo attorno a 100 milioni di anni fa da una vasta nube di polvere e gas interstellare. L’ammasso contiene centinaia di stelle, delle quali solo una manciata sono normalmente visibili ad occhio nudo. La nebbia blu che accompagna quest’ammasso è dovuta alla sottile polvere interstellare che ancora rimane e che riflette prevalentemente la luce blu emessa dalle stelle. Questo ammasso stellare si trova a circa 425 anni luce di distanza nella costellazione del toro.

Le Pleiadi sono conosciute anche come le “sette sorelle” perché sette sono le stelle più luminose che possono essere osservate dalla terra anche a occhio nudo:

alcyone (magnitudine 2,9), atlas, electra, maia, merope, taygeta, Pleione, Celaeno e asterope Nell’ammassso delle pleiadi si contano 625 stelle, tutte nate nel grembo della stessa nebulosa 20-30 milioni di anni fa.

La parola Pleiadi, secondo la tradizione classica, significa “colombe” perché si narra che Zeus tra-sformò sette sorelle in colombe e le posizionò in cielo, ma secondo un’altra versione deriverebbe dal greco “plein”, navigare, perché considerate le stelle dei naviganti, grazie alle quali stabilivano l’inizio della stagione propizia per solcare i mari. Il diametro dell’ammasso si aggira intorno ai 35 anni luce e dista circa 400 anni luce dalla Ter-ra. Dunque noi non vediamo le Pleiadi come sono oggi ma come erano 400 anni fa. Quando la luce ha iniziato il suo lungo viaggio correva all’incirca l’anno 1600; anno durante il quale Giordano Bruno veniva condannato al rogo per eresia mentre in Inghilterra nasceva la Compagnia Britannica delle Indie Orientali...

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TERRA

SOLE

Sabato 13 agosto, “una giornata sotto le stelle” osservazione del sole al pomeriggio e visione del cielo estivo nella serata.

Astro-AlbumAlcuni “flash” sulle iniziative dei precedenti mesi

le fiere, da sinistra Pieve di Cento, Renazzo, Cento e la foto del nostro direttore Amadio-Marco Pilati

i venerdi all’osservatorio

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CHi Ha Costruito il Primo telesCoPioIl Telescopio è uno strumento che raccoglie la luce provenien-te da un oggetto lontano, la concentra in un punto (detto fuo-co) e ne produce un’immagine ingrandita.La nascita del primo telescopio rifrattore si suol far risalire a Galileo il quale ne mostrò la prima applicazione a Venezia nel 1609. In realtà, le prime lenti furono costruite nel 1607 da occhialai olandesi che le applicarono a strumenti rudimentali di pessimo potere risolutivo. Tuttavia Galileo conosceva le po-tenziali applicazioni di queste lenti e le usò per il suo primo telescopio usato per scopi astronomici.

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