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Chapter1 Lalinguaelascritturaegiziana...L’Egizianoèl’anticaeoriginale lingua dell’Egitto;...

Date post: 01-Mar-2021
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Chapter 1 La lingua e la scrittura egiziana La lingua è un sistema di comunicazione proprio di una comunità umana. Si distinguono un lessico, un sistema fonologico, una morfologia e una sintassi. L’Egiziano è l’antica e originale lingua dell’Egitto; esso appartiene alla famiglia Afro-Asiatica ed è relazionato con le lingue semitiche e asiatiche come l’Arabo, l’Etiopico, l’Ebraico, il Nord-Africano o Amitico e lingue come il Berbero e il Cuscitico. La lingua egiziana si sviluppa probabilmente già a partire dal 6000 a.C, ma le prime testi- monianze risalgono al 3000 d.C. e rimane in uso fino all’ XI secolo d.C. rendendola una lingua attestata per un arco di tempo molto ampio, almeno 4000 anni. Attualmente la lingua che si parla in Egitto è l’Arabo, mentre l’Egiziano è una lingua morta che può essere studiata solo nella scrittura oppure in rituali della Chiesa Copta. Si riconoscono 6 fasi principali della lingua Egiziana: 1. FASE PREDINASTICA (3150-2600 a.C.) si tratta di iscrizioni su sigilli, stele o ostraka che consistono di nomi e didascalie. 2. FASE ANTICO EGIZIANO (2600-2100 a.C.) i "Testi delle Piramidi" appartengono per esempio a questa fase. 3. FASE MEDIO EGIZIANO (2100-1600 a.C) è chiamato anche "Egiziano Classico" che si protrae per 500 anni. 4. FASE NEO-EGIZIANO (1600-650 a.C.) si differenzia dalle prime fasi soprattutto per la grammatica. Tracce di Tardo Egiziano possono essere trovate in testi del 1600 a.C. ma non compare come un vero e proprio linguaggio scritto fino al 1300 a.C. ossia in età Amarniana. 5. FASE DEMOTICO (650 a.C.-V secolo d.C) è uno sviluppo dell’Antico Egiziano. 6. FASE COPTO (II-XI secolo d.C.) è relazionato con il demotico. L’Egiziano ha anche molti dialetti. Queste differenze regionali nel parlato, così come nello scritto, sono meglio attestate nella fase del copto il quale presenta cinque differenti dialetti. La scrittura è una registrazione di una lingua in una forma fissata mediante un codice grafico che rispetta delle convenzioni. Il sistema di scrittura di base dell’Egiziano antico consiste di 500 1
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Page 1: Chapter1 Lalinguaelascritturaegiziana...L’Egizianoèl’anticaeoriginale lingua dell’Egitto; esso appartiene alla famiglia Afro-Asiatica ed è relazionato con le lingue semitiche

Chapter 1

La lingua e la scrittura egiziana

La lingua è un sistema di comunicazione proprio di una comunità umana. Si distinguono unlessico, un sistema fonologico, una morfologia e una sintassi. L’Egiziano è l’antica e originalelingua dell’Egitto; esso appartiene alla famiglia Afro-Asiatica ed è relazionato con le linguesemitiche e asiatiche come l’Arabo, l’Etiopico, l’Ebraico, il Nord-Africano o Amitico e linguecome il Berbero e il Cuscitico.

La lingua egiziana si sviluppa probabilmente già a partire dal 6000 a.C, ma le prime testi-monianze risalgono al 3000 d.C. e rimane in uso fino all’ XI secolo d.C. rendendola una linguaattestata per un arco di tempo molto ampio, almeno 4000 anni.

Attualmente la lingua che si parla in Egitto è l’Arabo, mentre l’Egiziano è una lingua mortache può essere studiata solo nella scrittura oppure in rituali della Chiesa Copta.

Si riconoscono 6 fasi principali della lingua Egiziana:

1. FASE PREDINASTICA (3150-2600 a.C.) si tratta di iscrizioni su sigilli, stele o ostrakache consistono di nomi e didascalie.

2. FASE ANTICO EGIZIANO (2600-2100 a.C.) i "Testi delle Piramidi" appartengono peresempio a questa fase.

3. FASE MEDIO EGIZIANO (2100-1600 a.C) è chiamato anche "Egiziano Classico" che siprotrae per 500 anni.

4. FASE NEO-EGIZIANO (1600-650 a.C.) si differenzia dalle prime fasi soprattutto perla grammatica. Tracce di Tardo Egiziano possono essere trovate in testi del 1600 a.C.ma non compare come un vero e proprio linguaggio scritto fino al 1300 a.C. ossia in etàAmarniana.

5. FASE DEMOTICO (650 a.C.-V secolo d.C) è uno sviluppo dell’Antico Egiziano.

6. FASE COPTO (II-XI secolo d.C.) è relazionato con il demotico.

L’Egiziano ha anche molti dialetti. Queste differenze regionali nel parlato, così come nelloscritto, sono meglio attestate nella fase del copto il quale presenta cinque differenti dialetti.

La scrittura è una registrazione di una lingua in una forma fissata mediante un codice graficoche rispetta delle convenzioni. Il sistema di scrittura di base dell’Egiziano antico consiste di 500

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segni conosciuti come GEROGLIFICI. Questo termine deriverebbe dal greco e significa "intagliosacro". Il geroglifico non è niente di più che un modo per gli antichi egiziani di scrivere la lorolingua. Ogni geroglifico è un disegno di una cosa reale che cioè esiste nel mondo.

Ad esempio al tavolozza dello scriba poteva indicare l’oggetto reale usato dallo scriba oppurequalcos’altro connesso con l’attività della scrittura e in questo caso si parla di IDEOGRAMMA.La scrittura ideografica è semplice e diretta, ma anche limitata a cose che possono essere rap-presentate.Tutte le lingue contengono anche parole che non possono essere espresse attraversoun semplice disegno.

Per questo gran parte delle lingue usano un sistema di segni che non rappresentano cose, masuoni della lingua.I segni utilizzati in questo modo sono chiamati FONOGRAMMI. L’idea chedei simboli possano essere utilizzati per rappresentare suoni della lingua piuttosto che oggettireali è una delle scoperte dell’uomo più importanti.

Si parla pertanto di "principio del rebus" (ex. eye # + bee ! + leaf 0 = "I believe").Molti geroglifici egiziani possono essere usati come ideogrammi o come fonogrammi. Nella

fase "Medio Egiziano" parole espresse con fonogrammi presentano spesso un ideogramma ag-giunto alla fine della parola che è indicato con il termine DETERMINATIVO che è praticamenteun classificatore semantico. Esso ha tre funzioni:

1. indica che i segni che precedono devono essere letti come fonogrammi e non come ideogrammi.

2. indica un’idea generale della parola a cui si riferiscono.

3. aiutano a distinguere le parole.

Sfortunatamente i determinativi non sono sempre presenti.Tutti i geroglifici hanno il potenziale per essere utilizzati nei tre distinti modi; alcuni possono

essere usati come ideogrammi o determinativi oppure solo come fonogrammi (ex. è usatocome ideogramma di "casa", come fonogramma "pr" e come determinativo delle "strutturearchitettoniche").

I geroglifici possono essere scritti in quattro differenti DIREZIONI: in linea orizzontale dasinistra verso destra 4X o da destra verso sinistra Y 4, su una colonna verticale da sinistra

verso destra 4

Xo da destra verso sinistra

4

Y. Questa flessibilità è una caratteristica molto

utile della scrittura geroglifica. Quando i geroglifici accompagnano delle figure di esseri umani odivinità seguono la direzione dell’immagine a cui si riferiscono. Vi è dunque uno stretto rapportotra arte e scrittura e viene seguito un gusto estetico per disporre i geroglifici all’interno di unospazio, ma in generale si tende a organizzarli all’interno di quadrati o rettangoli.

Il VERSO di un’iscrizione è dunque indicato da quei segni che hanno un’evidente facciaanteriore e una posteriore: se questi segni guardano verso destra allora si dovrà leggere dadestra verso sinistra viceversa se i segni guardano verso sinistra si dovrà leggere da sinistraverso destra ( Í   Ê ° oppure M 2 J 0).

La DISPOSIZIONE dei geroglifici dipende dalla loro forma, per esempio ci sono geroglificiche sviluppano in altezza ( ;) altri in lunghezza ( 8 B), mentre altri sono piuttosto piccoli

( ).

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I gruppi di iscrizioni geroglifiche sono pensati per essere letti dall’inizio alla fine e dall’altoverso il basso, non esistono segni di interpunzione e non si lasciano spazi tra le parole.

Il geroglifico venne usato per scrivere l’Antico Egiziano e il Medio Egiziano e sebbenequest’ultimo cessò di essere una lingua parlata dal 1600 a.C. i testi in geroglifico continuaronoa essere usati fino alla fine dell’antica storia egiziana. Molte iscrizioni geroglifiche sono statetrovate lungo i muri di antichi templi e tombe egiziane (scrittura monumentale) o su oggetticome statue, tavole d’offerta, sarcofagi ecc... Su questi oggetti i testi possono servire comedidascalie o dediche o riportare i discorsi dei partecipanti rappresentati in una scena. Lungheiscrizioni geroglifiche sono spesso testi a carattere storico o testi autobiografici o testi reli-giosi come inni e discorsi funebri. I geroglifici possono essere intagliati nella roccia, nel legno,nell’avorio oppure dipinti.

Oltre al geroglifico esistono altri sistemi di scrittura che non si susseguono, ma convivono esono usati in determinati contesti.

1. La SCRITTURA GEROGLIFICA CORSIVA o IERATICO: è un sistema di scritturacorsiva rapida usata su papiri o ostraka, pelle o legno attraverso un pennello ricavato dauna canna e dell’inchiostro. I geroglifici sono resi in maniera cursoria e veloce, ma sonoancora ben riconoscibili. Si verifica quindi una semplificazione del segno e si aggiungonodegli elementi che prendono il nome di legature in quanto due geroglifici possono essereuniti a creare un unico segno.

Lo ieratico si legge generalmente da destra verso sinistra e la relazione tra geroglifico eieratico è praticamente la stessa che tra scrittura manuale e stampato.

In origine lo ieratico poteva essere scritto sia in riga che in colonna, ma dopo il 1800a.C. le colonne furono usate solo in testi religiosi mentre le altre tipologie di testi in riga.Occasionalmente compaiono anche segni di interpunzione, ossia piccoli punti per separarele unità di pensiero.

Lo ieratico fu utilizzato per scrivere l’Antico, il Medio e il Tardo Egiziano. Il geroglifico erautilizzato per iscrizioni che dovevano essere permanenti come iscrizioni monumentali sutombe o templi, mentre lo ieratico per testi come lettere, trattati scientifici, testi religiosi.

Spesso i testi ieratici riflettono il linguaggio colloquiale contemporaneo molto di più chenon il geroglifico in particolare dopo il 1600 a.C. Il Tardo Egiziano è esclusivamente scrittoin ieratico.

La scrittura ieratica durante la fase del Tardo Egiziano diventa mano a mano più corsivain particolare nei documenti amministrativi.

2. Il DEMOTICO: rappresenta un’evoluzione dello ieratico. Questo termine è utilizzatoper indicare sia la scrittura che la lingua ed è impossibile a questo stadio risalire alsegno geroglifico corrispondente. Per questo motivo si tende a traslitterare il demoticodirettamente con le lettere del nostro alfabeto. I primi testi in demotico compaiono nel650 d.C. e si tratta di testi scritti con un pennello e dell’inchiostro su papiri. Il demoticosi legge generalmente da destra verso sinistra.

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3. Il COPTO: gli egiziani che divennero cristiani dopo il I sec. d.C. iniziarono a tradurrele scritture sacre di questa nuova religione nella loro lingua, ma non vennero utilizzati isegni della scrittura demotica in quanto associati alla paganità, bensì i segni dell’alfabetogreco. Questo tipo di scrittura è il copto e lo stesso termine viene utilizzato per il ramoEgiziano del cristianesimo. L’alfabeto copto ha 32 lettere di cui 24 riprese dall’alfabetogreco e 7 nuovi segni che dovevano rappresentare suoni che aveva la lingua egiziana e nonquella greca e infine un monogramma ossia una lettera che stava per due lettere. Anche iltermine "copto" indica sia la lingua che la scrittura e rimane in uso fino alla morte dellalingua stessa cioè almeno sei secoli dopo.

Riguardo alla DECIFRAZIONE di questi sistemi di scrittura, la cui conoscenza era andataperdendosi nei secoli, una "riscoperta" può datarsi al IV sec. d.C. quando venne scritto da unuomo di origini egiziane, chiamato Horapollo, il testo "Hieroglyphica". Tale libro fu poi tradottoin greco intorno il XV sec. d.C., ma, a dire il vero, il sistema di traduzione dei geroglifici propostoda Harapollo era del tutto allegorico. Altro lavoro fu quello di Athanasius Kircher che pensòche i geroglifici potessero rappresentare dei suoni così come dei concetti. Peccato che la suaidea non fu applicata se non prima della scoperta della stele di Rosetta nel 1799 che riportaun documento del 196 a.C. scritto in geroglifico, demotico e greco e relativo a una riunionetenutasi a Menfi da parte di sacerdoti. Grazie a questo documento gli studiosi identificaronodei gruppi di geroglifici corrispondenti a parole greche. I lavori di due studiosi dell’epoca SwedeJohan Åkerblad e Thomas Young portarono un altro importante personaggio Jean-FrançoisChampollion a sospettare che i segni geroglifici potessero essere letti foneticamente. Jean-François Champollion iniziò, dunque, a compilare liste di segni studiando i nomi dei sovrani, iquali erano stati identificati in quanto generalmente circondati da un cartiglio (questa intuizionefu di uno studioso del 1750, un certo abate Barthelemy). La scoperta di Champollion provò trecose relative ai geroglifici:

1. possono essere utilizzati come fonogrammi;

2. possono essere utilizzati come ideogrammi;

3. il linguaggio delle scrittura geroglifica era il medesimo della scrittura copta.

In questo modo lo studioso riuscì, non solo a leggere la stele di Rosetta, ma anche gli altritesti in geroglifico scoperti fino a quel momento. L’annuncio della scoperta il 29 settembre 1822marcò l’inizio dell’Egittologia. L’esistenza di segni bilitteri e trilitteri che rappresentavano cioèdue o tre suoni fu però una scoperta successiva a opera di Karl Richard Lepsius.

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Chapter 2

I suoni del Medio Egiziano

Il Medio Egiziano ha 25 consonanti. Ogni consonante può essere rappresentata nella scritturageroglifica come un unico segno, questi segni sono chiamati MONOLITTERI e costituiscono"l’alfabeto Egiziano". Il Medio Egiziano usa un sistema di compitazione conservativo per questoè molto probabile che si siano sviluppati nel tempo dei nuovi suoni che però non venivanorappresentati attraverso un segno monolittero. Molte parole possono essere compitate in modidiversi: con un solo ideogramma; con una combinazione di fonogrammi e ideogrammi; con unoo più determinativi.

Non è possibile conoscere l’esatta pronuncia delle parole nell’antichità, tuttavia gli Egittologiutilizzano un sistema di TRANSLITTERAZIONE e i segni utilizzati sono una pura convenzione.È possibile solo "indovinare" come dovevano suonare le parole basandosi su confronti con altrelingue antiche o sulle parole copte discendenti dalle quelle "dell’Egiziano classico".

Non esistono segni a indicare le vocali e per questo si usa la convenzione di inserire la vocale"E" dopo ogni consonante così da poter leggere le parole. Le "consonanti deboli" sono Aleph,Jod, Y (double yod), W (ou) e possono essere omesse o usate come vocali: rispettivamenteA, I, I, U. Più che di semplice translitterazione alfabetica si può affermare che gli Egittologiusano un vero e proprio sistema di trascrizione. Molte delle consonanti si translitterano con lelettere del nostro alfabeto, altre in diverso modo con dei segni o lettere particolari. Qualchevolta le consonanti che appaiono in geroglifico non riflettono le vere consonanti della parolain Medio Egiziano. Talvolta i monolitteri sono omessi per rendere un gruppo di parole piùcompatto (come già detto le consonanti deboli vengono spesso omesse, il suono di una parolapuò cambiare ad esempio R o T a fine parola tendono a sparire, così come DJ diventa D, la Lin scrittura non esiste, ma probabilmente veniva pronunciata).

Esistono simboli che rappresentano due o tre suoni e per questo che prendono nome diBILITTERI e TRILITTERI. Alcuni sono molto comuni altri meno frequenti e utilizzati soloper scrivere determinate parole. Fortunatamente il sistema di scrittura geroglifico offre degliaiuti per leggere i bilitteri e i trilitteri: uno di questi consiste nel fatto che gli scribi scrivevanoin associazione a un bilittero o a un trilittero uno o due monolitteri in modo da suggerire ilbilittero o il trilittero al quale si stava facendo riferimento.

In tal senso il monolittero diviene COMPLEMENTO FONETICO e NON rappresenta unalettera aggiuntiva; in caso di omografia il complemento fonetico è fondamentale per riconoscere

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un bilittero. Molti bilitteri nel Medio Egiziano (fatta eccezione per JR rappresentato da unocchio) sono scritti con un complemento fonetico che indica la seconda consonante, ma talvoltapossiamo trovare un complemento fonetico che indica la prima consonante; si capisce così chel’uso del complemento fonetico non è rigido (ex.

4 si legge "pr" e non "prr"). Essendo ibilitteri e i trilitteri rappresentazioni di oggetti reali, essi stessi possono essere utilizzati anchecome ideogrammi e in questo caso non presentano un complemento fonetico. Un trattino postosotto un bilittero o un trilittero potrebbe significare "leggimi come determinativo", ma ci sonoancora discussioni riguardo ciò. Bisogna sempre ricordare che un ideogramma può riferirsi soloalla parola che rappresenta in funzione di fonogramma lo stesso segno può formare una parolache non ha niente a che fare con l’oggetto rappresentato dal simbolo.

Diversamente dai bilitteri gran parte dei trilitteri sono limitati a compitare un’unica parolae suoi derivati (ex. D ’nh queste tre consonanti appaiono nel verbo "vivere" e per questaragione il simbolo è usato come fonogramma in tutte le parole che sono relazionate a esso).

A contrario della credenza popolare la scrittura a mezzo di ideogrammi rappresentavanell’antichità un’eccezione.

Una parola, inoltre, può essere scritta in diversi modi anche nello stesso testo.Infine molti Egittologi utilizzano un puntino nella translitterazione per distinguere gli ele-

menti di una parola.

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Chapter 3

I sostantivi

I sostantivi sono parole che la lingua usa per designare le cose che possono essere reali oimmaginarie, concetti o azioni. I sostantivi egiziani hanno una RADICE che rappresenta la basedel sostantivo e degli elementi AGGIUNTIVI quali prefissi, suffissi, desinenze che insieme allaradice vanno a costituire il TEMA del sostantivo. Quindi la radice di un sostantivo Egiziano èquella parte dalla quale si possono formare altri vocaboli e molte delle radici egiziane consistonodi due o tre consonanti, ma alcuni termini arrivano fino a cinque.

In Egiziano esistono solo due generi: MASCHILE e FEMMINILE. Tutti i sostantivi fem-minili finiscono in "T" che si aggiunge alla radice, mentre i sostantivi maschili non hanno unaparticolare terminazione, sebbene alcuni finiscano in "J" o "W". C’è da notare che la "T"dei sostantivi femminili è un elemento aggiuntivo e non fa parte della radice del sostantivo, edecco perché molti Egittologi nella translitterazione mettono un punto a separare la radice dasuddetta lettera (ex. ?

>

b3k servo, ?>

b3k.t serva). Alcuni nomi maschili terminano in

"T", ma questa consonante fa parte della radice del sostantivo e non bisogna farsi ingannarecome nel caso di "

ht che vuol dire legno.Alcuni nomi egiziani sono per forza maschili o femminili, come nei casi di padre "jtj" o

madre "mwt". I nomi propri di città, paese e luogo si trovano spesso al femminile (ex. &2

Pkm.t, ossia terra nera d’Egitto).

Riguardo al numero si distinguono il SINGOLARE e il PLURALE. Per fare il plurale si segueuna regola molto semplice: per il maschile si aggiunge "W", per il femminile si aggiunge "WT"(ex. sn=fratello, sn.w=fratelli, sn.t=sorella, sn.wt=sorelle). Non ci sono eccezioni: RADICENOME MASCHILE + W; RADICE NOME FEMMINILE + WT (ex. 9

B

9 M " sn.w fratelli;

9B

" sn.wt sorelle).Il modo per formare il plurale però non è univoco, infatti un modo alternativo di formare

il plurale è quello di aggiungere tre trattini orizzontali ! o verticali " # o posti in gruppo,oppure, invece, dei trattini possiamo trovare dei puntini a discrezione dello scriba. Talvolta ilplurale è indicato dalla ripetizione per tre volte del determinativo, sebbene questo sia un sistemapiuttosto arcaico. I trattini possono essere utilizzati anche per SOSTANTIVI COLLETTIVI(ex. 4

0 0 9

!rhyt=popolazione) oppure falsi plurali (ex. B

)4 ! nfrw=perfezione).

Per indicare due cose l’Egiziano ha una forma speciale di sostantivo che prende il nome diDUALE. I sostantivi maschili hanno la terminazione in "WJ", quelli femminili in "J" che si

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aggiungono alla radice dei sostantivi al singolare ex. sn.wj= due fratelli, sn.tj= due sorelle).Come accade poi per il plurale possiamo trovare il determinativo raddoppiato e possono esisterefalsi duali come nel caso di "nwtj" che vuol dire "locale".

Singolare Plurale Duale

M M (/ ( W M% WJ

F T M ( / (

WT %/ A TJ

Un sostantivo può essere DEFINITO o INDEFINITO, ma non esistono nel Medio Egizianogli articoli. Possono però essere utilizzati pronomi possessivi o dimostrativi per specificare se ilnome è definito o no.

Due o più sostantivi possono essere messi tra di loro in relazione di APPOSIZIONE, CON-NESSIONE, POSSESSIONE. Nel primo caso i sostantivi si riferiscono a una stessa cosa (ex. ilfaraone Ramses II), si tratta di titoli seguiti da nomi propri.

La seconda relazione si divide in CONNESSIONE DI COORDINAZIONE o di DISGIUN-ZIONE, ma non esistendo nel Medio Egiziano termini che indichino la "E" oppure la "O", itermini si trovano spesso semplicemente accostati e dal contesto si capisce che tipo di rapportodi connessione è. Possiamo però trovare in caso di coordinazione i termini ;

B

E= hn’ "insieme

a", ! = hr "su"; in caso di disgiunzione 4

"M= rpw "qualunque".La terza relazione indica che un qualcosa appartiene a qualcos’altro. Esistono due modi per

esprimere questa relazione: con lo STATO COSTRUTTO o NESSO GENETIVALE DIRETTOe con il NESSO GENETIVALE INDIRETTO.

Nel primo caso il possessore è sempre il secondo nome, quindi basta guardare la posizionedei sostantivi (ex. ?

4 ' = shr ntr "consiglio (del) dio").

Alcuni sostantivi quali ad esempio '= ntr "dio" e 6 B= nswt "re", per una questione di

rispetto, si trovano al primo posto anche se sono "i possessori" e questo fenomeno è conosciutocome TRASPOSIZIONE ONORIFICA (ex. ' &

hwt-ntr=il palazzo del dio e non il dio

del palazzo). Lo stesso termine "di re" potrebbe rappresentare una trasposizione onorificaconsistente nella parola B= n "di" e 6 = swt "carice" (una pianta emblematica dell’AltoEgitto). La trasposizione è molto comune nei nomi personali oppure in caso di filiazione (nomedel padre prima di quello del figlio).

Nel secondo caso viene giustapposta una parola tra i due sostantivi indicata come "AGGET-TIVO GENETIVALE" che ha lo stesso genere e numero del primo membro, significa letteral-mente "appartenente a" oppure "di" (ex. #

B

$ ir.t nt hr). Nel linguaggio parlato troviamo

spesso solo la B n.

Singolare Plurale

M B N 9 NW

FB

NTB

NT

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Chapter 4

I pronomi

I pronomi sono parole che in una lingua si sostituiscono a un sostantivo. Nella morfologiaegiziana sono considerati dei referenti di fondamentale importanza. Esistono PRONOMI PER-SONALI, DIMOSTRATIVI e INTERROGATIVI.

I primi nel Medio Egiziano sono di quattro tipi: tre di questi sono chiamati PRONOMISUFFISSO, DIPENDENTE, e INDIPENDENTE e indicano la persona, il genere e il numerodei loro referenti.

In particolare i pronomi suffisso di prima persona indicano solo il numero, il genere losi capisce dal contesto; i pronomi di seconda persona indicano sia il genere che il numero cosìcome avviene per i pronomi di terza persona. I personali suffisso sono i più comuni nel MedioEgiziano tra i pronomi e sono chiamati così perché si attaccano alla fine di una parola e nonesistono come termini separati. In translitterazione sono divisi da un punto dal resto dellaparola che può essere un sostantivo, una preposizione o un verbo.

Persona Traslit. Geroglifico Note

1 S .J / 0 / 0 / Spesso omesso, il determi-nativo cambia in base alsostantivo

2 M S .K >

2 F S .T / ,

3 M S .F )3 F S .S ? / A

1 PL .N B/B

!

2 PL .TN ,B / ,B! /

B / B!

3 PL .SN ?B

! /AB! / ?B /

AB è spesso rimpiazzato da .W

M! / (!

Esempi di pronome suffisso:

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SOSTANTIVO+PRONOME SUFFISSO

> = pr.k "casa tua (uomo)"

, = pr.t "casa tua (donna)"

M " , = pr.wt "casa di loro (donne)"

VERBO+ PRONOME SUFFISSO4FAB! = rdj.sn "loro (uomini) danno"

H2X = shm.j "io vado"PREPOSIZIONE+PRONOME SUFFISSO4, = r.t "verso di te (donna)"

;B

E ? = h.n’.s "con lei"I pronomi suffisso del DUALE hanno le forme:

Persona Traslit. Geroglifico

1D .NJB

%

2D .TNJ ,B/ ,B%

3D .SNJ ?B / ?B

%

I pronomi personali dipendenti sono parole separate, ma sono così chiamati perché sonosempre usati dopo altre parole. Derivano da pronomi suffisso e differiscono solo al singolare.

Persona Traslit. Geroglifico Note

1 S WJ M / ( / M 0 la prima parte w è semprescritta la seconda è spessoomessa

2 M S TW ,M/ (/ (

2 F S TN ,B/ B

3 M S SW 6M / 6 (

3 F S SJ ?% / ? /A

% deriva forse da tm ha originiberbere

1 PL NB

! / B

2 PL TN ,B! / ,B / B! /

B

3 PL SN ?B

! /AB! / ?B /

AB

3 PL Neutro ST ? /A

Esempi di pronome dipendente:

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&4 ), = mr.f tn "ama egli te (donna)"

B)46M = "buono è egli"

I pronomi indipendenti sono parole separate che non hanno rapporti di dipendenza conaltre parole nella frase. Quando occupano il primo posto hanno valore enfatico; quando fungeda soggetto esprime una possessione.

Persona Traslit. Geroglifico Note

1 S JNK 9>/ 9

> / 09

> / 0B

> esistono molti modi discriverlo

2 M S NTKB >

2 F S NTT/NTTB , /

B

3 M S NTFB )

3 F S NTSB

9 ? /B A

1 PL JNN 0 BB

!/ 09B! doveva esistere nel Medio

Egiziano anche se non at-testato

2 PL NTTN/NTTNB

,B! /

B

B!

3 PL NTSNB

?B

! /B

AB!

Esempi di pronome indipendente:9

> 0 ) > = jnk jt k "io (sono) tuo padre"

9>?>: B=) = jnk b3k 3hh nbf "io (sono) un servo utile al suo signore"I PRONOMI DIMOSTRATIVI del Medio Egiziano sono quattro e ognuno si presenta in tre

diverse forme.

M S F S N

"B PN

B TN 55 / 5B NN

") / ") > PF3 ) / ) > TF3B

) /B

) > NF3

"M / "( PW M/

( TWB

39M NW

J P3 T3B

N3

I dimostrativi in -N sono quelli più frequenti e corrispondono a "questo/a", "questi/e",mentre i dimostrativi in -F corrispondono a "quello/a" e "quelli/e". I dimostrativi in -W sonol’antico equivalente dei dimostrativi in-N e hanno lo stesso significato; infine i dimostrativi in -3sembrano essere una forma colloquiale dei dimostrativi in -N. I pronomi dimostrativi possono

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essere usati da soli, ma è generalmente usata la forma neutra, quando sono utilizzati assieme adei sostantivi essi concordano in genere e numero (ex. ntr pn = questo dio, nn n ntrw = questidei).

Le forme singolari pn/tn e pw/tw seguono sempre il sostantivo mentre le forme p3 e t3lo precedono, infine pf/tf (o pf3/tf3) possono precedere o seguire il sostantivo. Con i pluralii dimostrativi precedono il nome e sono a esso uniti a mezzo di una "N" che rappresental’aggettivo genetivale (ex. nn n ntrw letteralmente significa "questo del dio", quindi il pronomedimostrativo è sempre singolare e si usa sia per il maschile che per il femminile plurale). Con leforme neutre capita che il sostantivo che segue il pronome dimostrativo sia al singolare sebbeneil significato sia plurale (ex. nn n shtj= questi contadini anche se letteralmente è "questo dicontadino"). Quando i dimostrativi singolari sono usati con il primo sostantivo di un’unione disostantivi in relazione di possessione tra loro, i dimostrativi seguono l’intera frase sia se è ungenitivo diretto che un genitivo indiretto secondo la regola generale che nulla può trovarsi tradue nomi di un genitivo diretto. Quando vi è un’invocazione il pronome dimostrativo è semprequello dietro il sostantivo a cui si riferisce.

Quando i sostantivi sono al plurale allora i pronomi dimostrativi assumono questa forma:pwy "M 0 0/ " ( 0 0 e twy M 0 0/ ( 0 0. La forma plurale dei pronomi dimostrativi in realtàesiste sebbene si trovi molto raramente in testi in Medio Egiziano e sono usati dopo i sostantivi.

M PL F PL

0"B JPN 0

" B JPTN

0 "M JPW 0" M JPTW

questi/quelli queste/quelle

I dimostrativi p3, t3, n3 possono anche fungere da articoli e solo questa serie sembra soprav-vivere nella forma parlata alla fine del Medio Regno, mentre le altre forme si trovano solo inscrittura. Nel linguaggio parlato si ha poi lo sviluppo di un nuovo "set" di dimostrativi che nonsono altro che i dimostrativi nella forma -3 più la lettera Y alla fine di ciascun determinativo.Inoltre nel linguaggio parlato andò a svilupparsi un nuovo modo di esprimere la possessioneossia con l’aggiunta dei pronomi suffisso ai dimostrativi e a seguire il nome.

M S p3y + suff. + sost. masch. = p3y.sn pr "loro case"F S t3y + suff. + sost. femm. = t3y.j hmt "mia moglie"PL n3y + suff. + sost. plu. = h3y.s n hrdw "suoi (di lei) figli"I PRONOMI INTERROGATIVI sono usati solo nelle domande e hanno una sola forma.

Possono anche essere usati per creare delle frasi nominali con pronomi dipendenti e indipendenti.

2G / 2E

= mj "chi/cosa?"" 4 $! / "

% $! / " #! = ptr ptj "chi/cosa?"

0 = jh "cosa?"

0 %A ! = jsst "cosa?"

B 0 0 / B% / B = zy/zj "quali?"

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Sono cinque sebbene abbiano lo stesso significato perché sono usati in maniera diversa nelledomande. Mj per esempio è il più comune ed è usato come i pronomi dipendenti dopo le altreparole; ptr corrisponde ai pronomi dipendenti e sta al primo posto nella domanda: jh è usatoal posto di mj quando il soggetto della frase è una cosa; jsst è uguale a jh, ma è più frequente;zy, zj possono essere usati da soli o associati a dei sostantivi. In questo secondo caso zy stasempre al primo posto e funge da primo sostantivo di un genitivo diretto.

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Chapter 5

Gli aggettivi

Gli aggettivi sono parole che descrivono qualità. Ci sono tre tipi di aggettivi in Medio Egiziano:PRIMARI, SECONDARI e DERIVATI. Secondari e derivati provengono da verbi, sostantivi epreposizioni mentre i primari no.

L’Egiziano ha un solo aggettivo primario che è = "nb" = tutto, ogni cosa.La maggior parte degli aggettivi ricadono nella categoria "secondari". Questi aggettivi

derivano per lo più da verbi (ex. B)4 nfr significa buono, bello, perfetto e deriva dal verbo

nfr che significa essere o diventare buono, bello, perfetto).Gli aggettivi derivati invece provengono da sostantivi o proposizioni.L’aggettivo genetivale è un altro tipo di aggettivo derivato dalla preposizione n = "a,

per" e gli Egittologi usano la parola NISBE per indicarli. Se gli aggettivi sono spesso utilizzaticome "modificatori" di sostantivi e dunque si accordano in genere e numero con i sostantivi acui si riferiscono, un aggettivo potrà essere maschile singolare e plurale o femminile singolaree plurale. Gli aggettivi primari e secondari al maschile singolare non hanno una particolareterminazione mentre nella forma NISBE presentano la terminazione -J 0 0% (ex. = nb tutto,

B)4 nfr buono, P % nwtj locale).Gli aggettivi femminili al singolare e al plurale aggiungono una -T alla forma base dell’aggettivo,

questo nelle forme primarie e secondarie, mentre nella forma NISBE oltre alla prima -T vieneaggiunta una seconda T.Gli aggettivi al maschile plurale aggiungono una -W alla fine dellaforma base. Gli aggettivi seguono sempre il sostantivo.

Tabella aggettivi primari e secondari S PL

M M W

F T T

Tabella aggettivi nisbe S PL

M 0 0% -J M% (-J)W

F (-J)T (-J)T

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Poiché secondo la regola generale nulla può stare tra due nomi di un genitivo diretto quandouno o più aggettivi modificano il secondo termine non ci sono problemi, quando invece devonomodificare il primo termine allora gli aggettivi devono seguire l’intero gruppo di sostantivioppure la costruzione deve essere convertita in un genitivo indiretto. Quando quindi degliaggettivi seguono un genitivo diretto bisogna prestare attenzione alle loro terminazioni in quantosolo queste possono specificare a quale sostantivo del genitivo diretto l’aggettivo si riferisce.

Esempi con sostantivi:6 %

= mhtj "settentrionale" masch. sing. nisbe

6

= mhtt "settentrionale" femm. sing. nisbe

7%6 = rsy "meridionale" masch. sing.

7%

M6

! = rsyw "meridionali" masch. plu.

7 6 = rs(y)t "meridionale/i" femm. sing. plu.

6 % = "vento del nord"

7M% = "vento del sud"

Molti aggettivi possono essere usati da soli come sostantivi; infatti, tranne "nb", gli aggettiviegiziani sono dei sostantivi (ex. B

)4 = la bella donna, B)4 = una bella mucca). Come

i sostantivi possono avere dei pronomi suffisso oppure essere modificati da dimostrativi o altriaggettivi. Inoltre possono fare parte di costrutti: un esempio è quello che vede al primo postodi un genitivo diretto o indiretto l’aggettivo e al secondo posto il sostantivo B

)4

! = nfr hr

"bello di faccia".È da questo esempio che gli Egittologi chiamano questa costruzione "la costruzione nfr hr"

ed è particolarmente usata per descrivere le caratteristiche di qualcuno o qualcosa. La parte"nfr" si riferisce alla persona/cosa che deve essere descritta e la parte "hr" si riferisce allacaratteristica (ex. !

A4 " = ’s3zrw "uno che ha molte pecore", letteralmente "molte di

pecore").L’Egiziano ha un solo AGGETTIVO INTERROGATIVO che è "wr" F4, che vuol dire

grande, quindi "quanto grande?" ed è usato solo nelle domande.Una particolare categoria di aggettivi è quella degli AGGETTIVI APPARENTI. Il più

comune di questi è la parola "altro/a", "altri/e" che può anche trovarsi da solo fungendo dasostantivo.

Persona Geroglifico Traduzione

M S > 0 0 KY altro

M PL >% M% / >M% / >M / >M! KJWJ altri

F S e PL > / >

0 0 KTY altra/e

Esempio:> I = kt hmt "un’altra donna"

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Un altro aggettivo apparente è "ciascuno, alcuni/e", precede il sostantivo ed è invariabile.,B 9M 1K /

B9 ( 1

= tnw/tnw ciascunoB

#%

F+

! = nhj alcuni/eIl primo è usato nel genitivo diretto, il secondo nel genitivo indiretto.Il Medio Egiziano utilizza anche delle costruzioni composte da una preposizione seguita da

un nome che possono essere tradotte in italiano con "intero", "completo".4 C

4 rdr lett. "al limite"

4GM r3w lett. "in accordo con la lunghezza"

4 0 8O9 ( mj qd lett. "come la forma"

4 0< 0 W ( mj qj lett. "come il carattere"Queste espressioni servono a modificare un nome e stanno dopo il sostantivo o altri possibili

modificatori del nome; spesso presentano un pronome suffisso di terza persona in modo daconcordarli in genere e numero con il sostantivo (ex. /6

"B4 C

4) t3 pn r dr.f lett. "questaterra ai suoi limiti ossia questa terra intera").

Gli aggettivi possono anche essere usati per mettere a confronto delle qualità tra persone ocose. In Egiziano è semplice in quanto gli aggettivi non hanno una forma di COMPARATIVOo SUPERLATIVO. Il primo è indicato aggiungendo una "r" tra gli aggettivi (ex. F44> wrr k lett. "grande rispetto a te"). Per il superlativo esso è spesso indicato attraversi il genitivodiretto o indiretto (ex. F4F4 ! wr wrw oppure F4 BF4M ! wr n wrn lett. "il più

grande dei grandi oppure il più grande di tutti"). Talvolta possiamo trovare la parola 0.2jm(j) che significa "tra" usata dopo l’aggettivo invece del genitivo (ex. F4 0.2' # wr jms’hw lett. "il più grande tra i dignitari").

In Egiziano non esiste una parola che corrisponda al verbo AVERE. Può essere utilizzato"nb" al primo posto di un genitivo diretto e può essere tradotto come "signore di" (ex. =

" nb pt "signore del cielo"). In altre parole "nb" serve a indicare la POSSESSIONE. Unaltro modo di indicare la proprietà è con la costruzione "nfr hr" oppure si può semplicementeutilizzare l’aggettivo genetivale "n" che significa appartenere un esempio è quello del sostantivore "nswt" che si compone di n+swt che lett. significa "appartenente al carice".

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Chapter 6

Frasi non verbali: nominali, aggettivali eavverbiali

In Egiziano il verbo "essere" non esiste pertanto è possibile formare frasi senza alcun tipo diverbo e queste frasi sono dette FRASI NON VERBALI. Ogni frase contiene due parti: unSOGGETTO e un PREDICATO. Nella frase "Questo piano è eccellente" Questo piano è ilsoggetto ed è eccellente il predicato.

Esistono tre tipi di frasi non verbali: 1) Nominali (identità); 2) Aggettivali (qualità);3) Avverbiali (locazione). Ognuna di queste frasi non verbali esprime solo una particolarerelazione -qualità, identità, o locazione- tra il soggetto e il predicato. Le frasi egiziane nonverbali non sono contrassegnate per il tempo, solo il contesto può determinare se ciò che esprimeuna frase non verbale è generico oppure specifica nel passato, nel presente o nel futuro. NelMedio Egiziano solo le frasi aggettivali e avverbiali che esprimono rispettivamente qualità elocazione possono essere contrassegnate o non contrassegnate nel tempo, mentre le frasi nominalino, se non in limitati casi.

È possibile che non vi sia un soggetto nelle frasi aggettivali o avverbiali.

6.1 FRASI NOMINALI

Nella frase "Questo piano è un disastro" è un disastro è predicato nominale. In Egizianoil predicato nominale consiste solo di un sostantivo o di più sostantivi senza un verbo. GliEgittologi chiamano queste frasi "nominali". Nel Medio Egiziano ce ne sono di tre tipi:

1. TIPO AB

2. TIPO A pw

3. TIPO A pw B

TIPO AB: è molto usato quando A o B è un pronome. Generalmente A è un pronomeindipendente, mentre B è un sostantivo o si compone di più nomi tra di loro in relazione.

9> 82M 0

<4

= jnk whmw jqr "io (sono) un eccellente araldo"dove jnk è pronome indipendente A e whmw jqr B.

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Può capitare che sia A che B siano dei sostantivi,ma le circostanze sono veramente limitate:1) quando o A o B è un sostantivo di parentela o il sostantivo "rn" che vuol dire nome (Miamadre è Nut oppure il nome di suo madre è Yuia); 2) A e B contengono lo stesso nome in duedifferenti costruzioni di sostantivi (La tua protezione è la protezione di Ra).

TIPO A pw: dove A può essere costituito da uno o più sostantivi tre di loro in relazione aun pronome, mentre B è un pronome dimostrativo pw "M / "

(

I "M = z3.j pw "lui è mio figlio" lett. mio figlio questodove z3.j è pronome personale A e pw è pronome dimostrativo che non cambia.

3 % " (B3

6 ; A

@!P shtj pwn sht-h m3t = "lui è il contadino dello Wadi Natron"

dove shtj è il sostantivo contadino A e pw con Nisbe "n" è pronome dimostrativo invariabile./6

"( B)4 = t3 pw nfr "essa (è) buona terra" lett. terra questa buona

dove t3 è sostantivo terra A e pw pronome dimostrativo invariabile.TIPO A pw B: se sia A che B sono sostantivi o si compongono di più sostantivi. In generale

B è A (La vita è un cielo) oppure A o B sono dei sostantivi di parentela (sua sorella è Tefnut).In questo tipo di frase "pw" viene sempre prima di B.

"?

4 N$ "MD

B

= phrt pw ’nh "La vita è un cielo" lett. cielo questa vitadove phrt è il sostantivo cielo A, pw pronome dimostrativo e B è il secondo sostantivo vita.Non sempre è facile distinguere il soggetto o il predicato in una frase nominale. L’unico

modo è quello di analizzare la frase e interrogarsi sul suo possibile significato.

6.1.1 Negazione delle frasi nominali

Nel Medio Egiziano, le frasi nominali sono normalmente negate con due parole insieme: ilsingolo simbolo delle "spallucce" D associato con la particella "js" 0 ?. Questi due elementistanno su ogni lato della parte A della frase: nj A js B, nj A js pw, nj A js pw B.

DB > 0 ?A

= n(j) nt.k js s(j) lett. "Tu non sei un uomo".

Insieme nj e js sono parti essenziali della negazione, la frase nominale non è negata dallasolo particella nj, ma possiamo trovare al suo posto nn.

6.2 FRASI AGGETTIVALI

Nella frase "Questo piano è eccellente" è eccellente è un predicato aggettivale. In Egiziano ilpredicato aggettivale consiste solo di un aggettivo senza un verbo. Per questo gli Egittologi chia-mano queste "frasi aggettivali". Tutte le frasi aggettivali seguono la struttura PREDICATO-SOGGETTO con il predicato al primo posto e il soggetto al secondo posto.

0&4 ( ?

4 (

"B = jqr shr pn lett. "eccellente piano questo"

Quando è usato come un predicato aggettivale, l’aggettivo è sempre alla forma più sempliceossia al maschile singolare e di norma solo gli aggettivi secondari sono usati come predicatiaggettivali. Esempi con NISBE come predicato aggettivale sono limitati all’aggettivo primario"nb" che può essere usato solo per modificare un sostantivo. Quindi la regola è che i predicati

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aggettivali sono maschili e singolari, ma c’è un’eccezione: l’Egiziano usa il vecchio maschileduale per gli aggettivi nelle frasi aggettivali esclamative.

B)4M%I

B = nfrwj hmt tn lett. "doppiamente bella donna questa" ossia "come è bella

questa donna!"*in questa frase la J del duale è omessaIl soggetto di una frase aggettivale è spesso un sostantivo o più sostantivi messi tra di loro in

relazione, oppure può essere un altro aggettivo o un PRONOME. Solo i pronomi dimostrativi ei pronomi personali sembra siano usati come soggetti e seguono sempre il predicato aggettivale.

B)4M%55 = nfrwj nn lett. "doppiamente bello questo" ossia "come è bello questo!"

Quando il soggetto è un pronome personale, il pronome usato è DIPENDENTE. Nel MedioEgiziano normalmente solo i pronomi di seconda e terza persona sono usati come soggetto diuna frase aggettivale. Come gli altri soggetti i pronomi personali possono essere usati in frasiaggettivali esclamative e terminano in "-WJ".

Possono essere aggiunti vari elementi alla frase aggettivale come ad esempio:

1. la parola F4 "wrt" = veramente, molto;

2. "r" per fare il comparativo;

3. il pronome personale + il sostantivo (esso, il mio cuore è così saldo).

Come già detto in precedenza l’aggettivo NISBE raramente è usato come predicato agget-tivale, ma "n(j)" rappresenta un’eccezione. Esso appare spesso in frasi aggettivali che hannola costruzione "-n(j) AB-". Come gli altri predicati aggettivali n(j) è sempre alla forma piùsemplice ossia al maschile singolare e quindi B. La frase aggettivale con questa costruzionesignifica generalmente A appartiene a B o viceversa ed è im modo per esprimere la POSSES-SIONE. Di solito quando A è un pronome dipendente la frase possessiva significa A appartienea B; quando A è un pronome indipendente la frase possessiva significa B appartiene ad A;quando B è un nome personale di una divinità o di un sovrano la frase significa A appartienea B; B potrebbe anche essere un pronome o un aggettivo interrogativo.

EsempiBM $J = n(j) wj r’ lett. "io appartengo al re"

BB >#4M$ = n(j) ntk hrw lett. "il giorno è tuo"

BB>

"

BB> /6 = nn pt nnk t3 lett. "il cielo è mio la terra è mia"

*in ogni caso A pronome dipendente" ;BD = pth n(j) ’nh lett. "la vita appartiene a Ptah" (il nome della divinità è prima

per una questione di rispetto, ma in realtà si scrive dopo)B

36MF4 = n(j) sw wr lett. "quanto costa?" (B aggettivo interrogativo)Come detto prima le frasi con predicato aggettivale sono limitate alla seconda o alla terza

persona come soggetto eccetto per (nj) wj B io appartengo a B. Al posto di nfr wj (io sonobuono) l’Egiziano di solito usa costruzioni di frasi nominali come jnk nfr (io sono il buono,quello buono).

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Essendo che in Egiziano frasi nominali aggettivali non hanno il verbo per capire il tempobisogna fare riferimento al contesto, oppure se la frase ha valore generico tradurre con un tempopresente.

6.2.1 Negazione delle frasi aggettivali

La particella "NN" può essere usata anche per negare le frasi aggettivali. Sono rare frasi delgenere in quanto nel Medio Egiziano si preferisce negare una frase nominale.

2G,B

DBF44F "J "

1 ;< 7 = m.tn nn srr p3 th(n)qt lett. "Guarda, che (la quantità)

di pane e birra non è piccola".

6.3 FRASI AVVERBIALI

Nella frase "Jill è qui" è qui è un predicato avverbiale, per questo gli Egittologi chiamano questeFRASI AVVERBIALI. In Egiziano in una frase avverbiale il soggetto viene prima e il predicatodopo. Come le frasi nominali e aggettivali, le frasi avverbiali non hanno un verbo quindi solodal contesto possiamo capire se l’azione sta avvenendo, è avvenuta o avverrà.

Diversamente però dalle frasi nominali e aggettivali, le frasi avverbiali possono anche es-primere desiderio, comandi o stati di fatto. Le frasi avverbiali che consistono di un soggetto edi un predicato avverbiale in realtà non sono molto comuni nel Medio Egiziano.

Il Medio Egiziano preferisce introdurre le frasi avverbiali con un gruppo di piccole paroleconosciute come PARTICELLE e ognuna di queste dà una particolare sfumatura alla frase.La particella più importante è "jw" che è utilizzata prima dei soggetti nominali o pronomidimostrativi o con la forma suffisso dei pronomi personali. In realtà non esiste una traduzioneprecisa di questa parola, ma secondo gli Egittologi servirebbe a marcare la differenza tra statiche sono generalmente validi e quelli che sono solo temporaneamente validi. Quindi la parti-cella "JW" marcherebbe uno stato che è solo temporaneamente vero o lo è in una specificacircostanza.

0M2

'2!

4B

$ = jw m(w)t mhr.j mjn lett. "la morte è davanti a me adesso"."JW" occasionalmente appare anche in frasi con predicato aggettivale e sembra assumere lo

stesso tipo di significato che esso ha nelle frasi avverbiali (ex. 0M B)46M-J #4M

$ 4A)$

jw nfr sw m p3 hrw r sf = lett. "lui è meglio oggi che ieri").Oltre a "JW" esistono altre quattro particelle che aggiungono sfumature diverse alla frase

e si usano nella forma di pronomi dipendenti quando il soggetto è un pronome personale. Laparticella "M.K" 2G> che letteralmente significa "guarda/guardate".

2MS m.k 2G>

2FS m.t o m.t 2G, / 2

G

2PL m.tn o m.tn 2G,B / 2

E

B!

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2E>M

4. > = m.k wj rgs.k lett. "Guarda, io sono al tuo fianco".

Poi c’è la particella "NHMN"B

I 2EB che possiamo tradurre con "certamente" ed è usata

per enfatizzare la verità di una frase avverbiale.B

I 2EBM 4 0 = nhmn wj mj k3 lett. "Certamente io sono come un toro".

Altre particelle sono "H3" / / ; o "H33" / e "HWJ3" ;M %!

;M che possiamo tradurre con "se, solo", "vorrei", "sarà che". Queste particelle servono aindicare che la frase avverbiale esprime un desiderio e si trovano sempre al primo posto.

;M MT 02 = hw(j)3 wj jm lett. "Se solo fossi lì"A partire dalla XVII dinastia inizia a diffondersi nelle scrittura un nuovo tipo di pronome

personale indipendente usato come soggetto delle frasi avverbiali. Il suo paradigma sembraconsistere nell’elemento "TW"

( / M più i pronomi suffisso per la prima e la secondapersona e i pronomi dipendenti per la terza persona.

io TW:J (

tu M.S TW.K (>

tu F.S TW.(T) (

lui SW 6 ( / 6M

lei SJ ?%

noi TW.N (B

!

voi TW.TN ( B!

essi ST ? / ?

!

Si trovano sempre al primo posto nella frase e gli Egittologi li chiamano anche FORMASOGGETTO del pronome personale.

6 ( ?4/ 6B 12 ( -

!

(B

!?4&2

P = sw hrt3n ’3mw tw.n hrkmt lett. "lui è sotto la terradell’Asia, noi siamo sotto l’Egitto".

La frase avverbiale può essere usata per identificare il soggetto con qualcosa attraversi lapreposizione "M".

2E>

( 2Q ( = m.k tw m mnjw lett. "Guarda tu mandriano" ossia "tu sei un

mandriano".Sebbene non si traduca "M" indica che il soggetto "è nella capacità di fare qualcosa" per

questo gli Egittologi la chiamano M di PREDICAZIONE. In Egiziano quindi esistono due modiper esprimere l’IDENTITà: con frasi nominali o con frasi avverbiali con la preposizione "M".C’è però una differenza, le frasi nominali sono usate quando l’identità è data da qualcosa di nat-urale e immutabile; le frasi avverbiali con la preposizione "M" sono usate quando quell’identitàè temporanea.

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Con la preposizione "HR" che significa "sotto" si può esprimere attraverso la frase avver-biale anche la POSSESSIONE. Oppure con al preposizione composta m’ 2E che significaletteralmente "nella mia mano". Il più comune tipo di predicato avverbiale per indicare lapossessione è quello con la preposizione "n" che sta per "a", "per".

?4 ! 2E = hrwt.j m’.j lett. "I miei possedimenti sono nella mia mano".

DB 0!

B ?\ 0, = nn jz n sbj lett. "Una tomba non è per il ribelle" ossia "il ribelle non

ha una tomba" (in Egiziano va prima tomba e poi il predicato avverbiale).Un’altre preposizione usata nelle frasi avverbiali è "R" con il significato di "rispetto a",

"contro". Quando il predicato avverbiale consiste di "R" e di un nome di luogo allora il soggettoindica la destinazione. Allo stesso modo quando l’oggetto di "R" è un sostantivo che denotal’occupazione o la funzione di una persona la frase indica lo stato attraverso cui il soggetto èdestinato. Questo tipo di frasi è analogo alle frasi di identità con la preposizione "M".

0M)4 0M

4) = jw.f r.j jw.j r.f lett. "Lui è contro di me, io contro di lui".

0M 4 " 6

= jw.j r pt mhtt lett. "Sono diretto al cielo del nord".

0M)4^BBB'

"B = jw.f rw w’b ntr pn lett. "È destinato a essere sacerdote di questo dio".

Qualche volta il soggetto in Egiziano può essere omesso perché magari è chiaro dal contesto.Gli aggettivi interrogativi possono essere usati come predicati sia nelle frasi nominali che in

quelle aggettivali, ma anche in quelle avverbiali.,M 2E = twt mj lett. "Chi sei?" (NOMINALE)B

36MF4 = n(j).sw wr lett. "Quanto costa?" (AGGETTIVALE)

0 ( 04) B 1K> = jw jr.f tn(j) "Così, dov’è?" (AVVERBIALE)

6.3.1 Negazione delle frasi avverbialiDB "NN" che significa "no" è usata per fare la negazione delle frasi avverbiali. Essa sta sempreprima del soggetto e può anche essere preceduta da altre particelle. La stessa particella puòanche essere usata per negare l’esistenza in una frase con la costruzione "nn A", dove A èun nome, una frase nominale, o un pronome, senza alcuna locuzione preposizionale o avverbiodopo di essa. Quando "nn A" contiene un nome che ha un pronome suffisso, la frase passa dallanegazione alla possessione e questa costruzione la si trova spesso dopo un nome indefinito. Inquesto caso "NN" può essere tradotto come "senza". In alcuni casi la negazione si può fare conun avverbio o una locuzione preposizionale attaccati alla costruzione "nn A".

DB ?2

A = nn s(j)m jb.j lett. "Non è nel mio cuore".

DB/ >;

B

E> = nn mwt.k hn’.k lett. "Tua madre non è con te".

6.4 Altri tipi di nagazione non verbale

L’Egiziano può anche negare singole parole o frasi. La particella utilizzata è "NJ". Quandouna parola o una frase è negata in contrasto con un’altra parola o frase, l’Egiziano usa D 0 ?che consiste nell’unione di nj+js e può essere tradotta con "non", "e non", "ma no", "eccetto".

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;F4MF D 0 ?4 M > hwrw nj js mjtw.k = lett. "Un povero non è un tuo eguale".

6.5 Frasi interrogative non verbali

Sono quelle frasi nelle quali il predicato è un pronome interrogativo, un aggettivo, un avverbio,o una locuzione preposizionale e contengono un pronome interrogativo. L’Egiziano può anchecreare domande con frasi non verbali che non hanno parole interrogative.

In Egiziano possiamo anche trovare "domande virtuali". Forse si pronunciavano con untono diverso, ma non possiamo saperlo, nella scrittura, essendo che non esistono segni di pun-teggiatura, la domande virtuali hanno la stessa struttura delle altre frasi, quindi solo il contestopuò farci capire se una frase è una domanda oppure una frase affermativa.

Le domande in Egiziano possono anche essere fatte con particelle interrogative che sono jn

0B all’inizio della frase; TR 4%! dentro la frase di solito dopo la prima parola.

La particella "NJ" può essere usata insieme a un’altra particella che è "TR" e in quantoun "marcante della domanda" non viene tradotto, o al massimo lo si può tradurre con "ver-amente","realmente". "TR" è una parte del pronome interrogativo "ptr" che originariamenteera "pw-tr".

0BM 4%

)J<E> = jn jw tr (j)t(j.j)’3 lett. "Mio padre è veramente qui?".

6.6 Frasi non verbali di possessione

Ci sono differenti modi con i quali il Medio Egiziano esprime la relazione tra il possessore e lacosa posseduta senza usare il verbo:

1. nelle frasi nominali

(a) nb X "proprietario di X" dove nb è il possessore e X è la cosa posseduta9 >=

V

! = jnk nb k3w lett. "Io sono un proprietario di tori".

(b) la costruzione nfr hr "bello di faccia "dove nfr si riferisce al proprietario e hr allacosa posseduta9

> !

&4 !

= jnk ’s3 mrwt lett. "Io sono molti di servi" ossia "Io ho moltiservi".

2. nelle frasi aggettivali

(a) nj A B "A appartiene a B" o "B appartiene ad A" dove o A o B possono essere ipossessoriBM $J = n(j) wj r’ lett. "Io appartengo al re".

3. nelle frasi avverbiali

(a) con la preposizione "N" (a, per) e la locuzione preposizionale n X jm(j) "X di" e "M’"(nella mano di) dove l’oggetto della preposizione o della locuzione preposizionale èil proprietario

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DB 0!

B ?\ 0, = nn jz n sbj lett. "Una tomba non è per il ribelle".

(b) con la preposizione HR "sotto" dove l’oggetto della preposizione è la cosa posseduta

(B

!?4&2

P = tw.n hr kmt lett "Noi abbiamo l’Egitto".

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Chapter 7

Proposizioni non verbali: relative,nominali e avverbiali

Le frasi in ogni lingua consistono di una o più proposizioni. Questo termine significa combi-nazione di un soggetto e di un predicato e come le locuzioni sono combinazioni di parole, ma ladifferenza tra locuzione e preposizione è che una preposizione contiene sempre un soggetto e unpredicato mentre la locuzione no. Quando una preposizione "sta in piedi da sè" viene definita"principale" o "indipendente" se non lo è è detta "subordinata" o "dipendente". Esistonodiversi tipi di proposizioni subordinate e spesso queste non presentano un predicato.

7.1 PROPOSIZIONI RELATIVE

Una proposizione utilizzata come aggettivo viene definita relativa. Come gli aggettivi, infatti,le proposizioni relative presumono sempre l’esistenza di un nome o di una locuzione nominaleche loro modificano. Questo nome o locuzione nominale è chiamato ANTECEDENTE. Unodei fattori di complicazione è proprio la relazione tra antecedenti e le parti della proposizionerelativa. In molti casi una proposizione relativa deve contenere qualcosa che si riferisce allastessa cosa che l’antecedente fa: i grammatici chiamano questo elemento COREFERENTE. Dinorma è un pronome, il quale ha lo stesso genere e numero dell’antecedente. Spesso il coreferenteè il soggetto della proposizione relativa. Un caso come questo viene definito "proposizionerelativa diretta". In molti casi, comunque, il coreferente non è il soggetto della proposizionerelativa e si parla di "proposizione relativa indiretta".

Il Medio Egiziano ha due aggettivi relativi e come gli altri aggettivi hanno un maschilesingolare e uno plurale e un femminile.

1. ntj

Maschile singolare NTJB

% /B

Maschile plurale NTJWB

! /B

M "

Femminile NTTB

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*Da notare come gli aggettivi gradualmente spariscano dall’Egiziano lasciando solo laforma maschile.

La funzione primaria del NTJ è molto semplice: è un marcatore. Il NTJ è usato sia nelleproposizioni relative dirette che in quelle indirette.

PROPOSIZIONE DIRETTA 4,

!&2

PB

#! 02 = r(m)t kmt ntjw jm = "Lepersone d’Egitto che furono lì".

PROPOSIZIONE INDIRETTA ( ? )

B

% 6 BH$

FF)T 02) = wsh ntj z3-

nswt hrw-dd.f jm.f = "La barca nella quale era il re figlio di Har-dedef".

La sintassi di ogni preposizione è molto semplice NTJ (o NTT o NTJW dipende da generee numero dell’antecedente) più una proposizione indipendente.

Quando il soggetto di una proposizione relativa indiretta è un pronome personale, ilMedio Egiziano usa le forme suffisso, ma ci sono due eccezioni a questa regola: i pronomidipendenti sono usati invece di quelli suffisso per la prima persona singolare ("wj" invecedi ".j") e per la forma neutrale "st".

NTJ può anche essere usato come un nome. Quando esso è usato da solo senza cioè unantecedente o una proposizione relativa a seguire, ha il significato di "lui/lei/esso/loro/essiche esiste/esistono". Quando c’è la proposizione relativa a seguire NTJ può essere tradottocome "uno che". Quando funge da nome NTJ può essere modificato dall’aggettivo "nb"e lo traduciamo come "chiunque che".

2. jwtj

Maschile singolare JWTJD %F /

D MF /

D (F /

D

Maschile plurale JWTWD "

Femminile JWTTD FDM

F

D

/ DM F /

D

*Da notare che questo è l’unico caso dove D ha valore di "jw" o "jwt" in quanto disolito rappresenta il bilittero "nj". JWTJ ha il significato "che non esiste" e come l’altropuò essere usato come un nome.

È possibile trovare proposizioni relative senza questi due marcatori.

7.2 PROPOSIZIONI NOMINALI

La preposizione nominale è una preposizione che funge da nome. Nel Medio Egiziano ci sonotre marcatori per questo tipo di proposizioni:

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1. js 0 ?Di solito si trova dopo la prima parola o locuzione della frase e la possiamo tradurre con"che".

2. nttB

È di solito posto di fronte alla proposizione indipendente che può essere di tipo non-verbalenominale, aggettivale e avverbiale. Sono usate anche combinazioni di NTT e preposizionio locuzioni preposizionali del tipo: n ntt ossia "per il fatto che"; hr ntt ossia "sul fattoche"; dr ntt ossia "da che".

3. js e ntt

Talvolta proposizioni nominali introdotte da NTT presentano al loro interno anche laparticella JS.

Le proposizioni nominali potrebbero anche non presentare marcatori.

7.3 PROPOSIZIONI AVVERBIALI

La proposizione avverbiale è un tipo di proposizione subordinata che funge da avverbio; sonoconosciute anche come "CIRCOSTANZIALI". Nel Medio Egiziano ci sono due modi di formarele proposizioni avverbiali; con dei marcatori o senza. Nel primo caso possiamo avere una com-binazione di preposizioni e proposizioni nominali o sostantivi che insieme fungono da avverbio,oppure possiamo trovare dei marcatori come JST 0 ?,; TJ A 0 A/ A; JS 0 ?. Le prime dueparticelle si trovano alla testa della proposizione avverbiale, l’ultima dentro. Talvolta possiamotrovare sia JST che IS.

È possibile trovare proposizioni avverbiali senza marcatori.

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Chapter 8

Preposizioni e avverbi

8.1 PREPOSIZIONI

Le preposizioni sono parole che le lingue utilizzano per mettere in relazione una cosa a un’altra;sono spesso seguite da nomi o locuzioni nominali, ma possono essere usati con pronomi oppureda soli. Esistono preposizioni singole e composte.

Tra le prime abbiamo:

1. JMJTW .2%

( "tra";

2. JN 0B "da";

3. M 2 "in";

4. MJ 4 0 "come";

5. MM 22 "fra";

6. N B "per";

7. R 4, talvolta anche 04 "rispetto a";

8. H3 / "al di là";

9. HN’ ;B

E "insieme con";

10. HR ! "su";

11. HFT ) "in accordo con";

12. HNT 2B

"alla testa di";

13. HR 4 "vicino";

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14. HT " X "durante" o "ovunque";

15. HR ?4 "sotto";

16. TP "sopra";

17. DR C4 "dal".

Esiste un gran numero di preposizioni composte e si possono formare in tre modi: prepo-sizione + nome o locuzione nominale; preposizione + infinitivo o locuzione infinitiva; avverbioo locuzione avverbiale + preposizione.

Il sostantivo, la locuzione nominale o il pronome che la preposizione governa è detto OGGETTOdella preposizione. Per i pronomi personali si usa la forma suffisso come oggetto della prepo-sizione.

Molte tra le preposizioni singole hanno una forma NISBE cioè aggiungono una -J o una-T, rispettivamente per il maschile e il femminile, per distinguesi dagli aggettivi. Queste formeNISBE possono essere usate per modificare sostantivi o per sostituirli, in questo ultimo caso siparla di "epiteti" (ex. il guardiano della stanza è in realtà colui che ha la carica di proteggere unastanza). Usati come sostantivi possono naturalmente essere modificati da aggettivi e possonoaver dei pronomi suffisso.

8.2 AVVERBI

Gli avverbi sono parole o locuzioni che le lingue usano per indicare dove, quando, perché ocome qualcosa accade o se è vera. Gli avverbi possono modificare aggettivi, preposizioni, o altriavverbi così come i verbi. Gli avverbi possono essere singole parole o essere costituiti da piùparole.

Gli avverbi singoli sono tre: ’3<E > "qui"; rsj 4

?%> "affatto"; grw ,4M "anche".

C’è un solo avverbio interrogativo, tn(j) ,B 1K "dove?".

Altri avverbi derivano da aggettivi e si formano aggiungendo una -W, che però talvolta èomessa. È possibile che alcuni avverbi si formino da aggettivi aggiungendo una -T finale.

Un avverbio preposizionale è semplicemente una preposizione utilizzata senza una oggetto.In molti casi preposizioni singole hanno una forma speciale nell’uso avverbiale aggiungendo una-J o una -W finale; oppure alcune preposizioni possono essere usate come avverbi aggiungendo jrjalla forma regolare della preposizione (ex. ) 0

4% = hft jrj "di conseguenza"). Le preposizioni

composte formate da una preposizione più un sostantivo o un’infinitivo posso essere usate comepreposizioni semplicemente omettendo l’oggetto.

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Chapter 9

Numeri

Gli antichi Egiziani utilizzavano per contare il sistema decimale e scrivevano i numeri consimboli numerici, tali simboli sono in tutto sei e la loro ripetizione andava a indicare il numero.

1= quindi 2= ecc . . .

10= 3 quindi 20= 3 3 ecc. . .

100= quindi 200= ecc. . .

1.000= + quindi 2.000= + + ecc. . .

10.000= T quindi 20.000 T T ecc. . .

100.00= ( quindi 200.000 (( ecc. . .I segni più piccoli come quelli delle unità, delle decine e delle centinaia sono di solito sistemati

in gruppo, inoltre, si legge sempre dal numero più grande a quello più piccolo (ex. 600= ).

Per i numeri sopra 10.000 gli Egiziani tendevano a utilizzare la moltiplicazione piuttosto chel’addizione. Esiste anche il segno * che doveva originariamente indicare 1.000.000, ma poiassunse il significato di "moltissimo". Il segno per lo zero invece non c’è e se il risultato diun’operazione risultava essere questa cifra gli scrivi scrivevano o il segno B, abbreviazione della

parola nfrw BMF! "esaurimento", oppure lasciavano uno spazio.Per quanto riguarda i numeri cardinali, quindi, gli Egiziani scrivevano il geroglifico piut-

tosto che la parola fatta eccezione per il numero UNO/A che si può trovare sia come segno checome parola w’= 8

E / w’t = 8

E

; mentre per gli ordinali esiste solo una parola speciale per

indicare "il primo", "la prima" ossia TPJ "

!

/ " / ( e TPT "

C/ / (

" , mentre da "secondo"

a "nono" si aggiunge -NW 9 e -NWT 9 alla radice dei numeri cardinali. Da "decimo" in poi

si aggiunge invece MH 5 o MHT 5 prima del numero cardinale.I numeri cardinali sono grammaticalmente dei nomi, mentre gli ordinali degli aggettivi e

in quanto tali seguono il sostantivo a cui si riferiscono; i numeri cardinali sono messi dopo ilsostantivo a modo di lista (ex. anno, 20).

Gli antichi Egiziani esprimevano le frazioni scrivendo 4 sopra il numero (ex. 1/74

). Ci

sono dei segni speciali per le frazioni 1/2 ., 1/4 ,, 2/3 5, 3/4 5.

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9.1 MESI, GIORNI, ANNI

Gli antichi Egiziani dividevano l’anno (rnpt #

) in tre stagioni (tr 4 $ $) e i nomi delle

stagioni riflettevano l’anno agricolo egiziano: "inondazione" ' $ (metà luglio-metà novembre),

"crescita" prt 4 $ (metà novembre-metà marzo), "raccolto" smw FBBB$ (metà marzo-metà

luglio). Ogni stagione era divisa in quattro mesi (3bd *-O$ ) di trenta giorni ciascuno (sw

? ? ?M$), divisi a loro volta in 24 ore (wnwt BB9 -$), 12 ore di luce e 12 ore di buio.

Per indicare mese e giorno gli Egiziani utilizzavano il segno * per il mese seguito da un

numero da 1 a 4, poi il nome della stagione e il segno $ seguito dai numeri da 1 a 30.La combinazione delle stagioni, dei mesi e dei giorni produceva un anno di 12 mesi e 360

giorni. Gli antichi Egiziani però riconoscevano che l’anno aveva 365 giorni pieni piuttosto che360; così per sistemare questa discrepanza aggiungevano 5 giorni extra alla fine dell’anno chevenivano chiamati hr(j)w-rnpt ossia "quelli oltre l’anno". Gli egiziani infine numeravano i loroanni partendo dall’anno di salita al trono di ogni singolo faraone.

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Chapter 10

Verbo

I verbi sono le parole che le lingue usano per descrivere delle azioni. I verbi sono la partepiù complicata di ogni lingua. Il Medio Egiziano ha due differenti tipi di verbi, quelli che igrammatici chiamano transitivi e quelli definiti intransitivi; i primi sono usati per descrivereun’azione che è trasferita dall’agente su qualcuno o qualcosa, i secondi, invece, sono usati perdescrivere un’azione che non è trasferita, ma rimane con l’agente e descrivono solitamente unacondizione dell’agente. Ci sono vari tipi di verbi intransitivi come quelli di movimento e i verbiaggettivali che descrivono un cambiamento in qualità (come espandersi, diminuire ecc. . . ). Untipo speciale di costruzione è conosciuta come "riflessiva" poiché l’azione si riflette sull’agente.

I verbi non descrivono solo un’azione, ma anche le varie caratteristiche di un’azione. Questecaratteristiche sono:

1. tempo: in realtà la discussione è ancora aperta su questa caratteristica in quanto alcunistudiosi riconoscono un tempo presente, un tempo passato e un tempo futuro, ma secondoil parere di altri il tempo in Medio Egiziano lo si dedurrebbe dal contesto;

2. aspetto: questo termine si riferirebbe al tipo di azione indicata dalla forma verbale edesisto due tipi di aspetto "completo" e "ripetuto"; in termini grammaticali si vuole indi-care se un’azione è completa oppure no e tradizionalmente si usano i termini perfettivoper indicare il primo caso e imperfettivo per il secondo caso. In generale questo significache le forme sono "marcate";

3. modo: in Egiziano esistono due modi, l’indicativo ossia l’azione del verbo è uno statodi fatto e congiuntivo ossia l’azione del verbo è possibile o desiderabile;

4. voce: questo termine indica la relazione tra azione di un verbo e il suo soggetto e inEgiziano esistono due voci, attivo, l’agente fa l’azione e passivo, l’agente subisce l’azione.

10.1 LE PARTI DEL VERBO

In Medio Egiziano il verbo si compone di 5 parti:

1. radice: è la parte del verbo che si trova sul dizionario;

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2. forma: si distingue in "forma base" che è la più semplice e in molti verbi combacia conla radice, e "geminata" ossia l’ultima consonante della radice è doppia;

3. finale: una o più consonanti che sono aggiunte alla fine della forma;

4. suffisso: una o due consonanti che sono aggiunte alla fine della base dopo la finale egeneralmente è diviso dalla base e dalla finale da un puntino;

5. prefisso è la consonante J aggiunta difronte alla forma verbale e in traslitterazione, comeil suffisso, è diviso da un puntino. Nel Medio Egiziano è piuttosto raro.

Gli Egittologi dividono i verbi in classi basate sulla forma della loro radice. Ogni consonantedella radice è chiamata "radicale" e un verbo può avere dalle due alle sei lettere radicali. Neivecchi studi di grammatica egiziana le classi delle radici hanno nomi latini; questi nomi, o leloro abbreviazioni, sono ancora oggi utilizzati.

1. 2-lit. (bilitteri) sono i verbi con due radicali (AB) come il verbo dire dd *O. Solo alcuni

verbi bilitteri hanno la seconda consonante debole j (Aj);

2. 2ae-gem. (secundae geminatae) sono i verbi con tre lettere radicali delle quali la secondae la terza sono le stesse (ABB) come i verbo vedere m33

# ;

3. 3-lit (trilitteri) sono i verbi con tre radicali (ABC) come il verbo scegliere stp ? " 5 ;

4. 3ae-inf. (tertae infirmae) sono i verbi con tre radicali la cui terza radicale è una con-sonante debole j o w (ABj o ABw) come i verbi desiderare mrj &4! e proteggere z3w

Q M9;

5. 3ae-gem. (tertae geminatae) sono i verbi con quattro radicali di cui la terza e la quartasono le stesse (ABCC) come il verbo convertire snbb ?

B

\\ ;

6. 4-lit. (quadrilitteri) sono i verbi con quattro radicali diverse (ABCD o ABAB in questosecondo caso si parla di radice duplicata e possono presentare una consonante debole cheviene omessa AjAj) come i verbi camminare a grandi passi wstn M ?

,B Z X e pestare

ptpt " " 9;

7. 4ae-inf. (quartae infirmae) sono i verbi con quattro radicali di cui l’ultima è j quindidebole (ABCj) come il verbo odiare msdj >2 ?!;

8. 5-lit (quinquilitteri) sono i verbi con cinque radicali. Tutti i verbi di questa classe sonouna duplicazione dalle radici originali 3-lit o 3ae-inf. (ABCBC o ABjBj) come il verbogridare nhmhn

B

#2#2!;

9. sono molto rari i verbi con sei radicali come il verbo sopportare nddndd.

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Al di la di queste 8/9 classi l’Egiziano possiede altre 7 classi conosciute come causativi.Queste si formano dalle sette radici più una radicale iniziale s. Da notare che non tutti i verbiche iniziano con la s sono per forza dei causativi!

Alcuni esempi caus. 2-lit (causativo bilittero) smn ?$B aggiustare da mn $B diventare

aggiustato; caus. 3-lit (causativo trilittero) s’nh ? DB

dare la vita da ’nh DB

vivere;ecc. . . con un totale di 15 classi.

Ogni verbo Medio Egiziano appartiene a una di queste 15 classi, ma ci sono alcune piùrappresentate come le classi 3-lit, 3ae-inf. e 2-lit, altre molto meno.

10.2 I VERBI ANOMALI E DIFETTIVI

Come molti linguaggi anche il Medio Egiziano ha molti verbi irregolari che fanno parte dellaclasse di verbi anomali. Tra questi rdj dare che ha due forme base e una forma geminatairregolare (forma base dj o rdj e forma geminata dd) e jwj e jj che significano entrambi andareil primo rappresentato dal geroglifico delle gambe + il pulcino o il ricciolo, il secondo con quellodella foglia con le gambe più la foglia e il determinativo delle gambe (forma base j, jj, jw eforma geminata jw).

Alcuni verbi appaiono in una o due forme e questi sono conosciuti come difettivi; il piùimportante è il verbo negativo jmj "non essere" 02D.

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Chapter 11

Le forme infinitivali

Le forme verbali che descrivono un’azione senza alcun riferimento al tempo, al modo, all’aspettoo alla voce sono chiamate infinitivali. Il Medio Egiziano ha tre forme infinitivali: l’infinitivoe la sua forma negativa e l’infinitivo complementario.

11.1 INFINITIVO

L’infinitivo è una forma verbale usata per riferirsi a un’azione giusto come un’azione e in realtàappartiene a una classe speciale di parole conosciute come sostantivi verbali, i quali sonousati per descrivere le azioni in quanto tali.

L’infinitivo in Medio Egiziano esiste in due forme: una con base geminata e senza finale euna con base più terminazione in -T. Queste due forme sono complementari cioè alcuni verbiusano la forma senza finale altri con la -T finale. La regola generale è che i verbi con radici chehanno una consonante debole formano il loro infinitivo con la base più la finale -T (quindi 3ae-inf., 4ae-inf., caus. 3ae-inf. e i verbi anomali) le altre classi hanno un infinitivo che assomigliaalla radice. L’eccezione a questa regola sono i verbi 4ae-inf che possono avere base geminata, icaus. 4ae-inf. e o caus. 2-lit. Da notare che la finale -T è scritta prima del determinativo.

Ci sono tre speciali eccezioni a questo paradigma generale dell’infinitivo:

1. la finale -T nella pronuncia spesso si perde;

2. i verbi 2ae-gem hanno la base geminata nell’infinitivo, ma quando l’infinitivo ha un suffissopronominale è usata la base semplice;

3. il verbo m33 "vedere" varia tra base geminata e non nell’infinitivo, forse perché la 3 finaledella base geminata non era pronunciata come una consonante ed era omessa in scrittura,talvolta può comparire una "n" prima del suffisso pronominali.

Come le altre forme verbali l’infinitivo può avere un soggetto che è o un sostantivo o unpronome. Il soggetto in Medio Egiziano può essere espresso in due modi, come agente in-trodotto dalla particella JN ossia "da"(se l’agente è un pronome viene usata la forma in-dipendente senza la particella JN), o da un genitivo diretto (per i sostantivi o i pronomidimostrativi) o un pronome suffisso (per i pronomi personali).

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L’infinitivo dei verbi transitivi può avere un oggetto che può essere un sostantivo o unpronome e anche in questo caso ci sono due modi per esprimerlo: da un genitivo diretto (peri sostantivi e i pronomi dimostrativi) o un pronome suffisso (per i pronomi personali) (questacostruzione è usata quando il soggetto non è espresso); come un oggetto vero e proprio tramiteun sostantivo, un pronome dimostrativo o un pronome dipendente (questa costruzione è usataquando il soggetto è espresso).

Riguardo all’ordine della parole la regola di base è Verbo-Soggetto-Oggetto (VSO). Se cisono pronomi questi vanno prima del soggetto (VsoSO). Se il soggetto è nominale e l’oggettopronominale però vi è un’inversione (VoS). Gli altri elementi, come locuzioni preposizionali eavverbi (A), di solito seguono il soggetto e l’oggetto. L’unica eccezione a questo ordine è ildativo "n" con un suffisso pronominale (d); questi vengono prima di ogni cosa eccezione per ilsoggetto pronominale. L’ordine completo è dunque VsdoSOA.

Da notare l’infinitivo è sempre attivo, in quanto sostantivo verbale può essere modificato daaggettivi, non può essere fatto il plurale ed è solo maschile.

L’Egiziano usa l’infinitivo in diversi modi:

1. all’inizio di una legenda di scene dipinte o incise, o durante una narrazione invece di unnormale verbo finito (questa costruzione risulta essere frequente dopo un break narrativo);

2. in una narrazione può essere usato in una costruzione speciale chiamata dagli Egittologisdm pw jr.n.f. Questa è una frase nominale A pw B dove A è un infinitivo o una locuzioneinfinitiva e B è il verbo jr.n.f più un sostantivo o un pronome suffisso come soggetto. Jr.n.fassume il significato "cosa fece egli" e ha anche una forma passiva jry che significa "cosaè stato fatto"

3. dopo le negazioni NN (esprime un’azione la cui esistenza è negata) e JWTJ (esprime lanon possessione di qualcosa);

4. come soggetto di un predicato non verbale o come il predicato in una frase nominale;

5. come sostantivo l’infinitivo può servire come secondo sostantivo di un genitivo direttodopo l’aggettivo genetivale N(J);

6. come oggetto di una proposizione e può assumere diversi significati: dopo HR "sopra"significa "a causa di" o "da"; dopo M "in" descrive un’azione concomitante; dopo R "da"per descrivere scopo;

7. come oggetto di verbi transitivi come quelli di desiderio ed emozione, di percezione ecognizione, verbi di dialogo, di partenza e di fermo.

IA 442

I4M! 0B

4"E =hmst r sdm sprw jn rp’ "Sedersi ad ascoltare il supplice da

parte del nobile/governatore"4E

)M!2# ?4OM !) = rdjt-f wj m h3.t hrdw f "Mi pose dabanti ai suoi figli"

40

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11.2 INFINITIVO NEGATIVO

In Egiziano l’infinitivo negativo si crea usando l’infinitivo del verbo TM /2 /

/D2 dellaclasse 2-lit. che vuol dire "finire, fallire, non essere" seguito da una forma verbale specialeconosciuta come complemento negativale. Il complemento negativale di ogni verbo, fattaeccezione per quelli con radice geminata, si forma con la base semplice più la finale -W, la qualespesso viene omessa in scrittura. Da notare che il soggetto e l’oggetto seguono il complementonegativale; quando il soggetto è un pronome suffisso esso è attaccato all’infinitivo e non alcomplemento negativale; l’infinito negativo è sempre attivo.

/22

'2 '

?

48 0B

AT = tm m(w)t m hr(j)-ntr jn z(j) "non morire nella necropoli percolpa di un uomo"/2

4E " ( .2! ($

!= tm rdj(w) pw wnm.tw jt "il non fare che si mangi l’orzo"

11.3 INFINITIVO COMPLEMENTARIO

L’Egiziano ha una costruzione speciale nella quale un sostantivo verbale è usato come un comple-mento avverbiale dopo un’altra forma dello stesso verbo (ex tu crescerai crescendo ed evolveraievolvendo). Gli Egittologi chiamano il sostantivo verbale in questo uso l’infinito complemen-tario. È piuttosto raro nel Medio Egiziano e compare esclusivamente in testi religiosi.

L’infinitivo complementario ha sempre la finale in -T che è attaccata alla base semplice dimolti verbi o alla base geminata dei verbi geminati. Per i verbi con la consonante finale deboledovrebbe essere WT o JT, ma di solito la consonante debole viene omessa in scrittura.

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Chapter 12

La costruzione pseudoverbale

La combinazione di una preposizione e di un infinitivo può essere utilizzata anche come unpredicato avverbiale e gli Egittologi chiamano questo tipo di predicato la costruzione pseu-doverbale. Nel Medio Egiziano possiamo trovare tre tipi di locuzione preposizionale:

1. HR + infinitivo ! # hr jrt "sul fare" denota un’azione in processo;

2. M + infinitivo 2# X m h3t "stare per discendere" denota un’azione futura;

3. R + infinitivo 4 4

X r prt "stare per uscire" denota un’azione pianificata o una

conseguenza inevitabile a qualcosa.

Tutte e tre le costruzioni pseudoverbali hanno una loro discendenza Copta e sono conosciutecome "Presente Primo", "Futuro Primo","Terzo Futuro".

La costruzione pseudoverbale è essenzialmente non-temporale cioè non esprime essa stessaun particolare tempo sebbene la si possa usare per descrivere azioni passate, presenti o futuree questo lo si può dedurre esclusivamente dal contesto. Da notare la costruzione pseudoverbaleviene sempre dopo il soggetto.

La costruzione pseudoverbale può essere usata nelle frasi principali senza una parola intro-duttiva. Questo uso è possibile solo con un soggetto nominale o con forme speciali di pronomepersonale. In molti casi si possono trovare le parole introduttive JW e M.K.

1 ( < #

8 4 ?F4 0

BBB! ! 0

4 (BBB!D6 9 &2

P =’wt h3st r swrj hr strw nw kmt "Mandrie di terre straniere berranno dalle rive dell’Egitto"

2E ( 2#

X4

& P = m’t wj m m h3t r kmt "Vedi, io sono sul punto di discendere

dall’Egitto"Il predicato pseudoverbale con la costruzione HR+infinitivo è usato nelle frasi principali

con due parole introduttive ’H’.N &EB e WN.JN BB 0B ed entrambe significano "poi";

sono seguite da un soggetto nominale o un pronome suffisso e si trovano esclusivamente in testinarrativi. La preposizione HR può essere usata in un predicato pseudoverbale senza l’infinitivoper introdurre una citazione diretta. La costruzione pseudoverbale con HR+infinitivo può esserenegata dalla particella NN.

IB 0B

M!

BI2 & P = wn.jn.tw hr ’h3 m t3 kmt "Poi c’era il combattimento inquesta parte dell’Egitto".

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In predicati pseudoverbali o avverbiali in testi in Medio Egiziano con la costruzione R+infinitivopuò essere usata una forma speciale di pronome personale che è TW. TW è un pronome im-personale, può essere tradotto con "uno" e lo possiamo trovare in un predicato pseudoverbalesenza alcuna particella introduttiva. Talvolta non è usato come pronome impersonale, ma perriferirsi al sovrano.

M M!

A

!X

B

! = tw.tw hr 3s.n "Uno che ci sta inseguendo".In generale in una costruzione pseudoverbale, un suffisso o un pronome dipendente dopo

una particella introduttiva è normalmente utilizzato per esprimere un soggetto nominale.I predicati pseudoverbali possono essere usati sia in proposizioni avverbiali marcate (dopo

JST) che non marcate (con un soggetto pronominale è introdotta da JW, mentre in proposizionicon un soggetto nominale non si hanno parole introduttive).

# B6M'J! ?, ?

B

! 4( B) 0 @ = m3n sw ntrw st sn hr rdjt n.f j3(w) "Così che

le divinità possano vederlo quando loro gli staranno dando un elogio".Le costruzioni pseudoverbali possono essere usate in proposizioni relative dirette o indirette

con o senza il marcatore relativo NTJ (in quest’ultimo caso le proposizioni relative sono usatedopo antecedenti non definiti oppure dopo JW più un pronome suffisso).

2E B

!A

J " (B

! $BFA = m.tn zt pw ntt hr mn.s "Guarda, è quella donna che stasoffrendo".

Le costruzioni pseudoverbali possono essere usate in proposizioni nominali introdotte dalleparticelle NTT o WNT.

0M*O

B ?BBB ?B

4 ; "*

, != jw dd.n.sn wnt.sn r hdt tpw "Loro hanno detto che lorosono distrutti alla testa"

Infine le costruzioni pseudoverbali possono essere usate in domande, in particolare dopo laparola JN.

0B 0M>! # = jn jw.k hr m33 "Vedi?"

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Chapter 13

L’imperativo e le particelle

13.1 IMPERATIVO

L’imperativo è una forma verbale usata per dare un comando; in Medio Egiziano c’è una solaforma di imperativo che per molti verbi corrisponde alla radice verbale. Questa forma è usataper rivolgersi a una o più persone sia maschi che femmine. Nel parlato è invece possibile che visia stata una distinzione per numero e genere; in scrittura talvolta la differenza tra singolare eplurale è sottolineata per il plurale dai trattini.

Alcuni verbi hanno un imperativo particolare: vieni/venite! mj 2 0X (talvolta anche my

2G 0 0X) invece di jw e jj XM / 1 0X; dai/date! jmj 02+G invece di dj ( / F;

vedi/vedete! m(j) 2 invece di m33 # ; prendere ha, infine, un imperativo regolare, ma

spesso si trova il termine m 2E.L’oggetto di un imperativo è espresso con un sostantivo o da un pronome (nel caso di

pronomi personali si usa la forma dipendente); il soggetto dell’imperativo è spesso sottinteso,ma se è espresso si usano i pronomi dipendenti che vanno dopo l’imperativo.

0EBBB

E ( 0

+

2EBBB! T

!> j’ tw jmj mw hr db’w.k "Lava te stesso, metti acqua sulle tue dita"

Il vocativo è usato con l’imperativo e può trovarsi sia prima che dopo l’imperativo.Il Medio Egiziano ha due modi per esprimere l’imperativo negativo: M (dove M è

l’imperativo del verbo jmj 02D)+complemento negativale oppure m+jr+sostantivo ver-bale.

24F

> 2

> m rdj(w)kt m st kt "Non porre una cosa al posto di un’altra"

13.2 PARTICELLE

Esistono tre tipi di particelle: proclitiche, enclitiche e di interazione.Tra le prime (proclitiche):

1. JW 0M serve ad asserire che uno stato è vero dal punto di vista di chi parla;

2. JN 0B è usato per introdurre domande verbali e non verbali, oppure serve a marcareun soggetto in particolari tipi di frase;

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3. JH 0 "poi" è usato per marcare un’azione sequenziale;

4. JSW 0 ? (! "guardare" ha lo stesso significato di M.K ed è usato allo stesso modo;

5. JST 0 ?, può essere usata per marcare una proposizione che dipende da un’altra, disolito una proposizione avverbiale;

6. WNT BB "che" è usata per marcare una proposizione con un predicato verbale o nonverbale o una proposizione nominale;

7. M.K 2E> "guardare" è usata per introdurre le proposizioni indipendenti e sembra che

essa serva a richiamare l’attenzione sulla o sulle persone che stanno parlando (infatti la sitrova nelle forme M.K seconda persona maschile, M.T seconda persona femminile, M.TNseconda persona plurale). Raramente la forma MJ 2E è utilizzata da sola senza unpronome suffisso con il significato di "anche se", "se" oppure come imperativo "guarda!";

8. NJ D e NNDB "no" sono le due principali parole di negazione; in particolare NN

risulta essere un’invenzione del Medio Egiziano, prima esisteva solo l’altra;

9. NFR B)4 "no" è un’altra particella negativa anche se piuttosto rara, la si trova infatti

solo in tre costruzioni nfr pw, nfr n e nfr 3;

10. NHMNB

I 2EB "sicuramente" è sempre usata nelle proposizioni principali o indipen-

denti con predicato verbale o non verbale ed enfatizza la verità di uno stato;

11. NTTB

"che" è usata per marcare una proposizione con un predicato verbale o nonverbale come una proposizione nominale;

12. H3 / !, H3 3 / ! , HWJ 3 ;M %! "se solo","io desidero","io vorreiche", queste particelle si usano per marcare proposizioni principali o indipendenti sia conpredicati verbali che non verbali quando c’è un’incertezza;

13. HR 4/ "poi" indica l’inevitabile risultato di un’azione descritta nella proposizione

precedente, quindi marca una proposizione subordinata che può avere predicato verbaleo non verbale;

14. SMWN ?2BB! "forse" introduce una proposizione principale con predicato verbale onon verbale che ha significato incerto;

15. K3 > ! "poi" marca una proposizione con predicato verbale o non verbale comerisultato futuro di un’azione precedente;

16. TJ A 0 serve a marcare una proposizione con un predicato avverbiale come una prepo-sizione avverbiale.

Tra le seconde(enclitiche):

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1. 3 serve a enfatizzare una parola o una locuzione precedente; in molti casi questaparticella compare in frasi con un predicato verbale e serve anche a indicare che l’azionedel verbo è contraria al fatto;

2. JR.F 04) "così" deriva dalla preposizione R che significa "rispetto a" e può essere usato

da solo o in associazione con altre particelle: in particolare è comune la combinazionecon IST che è usata per introdurre un nuovo argomento o un’informazione aggiuntiva nelcorso di una narrazione. In questo caso si può tradurre con "ora";

3. JS 0 ? marca o una proposizione nominale non verbale o una proposizione avverbiale, ma lastessa funzione la possiede anche in frasi con predicato verbale. In generale JS indica quelleproposizioni nelle quali ci sono subordinate (è quindi un marcatore di subordinazione) equesto è vero anche nelle negazioni con NJ....JS;

4. W M "non", rara come negazione;

5. WNNT BBB

"insomma" è molto presente in frasi nominali e serve a dare enfasi;

6. MJ 2E "per favore, "ora" è usata dopo l’imperativo;

7. MS > ?! "realmente" è usata nelle frasi principali con predicato verbale o non verbale,implica sbigottimento;

8. HM I2 "e", "anche", "oltrepiù" si trova in frasi con predicato verbale o non verbale eaggiunge qualcosa a quello che è stato scritto in precedenza;

9. SWT 6M "ma" indica un contrasto con quello che precede ed è usata con predicativerbali o non verbali;

10. GRT ,4 "ora", "oltrepiù", "ma" è usata in proposizioni con predicato verbale o nonverbale;

11. TR 4 %! si trova esclusivamente in domande, non viene generalmente tradotta o al

massimo la si può tradurre con "veramente".

Tra le terze (interazioni):

1. J 0! "oh!";

2. J.ND HR 07*

! "viva!";

3. M-BJ3 2\ 0 )1 !! "no!";

4. H3 # "oh!";

5. TJW A (! "si!".

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Chapter 14

Lo Stativo

Lo stativo è una forma verbale usata per esprimere uno "stato dell’essere" nel quale il soggettoè, era o sarà; esprime quindi il risultato di una azione completata e non un tempo specifico.Talvolta lo stativo è chiamato pseudoparticipio o vecchio perfettivo. Quando il verbo ètransitivo lo stativo di solito rappresenta il risultato di un’azione precedentemente fatta sulsuo soggetto, quando invece il verbo è intransitivo allora lo stativo rappresenta il risultatodell’azione fatta dal suo soggetto.

Lo stativo è tra le forme verbali più comune in Egiziano ed esiste in tutti gli stadi dellinguaggio dal Vecchio Egiziano al Copto (dove è chiamato "qualitativo").

Molti verbi usano la forma base per formare lo stativo, con delle peculiarità per alcuneclassi. Lo stativo è sempre combinato con suffissi pronominali (o finali dello stativo); questisuffissi pronominali usati con lo stativo hanno una forma speciale:

Persona Trasl. e Geroglifico Note

1 S .KW >M / >( / >M / >

(/ >M 0 / > / >

2 S .TJ A 0/ A / usato sia per il maschile che ilfemminile; quando è è scrittoprima del determinativo

3 MS .W M/ ( è scritto prima del determinativoo è omesso

3 FS .TJ A 0/ / quando è è scritto prima deldeterminativo

1 PL .WJN M%B

!/ (%B

! la forma originale era .NW

2 PL .TJWNJ #B

% / #B è usato sia per il maschile che peril femminile

3 PL .WJ M / ( è scritto di solito prima del deter-minativo

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Sebbene lo stativo abbia sempre un suffisso pronominale esso è spesso usato con un soggettoseparato il quale è un sostantivo o una locuzione nominale o un pronome posto prima dellostativo stesso. Questa combinazione è conosciuta come costruzione SOGGETTO-stativo.Quando il soggetto dello stativo è un pronome personale esso è introdotto da una qualcheparticella. La sintassi della costruzione SOGGETTO-stativo è praticamente la stessa delle frasiavverbiali, eccetto che il predicato che è allo stativo invece di essere un avverbio o una locuzionepreposizionale.

Nonostante lo stativo sia "senza-tempo" la costruzione SOGGETTO-stativo è regolarmenteutilizzata in Medio Egiziano per esprimere il passato di verbi intransitivi, in particolare quellidi movimento, ed è introdotta dalle parole ’H’.N &

EB , WN.JN BB 0B o WN.HR BB

4 che

possiamo tradurre tutte con "poi".Lo stativo può essere usato per esprimere un tempo passato di verbi transitivi alla forma

passiva e il soggetto è espresso da un pronome personale. C’è pero un’eccezione rappresentatadal verbo RH 4

"sapere" che ha sempre significato attivo; l’oggetto di questo verbo (cosa èconosciuto) può essere espresso da un sostantivo o da un pronome e in questo caso è usata laforma dipendente.

Lo stativo di un verbo aggettivale descrive la qualità del suo soggetto, ma è leggermentediverso nel significato dal predicato aggettivale in quanto lo stativo di un verbo aggettivalesottolinea che la qualità posseduta dal soggetto è conseguenza di una qualche azione.

La costruzione SOGGETTO-stativo nelle proposizioni principali può essere o non in-trodotta da particelle, quando due proposizioni sono combinate insieme sia le parole intro-duttive che il soggetto dello stativo possono essere omessi nelle seconda parte della frase e inquesto caso si parla di frasi composte; la costruzione SOGGETTO-stativo nelle proposizionirelative è di solito introdotta dall’aggettivo relativo NTJ che serve esso stesso come soggettodello stativo, nelle preposizioni indirette però NTJ serve come marcatore e il soggetto dello sta-tivo è espresso separatamente, oppure NTJ potrebbe non essere presente dopo un antecedenteindefinito; la costruzione SOGGETTO-stativo nelle proposizioni nominali è normalmente in-trodotta dalle particelle NTT o WNT che si traducono con "che". Nelle frasi indipendenti conpredicato avverbiale la costruzione può fungere da proposizione nominale, in particolare nei casiin cui è oggetto del verbo oppure è l’elemento A in una frase nominale A pw, o è oggetto dellapreposizione composta m ht che significa "dopo"; nelle proposizioni avverbiali la costruzioneSOGGETTO-stativo può essere introdotta da particelle oppure no, inoltre tale costruzione inproposizioni avverbiali può esprimere un risultato o una circostanza, ma solo il contesto ci puòdire se è l’uno o l’altro caso; nelle domande è generalmente preceduta dalle particelle JN JW;raramente è negata la costruzione SOGGETTO-stativo, ci sono solo alcuni esempi in MedioEgiziano dopo la particella NN.

Lo stativo può trovarsi anche senza un soggetto, come si è visto per la seconda proposizionenelle frasi composte o quando non ci si riferisce a nulla in particolare. Ci sono vari casi neiquali lo stativo è usato da solo: nelle proposizioni principali e in questo caso ha due significati ocome espressione di un’azione passata (è attestato solo per la prima persona singolare o la terzapersona singolare maschile, ma è molto raro) o come un desiderio/comando (solo con la seconda

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persona plurale e singolare e viene tradotto come un imperativo) un esempio particolare con laterza persona allo stativo che può essere usato come una sorta di augurio dopo i nomi di sovranicome ’nh.(w) dt D

* 0

"viva per sempre"; nelle preposizioni relative dirette e non marcate,lo stativo viene giusto dopo un sostantivo o una locuzione nominale precedente; negli epiteticome nei casi dei verbi tm

/2 "completo", dmdj 8O "unirsi", t(w)t

"riconciliarsi"nei significati di "intero", "completo", "pieno" nelle preposizioni avverbiali non marcatepure si può trovare lo stativo senza un precedente soggetto e in particolare dopo i verbi wrs"passare il giorno", sdr "andare a dormire" dove il soggetto dello stativo corrisponde a quellodella frase precedente e gmj "trovare" dove il soggetto dello stativo corrisponde all’oggettodel verbo. Talvolta lo stativo senza un soggetto precedente può esprimere il risultato di unaproposizione avverbiale.

4E>M

4 6

BI = rdj.kwj rpr nswt z3 "fui posto nella casa del principe figlio del re"

*O

>M = dd. kwj "io dissi" e non "io fui detto"4 > (

4B

> = rh.kwj rn-k "io conosco il tuo nome"

1 0%X A 0BK = jjtj n-j "che tu sia il benvenuto presso di me"

8M !B

! 1 0 X

9O = jswt-n jj.t(j) ’dt(j) "il nostro equipaggio è arrivato sano"

" X

B

A

&EX 2

4 #

> = hp-n-j s ’h’ mr w3t-j "incontrai un uomo all’imbocco

della mia strada"

49

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Chapter 15

La forma SDM.N.F (il perfetto)

Descrive un’azione completa, quindi non un tempo passato, solo l’aspetto, infatti un’azionepuò essere completa nel passato, ma anche nel presente e nel futuro.

"Io ho scritto gli appunti prima di venire a lezione";"Io avevo scritto gli appunti prima di venire a lezione";"Andrò a lezione dopo che avrò scritto gli appunti";In tutte queste frasi l’azione è sempre compiuta al di là del tempo e questo si definisce

aspetto di un verbo.C’è una differenza con lo stativo in quanto questo viene più usato con il verbo intransitivo,

mentre la forma SDM.N.F quando il verbo è transitivo. Inoltre quando un verbo aggettivaleè usato con la forma SDM.N.F esso esprime l’acquisizione di una qualità piuttosto che laqualità stessa.

La forma SDM.N.F. è sempre marcata dalla consonante N aggiunta direttamente comesuffisso al verbo e usando il verbo sentire "sdm" 42

B

) come modello gli Egittologi siriferiscono a questa forma chiamandola sdm.n.f "sedgem-EN-ef". Molte classi verbali usanola forma base e il suffisso è scritto dopo il determinativo e in quei verbi che finiscono in N ilsuffisso è messo prima del determinativo.

La forma SDM.N.F è una coniugazione suffisso e può avere un sostantivo, una locuzionenominale, un pronome come soggetto che lo seguono sempre. Infatti l’ordine della frase prevedeprima il verbo e poi il soggetto e rare sono le eccezioni, inoltre quando il soggetto è un pronomepersonale è espresso come un pronome suffisso attaccato direttamente alla forma verbale dopola terminazione o altri suffissi e da qui il nome "coniugazione suffisso".

Il pronome suffisso della prima persona comune è spesso omesso in quanto corrisponde allalettera J, quindi la frase potrebbe sembrare senza soggetto, ma in realtà è stato semplicementeomesso nella scrittura.

Il pronome impersonale TW potrebbe essere usato come soggetto della forma SDM.N.F, maè usato molto raramente e in molti casi marca una forma passiva del SDM.N.F.

Come scritto sopra la forma SDM.N.F è per lo più usata con i verbi transitivi e sebbenepossa comparire senza particolari parole introduttive nel suo uso normale essa è introdotta dalleparticelle JW per descrivere un’azione passata, ’H’.N. e M.K per descrivere un’azione completa,oppure dopo la particella h3 per descrivere un’azione che sarà completa in un tempo futuro o

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dopo 3 per indicare un fatto contrario a quello che si è realmente verificato.La forma SDM.N.F è normalmente usata nelle proposizioni avverbiali non marcate o marcate

della particelle JST o TJ per denotare una circostanza precedente, ossia un’azione che è statacompletata prima rispetto a un’azione o una circostanza descritta nella proposizione principale.Talvolta l’azione espressa dalla forma SDM.N.F fornisce la ragione per cui l’azione è avvenuta.

La forma SDM.N.F la si usa solo in due tipologie di proposizione relative: proposizionirelative dopo NTJ o relative non marcate dopo un antecedente non definito sia diretto cheindiretto.

Quando è usata in proposizioni nominali è talvolta preceduta dai marcatori di proposizioninominali NTT o WNT, oppure la forma SDM.N.F può essere usata in proposizioni nominalicome oggetto del verbo o preposizione.

M\B

$)2 : 6

B

)//+&4M!) = wbn-f m 3ht mh-n-f t3wy m mrw-f "Egli splende

all’orizzonte egli ha riempito le due terre con il suo amore"

2E>*O

BB

24'% = mk dd-n nj mr ht ntr "Vedi mi (a me) disse il soprintendente del

tempio "=& 0M>2

B

8E 26623 % = nb-j jw gm n j w’ m nnn(w) shty "Io ho trovato

uno di questi dell’oasi".La forma SDM.N.F può anche essere negata dalle particelle NJ o NN (la costruzione con

questa particella è più rara) e denota la negazione di una azione, abilità o necessità o qualcosache è generalmente vero in quel momento. La forma SDM.N.F negata può essere usata nellapreposizione principale così come in quelle subordinate dando una connotazione di inabilità.La forma SDM.N.F la si può trovare nelle proposizioni principali marcata dalla particella NTT,in proposizioni relative dirette e indirette dopo un antecedente non definito e spesso dopol’aggettivo relativo jwtj "che non" il quale si lega in genere e numero con il suo antecedente.

D*O

B 0 = n dd-n-j "Io non posso parlare"Per quanto riguarda le domande, ne esistono di due tipi con predicato verbale: quelle che

sono definite domande predicato nelle quali è domandata l’azione del verbo e le domandeaggiunte nelle quali sono aggiunti altri elementi alla domanda. Quando la forma SDM.N.F èusata nelle domande predicato essa è normalmente preceduta dalle particelle JN JW o solo JN,nelle altre invece la forma SDM.N.F è la prima parola della frase.

0B 0M ?4M IB

>E R

% = jn jw srwh.n.k ’tj "Hai trattato le due membra?"

51

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Chapter 16

Congiuntivo/prospettivo, perfettivo,imperfettivo, esistono o no?

Gli Egittologi credevano inizialmente che esistessero sei forme verbali indicate come SDM.F chedovevano corrispondere in italiano al congiuntivo indicante uno stato come possibile, desider-abile o contingente relativamente a una qualche azione o situazione; al prospettivo attivo epassivo che indica un’azione che non si è ancora verificata; al perfettivo indicante un’azione conriferimento al passato (conosciuto anche come indicativo SDM.F); all’imperfettivo indicanteun’azione che si ripete o incompleta (chiamato anche SDM.F circostanziale).

Essendo che non ci sono delle classi verbali nelle quali ognuna delle sei forme ha delledistinzioni apparenti si è iniziato a discutere sulla possibilità se queste distinzioni esistesseroper davvero. Recenti studi, infatti, sembrerebbero propendere più per una distinzione traforma SDM.N.F e SDM.F generica, dove la sfumatura della possibilità piuttosto che quelladella incompletezza o del desiderio sono deducibili esclusivamente dal contesto.

16.1 LA FORMA SDM.F

A differenza della forma SDM.N.F la forma SDM.F non si distingue per un particolare suffisso,ma essa corrisponde per molte classi verbali alla radice stessa del verbo. È possibile trovarequesta forma con il pronome suffisso impersonale TW "uno" che può essere usato per creare laforma passiva.

La forma SDM.F la possiamo trovare nelle frasi principali, ma il suo significato lo deduciamodal contesto, infatti potrebbe esprimere una volontà o un ordine, una necessità o un evento chepotrebbe verificarsi in futuro, o che in realtà si è già verificato. Naturalmente la forma SDM.Fè presente anche in frasi subordinate e spesso dopo alcune particelle quali HR

4 denotando

una necessità e K3 > ! denotando invece una conseguenza futura. In particolare la formaSDM.F si trova nelle proposizioni avverbiali non marcate per esprimere uno scopo, un risultatooppure un comando; talvolta però si possono trovare le particelle JST o TJ per esprimere azioniconcomitanti.

Nelle proposizioni relative con un antecedente indefinito è comune questa forma, è invecemolto rara con il marcatore NTJ.

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Nelle proposizioni nominali sia marcate da NTT che non possiamo trovare la forma SDM.Fin particolare come oggetto del verbo.

&EB

4E)M 24

) = ’h’.n rdj.f wj m r.f "Poi lui mi mise nella sua bocca"

9>%

4D) B4 >

*)9 = jnk mr.f nfrt msd.f dwt "Sono uno che ama quello che è buono e

odia ciò che è cattivo"

; %M! &4 0 0!M < > = hwj 3 mry wj k3.k "Vorrei che il tuo KA mi desiderasse!"

La negazione della forma SDM.F ha valore passato con la particella NJ D 0 e futuro con

la particella NNDB .

D # 4

%A4M

"B = n m3.j mjt srw pn "Io non ho visto una cosa simile a questa oca"

D>2) ? = n gm.f st "Egli non trovò ciò"

2E,B

DBE44F "J !" = m’tn nn srr p3t "Vedete non sarà diminuito il pane"

Nelle domande la forma è spesso introdotta dalla particella JN o JN JW.

0B 0 (< &4!)B9 = jn jw k3 mr.f ’h3 "Il toro è in attesa di combattere?"

16.2 LE ALTRE CONIUGAZIONI SUFFISSO: SDM.JN.F,

SDM.HR.F, SDM.K3.F, SDMT.F

Il sistema verbale Medio Egiziano ha altre quattro forme che gli Egittologi classificano ap-partenere alla coniugazione suffisso, di cui tre sono marcate da un suffisso come la formaSDM.N.F: la forma SDM.JN.F dal suffisso JN, la forma SDM.HR.F dal suffisso HR, la formaSDM.K3.F dal suffisso K3; questi suffissi seguono la radice verbale e precedono altri suffissi.La quarta forma è marcata dalla lettera finale -T che è attaccata direttamente alla radice delverbo e tale forma è conosciuta come SDMT.F e può essere usata sia con significato attivo chepassivo.

La forma SDM.JN.F è di solito al passato sebbene possa essere usata per altri tempiverbali, esprime un’azione successiva o conseguente, ossia un’azione che è accaduta dopoo come risultato di un’altra azione; la forma SDM.HR.F esprime un’azione necessariao normativa; la forma SDM.K3.F è usata per riferirsi a eventi futuri, mentre la formaSDMT.F esprime un’azione completa come la forma SDM.N.F, e il suo uso è molto limitatonel Medio Egiziano.

1. la forma SDM.JN.F presenta il suffisso JN 0B/ 0" il quale è aggiunto direttamentealla radice del verbo prima di altri suffissi e dopo i determinativi. Può essere usata conil TW impersonale, lo stesso suffisso è usato anche per la forma passiva, di solito è laprima parola di una frase e occorre molto spesso nelle narrazioni con lo scopo di muoverela storia da un evento all’altro;

XM 0B

,M4 ? 4 0!B F ) = jw.jn.tw r smj n hm.f "Poi uno arriva a riportare la Sua

Incarnazione"

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2. la forma SDM.HR.F si distingue per il suffisso HR 4 il quale è aggiunto alla radice

verbale prima di altri suffissi. Può essere usata con il TW impersonale, lo stesso suffissoè usato anche per la forma passiva, di solito è la prima parola di una frase principale oindipendente;*O

4

B) 07*!

> = dd.hr.t(w) n.f j.nd hr.k "Uno dovrebbe dire a lui: Ave!"

3. la forma SDM.K3.F si distingue per il suffisso K3 > , il quale non si scrive mai come

il bilittero <, è aggiunto alla radice verbale prima di altri suffissi e dopo i determina-tivi. Può essere usata con il TW impersonale, ma ha significato passivo, di solito è laprima parola di una proposizione. La controparte negativa si può esprimere con la formaSDM.K3.F del verbo tm più il complemento negativale, oppure è espressa con le particelleNN o NJ;B

I 2I> ?

," 5

!! + M !!'

! = nhm.k3.t(w) stpwt hr h3wt ntrw "I

tagli di carne scelti saranno tolti dagli altari del dio"

4. la forma SDMT.F si distingue per la finale -T che non è un suffisso in quanto è scrittacome parte della radice del verbo prima dei determinativi diversamente dagli altri suffissi.È piuttosto frequente la costruzione con la particella negativa NJ che è in particolar modousata nelle proposizioni avverbiali, oppure è comune l’associazione con le preposizioni R"rispetto a " o DR "perché/dal momento che".

44B>D> ? 0 0

4, !D

" 4 ' J! = hpr rn.k nj msyt r(m)t, nj hprt ntrw

"La tua identità evolvette prima che le persone fossero nate, prima che gli dei evolvessero"

16.3 LE PARENTETICHE

Nelle narrazioni in Medio Egiziano le citazioni dirette sono molto spesso introdotte da parolecome dd.jn o ’h’.n dd.n "poi disse" seguito dal nome di chi parla o da un sostantivo o da unpronome. Occasionalmente, comunque, il Medio Egiziano mette la referenza a chi parla dopola citazione diretta; in questo caso chi parla è introdotto non da una forma di verbo dd "dire",ma da una delle tre speciali parole che sono usate per questa particolare funzione. Questeparole introduttive sono conosciute come parentetiche, ossia: JN 0B, HR

4 e K3 > /

> !. Esse corrispondono al verbo dire al presente, al passato e al futuro e sono poste allafine della citazione diretta o più raramente verso l’inizio della frase.

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Chapter 17

Il participio

Il participio è una forma verbale che è usata specificatamente per servire da aggettivo, si puòdire che il participio sia semplicemente un modo conciso di esprimere una proposizione relativadiretta con un predicato verbale in una sola parola.

In passato gli Egittologi distinguevano cinque participi: il participio prospettivo, il par-ticipio perfettivo attivo, il participio imperfettivo attivo, il participio perfettivo pas-sivo, il participio imperfettivo passivo.

Oggi, invece, si tende a tradurre il participio come un verbo, come un sostantivo, come unafrase relativa.

Il participio come verbo lo possiamo trovare in forma attiva base (corrispondente a quelloche in passato gli Egittologi riconoscevano come perfettivo attivo) e geminata (corrispondentea quello che in passato gli Egittologi riconoscevano come imperfettivo attivo) e in forma pas-siva base (corrispondente a quello che in passato gli Egittologi riconoscevano come perfettivopassivo) o geminata (corrispondente a quello che in passato gli Egittologi riconoscevano comeimperfettivo passivo).

Vi sono verbi che stranamente presentano per il participio passivo la forma geminata comead esempio dd: dddj *

O

O%

I &4! = z3 mr "Il figlio amante"

Participio attivo Participio passivoPersona Base Geminata Base Geminata

M.S jr jrrj/jrry jry/sdm jrrwM.PL jrw jrrjw/ jrryw jryw/sdmw jrryw (jrrw)

F(S-PL.) jr.t jrr.t jry.t/sdm.t jrrt

tp.t-r pr.t m r "Formula che è uscita dalla bocca" dove pr.t è il participio attivo femminilejn ntr jr jgr=f "È dio che ha fatto la mia eccellenza" dove jn è enfatico e jr è il participio

attivo maschilejrtt nt ms.t t3y "Il latte di una (donna) che ha partorito un figlio maschio" dove ms.t è un

participio attivo femminile con valore di perfettivo

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wpty hdd hnt r hnw "Il messaggero che naviga verso nord e che naviga verso sud verso lacapitale" dove hdd è un participio attivo geminato maschile e hnt è un participio attivo basemaschile

3h n jrr r jrrw n=f "È più utile per colui che la fa questa cosa che per colui per cui essa èfatta" dove jrr è un participio attivo e jrrw un participio passivo

n rh.n.tw hpr.t hr=s "Non si conosce le cose che sono avvenute per essa = non si conosce ilmotivo per cuoi sono avvenute queste cose"

sn jrr(w) hn’=f hpr mhft "Il fratello con cui su facevano (cose) insieme è divenuto un nemico(lett. il fratello fatto insieme a lui)" dove jrr(w) è un participio passivo e hpr è uno stativo

ms.wj dddj n=f nn "Com’è gioioso colui a cui è detto ciò" dove dddj è un participio passivonfr.t nb.t jnnt n hm m nb=j "Ogni cosa buona che è stata/sarà portata alla maestà del mio

signore" dove jnnt è un participio passivoEsso può servire come secondo sostantivo di un genitivo indiretto, come oggetto di una

proposizione e come soggetto di un verbo. Come altri sostantivi può essere usato come predicatoin una frase nominale. Non è detto però che il participio come sostantivo debba per forzamodificare un altro sostantivo, infatti è possibile trovarlo da solo e in questo caso si parla disostantivo d’agente.

Il participio può anche essere usato per modificare un sostantivo e come un aggettivo siaccorda in genere e numero con il sostantivo da modificare. Come un qualsiasi aggettivo ilparticipio presenta tre forme base il maschile singolare e plurale (in questo caso può presentarei tre trattini tipici dei sostantivi plurali oppure no) e il femminile. Ad esempio l’aggettivo nfr"buono, uno che è buono" è un participio attivo del verbo nfr "diventare buono" così come ilparticipio mr "amante, uno che ama" è il participio attivo di mrj ossia "amare".&4! = mr "Amante"Il participio come frase relativa in quanto, come detto sopra, esso stesso rappresenta il

modo normale che il Medio Egiziano usa per esprimere una proposizione relativa che ha unpredicato verbale.

I &4! = z3 mr Il figlio che ama"

17.1 IL PARTICIPIO FUTURO

Il participio futuro è una forma verbale che è sempre attiva nel significato. Essa si compone ditre parti: la radice verbale, la finale -TJ (di solito scritta come !/ / A 0) e i pronomisuffisso che sono usati per marcare genere e numero (in realtà si trovano solo la terza personasingolare e la terza persona plurale). Talvolta il participio appare senza pronome suffisso.

Persona Geroglifico

M S

)

%/ ) /

%)

M PL % ?B

!/ ?B

!F S

% ?%/ ?% / ?

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8 BBB

% ?%!

BB) = h3s.t wnn.tj.sj hr mw-f "Un paese straniero il quale sarà sulla sua acqua"

(espressione per indicare la fedeltà verso qualcuno)

: B42

)

%= 3h.t sdm.t(j)f(j) "Una cosa utile a chi ascolterà"

> 0 04 > ?

) 4 /2 > ?

" = ky (r) rh ms.t r tm(t) mst dove ms.t è un infinitivopoiché il complemento negativale viene presto sostituito con un infinito

/2 ?

B

! ?E4M>M B ' "B = tm tsn s’rw wj n ntr pn "colui che non mi fa salire

verso questo dio"

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