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Cir n. 21

Date post: 12-Jun-2015
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Comunicazioni & Informazioni Rurali
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Comunicazioni &Informazioni RuraliC.I.R. N.21

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ALL’EOLICO SELVAGGIONO!VOLETE UN MEGA IMPIANTO EOLICO INDUSTRIALE SUL CRINALE ??!!L‛ultimo incontro del CIR è stato ospitato da Gimmi e Simona nella loro casa (la Greta) sulle bellemontagne della valle dell‛Acquacheta a due passi dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, inToscana. Negli ultimi tempi gli abitanti della valle, che hanno scelto questo posto per la suatranquillità e la sua bellezza naturale, si sono trovati a dover fare i conti con un imminente pericolo:la costruzione di un grande parco eolico industriale, che prevede il disboscamento del crinale per lacostruzione di pale eoliche alte più della torre Eiffel e larghe quanto un campo da calcio, checambieranno il paesaggio e l‛orientamento di tutta la zona…Durante l‛incontro abbiamo anche partecipato ad una marcia sul crinale organizzata dal comitato,espressamente costituitosi per il problema in questione, e dai vari gruppi e associazioni che hannoaderito a questa iniziativa. Di seguito riportiamo le motivazioni del “No! all‛eolico industriale”, concui il Comitato spontaneo Ariacheta sta portando avanti la sua battaglia.

Il progetto nel comune di San Godenzo (Valledell’Acquacheta) è già stato presentato inregione; l’impianto all’esame sarebbe il piùinvasivo della Toscana e uno dei piùsproporzionati di tutt’Italia. Esso stravolgecompletamente gli scenari presentati un anno fadurante l’assemblea informativa allapopolazione.Infatti il programma del parco eolico presumefino a 45 MW di produzione, questo contrastacon i contenuti della pianificazione regionale cheprevede la realizzazione di impianti in 15­25località con potenza compresa tra 15 e 25 MW;da notare anche che l’area in oggetto è contenutanell’elenco delle aree in cui risulta inopportunala realizzazione di impianti eolici.Il suo disegno prevede 14 torri eoliche di 155metri complessivi, con pali di 105 m, navicella di62 tonnellate, pale di 100 m di diametro, dallaFiera dei poggi al Peschiena. Ogni torre produceun rumore di 106 decibel ciascuna, paragonabilead un trattore a pieno regime quindi centinaia diettari di bosco perderanno il loro silenzio. Comese non bastasse, i siti delle torri eolichediventeranno area industriale, modificando nellearee circostanti gli attuali livelli consentiti diemissione di rumore.Questo scempio comporterebbe che parte di unSIC ( sito di importanza comunitaria) rilevanteper l’elevatissimo valore paesaggistico enaturalistico verrebbe degradato ad areaindustriale, creando il precedente per rendere

accessibile l’area ad ulteriori istallazioniindustriali, come antenne, ripetitori e chi più neha più ne metta.Il percorso dell’impianto passerebbe a monte dizone con elevata pericolosità geologica e nellevicinanze delle sorgenti più importanti

dell’acquedotto di SanGodenzo.Inoltre si prevedonomovimenti di terra di almeno120.000 metri cubi e relativotraffico di cantiere, con lacostruzione di strade larghealmeno 5 metri al posto disentieri (00,GEA), mulattiere etracciati storici.Le torri eoliche altereranno levisuali panoramiche dell’interocomune e di un area vastaestesa fino almeno 20Km.

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A NOI SEMBRA CHE:1) Stiamo assistendo allo scempio del nostropaesaggio incontaminato, al degrado dei valoristorico­culturali e al decadimento del valorieconomici legati al turismo e alla valorizzazionedelle ruralità.2) La nostra più importante risorsa, il paesaggio,verrebbe svenduta per fare gli interessi dellasocietà realizzatrice del progetto: InfrastruttureSpA (ED.VT.srl).3) Se in passato il valore dell’area ha determinatouna variante sul tracciato del metanodotto amaggior ragione quest’opera mostruosa non sideve fare.4) Nell’insieme il progetto presentato è un offesaallo spirito delle procedure di VIA (Valutazionedi Impatto Ambientale), banalizza l’impatto sugliuccelli, sull’intera fauna e sull’insediamentiumano presenti sul territorio. In realizzazionisimili si è visto e provato che l’impatto èdevastante.5 )Il progetto non rispetta i vincoli e ledisposizioni di programmazione e pianificazioneterritoriale ed è in contrasto con i valori dellazona protetta SIC.6) Nessuno vorrebbe fare una passeggiataall’Acquacheta con un rumore di lavatrice dietrole spalle!7) Non ci sia sostenibilità locale e si precluda persempre lo sviluppo legato alla vocazione naturaledel luogo.8) Gli incidenti e i malfunzionamenti di questiimpianti sovradimensionati sono moltofrequenti: c’è una vasta documentazione aprovarlo. Il vero interesse non è la produzione dienergia “pulita” ma sono i finanziamenti pubblicied in particolare i “certificati verdi”.9) Si dovrebbe imparare dagli errori passati:vogliamo un’altra Cavet?

LE NOSTRE PROPOSTE:­ Rivedere il progetto alla luce di più accurate edobiettive considerazioni qualitative e non soloeconomiche, facendo appello al Principio diPrecauzione in via di elaborazione da parte dellaComunità Europea.­ Promuovere le energie rinnovabili sostenibili ediffuse: piccoli impianti ( minieolico, minidro,fotovoltaico e biomasse) di potenza nonsuperiore a 20­30 KW, compatibili con ilpaesaggio e l’insediamento umano.­ Permettere ai cittadini di avere un controllosulle modalità di produzione delle energierinnovabili sul loro territorio.

NON SIAMO CONTRO L’EOLICOMA SIAMO CONTRO LA SPECULAZIONE AMBIENTALEPer maggiori informazioni andate su : www.ariacheta.blogspot.comO scrivete a : [email protected]

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LA PASSEGGIATA DEL 2 GIUGNO 2009Alcune persone, facilmente descrivibili come speculatori, hanno pensatobene di progettare una serie di quattordici pale eoliche, alte 150 metri, dacostruirsi sul bellissimo crinale appenninico, poco sotto il passo delMuraglione (tra Firenze e Forlì), dove passa il sentiero gea 00. Questo siinserisce nel contesto attuale di continua richiesta di energia pulita (?) e nelfatto che la regione Toscana cerchi di produrre quanta più energia possibiledalle cosiddette "fonti rinnovaili".Presumo che questi progetti siano sostenuti perché se ne prevede un forte

guadagno economico, e perché l'essere umano tenda sempre a marcare la sua supremazia sul territorio e sulle altrespecie. Orgoglio e denaro. Le persone che sarebbero vittime di questo flagello hanno deciso bene, di costituirsi in uncomitato, il comitato dell'Ariacheta, che deve il suo nome all' Acquacheta, toponimo locale descritto anche daDante nella sua Divina Commedia, e di passare all' azione. Tra le tante iniziative, quella che finora ha coinvolto piùpersone da altre parti d'Italia è stata questa passeggiata, che si è svolta il 2 giugno, proprio dove si dovrebbeabbattere la smania speculatrice cementificante.SEGUE UN RESOCONTO DEL TUTTO PERSONALE DELLA GIORNATASiamo partiti dal Piemonte in cinque, 4 sedicenti adulti e una bimbina che non ha ancora un anno, con un tempo chenon accompagnava affatto, ma almeno abbiamo viaggiato al fresco. La sera del primo siamo arrivati a piedi alla Greta,che è una casa sotto il crinale, dove vivono Gimmi e la Simona, con i figli Greta e Nathan, e proprio sopra la lorocasa c'è il rischio che si infestino questi mostri eolici. I carissimi amici e gli avanzi del CIR (che era statoorganizzato in quei giorni là) ci hanno offerto una calorosa accoglienza.La mattina abbiamo offerto la faccia a un vento implacabile e ci siamo recati al punto di partenza, suonando le danzedella nostra valle. Con felice sorpresa, visto il tempo, abbiamo trovato più gente di quanta pessimisticamente cieravamo immaginati. Informazione, cartelli, volantini e soprattutto interventi e discussioni tra le persone: coi piedinel fango e la testa tra i faggi si è consumata la giornata.Il cammino ha trovato pace in una suggestiva faggeta dove si è pranzato, discusso, ballato, e dove una enormecatena umana ha dato vita a un grande cerchio. Le mani giunte hanno unito anche i più scettici, e tutti si sonosciolti in un canto salmodiante, poi un meditativo hom. La tenerezza di un' unione così intensa gonfiava l'aria.Finalmente incontrarsi e scambiare il cibo del pranzo,scambiarsi di corpi nella danza, nella quadriglia delbosco, e scambiarsi opinioni, già questa è unaprima vittoria contro l'isolamento quotidiano, esseriumani che affrontano una minaccia tangibile e nonconsumatori tra gli scaffali della coop, alla ricerca delprezzo più basso da pagare.Credo che sia questo il primo nemico, il primo scoglioda affrontare: trasformarsi da consumatori a esseriumani, che l’occhio da rettangolare a forma ditelevisione riprenda la sua forma solare."La fabbrica del consenso" anche nei problemi energeticispinge in una sola direzione: al consumo.Consumo di energia, in grandi quantità semprecrescenti, ed è per questo che non basta quel che c'è già. Voglio di più. E invece, inaspettatamente, sorge l'essereumano, la pelle stantia del consumatore marcisce al suolo, la crisalide ingorda svela la farfalla austera che dice: vogliodi meno. E’ questa la chiave di volta, l'unica via possibile per affrontare questi mostri eolici: ridurre, decrescere. Ilfuturo, ha detto qualcuno nella passeggiata, è nel lume di candela.

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Ma perché tutto questo bisogno di energia?Per alimentare i frigoriferi dei supermercati?Per costruire automobili?Per allevare animali da macello?Per l'agricoltura intensiva su scala industriale?Don Chisciotte affronta i temibili mulini a vento con una sola arma: la fiducia incrollabile in un mondodiverso, un mondo dove non c'è spazio per il "progresso" e l'industria, un mondo senza sfruttamentoalcuno, dove l'essere umano è consapevole di essere un ospite in questo fantastico banchetto che è laTerra.Purtroppo l'essere umano sovente crede che tutto sia a sua disposizione, che tutto gli sia dovuto, e che sia"normale" sfruttare ogni angolo e specie disponibile. Solo con una prospettiva più ampia potremo sconfiggere questoprogetto nocivo, senza offrire al nemico alcuna alternativa: non ce n'è bisogno. Se qualcuno partorisce progettinefasti come questo ci manca solo che gli oppositori gli forniscano delle idee su come rimediare!L'unico rammarico della passeggiata è stato il linguaggio, molti dicevano: "qui è dove ci sarà la pala eolica di 155metri ... ", "qui è dove faranno la strada per i camion ". Mah! La lotta comincia dalle parole, "qui è dove NON cisarà la pala eolica ... ", “qui è dove NON faranno… “.Innanzitutto vincere il senso di impotenza, al quale purtroppo, siamo stati educati fin da piccoli. Ma questo è unnemico nostro, tutto mentale, che possiamo sconfiggere da soli, come una sorta di training autogeno o che ne so io,ma comunque, è solo una convinzione, in realtà (?), è possibile.Nulla è vero, tutto è permesso: così ci ammonisce il Vecchio della Montagna.Ho conosciuto questi posti la prima volta in compagnia di amici bipedi e quadrupedi, camminandoci a lungo,bivaccando, dormendo e felicemente perdendomi; è uno dei pochi posti in Italia dove è possibile perdersi, dove c'èancora qualche angolino di selvatico. E a chi vogliamo consegnare questo?Come il Gatto e la Volpe tendono la trappola a Pinocchio per rubargli le sue monete, Cemento e Tondino aspettanol'ingenuo cittadino per rubargli il suo tesoro: il selvatico (quel che resta: briciole, purtroppo). Nessuno spazio sulcrinale per la vegetazione, per l'incolto, nessuno spazio al mistero. Dove c'è un monte, una collina, vediamo già gliorrendi arpioni del baleniere che piantano ripetitori, antenne, Acab famelico segna il suo terreno di caccia, apre poila strada (letteralmente) a ogni nefandezza industriale. Le antenne si riproducono più velocemente delle buoneidee, accanto a loro come funghi maligni crescono tumori cementizi.Di tutti gli interventi ascoltati quello più forte è stata la testimonianza di una vittima di queste pale. Una personache con la sua famiglia ha faticato a lungo per risistemarsi una casa, con vario terreno dove poter coltivare per faredel buon biologico. Sopra tutto questo torreggia ora la nera ombra di una pala eolica, meno alta di 150 metri, mache comunque gli impedisce di vivere e coltivare serenamente. Rumore, rumore, rumore, come una motosega accesa,SEMPRE.Il racconto semplice, senza altro senso che non raccontare il proprio dramma, ci ha raggelati. Un pugno nellostomaco. Niente politica, solo la vita che viene schiacciata, spazzata via dall' energia pulita.Vorrei che questa fosse una lotta di tutti e in tutti i luoghi, e non solo perché il predatore ha scelto il nostrocortile. Se oggi fermiamo le pale eoliche, domani sarà un inceneritore, un'autostrada, il treno ad alta velocità.Siamo alle strette. O noi o il predatore, e lui ha tutto il consenso, in fondo, “ mica vorrete tornare all’età dellapietra?!”.«Anziché il grande, scegliamo il piccoloo comunque "a misura d'uomo".Alla distanza preferiamo la vicinanza.Al consumismo, l'austerità.Allo stress e alla velocità, scegliamo la calma e la tranquillità.Al quantitativo scegliamo il qualitativo.All'individualismo rispondiamo con la solidarietà.All'accentramento, il decentramento.Alla gerarchia, rispondiamo con l'orizzontalità dell' assemblea.»(Dal giornale Ekintza Zuzena, dettaglio di uno scritto di Julio Villanueua,sulle prospettive delle lotte contro lo sviluppo).

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ENERGIE ALTERNATIVE:VERA SOLUZIONE O ...BUSINESS DEL NUOVO MILLENNIO!!!!

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Certificati verdiUn certificato verde è una forma diincentivazione di energia elettrica da fontirinnovabili; Si tratta in pratica di titolinegoziabili, il cui utilizzo è diffuso in molti statitra cui l'Italia.Si tratta di certificati che corrispondono ad unacerta quantità di emissioni di CO2: se un impiantoproduce energia emettendo meno CO2 di quantone avrebbe prodotta un altro alimentato confonti fossili (petrolio, gas naturale, carbone ecc.)perché "da fonti rinnovabili", il gestore ottienedei certificati verdi che può rivendere (a prezzidi mercato) a industrie o attività che sonoobbligate a produrre una quota di energiamediante fonti rinnovabili ma non lo fannoautonomamente.Per ulteriori approfondimenti potete ricercare suwikipedia alla voce “certificati verdi”

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Il panorama associativo è costellato da migliaiadi associazioni con migliaia di statuti i quali siassomigliano tutti, differenziandosi solo peralcune particolarità, quindi in teoria è possibileridurle ad un unico denominatore comune: lavoglia di aggregarsi, di unirsi in piccole celluleper contare di più, per incidere maggiormentenel tessuto politico sociale italiano.Analogamente i partiti che sono espressionedel popolo in politica, in quanto lo dovrebberorappresentare in sede parlamentare, sonodiventati espressioni di se stessi, tendono aperpetrarsi riproducendo meccanismi diprivilegio e di potere che hanno travolto lapolitica in quanto gestione della cosa pubblica,facendo invece gli interessi delle lobbieseconomiche più potenti, multinazionali di ognisettore. Abbiamo assistito quindi ad unaprogressiva degenerazione del panoramapolitico istituzionale, sociale ed economico dellavita e della società italiana arrivando al culmineapologetico della persona ove un unicoindividuo ha il potere economico, politico,massmediatico nelle proprie mani, da ricalcarequasi la figura del duce re onnipotente.Dal latoopposto alla centralizzazione del potere nellemani di un piccolo gruppo di persone a livellomondiale, non ha corrisposto una aggregazionedi massa a tutela dei propri interessi checontrasta l’unificazione dei potenti dando vitaad un’opposizione radicale e determinata per ladifesa della libertà individuale e dei diritti dellaterra. Attraverso la frantumazione degli interessigenerali in piccoli interessi particolari, si èassistito e si assiste alla frantumazione delleorganizzazioni che in nome di quelli interessispecifici difendono unicamente quel settore.Una logica sbagliata e perdente ( che avevanogià adottato i romani per comandare col famosodetto “dividi et impera”) in cui noi ci ricadiamocostantemente, ingenuamente o per malafede,a discapito della nostra incisività e forzanell’azione politica,sociale…

Per questo sta nascendo un nuovo tentativo diriunificazione, dell’arcipelago dei movimenti chehanno a cuore le sorti del pianeta, perché adifferenza degli altri tentativi che eranoprettamente politici e antagonisti, il nuovocerchio delle reti intende unificare in unavisione olistica, inclusiva, non partitica, di difesadegli interessi generali delle popolazioni e dellaterra nel suo insieme comprendendol’ecosistema da cui è composto: Acqua, Terra,Aria, Regno Animale, Vegetale e Minerale indiinclusa la bio­diversità. Questa concezioneonnicomprensiva del tutto è più avanzata dellapolitica intesa in senso stretto come è stataintesa fino ad oggi, che con il propriomaterialismo meccanicistico ha portato aldegrado dell’individuo, alla sua alienazione, allaperdita dei valori spirituali eterocentrici cheriguardano il suo collocamento in un sistemapiù ampio di relazioni che comprende tutta latrama della vita e non la sua visioneegocentrica. Allora, rimanendo anche ciascunonella propria specificità di intervento èimportante collegarsi, connettersi in rete con glialtri e le altre associazioni e movimenti percreare una convergenza di energie, di mutuasolidarietà, di scambi e di informazioni, in mododa intessere una trama che in ultima istanzagenera una società diversa fondata sui valorisociali umani e spirituali che condividono laresponsabilità ed il piacere di essere custodidella Madre Terra e degli elementi che lacompongono e hanno il compito di preservarlaper le generazioni future. È ovvio che questonon può avvenire se non tramite ad una criticaradicale del sistema attuale per tutte le ragioniche ben sappiamo. Altresì deve proporre edattuare pratiche di vita e modelli di societàdiversi che sono economicamente, ecologicamente e umanamente più sostenibili ecompatibili con l’ecosistema universale tenendoconto di tutte le relazioni anche quelleconnesse con il cosmo; ponendo fine alla

I Frattali del Pianeta Umano.Il Cerchio delle Reti

di Mario Cecchi

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visione antropocentrica dell’uomo ecollocandolo nel suo giusto ruolo in questadistesa infinita di relazioni. Una visione ed unapratica che per altro è già conosciuta nellasocietà attuale poiché migliaia sono i tentativigià sperimentati in tali direzioni, anche sestentano a farsi strada, sia per le contraddizioniinterne che minano alla base questeesperienze perché è difficile staccarsi dairiferimenti e dai condizionamenti attuali, sia perle pressioni che le strutture social­ repressive ereligiose mettono in atto nei loro confronti. Inquesta direzione comunque vanno avantiesperienze di finanza etica, microcredito, bancadel tempo, reti di economie locali, monetecomplementari, convivenze solidali, eco­villaggi, cohausing, famiglie aperte, case­famiglia, gruppi di acquisto, mercatini delbiologico, ristoranti che praticano rifornimenti achilometro zero, filiera corta, scuole familiari,centri sociali autogestiti, scienziati, sociologi,terapeuti, medici naturopati, medicine nonconvenzionali quali shatzu, agopuntura,fitoterapia, bioenergetica, medicina di Hammer,pranoterapia, agricoltura di sussistenza,agricoltura sinergica, permacultura, benicomuni, uso civico, movimento per ladecrescita, macrobiotica, vegetarianesimo,economia poetica, ecc che sono tutteesperienze di vita o modalità di intervento nellepratiche sociali, che per il solo fatto di porsi inessere contrastano l’imperativo socialedominante che pone l’economia al primo postoe subordina tutti gli altri interessi compresa lasalute umana e del pianeta, al dogma che chicomanda è il denaro. Non è vero, l’uomo èdotato d’ intelligenza e non tutti sono disposti avendersi per denaro, tanti magistrati efunzionari l’hanno dimostrato pagandone dipersona, venendo estromessi, reclusi,annientati o non avanzando di carriera, ma ciònon significa che hanno perso. Perde chirinuncia alla propria dignità pur di ricoprire unruolo più alto ed avere uno stipendio maggiore,perde chi fa un lavoro che non lo soddisfa mane è costretto perché si sente incapace diuscire dal meccanismo, perde chi lo facoscientemente perché quello è l’unico modoper sopravvivere e farsi strada, perde perchènon vede oltre il vantaggio immediato e nonvede che cosi facendo mette in crisi gli altri

individui come lui, le relazioni umane e spiritualiche si basano su altri valori oltre chel’ecosistema terrestre perché sarà disposto adanneggiare, inquinare, consumare le risorsenaturali pur di trarne profitto. Del suo operatopaghiamo tutti le conseguenze ed è per questoche si deve creare una coalizione cosi ampiache riesca a fare aprire gli occhi e la coscienzaanche a queste persone vittimedell’ingranaggio, che riesca a fare percepirel’interesse di tutti piuttosto che il propriopersonale tornaconto, che riesca a far capireche procedendo con quel sistema siamo arrivatial punto in cui siamo, senza una via d’uscita oquasi, il degrado ci divorerà, ciautodistruggeremo. Per cui quel che è possibilefare facciamo, ciascuno nel proprio ambito, coni propri mezzi, con il proprio talento e cuore. Èovvio che non si vuole creare un organocentralizzato supervisore ed omologante ditutte le associazioni o reti, ma uncoordinamento a cui dare ed attingereinformazioni, iniziative, impulsi, per far frontetutti insieme, uniti, all’emergenze naturali,sociali ed umane che saranno sempre piùpresenti nei prossimi anni, a causa dei processivitali che si stanno compiendo causati dalcomportamento irresponsabile dell’uomo o non,ma ci troveremo davanti a situazioni ove non cisaranno più istituzioni o partiti che potrannogarantire la sopravvivenza, l’ordine, i consumi acui siamo abituati, sia pure ingiusti, autoritari esoprattutto dissipativi delle risorse comefossero illimitate; ma ce la dovremmo cavare dasoli unendoci, autogestendoci, mettendo in attola democrazia partecipativa senza maggioranzao minoranza ma attuando un processodecisionale basato sul consenso. E i governi?Si troveranno spiazzati, non avranno più

ragione di esistere, nonavranno più sudditi su cuicomandare. Il movimentodella disobbedienza civileavrà conquistato il mondo. Lecomunità locali avrannoripreso l’autogoverno delterritorio ed agiranno in pienaautonomia rimanendo fedeliall’imperativo dell’armoniauniversale e in rapporto allanostra Madre Terra.

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Questo scritto non è una cronaca oggettivama è l’immagine che dell’incontro hanno avutole persone che qui lo riportano; può quindiconsiderarsi un racconto filtrato dalla nostrasoggettiva sensibilità.L’incontro è nato dalla necessità di confrontaree condividere esperienze, pensieri, idee eperplessità sull’argomento scuola, alla luce dicominciare a immaginare una nuova scuolaper i nostri figli e le generazioni a venire.In Italia esiste la possibilità di praticarel’istruzione famigliare, questa è la formulaburocratica che ci può permettere diintraprendere percorsi diversi da quelloministeriale. Esiste in questo senso una reteche si propone di mettere in comunicazione edinformare sulle norme e le prassiburocratiche.A questa riunione hanno partecipato diversepersone: famiglie, qualche educatore,esponenti di comunità o ecovillaggi esemplicemente dei curiosi; tutte attratteall’idea di poter immaginare e mettere le basiper una scuola meno istituzionale e piùumana.Nelle prime fasi del dibattito ci si è confrontatisu alcuni termini, parole di cui nonconosciamo o fraintendiamo il significato…ecco qui allora un piccolo vadevecum conalcuni termini che hanno acceso ladiscussione:

EDUCARE: il significato etimologico della parola educazioneviene dal latino e­ducere, significa letteralmente condurrefuori, quindi liberare, far venire alla luce qualcosa che ènascosto.LIMITE: dal latino limes­itis, limite­confine; limitare comeridurre o contenere entro un ambito determinato. Contenere:tenere­con cioè accogliere in sé, nel proprio interno.COMUNICARE: deriva dal latino comunis, comune; nelsenso di partecipare, trasmettere, avere la possibilità discambiarsi consigli, punti di vista e suggerimenti;comunicazione come partecipazione attiva.AURORITA’: dal latino auctoritas, da augeo, accrescere. Siintende quell’insieme di qualità proprie di un’istituzione o diun singolo, alla quale gli individui si assoggettano in modovolontario per realizzare determinati scopi comuni. Spesso èusato come sinonimo di potere, ma in realtà i due terminiafferiscono ad accezioni diverse: il “potere” si riferisceall’abilità nel raggiungere determinati scopi, mentre ilconcetto di autorità comprende la legittimazione, lagiustificazione ed il diritto di esercitare quel potere. Si trattaquindi nel nostro caso di una amorevole presenza dell’adultoneo confronti del bambino.Ci siamo resi conto di come molte parole siano statesnaturate nel loro significato e di come sia necessario farechiarezza, ridando ad ognuna il giusto peso per migliorare lacomunicazione. Ognuno ha espresso il suo sentimentorispetto a concetti come quello dell’autorità o del limite:le opinioni erano molto diverse e discordanti quando ci si èchiesti se dare delle regole oppure affidarsi alla spontaneità.Da questo ha preso le mosse un momento di forte

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condivisione delle nostre paure e dell’ emotività di noigrandi: molti sono i condizionamenti subiti durantel’infanzia ed ora che siamo genitori o adulti, liriproponiamo alle nuove generazioni. Il primo grandelavoro è proprio quello su noi stessi, analizzando lanostra infanzia per risolvere ciò che ci impedisce unrapporto sereno ed equilibrato con il bambino. Ilgenitore è un punto di riferimento e deve migliorarese stesso per aiutare il figlio ad affrontare la vita. Lascuola nasce da questo lavoro individuale che servea renderci un esempio da imitare per chi si è appenaaffacciato alla vita; è questo un primo passo nellapresa di coscienza e di responsabilità di chi vuoledemandare ad altri l’educazione dei figli (scuolafamigliare come possibilità di ritornare responsabilidell’educazione in prima persona).Si è discusso molto anche della scuola pubblicarilevando posizioni diverse anche in questo caso; ècomunque diffuso il sentimento di sfiducia versoquesta istituzione che vediamo in generale fredda,competitiva e distaccata dalla vita pratica. Molteperplessità sono sorte anche verso i programmiministeriali, che non tengono conto di molti temi a noicari.Nelle proposte per una scuola nuova si è parlato di :­Collaborazione e socialità­Praticità e manualità­Piacere e gioia nell’apprendimento­Ascolto attento del bambino nel rispetto dei suoiritmi e delle sue tappe evolutive spontanee enaturali­Amore per la natura­Salute e alimentazione­Libera emotività e fantasia­Ritorno al valore delle cose semplici e naturali­“Sapere” come condivisione e non comeimposizione.

Queste sono le aspirazioni di chi pensa ad una SCUOLANUOVA, ma se da un lato è forte la paura di isolarsidall’altro c’è la voglia di condividere questo percorso. Inquesta ottica si è vista anche la necessità di unacomunicazione con la scuola pubblica e sono stati portatiesempi positivi di mediazione con essa. Un esempio èl’esperienza delle comunità degli “Elfi” con la scuola diTreppio (PT), con cui è nato un compromesso per unafrequentazione saltuaria dei bambini che seguono lascuola famigliare, ma non per questo sono isolati dalcontesto sociale, avendo anche l’occasione di misurarsicon figure diverse dai genitori e per avere stimoli esterni alcontesto famigliare.In questo ambito vi sono anche genitori che propongonoattività, entrando in un rapporto attivo e propositivo con lascuola paesana e dando così origine a rapporti direciproca fiducia e scambio.Un’altra esperienza positiva è quella di una cooperativa dipersone che hanno organizzato dei percorsi paralleli allascuola; proponendosi di affiancarla in maniera da colmarele lacune di cui abbiamo parlato con attività artistiche,sociali e di comunicazione, scoperta della natura e dellacultura in maniera attiva e creativa (Cooperativa “LiberiSogni” www.liberisogni.org). Sarebbe interessanteconoscere altre esperienze di questo tipo.In conclusione riportiamo una frase che ci ha colpito: “Unnuovo mondo si fa insieme!”. Le esigenze pratiche sono, aquesto punto, creare spazi, incontri e laboratori ocampeggi in cui ritrovarsi per iniziare il vero e propriolavoro con i bambini.In questo incontro non siamo riusciti a curarci proprio di

loro, i bambini, che comunque hanno giocato all’aperto inarmonia, lasciandoci il tempo di capire che tutto devepartire da noi stessi….Ora si tratta di scendere nelle pratica, dando un seguito alfiume di parole,emozioni e idee.Molto stimolante sarebbe un laboratorio artistico in cui ibambini potessero esprimere spontaneamente la loro ideadi SCUOLA NUOVA: loro hanno molto da dirci, tutto stanel trovare il linguaggio adatto che sicuramente, per loro,non è quello intellettuale! Lo ribadisco: il mezzo artistico èsicuramente un veicolo migliore, molto più affine allasensibilità infantile.In questi tre giorni si sono condivise parole e idee chehanno reso l’incontro intenso e profondo: si è mangiatoinsieme, ci sono stati giochi di gruppo, massaggi, musicae canto, uno spettacolo di burattini, piccole esperienzeteatrali, un lavoro di gruppo sulle paure dell’infanziamomenti di lettura ad alta voce.E’ stata un’esperienza di forte comunione e ci auguriamoche abbia un seguito.

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AMORE e PIACEREQuasi sempre leghiamo giustamente la sessualità alla relazione con l’altro, ma dovremmosentirla e viverla prima di tutto come esplosione di una forza contemporaneamente corporale,emozionale, ed interiore, che si espande e sale dal 1° chakra (la radice del potente fuocoipogeo) fino al 7° chakra (l’ardente corona dell’eletto), attraverso la pienezza di un amore per sestessi e per il divino, che si alimenta di potenza, di coraggio, di mistero, di donazione, diabbandono. Ecco allora che fondendoci poi con l’altro, potremo effettivamente donargli ununiverso di amore e di entusiasmo.Erotismo ed eroismo. Il divino e potente Eros richiede ai suoi eletti passione, sensualità maanche cuore e coraggio. Se riportiamo la spinta sessuale a questa spinta creativa scevra dalsenso di colpa e dall’attaccamento egoistico all’oggetto “amato”, allora chiaramente nonesisteranno, non esisterebbero incompatibilità, fra un amore personale interpersonale ed unamissione sovrapersonale transpersonale.Che cosa succede allora ? Perché tanti amori che si credono emancipati, liberi, moderni,ricadono nella separazione fra l’amore e la creatività, fra la sessualità e la pratica misticacome il Tantra insegna ?Abbiamo forse troppo tollerato il peso della materialità volgare, della sicurezza, della negatività,ed ecco che queste ci hanno abituato a cercar di possedere le persone che diciamo di amare.Ci siamo abituati a chiudere gli amanti nel cassetto, di qualsiasi amore si tratti. Ci siamo abituatia controllare il fuoco dell’altrui passione, ma spesso facendolo spegnere, facendolo morire. Molticosì perdono persino il ricordo della bellezza del fuoco.In questo modo ci fermiamo, rallentiamo, aspettiamo, soddisfiamo qualsiasi bisogno dimaterialità e di sicurezza, in noi stessi e nell’altro. Ma possesso e sicurezza chiudono,pretendono, vincolano. In questo modo gli obiettivi primari diventano la sopravvivenza di unsistema egoistico, la sicurezza di un possesso stabile, si perdono di vista l’evoluzione e lacreatività. Abbiamo allora una forma inferiore d’amore, una sessualità comune, talvolta banale,dedita a rispettare i ruoli sociali, a compensare con piccoli eventuali piaceri di consumismodegenerativo e con soporifere sicurezze abitudinarie, una vita di controllo, di staticità, diseparazione. Il rapporto monogamico, il classico nido familiare, spesso diventa solo unacopertura legittimata dalla rassegnazione popolare e un compromesso fra coloro che temonosolo di perdere quel niente che credono di possedere.Non si possono possedere le persone, non si può possedere neanche se stessi. Se crescerevuole dire realizzare al massimo le proprie potenzialità, attraversare fasi di morte e di rinascita,trasformarsi nel flusso della creazione permanente, ecco che un rapporto si sviluppacreativamente se gli amanti entrano in questa dimensione. Ecco allora che si possono coniugarel’amore e la coscienza, ecco allora che l’amore e la sessualità diventano un fuoco divino,l’entusiasmo della creazione irrompe e l’emozione di una felicità cosmica trova compimento. Sipossono creare nuovi sentimenti, nuovi rapporti, nuove emozioni, nuove sessualità, nuovi amori,lontano dalle abitudini storiche e psicologiche, lontano dal conosciuto, verso l’esplorazione dellameraviglia, dell’incanto, della beatitudine.

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Ditemi, non è forse bello pensare che si possa forse finalmente liberare l’amore ?Liberare l’essenziale da quello che non è essenziale, liberare le finalità più alte e profonde dallenecessità più o meno illusorie e radicate nel terreno dell’abitudine, liberare la felicità e la gioiadalla prudenza o dalla paura, i desideri ed i sogni dai bisogni incessanti. Il vero piacere ci è statosottratto da quando qualcuno usò il potere per incatenarci, condannando gli uomini allafrustrazione cronica e ad un’assuefazione nevrotico compulsiva al consumo e al possesso.Proviamo a guardare lontano, apriamo nuovi orizzonti, e domandiamoci veramente se non siapossibile introdurre un radicale cambiamento storico, una mutazione epocale, in tutti i rapportiamorosi ed affettivi. Non abbiamo timore, nessuno vuole intaccare quello che possediamo oggi,nessuno vuole aprire crisi a catena o favorire pruriginose aspettative, ma guardiamo dove cisono gli indizi e le tracce per iniziare un percorso che conduca verso nuove forme direalizzazione amorosa e creativa.Liberiamo l’amore dal bisogno: dal bisogno dell’altro che pretendiamo che riempia i nostri vuotiinteriori, dal bisogno dell’altro che occupi il nostro tempo libero e che ci soddisfi sempre con lasua presenza, dal bisogno dell’altro che possa sostituirsi alla nostra mancanza di autostima.Dall’incontro reciproco di questi bisogni fra 2 persone non nasceamore ma solo codipendenza, dipendenza reciproca.Liberiamo l’amore dal possesso e dalla protezione, nonconfondiamo l’amore con la pretesa della disponibilitàdell’altro, non confondiamo l’amore con l’esigenza diguidare la vita dell’altro, con la pretesa di difenderlo dalla vita.Liberiamo l’amore da ogni forma di esclusività, da ogni forma di

monopolio. Non è vero che non si ama una persona se se neama anche un’altra. Non è vero che viene distrutto o spento unrapporto se un uomo o una donna provano piacere e amoreanche con altre persone.Liberiamo l’amore dall’ipoteca corporea, il corpo non è inproprietà nè in usufrutto per certi rapporti.Liberiamoci dalle forme di pretese e di richiestecolpevolizzanti. Una cosa è richiedere comprensione,dialogo, giusto livello di attenzione e di responsabilità,un’altra cosa è pretendere di costruire un rapporto comerinuncia a se stessi imponendo i propri bisogni e interpretando arbitrariamente le reazionidell’altro.La prima regola dell’amore è il rispetto reciproco esolo partendo dal rispetto e attraversando il cuore si potrà raggiungere il vero Piacere.La seconda regola dell’amore è l’umorismo: usiamo anche la potenza della mente perridimensionare e alleggerire i nostri pensieri.La terza regola dell’amore è la compassione amorosa per gli altri da cui impareremo a trarre ilnostro Piacere dall’armonia delle altrui passioni.La via tantrica all’illuminazione si nutre dei mille petali del Piacere, dove più che la sessualità,è la Sensualità la vera regina.

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Accolti dai Villaggi di oggi che sono visioni di anime contadine in volosulla TerraE qui raccolti nel Sinedrio Cosmico Rurale per unire Mondi con pontiintensiMentre regioni dell’universo s’intersecano in relazioni di esseri fluididi passaggio nelle città dense…Trasporti di coscienze in esperienze spaziali..Cultura dinamicaVillaggi viaggi nuovi suoni, incontri, riti cibi e cantiE a ogni snodato movimento s’accelera il cammino e si imitail VentoooooE si va verso la direzione vestiti di BaglioreNiente più ci scalfisce e passo dopo passo Svaniscequel senso limitante che ci inibisceogni errore è uno spunto un particolare un sentiero da esplorare…il Cammino e la Destinazione, la Prova è l’Unione…Terra Acqua Aria Fuoco non bastano più…Oh Umanità Splendente dall’Etere legataÈ la Sensibilità la Moneta che sempre più và UtilizzataCalore dell’uno all’altro sino al più distanteIn Questo Vivo Respiro d’Istantecollegati ovunque per percepire dall’Abbondanzal’Impalpabile Forza l’Immateriale Ricchezzache fluida ci unisce all’innocenzadai millenni violatad’incanto nei cuori meraviglia è natae il Sole ci Bacia gli elementi ci Ascoltanoper generare qui la visione planetarial’Opera in Divenire, che connette le Diversitàe ci espande all’Immensità sconfinatadella Danza Cosmica dell’Esistenza…. EP

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Fra la Maremma Laziale e la provincia di Roma nella valle del fiumeMignone, in terre di pascolo brado dove ancora gli usi civici resistono ci sono18 ha di terreno seminativo costeggiato da un torrente e un casoneil “Vignale”: Il Villaggio si inserisce ai margini del monumento naturaledi S. Giovenale e Terzolo,nel comune di Blera, tra zone selvagge, antichiinsediamenti preistorici e villaggi etruschi...La Possibilità è di apportare capacità è valorizzare i luoghi della vita diquesti antichi viaggiatoricon linguaggi e metodi di oggi perRealizzare un’Opera in Divenire di Vita…una tavolozza per il pellegrino,il quadro di un contadino, il villaggio che accolga nel cerchio, come già èavvenuto in occasione di due Rainbow primavera, la ricchezza delle personeda cui il villaggio trae le sue fondamenta, attingendo alla spontaneità dellacultura Elfica, ispirata da anni da una reale Decrescita Felice, con l’apporto diuna Economiapoetica per congiungere la cultura l’arte alla funzionalitànecessaria del mondo contadino con l’ArtgriKolturain un processo spost­conteporaneo...

Un’occasione per condividere idee e tecniche di una realtà altra, fantasticaper una rinascita e il recupero delle tradizioni in un’evoluzione spirituale emateriale per tutte le figure della famiglia, della comunità, dai bambini agliAnziani per scambiare le Conoscenze e seminare in ognuno la Coscienza diessere Abitanti della terra..

La Terra di Mezzo un Opera in Opera..Un viaggio interiore e comunitario…

Il villaggio elfico la “Terra di Mezzo”: questo il nome simbolico attribuito al progetto,Operare per difendere la vita e la natura, proponendo e comunicando stili altri di vita.

Non un villaggio ecocompatibile, ma un villaggio che riesca ad essere anche“Ecorecuperabile”...

Perché collegarci con il Popolo degli Elfi?Innanzitutto per vivere, come detto, una via per una Decrescita Felice, rivalutare il

rapporto dell’uomo con la natura e verificarne l’impatto, per arrivare a nuovi modi disostentamento e di convivenza che non siano l’apparato urbano attuale o il paese come

dormitorio,anzi sperimentando nuove forme di relazione tra gli individui, con varistrumenti raccolti e fatti fluire nella comunità dall’Economia Poetica: strumento che

raccoglie l’immateriale ricchezza _la conoscenza_ che diviene fluida coscienza circolarenei rapporti umani, così da ottimizzare le risorse ambientali, con le capacità individuali,

in uno stile di vita creativo e di confronto, cioè Spost “spostare il punto di vista in diverseangolazioni per trovare nuove soluzioni”, sciogliendo in ognuno di noi le dinamiche

sociali della vita moderna per essere pronti e ricettivi allo spirito di Unione ecollaborazione verso il vero l’intento di recuperare e vivere insieme una Vita Sana e

Accogliente…

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Vivendo in un periodo dove la salvaguardia e il mantenimento della situazioneAMBIENTE non è più sufficiente al benessere dell’uomo e degli altri esseri animali e

vegetali, dove la parola ecosostenibile è su tutti i piani di sviluppo di qualsiasi azienda oindustria o sulla bocca di tutti i politici sparsi per le varie campagne elettorali, noi

parleremo del nostro progetto come ECORECUPERABILE:ovvero recuperare le terre cedute a investimenti sproporzionati rispetto alle risorse locali,

effettuati da acquirenti esterni, così da valorizzare le potenzialità del territorio tramiteuna gestione degli abitanti e delle piccole aziende agricole, custodi della cultura

autoctona:Artgrikoltura

Per esempio, in nome dell’ambiente ecosostenibile, in aree dedite all’agricoltura, l’Energiafotoelettrica trasforma in distese di silicio, plastica metallo e cemento (pannelli

fotovoltaici),zone che potrebbero essere invece coltivate dalle aziende locali o soprattuttovalorizzate culturalmente

grazie alle caratteristiche archeologiche e naturali, come avviene nel comune di Blera…Proponendo un modello di decrescita materiale con una comunità agricola di

sostentamento che punta all’autosufficienza locale aumentando la fiducia dei rapporti tragli abitanti tramite eventi culturali, scambi, mercati, feste, collaborazioni operative…in

modo di essere pienamente complici con i veri bisogni dell’uomo e con i ritmi dellaNatura…

Una realtà che nascerà da un’azienda agricola in regime biologico dal 2000 e dall’incontrospontaneo di variegate voci, un collettivo culturale che si occuperà di ambiente arte

cultura e colture, operando in modo Eco­recuperabile:•Orto sinergico e permacoltura•Panificazione tradizionale•Impianto di boschi e frutteti•Oliveto•Piante officinali•Nuovi sistemi di produzione e consumo dell’energia•Vendita prodotti agricoli e manifatturieri•Educazione e bambini•Costruzioni ecologiche•Punto d’incontro multietnico•Cultura e arte

Il Primo Passaggio per dare vita al Villaggio sarà l’incontrodel C.I.R.(corrispondenze informazioni rurali)”Una possibilità di seminare un Eco­villaggio…Terra dimezzo”siamo tutti invitati a portare semi da seminare o da scambiareper concretizzare un operare insieme…il progetto in più si aggrega per completezza e funzionalità a quello della comunitàabitativa degli”Elfi della Valle dei Burroni”…

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il mio primo CIR all'AcquachetaNon è un brutto modo di sentirsi, arrivare in una stanza, scambiare due parole con qualcuno, buttarsi su unasedia, seguire il rito della musica, fare un giro di danza, poi sparire senza rumore, assorbire il calore del fornocome una lucertola, mentre altri che non conosco infornano la cena per tutti, sdraiarsi sull‛erba a guardare lestelle intorno al fuoco alimentato da un pazzo nudo e simpatico, mentre un essere umano delizioso che vienedalla Patagonia parla nello stesso modo in cui suona tutta la notte e te non sei più sicuro se stai sognando equello che ti sembra di vedere non è un quadro di qualche visionario. Il suono del flauto di Pan riempie la nottesenza luna, più ipnotiche del grande fuoco sono le montagne nere, il profilo aspro di carbone brilla della stessaluce florescente e fredda che emanano le stelle. La città è così lontana che l‛arancione malato del cielosemplicemente non esiste e davvero non si può credere che qualche pescecane osi tagliare il crinale di quellastessa montagna per trasportare attraverso i boschi sacri e incontaminati 14 enormi pale per la produzione dienergia eolica. Che poi pianterà su quel carbone con grande stridio e saranno almeno cinque volte più alte delgialberi secolari intorno, svetteranno con lapotenza ipnotica e il loro rumore sui boschidell‛Acquacheta.Acqua silenziosa.Per arrivare all‛ecovillaggio si devonopercorrere dieci chilometri di strada sterrata.All‛imbocco dell‛ampio sentiero un cartello delcomune di San Godenzo recita: l ‘Acqua scorresilenziosa, tutto intorno. Adesso percepisco labellezza di questo nome che è meglio non potevaidentificare un luogo di alberi imponenti e verdidi linfa abbondanti, di felci, di ruscelli, chedeclinano dolcemente senza far rumore. Quandoil buio magico del bosco si apre sulle prateriebordate di ginestre, non riesci a vedere unpaese, una casa, un traliccio, per quanto lontanoguardi all'orizzonte.Puoi assorbire un silenzio così raro, così puro, la mancanza assoluta del sottofondo, traccia del nemico, che èanche rassicurante, è il nemico che si conosce e che l'educazione ci ha insegnato ad affrontare. Quante volteho pedalato ad un metro dalle ruote di un tir, mai sono salita su un albero più alto di un olivo.La lontananza dall'asfalto si fa quasi paurosa. un camper vecchio, scassato, colorato, pieno di cose, sul pratoaccanto ad un uomo con i capelli che sono tutti un nodo e tanta barba grigia e sorride, qualche bambino biondo,un bel visino di giovane donna straniera.Ho di nuovo quasi paura di tutta questa natura e dei miei simili che ha intracciato a se, ho paura di non essereaccettata, di fare troppo rumore, di tornare a casa più sola di come sono partita, di perdere la speranza. Dinon appartenere più a nessuno. Diversa da questi e dagli altri, selvatica, ma di bosco senza spine.Attraversiamo barriere che siamo autorizzati ad aprire, ci chiudiamo cancelli alle spalle. Seguiamo segnali,attraversiamo acqua immobile e limpidissima.Un albero diverso sembra segnare l'ultima curva, un cavallo, un recinto, la casa.Irrompere con gran fracasso di ferro, finalmente spengere il motore.Scendere pieni di meraviglia scherzando su quanto lontano l'uomo possa scappare dal mondo, venire subito asapere che per quanto lontano tu possa scappare, ti trovano sempre. La pianura ha bisogno di energia,possibilmente un energia verde, per consumare oltre il picco del petrolio, senza i sensi di colpa, come succededa sempre.

da Tiziana

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L'impianto non deve disturbare il cliente, si farà ad un chilometro dal confine del parco naturale delleForeste Casentinesi, dove gli abitanti non protesteranno per il rumore che appassasisce ogni vita, potrannosolo scappare, scapperanno cervi, lupi, cinghiali e gli uomini? Quei pochi che si sono rifugiati qui, cheproteggono e curano la montagna, che per rispetto della natura hanno scelto di vivere semplicemente, usandopochissima energia fornita da pannelli solari?Il comune è daccordo a trasformare in autostrade quelli che definiva sentieri sacri. A trasformare "la valle diimmenso valore paesaggistico oltrechè storico-culturale" in "zona industriale camionabile".Esiste un blog www.ariacheta.blogspot.com per approfondire a partecipare.Si stanno raccogliendo firme, la popolazione locale è esigua e come spesso succede, insofferente allerichieste di aiuto, capisco bene la paura di esporsi propria dei piccoli centri.Se non sapete come passare una domenica, fateci un giro. Vedrete qualcosa di unico, prima che sia distrutto.Potrebbe venirvi voglia di lottare perchè non accada.Ricorderò tutti voi del mio primo CIR, Daria, Simona,Jimmi, Juan, Andrea Papà, Mario Cechhi, Giuseppe,

Mattia, il suonatore del faluto Pan, le ragazze che danzavano, il suonatore di fisarmonica, l'uomo felice daicapelli pieni di nodi, Susy, i signori del Monte Giovo, il ragazzo di Milano, il signore che mi ha abbracciato enon ci avevo mai parlato, quello che mi ha schiacciato forte un piede nudo, intorno al fuoco e non ha fatto unapiega e ha continuato a guardare le stelle.Tutti sono importanti, nessuno è indispensabile, una gran bella sensazione, assomiglia molto alla libertà.Scrivo i vostri nomi prima che se li porti via il vento....

.....e il mio prossimo CIR ??!!IL PROSSIMO INCONTRO DEL CIR SITERRA' NELLA TERRA DI MEZZODAL 2­5 OTTROBRECome arrivare:a Blera (VT)Dall'Aurelia girare per Viterbo,arrivati aMonteromano girare a dx per Blera,poi girare per Civitella Cesi,dopo qualche km siete arrivati al casone...Dalla Cassia arrivare a Cura di Vetralla e girare a sx per Blerada Blera girare sx per Civitella Cesi dopo qualche km siete arrivati...benvenuti!!!via terra:arrivare a Viterbo...poi in autobus a Blera...p.s...a Monteromano fanno molti controlli...;)

Senza manifesti iscritti o partiti essere d'adesso e per il domani unitiE' L'ORA DELL'ERA DELL'ORO


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