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C Il Papa, la Rete NELLA CITTÀ IMMERSA · mondo reale, rappresentare uno strumento di offesa....

Date post: 08-Jul-2020
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DI ROBERTA PUMPO a rete, risorsa dei nostri giorni che non deve oscurare la bellezza dell’incontro, della comunione e del contatto umano. Papa Francesco, nel messaggio per la 53esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che sarà celebrata domenica 2 giugno, solennità dell’Ascensione, analizza i pregi e i difetti di internet osservando che il web può rappresentare una risorsa e un’utile fonte di conoscenza ma al tempo stesso può manipolare e distorcere la realtà, isolare dal mondo reale, rappresentare uno strumento di offesa. «”Siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana» il tema scelto. «L’ambiente mediale – scrive Bergoglio – oggi è talmente pervasivo da essere ormai indistinguibile dalla sfera del vivere quotidiano». La rete offre l’opportunità di accedere a numerose informazioni con un click ma è anche «uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito» che tra i più giovani si manifesta con il cyberbullismo (coinvolto un ragazzo su quattro). Francesco mette in guardia anche da un «uso manipolatorio dei dati personali, finalizzato a ottenere vantaggi sul piano politico o economico, senza il dovuto rispetto della persona e dei suoi diritti». Analizzando la rete in chiave antropologica osserva che questa richiama alla comunità, «tanto più forte quanto più è coesa e solidale, animata da sentimenti di fiducia e persegue obiettivi condivisi». Alla base deve quindi esserci un dialogo «basato sull’uso responsabile del linguaggio», richiamo prezioso nell’attuale contesto sociale e politico in cui i social sono spesso usati come “arma” contro l’avversario di turno. Per Bergoglio la “social network community”, però, non sempre è sinonimo di comunità perché anche nell’ambiente virtuale si può correre il rischio di alimentare «un individualismo sfrenato finendo talvolta per fomentare spirali di odio». Il passaggio è breve e «quella che dovrebbe essere una finestra sul mondo diventa così una vetrina in cui esibire il proprio narcisismo». Inoltre il digitale dovrebbe contribuire a «promuovere l’incontro con gli altri, ma può anche potenziare il nostro autoisolamento, come una ragnatela capace di intrappolare». Un L rischio per milioni di giovani, i cosiddetti “eremiti sociali”, i quali cercando appagamento relazionale sui social finiscono con l’estraniarsi dalla società. «Questa dinamica drammatica – scrive il Papa nel messaggio – manifesta un grave strappo nel tessuto relazionale della società, una lacerazione che non possiamo ignorare. Questa realtà multiforme e insidiosa pone diverse questioni di carattere etico, sociale, giuridico, politico, economico, e interpella anche la Chiesa. Mentre i governi cercano le vie di regolamentazione legale per salvare la visione originaria di una rete libera, aperta e sicura, tutti abbiamo la possibilità e la responsabilità di favorirne un uso positivo». Per riscoprire una identità comunitaria fondata sul rispetto e la responsabilità reciproca anche online, Francesco invita ad ispirarsi a san Paolo e alla metafora del corpo e delle membra che l’apostolo usa «per parlare della relazione di reciprocità tra le persone, fondata in un organismo che le unisce. L’essere membra gli uni degli altri è la motivazione profonda, con la quale l’apostolo esorta a deporre la menzogna e a dire la verità». Importante quindi «investire sulle relazioni per affermare anche nella rete e attraverso la rete il carattere interpersonale della nostra umanità». Francesco conclude osservando che «l’immagine del corpo e delle membra ci ricorda che l’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione». Anche una famiglia può utilizzarla per essere più collegata a patto poi di «incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale – scrive il Papa – coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa. Così possiamo passare dalla diagnosi alla terapia: aprendo la strada al dialogo, all’incontro, al sorriso, alla carezza. Questa è la rete che vogliamo. La Chiesa stessa è una rete tessuta dalla comunione eucaristica, dove l’unione non si fonda sui “like”, ma sulla verità, sull’“amen”, con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri». a Chiesa di Roma approda sui social network. La novità è arrivata giovedì scorso, proprio nel giorno in cui è stato presentato il messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2019, che si celebrerà il 2 giugno, solennità dell’Ascensione, e che ha per tema «“Siamo membra gli uni degli altri (Ef. 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana». L’annuncio con un comunicato del Vicariato, poco dopo la diffusione del messaggio pontificio su cui proponiamo in questa pagina un editoriale del direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali. Nella L memoria liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei comunicatori, la diocesi di Roma arriva quindi, per la prima volta, sui social media: è presente su Facebook (con la denominazione “diocesiroma”), su Twitter e su Instagram (con la denominazione “diocesidiroma”). «Il nostro obbiettivo – spiega don Walter Insero, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma – è testimoniare la vicinanza della comunità cristiana di Roma alla gente, con un atteggiamento di ascolto, di accoglienza e di condivisione. Per questo bisogna comunicare, fare rete e coinvolgere tutti, aperti a dialogare con credenti e non credenti. Utilizzeremo Facebook, Twitter, Instagram – dichiara don Insero – per testimoniare a tutti i nostri fratelli e sorelle che incontriamo sul web la gioia della fede per aver incontrato Gesù. Non vogliamo solo essere presenti, ma abitare questa realtà per promuovere una cultura dell’incontro e tendere alla creazione di autentiche comunità». Nell’ottica di una comunicazione integrata, la diocesi utilizza numerosi media, dai più tradizionali a quelli più amati dalle giovani generazioni. Al nostro settimanale e al sito di informazione Romasette.it – con gli aggiornamenti quotidiani sulla realtà locale, le rubriche culturali e di approfondimento e una speciale attenzione al Sud del mondo –, si va ad affiancare una nuova presenza in televisione, grazie a una stretta collaborazione con Telepace Roma (canale 73 del digitale e 214 in HD). «Ben volentieri Telepace, che è presente dal 1990 a Roma, dà voce all’attività della diocesi del Papa sul suo canale. Noi ci siamo con grande piacere», sottolinea don Claudio Savio, direttore di Telepace Roma. Si consolida poi l’ormai ultraventennale sinergia con Radio Vaticana Italia, con un nuovo programma che andrà in onda dal mese di febbraio, intorno alle 12.30, dopo l’Angelus del Santo Padre, tutte le domeniche e i festivi (103.8 FM per Roma città, 105 FM per Roma e provincia, in Italia su DAB+ la radio digitale e canale tv 733, in streaming www.vaticannews.va). Per le comunicazioni istituzionali, è attivo il nuovo sito www.diocesidiroma.it sul quale sono disponibili, tra l’altro, l’annuario diocesano, l’agenda con gli appuntamenti, i discorsi e le omelie del cardinale vicario, l’elenco completo delle parrocchie e degli enti diocesani con relativi contatti. «Un sito aperto e in continua evoluzione – , precisa don Massimo Cautero, direttore del Centro elaborazione dati del Vicariato – che vuole dare anche notizia di quello che succede non solo negli organismi diocesani, ma nelle parrocchie e sul territorio». «I ragazzi i più esposti all’illusione di appagarsi sul piano relazionale» el social web troppe volte l’identità si fonda sulla contrapposizione nei confronti dell’altro, dell’estraneo al grup- po: ci si definisce a partire da ciò che divi- de piuttosto che da ciò che unisce, dando spazio al sospetto e allo sfogo di ogni tipo di pregiudizio (etnico, sessuale, religioso, e altri). Questa tendenza alimenta gruppi che escludono l’eterogeneità, che alimen- tano anche nell’ambiente digitale un indi- vidualismo sfrenato, finendo talvolta per fomentare spirali di odio. Quella che do- vrebbe essere una finestra sul mondo di- venta così una vetrina in cui esibire il pro- prio narcisismo. La rete è un’occasione per promuovere l’incontro con gli altri, ma può anche potenziare il nostro autoisola- mento, come una ragnatela capace di in- trappolare. Sono i ragazzi ad essere più e- sposti all’illusione che il social web possa appagarli totalmente sul piano relaziona- le, fino al fenomeno pericoloso dei giovani “eremiti sociali” che rischiano di estraniar- si completamente dalla società. Questa di- namica drammatica manifesta un grave strappo nel tessuto relazionale della so- cietà, una lacerazione che non possiamo i- gnorare. Questa realtà multiforme e insi- diosa pone diverse questioni di carattere etico, sociale, giuridico, politico, economi- co, e interpella anche la Chiesa. (dal messaggio per la Giornata mon- diale delle comunicazioni sociali) N La Chiesa di Roma approda sui social, novità anche per radio e tv Facebook, Twitter, Instagram Programma su Radio Vaticana Collaborazione con Telepace Un’informazione integrata con Roma Sette e Romasette.it E DITORIALE COMUNICAZIONE IMMERSA NELLA CITTÀ DI WALTER INSERO na delle immagini che abbiamo scelto per il lancio del canale Twitter della nostra diocesi raffigura una basilica di San Giovanni in Laterano “immersa” nella città: fra i tetti e le antenne, le finestre e le facciate emerge solo la parte superiore della cattedrale con le statue di Cristo Salvatore e degli altri santi che si stagliano verso un cielo azzurro. Ci è sembrata subito l’icona più appropriata alla missione che ci aspetta: abitare nella popolosa e caotica città digitale superando «l’individualismo sfrenato» e l’autoisolamento degli «“eremiti sociali” che rischiano di estraniarsi completamente dalla società», grazie al fatto che “siamo membra gli uni degli altri (Ef 4,25)”, come scrive il Papa nel Messaggio per la 53ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Lasciamoci coinvolgere nel cammino che “dalle community può portare alle comunità”, con l’intento di restituire alla comunicazione – come ci indica il nostro vescovo – una prospettiva ampia, fondata sulla persona, mettendo al centro il valore dell’interazione intesa come ascolto, dialogo e opportunità di incontro con l’altro. Già nel suo primo messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, nel 2014, l’appello del Santo Padre è stato chiaro: internet deve essere «un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane». Non si tratta di predicare, ammonire o giudicare, ma di creare una rete di prossimità che permetta ai fedeli, alle famiglie e anche ai non credenti di sentirsi vicini e accolti, creando reciproca conoscenza, scambio, solidarietà. Per fare rete e testimoniare come comunità ecclesiale è necessario nutrire la propria appartenenza al corpo di Cristo. Solo così daremo testimonianza di accoglienza e dialogo: «Noi cristiani siamo chiamati a manifestare quella comunione che segna la nostra identità di credenti». Infatti, il nostro «Dio non è solitudine, ma comunione, è amore, perciò comunicazione, perché l’amore sempre comunica, anzi comunica se stesso per incontrare l’altro». La consapevolezza di essere membra gli uni degli altri, infatti «ci aiuta a non vedere le persone come potenziali concorrenti, ma a considerare anche i nemici come persone». Di conseguenza, nei rapporti interpersonali e nella comunicazione «non c’è più bisogno dell’avversario per auto– definirsi, perché lo sguardo di inclusione che impariamo da Cristo ci fa scoprire l’alterità in modo nuovo, come parte integrante e condizione della relazione e della prossimità». Troppa violenza e cinismo colpiscono le nostre conversazioni social creando profonde ferite soprattutto nei più fragili. Il Papa denuncia, secondo statistiche recenti, «che un ragazzo su quattro è coinvolto in episodi di cyberbullismo». Ma Francesco mette il suo “like” alla rete, quando essa «è usata come prolungamento o come attesa» di un vero incontro: «Se una famiglia usa la rete per essere più collegata per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi allora è una risorsa… Questa è la rete che vogliamo». Ma quanta tristezza invece, quando «quella che dovrebbe essere una finestra sul mondo diventa una vetrina in cui esibire il proprio narcisismo». U il messaggio. I rischi per i giovani. L’invito a passare dai «like» all’«amen» Il Papa, la Rete «una risorsa» per l’incontro Pagine a cura della Diocesi di Roma Coordinamento editoriale: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Piazza San Giovanni in Laterano 6 00184 Roma - tel. 06.69886150 Abbonamento annuale Avvenire domenicale con Roma Sette (a domicilio o coupon edicola) 62 Per abbonarsi: N. Verde 800 820084 / Direzione vendite sede di Roma [email protected] Tel. 06.68823250 Fax 06.68823209 / Pubblicità: tel. 02.6780583 [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari 3 - 20125 Milano Tel. 02.67801 - fax 02.6780483 www.avvenire.it e-mail: [email protected] In evidenza inceramente non ritengo possibile che dopo più di 2000 anni l’umanità non abbia ancora capi- to l’importanza del rispetto degli altri... Vi auguro un mondo di felicità con tanto amore e pace... Per me la pace è vivere insieme...». Parole dei bambini della scuo- la elementare “Guido Pitocco” a Castelnuovo di Porto per i coetanei del Cara, il centro di accoglienza per richie- denti asilo che tra qualche giorno chiuderà i battenti per volere del Ministero dell’Interno. Da martedì è iniziato lo sgombero dei quasi 550 ospiti, che continuerà nelle prossime ore, mandando in fumo percorsi di integrazione già avviati e oltre 100 posti di lavoro. Il portavoce del- l’Unicef ha consegnato, dentro un mappamondo, al pre- sidente della Repubblica le lettere scritte dai bambini che qualche mese fa avevano visitato la struttura durante una mattinata organizzata dalla cooperativa Auxilium che gestisce (ancora per poco) il Cara. Oltre alla solida- rietà dei piccoli, è scattata quella dei grandi, i residen- ti. E non solo. «Siamo qui perché ci sembra un gesto u- mano poter aiutare chi scappa dalla guerra e ora rischia di finire per strada», hanno detto due sessantenni romani. A questi “gesti umani”, alle parole dei cuori bambini si aggrappa tenacemente quel baluardo di umanità da di- fendere per coloro che il Papa, lì a Castelnuovo nel 2016, chiamò «fratelli». (A. Z.) S « Castelnuovo di Porto la lezione dei bimbi Giornata per la vita: la diocesi, associazioni, parrocchie, Cav, atenei a pagina 2 e 3 www.romasette.it Inserto redazionale di facebook.com/romasette twitter.com/romasette [email protected] Anno XLVI – Numero 4 – Domenica 27 gennaio 2019
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Page 1: C Il Papa, la Rete NELLA CITTÀ IMMERSA · mondo reale, rappresentare uno strumento di offesa. «”Siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4,25). Dalle social network communities

DI ROBERTA PUMPO

a rete, risorsa dei nostri giorni che non deveoscurare la bellezza dell’incontro, dellacomunione e del contatto umano. Papa

Francesco, nel messaggio per la 53esima Giornatamondiale delle comunicazioni sociali che saràcelebrata domenica 2 giugno, solennitàdell’Ascensione, analizza i pregi e i difetti di internetosservando che il web può rappresentare una risorsae un’utile fonte di conoscenza ma al tempo stessopuò manipolare e distorcere la realtà, isolare dalmondo reale, rappresentare uno strumento di offesa.«”Siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4,25). Dallesocial network communities alla comunità umana»il tema scelto. «L’ambiente mediale – scrive Bergoglio– oggi è talmente pervasivo da essere ormaiindistinguibile dalla sfera del vivere quotidiano». Larete offre l’opportunità di accedere a numeroseinformazioni con un click ma è anche «uno deiluoghi più esposti alla disinformazione e alladistorsione consapevole e mirata dei fatti e dellerelazioni interpersonali, che spesso assumono laforma del discredito» che tra i più giovani simanifesta con il cyberbullismo (coinvolto unragazzo su quattro). Francesco mette in guardiaanche da un «uso manipolatorio dei dati personali,finalizzato a ottenere vantaggi sul piano politico oeconomico, senza il dovuto rispetto della persona edei suoi diritti». Analizzando la rete in chiaveantropologica osserva che questa richiama allacomunità, «tanto più forte quanto più è coesa esolidale, animata da sentimenti di fiducia e persegueobiettivi condivisi». Alla base deve quindi esserci undialogo «basato sull’uso responsabile dellinguaggio», richiamo prezioso nell’attuale contestosociale e politico in cui i social sono spesso usaticome “arma” contro l’avversario di turno. PerBergoglio la “social network community”, però, nonsempre è sinonimo di comunità perché anchenell’ambiente virtuale si può correre il rischio dialimentare «un individualismo sfrenato finendotalvolta per fomentare spirali di odio». Il passaggio èbreve e «quella che dovrebbe essere una finestra sulmondo diventa così una vetrina in cui esibire ilproprio narcisismo». Inoltre il digitale dovrebbecontribuire a «promuovere l’incontro con gli altri,ma può anche potenziare il nostro autoisolamento,come una ragnatela capace di intrappolare». Un

Lrischio per milioni di giovani, i cosiddetti “eremitisociali”, i quali cercando appagamento relazionalesui social finiscono con l’estraniarsi dalla società.«Questa dinamica drammatica – scrive il Papa nelmessaggio – manifesta un grave strappo nel tessutorelazionale della società, una lacerazione che nonpossiamo ignorare. Questa realtà multiforme einsidiosa pone diverse questioni di carattere etico,sociale, giuridico, politico, economico, e interpellaanche la Chiesa. Mentre i governi cercano le vie diregolamentazione legale per salvare la visioneoriginaria di una rete libera, aperta e sicura, tuttiabbiamo la possibilità e la responsabilità di favorirneun uso positivo». Per riscoprire una identitàcomunitaria fondata sul rispetto e la responsabilitàreciproca anche online, Francesco invita ad ispirarsi asan Paolo e alla metafora del corpo e delle membrache l’apostolo usa «per parlare della relazione direciprocità tra le persone, fondata in un organismoche le unisce. L’essere membra gli uni degli altri è lamotivazione profonda, con la quale l’apostolo esortaa deporre la menzogna e a dire la verità». Importantequindi «investire sulle relazioni per affermare anchenella rete e attraverso la rete il carattereinterpersonale della nostra umanità». Francescoconclude osservando che «l’immagine del corpo edelle membra ci ricorda che l’uso del social web ècomplementare all’incontro in carne e ossa, che viveattraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, ilrespiro dell’altro. Se la rete è usata comeprolungamento o come attesa di tale incontro nontradisce se stessa e rimane una risorsa per lacomunione». Anche una famiglia può utilizzarla peressere più collegata a patto poi di «incontrarsi atavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Seuna comunità ecclesiale – scrive il Papa – coordina lapropria attività attraverso la rete, per poi celebrarel’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete èoccasione per avvicinarmi a storie ed esperienze dibellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me,per pregare insieme e insieme cercare il bene nellariscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa.Così possiamo passare dalla diagnosi alla terapia:aprendo la strada al dialogo, all’incontro, al sorriso,alla carezza. Questa è la rete che vogliamo. La Chiesastessa è una rete tessuta dalla comunione eucaristica,dove l’unione non si fonda sui “like”, ma sulla verità,sull’“amen”, con cui ognuno aderisce al Corpo diCristo, accogliendo gli altri».

a Chiesa di Roma approda suisocial network. La novità èarrivata giovedì scorso, proprio

nel giorno in cui è stato presentatoil messaggio per la Giornatamondiale delle comunicazionisociali 2019, che si celebrerà il 2giugno, solennità dell’Ascensione, eche ha per tema «“Siamo membragli uni degli altri (Ef. 4,25). Dallesocial network communities allacomunità umana». L’annuncio conun comunicato del Vicariato, pocodopo la diffusione del messaggiopontificio su cui proponiamo inquesta pagina un editoriale deldirettore dell’Ufficio diocesano perle comunicazioni sociali. Nella

L

memoria liturgica di san Francescodi Sales, patrono dei giornalisti edei comunicatori, la diocesi diRoma arriva quindi, per la primavolta, sui social media: è presentesu Facebook (con ladenominazione “diocesiroma”), suTwitter e su Instagram (con ladenominazione “diocesidiroma”).«Il nostro obbiettivo – spiega donWalter Insero, direttore dell’Ufficiocomunicazioni sociali della diocesidi Roma – è testimoniare lavicinanza della comunità cristianadi Roma alla gente, con unatteggiamento di ascolto, diaccoglienza e di condivisione. Perquesto bisogna comunicare, farerete e coinvolgere tutti, aperti adialogare con credenti e noncredenti. Utilizzeremo Facebook,Twitter, Instagram – dichiara donInsero – per testimoniare a tutti inostri fratelli e sorelle cheincontriamo sul web la gioia dellafede per aver incontrato Gesù. Nonvogliamo solo essere presenti, ma

abitare questa realtà perpromuovere una culturadell’incontro e tendere allacreazione di autentiche comunità».Nell’ottica di una comunicazioneintegrata, la diocesi utilizzanumerosi media, dai piùtradizionali a quelli più amati dallegiovani generazioni. Al nostrosettimanale e al sito diinformazione Romasette.it – con gliaggiornamenti quotidiani sullarealtà locale, le rubriche culturali edi approfondimento e una specialeattenzione al Sud del mondo –, siva ad affiancare una nuovapresenza in televisione, grazie a unastretta collaborazione con TelepaceRoma (canale 73 del digitale e 214in HD). «Ben volentieri Telepace,che è presente dal 1990 a Roma, dàvoce all’attività della diocesi delPapa sul suo canale. Noi ci siamocon grande piacere», sottolinea donClaudio Savio, direttore di TelepaceRoma. Si consolida poi l’ormaiultraventennale sinergia con Radio

Vaticana Italia, con un nuovoprogramma che andrà in onda dalmese di febbraio, intorno alle12.30, dopo l’Angelus del SantoPadre, tutte le domeniche e i festivi(103.8 FM per Roma città, 105 FMper Roma e provincia, in Italia suDAB+ la radio digitale e canale tv733, in streamingwww.vaticannews.va). Per lecomunicazioni istituzionali, èattivo il nuovo sitowww.diocesidiroma.it sul quale sonodisponibili, tra l’altro, l’annuariodiocesano, l’agenda con gliappuntamenti, i discorsi e le omeliedel cardinale vicario, l’elencocompleto delle parrocchie e deglienti diocesani con relativi contatti.«Un sito aperto e in continuaevoluzione – , precisa don MassimoCautero, direttore del Centroelaborazione dati del Vicariato –che vuole dare anche notizia diquello che succede non solo negliorganismi diocesani, ma nelleparrocchie e sul territorio».

«I ragazzi i più esposti all’illusionedi appagarsi sul piano relazionale»

el social web troppe volte l’identità sifonda sulla contrapposizione nei

confronti dell’altro, dell’estraneo al grup-po: ci si definisce a partire da ciò che divi-de piuttosto che da ciò che unisce, dandospazio al sospetto e allo sfogo di ogni tipodi pregiudizio (etnico, sessuale, religioso, ealtri). Questa tendenza alimenta gruppiche escludono l’eterogeneità, che alimen-tano anche nell’ambiente digitale un indi-vidualismo sfrenato, finendo talvolta perfomentare spirali di odio. Quella che do-vrebbe essere una finestra sul mondo di-venta così una vetrina in cui esibire il pro-prio narcisismo. La rete è un’occasione perpromuovere l’incontro con gli altri, mapuò anche potenziare il nostro autoisola-

mento, come una ragnatela capace di in-trappolare. Sono i ragazzi ad essere più e-sposti all’illusione che il social web possaappagarli totalmente sul piano relaziona-le, fino al fenomeno pericoloso dei giovani“eremiti sociali” che rischiano di estraniar-si completamente dalla società. Questa di-namica drammatica manifesta un gravestrappo nel tessuto relazionale della so-cietà, una lacerazione che non possiamo i-gnorare. Questa realtà multiforme e insi-diosa pone diverse questioni di carattereetico, sociale, giuridico, politico, economi-co, e interpella anche la Chiesa.

(dal messaggio per la Giornata mon-diale delle comunicazioni sociali)

N

La Chiesa di Roma approda sui social, novità anche per radio e tvFacebook, Twitter, InstagramProgramma su Radio VaticanaCollaborazione con TelepaceUn’informazione integratacon Roma Sette e Romasette.it

E D I T O R I A L E

COMUNICAZIONEIMMERSA

NELLA CITTÀ

DI WALTER INSERO

na delle immagini cheabbiamo scelto per illancio del canale Twitter

della nostra diocesi raffigura unabasilica di San Giovanni inLaterano “immersa” nella città:fra i tetti e le antenne, le finestree le facciate emerge solo la partesuperiore della cattedrale con lestatue di Cristo Salvatore e deglialtri santi che si stagliano versoun cielo azzurro. Ci è sembratasubito l’icona più appropriata allamissione che ci aspetta: abitarenella popolosa e caotica cittàdigitale superando«l’individualismo sfrenato» el’autoisolamento degli «“eremitisociali” che rischiano diestraniarsi completamente dallasocietà», grazie al fatto che“siamo membra gli uni degli altri(Ef 4,25)”, come scrive il Papanel Messaggio per la 53maGiornata mondiale dellecomunicazioni sociali. Lasciamocicoinvolgere nel cammino che“dalle community può portarealle comunità”, con l’intento direstituire alla comunicazione –come ci indica il nostro vescovo –una prospettiva ampia, fondatasulla persona, mettendo al centroil valore dell’interazione intesacome ascolto, dialogo eopportunità di incontro conl’altro. Già nel suo primomessaggio per la Giornata dellecomunicazioni sociali, nel 2014,l’appello del Santo Padre è statochiaro: internet deve essere «unluogo ricco di umanità, non unarete di fili ma di persone umane».Non si tratta di predicare,ammonire o giudicare, ma dicreare una rete di prossimità chepermetta ai fedeli, alle famiglie eanche ai non credenti di sentirsivicini e accolti, creando reciprocaconoscenza, scambio, solidarietà.Per fare rete e testimoniare comecomunità ecclesiale è necessarionutrire la propria appartenenzaal corpo di Cristo. Solo cosìdaremo testimonianza diaccoglienza e dialogo: «Noicristiani siamo chiamati amanifestare quella comunioneche segna la nostra identità dicredenti». Infatti, il nostro «Dionon è solitudine, ma comunione,è amore, perciò comunicazione,perché l’amore sempre comunica,anzi comunica se stesso perincontrare l’altro». Laconsapevolezza di essere membragli uni degli altri, infatti «ci aiutaa non vedere le persone comepotenziali concorrenti, ma aconsiderare anche i nemici comepersone». Di conseguenza, neirapporti interpersonali e nellacomunicazione «non c’è piùbisogno dell’avversario per auto–definirsi, perché lo sguardo diinclusione che impariamo daCristo ci fa scoprire l’alterità inmodo nuovo, come parteintegrante e condizione dellarelazione e della prossimità».Troppa violenza e cinismocolpiscono le nostre conversazionisocial creando profonde feritesoprattutto nei più fragili. Il Papadenuncia, secondo statisticherecenti, «che un ragazzo suquattro è coinvolto in episodi dicyberbullismo». Ma Francescomette il suo “like” alla rete,quando essa «è usata comeprolungamento o come attesa» diun vero incontro: «Se unafamiglia usa la rete per essere piùcollegata per poi incontrarsi atavola e guardarsi negli occhiallora è una risorsa… Questa è larete che vogliamo». Ma quantatristezza invece, quando «quellache dovrebbe essere una finestrasul mondo diventa una vetrina incui esibire il proprio narcisismo».

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il messaggio.I rischi per i giovani. L’invito a passare dai «like» all’«amen»

Il Papa, la Rete«una risorsa»per l’incontro

Pagine a cura della Diocesi di Roma Coordinamento editoriale: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Piazza San Giovanni in Laterano 6 00184 Roma - tel. 06.69886150

Abbonamento annuale Avvenire domenicale con Roma Sette (a domicilio o coupon edicola) € 62Per abbonarsi: N. Verde 800 820084 / Direzione vendite sede di Roma [email protected] Tel. 06.68823250 Fax 06.68823209 / Pubblicità: tel. 02.6780583 [email protected]

Avvenire - Redazione pagine diocesanePiazza Carbonari 3 - 20125 MilanoTel. 02.67801 - fax 02.6780483www.avvenire.it e-mail: [email protected]

In evidenza

inceramente non ritengo possibile che dopo piùdi 2000 anni l’umanità non abbia ancora capi-

to l’importanza del rispetto degli altri... Vi auguro unmondo di felicità con tanto amore e pace... Per me lapace è vivere insieme...». Parole dei bambini della scuo-la elementare “Guido Pitocco” a Castelnuovo di Porto peri coetanei del Cara, il centro di accoglienza per richie-denti asilo che tra qualche giorno chiuderà i battenti pervolere del Ministero dell’Interno. Da martedì è iniziatolo sgombero dei quasi 550 ospiti, che continuerà nelleprossime ore, mandando in fumo percorsi di integrazionegià avviati e oltre 100 posti di lavoro. Il portavoce del-l’Unicef ha consegnato, dentro un mappamondo, al pre-sidente della Repubblica le lettere scritte dai bambini chequalche mese fa avevano visitato la struttura duranteuna mattinata organizzata dalla cooperativa Auxiliumche gestisce (ancora per poco) il Cara. Oltre alla solida-rietà dei piccoli, è scattata quella dei grandi, i residen-ti. E non solo. «Siamo qui perché ci sembra un gesto u-mano poter aiutare chi scappa dalla guerra e ora rischiadi finire per strada», hanno detto due sessantenni romani.A questi “gesti umani”, alle parole dei cuori bambini siaggrappa tenacemente quel baluardo di umanità da di-fendere per coloro che il Papa, lì a Castelnuovo nel 2016,chiamò «fratelli». (A. Z.)

Castelnuovo di Portola lezione dei bimbi

Giornata per la vita:la diocesi, associazioni,parrocchie, Cav, ateneia pagina 2 e 3

www.romasette.it

Inserto redazionale di

facebook.com/romasettetwitter.com/romasette

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Anno XLVI – Numero 4 – Domenica 27 gennaio 2019

TECNAVIA [CROPPDFINORIG] crop = -45 -30 -45 -30
Page 2: C Il Papa, la Rete NELLA CITTÀ IMMERSA · mondo reale, rappresentare uno strumento di offesa. «”Siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4,25). Dalle social network communities

ui tavolini caffè, thè e dolciumi. Daglialtoparlanti le note di tarantelle evecchie canzoni di Al Bano che

conoscono a memoria. I meno timidiimprovvisano qualche passo al centrodella sala mentre altri suonano tamburellia sonagli. Nella stanza di socializzazionedella parrocchia Santa Maria Ausiliatrice,nel quartiere Tuscolano, ogni mercoledìmattina, dalle 10 alle 12, si respira aria difesta. Allestita nel salone parrocchiale èstata aperta nel 2015 nell’ambito delprogetto “Quartieri solidali” della Caritas

S

Cav in prima linea accanto a donne e bambini

a quando nel 1975 a Firenze èstato fondato il primo Centro diaiuto alla vita (Cav) sono stati

oltre 200mila i bambini aiutati anascere dai volontari e centinaia dimigliaia le donne accolte e assistite.Oggi sul territorio nazionale i Cav sono342 e con i Servizi di aiuto alla vitacostituiscono le sedi operative delMovimento per la vita. Con il lorooperato rispondono in modo concretoalle necessità delle donne che vivonouna gravidanza difficile o inattesa,aiutandole ad «accogliere, custodire epromuovere la vita fin dalconcepimento», come auspicato nel

messaggio del Consiglio episcopalepermanente Cei per la 41ma Giornatanazionale per la vita che sarà celebratain tutte le diocesi domenica 3 febbraiosul tema “È vita, è futuro”. Nel Lazio iCav sono 22, sei quelli presenti a Roma:il Palatino, il primo sorto nella Capitalee attivo dal 2010, il Tiburtino,l’Ardeatino e poi quelli che operano nelquartiere Talenti, al Torrino e ad Acilia.Gli ultimi dati relativi alla loro attivitàsi riferiscono al 2017: sono «oltre 110 legestanti che hanno cercato assistenza eaiuto, 59 i bambini nati, più di 90 lealtre donne in difficoltà che si sonorivolte ai volontari», si legge nel dossierdiffuso dalla segreteria nazionale delMovimento per la vita italiano. I seicentri della Capitale hanno la loro sedein altrettante parrocchie del territorio dicompetenza e «afferiscono allafederazione dei Movimenti per la vitadella nostra regione che fa da

coordinamento – chiosa MassimoMagliocchetti, responsabile giovani diRoma di Federvita Lazio – curandoanche l’annuale corso di formazionegratuito per volontari e operatori oltre aorganizzare eventi, conferenze e attivitàper diffondere la cultura della vita».Anna Spurio Consoli è la presidente delCav Palatino fin dalla sua fondazione,opera dagli anni Novanta con ilMovimento per la vita, e sono tante lestorie che può raccontare, «storie anchedi difficoltà e paura ma tutte a lieto fineperché nessuna mamma si è mai pentitadi avere tenuto con sé il suo bambino».Tra le donne che con gli altri operatoriha accompagnato nell’ultimo anno,ricorda in particolare l’adolescente che«si è ritrovata tutta la famiglia contro,all’inizio, per questa gravidanza inattesae inaspettata», famiglia che poi «si èpiano piano riunita e ritrovata finoall’epilogo più bello: il battesimo del

nuovo nato nella Cappella Sistina conPapa Francesco». Ancora, la vicenda piùcomplessa della ragazza di originesudamericana che «è venuta da noiperché vittima dei soprusi delcompagno che non voleva chepartorisse il loro bambino: l’abbiamoassistitita sia sul piano psicologico chemateriale, aiutandola a fare ritorno nelsuo Paese dove ha avuto l’appoggio e lavicinanza della sua famiglia, portando atermine serenamente la gravidanza». Manon sono solo straniere le donne che sirivolgono ai Cav: «Anzi, per la maggiorparte sono italiane – riferisce ancoraSpurio Consoli –, istruite e di livellosociale elevato: cercano soprattuttoqualcuno che le ascolti e condivida conloro paure e preoccupazioni o, in tanticasi, ci chiedono aiuto per far fronte asituazioni di violenza verbale opsicologica che sono costrette a subire».

Michela Altoviti

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Telefono Rosso: sos per mamme

Domenica prossimala Giornata nazionaleLa preoccupazione per il calo demografico e la«mentalità antinatalista»L’auspicio di un “pattoper la natalità” con tuttele forze culturali e politicheL’appello per l’accoglienzadell’esistenza «in ognicondizione e circostanzain cui essa è minacciata»e «dal concepimentoal suo naturale termine»

vita, è futuro» è il tema della Giornatanazionale per la vita che si celebra

domenica prossima in Italia, alla vigilia dellaquale proponiamo questo speciale di duepagine. Come ogni anno, il Consigliopermanente della Cei ha rivolto unmessaggio sottolineando il valore dellapresenza degli anziani e l’importanza di unaalleanza tra le generazioni invocata più volteda Papa Francesco. «Così – scrivono – siconsolida la certezza per il domani dei nostrifigli e si spalanca l’orizzonte del dono di sé,che riempie di senso l’esistenza». Lepreoccupazioni sono ben presenti nel cuoredell’espiscopato italiano. «La mancanza di unlavoro stabile e dignitoso spegne nei piùgiovani l’anelito al futuro e aggrava il calodemografico, dovuto anche ad una mentalitàantinatalista». Per questo i vescovi auspicanoun “patto per la natalità” «che coinvolgatutte le forze culturali e politiche e, oltre

È« ogni sterile contrapposizione, riconosca lafamiglia come grembo generativo del nostroPaese. Per aprire il futuro – si legge ancoranel messaggio – siamo chiamatiall’accoglienza della vita prima e dopo lanascita, in ogni condizione e circostanza incui essa è debole, minacciata e bisognosadell’essenziale. Nello stesso tempo ci èchiesta la cura di chi soffre per la malattia,per la violenza subita o per l’emarginazione,con il rispetto dovuto a ogni essere umanoquando si presenta fragile». L’appello finaledei vescovi italiani è rivolto a tutti:«Incoraggiamo la comunità cristiana e lasocietà civile ad accogliere, custodire epromuovere la vita umana dal concepimentoal suo naturale termine. Il futuro inizia oggi:è un investimento nel presente, con lacertezza che “la vita è sempre un bene”, pernoi e per i nostri figli. Per tutti. È un benedesiderabile e conseguibile».

DI MICHELA ALTOVITI

a raggiunto i 30 anni di attività loscorso dicembre il Telefono Rosso,il servizio di consulenza sui rischi

in gravidanza promosso dal Centro studiper la tutela della salute della madre e delconcepito dell’Università Cattolica delSacro Cuore di Roma. È rivolto a future eneo–mamme ma anche a medici di base,farmacisti o altri operatori sociosanitari erisponde, al costo della sola telefonata, alnumero 06.3050077 dal lunedì al venerdì,

dalle 9 alle 13. Nato col sostegno dellaRegione Lazio, opera a tutela della vitanascente grazie a una linea telefonicadedicata alla consulenza preconcezionalee alla maternità «offrendo informazioni echiarimenti “a domicilio” per laprevenzione dei difetti congeniti delneonato – spiega Marco De Santis,ginecologo perinatale del PoliclinicoAgostino Gemelli e responsabile diTelefono Rosso – e una valutazione diquei fattori che possono causaremalformazioni dell’embrione». Laconsulenza viene effettuata da medicispecializzati in ostetricia e ginecologiacon particolari competenze nel campodella medicina prenatale,delle gravidanze a rischio edella teratologia clinica. Lavalutazione di eventualieffetti dannosi sul feto osulla madre consente unasignificativa azionepreventiva «anche rispettoall’interruzione volontaria digravidanza perchéqualificando e quantificandoil tipo di rischio – chiosaancora il medico – si rendeconsapevole la donna deireali pericoli per lagestazione, indirizzandolaverso procedure di diagnosio terapie». Tutte legravidanze presentano,infatti, un rischio naturale didifetti congeniti, pari al 5%,che può essere aumentato daagenti teratogeni fisici (quali

Hle radiazioni), chimici (ossia i farmaci) ebiologici (come i virus). «È proprioquesto eventuale aumento che vieneanalizzato dagli operatori del servizio –illustra De Santis – e che è statomediamente rilevato solo nel 16% delleconsultazioni effettuate, consentendo a 8su 10 delle pazienti che si sono rivolte alTelefono Rosso di proseguire serenamentela propria gestazione». Per garantire unaconsulenza all’avanguardia, il TelefonoRosso «è integrato nella rete dei serviziomologhi, europei ed extraeuropei, con iquali esiste un rapporto continuo discambio di informazioni relativesoprattutto alle problematiche più rare onuove». Chi si rivolge al Telefono Rosso è«nella maggior parte dei casi una donnaistruita, abituata a documentarsi –riferisce ancora il responsabile del servizio–, tante sono poi le future mamme cheportano avanti una gravidanza in età piùavanzata rispetto al passato e che,assumendo farmaci per patologie legateall’età, cercano conferme su posologia osostituzione del farmaco stesso neldubbio che possa interferire con lagestazione». Ma è a una categoria digestanti che gli specialisti del TelefonoRosso dedicano un’attenzione speciale:«La depressione e la fragilità mentalecolpiscono non solo dopo il parto maanche nei primi mesi di gravidanza –sottolinea De Santis – e in questesituazioni sono tanti i farmaci cui si faricorso e rispetto ai quali è importanteavere una consulenza» garantendo anche,laddove necessario, «un vero e proprioaccompagnamento fatto di ascolto chenon si esaurisce in una sola telefonata eche porta a reindirizzare le future mammepresso gli ambulatori del Policlinico perun sostegno psicologico».

Un’azione per la prevenzioneall’avanguardia, integrazionenella rete dei servizi omologhieuropei ed extraeuropeiA chiamare è spesso una donnaabituata a documentarsi

Trent’anni di attività per il servizio telefonicodella Cattolica sui rischi in gravidanzaAttenzione speciale ai casi di fragilità mentale

"È vita, è futuro", messaggio del Consiglio permanente Cei

Oltre 70.000 richieste di consulenzaal 2000 ad oggi sono oltre 71.300 le richieste diconsulenza ricevute dal Telefono Rosso. In

particolare, negli ultimi due anni di attività (2017–2018) nell’89% dei casi a chiamare è stata la donna, nel5% il marito, nel 3% un familiare, nel 2% un medico,nell’1% un operatore socio–sanitario. Le telefonatesono pervenute per il 55% dal Centro Italia mentre peril 15% e 28% rispettivamente dal Nord e dal Sud. Nel93% dei casi le domande riguardavano l’assunzione difarmaci, nel 4% le radiazioni, nell’1,5% le infezioni,nello 0,5% i fitoterapici e nell’1% le sostanze chimiche.Solo nel 14% dei casi è stata configurata la sussistenzadi un rischio reale, consentendo così a più dell’80%delle pazienti la serena prosecuzione della gestazione eoperando per la prevenzione dell’interruzionevolontaria di gravidanza. (Mic. Alt.)

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la scheda

L’impegno dei sei centri attivia Roma per coloro che vivonogravidanze difficili o inatteseStorie tra dolore e speranza

L’iniziativa della parrocchiaSanta Maria AusiliatriceLaboratori, incontri, visitee la “Domenica dei nonni”

diocesana e ospita una cinquantina dianziani. La più giovane ha 70 anni, la piùanziana 98. Laboratori manuali, teatrali,visite guidate, incontri culturali o con irappresentanti delle forze dell’ordine cheli mettono in guardia dalle truffe. Sonotante le attività organizzate per gli ospiti.Sulla parete vengono proiettate leimmagini del concerto che si è tenuto inchiesa il 22 dicembre scorso. «Quest’annoabbiamo preparato due brani e abbiamopartecipato con i cori parrocchiali alconcerto di Natale», dice orgoglioso ilresponsabile Andrea Mancusi.Inizialmente non è stato semplicecoinvolgerli nelle attività. «Molti eranodiffidenti – spiega –, non volevanoneanche entrare nel salone per pochiminuti, temevano un’invasione nei lorospazi. Con il tempo invece si sono aperti,si è creata una bella armonia e abbiamo

scoperto che tra loro ci sono veri e propritalenti». C’è chi sa suonare il pianoforte,chi scrive poesie, chi dipinge, chi restaura,chi balla molto bene. Tanto che oggivorrebbero incontrarsi più spesso. Ilparroco, don Sergio Pellini, ammette che«si sta valutando l’ipotesi di creare altrimomenti di aggregazione oltre almercoledì. Hanno bisogno di socializzaree di sentirsi coinvolti». L’idea della stanzadi socializzazione è nata dopo unamissione parrocchiale nel quartiere.Emerse che la maggior parte dei 37milaabitanti erano anziani soli. «Grazie a“Quartieri solidali” è possibile garantire amolti un’assistenza domiciliare leggera –aggiunge don Sergio – ma molti anzianiancora autosufficienti hanno innanzituttobisogno di contatto umano». Il propositoè quello di incentivare l’incontro con igiovani. Ogni prima domenica del mese si

celebra la “Domenica deinonni” e per l’occasione «iragazzi della parrocchiaorganizzano dei giochi –afferma Mancusi –.Vorremmo che questiincontri avvenissero piùspesso». Il messaggio deivescovi italiani per la41esima Giornata per lavita incoraggia, seguendogli inviti di Papa Francesco,a costruire un’alleanza generazionale.«Molti di loro lamentano di incontrarepoco i nipoti – interviene don Sergio –.Hanno bisogno invece di raccontare, diricevere una carezza, di incontrare chi puòdar loro coraggio ad affrontare i problemiquotidiani. Il dialogo generazionale passadall’attenzione che si porge al prossimo».Per il sacerdote l’intento dei vescovi è

Al Tuscolano una stanza dove gli anziani socializzano

quello di far comprendere la necessità di«recuperare il rapporto umano. La culturaodierna è quella dell’individualismo espesso dimentichiamo le persone a noivicine». Ai giovani, distratti da troppiinput, immersi in un mondo virtuale,«bisogna far riscoprire il valore del tempoe del contatto con il prossimo chearricchisce sempre». (Ro. Pu.)

La “stanza della socializzazione”

2 Domenica27 gennaio 2019Speciale Giornata per la Vita

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Page 3: C Il Papa, la Rete NELLA CITTÀ IMMERSA · mondo reale, rappresentare uno strumento di offesa. «”Siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4,25). Dalle social network communities

La Giornata per la vita,celebrazionesul territorio

Le iniziative diocesane: la visita di De Donatisal consultorio “Al Quadraro”, un convegno,infine la Messa di Lojudice nel settore Sud

DI ROBERTA PUMPO

ducare all’accoglienza della vita.Combattere l’aborto e ogni forma diviolenza. Prendersi cura delle esistenze

più fragili. Queste le finalità alla base dellaGiornata per la vita, celebrata ogni anno intutta Italia la prima domenica di febbraio eindetta dalla Cei nel 1978 quale rispostapastorale della Chiesa all’indomanidell’entrata in vigore della legge 194 chelegalizzava l’aborto. “È vita, è futuro” il temascelto dai vescovi per questa 41esimaedizione che vede la diocesi di Romaimpegnata con varie iniziative organizzatedal Centro per la pastorale familiare.Giovedì 31 gennaio, alle ore 17, il cardinalevicario Angelo De Donatis visiterà per laprima volta il consultorio familiarediocesano “Al Quadraro” di via Tuscolana619. Inaugurato 26 anni fa, offreannualmente consulenze a largo raggio adoltre quattromila utenti. Aperto a tutti senzadistinzione, propone consulenzepsicologiche, psico–pedagogiche, legali,etiche, terapie familiari durante le quali sitenta di risanare le relazioni di coppieseparate per preservare la serenità dei figli.Fiore all’occhiello della struttura, sostenutadalla diocesi, è l’ambulatorio ostetrico–ginecologico rivolto alle donne disabili. Lavisita del cardinale vicario vuolerappresentare «un segnale tangibiledell’attenzione rivolta a questa realtàoperativa – spiega monsignor AndreaManto, direttore del Centro per la pastoralefamiliare del Vicariato –. C’è la volontà diinteragire con le varie professionalità percreare una rete di sostegno all’accoglienzadella vita». In quest’ottica c’è anchel’impegno a rafforzare il legame con tutte le

Estrutture anche a livello parrocchiale, leprime a venire a conoscenza delleproblematiche familiari, e i Centri di aiutoalla vita. Il pomeriggio di venerdì 1°febbraio sarà invece dedicato ad unconvegno in programma nella salaconferenze del Seminario RomanoMaggiore. “È vita, è futuro. Una riflessionepastorale sul messaggio dei vescovi per la41esima Giornata per la vita” il tema dellatavola rotonda che inizierà alle 15.Parteciperanno il vescovo Gianrico Ruzza,segretario generale del Vicariato e ausiliareper il settore Centro, monsignor Manto,Marina Casini, presidente nazionale delMovimento per la vita, ed Emma Ciccarelli,presidente del Forum famiglie del Lazio.L’incontro, durante il quale sono previste

anche delle testimonianze, «verterà su alcunipunti del messaggio – aggiunge monsignorManto – come l’alleanza generazionale e lanecessità di creare una rete intorno allefragilità». Domenica 3 febbraio alle 10 ilvescovo ausiliare del settore Sud PaoloLojudice celebrerà la Messa nella parrocchiaSan Giovanni Evangelista a Spinaceto. «Unazona molto popolosa di Roma nella quale lacomunità cristiana svolge un serviziofondamentale a favore delle famiglie –prosegue don Andrea –. Sarà la celebrazionediocesana della Giornata per la vita ed è inprogramma anche un incontro con lefamiglie al termine della liturgia».Analizzando il messaggio dei vescovi italianiil sacerdote pone l’accento sull’importanzadi comprendere «che tutti siamo chiamati a

«A Spinaceto facciamo da ponte con i Cav»on sempre la nascita di unbambino viene accolta con gioia.

Ci sono casi in cui una gravidanzasconvolge il rapporto con il partner e ladonna si ritrova sola. Nella bachecadella parrocchia di San GiovanniEvangelista a Spinaceto è sempre affissauna locandina del Cav, il Centro aiutoalla vita del Torrino che ha la missionedi aiutare tutte le mamme che sitrovano in difficoltà quando arriva unagravidanza inattesa. «Rivolgiamoparticolare attenzione all’accoglienzadella vita – spiega il parroco, padreFranco Sbarbati – Non solo sostenendole ragazze madri ma anche tutte quellefamiglie che necessitano

N quotidianamente di un aiuto concreto».Per questo la parrocchia ha avviato unrapporto di collaborazione con il Cavospitato nella vicina parrocchia SanGiovanni Battista de la Salle. «Ci capitadi ricevere giovani donne disperate chesi sono ritrovate completamente soledopo aver scoperto di aspettare unbambino – prosegue il sacerdote –Quando non c’è neanche il sostegnodella famiglia vorrebbero abortire. Noifacciamo da ponte con l’équipe del Cav.Nella maggior parte dei casi l’ascolto el’accoglienza da parte dei volontari, ilconforto e il supporto psicologico sonostati fondamentali. Le donne hannocambiato idea, hanno portato a

termine la gravidanza e ora sono felicidella scelta fatta. In un solo caso,purtroppo, la famiglia si è oppostatenacemente e la ragazza ha deciso diabortire». Domenica 3 febbraio ilparroco accoglierà il vescovo ausiliarePaolo Lojudice che presiederà lacelebrazione diocesana della Giornataper la vita. «Per valorizzaremaggiormente questa Giornataabbiamo organizzato anche unincontro con una ventina di giovanicoppie – prosegue il sacerdote –.Esporranno le loro esperienze digiovani genitori, le dinamiche, le gioiema anche i problemi che affrontano nelquotidiano». (R. P.)

ome da tradizione il Movi-mento per la vita romano,in collaborazione con la dio-

cesi di Roma e con le altre diocesidella provincia, allestirà domeni-ca prossima, Giornata nazionaleper la vita, banchetti promoziona-li sui piazzali e sagrati antistantinumerose parrocchie. Saranno di-stribuiti 25 mila numeri del pe-riodico dell’associazione con ilmessaggio dei vescovi italiani, ma-teriale informativo sulle iniziativevolte alla promozione e alla dife-sa della vita umana, dal suo con-cepimento alla morte naturale, eprimule colorate, segno di una vi-ta che sboccia, accompagnate dal-la frase “Ogni vita annuncia unanuova primavera”.«Vuole essere un augurio e al tem-po stesso un messaggio di speran-za per le famiglie che vedono da-

vanti a loro un futuro sempre piùtriste e confuso», afferma il presi-dente del Mpv romano, AntonioVentura. Il tema scelto dai vescoviper la 41esima Giornata per la vi-ta, “È vita, è futuro”, è un impera-tivo categorico e il Movimento perla vita coglie ancora l’occasione perproporre momenti di riflessione.Il linguaggio «mistificato» utiliz-zato oggi quando si parla di abor-to, per Ventura ha «anestetizzato»le coscienze di molti e per tale mo-tivo si rende necessario «fare veritàsu tematiche che a volte sono rite-nute “politicamente scorrette” co-me quella dei bambini innocentinon nati».Nella famiglia odierna un ruolopredominante è rivestito dai non-ni. Seppur le nascite siano calatesensibilmente nel nostro Paese, perle giovani coppie i nonni sono u-

na garanzia e un supporto duran-te la gravidanza e nella successivagestione ed educazione dei bam-bini. Sulla scia degli inviti più vol-te rivolti da Papa Francesco, anchei vescovi italiani nel loro messag-gio sollecitano a «costruire una so-lidale “alleanza tra le generazio-ni”». Il presidente del Movimentoper la vita romano rimarca che sitratta di «un’alleanza fondamen-tale» soprattutto in una metropo-li come Roma dove «è sempre piùfacile disperdersi e di conseguen-za soffrire per un forte senso di so-litudine».Ventura si sofferma su un altropunto del messaggio Cei, in riferi-mento alle parole pronunciate daBergoglio sulla difesa dei bambininon nati, che deve sempre essere«chiara, ferma e appassionata, per-ché è in gioco la dignità della vita

umana, sempre sacra». Parole, que-ste, che Ventura giudica «fonda-mentali» in un periodo storico «incui vige un relativismo etico sem-pre più diffuso in cui il tema del-l’aiuto al più debole viene troppospesso barattato in nome di unacultura dello scarto sempre più do-minante».Per questo motivo i Centri aiutoper la vita, “braccio operativo delMovimento”, offrono in tutta Ita-lia accoglienza e sostegno a mam-me in difficoltà tentate di non por-tare a termine la gravidanza. Tra levarie forme di supporto c’è il “Pro-getto Gemma”, un servizio natonel 1994 che permette l’adozioneprenatale a distanza di madri in-digenti. In forma anonima le neomamme ricevono da numerosi do-natori un sostegno economico pergli ultimi sei mesi di gravidanza fi-

no al compimento del primo an-no di vita del bambino. Fino adoggi sono state registrate 22.500 a-dozioni in tutta Italia, oltre due-mila a Roma e provincia.Ventura ricorda infine che la 41e-sima Giornata è stata preceduta dadue momenti «forti» che hanno vi-sto protagonista Papa Francesco. Il10 ottobre scorso, durante l’u-dienza generale, tenne una cate-chesi sul comandamento “Non uc-cidere” e affermò che «abortire ècome affittare un sicario» mentreil 2 novembre sostò in preghieranel “Giardino degli angeli”, areadel Cimitero Laurentino dedicataalla sepoltura dei bambini mai na-ti. «Parole e gesti concreti – con-clude Ventura – che vedono tuttinoi uniti e solidali nella battagliain difesa della vita».

Roberta Pumpo

CMpv Roma rilancia la sensibilizzazione nelle parrocchie

l’esperienza

spenderci in difesa della vita nella logica dicostruire famiglie capaci di accogliere,portare i pesi gli uni degli altri, essere unluogo dove la vita si genera. È possibile farquesto solo se ci si lascia contagiare con lacarità, la misericordia, la capacità di esseredono gli uni per gli altri». Per una famiglia ilmomento più importante e più bello èquello in cui si genera e si accoglie la vita.Procreare, spiega don Andrea, significa«essere collaboratori del Dio che generavita». Ma la società ha un ruolofondamentale in questo, le famiglie nonvanno mai lasciate sole, necessitano delsostegno e dell’attenzione di tutti in modoparticolare «in un contesto come quellodella nostra città dove per tante situazioni lavita è un percorso a ostacoli».

nnientare lo «stigma» sociale checondanna e isola le persone affettedallo spettro autistico e le loro

famiglie attraverso l’accoglienza,l’incontro, la solidarietà. L’appellolanciato da Papa Francesco nel 2014,durante un incontro con i partecipantialla conferenza internazionale delPontificio Consiglio per gli operatorisanitari, ha dato l’impulso al progetto“Educautismo”, un percorso diformazione per famiglie, insegnanti,sacerdoti, operatori pastorali, catechisti e

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Partito a Roma il primo corsoin una scuola dell’AlessandrinoObiettivo: un percorso inclusivosostegno a famiglie e operatori

volontari promosso dal Centro per lapastorale familiare della diocesi di Roma,dall’Istituto superiore di sanità e dalla Asldi Latina. Ideato da Assunta Lombardi,dell’Asl pontina, si pone l’obiettivo dipromuovere un percorso di cura inclusivoed integrato negli ambienti frequentatidal bambino con svantaggio sociale permigliorare l’accesso alle cure di cui habisogno e dare sollievo alle famiglie.L’autismo è una sindrome in crescita neibambini; le cause sono ancora per lo piùsconosciute e ad oggi non esiste una verae propria terapia. Per questo risultafondamentale immergersi nel mondo delbambino affetto da autismo perstimolarlo e interagire con lui.“Educautismo” propone quindi «unaformazione a largo raggio che coinvolgatutti gli attori che ruotano intorno allefamiglie e ai bambini – spiega Lombardi

–. Secondo studi recenti i piccoli affettidallo spettro autistico possono essereaiutati a progredire nelle loro capacitàsolo se chi li circonda è formato. Questotarget innovativo e scientificamente validopunta all’acquisizione di abilitàcomportamentali specifiche da parte dipiù soggetti che nel quotidiano entrano incontatto con il bambino». Grazie ai corsiorganizzati nell’ambito del progetto“Educautismo” sono già stati formati nelLazio oltre 350 insegnanti e 50 famiglie. Ilprimo corso a Roma è partito giovedìscorso all’Istituto comprensivo statale“Via Luca Ghini” all’Alessandrino, con ilpatrocinio del V Municipio e l’adesione dialtri Municipi e istituti scolastici dellaCapitale dove il corso sarà avviato neiprossimi mesi. Si intitola “I disturbi delcomportamento: rete educativa nellaneuro diversità” ed è suddiviso in due

blocchi formativirispettivamente di cinque esei incontri con cadenzasettimanale. Il progetto èrealizzato anche incollaborazione con leparrocchie di San Giustinoe di San Bonaventura e leassociazioni “Frammenti” e“Oltre l’Orizzonte”. «Moltefamiglie hanno chiestoanche ascolto e assistenza spirituale –aggiunge Lombardi –. Per questo motivola Chiesa è stata coinvolta nel progetto.L’accoglienza migliora il benessere dellepersone che vivono con questi bambini».Monsignor Andrea Manto, direttore delCentro per la pastorale familiare delVicariato di Roma, rimarca che «lavicinanza spirituale non solo aiuta lefamiglie a trovare un senso a quella

"Educautismo", rete educativa nella neuro-diversità

sofferenza ma con il tempo le porta ascoprire una ricchezza di umanità, la lucee la vicinanza del Signore in momentidrammatici e di angoscia. Credo chequesto sia un modo attraverso il quale laChiesa si rende concretamente presente inquella rete intorno alla vita fragile di cuiparla il messaggio dei vescovi per laGiornata per la vita». (Ro. Pu.)

Il Consultorio familiare “Al Quadraro”

3Domenica27 gennaio 2019 Speciale Giornata per la Vita

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Page 4: C Il Papa, la Rete NELLA CITTÀ IMMERSA · mondo reale, rappresentare uno strumento di offesa. «”Siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4,25). Dalle social network communities

DI ROBERTA PUMPO

iamo una Chiesa incammino verso l’unità».Con queste parole il

vescovo Gianpiero Palmieri,ausiliare per il settore Est, ha apertomartedì sera la veglia ecumenicadiocesana nell’ambito dellaSettimana di preghiera per l’unitàdei cristiani. Ottavario dal tema“Cercate di essere veramentegiusti”, scelto dalle Chiese inIndonesia, Paese a maggioranza

islamica dove le diverse religionihanno imparato a convivere. Trattoda un passo del Deuteronomio, peril vescovo Palmieri costituisce oggi«un invito a vivere nella giustizia,superando le divisioni e i conflitti».La giustizia va inoltre «perseguita eincarnata». L’unità in Cristo «ciabilita a lottare in favore dellagiustizia e per la promozione delladignità umana». La veglia è stataospitata dalla parrocchiafrancescana San Felice da Cantalice,a Centocelle, e ha visto raccolti in

un’unica preghiera per l’unitàvisibile della Chiesa numerosirappresentanti e fedeli dellecomunità cristiane non cattolichedella Capitale. Le differenti realtàpastorali e missionarie sonoquotidianamente chiamate a«ricostruire quell’unità cheabbiamo spezzato», ha rimarcatodurante l’omelia il vescovoAtanasio di Bogdania, vicario delladiocesi ortodossa romena d’Italia.Alla base dell’unità c’è l’amore e «ilpiù grande scandalo è professare la

fede nella Trinità e poi non vivereamando». Il presule ha ammessoche nessuno sa quando «sarannoricuciti quegli strappi storici» magià da oggi è possibile preparare lastrada all’unità impegnandosi«seriamente nel costruire unamissione basata sulla reciprocaaccoglienza, nel reciproco amore inCristo». L’unità non riguarda «lescelte o gli errori teologici» deglialtri ma concerne «ognuno di noi».Monsignor Marco Gnavi, incaricatodell’ufficio diocesano perl’ecumenismo, ricordando che nelsettore Est ci sono numerosecomunità cristiane e non solo, haauspicato che l’unità, la carità, latestimonianza della cura edell’ascolto del Vangelo tra icristiani «possano essere di esempioe divenire contagiosi». In unmondo in cui vi sono tantedivisioni e violenze «abbiamo tuttibisogno di fraternità». I partecipantialla veglia poi sono stati chiamati arendere concreti i propri impegni aoperare fraternamente per lagiustizia, scrivendo i gesti e icompiti che intendono portare atermine su cartoncini bianchi chesono stati depositati ai piedi delCrocifisso. La veglia è statal’occasione di presentare due nuovipastori: padre Michael Jonas,luterano, e il pastore MarcoFornerone, valdese. Il parroco,padre Mario Fucà, ha accolto anchepadre Vladimir Laiba delpatriarcato ecumenico, padre TirayrHakobyan, della chiesa OrtodossaArmena, la pastora della comunitàmetodista Mirella Manocchio,padre Augustin, ortodosso romeno,suor Maria Giampiccolo, ilcattolico Stefano Ercoli dellacommissione diocesana perl’ecumenismo e il dialogo, lapastora Antonella Scuderi dellacomunità Battista, il tenentecolonnello Anne–Florence Tursidell’Esercito della salvezza. Leofferte raccolte saranno devolute adalcune famiglie dell’Indonesiarecentemente colpita da violentimaremoti.

DI MICHELA ALTOVITI

a gioia dei bambini e ragazzi colorerà le strade della città e piazzaSan Pietro domenica prossima, 3 febbraio, in occasione dellaCarovana della pace, il tradizionale appuntamento diocesano

dell’Azione cattolica dei ragazzi di Roma. Quest’anno il festosopellegrinaggio verso l’incontro con il Papa per la recita dell’Angelusavrà luogo «non, come al solito, alla fine di gennaio, ma nella primadomenica di febbraio – chiosa Chiara Di Ianni, responsabile dell’Acr –a motivo dei viaggi pastorali del pontefice». Francesco, infatti, sarà diritorno dalla Giornata mondiale della gioventù di Panama domani e inpartenza per gli Emirati Arabi proprio domenica. «Questo cambio didata – continua Di Ianni – non permetterà al cardinale vicario AngeloDe Donatis di essere con noi per l’accoglienza in piazza, a motivo diun precedente impegno, mentre ci accompagneranno nella preghieradue storici assistenti dell’Acr romana»: i vescovi Paolo Selvadagi,ausiliare per il settore Ovest, e Gianpiero Palmieri, ausiliare per ilsettore Est. Sarà quest’ultimo a celebrare alle 8.30 la Messa a SantaMaria in Vallicella con cui si aprirà la giornata di festa che quest’annoha per tema “Sapore di pace”, quello che si sperimenta quandol’impegno, la condivisione e il servizio vengono spesi a favore dei piùbisognosi. Infatti, oltre ad essere una testimonianza contro ogni formadi violenza e sopraffazione, la Carovana della pace vuole permettere aibambini e ragazzi di scoprirsi missionari, prendendo a cuore, sin dalleloro attività parrocchiali, «l’adesione al progetto di solidarietàdell’Azione cattolica italiana che quest’anno incontra la Focsiv(Federazione degli organismi cristiani servizio internazionalevolontariato) – spiega la presidente dell’Ac diocesana Rosa Calabria –:con l’iniziativa “Abbiamo riso per una cosa seria” si intendepromuovere l’agricoltura familiare in Italia e nei Paesi del Sud delmondo». E il messaggio passerà anche in modo giocoso: tutti gli“acierrini”, infatti, sono stati invitati a realizzare in questo mese digennaio, per tradizione “mese della pace”, tanti cappelli di cartabianchi da chef sui quali apporre un messaggio di pace; se liscambieranno con i “piccoli cuochi” delle altre parrocchie una voltagiunti in piazza San Pietro, dove consegneranno anche i salvadanaiparrocchiali nei quali avranno raccolto le loro offerte per sostenere ilprogetto. Dopo un momento di canti e animazione, sarà quindi lavolta della preghiera con il Papa. Francesco accoglierà i due bambiniche leggeranno un messaggio di pace facendo poi volare dal balcone ipalloncini bianchi che oramai da qualche tempo sostituiscono lecolombe. La Carovana della pace, quest’anno, «rappresenta anchel’avvio di festeggiamenti importanti – sottolinea Calabria –: ad aprilel’Ac di Roma compirà infatti 150 anni mentre a novembre l’Acrdiocesana taglierà il traguardo dei cinquanta».

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Tor Bella Monaca, il «grano buono» tra i giovaniTor Bella Monaca l’alta

percentuale di disoccupazione èterreno fertile per la

delinquenza. Dieci le piazze dispaccio in zona, ma accanto a questeconvivono famiglie che lavorano ecombattono quotidianamente percondurre una vita dignitosa, spessoin case popolari degradate nelle qualiabitano anche in nove in 30 metriquadrati con giovani costretti achiudersi in bagno per studiare intranquillità. Un quartiere che cerca ilriscatto sociale e che ha come unicopunto di riferimento la parrocchiaSanta Maria Madre del Redentore, invia Duilio Cambellotti, la cuimissione pastorale è interamentededicata alla carità e alle attività perstrappare i giovani dalla strada.Giovani che, grazie all’accoglienza ealla Parola ascoltata e testimoniata,hanno sconfitto la cocaina e ora

A sono parte attiva della comunità. Ilquartiere fa «sicuramente più rumoreper la zizzania che c’è. Non si tienemai conto del grano buono», affermail parroco, don Francesco De Franco,ricordando quanto già detto a PapaFrancesco in occasione della suavisita alla parrocchia della periferiaest di Roma l’8 marzo 2015. Granobuono che sta maturando soprattuttotra i giovani. Quelli dell’oratorio ierisera hanno espresso la volontà diimpegnarsi a vivere cristianamenteseguendo lo stile di vita di don Boscodurante la Messa presieduta dalcardinale vicario Angelo De Donatisin onore del santo dei giovani. Lesuore di santa Giovanna AntidaThouret che gestiscono il centro diascolto Caritas, le religiose di MadreTeresa di Calcutta e i cavalieri diMalta si dedicano all’aspettocaritativo. «Qui c’è gente che vive con

una pensione di invalidità mensilepari a 270 euro – prosegue ilsacerdote –. Distribuiamo 350 pacchiviveri al mese e grazie ad un fondospeciale messo a disposizione dalladiocesi paghiamo le utenze, gli affittie i medicinali di chi ha graviproblemi economici». Per chi nonpuò permettersi neanche un minimodi arredamento è nata la Banca delMobile che raccoglie complementid’arredo in buono stato per donarli achi ha necessità. Fiore all’occhiello diSanta Maria Madre del Redentore trecentri diurni. “Il germoglio” accogliebambini dai tre ai sei anni e gli altridue, “Casa mia, casa nostra”,rispettivamente dai 7 ai 10 anni edagli 11 ai 18. «Sono unacinquantina – racconta donFrancesco –. Li andiamo a prendereall’uscita da scuola e li portiamo quidove fanno i compiti, partecipano

alle attività ludico–ricreative ecenano». Sempre in fermentol’oratorio gestito dalle suoresalesiane nel quale le attività sisvolgono grazie alla Polisportivagiovanile salesiana e al circologiovanile salesiano che si occupadell’aspetto culturale, come ildoposcuola per chi non puòpermettersi ripetizioni private, icinque laboratori teatrali checoinvolgono tutti – dai bambinidelle elementari agli adulti –, lascuola di chitarra con una stanzainsonorizzata per piccoli gruppi dimusicisti. «Attività grazie alle quali –conclude don Francesco – abbiamoconquistato la Coppa don Bosco alivello nazionale come oratorio chepiù è cresciuto negli ultimi anninello stile del santo e il premio SanFilippo Neri».

Roberta Pumpo

Palmieri: lottare unitiper giustizia e dignità

Giornata malati di lebbra, l’impegno dell’Aifoa per tema «#SconfiggiamoLaLebbra» la 66esima Giornata mon-diale dei malati di lebbra, in programma per oggi. In prima linea

nella sensibilizzazione c’è l’Aifo, l’Associazione Italiana Amici di RaoulFollereau, organizzazione non governativa di cooperazione internazio-nale dal 1961 impegnata nella lotta contro la malattia.L’Aifo, con i suoi 84 progetti in 25 Paesi, si adopera, in collaborazionecon referenti autoctoni, per promuovere non solo l’ambito sanitario,ma anche quelli culturale ed economico. Da segnalare il gemellaggiodei gruppi Aifo Roma con la Guinea Bissau. Migliaia di volontari sarannopresenti oggi in piazze e parrocchie di tutta Italia ed Europa per offri-re “Il miele della Solidarietà”, il cui ricavato servirà per finanziare i pro-getti Aifo. (R. C.)

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Acr, il «sapore di pace»con la Carovana dal Papa

Nell’immagine a lato, ilfestoso corteo delloscorso anno. Perl’edizione 2019, iragazzi saranno accoltiin piazza San Pietro daivescovi ausiliariPalmieri e Selvadagi

De Angelis a San Tommaso MoroRiflessioni con «Il vizio della speranza»

Il vescovo ausiliareha presieduto la vegliaecumenica diocesanaa S. Felice da Cantalice

«Siamo una Chiesa incammino per l’unità»Omelia dell’ortodossoAtanasio di Bogdania

cooperazione

A Santa Maria Madre del Redentorela Coppa Don Bosco per l’oratorioL’impegno tra la gente su tutti i frontiin un quartiere simbolo di degrado

a località di Castel Vol-turno, con i suoi contesti

di «estremo degrado», e lasua “Maria”, che ha il voltodell’attrice Pina Turco, pre-miata come migliore attriceal Tokyo International FilmFestival. Sullo sfondo, un’ideadi maternità come strumen-to di redenzione e libertà.Sono le coordinate del film “Il vizio della spe-ranza”, vincitore del Premio del Pubblico allaFesta del Cinema di Roma, del quale si è parla-to martedì al cineforum della parrocchia di SanTommaso Moro, insieme al regista Edoardo DeAngelis – miglior regista al Festival di Tokyo – eal produttore Pierpaolo Verga.Insieme al parroco monsignor Andrea Celli, re-gista e produttore hanno risposto alle doman-de di un pubblico giovane, che ha apprezzatomolto una pellicola intensa, «basica ed essen-ziale – l’ha definita il produttore –, con valenze

filosofiche estremamente al-te».Al centro, il tema di fondo delfilm: quello di un bene che,pure in un contesto difficile, sisforza di non essere sopraffat-to dal male che lo circonda,facendo leva su di un concet-to di maternità che il registaaffronta sotto diversi aspetti.

De Angelis ha definito la questione della ma-ternità «onnipresente» nel film, anche se è solouno dei temi che interrogano e stimolano la co-scienza. L’eterna lotta tra il bene e il male, lamancanza di alternative per i personaggi rac-contati, l’importanza di andare incontro all’al-tro in qualsiasi condizione. Ancora, la presenzadi una scintilla di bene anche nei personaggipiù negativi, il male così strutturato e suadentetanto da dare sicurezza. È lungo l’elenco deglispunti di riflessione proposti dalla pellicola, «conchiarezza e forza narrativa». (R. S.)

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Santa Maria Madre del Redentore

4 Domenica27 gennaio 2019

Il regista della pellicolapremiata alla Festa delCinema di Roma ospitecon il produttore Vergadella parrocchiain dialogo con i giovani

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San Ferdinando Re,l’attenzione alle famiglie

ncastonata tra la via Tuscolana e l’Anagnina, nel VIImunicipio, la parrocchia di San Ferdinando Re è af-

fidata ai padri Mercedari, i frati dell’ordine mendicanteintitolato a Santa Maria della Mercede, cioè della Mi-sericordia, e fondato a Barcellona da san Pietro No-lasco nel 1218. Proprio in occasione dei festeggia-menti per gli 800 anni dalla fondazione dell’ordine ela fine del Giubileo mercedario conclusosi lo scorso17 gennaio, il cardinale vicario Angelo De Donatis in-contra questa mattina la comunità parrocchiale ce-lebrando la Messa delle 10.30. «Una festa importan-te per la nostra piccola parrocchia – spiega il parro-co padre Francesco Todisco – che, seppure situata inperiferia, non vive situazioni critiche e di disagio par-ticolare e svolge serenamente la propria attività».Un gruppo molto attivo tra i diversi presenti a San Fer-dinando Re è quello della Caritas, che «si prodiga peraiutare circa 40 famiglie del quartiere – sottolinea Ri-ta, volontaria –: ogni mercoledì è aperto presso laparrocchia il centro di ascolto e inoltre settimanal-mente viene realizzata la distribuzione di pacchi vi-veri oltre che di vestiario, sia per bambini che per a-dulti». Pur negli spazi piccoli della parrocchia «ci or-ganizziamo per raccogliere tutto quello che ricevia-mo dalle aziende e i negozi della zona – continua –,oltre che tramite il Banco Alimentare».Un’altra realtà molto partecipata è quella delle fa-miglie, circa venti, che si riuniscono una volta al me-se per il loro cammino formativo e curano la catechesidi preparazione al matrimonio per i fidanzati e quel-la per i genitori che richiedono il sacramento del Bat-tesimo per i loro figli. Inoltre sostengono un proget-to di solidarietà legato alla Casa del Povero, la strut-tura alla Borghesiana fondata nel 1983 da padre Se-rafino di Sanzo che ha speso la sua vita per i poveri,

specie le donne e i bambini: «Inoccasione della Giornata per lavita, in particolare – spiega il par-roco –, viene fatta una raccoltaspeciale da destinare loro». An-cora, il gruppo anziani che si riu-nisce ogni lunedì pomeriggio«per un momento di catechesima anche di convivilità – conti-nua padre Todisco – fatto di mu-sica, passeggiate o incontri conrelatori qualificati come medicio artisti».Vivace è poi la realtà dell’orato-rio, aperto ogni domenica mat-

tina e che fruisce degli spazi della parrocchia oltre chedi un ampio campo sportivo da poco risistemato. I tan-ti bambini e ragazzi «sono accompagnati nel loro per-corso dagli animatori del Centro oratori romani –chiosa il parroco –, in missione da noi per formare ifuturi animatori ed educatori tra i giovani della no-stra comunità». La tradizionale catechesi sacramen-tale per l’iniziazione cristiana dei bambini e ragazziè curata dal parroco e sono oltre 110 quelli che sistanno preparando a ricevere la Confessione, la Pri-ma Comunione e la Cresima; è invece il viceparrocopadre Stefano Defraia ad accompagnare il gruppo de-gli adulti. Sul fronte della spiritualità e della preghieraè presente in parrocchia il gruppo del Rinnovamen-to nello Spirito che si riunisce ogni lunedì, mentre ungruppo di fedeli cura l’adorazione eucaristica.

Michela Altoviti

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Giornata per la vita consacrata, sabato Messa del PapaLa diocesi propone musical sulla vita di san Francesco

abato 2 febbraio,come tradizione, nellafesta della

Presentazione del Signore,Papa Francesco celebrerànella basilica vaticana laMessa per la Giornatadella vita consacrata. Laliturgia avrà inizio alle17.30. È la celebrazionealla quale partecipano iconsacrati e le consacratedella diocesi di Romaattorno al propriovescovo. A rinnovarel’invito allapartecipazione è donAntonio Panfili, vicarioepiscopale diocesano perla vita consacrata, chesottolinea il pienocoinvolgimento delle

parrocchie romane invista della Giornata. «Maicome quest’anno –afferma il sacerdote – hopotuto notare l’impegnodei parroci nel riunire gliistituti di vita consacratapresenti nel territoriodella parrocchia per unacelebrazione eucaristica».Alcune di queste sono giàsulla sua agenda per iprossimi giorni. «Unmomento importante persottolineare la crescita deicarismi al serviziodell’intera comunità». Maquest’anno non c’è solo ladimensione dellapreghiera per celebrare laGiornata. Il vicarioepiscopale annuncia

infatti un musical sullavita di san Francescod’Assisi, promossoproprio dall’Ufficiodiocesano. “Chi tu sei” iltitolo dello spettacolo –cui sono invitate tutte lerealtà della vita consacratapresenti a Roma – chesarà ospitato dalla basilicadi Sant’Antonio a viaMerulana il prossimo 9febbraio, alle 18. NandoBonini alla chitarra (evoce), insieme a DarioGalbusera, Sara Trampetti,Francesco Furio, con itesti di suor FlorianaSaltarelli, delle SuoreMissionarie Francescanedel Sacro Cuore.

Pietro Mariani

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«I migranti sono personenon sono una minaccia»DI PIETRO MARIANI

i addolora e ci sconcerta lasuperficiale e ripetitivaretorica con la quale ormai

da mesi si affronta il tema dellemigrazioni globali, perdendo di vistache dietro i flussi, gli sbarchi e lestatistiche ci sono uomini, donne ebambini ai quali sono negatifondamentali diritti umani: nei Paesida cui scappano, così come nei Paesiin cui transitano, come in Libia,finiscono nei campi di detenzionedove si fatica a sopravvivere». È ladenuncia di Conferenza episcopaleitaliana, Tavola valdese, Federazionedelle Chiese evangeliche e Comunitàdi Sant’Egidio – dal titolo “Restiamoumani” – in occasione dellaSettimana per l’unità dei cristiani. Unappello comune di cattolici eprotestanti italiani perché si continuia vivere uno spirito di umanità e disolidarietà nei confronti dei migranti.Appello lanciato martedì scorso,proprio nel giorno in cui è iniziato losgombero dei 550 richiedenti asiloospitati nel Cara – il centro diaccoglienza – di Castelnuovo diPorto, a poca distanza da Roma.Primo atto di una operazione che siconcluderà giovedì prossimo con lachiusura del Cara, come deciso dalMinistero dell’Interno (e lacontemporanea scomparsa dei 107posti di lavoro che vi afferiscono). Uncentro in cui Papa Francesco celebròla Messa in Coena Domini nelGiovedì Santo del 2016, con il ritodella lavanda dei piedi ad alcuniospiti. È in questo contesto, oltre allaquestione dei salvataggi in mare e allerecenti stragi di migranti nelMediterraneo, che si inseriscel’appello comune di cattolici eprotestanti. «Nell’occasione in cuicelebriamo il dono dell’unità e dellafraternità fra i cristiani – vi si legge –desideriamo spiegare a tutti che pernoi aiutare chi ha bisogno non è ungesto buonista, di ingenuo altruismoo, peggio ancora, di convenienza: èl’essenza stessa della nostra fede».Parlando dei migranti, il documentocosì prosegue: «Additarli come una

minaccia al nostro benessere, definirlicome potenziali criminali oapprofittatori della nostra accoglienzatradisce la storia degli immigrati –anche italiani – che invece hannocontribuito alla crescita economica,sociale e culturale di tanti Paesi. Daqui il nostro appello perché – nelloscontro politico – non si perda ilsenso del rispetto che si deve allepersone e alle loro storie disofferenza». Cei, Sant’Egidio,evangelici e valdesi denunciano: «Unapolitica migratoria che non aprenuove vie sicure e legali di accessoverso l’Europa è fatalmente destinataa incentivare le immigrazioniirregolari». Da qui la richiesta ai Paesi

europei «di duplicare o, comunque,di ampliare i corridoi umanitari,aperti per la prima volta in Italiaall’inizio del 2016. I risultati, positivisotto tanti aspetti, sono sotto gliocchi di tutti. È auspicabile passarequindi ad una generalizzazione diquesto modello, che salva daitrafficanti di esseri umani e favoriscel’integrazione». La richiesta è direttapoi al Governo italiano, «perchéallarghi la quota dei beneficiariaccolti nel nostro Paese e si facciapromotore di un “corridoioumanitario europeo”, gestito dalla Uee da una rete di Paesi volenterosi,prevedendo un adeguato sistema disponsorship». Parole chiare vengono

L’appello di Cei, Sant’Egidio,valdesi ed evangelici. «Aiutarechi ha bisogno, essenza di fede»

«Ampliare i corridoi umanitariAddolora e sconcerta lasuperficiale e ripetitiva retorica»

L’UniversitàCattolicainaugura annocon il premierConte

Giovedì 31 gennaio ilpresidente delConsiglio dei ministri,Giuseppe Conte,interverràall’inaugurazione dell’anno accademicodella sede di Roma dell’UniversitàCattolica, che avrà luogonell’auditorium dell’ateneo del SacroCuore (largo Francesco Vito, 1). Lacerimonia inaugurale del “diesacademicus” sarà preceduta, alle 9,dalla celebrazione della Messa officiatanella chiesa centrale dall’arcivescovoEdgard Peña Parra, sostituto per gliaffari generali della Segreteria di Statodella Santa Sede. Alle 11,nell’auditorium, il rettore Franco Anellipronuncerà il discorso inaugurale.Seguirà la relazione del preside dellafacoltà di Medicina e chirurgia, RoccoBellantone. Giampaolo Tortora,

professore ordinario di Oncologiamedica alla Cattolica, terrà laprolusione intitolata “Terapiamolecolare, immunoterapia e nuovefrontiere per una Oncologia diprecisione”.Intanto, la Cattolica informa che sonoaperte le iscrizioni al test perl’ammissione ai corsi di laurea triennaledella Facoltà di Economia. Le date perRoma: 15 marzo, 23 maggio, 2settembre. Il 29 marzo si terrà invece ilconcorso pubblico per l’ammissione aicorsi di laurea magistrale a ciclo unicodella Facoltà di Medicina e chirurgia:270 i posti per Medicina e chirurgia, 25per Odontoiatria e protesi dentaria.

in periferia

lanciate anche sui salvataggi in mare.«Mentre si cerca il consenso europeosu queste misure, occorre garantire ilsoccorso in mare, che non può ridursia una politica di respingimenti o disemplici chiusure. I migranti nonpossono essere vittime tre volte: dellepersecuzioni, di chi li detiene incampi che – come varie volte attestatodall’Onu – non tutelano i dirittiumani essenziali e di chi li respingein quegli stessi campi e in quelleumiliazioni. Per noi cristiani, comeper ogni essere umano, omettere ilsoccorso a chi giace sulla strada orischia di annegare è uncomportamento di cui si può soloprovare vergogna».

DI MICHELA ALTOVITI

enerdì sera la comunità di SanTimoteo, nel quartiere di CasalPalocco, con la Messa celebrata dal

cardinale vicario Angelo De Donatis, hafesteggiato la memoria liturgica delproprio patrono – discepolo di san Paoloche, secondo la tradizione, gli indirizzòdue lettere – e i 50 anni dalla fondazionedella parrocchia. «È stata davveroun’occasione di festa speciale – racconta ilparroco don Angelo Compagnoni – cheha riunito le diverse realtà presenti in

questa comunità». Tante sono infatti leattività proposte e alta la partecipazione,soprattutto quella dei più giovani, «con ungruppo degli scout che conta tra le 90 e le100 unità – continua il parroco –, più diuna cinquantina di adolescenti del postCresima e un centinaio di bambini iscrittial catechismo per la preparazione alsacramento della Prima Comunione». Igiovani partecipano non solo ai propricammini formativi ma si spendono inattività di volontariato, ad esempio con ilservizio presso la stazione Tiburtina doveogni mercoledì sera portano un pastocaldo ai senza tetto. Ancora, la domenicamattina animano l’oratorio, che curanoanche nella versione estiva al termine dellescuole, coinvolgendo tanti bambini fin dai4 anni. «I ragazzi ci aiutano anche nellenostre attività con gli “Amici delladomenica” – chiosa Antonietta, referente

del gruppo di persone con disabilità che siriuniscono settimanalmente –: con ildesiderio di aiutare e alleviare un po’ lefamiglie, trascorriamo qualche ora conloro coinvolgendoli in giochi, chicchieratee passeggiate insieme». Il gruppo èpresente in parrocchia da oltre vent’anni:«Nel corso del tempo è diventato punto diincontro per i familiari di persone disabili– racconta ancora – che si sono legati ehanno creato una rete di reciproco aiuto.Ci ritroviamo anche per momenticonviviali e di divertimento». Come lavisione dei film al cinema parrocchialeche, recentemente ristrutturato, proponeproiezioni ogni giovedì sera oltre che ilsabato e la domenica. Antonietta coordinainoltre le attività per la pastorale delmalato: «Tanti adulti volontari, ministristraordinari dell’Eucarestia ma non solo –spiega – fanno visita agli anziani per

combattere la solitudine e pregareinsieme, nelle abitazioni e nelle case dicura presenti sul nostro territorio». Per farfronte invece alle esigenze dei poveri dellazona, negli spazi della parrocchia, dallunedì al sabato, a pranzo il Gruppocaritativo realizza un servizio mensa:alcuni parrocchiani volontari cucinano eservono un pasto caldo ad almeno unatrentina di persone quotidianamente. ASan Timoteo sono presenti anche «dieciComunità neocatecumenali, di cui una inmissione per quest’anno – diceGianmarco, referente del Cammino ecatechista – e da lunedì 4 febbraiocominceremo un percorso formativo di 15incontri sul tema dell’Annunciazione».Ancora, due coppie mature seguono ilgruppo di spiritualità familiare; ci sonopoi il gruppo di preghiera di Padre Pio equello del Rinnovamento nello Spirito.

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S. Timoteo, «Amici della domenica» accanto ai disabiliIl gruppo attivo nella parrocchiadi Casal Palocco da oltre 20 anniè punto d’incontro per i familiaricon una rete di reciproco aiuto

Foto Agenzia Sir San Ferdinando Re

San Timoteo

5Domenica27 gennaio 2019

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Page 6: C Il Papa, la Rete NELLA CITTÀ IMMERSA · mondo reale, rappresentare uno strumento di offesa. «”Siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4,25). Dalle social network communities

Mostra multimedialesu cinema e giovani

elle speranze: il ci-nema italiano e i

giovani” è il titolo dellamostra multimediale, a “LaPelanda” fino al 14 marzo.Realizzata dalla Fondazio-ne Ente dello Spettacolocon la Cattolica di Milanoe promossa dall’Assessora-to alla crescita culturale diRoma con l’Ufficio comu-nicazioni sociali della Cei,la mostra racconta i ragaz-zi attraverso il cinema.

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arte

Santa Maria Liberatrice, festa disan Giovanni Bosco. Oggi alle 10 laMessa sarà celebrata dal superioreprovinciale dei salesiani, don Euge-nio Riva. Al termine gli ex allievi of-friranno la “pagnottella”.

La «Laudato si’» a San Giuseppe alTrionfale. Martedì alle 19.30 nellaparrocchia di via Bovio 44, incontrointerreligioso sull’enciclica «Lauda-to si’». Tra i relatori, il direttore del-l’Ufficio Cei del settore, don Giulia-no Savina.

Il cardinale Stella ai Santi Luca eMartina. In occasione della memo-ria liturgica di santa Martina, mer-coledì 30 alle 18 il cardinale Stellapresiederà la Messa nella chiesa deiSanti Luca e Martina al Foro Roma-no. Martedì alle 18 vespri solenni incripta con dom Roberto Dotta.

Festa della beata Ludovica Alber-toni a San Francesco a Ripa. Gio-vedì 31 alle 18.30 Messa presiedu-ta dal vescovo di Rieti, DomenicoPompili.

Festa a S. Maria in Campitelli. Ve-nerdì 1 alle 18.30 il cardinale vica-rio presiede la Messa in memoriadella protezione di Maria su Roma.Omaggio floreale di Roma Capitaleall’icona di Santa Maria in Portico.

Al Santissimo Nome di Maria in-contro su intercultura. Venerdì 1alle 19, a via Centuripe 18, monsi-gnor Andrea Lonardo parla su “In-tercultura, sfide e opportunità”.

Festa patronale a Santa Dorotea.Mercoledì 6 alle 18 a Santa Doroteala Messa sarà celebrata dal cardi-nale Javier Lozano Barragan.

Il notiziario della settimanaLe celebrazioni e gli incontri

libriDigital storytellingalla Santa Croce

enerdì prossimo dalle o-re 10.30 Andrea Fontana,

dell’Università di Pavia, e Fe-lipe Herrera, del Dicastero perla Comunicazione della San-ta Sede, apriranno i corsi diDigital storytelling istituzio-nale promossi dall’Iscom e o-spitati dalla Pontificia Uni-versità della Santa Croce(piazza di Sant’Apollinare).Sei sessioni in tre giornate dilavoro (le successive l’8 e il 15febbraio). Destinatari: pro-fessionisti che operano o in-tendono operare nella co-municazione digitale di isti-tuzioni ed enti non profit.Informazioni: telefono06.68164362. Iscrizioni awww.pusc.it/iscrizione.

V eggere IsaacBashevis Singer(nella foto) è

sempre un’esperienzaemozionante; specie iromanzi inizialmenteusciti a puntate sul“Forverts”, illeggendario quotidianoyiddish dei profughiebrei sopravvissuti aicampi di

concentramento nazisti che si stampava aNew York negli anni del secondodopoguerra, possiedono una forzaineguagliabile: fra di essi il più famoso,anche per la trasposizione cinematograficache ne ricavò Paul Mazursky, è forse Nemici.Una storia d’amore, pubblicato nel 1966,tradotto nella versione inglese sei anni dopoe da tempo non disponibile nelle librerieitaliane. Adelphi, che sta rieditando tutta

l’opera del grande scrittore polacco emigratonegli States, premio Nobel per la Letteraturanel 1978, lo ha riproposto nella versione diMarina Morpurgo (pp. 257, 18 euro). È lastoria di Herman Broder, sfuggito alla Shoahe sbarcato a Ellis Island, di fatto un trigamocon due mogli e un’amante, incapace discegliere fra una di loro. Uomo dal fascinospeciale, metà filosofo metà contafrottole, siè messo al soldo di un rabbino per cui scrive,ma sembra intrappolato nella metropolitentacolare, in quella Coney Island battutadalle onde dell’oceano che schiumano sulpontile di legno come «mute di cani latranti,incapaci di mordere». Proprio lì questopersonaggio tragicomico pensa al Dio delmare, «infinitamente saggio, illimitatamenteindifferente, spaventoso nel suo potereimmenso, soggetto a leggi immutabili». Unaè Jadwiga, contadina polacca che lo salvòdalla deportazione nascondendolo nel suofienile: sarà lei a renderlo padre; l’altra è

Tamara, creduta morta ma poi riapparsacome un fantasma a Manhattan, purtropposenza i bambini uccisi dai tedeschi. In mezzoa queste due consorti ufficiali sta Masha,anche lei scampata al lager, che abita con lavecchia madre in una stanzetta in affitto ecerca di lasciarsi alle spalle il suo terribilepassato. Singer gioca con queste donne comefarebbe il burattinaio di un cortilettomostrandole ad Herman, dilaniato fra ilrichiamo severo della Torà e la forzaincandescente della modernità, qualiincarnazioni del mondo antico incontrapposizione con quello nuovo: nederiva un teatrino di continue sorpresenarrative. Boutade che, agli occhi di unlettore ingenuo, potrebbero essere scambiateper semplici melodrammi, compreso ilfinale spettacolare in cui il protagonistamiseramente soccombe. In realtà così non è,in considerazione della potenza evocativadell’intera rappresentazione tutta imperniate

sulla fantastica debolezza di Herman,lacerato dalle sue passioni oscure eluminose, tali da illustrare, come meglio nonsi potrebbe, il significato del titolo, legato aun detto yiddish «secondo il quale diecinemici non riescono a infliggere a un uomoil danno che egli è in grado di infliggere a sestesso». Ma il romanzo, al cui centro restaincisa la riflessione sul libero arbitrio, nonsarebbe una delle prove più convincenti diIsaac Singer, se non ci fosse la quintascenografica di New York, mai così bella neisuoi anfratti sporchi e seminterrati spogli cheagli immigrati ebrei fanno tornare in mente ivecchi quartieri del centro Europa da cuiprovengono, nella cupezza quasi arcaicadella sopraelevata dove da Brookylin alBronx corrono i treni sotto i fiocchi dellaneve atlantica mentre gli esseri umani, comeuccelli di passo sorpresi dalla tormenta,cercano inutilmente riparo dal freddo.

Eraldo Affinati

L«Nemici. Una storia d’amore», la Shoah e la forza di Isaac Singer

DOMANIAlle ore 16 al Seminario della Madonna del Divino Amore incontra laComunità dei formatori e dei seminaristi e celebra la Messa.

MARTEDÌ 29 Dalle ore 8.30 incontra i sacerdoti. Alle ore 16, alla Pontificia Università Lateranense, insieme al rettoree all’Ufficio Scuola del Vicariato, incontra i presidi delle scuolecattoliche.

GIOVEDÌ 31 Alle ore 17 visita il consultorio familiare al Quadraro.

VENERDÌ 1 FEBBRAIOAlle ore 18.30 celebra la Messa nella parrocchia di Santa Maria inCampitelli.

DOMENICA 3 Alle ore 10 celebra la Messa nella parrocchia di Santa Priscaall’Aventino.

L’AGENDADEL CARDINALE

VICARIO

Disuguaglianze,l’illusione di Pareto

ochi giorni fa è stato pubblicato un rapporto del-l’Oxfam sulle disuguaglianze economiche nel mon-

do. Vi leggiamo che 26 persone, le più ricche al mondo,posseggono le stesse ricchezze della metà più povera del-la popolazione mondiale, cioè di 3,8 miliardi di persone.In Italia non abbiamo uno scenario diverso: il 5% più ric-co ha la stessa ricchezza del 90% più povero. Cioè se im-maginiamo un asse con tutti gli italiani, dal più poveroal più ricco, il 90% di questo asse ha la stessa ricchezzaposseduta dall’ultimo 5%.Tutto questo ad alcuni fa pensare ad un’ingiustizia, ad u-na non equa distribuzione delle risorse, mentre per altrinon è un problema, fino a quando l’aumento di ricchez-za da parte di alcuni non rende più poveri i restanti. Pergiustificare questa ipotesi si ricorre ad un famoso princi-pio, quello di Pareto, che è uno dei criteri più utilizzatinell’economia del benessere.Esso afferma che un’allocazione di risorse (dentro unacittà, uno Stato o in altri contesti) è ottima se nessuno puòmigliorare la propria posizione senza danneggiare quel-la degli altri. Il criterio di ottimo paretiano porta alla pos-sibilità di confronti tra allocazioni diverse: un’allocazio-ne A è preferibile a B, se passando da B ad A nessuno peg-giora la propria situazione e almeno un soggetto la mi-gliora. Ma non tutte le allocazioni sono confrontabili insenso paretiano. Non ci si può pronunciare su passaggiin cui la situazione migliora per alcuni e peggiora per al-tri. Inoltre il criterio paretiano non dice nulla sulle di-stribuzioni di ricchezza, incluse le disuguaglianze. Su que-sto punto si è soffermato Angus Deaton, Premio Nobelper l’economia. Egli si domanda: il principio paretianovale anche se aumenta la disuguaglianza? È proprio ve-ro che il mondo migliora se pochi guadagnano un saccodi soldi e tutti gli altri ne guadagnano pochi o nulla, manon stanno peggio economicamente rispetto al passato?Non c’è nulla di sbagliato nel principio di Pareto e nondovremmo affatto preoccuparci della ricchezza degli al-tri se essa non ci rende più poveri. Il punto è – e qui sta,secondo Deaton, l’errore degli economisti del benessere– che il principio di Pareto normalmente viene applica-to solo alla ricchezza e non alle altre dimensioni della vi-ta, come la possibilità di partecipazione ad una societàdemocratica, di poter ricevere educazione, di poter go-dere di buona salute e di non essere vittime della ricer-ca di ricchezza da parte di altri.Dunque se una crescita del reddito dei più ricchi in unasocietà non riduce il reddito degli altri, ma danneggia al-tri aspetti del benessere, allora il principio dell’efficien-za paretiana non può essere chiamato in causa per giu-stificare questa situazione. Se poi aggiungiamo che in I-talia negli ultimi anni il numero dei poveri è in aumen-to, credo che dovremmo iniziare seriamente a preoccu-parci per le disuguaglianze. Fino a non molti anni orso-no, il sistema fiscale riusciva a garantire una redistribu-zione della ricchezza. Ma questo non accade oggi, se,complici alcuni Stati, i super ricchi possono traferire ric-chezza nei paradisi fiscali. In un mondo globalizzato, l’im-pegno per una più equa distribuzione delle risorse va af-frontato a più livelli.

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L’economia sostenibilea cura di

Alessandra Smerilli

6 Domenica27 gennaio 2019

A 74 anni dalla liberazione del lager di Auschwitz,la presidente della Comunità ebraica romana invitaa rendere partecipi i ragazzi. «Occorre recuperarele radici giudaico–cristiane, baluardo» per il futuro

DI ANDREA ACALI

ggi si celebra in tutto il mondoil Giorno della Memoria per ri-cordare la Shoah nel giorno in

cui, 74 anni fa, fu liberato il campo disterminio di Auschwitz. Quest’anno laricorrenza a Roma assume un signifi-cato particolare perché a ottobre è mor-to Lello Di Segni, ultimo sopravvissu-to al rastrellamento del Ghetto nel1943. Man mano che se ne vanno i te-stimoni diretti dell’orrore dei lager, cisi pone l’interrogativo su come si pos-sa tramandare la memoria. Lo chie-diamo a Ruth Dureghello, presidentedella Comunità ebraica romana.«È la domanda più complicata cheperò mi faccio ogni mattina. Una re-sponsabilità enorme ma non esclusi-va di alcuno: ciascuno deve avere laconsapevolezza che tutti dobbiamoraccogliere il testimone. Venendo amancare quelle emozioni che ci susci-tava il guardare nel profondo chi ave-va vissuto la tragedia della Shoah, dob-biamo capire come fare a provocare lestesse emozioni. I ragazzi – sottolineaDureghello – hanno un approccio piùlontano da questa realtà rispetto a noiche abbiamo avuto certe storie in ca-sa. Occorre renderli partecipi e prota-gonisti, stimolando una riflessione piùprofonda, che li porti a pensare da cheparte della storia sarebbero stati. Senon riusciremo a farli sentire parte diuna battaglia, come hanno fatto lostesso Lellino (Di Segni, ndr) o SamiModiano, sarà difficile portare avantiquesto compito. È un atto di respon-sabilità sociale e solidale, frutto di unimpegno corale e collettivo. La me-moria è un fatto culturale di questaparte di umanità. I sopravvissuti se nevanno ma restano i loro libri, i docu-

menti: occorre leggerli, studiarli e far-li conoscere.Dal furto delle “pietre d’inciampo” aicori antisemiti negli stadi: sono so-lo episodi da non sopravvalutare ocampanelli d’allarme di un rinnova-to antisemitismo?Sono sempre campanelli d’allarme danon minimizzare, che nascondono al-cuni elementi. Prima di tutto cadonobarriere di pudore: nominare AnnaFrank in un contesto che non sia la suaesperienza di perseguitata, deportata,

annientata, per la nostra generazioneera inaccettabile. Usarla per offenderela squadra avversaria (e non entro nelmerito delle dinamiche tra tifoserie)vuol dire andare oltre. Stesso discorsoper le pietre d’inciampo: sono simbo-li, non banali sampietrini dorati, e nonricordano solo gli ebrei. Divellere quelsimbolo significa che si è già passatidalle parole ai fatti. Una situazione daprendere in mano subito. Per questoè stata bellissima la risposta di Roma,non solo delle istituzioni, ma dei sin-

goli, con una condanna unanime.Secondo i dati rilevati da Eurobaro-metro l’antisemitismo preoccupa il58% degli italiani e il 31% ritiene chesia aumentato negli ultimi 5 anni.Che ne pensa? Vede un collegamen-to con il populismo che si sta diffon-dendo in Europa?Non sono una statistica, mi baso piùsulla sensibilità e l’attenzione quoti-diana ma penso che quei dati vadanopresi in considerazione. L’antisemiti-smo esiste, evolve e si trasforma, conodio verso gli ebrei e verso Israele.Quanto ai populismi, come pure ai na-zionalismi e ai totalitarismi, è un te-ma delicato e ritengo che il grande col-legamento sia con la deriva culturale.Il fatto che il populismo si stia diffon-dendo, forse anche a causa di movi-menti che si rifanno a qualcosa di noncondivisibile, è un elemento che si ag-giunge ma il tema è soprattutto cultu-rale. In Europa occorre recuperare le ra-dici giudaico–cristiane, i valori dellaconvivenza civile e renderli baluardodi ciò che vogliamo costruire. Serve u-na grande attenzione e l’intervento dichi ha l’autorità per farlo con azioniconcrete, che diano il senso di ciò chepuò e ha spazio e di ciò che non puòe non deve averne.

O

l’intervista. Dureghello: responsabilità che spetta a tutti

Il furto delle “pietred’inciampo” e i coriantisemiti negli stadi«campanelli d’allarme da non minimizzare»I populismi? Sono legati alla «deriva culturale» Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma

«Memoria?Impegnocollettivo»

IN CITTÀ

Oltre 170 appuntamenti per conoscere e ricordareono oltre 170 gli appuntamenti previsti fino al 28 febbraio per celebrare incittà il Giorno della Memoria 2019: dalle biblioteche ai teatri, dalle scuole ai

Municipi, fino ai luoghi simbolo della memoria a Roma. È la terza edizione di“Memoria genera futuro”.Evento centrale è la mostra “Testimoni dei testimoni”, incentrata sul racconto diAuschwitz, al Palazzo delle Esposizioni (oggi a ingresso gratuito), incollaborazione con la Comunità ebraica di Roma, l’assessorato capitolino allaCultura e Archivio Storico e l’assessorato alle Scuole.Prevista inoltre la proiezione di film e documentari, concerti, mostre, letture,testimonianze, laboratori, incontri e spettacoli teatrali. Diversi appuntamentipensati per i bambini. Informazioni più dettagliate al numero 060608.

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