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Bruxelles guarda al futuro «Il debito comune non è più ... · «Il debito comune non è più...

Date post: 27-Jul-2020
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 166 (48.490) Città del Vaticano giovedì 23 luglio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!z!/!$!@! Pubblicata una nota della Pontificia accademia per la vita L’«Humana communitas» che il covid-19 ci fa riscoprire di VINCENZO PAGLIA* O ccorre ripensare i nostri modelli di sviluppo e di convivenza, perché siano sempre più degni della comunità umana. E dunque, all’altezza dell’uomo vulnerabile, non al di sotto dei suoi limiti, come se non esistessero: dentro quei limiti, infat- ti, ci sono uomini, donne e bambi- ni che meritano più cura. Tutti, non solo i nostri. Se apriamo le porte alle minacce veramente glo- bali per la comunità umana, pen- sando esclusivamente a mettere in salvo i nostri, nemmeno i nostri potranno salvarsi. Infine, dalla “prova generale” di questa pande- mia, ci aspettiamo uno scatto di or- goglio della humana communitas. Può farcela, se vuole. Su questo tema — la pandemia, le sue conseguenze, il futuro del mondo — la Pontificia accademia per la vita (Pav) sta sviluppando una specifica riflessione. Il 30 mar- zo abbiamo pubblicato un primo testo — «Pandemia e fraternità uni- versale» — che oggi si completa con questo secondo intitolato «Humana communitas nell’era della pandemia. Riflessioni inattuali sul- la rinascita della vita» (disponibile sul sito www.academyforlife.va). Humana communitas è il titolo della lettera che Papa Francesco ha inviato alla Pav il 6 gennaio 2019, per i 25 anni dalla istituzione. Ed indica, già nel titolo, la prospettiva di lavoro: riflettere sulle relazioni che uniscono la comunità umana e generano valori, obiettivi, reciproci- tà condivise. Questa pandemia rende straordi- nariamente acuta una duplice con- sapevolezza. Da una parte ci fa ve- dere come siamo tutti interdipen- denti: quello che accade in qualche parte della terra, ormai, coinvolge il mondo. Dall’altra accentua le di- suguaglianze: siamo tutti nella stes- sa tempesta, ma non sulla stessa barca. Chi ha barche più fragili af- fonda più facilmente. L’etica della vita insomma diven- ta veramente globale, proprio in un momento nel quale ci stavamo abi- tuando alla sua gestione puramente individua: per questo nel sottotito- lo c’è quell’aggettivo “inattuali”. Inattuale è una parola che viene dalla tradizione filosofica (Niet- zsche, per esempio), dove è usata come provocazione: si riferisce a un pensiero che sarebbe attualissi- mo, ma che non è più alla moda. In effetti, in un momento in cui la vita sembra sospesa e siamo colpiti dalla morte di persone care e dalla perdita di punti di riferimento per la nostra società, dobbiamo trovare il coraggio di non limitarci a discu- tere il costo delle cure e l’apertura delle scuole. Dovremo incomincia- re a discutere il “sistema” della no- stra economia e della nostra educa- zione: che non sono più all’altezza delle esigenza della comunità e neppure dei singoli. È una “prete- sa” alta, una richiesta forte alle no- stre società, alla politica, al mondo dell’economia e della cultura. Di fronte all’emergenza, può sembrare eccessiva, invece è decisiva per questa e per tutte le emergenze a venire. Ecco, questo vuol dire “inattuale”. Il fatto inedito di questa crisi è rappresentato dalla velocità e dal- l’ampiezza con cui il virus si è pro- pagato attraverso la rete delle rela- zioni e dei trasporti. Nuovo è an- che il ruolo dei mezzi di informa- zione, che hanno deciso come do- veva diffondersi la consapevolezza CONTINUA A PAGINA 8 Soddisfazione dei vertici Ue dopo l’accordo al Consiglio e ora si apre la partita della gestione dei fondi Bruxelles guarda al futuro «Il debito comune non è più tabù» BRUXELLES, 22. «Non bisogna avere mai paura di discutere anche a lun- go, tre mesi fa parlare di bond, di ri- sposta comune, di debito comune era impossibile, oggi non è più tabù. L’Europa è forte quando si occupa di tutti i paesi». Le parole del presi- dente del Parlamento Ue, David Sassoli, sono la migliore sintesi del clima che si respira oggi a Bruxelles dopo il lungo vertice sul Recovery fund, il sistema di rilancio dell’eco- nomia dopo l’emergenza del corona- virus. La partita, tuttavia, non è an- cora finita. Come sottolinea Sassoli, occorre ancora «discutere», anche se «naturalmente c’è grande soddisfa- zione per il piano di ripresa; doveva- no essere 750 miliardi e sono 750 mi- liardi». Il vertice verrà ricordato come uno spartiacque nella storia dell’Eu- ropa. Per la prima volta, infatti, l’Unione ha accettato il principio della solidarietà finanziaria che met- te in comune il debito garantendolo con un bilancio da 1.074 miliardi, per uno stimolo economico comples- sivo di 1.800 miliardi. Un vertice che verrà ricordato come il più lungo da 20 anni, da quando cioè a Nizza, nel 2000, fu rivisto l’assetto istituzionale europeo. A celebrare il successo del vertice sono soprattutto i Paesi più colpiti dalla pandemia. «L’Italia è stata in- sieme alla Spagna il Paese più colpi- to ed è normale che ricevano il mag- gior volume di risorse, che andranno usate per rendere più forti e più competitive le nostre economie: non sono occasioni che si ripetono, capi- tano forse due volte al secolo» ha detto ieri sera il commissario euro- peo agli Affari economici Paolo Gentiloni. Ieri Gentiloni aveva defi- nito il Recovery fund «la più impor- tante decisione economica dall’intro- duzione dell’euro; una svolta straor- dinaria». Il presidente del Consiglio italia- no, Giuseppe Conte, dopo aver in- contrato ieri sera il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, que- sta mattina si è recato al Senato per riferire dei risultati del summit. All’Italia l’intesa porta una dote di 209 miliardi, il 28 per cento del tota- le. «L’Ue ha saputo rispondere con coraggio e visione fino ad approvare un ambizioso programma di rilan- cio» ha detto Conte parlando al Se- nato. «Siamo chiamati ad un forte e profondo impegno per far sì che il percorso riformatore abbia concreta attuazione. Del piano di riforme ab- biamo già posto le basi» ha aggiun- to il presidente del Consiglio italia- no. «Il piano della ripresa sarà un lavoro collettivo, ci confronteremo con il Parlamento. Dobbiamo impe- gnarci anche per aumentare la fidu- cia nelle istituzioni italiane e nell’Ue». Poi ha concluso: «La crisi del covid-19 ha reso evidente alcune storiche criticità, questo governo si assume la responsabilità di predi- sporre e realizzare un piano con de- terminazione e lungimiranza. La cre- dibilità dell’Italia in Ue passa anche dal saper dimostrare di cogliere que- sta opportunità storica, non farlo sa- rebbe un errore epocale di cui non potremmo accusare Ue». Ora — come sottolineano tutti gli esperti — la palla passa ai governi nazionali che hanno la responsabilità della ripresa e quindi di decidere co- me gestire i fondi. Sarà questa la partita più importante alla quale i leader sono chiamati in prima perso- na. Il cardinale Hollerich sul Recovery fund Questa è l’Europa della solidarietà di GIANCARLO LA VELLA L o storico accordo raggiunto sul Recovery fund dai leader europei al termine di un ne- goziato durato quattro giorni e quattro notti rappresenta una svol- ta importante non solo per gli ef- fetti concreti che avrà per uscire dalla crisi causata dalla pandemia, ma perché consegna al futuro dell’Unione europea un nuovo mo- do per gestire i rapporti tra i Paesi membri. Il Recovery fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi e 360 miliardi di prestiti. Gli Stati benefi- ciari dovranno iniziare a ripagare le somme entro la conclusione del prossimo settennio di bilancio Ue, quindi entro il 2027. Il premier dei Paesi Bassi, Mark Rutte, si è detto soddisfatto per i «maggiori sconti» derivanti dai Rebates e ha definito il piano approvato «un buon pac- chetto per i Paesi Bassi e per l’Eu- ropa». Rutte è stato il leader dei Paesi frugali. «Con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripar- tire l’Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo cor- rere», le parole del presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Con- te. All’Italia andrà il 28 per cento. Soddisfatto anche il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez: «Oggi gettiamo le basi per una ri- sposta alla crisi del covid-19 senza dimenticare il domani». Molto soddisfatto anche il cancelliere te- desco Angela Merkel. È una gior- nata storica per l’Europa, chiosa il presidente francese Emmanuel Ma- cron. Anche il cardinale Jean Claude Hol- lerich, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Co- munità europea (Comece), commenta positivamente la svolta del Recovery fund, nell’intervista concessa a Vati- can News. Si tratta di un’apertura significativa dell’Europa ad una logi- ca solidale, che sicuramente si riflette- rà anche al di là dei confini continen- tali. Possiamo dire che l’Europa ha scelto la solidarietà, anche se sono stati compiuti tanti sforzi per arri- varci. Sono contento che i 27 ci sia- no arrivati. L’Unione europea deve esprimere — è nella sua natura — la solidarietà. Questo fa parte del Dna dell’Unione europea. Penso che l’Europa oggi ha dei problemi: l’Europa non è più il centro econo- mico del mondo con gli Stati Uni- ti. Il mondo è cambiato e poi pen- so che la crisi del covid abbia acce- lerato questo cambiamento. Noi porteremo ancora le conseguenze di questa pandemia, ma spero, so- prattutto per i giovani, che questo permetterà loro di avere la loro vi- ta, in pace e sempre coscienti del fatto che si deve aiutare gli altri. È importante in questo momento il ruolo della Chiesa, delle Chiese? Sì, perché noi dobbiamo essere sempre dalla parte dei più poveri. Dobbiamo esprimere la nostra soli- darietà, dobbiamo anche dare risor- se alla gente che ne ha bisogno. In questo senso, sono contentissimo che ci sia questo aiuto per i Paesi che sono stati più toccati dalla pandemia, cioè Italia, Spagna e Francia. Mi sento profondamente europeo e non posso immaginare un’Europa che non sia solidale. Siamo tutti nella stessa situazione. E penso che aiutare gli altri sarà una benedizione anche per la pro- pria economia. Un’Europa con le difficoltà provocate dalla pandemia riuscirà comunque ad essere accogliente nei confronti di colo- ro che cercano una vita migliore, i migranti? Anche questo per me è un argo- mento molto importante, perché è troppo facile dare qualcosa del no- stro superfluo. Noi cristiani non siamo chiamati a qualcosa di più. Siamo chiamati a condividere quel- lo che è necessario per aiutare altra gente. Ieri nella mia casa ho rice- vuto una famiglia irachena. In que- sto tempo di pandemia hanno rea- lizzato mascherine per tanta altra gente. È un’idea molto bella e si vede che così l’Europa riceve anche tanto, se è aperta a dare qualcosa. Alla deriva al largo della costa libica su un gommone senza motore e che si sta sgonfiando Centoventi migranti in attesa di soccorsi ROMA, 22. Un gommone con 120 migranti si trova in difficoltà in ac- que internazionali a una cinquantina di miglia dalle coste libiche. L’im- barcazione — dicono Sea Watch e Alarm Phone, le ong che hanno lan- ciato l’allarme — sarebbe in mare da oltre 12 ore, senza più motore e con uno dei tubolari che si starebbe sgonfiando. Delle 120 persone a bor- do, 24 sarebbero minori e nessuno avrebbe i giubbotti di salvataggio. «Un gommone così sovraffollato può crollare in qualsiasi momento. Il salvataggio deve essere lanciato im- mediatamente» dicono le ong. Le ong hanno avvisato della situa- zione sia le autorità maltesi che quelle italiane chiedendo un imme- diato intervento di soccorso. Come accennato, il gommone è stato indi- viduato a 50 miglia da Zliten dal Moonbird, l’aereo di Sea Watch che alcune settimane fa ha anche avvista- to un corpo senza vita «che sembra essere in acqua da diversi giorni». Anche le coordinate del luogo in cui è stato individuato il cadavere sono state inviate alle autorità di Malta, Italia e Libia. Intanto, l’allerta sbarchi resta alta in tutto il Mediterraneo. All’hotspot di Lampedusa ci sono più di 500 migranti. Avvistamenti e soccorsi di barchini, nelle acque antistanti all’isola, così come gli approdi diret- tamente sulla terraferma sono andati avanti per tutta la notte, riferiscono fonti di stampa. Quattro i barchini (da 10 a 27 le persone a bordo, tutti tunisini, per un totale di 67 persone) che sono riusciti ad arrivare autono- mamente sulla costa, senza essere in- tercettati dalle motovedette. I mi- granti sono stati concentrati sul mo- lo Favarolo e poi trasferiti nella struttura di prima accoglienza di contrada Imbriacola. Barcone di migranti alla deriva nel Mediterraneo Il presidente del Parlamento Ue David Sassoli (Epa) Omar al-Bashir rischia la pena di morte L’ex presidente del Sudan a processo PAGINA 2 I meccanismi dell’avidità e della compulsione al consumo Il segreto di Forrest MAURIZIO GRONCHI A PAGINA 4 Il 24 luglio 1980 moriva Peter Sellers Qualcosa di imprevedibile GAETANO VALLINI A PAGINA 5 Pauline Marie Jaricot Apostola della missione PAOLO AFFATATO A PAGINA 6 Santa Brigida di Svezia Messaggera di salvezza MARIA BEATA ROHDIN A PAGINA 8 ALLINTERNO
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 166 (48.490) Città del Vaticano giovedì 23 luglio 2020

.

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SKKM(

+"!z!/!$

!@!

Pubblicata una nota della Pontificia accademia per la vita

L’«Humana communitas»che il covid-19ci fa riscoprire

di VINCENZO PAGLIA*

Occorre ripensare i nostrimodelli di sviluppo e diconvivenza, perché siano

sempre più degni della comunitàumana. E dunque, all’altezzadell’uomo vulnerabile, non al disotto dei suoi limiti, come se nonesistessero: dentro quei limiti, infat-ti, ci sono uomini, donne e bambi-ni che meritano più cura. Tutti,non solo i nostri. Se apriamo leporte alle minacce veramente glo-bali per la comunità umana, pen-sando esclusivamente a mettere insalvo i nostri, nemmeno i nostripotranno salvarsi. Infine, dalla“prova generale” di questa pande-mia, ci aspettiamo uno scatto di or-goglio della humana communitas.Può farcela, se vuole.

Su questo tema — la pandemia,le sue conseguenze, il futuro delmondo — la Pontificia accademiaper la vita (Pav) sta sviluppandouna specifica riflessione. Il 30 mar-zo abbiamo pubblicato un primotesto — «Pandemia e fraternità uni-versale» — che oggi si completacon questo secondo intitolato«Humana communitas nell’era dellapandemia. Riflessioni inattuali sul-la rinascita della vita» (disponibilesul sito www.academyforlife.va).

Humana communitas è il titolodella lettera che Papa Francesco hainviato alla Pav il 6 gennaio 2019,per i 25 anni dalla istituzione. Edindica, già nel titolo, la prospettivadi lavoro: riflettere sulle relazioniche uniscono la comunità umana egenerano valori, obiettivi, reciproci-tà condivise.

Questa pandemia rende straordi-nariamente acuta una duplice con-sapevolezza. Da una parte ci fa ve-dere come siamo tutti interdipen-denti: quello che accade in qualcheparte della terra, ormai, coinvolgeil mondo. Dall’altra accentua le di-suguaglianze: siamo tutti nella stes-sa tempesta, ma non sulla stessabarca. Chi ha barche più fragili af-fonda più facilmente.

L’etica della vita insomma diven-ta veramente globale, proprio in unmomento nel quale ci stavamo abi-tuando alla sua gestione puramenteindividua: per questo nel sottotito-lo c’è quell’aggettivo “inattuali”.Inattuale è una parola che vienedalla tradizione filosofica (Niet-zsche, per esempio), dove è usatacome provocazione: si riferisce aun pensiero che sarebbe attualissi-mo, ma che non è più alla moda.In effetti, in un momento in cui lavita sembra sospesa e siamo colpitidalla morte di persone care e dallaperdita di punti di riferimento perla nostra società, dobbiamo trovareil coraggio di non limitarci a discu-tere il costo delle cure e l’ap erturadelle scuole. Dovremo incomincia-re a discutere il “sistema” della no-stra economia e della nostra educa-zione: che non sono più all’altezzadelle esigenza della comunità eneppure dei singoli. È una “p re t e -sa” alta, una richiesta forte alle no-stre società, alla politica, al mondodell’economia e della cultura. Difronte all’emergenza, può sembrareeccessiva, invece è decisiva perquesta e per tutte le emergenze avenire. Ecco, questo vuol dire“inattuale”.

Il fatto inedito di questa crisi èrappresentato dalla velocità e dal-l’ampiezza con cui il virus si è pro-pagato attraverso la rete delle rela-zioni e dei trasporti. Nuovo è an-che il ruolo dei mezzi di informa-zione, che hanno deciso come do-veva diffondersi la consapevolezza

CO N T I N UA A PA G I N A 8

Soddisfazione dei vertici Ue dopo l’accordo al Consiglio e ora si apre la partita della gestione dei fondi

Bruxelles guarda al futuro«Il debito comune non è più tabù»

BRUXELLES, 22. «Non bisogna averemai paura di discutere anche a lun-go, tre mesi fa parlare di bond, di ri-sposta comune, di debito comuneera impossibile, oggi non è più tabù.L’Europa è forte quando si occupadi tutti i paesi». Le parole del presi-dente del Parlamento Ue, DavidSassoli, sono la migliore sintesi delclima che si respira oggi a Bruxellesdopo il lungo vertice sul Recoveryfund, il sistema di rilancio dell’eco-nomia dopo l’emergenza del corona-virus. La partita, tuttavia, non è an-cora finita. Come sottolinea Sassoli,occorre ancora «discutere», anche se«naturalmente c’è grande soddisfa-zione per il piano di ripresa; doveva-

no essere 750 miliardi e sono 750 mi-l i a rd i » .

Il vertice verrà ricordato comeuno spartiacque nella storia dell’Eu-ropa. Per la prima volta, infatti,l’Unione ha accettato il principiodella solidarietà finanziaria che met-te in comune il debito garantendolocon un bilancio da 1.074 miliardi,per uno stimolo economico comples-sivo di 1.800 miliardi. Un vertice cheverrà ricordato come il più lungo da20 anni, da quando cioè a Nizza, nel2000, fu rivisto l’assetto istituzionaleeurop eo.

A celebrare il successo del verticesono soprattutto i Paesi più colpitidalla pandemia. «L’Italia è stata in-

sieme alla Spagna il Paese più colpi-to ed è normale che ricevano il mag-gior volume di risorse, che andrannousate per rendere più forti e piùcompetitive le nostre economie: nonsono occasioni che si ripetono, capi-tano forse due volte al secolo» hadetto ieri sera il commissario euro-peo agli Affari economici PaoloGentiloni. Ieri Gentiloni aveva defi-nito il Recovery fund «la più impor-tante decisione economica dall’i n t ro -duzione dell’euro; una svolta straor-dinaria».

Il presidente del Consiglio italia-no, Giuseppe Conte, dopo aver in-contrato ieri sera il presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella, que-sta mattina si è recato al Senato perriferire dei risultati del summit.All’Italia l’intesa porta una dote di209 miliardi, il 28 per cento del tota-le. «L’Ue ha saputo rispondere concoraggio e visione fino ad approvareun ambizioso programma di rilan-cio» ha detto Conte parlando al Se-nato. «Siamo chiamati ad un forte eprofondo impegno per far sì che il

percorso riformatore abbia concretaattuazione. Del piano di riforme ab-biamo già posto le basi» ha aggiun-to il presidente del Consiglio italia-no. «Il piano della ripresa sarà unlavoro collettivo, ci confronteremocon il Parlamento. Dobbiamo impe-gnarci anche per aumentare la fidu-cia nelle istituzioni italiane enell’Ue». Poi ha concluso: «La crisidel covid-19 ha reso evidente alcunestoriche criticità, questo governo siassume la responsabilità di predi-sporre e realizzare un piano con de-terminazione e lungimiranza. La cre-dibilità dell’Italia in Ue passa anchedal saper dimostrare di cogliere que-sta opportunità storica, non farlo sa-rebbe un errore epocale di cui nonpotremmo accusare Ue».

Ora — come sottolineano tutti gliesperti — la palla passa ai governinazionali che hanno la responsabilitàdella ripresa e quindi di decidere co-me gestire i fondi. Sarà questa lapartita più importante alla quale ileader sono chiamati in prima perso-na.

Il cardinale Hollerich sul Recovery fund

Questa è l’E u ro p adella solidarietà

di GIANCARLO LA VELLA

Lo storico accordo raggiuntosul Recovery fund dai leadereuropei al termine di un ne-

goziato durato quattro giorni equattro notti rappresenta una svol-ta importante non solo per gli ef-fetti concreti che avrà per usciredalla crisi causata dalla pandemia,ma perché consegna al futurodell’Unione europea un nuovo mo-do per gestire i rapporti tra i Paesimembri. Il Recovery fund ha unadotazione di 750 miliardi di euro,di cui 390 miliardi di sussidi e 360miliardi di prestiti. Gli Stati benefi-ciari dovranno iniziare a ripagare lesomme entro la conclusione delprossimo settennio di bilancio Ue,quindi entro il 2027. Il premier deiPaesi Bassi, Mark Rutte, si è dettosoddisfatto per i «maggiori sconti»derivanti dai Rebates e ha definitoil piano approvato «un buon pac-chetto per i Paesi Bassi e per l’Eu-ropa». Rutte è stato il leader deiPaesi frugali. «Con 209 miliardiabbiamo la possibilità di far ripar-tire l’Italia con forza e cambiarevolto al Paese. Ora dobbiamo cor-rere», le parole del presidente delConsiglio italiano, Giuseppe Con-te. All’Italia andrà il 28 per cento.Soddisfatto anche il presidente delgoverno spagnolo Pedro Sánchez:«Oggi gettiamo le basi per una ri-sposta alla crisi del covid-19 senzadimenticare il domani». Moltosoddisfatto anche il cancelliere te-desco Angela Merkel. È una gior-nata storica per l’Europa, chiosa ilpresidente francese Emmanuel Ma-c ro n .

Anche il cardinale Jean Claude Hol-lerich, presidente della Commissionedelle Conferenze Episcopali della Co-munità europea (Comece), commentapositivamente la svolta del Recoveryfund, nell’intervista concessa a Vati-can News. Si tratta di un’a p e r t u rasignificativa dell’Europa ad una logi-ca solidale, che sicuramente si riflette-rà anche al di là dei confini continen-tali.

Possiamo dire che l’Europa hascelto la solidarietà, anche se sonostati compiuti tanti sforzi per arri-varci. Sono contento che i 27 ci sia-no arrivati. L’Unione europea deveesprimere — è nella sua natura — lasolidarietà. Questo fa parte delDna dell’Unione europea. Pensoche l’Europa oggi ha dei problemi:l’Europa non è più il centro econo-mico del mondo con gli Stati Uni-ti. Il mondo è cambiato e poi pen-so che la crisi del covid abbia acce-lerato questo cambiamento. Noiporteremo ancora le conseguenzedi questa pandemia, ma spero, so-prattutto per i giovani, che questopermetterà loro di avere la loro vi-ta, in pace e sempre coscienti delfatto che si deve aiutare gli altri.

È importante in questo momento ilruolo della Chiesa, delle Chiese?

Sì, perché noi dobbiamo esseresempre dalla parte dei più poveri.Dobbiamo esprimere la nostra soli-darietà, dobbiamo anche dare risor-se alla gente che ne ha bisogno. Inquesto senso, sono contentissimoche ci sia questo aiuto per i Paesiche sono stati più toccati dallapandemia, cioè Italia, Spagna eFrancia. Mi sento profondamenteeuropeo e non posso immaginareun’Europa che non sia solidale.Siamo tutti nella stessa situazione.E penso che aiutare gli altri saràuna benedizione anche per la pro-pria economia.

Un’Europa con le difficoltà provocatedalla pandemia riuscirà comunque adessere accogliente nei confronti di colo-ro che cercano una vita migliore, im i g ra n t i ?

Anche questo per me è un argo-mento molto importante, perché ètroppo facile dare qualcosa del no-stro superfluo. Noi cristiani nonsiamo chiamati a qualcosa di più.Siamo chiamati a condividere quel-lo che è necessario per aiutare altragente. Ieri nella mia casa ho rice-vuto una famiglia irachena. In que-sto tempo di pandemia hanno rea-lizzato mascherine per tanta altragente. È un’idea molto bella e sivede che così l’Europa riceve anchetanto, se è aperta a dare qualcosa.

Alla deriva al largo della costa libica su un gommone senza motore e che si sta sgonfiando

Centoventi migranti in attesa di soccorsiROMA, 22. Un gommone con 120migranti si trova in difficoltà in ac-que internazionali a una cinquantinadi miglia dalle coste libiche. L’im-barcazione — dicono Sea Watch eAlarm Phone, le ong che hanno lan-ciato l’allarme — sarebbe in mare daoltre 12 ore, senza più motore e conuno dei tubolari che si starebbesgonfiando. Delle 120 persone a bor-do, 24 sarebbero minori e nessunoavrebbe i giubbotti di salvataggio.«Un gommone così sovraffollatopuò crollare in qualsiasi momento. Ilsalvataggio deve essere lanciato im-mediatamente» dicono le ong.

Le ong hanno avvisato della situa-zione sia le autorità maltesi chequelle italiane chiedendo un imme-diato intervento di soccorso. Comeaccennato, il gommone è stato indi-viduato a 50 miglia da Zliten dalMoonbird, l’aereo di Sea Watch chealcune settimane fa ha anche avvista-

to un corpo senza vita «che sembraessere in acqua da diversi giorni».Anche le coordinate del luogo in cuiè stato individuato il cadavere sonostate inviate alle autorità di Malta,Italia e Libia.

Intanto, l’allerta sbarchi resta altain tutto il Mediterraneo. All’hotsp otdi Lampedusa ci sono più di 500migranti. Avvistamenti e soccorsi dibarchini, nelle acque antistantiall’isola, così come gli approdi diret-tamente sulla terraferma sono andatiavanti per tutta la notte, riferisconofonti di stampa. Quattro i barchini(da 10 a 27 le persone a bordo, tuttitunisini, per un totale di 67 persone)che sono riusciti ad arrivare autono-mamente sulla costa, senza essere in-tercettati dalle motovedette. I mi-granti sono stati concentrati sul mo-lo Favarolo e poi trasferiti nellastruttura di prima accoglienza dicontrada Imbriacola.Barcone di migranti alla deriva nel Mediterraneo

Il presidente del Parlamento Ue David Sassoli (Epa)

Omar al-Bashirrischia la pena di morte

L’ex presidentedel Sudana processo

PAGINA 2

I meccanismi dell’aviditàe della compulsione al consumo

Il segreto di ForrestMAU R I Z I O GRONCHI A PA G I N A 4

Il 24 luglio 1980 morivaPeter Sellers

Qualcosadi imprevedibile

GA E TA N O VALLINI A PA G I N A 5

Pauline Marie Jaricot

Ap ostoladella missione

PAOLO AF FATAT O A PA G I N A 6

Santa Brigida di Svezia

Messaggera di salvezzaMARIA BE ATA ROHDIN A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 23 luglio 2020

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Rischio emergenzain Africa

KHARTOUM, 22. Ha preso il via, ieri,a Khartoum, il primo giorno di pro-cesso nei confronti dell’ex presidentedel Sudan, Omar al-Bashir, accusatoper il colpo di Stato che lo portò alcomando del Paese nel 1989. Estro-messo dal potere lo scorso anno do-po mesi di rivolta popolare, al-Ba-shir, oggi settantaseienne, rischia lapena di morte se condannato per ilrovesciamento del governo democra-ticamente eletto dell’allora primoministro Sadek al-Mahdi. Si trattadella prima volta nella storia moder-na del mondo arabo che il protago-nista di un golpe va a processo, chesi svolge in un periodo di riformepromosse dal governo di transizione.

L’ex presidente — agli arresti aKhartoum — è comparso davanti altribunale speciale della capitale delSudan per rispondere alle accuse in-sieme con altri 27 uomini, mentre lapolizia presidiava l’edificio con fucilid’assalto, manganelli e lacrimogeni.In tribunale, tra gli imputati c’eranoanche i suoi ex vicepresidenti AliOsman Taha e Bakri Hassan Saleh, iquali si sono rifiutati di collaboraredurante le indagini preliminari chehanno poi condotto al processo.Presenti anche altri ministri e gover-natori del suo regime. Per tutti l’ac-cusa è di aver pianificato il colpo diStato del 30 giugno 1989 con il qua-le l’esercito arrestò i leader politicisudanesi, sospese il Parlamento e glialtri organi statali, chiuse l’aerop ortoe annunciò il golpe alla radio.«Questa corte ascolterà ognuno diloro e darà a tutti i 28 accusati l’op-portunità di difendersi», ha detto ilsuo presidente Issam al-DinMohammad Ibrahim.

L’ex-presidente è stato anche in-criminato dalla Corte penale interna-zionale (Cpi) — che ha emesso man-dati di arresto contro di lui nel 2009e 2010 — per crimini di guerra, con-tro l’umanità e genocidio commessinella regione del Darfur. Le stragicompiute durante il conflitto armato,cominciato nel 2003, hanno causato

oltre 300 vittime e 2,5 milioni sfolla-ti. Il Sudan si è impegnato a conse-gnare al-Bashir al Tribunale dell’Ajaper le accuse relative al conflitto delD arfur.

Una volta al potere, al-Bashir mi-se al bando ogni partito politico,censurò la stampa, assunse il ruolodi presidente del Consiglio del co-mando rivoluzionario per la salvezzanazionale — un organo appena crea-to con poteri sia legislativi sia esecu-tivi — e si autonominò capo di Sta-to, primo ministro, capo di Statomaggiore e ministro della Difesa. Inseguito, elevato al rango di generale,rimase al potere per 30 anni primadi essere rovesciato l’11 aprile scorsodopo diversi mesi di proteste dipiazza. L’ex leader impose gradual-mente uno Stato fondamentalistaislamico nel nord del Paese, promul-gò un nuovo codice penale e mise invigore la Sharia nel nord nel 1991. Ilpotere di al-Bashir aumentò ulterior-mente quando il 16 ottobre 1993, dis-solto il Consiglio del comando rivo-luzionario per la salvezza nazionale,si proclamò presidente arrogandositutte le prerogative prima riservate aquell’organo. Ma quello per il golpenon è l’unico processo che vede im-putato al-Bashir. Nel dicembre scor-so è stato, infatti, condannato da untribunale di Khartum a due anni diarresti domiciliari per corruzione.Omar al-Bashir arriva a Khartoum per il processo (Afp)

ADDIS ABEBA, 22. L’Africa è, pur-troppo, il prossimo continente cherischia di essere messo in ginocchiodalla pandemia. Il numero dei casiaccertati di covid-19 ha raggiunto,ieri, quota 736.288, secondo i datidei Centri per il controllo e la pre-venzione delle malattie del conti-nente. Il numero dei decessi è sali-to da 15.082 a 15.418 in un sologiorno. Il Sudafrica continua a de-

tenere il triste primato di Paeseafricano più colpito, seguito daEgitto e Nigeria.

Continua, intanto, l’imp ennatadei contagi anche in Algeria, dovesi registrano altri 587 nuovi casinelle ultime 24 ore, che portano a24.278 il bilancio totale. Lo ha resonoto il ministero della Sanità di Al-geri, precisando che i decessi sonosaliti a 1100. In aumento, però, an-che i guariti, che passano da 16.340a 16.686. Forti le perdite dal perso-nale sanitario, che ha registrato 50decessi e 3000 positivi tra medici einfermieri. Il governo ha deciso direintrodurre una serie di misure dilockdown parziale in 29 provincedel Paese e sta riflettendo sullapossibilità di imporre di nuovo illockdown totale nelle regioni mag-giormente colpite.

Preoccupa anche la situazione inMadagascar, dove i contagi hannosubito un’impennata negli ultimigiorni, con 7.548 casi e 65 decessi.Il personale ospedaliero della capi-tale, Antananarivo, denuncia unasituazione critica nelle strutture sa-nitarie, provate dalla grande af-fluenza di pazienti. Sebbene conti-nui la somministrazione dell’infusodi artemisia considerata miracolosadal presidente del Paese, i posti-let-to cominciano a scarseggiare.

In Repubblica Democratica delCongo invece è stato decretato lafine dello stato di emergenza. IlPaese affronta una doppia epide-mia: Ebola e coronavirus.

Diplomazia al lavoroper una soluzione

p oliticadella crisi libica

BRUXELLES, 22. Su iniziativa italianasi è svolta, ieri, una riunione a livellotecnico tra Italia, Stati Uniti, RegnoUnito, Francia, Egitto e Eau (forma-to «P3+3«) e Germania. L’obiettivo:rafforzare il coordinamento tra iPaesi più coinvolti nel dossier libico.Al centro, riferiscono fonti diploma-tiche, la questione del perduranteblocco della produzione petrolifera egli aspetti di sicurezza, economici epolitici della crisi libica. L’Ue esortai Paesi che hanno partecipato allaconferenza di Berlino sulla Libia «atrovare una soluzione politica» e in-vita Paesi regionali a «fermare l’esca-lation», dopo l’approvazione il 20luglio del parlamento egiziano di unpossibile intervento militare in Libia.

Tutti incolumi i passeggeri di un autobus sequestrato a Lutsk

Ore di paura in Ucraina

Le forze speciali ucraine intervenute sul luogo del sequestro (Afp)

Huawei: Usa e Gran Bretagnaconfermano la linea dura

Sgominata in Italia una rete di pedofiliche agiva online

Vaccino: si lavorasenza sosta

alla fase finale

LONDRA, 22. La prudenza è d’ob-bligo, ma se la fase 3, quella finale,della sperimentazione darà come sispera risultati positivi, entro la finedel 2020 arriveranno in distribuzio-ne in tutto il mondo milioni di do-si del vaccino anti-covid messo apunto dallo Jenner Institute dellaOxford University con la collabo-razione dell’azienda italiana Irbmdi Pomezia. La previsione è delpresidente di Irbm Pietro Di Lo-renzo, dopo la pubblicazione ierisulla rivista «The Lancet» dei pri-mi risultati positivi sul vaccino chehanno evidenziato lo sviluppo dianticorpi e di una risposta immuni-taria nel 95% del campione di 1.071soggetti della fase 1 e 2 di speri-mentazione. L’attesa è dunque oraper la fase finale dei test, dallaquale si attende una risposta vali-data su un campione molto piùampio.

La fase 3, spiega Di Lorenzo, «ècominciata in Gran Bretagna maAstraZeneca, l’azienda farmaceuticache produrrà il vaccino, ha decisodi quadruplicare lo sforzo produtti-vo per inviare dosi e svolgere i testdi fase finale anche in Brasile, SudAfrica ed un altro paese africano.Saranno coinvolti 10 mila soggettiper ogni Paese, per un totale di 40mila persone».

KI E V, 22. Si è concluso con il lietofine il sequestro dei passeggeri diun autobus a Lutsk, in Ucraina oc-cidentale. In serata, dopo più di 12ore di paura, le autorità ucrainehanno annunciato che tutti i 13ostaggi sono stati liberati e l’a g g re s -sore armato è stato arrestato dallapolizia. «Sono tutti incolumi» hadichiarato il ministro dell’InternoArsen Avakov, che su Twitter hapubblicato foto e video di personescortate dalle forze dell’o rd i n e .

Secondo i servizi di sicurezza,l’assalitore alla fine si è arreso, èuscito dall’autobus ed è stato fer-mato dagli agenti. I 13 ostaggi sonostati costretti a trascorrere l’interagiornata chiusi in un autobus sottola minaccia delle armi e la pauraper i continui spari dell’a s s a l i t o re .Tre di loro, una donna incinta,un’anziana e un ragazzo adolescen-te sono stati rilasciati dal sequestra-tore poco prima della resa, dopolunghi negoziati con le autorità euna conversazione telefonica con ilpresidente Volodymyr Zelensky.L’assalitore diceva di avere con sénon solo un’arma automatica maanche degli ordigni, e minacciavadi far esplodere una bomba a suodire azionabile a distanza, piazzatain un altro luogo della città nonmeglio specificato.

Secondo il vice ministro dell’in-terno, Anton Gerashchenko, il se-questratore sarebbe un pregiudicatoucraino nato in Russia 44 anni fa:un tale Maksim Krivosh, che avreb-

be alle spalle due condanne e diecianni dietro le sbarre «per una seriedi gravi reati», tra cui frode e pos-sesso illegale di armi. La poliziaucraina sosteneva che l’uomo fossestato «sottoposto a cure per un di-sturbo mentale», ma il ministroAvakov ha poi smentito questa in-formazione.

Pare che sia stato lo stesso ag-gressore a chiamare la polizia.Stando a quanto racconta Gera-shchenko, alle 9.25, subito dopo

aver preso in ostaggio i passeggeridell’autobus in Piazza del Teatro,l’uomo ha telefonato alle forzedell’ordine presentandosi come Ma-ksim Plokhoi (“Maksim il cattivo”).I media ucraini attribuiscono al se-questratore un video su Telegramin cui un uomo afferma che «loStato è il primo terrorista» e chiedea ministri, parlamentari e giudici dipubblicare online dei filmati in cuisi definiscono dei «terroristi legaliz-zati».

ROMA, 22. Le forze dell’ordine ita-liane hanno sgominato una ampiarete di pedofili che su una notapiattaforma di messaggistica scam-biavano materiale pedopornografi-co. Le immagini venivano realizza-te anche da adolescenti e venduteonline con un “listino prezzi” p erogni prestazione richiesta. Oltre100 investigatori del Centro Na-zionale di protezione dei minoridel servizio polizia postale di Ro-ma e della polizia postale e dellecomunicazioni di Bari e Foggia,hanno eseguito perquisizioni per-

sonali, informatiche e sequestri in12 regioni e 17 province volte alcontrasto della pedopornografiaonline. L’indagine, scaturita dauna segnalazione di due genitoriinsospettiti dall’intenso utilizzo dialcuni social network della figliaadolescente, ha portato all’emer-sione di un vero e proprio sistemaconsolidato di vendita online diimmagini e video pedopornografi-ci e pornografici autoprodotti daadolescenti e maggiorenni ed in-viati in cambio di pagamenti suconti online.

LONDRA, 22. La vicenda Huawei eil coinvolgimento del colosso delletelecomunicazioni cinesi nella rea-lizzazione delle nuove reti 5G sonostati al centro dei colloqui che ilsegretario di Stato Usa, Mike Pom-peo, ha avuto ieri a Londra con ilministro degli Esteri britannicoDominic Raab e con il premier Bo-ris Johnson. «Le forti relazioni bi-laterali hanno gettato le basi per laschietta discussione su questioniche vanno dalle telecomunicazioni5G ai negoziati per un accordo dilibero commercio Usa-UK» ha di-

chiarazione Pompeo dopo l’incon-tro con il primo ministro. Nellaconferenza stampa insieme al colle-ga Usa, Raab ha respinto le rico-struzioni secondo le quali la recen-te decisione di Londra di escludereHuawei dallo sviluppo del 5G inGran Bretagna sia stata dettata daWashington. Si è trattato «di unadecisione presa nell’interesse delRegno Unito» ha detto Raab.Pompeo e Raab hanno sottolineatoil dialogo positivo su altri dossiercome commercio ed economia.

Aumentanoi contagi

nei Balcani

ROMA, 22. Continua ad accelerarela crescita dei contagi in EuropaCentro-Orientale, in particolareRomania e Bulgaria, area che nel-le ultime settimane ha registratouna importante ripresa dell’epide-mia di coronavirus. E che da qual-che giorno ha superato la sogliadei centomila casi confermati dainizio epidemia. Secondo dati uf-ficiali raccolti dall’O rganizzazionemondiale della sanità (Oms) edelaborati dall’Ansa, il totale deicasi di contagio da coronavirusconfermati in 10 Paesi tra Balcanioccidentali (Serbia, Bosnia ed Er-zegovina, Montenegro, Kosovo,Albania, Repubblica di Macedo-nia del Nord), Romania, Bulgaria,Croazia e Slovenia dall’iniziodell’emergenza fino al 20 lugliosono stati infatti ben 102.543.Nell’ultima settimana, i casi totalisono schizzati da circa 89.000 aoltre 102.000. E proprio i Balcanisono la regione dell’Europa cen-tro-orientale che, tra il 13 e il 20luglio, ha registrato la maggiorcrescita percentuale dei casi totaliconfermati. In testa alla pocotranquillizzante classifica c'è ilMontenegro (+45,0% casi totali),Paese che si era dichiarato “c o ro -n a v i ru s - f re e ” a inizio giugno, se-guito da Bosnia ed Erzegovina(+22,8%), Croazia (+17,0%), Koso-vo (+16,4%), Bulgaria (+16,1%),Romania (+15,1%), Albania(+14,5%) e Serbia (+13,8%).

Italianitra i più ignoranti

d’E u ro p aROMA, 22. Gli italiani sono tra ipiù ignoranti in Europa. A certifi-carlo è l’Istat. Secondo un reportpresentato oggi, il 62,2% degli ita-liani tra i 25 e i 64 anni hanno al-meno un diploma. In Germania,Francia e Regno Unito sono oltrel’80%. Inoltre, la crescita della po-polazione laureata è molto piùlenta rispetto agli altri Paesi:nell’ultimo anno i laureati sonoaumentati soltanto dello 0,3%.

Page 3: Bruxelles guarda al futuro «Il debito comune non è più ... · «Il debito comune non è più tabù» BRUXELLES, 22. «Non bisogna avere mai paura di discutere anche a lun-go, tre

L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 23 luglio 2020 pagina 3

Ma alla conferenza stampa sono assenti i massimi esperti della task force contro il coronavirus

Dietrofront di Trump:ora raccomanda la mascherina

Una nuova immagine del Paese dei cedri nel libro della giornalista Fausta Speranza

Libano, fortezza del dialogo

Q u a t t o rd i c iferiti

in una sparatoriaa Chicago

WASHINGTON, 22. Almeno 14persone sono rimaste ferite mar-tedì durante una sparatoria avve-nuta durante un funerale a Chi-cago. È avvenuto tutto in pochiminuti. Erano le 18.25 localinell’area di South Side, quandoda un’auto nera sono partiti colpidi arma da fuoco su una piccolafolla radunata per la commemo-razione di una vittima di unasparatoria. Travolti da una piog-gia di proiettili i partecipanti allacelebrazione hanno, a loro volta,risposto al fuoco. Il bilancioprovvisorio, secondo le autorità,è di 14 feriti e almeno 60 colpi diarma da fuoco sparati.

Si prolungano senza sosta gliepisodi di efferata violenza nellacittà dell’Illinois. Solo fine setti-mana 63 persone sono state coin-volte in sparatorie e 12 sono ri-maste uccise; lunedì altre 25 per-sone erano state coinvolte inun’altro conflitto a fuoco.

Ieri Donald Trump ha promes-so l’invio di forze federali percombattere la criminalità e ripri-stinare il rispetto della legge indiverse grandi città americane,tutte governate da sindaci demo-cratici, e dove, a suo dire, la si-tuazione è ormai fuori controllo:Detroit, Philadelphia, Oakland,Los Angeles, Chicago compresa.Qui il sindaco, l’a f ro a m e r i c a n aLori Lightfoot, all’ipotesi diTrump ha risposto su twitter af-fermando che «in nessuna circo-stanza consentirò alle truppe diDonald Trump di venire a Chica-go e terrorizzare i nostri cittadi-ni». Su questo fronte il presiden-te Usa rilascerà, nella serata dioggi, una dichiarazione sull’O pe-ration Legend per combattere ilcrimine violento nelle città ameri-cane. L’iniziativa della CasaBianca è stata lanciata di recentedal ministro della Giustizia Wil-liam Barr e prende il nome dalbimbo di quattro anni LeGendTaliferro ucciso il 20 giugno aKansas City.

WASHINGTON, 22. Dopo settimanedi stop sono tornati ieri alla CasaBianca i briefing della task forcecontro il coronavirus. Questa voltaperò il presidente Donald Trump siè presentato davanti ai microfoni dasolo per aggiornare sullo stato dellapandemia di coronavirus nel paese.Non era accompagnato da alcunodei medici che fanno parte del teamdi esperti scelti dall’amministrazioneUsa per contrastare la diffusione delcovid-19. Volti in questi mesi diven-tati noti e popolari come AnthonyFauci, il direttore dell’Istituto nazio-nale per le allergie e le malattie in-fettive e l’immunologa DeborahBirx, che all’inizio della crisi hanno

avuto un ruolo enorme alla CasaBianca.

Assenze che alimentano le pole-miche contro il presidente, accusatodi usare l’occasione per fare campa-gna elettorale, supplendo così aquei comizi a cui è costretto a ri-nunciare a causa del virus. Incalzatosulla assenze, Trump non menzionaFauci e si limita a rispondere: «Birxè qui dietro la porta». «Non sonostato invitato. L’ultima volta che hoparlato con Trump è stata la scorsasettimana», ha detto Fauci poco pri-ma del briefing nel corso di un’in-tervista alla Cnn. Le conferenze sierano interrotte ad aprile per deci-sione dello stesso presidente.

Il presidente statunitense ha av-vertito che prima di avere un mi-glioramento, la pandemia di corona-virus peggiorerà nel Paese. «È unacosa che non mi piace dire, ma ècosì» ha affermato Trump e perquesto ha insistito sull’uso delle ma-scherine in pubblico da parte deicittadini quando non è possibile ri-spettare il distanziamento sociale.Su questo fronte da lunedì l’inquili-no della Casa Bianca ha adottato uncambio di strategia. «Molti diconoche è patriottico indossare la ma-scherina quando non si può avere ildistanziamento sociale. Nessuno èpiù patriottico di me, il vostro presi-dente preferito», aveva twittato lu-

nedì Trump postando un’immaginein bianco e nero in cui è ritratto colvolto coperto da una mascherina.La foto corrisponde alla visita dell’11luglio che il presidente Usa ha fattoall’ospedale militare Walter Reed,poco distante dalla Casa Bianca, edove apparve ufficialmente in pub-blico con la mascherina per la primavolta dall’inizio della pandemia.Sull’uso della mascherina, e sul fat-to che l’amministrazione Usa nonabbia adottato provvedimenti sullasua obbligatorietà in pubblico, si èsollevata nei giorni scorsi nel Paeseuna vera e propria battaglia politica.

Intanto ieri sera, per l’ottavo gior-no consecutivo, gli Stati Uniti han-no fatto registrare oltre 60.000 nuo-ve infezioni in 24 ore, portando ildato complessivo dei contagi da co-vid-19 vicino ai 4 milioni. Nell’ulti-mo bollettino quotidiano è tornatosopra quota mille il numero dei de-cessi, che porta il totale sopra le140.000 vittime.

Con l’aumento dei contagi da co-vid-19 delle ultime settimane nelPaese, in particolare negli Stati delsud e del sud-ovest, è sceso al 38per cento — come evidenziato da unsondaggio di «Abc News-Washin-gton Post» — il grado di apprezza-mento degli statunitensi verso il mo-do con cui Trump ha fronteggiato lapandemia.

Mentre in Messico il totale delle vittime ha superato quota 40.000

Altri due ministri brasilianipositivi al covid-19

No all’uso di nomiconfederati

per le basi militarinegli Stati Uniti

WASHINGTON, 22. La Camera deiRappresentanti degli Stati Uniti,con 295 voti a favore e 195 con-trari, ha approvato il provvedi-mento che vieta l’uso di nomiconfederati per le basi militari.Una misura inclusa nel pacchettoda 740 miliardi di dollari per ilDipartimento della Difesa cheprevede, fra l’altro, un aumentodel 3% degli stipendi per i solda-ti americani e uno stanziamentoda un miliardo di dollari per lalotta al coronavirus. Il presidenteDonald Trump ha minacciato ilveto sull’iniziativa. La misuragiunge dopo le proteste scoppiatein seguito alla uccisionedell’afroamericano Floyd da partedi agenti bianchi a Minneapolis.

Precipita elicottero militare in Colombiadurante un’operazione contro dissidenti delle Farc

di ELISA PINNA

Nell’antica lingua siriaca, era il“cuore di Dio”. Da millenni snododi incontri, di commerci, di scambiculturali tra civiltà diverse, oggi ilLibano per molti aspetti è anche ilcuore del Medio oriente. Nel bibli-co Paese dei cedri, una striscia diterra tra il mare e catene imponentidi montagne, stretta tra Israele e Si-ria, si rispecchiano infatti le tensio-ni, i drammi, le speranze, le occa-sioni mancate e la storia recente diun’intera regione che va dal Medi-terraneo al Golfo Persico.

Il libro Fortezza Libano, scritto daFausta Speranza, giornalista inviatadei media vaticani, e pubblicato aluglio per i tipi di Infinito Edizioni,traccia con passione e ricchezza didati politici, religiosi, culturali, sto-rici — aggiornati fino all’attualitàdella bancarotta finanziaria e delleproteste di piazza — il quadro di unPaese dilaniato tra «tensioni internee ingerenze esterne», come recita ilsottotitolo di copertina. Il Libano èuna democrazia araba, in una regio-ne di sceicchi, teocrati, rais. Giàquesto lo rende un Paese pressochéunico nel panorama locale, ma an-che uno spazio aperto dove le po-tenze regionali e globali — come os-serva l’autrice — si prendono reci-procamente le misure e fanno leprove per regolamenti di conti futu-ri. È inoltre una Nazione in cui lamatassa sociale è aggrovigliatissima,basti pensare che vi abitano 18 con-fessioni religiose: «Non c’è — scriveFausta Speranza — un solo Occi-dente o una sola chiesa occidentalee non c’è soltanto un Oriente araboo un solo mondo musulmano, né unsolo modo di praticare l’Islam. Néuna sola Chiesa orientale. Il Libanoè un riflesso della formidabile diver-sità del mondo ma anche delle suecontraddizioni e dei suoi dolori». Acomplicare ancora di più le cose, viè stato l’arrivo negli ultimi dieci an-ni di oltre un milione di rifugiatidalla Siria, che si sono aggiunti ai300-400 mila palestinesi dei campiprofughi del 1948, ed hanno scon-volto le dinamiche e i rapporti so-ciali in un Paese di quattro milioni emezzo di cittadini libanesi. Per fareun paragone, sarebbe come se l’Ita-lia avesse accolto — osserva FaustaSperanza — 20 milioni di rifugiati.

A regolare i rapporti tra le diversecomponenti vi è, dal 1943, un Pattonazionale che attribuisce ai cristianila presidenza della Repubblica, aimusulmani sunniti l’incarico di pri-mo ministro e, ai musulmani sciiti,la presidenza del Parlamento.

Fino agli anni Settanta, il Libanoera sinonimo di un Paese ricco, mo-derno, laico, modello di società plu-rireligiosa. In molti lo considerava-no una Svizzera del Medio oriente,con il lungomare di Beirut affollatodi bar, ristoranti, locali all’ultimamoda. Lo scenario è mutato quandoil Paese è stato risucchiato — spiegal’autrice — nell’orbita dei conflittitra Israele, l’Olp di Yasser Arafat, laSiria, l’Arabia Saudita, l’Iran dellapost-rivoluzione khomeinista. Dueinvasioni israeliane: la prima nel1982 (contro i palestinesi e i loro so-

stenitori libanesi), la seconda nel2006 (contro gli sciiti di Hezbollahfiloiraniani); nel mezzo, una guerracivile durata dal 1975 al 1990 inne-scata e pilotata soprattutto dalle vi-cine potenze regionali. Dal 2011 poi,il conflitto siriano è tracimato attra-verso i porosi confini libanesi, nonsolo per la massa dei rifugiati in fu-ga ma anche — da un lato — per leincursioni dei miliziani del sedicentestato islamico (Is) nel Paese dei ce-dri e — dall’altro — per l’interventodiretto a fianco del presidente siria-no Assad e dell’Iran da parte dellemilizie sciite libanesi di Hezbollah.

Spesso il Libano è percepito co-me un vaso di coccio in mezzo a va-si di ferro. In realtà, Fausta Speran-za ne parla come di una fortezzache ha retto di fronte ad una se-quenza ininterrotta di guerre, distru-zioni, pressioni, attentati. «È sor-prendente — scrive — come il Paeseabbia tenuto testa all’egemonia si-riana sui Paesi limitrofi, abbia resi-stito, psicologicamente oltre che mi-litarmente al suo vicino Israele, libe-rando territori occupati, e poi comeabbia respinto l’orrore del sedicenteStato islamico nel nord-est». In Li-bano inoltre, la convivenza di popo-lo tra cristiani e musulmani, nono-stante i conflitti delle milizie e letensioni istituzionali, non è mai ve-nuta meno, come dimostra l’affluen-za incessante di pellegrini non solocattolici ma anche musulmani alsantuario mariano di Nostra Signo-ra del Libano ad Harissa.

Il libro conduce il lettore in unviaggio pieno di riferimenti cultura-li, religiosi, storici, archeologici, per-sino culinari, oltre che ovviamentepolitici e sociali, mostrando anchegli aspetti meno conosciuti di quelpiccolo-grande laboratorio a cieloaperto che il Libano rappresenta nelMedio oriente. Ad esempio ci svelail primo Giardino dei Giusti in terralibanese, uno spazio aperto per lapreghiera individuale e la discussio-ne collettiva in mezzo alla natura,creato nel villaggio di Kfarnabrakhnel 2019 dall’associazione AnnasLinnas, guidata dal padre greco-melchita-basiliense Abdo Raad.Sull’esempio del museo ebraico del-lo Yad Vashem, anche qui vi èun’area che ricorda “i giustidell’umanità”, nella quale è resoomaggio a donne e uomini di tuttele fedi che hanno scelto il bene, insituazioni molto diverse: dall’ep o cadella “pulizia etnica” degli armeninell’Anatolia della prima guerramondiale all’olocausto ebraico, daimassacri interetnici in Rwanda allemamme di Plaza de Mayo in Argen-tina.

L’autrice affronta anche l’ultimafase che si è aperta con le protestescoppiate nel 2019: cristiani delle di-verse denominazioni e musulmanisciiti e sunniti si sono ritrovati insie-me in piazza contro il carovita e lacorruzione, chiedendo il conto algoverno per aver fatto sprofondareil Paese in una spirale di povertà,disoccupazione. Il premier SaadHariri, erede di una famiglia di pri-mi ministri sunniti tradizionalmentelegati all’Arabia Saudita, è stato co-stretto alla dimissioni. Nel nuovogoverno, presieduto — come previstodal Patto nazionale — da un nuovopremier sunnita, Hassan Diab, sonoentrati rappresentanti di Hezbollah.La pandemia di covid-19 ha poi ri-mescolato e complicato tutto. L’ese-cutivo ha dichiarato la bancarotta esta rinegoziando il proprio debitocon il Fondo monetario internazio-nale. La rivolta non si è fermata: hacaratteristiche nuove, a protestare cisono soprattutto i giovani libanesiche — come si legge anche nell’in-troduzione del libro firmata da Pa-squale Ferrara, ambasciatore italianoa Beirut — vogliono «prendere inmano il loro futuro».

BO GOTÁ, 22. Un elicottero del-l’esercito colombiano di tipo BlackHawk con 17 soldati a bordo si èschiantato ieri nel sud est del Paesedurante un’operazione contro ungruppo di guerriglieri dissidentidelle Forze armate rivoluzionariedella Colombia (Farc), attivo neldipartimento del Guaviare. Nelloschianto, avvenuto nella località diMitú, nel dipartimento di Vaupés,sono morti 9 militari, 6 sono rima-sti feriti, mentre 2 risultano ancoradisp ersi.

L’esercito non si è ufficialmentepronunciato sulle cause dell’inci-dente, limitandosi a precisare che«sono state avviate le indagini delcaso con l’obiettivo di determinaretempo, modo e luogo riguardantiquanto accaduto». Il ministro dellaDifesa Trujillo ha assicurato tuttigli sforzi necessari per recuperare idue militari ancora dispersi.

Washington vietaai migranti illegali

di partecipareal censimento

WASHINGTON, 22. Il presidentedegli Stati Uniti Donald Trumpha firmato ieri una direttiva chevieta agli immigrati illegali nelPaese di partecipare al prossimocensimento, che è condotto ognidieci anni e di solito conta ognipersona residente. A riferirlo è lastampa internazionale. I dati rac-colti dal censimento determinanocome vengono distribuite le risor-se federali agli stati e alle munici-palità ma anche come i distretticongressuali sono definiti. Con ladirettiva, il presidente di fattoesclude gli immigrati illegalidall’essere tenuti in considerazio-ne quando il governo spartisce iposti in Congresso.

BRASÍLIA, 22. In Brasile ieri altridue ministri dell’esecutivo del presi-dente Jair Bolsonaro, sono risultatipositivi al covid-19. Si tratta del mi-nistro dell’Istruzione Milton Ribeiroe del ministro per gli Affari socialiOnyx Lorenzoni, che dopo aver an-nunciato di aver contratto l’infezio-ne hanno spiegato di aver iniziatoimmediatamente le cure e di conti-

nuare a lavorare a casa. Sono arriva-ti a quattro i membri dell’esecutivoche finora hanno contratto il coro-navirus, oltre al presidente Bolsona-ro .Intanto nel Paese sono stati registra-ti oltre 1.300 decessi nelle ultime 24ore per cause riconducibili al nuovocoronavirus; e oltre 41.000 nuove in-fezioni. Il numero complessivo dei

casi confermati di covid-19 nel Paeseè dunque salito a 2.159.654, mentreil totale delle vittime dall’inizio del-la pandemia ha raggiunto quota8 1 . 4 8 7.Lo Stato di San Paolo, il più colpi-to dal coronavirus in Brasile, ha ini-ziato ieri i test di fase 3 con il vacci-no sviluppato dal laboratorio cineseSinovac Biotech. L’Istituto Butan-tan, collegato al governo dello Statoe all’Università di San Paolo, coor-dinerà il lavoro con novemila volon-tari sparsi tra San Paolo, Brasília,nonché negli Stati di Rio de Janei-ro, Minas Gerais, Rio Grande doSul e Paraná.

Il Messico ha superato ieri, conquasi mille decessi nelle ultime 24ore, il tetto delle 40.000 vittime percause legate al covid-19 e i casi tota-li sono oltre 356.000. Fortunatamen-te è molto alto anche il numero dipersone guarite, circa 227.000.

L’Argentina ha registrato un re-cord di 5.344 casi di coronavirusnelle ultime 24 ore, un dato cheporta il bilancio complessivo deicontagi a quota 136.118: anche inuovi decessi, 117 in tutto, hannofatto segnare un ulteriore recordgiornaliero, portando il totale deimorti a 2.490. Lo ha reso noto ilministero della Sanità del Paese, se-condo cui oltre il 90 per cento deicasi si registrano nell’area metropo-litana di Buenos Aires.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 23 luglio 2020

le catastrofiche conseguenze, il feno-meno degli “accumulatori seriali”,ovvero di quelle persone che in con-seguenza di un grave disturbo chia-mato disposofobia, ammassano nelleproprie abitazioni quantità enormidi cose ed oggetti, che finiscono persoffocarne la vita stessa.

Le persone possono tendere all’ac-cumulo in varie forme, dentro e fuo-ri di sé. Dentro di sé: nella mente,ossessivamente, con fenomeni pato-logici di ruminazione. All’opp ostotroviamo la leggerezza patologicadelle varie forme di amnesia o del ri-tardo mentale. Oppure nel corpo,con l’obesità (binge-eating). All’opp o-sto, la leggerezza mortale dell’ano-ressia. Fuori di sé: l’accumulatore se-riale di cose (selettivo, generico, dianimali) stabilisce con le cose unrapporto particolare, segnato da al-cuni eccessi e deficit. Ha una diffi-coltà a categorizzare e selezionare ipropri beni: non riesce a ordinarecon un senso di priorità e sceglierele cose che gli appartengono. Lastessa difficoltà non si presenta sullecose non sue, ad esempio al lavoro.Ha una forma di ragionamento trop-po dettagliata ed eccessivamenteperfezionista: usa argomenti e con-tro-argomenti per selezionare e sba-razzarsi delle cose, che poi paralizzala scelta e la rende impossibile. Co-glie particolari finissimi delle cose epuò avere una straordinaria memoriavisiva che gli consente di orientarsitra ammassi enormi di cose diverse,

che ripara il soggetto dal rischio del-la perdita, sottraendolo all’esp erien-za dell’assenza. Il loro nucleo è auti-stico, non nel senso delle psicosi in-fantili, ma in quello del ritiro regres-sivo dal mondo: la vita si ritrae dallavita (…) il soggetto si introverte suse stesso».

Iperattività, perversione, melanco-nia costituiscono l’esito esiziale deltempo ipermoderno, in cui neolibe-rismo, globalizzazione e neocapitali-smo impongono una frenesia di ac-cumulo e consumo di oggetti, in unasituazione di dominio imperante delgodimento, come unica via di ripara-zione all’evaporazione della presenzadell’Altro e all’indebolirsi della fun-zione simbolica del linguaggio, cherendono impossibile il processo dielaborazione del lutto dell’assenza ela possibilità di slancio del desiderioe di definizione del sé. «Il nostrotempo alimenta la credenza idolatri-ca verso l’oggetto negando lo sfondodi assenza che accompagna inevita-bilmente ogni esperienza umanadell’oggetto».

Dalla cura dei legami:leggerezza e gratitudine

All’opposto degli accumulatori se-riali potremmo opporre un perso-naggio che divenne molto notonell’immaginario comune negli anniNovanta, grazie ad un film cult diZemeckis: Forrest Gump (1994). Le

Percorre e ripercorre la vita con ladisarmante leggerezza che il suo de-ficit cognitivo gli comporta. Eppure,in tanta innocente parziale inco-scienza, Forrest mostra di cogliere ilcuore essenziale della vita: la fedeltàai legami di amore e di amicizia, chelo accompagnano e lo conducono fi-no alla possibilità di protendersi congentilezza verso tutti. Con senso diamorevole e tenera cura verso la vitache muore, e che, in modo improba-bile, come tutto nella sua storia, na-sce e cresce accanto e da lui, nel pic-colo Forrest, suo figlio.

Un percorso analogo sembra deli-nearsi nel romanzo Le gratitudini diDelphine de Vegan (Torino, Einau-di, 2020, pagine 160, euro 17,50). Lanarrazione si sviluppa intorno allaprogressiva afasia e perdita di auto-sufficienza che colpisce la protagoni-sta, Michka Sed, un’anziana signora,che di mestiere ha fatto la correttricedi bozze: per tutta la vita si è occu-pata proprio di quelle parole di cuiora la malattia la priva. La perditadella parola sembra trascinare con sél’impossibilità di comunicare, dipensare e, con ciò, la sostanza stessadi cui è fatta la vita, riducendo l’esi-stenza ad un corpo che pare diven-tare una crisalide del nulla. Eppure,anche in questo percorso forzato di

buire alle cose una sorta di vitalità,di pensiero ed effetto, e se ne senteresponsabile. Può concepirle comese stabilissero connessioni tra di loroe con sé in modo quasi magico.

La tendenza all’accumulo — so-stiene Massimo Recalcati — si mani-festa anche come «nuova forma dimelanconia». Una melanconia che siesprime tanto come ritiro dalla vitache come iperattività, mania e per-versione: tutte forme che tendono aidolatrare, nell’attuale sistema econo-mico, l’oggetto da conquistare, dapossedere e che funge da copertura,riempimento di un’assenza, un vuotopercepito ormai come insostenibile.«Le nuove melanconie vivono l’as-senza dell’oggetto come insopporta-bile, impossibile da elaborare, incol-landosi alla presenza di un oggetto

investimento affettivo — il rapportocon le cose può diventare uno stru-mento interessante per impararequalcosa di noi.

A questo proposito ricordiamo vo-lentieri la riflessione del filosofo Re-mo Bodei — recentemente scompar-so — che a La vita delle cose ha dedi-cato un libro (Laterza, 2009): «Lecose, riassumendo, vivono a determi-nate condizioni: se le lasciamo sussi-stere accanto e assieme a noi, senza

e di seconda mano; se — coscientidel fatto che nell’aldilà non potremoportarci dietro niente, perché, comedice un proverbio tedesco, “l’ultimovestito non ha tasche” — rinunciamoa privilegiare rapporti di esclusivopossesso, accaparramento e dominiosugli oggetti; se, guardando al sensooriginario di eternità come pienezzadi vita, abbandoniamo il vivere sem-plicemente alla giornata; se passiamodall’esibizionismo del logo e dalla

Una riflessione sui meccanismi dell’avidità e della compulsione al consumo

Il segretodi Forrest Gump

Una scena del film «Forrest Gump» (Robert Zemeckis, 1994)

Saltando da una città (e da un’epoca) all’altraStorie di viaggio e di viaggiatori nel libro di Sergio D’Addato

«Le cose “vivono” a determinate condizioni— scrive Remo Bodei —se le lasciamo sussistere accanto e assieme a noisenza volerle assorbireSe congiungono le nostre vite a quelle degli altriSe per loro tramite ci apriamo al mondoper farlo confluire in noi e ci riversiamo in esso»

Pubblichiamo uno stralcio da una dellerelazioni pronunciate durante la gior-nata di studio «Più lento, più profon-do, pù lieve. Il “buen vivir” secondoAlex Langer» promossa dall’associa-zione Greenaccord e dalla Regione To-scana, svoltasi il 17 luglio scorso a Fi-re n z e .

di MAU R I Z I O GRONCHI

Accumulare è un compor-tamento ancestrale legatoalla sopravvivenza: si ac-cumulano provviste e ri-serve da utilizzare nei

momenti di carestia e difficoltà a re-perire risorse. È stato quindi uncomportamento vincente per la spe-cie. Ha quindi a che fare con la sicu-rezza di base: la sopravvivenza, chesi è giocata per la specie comeun’onda tra trattenere, creare legami,accogliere, ricordare, lasciare andare,allontanare/allontanarsi, donare, di-menticare. La vera libertà e creativi-tà/generatività dell’uomo sta nellacapacità di vivere in equilibrio traqueste polarità.

Il disturbo da accumulo

La prevalenza in modo massicciodell’una o dell’altra genera squilibrioe patologia. Spesso il mondo dellapatologia mentale, in cui ci confron-tiamo con menti e comportamentiche si caratterizzano per il troppo oil troppo poco, per l’eccesso o il de-ficit, funziona come da lente d’in-grandimento che ci permette di os-servare, in modo esasperato, quei fe-nomeni che, più moderatamente, ca-ratterizzano il nostro stesso modo“o rd i n a r i o ” di stare al mondo. Ri-guardo all’accumulo, recentemente èdiventato ben noto, grazie ad alcunetrasmissioni che ne spettacolarizzano

come, all’opposto ha una difficoltà aricordare dove sono le cose, cui cor-risponde la necessità di tenere tuttoin vista e a portata di mano. Vive lecose con un attaccamento affettivomolto particolare: le cose sono pezzidi sé o dei propri cari, della propriastoria. Deve mantenere un fortissimocontrollo sui propri beni e provaprofonda ansia e disagio quando im-magina di doversene separare, percui rimanda ed evita in ogni modo ilcompito di eliminazione. Può attri-

stesse due scene che aprono e chiu-dono il film, che ci mostrano il vol-teggiare di una piuma, costituisconola dichiarazione poetica del film:l’elogio della leggerezza.

Forrest vive e narra la sua esisten-za, in cui si accumulano esperienzepesanti ed estreme, ogni volta con-dotte al massimo di possibilità. È unbambino “r i t a rd a t o ” bullizzato, checorre come il vento; diventa eroesportivo, di guerra, runner instanca-bile, imprenditore multimilionario.

deprivazione, che non alleggerisce,ma incombe pesantemente sulla sto-ria come gli incubi notturni della si-gnora Sed, la leggerezza e la saggez-za che l’accompagnano sono conqui-state dalla rete dei legami essenziali.

Legami che si prendono cura, so-stengono e nutrono la vita; che nonci abbandonano neppure nel mo-mento del suo esaurirsi; che permet-tono di rinascere, perché anche qui,alla fine, una nuova vita mantieneaperta la prospettiva del tempo. Le-gami che hanno dato senso e salvez-za nell’infanzia, nella vita adulta eadesso negli ultimi mesi della vec-chiaia. Legami che, anche in questocaso, consentono di mantenere, anzidi rafforzare il senso più intimo e se-greto della vita stessa. E offronol’opportunità — l’ultima — di ricono-scere ed esprimere uno dei sentimen-ti più profondi che ci uniscono allepersone e ci riconciliano con l’esi-stenza: la gratitudine.

Al di là delle immagini poetichedi Forrest Gump o di Le gratitudini,ciò che ci sembra di poter intuire,quindi, per la vita dell’uomo è la ne-cessità di una opportuna leggerezza— una leggerezza ancorata, più simi-le all’aquilone che alla piuma diZemeckis (o una pesantezza aerea,come quella delle mongolfiere). Ora,se per tutti è vero che le cose si dif-ferenziano dagli oggetti — perché glioggetti rimangono per noi anonimied esclusivamente strumentali, men-tre le cose sono ciò su cui si ha un

L’aeroporto di Daxing a Pechino

di ENRICA RIERA

L’Inghilterra di Lady Diana,degli Oasis e di EleanorRigby. La Francia del

Louvre e degli artisti di strada. LaGermania del Muro. E poi l’Italiacoi suoi paesaggi, le cartoline dal-la Spagna, fino al Golden Gateamericano. Visti i tempi, viaggiarerisulta problematico.

Ma con Cityhoppers. Da una cit-tà all’altra (Roma, Aracne editrice,2020, pagine 112, euro 10) di Ser-gio D’Addato è possibile andareovunque. L’autore, classe 1960,professore di fisica all’università di

gli anni Ottanta e Novanta e, allafine, senza dimenticare la contem-poraneità, sceglie anche di (tele)trasportare il lettore nel futuro: il2040.

Fatta eccezione per questo bal-zo in avanti (c’è comunque da direche nel 2040 i personaggi viagge-ranno nel tempo e qualcuno sce-glierà, guarda caso, il 1973),C i t y h o p p e rs osserva prevalentemen-te il passato, raccontando esistenzeposte lontano dalla diffidenza,protese ad accogliere l’altro, lostraniero. Accade al tedesco Horst,il quale ospita in casa propria esenza pensarci due volte la france-se in difficoltà Dom, accade

cata dalla menzione di personerealmente esistite, vecchi fatti dicronaca, ricordi e canzoni (nellungo elenco rientrano, tra le altre,Lotta Love di Neil Young, Al lAlong the Watchtower di Jimi Hen-drix, Thinking of You di SisterSledge, Cowboy Dreams di PrefabSprout, Love is a Losing Game diAmy Winehouse, A Rainy Night inSoho di The Pogues).

A questo punto vale chiedersiquanto ci sia di autobiografico trale righe del libro: una curiositàche sorge spontanea in chi legge eche sembra legittima, se non altroperché qualcuno ha detto che l’ar-te, più che fantasia e rappresenta-

zione, è nostalgia e autobiografia.Lasciando, a ogni modo, da partel’annosa diatriba sul punto, si puòdire, in definitiva, che queste sto-rie dalle nazionalità moltepliciconducano verso un univoco flus-so di coscienza (lo dimostra pureil linguaggio utilizzato, che all’ita-liano mescola termini inglesi e ap-partenenti ad altre lingue).

Un flusso di coscienza che salesui treni, pedala sulle biciclette,entra ed esce dalle metropolitane erende protagonista, più dei perso-naggi e delle città stesse, l’esp e-rienza dell’i n c o n t ro .

Modena e Reggio Emilia, metteinsieme, infatti, dieci brevi raccon-ti ambientati in diversi luoghi delmondo, nonché in differenti epo-che. Racconti che, collegati tra lo-ro grazie al cosmopolitismo deiprotagonisti, accendono le luci suun’umanità costantemente in viag-gio.

Come eravamo? È questa la do-manda a cui pare rispondere il vo-lumetto che, oltre a coniare il neo-logismo del titolo, si getta nellacarrellata descrittiva delle vite ne-

all’italiano Edo, aiutato dal vicinoirlandese, o a Sasha, che lascia tut-to e accompagna a Roma una fa-miglia vietnamita, e, ancora, a tut-ti gli altri, uomini e donne, cheD’Addato fa incrociare per motivid’amore, di lavoro o di mera quo-tidianità.

Ecco, pertanto, che nelle paginedella raccolta emerge, su tutto, lanostalgia dei tempi trascorsi e del-le precedenti generazioni: leggen-dole, traspare una leggera malin-conia, che, non a caso, è amplifi-

Dalle pagine della raccoltaemerge la nostalgia dei tempi trascorsie delle precedenti generazioniLeggendole traspare una leggera malinconiaamplificata dal ricordo di persone realmente esistitefatti di cronaca e vecchie canzoni

volerle assorbire; se congiungono lenostre vite a quelle degli altri; se,per loro tramite, ci apriamo al mon-do per farlo confluire in noi e ci ri-versiamo in esso per renderlo piùsensato e conforme — anche graziealla nostra diakosmesis — a ideali, dadiscutere insieme, di interesse gene-rale; se coltiviamo un atteggiamentocapace di superare la contrapposi-zione tra una interiorità chiusa e au-toreferenziale e una esteriorità inerte

cultura dello spreco, ad un rapportosobrio ed essenziale con le cose; seriusciamo a riconoscere in ognuna diesse la natura di res singularis inve-stita in quanto tale di intelligenza, disimboli e di affetto; se allarghiamocontinuamente il nostro orizzontementale ed emotivo evitando di per-dere la consapevolezza dell’insonda-bile profondità del mondo, degli al-tri e di noi stessi».

Spesso il mondo della patologia mentalein cui ci confrontiamo con menti e comportamentisegnati dal “t ro p p o ” o dal “troppo poco”funziona come da lente d’i n g ra n d i m e n t oche ci permette di osservare in modo esasperatoquei fenomeni che caratterizzanoil nostro stesso modo “o rd i n a r i o ” di stare al mondo

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 23 luglio 2020 pagina 5

di GA E TA N O VALLINI

«C ome uomo eras p re g e v o l e ,p ro b a b i l m e n t eil suo peggiornemico, nono-

stante la nutrita concorrenza». Nonfu certo tenero il regista Roy AlfredBoulting nel suo necrologio per lamorte di Peter Sellers, l’eclettico at-tore britannico ucciso da un infarto

il 24 luglio 1980 a soli 54 anni, inter-prete dell’ispettore Clouseau dellaserie della Pantera Rosa e di altri in-dimenticabili personaggi, come l’in-dostano Hrundi V. Bakshi di Hol-lywood Party e lo scienziato ex nazi-sta di Il dottor Stranamore. Ma perquanto tagliente, nella sua sottileironia quel necrologio diceva in fon-do una verità ben conosciutanell’ambiente del cinema del temposul carattere di Sellers. Una verità

peraltro mai negata dall’attore: «Senon riesco a trovare un modo per vi-vere con me stesso, non posso aspet-tarmi che qualcun altro viva conme», confidò infatti una volta.

E chi ci aveva provato poteva con-fermarlo. Come la prima delle quat-tro mogli, Anne Hayes: «Era amora-le, pericoloso, vendicativo, un totaleegoista, e allo stesso tempo aveva ilfascino del diavolo». Un caratterecomplesso, dunque, che l’amico Da-

vid Lodge così spiegava: «Le sue in-sicurezze derivavano dal fatto chenon fosse felice con se stesso: l’unicomomento in cui era felice era quan-do poteva essere qualche altro perso-naggio». Del resto lo stesso Sellerssosteneva di riuscire a dar vita allesue maschere proprio grazie al vuotodella sua anima. «È stato come aversposato le Nazioni Unite», disse an-cora Hayes parlando del continuotrasformismo dietro al quale l’a t t o recelava la sua inquieta personalità, atratti malinconica, segnata da eccen-tricità, ma anche da una sottile for-ma di autodistruzione, evidenziatada quegli eccessi che gli procuraronouna serie di infarti, il primo nel1964, ad appena 38 anni, fino a quel-lo fatale.

Nato a Portsmouth l’8 settembre1925, Richard Henry — questo il suonome di battesimo — Peter era cre-sciuto in una famiglia di artisti; lamadre era un’attrice teatrale, il padreun pianista. Di origini ebraiche lei,protestante lui, lo mandarono a stu-diare in una scuola cattolica. La suavita artistica iniziò come ballerino,quindi come batterista in gruppijazz. Dopo alcuni spettacoli di in-trattenimento per i piloti della Raf —non venne arruolato per problemialla vista — i primi veri passi nelmondo dello spettacolo il giovane licompì alla radio, nell’immediato do-poguerra, facendosi un nome con ilprogramma Ray’s A Laugh. Ma fudopo l’incontro con Spike Milliganed Harry Secombe che nel The GoonShow Sellers potè esprimere il suotalento comico.

L’ambizioso salto nel mondo delcinema avvenne nel 1951 con PennyPoints to Paradise di Tony Young,anche se fu dopo la partecipazione aLa signora omicidi accanto ad AlecGuinness che la carriera si aprì ai fu-turi successi, grazie alle straordinariecollaborazioni con Stanley Kubrick(Lolita, Il dottor Stranamore) e conBlake Edwards (la serie della P a n t e raRosa, Hollywood Party). Una carrieraeccezionale, non solo come attorecomico, che gli valse anche due can-didature all’Oscar come miglior pro-tagonista nel 1965 per il citato Il dot-tor Stranamore (dove interpretava an-che altri due personaggi, il goffo co-lonnello Lionel Mandrake, l’eccen-trico presidente Merkin Muffley) e,sorprendentemente, nel 1980 per unruolo drammatico in Oltre il giardinodi Hal Hasby. Un’altra candidatura,precedente, nel 1960 l’aveva ottenutaper il cortometraggio The RunningJumping & Standing Still che avevascritto e interpretato con Richard

Lester. Provò anche la regia, nel1959, dirigendo Il piacere della disone-stà (titolo originale Mr. Topaze), ac-colto con freddezza da critica e pub-blico.

Come certificato anche dalle citatenomination agli Academy Awards,Sellers è stato un attore duttile, ca-pace di interpretare con bravura siaruoli comici che drammatici. La suapresenza sul set nascondeva semprequalcosa di imprevedibile, spesso ge-niale. Se ne accorse Kubrick, che alui solo consentì di improvvisare da-vanti alla cinepresa. Nel camaleonti-

sivo? Di nuovo: domande superflue.Sono personaggi che esistono negliatti che compiono, e quando entranoin scena modificano il mondo attor-no a loro».

Dietro alla propensione al ma-scheramento e allo sdoppiamentosembra esserci qualcosa dell’umori-smo ebraico. La sua comicità sarca-stica ma allo stesso tempo dolente,l’autoironia e l’attitudine ai giochi diparole testimoniano infatti un taleradicamento. Inquietudine e malin-conia hanno caratterizzato i suoipersonaggi più esilaranti. E non a

Il 24 luglio 1980 moriva Peter Sellers, eclettico attore britannico

Qualcosadi imprevedibile

ne della santa della città di Bolsena giunsein Oriente e questa, al momento, appare co-me l’ipotesi più affidabile.

Per quanto riguarda l’affabulazione leg-gendaria proposta dalle passioni medievali,sappiamo che Cristina, figlia del notabileUrbano, che aveva per consorte una discen-dente della gens Anicia, fu rinchiusa, pro-

Un culto tra Oriente e OccidenteSanta Cristina di Bolsena

È stato un attore duttile, camaleontico, capace di interpretarecon bravura sia ruoli comici che drammatici.E sul set era geniale. Se ne accorse Stanley Kubrick, che a luisolo consentì di improvvisare davanti alla cinepresa.Ma nella vita era insicuro e sregolatoEra felice solo quando poteva essere qualcun altrodando sfogo al suo humor brillante e corrosivo

Il supplizio della ruota durante i «Misteri» di santa Cristina (Bolsena)

di FABRIZIO BISCONTI

Il 24 luglio è commemorata santa Cri-stina, come si apprende dai martiro-logi della Chiesa latina e della Chiesagreca. La martire e il suo suppliziosono avvolti da alcuni dubbi, circa

l’ambientazione della persecuzione, anche sela storicità della santa è indiscussa. Ma an-diamo con ordine: le testimonianze archeo-logiche e iconografiche sembrano collocare,già in antico, il culto in Italia centrale e, se-gnatamente, nella città di Bolsena, anticocentro romano, che si affaccia sull’omonimolago, che conosce una ricca fase romana, unastagione tardoantica e un fiorente e vivacesviluppo nel medioevo. Qui si conserva an-cora una piccola catacomba, ricca di epigrafifunerarie, riferibili al IV secolo d.C., dove,con ogni probabilità fu deposto il corpo del-la martire, come sembra suggerire l’epitaffiodi una certa Cristina, il cui nome può esserestato ispirato da quello dell’omonima santavenerata.

In piena età giustinianea, poi, nella cosid-detta “processione delle vergini” nella basili-ca di San Apollinare Nuovo a Ravenna,compare l’effigie della martire secondo unafisionomia anonima e un vestiario che ripetequello delle altre sante. La figura si collocatra le martiri dell’Italia centrale, vicino aquella di Agnese ed Eugenia di Roma, inperfetta coerenza con una passione altome-dievale latina, che assegna la santa alla cittàdi Bolsena.

Ma la questione agiografica si complicaquando il Martirologio geronimiano e le re-dazioni greche della passio riferiscono lamartire a Tiro in Fenicia, anche se questa va-riazione non compare paradossalmente nellefonti antiche propriamente orientali. Questadoppia collocazione dei fatti relativi allamartire Cristina confluì, nell’altomedio evo,nel Martirologio di Adone, il quale fu accol-to dal Martirologio Romano, che il 24 luglio

ricorda una Cristina Tyri in Tuscia apud la-cum Vulsinium.

L’intricata questione agiografica proponediverse soluzioni: alcuni studiosi ritengonoche nella martire Cristina siano confluite lestorie di due sante, ma questa lettura sembrascontrarsi con la medesima data di comme-morazione del 24 luglio; altri studiosi opta-no per una Cristina orientale venerata a Bol-sena; altri ancora pensano ad una diffusionedel culto inversa, nel senso che la venerazio-

prio dal padre, in una torre, insieme ad un-dici schiave, a soli undici anni, per preserva-re la sua giovinezza e la sua bellezza. Il pa-dre desiderava che la figlia venerasse gli ido-li pagani nella torre, ma Cristina, ferventecristiana, si sottrae alla costrizione paterna e,ispirata da un sogno angelico, spezza gliidoli e distribuisce i frammenti preziosi ai

poveri. Per questo il padre la fa arrestare etorturare, anche se tre angeli la consolano ela curano. Viene, poi, gettata nelle acque,con una pietra legata al collo, ma ancora gliangeli la salvano, mentre il padre Urbanomuore miseramente. Ma altri due giudici lainterrogano, la torturano e decidono di fla-gellarla, di sottoposta al supplizio della for-

nace ardente, di esporla al morso dei serpen-ti velenosi, di strapparle le mammelle e di fi-nirla con due lance.

Tutti questi momenti vengono rievocati ilgiorno della vigilia della commemorazionenelle diverse piazze della piccola città lagu-nare. La festa prende avvio con una celebra-zione sulla tomba della martire situata nelcuore monumentale del complesso annessoalla catacomba e si sviluppa dinanzi alle rap-presentazioni dei “Misteri”, veri e propri“quadri viventi”, che raffigurano i momentinevralgici della storia drammatica della mar-tire fanciulla.

Pure la fortuna iconografica è alimentatadai racconti della passione, anche se le pri-me rappresentazioni della santa, come si èdetto, vanno ricercate nel già menzionatomosaico ravennate e in alcune terrecotte rob-biane conservate nel santuario di Bolsena.

La rappresentazione più celebre va riferitaa Luca Signorelli e al quadro che rappresen-ta la Madonna con il Bambino tra angeli,San Sebastiano, San Girolamo, San Nicoladi Bari e Santa Cristina. Siamo nel 1515 e lamartire di Bolsena è rappresentata con lamola legata la collo, il libro e una freccia. Lapredella di questo prezioso capolavoro è og-gi conservata nella Pinacoteca milanese diBrera. Qui si snodano i momenti salientidella passione della martire fanciulla: la di-struzione degli idoli, il tremendo giudiziodel padre, il supplizio dell’olio bollente, lapena dell’annegamento, il salvataggio.

Le storie della santa conobbero una largafortuna nell’arte moderna, sull’onda delladiffusione del culto e della drammatica pas-sione. Ma al di là delle superfetazioni artisti-che è ancora facile riconoscere le essenzialicoordinate agiografiche, che descrivono la fi-ne cruenta di una bambina di Bolsena, se-polta nella piccola catacomba della città, lacui storia giunse ben presto in Oriente e poiin tutto l’ecumene cristiano.

I momenti della sua vitavengono rievocati nelle diverse piazzedella piccola città lagunareLa festa prende avvio con unacelebrazione sulla tomba della martiree si sviluppa dinanzi allerappresentazioni dei «Misteri»veri e propri quadri viventi

co eclettismo Sellers riusciva a darsfogo alla sua verve artistica fatta dihumor brillante e corrosivo, cheesplodeva in battute folgoranti. Co-me quando in Uno sparo nel buio fadire all’ispettore Clouseau: «Chi hacostruito quell’ordigno andrebbe psi-coanalisato». E l’ordigno in questio-ne altro non era che un supportoper stecche di biliardo.

Non erano però da “psicoanalisa-re ” i personaggi da lui interpretati,perché la sua comicità non aveva bi-sogno di un vissuto psicologico. Ilsuo volto, la sua mimica, la duttilitàdel linguaggio bastavano a delinearecon tratti netti e distinguibili ciò cheera necessario sapere. Come ha sot-tolineato Alberto Crespi nella prefa-zione al libro di Andrea CiaffaroniIn arte Peter Sellers, «non c’è alcunaprofondità nelle sue maschere: c’èinvece una straordinaria ricchezza dicomportamenti, di tic fisici e lingui-stici, una labirintica costruzione delpersonaggio che non presupponeminimamente una persona. Chi è ildottor Stranamore, da dove sbucaall’improvviso, che infanzia ha avu-to? Domande superflue: entra inscena, apre bocca e decide i destinidel mondo. Chi è Chance il giardi-niere, perché si è ridotto così? Chi èl’ispettore Clouseau, come ha fatto afar carriera, perché ha un domesticogiapponese? Chi è Clare Quilty, co-me ha conosciuto Lolita, cosa lospinge a travestirsi in modo compul-

caso a qualcuno la figura dell’isp et-tore Clouseau appare come una sor-ta di schlemiel, maschera comica chenella cultura ebraica dell’E u ro p aorientale incarna la sfortuna prover-biale, ma anche lo sciocco, lo sfortu-nato, trasformato però da Sellers inun anti eroe capace di prendersi asuo modo una rivincita sulla società,nonostante tutto.

Uno scherzo del destino ha volutoche Peters Sellers, già segnato nel fi-sico, morisse pochi mesi dopo avergirato Il diabolico complotto del Dr.Fu Manchu, un film in cui il prota-gonista è un cinico scienziato cineseeternamente giovane grazie a un eli-sir di vita eterna. La pellicola ebbeuna pessima accoglienza. Tom Sha-les sul «Washington Post» descrisseil film come «una commedia indi-fendibilmente inetta», aggiungendoche «è difficile trovare un altro bra-vo attore che abbia fatto così tantifilm di bassa lega come Sellers, uncommediante molto dotato ma fero-cemente scaduto». Un giudizio spie-tato, come quello contenuto nel ne-crologio di Boulting.

Ma alla fine restano comunque unbuon numero di pellicole che deb-bono la loro fortuna al genio di Sel-lers. E non è un caso che i suoi per-sonaggi abbiano ispirato — e conti-nuino a ispirare — una folta schieradi attori comici, che con lui hannocontratto un debito di riconoscenza.

LETTERE DAL DIRETTORE

Il duo Peter Sellers – Blake Edwards è una dellecoppie storiche del cinema e viene spessoassociato alla serie di film della Pantera Rosa,

con Sellers nei panni dell’ispettore Clouseau. Ma ilcapolavoro realizzato da questa premiata ditta restaindiscutibilmente The Party (1968), in ItaliaHollywood Party, uno dei film più esilaranti dellastoria del cinema. Non c’è sequenza di questo filmche non strappi un sorriso, non regali una gioia allospettatore che non riesce a resistere al divertimentoassoluto che scaturisce dalle rocambolescheavventure del protagonista, l’immortale indostanoHrundi V. Bakshi meravigliosamente interpretatodall’attore inglese. Come spesso capita, quando sitratta di vera arte, in questa commedia c’è molto dipiù che il mero divertimento. Il film in realtà è unariflessione sul tema della purezza. Questa parola,“p u ro ”, è anche pronunciata esplicitamente dalprotagonista, nella scena clou del film, quandoHrundi riesce finalmente a conquistare la bellaMichèle (anche lei in lotta per difendere la suapurezza) e lo fa come sa fare lui, facendola ridere,citando uno strampalato proverbio indiano chesuona così: «Vecchiaia è compagna di saggezza, mail cuore di un bambino è puro!». Hrundi e Michèlesono due bambini, due esseri puri immersi in unmondo corrotto, un mondo, quello di Hollywood,

che Blake Edwards conosce bene e spesso ritrarràcon acutezza a volte spietata nei suoi filmsuccessivi. Cosa possono combinare due elementipuri all'interno di un ambiente sporco, contaminato,irrimediabilmente corrotto? Un conflittoovviamente, anzi, una catastrofe. Il film è questo: ladescrizione di una lunga serie di catastrofi cheprogressivamente si ingigantiscono perchél’organismo, la Hollywood dei produttori e dellostar-system, rifiuta ed espelle fuori di sé le buone“tossine” di Hrundi e Michèle portatori sani delvirus della purezza. Lo scontro è inevitabile e ladevastazione pressoché totale, per certi versiapocalittica. Il bello di questa commedia è cherimane tale, è sempre sull’orlo ma non si trasformamai in tragedia: alla fine i nostri due eroi sembranouscire vittoriosi, comunque hanno resistito senzaperdere nulla della loro integrità, testimoniando cheanche il “drago” seduttivo e onnivoro del successo,del potere e del piacere, a volte, può esseresconfitto. Soprattutto se si possiede l’arma del sensodell’umorismo, che la coppia Sellers-Edwardspossedeva in misura oggettivamente straordinaria,beneficiando tutti i milioni di spettatori che ancoraoggi ridono di cuore rivedendo questo grande film.

A.M.

«Hollywood Party»: purezza vs corruzione

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 23 luglio 2020

†Il Presidente del Fondo Pensioni vati-cano, Prof. Nino Savelli, unitamenteai membri del Consiglio d’Ammini-strazione e ai membri del Collegio deiRevisori, il Direttore, Avv. Stefano DiPinto, e i componenti dell’ufficio delFondo, Dott. Ferdinando Funari Vit-turini, Dott. Corrado Rossi, Rag. Pie-tro Felice Salvati, Dott. Marco Lau-ciani, Dott.ssa Valeria Giovannini eSig.re Silvio Spisso, sono fraternamen-te vicini nella preghiera al dolore delRag. Romano Zannotti per la scom-parsa dell’amato

PAPÀ

Un libro dedicato alla venerabile Celestina Bottego

Vi a g g i oluogo d’i n c o n t ro

di ADRIANA VALERIO

La storia del cristianesimo offreuna vasta tipologia di narra-zioni in merito ai rapporti

che intercorrono tra l’essere umanoe il divino, e in particolare ha spes-so focalizzato l’attenzione su alcuneesperienze riconoscendo l’eccezio-nalità e l’esemplarità di determinatevite, additate come «sante». Lastessa disciplina agiografica nel cor-so dei secoli ha subito notevolicambiamenti elaborando differen-ziati e sofisticati criteri di valutazio-ne per ricostruire la vita di un san-to, fino alla vera e propria svoltametodologica dei nostri giorni, sianell’approccio per la raccolta deidati sia nell’attenzione all’i n t e rc o n -nessione esistente tra il contestostorico e la dimensione sociale, cul-turale e antropologica.

L’oggetto appassionante di ogniindagine agiografica è cercare dicomprendere gli elementi specificidel rapporto che il credente speri-menta con il trascendente e, allostesso tempo, saper penetrare lapresenza visibile di Dio nelle tramedelle esistenze: il santo/la santa, at-traverso l’imitazione della vita diGesù (vero modello per ogni cri-stiano), tenta di accogliere il divinoe trasforma la propria vita metten-dola a servizio di un più grandeprogetto di salvezza.

Più complesso è, da parte di unbiografo, avvicinarsi alla santità vis-suta e presentarla oggi a un pubbli-co la cui sensibilità è certamente

cambiata rispetto agli anni passati.Attualmente non attirano tanto levirtù eroiche o l’eccezionalità delleazioni o i miracoli strabilianti,quanto la normalità della vita, lapresenza di Dio nelle scelte quoti-diane, le fragilità delle persone anoi vicine e non più irraggiungibilicome i santi di un tempo. Non èmutata la condizione di santità, maè cambiato il modo di raccontare lestorie di donne e uomini che hannosaputo incontrare Dio inondandodi luce la propria e l’altrui esistenzae che accendono il desiderio diemularne i tratti.

La vita della venerabile CelestinaBottego (Glendale, Ohio, 1895 -Parma, 1980) — così come la rac-conta con ricchezza di particolari efine analisi psicologica la saggistaRita Torti nel libro Mite è la forza.Celestina Bottego: la Sjorén’na di SanLazzaro Parmense, fondatrice delleMissionarie di Maria-Saveriane ( Ve -rona, Emi, 2020, pagine 248, euro14) — è la storia di una donna dallagrande umanità e dalla fede profon-da, ma non esente da debolezze,dubbi, conflitti, rigidità, incom-prensioni, come tutte le personeche si interrogano sul senso dellapropria esistenza.

La sua vicenda si inserisce nelcontesto della notevole presenza difondatrici delle nuove congregazio-

ni religiose femminili, attive e nonclaustrali, che hanno caratterizzatogli ultimi due secoli. Si tratta delprotagonismo femminile nel cammi-no di fede, e non è un caso che glistudiosi parlino di una «femminiliz-zazione della santità» per indicareil numero crescente di donne addi-tate come esempio di vita evangeli-ca e che occupano un posto signifi-cativo nello scenario ecclesiale. Laloro presenza è anche l’esito diquella fucina di vocazioni che è sta-ta l’Azione cattolica, che ha forma-to generazioni di laiche orientando-le a una seria conoscenza del mes-saggio evangelico, all’uso frequentedei sacramenti, all’abbandonarsiall’accoglienza misericordiosa diDio e di Maria, ad accettare le dif-ficoltà di ogni giorno e ad acquisireun atteggiamento di umiltà comemezzo per temprare il carattere ededucare la volontà. E la Bottego hacollaborato alla nascita dell’Azionecattolica a Parma.

Ma il protagonismo femminile èdovuto anche ai mutamenti dellavita religiosa che nel ’900 si apresempre più all’apostolato mettendoin atto una serie di iniziative chehanno consentito una inusitata mo-bilità, offrendo un contributo consi-derevole nella storia delle missioni,sia per gli ambiti di intervento(scuole, ospedali, eccetera) sia per ilruolo di mediatrici culturali che lereligiose svolgono in quel delicatoprocesso di adattamento conse-guente ogni incontro di culture. Ela Bottego, su richiesta del missio-

Apostola della missioneStraordinariamente moderna la figura di Pauline Marie Jaricot

di PAOLO AF FATAT O

I social media, ai suoi tempi, era-no di là da venire. Ma PaulineJaricot, diciassettenne di Lione,

aveva già ben chiara in mente la di-mensione capillare e ontologicamen-te universale di una comunità comequella dei credenti in Cristo. Nontanto per la rigida strutturazione oper il suo potenziale finanziario.Piuttosto perché, nel suo cuore, lagiovane aveva maturato la consape-volezza che la preghiera è una forzatrascendente che smuove le monta-gne e la carità è un linguaggio glo-bale, capace di arrivare a ogni uomoe a ogni donna, in ogni angolo delpianeta. Questa giovane donna èoggi un modello per la Chiesa delXXI secolo: il 26 maggio scorso PapaFrancesco ha autorizzato la pubbli-cazione del decreto che riconosce ilmiracolo attribuito all’i n t e rc e s s i o n edella venerabile serva di Dio PaulineMarie Jaricot (1799-1862), aprendocosì la strada per la sua beatificazio-ne.

Pauline nasce a Lione, il 22 luglio1799, in una famiglia di ricchi indu-striali, profondamente legata allaChiesa cattolica. La sua vita scorrenel cuore della città, tra le parroc-chie di Saint Nizier e Saint Polycar-pe. Trascorre un’infanzia felice, ca-ratterizzata dall’affetto dei suoi edalla profonda fede dei suoi genito-ri, dei fratelli e delle sorelle maggio-ri. Le visite al Santissimo Sacramen-to e l’assidua frequentazione del-l’Eucaristia le permettono di coltiva-re l’intimità con Dio. Nell’adole-scenza, attratta dai piaceri, da mon-danità e lusso si allontana da Dio,ma il Signore ha in mente grandicose per lei e tocca nuovamente ilsuo cuore: un sermone sulla vanità,a commento di un brano dell’Eccle-siaste, la sconvolge e genera unanuova, abbagliante conversione inte-riore. Siamo nel 1816. Pauline ha 17anni e decide di dedicare la sua vitaal Signore. La grazia di Dio inondail suo cuore, illumina la sua mente ecambia per sempre la sua vita. Pau-line consacra la sua vita a Dio, purrestando laica, con un solenne votonella cappella della basilica di No-tre-Dame de Fourvière a Lione.

Nel suo cammino di approfondi-mento della Parola di Dio compren-de — antesignana di Teresina di Li-sieux — che «l’amore è tutto, cheabbraccia tutti i tempi e tutti i luo-ghi». E trova la sua vocazione cri-stiana (essenzialmente una vocazio-ne di presenza e comunicazione diamore) nel “fare rete”, si direbbe og-gi, promuovendo iniziative che uni-scono i credenti nella preghiera, spe-rimentandone la forza trasformatri-ce, e che, nel contempo, aprono icuori dei fedeli ad alleviare le mise-rie e le sofferenze di persone vicinee, soprattutto, lontane migliaia dichilometri, che vivono «agli estremiconfini delle terra». Da questa intui-zione nasceranno le Pontificie operemissionarie, organismi che tutt’oggiconiugano la dimensione universaledella preghiera e della carità missio-naria, operando, a servizio del Papa,per la crescita delle giovani Chiese.

Pauline Jaricot è animata da uneccezionale ardore e carisma missio-nario, che la porterà a dare vita almovimento del Rosario vivente epoi al Consiglio della propagazionedella fede. Trae la sua linfa vitaledalla preghiera e dall’Eucaristia, perintraprendere molteplici azioni cari-tatevoli e universali. Donna d’azio-ne, si spende instancabilmente per

l’apostolato, attivando audaci inizia-tive per il servizio di evangelizzazio-ne e per una maggiore giustizia so-ciale. Fra il 1819 e il 1820, con alcuniamici, tra operai o parenti, uniti daun medesimo spirito di carità mis-sionaria, immagina una raccolta diofferte porta a porta che verrà chia-mata “il penny di Pauline”, che pos-sa servire ai missionari che vivonoda pionieri dell’annuncio del Vange-lo in terre lontane. L’intuizione èsemplice e al tempo stesso straordi-naria e la si può riassumere nel-l’espressione “il poco di molti”, ispi-rata all’obolo della vedova del Van-gelo, ma oggi utilizzata, per il suoeffetto moltiplicatore, nelle modernestrategie di vendita dalle grandimultinazionali d’oltre oceano. Ilmeccanismo “a piramide” è facile edefficace: ogni persona crea un grup-po di dieci persone e ciascuna diqueste, a sua volta, formerà un altrogruppo di dieci, e così via.

Questo lavoro, perfino scientifico,di raccolta fondi è messo a serviziodella missio ad gentes, nella pienaconsapevolezza che ogni battezzatoè un discepolo e missionario ed èchiamato, nel suo hic et nunc, a par-tecipare, per quanto è nelle sue pos-sibilità, al sostentamento di piccolecomunità cristiane all’altro capo delmondo.

Jaricot offre così il suo peculiare ecruciale contributo alla sensibilità eall’attività missionaria della Chiesa,ripresa agli inizi dell’Ottocento gra-zie all’opera di pontefici come PioVII, Gregorio XVI e Pio IX: grazie al-la giovane donna di Lione, quellasensibilità missionaria viene estesa econdivisa a tutto il popolo di Dio,con l’idea che tutti i battezzati — enon solo i religiosi che partivanoper terre lontane — fossero autenticiprotagonisti della missione.

Data la sua semplicità ed efficien-za, il sistema inventato dalla Jaricotsi diffonderà rapidamente in Europae in altre nazioni e, istituzionalizza-to, diventerà l’Associazione dellapropagazione della fede, creata uffi-cialmente il 3 maggio 1822. Paulineha ben chiaro, però, il pericolo chequel meccanismo possa inaridirsi eassumere un volto puramente finan-ziario; per questo, nel 1826, in rispo-sta ai bisogni spirituali che vede co-me essenziali nel suo tempo, crea lacatena del Rosario vivente, rimetten-do costantemente le sue intuizionispirituali, rivolte al servizio apostoli-co, nelle mani della Vergine Maria,regina delle missioni. Adottando unprocesso analogo a quello usato perla Propagazione della fede, crea ecoinvolge tanti gruppi di quindicipersone che si impegnano alla recitaquotidiana del rosario. Viene defini-to “vivente” perché ogni personarappresenta un mistero, ma soprat-tutto perché chi recita e medita ilmistero cerca di vivere e praticareciò che prega.

L’iniziativa riscuote il medesimosuccesso e si diffonde rapidamente:alla sua morte, solo in Francia siconteranno circa 2.250.000 fedelicoinvolti nella catena di preghieramariana. Quella intuizione è andataben oltre il tempo della vita terrenadi Pauline ed è tutt’ora in voga inmigliaia di comunità, ai giorni no-stri.

Animata dalla stessa passione diCristo per la salvezza dell’umanità,Pauline Jaricot dà vita a semprenuovi progetti e, nel 1845, intendeattuare un piano di evangelizzazioneper la classe operaia del suo paese.La donna ha già ben chiara la diffe-

renza tra “massa” e “popolo diD io”, tra “individuo” e “p ersona”.Parla di «una piaga sociale che af-fligge la Francia», quella di tantiuomini e donne divenuti anonima“classe operaia”, «un agglomerato digente» in cui non vengono ricono-sciuti nella loro preziosità e unicitàdi figli e figlie di Dio. Per questo,anticipando esperimenti di impren-ditori cristiani che prenderanno vitain Francia (come quello di LéonHarmel) e, nel secolo successivo, inaltre nazioni europee, compra unafabbrica per renderla «modello dispirito cristiano». Promuovendo lacooperazione, la collaborazione e lacomunione spirituale tra gli operai,in un edificio accanto al luogo di la-voro ospita le loro famiglie, resti-tuendo umanità e relazionalitàall’opera di ogni lavoratore. Non ba-sta: vicino fa organizzare una scuolaper l’istruzione dei bambini e unacappella per coltivare la fede e laspiritualità, che non sono scisse maparte integrante dell’attività umana.

La visione è lungimirante mal’esperimento non riesce: le personealle quali Pauline affida la gestionedell’intera iniziativa tradiscono lasua fiducia e il dio denaro finisceper corrompere e inghiottire quelsogno a cui lei aveva dedicato l’ulti-ma parte della sua vita.

Dilapidato il patrimonio che ave-va investito in quell’iniziativa, Jari-cot trascorrerà il resto dei suoi gior-ni in estrema povertà, perfino sover-chiata dai debiti. Sarà questa la sualunga via crucis, la sofferenza chel’accompagnerà fino alla morte. Nel1861, la malattia cardiaca che l’afflig-ge peggiora. Pauline sente avvicinar-si il momento del trapasso e compieun ultimo atto di affidamento a Dioe di perdono verso quanti l’avevanoportata alla rovina. Così si definisce:«Una povera donna che ha Dio soloper amico, Dio solo come sostegno:ma Dio solo e basta». Il 9 gennaio1862, Pauline muore nella sua casadi Lorette a Lione. Leone XIII di leidirà: «Con la sua fede, la sua forzad’animo, la sua dolcezza e la serenaaccettazione di tutte le croci, Paoli-na si mostrò vera discepola di Cri-sto». Con l’intima unione a Dio, ri-marcano oggi le Pontificie operemissionarie in Francia, Pauline Jari-cot «ha alimentato la sua energiaper il servizio di evangelizzazione.Oggi ci insegna che l’azione missio-naria ha la sua sorgente nella con-templazione, nell’eucaristia, nellaprofonda unione con Cristo».

La sua eredità è oggi ben radicatanella Chiesa universale: l’Asso ciazio-ne della propagazione della fede dalei fondata sarà elevata al rango di“Pontificia opera” nel 1922. Oggi èla prima delle Pontificie opere mis-sionarie, presenti in oltre centoqua-ranta paesi in tutto il mondo, e con-tribuisce alla vita delle diocesi piùbisognose a livello pastorale, finan-ziando ogni anno più di cinquemilaprogetti di cooperazione missiona-ria.

La causa di beatificazione di Pau-line Marie Jaricot appartiene a quel-le più datate, per le quali si possonoutilizzare solo prove scritte. Gli ar-chivi pontifici attestano che la causadi Pauline Jaricot è cominciata a

Lione ed è entrata poi nella sua faseromana, approvata da Papa Pio X, il18 giugno 1930. Nel 1963 GiovanniXXIII conferma l’eroicità delle virtùdi Pauline. Da allora si attendeva ilmiracolo avvenuto per intercessionedella donna. Nel maggio 2012 lagrazia di Dio scioglie l’ultimo nodo.All’età di 3 anni e mezzo, la piccolaMayline Tran, di Lione, è vittima disoffocamento: un boccone le va ditraverso ostruendo la trachea. Il suocuore si ferma. All’arrivo dei soccor-si, il massaggio cardiaco non dà esi-to positivo e i dottori parlano di«stato neurologico irreversibile e de-cesso imminente». La situazione èdisperata. Nel frattempo la personaresponsabile del Rosario vivente aLione organizza, con il sostegno delcardinale arcivescovo Philippe Bar-barin, una novena di preghiera,chiedendo l’intercessione della vene-rabile Pauline Jaricot. Date le condi-zioni disperate della bimba, i medicivolevano interrompere le cure e l’ali-mentazione. Inaspettatamente, però,Mayline comincia a migliorare.All’ospedale di Nizza, dove vienetrasferita, i medici dicono che le suecondizioni cerebrali le avrebberopermesso solo una vita vegetativa.Tuttavia, dopo alcune settimane, labambina riprende definitivamenteconoscenza e ora è viva e in buonasalute.

La guarigione viene sottoposta alTribunale ecclesiastico dell’arcidio ce-si di Lione, che invia le sue conclu-sioni alla Congregazione delle causedei santi. La commissione medicaconvalida la natura inspiegabile del-la guarigione e nel maggio scorso lapubblicazione del decreto che rico-nosce il miracolo apre la strada allab eatificazione.

Già nominata Patrona delle mis-sioni da Papa Francesco nell’o t t o b re2019, durante il Mese missionariostraordinario, Pauline Jaricot ha oraun sito web a lei dedicato (ht-t p : / / p a u l i n e j a r i c o t . o p m - f r a n c e . o rg / )promosso dalle Pontificie opere mis-sionarie in Francia, per offrire a tuttil’opportunità di incontrare «l’a rd e n -te spiritualità di questa donna» e ilcarattere moderno e stimolante diuna eccezionale figura di laica, chesi è spesa, con creatività e fantasiaapostolica, per l’evangelizzazione.

«Maison de Lorette» a Lione dove è vissuta ed è morta Pauline Jaricot

nario saveriano Giacomo Spagnolo,ha fondato alla soglia dei cin-quant’anni la Società Missionaria diMaria, proiettando le suore in espe-rienze umane e spirituali verso altrimondi, per i quali occorreva poten-ziare i processi di assimilazione e diadattamento, assumersi la responsa-bilità di scelte nate dalle emergenzedel momento, acquisire autonomia,ridefinire la propria identità femmi-nile, ripensare la propria vocazione,testimoniare una nuova presenzadella donna nella Chiesa, vivere laspiritualità come l’incontro di unDio che si fa prossimo.

Questo libro non racconta tuttodella vita della Bottego, ma entranegli aspetti meno conosciuti dellasua infanzia e adolescenza (la nasci-ta in America, il ritorno a Parma,gli anni di formazione) e nelle pie-ghe della sua anima per cogliernele incertezze, le ansie, i conflitti allaricerca di un proprio specifico cam-mino di fede. Ne esce un quadrovivo e variegato dove l’esp osizionedei fatti più significativi della suavita si intreccia con le testimonian-ze di chi l’ha conosciuta, creandouna sorta di narrazione nella narra-zione.

Il merito di Rita Torti è di averridato concretezza umana alla storiadi una donna ancora troppo pococonosciuta e la cui cifra identificati-va può essere trovata nell’esp erien-za del viaggio, inteso non solo co-me viaggio interiore — esp erienzache caratterizza le anime contem-plative — ma anche fisico e psicolo-gico.

Nata in America da madre irlan-dese, nipote di un esploratore, emi-grata in Italia, la Bottego amavaviaggiare, e nel 1936 andò in Indiaa trovare la sorella Maria, missiona-ria, vivendo la prima esperienza dicui fece tesoro quando dieci annidopo decise lei stessa di diventareuna madre missionaria seguendo,anche da lontano, tutte le figlie lon-tane. Il viaggio, allora, che fa usciredal proprio territorio, fisico e men-tale, si configura per lei come illuogo teologico dell’incontro nellamisura in cui spinge a guardare conocchi differenti la condizione uma-na, accolta nella sua diversità ecomplessità.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 23 luglio 2020 pagina 7

La testimonianza del vescovo di Beira in Mozambico

I virus della povertà e della guerrafanno più paura della pandemia

di PAT R I Z I A CA I F FA

È l’impatto sociale ed economi-co della pandemia di covid-19a fare più paura in Mozambi-

co. Con 30 milioni di abitanti e unapovertà generalizzata, i contagi uffi-ciali dall’inizio dell’emergenza sonostati 1.536, con 506 persone ricovera-ti e 11 morti. Cifre tutto sommatocontenute, forse dovute anche al fat-to che più della metà della popola-zione ha meno di 20 anni e vive inzone rurali isolate. Le conseguenze

saranno però molto pesanti. Lachiusura delle scuole rischia di dan-neggiare i livelli di istruzione di unaintera generazione. Decine di mi-gliaia di migranti mozambicani chelavoravano nelle miniere del SudAfrica sono dovuti rientrare. Ora so-no disoccupati e non potranno piùassicurare il sostentamento delle ri-spettive famiglie. Al nord, nella pro-

vincia di Capo Delgado, gruppi ar-mati che da anni destabilizzano conattacchi violenti, stanno approfittan-do della crisi per infierire sulla po-p olazione.

Questa è la situazione descritta damonsignor Claudio Dalla Zuanna,arcivescovo di Beira in Mozambico.Vicentino di origini ma nato in Ar-gentina, fa parte della Congregazio-ne dei sacerdoti del Sacro Cuore diGesù. Monsignor Dalla Zuanna co-nosce bene il paese africano: dopoun periodo come giovane missiona-rio dal 1985 al 2003, vi ritorna come

vescovo nel 2012. La sua ordinazio-ne episcopale è singolare: nello sta-dio del basket del club ferroviario diBeira. Italo-argentino alla guida diuna diocesi di 550.000 abitanti, tra isuoi preti figurano anche tre fideidonum vicentini. Lo scorso annohanno dovuto affrontare l’e m e rg e n z aprovocata dal ciclone Idai, che hacausato 1.000 morti e decine di mi-gliaia di sfollati.

E ora il covid-19. «L’impatto quiè stato molto diverso — racconta invideo collegamento da Beira — ladiffusione del virus è stata più lentaperché il 60 per cento della popola-zione vive di agricoltura di sussi-stenza in zone molto isolate. Nellecittà come Beira e Maputo gli effetti

si sono sentiti di più». In Mozambi-co è stato impossibile applicare unlockdown rigido, come nel vicinoSud Africa. Nelle case-baracche nonc’è acqua corrente, non ci sono ser-vizi, le persone per sopravvivere de-vono dedicarsi al commercio infor-male e quindi devono per forzauscire. Anche se pochi hanno lo sti-pendio a fine mese tante piccole im-prese hanno dovuto ridurre i lavora-tori o chiudere. «Non avendo più ilsalario tanti non comprano più nelmercato informale — spiega il vesco-

vo di Beira — quindi, a catena, c’èun impoverimento generale».

Nel sud del Mozambico l’impattoè stato più forte per la mancanza dirimesse di decine di migliaia di mi-natori. Sono stati costretti a rientra-re dal vicino Sud Africa per la chiu-sura di tutte le attività economiche,una situazione che durerà a lungo

perché ancora stanno fronteggiandouna emergenza immane.

Un paese giovane con le scuolechiuse da tre mesi — l’anno scolasti-co era appena iniziato, a metà feb-braio — subirà pesanti effettisull’istruzione. A Beira, ad esempio,gli studenti già lo scorso anno ave-vano perso mesi preziosi di studio acausa del ciclone. Tante famiglie vi-vono ancora nelle tendopoli: «A di-stanza di un anno molti edifici pub-blici non sono stati recuperati, si vaa scuola a cielo aperto, con la piog-gia o con il sole». «Il governo stastudiando misure per riaprire gliistituti scolastici — riferisce il vesco-vo — ma la disinfezione e il distan-ziamento sono inapplicabili in classidi 60/90 alunni. Su 600 scuole su-periori 300 sono senza acqua corren-te, le altre hanno servizi igienici pre-cari. Non ci sono aule scolastiche néinsegnanti a sufficienza. L’anno sco-lastico è oramai compromesso».

La situazione più preoccupante ri-guarda la zona di Capo Delgado,nel nord del Paese, fortemente (eforse volutamente) destabilizzata. Èla provincia più povera, dove sonostati firmati contratti miliardari perl’estrazione di gas e materie prime.In questi ultimi mesi a Pemba, ca-

poluogo della regione, cisono oltre 200.000 sfolla-ti, con enormi difficoltàper la sopravvivenza.Qui il dove il colera èendemico, ora è arrivatoanche il coronavirus. «Damarzo le azioni militarisono aumentate — lancial’allarme il vescovo —questi gruppi armati rive-lano una capacità di or-ganizzazione molto ele-vata. Hanno occupato in-tere cittadine e da aprilesono iniziate le prime ri-vendicazioni da partedell’Is, che cerca di ca-valcare il malessere dellapopolazione. Tanti giova-ni non vedono prospetti-

ve per il futuro e si lasciano facil-mente coinvolgere».

Per tutti questi motivi, concludemonsignor Dalla Zuanna, i mozam-bicani riassumono il loro approccioalla pandemia con una battuta sem-plice ma efficace: «Il vecchio virusdella povertà e della guerra ci preoc-cupa più del nuovo virus».

In Liberia

P ro ro g a t ala raccolta

di aiuti

MONROVIA, 22. È stata prorogatafino al 30 settembre la colletta diquaresima lanciata dalla Confe-renza episcopale della Liberia(Cabicol): lo ha annunciato uncomunicato pubblicato dai vesco-vi del paese. L’iniziativa, avviatail 26 febbraio, mercoledì delle Ce-neri, avrebbe dovuto concludersiil 31 maggio, domenica di Pente-coste, ma è stata prolungata acausa dell’emergenza sanitaria chenon ha permesso di celebrare lemesse con concorso di popolo, equindi di procedere alla colletta,per diverso tempo. La campagnadi raccolta fondi, spiega don De-nis Nimene, segretario generaledella Cabicol, citato dal sito webdella Conferenza episcopale re-gionale dell’Africa occidentale,«mira a permettere a tutti i catto-lici di partecipare alla missionenazionale della Chiesa localenell’evangelizzazione, nella forma-zione e nella carità». I fondi rac-colti, infatti, «sono destinati allamissione globale della Chiesa nelPaese». Al contempo, i vescovi li-beriani ricordano che la missionedella carità «non si conclude conla fine della pandemia da covid-19. Una delle lezioni che bisognaimparare dalla crisi attuale, infatti,è quella di essere sempre solidalitra di noi, soprattutto con i menoprivilegiati della società». Per laraccolta fondi, è richiesto un con-tributo minimo pari ad un dollarostatunitense. «Chi partecipa, con-divide la missione della Chiesa —ribadisce don Denis Nimene — laraccolta, infatti, dimostrerà la no-stra unità e la nostra solidarietàcon i più poveri». Al contempo,il sacerdote richiama l’imp ortanzadell’autonomia delle strutture ec-clesiali: «Non possiamo contaresempre su aiuti esterni. Natural-mente, apprezziamo il sostegnodelle Chiese sorelle, ma tutti i cat-tolici della Liberia devono esserecoinvolti nella campagna».

In Burkina Faso una casa di accoglienza per bambini malati

Sulla stradadell’ottimismo

OUAGAD OUGOU, 22. Una casa diaccoglienza attrezzata per bambinimalati di cancro e per i loro fami-liari è stata messa a disposizione, atempo potenzialmente indetermina-to, dalla fondazione Soleterre, par-tner della Cei per gli interventi neipaesi in via di sviluppo, in collabo-razione con il Gruppo franco-afri-cano di oncologia pediatrica nellacapitale del Burkina Faso (Gfaop).«In un momento storico in cui latendenza a chiudersi e correre ai ri-pari è dilagante — si legge nel co-municato di presentazione — Sole-terre e i suoi collaboratori hannodeciso di percorrere la stradadell’apertura e dell’ottimismo, nonsolo portando avanti ciò che giàesiste, ma creando nuove opportu-nità progettuali in un altro Paese».

La casa di accoglienza, messa adisposizione dal Gfaop, è compostada sei camere da letto, un grandesoggiorno, una cucina, tre bagni,un magazzino, un ufficio e il giar-dino, e potrà ospitare dodici fami-glie composte da un bambino e ungenitore ciascuna. Il personale pre-visto per l’inizio del progetto com-prende un coordinatore, uno psico-logo, un’educatrice specializzata, unassistente contabile e uno ammini-strativo, un autista. Le attività, tracui iniziative didattiche, giochi,workshop per le mamme e le im-portantissime sedute psicologiche,

saranno definite con l’educatrice elo psicologo. Sono previste anchegite turistiche nella zona per favori-re la coesione tra i bimbi e le fami-glie.

«L’acquisto della casa è un risul-tato incredibile perché rappresentaun posto sicuro in cui i bambini e iloro genitori possono alloggiare»,dichiara il responsabile di Soleterrein Burkina Faso, Parfait Tiemtore. Idue ospedali di Ouagadougou,spiega, il centro ospedaliere univer-sitario Yalgado e la struttura pedia-trica Charles De Gaulle, accolgonopiù di 220 bambini all’anno e nonsono sufficienti a rispondere al bi-sogno, costringendo la maggiorparte delle famiglie a dormire perterra nei corridoi. Grazie alla nuovacasa, secondo le previsioni, saràpossibile ospitarne più della metà.La casa risolve, in secondo luogo, ilproblema della distanza: con i po-chi mezzi finanziari di cui dispon-gono, le famiglie non possono per-mettersi di trovare un luogo di per-manenza vicino all’ospedale e, allostesso tempo, non si possono per-mettere di fare 50 o più chilometridi tragitto ogni mese dal loro vil-laggio all’ospedale. Infine, le fami-glie si sentiranno molto più al sicu-ro e questo aumenterà le possibilitàdi successo delle cure grazie allacontinuità di trattamento.

Le Chiese africane celebrano la Giornata del Secam il 2 agosto

Solidarietà continentaleACCRA, 22. Si celebrerà domenica 2agosto la prossima Giornata delSimposio delle Conferenze episco-pali di Africa e Madagascar (Se-cam), per fare conoscere ai cattolicidel continente la storia, l’o rg a n i z z a -zione e la missione dell’asso ciazio-ne, ma anche per pregare per laChiesa universale e in particolareper quella in Africa. Istituita nel2014, in occasione del 45° anniver-sario di fondazione del Secam, cheriunisce 37 Conferenze episcopalinazionali e otto Conferenze regio-nali africane, la Giornata viene cele-brata il 29 luglio o, quando noncoincide con una domenica, inquella più vicina a tale data, chequest’anno cade appunto il 2 ago-sto.

Normalmente la giornata è ac-compagnata da una speciale collet-ta, ma a causa dell’emergenza coro-navirus — informa una lettera delsegretario generale del Secam, donTerwase Henry Akaabiam, citatadal blog dell’Associazione delleConferenze episcopali dell’Africaorientale (Amecea) — questa è statarinviata. La giornata del 2 agosto,spiega dal canto suo don AnthonyMakunde, segretario generaledell’Amecea, «è un giorno per pre-gare per la prosperità del Simposio,per l’unità e la solidarietà delleConferenze episcopali in Africa enelle isole e soprattutto per sensibi-lizzare i fedeli cattolici a propositodell’esistenza del Secam e del suoruolo». «La raccolta organizzatatradizionalmente — prosegue il re-sponsabile — mira a sostenere il la-voro e la missione del Secam. È an-che un simbolo di proprietà, che te-stimonia che il Secam è l’asso cia-zione di tutti i cattolici in Africa enelle isole».

Nel 2019 il Secam ha celebrato ilsuo giubileo d’oro. Fu infatti istitui-ta nel 1969 e inaugurata da Paolo VInel luglio di quell’anno, in occasio-ne della sua visita pastorale inUganda, la prima di un Papa nelcontinente africano. L’idea di creareuna struttura continentale capace dipromuovere una visione comunedella missione della Chiesa in Afri-ca, era maturata subito dopo il con-cilio Vaticano II, quando i vescoviafricani espressero la volontà di agi-re in comunione, superando le lorodifferenze linguistiche, storiche eculturali. La missione specifica delSecam è quindi di preservare e pro-muovere la comunione fraterna e lacooperazione delle Conferenze epi-scopali africane, segnatamente nelcampo dell’evangelizzazione, dellagiustizia e la pace e del dialogoecumenico e interreligioso.

Per ridare speranza al popolo nigeriano

Più collaborazione tra cristiani e musulmaniABUJA, 22. Un maggiore impegno acollaborare per contribuire insieme a«ridare speranza al popolo nigeria-no» in questi tempi di crisi sanitaria,usando le rispettive tradizioni reli-giose per il bene comune. È questo,in sintesi, il contenuto dell’app ellolanciato nei giorni scorsi durante unforum virtuale organizzato dallaFondazione Cardinale Onaiyekanper la pace, in collaborazione con laFaith for Peace Initiative. All’evento— si legge sul sito della Conferenzaepiscopale regionale dell'Africa Oc-cidentale — hanno preso parte diver-si leader religiosi cristiani e musul-mani.

I partecipanti hanno esortato ledue principali comunità religiose delPaese a «intensificare il loro ruolocomplementare» nella promozionedello sviluppo economico e per ri-durre la povertà in Nigeria mentrefa i conti con gli effetti devastantidel covid-19.

«Nello svolgere questo ruolo lecomunità di fede dovrebbero enfa-

tizzare l’azione comunitaria con-giunta dei leader delle due religionia tutti i livelli. In questo modo —hanno affermato — le comunità difede lavorerebbero insieme, divente-rebbero complementari e condivide-rebbero le loro forze ed esperienzeper affrontare al meglio questa sfidacomune che coinvolge tutta l’umani-tà».

I responsabili cristiani e musul-mani hanno anche incoraggiato ledue comunità religiose a collaborarenelle iniziative caritative a favoredelle fasce più vulnerabili della po-polazione e ad aiutare i rispettivimembri a familiarizzare con i nuovistrumenti finanziari per favorire l’ac-cesso al credito senza interessi a bre-ve, medio e lungo termine.

Dal forum è scaturita anche laproposta rivolta al Consiglio interre-ligioso della Nigeria (The NigeriaInter-Religious Council, Nirec) dicostituire uno speciale consiglio in-terconfessionale covid-19 per coordi-nare meglio le loro iniziative contro

la crisi sanitaria. Essi hanno elogiatoil sostegno dato dal Nirec agli sforzidel governo «per arginare le conse-guenze sanitarie e socio-economichedella pandemia sui più vulnerabili»,ma al contempo hanno chiesto«maggiori sforzi per promuovere latolleranza e l’armonia religiosa» inNigeria in modo da favorire quel«clima di pace e tranquillità neces-sario per attirare investimenti stra-nieri e consentire la libera circolazio-ne di beni e servizi in tutto il Pae-se».

Secondo i leader religiosi nigeria-ni, l’attuale emergenza sanitaria hamesso ancora più in evidenza e adura prova tutte le carenze di gover-nance del sistema sanitario e diquello scolastico di cui soffre la Ni-geria. Di qui, l’invito a tutta la clas-se dirigente a «cogliere questa op-portunità» per riformare il sistema erenderlo più efficiente in modo cheil Paese possa affrontare altre emer-genze come quella del covid-19 inf u t u ro .

Page 8: Bruxelles guarda al futuro «Il debito comune non è più ... · «Il debito comune non è più tabù» BRUXELLES, 22. «Non bisogna avere mai paura di discutere anche a lun-go, tre

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 23 luglio 2020

Brigida di Svezia compatrona d’E u ro p a

Messaggeradi salvezza

Pubblicata una nota della Pontificia accademia per la vita

L’«Humana communitas»che il covid-19 ci fa riscoprire

Il coraggio di una conversione morale

della crisi: si è giustamente parlato di“info demia”. La novità quindi è lastrana mescolanza di conformismo edi confusione indotti dalle reazioni al-la rappresentazione del pericolonell’epoca delle società “ip erconnes-se”: che sono però anche “ip er-indivi-dualistiche”.

La debolezza della comunità, laquale dovrebbe offrirci assicurazionedi sostegno e protezione nel pericolo,ci lascia confusamente e angosciosa-mente esposti alle nostre incertezze ealle nostre vulnerabilità. Questa è laprima lezione “impartita” del virus alnostro spensierato individualismo.Dal punto di vista dell’assistenza sa-nitaria le nostre capacità di interventotecnico e gestionale ci illudevano dipoter tenere tutto sotto controllo. Einvece, anche nelle società economica-mente più benestanti, la pandemia hasopraffatto l’efficienza delle strutturesanitarie e dei laboratori. È stato dif-ficile prendere coscienza del fallimen-to della nostra efficienza e riconoscereil nostro limite: sono stati colpiti glianziani soprattutto, i bambini e i gio-vani sono stati costretti in casa e leconseguenze del lungo lo ckdown sudi loro le scopriremo nei prossimi me-si e anni. Le relazioni tra gli adultisono state duramente messe alla pro-va. Non c’è settore della vita colletti-va che non sia stato toccato. Pensia-mo all’economia e a quei tanti paesidove ancora si muore e alla mancanzadi misure condivise a livello interna-zionale.

La crisi poi, come sottolinea la No-ta della Pav, è certo collegata al mal-trattamento inflitto al nostro ambien-te naturale. È uno degli aspettidell’interdipendenza: fenomeni perse-guiti con intenti specifici e particolariin campo agricolo, industriale, turisti-co, logistico, si sommano tra loro egli effetti di ciascuno si amplificano.La deforestazione mette gli animaliselvatici a contatto con habitat umani

in cui per altro, l’allevamento intensi-vo sottopone il bestiame alla logicaconsumistica della produzione indu-striale. Tutto l’insieme facilita il saltodei microrganismi patogeni da unaspecie all’altra, fino agli esseri umani.

Nel documento si sottolinea l’im-portanza di equilibrare meglio la pro-duzione e la distribuzione delle risor-se investite nella prevenzione delle

malattie e quelle dedicate alla cura.Non basta porre attenzione ai grandiospedali e ai centri specializzati, maanche alle reti territoriali, all’econo-mia familiare, alla sussidiarietà asso-ciativa: sia per l’assistenza, sia per lal’educazione sanitaria. La salute diciascuno è strettamente collegata allasalute di tutti: per l’appunto, essastessa è un “bene comune”. Occorro-

no comportamenti responsabili nonsolo per tutelare il proprio benessere,ma anche quello degli altri. Solo cosìsi può rendere effettivo il diritto uni-versale ai livelli più elevati di curadella salute, come espressione di tute-la della inalienabile dignità della per-sona umana. In questa logica, ancheil vaccino, quando ci sarà, dovrà esserreso disponibile a tutti (la patetica vi-cenda delle mascherine e dei mezzielementari di protezione, per non direaltro, non dovrà proprio ripetersi aquesto livello). Ed è indispensabileuna organizzazione che possa esseresostenuta da tutti e che coordini leoperazioni nelle diverse fasi di moni-toraggio, di contenimento e di tratta-mento delle malattie e che consentauna circolazione avvertita delle infor-mazioni. L’Organizzazione mondialedella sanità (Oms) appare indispensa-bile, anche se certamente ha avutodelle défaillances in questa pandemia:deve imparare dagli errori e migliora-re il suo funzionamento.

Infine, la comunità cristiana deveilluminare esemplarmente la sua spe-ciale testimonianza di un amore chesviluppa prossimità responsabile an-che nelle condizioni più estreme dellavulnerabilità umana: la radice umani-stica della compassione e della inter-cessione per i più piccoli e più esclu-si, è venuta di qui, dopo tutto. Tuttinoi possiamo aiutare i nostri fratelli esorelle del pianeta a interpretare lacrisi non solo come un fatto organiz-zativo, che si può superare miglioran-do l’efficienza. Si tratta di compren-dere più in profondità che l’incertezzae la fragilità sono dimensioni costitu-tive della condizione umana. Occorrerispettare questo limite e tenerlo pre-sente in ogni progetto di sviluppo,prendendosi cura, tutti e ciascuno,della vulnerabilità degli altri, perchésiamo affidati gli uni agli altri. L’oriz-zonte di una fraternità globale — ilgrande “rimosso” della rivoluzionemoderna — appare ora la strada piùrealistica del progresso umano.

*Arcivescovo presidentedella Pontificia accademia per la vita

di MARIA BE ATA ROHDIN*

«C inque giorni primadella morte della si-gnora Birgitta, la

sposa di Cristo, avvenne che ilnostro Signore Gesù Cristo leapparve di fronte all’altare che sitrovava nella sua camera. Laguardò con una faccia mite edisse: “Ho fatto a te come fa disolito uno sposo, che si nascon-de dalla sua sposa, per essere dalei più desiderato. Quindi non tiho visitato con la mia consola-zione, perché era il tuo tempo dip ro v a ”. Il quinto giorno dopo,all’alba, Cristo le apparve dinuovo e la confortò. Dopo chela Messa fu celebrata e ha rice-vuto i sacramenti con la massimadevozione e riverenza, spirò trale braccia delle persone menzio-nate». Ecco come il libro delleRivelazioni (R e v. VII, cap. 31),racconta gli ultimi giorni di Bri-gida di Svezia, vissuti a Romaormai anziana e malata, poichél’anno prima aveva intrapreso unarduo viaggio in Terra Santa surichiesta del Signore, dopo unapromessa che lo stesso le avevafatto molti anni prima di vederee visitare i luoghi in cui Cristoera nato e morto.

Nello stesso capitolo (VII, cap.31), Gesù dice alla donna comedeve essere pubblicata la raccoltadelle sue rivelazioni. Al termineci sarà la rivelazione generaleche ha ricevuto qualche tempoprima a Napoli durante il viag-gio di ritorno verso Roma. «Co-lui che sedeva sul trono aprì labocca e disse: Ascoltate, voi tutti

narie; ma è proprio per questoche sono sempre attuali. Le rive-lazioni che Brigida Birgersdotter— questo il suo nome al secolo —ha ricevuto, come portavoce diGesù per la salvezza del mondo

nel XIV secolo, sono purtroppomolto attuali anche oggi.

Da piccola durante la Quaresi-ma, ella ebbe una visione di Ge-sù sofferente sulla croce. Con laspontaneità dei bambini doman-da chi ha causato i dolori di Ge-sù? — Sono coloro che dimenti-cano e disprezzano il mio amore!Fu la risposta.

Questa visione ha formato lasua spiritualità che è anche rias-sunta nel motto dell’ordine reli-gioso femminile da lei fondato«Amor meus crucifixus est — Ilmio amore è crocifisso».

In una rivelazione Gesù dice asanta Brigida che se fosse possi-bile si lascerebbe crocifiggereun’altra volta per salvare un’ani-ma, visto che così grande è ilsuo amore verso ogni persona. Equesta verità di fede bisogna ri-cordarla sempre per non dimen-t i c a rc e l a !

*Superiora della comunitàdi Stoccolma dell’o rd i n edel Santissimo Salvatoredi Santa Brigida

La profezia nascequando ci si lascia provocare da Dio:

non quando si gestisce la propria tranquillitàe si tiene tutto sotto controllo

(@Pontifex_it)

«Il covid-19 è la manifestazione più recente dellaglobalizzazione». Parte da questa considerazione la nota«Humana communitas nell’era della pandemia: riflessioniinattuali sulla rinascita della vita» che la Pontificiaaccademia per la vita (Pav) ha diffuso la mattina dimercoledì 22 luglio tramite il proprio sito internet(www.academyforlife.va), dove è accompagnata da unavideointervista dell’arcivescovo presidente. Se è vero, sispiega nel testo, che la globalizzazione «ha portato tantibenefici all’umanità», è anche vero che essa, in questasituazione di comune e diffusa crisi sanitaria e sociale,ha mostrato e mostra come gli uomini siano «tuttiparimenti vulnerabili».Nel mondo sconvolto dal covid-19, la Pav con questodocumento, prova a gettare lo sguardo sui fatti dellacronaca calibrandolo però su un orizzonte più ampio,con l’obbiettivo dichiarato di comprendere le dinamicheprofonde dell’evento e arrivare a risposte non solocontingenti ma di prospettiva.La Nota si articola in due sezioni: una («La dura realtàdelle lezioni apprese») analizza quanto è accaduto e statuttora accadendo in molte parti del pianeta; l’altra(«verso una nuova visione: la rinascita della vita e lachiamata alla conversione») propone degli obbiettivi,prima di tutto culturali, da perseguire per l’interacomunità umana.La prima lezione, si legge nel documento, impartita dalconfronto con la sofferenza e la morte di così tantepersone, è quella della f ra g i l i t à : «“Fr a g i l i ”. Ecco cosasiamo tutti: radicalmente segnati dall’esperienza dellafinitudine che è al cuore della nostra esistenza». Unaconsapevolezza che potrebbe aprire l’uomo a unasaggezza fondamentale: imparare a considerare la vitacome un dono.C’è poi la lezione della finitudine emersa di fronte allapresunzione dell’autonomia (del singolo individuo odella singola comunità). «L’epidemia di covid-19 hamolto a che vedere con la depredazione della terra e la

spoliazione del suo valore intrinseco... ciò che avviene innatura è già il risultato di una complessa interazione conil mondo umano delle scelte economiche e dei modellidi sviluppo», infettati dal virus «dell’avidità finanziaria,dell’accondiscendenza verso stili di vita definiti dalconsumo e dall’eccesso». La libertà d’azione dell’uomonel mondo non è assoluta. E in questa finitezza emerge,stridente la sproporzione evidente, e crescente nella crisiattuale, tra la parte ricca e la parte povera dell’umanità.Proprio da quest’ultima considerazione scaturiscel’ultima lezione, quella della vulnerabilità comune in unmondo in cui si è tutti interconnessi. «La comunevulnerabilità richiede una cooperazione internazionale» ela consapevolezza, ad esempio, «che non è possibiletenere testa a una pandemia senza un’adeguatainfrastruttura sanitaria, accessibile a tutti a livelloglobale».Ecco allora la parte propositiva del documento, conl’auspicio di arrivare a una «nuova visione» e al«coraggio di una conversione morale». Un passo dafare, si suggerisce, è innanzitutto quello di imparare aconvivere con la realtà del «rischio», arrivando a«elaborare un concetto di solidarietà che si estende benoltre l’impegno generico di aiutare coloro che soffrono».Occorre giungere a una definizione di comunità cherifiuti qualsiasi «provincialismo», che alimenti ogni«sforzo nel campo della cooperazione internazionale» enella distribuzione delle risorse, e che, soprattutto, mettaal primo posto «la responsabilità verso l’altro che vivenel bisogno». Una responsabilità «radicata nelriconoscere che, in quanto essere umano dotato didignità, ogni persona è un fine in se stessa, non unmezzo».Solo la «fiducia come sostanza dell’interazione umana»,conclude la nota, «ci guiderà attraverso la crisi, poichésolo sulla base della fiducia l’humana communitas p otràalla fine fiorire».

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Video della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale

Con l’ascolto è possibile la riconciliazione«Ascoltare per riconciliarsi»: questo auspicio di Pa-pa Francesco è il motivo conduttore del nuovo vi-deo diffuso in rete dalla Sezione migranti e rifugia-ti del Dicastero per il servizio dello sviluppo uma-no integrale, in vista della Giornata mondiale dedi-cata a questa categoria di persone, in programma il27 settembre prossimo sul tema «Come Gesù Cri-sto, costretti a fuggire».

Si tratta del terzo filmato — il primo era stato«Conoscere per comprendere» e il secondo «Farsiprossimo per servire» — di una campagna di comu-nicazione avviata il 15 maggio scorso in occasionedella presentazione dell’annuale messaggio pontifi-cio, incentrato in questo 2020 sulla pastorale deglisfollati interni. In pratica ciascuno dei tre video —realizzati in collaborazione con Vatican Media —approfondisce uno dei sotto-temi presenti nel docu-mento del Papa, anche con testimonianze dei pro-tagonisti, illustrate a fumetti. Quest’ultimo, in par-ticolare, è arricchito con il racconto dell’esp erienzadi vita di una donna in fuga, che spiega come il la-voro di squadra e l’accettazione reciproca possano

far sperare in un futuro più luminoso e in una coe-sistenza pacifica tra uomini di differenti religioni. Èirachena e si chiama Sarah Hassan. Appartenentealla minoranza yazida, ha dovuto abbandonare intutta fretta il suo villaggio quando il cosiddetto sta-to islamico invase la Piana di Ninive. «Vivevo aDogorî, nel distretto strategico di Sinjar, lungo ilconfine; — spiega — ma quando abbiamo raggiuntoil Kurdistan i musulmani ci hanno aperto le loromoschee e i cristiani hanno fatto lo stesso spalan-cando le porte delle loro chiese; e questo ci ha aiu-tati ad avere meno paura».

Secondo Sarah l’appartenenza religiosa non devemai essere un ostacolo: «L’umanità è più grande ditutti noi», dice, aggiungendo che non si possonotrovare soluzioni ai problemi ricorrendo alla violen-za, specialmente quando ci sono di mezzo i bambi-ni, indipendentemente dal fatto che siano musul-mani, yazidi, kakaï — un’altra minoranza poco co-nosciuta ma presente da tempo sul territorio — ocristiani: perché toccherà a loro costruire «un mon-do migliore».

Il filmato si conclude con l’icona della fuga inEgitto della Santa famiglia di Nazareth a ricordarecome al centro della riflessione di Papa Francesco edella Chiesa ci sia quest’anno proprio «Gesù bam-bino, sfollato e profugo insieme ai suoi genitori».

sacerdoti, arcivescovi, ve-scovi e tutti i funzionariinferiori della Chiesa!Ascoltate, tutti i monaci,di qualunque ordine pos-siate essere! Ascoltate, re,principi e giudici dellaterra e tutti voi che servi-te! Ascoltate, donne, regi-ne, principi e tutte le mo-gli e le ancelle, sì, tutti gliuomini, qualunque sia laposizione della vita, gran-di o piccoli, che abitanoil mondo, ascoltate questeparole, che io, il vostroCreatore, ora vi parlo!Voi non considerate cheio, l’Iddio immutabile edeterno, il vostro Creatore,sia disceso dal cielo a unavergine e abbia preso car-ne da lei e camminato inmezzo a voi. Attraverso ilmio esempio vi ho apertouna strada e vi ho mo-strato come andare in pa-radiso. Ero spogliato, te-nuto in ostaggio, incoro-nato di spine e stiracchiato cosìforte sulla croce che quasi tutti itendini e le articolazioni del miocorpo si spezzarono. Ho sentitotutto il disprezzo e ho sopporta-to la morte più spregevole e ildolore più amaro per la vostrasalvezza».

Cristo esorta tutti, tramite san-ta Brigida, a tornare da lui, ilSalvatore, e vedere che è dolce,gentile e pieno di amore. Questoè il riassunto di tutte le attivitàdella santa, dei suoi consigli emessaggi, della sua missione co-me portavoce nel mondo. Nata aFinsta nel 1303, questa religiosa emistica morì a Roma all’età disettant’anni il 23 luglio 1373 e fucanonizzata da Bonifacio IX il 7ottobre 1391. Patrona di Sveziadal 1º ottobre 1891 per volere diLeone XIII, il 1º ottobre 1999Giovanni Paolo II l’ha dichiaratacompatrona d’Europa insiemecon santa Caterina da Siena esanta Teresa Benedetta dellaCroce (Edith Stein).

Forse si pensa che le sue paro-le non siano per niente straordi-

Santa Brigida raffigurata in un codice del XIV secolo

P re g h i e r adella santaO Signore, vieni prestoed illumina la notte!A te anelo come i moribondianelano a te.D i’ all’anima mia,che niente succedasenza che tu lo permetta,e che nulla di quelloche tu permettisia senza conforto.O Gesù, Figlio di Dio,tu che tacevi in presenzadei tuoi accusatori,frena la mia linguafinché avrò trovatoquello che dovrò diree come dirlo.Mostrami la viae disponimi a seguirla.Pericoloso è indugiaree rischioso proseguire.Risp ondialla mia supplicae mostrami la via.Vengo a te come il feritova dal medicoin cerca di aiuto.Dona, o Signore, paceal mio cuore! Amen.


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