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ATTI del Forum 'Social Experiential Training': la ... · Atti del Forum “Social Experiential...

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La Community dell’Apprendimento Esperienziale ATTI del FORUM “Social Experiential Training”: la formazione esperienziale ad impatto sociale Rispescia (GR), 16-19 giugno 2011
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La Community dell’Apprendimento Esperienziale

ATTI del FORUM “Social Experiential Training”:

la formazione esperienziale ad impatto sociale

 

 

Rispescia (GR), 16-19 giugno 2011

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Atti del Forum “Social Experiential Training” 16‐19 giugno 2011 

   

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INDICE

Ringraziamenti

PARTE I: INTRODUZIONE

Pag.4

Gli obiettivi del Forum

Il Programma del Forum

Pag.6

Pag.7

La presentazione della Community: I Cartelloni

Gli obiettivi della Community

Le scelte di fondo della Community

Chi siamo?

I contenuti del Portale

Gli strumenti della Community

Pag.9

Gli Sponsor

Sahara Team

Meta Playback Theatre

Retica

Pag.11

Pag.12

Pag.13

I Feedback: Alcuni commenti Pag.14

La Location Pag.17

PARTE II: SOSTENIBILITA’ E FORMAZIONE ESPERIENZIALE SOSTENIBILE

Sostenibilità sociale, ambientale ed economica

Introduzione alla responsabilità sociale d’impresa di Antonella Tagliabue

Articoli di approfondimento:

La norma UNI ISO 26000: nuovo standard per la RSI

Gli Ecovirtuosi - Finanza etica - Green banking – Greenbashing – Greenwashing -

Il business verde e la crisi - Snodi

Pag.20

Pag.23

Pag.25

“Social Experiential Learning” tra comunità e natura: una ricerca sulla

formazione esperienziale sostenibile di Emilio Rago

Pag.32

PARTE III: LE ATTIVITA’ SPERIMENTATE

I Totem della formazione esperienziale sostenibile:

La magia del creare con poco di Maria Laura Baronti Marchiò

I 3 workshop paralleli sulla formazione esperienziale sostenibile:

Il Playback Theatre di Meta Playback Theatre

Pag.42

Pag.45

Pag.46

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Workshop Teamfeeling®: il Playback Theatre per il diversity management di Meta

Playback Theatre

Arrampicare in verde: Il Tree Climbing per la formazione di Lorenzo Marchetti

Arrampicare nel verde: la parola al facilitatore di Patrizia Spaggiari

YouTube sustainable. Un’esperienza concreta di formazione a base sostenibile:

produrre un video a tema sostenibilità di Marco Alberto Donadoni

Pag.48

Pag.54

Pag.56

Pag.58

Natura in musica di Diana Tedoldi

L’esperienza serale di ascolto e suono in natura

Riferimenti epistemologici

Pag.61

Pag.63

La formazione esperienziale ad impatto ambientale: l’esperienza nel Parco

della Maremma di Daniela Fregosi

Pag.67

Lo Speed Dinner ed i 5 tavoli tematici

Come è andata?

Da domani cambio stile

Famolo strano

Ma la responsabilità sociale “si vende”?

Oggi mi sento creativo

Pag.71

PARTE IV: LE BUONE PRATICHE NELLA FORMAZIONE ESPERIENZIALE AD

IMPATTO SOCIALE

Il Caso “Cerca la tua voce nella vita” di Civitas Solis di Francesco Mollace

Il Caso “Folletto4Africa” della Vorwerk Folletto di Giulio Maldacea, Bruno Benouski e

Filomena Cionti

Il Caso Rimini Autismo Onlus e Full Management di Federico Maria Fantaguzzi

Pag.76

Pag.79

Pag.86

PARTE V: FORMAZIONE ESPERIENZIALE: ASPETTATIVE E RISULTATI 

La costruzione di una check list per la valutazione della qualità della FE

Working group tematico "Formazione esperienziale: aspettative e risultati"

Una proposta di Check List

Criteri per individuare/scegliere trainer esperienziali che sappiano dare anche un impatto sociale/ambientale di Patrizia Spaggiari, Francesco Mollace, Elena Roncoroni, Michele Dassiè, Diana Tedoldi

Pag.92

Pag.94

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RINGRAZIAMENTI 

Questo Forum è stato possibile perché molte persone, oltre me, hanno creduto nell’importanza di realizzarlo.

Era una sfida grande per molti motivi: il periodo di crisi, la lunghezza (ormai stanno scomparendo gli eventi di più giorni), la specificità tematica percepita da alcuni come “di nicchia”.

Insomma c’erano mille motivi per desistere.

Invece no, l’abbiamo voluto di testa e di pancia. E l’abbiamo realizzato.

Un grazie quindi a tutti coloro che lo hanno reso possibile.

Allo STAFF…..alla creatività zampillante di Marco Alberto Donadoni che, non essendo ormai più “di primo pelo” è la testimonianza vivente del life long learning, alla pacata e rassicurante presenza di Patrizia Spaggiari nel suo agire moderatamente interventista (proprio come dovrebbe fare un bravo facilitatore esperienziale), all’esperienza di Anna Piacentini che nonostante impegni ed accavallamenti vari di date ha voluto “esserci” comunque.

Agli SPONSOR che sono stati i primi a credere in questo evento tanto da investirci anche di tasca propria permettendoci di coprirne i costi. Perché si sa, non si vive di soli valori e passione.

Alla pazienza e disponibilità della LOCATION che è diventata la nostra seconda casa per 3 giorni e mezzo ed ha rappresentato un vero e proprio partner per il Forum.

A tutti i PARTECIPANTI, molti dei quali si sono sciroppati chilometri di treno ed auto per essere con noi, per aver portato a questo evento curiosità, passione, contaminazioni e diversità.

Ed un grazie speciale alla splendida MAREMMA che ci ha accolto proprio all’approssimarsi del solstizio d’estate e graziato con bellissime giornate di sole.

Daniela Fregosi

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PARTE I

INTRODUZIONE

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Gli Obiettivi del Forum

La nostra Community crede fermamente nella valenza formativa che le metodologie esperienziali ed outdoor possono avere dentro e fuori le organizzazioni. Nello stesso tempo constatiamo però che spesso se ne fa un utilizzo improprio o nettamente al di sotto delle reali potenzialità. Ecco perchè abbiamo pensato di dare a questo Forum un fil rouge particolare alla riscoperta di un senso reale nella formazione. Una formazione sostenibile, con un senso che sia tangibile nei risultati e negli effetti per il singolo, per l'organizzazione ma anche per la società in cui viviamo. Avremmo potuto organizzare un evento con un tema più generale, meno impegnativo, che sicuramente avrebbe avuto più appeal e su un più alto numero di nostri iscritti e simpatizzanti. Invece no. Troppa delegittimazione c’è orami rispetto all’utilizzo delle metodologie esperienziale, troppo scherno, troppa confusione, troppo sottoutilizzo e delegittimazione. A nostro parere questo incontro e su questo tema era impellente. O almeno la nostra Community ha voluto assumere una posizione precisa in merito: le metodologie esperienziale nell’apprendimento hanno un valore ed un risultato, ve lo dimostriamo riflettendo e sperimentando proprio un particolare filone della formazione esperienziale, quello che oltre ad avere un impatto sull’apprendimento organizzativo o meno, ce l’ha anche nel sociale. Il Forum ha voluto: • Verificare se, quanto e come le metodologie esperienziali nella formazione possano

supportare aziende ed organizzazioni nella realizzazione di progetti di sostenibilità sociale, ambientale ed economica.

• Verificare risultati ed efficacia della formazione esperienziale ad impatto sociale sperimentandola in prima persona e analizzando case history concreti

• Migliorare l’immagine della formazione esperienziale da parte di fornitori, clienti finali, partecipanti ed opinione pubblica

• Sottolineare l'importanza della centratura sul processo (l’attività esperienziale non è l’obiettivo ma lo strumento) sviluppando la capacità critica di auto ed eterovalutare progetti, formatori e fornitori di formazione esperienziale

• Sviluppare networking e confronto reciproco Vorremmo spendere qualche parola in più sul risultato del Forum in termini di networking e condivisione. Non era uno degli obiettivi principali ma è davvero incredibile quanto l’essersi incontrati e l’averlo fatto, a nostro parere, con un focus così particolare, abbia innescato un circuito virtuoso di partnership e collaborazioni professionali. Addirittura un piccolo manipolo di partecipati ha iniziato ad incontrarsi autonomamente fino ad arrivare ad organizzare un Circolo della Condivisione nel mese di novembre 2011 nel quale portare esperienze, metodologie e tecniche da capitalizzare insieme agli altri. In un momento così particolare, dove nel mondo degli affari e nella consulenza impera il marketing aggressivo (anche se mascherato da social networking), riteniamo che possa essere un segnale di vera speranza per il futuro.

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Il Programma del Forum

Giovedì 16 giugno (arrivo ore 18.00) Registrazione e coffe break di accoglienza Presentazione del Centro Il Girasole attraverso il Percorso Natura Presentazione del Forum in plenaria Cena con attività icebreaker “Liaisons dangereuses” per la conoscenza reciproca Venerdì 17 giugno: SUSTAIN-ABILITY E FORMAZIONE Sostenibilità sociale, ambientale ed economica attraverso la formazione esperienziale: perchè investire nella formazione esperienziale ad impatto sociale?: a) Introduzione ai concetti di impatto, sostenibilità e responsabilità sociale d'impresa a cura di Antonella Tagliabue e Daniele Iannotti b) I trend nazionali ed internazionali sulla formazione esperienziale ad impatto sociale a cura di Emilio Rago Attività esperienziale individuale con l'utilizzo della rappresentazione artistica (M.Laura Baronti Marchiò) Workshop paralleli con sperimentazione della metodologia esperienziale ad impatto sociale: 1. "Teamfeeling®". il Playback Theatre per il diversity management realizzato dallo staff di Meta Playback Theatre con il coinvolgimento della sede grossetana dell'AICAT Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali 2. "Arrampicare in verde": attività di Tree Climbing ad impatto ambientale realizzata da Lorenzo Marchetti e Silvia Barrile ..... con la partecipazione della "grande quercia" del centro 3. "You Tube Sustainable": progettazione di un messaggio video per diffondere la possibilità di una formazione esperienziale con le 3S: seria, con un senso e sostenibile realizzato da Marco Alberto Donadoni e con la presenza di Roberta Russo responsabile del personale di Farmigea Raccolta in plenaria delle esperienze realizzate nei 3 workshop Attività esperienziale serale “Natura in musica” (Diana Tedoldi) Sabato 18 giugno: Il Parco della Maremma Giornata con attività formativa esperienziale ad impatto ambientale all'interno del Parco dell'Uccellina Rientro al centro, pranzo, relax e debriefing formativo Speed Dinner finalizzato a confrontarsi e dibattere su alcuni temi del Forum attraverso la rotazione, ad ogni portata, dei partecipanti nei vari tavoli tematici

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Domenica 19 giugno: LE BUONE PRATICHE Presentazione di Case History significativi in plenaria:

1. Progetto "Cerca la tua voce nella vita": intervento di Outdoor Training per 900 giovani della Locride finalizzato allo sviluppo delle capacità comunicative, del teamworking e della leadership e sostenuto dalla Fondazione con il Sud. Relatore: Francesco Mollace - Direttore dell'associazione Civitas Solis (RC)

2. Progetto Folletto4Africa: il Social Team Building® realizzato da Vorwerk Folletto per il proprio top management. Relatori: Giulio Maldacea di Sahara Team, Filomena Cionti di Vorwerk Folletto e Bruno Benouski di Fedro

3. 3. Progetto Rimini Autismo Onlus: sviluppare teamworking e comunicazione in azienda inserendo nell'organico persone con autismo. Relatore: Enrico Maria Fantaguzzi di Full Management srl

Working group paralleli sulle Buone Pratiche di formazione esperienziale ad impatto sociale: presentazione dettagli dei case history presentati in plenaria e apertura del dibattito Working group tematico "Formazione esperienziale: aspettative e risultati": quali parametri per la produzione/osservazione/valutazione della qualità di progetti, fornitori, trainer? Raccolta dei lavori in sottogruppi e dibattito

Guarda il VIDEO del Forum:

http://www.youtube.com/watch?v=L7GcRst5D_M&feature=youtu.be

Guarda le FOTO del Forum:

http://www.flickr.com/photos/formazione-esperienziale/

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La presentazione della Community: I Cartelloni

All’interno del Forum la Community non è stata presentata con una relazione formale, con slide, ma si è preferito posizionare alcuni cartelloni chiave scritti a mano con pennarelli colorati dando la possibilità ai partecipanti di aggiungere post it con considerazioni e domande.

Ecco i 5 Cartelloni utilizzati per presentare la Community: Gli Obiettivi della Community Divulgare – Valorizzare – Migliorare (e Riqualificare) le metodologie esperienziali come strumento di facilitazione dell’apprendimento di individui, aziende, società Le scelte di fondo della Community NEUTRALITA’ (non eroghiamo direttamente FE) NON SOLO BUSINESS LOGICA WIN-WIN PIU’ SOSTANZA CHE FORMA

Chi siamo?: gli oltre 3000 iscritti alla Community (update giugno 2011)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

+ i quasi 900 membri del Gruppo di Discussione aperto su LinkedIN  (update giugno 2011) 

8,00

23,30

15,84

25,07

7,94

7,39

6,42

6,03

Studenti e neolaureati

Consulenti e Formatori freelance

Società di consulenza e formazione

HR e manager aziendali

Esperti Tecnici e fornitoricomplementari

Location

Università e scuole

Altro

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I contenuti del Portale Ricerche Sondaggi Consigli di lettura Notizie su convegni, corsi, eventi Recensioni Glossario Buone Pratiche Gli strumenti della Community Portale tematico Servizi di Visibilità Passaparola ed Annunci Voucher SOS AZIENDE CommunityCARD Provare per credere Partnership Mediapartnership Assistenza Location Incontri di orientamento per clienti e fornitori Ricerca (rapporti con Università e Sondaggi) Gruppo di discussione LinkedIN

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Gli Sponsor del Forum

Un grazie speciale ai 3 sponsor che hanno creduto nel Forum e lo hanno supportato

Sahara Team è un'azienda tecnica che progetta, organizza e gestisce attività ed eventi esperienziali indoor ed outdoor. Dal 1999 il nostro staff progetta, organizza ed eroga eventi aziendali : action meeting, incentive, team building, outdoor training. La nostra passione nasce nel mondo del fuoristrada e dell'avventura. Nel corso degli anni abbiamo integrato ed assorbito nuove professionalità scoprendo ed inventando nuovi format esperienziali anche nel settore artistico e del role play, oltre a sviluppare soluzioni originali e nuove idee per il team building. Da due anni operiamo nell'ambito degli eventi con finalità sociale specializzandoci a tal punto da realizzazione un nostro format, il Social Team Building ®, già scelto e sperimentato con successo da molte aziende. Abbiamo operato e collaboriamo con le principali agenzie e società di formazione, abbiamo avuto l'onore di lavorare con le più importanti società italiane ed internazionali. Opera in cinque diversi settori : • Agenzie. Forniamo servizi di progettazione ed erogazione a : incentive house, pco, società di

formazione ed agenzie del settore turistico. • Aziende. Forniamo servizi di progettazione ed erogazione nell'ambito di eventi aziendali: dal

social meeting all'incentive travel, dal corso di team building alla formazione esperienziale attraverso attività di outdoor training.

• Privati. Proponiamo prodotti esperienziali basati su weekend o viaggi nel settore adventure ed offroad distribuiti a livello nazionale da tour operator e portali.

• Scuole. Proponiamo giornate e percorsi didattici esperienziali presso le nostre strutture o presso gli istituti stessi.

• Location. Forniamo consulenza, formazione, progettazione e realizzazione di parchi outdoor (corde alte e 4x4) permanenti. Gestiamo un network di location specifiche per il team building denominato Team Building Camp.

www.saharateam.it [email protected]

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Il nostro gruppo nasce da una unione di intenti e passioni che fanno leva sulla dimensione creativa e sullo sviluppo delle potenzialità individuali e di team. La nostra storia: creativa e determinata quel che basta per farci lavorare stabilmente insieme dal 2002, attraversando alti e bassi, creando e ricreando flessibilmente il migliore equilibrio di volta in volta possibile, credendo nell'impossibile. Con fiducia reciproca, affetto, ironia, motivazione, senso di appartenenza, corresponsabilità e orientamento al risultato. Crescere e far crescere. Siamo un gruppo di lavoro e amiamo trasmettere ad altri gruppi la passione, le abilità, le competenze emotive, i trucchi del mestiere perché possano anch'essi lavorare con passione, gratificazione, piacere ed efficacia in gruppo. Gruppo su gruppo. Proponiamo un approccio di gruppo nel lavoro con i gruppi in formazione e il nostro stile è caratterizzato da leadership circolare, co-conduzione, ritualità e attivazione del livello emotivo e di quello cognitivo, della dimensione corporea e di quella ideativa. Apprendere attraverso il fare. Coinvolgiamo la globalità della persona: corpo, movimento, voce e parola, interazione, riflessione, immaginazione, emozione e ideazione in un equilibrio di esperienza attiva e debriefing. Gli strumenti nelle nostre mani sono metodologie teatrali (playback theatre, teatro forum) e i metodi di azione moreniani in una sintesi creativa con altri linguaggi e strumenti formativi e artistici (scrittura autobiografica, discipline corporee energetiche, training autogeno, psicomotricità, focusing, meditazione...) che diversamente appartengono alle biografie professionali di ognuno di noi e sono ora patrimonio gruppale. Attraverso la nostra identità gruppale testimoniamo concretamente la possibilità di essere team sinergico ed efficace che ottimizza le differenze, valorizza la dimensione umana e professionale nell’unità di mente e corpo, pensiero ed emozione. E così che è nato Teamfeeling®

Alessandra Ivaldi, formatrice esperta nella conduzione di gruppi con i metodi d’azione, attrice di Playback Theatre e Teatro Forum, conduttrice di Playback Theatre. Psicomotricista. Elena Roncoroni, laureata in filosofia, formatrice esperta nella conduzione di gruppi con i metodi d’azione e la scrittura autobiografica; shiatstuka, maestra di do-in e di auto-shiatsu; attrice di Playback Theatre e Teatro Forum, conduttrice di Playback Theatre. Fausto Radaelli, psicologo e psicoterapeuta, formatore esperto nella conduzione di gruppi con i metodi d’azione, attore di Playback Theatre e Teatro Forum, conduttore e musicista di Playback Theatre, esperto in training autogeno. Francesco Valentini, laureato in Scienze dell’Educazione, psicodrammatista, formatore esperto nella conduzione di gruppi con i metodi d’azione, attore di Playback Theatre e Teatro Forum, conduttore di Playback Theatre, reflessologo plantare. www.metapt.it [email protected]

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 Retica s.a.s. di Dassiè Michele & c. Tel 0437 1891013

www.spazioretica.net [email protected] Localizzazione: Loc. Confos 69/a - 32028 Trichiana (BL). Contesto agricolo di mezza montagna, zona assolutamente tranquilla, soleggiata e semipianeggiante. 640 ml sul livello del mare. Raggiungibilità: 365 giorni l’anno grazie alla strada asfaltata che collega l’edificio alla principali vie di comunicazione. 15 minuti dalla stazione di Belluno. 20 minuti dall’uscita autostradale A27 – Belluno. 1 ora dall’aeroporto di Treviso e Venezia Marco Polo. Servizio di taxi o bus navetta da e per stazione/aeroporti Descrizione generale: Il complesso edilizio è costituito da 3 edifici (1 principale e due unità autonome) costruiti tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, interamente in pietra scalpellata sul posto Servizi per la didattica: 3 sale ad uso didattico formativo (30/40, 15, 15 persone) attrezzate con tavoli e sedie per l’apprendimento formale, con divani e spazi liberi per il lavoro di gruppo. 1 laboratorio di trasformazione alimentare, anche utilizzabile dal punto di vista didattico. 1 laboratorio musicale e teatrale all’aperto. Le sale saranno attrezzate con videoproiettore, lavagna a fogli mobili, stampante/scanner/fotocopiatrice, connessione internet wi-fi, PC portatili (su richiesta). Spazi outdoor per la formazione: All’interno della proprietà agricola e/o nelle immediate vicinanze sono attivabili i seguenti laboratori: orticoltura, sfalcio e silvicoltura, scoperta e raccolta piante selvatiche, passeggiate a cavallo, mountain bike, nordic walking, climbing, sci (in stagione), escursioni a piedi più o meno impegnative, sopravvivenza, orienteering, laboratori meteorologici, notturni etc.. Servizi di ristorazione: grazie al laboratorio autorizzato, verranno somministrati colazioni di lavoro e/o eventi serali tematici costruiti esclusivamente per il gruppo. La ricerca gastronomica proporrà 3 tipologie di menù: Tecnico, finalizzato alla performance lavorativa e alla sana e gustosa alimentazione; Territoriale, con la proposta di prodotti locali e stagionali, Tradizionale, con la riproposizione della cucina domestica (pre-industriale) degli inizi del secolo scorso Ricettività: 3 camere doppie ed 1 matrimoniale distribuite nell’edificio principale e nelle due dependance esterne. Caratteristiche e certificazioni connesse alla sostenibilità: La ristrutturazione ha garantito la tipologia originaria adeguandola alle recenti normative antisismiche ed energetiche. E’ stato limitato all’essenziale l’uso di materie plastiche e sintetiche; è stato prediletto l’uso del ferro, della pietra e del legno, recuperando per la pavimentazione i vecchi travi opportunamente rilavorati. L’impianto di riscaldamento utilizza pannelli solari ed una caldaia che brucia cippato di legna. L’energia elettrica è in buona parte prodotta sul posto attraverso i pannelli fotovoltaici installati sul tetto. L’acqua per usi non alimentari deriva da cisterne di accumulo sotterranee. Le coltivazioni degli ortaggi e qualsiasi altra lavorazione agricola esclude l’uso di alcun pesticida o concime chimico, anche quelli ammessi in agricoltura biologica.

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I Feedback finali

Ecco alcuni commenti dei partecipanti tratti dal questionario di gradimento finale o ricevuti via mail:

Grande punto di forza l'informalità a tutto beneficio dell'autenticità degli incontri e dello scambio di esperienze. Ho sperimentato leggerezza e profondità. Ho toccato passione, in molti, per l'arte della formazione. Ho incontrato idee chiare e idee creativamente confuse. Mi rimane un senso di community, di interconnessione e di collaborazioni realmente possibili

Ero neofita, sono entrato con grande curiosità per vedere il backstage di una attività di formazione, ne sono uscito veramente arricchito anche perchè mi sono sentito circondato da persone estremamente "intelligenti", "creative" e con una grande attenzione alle politiche sociali ed ambientali

Il piacere di incontri con persone umanamente fantastiche. mi è sembrato un forum maggiormente centrato sulla valorizzazione della qualità della f.e. più che sulla valorizzazione del reale impatto sociale della stessa

Intenso, divertente, impegnativo e leggero, stimolante, ricco di incontri interessanti ... un mix davvero raro da trovare

Come neofita di formazione esperienziale posso dire di aver avuto la fortuna di iniziare con esempi di qualità. Questo da una parte mi piace e da un'altra ha sortito un senso di responsabilità e di rischio che questo strumento comporta

Continuare così, sulla concretezza, la trasparenza, la disponibilità a mettersi in gioco direttamente

In questo weekend allungato ci sono state giornate veramente intense, dense di appuntamenti tutti speciali, nessuno escluso, e che sono riuscite ad alimentarmi di una energia fuori dal comune! ..... ndr: ho cantato in macchina per tutto il viaggio di ritorno....Ero neofita, sono entrato con grande curiosità per vedere il backstage di una attività di formazione, ne sono uscito veramente arricchito anche perchè mi sono sentito circondato da persone estremamente "intelligenti", "creative" e con una grande attenzione alle politiche sociali ed ambientali. Certo, personalmente sono "molto timido ed introverso", ma grazie alla cordialità ed il confronto sincero con le persone che ho incontrato, mi sono facilmente inserito ed ho trovato un mondo nuovo di "amici". Non farò passare certo molto tempo prima di riprendere i contatti fisici con voi

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e comunque mi terrò presto in contatto almeno virtuale. Naturalmente estendi i mie ringraziamenti a tutti i partecipanti della Community!!! Con grande energia, un carissimo saluto!!!

Innanzi tutto di nuovo grazie per le 4 magnifiche giornate trascorse insieme. Le ho trovate molto utili sul piano professionale ma, soprattutto, sono state un momento di benessere anche sul piano personale…ieri sera ero stanco ma completamente rilassato ed emozionalmente ricaricato. Credo di poter dire lo stesso anche per Francesco. Non vedo l’ora di partecipare al prossimo.

Che bella esperienza! Sei riuscita a pensare e creare una gran cosa. Volevo comunicarti il mio apprezzamento per la qualità e la puntualità organizzativa di tutte e tre le giornate. Mi sono portata a casa un sacco di contenuti e di apprendimenti, grazie ancora. Un grazie anche a Marco e a Patrizia per il supporto in tutte le attività. Che dire poi della location....meglio di cosi non potevi scegliere! UN abbraccio a prestissimo per un incontro dal vivo.

Complimenti per l'interessante evento, è stato ben organizzato e pieno di contenuti e spunti interessanti

Provo un senso di gratitudine e di stima per il lavoro di connessione, scambio, confronto, contaminazione che porti avanti. Semi preziosi.

E' stata una delle esperienze più belle della mia vita e non poteva capitare ( in realtà niente "capita" per caso) in un momento più adatto. E' difficile spiegare con le parole cosa abbia significato per me e tutto ciò che mi ha dato. Non è mancato nulla: le domande, le risposte, i dubbi, le critiche, le risate, le riflessioni, i progetti, la perplessità, la condivisione, l'incoraggiamento, la curiosità, la novità, le conferme, l'entusiasmo, la conoscenza, l'amicizia, la sensibilità, il rispetto, l'altruismo, il mettersi in discussione, la scoperta, il dialogo, il confronto, la creatività, l'intelligenza.....

Ho dedicato gli oltre 400 km in 5 ore di rientro con code e rischio di tamponamenti in vari punti del Nord Italia ad elaborare quanto è accaduto in questi tre giorni. (parlare di idee a km 0 mi sembra un po' eccessivo). La prima cosa che al momento mi viene da dire è l'eccezionale capacità alchemica di Daniela che è riuscita a combinare in modo sapiente una serie di ingredienti che hanno lasciato un segno indelebile in una popolazione estremamente variegata come quella che si è ritrovata al forum (mi verrebbe quasi da dire che Daniela è sprecata per la Community se non tenessi così tanto a questo gruppo). GRANDE DANIELA! L'altra cosa la vorrei dire è per Enrico: l'enfasi e la passione che sei riuscito a dare nella tua presentazione non credo svanirà tanto facilmente in me. Mi è sembrato quasi di vederlo ... Francesco. E non credo sia proprio una combinazione astrale quella che ha consentito di avviare e portare avanti nella tua azienda un progetto come questo. Forse "basta" crederci! Mettendoci la giusta dose di cuore e di coraggio, Credo che da questo punto di vista noi HR abbiamo una grande responsabilità ed una grande opportunità. Quella di far entrare il "sociale" in azienda valorizzandolo in tutto quello che può dare (che credo sia molto). Questo è il "seme" che mi hai lasciato. GRANDE ENRICO!

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Un grazie per l'opportunità che hai dato a tutti noi di trascorrere 4 giorni davvero speciali. E' stato un evento veramente arricchente. Sono stata benissimo e ho sentito crescere dentro di me un grande entusiasmo ... grazie davvero per la generosità con la quale ti spendi ... hai tutta la mia stima...

In azienda gira piu' il "fumo" del farsi vedere agli incontri "firmati", poco importa che siano inutili. Bastano poche aziende che si attivino con "buone pratiche" uscite dalla Community per far volare il nome e, soprattutto, essere ricercati ed ambiti.

Volevo ringraziare Daniela per ciò che ha fatto e tutti i partecipanti al forum perchè hanno messo in circolo esperienze, motivazione, passione, idee ed emozioni, tutto questo è molto importante per rilanciare l'immagine della formazione esperienziale. Credo che il primo impatto sociale di questa FE sia stato proprio su noi partecipanti!!! un grazie ancora

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La Location

La scelta della location dove realizzare il Forum non è stata fatta a caso. Era il posto adatto non solo per la coerenza rispetto ai contenuti del Forum stesso (sostenibilità) ma anche rispetto allo stile della Community. Il Centro “Il Girasole” è infatti una struttura spartana ma funzionale, pochi fronzoli e tanta sostanza, coerenza e disponibilità. La location ha rappresentato un vero e proprio partner non solo un posto dove realizzare l’evento, attivando quindi un circolo virtuoso di contatti e sinergie. Ecco una breve descrizione del Centro soprattutto per chi non l’ha potuto “vivere” in pieno.

Il Centro Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile il Girasole di Legambiente è un luogo rilassante e piacevole, sede ideale per soggiorni estivi, attività ecoturistiche, convegni, seminari, corsi di formazione residenziali.

Il Girasole è una struttura improntata ai principi dello sviluppo ecocompatibile, gli interventi per l’efficienza energetica realizzati fino ad oggi grazie al contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena fanno del Girasole un vero e proprio “modello” di sostenibilità ambientale: la maggior parte dell’energia proviene dai pannelli fotovoltaici istallati sul tetto, l’80% dell’acqua per uso igienico è riscaldata da un impianto solare termico, mentre due caldaie ad alta efficienza

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da 35 kw alimentano il sistema di riscaldamento, permettendo così un risparmio annuo di circa 40 tonnellate di CO2. Riduttori di flusso nei rubinetti e sciacquoni dotati di doppio scarico delle toilettes, lampade a basso consumo e dimmerabili, l’uso di detergenti biodegradabili, l’impiego di alimenti provenienti da agricoltura e/o allevamenti biologici, l’acqua potabile viene trattata, purificata e servita solo in caraffe di vetro e la raccolta differenziata grazie ad un sistema di oasi ecologiche contribuiscono a farne una struttura all’avanguardia nella gestione sostenibile.

Il Centro è situato nel cuore della Maremma Toscana, in una posizione privilegiata che ne fa il luogo ideale da cui partire alla volta di escursioni ed esplorazioni del vasto patrimonio ambientale e paesaggistico del territorio. L’area archeologica di Roselle, il Parco dell’Uccellina, le testimonianze etrusche di Sovana, Sorano e Pitigliano, il Parco faunistico del Monte Amiata sono solo alcuni dei mille itinerari possibili per gli ospiti del Centro, situato a poca distanza da alcune delle più belle spiagge e località balneari italiane, come Cala Violina e Castiglione della Pescaia. Le distanze: da Roma 180 Km; da Pisa 168 Km; da Firenze 150 Km; da Siena 84 Km.

Il Centro Il Girasole può ospitare fino a 100 persone, in stanze doppie o multiple con servizi privati e dispone di aule attrezzate per meeting, laboratori, corsi di formazione. Al Centro sono tanti i luoghi dove vivere immersi nella natura: la piazza delle stelle, una terrazza sul Parco della Maremma, insieme all'oliveto che si estende dolcemente sulla collina, la piazza della grande quercia ed i sentieri naturalistici costituiscono gli elementi ideali per passeggiate all’aria aperta. Il Girasole, che dispone di un ampio parcheggio, offre a richiesta una gamma di servizi per rispondere alle esigenze degli ospiti: si può scegliere l'utilizzo parziale o completo della struttura, menù personalizzati, l'impiego di postazioni multimediali per meeting e riunioni.

Il ristorante del Girasole nasce da un lavoro di recupero della vecchia mensa dell’istituto (refettorio) utilizzato dai bambini ospiti della fattoria didattica esistente dagli anni ‘50 ai ‘90, infatti, su tutta la struttura, sono stati realizzati lavori in bioarchitettura come le coibentazioni con materiali naturali quali il sughero, sistema di illuminazione ad alto risparmio energetico,pannelli solari per il riscaldamento dei locali e pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Tutti gli spazi sono stati dipinti con pitture murali ecologiche,seguendo la logica della Cromoterapia rendendo così ogni luogo unico e stimolante. Il ristorante si sviluppa in due grandi sale,in una delle quali e’ presente un grande self service, ideale per pranzi veloci di gruppi, adatto a situazioni congressuali o gite scolastiche. L’altra sala invece è in pietra a vista con una grande vetrata che ti lascia affacciare sul grande spazio che guarda il Parco dell’Uccellina, in un atmosfera casalinga e cordiale,soprattutto al tramonto,quando a farti compagnia arriva puntuale il canto dell’Assiolo. L’ambiente è rilassante e informale e si presta ottimamente a cene tra amici, famiglie, cene di fine anno e occasioni particolari. Dalla primavera in poi c’è la possibilità di mangiare all’aperto in un grande spazio estivo, che viene allestito per ospitare anche gruppi molto numerosi...

www.legambienteilgirasole.it [email protected] 0564.487711 Località Enaoli – 58100 Rispescia (GR)

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PARTE II

SOSTENIBILITA’ E

FORMAZIONE ESPERIENZIALE SOSTENIBILE 

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Prima di addentrarsi nel tema della formazione esperienziale ad impatto sociale si è pensato di realizzare un’introduzione sui temi della responsabilità e della sostenibilità in senso più ampio (a prescindere dalla formazione) allo scopo di creare una cornice e condividere dei codici comuni. 

 

Introduzione alla Responsabilità Sociale d’Impresa

di Antonella Tagliabue 

   

 

 

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NOTE SULL’AUTORE

Tagliabue Antonella

Milano

[email protected] 

Managing Director & CSR Director Un-Guru, soluzioni per lo sviluppo, la sostenibilità e la valorizzazione di imprese, idee, prodotti. Tra i maggiori esperti in Italia in ambito Corporate Social Responsibility cura rubriche, articoli e inchieste su Il Sole 24 Ore sui temi della responsabilità e dello sviluppo sostenibile, tra cui numerosi speciali e guide sull’argomento. Cura la rubrica dedicata alla Green Economy sul mensile Modus Vivendi e collabora con il quotidiano Metro per i temi ambientali. Vanta numerose collaborazioni in qualità di formatrice e moderatrice sui temi della responsabilità e dello sviluppo sostenibile con enti tra i quali figurano CTS, Pirelli, l’Università di Pavia, l’Università Roma Tre, l’Università di Genova.  

 

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La norma UNI ISO 26000: nuovo standard per la RSI

Fonte: www.bilanciarsi.it 11 aprile 2011  

La norma ISO 26000, dopo un lungo periodo di preparazione e concertazione, ha terminato il suo iter di elaborazione, attraverso la pubblicazione nel novembre 2010. In Italia, la norma è stata tradotta e pubblicata agli inizi del 2011, entrando così a far parte delle norme tecniche nazionali. La norma fornirà alle Organizzazioni uno standard applicabile alle pratiche di Responsabilità Sociale d’Impresa.

La norma, infatti, definisce gli aspetti rilevanti della RSI, quali:

• principi e definizioni della RSI; • questioni cruciali da affrontare in tema di RSI; • l’integrazione della RSI nelle attività complessive di un’organizzazione.

Tra gli elementi più interessanti della norma vi è la nuova definizione che viene data alla responsabilità sociale d’impresa, intesa come “assunzione di responsabilità da parte di un’organizzazione per le conseguenze delle sue decisioni e delle sue attività sulla società e sull’ambiente, attraverso un comportamento etico e trasparente”. Siamo davanti ad una responsabilità “allargata” non solo alle imprese, ma a qualsiasi organizzazione pubblica o privata, governativa o non governativa. Da sottolineare inoltre che la UNI ISO 26000 non rappresenta una vera e propria certificazione, ma fornirà alle imprese e agli attori governativi le linee guida armonizzate e riconosciute a livello internazionale in materia di responsabilità sociale, basate sulle migliori pratiche e in accordo alle relative dichiarazioni e convenzioni delle Nazioni Unite, quali l’ILO e le linee Guida OCSE.

Nello specifico i criteri o linee guida di comportamento responsabile rivolti alle organizzazioni sono sette:

1. Responsabilità: l’organizzazione deve assumersi la responsabilità del suo impatto sulla società e sullo sviluppo. Deve accettare eventuali controlli e ha il dovere di risponderne.

2. Trasparenza: l’organizzazione deve essere trasparente in tutte le sue decisioni ed attività, in particolare in relazione alla sua natura, ai suoi obiettivi, ai risultati in termini di responsabilità sociale e alla provenienza delle sue risorse finanziarie.

3. Etica: l’organizzazione deve comportarsi sempre in modo onesto, equo e integro moralmente. In questo atteggiamento deve essere compreso il rispetto per persone, ambiente, animali e il rispetto delle esigenze di tutti coloro che in qualche modo sono coinvolti nella attività dell’azienda.

4. Rispetto degli stakeholders: l’organizzazione deve identificare tutti coloro che, direttamente o indirettamente, sono coinvolti nell’attività d’impresa e avere particolare attenzione per le loro necessità.

5. Rispetto della legge: l’organizzazione deve accettare che il rispetto del ruolo della legge è obbligatorio e che nessun individuo o ente è al di sopra di esso.

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6. Rispetto degli standard di comportamento internazionali: conseguentemente, l’organizzazione dovrà aderire ai principi stabiliti a livello internazionale, e rispettarli il più possibile, nel caso in cui operino in Nazioni con una legislazione che entri in conflitto con queste norme.

7. Rispetto dei diritti umani: l’organizzazione deve riconoscere l’importanza e l’universalità di questi diritti ed evitare di trarre vantaggio da situazioni in cui tali diritti non siano rispettati.

Il Segretario Generale dell’ISO, Robert Steele, ha dichiarato: “La ISO 26000 aiuterà quelle organizzazioni per le quali operare in maniera socialmente responsabile è più che una buona idea ma un modo efficace per svolgere la propria attività. Sarà quindi un potente strumento per muovere le organizzazioni dall’universo delle ‘buone intenzioni’ a quello delle ‘buone azioni’”.

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Tenendo conto del provincialismo del mercato italiano in riferimento alla formazione esperienziale si è pensato di coinvolgere Emilio Rago per la sua esperienza nella ricerca e proporre ai partecipanti una indagine sulla formazione esperienziale ad impatto sociale. Emilio è partito da una cinquantina di journal nazionali ed internazionali di fascia A (la più accreditata). Ha selezionato i contenuti più connessi al comportamento organizzativo, da questi 2000 titoli. Successivamente ha letto gli abstract di 500 articoli e 250 articoli (paper). Ha sistematizzato, infine, questo compendio…..

“Social Experiential Learning” tra comunità e natura: una ricerca sulla formazione esperienziale sostenibile

di Emilio Rago

In questo compendio si sintetizzano le principali tipologie di apprendimento esperienziale nell’ambito sociale (community-based learning) e ambientale (nature-based learning). COMMUNITY-BASED LEARNING (CBL) È una forma di apprendimento esperienzia-le in cui i partecipanti e i formatori interagiscono e collaborano con segmenti di una comunità prescelta per comprendere e risolvere problemi di ordine sociale. Per comunità s’intende un insieme di persone che vivono in uno stesso posto (comunità geografica) o che condividono uno stesso interesse (comunità funzionale). Tipi di servizio: (a) Servizio diretto: i partecipanti sono messi in contatto diretto con le persone della comunità,

offrendo un servizio. (b) Servizio indiretto: i partecipanti si impegnano a procurare beni e servizi a sostegno della

causa. (c) Azione civica: i partecipanti agiscono socialmente per promuovere la causa presso la

cittadinanza e la società civile. Forme di CBL Di seguito vengono presentate alcune tipiche iniziative di CBL, differenti per il grado di strutturazione e complessità dell’esperienza di apprendimento e per la profondità dell’impegno individuale. (a) Viaggi studio Con un viaggio nei luoghi della comunità di riferimento, i partecipanti possono vedere, sentire, fare esperienza diretta e concreta delle problematiche della comunità, conoscere e incontrare le persone che vi appartengono, ascoltare i loro pensieri, comprendere le loro motivazioni.

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Il viaggio costituisce di per sé uno stimolo a trascendere la propria autoreferenzialità e andare incontro alla diversità. Al contempo garantisce un accesso diretto alla cultura e alla storia della comunità e produce memorie comuni che facilitano la discussione e la comprensione. (b) Social Team Building Il social team building è un team building della durata tipicamente di uno/due giorni, in cui l’attività esperienziale da svolgere ha finalità sociale. All’estero è conosciuto come CSR o Responsible Team Building. Alcuni casi nazionali ed internazionali Vi sono moltissime società di consulenza che propongono attività di varia natura, tra cui, ad esempio: - giornate di volontariato sociale, di assistenza agli anziani, ai poveri, agli emarginati; - costruzione di giocattoli e biciclette per bambini; - costruzione di un parco outdoor per bambini; - lavori di riparazione di edifici, luoghi pubblici; - attività di raccoltà fondi (charity challenge); - shopping day: acquisto di beni da offrire in beneficenza. Alcuni siti web di riferimento 1) http://www.teambonding.com/programs/philanthropic/ 2) http://www.freshtracks.co.uk/corporatesocialresponsibility.htm 3) http://www.kabouraevents.co.uk/services/team-building-events/community-teambuilding-events/ 4) http://www.acrossthedivide.com/index.php/products/events_intro/pt-0012.html 5) http://www.reallyresponsible.com/CSR_team_building_London.html (c) Service Learning Per service learning (SL) s’intende un’attività di servizio che i partecipanti ad un corso di formazione sono chiamati a compiere a beneficio di un’organizzazione non profit, allo scopo di applicare nel concreto le conoscenze e le capacità acquisite durante la formazione d’aula. La metodologia del service learning prevede i tempi e le modalità per riflettere sull’esperienza di servizio, allo scopo di comprendere meglio la disciplina studiata e di rafforzare il senso di responsabilità civica. Alcuni casi internazionali Il metodo del “serve and learn” può assumere varie forme. Ad esempio, i partecipanti a un corso di formazione manageriale: - sulle tecnologie informatiche potrebbero sviluppare un sistema per tracciare volontari e clienti di un’agenzia non profit;

- sui sistemi di contabilità potrebbero creare un sistema di controllo dei costi per i clienti non profit;

- sulla comunicazione interpersonale potrebbero praticare le capacità comunicative interagendo per e presentando i rapporti di un’agenzia non profit;

- sulle teorie organizzative potrebbero offrire la consulenza per l’analisi e la riprogettazione delle strutture e dei meccanismi organizzativi;

- sulla qualità del servizio e sull’intelligenza relazionale potrebbero andare a servire in una mensa per poveri.

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Evidenze dal mondo della ricerca • L’avvicinamento al progetto di service learning è più efficace se è effettuato attraverso dei

focus group esplorativi che orientino e concordino il progetto, con il coinvolgimento delle parti sociali. Tale strategia consente, inoltre, di iniziare a comprendere le difficoltà del progetto e prepararsi adeguatamente prima di iniziarlo.

• Il processo di service learning deve essere attentamente progettato in ogni sua fase: riflessione preliminare, definizione degli obiettivi, pianificazione, coordinamento, orientamento, preparazione specifica, focus group, progetto sul campo, riflessione strutturata individuale, confronto in aula, valutazione riflessiva e conclusiva con inclusione del feedback.

• Il service learning è influenzato dall’identità, dalla varietà e del significato dei compiti da svolgere, che comunque devono essere calibrati sulle capacità del partecipante, sfidanti ma fattibili. L’apprendimento è altresì influenzato dalle interazioni sociali previste e dalla risposta affettiva al servizio proposto.

• Il service learning dà origine ad un apprendimento trasformativo, di natura politica, morale, intellettuale, culturale, personale e spirituale.

Alcuni siti web di riferimento 1) http://www.compact.org/ 2) http://www.learnandserve.org/ 3) http://www.servicelearning.org/ 4) https://erasingboundaries.psu.edu/page/service-learning-case-study-framework-0 5) http://www.servicelearning.ch/it/service-learning/retroscena/ (d) Volontariato d’impresa (employee o corporate volunteering) L’employee volunteering (EV) o employer-supported volunteering (ESV) consiste in attività di carattere volontario e dedizione personale, esercitate dai dipendenti aziendali, in modo organizzato e tendenzialmente non remunerato, per il beneficio di altri individui o della società nel suo complesso. Tali attività possono includere: mentoring e coaching di altre persone, attività formative di alfabetizzazione, distaccamenti su progetti socio-comunitari, giornate di team building, di career day, di apprendistato, di aiuto per lo sviluppo dell’impiegabilità delle fasce disagiate e dei gruppi vulnerabili. Quando i programmi di volontariato sono promossi su base individuale, ma incentivati o accettati dall’azienda, questa talora concede un beneficio aggiuntivo alla causa sostenuta dal dipendente (ad esempio: per ogni euro raccolto per beneficenza l’azienda verso un altro euro). Alcuni casi internazionali • Connettere gli studenti delle scuole di un’intera nazione con aziende e volontari aziendali per

offrire un orientamento professionale e avvicinare i ragazzi al lavoro (Koç Holding A.S.). • Rilanciare l’interesse dei giovani per lo studio delle scienze, attraverso serate di

intrattenimento basate sulla dimostrazione pratica di principi scientifici e attraverso incontri in azienda con gli scienziati per lo svolgimento di attività in piccoli gruppi (Abbott, Ireland).

• Fare compagnia, organizzare eventi di animazione sociale, accompagnare alle visite mediche (e non) gli anziani in carrozzella di una casa di riposo (SC Johnson).

• Pulire e ridipingere gli spazi interni di alcune scuole pubbliche, ripristinando i luoghi all’aperto dedicati ai giochi dei bambini (American Express).

• Ripristinare e ridipingere una casa famiglia per bambini orfani (Prudential UK).

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• In Italia sono diffuse le Banche del Tempo, associazioni che si basano sullo scambio gratuito di tempo personale e professionale per aiutarsi reciprocamente. In taluni casi, le aziende attivano una Banca del Tempo manageriale per offrire servizi a soggetti socialmente svantaggiati.

Evidenze dal mondo della ricerca • È uno strumento ancora non pienamente sfruttato per l’efficacia che potrebbe avere. In molti

casi, infatti, il volontariato aziendale serve per lo più come momento di team building; in molti casi si riduce ad atto di comunicazione esterna e di costruzione dell’immagine sulla responsabilità sociale dell’impresa.

• Per essere pienamente efficace ai fini dell’apprendimento individuale abbisogna di una progettazione delle attività intenzionale e consapevole, e soprattutto pedagogicamente fondata.

• Per dimostrarsi un valido strumento di sviluppo del capitale sociale interno ed esterno all’organizzazione necessita di una sapiente regia nella costruzione e nel mantenimento del network, di dare e ricevere fiducia e di stabilire chiare regole di cooperazione.

• Nell’ESV la scelta di partecipare o meno alle attività di volontariato proposte dipende anche da una valutazione razionale di costi personali / benefici comunitari e da quanto l’individuo si sente appartenente alla comunità di riferimento. Le aziende, pertanto, sono invitate ad alleggerire i carichi di lavoro dei dipendenti volontari e di facilitarli nella loro adesione alle iniziative. Inoltre, l’azienda dovrebbe comunicare e realizzare politiche sociali inclusive, di collegamento e di appartenenza con il territorio, per stimolare la partecipazione dei dipendenti.

• La ricerca evidenzia che i programmi di volontariato d’impresa, affinché risultino motivanti, efficaci e realmente benefici, devono essere comunicati in modo chiaro e preciso, disporre di un congruo budget, essere validamente programmati e gestiti e, soprattutto, devono essere trasparenti e in linea con le politiche e il clima aziendali. In caso contrario, il dipendente potrebbe nutrire forti dubbi sul perché e il come dell’iniziativa, decidendo di non aderirvi.

Alcuni siti web di riferimento 1) http://www.bitc.org.uk/global/european_volunteering_awards/index.html 2) www.employeevolunteering.co.uk 3) http://internalbrandinglab.it/2011/04/06/european-employee-volunteering-awards-quattro-le-italiane/ 4) http://www.fondazionefortes.it/?p=2474 5) http://www.sodalitasreport.it/5_1_3_2.htm Tipi di apprendimento nel CBL L’apprendimento generato dallo svolgimento di queste attività esperienziali può essere ricondotto ai seguenti ambiti dello sviluppo: (a) Sviluppo Personale: autostima, autoconsapevolezza, autoefficacia, sviluppo morale e

spirituale, propensione al rischio, esplorazione di nuovi ruoli e identità. (b) Sviluppo Sociale: empatia, senso di cura per gli altri, responsabilità sociale, comunicazione

interpersonale, capacità relazionali, lavoro di gruppo, leadership, ingaggio e partecipazione nella comunità.

(c) Sviluppo Cognitivo: riflessività, apprendimento dalle esperienze, giudizio critico, capacità di analisi e di sintesi, intelligenza pratica, contenuti e capacità direttamente correlati al servizio, motivazione ad apprendere.

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Teoricamente le iniziative di CBL producono beneficio e apprendimento per l’individuo, per la comunità e indirettamente per l’organizzazione. Le esperienze di CBL, infatti, sono caratterizzate da un legame di reciprocità interpersonale, grazie al quale entrambe le parti apprendono conoscenze e capacità utili e ottengono, in diversa misura, uno sviluppo personale, sociale, intellettuale e spirituale. NATURE-BASED LEARNING (NBL) È una forma di apprendimento esperienzia-le in cui i partecipanti e i formatori interagiscono o intervengono nell’ambiente naturale e organizzativo per comprendere e risolvere problemi di ordine ambientale. L’interazione con la natura diventa fonte di apprendimento, di stimoli riflessivi, di benefici personali, psicologici, sociali, motivazionali e spirituali. Tipi di azione (a) Azione diretta: i partecipanti interagiscono o intervengono direttamente nel contesto

naturale. (b) Azione indiretta: i partecipanti si attivano per procurare beni e servizi a sostegno della

causa. (c) Azione civica: i partecipanti agiscono socialmente per promuovere la causa presso la

cittadinanza e la società civile. Forme di NBL Di seguito vengono presentate alcune tipiche iniziative di NBL, differenti per il grado di strutturazione e complessità dell’esperienza di apprendimento e per la profondità dell’impegno individuale. (a) Escursioni naturalistico-ambientali Le escursioni naturalistico-ambientali sono escursioni in cui i partecipanti fanno esperienza diretta dell’ambiente naturale, fruendo dei benefici che ne derivano. Siamo in un ambito interdisciplinare in cui convergono:

- la psicologia ambientale, che studia la relazione tra il comportamento dell’individuo e gli spazi che abita;

- l’ecopsicologia, che postula l’identità ecologica dell’individuo, identità frutto della relazione con l’ambiente naturale;

- l’educazione ambientale, che vuole educare l’individuo ad un rapporto sostenibile con l’ecosistema;

- la pedagogia della natura e dell’ambiente, che studiano il rapporto tra la formazione umana e l’ambiente naturale, concepito come una rete di connessioni trasversali, di schemi e di modelli di studio utili per proporre ai discenti un sapere interdisciplinare.

Alcuni casi nazionali ed internazionali • Camminate e meditazioni in natura per scaricare lo stress manageriale e recuperare

consapevolezza, progettualità, cambiamento e missione personali. • Green Camp: esperienze in ambienti naturali per educare e sensibilizzare la popolazione

organizzativa alla sostenibilità e al rispetto del creato.

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• Escursioni negli ambienti inquinati e fruizione di fotografie, opere d’arte e filmati sull’inquinamento per sviluppare la stewardship (gestione e tutela del bene comune) ambientale e la responsabilità sociale d’impresa.

• Esperienze in natura per recuperare la dimensione estetica e olistica della persona, per riequilibrare la relazione mente-corpo, per recuperare la riflessione sui significati e sul senso della vita personale.

• Associare ad ambienti naturali diversi concetti manageriali diversi, farli esperire per poi riflettere sulle analogie, ad esempio: cammino-implementazione, fuoco-creatività, monte-visione.

Alcuni siti web di riferimento 1) http://www.banffcentre.ca/conferences/creative_team_options/experiential/ 2) http://www.whitepineprograms.org/programs/for-adults/ 3) http://www.greencampbali.com/what/ 4) http://www.ecopsicologia.it/ 5) http://www.armando.it/cms/sito/prodotto.asp?id=2364 (La funzione educativa del cammino) (b) Environmental Team Building L’environmental team building è un team building della durata tipicamente di uno/due giorni, in cui l’attività esperienziale da svolgere ha natura o finalità ecologico-ambientale. È chiamato anche eco / green team building oppure green event. Alcuni casi nazionali e internazionali Le tantissime società di consulenza offrono attività di diverso tipo tra cui ricordiamo, ad esempio:

- la costruzione e installazione di piccoli pannelli solari e di impianti eolici per produrre un quantitativo simbolico di energia rinnovabile;

- Green Day: piantare o curare alberi, fiori, siepi negli spazi pubblici, nelle scuole e nei giardini oppure mantenere puliti luoghi pubblici come parchi e spiaggia;

- Green Art: utilizzare i materiali di riciclo per comporre opere artistiche, sculture, installazioni;

- lavorare un giorno in una fattoria o in un campo agricolo; - promuovere una campagna di sensibilizzazione per il rispetto e la tutela dell’ambiente; - costruire dei passaggi / tracciare dei percorsi in natura per facilitare il transito umano.

Alcuni siti web di riferimento 1) http://www.eventsmatter.com/environmental.html 2) http://www.wholewoods.co.uk/page.cfm?pageid=ww-eco-team-building 3) http://www.rocksteadytraining.co.uk/trainingsolutions/environmentalteambuilding.htm 4) http://www.thrill.com.au/index.php?page=environmental_team_building 5) http://www.lowimpact.org/team_building.htm (c) Green Team Programs I green team programs sono programmi di educazione e di azione ambientale organizzati dalle aziende a beneficio della natura e dell’ambiente circostante. Hanno una durata di medio periodo e prevedono il coinvolgimento di più stakeholders, sia nel processo di progettazione che poi nel momento attuativo. I green team programs si occupano tendenzialmente dell’efficienza e del risparmio energetico, delle problematiche del riciclo, del consumo sostenibile e della bonifica ambientale.

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Alcuni casi internazionali

- Produrre e buttare palle di fango con batteri “buoni”, capaci di pulire gli scarichi inquinati, fermare la crescita delle alghe, sopprimere i germi patogeni (Agilent Technologies, Bosch, Motorola).

- Ripopolare foreste e parchi piantando alberi (Fitness First). - “Adottare” un tratto di autostrada o una via cittadina e impegnarsi a ripulirla per più volte

l’anno e a mantenerla pulita. - Eco-challenge: i dipendenti di una o più aziende, come in una caccia al tesoro, hanno una

serie di compiti di ecologia ambientale da portare a termine entro un certo periodo. Vince chi completa con successo il maggior numero di sfide ambientali.

- Coltivare un appezzamento di terreno agricolo, contiguo all’azienda e produrre beni alimentari, al posto di andare in palestra (ad esempio).

- Organizational Green Team: i dipendenti aziendali si organizzano in gruppi, elaborano e gestiscono un progetto di risparmio energetico, di consumo sostenibile, di riciclo di beni e di risorse aziendali. Ad esempio: campagne di sensibilizzazione aziendale, indicazioni per spegnere le luci, per limitare l’uso del riscaldamento o dell’aria condizionata, per fare meno fotocopie e condividere gli stessi giornali, per limitare le stampe cartacee e i materiali di imballaggio per le spedizioni interne, organizzare il trasferimento del cibo extra della mensa per donazioni caritatevoli.

Alcuni siti web di riferimento 1) http://www.bsr.org/en/our-work/consulting-services/environmental-assessment-strategy 2) http://www.acterra.org/greenteams/ 3) http://www.solv.org/programs/education/education_green_team.asp 4)http://www.greenbiz.com/news/2009/05/05/how-build-green-team-first-step-sustainability 5) http://humanresources.about.com/od/employeeinvolvement/qt/work_environs.htm Tipi di apprendimento L’apprendimento generato dallo svolgimento di queste attività esperienziali può essere ricondotto agli stessi ambiti di sviluppo trattati nel CBL. In particolare, nel NBL la dimensione estetica ed ecopsicologica della natura rende l’attività esperienziale diversamente formativa e, per certi versi, quasi-terapeutica per l’individuo. QUESTIONI METODOLOGICHE E SPECIFICITÀ DEL CBL E DEL NBL a) Team Building sociali e ambientali Per quanto riguarda i team building (sociale e ambientale), le questioni metodologiche sono le stesse di tutti i team building, dato che l’obiettivo di apprendimento è sempre l’aggregazione del gruppo, cambiando solamente le attività esperienziali da svolgere. Pertanto, rimangono critiche le capacità di progettazione, di facilitazione e di valutazione, fatte presenti le medesime attenzioni sulla sicurezza personale e sul rischio formativo. La principale differenza tra queste modalità di apprendimento e le altre metafore della formazione esperienziale è la percezione del valore socialmente utile delle attività (e non solamente ludico).

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(b) Valore della formazione sociale e ambientale (1) La ricerca ha dimostrato che la partecipazione ad attività esperienziali sociali o ambientali influenza lo sviluppo di un atteggiamento negativo o positivo, a seconda della natura del programma e della percezione del suo successo. In altre parole, se il programma non è implicante o se porta a risultati insoddisfacenti, questo influenza negativamente la disposizione dell’individuo sia rispetto al tipo di intervento (“questo tipo di programma non serve”), sia rispetto al valore dell’intervento in generale (“questi programmi non servono alla causa”). L’inefficacia sostanziale delle attività, inoltre, cambia in negativo anche la percezione del soggetto proponente. Ossia: “se l’azienda vuol farmi fare qualcosa che riscontro non servire realmente, allora avrà un motivo strumentale oppure è veramente incompetente”; in entrambi i casi è un risultato doppiamente negativo. (2) La ricerca ha dimostrato che solo le esperienze temporalmente, moralmente ed emotivamente più partecipative riescono a produrre uno stimolo reale al cambiamento personale. Il coinvolgimento superficiale e limitatamente impegnato dell’individuo verso l’attività sociale o ambientale non influenza la riflessione profonda e le scelte di vita successive. Lo stesso dicasi per la qualità e la quantità dell’apprendimento conseguibile. Da ciò deriva che attività sporadiche, di breve durata, che non abbiano come obiettivo principale l’aspetto sociale o ambientale, riducono quest’ultimo a un mero e sostituibile medium formativo. (3) Se le attività sociali o ambientali sono svolte sul posto in cui risiedono gli individui chiamati a parteciparvi (place-based learning), il grado di coinvolgimento e di successiva partecipazione civica alle politiche del territorio sarà molto più elevato. (c) Importanza metodologica della riflessione (1) La ricerca ha dimostrato che le metodologie di apprendimento esperienziale, per esprimere maggior valore formativo, richiedono fasi e dispositivi per riflettere sull’esperienza, soprattutto per quanto riguarda le esperienze community- e nature-based, in quanto trasversali, complesse e interdisciplinari. (2) La riflessione dev’essere sistematica e avvenire durante il periodo di tempo in cui si è coinvolti nell’esperienza, per avere modo di verificarla continuamente nelle interazioni. (3) Più articolata e profonda è la riflessione sull’esperienza, più sviluppate saranno la consapevolezza, la capacità di pensiero critico, le capacità di analisi e di sintesi e la responsabilità civica. (4) Le indagini sul campo hanno dimostrato che, a conclusione dell’esperienza, la formalizzazione di un report finale aiuta il discente a consolidare i sentimenti, le conoscenze, gli atteggiamenti e i significati che avrà esplorati e sviluppati. (d) Approccio basato su gruppi di progetto e problem solving La ricerca applicata ha dimostrato che l’apprendimento accresce notevolmente se la partecipazione ad attività sociali e ambientali: (1) è svolta attraverso un progetto volto a raggiungere un determinato obiettivo concordato tra

le parti; (2) avviene in un contesto di gruppo, garantendo un apprendimento cooperativo e un’intensa e

sistematica interazione interpersonale; (3) offre l’opportunità di prendere in autonomia le decisioni, assumendosi in prima persona la

responsabilità di influenzare il progetto (ovviamente in linea con le competenze personali).

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(e) Valutazione dell’impatto economico di iniziative sociali e ambientali La valutazione dell’impatto sul business degli investimenti in iniziative sociali e ambientali è ancora poco ricercata e applicata nella comunità scientifica. • La Global Reporting Initiative, che rappresenta il metodo standard mondiale per misurare la

sostenibilità della prestazione, non misura l’impatto sul business in termini di ROI, quote di mercato, miglioramento della produttività.

• Esistono diversi modelli di valutazione degli investimenti in programmi socio-ambientali: The London Benchmarking Group Model, True Impact’s Model, The Walker Corporate Philanthropy Index (CPI), The Corporate Citizenship Company.

• Bisogna produrre un modello, un metodo e una griglia di valutazione condivisi e applicabili alle diverse realtà aziendali, in grado di misurare l’impatto da tre prospettive diverse: sociale, ambientale ed economica.

• Gli indicatori devono essere anche quantitativi: aumenti nelle vendite, riduzione del turnover, miglioramento della produttività, aumento della quota di mercato.

CONSIDERAZIONI FINALI Molta della formazione esperienziale insiste sulla dimensione del fare, assumendo che il fare possa stimolare la riflessione sull’agire e quindi sensibilizzare e indurre gli individui a modificare i propri atteggiamenti. La premessa ontologica sintetizzata nel pensiero di Johann G. Fichte e di José Ortega è che “noi siamo quel che facciamo”, “esse sequitur agere”. Se l’azione costruisce l’attore, è altrettanto vero che noi ci comportiamo per come siamo, per le credenze e i valori che sviluppiamo. Secondo Aristotele, San Tommaso d’Aquino e larga parte del pensiero occidentale, infatti, “agere sequitur esse”, ossia si agisce per come si è. La formazione esperienziale potrebbe adottare, pertanto, un altro approccio alla bildung della persona, lavorando direttamente anche sulla dimensione dell’essere, sulla visione del mondo, sull’intuizione emozionale dei valori, sui livelli logici dell’identità e della missione personali, attraverso ingaggi etici ed estetici di diverso tipo. In questo, l’arte e la natura rappresentano dei validissimi attivatori di empatie fisiche ed emotive. Il fare della formazione esperienziale non può scollegarsi dall’essere del discente; e l’essere si nutre di visioni, di sogni, di valori, di emozioni che la formazione esperienziale deve saper attivare per stimolare la crescita personale. Il senso di quanto sostenuto è felicemente racchiuso in questa celeberrima frase che tutti conosciamo: “Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per tagliare legna e non assegnare compiti, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito” (Antoine De Saint-Exupéry)

 

NOTE SULL’AUTORE

RAGO Emilio Milano [email protected]

Consulente in Apprendimento Esperienziale e Docente in Università e Business School. Responsabile Associazione Italiana Formatori Nazionale del Settore Arti Visive 

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PARTE III

LE ATTIVITA’ ESPERIENZIALI SPERIMENTATE

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Dopo aver introdotto il tema generale della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa da un lato ed aver approfondito la situazione internazionale dei progetti di apprendimento esperienziale con risvolti sociali, si è pensato di inserire un momento individuale di rielaborazione personale e soggettiva attraverso la rappresentazione artistica del concetto di formazione esperienziale sostenibile. Al termine dell’attività gli elaborati sono stati esposti in una sorta di mostra permanente nel piazzale del Centro “Il Girasole”

I Totem della formazione esperienziale sostenibile: la magia del creare con poco

di Maria Laura Baronti Marchiò

Quando il 16 giugno sono arrivata al centro Il Girasole il primo saluto che ho ricevuto e contraccambiato è stato quello della grande quercia antistante l’ingresso del centro. Ho immaginato che nella sua maestosità mi parlasse del sole che la illuminava nell’alternarsi delle stagioni e del vento che le solleticava le foglie. Ho sentito la sua voce e ho pensato che era un buon inizio… Daniela è stata una accogliente guida all’interno del centro e dopo aver deciso con lei in quale sala svolgere il laboratorio esperienziale ho, con l’aiuto dei primi partecipanti, scaricato il materiale con il quale allestire il setting… poi mentre gli altri esploravano il Percorso Natura ho cominciato a prendere contatto con l’ambiente e a prepararlo per il giorno dopo… Come sempre nel preparare il setting esperienziale mi sono lasciata guidare da emozioni più che ragionamenti cercando di sintonizzarmi su ciò che poteva essere sì più funzionale ma soprattutto coinvolgente già solo a livello visivo… ed ecco prendere posto sul tavolo colori, forme, materiali, strumenti, oggetti semplici, molti di ‘poco conto’, le classiche cose che in tanti casi vengono buttate via e che invece possono straordinariamente riprendere vita se ci concediamo di vedere l’oltre che è in loro e l’utilizzo che possiamo farne per esprimere ciò che le parole non riescono a dire…

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Ho immerso io stessa le mie mani nei contenitori di nastri, stoffe e materiali vari per sentire com’era per me prenderci contatto, immaginando, allo stesso tempo, come poteva essere per chi l’avrebbe fatto il giorno dopo, ben conscia che ognuno avrebbe percepito qualcosa di unico e personale che l’avrebbe guidato nella scelta e collegato alle proprie emozioni… Quando tutto era ormai pronto ho chiuso la porta dietro di me e ho sorriso all’inizio dell’avventura… Il giorno dopo, all’ora stabilita, ho riaperto quella porta salutando i colori e le forme che mi hanno accolto e nell’accendere le luci ho sentito accelerare il battito del mio cuore… come sarebbe andata? Come avrebbero reagito i partecipanti? Si sarebbe nuovamente verificato lo straordinario miracolo del creare e del sentire? Non restava che immergersi nel flusso e lasciare che tutto avvenisse spontaneamente senza pre-cognizioni ma con tanta consapevolezza… I primi partecipanti hanno cominciato ad arrivare… qualche nota di curiosità è riecheggiata qua e là… qualche titubanza ma anche tanta voglia di sperimentare e di stare a vedere cosa sarebbe successo… E qualcosa è cominciata a succedere già dai primi momenti… le parole che sono fluite a definire il vissuto di ognuno rispetto alla formazione esperienziale ad impatto sociale hanno riempito lo spazio comune e hanno prodotto le prime vibrazioni: Attenzione – Apprendimento – Riflessione – Opportunità – Risorse – Interesse – Coinvolgimento – Coerenza – Sogno – Corpo – Movimento – Infanzia – Accoglienza - Con-vincere – Natura – Comportamento – Serietà – Esperienza – Impegno – Volontà - Migliorare – Globalità – Futuro – Autoreferenzialità – Contrasto – Amicizia - Ambizione – Facendo – Partecipazione – Autenticità – Conoscenza – Differenza -Simpatia – Responsabilità – Proattività – Progettualità – Illusione – Ipocrisia - Delusione Tante parole diverse, tanti vissuti personali, una ricchezza di esperienze che hanno fatto da catalizzatore. Abbiamo abbandonato le sedie ed abbiamo occupato tutto lo spazio possibile per dare tutto lo spazio possibile all’espressione libera e creativa. Qualcuno ha preferito tenersi ai margini, qualcuno si è immerso a capo fitto nell’impresa di dare forma e colore al proprio vissuto rispetto al tema… e tutti hanno esplorato, sperimentato, scelto, cercato, scartato, tagliato, incollato, colorato, costruito, legato, depositato, assemblato, scoperto mentre la musica in sottofondo accompagnava i gesti e le sensazioni tattili, visive, auditive e perché no, anche olfattive… Sono stati infilati bottoni con una concentrazione quasi ‘religiosa’, una striscia di spugna è stata osservata e fissata con cura per cercarle il posto più adeguato nel proprio lavoro, trasformata in una sorta di ponte tra due mondi apparentemente distinti ma parti della stessa realtà, dei bastoncini di legno sono stati saldati insieme in una struttura tridimensionale che mi faceva risuonare uno straordinario entusiasmo, il ramo di un pino è stato guarnito da un solo lato per dargli il potere di esprimere un sentito importante, tanti oggetti diversi sono stati adagiati su un supporto colorato e non sono stati incollati a rappresentare l’impermanenza e nello stesso tempo l’importanza del creare e del lasciar andare… e tutto si è svolto in un crescente liberarsi di creatività… vorrei ritornarvi tutto ciò che ho osservato e sentito ma è talmente tanto che rischierei di tediarvi…

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Sono fiduciosa che il reportage fotografico che è stato realizzato parlerà per me molto più di tante parole e spero che, in ogni caso, un piccolo seme sia rimasto in ognuno dei presenti e che esso faccia germogliare idee e stimoli per tanti altri… Ringrazio tutti per la partecipazione e per la spontaneità con la quale vi siete messi in gioco. Un ringraziamento speciale a Daniela Fregosi e a tutto il suo staff per aver dato il massimo nel realizzare un evento così coinvolgente e stimolante e avermi dato l’opportunità di esserne parte.

NOTE SULL’AUTORE

BARONTI MARCHIO’ Maria Laura

Roma

[email protected] 

Laureanda in Scienze della Formazione e Sviluppo Risorse Umane, ha da sempre lavorato nel campo dello sviluppo delle Risorse Umane inizialmente come Responsabile della formazione (1980-1994), poi come Imprenditrice (1995-2001), in qualità di fondatrice e Amministratore Unico di Team Up Srl attraverso la quale ha condotto importanti progetti di gestione del cambiamento organizzativo, della costruzione e facilitazione dei gruppi di lavoro e di formazione manageriale. Counselor a mediazione espressiva con diploma internazionale EAC conseguito presso l’A.S.P.I.C. (Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell'Individuo e della Comunità). Docente nell’ambito del master in Counseling Espressivo ed Arteterapia e di quello di specializzazione in Counseling Sanitario. Iscritta al CNCP (Coordinamento Nazionale Counselor Professionisti), ha collaborato con aziende di medio grandi dimensioni soprattutto del settore farmaceutico e ha condotto attività formative e di sviluppo della persona legate al bilancio di competenze, team building, problem solving, sviluppo di competenze relazionali e comunicative. Conduce laboratori di crescita personale e sviluppo della creatività.

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I 3 Workshop paralleli sulla formazione esperienziale sostenibile

Nel pomeriggio di venerdì sono state realizzate 3 attività esperienziali parallele (ogni partecipante ne ha scelto una) che fossero in relazione con il focus del Forum.

1. "Teamfeeling®". il Playback Theatre per il diversity management realizzato dallo staff di Meta Playback Theatre con il coinvolgimento della sede grossetana dell'AICAT Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali 2. "Arrampicare in verde": attività di Tree Climbing ad impatto ambientale realizzata da Lorenzo Marchetti e Silvia Barrile (facilitato da Patrizia Spaggiari) 3. "You Tube Sustainable": progettazione di un messaggio video per diffondere la possibilità di una formazione esperienziale con le 3S: seria, con un senso e sostenibile realizzato da Marco Alberto Donadoni e con la presenza di Roberta Russo responsabile del personale di Farmigea

Il primo workshop ha voluto innovare realizzando un’attività formativa esperienziale che avesse contemporaneamente un impatto sui partecipanti del forum da un lato ma anche su uno spaccato di realtà sociale dall’altro. Sono stati infatti coinvolti gli operatori e facilitatori di un’associazione locale. Questo workshop ha rappresentato uno step importante del forum in quanto intendeva praticare una formazione esperienziale ad impato duplice dimostrando come si possa fare formazione da un lato ma anche migliorare il mondo in cui viviamo con le sue problematiche anche sociali. Il secondo workshop ha puntato invece sull’impatto ambientale dimostrando che è possibile utilizzare delle risorse (gli alberi) all’interno di percorsi formativi outdoor che non rappresentino solo degli oggetti e delle attrezzature (alla stessa stregua di una zattera) ma che siano esse stesse oggetto di trasformazione e cambiamento. Lavorare su di noi e sul gruppo per migliorare dinamiche e competenze da un lato, lavorare sugli alberi per dare loro benessere e salute sviluppando al contempo cultura ambientale e responsabilità sociale. Il terzo workshop è stato un po’ di confine. Si è voluto utilizzare uno strumento più tradizionale (video) e la sostenibilità/l’impatto sociale è stato rappresentato più dall’argomento. Anche questo workshop ha un significato particolare per noi. Occorre produrre e divulgare articoli e video su un certo tipo di formazione esperienziale seria, sostenibile, davvero utile alle persone ed alla società per arginare una dilagante delegittimazione operata dai media che, si sa, fanno il loro lavoro alla ricerca del sensazionale e del “ lo fanno strano”.

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IL Playback Theatre

di Meta Playback Theatre Ecco cos’è Si tratta di una forma originale di improvvisazione teatrale in cui le persone raccontano eventi reali della propria esperienza di vita (in relazione ad un tema o ad una suggestione data) e poi li guardano rappresentati immediatamente. Nel corso della performance, questo si rende possibile attraverso una speciale collaborazione tra i performer (attori musicista e conduttore) e il pubblico: qualcuno narra una storia, un punto di vista, un'emozione, un desiderio, un momento della propria esperienza e poi guarda la sua storia ricreata e offerta al momento con una forma e una coerenza artistica, teatrale e musicale.La performance di Playback Theatre prevede un coinvolgimento graduale e mai forzato improntato ad un atteggiamento maieutico messo in atto dal conduttore nei confronti del pubblico/gruppo coinvolto. Il ruolo del conduttore della performance è quello di un maestro di cerimonie responsabile della cornice che sostiene e facilita il processo attraverso il quale le persone arrivano senza conoscersi e vanno via avendo sperimentato la possibilità di un incontro autentico.La solida cornice rituale che caratterizza la performance di Playback crea un clima di sicurezza tale da rendere possibile alle persone che lo decidono di esporsi personalmente attraverso delle narrazioni individuali. L’atteggiamento della compagnia è improntato a disponibilità, curiosità, immediatezza e circolarità. Questo fa sì che il clima che viene a crearsi nel corso della performance di Playback sia fatto di intimità sollecita, dove l’unicità di ogni persona è affermata e onorata mentre si costruiscono e si intensificano le connessioni tra le persone rafforzando lo spirito comunitario.Ogni tema può essere affrontato e la focalizzazione rispetto al tema oggetto della performance può essere facilitata dall'utilizzo di materiale simbolico (foto, dipinti, sculture, oggetti quotidiani...) . Attraverso le storie narrate e messe in scena, ciascuno ha la possibilità di vedersi rispecchiato: il narratore nella propria storia e anche, nello stesso tempo, ciascuno nella storia dell’altro, per analogia o differenza. Questo gioco di rispecchiamenti incrociati è ciò che mobilita la sequenza delle storie, ciò che fa seguire ad una storia un’altra creando quella concatenazione di storie che, alla fine della performance, si rivela come il tracciato del processo che il gruppo lì presente ha fatto. In una realtà sociale e culturale in cui gli spazi di narrazione autentica, di ascolto rispettoso e di condivisione sono rari, il Playback Theatre rappresenta una voce in controtendenza che risponde al basilare bisogno umano di racconto di sé e di connessione con gli altri. Come Meta utilizza il Playback Theatre in contesti formativi Primo livello: Meta è in scena e si presta a dare forma alle narrazioni portate dal gruppo. E' quello che è stato descritto sopra. Questa azione (alla quale ci riferiamo con il nome di “performance di Playback Theatre in contesto formativo”) risulta utile per esplorare la o le tematiche oggetto della formazione e svolge una funzione di sharing esperienziale con un doppio risultato:

• su un piano individuale consente la focalizzazione del proprio punto di vista/della propria esperienza in relazione al tema

• su un piano gruppale stimola le connessioni e facilita un clima di condivisione empatica

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A seconda che si collochi all'inizio dell'intervento formativo o alla fine questa azione risponde a finalità diverse: se è all'inizio dell'intervento è funzionale a:

• avviare il processo di gruppo • creare connessioni tra i partecipanti • consentire la definizione delle aspettative • far emergere e condividere i temi e i vissuti in relazione al tema oggetto della formazione • attivare processi di esplorazione, rilettura, attribuzione di senso, narrazione e condivisione

della propria identità e storia professionale in relazione ai ruoli in essa giocati se è alla fine è funzionale a:

• consentire una valutazione e un bilancio dell'esperienza formativa • realizzare un rispecchiamento emotivo • definire prospettive future • creare in plenaria un raccordo tra esperienze o momenti formativi che hanno coinvolto i

partecipanti in sottogruppi paralleli In ogni caso la sua durata è di 1 ora e mezza circa e si rivolge ad un gruppo da da 15 a 80/100 persone; può inserirsi all'interno di un percorso formativo della durata di più giornate e può anche inserirsi in percorsi formativi realizzati da terzi (fatta salva co-progettazione), nonché nell'ambito di convegni dove consente la condivisione delle risonanze soggettive sollecitate dagli interventi/testimonianze verbali susseguitesi nel corso del convegno. Secondo livello: il gruppo in formazione è guidato da Meta in un training teatrale di Playback Theatre le cui parole chiave sono: corporeità, emozione,co-creazione, pro-attività, responsabilità. Questa azione (alla quale ci riferiamo con il nome di “La metafora agita del Playback Theatre”) risulta utile per lavorare sulla creazione del team e sulla leadership a partire da alcuni contenuti che appartengono alla co-creazione scenica specifica del Playback Theatre:

• Performare e performare in sinergia con l’altro • Contatto e gestione delle proprie emozioni nell’atto performativo • Risposte creative all’imprevisto on stage • Co-creazione scenica • Cogliere l’attimo drammatico • Gestione dello spazio e del tempo on stage • Validare la verità soggettiva • Integrare apporti diversi • Comunicazione, circolarità, reciprocità • Vedere l’altro, sentire l’altro

Nel corso dell'intervento formativo le fasi di azione si alternano a fasi differenziate di debriefing mirate a focalizzare, a partire dalla metafora agita del Playback Theatre, i contenuti di apprendimento funzionali allo sviluppo delle competenze target oggetto della formazione. I due livelli possono essere entrambi presenti nel corso di un intervento formativo, così come può essere presente solo il primo. Raramente il secondo da solo ma non è una possibilità che escludiamo in assoluto.  NOTE SULL’AUTORE: vedi Sponsor

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Workshop Teamfeeling®: il Playback Theatre per il diversity management

di Meta Playback Theatre

Per cominciare... rileggiamo il workshop che abbiamo realizzato nell'ambito del forum "SOCIAL EXPERIENTIAL TRAINING: la Formazione Esperienziale ad impatto sociale" esercitando, per quanto ci è possibile, uno sguardo dislocato. Proviamo, mentre scriviamo, a tener dentro di noi il punto di vista di un partecipante, di un organizzatore, della parte costruttivamente critica di noi formatori. A monte... della realizzazione di questo workshop c'è stata una fase di co-progettazione: scambi di mail, lunghe, - a nostro giudizio - fertili e fluidamente creative telefonate tra Elena Roncoroni (di e per Meta Playback Theatre) e Daniela Fregosi (di Formazione-esperienziale.it) da cui è nata l'idea di realizzare un workshop rivolto ai partecipanti al forum nel quale l'impatto sociale fosse rappresentato dal coinvolgimento di una realtà associativa operante nell'ambito della marginalità (disagio psichico, dipendenze, disabilità...) presente sul territorio. In questa fase è stata condivisa in maniera imprescindibile l'idea che il coinvolgimento non dovesse essere strumentale al forum e ai suoi partecipanti bensì potesse al pari rappresentare un'opportunità per l'associazione stessa in relazione alla sua storia e realtà attuale, ai suoi processi e bisogni. L'elemento cardine è stato, a questo punto, privilegiare una realtà associativa con la quale ci fosse già un certo livello di collegamento/conoscenza/frequentazione grazie al quale l'associazione potesse più agevolmente cogliere il senso della proposta. Questo avrebbe facilitato (visti i tempi di realizzazione del workshop) i passaggi comunicativi funzionali alla motivazione e al coinvolgimento delle persone appartenenti all'associazione stessa. Ora: il forum si sarebbe svolto a Rispescia (GR); Meta ha una consolidata esperienza di interventi formativi in contesti psico-sociali e sanitari ma vive e opera in altri territori pertanto l'anello di congiunzione per il coivolgimento dell'associazione è stato Daniela che, sulla base dei presupposti sopra citati, ha identificato in ACAT (Associazione Club Alcologici Territoriali) la realtà sociale da contattare. Il cerchio ha quindi cominciato ad allargarsi e Daniela ha contattato Paola Bovo, psicologa del SERT di Grosseto, servitore-insegnanate, insegnante ai corsi per servitori di ACAT e Cecilia Mariottini, servitore-insegnante in un club ACAT, ex presidente ACAT Grosseto, alle quali è stata fatta la proposta e con le quali si è fatta un'analisi del contesto associativo e si è facilitata l'emersione del bisogno al quale la nostra proposta avrebbe potuto rispondere. Le due referenti ACAT a questo punto si sono fatte portavoce della proposta dentro l'associazione e Meta (potendo far conto su una comunicazione circolare, chiara e puntuale tra Elena per il gruppo di formatori Meta, Daniela per la Community e Paola per ACAT) ha definitivamente dettagliato la proposta intorno all'idea del TTeeaammffeeeelliinngg®®.. A partire dagli elementi raccolti, riguardanti l'associazione e incrociandoli con quelli inerenti i partecipanti al forum e con il senso del forum nel suo complesso... La proposta... si è delineata così: abbiamo ipotizzato la presenza di una decina (minimo 8, massimo 12) di persone appartenenti alla realtà ACAT di Grosseto, nei ruoli di servitore-

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insegnante e di famigliare solidale (d'ora in avanti indicati come ACAT) e di un pari numero di partecipanti al forum nei ruoli di formatori, responsabili risorse umane, giornalisti, docenti...(d'ora in avanti indicati come Community) il cui elemento di collegamento sarebbe stato rappresentato dalla comune appartenenza alla Community dell'apprendimento esperienziale. ll workshop intendeva intercettare e svilupparsi su un doppio livello di azione che abbiamo definito intra e inter:

• intra: TTeeaammffeeeelliinngg®® interno a ciascun sottogruppo (ACAT, Community) • iinntteerr:: TTeeaammffeeeelliinngg®® inerente il gruppo reale nel qui e ora del workshop (ACAT+

Community) Questo secondo livello (inter) ci sembrava particolarmente funzionale a sviluppare competenze trasversali ai due gruppi relative a flessibilità; risposta funzionale a gestire la novità, il non conosciuto; confronto con le diversità; apprendimento a partire dal contatto con l'alterità; apertura e accoglimento della novità/diversità. Tali competenze ci sembravano appunto un elemento ponte tra le due realtà ACAT e Community in quanto sono fondanti sia dell'approccio ecologico-sistemico a cui ACAT fa riferimento, sia della prospettiva del diversity management di interesse (quantomeno potenziale) per la community. Nel suo insieme, l'esperienza di TTeeaammffeeeelliinngg®® proposta attraverso il workshop era finalizzata allo sviluppo del senso del team nella particolare declinazione del: creare connessioni emotivamente significative tra le persone, sostenere il senso di appartenenza di ciascuno al gruppo e alla realtà (associazione, community) alla quale il gruppo fa riferimento; accrescere la motivazione ad essere pro-attivi nel contesto della propria realtà. Nel corso del workshop, il training teatrale di Playback Theatre nel quale i partecipanti sarebbero stati coinvolti attivamente sarebbe stata la metafora esperienziale funzionale allo sviluppo delle competenze sopra citate. Parallelamente l'approccio gruppo su gruppo, vale a dire la co-conduzione a 8 mani da parte di Meta caratterizzato da leadership circolare e ritualità avrebbe rappresentato la metametafora per le tematiche relative al team.   17 Giugno 2011 ore 14.30 - 18.30... il setting: nel centro della stanza un cerchio di sedie. Ai quattro punti cardinali un telo colorato segna la postazione di ognuno dei quattro formatori. Su un lato della stanza è allestito lo spazio scenico: un fondale nero, quattro cubi per gli attori davanti al fondale, un cubo sulla sinistra per il conduttore e un cubo sulla destra per il musicista con una varietà di strumenti appoggiati su un tavolino basso.  i partecipanti: 17 persone di cui 9 ACAT e 8 Community; 3 uomini e 14 donne; tra i 25 e i 65 anni; grande eterogeneità di formazione, esperienze di vita e professione.  le fasi:

• presentazione a 4 voci di come è nata l'idea del workshop, di cosa si farà e come, delle “regole del gioco”, della direzione nella quale ci muoveremo

• sociometria attiva funzionale all'emersione di ruoli, appartenenze, disvelamenti personali e aspettative riguardanti il workshop

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• riscaldamento generico funzionale a famigliarizzare con la dimensione corporea, il contatto, la vocalità e a creare un clima di spontaneità

• riscaldamento tematico che ha previsto attivazioni in sottogruppi misti ACAT/Community funzionale a creare un clima di fiducia, reciprocità e interconnessione

• training teatrale finalizzato a sperimentare ruoli, a dare corpo e voce a immagini e contenuti emotivi, a interagire creativamente con l'altro/gli altri

• didattica: la scultura ritmica finalizzata all'apprendimento da parte dei partecipanti di una forma codificata e ritualizzata attraverso la quale mettere in scena attraverso una co-creazione su base improvvisativa i contenuti della narrazione di un altro partecipante

• playback theatre giocato dai partecipanti sul tema “qualcosa che appartiene alla mia realtà quotidiana fuori di qui e che ho voglia di portare qua dentro proprio adesso”.

• pausa/allestimento “mostra fotografica” • da parte dello staff Meta • preparazione alla performance mediante passeggiata evocativa sul tema “il senso della

mia appartenenza ad ACAT o alla Community” • scelta di una foto sulla base di questa evocazione (ogni foto è un primo piano di mani che

tengono o fanno qualcosa) • formazione di coppie miste (una persona ACAT e una Community) e racconto reciproco

relativo al senso della foto scelta a partire da quel tema • Playback Theatre giocato da Meta su quanto emerso dal racconto avvenuto nella coppia • Sharing e Debriefing esperienziali realizzati mediante l'utilizzo ritualizzato dello spazio • Decisione collettiva su come presentare l'esperienza del workshop in plenaria agli altri

partecipanti al forum  Tutte queste fasi attraverso le attivazioni proposte hanno visto il coinvolgimento della globalità della persona: corpo, movimento, voce e parola, interazione, riflessione, immaginazione, emozione, ideazione, cognizione, ricognizione.   Commenti... Tenendo l'occhio sugli obiettivi (*sperimentare e sviluppare il senso del team secondo l'approccio del Teamfeeling®, ovvero sentire il gruppo sentirsi nel gruppo; *fare esperienza di diversity management, ovvero sperimentare che riconoscere, accogliere e valorizzare le differenze incoraggia lo sviluppo di abilità latenti e di talenti nascosti) sono successe, dal nostro punto di vista, alcune cose interessanti:

• nelle prime fasi (in particolare nella sociometria attiva di disvelamento personale) più di una persona di ACAT ha portato il tema della frustrazione legata al vivere degli ingranaggi sociali limitanti, castranti, stigmatizzanti, opprimenti e basati sull'apparenza. Questo tema ci sembra aver funzionato da starter per tutto il gruppo che si è coinvolto intensamente nelle diverse fasi come a testimoniare di un medesimo bisogno di autenticità e connessione (a prescindere dal ruolo e dall'appartenenza) e a dimostrare a sé e agli altri la possibilità che ingranaggi migliori fatti di autenticità, rispetto, empatia, supporto, fiducia e valorizzazione delle differenze possono esistere, consentono di lavorare bene insieme e accrescono il livello personale di autostima e di motivazione ad essere pro attivi.

• Nella fase del Playback Theatre giocato dai partecipanti la dinamica è stata questa: una parte del gruppo è nel ruolo di pubblico narrante e, a rotazione, un gruppo di 4 (2 ACAT e

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2 Community) è nello spazio scenico e rappresenta attraverso la forma della scultura ritmica le storie raccontate da qualcuno del pubblico.

Questo è risultato funzionale a sperimentare: nel ruolo di attore - la co-creazione su base improvvisativa - l'ascolto della storia dell'altro - l'apertura avalutativa nei confronti della verità soggettiva - l'integrazione del proprio apporto con quello dell'altro/i - l'assumersi il rischio di dare corpo alla narrazione altrui - il prendere l'iniziativa - il dire di sì alla proposta dell'altro senza rinunciare alla propria - l'immedesimarsi empaticamente nella storia/ emozione/punto di vista del narratore - la qualità dell'ascolto globale (testa-pancia-cuore) - l'essere olisticamente presenti e concentrati nel ruolo di narratore - il narrare in prima persona - il rispecchiamento attraverso azione scenica - il sentirsi legittimato nella propria verità soggettiva Questi elementi (così come moltri altri particolari ai quali ognuno può essere stato soggettivamente sensibile) costituiscono il presupposto per il Teamfeeling® (inteso qui non come approccio metodologico ma come risultato esperienziale) e hanno accresciuto il livello di intimità, fiducia, rispetto tra tutti i partecipanti così che ciascuno si è sentito più connesso tanto al proprio gruppo di appartenenza quanto al gruppo con il quale interagiva sulla scena, quanto al gruppo dei partecipanti al workshop nel suo insieme, come è poi emerso nello sharing, (solo a titolo d'esempio “Emozionato per il ponte che si è creato tra i due gruppi”; “la potenza del gruppo mi sorprende sempre”) Il tema di questa fase “qualcosa che appartiene alla mia realtà quotidiana fuori di qui e che ho voglia di portare qua dentro proprio adesso” e i contenuti che chi ha narrato ha realmente portato, hanno ulteriormente approfondito il livello del “sentire l'altro”. Dopo che tutti i gruppi di 4 hanno rappresentato abbiamo dato alla dinamica un ulteriore slancio nella direzione degli obiettivi del workshop: chi intendeva narrare sceglieva uno alla volta quattro attori per la sua storia. In questa dinamica ci sono stati elementi come, ad esempio: l'”investitura” (su base intuitiva) da parte del narratore di un'altro partecipante affinché, nel ruolo di attore, desse corpo alla sua storia; sentirsi importante per l'altro (reciprocamente importanti); fare qualcosa di significativo per l'altro; creare nell'immediatezza una sintonia con altri attori con i quali non ho ancora lavorato...tutti temi metaforicamente connessi al Diversity Management e al Teamfeeling® e che contengono, a loro volta, ulteriori micro temi interessanti per i nostri obiettivi specifici.  Nella fase del Playback Theatre giocata da noi Meta la dinamica è stata questa: dopo lo scambio in cui nella coppia ciascuno aveva raccontato all'altro il senso della foto scelta in relazione al tema sollecitato (“il senso della mia appartenenza ad ACAT o alla Community”) uno dei formatori

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(nel ruolo di conduttore della fase di performance) ha chiesto chi volesse raccontare cosa la foto scelta raccontasse di lei/lui. In genere nel corso di questa fase, benché ci sia stata una condivisione in coppia, chi prende parola la prende soggettivamente, tornando a sé, alla propria esperienza soggettiva. Bene: quel che è successo qui è stato invece che tutti coloro che si sono susseguiti nel prendere parola si facevano spontaneamente portavoce di un processo di integrazione avvenuto nella coppia, processo attraverso il quale il confronto tra le due foto aveva portato ad una nuova narrazione di coppia che metteva in luce gli aspetti di connessione, completamento, complementarietà, bilanciamento che ciascuno aveva trovato nel confronto con la foto dell'altro (e il senso attribuitole) rispetto alla propria foto e al senso attribuitole. Questo fatto, spontaneo e inaspettato, sembra dirci che l'insieme è davvero sempre più della somma delle parti. PUNTI DI FORZA Rispetto alla co-progettazione Co-progettazione e progettazione curate nei dettagli Tempismo nelle comunicazioni in fase progettuale Circolarità della comunicazione tra tutti i soggetti co-progettanti Ideazione dialogica PUNTI DI FORZA Rispetto al workshop Intervento formativo cucito su misura del gruppo in formazione Avvicinamento graduale e facile all'improvvisazione scenica e proposte alla portata di tutti i partecipanti Adattamento flessibile delle proposte da parte dei formatori al processo del gruppo Il Teamfeeling presente tra i formatori ha facilitato il senso del gruppo nei partecipanti (livello metametaforico) L'apprendimento olistico (corpo, pensiero, emozione) La metafora del training teatrale di playback theatre e la cornice metodologica sono stati funzionali a sviluppare senso di appartenenza La metafora utilizzata contiene una significativa quantità di dettagli fonte di apprendimento inerenti le tematiche del Teamfeeling® e del Diversity Management Coerenza tra lo stile di conduzione e gli obiettivi della formazione Fiducia implicita e consapevole da parte dei formatori nelle potenzialità dei singoli e del gruppo Alto impatto emotivo Ha consentito a ciascuno dei due gruppi di uscire dalla propria nicchia Non era più possibile alla fine definire chi fosse diverso da chi Organicità tra la metodologia proposta e le tematiche inerenti il Teamfeeling® e il Diversity Management Collegamento a posteriori tra organizzatore, formatori e ACAT ASPETTI MIGLIORABILI rispetto al workshop Strutturare il debriefing in maniera da sfruttare al massimo tutto il potenziale di apprendimento implicito nell'attivazione emotiva Differenziare maggiormente la fasi di sharing emotivo da quella del debriefing finale Ottimizzare l'alto livello di coinvolgimento emotivo per facilitare l'emersione di intuizioni e collegamenti tra la metafora e la realtà

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Prevedere oltre al debrifing finale anche brevi momenti di debriefing espliciti in fasi diverse dell'attività (non solo impliciti=nota dentro di te che cosa hai appena appreso attraverso l'attività appena svolta) Prevedere strumenti per un follow up tramite scrittura sia libera che strutturata (specialmente in casi come questo in cui non si dà la possibilità di un incontro di follow up dal vivo tra il gruppo e i formatori)   NOTE SULL’AUTORE: vedi Sponsor

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Il Tree Climbing per la formazione

di Lorenzo Marchetti COS’E’ Si tratta di un workshop esperienziale innovativo che coniuga alcune tematiche specifiche della formazione con un'attenzione particolare per la sostenibilità ambientale. L'arrampicata sugli alberi, già tecnica di lavoro e attività sportiva, offre numerosi vantaggi per l'organizzazione dei laboratori anche rispetto alla classica arrampicata in falesia, primo fra tutti la facilità di trovare alberi. Dà inoltre spunti di riflessione individuali e collettivi, oltre ad avere un ruolo educativo, in quanto pratica attenta alla tutela e al rispetto consapevole del verde. A CHI E’ RIVOLTO Ai formatori che desiderano proporre un workshop esperienziale diverso, ma soprattutto completo, cioè non centrato unicamente sull’attività, ma volto a suscitare riflessioni e discussioni costruttive che mantengano la loro forza anche al termine dell’esperienza stessa. FINALITA’ · scegliere la strada in sintonia con i propri talenti e le proprie attitudini · prendere confidenza con i propri obiettivi, con ciò che si vuole realizzare · imparare a godere dei propri obiettivi senza la “paura di non farcela” · imparare a mantenere elevata la motivazione e la fiducia · comprendere e sperimentare la capacità di focalizzarsi · pianificare il proprio cammino nelle sue tappe essenziali · riconnettersi con la propria energia interiore ed imparare come poterlo fare ogni giorno ARTICOLAZIONE DELL’ATTIVITA’ Una prima parte si terrà in aula dove si spiegheranno le principali norme di sicurezza e si forniranno le linee guida sulle quali concentrarsi per la successiva attività “in cantiere”. Durante il corso della seconda parte tutti i partecipanti saranno parte del cantiere di lavoro e a seconda del numero ci si dividerà a coppie o in squadre. Ciascuno potrà provare di persona ad arrampicarsi, incitato dal compagno o dalla squadra sperimentando non solo l'emozione di “toccare con mano”, in altezza, gli alberi, ma lavorando sul raggiungimento dell’obiettivo sulla fiducia negli altri e nelle proprie capacità. Poi il debriefing raccoglierà le riflessioni dei partecipanti CONTENUTI DELL’ATTIVITA’ Il percorso è incentrato essenzialmente sulla sperimentazione attiva. Il fatto che si partecipi ad un vero e proprio cantiere dà la dimensione del lavoro di squadra inserisce i partecipanti in un’ottica nuova dove quello che fanno gli altri conta, è importante va incoraggiato ed eventualmente discusso in gruppo alla ricerca della strategia migliore. Si deve studiare la pianta, e coniugare la visione esterna con quella successiva interna. Si ha poi maggior coscienza

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dell’importanza della comunicazione per evitare qualsiasi possibile situazione di pericolo, si impara ad ottimizzare il tempo a gestire la comunicazione verbale e non verbale. 1. attraverso il processo di apprendimento esperienziale, l'allievo si pone domande, sperimenta

soluzioni, risolve problemi, assume un ruolo responsabile e sviluppa la sua creatività; 2. gli allievi sono impegnati intellettualmente, emozionalmente, socialmente. Questo

coinvolgimento produce la sensazione che il compito di imparare è davvero autentico; 3. i risultati dell'apprendimento sono personali e sono la base per future esperienze di questo

tipo nelle quali comunque vengono sviluppate e coltivate le relazioni; 4. il processo di apprendimento comprende la possibilità di imparare dalle conseguenze

spontanee, dagli errori e dai successi delle varie esperienze vissute. 5. La capacità di definire i nostri obiettivi professionali e personali e di mantenere una

motivazione nel tempo. Quindi in conclusione: Il punto cruciale non è cosa decidiamo di fare, ma decidere nella direzione di una nostra realizzazione, serenità, soddisfazione e portare avanti quella decisione superando gli ostacoli che possono in alcune fasi rallentare il cammino. In qualche modo siamo noi a decidere ciò che possiamo sopportare, accettare e ciò che vogliamo cambiare e questo è più semplice se si comprendono i meccanismi interiori di base che determinano il nostro modo di vedere le cose, il nostro stato d’animo e di conseguenza i nostri comportamenti.

 

NOTE SULL’AUTORE

MARCHETTI Lorenzo

Milano

[email protected] 

Ottenuta presso il liceo Parini di Milano una maturità classica, Lorenzo intraprende diverse strade lavorative e di studio, fino ad approdare alla Scuola Agraria del Parco di Monza. Qui scopre il tree climbing attività che gli permette di coniugare lo sport, da sempre sua grande passione, ad un lavoro stimolante e nuovo, almeno in Italia. Consegue dunque il brevetto di treeclimber certificato, ma decide di integrare le sue conoscenze pratiche con una solida base scientifica iscrivendosi alla Facoltà di Agraria dell'Università di Milano, dove attualmente studia. Convinto dell'importanza di diffondere una cultura del verde più consapevole, diventa responsabile per la Lombardia di Co.n.al.pa (Coordinamento Nazionale per gli Alberi ed il paesaggi), una onlus fondata da agronomi, architetti paesaggisti e geologi per la tutela degli alberi e del paesaggio italiano. Partecipa inoltre al progetto “Alberi e Vita”, all'interno del quale si occupa di spiegare ai ragazzi le nozioni tecniche e i vantaggi del treeclimbing, avvicinandoli anche all'idea di poter praticare un'attività sportiva eco sostenibile. Considerata la versatilità del treeclimbing, che è tecnica di lavoro, ma anche attività sportiva, Lorenzo ha poi l'idea di trasferirlo all'ambito formativo, nel quale può aiutare a sviluppare la capacità di analizzare i problemi e gli strumenti, gestire le crisi, lavorare in coppia e ottimizzare il tempo.

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Arrampicare nel verde: la parola al facilitatore

di Patrizia Spaggiari

In occasione del FORUM Social Experiential Training Daniela Fregosi mi chiese di occuparmi insieme a Lorenzo Marchetti del workshop “Arrampicare in verde”, il quale prevedeva l’utilizzo della tecnica del  Tree Climbing. Conoscevo l’arrampicata su roccia, che ho utilizzato come metafora outdoor, ma non il Tree Climbing. Nella fase di progettazione del percorso, pertanto, intercorsero fra Lorenzo e me parecchie mail e telefonate: lui mi spiegò in cosa consisteva il Tree Climbing e io cercai di estrarne possibili metafore da proporre durante il workshop. Il Tree Climbing è una tecnica di arrampicata che consente di accedere alla chioma dell'albero e muoversi, in sicurezza passando da un ramo all'altro imbracgati al suo interno. Chi sale non ha bisogno di una persona che faccia sicurezza a terra, ma può fare tutto solo. In questo caso le persone che rimangono a terra hanno un ruolo di sostegno più che altro emotivo e di aiuto nel trovare appigli e sostegni. Dopo vari confronti, visione di video e prova pratica da parte mia abbiamo valutato che con la tecnica del Tree Climbing si può lavorare per i seguenti obiettivi formativi:

• Empowerment • problem solving creativo (come risolvere uno scopo ideando soluzione apposta) • visione strategica (visione di tutti i problemi da tutte le diverse prospettive: chi sta a terra vede cose diverse in modo diverso) • comunicazione centrata sull’altro • sostegno emotivo, capire le difficoltà dell’altro • relazione funzionale • analisi strumenti (mezzi che ho per arrivare a un risultato)

Ovviamente la metafora va “vestita” di volta in volta in base all’obiettivo formativo su cui si vuole lavorare. Il workshop è durato circa 4 ore con 6 partecipanti. La parte iniziale è stata fatta in aula, dove Lorenzo Marchetti con l’aiuto di alcuni video, ha introdotto la tecnica e le sue finalità. Ha insistito, inoltre, sull’aspetto della sicurezza che in questa tecnica non è un fattore assolutamente trascurabile. L’esperienza, invece, si è tenuta su un grande albero posto in uno spazio aperto all’interno del Centro Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile il Girasole di Legambiente. Mentre due colleghi hanno predisposto l’attrezzatura e posizionato le corde sull’abero, Lorenzo Marchetti ha mostrato come si utilizza l’imbragatura, i moschettoni e come si sale. Successivamente i partecipanti sono stati suddivisi a coppie e a turno dovevano mettersi l’imbragatura, salire e raggiungere una meta (un ramo) a media altezza. La meta è stata

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definita ad una altezza tale da permettere a tutti di raggiungerla più o meno agevolmente: per alcuni è stato un obiettivo altamente sfidante, per altri meno. Mentre un partecipante saliva, il compagno a terra lo supportava e gli dava indicazioni su dove erano i possibili appigli in cui mettere le mani e i piedi, aveva il compito di adottare una comunicazione centrata sull’altro e capire le eventuali difficoltà durante la salita. In base all’obiettivo formativo si può scegliere se utilizzare un albero che permetta di lavorare in parallelo con più corde, fare l’esperienza su più alberi, in modo tale che più persone possano salire contemporaneamente e limitare così al massimo i tempi morti per chi non è coinvolto nell’esperienza, o se, invece, lavorare su una sola corda e stimolare anche chi non è direttamente coinvolto a supportare e partecipare emotivamente.

 

NOTE SULL’AUTORE

SPAGGIARI Patrizia Parma [email protected]

Le mie passioni sono i viaggi itineranti e la fotografia. Dei viaggi mi piace soprattutto la scoperta, la ricchezza e l’apertura di visioni che raccolgo. Della fotografia mi piace il momento e il particolare da immortalare. Tutto ciò, unito al piacere della scrittura, mi hanno portato a diventare qualche anno fa giornalista pubblicista: ora nei ritagli di tempo collaboro con alcuni periodici per i temi legati alla formazione e allo sviluppo delle risorse umane, ma un domani chissà, potrei pensare di cambiare lavoro e diventare reporter di viaggi…Per ora mi occupo di consulenza aziendale e formazione esperienziale con particolare riguardo all'outdoor training, che ho approfondito frequentando il Master in Outdoor Management Training© (OMT) c/o IEN e facendo tanta pratica sul campo e a fianco di trainer più esperti di me. 

 

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YouTube Sustainable.

Un’esperienza concreta di formazione a base sostenibile: produrre un video a tema sostenibilità

di Marco Alberto Donadoni

Un mio saggio amico e collega diceva che per inventare un’automobile rivoluzionaria non occorre necessariamente anche inventare o reinventare la ruota. Così la pratica di far produrre un video in ambito di formazione esperienziale non può certo definirsi una scoperta da brevettare. Tuttavia il mondo attuale permette, grazie alla continua evoluzione tecnologica, di rivedere ed implementare modelli e conoscenze già usate in precedenza in modo definibile come innovativo. Anche a proposito dell’uso del video che, come detto, è già stato utilizzato molto spesso in ambito formativo. Due sono stati gli elementi che si sono proposti in quel di Rispescia come buona pratica d’uso connessi all’argomento oggetto del meeting – la sostenibilità come focus formativo esperienziale. Il primo l’uso del telefono cellulare come attrezzo tecnico e il secondo il focus di progettazione del prodotto finale ottenuto. Il tutto partendo da un’esperienza realmente vissuta in ambito formativo con un importante società farmaceutica pisana, Farmigea, esperienza testimoniata dalla presenza molto attiva in ambito di evento dell’amministratore delegato e del direttore del personale di quella società.

a) Parlando del primo elemento (uso del cellulare) si è sottolineata l’innovatività dello sfruttarne l’inadeguatezza.

Quando si propone infatti ad un cliente la produzione di un video-formativo tramite l’uso di semplici cellulari già in possesso ai partecipanti, la reazione tipica consiste nel sottolineare che il prodotto sarà qualitativamente di basso livello. Affermazione incontestabile, anche se ormai fra i telefoni di cui ogni gruppo di lavoro è dotato a livello personale o aziendale si trovano camere di buona resa, da 5 megapixel in su. Ma l’efficacia di questo strumento rispetto a videocamere più o meno professionali sta proprio in questa sua apparente debolezza: la forza delle documentazioni di Youtube consiste nei contenuti che i cellulari di ogni parte del mondo riprendono, non nella definizione o nell’uso delle luci da parte del regista.

Il contenuto che sopravanza per importanza il mezzo, cosa anche questa se si vuole un po’ scontata una volta ma altrettanto un po’ persa nel cinema e nel videogioco di oggi.

Sottolineando il concetto formativo di superiorità del contenuto si ottengono tre risultati tecnici importanti: si abbassano le attese per il prodotto formale finale; si abbassa la soglia di errore che una camera professionale invece sottolineerebbe impietosamente (siamo abituati e accettiamo come tali riprese video giornalistiche in movimento e tremolio, non accetteremmo di vedere una ripresa da studio men che bloccata o scorsa a carrello); il problema luci non si pone,

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come non si pone il problema della preparazione tecnica di cameramen e registi e direttori di fotografi.

Senza dimenticare l’abbattimento dei costi vivi dell’evento: i cellulari ci sono già nel gruppo.

b) Secondo elemento, anche più importante del primo: il focus sul contenuto.

L’efficacia di questo mezzo come esperienza formativa si sviluppa a più livelli: di teamworking in abito non confort (pochi hanno avuto in precedenza esperienza da film maker); di analisi in gruppo delle parole chiave che si vogliono rappresentare; della particolare adattabilità da un lato ad ogni composizione di team (non ci sono limiti fisici, di location o di genere) e dall’altro ad ogni momento della vita delle aziende (si può lavorare allo stesso modo sulle crisi come sui successi).

Del primo livello pare superfluo parlare, tanta ne è l’evidenza: ci sono i ruoli, le relazioni, gli obiettivi, la leadership e tutte le belle cosine che devono venire fuori in un teamworking.

Il secondo invece è stato oggetto di un’analisi più approfondita, e forse anche più corposa e significativa dal punto di vista formativo, sia in sede di de briefing sul campo che di discussione finale in gruppo allargato.

Il tema infatti da sviluppare era la sostenibilità in azienda e l’uso di questa esperienza in fase progettuale ha permesso di evidenziare come la parola stessa sostenibilità potesse avere aspetti di interpretazione diversa tra i presenti: chi puntava sulla green carefulness, chi sul sociale, chi sul personale, chi sul gestionale.

Una volta discussa e messa in chiaro una definizione accettabilmente comune, il lavoro è continuato, rafforzandolo, attraverso la sua trasposizione in immagini simboliche, per poi finire con la realizzazione di un vero e proprio storyboard che ne permettesse la traduzione in video e la sua produzione fisica.

Tecnicamente parlando si è cercato di sviluppare questa fase in modo da avere un “montato in macchina” cioè una sequenza di pezzi già organizzati anche temporalmente, in modo da facilitare il successivo montaggio.

Il risultato è stato un buon feeling creato fra i partecipanti al workshop, poi esondato nel corso dell’evento in una serie di contatti anche extra Rispescia; una definizione di attenzione alla sostenibilità aziendale che gli stessi “committenti” aziendali nella simulazione (le persone di Farmigea) si sono portati a casa e poi sviluppata realmente in società; e infine un piccolo video che sottolinea con grande efficacia come la sostenibilità non sia frutto di grandi ed eroici momenti di azione eclatante, ma il risultato di tanti piccoli gesti di attenzione alle persone e al risparmio energetico possibile.

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Il tutto tradotto in un micro (definire corto un film da 60 secondi sarebbe un po’ esagerato) in cui si vede una donna (oggetto di analisi era stato anche il target più consono al video da progettare, e la donna era uscita come significativamente determinante) che passa tre fasi della sua vita in azienda, con una crescente attenzione al risparmio energetico. Il messaggio era: la società –azienda ma anche consesso civile- è anche tua, aiutala a crescere bene.

 

  NOTE SULL’AUTORE

DONADONI Marco Alberto

Milano - [email protected]

Nato a Milano l’ 8.11.1951. Laureato in Giurisprudenza, formatore docente e progettista certificato AIF. Ha pubblicato Met@forming, un saggio sull’uso della metafora e del gioco nella formazione esperienziale, e sta pubblicando Le donne i cavallier l’armi e i lavori, un saggio sulla differenza di generi nella formazione contemporanea. Ha lavorato dal 1978 al 1990 come direttore creativo in varie società (I.T., Editrice Giochi, Arti Grafiche Ricordi), dal 1991 consulente aziendale specializzato in team development, coaching, management performance. Ha collaborato con società quali Butera & Partners, HRG, Right Management, E3doing, Best Performance, Armonia, Dale Carnegie. Per clienti quali RAI, Farmigea, Syngenta, Bayer, Finmeccanica, Chiesi Farmaceutici, Truciolo Group, MacQuarie, ING Direct, IG Technology, Microsoft, Bologna Fiere, Ericsson, Astra Zeneca, Fast Web, Telecom Italia, ENEL, Wind, ENI. Vive e lavora nel suo studio professionale a Cuggiono (Milano)

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Natura in musica: l’esperienza di ascolto e suono in natura

di Diana Tedoldi

Questo documento intende rispondere alla domanda: cosa c’entra l’esperienza proposta da Diana di creazione sonora in natura con la formazione esperienziale a impatto sociale?. L’obiettivo assegnatomi dalla Community era realizzare un’attività serale di team di max 1.5 ore in linea con i contenuti del forum: formazione a impatto sociale e ambientale. La competenza target da me selezionata come cuore dell’esperienza da proporre è stata l’Ascolto, declinata su 3 piani: io, gli altri, tutto quanto ci circonda (l’ambiente, la natura). L’ascolto apre a una possibilità di sviluppo dell’integrità delle persone in se stesse e nella relazione con gli altri, sensibilizzando le persone verso un rapporto sistemico con le risorse umane e ambientali del proprio contesto di riferimento. L’ascolto è stato non solo l’obiettivo ma anche il metodo utilizzato per progettare e realizzare l’esperienza. Ne vediamo in tabella i parallelismi rintracciabili con l’applicazione di questa competenza in contesti lavorativi. Nell’esperienza in Natura Risvolti legati al contesto

organizzativo e aziendale 1. Progettazione in ascolto

Ho sbozzato le idee da proporre al gruppo prima di arrivare sul posto, ma le ho poi “ascoltate” una volta arrivata al Centro Legambiente, in relazione al territorio dove avremmo fatto l’esperienza, al gruppo e alla risorse presenti e utilizzabili (risorse materiali e tempo)

In azienda, verificare idee e progetti in relazione al contesto (mercato di riferimento, risorse umane e materiali, tempi, contesto macroeconomico e sociale…)

Stare con quello che c’è, e usarlo. Less is more. Puntare all’essenzialità dell’esperienza, facendo tesoro delle risorse già a disposizione, sia internamente alle persone, sia esternamente, nelle relazioni sociali e nell’ambiente.

Saper cogliere il potenziale delle risorse presenti, ottimizzarne l’uso, facendo efficienza e tesaurizzando il capitale umano, riducendo parallelamente i costi. La decrescita come modello economico ecosostenibile.

Tenere chiari gli obiettivi di fondo dell’esperienza da progettare: - Ideare esperienze che mettano in risalto e consolidino l’integrità della persona, lasciando che questa integrità riverberi nella relazione con gli altri e quindi con l’ambiente - Creare reti di corrispondenze e risonanze fra le persone e fra il gruppo e l’ambiente, in modo da rispecchiare il tema dell’impatto sociale ed ambientale del Forum

Prendere decisioni e lanciare progetti che siano coerenti con la mission di fondo dell’organizzazione, e con i valori profondi che vogliamo sostenere, in un’ottica di sostenibilità umana, economica e ambientale

Utilizzare le risorse già presenti sul territorio e le materie naturali a disposizione nella Location

Formazione a costi contenuti, a basso o nullo impatto ambientale, eco-friendly

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2. Realizzazione in ascolto

Essere aperti a modificare continuamente il programma – progetto - linea d’azione, sintonizzandosi man mano sulla realtà che si produce nel gruppo e nella rete di risonanze che via via prendono forma fra le persone, il formatore e l’ambiente

Nutrire la capacità di fitness (intesa come adattamento all’ambiente) aziendale e organizzativo, attraverso un’azione snella e altamente flessibile, in ascolto dello scenario e dei comportamenti/vissuti delle persone coinvolte

L’invito costante a “non addormentarsi in ciò che si sta facendo”, l’importanza di tenere viva l’autoconsapevolezza rispetto al senso di ciò che si sta facendo, la propria motivazione

Tenere viva la propria motivazione rispetto al lavoro, e la motivazione del team di lavoro, lavorare sul senso dell’agire organizzativo attivando adesione valoriale.

Vediamo ora che cosa possiamo portare nel nostro contesto lavorativo delle esperienze vissute insieme in Natura. Il lavoro sull’allargamento degli stati di percezione, inducendo un migliore funzionamento cerebrale e neurofisiologico, è applicabile ad interventi formativi legati a: • sviluppo della capacità di problem solving, decision making • analisi della realtà, envisioning e pianificazione strategica • sviluppo della creatività, lancio di progetti creativi. Esempi applicativi realizzati personalmente: con i team direzionali per la definizione di filosofia e valori aziendali, con team di progetto per sviluppare idee creative e soluzioni originali a problematiche operative. L’ascolto profondo a 360° come possibilità di portare le persone ad ascoltare:

- ascoltare se stesse in relazione al contenuto del proprio lavoro, alla gestione dei propri piani di carriera e sviluppo professionale. Esempi applicativi: percorsi di riqualifica e orientamento professionale.

- Ascoltare se stesse in relazione ai colleghi, capi e collaboratori, in funzione del miglioramento della capacità di gestione della comunicazione e delle relazioni sul luogo di lavoro, gestione dei conflitti, gestione dello stress, sviluppo dell’assertività, consapevolezza dei propri obiettivi, verifica dell’allineamento con gli obiettivi aziendali e di team.

- ascoltare se stesse in relazione con l’ambiente di lavoro: competenza particolarmente utile per tutti i professional della formazione e delle risorse umane. Essere un radar al servizio della Direzione o dei propri clienti aziendali ci permette di essere ricettivi rispetto alle condizioni organizzative che schiudono necessità di formazione e/o riorganizzazione.

- ascoltare l’azienda come organismo, come sistema, insieme di processi in mutua interazione e in reciproco influenzamento; l’azienda in relazione con lo scenario di riferimento. Guardare alla realtà dopo aver fatto un lavoro di allargamento della percezione permette di coglierne aspetti prima invisibili, grazie all’acquisizione di una visione ampia e sintetica, uscendo dal dettaglio analitico cui spesso siamo abituati quotidianamente sul lavoro. Esempi applicativi: portare il team direzionale e le funzioni manageriali a guardare la propria azienda, o il proprio team di lavoro o il proprio settore,

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osservando da un punto di consapevolezza più ampio la sua performance in riferimento al mercato, ai risultati realizzati, alla struttura, ai flussi informativi, alle risorse.

La metafora della Tribù Una chiosa circa il percorso proposto: la mia intenzione era quella di creare un’esperienza metaforica che permettesse alle persone di vivere la dimensione del Villaggio e della Tribù, intesi come stati originari di relazione fra comunità umana e ambiente, connotati da continuità e rotondità, in linea con la tematica ambientale e sociale del Forum. Il cammino verso il luogo dello stagno era quindi la marcia dell’arcaica tribù nomade verso il nuovo territorio da esplorare. L’ascolto del territorio in silenzio era la posizione di attenzione, esplorazione ed ascolto che anticamente l’uomo doveva esercitare per conoscere e approcciarsi nel modo giusto a un nuovo territorio: scoprire la vita e le minacce di un certo ambiente, le risorse presenti, collocarsi nel punto più giusto. Una volta instaurato l’ascolto dell’ambiente, abbiamo dichiarato la nostra presenza, e preso sonoramente possesso del territorio: il nostro nome nel cerchio. Il respiro della terra fin nelle mani, e da quel respiro suonare i sassi: riconoscere la relazione di continuità e nutrimento (il respiro) fra le persone e la terra, e trasformarlo in comunicazione di gruppo (il ritmo). La divisione in clan, ognuno con un proprio “elemento” da suonare: la nascita dei sottogruppi culturali e di appartenenza, la nascita della tecnica che trasforma gli elementi naturali in strumenti. Il ritrovarsi conclusivo nel “Canto della Steppa” (il canto che abbiamo intonato insieme alla fine): incontrare di nuovo la dimensione del Villaggio, e dalla prossimità fisica (tenendoci stretti con le braccia intorno ai corpi dei nostri “vicini” di cerchio) entrare in una prossimità più sottile, attraverso l’uni-sono in cerchio, metafora dell’unità uomo-ambiente e della loro relazione circolare.

I riferimenti epistemologici Le esperienze proposte al gruppo sono state progettate con l’intento di tradurre in pratica i seguenti riferimenti teorici, in relazione ai maestri che più hanno influenzato il mio lavoro e il mio modo di guidare i gruppi. L’Ecosofia (o Ecologia Profonda) di Arne Naess (Oslo, 1912-2009), Félix Guattari (Francia, 1930- 1992) e Raimon Panikkar (Spagna, 1918-2010). Naess ha studiato filosofia, matematica ed astronomia all'università di Oslo, alla Sorbona ed a Vienna dove frequentò il Circolo di Vienna insieme a Wittgenstein e Popper. Docente di Filosofia a Oslo fino al 1969, Membro eminente del Centre for Development and the Environment dell'Università di Oslo. A Naess si deve la distinzione fra ecologia superficiale e profonda, concetti poi ripresi e sviluppati da Raimon Panikkar e Félix Guattari. Con il concetto di Ecologia Profonda, Naess smonta l’antropocentrismo tipico della cultura occidentale e pone al centro di tutto l’ecosfera: l’uomo è una parte del Tutto. Durante l’esperienza notturna con il gruppo, le mie proposte erano costruite appunto su questo intento: uscire dalla posizione abitualmente auto-centrica che occupiamo in relazione al mondo, ed entrare nel ponte che unisce il sé all’altro-da-sé, allargando l’orizzonte della propria percezione. I 3 cerchi di ascolto che costantemente richiamavo all’attenzione del gruppo richiamavano le 3 ecologie di Guattari (psicoanalista francese): ecologia ambientale (realtà naturale), sociale

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(realtà economiche e sociali) e mentale (realtà soggettiva, tessuto psichico ed emotivo individuale). Di Panikkar (filosofo, teologo, sacerdote spagnolo, di cultura indiana e catalana, autore di oltre 60 opere di filosofia tradotte in tutto il mondo) ho portato nell’esperienza proposta il richiamo alla Natura come ente capace di esprimere una propria saggezza, e di guidarci nella scoperta della possibilità di agire a partire da questo stato di fiducia nella guida degli input sensoriali provenienti dalla natura. L’ontologia e l’etica di Martin Heidegger (Germania, 1889-1976), filosofo tedesco che ha incentrato la propria ricerca sul tema dell’Essere e sull’etica dischiusa dalla sua visione dell’Essere e dell’essere-nel-mondo dell’uomo. Di Heidegger la mia esperienza respira in particolare questi elementi portanti del suo pensiero: - Restituire l’uomo al suo ruolo di essere “pastore dell’essere” anziché “padrone dell’ente”: uscire dal “fare delle cose” ed entrare nel “vivere delle esperienze” è l’indicazione che traduce in pratica l’invito di Heidegger ad abbandonare un approccio tecnico e tecnologico nei confronti delle cose e del pianeta. Una semplice camminata, tenersi per mano in riva allo stagno ascoltando le rane, battere due sassi fra di loro: è nelle esperienze più semplici ed originarie che l’uomo ritrova la propria prossimità con la Natura e quindi con l’Essere. La Natura smette così di essere uno sfondo passivo di altre “azioni”, “costruzioni”, manipolazione di oggetti e persone, e diventa partner attivo della ricerca della relazione con l’Essere, attraverso il silenzio. - Il silenzio come porta d’oro per accedere all’ascolto dell’Essere, in uno stato di abbandono (del controllo razionale, del bisogno di analisi dell’esperienza, dell’atteggiamento dominante nei confronti della Natura e delle cose). - Il recupero del nesso con l’Essere come antidoto all’angoscia, che l’uomo prova di fronte al senso della propria finitezza. Questa è per Heidegger la “Cura” per l’impoverimento di risorse simboliche e culturali dell’uomo contemporaneo, erose dalla colonizzazione tecnica e tecnologica del pianeta. - L’ethos della sobrietà, che impone all’uomo non più di chiedersi “che fare?” ma “che cosa non fare?”, “che cosa lasciar stare?”. - Il coraggio di proporre esperienze non usuali nel mondo dominante della formazione, a rischio di venire bollate come “New Age”, pur nella consapevolezza della distanza assoluta da questo movimento, con la fiducia nella profondità della matrice filosofica che le ispira. La scelta di questo atteggiamento richiama la posizione di Heidegger rispetto al rapporto fra filosofia e scienza, e il rifiuto di dover fornire giustificazione scientifica al proprio pensiero, uscendo dall’asservimento dell’Essere alle cose e alla tecnica. La ricerca sugli stati di coscienza di Georges Lapassade (Francia, 1924-2008) e Marco Margnelli (Italia, 1939-2005). Tutte le mie proposte nascono da oltre 15 anni di esperienze personali nell’uso del suono, del ritmo e dell’ascolto in relazione all’induzione di stati espansi di coscienza come possibilità di ampliare il potenziale di funzionamento del cervello. Nella società occidentale contemporanea l’importanza data alla dimensione analitica e razionale porta a uno sbilanciamento dell’attività cerebrale legata alla maggiore attivazione dell’emisfero sinistro rispetto al destro, in concomitanza con un’intensa attività elettrica del cervello, misurabile attraverso l’elettroencefalogramma (frequenze abitualmente comprese nella fascia delle onde Beta fra i 14-30 Hertz, e spesso delle onde Gamma, oltre i 30 Hertz, caratterizzanti gli stati di stress e iperattività). In queste condizioni, il nostro cervello si stressa e affatica, e riesce a recuperare grazie al sonno o alle attività creative e ricreative, durante le quali lo stato di allentamento del controllo mentale e analitico tipico dell’emisfero sinistro permette di attivare maggiormente il destro, ridurre la frequenza delle onde elettromagnetiche cerebrali, a incrementare le connessioni neuronali fra i due emisferi.

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Si raggiungono così i cosiddetti “stati alfa”, le cui onde hanno frequenza compresa fra 8 e 14 Hertz, che connotano gli stati di piacere, di creazione artistica, di reverie (sogno ad occhi aperti), il sonno in fase REM, la fase post attività sportiva. In questi stati si intensificano le connessioni fra i due emisferi cerebrali, si rilasciano in quantità numerosi tipi di endorfine endogene e si riequilibrano i livelli di sodio e potassio nel cervello, il cui squilibrio è responsabile della mancanza di concentrazione, del senso di stress, tensione e fatica mentale. Si apre così una più completa, lucida ed integrata visione della realtà, e si attivano nuove capacità di soluzione problemi, presa di decisioni, intuizione e ispirazione creativa. Il lavoro sull’allargamento degli stati di coscienza è quindi funzionale all’ampliamento del nostro potenziale di funzionamento cerebrale, migliorandone l’integrità e aumentando la nostra efficacia personale rispetto alla nostra relazione con la realtà, noi stessi e gli altri. Per l’acquisizione di queste conoscenze, sono grata al prof. Marco Margnelli, senza il quale il mio libro “L’Albero della Musica – Tamburo, stati altri di coscienza, drum therapy” (Milano, 2006), non avrebbe visto la luce. Margnelli, medico neurofisiologo e psicoterapeuta è stato in Italia uno dei pionieri nello studio degli stati modificati di coscienza. Autore di importanti studi sulla fenomenologia degli stati di coscienza e delle esperienze mistiche, è stato ricercatore presso il CNR, il Karl Ludwig Institut fur physiologie dell'Universita di Lipsia e l'Università del North Carolina. Ha fondato il Centro studi e ricerche sulla psicofisiologia degli stati di coscienza a Milano. E' stato presidente della Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza SISSC. Per le ricerche sugli stati di percezione e la progettazione di esperienze in natura che permettano di accedere a stati allargati di coscienza, gli studiosi che mi hanno maggiormente influenzato sono Georges Lapassade (professore e ricercatore emerito di Etnografia e Scienze dell'Educazione presso l'Università di Parigi VIII), Charles Tart (psicologo americano fondatore della psicologia transpersonale e autore della monumentale opera “Stati di Coscienza”, professore emerito alla University of California), Mircea Eliade (Storico e filosofo delle religioni, autore di opere enciclopediche sui simboli transculturali e sull’estasi, intesa come stato di sprofondamento della coscienza individuale nella coscienza del Tutto). Per l’utilizzo delle immagini nel corso delle esperienze (ad es. il respiro della terra attraverso il corpo, il respiro del gruppo attraverso il cuore), fondamentale è stato studiare l’opera di Jeanne Actherberg, medico e scienziata americana che ha focalizzato le proprie ricerche sull’uso delle immagini nella terapia delle malattie degenerative e del cancro, scoprendo come l’uso di malattia. Per la parte inerente al “sentire”, il metodo da me applicato è quello del “focusing” (meglio noto come “metodo esperienziale”), ideato da Eugene Gendlin (professore di psicologia alla Chicago University). Il focusing consiste nell’attivazione dell’attenzione corporea, che a sua volta apre a una consapevolezza integrata mente-corpo. Infine, il mio linguaggio, le pratiche da me proposte e il mio modo di porgerle al gruppo risentono profondamente dell’influsso di: • Maia Cornacchia, filosofa, ideatrice della Pratica di Lavoro Organico, docente a contratto all’Università di Milano Bicocca (Facoltà di Scienze della Formazione), docente presso Philo – Scuola superiore di Pratiche filosofiche, mia mentore da oltre 15 anni. • Claude Coldy, coreografo e danzatore di fama internazionale, ideatore della Danza Sensibile, pratica di movimento che integra osteopatia, danza ed elementi di biologia evolutiva in relazione con gli elementi naturali. Ho seguito Coldy per 8 anni. • Arthur Hull, percussionista e drum circle facilitator, fondatore del movimento del drum circe oltre 20 anni fa negli USA, in tutto il mondo ha formato oltre 2000 facilitatori all’uso del ritmo e della musica per il community building. Dal 2008 grande fonte di ispirazione e insegnamenti.

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NOTE SULL’AUTORE

TEDOLDI Diana

Bergamo - [email protected]

Laureata in Filosofia a indirizzo Etno-Antropologico, specializzata in Formazione Formatori, drum circle facilitation e drum therapy, Diana esplora e sperimenta dal 1993, con maestri di rilievo internazionale, l’utilizzo del suono, della musica, del canto, del movimento, dell’ascolto e di pratiche esperienziali in natura in relazione allo sviluppo del proprio potenziale umano e relazionale. Ho vissuto a Los Angeles, Arabia Saudita, Dubai, Lugano, Genova, Napoli e Bergamo, dove ora risiedo. Dal 2000 lavoro in azienda, maturando esperienze in ruoli manageriali nei settori comunicazione, pianificazione strategica, analisi e ottimizzazione dei processi, people management e team building. Nel 2008 nasce Drum Power (www.drumpower.net): un network internazionale di professionisti del ritmo, con la missione di utilizzare il suono e il ritmo per community building, ascolto, comunicazione, relazione ed espressione, in ambito aziendale ma non solo. Nel 2010 nasce Experientia (www.experientia.org.uk): esperienze di ascolto profondo in Natura declinate su diverse tematiche organizzative.

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La formazione esperienziale ad impatto ambientale: l’esperienza nel Parco della Maremma

di Daniela Fregosi

In coerenza con il focus del forum per la mattina del sabato è stata organizzata un’attività esperienziale in modo da sperimentare come il concetto di “impatto” possa essere considerato da vari punti di vista, sia quello sociale che quello ambientale (più materiale e fisico). La mattina al Parco è stata co-progettata e supportata da 2 guide, Nunzio d’Apolito e Federico Bigliazzi, messe a disposizione dal Centro Il Girasole. In effetti la partnership con la Location (che non ha rappresentato semplicemente la struttura ospitante) è stato un elemento vincente un pò di tutto il Forum confermando quanto il luogo (struttura + territorio) dove vengono svolte attività formative esperienziali sia a tutti gli effetti un dettaglio di progettazione. Pronti di primo mattino già colazionati ed organizzati per la condivisione delle auto a disposizione (ottima l’autorganizzazione dei partecipanti stessi) ci siamo diretti verso il vicinissimo ufficio del Parco dell’Uccellina ad Alberese dove abbiamo preso un autobus che ci ha portato all’interno del Parco vero e proprio. Dopo una breve introduzione al senso della mattinata e prima di imboccare il sentiero delle Torri abbiamo chiesto ai partecipanti se qualcuno aveva problemi particolari a ginocchia/caviglie o non aveva le scarpe adatte. Questo ha permesso di dirottare 4 partecipanti su un percorso alternativo più facile e corto accompagnati da una delle guide.

Nel primo tratto abbiamo camminato dentro al bosco per poi cominciare a salire arrivando alla prima Torre dove è stato possibile ammirare la distesa enorme della pineta marittima. Da lì, lungo una discesa sassosa siamo passati attraverso un ultimo tratto di pineta fino ad arrivare alla spiaggia di Collelungo. Lungo il percorso Federico ci ha fatto prendere contatto con il territorio, con la flora e la fauna e nei partecipanti ha preso sempre più consistenza la percezione di dove erano e del contesto in cui sarebbero andati ad operare.

La spiaggia, particolarmente ventosa, ha reso necessario anticipare fisicamente, all’interno della pineta antistante, il briefing riferito all’attività esperienziale che ci apprestavamo a realizzare. In un tempo stabilito, e suddivisi in 2 sottogruppi diversi dotati dell’apposita attrezzatura (guanti e sacchi), i partecipanti avevano il compito di raccogliere il maggior numero di rifiuti possibili portandoli poi in un punto stabilito dove ci avrebbe raggiunti un camioncino del Parco pronto a portarli via. L’auto-organizzazione all’interno del gruppo, la strategia, la suddivisione dei compiti sono state lasciate libere.

All’ora x è stato identificato un gruppo vincitore coerentemente alla gestione del tempo fatta ed al volume di rifiuti raccolti.

Un pulmino del parco ci è poi venuto a riprendere vicino alla spiaggia (evitandoci la risalita nelle ore più calde) e ci ha riportato dove avevamo lasciato le auto per rientrare al centro.

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Dopo il pranzo in tarda mattinata ed un po’ di relax (doccia e riposo) ci siamo ritrovati in plenaria per realizzare sia un briefing tecnico che un briefing formativo.

Nel briefing iniziale tecnico Federico ci ha spiegato cosa succede ai rifiuti che abbiamo raccolto e quali sono le strategie con cui è possibile gestire i nostri rifiuti in modo responsabile e sostenibile:

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E’ stato deciso di inserire questo debriefing tecnico per trasformare in una vera e propria “storia” la singola attività esperienziale di raccolta rifiuti che altrimenti rischiava, se scollata da un contesto e da un senso complessivo, di venir percepita come un semplice sfruttamento dei partecipanti per obiettivi altrui. Successivamente abbiamo raccolto, in una sorta di meta-debriefing le competenze target sviluppabili con questo tipo di attività. Si è preferito focalizzarsi su riflessioni e ragionamenti critici su come utilizzare attività esperienziale ad impatto ambientale con uno scopo formativo anziché realizzare un vero e proprio debriefing post-attività (che avrebbe avuto più senso nel caso di un gruppo in formazione con l’individuazione di precisi obiettivi di apprendimento predefiniti). Secondo i partecipanti le competenze target che è possibile sviluppare con un’attività del genere sono:

• Analisi del territorio come metafora sia del mercato che dell’organizzazione • Attenzione e concentrazione (evitando il distarsi: il mare, il sole, il vento, il bel

paesaggio…) • Vedere oltre la superficie e cogliere i segnali deboli • Discriminare e scegliere • Responsabilità • Visione sistemica • Collaborazione • Attivazione, motivazione, commitment • Riconoscimento del lavoro altrui e sua valorizzazione • Attenzione al dettaglio ed alla qualità • Impegno e fatica (l’azione sostenibile e responsabile “costa”)

E’ stato inoltre evidenziato quanto sia importante dal punto di vista metodologico in un’attività esperienziale di questo tipo dare un senso più ampio e preparare l’attività con passaggi intermedi di consapevolezza ambientale. Sono infatti risultate utili le informazioni e le esperienze fatte in precedenza come per esempio la partecipazione al Percorso Natura all’interno della Location come l’introduzione al Parco dell’Uccellina realizzato dalla guida Federico prima di iniziare ad incamminarci lungo il sentiero. Questo ha evitato di creare un’autopercezione nei partecipati di volontari “usati” per raccogliere rifiuti. L’attività non deve essere percepita come fine a se stessa altrimenti non si tratta di formazione esperienziale.

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FREGOSI Daniela Grosseto [email protected]

Maremmana doc classe '67. Ho iniziato l'attività di formazione e consulenza nel 1992 ma già al 1998 inizio ad interessarmi alle metodologie formative esperienziali e mi specializzo nel 2001 con la prima edizione del Master OMT in Outdoor Management Training© c/o IEN. Dopo diversi anni di esperienza e di ricerca in questo campo ho deciso di disinvestire le mie energie dall’attività di "fornitore" e dedicarmi a tempo pieno a diffondere, valorizzare e riqualificare le metodologie esperienziali in un ruolo di informazione, orientamento e supporto più neutro e trasversale. Per questo nel 2008 ho fondato la Community dell’Apprendimento Esperienziale che è fonte per me di arricchimento, soddisfazione, divertimento e convergenza dei mie valori. Vivo e lavoro in un casale nella splendida maremma toscana dividendo il mio tempo tra la Community, il micio Maypo e la cagnetta Serafina, le camminate nella natura ed il Tai Chi Chuan.  

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Lo Speed Dinner ed i 5 Tavoli tematici

La sera del sabato si è pensato di trasformare la cena in una vera e propria attività senza prevedere poi ulteriori esperienze. Fino alla mattina ai partecipanti era stata data la possibilità di iscriversi ad uno dei 5 Tavoli di discussione e questo per 3 turni diversi (3 portate successive). Ogni partecipante, quindi, ha avuto la possibilità di approfondire 3 argomenti diversi in 3 tavoli diversi con persone diverse. Ecco alcune delle riflessioni emerse: TAVOLO 1 “Com’è andata?" confronto aperto sui workshop del venerdì pomeriggio • Si creano percezioni molto diverse sul livello di attivazione (e l’uscita dalla zona di comfort)

dei partecipanti da parte di interlocutori diversi: i partecipanti stessi, il formatore, l’esperto tecnico. Ci sono attività che per l’esperto tecnico sono basic mentre per il partecipante ed il formatore no. Il come è andata quindi è condizionato da questo

• L’incontro tra “persone” emerge come un ponte per l’incontro tra ruoli ed appartenenze diverse. Il diverso è maggiormente gestibile se prima ci si incontra come individui ed esseri umani per far emergere anche le somiglianze di dinamiche e problematiche, timori ed aspettative “umane”. Come è successo nell’attività del Playback Theatre

• Tanto più un’attività/metafora/esperienza è legata allo sviluppo di una competenza più hard, ad una tecnicalità, tanto più il debriefing può collocarsi ravvicinato alla chiusura dell’esperienza stessa. Se invece l’esperienza è molto legata al sentire occorre tener conto di un tempo di sedimentazione e assimilazione

• Apprendimento tramite emozioni, attivazione emozionale • Feedback positivi • Condivisione e potenza del gruppo • Potenza rappresentazionale dell’arte • Aspettando il sociale…..  

 

 

 

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TAVOLO 2 Da domani cambio stile… Cosa posso fare io nel mio ruolo per far sì che la formazione esperienziale abbia un impatto anche sociale • Mettere a sistema l’opportunità di far fare lavori socialmente utili (nelle aziende, nelle

scuole…) • Approccio diverso alla disabilità all’interno di organizzazioni/aziende • Per il trainer: tra le esperienze preferire quelle che hanno impatto sociale/ambientale

(compatibilmente con l’obiettivo formativo) • Usare skype per relazioni personali a CO2 zero • Disponibilità mentale a pagare un presso per la sostenibilità • Ogni mattina penso a cosa posso fare e lo scrivo in un post-it • Considerare gli oggetti come sostenibili (anche se guasti) • Proporre la sostenibilità al cliente • Considerare le differenze di genere • Come location ospitare percorsi di recupero tossicodipendenti e persone con problematiche

varie di dipendenza • Organizzare eventi gratuiti “per far circolare energia” • Esportare il modello utilizzato nel Forum (scelta location + connessioni con il territorio +

dialogo tra evento e location che diventa un vero e proprio partner + dialogo con la realtà sociale del territorio)

• Utilizzare strumenti per la comunicazione che sia ad impatto ambientale basso (soprattutto sfruttare il riutilizzo dei materiali)

• Proposta di sovrapprezzo sul preventivo da fare ad un cliente con l’accordo di dedicare quella cifra a progetti ad impatto sociale

 

TAVOLO 3 Famolo strano: le attività più improbabili Il tavolo raccoglie titoli ed attività strane di cui ha sentito parlare e ne discute • Dialogo nel buio • Esperienze di tipo sensoriale • Brain walking: cammino come direzione/meta • Pittura: come ti rappresenti, disegnare il proprio ruolo per presentarsi, sviluppo emisfero

creativo • Presentarsi costruendo una frase con le lettere del proprio nome e cognome o costruire

un’immagine con ritagli del giornale • Softair con proiezione, prima dell’attività, di un filmato di guerra • Sperimentazione del cambio di prospettiva nella fruizione di una scultura con processo di

decostruzione/scomposizione delle parti in un opera di De Chirico • Fruizione delle arti visive per attivare il gusto e la responsabilità della ricerca e dello sviluppo  

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TAVOLO 4 Ma la responsabilità sociale “si vende”? Quali leve utilizzare per trasmettere l'importanza della formazione esperienziale ad impatto sociale all'azienda o all’interno dell’azienda (al proprio committente interno) • La responsabilità sociale non si vende se non si sente e non ci si crede • Il modello prevalente, la leva è essere autentico, predicare ciò in cui si crede • Occorre attivare un processo (dai dipendenti alla direzione aziendale) in cui prima si

sensibilizza e si informa, poi occorre crederci ed essere testimoni ed infine avviene il cambio di prospettiva

• Come informarsi ed informare nel concreto? • Presupposti: sensibilità + esempi da parte dei dirigenti (ma loro certe cose le fanno?) • Effetti collaterali: impatto sociale interno (le aziende hanno paura di parlare di emozioni);

coerenza con la direzione; ROI della formazione reale (quale impatto ha la formazione esperienziale ad impatto sociale sul clima aziendale?)

• Come “vendere” la responsabilità sociale: portare case history, lavorare con cooperative di disabili per far fronte agli obblighi di assunzione e per creare avvicinamento; creare un aggancio con gli interessi dell’azienda; creare un aggancio con il territorio; farsi assaggiare; lavoro per piccoli passi all’interno dell’organizzazione; circostanziare gli interventi

• Deve esserci molta sensibilità nella comunicazione dei progetti • Occorre monetizzare non solo i disagi ma anche i vantaggi dei disagi TAVOLO 5 Oggi mi sento creativo….: Idee creative su una formazione esperienziale ad impatto sociale • Cena “Dialogo al buio”: un esempio di come ribaltare i ruoli e gli stereotipi (abile/disabile).

Dal contatto con l’estremamente diverso da sé si aprono collegamenti, apprendimenti, nuovi livelli di percezione e autopercezione (e di rispetto per l’altro)

• Creare occasioni che permettono di vivere una relazione sistemica tra persona ed ambiente • Creare occasioni di contaminazione tra ruoli, professioni e identità con obiettivi simili ma

declinati in base alla specificità dei sottogruppi • Formazione ad impatto sociale: crea un livello di responsabilità rispetto al bene comune • Esperienze di valorizzazione della città • Sperimentare lavori di gruppo • Possibilità di facilitare la presa di coscienza delle competenze presenti in un team di lavoro

che possono essere trasferite sul territorio attraverso azioni mirate concordate con la partecipazione cittadina, il contatto con potenziali partner sul territorio.

• Arrivare all’ingaggio delle aziende a partire dal bisogno del territorio • Spesso vanno in aula formatori che non sanno dare un esempio concreto e valido perché non

hanno sperimentato nel concreto quella attività/problematica

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• Perché non affiancare al formatore un esperto tecnico o perché non formare un esperto tecnico come formatore?

• Lasciamo libera la creatività dei partecipanti, diamo alcuni contenuti ma poi diventiamo facilitatori

• Mettere al centro il partecipante • Trasformare l’obiettivo in strumento per ottenere un obiettivo più importante • I cambiamenti sono frutto di un impatto • Ironia Vs sarcasmo, serietà Vs seriosità • Chiamare le cose in modo diverso

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PARTE IV

LE BUONE PRATICHE

NELLA FORMAZIONE ESPERIENZIALE

AD IMPATTO SOCIALE

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Il Caso “Cerca la tua voce nella vita”: la scheda del progetto

di Francesco Mollace 

 

 

 

“Cerca la tua voce nella vita”: Nuovi percorsi, metodi e strumenti per guidare la crescita personale e lo sviluppo della leadership cooperativa dei giovani della Locride Soggetto responsabile del progetto Associazione Civitas Solis con sede in Locri (RC) (www.civitassolis.org) ente di promozione sociale con oltre venti anni di esperienza nel settore della formazione non formale e degli scambi culturali internazionali. Direttore del progetto: Francesco Mollace (www.francescomollace.it) Date di realizzazione del progetto: da Giugno 2008 a febbraio 2010 Costo dell'intervento formativo: euro 175.579,00 Principale enti finanziatore: Fondazione con il sud, cofinanziamento Provincia di Reggio Calabria Destinatari diretti effettivi: Numero giovani partecipanti alle attività di formazione esperienziale: 900 (421 M + 479 F) n. 358 dai 6 ai 10 anni n. 200 dai 11 ai 13 anni n. 342 dai 14 ai 18 anni Numero operatori coinvolti : 21 a titolo oneroso e n. 20 volontari Numero ore di formazione esperienziale erogate: 606 Contesto del progetto L'iniziativa pilota si è realizzata nel contesto della città di Locri e del comprensorio della Locride in Calabria, realtà tra le più difficili dal punto di visto socio-economico del sud dell’Italia. Il progetto si è basato su uno stretto partenariato tra gli attori chiave dello sviluppo locale in una ottica di sviluppo auto-centrato, di reale efficacia dell’intervento socio-educativo, di riproducibilità e di diffusione dell’approccio. Sono stati attivi partner del progetto le principali istituzioni scolastiche della città di Locri alcune tra le principali associazioni di promozione sociale che lavorano con i giovani, i comuni di Locri e Sant’Ilario dello Jonio, la Provincia di Reggio Calabria, l'Ufficio di servizio sociali per i minorenni USSM del Dipartimento per la Giustizia Minorile di Reggio Calabria. Obiettivo generale del progetto Fornire ai partecipanti metodi e strumenti per guidare la propria crescita personale, sostenendo il potenziale creativo dei giovani coinvolti e rafforzando le competenze chiave previste dalla

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strategia comunitaria di Lisbona e ribadite dalla raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione Europea (18 dicembre 2006 2006/962/CE). Obiettivi specifici del progetto Obiettivo specifico dell’iniziativa è stata la realizzazione di una serie di attività di formazione esperienziale e motivazionale miranti al contrasto della dispersione scolastica e formativa a favore di minori cui dare le competenze necessarie per inserirsi con maggiori possibilità nella società e nel mondo del lavoro. L’iniziativa ha puntato a fornire ai minori coinvolti un efficace ed esperimentato modulo di formazione motivazionale ed esperienziale che agisca sul carattere e li sostenga nello sviluppo personale e nella comprensione del proprio potenziale di crescita. Una formazione non formale, basata sull’outdooor education erogata da formatori tecnici con elevata specializzazione in campo internazionale e da animatori socioculturali giovanili con lunga e comprovata esperienza nel settore. Una formazione che ha mirato alla promozione dell’autostima e della leadership di servizio alla comunità attraverso specifiche dinamiche di gruppo.  Risultati e valutazione del progetto Su incarico della Fondazione con il sud la valutazione è stata curata da valutatori indipendenti dell'IRS di Bologna. Sulla base dei risultati ottenuti è stato ritenuto che il progetto si è svolto in maniera pienamente coerente con gli obiettivi e le finalità originariamente previste. Inoltre il progetto ha evidenziato l'elevata efficacia della metodologia utilizzata auspicando la sua riproducibilità nel contesto del sud dell'Italia. E' stata effettuata la videoregistrazione di tutte le valutazioni individuali espresse dai partecipanti ai moduli formativi realizzati. Le valutazioni sono state raccolte in un unico documento video sottoposto ai valutatori esterni e proiettato in parte in alcune scuole. Si tratta di un documento di valenza «scientifica» in merito all'efficacia della metodologia  utilizzata  nel progetto formativo, e basata sulla formazione esperienziale, dal quale si rileva l'elevatissimo tasso di soddisfazione da parte dei giovani partecipanti. Nei moduli residenziali tenuti per i minori delle scuole secondarie, come è possibile riscontrare dalle dichiarazioni video-filmate, vi è un tasso del 100% di giudizi fortemente positivi in particolare per gli apprendimenti ottenuti (rafforzamento autostima, capacità di lavoro in team, spirito cooperativo, miglioramento skills relazionali). Analogo giudizio è emerso in sede di pubblica valutazione finale tenutasi a Locri nell'aula magna dell'Istituto Sorace Maresca l'11 marzo 2010 alla presenza di un campione di circa 150 partecipanti, dei membri della cabina di pilotaggio, di esperti esterni, rappresentanti delle istituzioni, e del direttore della Fondazione per il Sud. Durante la valutazione il progetto è stato considerato come il più vasto intervento di «formazione esperienziale» mai realizzato nel sud dell'Italia per numero di giovani partecipanti. Una «scuola del carattere» che si è affiancata alla educazione formale erogata nelle scuole partner per migliorare le competenze dei giovani residenti in una delle aree più difficili e svantaggiate del sud dell'Italia. Fattori di successo del progetto I fattori di successo del progetto, misurati sulla base del giudizio fortemente positivo espresso dal numero elevato di partecipanti alle attività formative (e che è possibile verificare dalle valutazioni videoregistrate) consistono: a) nella metodologia utilizzata e nell'adeguamento della stessa al target dei partecipanti

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b) nel suo carattere innovativo e nella modalità di coinvolgimento dei giovani partecipanti c) nella competenza ed esperienza del team che ha erogato la formazione d) nel senso collettivo di missione che ha coinvolto l'insieme dei partner nella realizzazione del progetto  

Per approfondire è possibile visionare il seguente VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=5f2RGZX3NJU

 

NOTE SULL’AUTORE

MOLLACE Francesco

Reggio Calabria

[email protected] 

Da circa venti anni, dopo la laurea in filosofia presso l'Università degli studi di Firenze, impiego il mio tempo nel promuovere occasioni formative che consentano ad organizzazioni, gruppi internazionali, e in particolare alle persone coinvolte, di esprimere il meglio di loro stesse alla ricerca di una dimensione di autenticità. In qualità di project manager, team facilitator e trainer motivazionale ed esperienziale, ho diretto oltre 100 progetti transnazionali nel campo della formazione non formale sostenuti dalla Commissione Europea in oltre quindici paesi europei ed extraeuropei. Da qualche anno sono tornato a vivere nella mia città natale in Calabria dove dirigo l'associazione Civitas Solis, il Forum Territoriale del Terzo Settore, e una impresa sociale. Contemporaneamente supporto come consulente, ed esperto di progetti complessi, numerosi enti pubblici e privati sia in Italia che all'estero. Sono membro del comitato scientifico dell'Associazione Italiana dei Consulenti Filosofici Aicofi con sede in Bologna. Faccio parte del pool dei formatori del Consiglio d'Europea, Direzione Gioventù e Sport.

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Il Caso “Folletto4Africa” della Vorwerk Folletto

di Giulio Maldacea, Bruno Benouski e Filomena Cionti 

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Note sugli Autori

 

 

BENOUSKI Bruno Roma [email protected]

Partner e socio fondatore di Fedro Training e Coaching e di Linkage Italia. Coach accreditato da ICF e Trainer internazionale di Programmazione Neurolinguistica, si occupa principalmente di Executive e corporate coaching e di formazione esperienziale. Ha collaborato con Giulio Maldacea e Sahara Iacarelli per numerosi progetti di formazione ad impatto sociale.  

 

MALDACEA Giulio Viterbo [email protected]

Dal 2002 mi occupo della realizzazione di eventi di animazione congressuale, incentive ed outdoor training progettando e gestendo eventi per operatori del settore ed aziende nazionali ed internazionali. Dal 2004 oltre ad occuparmi degli aspetti logistici legati alle attività mi sono coinvolto maggiormente negli aspetti didattici degli outdoor training ricoprendo spesso il ruolo di debriefer e di co-trainer. Nel 2005, dopo aver ampiamente sfruttato le competenze nell’ambito offroad, quad e survival, ho ideato e lanciato il CSI Project : una nuova attività esperienziale basata sulle tecniche forensi. Nel 2008 ho collaborato insieme al gruppo R&S della Sahara Team al progetto Social Team Building ®, un nuovo modo di fare team building, un format che ha consentito a molte aziende di sperimentarsi in attività esperienziali concrete legate al tema dell'impegno sociale. Ad oggi mi occupo quotidianamente della progettazione e della erogazione di eventi ed attività esperienziali indoor ed outdoor.

 

CIONTI Filomena Monza e Brianza [email protected]

Filomena Cionti, nata a Milano 45 anni fa, è sposata con Luca ed ha tre figlie di 15 e 13 anni (due gemelle). Da tre anni lavora per la Vorwerk Folletto Manufacturing, fabbrica italiana del Gruppo Vorwerk, dove ricopre il ruolo di Responsabile Amministrativa e Responsabile Risorse Umane. L’esperienza come Responsabile delle Risorse Umane unita a quella di mamma l’hanno portata a scegliere - con soddisfazione - il Social Team Building come strumento utile a sviluppare il team nella fabbrica, nella convinzione che solo un lavoro concreto con un fine “superiore” (slegato quindi dai propri interessi) possano aiutare a sviluppare reciproca fiducia e senso di appartenenza ad un gruppo.

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Il Caso Rimini Autismo Onlus e Full Management

di Federico Maria Fantaguzzi 

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Note sull’Autore

 

 

FANTAGUZZI Enrico Maria Rimini [email protected]

48 anni, sposato dal 1989 con 2 figli di 15 e 7 anni. Dopo la diagnosi di autismo del mio primogenito insieme a mia moglie e ad altri genitori nel 2004 abbiamo fondato Rimini Autismo onlus e sin dalla sua creazione ho l’onore di presiederla. In questa veste assieme al direttivo dell’associazione abbiamo realizzato diversi progetti e campagne di fundraising. Il progetto Alisei è il progetto che attualmente impegna gran parte della associazione, è di gran lunga quello più importante e prevede la realizzazione di un centro specializzato per la gestione di persone con autismo presso villa Del Bianco a Misano adriatico. In ambito lavorativo attualmente all’interno della azienda in cui ricopro il ruolo di direttore commerciale mi occupo di ottimizzazione e organizzazione di gruppi di lavoro in ambito commerciale. Opero come coach sia personale sia di team di lavoro aiutando le persone e i gruppi di lavoro a perseguire gli obiettivi. 

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PARTE V

LA FORMAZIONE ESPERIENZIALE: ASPETTATIVE E RISULTATI

La costruzione di una check list per la valutazione della qualità della formazione esperienziale

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A conclusione del Forum si è voluto aprire un confronto tra i partecipanti riguardante i criteri di osservazione, valutazione, progettazione e realizzazione di interventi di formazione esperienziale di qualità. Con questa ultima attività si è voluto spaziare anche oltre la formazione esperienziale ad impatto sociale dato che dal punto di vista qualitativo nel mercato italiano tanto c’è ancora da fare per migliorare l’utilizzo delle metodologie esperienziale. I partecipanti sono stati suddivisi in 5 sottogruppi ed a tutti è stata fornita una traccia di possibile check list da cui partire per attivare la discussione ed il confronto. CHECK LIST IDENTITA’ E FORMAZIONE DI BASE DEL FORMATORE (interno o esterno all’organizzazione) Ha una formazione specifica nella FE? Qual è il suo curriculum? Ha un’esperienza specifica nella FE? Quanti e quali casi ha gestito? Come è arrivato a proporsi come fornitore esperienziale? Se è una società qual è il curriculum del professionista che manderà? Descrive dettagliatamente il team di progetto? Cura la parte di ricerca e sviluppo? Qual è la sua filosofia, la sua vision, la sua mission? CONOSCENZA DEL CONTESTO IN CUI SI SVOLGE LA FORMAZIONE Ha esperienza di formazione/consulenza nell’azienda, organizzazione, realtà dove si realizza la FE? Si occupa prevalentemente di progetti con privati o con le aziende? Ha gestito solo corsi interaziendali o progetti intraziendali? Conosce le dinamiche aziendali ed i comportamenti organizzativi in generale o è solo un buon conoscitore dell’attività/metafora da utilizzare? E’ in grado di presentare casi aziendali realizzati con successo? ANALISI DELLA DOMANDA Accetta gli incarichi rispondendo esattamente alla richiesta che gli viene fatta? Spesso il committente (una società di consulenza se parliamo di un trainer freelance o direttamente un’azienda cliente) richiede al formatore un’attività specifica da realizzare, per esempio un intervento attraverso la metafora del rugby. Il formatore chiede perché si è scelto proprio quell’attività? Chiede quali competenze target si vogliono sviluppare? ETICA Sa dire di no/rinegoziare la domanda o ad alcune sue parti con il cliente esterno/interno? Quando comprende che la richiesta che gli viene fatta non riguarda obiettivi formativi, sa consigliare al cliente altri fornitori o creare partnership mirate? Lo avverte degli aspetti controproducenti del realizzare l’attività così come la sta chiedendo?

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PROGETTAZIONE Propone e realizza sempre le stesse attività/metafore in modo standardizzato trasformando la sua consulenza in un catalogo (più o meno pubblicizzato) con format predefiniti tra cui si può scegliere? Modifica e “veste” gli esercizi che utilizza di più adattandoli alla cultura aziendale, agli obiettivi didattici, ai ruoli coinvolti nella formazione? Prevede un piano di emergenza? Quante attività propone all’interno della giornata formativa? Sa rinunciare al numero di attività da proporre e realizzare a favore di una buona progettazione personalizzata e di adeguati debriefing? Chiede informazioni sui futuri partecipanti? Li intervista? Cerca di inserire un follow up distanza di tempo? LOCATION Propone location coerenti con il tipo di intervento da realizzare? Insiste nell’essere un co-decisore della location? Se non ha potuto scegliere la location fa un sopralluogo preventivo o raccoglie tutte le informazioni necessarie alla progettazione e realizzazione dell’intervento esperienziale? FLESSIBILITA’ E’ sufficientemente flessibile durante l’erogazione dell’intervento? E’ in grado di ritarare in corso d’opera tempi, spostamenti, briefing, gestione attrezzature, interazioni con i tecnici, i referenti della location SICUREZZA Nel presentare le attività esperienziali, anche quelle più semplici, offre indicazioni e regole per preservare la sicurezza dei partecipanti? Utilizza aiutanti, esperti tecnici per la sicurezza, co-trainer o fa tutto da solo? Se è solo, rispetto a quali attività? Sono complesse o potenzialmente rischiose? Si assicura che la location ospitante possieda i requisiti di sicurezza previsti? Si preoccupa anche della sicurezza psicologia dei partecipanti? Si preoccupa degli aspetti assicurativi? DEBRIEFING Dedica al debriefing post-attività esperienziale il giusto tempo senza relegarlo agli ultimi 5 minuti prima di chiudere? Aiuta i partecipanti a rielaborare emozioni, pensieri e comportamenti agiti durante le attività? Prevede un tempo ad hoc dedicato al debriefing in fase di progettazione? Qual è la proporzione tra tempo speso nell’attività e tempo dedicato alla rielaborazione ed al carry over per ricollegare ciò che è stato sperimentato all’utilizzo nel contesto aziendale?

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Criteri per individuare/scegliere trainer esperienziali

che sappiano dare anche un impatto sociale/ambientale

di Patrizia Spaggiari, Francesco Mollace, Elena Roncoroni, Michele Dassiè, Diana Tedoldi

La nostra riflessione si è riferita ad una formazione esperienziale con impatto sociale nel senso di un coinvolgimento diretto nell'attività formativa proposta all'azienda di un target (operatori/volontari/utenti/famigliari di utenti) appartenente ad enti o associazioni del terzo settore (disagio psichico/dipendenze/disabilità...)

In generale abbiamo condiviso che: tutte le voci presenti nella check list di partenza sono valide anche per la creazione di una check list relativa ad una formazione esperienziale ad impatto sociale.

• Conosce il contesto sociale/culturale/ambientale che verrà coinvolto nell'esperienza formativa proposto all'azienda?

• Sa valutare l’impatto la formazione può avere sulla società • Ha chiara la reciprocità azienda-società ed è in grado di esplicitare e documentare ai tanto ai

committenti aziendali quanto ai committenti sociali il senso della proposta e i reciproci vantaggi?

• Sa quantificare quante persone e a che livello vengono coinvolte • E' in grado di fare una progettazione che tenga conto tanto dell'obiettivo condiviso dai due

target coinvolti tanto degli eventuali obiettivi specifici per ciascuno dei due target? • Nel follow up utilizza indicatori più o meno formali (in base alla tipologia di utenza) per

valutare se il progetto ha avuto un reale impatto a livello sociale/ambientale (il livello di valutazione sarà, pertanto doppio: formativo e sociale/ambientale)

• Sa misurare i risultati sull’impatto sociale/ambientale a distanza di tempo: quanti inneschi positivi ha dato il progetto?

• Sa creare rete, divulgare e far circolare buone pratiche e “tenere in vita” il progetto • Sa proporre progetti che non siano “spot” ed isolati sia per l’azienda che per l’impatto

sociale/ambientale, ma che abbiano una certa continuità • Sa dire di no nel caso in cui la proposta di FE a impatto sociale venga proposta dai

committenti aziendali in maniera strumentale (social washing)? • In fase progettuale: sa lavorare in rete? Sa attivare comunicazione circolare tra i partner in

gioco? Sa dialogare in maniera flessibile con il contesto nella sua globalità e “cucire su misura” l'intervento?

• Approfondisce e analizza il contesto aziendale e sociale per proporre un progetto che sappia dare risultati sui due livelli aziendale/sociale

• E’ coerente ed etico con ciò che propone (es.: se propone un progetto che ha impatto ambientale, avrà comportamenti coerenti anche nella sua vita)e possiede particolare familiarità con le tematiche sociali e abilità nel mettere in luce le connessioni e le ricadute. Nel suo connesso ruolo di consulente ha una chiara competenza nell'aiutare il committente a meglio comprendere gli obiettivi trasversali dell'intervento e i vari significati che possono emergere dalla realizzazione del progetto. E' una persona a «tutto tondo» che conosce

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accuratamente la letteratura internazionale a base della formazione esperienziale ed è capace di supportare i partecipanti nello scoprire presupposizioni implicite, nell'evidenziare i momenti chiave connessi al senso della vita, ai temi etici, alle opportunità di sviluppo personale e sociale. E' pertanto capace di gestire un accurato debriefing attraverso cui i partecipanti siano in grado, in piena autonomia, di esplorare la rete fondamentale di apprendimenti, valori e significati che emergono dall'intervento formativo.

• Nel debriefing sa far emergere i due livelli formativo-aziendale/sociale-ambientale • Non sottovaluta e sa gestire l’impatto emotivo e psicologico che certi progetti a impatto

sociale possono avere sui partecipanti (es.: in caso di coinvolgimento di carcerati, ex carcerati, ex alcolisti, ecc…) sia per gruppo in formazione + per utenti dell’ambito sociale coinvolti nel progetto:

- Conoscenza dall’interno del contesto sociale da impattare - Pianificazione di follow up sull’impatto sociale del gruppo sociale target - Rapporto non strumentale con il gruppo sociale target + Coerenza valoriale tout court

rispetto all’attività sociale proposta - Capacità di gestione del network a supporto del progetto sociale - Capacità di controllare/verificare i risultati dell’azione sociale realizzata - Durata degli effetti dell’azione sociale: è spot o innesca percorsi continuativi o comunque

protratti nel tempo, al di là della singola azione? - Numerosità degli “inneschi” a valle dell’azione realizzata (se misurabili): l’azione

progettata si presta ad ispirare i partecipanti a continuare o sviluppare quanto fatto durante il progetto? quante persone si sono fatte “ispirare”, a distanza di tot tempo?

- Numerosità delle persone impattate dal progetto - Capacità di creare conoscenza e informazioni sull’attività sociale di cui si fa portatore +

capacità di creare strumenti a supporto della condivisione di conoscenza e informazioni anche a valle del SET, per nutrire il network fra i partecipanti, gli utenti, e oltre (anche predisponendo strumenti per la creazione e il mantenimento del network di persone coinvolte – blog, wiki, newsgroup ecc)

- Quanto è lunga e ampia la visione del formatore sull’attività sociale - Capacità di gestire i risvolti psicologici ed emotivi del progetto

Una riflessione a margine/indicazione per la community:

• creare cultura relativamente alla FE ad impatto sociale • creare occasioni di divulgazione di buone prassi di FE ad impatto sociale • fornire ai clienti finali opportunità per conoscere tali esperienze, per entrare in contatto

con fornitori validati • fornire ai clienti finali strumenti per orientarsi nella scelta di FE ad impatto sociale

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Note sugli Autori

 

 

SPAGGIARI Patrizia Parma [email protected]

Le mie passioni sono i viaggi itineranti e la fotografia. Dei viaggi mi piace soprattutto la scoperta, la ricchezza e l’apertura di visioni che raccolgo. Della fotografia mi piace il momento e il particolare da immortalare. Tutto ciò, unito al piacere della scrittura, mi hanno portato a diventare qualche anno fa giornalista pubblicista: ora nei ritagli di tempo collaboro con alcuni periodici per i temi legati alla formazione e allo sviluppo delle risorse umane, ma un domani chissà, potrei pensare di cambiare lavoro e diventare reporter di viaggi…Per ora mi occupo di consulenza aziendale e formazione esperienziale con particolare riguardo all'outdoor training, che ho approfondito frequentando il Master in Outdoor Management Training© (OMT) c/o IEN e facendo tanta pratica sul campo e a fianco di trainer più esperti di me.

 

RONCORONI Elena Como [email protected]

Dal generale al particolare e ritorno. Fiducia nel processo. Crescere e far crescere. Individui e gruppi. Passione per le storie di vita e l'arte dell'improvvisazione. Dentro Meta Playback Theatre. Tra parole incarnate e anelito all'essenziale. Laureata in filosofia, formatrice e shiatsuka.

 

MOLLACE Francesco Reggio Calabria [email protected]

Da circa venti anni, dopo la laurea in filosofia presso l'Università degli studi di Firenze, impiego il mio tempo nel promuovere occasioni formative che consentano ad organizzazioni, gruppi internazionali, e in particolare alle persone coinvolte, di esprimere il meglio di loro stesse alla ricerca di una dimensione di autenticità. In qualità di project manager, team facilitator e trainer motivazionale ed esperienziale, ho diretto oltre 100 progetti transnazionali nel campo della formazione non formale sostenuti dalla Commissione Europea in oltre quindici paesi europei ed extraeuropei. Da qualche anno sono tornato a vivere nella mia città natale in Calabria dove dirigo l'associazione Civitas Solis, il Forum Territoriale del Terzo Settore, e una impresa sociale. Contemporaneamente supporto come consulente, ed esperto di progetti complessi, numerosi enti pubblici e privati sia in Italia che all'estero. Sono membro del comitato scientifico dell'Associazione Italiana dei Consulenti Filosofici Aicofi con sede in Bologna. Faccio parte del pool dei formatori del Consiglio d'Europea, Direzione Gioventù e Sport.

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DASSIE’ Michele Padova [email protected]

41 anni, laurea in Economia e Commercio a Venezia, lavoro da 15 anni nel settore delle risorse umane, della formazione e della consulenza aziendale. Ho collaborato per anni nella gestione di progetti semplici e complessi di formazione, riqualificazione ed aggiornamento delle risorse umane interne all’impresa, nella formazione di nuovo capitale umano e nel reinserimento lavorativo di soggetti deboli o svantaggiati. Ho collaborato con innumerevoli enti di formazioni, organizzazioni datoriali e sindacali e associazioni nonché con numerose aziende. Sono socio di Retica s.a.s., società di consulenza alle risorse umane, prossima ad operare nel settore della formazione esperienziale, energetica, outdoor. Tra le attività svolte: oltre 6000 ore di formazione, coordinamento e consulenza amministrativa FSE, Apprendistato, legge 236 e attività regionale, coordinamento, ricerca ed attività amministrativa su diversa progettualità europea (Leader II, Leonardo, Equal, Interreg III, Gruntwig, Sport etc…), attività di consulenza amministrativa nel settore privato

 

TEDOLDI Diana Bergamo [email protected]

Laureata in Filosofia a indirizzo Etno-Antropologico, specializzata in Formazione Formatori, drum circle facilitation e drum therapy, Diana esplora e sperimenta dal 1993, con maestri di rilievo internazionale, l’utilizzo del suono, della musica, del canto, del movimento, dell’ascolto e di pratiche esperienziali in natura in relazione allo sviluppo del proprio potenziale umano e relazionale. Ho vissuto a Los Angeles, Arabia Saudita, Dubai, Lugano, Genova, Napoli e Bergamo, dove ora risiedo. Dal 2000 lavoro in azienda, maturando esperienze in ruoli manageriali nei settori comunicazione, pianificazione strategica, analisi e ottimizzazione dei processi, people management e team building. Nel 2008 nasce Drum Power (www.drumpower.net): un network internazionale di professionisti del ritmo, con la missione di utilizzare il suono e il ritmo per community building, ascolto, comunicazione, relazione ed espressione, in ambito aziendale ma non solo. Nel 2010 nasce Experientia (www.experientia.org.uk): esperienze di ascolto profondo in Natura declinate su diverse tematiche organizzative.


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