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CN Sanita 1 - Il Sole 24 OreEventi 2 La Sanità tra Pubblico e Privato Lunedì 27 Febbraio 2012 E...

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TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE E enti Settimanale - Anno 5 N ° 4 Lunedì 27 Febbraio 2012 U na sanità con i conti in ordine; con i livelli es- senziali di assistenza (Lea) ga- rantiti con il solo impiego di fondi statali e senza ulteriori ticket regionali; con una rete ospedaliera che annovera la realizzazione di 6 nuovi ospe- dali negli ultimi dieci anni e una radicata medicina di ter- ritorio. Sono le credenziali del si- stema sanitario della Regio- ne Umbria, considerato dal CeRM nel suo recente studio tra i più performanti d’Italia nel rapporto qualità dei ser- vizi erogati e relativi costi. La condizione sostanzialmente positiva, però, non ferma la progettualità della politica sanitaria. Il Documento annuale di programmazione (Dap), ap- provato a metà gennaio, prefi- gura infatti un riassetto della sanità nella sua architettura istituzionale, che oggi com- prende 4 aziende territoriali e 2 aziende ospedaliere di alta specialità in cui insiste la fa- coltà di Medicina. Un programma che si impo- ne per diversi ed importanti motivi, spiega Emilio Duca, direttore regionale Salute, Coesione sociale e Società della conoscenza. Innanzi- tutto, nonostante le attuali condizioni positive, “siamo convinti che vi siano margini per migliorare ulteriormente l’appropriatezza organizza- tiva del sistema”, evidenzia il direttore. La sanità, inoltre, deve tener conto di alcuni fattori socio- demografici ed epidemiologi- ci che stanno mutando negli anni. “Aumentano le malat- tie croniche, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, più che le acu- zie, rendendo necessaria una maggiore assistenza dopo la fase acuta delle malattie”. I flussi migratori, poi, stanno modificando la richiesta sa- nitaria. Non da ultimo, la si- tuazione finanziaria dell’Italia non rende più sostenibile i modelli organizzativi attua- li. A certificarlo, sottolinea il direttore, sono i numeri. “Il Patto per la salute 2004-2006 si è tradotto con un aumento annuo del 5% dei fondi sta- tali per la sanità umbra. Nel triennio 2007-2009 la per- centuale è stata di un +4% annuo”, ricorda Duca. Il Patto 2010-2012, ha però drasti- camente ridotto gli introiti: i fondi aumentano di 1-1,5% l’anno. E le previsioni sono tutte con il segno meno. “Le recenti manovre Tremonti e Monti comporteranno per l’Umbria un taglio di 38 mi- lioni nel 2013 e di 83 milioni per il 2014”. Ciò significa che in soli due anni il budget a di- sposizione (oggi 1,6 miliardi) sarà ridotto di oltre il 7%. Da qui la prospettiva deline- ata nel Dap ed ora oggetto di dibattito: riduzione delle aziende territoriali da quattro a due e la possibilità che le due aziende ospedaliere vada- no verso un’azienda integrata ospedaliero universitaria. LA SANITÀ TRA PUBBLICO E PRIVATO N el mentre studia la riorganizzazione delle aziende territoriali e ospedaliere, la Re- gione Umbria ha deliberato tre atti di indirizzo strategico, volti a razionalizzare ed ottimizzare i servizi a breve termine. “Si ridisegna la rete dell’emergenza-urgenza - spiega il direttore re- gionale Salute, Emilio Duca. Entro il 30 giugno ci sarà la centrale operativa unica per il 118, in luogo delle tre attuali. Contestualmente, si riorganizzeranno la rete dei Dipartimenti di emergenza-accettazione ed il sistema dei tra- sporti primari e secondari”. Entro febbraio, poi, studio di fattibilità per la creazione del “Fondo rischio regionale, che eviterebbe il ricorso al mercato assicurativo per la copertura dei rischi nelle aziende ospedaliere e territoriali. Oltre alla contrazione dei costi, sarebbe possibile ridurre i contenziosi fra cittadini e compagnie assicura- tive, con l’istituzione di un Comitato di valu- tazione dei sinistri”. A fine marzo, inoltre, sarà pronto lo studio di fattibilità per centralizzare la logistica e il sistema distributivo dei farmaci e dei dispositivi medico-ospedalieri, consentendo economie di scala ed una maggiore sicurezza. REGIONE UMBRIA / Vanta una delle poche sanità con i conti in ordine Un sistema tra i più performanti I cospicui tagli, tuttavia, richiedono maggior integrazione Emilio Duca, direttore regionale Salute, Coesione sociale e Società della conoscenza TRE ATTI DI INDIRIZZO STRATEGICO Come razionalizzare e ottimizzare i servizi Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media
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TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E entiSettimanale - Anno 5 N° 4 Lunedì 27 Febbraio 2012

Una sanità con i conti in ordine; con i livelli es-

senziali di assistenza (Lea) ga-rantiti con il solo impiego di fondi statali e senza ulteriori ticket regionali; con una rete ospedaliera che annovera la realizzazione di 6 nuovi ospe-dali negli ultimi dieci anni e una radicata medicina di ter-ritorio. Sono le credenziali del si-stema sanitario della Regio-

ne Umbria, considerato dal CeRM nel suo recente studio tra i più performanti d’Italia nel rapporto qualità dei ser-vizi erogati e relativi costi. La condizione sostanzialmente positiva, però, non ferma la progettualità della politica sanitaria.Il Documento annuale di programmazione (Dap), ap-provato a metà gennaio, pre� -gura infatti un riassetto della

sanità nella sua architettura istituzionale, che oggi com-prende 4 aziende territoriali e 2 aziende ospedaliere di alta specialità in cui insiste la fa-coltà di Medicina. Un programma che si impo-ne per diversi ed importanti motivi, spiega Emilio Duca, direttore regionale Salute, Coesione sociale e Società della conoscenza. Innanzi-tutto, nonostante le attuali

condizioni positive, “siamo convinti che vi siano margini per migliorare ulteriormente l’appropriatezza organizza-tiva del sistema”, evidenzia il direttore.La sanità, inoltre, deve tener conto di alcuni fattori socio-demogra� ci ed epidemiologi-ci che stanno mutando negli anni. “Aumentano le malat-tie croniche, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, più che le acu-zie, rendendo necessaria una maggiore assistenza dopo la fase acuta delle malattie”. I � ussi migratori, poi, stanno modi� cando la richiesta sa-nitaria. Non da ultimo, la si-tuazione � nanziaria dell’Italia non rende più sostenibile i modelli organizzativi attua-li. A certi� carlo, sottolinea il

direttore, sono i numeri. “Il Patto per la salute 2004-2006 si è tradotto con un aumento annuo del 5% dei fondi sta-tali per la sanità umbra. Nel

triennio 2007-2009 la per-centuale è stata di un +4% annuo”, ricorda Duca. Il Patto 2010-2012, ha però drasti-camente ridotto gli introiti: i fondi aumentano di 1-1,5% l’anno. E le previsioni sono tutte con il segno meno. “Le recenti manovre Tremonti e Monti comporteranno per l’Umbria un taglio di 38 mi-lioni nel 2013 e di 83 milioni per il 2014”. Ciò signi� ca che in soli due anni il budget a di-sposizione (oggi 1,6 miliardi) sarà ridotto di oltre il 7%.Da qui la prospettiva deline-ata nel Dap ed ora oggetto di dibattito: riduzione delle aziende territoriali da quattro a due e la possibilità che le due aziende ospedaliere vada-no verso un’azienda integrata ospedaliero universitaria.

LA SANITÀ TRA PUBBLICO E PRIVATO Nel mentre studia la riorganizzazione delle

aziende territoriali e ospedaliere, la Re-gione Umbria ha deliberato tre atti di indirizzo strategico, volti a razionalizzare ed ottimizzare i servizi a breve termine. “Si ridisegna la rete dell’emergenza-urgenza - spiega il direttore re-gionale Salute, Emilio Duca. Entro il 30 giugno ci sarà la centrale operativa unica per il 118, in luogo delle tre attuali. Contestualmente, si riorganizzeranno la rete dei Dipartimenti di emergenza-accettazione ed il sistema dei tra-sporti primari e secondari”. Entro febbraio, poi,

studio di fattibilità per la creazione del “Fondo rischio regionale, che eviterebbe il ricorso al mercato assicurativo per la copertura dei rischi nelle aziende ospedaliere e territoriali. Oltre alla contrazione dei costi, sarebbe possibile ridurre i contenziosi fra cittadini e compagnie assicura-tive, con l’istituzione di un Comitato di valu-tazione dei sinistri”. A � ne marzo, inoltre, sarà pronto lo studio di fattibilità per centralizzare la logistica e il sistema distributivo dei farmaci e dei dispositivi medico-ospedalieri, consentendo economie di scala ed una maggiore sicurezza.

■ REGIONE UMBRIA / Vanta una delle poche sanità con i conti in ordine

Un sistema tra i più performanti I cospicui tagli, tuttavia, richiedono maggior integrazione

Emilio Duca, direttore regionale Salute, Coesione sociale e Società della conoscenza

TRE ATTI DI INDIRIZZO STRATEGICO

Come razionalizzare e ottimizzare i servizi

Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

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EventiLunedì 27 Febbraio 20122 La Sanità tra Pubblico e Privato

Eccellenza, tecnologia, risultati: è in Emilia

Romagna uno dei migliori esempi di buona prassi nel-la sanità privata accreditata. Con quartiere generale a Lu-go, in provincia di Ravenna, nata con la mission di crea-re e sviluppare strutture di assistenza sanitaria di alta specializzazione, a misura d’uomo, capaci di coniugare risultati clinici di livello ele-vato con umanità e compe-tenza, GVM Care & Research (www.gvmnet.it) è l’emblema di come quel famoso accordo fra pubblico e privato, siglato nel 1996, abbia saputo colpire nel segno e diventare la linfa vitale, la spinta fattiva e reale, al continuo miglioramento per tutta la rete sanitaria ac-creditata della regione Emilia Romagna. Non solo: decisa-mente è la prova di come il privato lavori a fianco al pub-blico, con determinazione e successo, in modo costrut-tivo e sinergico, per il bene della comunità e a beneficio del territorio.Quindici anni di risultati ec-cellenti, di perfezionamento di un modello nuovo di as-sistenza sanitaria, di valori e processi condivisi a pieno titolo da nomi autorevoli del-la medicina internazionale sottolineano oggi la forza e la valenza di questa grande rete, un network in grado di offri-re risposte efficaci e valide a una domanda di salute sem-pre più incalzante ed esigen-te. Appropriatezza delle cure, personalizzazione del servi-zio, preparazione professio-nale, metodiche innovative e dotazioni tecnologiche all’avanguardia, ricerca, sono i pilastri portanti e prioritari del Gruppo e si accompagna-no ad ambienti confortevoli, dialogo e interazione costanti fra i professionisti che vi la-vorano, in un continuo e pro-lifico scambio di esperienze e know how fra le diverse strutture, in una logica dipar-timentale. A formare GVM Care & Re-search è una rete integrata di 23 ospedali, di cui molti ad alta specialità, e 4 poliam-

bulatori in Italia. Il Gruppo opera pure con strutture sa-nitarie di proprietà all’estero: Albania, Francia, Polonia e Romania. Quanto all’Emilia Romagna l’eccellenza passa da Maria Cecilia Hospital (Cotignola, Ra), Salus Ho-spital (Reggio Emilia), Villa Torri Hospital (Bologna) e San Pier Damiano (Faenza, Ra). Tra le diverse strutture copre tutte le specialità, in parti-colare la cardiochirurgia, la cardiologia interventistica e la chirurgia cardiovascolare a livello generale. Salus Ho-spital e Maria Cecilia, nello specificio, sono il riferimento canonico per la cardiologia e il Maria Cecilia lo è anzitutto per la neurochirurgia (tra i pochissimi centri italiani che dispongono di “Gamma kni-fe”, il cosiddetto bisturi a rag-gi gamma per il trattamento non invasivo della patologie cerebrali).Tecnologie e strumentazio-ni all’avanguardia, medici di primo livello, investimenti corposi nella ricerca e anche aspirazione a creare strutture accoglienti e ospitali, non so-lo per i pazienti ma pure per le loro famiglie, hanno del “modello” GVM quello che è oggi. Esso nasce dal primo esempio di accreditamen-

to volontario delle strutture private dell’Emilia Romagna dell’alta specialità, che si è concretizzato - come si diceva -nell’accordo del marzo 1996. Con quell’accordo, di fatto, la Regione ha stabilito una rete di offerta per le prestazioni di cardiochirurgia, cardiologia e chirurgia cardiovascolare in quel momento sofferenti della mobilità passiva di pa-zienti che si rivolgevano ad altri centri sanitari italiani, fuori dall’Emilia Romagna. Ne facevano parte sia struttu-re pubbliche che private: l’ac-cordo comprendeva i due po-liclinici universitari di Parma e Bologna, così contribuendo a un network che doveva garantire prestazioni di alta qualità ai cittadini residenti e incoraggiare la provenienza da altre regioni.I risultati a oggi sono la chia-ra attestazione di come il si-stema abbia funzionato bene negli anni e continui a farlo tuttora. Sono state abbattute le liste di attesa, si sono ri-solti i problemi di emergenza cardiochirurgia e cardiolo-gia, il livello dell’alta specia-lità è cresciuto con eccellen-za in termini qualitativi, le strutture pubbliche e private hanno migliorato le perfor-mance e i risultati clinici ne sono l’effetto. Soprattutto la

sanità privata accreditata, per adeguarsi alle necessità, ai bisogni e agli sviluppi del-le specialità coinvolte, non ha lesinato di investire nelle strutture, nelle tecnologie e nel capitale umano. E, anco-ra, riduzione della mortalità e crescita del numero degli interventi ne sono un altro importante benefit.

Si potrebbe continuare. Ma quello che più conta è il li-vello altissimo di specializ-zazione delle metodiche di trattamento raggiunto in GVM Care & Research. Un esempio su tutti: per le ma-lattie cardiache vi è stata una riduzione del numero dei pa-zienti trattati in maniera chi-

rurgica, al contrario si è regi-strato un aumento di quelli trattati con metodiche di cardiologia interventistica. È la dimostrazione della buona qualità delle strutture private accreditate, scelte sempre più da pazienti che arrivano dalle regioni vicine all’Emilia Ro-magna. Rimanendo poi in tema di in-vestimenti, tecnologie e uo-mini, non manca nel Gruppo la ricerca di esperti profes-sionisti di valenza nazionale e internazionale per creare punti di eccellenza assoluta nelle proprie strutture per le diverse aree di intervento. È il caso della neurochirur-gia, con la metodica Gam-ma Knife del Maria Cecilia, unico a possederla sul terri-torio, tant’è che esiste un ac-

cordo con la Regione per cui le neurochirurgie degli altri ospedali possono utilizzare la macchina. Ma non solo. Perché gli investimenti sono un po’ ovunque, se si parla di tecnologie innovative: ima-ging cardiaca, tac coronari-che, risonanze magnetiche, ecografia e via di seguito. In breve, in tutti quei mezzi oggi disponibili che possono aiu-tare a fare diagnosi in tema di patologie cardiache e grazie alle nuove tecnologie, nel ri-spetto del modello di speda-lità privata basato appunto su ricerca e innovazione, oltre a collaborazioni autorevoli, che è il principio ispiratore di tutta la rete.Per GVM Care & Research il ‘cantiere’ è sempre aperto, sotto ogni profilo, strutturale compreso, per ammodernare e rendere ospitali gli spazi, perché innovare, crescere e investire rimangono le regole chiave. Ad esempio, nel 2010, al Maria Cecilia Hospital si è trasferito dal San Raffaele il professore Carlo Pappone, uno degli esperti mondiali nel campo dell’Elettrofisiolo-gia (disturbi del ritmo) dando

vita a un laboratorio all’avan-guardia in tutto il mondo per le tecnologie disponibili e le metodiche effettuate. È una vera ricchezza per il territo-rio, potendo ricevere pazienti da fuori regione e da altre na-zioni, naturalmente insieme agli altri nuovi laboratori al-lestiti nella struttura. In questo senso GVM Care & Research rimane una pun-ta di diamante nel Belpaese, poiché grazie a programmi di sviluppo e di ricerca che coinvolgono molte multina-zionali è in grado di offrire trattamenti al massimo grado di stato dell’arte. E i ricono-scimenti non mancano, basta vedere le numerose pubbli-cazioni e le partecipazioni a congressi mondiali, oltre all’avanzatissimo programma

di formazione che coinvolge medici di tutto il mondo. In più, il Gruppo, con il Ma-ria Cecilia Hospital, è cen-tro di trasmissione live per le metodiche sperimentate. Insomma, il programma di ricerca è implementato di continuo, permettendo alla rete di sviluppare metodiche all’avanguardia e di poterle offrire ai cittadini.Come per il piede diabetico, uno delle patologie in mag-giore crescita nel mondo occidentale, per cui è stato sviluppato un modello di cura che ha permesso di rag-giungere risultati efficaci, con amputazioni della gamba al di sotto del 3%, mentre le sta-tistiche parlano di di circa il 30-40 per cento. Per conclu-dere, approccio multidisci-plinare, gestione efficiente e consapevole di pazienti com-plessi, tecnologia adeguata, i punti focali di un Gruppo che non smette di puntare all’eccellenza e per cui la pa-rola d’ordine resta integra-zione nella sanità regionale, per contribuire in modo de-terminante alla rete dell’alta specialità.

Dal bisturi a raggi gamma alla cardiologia d’eccellenza. Pensando sempre al paziente GVM Care & Research. Una rete integrata di 23 ospedali e 4 poliambulatori in Italia. Oltre alla qualità delle cure, spicca per i programmi di ricerca e sviluppo internazionali

Apparecchiature stereotaxis Maria Cecilia Hospital per la cura delle aritmie

Quello che oggi è GVM nasce dal primo esempio

di accreditamento volontario delle strutture private dell’Emila Romagna dell’alta specialità.

L’accordo si è concretizzato nel marzo del 1996

Rendering della struttura San Pier Damiano HospitalAcceleratore lineare per la radioterapia. Città di Lecce Hospital

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EventiLunedì 27 Febbraio 2012 La Sanità tra Pubblico e Privato 3

Eccellenza e tecnologia per la salute e per il benesse-

re alla persona nel GVM Ca-re & Research sono al pieno servizio di un nuovo modello di specialità privata accredi-tata che si basa su metodiche all’avanguardia, presenza e collaborazione di professio-nisti di fama internazionale, alta specialità. Ruolo centrale al paziente che può contate su percorsi sanitari in cui la qua-lità dell’assistenza sanitaria e la competenza degli operatori si coniugano a comfort, innova-zione, accoglienza familiare. Uno su tutti il Maria Ceci-lia Hospital, a Cotignola, in provincia di Ravenna, che fondamentalmente racchiude

ed esprime tutta la filosofia del Gruppo. Alta specialità la parola d’ordine e a misura d’uomo, a garanzia di risultati clinici e attenzione per la per-sone. Questa la mission perse-guita con rigore su ogni fronte. Innovazione e ricerca le punte di diamante.È tra i pochissimi centri italia-ni che dispongono di “Gamma Knife”, il cosiddetto bisturi a raggi gamma per il trattamen-to non invasivo della patologie cerebrali. Prima clinica del Gruppo, è stata fondata nel 1973 ed è un ospedale priva-to accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, orientato fin dagli inizi all’alta specialità. Dispone di 200 posti letto (24 di terapia intensiva) e 8 sale operatorie dedicate all’attività chirurgica. Il laboratorio di Emodinamica conta su tre sale

dedicate alla cardiologia inter-ventistica e all’endovascolare. Nell’unità di Aritmologia altre tre sale sono dedicate all’elet-trofisiologia e all’elettrostimo-lazione. L’area di “degenza cri-tica - cure intensive” è dotata di 24 posti letto: 20 di terapia intensiva post-chirurgica (di cui 1 per isolamento) e 4 di terapia intensiva coronarica (Utic), attrezzati con moni-toraggio continuo necessario per la gestione ottimale del paziente critico.Che ci si trovi di fronte a una struttura all’avanguardia e fuori dal comune qui è subito evidente, al primo ingresso. Intanto, guardandosi intorno la sensazione è di una sorta

di accoglienza ‘allargata’, dal paziente alla sua famiglia, che può contare su un intero piano riservato con bar, risto-rante, sale di attesa, minimar-ket servizio di parrucchiere, chiesa, edicola, insomma su tutto quanto possa alleggeri-re i momenti in ospedale e al contempo renderne efficiente e confortevole ogni spazio, an-che solo nell’attesa di un collo-quio con gli operatori sanitari. Del resto, già i colori impiegati per i muri, di per sé richiama-no poco l’ambiente ospedalie-ro, peraltro tratto distintivo di tutte le strutture del Gruppo. Ma il concetto di innovazione e modernità si esprime con forza anzitutto nelle sale ope-ratorie. Chi si aspetta quella tradizionale è del tutto fuori strada. Intanto, ecco che ri-emerge il tema colore: pre-

domina l’arancio e le grandi vetrate illuminano a giorno il letto operatorio. È questo il regno del professore Carlo Pappone, un’eccellenza della medicina italiana nel mondo, il cardiochirurgo che ha rico-perto per oltre un decennio la posizione di direttore del dipartimento di Aritmologia del San Raffaele di Milano e da due anni è con la stessa ca-rica all’ospedale di Cotignola. Qui, in questa sala di ultima generazione, l’innovazione va ancora oltre, perché il famoso chirurgo opera non più a fian-co al suo paziente, ma seduto alla scrivania in una stanza at-tigua di fronte a uno schermo piatto ad altissima definizione e con il mouse al posto del bisturi. Che dire altro, se non che si è al cospetto di un labo-ratorio ipertecnologico dove, in realtà, gli strumenti sono prototipi, sottoposti a severi test. La sala operatoria è comple-tamente magnetica, con due generatori, a destra e a sinistra del paziente, al quale è stato inserito un piccolo sondino con proprietà magnetiche. Ba-sta modificare il campo elet-trico e il sondino può essere diretto sul bersaglio - le arit-mie del cuore - con il solo mo-vimento del mouse. Il benefit più importante in assoluto è che è possibile farlo su pazien-ti in qualsiasi parte del mondo, semplicemente via internet, digitando il codice di accesso. C’è un’unica condizione: il pa-ziente si deve trovare appunto in una stanza magnetica. Insomma, un’altra conferma della posizione eminente che il Maria Cecilia di Cotignola ri-copre nel mondo in termini di ricerca scientifica e di risultati raggiunti. Non a caso questo ospedale è un centro di adde-stramento internazionale per i medici interessati ai principi del magnetismo e alle tecniche per correggere la fibrillazione atriale utilizzando tale tecno-logia. E, attenzione, il tutto è possibile con spese contenute, poiché con una semplice linea internet vpn, gratuita per chi si connette, si possono trasferire un numero illimitato di segna-li. Naturalmente il plus è che si può contare sull’esperienza di un nome autorevole come il professore Carlo Pappone che ha praticato il primo interven-to a distanza nel 2006, da Bo-ston, su un paziente ricoverato a Milano. L’eccellenza del Maria Cecilia Hospital continua anche sotto altri aspetti. Come gli impor-tanti rapporti con le Facoltà di Medicina di prestigiose università, in particolare con l’Alma Mater di Bologna (Fa-coltà di Medicina e Chirurgia) è attivo un progetto di colla-borazione che vede l’ospedale, insieme alla struttura di San Pier Damiano Hospital, sede

dell’Unità operativa di Chi-rurgia toracica della Facoltà di Medicina. In più dall’anno accademico 2007/2008 è stata attivata la sezione formativa del Corso di laurea in Infer-mieristica nella sede formati-va di Maria Cecilia Hospital - polodidattico di Ravenna e la struttura è sede del master universitario in Management infermieristico per le funzioni di coordinamento (in collabo-razione con l’Università Catto-lica del Sacro Cuore di Roma).

Tecnologia avanzata nella cardiochirurgia italiana, all’avanguardia nella cura e ricercaMaria Cecilia Hospital. è nel Ravennate una punta di diamante del GVM Care & Research. Un nuovo modello di specialità privata accreditata, con un cardiochiurgo al top

Il Maria Cecilia Hospital è un riferimento d’eccellenza nel campo dell’alta specialità.

Offre prestazioni in regime di ricovero ordi-nario, day hospital e day surgery. Queste le aree operative: Cardiologia - Cardioangiolo-gia diagnostica e interventistica-Aritmologia; Chirurgia cardiovascolare; Chirurgia toraci-ca; Chirurgia generale; Chirurgia maxillofac-ciale; Medicina; Neurochirurgia-Stereotassia-Gamma Knife; Oculistica; Odontoiatria e stomatologia; Ortopedia e traumatologia; Riabilitazione cardiologica; Trattamento del Piede Diabetico. La struttura dispone di ambulatorio polispecialistico; servizio di dia-gnostica per immagini (Radiologia tradizio-nale, Tac Multislice 64, Rmn 1,5 tesla chiusa, Rmn1,0 tesla aperta, Tac Pet); servizio di dia-gnostica strumentale ecografica, endoscopia, broncoscopia; palestra per la riabilitazione cardiovascolare e fisioterapica; laboratorio analisi; ambulatorio odontoiatrico; radiotera-pia oncologica. Tra le diverse aree di competenza, spiccano la Cardiologia, la Chirurgia cardiovascolare e la Cardiochirurgia. Quanto alla Cardiologia, si avvale di metodiche e procedure invasive e non invasive. Si occupa della diagnosi e cura

delle patologie cardiovascolari e tratta pazien-ti che soffrono di cardiopatia ischemica, an-gina instabile, angina post-infartuale, scom-penso cardiaco e aritmie cardiache. Ma anche di pazienti con situazioni di elevata comples-sità, ad esempio infarti in fase acuta con tera-pia trombolitica non praticabile o inefficace. L’unità operativa di Chirurgia cardiovasco-lare affronta tutte le patologie cardiotora-co e vascolari dell’adulto che necessitano di intervento chirurgico, vale a dire Chirurgia coronarica (rivascolarizzazione arteriosa completa, mini-invasiva e senza circolazione extracorporea), Chirurgia valvolare (sosti-tutiva con protesi e ricostruttiva), Chirurgia dell’aorta (aorta ascendente, arco aortico, toraco addominale), Chirurgia di rimodella-mento ventricolare sinistro anche a seguito di miocardiopatie. Particolare attenzione è ri-volta dai chirurghi all’esecuzione di interventi, diminuendo lo stress e l’invasività chirurgica sul paziente, evitando il consumo di sangue fino a eliminare completamente le trasfusioni.Un centro di addestramento internazionale per i medici interessati ai principi del magne-tismo e alle tecniche per correggere la fibrilla-zione atriale utilizzando tale tecnologia.

La struttura di riferimento per gli “affari di cuore”. Centro di addestramento internazionale per il magnetismo applicato alla fibrillazione atriale

Il reparto di terapia intensiva dell’ospedale Maria Cecilia Hospital

Il professor Carlo Pappone

Laboratori e sale operatorie di aritmologia. Maria Cecilia Hospital

MARIA CECILIA HOSPITALtel. 0545/217111Cotignola (RA)

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EventiLunedì 27 Febbraio 20124 La Sanità tra Pubblico e Privato

Cardiochirurgia e ortope-dia: se si parla di Salus

Hospital, accreditato con il Ssn, con le principali assicurazioni e i fondi integrativi, non si può non fare cenno alle sue alte spe-cialità per eccellenza. È un’altra delle strutture del GVM Care & Research, negli anni com-pletamente ristrutturata. Oggi intende riproporsi come rife-rimento per la cardiochirur-gia nell’area della provincia di Reggio Emilia e, in generale, per tutto il Nord dell’Emilia Romagna, impegnata in pro-getti per il recupero della mo-bilità e dunque a proporre ai pazienti un’offerta sanitaria in grado di dare risultati adeguati in regione. È uno dei maggiori centri di cardiochirurgia italiani ed esprime in pieno la filosofia del Gruppo, che prevede la realiz-zazione di luoghi di diagnosi e cura altamente specializzati e a misura d’uomo, a garanzia di risultati clinici e attenzione per la persona. Per quanto riguarda l’Ortopedia, la struttura vanta

un centro protesico che è tra i più importanti in regione per il trattamento delle patologie all’anca e al ginocchio e con la sua componente neurochirur-gica è tra le più autorevoli strut-ture in cui si trattano le patolo-gie della colonna vertebrale.Fondata nel 1946 fa parte di Gruppo dal 1996 ed è una struttura ospedaliera accredi-tata con il Servizio sanitario nazionale. Notevoli i recenti investimenti in tecnologie, con la sostituzione di tutte le Tac e le risonanze magnetiche, con il potenziamento della cardiochirurgia e dell’ortope-dia. Mette a disposizione 107 posti letto ed eroga in accre-ditamento prestazioni in regi-me di ricovero ordinario, day hospital e day surgery. Queste

le specialità: Cardiochirurgia; Chirurgia toracica; Chirurgia vascolare; Cardiologia con ser-vizio di Emodinamica e Utic (5 posti letto); Chirurgia gene-rale; Ginecologia; Oculistica; Ortopedia e Chirurgia della colonna; Chirurgia plastica e ricostruttiva. Inoltre, sei le sale operatorie, di cui due dedicate all’alta spe-cialità, due al day surgery e due alle chirurgie generali. Mentre per Il servizio di terapia in-tensiva post operatoria sono presenti sei posti letto, tutti attrezzati con monitoraggio continuo del ricoverato. In più, Salus Hospital è autorizzata per le specialità di Neurochirur-gia; Chirurgia maxillofacciale; Otorinolaringoiatria; Neurolo-gia; Medicina generale; Gastro-

enterologia; Urologia; Endocri-nologia e malattie metaboliche; Oncologia. In particolare, per la Cardio-chirurgia, queste alcune delle attività svolte: Chirurgia delle aritmie (Fibrillazione atria-le); Chirurgia coronarica (Ri-vascolarizzazione arteriosa, Mini-invasiva, Off-Pump); Chirurgia dell’insufficienza cardiaca (Plastica mitralica, Rimodellamento ventricolare sinistro, Stimolazione bi ven-tricolare); Chirurgia valvolare (Ricostruttiva e sostitutiva); Chirurgia dell’aorta e grossi vasi; Degenza cardiologica; Cardiologia interventistica (Angiografia cardiaca e vasco-lare, Angioplastica coronarica e vascolare periferica, Catete-rismo cardiaco e coronarogra-

fico); Elettrofisiologia; Attività di emergenza.All’avanguardia le apparec-chiature presenti. Queste nello specifico: Risonanza Philips Achieva 32 canali, Tac Toshiba di ultima generazione a 160 strati in grado di sostituirsi a

esami invasivi per la diagno-stica cardiaca come Coro Tac, esami morfologici al cuore e grossi vasi, esami funzionali alle cavità cardiache, studio dei piccoli vasi arteriosi centrali e periferici.Il tutto nel segno di quell’inno-vazione continua, della ricerca rigorosa e delle strumentazioni di ultima generazione che rap-presentano sostanzialmente il fiore all’occhiello del GVM Care & Research in Italia e nel mondo, a beneficio del pazien-te che si rivolge alle strutture del network.

■■■ EMILIA R. / Offerta sanitaria di grande qualità, all’interno di una struttura moderna e a misura d’uomo

Cardiochirurgia e ortopedia: un’altra eccellenza nel nord Italia con base a Reggio EmiliaSalus Hospital è un altro fiore all’occhiello delle strutture GVM Care & Research. Servizi all’avanguardia, terapia intensiva, personale aggiornato e attento ai pazienti

La sede di Salus Hospital a Reggio Emilia

Salus Hospital è uno dei maggiori centri

di cardiochirurgia italiani ed esprime in pieno la filosofia

del Gruppo GVM Care & Research

Sala operatoria nella clinica Salus Hospital Il reparto di terapia intensiva Salus Hospital

Villa Torri Hospital accreditata con il Ssn, con le princi-pali assicurazioni e i fondi integrativi è l’ultima acqui-

sizione di GVM Care & Research, la più recente. Si tratta di una struttura storica nella città di Bologna - in realtà la prima struttura privata in questa provincia - che è stata aperta oltre 100 anni fa e che è sempre appartenuta alla famiglia Gardini. È stata rilevata di recente, nell’estate del 2010, da GVM Care & Research e si è subito partiti con un progetto di riorganizzazione tecnologica, strutturale e gestionale, secondo la filosofia del Gruppo, benché comun-que il centro sia perfettamente funzionante ed eroghi tutti i servizi. È in corso la ristrutturazione di tutta la parte di accesso dei pazienti, compresa la realizzazione di nuovi uf-fici e ambulatori. Al termine Villa Torri sarà dotata di tec-nologie all’avanguardia, in linea con le altre strutture della rete, con Tac e risonanze di ultima generazione, sempre nel segno di quell’aggiornamento tecnologico che distingue l’alta specialità di GVM Care & Research, introducendo quei modelli organizzativi gestionali tali da mantenere gli standard elevati propri del network. L’obiettivo è chiaro ed evidente: Villa Torri Hospital si propone di diventare un riferimento della sanità bolognese ed emiliano-romagnola, nonché per tutti gli italiani, forte della sua ubicazione nella provincia di Bologna, uno snodo centrale nella penisola, ben servita dal punto di vista infrastrutturale e con una storia di attrattività medica che va recuperata e sviluppata. Ogni area medica si svilupperà attorno all’alta specialità: Chirurgia vascolare; Cardiochirurgia; Ortopedia; Chirur-gia generale, affinché i pazienti sappiano di poter contare sulle migliori attenzioni e su equipe competenti.

Bologna. L’alta specialità di Villa Torrila redono strategica per tutto il centro Italia

Sei le sale operatorie, di cui due dedicate all’alta specialità, due al day surgery e due alle chirurgie

generali

SALUS HOSPITAL0522/49911

Reggio Emilia

VILLA TORRI - 051/9950311 Bologna

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EventiLunedì 27 Febbraio 2012 La Sanità tra Pubblico e Privato 5

All’Hesperia Hospital di Modena (Centro di Car-

diochirurgia migliore d’Italia, secondo lo Studio del mini-stero della Salute, condotto nel 2004 e confermato nel 2009) la ricerca e la cura vengono prese molto sul serio, non come un semplice lavoro, ma come una vocazione. La struttura vive della propria fama e del co-stante impegno nei confronti dei pazienti e delle cure, che devono essere erogate con i massimi livelli di qualità. Co-sti, economicamente, quello che costi. Di proprietà del Gruppo Ga-rofalo dal settembre 2000, la struttura si propone ai pazienti che provengono da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. Qui vengono accolti malati di ogni età, le cui patologie afferiscono alle diverse unità funziona-li dell’ospedale: Cardiologia,

Cardiochirurgia, Chirurgia Toraco Vascolare, Emodina-mica con Aritmologia-Elet-trofisiologia, Ortopedia con Neuro-ortopedia, Urologia, Oculistica, Otorinolaringoia-tria, Chirurgia Plastica-Rico-struttiva e Medicina Interna. L’Hesperia Hospital è dotata di 100 posti letto per la degenza, in camere e suite, e di 25 posti di area critica (terapia inten-siva, semintensiva e Utic), 8 sale operatorie e 2 laboratori di Emodinamica, Tac, Rmn, Scintigrafia. I medici che operano presso la struttura sono professionisti di alto livello e competenze nelle rispettive specialità e vengono scelti da Hesperia fra i miglio-ri presenti sul mercato sia in ambito nazionale che interna-zionale. L’Ospedale, spiega il direttore generale, il professor Michele

Malena, è accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale. “Le eccellenze che vanta la no-stra struttura sono numerosis-sime (vedi box), con anche una grande attenzione nell’ambito della ricerca e innovazione: basti ricordare il progetto di ingegneria tissutale sulle val-vole cardiache biologiche, rea-lizzato in collaborazione con la Humboldt University di Ber-lino, o le procedure endova-scolari con accesso dall’arteria del braccio anziché dall’arteria femorale”. Punte di eccellenza estrema sono la Cardiologia medico-chirurgica e toraco-vascolare, unitamente all’Ortopedia con Neuro-ortopedia, ma anche l’Urologia. “Presso l’Hesperia Hospital viene per esempio eseguita l’eradicazione della prostata facendo in modo che non vengano danneggiati i nervi erettili nel paziente. An-cora, sempre per citare punte di eccellenza, va ricordato il Progetto Venere, coordinato dalla professoressa Raffaella Garofalo, dedicato alla chirur-gia plastica-ricostruttiva edestetica, con interventi che ri-guardano sia il volto che il cor-po, per patologie congenite e-o acquisite”. Le cure che vengono erogate presso l’Hesperia Hospital so-no, come detto, nel segno della massima qualità. E anche se il

Servizio Sanitario Nazionale riconosce talora una remune-razione insufficiente a coprire i costi della prestazione, la po-litica della struttura è quella di fornire servizi completi in-dipendentemente dalla mar-ginalità. “È l’unica struttura cardiochirurgica privata ac-creditata della Regione Emilia-Romagna presso la quale si impiantano le valvole aortiche trans-apicali e trans-femorali il cui costo non è coperto dal Drg attribuito, in quanto si tratta di una nuova procedura non an-cora classificata. Si è deciso di intraprendere questa strada,

nonostante le difficoltà che si possono immaginare, con-siderando questo un investi-mento culturale che non può mancare a una struttura prima in Italia, nell’attesa che il Servi-zio Sanitario Regionale, con il sistema di Drg, possa alla fine riconoscerci i giusti rimborsi. Un numero è sufficiente per spiegare il nostro impegno in ambito cardiochirurgico: oltre 18mila interventi effettuati in circolazione extra-corporea”. L’Hesperia Hospital nel 1995 ha avuto l’accreditamento ini-zialmente provvisorio e poi definitivo nel Servizio Sanita-

rio Nazionale. Le persone, nel momento in cui hanno neces-sità di curare una patologia, cercano la soluzione migliore, presso la struttura con la mi-gliore qualità. “Ecco perché il nostro ospedale è andato sem-pre crescendo in domanda e specialità - conclude Malena -.Questa filosofia, all’insegna della massima eccellenza, ci ha portato a essere conosciu-ti in tutta Italia per la qualità e la completezza delle cure e del servizio che forniamo che ci pone per alcune specialità vero e proprio centro di ri-chiamo”.

■■■ HESPERIA HOSPITAL / La struttura di Modena è nota a livello internazionale

Tra le varie eccellenze spicca la CardiochirurgiaL’ospedale, all’avanguardia nell’innovazione, accoglie pazienti di ogni età per affidarli a specialisti di alto livello

L’offerta sanitaria dell’Hesperia Hospital può considerarsi a tutto tondo. Il paziente che, anche da lontano (Stati Uniti compresi) giunge presso la struttura, sa che non dovrà mai

spostarsi presso un altro centro per completare cura o diagnosi. Qui ogni aspetto (diagnostico, terapeutico, internistico, chirurgico) si completa con gli altri. E gli specialisti integrano le compe-tenze gli uni con gli altri, in una struttura a rete di cui beneficia il paziente. Questo permette a ogni branca specialistica di considerarsi completa. Un’organizzazione così orchestrata consente all’Hesperia Hospital di porsi come realtà di riferimento di livello nazionale e sovranazionale. Le attestazioni e i riconoscimenti non fanno che confermare quanto appena espresso: l’Hesperia Hospital è il centro di Cardiochirurgia migliore d’Italia, così come attestato dal ministero della Salute nel 2004 e nel 2009. È inserito dalla Duke University statunitense nell’elenco dei centri mondali per la chirurgia dello scompenso (Stich), e vanta la seconda posizione al mondo per numero di casi trattati e risultati ottenuti. La struttura è anche sede europea dell’Arizona Heart Institute di Phoenix, della Scuola di Perfezionamento per Intensivista in collaborazione con l’Università di California di San Francisco e Centro di Elettrofiosologia Cardiaca in collabora-zione con l’Atlantic City Hospital del New Jersey (Usa). Queste collaborazioni di respiro internazionale confermano la vocazione dell’Hesperia Hospital e la sua apertura al cambiamento e all’innovazione, che in questi tempi vive assolutamente di rapporti instaurati anche oltre i confini nazionali. “Questo non significa - precisa il direttore generale Michele Malena - che non si debba valorizzare la rete di conoscenza che anche nel nostro Paese è significativa e di grande rilievo scientifico. Proprio per questo l’Hesperia Hospital è sede distaccata della Scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia dell’Università degli Studi di Bologna a cui è federata la Scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia”.

Un’offerta sanitaria a tutto tondo

Quella dell’Hesperia Ho-spital è una storia che

viene da lontano, e che ha sempre visto protagonista il direttore generale Malena, presente fin dalla fondazione della struttura. Tutto ha ori-gine nel 1983, quando nasce come ospedale privato a indi-

rizzo polispecialistico con di-partimenti di alta specialità. Oggi appartiene alla società Larama Emilia Romagna del Gruppo Garofalo, realtà mol-to attiva in ambito sanitario privato nel Paese, che vanta un totale di 16 strutture di cura, tutte di eccellenza, frut-

to di un piano di espansione e crescita iniziato ancora negli anni 90.Il Gruppo Garofalo, guidato da Maria Laura Garofalo, sostiene la filosofia organiz-zativa e lo spirito tipici della vocazione dell’Hesperia Ho-spital. Anche nel passaggio di pro-prietà è stato mantenuto il management quale caposal-do strategico della struttura, che da sempre si distingue per l’attenzione alla ricerca e allo sviluppo tecnologico da applicare a procedure e cure. Del Gruppo Garofalo fanno anche parte tutte strutture mediche di eccellenza, come l’Eremo di Miazzina sul Lago Maggiore, l’Ospedale di Gra-vedona in provincia di Co-mo, Villa Berica a Vicenza, Villa Garda a Garda (Vero-na), insieme alle altre strut-ture ubicate nel Centro Italia.

Nel passaggio di proprietà al Gruppo Garofalo il management di Hesperia è stato mantenuto al suo posto

L’ingresso della struttura

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EventiLunedì 27 Febbraio 20126 La Sanità tra Pubblico e Privato

Anche in tempi di crisi i lasciti premiano il volontariato Grazie alla sua fama di onlus affidabile e seria, l’Istituto Oncologico Romagnolo ha visto aumentare la raccolta fondi

Podistica“Forlì-Ior-Ravenna”, 6 novembre 2011 a sostegno dell’Istituto Oncologico Romagnolo

In tempi di crisi, le persone e le dinamiche interne alle

società cambiano. Non sem-pre in negativo. Il mondo delle organizzazioni no profit è una perfetta cartina di tornasole che rileva questi mutamenti nel segno della maggiore at-tenzione. Sembra paradossale, ma in tempi in cui la disponi-bilità economica scarseggia, gli atteggiamenti premiano il volontariato. È quanto si sente affermare il direttore dell’Isti-tuto Oncologico Romagnolo (Ior), cooperativa onlus che opera nel campo dalla ri-cerca clinica e ambientale, nell’epidemiologia, nell’infor-mazione medica, nella pre-venzione e nell’assistenza ai pazienti affetti da neoplasia. Da trent’anni nella struttura, il direttore Vincenzo Erroi segnala un cambiamento di approccio: “Negli ultimi tre anni proprio nel cuore della crisi, i conti economici dello Ior sono migliorati. Nel pe-riodo 2009-2011 la raccolta fondi sul campo è aumenta-ta del 20%”. È aumentato il numero delle aziende che ha

contribuito con delle offerte (magari meno importanti in peso specifico): si è generato un percorso positivo, frutto del rapporto fiduciario che l’Istituto ha saputo creare con le persone, sia con i singoli che con i privati. “La verità è che siamo percepiti come una or-ganizzazione affidabile e seria - prosegue il direttore -. Certo, siamo avvantaggiati dal fatto

che operiamo su un territorio, quello romagnolo, abbastan-za circoscritto. Ma la nostra presenza è capillare, grazie all’attività dei volontari e alle varie sedi, che ci consentono di mantenere una relazione forte con le persone”. Negli ultimi due anni si è as-sistito a un altro inaspettato fenomeno: è aumentato espo-nenzialmente il numero delle

eredità e dei legati lasciati allo Ior. “Altra prova del fatto che davvero il patrimonio del-le organizzazioni no profit è costituito dalla fiducia delle gente - spiega Erroi -. Lo Ior si impegna a non tradire questa fiducia e a lavorare all’insegna della massima trasparenza, applicata quotidianamente. Lacertificazione di bilancio, giun-ta ormai al 14° anno, è solo la punta di diamante di questa trasparenza distribuita in tutti gli ambiti della cooperativa”. La onlus Ior affonda le sue radici nella terra romagno-la: qui diffonde la sua rete di sostegno, assistenza, soli-darietà e supporto attraver-so 8 sedi e circa 70 punti sul territorio, con il contributo di circa mille volontari. Fi-nanzia numerosi progetti di ricerca in ambito oncologico, sostiene la diffusione delle cure palliative e della psicon-cologia e si impegna a diffon-

dere un’efficace cultura della prevenzione. Nata come realtà costituita da volontari, lo Ior non ha mai, negli anni, perso questa sua forte identità. E nuove persone che chiedono di poter dare una mano ven-gono impiegate sia per l’assi-stenza, che per il supporto ai punti informativi che sono stati realizzati presso le strut-ture sanitarie, come quella di Meldola, dove ha sede l’Isti-tuto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori. Compito dello Ior, in questo caso, è di supportare le persone in tutte quelle neces-sità che non sono di compe-tenza stretta di Asl o aziende ospedaliere. Nell’ottica del puro volontariato sono anche gli aiuti che provengono dai vari professionisti (avvocato, commercialista, notaio) che collaborano alla vita della struttura, e che permettono alla stessa di mantenere bassi

i costi di gestione. Sempre a titolo di volontariato sono da considerarsi gli impegni dei membri del Consiglio di Am-ministrazione e del Collegio Sindacale. Tra le attività della cooperativa spicca poi l’ambi-to della ricerca scientifica, che si estrinseca in finanziamenti per attrezzature, progetti di ricerca, supporto ai giovani ricercatori. “A questo propo-sito - sottolinea il direttore -abbiamo da qualche tempo individuato delle linee guida che prevedono un aumento del numero di ricercatori da sostenere. Contestualmente, il Consiglio di Amministra-zione si impegna a far sì che i giovani ricercatori che si sono visti finanziati progetti all’este-ro, riescano poi a ritornare in Italia. È infatti importante che il patrimonio di medici e bio-logici dedicati a queste pato-logie supporti le strutture del nostro Paese”.

XXV Convegno dei Volontari Ior, 9 ottobre 2011, Castel San Pietro (Bo). Da sinistra: Giorgio Cruciani, coordinatore Cms Ior, l’assessore Cristina Baldazzi, Sergio Mazzi, presidente Ior e Vincenzo Erroi, direttore Ior

Al servizio dei pazienti, ora più che mai. L’Ordine dei

farmacisti di Bologna si sta dimostrando all’avanguardiaper quel che riguarda le ini-ziative a vantaggio delle fasce più disagiate, quelle che, so-prattutto in questo periodo, necessitano di particolare aiuti e attenzioni. Non è un caso, infatti, se pro-prio dal capoluogo di provin-cia emiliano romagnolo, sta per partire un progetto che potrà essere preso ad esempio da altre Province. Si tratta di un programma di consegna gratuita del farmaco a domi-cilio, servizio effettuato da un farmacista volontario iscritto all’Ordine. Un’iniziativa lodevole, utile, se non addirittura necessaria. Una novità assoluta, si diceva: mai, infatti, si era puntato su un’attività gratuita i cui pro-tagonisti fossero dei laureati in farmacia. Una sicurezza per i clienti, innanzitutto: “Il farmacista è l’ultimo profes-sionista cui il paziente può ri-volgersi prima di trovarsi da

solo con il farmaco - spiega Paolo Manfredi, presidente dell’ordine dei farmacisti di Bologna -. A volte il medici-nale non viene acquisito dal diretto interessato ma, so-prattutto nel caso di pazienti non autosufficienti, tramite

una terza persona. Offrire anche agli utenti più debo-li la possibilità di entrare in contatto con il professionista, significa contribuire a garan-tire la sicurezza del farmaco, non solo favorendo il rispet-to delle indicazioni, ma an-

che prevenendo l’abbandono della terapia”. Già, perché la mancata compliance, infatti, costituisce oggi, non solo un fattore di rischio per il pa-ziente, ma anche la peggiore forma di spreco. Questa iniziativa si rivolge quindi anche nella direzio-ne del migliore sfruttamento possibile delle risorse messe a disposizione dal Servizio Sanitario, senza aggravio di spesa a carico dello stesso. Continua il presidente: “Poi-ché il medicinale non è un comune bene di consumo bensì uno strumento di cura, con questa iniziativa inten-diamo renderlo indissolubil-mente legato alla figura del farmacista sino al domicilio dell’utente”. Il progetto sarà avviato in città e nei comu-ni della cintura bolognese. In seguito, comunque, verrà allargata a tutta la Provin-cia. Manfredi, presidente dal 2011, si inserisce in una scia positiva iniziata da Mario Santandrea e continuata nel corso dei decenni da altri sei

farmacisti a capo dell’ordine: tra questi occorre menziona-re Franco Cantagalli, attuale vicepresidente e tesoriere della Federazione nazionale degli ordini dei farmacisti italiani. Il consiglio si impe-gna da 67 anni nell’esercizio di valorizzare la figura del farmacista, soprattutto a tu-tela del cliente. L’Ordine è, infatti, l’istituzio-ne in grado di certificare che la persona cui si rivolge il pa-ziente sia davvero un farma-cista, e che quindi sia total-mente in grado di rispondere in scienza e coscienza alle sue richieste.Gli obiettivi fissati dal Con-siglio, pertanto, puntano in molteplici direzioni: fornire un programma di continua formazione scientifica ai lau-reati, tenendo in particolare attenzione gli aspetti relativi al codice deontologico; pro-muovere e favorire tutte le iniziative intese a facilitare il progresso culturale degli iscritti. Attraverso una colla-borazione con l’università di

Bologna, per esempio, sono state attivate diverse inizia-tive di grande interesse. Non meno importante è la vigi-lanza sull’osservanza delle normative che regolano l’atti-vità del farmacista garanten-do l’integrità morale e profes-sionale dei singoli membri. A ciò si aggiunge una presenza forte sul territorio tramite l’attivazione di una apposi-ta commissione. Infine, una serrata lotta a eventuali feno-meni di abusivismo. Un Ordine professionale, dunque, che intende eleva-re la figura professionale dei propri iscritti e favorire la formazione di un rapporto più stretto ed efficace tra pa-ziente e farmacista.

■■■ BOLOGNA / L’Ordine dei farmacisti promuove iniziative per le fasce più disagiate

Al via il programma di consegna gratuita del farmaco a domicilioGrazie all’impegno di farmacisti volontari, anche gli utenti più deboli possono entrare in contatto con un professionista. Si garantisce così la sicurezza e si favorisce il rispetto della terapia prescritta

Paolo Manfredi, presidente Ordine farmacisti di Bologna

Gli obiettivi fissati dal Consiglio, pertanto, puntano

in molteplici direzioni: fornire un programma di continua formazione scientifica ai laureati, tenendo in particolare

attenzione gli aspetti relativi al codice deontologico;

promuovere e favorire tutte le iniziative intese a facilitare

il progresso culturale degli iscritti

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EventiLunedì 27 Febbraio 2012 La Sanità tra Pubblico e Privato 7

Vocazione all’innovazione diagnostica, all’uso di tec-

nologie e di tecniche d’avan-guardia e all’utilizzo di farmaci biotecnologici in modo da per-sonalizzare al massimo le cure. È questo lo spirito dell’Azien-da ospedaliero-universitaria di Ferrara, così come lo sintetizza il direttore generale, Gabriele Rinaldi, che precisa: “Tutto ciò ha un impatto sociale. Affinare e innovare la diagnostica, dif-fondere l’uso di efficaci tecno-logiche e tecniche d’intervento, impegnarsi a salvaguardare la qualità della vita consente di ri-durre o contenere le conseguen-ze sociali delle malattie, con mi-

nori costi non solo dal punto di vista economico”. Uno sforzo che a Ferrara è col-lettivo. Lo dimostra lo stato dell’arte di diverse specialità che i relativi responsabili illustrano. (Si vedano i riquadri in basso). “Si lavora ad ampliare le cono-scenze diagnostiche biomoleco-lari, per mettere a punto ed uti-lizzare i farmaci biotecnologici”, afferma Rinaldi, riferendosi per esempio al laboratorio di Endo-crinologia, ma anche Ematolo-gia, Oncologia e Reumatologia. Vi è poi uno stimolo all’uso di tecnologie e tecniche già pre-senti e di cui si amplia il raggio d’azione. Esempi dall’Otorino-

laringoiatria, dove nei bambini gli impianti cocleari si appli-cano in una seduta, dando la possibilità di sentire subito in stereofonia; dalla Neurochirur-gia, dove l’anestesia da svegli consente di monitorare durante l’intervento le funzioni del pa-ziente e non provocare danni. L’utilizzo delle tecniche di “mi-ninvasiva” è anche utilizzato nelle discipline chirurgiche di Alta medicina. Positiva è an-che l’incidenza sociale per la Chirurgia Pediatrica, di cui il direttore Rinaldi “con orgoglio” ricorda le missioni umanitarie per interventi su labbro lepori-no e palatoschisi.

■■■ SPECIALISTI / L’azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara spicca in Europa per qualità delle terapie e nella ricerca in diversi settori

All’avanguardia nella sperimentazione di farmaci e cure personalizzateRinaldi: “Spingere sull’innovazione per trovare nuove risposte alle malattie di piccoli e grandi fa bene a tutta la società”

Gabriele Rinaldi,direttore generale

La chirurgia vascolare è sempre più speciali-

tà per prevenire patologie importanti e sempre me-no invasiva, in attesa che l’uso dei robot consenta anche in questa bran-ca la laparoscopia. È in quest’ottica che sta lavo-rando l’Unità operativa di Chirurgia vascolare di Ferrara diretta dal dottor Francesco Mascoli. Che sfata una credenza diffu-sa: il reparto di chirurgia vascolare non è quello in cui si operano le varici (“decido di operarne 2 su 10”), ma è reparto di prevenzione e dove si fa diagnostica con l’ecodop-pler vascolare”. Offre tutti i trattamenti possibili - open ed endoscopici - per-ché ogni intervento deve essere dedicato e “bisogna poter scegliere tra molte frecce”. La tecnologia combinata con trattamenti endova-scolari e con quelli ibridi rende possibili interventi importanti con meno ri-schi e meno invasività. Una chirurgia preventiva perché grazie alla diagno-stica precoce si operano 120 aneurismi l’anno, per esempio. Inoltre, so-no anche altri specialisti che inviano alla chirurgia vascolare pazienti in stato critico. Tra le segnalazio-ni, quelle dei neurologi sui tronchi sovraaortici.

Francesco Mascoli, responsabile Chirurgia Vascolare

Le eccellenze dell’Otori-nolaringoiatria di Fer-

rara, diretta dal professor Antonio Pastore, sono la chirurgia oncologica de-dicata a testa e collo e la chirurgia cocleare per l’im-pianto dell’orecchio bioni-co. Per quanto riguarda gli interventi chirurgici sulle patologie neoplastiche, Ferrara è centro di riferi-mento perché, dice Pastore “attuiamo una chirurgia ricostruttiva, che toglie il tumore e cerca di ridare le funzioni ripristinando una qualità di vita ade-guata. Evitiamo che, per esempio, vi siano mutilati della voce”. Oggi sono in aumento i tumori del cavo orale e si abbassa l’età delle persone colpite. La funzione rico-struttiva della chirurgia è quindi ancor più impor-tante. Di rilievo, inoltre, gli interventi su bambini e adulti totalmente sor-di. Ferrara è sempre sta-ta all’avanguardia e oggi ha una casistica di circa 700 impiantati. “Gli im-pianti cocleari e le protesi implantari si inseriscono nella chiocciola - spiega lo specialista - con interventi che si possono fare anche nei primi mesi di vita, dando risposta a quei 2 bambini su mille che na-scono totalmente sordi”. La chirurgia oggi consente di eliminare la sordità.

Antonio Pastore,responsabileOtorinolaringoiatria

La Chirurgia Pediatri-ca è diretta dal dottor

Andrea Franchella. La sua area opera ad ampio raggio, a comprendere diagnosi e trattamento di angiomi e linfangiomi, trattamento di ustioni, chirurgia urologica, di sostegno della disabili-tà, delle emoglobinopatie, chirurgia addominale e toracica mini invasiva, gi-necologia pediatrica e il day service.Caratteristica peculiare è la cura di malattie rare come i nevi congeniti, che costi-tuiscono la più eclatante espressione patologica nella chirurgia oncologica dell’ap-parato tegumentario. “Di recente - spiega Fran-chella - si è sviluppata la tec-nica di dermoabrasione con idrogetto che ha consentito di ottenere brillanti risultati già nel primo mese di vita e la loro diagnosi precoce costituisce tema di costante aggiornamento e didattica”. L’Unità operativa ha 30 anni d’esperienza nel tratta-mento delle malformazioni labio-maxillo- palatine, per le quali è punto di riferi-mento regionale e ispiratrice dell’assiduo programma di missioni chirurgiche uma-nitarie nel Sud del mondo, oltre che sede di convegni internazionali. In ambito urologico, parti-colare competenza è rico-nosciuta nel trattamento di ipospadia, reflusso vescico-ureterale e varicocele.

Andrea Franchella, responsabile Chirurgia pediatrica

La Chirurgia Cranio Maxillo facciale è di-

retta dal professor Luigi Clauser e si occupa di tut-ta la disciplina: trauma-tologia, neoplasie benigne e maligne, chirurgia delle malocclusioni, diagnosi e terapia delle malattie temporo-mandibolari, malformazioni semplici e complesse. Nell’Unità operativa si è concretizzato anche un Centro internazionale per la cura e il trattamento di alcune patologie selezio-nate come le complesse malformazioni, tutta la chirurgia cranio-orbita-ria, l’utilizzo del tessuto grassoso autologo per la ricostruzione dei volti (pare ci siano precursori delle cellule staminali), la distrazione osteoge-netica delle ossa con al-lungamento progressivo. Si occupa anche della chirurgia orale e odon-tostomatologica, oltre al trattamento della cura di Graves-Basedow, cioè gli occhi sporgenti dovuti alla malattia della tiroide. A Ferrara arrivano pa-zienti da tutta Italia e da vari Paesi europei dove la Chirurgia cranio facciale ha importanti rapporti e qui nell’ottobre 2011 è stato organizzato il World orbital symposium, con i maggiori esperti di patolo-gia e chirurgia dell’orbita.

Luigi Clauser,responsabile Chirurgia Cranio maxillo facciale

Presso la Neurochirurgia di Ferrara, diretta dal

dottor Michele Alessandro Cavallo, sono stati svi-luppati tutti i settori della specialità, affidando a tutti i medici diversi settori di avanguardia.L’attività qui è integrata con altri specialisti, sopratutto neurologi, neurofisiologi, neuropsicologi, neurora-diologi ed anestesisti. Grazie a questo lavoro integrato, da sei anni si eseguono interventi al cer-vello con paziente sveglio. Tale chirurgia permette di asportare lesioni tumorali al cervello, anche in regio-ni ad alto rischio, senza danneggiare le funzioni neurologiche. Durante l’intervento il neuropsico-logo interroga di continuo il paziente per verificare se compaiono disturbi seletti-vi del linguaggio e indicare al neurochirurgo le aree da non attraversare durante l’asportazione del tumore. È una pratica innovativa, applicata a Ferrara già in 150 casi, con ottimi risulta-ti neurologici. Nell’ambito della Neurochi-rurgia funzionale, Ferrara è specializzata nella terapia chirurgica della distonia e del parkinson. Possiede la maggiore casistica italiana e con maggiore follow up di distonie operate mediante stimolazione cerebrale pro-fonda.

Michele Cavallo,responsabile Neurochirurgia

L’Endocrinologia di Ferrara mette il pa-

ziente al centro del suo operare, afferma il profes-sor Ettore degli Uberti che la dirige. Non è una affer-mazione di circostanza se qui è nato anche il primo centro d’ascolto in Italia per pazienti che si incon-trano, discutono con me-dici, infermieri e psicologi.Sono state costruite figure professionali competenti nei diversi settori dell’en-docrinologia ed è stata sviluppata un’attività di laboratorio per la ricerca di base e la diagnostica molecolare. Ciò ha con-sentito di sviluppare una competenza operativa nelle malattie della tiroide, dell’ipofisi e del surrene, soprattutto in riferimento alla patologia neoplastica. Qui si trasferisce diretta-mente alla pratica clinica i risultati della ricerca di base del Laboratorio, in particolare di quella bio-molecolare preclinica. Si ottimizza così la diagnosi, la terapia delle malattie endocrine e si possono at-tuare misure preventive. “Questo approccio - spiega degli Uberti - ci consente di valutare in laboratorio nuove tecniche diagnosti-che biomolecolari e farma-ci innovativi, che possono essere utilizzati per malat-tie endocrine ancora prive di terapia.

Ettore degli Uberti, responsabileEndocrinologia

Chirurgia Vascolare Otorinolaringoiatria Chirurgia Pediatrica Chirurgia Maxillo Facciale Neurochirurgia Endocrinologia

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EventiLunedì 27 Febbraio 20128 La Sanità tra Pubblico e Privato

Integrare assistenza, didattica e ricerca, riuscendo ad essere al contempo presidio sanitario per le richieste quotidiane dei

cittadini e punto di riferimento regionale, nazionale ed interna-zionale per molteplici discipline. È la mission dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, che dispone di 1.616 posti letto per 71.303 ricoveri registrati nel 2011, tra degenze ordinarie e day hospital. “Siamo una realtà sanitaria inserita in un contesto metropolitano e come tale garantiamo tutte le discipline di base - spiega il direttore sanitario Mario Cavalli -. Ciò significa che un cittadino di Bologna può approdare qui per ogni necessità”. Una vocazione metropolitana che è resa evidente dal numero di accessi al Pronto Soccorso, l’anno scorso arrivati a 135.220. “Al contempo - aggiunge il direttore - siamo punto di riferimento

regionale per alcune discipline e funzioni oltre che centro di eccellenza nazionale ed internazionale”. Esemplificano queste eccellenze i 337 trapianti del 2011 (160 trapianti di organo e 177 di midollo osseo), e i 30.537 interventi chirurgici. Complessivamente concorrono alla realizzazione di tutte le attività 5.387 dipendenti, con 1.018 unità tra personale medi-co e laureato non medico e 4.369 unità tra personale dedicato all’assistenza e amministrativo. Numeri che rendono l’Azien-da ospedaliero-universitaria Policlinico S.Orsola Malpighi una delle “imprese” più importanti del bolognese in termini occupazionali. È il direttore sanitario a condurre in un viaggio ideale tra le di-scipline caratterizzanti l’ospedale, a partire dalle funzioni dedi-cate ai trapianti sia di organi che di tessuti. “Oltre ai trapianti singoli, siamo un riferimento nazionale per i trapianti combina-ti - illustra - quelli cioè che interessano contemporaneamente, per esempio, cuore-polmone o cuore-fegato: in un unico inter-vento chirurgico si susseguono diverse équipe specialistiche in sequenza”.Di indubbio valore anche le specialità che danno risposta a tutte le patologie cardiologiche. “È attiva la cardiochirurgia pediatri-ca, unica a livello regionale, e per adulti, la cardiologia interven-tistica con il laboratorio di emodinamica, letti a diversa intensi-tà di cura: da quelli di cardiorianimazione fino a letti di degenza cardiologica ordinaria e day hospital. Il valore aggiunto sta nella forte integrazione fra i diversi specialisti, che consente di affron-tare tutte le malattie del sistema cardiovascolare”. Il Policlinico S.Orsola-Malpighi vanta livelli d’eccellenza in ematologia sia per la cura degli adulti che dell’età pediatrica, compresi il trapianto di midollo e l’uso delle cellule staminali per trattare la patologia oncoematologica. In ambito pediatrico l’Azienda ha l’unica Ria-nimazione dedicata al bambino in Emilia-Romagna ed è centro di riferimento regionale per la Nefrologia, le Malattie Rare ed i Disturbi del Comportamento Alimentare (anoressia e bulimia).

Presso la Banca del sangue cordonale si sta procedendo alla cen-tralizzazione di tutti i campioni di cellule delle altre banche pre-senti in Regione, mentre è già attivo il Centro per lo screening neonatale per le malattie ereditarie e metaboliche al Laboratorio centralizzato, che di recente, su indicazione regionale, ha visto un ampliamento del numero di patologie oggetto di screening su tutti i nuovi nati. Alcune malattie, infatti, se riconosciute pre-cocemente possono essere controllate e trattate con la sola dieta. Intensa l’attività di ricerca che attinge ad una pluralità di canali di finanziamento, con progetti regionali, ministeriali, europei e sostenuti da privati. Azienda significativa anche per la dotazione infrastrutturale. Dando continuità al lavoro impostato in precedenza, nel 2011 è stato attivato il modernissimo edificio che concentra l’attività di emergenza, di chirurgia generale e specialistica . “Chiudere-mo entro il 2012 anche il cantiere per il nuovo polo dedicato a trapianti e cardiologia - prosegue il direttore - ed è in fase di

progettazione il polo oncoematologico, che ha già un finanzia-mento dedicato di 34 milioni messi a disposizione dalla Fon-dazione Sèragnoli. Negli obiettivi, anche la rifunzionalizzazione dell’attuale area pediatrica per la realizzazione “dell’Ospedale dei Bambini”.Non da ultimo, “tra i valori irrinunciabili per la struttura”, il dot-tor Cavalli cita la “grandissima partecipazione del volontariato”, che in molti ambiti rende evidente il radicamento territoriale del Policlinico di Bologna.

Il via definitivo, nei prossi-mi mesi, all’Irccs, Istituto

delle Scienze Neurologiche dell’Azienda Usl di Bologna, alla Breast Unit e alla nuova centrale per la preparazione dei farmaci antiblastici se-gna l’avvio del nuovo assetto dell’Ospedale Bellaria di Bo-logna. Rafforzamento delle eccellenze, riconoscimento e valorizzazione delle vocazioni e specializzazioni, consolida-mento del ruolo all’interno delle reti ospedaliere metro-

politane sono i tre assi stra-tegici lungo i quali si snoda il nuovo Bellaria, centrato sulla idea che promuovere l’inno-vazione è una delle modalità più efficaci, se non l’unica, per continuare a garantire qualità delle cure e sostenibilità del sistema.Il nuovo assetto fa perno sulle opportunità offerte dall’Irccs e dal riconoscimento del ruo-lo specialistico del Bellaria. L’Ospedale, infatti, è centro di riferimento nazionale ed

europeo per le Neuroscienze, polo di eccellenza per la cura e l’assistenza alle donne con ne-oplasia della mammella e per la chirurgia del sistema nervo-so centrale, e ha sviluppato nel tempo una specifica vocazione multidisciplinare in ambito ri-abilitativo.Il riassetto prevede la suddivi-sione in aree funzionali omo-genee, la concentrazione di tutte le attività chirurgiche in prossimità dei nuovi blocchi operatori e la ottimizzazione

dei percorsi per i cittadini e per gli operatori. A regime, l’ospedale vedrà rafforzata la propria vocazione specialisti-ca e potrà contare su funzioni integrate con criteri organiz-zativi che lo porranno in linea con gli ospedali più moderni. L’offerta di cura e assistenza sarà articolata in 11 padiglio-ni che ospiteranno altrettante aree. Il progetto prevede tre fasi, la prima e più rilevante delle quali, già finanziata con un investimento di 3,8 milioni di euro, si concluderà nel giugno 2013 con il completamento delle nuove sedi della Riabi-litazione cardiopolmonare, della Day surgery, della Ga-stroenterologia diagnostica e interventistica e degli ambu-latori di Chirurgia toracica, senologica e plastica.L’Irccs delle scienze neurolo-giche di Bologna  rappresenta una novità assoluta nel pa-norama italiano. È il primo, infatti, ad essere inserito all’in-terno di una Azienda Usl e sa-rà, quindi, il primo ad operare in stretto collegamento con l’assistenza clinica e territoria-le, garantendo il meglio della ricerca e della cura con per-corsi completi di presa in cari-co del paziente. L’integrazione di ricerca, cura e formazione consentirà di affrontare da tutti i punti di vista la casisti-ca più complessa, che richie-de sempre di più competenze multidisciplinari. L’Irccs, che sarà ospitato in un nuovo edificio, appositamente realizzato con un investimen-

to di 53 milioni di euro, inte-grerà le competenze cliniche di eccellenza di alcune unità operative dell’Ospedale Bella-ria nella diagnosi e cura delle malattie neurologiche, come la Neurochirurgia (2mila in-terventi annui per patologie neoplastiche, vascolari, trau-matiche), la Neurologia (con la sezione di monitoraggio dell’epilessia) e la Neurora-diologia; le competenze didat-tiche, di ricerca e cura della Clinica Neurologica dell’Uni-versità di Bologna; le compe-tenze cliniche della Neurolo-gia dell’Ospedale Maggiore in neurologia d’urgenza e delle malattie cerebrovascolari (Stroke Unit).La ricerca dell’Istituto delle Scienze Neurologiche è arti-colata, attualmente, in sette linee: patologie neurodege-nerative e disordini del mo-vimento; patologie neuromu-scolari; patologie del sistema nervoso autonomo e del do-

lore; patologie del sonno e dei ritmi biologici; epilessie; neu-rochirurgia; neuroradiologia. I ricercatori sono impegnati in numerosi progetti di ricerca, nazionali ed internazionali, finanziati prevalentemente da ministero della Salute, Miur, Aifa e dall’Unione Europea. Epilessia, malattie neurodege-nerative da prioni, neuropatie ottiche, malattie neurologiche rare, innovazioni neurochi-rurgiche e neuro radiologiche, i principali campi di ricerca. Di particolare rilievo gli studi sull’epilessia, sulle patologie del sonno, sulla sclerosi late-rale amiotrofica, sul sistema nervoso periferico e sulle pa-tologie neurodegenerative, co-me Parkinson e demenza.Infine, ma non in ordine di importanza, la ricerca neuro oncologica (gliomi ed epilessia tumorale) e il progetto per la implementazione di linee gui-da per la gestione del paziente con cefalea cronica.

■■■ OSPEDALE BELLARIA / Un nuovo assetto per la struttura di Bologna

Cura del tumore al seno, scienze neurologiche e riabilitazioneUn Irccs e tre vocazioni per garantire qualità delle cure

Il nuovo Irccs, Istituto delle Scienze Neuro-logiche dell’Azienda Usl di Bologna (Archivio Azienda

Usl di Bologna)

Ospedale Bellaria, Radioterapia del Polo Oncologico (Archivio Azienda Usl di Bologna foto Andrea Samaritani/Meridiana Immagini)

Un presidio sanitario diventato centro di eccellenza nazionale e internazionaleL’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna è una realtà molto articolata, punto di riferimento per molteplici discipline mediche

La terapia intensiva trapianti

Sala operatoria intelligente

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EventiLunedì 27 Febbraio 2012 La Sanità tra Pubblico e Privato 9

Antica, prestigiosa: la sua storia parla di eccellenze

in termini di studio, ricerca, rapporto con il territorio, sa-pere condiviso che si allarga per il bene comune e che vali-ca i confini nazionali. Dal XII secolo ad oggi, l’Università di Pisa ha rappresentato, per il Paese, un punto di riferimento per formazione e qualità delle relazioni, anche internaziona-li, che vengono tessute dalle singole facoltà. Oggi questa struttura, calata in un contesto cittadino che ha favorito la co-noscenza e accolto con piacere gli studenti, conta 60 corsi di laurea di I livello, 67 corsi di laurea di II livello, 7 corsi di laurea a ciclo unico, 11 scuole di dottorato, 46 scuole di spe-cializzazione e 95 master, per un totale di oltre 6.500 laureati ogni anno. Numeri di tutto ri-spetto che non fanno che au-mentare il prestigio dell’ateneo. In questo contesto, spicca la fa-

coltà di Medicina e Chirurgia, che eccelle per offerta didatti-ca, temi di ricerca e attività cli-niche. A fianco della facoltà è l’Azienda Ospedaliera Univer-sitaria, apprezzata per l’attività chirurgica e i trapianti, l’inno-vazione tecnologica (imaging, ricostruzioni 3D), simulazio-ni, nuovi dispositivi, il centro endocrinologico-metabolico e l’attività neurosensoriale. A tracciare un profilo della fa-coltà è il preside, Mario Petri-ni, docente di Ematologia. “La facoltà - spiega - si caratterizza, oltre che per il numero di corsi,

che comprendono Medicina, Odontoiatria, lauree triennali e specialistiche, anche per la qualità degli studenti. I nostri studenti includono 5 degli 8 ragazzi che, lo scorso anno, a livello nazionale, hanno ot-tenuto le migliori risposte ai test di ammissione, compresi i primi due della graduatoria.

Intrinsecamente la facoltà rap-presenta un punto d’attrazione molto forte, proprio perché l’offerta didattica è di qualità. Oltre a ciò non va dimenticata la presenza della Scuola Supe-riore Sant’Anna, che a noi si appoggia per alcuni corsi di laurea”. Questo “pacchetto” si completa con altri punti di forza che pochi atenei posso-no vantare, quali la vicinanza con la Normale di Pisa, l’Area della Ricerca del Crn di Pisa, l’Irccs Fondazione Stella Maris dedicato alla neuropsichiatria infantile. “Insieme a queste

strutture biomediche - spiega Petrini - e al resto dell’ateneo, la facoltà riesce a emergere co-me punta di diamante di un si-stema formativo che funziona e che risulta essere tra i primi a livello nazionale come valu-tazione scientifica”. La facoltà conta oltre 6.500 studenti. Questi ragazzi, in-

sieme ai colleghi e compagni delle altre facoltà universitarie della città, sono perfettamen-te integrati con la vita di Pisa. Città di piccole dimensioni, a misura d’uomo, Pisa ha sa-puto organizzarsi e trasfor-marsi in una vera cittadella universitaria, che conta meno di centomila abitanti e oltre cinquantamila studenti. L’ac-coglienza è curata e ricercata, a disposizione dei ragazzi ci sono strutture e ricettività. A riconferma degli elevati stan-dard di insegnamento, appren-dimento e ricerca, è la scelta

di mantenere serio e rigoroso lo schema propedeutico pre-visto in facoltà. “Questo fatto, che potrebbe allontanarci dai parametri ministeriali con cui vengono misurati i corsi, ci consente però di garantire agli studenti la continuità dello studio - commenta il Preside -.Abbiamo ridotto al minimo gli sbarramenti temporali, in modo che ogni iscritto potes-se studiare e seguire le lezioni senza pause anche di mesi”. La facoltà si caratterizza poi per l’importanza che viene da-ta alla tesi di laurea: i docenti consigliano tesi sperimentali. Questo per permettere agli studenti di costruire rappor-ti più stretti e proficui con i reparti e le strutture in cui si fa ricerca, che possono esse-re uno sbocco professionale successivo alla laurea. L’offerta formativa della facoltà è arric-chita dalla didattica elettiva o opzionale, che consente agli studenti di disegnare un pro-filo personalizzato del proprio corso di studi. Dal punto di vista informatico, la facoltà, così come l’ateneo, è dotata di strumenti che con-sentono un rapporto snello e rapido tra studenti e docenti. Sempre in ottica di potenzia-mento della struttura, la Fa-coltà sta poi in questo periodo perfezionando la sistemazione della propria biblioteca, che è stata unificata con quella ospedaliera. Grazie a questa ottimizzazione, le riviste elet-troniche sono rese disponibili sia agli studenti e docenti che al personale ospedaliero. La facoltà di Medicina e Chirur-gia dell’Università di Pisa è il luogo ideale di studio “per chi desidera un livello di insegna-mento elevato - conclude Pe-trini - grazie a tecnologie avan-zatissime a disposizione, un ambiente di ricerca vivace, una città a misura di studente, una storia di ateneo importante alle spalle e un’azienda ospedaliera integrata ed efficiente. In una parola, una facoltà produttiva”.

Un ateneo altamente produttivo ricco di tradizione e tecnolgie innovativeL’Università di Pisa, che conta oltre 50.000 studenti, vanta numerose eccellenze in vari ambiti, tra le quali spicca la facoltà di Medicina e Chirurgia

Università di Pisa

Dal XII secolo ad oggi, l’Università di Pisa ha

rappresentato, per il Paese, un punto di riferimento per formazione e qualità delle

relazioni, anche internazionali, che vengono tessute dalle

singole facoltà

Mentre le lezioni frontali vengono seguite in facoltà se-guendo le classiche tipologie insegnamento, qualcosa

è cambiato nella parte pratica del corso di studi. La facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa ha, infatti, scelto di modificare i tirocini. “Si è pensato - spiega il preside Petrini - di organizzare le attività in modo che gli studenti stiano per un lasso di tempo importante in una delle aree: medica, chirurgica o dei servizi. Lavorando per lungo tem-po nello stesso posto, gli studenti possono essere considera-ti e coinvolti nell’agire quotidiano, e hanno la possibilità di comprendere ed entrare nei meccanismi tipici del loro futuro lavoro. Questa permanenza favorisce inoltre un più stretto rapporto con i docenti di riferimento”. Sempre per quanto riguarda le innovazioni di facoltà, il pre-side fa riferimento anche a un progetto che prenderà vita nel prossimo anno accademico, che prevede l’inserimento di una parte di attività pratica per gli studenti, che si troveranno a collaborare con i medici di medicina generale operanti nella zona di Pisa. “Anche in questo caso, gli studenti entreranno direttamente in contatto con le dinamiche che affronteranno poi nella quotidianità professionale, tematiche amministra-tive e burocratiche comprese”. Per agevolare gli spostamenti degli studenti, e fornire loro un’offerta formativa completa a livello regionale, l’università di Pisa ha poi stretto un accordo con le Università di Siena e di Firenze. “L’accordo prevede - spiegaPetrini - che, relati-vamente alle lauree professionalizzanti, gli studenti possano seguire i corsi nella città che li offre, ma poi eseguire la pra-tica nell’università più vicina alla loro residenza. In questo modo la Regione Toscana riesce a garantire la presenza di una trentina di lauree brevi”.

Per gli studenti di medicina un’offerta formativa completa a livello regionale

Oltre alle lauree specialistiche, la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa comprende anche lauree professionalizzanti (Professioni Sanitarie Infermieristiche e Ostetriche, della Riabilita-zione, Tecniche, della Prevenzione, oltre al corso di laurea in Scienze Motorie, ai Corsi di Laurea in Scienze e Tecniche di Psicologia Clinica e della Salute e ai Corsi di Laurea Magistrale). Interessante è la presenza, caso raro, di Psicologia all’interno di una facoltà di Medicina, come sottolinea il pre-side Mario Petrini: “Nella facoltà lo studio delle neuroscienze è di vecchia tradizione, molto solida a livello di fisiologia, neurologia, psichiatria. Studi e ricerche avvengono in collaborazione con la struttura Stella Maris. Proprio a Pisa possiamo vantare la presenza di strumenti di imaging di eccel-lente qualità: il nostro territorio si caratterizza per la maggior densità di macchine per la risonanza magnetica dell’Europa, tra cui la RM a 7 tesla”.

Lo studio delle neuroscienze, presso la facoltà di Medicina e Chirurgiasi avvale di strumenti di imaging all’avanguardia

Un ambiente della facoltà di Medicina e Chirurgia

Museo di anatomia umana

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EventiLunedì 27 Febbraio 201210 La Sanità tra Pubblico e Privato

Da sempre si parla di mu-tuo aiuto, soprattutto

dopo il conflitto mondiale del secolo scorso, ma poche realtà si sono realmente di-stinte.Tra queste eccellenze, vi è la Campa - Mutua Sanitaria In-tegrativa, costituita come So-cietà di Mutuo Soccorso, sen-za scopo di lucro nel 1958 a Bologna, allo scopo di creare una Cassa Mutua per fornire assistenza sanitaria alle cate-gorie del lavoro autonomo, dei professionisti e degli arti-sti, che non avevano nessuna forma di copertura. Con la riforma sanitaria del 1978 si è aperta a tutti i citta-dini: oggi possono iscriversi tutti coloro che vogliono av-valersi di una copertura sani-taria integrativa. Ha diffuso la propria attività oltre che in Emilia Romagna, nelle regio-ni del Centro Nord e conta attualmente, con un costan-te trend in crescita, 14milaassistiti. La mission è chiara: realiz-zare un aiuto reciproco tra

i soci per tutelarsi dai rischi delle spese sanitarie, sempre più sostenute dai cittadini. Con la partecipazione di tutti i soci, attraverso il meccani-smo della reciprocità, si può garantire protezione ed assi-stenza sanitaria. Il Fondo mutualistico non ha scopo lucrativo, pertanto i contributi che i Soci sono chiamati a versare sono solo quelli necessari a garantire le prestazioni sanitarie che si prevede i soci richiederanno,

oltre che a coprire i contenuti costi di gestione. La percen-tuale di erogazioni sanitarie registrata mediamente è pari all’85% dei contributi rac-colti. Non vi è pertanto una finalità commerciale, ma esclusivamente assistenziale. Per fare questo Campa for-nisce servizi sempre più innovativi: nello specifico, rimborsa le spese sanitarie sostenute dai soci per diverse prestazioni, come i ricoveri con e senza intervento chi-

rurgico, parto, prestazioni specialistiche ambulatoriali: esami clinici, visite, accerta-menti diagnostici e strumen-tali, terapie fisiche, ticket, ed inoltre sussidi per cure termali, protesi acustiche, assistenza infermieristica, trasporto sanitario e cure odontoiatriche.Si tratta, quindi, di una orga-nizzazione su base volontaria di “self-help”, che assiste i so-ci per tutto l’arco della loro vita, con la sicurezza di non

venire “abbandonati” perché la Campa non esercita mai diritto di recesso neanche in caso di gravi malattie o di rimborsi cospicui.Dispone, inoltre, di una rete di centri sanitari convenzio-nati in forma diretta e indi-retta, dove i Soci possono effettuare le prestazioni me-diche senza anticipo della spesa, o a tariffe preferenziali e senza liste di attesa. Que-ste caratteristiche fanno di Campa una delle più efficaci Mutue Sanitarie Integrative in campo nazionale.Questa formula permette di scongiurare il rischio di lun-ghe liste di attesa per effet-tuare un accertamento dia-gnostico, un intervento chi-rurgico o di notevoli costi se si accede alle prestazioni a pagamento, sia presso le strutture private che in libe-ra professione presso gli os-pedali. Ogni anno le famiglie spen-dono importi davvero ingen-ti di tasca propria per curarsi (la spesa sanitaria privata è attestata a 25 miliardi di euro).Una copertura sanitaria in-tegrativa oltre ad una tutela economica aiuta a districarsi di fronte alle molteplici offer-te di prestazioni e ad evitare inutili passaggi burocratici.Il rapporto del Socio con una Società di Mutuo Soccorso come Campa si differenzia dal rapporto di un cliente con una attività di tipo com-merciale anche per la sempli-cità nell’interazione.

Nell’epoca dei call-center la Campa fornisce il rassicu-rante servizio di risposta im-mediata da parte delle stesse persone che si occupano del servizio senza rimandi infi-niti.Inoltre, i contributi associati-vi versati alle Società di Mu-tuo Soccorso, qual è Campa, sono fiscalmente detraibili.Campa realizza anche delle coperture sanitarie aziendali personalizzate che garanti-scono, attraverso o il contrat-to collettivo o un regolamen-to, una copertura sanitaria integrativa in favore dei di-pendenti con conseguenti eimportanti agevolazioni a fa-vore dell’azienda.Da sottolineare l’iscrizione di Campa, attraverso il Suo Fondo Sanitario Pluriazien-dale, all’Anagrafe dei Fondi Sanitari Integrativi presso il ministero della Salute.

Da sinistra: Dino Tarozzi, presidente Fondazione Campa, Francesco Zinzani, presidente Campa Sms - Massimo Piermattei, direttore Campa al convegno “I valori del Risorgimento all’origine dell’Europa” avvenuto in data 19 marzo 2011

■■■ CAMPA / Mutua Sanitaria Integrativa, senza scopo di lucro. Ad oggi conta 14mila assistiti

La migliore alternativa alla polizza sanitaria Fiscalmente detraibile e aperta a tuttiGarantisce assistenza senza limiti di età, ora anche per gruppi aziendali

Oggi possono iscriversi tutti coloro che vogliono avvalersi

di una copertura sanitaria integrativa. Ha diffuso la propria

attività oltre che in Emilia Romagna, nelle regioni del Centro Nord e conta

attualmente, con un costante trend in crescita,

14.000 assistiti

Ospedale di insegnamento sede della facoltà di Me-

dicina e Chirurgia dell’Uni-versità degli Studi di Modena e Reggio Emilia, l’Azienda Ospedaliero–Universitaria di Modena è il luogo dove si in-trecciano didattica, assistenza e ricerca. Con una superfi-cie di 160mila mq, un’area verde di oltre 211mila mq, il Policlinico di Modena è una piccola città sulla quale gra-vitano oltre 2.500 dipendenti e migliaia di pazienti e utenti. L’Azienda è dotata di 744 posti letto (tra degenza ordinaria e Day Hospital) suddivisi in ot-to dipartimenti integrati con l’Università di Modena e Reg-gio Emilia e un dipartimento interaziendale (con l’Usl) per l’emergenza. Nel 2011 sono stati oltre 33mila i ricoveri in degenza ordinaria, 11mila i day hospital e 3 milioni le pre-stazioni ambulatoriali. Queste sono le cifre oggidell’importante struttura pub-blica, mentre il futuro lo rac-

conta il direttore generale Ste-fano Cencetti. “Il futuro del Policlinico è indirizzato alle prospettive terapeutiche che si sono aperte con l’applicazione clinica della genetica, biologia molecolare e genomica, in par-ticolare per l’oncologia e le ma-lattie rare, l’intensificazione di nuove pratiche chirurgiche che facciano impiego della roboti-ca e di procedure mini-invasi-

ve, nonché alla medicina rige-nerativa per le patologie degli epiteli e per la ricostruzione di cartilagine e ossa. Inoltre ha avviato piani di sviluppo per il settore dei trapianti”.Lungo è l’elenco delle attivi-tà chiave che costituiscono la mission aziendale. “Senza fare torto al complesso delle attivi-tà cliniche di cui si occupano i nostri validi professionisti - prosegue - i settori di pun-ta riconosciuti dalla Regione Emilia-Romagna riguardano le discipline di seguito elencate con a fianco indicate le ‘eccel-lenze’ assistenziali. Apparato locomotore: Centro di riferi-mento regionale per la chirur-gia della mano; Ortopedia del-la spalla e dell’arto superiore. Oncologia e radioterapia: Cen-tri di Riferimento per i tumori eredo-familiari (mammella e colon-retto), le neoplasie rare del polmone ed i tumori del-la base cranica; Diagnostica molecolare, gestione della bio-banca e della terapia cellulare,

osservatorio per l’utilizzo dei farmaci e delle biotecnolo-gie innovative oncologiche; Radioterapia ad alto livello tecnologico (tomoterapia), Ematologia: alta specialistica onco-ematologica per la dia-gnostica avanzata, lo studio e la ricerca traslazionale nei set-tori della citologia (morfolo-gia, immunocitochimico, cito-fluorimetria, citogenetica delle cellule somatiche), delle analisi genetico molecolari, della far-macogenomica e della prote-omica; Procreazione, nascita e ambito pediatrico: Centro per la Procreazione medicalmente assistita; Punto nascita con ol-tre 3.500 parti all’anno, di cui oltre il 10% con parto demedi-calizzato e con una frequenza ricorsi ai parti cesarei inferiore al 29%; Terapia intensiva neo-natale di terzo livello, da anni centro di riferimento naziona-le per la diagnosi e la terapia delle convulsioni neonatali di varia origine; Onco-ema-tologia pediatrica. Specialità

chirurgiche: Chirurgia senolo-gica demolitiva e ricostruttiva; Chirurgia plastica con centro di riferimento regionale per la risoluzione dei danni da filler; Chirurgia robotica in ambito urologico; Chirurgia multie-quipe (otorino - neurochirur-go - maxillo facciale) della base del cranio. Specialità interni-stiche: Centro di riferimento per le malattie del fegato e del-le vie biliari; Pneumologia con centro per le malattie rare del polmone”. Ma altre novità attendono la struttura che nel 2013 festeg-gerà i 50 anni di vita. È previ-sta infatti la completa ristrut-turazione dell’area di degenza con tutti i letti in camere da

1-2 posti con servizi igienici in camera. L’adeguamento si accompagna a un aggiorna-mento tecnologico della rete impiantistica e informatica. Miglioramenti sono previsti nella radioterapia, diagnostica per immagini e diagnostica di laboratorio di alta specializza-zione (biologia molecolare e genomica). Da sottolineare anche l’im-pegno per rendere il Policli-nico di Modena sempre più ecologico, con l’entrata in funzione nel 2013 dell’im-pianto di trigenerazione, che abbatterà le emissioni di ani-dride carbonica e consentirà significativi risparmi sulla bolletta energetica.

■■■ MODENA / La mission dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria

Stare al passo con l’evoluzione delle cure terapeuticheNel 2011 sono stati 33mila i ricoveri in degenza ordinaria, 11mila i day hospital e 3 milioni le prestazioni ambulatoriali

Stefano Cencetti, direttore generale

Immagini dall’alto del complesso dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena

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EventiLunedì 27 Febbraio 2012 La Sanità tra Pubblico e Privato 11

A Ravenna, la Fondazione Flaminia Agopuntura

(presidente Romano Brando-lini) è un po’ un’istituzione. Il centro è presente, infatti, dal 1980, tempi in cui l’agopuntu-ra era, più che altro, una spe-rimentazione. A distanza di oltre trent’anni, le cose sono molto cambiate e, oggi, l’ago-puntura, ampiamente “accolta” dalla medicina ufficiale, vie-ne considerata una metodica terapeutica efficace a tutti gli effetti per un gran numero di patologie. In Italia, la sua pra-tica è riservata ai medici, con una formazione post-laurea di almeno quattro anni. La Fon-dazione Flaminia Agopuntura si presenta come una struttura privata all’interno dell’Ospe-dale Santa Maria delle Croci di Ravenna, con un’entrata aperta sul territorio e in grado di offrire sia prestazioni a pa-gamento che in convenzione.“Da noi lavorano sei me-dici che effettuano oltre 14mila prestazioni all’an-no - afferma il direttore sa-nitario, Angelo Matteucci -.Circa 6.400 sono prestazioni in convenzione, questo il tetto massimo fissato dall’Usl, che eroghiamo agli anziani di oltre 65 anni con diagnosi di artro-si, ai pazienti con diagnosi di malattia reumatica in atto ed ai portatori di handicap con invalidità superiore al 70%. Le rimanenti 8mila prestazioni annue sono rivolte a privati cittadini che ne fanno richiesta e vengono proposte a un prez-zo concordato e agevolato pari a 45 euro a seduta”.Le malattie che si possono curare con l’agopuntura sono molteplici: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha in-dividuate più di 30. Tra queste, la più rappresentata è di sicuro la patologia artroreumatica.“L’agopuntura non è una forma di analgesia, è una vera e pro-pria terapia che tra, l’altro, in-nesca meccanismi antinfiam-

matori - spiega Matteucci -.Per la cura delle malattie ar-troreumatiche è meglio degli antinfiammatori e degli anti-dolorifici, di cui spesso si abu-sa. È chiaro che non può far regredire l’artrosi, ma aiuta il rallentamento dei processi de-generativi e comporta un mi-glioramento funzionale legato alla diminuzione dell’infiam-mazione locale”.Se è vero che l’agopuntura non può essere utilizzata da sola per tutte le patologie, è sicu-ramente utile per i dolori e le infiammazioni osteoarticolari, muscolari e tendinee, nelle pa-

tologie gastro-intestinali, spes-so legate a fattori emozionali, per le malattie neurologiche come le cefalee, le nevralgie trigeminali, ansia e depressio-ne ed anche in molte malattie in ambito ginecologico. Una seduta dura circa 25 mi-nuti e occorrono dalle 8 alle 12 sedute per ciclo. Come è noto, l’agopuntura consiste nel trattamento di punti cutanei con aghi sottili di lunghezza diversa. I punti sono più di 2000, anche se quelli che si utilizzano più comunemente sono circa 360. Di volta in vol-ta si possono utilizzare punti diversi per patologie simili, oppure punti molto simili per patologie diverse. Questo perché la medicina cinese e, di conseguenza l’agopuntura che fa parte della metodolo-

gia terapeutica della medicina cinese, parte dallo studio delle persone, non delle malattie. “In questo senso, una gastrite in una persona sovrappeso e rubiconda è molto diversa da una gastrite in una persona minuta e smunta e, per la me-dicina cinese, le due patologie vanno curate in maniera dif-ferente - afferma Matteucci -.Al contrario, nella medicina occidentale si curerebbero nel-lo stesso modo”.Non da meno, l’agopuntura è in grado di attivare processi di auto guarigione. “Ripren-diamo l’esempio della gastri-te - continua il direttore -.Se invece di somministrare farmaci antiacidi che compor-tano effetti collaterali, si rie-scono a riequilibrare i fattori che portano alla produzione di un eccesso di succhi gastri-ci, ecco allora che lo stomaco

si mette a posto da solo”. La medicina cinese si compone di 5 branche fondamentali, tutte finalizzate a preservare la salute e a migliorare la qualità della vita. Oltre all’agopuntura, comprende la fitofarmacolo-gia, la dietetica, il “Qigong”, una ginnastica medica dolce e il “Tuina”, cioè il massaggio. “Queste metodiche sono sem-pre collegate fra di loro - spiega

Matteucci -. Nel centro non siamo strutturati per occupar-ci di “Qigong e di “Tuina”, ma offriamo un ottimo servizio di dietetica”.Ma in cosa consiste esatta-mente la dietetica cinese? Se si accetta la premessa che una parte di salute passa dal cibo, la dietetica cinese si basa su una tecnica terapeutica che utilizza i cibi sia per curare disturbi e malattie, sia per mantenere la salute. “Il nostro modo occi-dentale di vedere il cibo stu-dia le calorie, le percentuali di grassi, proteine e carboidrati, mentre la dietetica tradizio-nale cinese studia i cibi non in base a criteri biochimici, ma considerandone le proprietà rilevabili dalla loro interazio-ne con il nostro organismo -spiega la dottoressa Anna Maria Seghetti, che si occu-pa di dietetica cinese presso la Fondazione Flaminia -.In altre parole, gli alimenti vengono studiati nelle loro caratteristiche di sapore (l’aci-do e l’aspro, l’amaro, il dolce, il piccante, il salato) e di natura. Ogni alimento ha, infatti, 4 na-ture: può essere caldo, freddo, tiepido o leggermente fresco”.Un esempio? Il sapore dolce viene usato per tonificare, per apportare energia, ed è un ele-mento che ha anche proprie-tà rilassanti e antispastiche. L’amaro invece è un sapore che si caratterizza per un’azione evacuante e serve anche per allontanare il calore. Una volta entrato nel corpo umano, ogni cibo, in base a tutte queste sue caratteristiche peculiari, agisce sull’energia vitale e sull’equi-librio Yin – Yang. E, di con-seguenza, ha un’azione sullo stato di salute del corpo.Conoscendo dunque le carat-teristiche dei cibi e scegliendo quelli più adatti alla situazione si possono curare quegli stati di squilibrio che sono le ma-lattie.La scelta dei cibi, per essere di giovamento, deve anche se-guire le stagioni dal momento che, studiando la natura e i sapori degli alimenti, si sco-pre che ogni stagione offre le giuste combinazioni di qualità necessarie per affrontare il suo clima.“Alcuni si avvicinano alla die-tetica cinese per problemi di eccesso ponderale - afferma Seghetti - altri perché hanno problemi di gonfiore o brucio-ri allo stomaco ma, molti altri ancora solamente per conse-guire un miglior benessere”. Dietistica e agopuntura sono due metodiche della Medicina Tradizionale Cinese che spesso vengono associate.“L’unione con l’agopuntura è ottimale perché, ad esempio, negli eccessi ponderali contri-buisce a un miglior controllo sulla fame, alla diminuzione dell’ansia e ha anche leggero effetto diuretico” conclude la dottoressa Seghetti.

■■■ RAVENNA / La Fondazione Flaminia Agopuntura è una struttura privata, che opera all’interno dell’Ospedale Santa Maria delle Croci

Sono più di 30 le malattie che si possono curare con l’agopuntura Tra queste, la più rappresentata è la patologia artroreumatica, in quanto aiuta il rallentamento dei processi degenerativi e comporta un miglioramento funzionale. La Fondazione offre anche servizi di dietetica cinese

Il dottor AngeloMatteucci con una paziente

L’agopuntura non è una forma di analgesia,

ma è una vera e propria terapia che tra l’altro innesca meccanismi

antinfiammatori

La medicina cinese si occupa più delle malattie funzionali che di quelle organiche. Se è ve-ro che la medicina occidentale poggia le sue basi nella materialità delle persone e studia

l’anatomia, gli organi e gli apparati, quella cinese, al contrario, studia le funzioni. La medicina tradizionale ha compiuto enormi progressi nella cura di tutte quelle malattie in cui viene ri-chiesto un intervento sulla somaticità, sulla parte corporea visibile. La medicina cinese, invece, si occupa soprattutto del funzionamento, e quindi dei metodi che in qualche modo possano ripristinare un corretto funzionamento, senza andare ad incidere sulla organicità. In questo senso, le due medicine sono altamente compatibili, si possono usare entrambe in contempora-nea in molte malattie e con grandi benefici. La medicina cinese non è cioè “alternativa”, bensì integrativa della nostra medicina occidentale.

La medicina cinese integra quella occidentale

Il dottor Angelo Matteucci mentre visita alcuni pazienti

La dietetica cinese si basa su una tecnica terapeutica che utilizza

i cibi sia per curare disturbi e malattie, sia per

mantenere la salute

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EventiLunedì 27 Febbraio 201212 La Sanità tra Pubblico e Privato

La tradizione e l’innovazio-ne si fondono in quello che

può a ragione essere ritenu-to uno degli Atenei di rilievo all’interno del panorama na-zionale. La facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna, come afferma il suo preside Sergio Stefoni, lavora da sempre per offrire un ser-vizio d’eccellenza alla comuni-tà: “La Medicina accademica ha come compito istituzionale quello di prendersi cura della salute dell’uomo. Per tale fine utilizza 3 strumenti: la didatti-ca, la ricerca e l’assistenza”.Innanzitutto la didattica, ele-mento fondamentale per una facoltà come quella di Medici-na e Chirurgia. Bologna offre ai suoi studenti una grande va-rietà di proposte, che si svilup-pano in corsi di laurea (a ciclo unico, triennali e magistrali), 44 scuole di specializzazione, che formano professionisti nel-le aree mediche, chirurgiche e dei servizi clinici; dottorati, master e corsi di alta forma-zione. “Le due lauree a ciclo unico: Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e protesi den-taria - spiega Raffaele Lodi,

presidente della commissione didattica della facoltà - hanno una durata di sei anni e so-no caratterizzate da una forte componente di attività pratica. Nel primo corso di laurea l’at-tività di tirocinio è esercitata prevalentemente nei reparti e negli ambulatori del policlinico Sant’Orsola-Malpighi, nel se-condo è svolta in una struttura universitaria odontoiatrica che fornisce assistenza clinica in funzione dell’attività didattico-scientifica. Le lauree triennali sono professionalizzanti. Disponiamo di un’ampia offerta formativa, 18 lauree triennali, che comprendono infermie-ristica e la maggior parte delle lauree delle professioni sanita-rie, in grado di preparare figu-

re professionali ad alta com-petenza. La sede del maggior numero dei corsi è Bologna, ma abbiamo attivato corsi di laurea anche nei due poli for-mativi di Ravenna e Rimini. Si tratta di corsi della durata di tre anni, uno dei quali de-dicato all’attività pratica di ti-

rocinio, al termine del quale entra sul mercato del lavoro un professionista con una pro-babilità di occupazione, entro un anno dalla laurea, maggiore del 90%, percentuale superiore alla media nazionale”. Infine, nell’ambito dei corsi di laurea magistrali, Biotecnologie Me-

diche è una delle naturali pro-secuzioni della laurea triennale in Biotecnologie; Scienze In-fermieristiche e Ostetriche, in-vece, prepara dirigenti del set-tore, con competenze avanzate in campo manageriale e della formazione. Un altro aspetto che contraddistingue la facoltà è la promozione di programmi di internazionalizzazione, checoinvolgono numerose uni-versità straniere, e favoriscono un’elevata mobilità di studenti.L’attività di ricerca sicuramente esalta le qualità dell’ateneo bo-lognese. Claudio Franceschi, direttore del dipartimento di Patologia Sperimentale, enu-mera alcune delle eccellenze in-serite all’interno dell’università: “Sono tante le macroaree che qualificano il nostro ateneo. Ne elenco di seguito alcune che ri-guardano sia la ricerca di base che quella clinico-applicativa: Ematologia, Cardiologia, Ne-frologia, Medicina interna, On-cologia, Chirurgia in tutti i suoi vari aspetti, Neurologia, Endo-crinologia, Ortopedia, Medi-cina rigenerativa, Oculistica, Biologia molecolare, Gastroen-terologia, Epatologia e altre an-cora”. Il policlinico Sant’Orsola è ai vertici nazionali per nume-ro di sperimentazioni cliniche approvate dai comitati etici. Claudio Franceschi si occupa in particolar modo di ricerche sull’invecchiamento: “Stu-diamo le basi per la longevità umana: dall’analisi dei centena-ri che nella loro vita non sono andati incontro a gravi patolo-gie cerchiamo di capire i fattori che proteggono queste persone

tramite metodiche immuno-logiche e genetiche. È in corso anche uno studio che permet-terà di effettuare ricerche sulla longevità estrema, ovvero su persone dai 105 anni in su pre-senti in Emilia Romagna”.Non solo didattica e ricerca: an-che per ciò che concerne l’assi-stenza, la facoltà di Medicina e Chirurgia di Bologna può essere considerata un punto di riferi-mento in Italia per molti settori, ad esempio quello dei trapianti d’organo. Antonio Daniele Pin-na, direttore del dipartimento di Chirurgia Generale e Trapianti, spiega quali sono le peculiarità all’interno della facoltà e del po-liclinico Sant’Orsola: “L’attività di trapianto è iniziata a Bologna negli anni 60 con il trapianto di rene; negli anni 80 si è estesa al trapianto di fegato e negli anni 90 al trapianto di cuore. Suc-cessivamente sono stati attivati i trapianti di intestino e multi-viscerali e molti trapianti com-binati di più organi. I risultati sono di assoluto rilievo a livello qualitativo e quantitativo (1.950 trapianti di rene; 1.520 trapianti di fegato; 580 trapianti di cuore; 70 trapianti combinati; 22 tra-pianti di intestino e 7 trapianti multiviscerali). Di recente, per far fronte alla scarsità di donato-ri, si è potenziato il programma di trapianto di rene da donatore vivente”. “L’attività di trapianto - conclu-de il preside Stefoni - assorbe energie e professionalità dif-ferenti ed è basata sulla colla-borazione multidisciplinare in tutti i suoi aspetti, culturali ed applicativi”.

Studenti durante i test di ammissione ai

corsi di laurea a numero chiuso

■■■ UNIVERSITÀ DI BOLOGNA / Gli studenti possono scegliere tra diversi corsi di laurea e specializzazioni

Una grande varietà di proposte in MedicinaAll’interno dell’ateneo spicca il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, ai vertici nazio-nali per numero di sperimentazioni cliniche approvate dai comitati etici

Cellulaneoplastica vista al microscopio elettronico

In tempo di crisi si risparmia. Ma capita che anziché ri-sparmiare sul superfl uo tiriamo la cinghia anche per beni e servizi che apparentemente sembrano di necessità non immediata, posticipando il problema. Questo è evidente nel campo della prevenzione sociale, nell’investire tem-po e risorse per tessere relazioni, nelle politiche di educa-zione alimentare nelle scuole, etc.E da tempo anche negli aff ari che riguardano al nostra

salute. Sì, perché ormai di aff ari si tratta, visto il giro di de-naro e potere che ruota attorno al tema dei servizi sani-tari.Recenti studi dell’Università Bocconi (cfr. Amaris, novem-bre 2010) evidenziano come i costi della sanità sono per circa un quarto totalmente a carico del cittadino, tra ti-cket ordinari, ticket di accesso ai servizi, prestazioni in re-gime privato non potendo aspettare i tempi del servizio pubblico.Come per le altre categorie di lavoratori, anche i soci lavoratori delle cooperative sociali toccano con mano questi temi, perché spesso sono in prima linea a contatto

con le famiglie con all’interno bisogni di assistenza sanita-ria e socio sanitaria sia perché loro stessi misurano i costi crescenti del sistema sanitario italiano.Non è un caso, infatti, che due delle principali realtà di privato sociale e che operano in ben quattro regioni italiane, Coop. Itaca e Consorzio Farsi Prossimo Salute, si sono poste il problema di trovare soluzioni di sostegno al reddito attraverso forme di integrazione alle spese sani-

tarie, sia per quelle soste-nute nel servizio sanitario pubblico come anche per quelle in ambito pri-vato.

Coop. Itaca di Porde-none (attiva oltre che in Friuli Venezia Giulia anche in Veneto ed in Trentino Alto Adige) si è lasciata interrogare nei mesi scorsi da alcune sollecitazioni giunte dai soci per valutare come aff rontare insieme bi-sogni e problematiche sempre più frequenti e che, sommate alle dif-fi coltà economiche di

questi tempi, diventano dei macigni per le famiglie.Con l’obiettivo di trovare una possibile risposta per conte-nere il bisogno, Coop. Itaca ha cercato i principali attori di sanità integrativa che meglio potessero rispondere alle esigenze della nostra categoria di associati.Consorzio Farsi Prossimo Salute, in aggiunta, ha cercato un partner che avesse anche la possibilità di gestire le risorse versate nel fondo sanitario con criteri mutualistici per fungere da “moltiplicatore” e quindi generare margi-ne per off rire prestazioni sanitari in forma gratuita ai meno abbienti.In entrambi i casi è stata individuata la Società naziona-

le di mutuo soccorso Cesare Pozzo, la principale mutua sanitaria italiana.

Chi è CesarePozzoLa Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo, fondata nel 1877, è la più grande società di mutuo soc-corso italiana che opera nel campo della mutualità in-tegrativa sanitaria.Comprendendo anche i familiari dei suoi oltre 80 mila soci, sono circa 250 mila in tutta Italia le persone assistite con le forme di assistenza di CesarePozzo.CesarePozzo opera senza fi ne di lucro per costruire insie-me con le imprese e gli assistiti un nuovo polo mutualistico nazionale, poggiato sui valori della mutualità, della coe-sione sociale, della rete di relazioni, per off rire una vasta gamma di soluzioni, servizi e prestazioni in grado di alleg-gerire il peso delle spese sanitarie di tutta la famiglia.E tutto ciò, non in sostituzione, bensì ad integrazione del sistema sanitario nazionale pubblico.

Cosa sono i fondi sanitari integrativi, sempre più presenti nella contrattazione per i rinnovi dei contratti nazionali di lavoro?I Fondi erogano prestazioni sanitarie in diversi ambiti d’in-tervento. In particolare devono essere presenti rimborsi relativi all’assistenza odontoiatrica e socio-sanitarie fi na-lizzate al recupero della salute di soggetti temporanea-mente inabilitati da malattia o infortunio, nella misura non inferiore al 20 per cento dell’ammontare complessivo delle risorse destinate alla copertura di tutte le prestazioni garantite all’assistito. Nella sostanza la normativa indica l’obbligo per i Fondi sanitari di spendere almeno il 20% delle proprie prestazioni in due campi tradizionalmente al di fuori del Servizio Sanitario Nazionale.

FONDO SANITARIO INTEGRATIVO PER LA COOPERAZIONE SOCIALEAssistenza sanitaria integrativa per i soci lavoratori e dipendenti delle cooperative sociali con la Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo. I casi di Coop. Itaca di Pordenone e Consorzio Farsi Prossimo Salute di Milano.

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Un esempio di fondo integrativo sanitarioper la cooperativa sociale con CesarePozzo.

Siglato un atto di convenzione per istituire e/o gestire un fondo sanitario integrativo, la coo-perativa sociale può contribuire al pagamento del contributo associativo annuo per il proprio socio lavoratore o dipendente che vorrà aderirà volontariamente a CesarePozzo.Grazie all’accordo con CesarePozzo, gli assistiti ottengono i seguenti vantaggi:• il diritto al sussidio compete anche quando la causa che ha determinato la richiesta sia

conseguente a patologie o infortuni, fatti o eventi preesistenti alla data della domanda di ammissione se inerenti direttamente al socio;

• per ogni socio i periodi di carenza, per l’acquisizione del diritto ai sussidi previsti nella forma di assistenza base, sono azzerati.

Nella norma, il fondo integrativo sanitario si articola in 5 aree: ricovero - assistenza sanitaria - specialistica - socio-sanitaria – odontoiatria.E possibile disciplinare le modalità di adesione anche dei famigliari.

Società nazionale di mutuo soccorso Cesare PozzoVia S. Gregorio, 48 • 20124 Milano • C. Fiscale: 80074030158

Tel. 02.66726.1 •[email protected]

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EventiLunedì 27 Febbraio 2012 La Sanità tra Pubblico e Privato 13

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

“Casa per la Salute della Mente” di Brus-son (AO) è un centro di ultima genera-zione specializzato nel trattamento resi-denziale ad alta intensità riabilitativa per i disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità e alimenta-zione incontrollata). La struttura, collo-cata nella straordinaria cornice della Alpi valdostane, nasce dal sapiente lavoro di recupero dell’ex-colonia Olivetti ( voluta negli anni ‘60 da Adriano Olivetti come luogo di soggiorno estivo per i fi gli dei dipendenti ) e dalla lungimiranza di in-vestitori privati che, con impegno e te-nacia, sono riusciti a dare risposta alla pressante richiesta di cura proveniente dall’intero territorio italiano. L’edifi cio, completamente ristrutturato e circon-dato da 5,5 ettari di parco, dispone di

18 posti letto (in attesa di incremento) in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale ai quali è possibile accedere previa autorizzazione delle ASL di com-petenza dei richiedenti.

Il Centro fonda il proprio intervento su un approccio globale alla persona, che aiuti l’individuo e la famiglia nel diffi cile compito di uscire non solo dal sinto-mo alimentare ma a ritrovare un nuovo equilibrio mente-corpo. Per affrontare un compito tanto complesso, l’equipe della Casa per la Salute della Mente offre ai suoi ospiti quattro tipologie di intervento riabilitativo: la riabilitazio-ne della condotta alimentare (tera-pia nutrizionale, educazione alimenta-re, colloqui individuali con il dietista e gruppi nutrizionali); interventi a so-stegno della simbolizzazione e mo-difi cazione dell’immagine corporea (terapia dello specchio, l’innovativa videoconfrontazione, musicoterapia, danza-movimento terapia, psicoterapia individuale, gruppi psicoeducazionali e psicodinamici); interventi a soste-gno della socializzazione (laboratori espressivi: narrazione autobiografi ca, gruppi di letteratura, laboratorio di fo-tografi a, cineforum, attività manuali, sostegno scolastico, gruppi di discus-sione); interventi sul contesto (presa in carico del ruolo paterno e materno,

colloqui individuali e di gruppo con i genitori). L’organizzazione della giorna-ta è molto strutturata, sia nella gestio-ne dei pasti, che in attività volte a fare riacquisire ai pazienti autonomia nella propria quotidianità. I progetti sono per-sonalizzati a seconda della patologia e dell’età, e in particolare è stato appron-tato anche un percorso specifi co per pazienti affetti da Obesità e Disturbo da Alimentazione Incontrollata.

Per un trattamento così complesso è presente presso il Centro una equipe integrata, altamente specializzata (sot-to la direzione scientifi ca del Prof. Gu-stavo Pietropolli Charmet), che opera all’interno di un progetto terapeutico condiviso e soggetto a costante ve-rifi ca. Lo staff è composto da medici, psichiatri, dietisti, educatori, infermieri, psicoterapeuti, musico terapeuti, ope-ratori sociosanitari, esperti in tecniche espressive.

L’ingresso viene stabilito dall’équipe su proposta del medico curante, dei servizi territoriali, direttamente su richiesta dei pazienti o dei loro familiari e accoglie pazienti da tutto il territorio nazionale. All’ingresso si effettua una valutazione multidisciplinare: clinica, nutrizionale (Bioimpedenziometria), psicologica e psichiatrica mediante colloquio indivi-

duale e test psicometrici.Il Centro collabora con Centri e Istituzio-ni italiani per progetti di Ricerca tra cui il Centro Palazzo Francisci ASL 2 di Todi e Università di Torino.

L’eccellenza nel percorso di cura propo-sto ha portato Casa per la Salute della Mente ad essere inserita nella mappa dei centri raccomandati dal Ministero della Salute per il trattamento dei DCA (www.disturbialimentarionline.it).Ulteriori informazioni sulla struttura pos-sono essere reperite sul sito internet www.casaperlasalutedellamente.it o al numero 0125 3000 37.È inoltre possibile contattare la struttura via mail all’indirizzo:[email protected]

“Casa della Salute della mente” Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare

Mal di schiena, emicra-nia, nevralgie o fuoco

di sant’Antonio: malattie co-me queste possono colpire e lasciare un segno permanente della loro presenza, un dolore persistente che può diventare cronico. “Se non diagnostica-to e curato in modo adeguato è in grado di sviluppare una vera e propria malattia del tut-to autonoma rispetto alla pa-tologia originaria, ma ancora oggi poco conosciuta nel no-stro Paese” spiega chiaramen-te il professor William Raf-faeli, fondatore di numerose società scientifiche impegnate in Italia nella lotta al dolore (come Federdolore) e da 20 anni in prima linea come pre-sidente della Fondazione Isal (Istituto di Ricerca in Scienze Algologiche, via San Salvador 204 Rimini, tel 0541 725165, www.fondazioneisal.it), la pri-ma nel nostro Paese e tra le prime in Europa a dedicarsi alla costruzione di un centro di eccellenza per la cura di questa patologia. Un traguar-do raggiunto con l’Istituto Europeo di Ricerca e Cura sul Dolore di Rimini che debutte-rà a breve.“Si tratta di combattere contro un dolore persistente - sotto-

linea - anche se non esiste più la causa che l’ha generato, un intervento chirurgico o un tu-more in grado di alterare i si-stemi interni di modulazione della sensibilità al dolore. Chi ne è colpito non smette più di soffrire e, troppo spesso, non sa a chi rivolgersi in ambito sanitario”. La persistenza della malattia per mesi e anni con-duce questi malati a uno stato di depressione (42 %), perdita del posto di lavoro (17%) e isolamento. Una condizione ancor più intollerabile per la

scarsa comprensione dimo-strata spesso dalla società e dagli stessi familiari. “I malati di dolore cronico vivono in una solitudine tra-gica e non trovano - sostiene Raffaeli - il nome della pro-pria malattia” come è stato dimostrato da una serie di ricerche pubblicate su riviste internazionali e condotte nel 2010-11 dalla Fondazione Isal assieme a scienziati come il professor Guido Giarelli, sociologo dell’Università Ma-gna Graecia di Catanzaro e il professor Francesco Garofalo semiologo dell’Università di Bologna. Neppure i nuovi me-dia come Facebook riescono a dare voce collettiva a una ma-lattia che oggi colpisce circa 12 milioni di persone in Italia e il 19% della popolazione adulta in Europa e in particolare le donne, dove il rapporto è di 6-8 a uno rispetto agli uomini. “Il nostro primo obiettivo - spiega Raffaeli - è dare ascolto a questo dolore, diagnosticarlo e trovare nuove terapie di contrasto. La ricerca in questo cam-po può fare molto”. L’epi-durolisi endoscopica è ad

esempio una tecnica innovati-va messa a punto dal profes-sor Raffaeli nel 1996 e diffusa in molti ospedali italiani ed esteri (Olanda, Spagna, In-ghilterra, Stati Uniti, Brasile, Messico, Russia, Corea, Bul-garia e Arabia Saudita). Con questa chirurgia mini-invasi-va possono essere trattati con successo (nel 60% dei casi) pazienti con dolore persisten-te alla schiena e gambe a cau-sa di cica-trici e in-fiam-

mazione generati da interventi multipli alla schiena.Nuove prospettive di cura vengono dall’uso di una nuo-va apparecchiatura (donata da Isal Rimini con i fondi di volontari e cittadini) che sti-mola la corteccia cerebrale mediante campi magnetici e può curare il dolore centrale, uno stato di gravissima sof-ferenza cronica che colpisce, per fortuna con una frequen-za moderata (12-15%) chi ha subìto un’amputazione, un ictus cerebrale o una lesione del midollo per incidenti stra-dali. In alternativa a questi pa-zienti restano solo interventi di inserimento nel midollo spinale di apparecchiature per l’infusione di molecole specifiche. Dopo essere stata il fanalino

di coda in Europa negli anni 90 nell’uso di farma-ci oppioidi, l’Italia è oggi il primo Paese nella lotta al dolore, come rimarca sempre Raffaeli, grazie

anche alla legge 38 (commissione diret-ta dal prof. Fanelli con il supporto del dr. Spizzichino, a cui tutti dobbiamo un grazie, di cui Raffaeli

era componente as-sieme ad altri esperti) che dal 2010 ha certifi-

cato il diritto all’assistenza e trattamento con indicazione in cartella clinica dell’intesità del dolore in ogni struttura sanitaria. “È stato facilitato - sottolinea Raffaeli - l’uso dei farmaci oppioidi, efficaci nel 70% dei casi di dolore di na-tura muscolo scheletrica o da cancro”. Ricerca e formazione, ma non solo, con le sue 40 sedi Isal offre sostegno ai malati e alle loro famiglie, raccoglie fondi per strumentazioni da donare ai Centri e promuove manife-stazioni di carattere scientifi-co, culturale sul tema. “Cento città contro il dolore” lanciata nel 2009, è la campagna Isal di sensibilizzazione sociale per sostenere il lavoro dei medici nei centri di terapia del dolore e lo sviluppo della rete di assi-stenza negli ospedali, sostene-re la prevenzione e cura della malattia, rendere rimborsabili i farmaci e promuovere la rac-colta fondi a beneficio della ricerca. Il 16 ottobre scorso si è svolta la III Giornata Na-zionale di 100 città contro il Dolore, quest’anno promossa con lo slogan “+ mele - male” anche da Melinda, il consor-zio della mela Dop della Val di Non e al contributo del gruppo bancario Iccrea che sostiene anche un call center di servizio per chi ha necessità di sapere a chi rivolgersi nella loro provincia. Testimonial di Isal è l’attore Fabio De Luigi, che con discrezione e sinceri-tà, si profonde perché la vita torni ad essere gioia per chi soffre.

Ricerca e formazione per combattere il doloreLa Fondazione Isal di Rimini da tempo si trova in prima fila per offrire nuove prospettive di cura a chi versa in uno stato di grave sofferenza cronica

William Raffaeli, presidente della Fondazione Isal

Fabio De Luigi, testimonial della campagna della giornata contro il dolore

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EventiLunedì 27 Febbraio 201214 La Sanità tra Pubblico e Privato

La Regione Marche (attra-verso il Dipartimento per

la salute e per i servizi sociali e l’Agenzia regionale sanitaria recentemente riorganizzata) haper la prima volta emanato il “Piano socio sanitario regio-nale 2011-2012: sostenibilità, appropriatezza, innovazione e sviluppo” che racchiude in sé i bisogni di salute sia sul

versante sociale che su quello sanitario. La riorganizzazione dei servizi socio-sanitari rivolti al cittadino, il cui presupposto fondamentale è l’appropriatez-za dei servizi offerti, si realizza attraverso l’implementazione delle aree vaste e prevede co-me fondamento la logica della cooperazione per superare la competizione tra le aziende e

sviluppare reti cliniche orga-nizzate per intensità di cura e per intensità assistenziale. L’equilibrio economico finan-ziario, ottenuto negli anni 2007-2011, testimonia la so-stenibilità del sistema sanitario marchigiano e costituisce un obiettivo che la Regione in-tende continuare a perseguire, nel rispetto dei livelli essenzia-

li di assistenza e garantendo il massimo livello di qualità nell’erogazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie co-me evidenzia il posizionamen-to a livello nazionale, in parti-colare per quanto riguarda le condizioni di salute della sua popolazione. Il raggiungimen-to dell’equilibrio economico è avvenuto attraverso il conse-guimento dell’utile di esercizio, la contrazione nell’incremento della spesa delle risorse umane, la razionalizzazione della spesa farmaceutica e dei dispositivi medici, il contenimento della spesa per beni e servizi, la ridu-zione del saldo negativo della mobilità sanitaria, la riduzione degli interessi di mora verso i fornitori di beni e servizi e degli interessi passivi. Tuttavia l’intervento fondamentale ha riguardato la razionalizzazione delle dotazioni strutturali delle reti ospedaliera, territoriale e socio sanitaria, con la riduzio-ne dei posti letto per acuti e l’incremento dei posti letto di riabilitazione e lungodegenza, insieme alla crescita dei posti letto per la residenzialità e per le residenze protette. La Regione, nel quadro dell’ac-cordo siglato con l’Agenas, ha avviato il “reengineering” delle reti cliniche secondo una me-todologia che prevede l’analisi del fabbisogno, l’individua-zione degli standard di riferi-mento e dei nodi di rete clinici attraverso la definizione dei

requisiti tecnologici, struttura-li, organizzativi, degli standard professionali e dei conseguenti indicatori di performance. A tale percorso farà seguito la riorganizzazione delle reti per livelli di intensità di cura e di assistenza a cui verrà legato un adeguato sistema tariffario e la revisione dei percorsi di auto-rizzazione ed accreditamento. Si svilupperanno percorsi dal “micro al macro” in termini ge-stionali-organizzativi con l’ac-corpamento delle strutture sa-nitarie di piccole dimensioni distribuite sul territorio in un numero limitato di strutture di eccellenza con processi di ri-organizzazione strutturale che tengano conto della comples-sità della casistica da trattare. Nel contempo si svilupperà un processo complessivo di “rein-venting” attraverso percorsi dal “macro al micro” che grazie alle innovazioni scientifiche

e tecnologiche consentiranno servizi di cura personalizzati mediante la medicina moleco-lare e predittiva. Il piano degli investimenti dell’accordo di programma siglato tra la Re-gione Marche ed il ministero della Salute, per un importo pari a circa 324 milioni di eu-ro, prevede tra le principali realizzazioni il nuovo Inrca (Irccs volto alla cura dell’anzia-no) con l’aggiunta di funzioni di Ospedale di rete, il nuovo ospedale di Fermo, il nuovo Salesi (presidio di alta speciali-tà dell’area materno-infantile) in integrazione all’attuale sede dell’Aou Ospedali Riuniti di Ancona. Prevede, inoltre, il potenziamento dell’intero si-stema informativo della sanità della regione come obiettivo per realizzare il piano di E-Health con l’avvio del fascicolo sanitario elettronico, della tele-medicina e della domotica.

■■■ REGIONE MARCHE / Emanato il Piano socio sanitario 2011-2012

Massimo impegno nell’offerta di serviziAvviata la riorganizzazione e ottimizzazione delle strutture

Lo scenario di evoluzione: il progetto per il nuovo complesso ospedaliero orientato alla ricerca

Medicina delben-essere

EmergenzaUrgenza

Meeeeedidididididididididididididiidiid cicicicicciciccicicicicinaanananananananaaanaanaanancccclclclclcclcclccclcclclclccc inininininininiininninninnnicicicicicicicicicicicicici a Elezione

MedicinaTradizionale

MedicinaMolecolare

Reti integrate

Continuità assistenziale

Cittadini e pazienti

Monitoraggio a distanza

Assistente virtuale

personalizzato

Lo scenario di evoluzione Le dimensioni della medicina

La formazione e la ricerca sono spesso chiamate in

causa come ricetta per l’im-plementazione dello sviluppo. Meno frequentemente, però, se ne definiscono i limiti con-creti, facendo sì che rimanga-no spesso auspici, piuttosto che fatti.Istituzioni come le università, debbono farsi carico di rende-re concreti i presupposti per lo sviluppo economico e sociale, adattandosi rapidamente alle circostanze e alle mutevoli esi-genze.Negli ultimi sedici-diciotto mesi, la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Poli-tecnica delle Marche è andata incontro a cambiamenti, anche significativi, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la qua-lità della propria attività. La facoltà si è adattata rapida-mente alle modifiche richieste dalla Riforma dell’Università, con una riorganizzazione qua-si immediata in quattro nuovi dipartimenti, omogenei per finalità didattico-scientifiche e di ricerca.In tema di didattica, la facoltà ha approvato un progetto per l’attività formativa professio-

nalizzante. “Quello che si sta mettendo in atto è uno svilup-po molto innovativo, quindi stimolante, della metodologia didattica, che prevede una si-gnificativa implementazione, accanto a quella teorica, della formazione di carattere pra-tico - afferma il preside della facoltà, Antonio Benedetti -. Gli studenti, cioè, potranno formarsi sia su simulatori che in corsia, in piccoli gruppi, cia-scuno seguito da un tutor di riferimento che ne certificherà

il raggiungimento dei diversi obiettivi professionalizzanti”.Sempre per ciò che concerne il ruolo centrale nella formazio-ne, la facoltà è stata riconosciu-ta come provider per l’Educa-zione Continua in Medicina (Ecm). Sta inoltre realizzando numerose altre progettualità in grado di renderla sempre più adeguata alle nascenti neces-sità. Tra queste, di particolare rilievo, le novità in campo di internazionalizzazione e fund raising, fondamentali per man-tenere e aumentare la qualità della ricerca scientifica. La facoltà, infine, vuole ren-dersi ulteriormente fruibile sia

a chi la vive, come docente o studente, sia alla popolazione generale, con la costruzione di un nuovo sito Web.Uno sviluppo concreto ed at-tuativo è determinante per un ateneo e lo è ancor di più per una facoltà di Medicina e Chirurgia, in particolare per le ricadute immediate sull’as-sistenza sanitaria. L’ateneo e la facoltà, sentono infatti la responsabilità di partecipare in maniera determinante allo sviluppo e alla programma-zione dell’assistenza clinica nel territorio regionale e sovra-regionale.Con lo sviluppo e il consolida-mento dell’attività trapiantolo-gica di fegato, reni e pancreas, ad esempio, il polo clinico dell’Azienda Ospedaliero-Uni-versitaria “Ospedali Riuniti” di Ancona è divenuto centro di riferimento nell’assistenza di settore non solo regionale, ma anche nazionale. L’uni-versità, la facoltà e la Regione hanno compiuto uno sforzo

coordinato, i cui vantaggi per pazienti e cittadini sono or-mai sotto gli occhi di tutti. Un progetto ampio ed ambizioso, divenuto concreto e di suc-cesso in pochissimi anni. La presidenza della facoltà crede in maniera determinata alla realizzazione di progetti co-me questo, che si fondano sul reclutamento di professionisti di alto livello, anche da altre istituzioni, e sulla crescita con-temporanea di professionisti già attivi in sede. “È questa, d’altronde, anche la mia espe-rienza personale e professio-nale, prima di diventare Presi-de - commenta Benedetti -. La Clinica di Gastroenterologia, che coordino da circa quindi-ci anni, ha perseguito proprio gli obiettivi della qualità nella formazione e nella ricerca. I rapporti internazionali han-no consentito la formazione avanzata dei professionisti, il che, a sua volta, ha permesso di raggiungere standard di ri-cerca riconosciuti a livello in-ternazionale. Di pari passo, la Clinica di Gastroenterologia ha costantemente aumenta-to l’offerta assistenziale, sia in termini qualitativi che quan-titativi”. Se sviluppo dunque c’è stato, questo si è concretizzato anche su tutto il territorio regionale, con nuovi professionisti for-matisi in Clinica di Gastro-enterologia in Ancona ed ora operanti nelle principali strut-ture gastroenterologiche delle Marche.

Formazione, qualità e ricerca: i temi dello sviluppoLa facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche si è riorganizzata in quattro nuovi dipartimenti, omogenei per finalità didattico-scientifiche, per essere più fruibile da chi la vive

Antonio Benedetti, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche

La facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche

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EventiLunedì 27 Febbraio 2012 La Sanità tra Pubblico e Privato 15

C’è un luogo, ad Arezzo (famoso anche nel re-

sto d’Italia) che da decenni si dedica alla riabilitazione di pazienti affetti da varie disabi-lità. L’Istituto Privato di Riabi-litazione “Madre della Divina Provvidenza” dei Padri Pas-sionisti nacque proprio con questo scopo: essere punto di riferimento per tutto ciò che riguardava la riabilitazione di soggetti con problematiche di disabilità mentale (tipica-mente giovani con problemi psichici e intellettivi). A que-

sta vocazione originaria, con il passare del tempo se ne è aggiunta una seconda, “figlia”, a livello di esperienza, della prima. Spiega il dottor Ales-sandro Giustini, responsabile scientifico e della formazio-ne dell’istituto: “La storica attività si è andata negli anni consolidando e trasformando, allargandosi ad altre strutture, quali appartamenti assistiti e case-famiglie, in grado di prendersi cura di queste per-sone ormai diventate adulte. L’istituto accoglie comunque

ancora oggi pazienti con pro-blemi psicologico-psichiatrici provenienti soprattutto dalle regioni del sud Italia, che ne-cessitano di una riabilitazione di carattere intellettivo e com-portamentale. Come detto, negli anni è stata affiancata a questa originaria attività la riabilitazione funzionale, per la quale è stata costruita una struttura tutta nuova da due anni”. Scegliere di “spo-sare” questa missione non è stato casuale, ma è legata ad una metodologia riabilitativa molto avanzata. “La conven-zione con il Servizio Sanita-rio nazionale consente senza dubbio alla sanità toscana ed italiana di ottimizzare in que-sto caso i costi sostenuti per la riabilitazione di pazienti”. Dietro all’impegno dei Padri Passionisti e del personale dell’Istituto Agazzi c’è ben al-tro rispetto alla tradizionale convenzione ex.art.26/833: infatti il lavoro dell’Istituto Agazzi non è da considerarsi in una ottica “prestazionale” ma invece di grande comple-tezza e qualità, con la perso-na al centro. Quando i Padri

hanno scelto di aprire la nuo-va struttura, hanno deciso di considerare questo servizio come parte integrante della loro missione”. Gli standard di qualità sono elevatissimi, come pure gli investimenti (in struttura, tecnologia, perso-nale, formazione, qualità delle cure) in un percorso di cura totalizzante, come vedremo.Quando l’Istituto iniziò il suo impegno nei confronti dei malati e della disabilità, scelse di dedicarsi essenzial-mente al recupero della vita autonoma. “Qualcosa di più - spiega Giustini - della sem-plice riabilitazione funziona-le dopo una malattia o una frattura. La sola rieducazione non era sufficiente: occorreva una visione in grado di far-si carico del paziente come persona e della sua vita anche dopo la degenza. Da qui si è originato un sistema di cura che si misura sulla soddisfa-zione piena dei bisogni e dei diritti di salute”. Per esempio, nel caso di pazienti colpiti da ictus o da Sclerosi Multipla l’istituto offre anche, oltre ai molteplici trattamenti speci-fici, il counseling psicologi-co e familiare, soluzioni per l’adattamento del domicilio, fino al supporto al lavoro e

per il recupero della patente di guida. “Il tutto per raggiun-gere una ottimale autonomia personale”. Altro esempio in questo senso sono i sempre più numerosi giovani purtroppo colpiti da trauma cranico che beneficia-no di una complessa attività di training motorio, occupa-zionale e relazionale sino ap-punto all’aiuto per il reinseri-mento nel mondo del lavoro.Per la riabilitazione neuromo-toria e muscolo-scheletrica giungono all’istituto pazienti dalla Provincia di Arezzo,dalla Regione ed anche dal resto del Paese; sono possibili an-che ricoveri in forma privata quando necessario. Il Centro opera sia attraverso il ricove-ro residenziale e diurno, che con trattamento ambulato-riale, individuale. Tutti i tipi di processi riabilitativi sono organizzati e gestiti attraver-so èquipe multiprofessionali, così da garantire una presa in carico globale del paziente e fornire risposte adeguate ed efficaci.Circondato da verde e tran-quillità, l’istituto offre due strutture, quella storica (com-pletamente ristrutturata, do-tata di piscina, palestra servizi e spazi per il trattamento di

riabilitazione) ospita 98 posti letto, quella più recente di 32. Forte è stato l’investimento nei confronti della nuova palazzi-na. Ogni camera, a due posti, completamente automatiz-zata, è dotata di televisori e computer, inoltre, grazie alla tecnologia, i pazienti possono eseguire la terapia riabilitativa cognitiva anche in camera, con un training autonomo a distanza (che può esser pro-seguito anche a domicilio); è dotata di una grande piscina terapeutica, spazi ampi ed accoglienti per trattamenti innovativi e con una com-pleta dotazione tecnologica e robotica. In questa struttura vengono seguiti i pazienti in riabilitazione neuromotoria, muscolo-scheletrica e riabili-tazione per i disturbi del com-portamento alimentare (ano-ressia, bulimia, alimentazione compulsiva, obesità). Complessivamente, ogni an-no l’Istituto Agazzi ospita cir- ca 1.300 pazienti ricoverati (per degenze sia lunghe che brevi), oltre alle presta- zioni erogate in regime am- bulatoriale. Il personale è composto da 250 professionisti, affiancati dal personale della Coopera-tiva Agorà.

■■■ AREZZO / L’Istituto ”Madre della Divina Provvidenza” è attivo nella riabilitazione

Un percorso di cura completo e totalizzanteElevati gli standard di qualità offerti a malati e familiari

I disturbi del comportamento alimentare e l’obesità sono seguiti all’interno del centro Auryn, guidato dal responsabile dottor Giorgio Apazzi. La visione multidisciplinare degli interventi

permette ai medici e agli specialisti di seguire i pazienti e accoglierli in un percorso davvero multiforme. Anche in questo caso, l’elemento distintivo dell’Istituto Agazzi emerge in pienezza: molta importanza viene data al recupero comportamentale ed occupazionale.Per esempio, la “palestra” di questi pazienti è costituita da una cucina, dotata di 8 postazioni, presso le quali le persone possono cucinare secondo i loro bisogni seguiti dagli operatori, dopo essersi recati a fare la spesa. L’approccio in queste situazioni, complesse e delicatissime, mira a stimolare un’articolata presa di coscienza, da parte della persona, verso tutte le dimensioni del problema, anche ad anche attraverso lo svolgimento di attività motorie e sportive accanto ad interventi di trattamento psicologico.Più compiutamente si tratta di riabilitazione nutrizionale mediante training di familiarizza-zione con il cibo, ossia di un protocollo di intervento interdisciplinare che mira a un cambia-

mento del comportamento nei confronti del cibo e al-la messa in atto di nuovi comportamenti secondo un modello di empowerment e autonomia. Il Centro Au-ryn rifiuta l’idea e la pratica dell’alimentazione meccani-ca, in cui il cibo è visto solo come una sorta di farmaco da assumere nelle dosi ap-propriate, ma si impegna invece ad aiutare le persone a decidere nuovamente la propria alimentazione, con la stessa responsabilità che ognuno ha della propria vita.

Riabilitazione nutrizionale all’Istituto Agazzi

L’ampia cucina del centro Auryn presso l’Istituto Agazzi

La riabilitazione intensiva neuromotoria e muscolo-scheletrica viene svolta all’in-

terno del servizio A-Rìa (acronimo di Agazzi Riabilitazione), guidata dalla dirigente dot-toressa Alessandra Testa. Qui vengono ac-colti pazienti che hanno subìto eventi acuti, neurologici e ortopedici, intervenendo subito dopo il periodo di ospedalizzazione. Appena è possibile, i pazienti vengono trasferiti dal let-to d’ospedale all’A-Rìa, in modo che l’attività riabilitativa sia eseguita con intensità giorna-liera. Eccellenza della struttura è la dotazio-ne tecnologica modernissima, che supporta i trattamenti rendendoli ottimali. Le palestre dell’istituto sono dotate dei più moderni mac-chinari. Vanno ricordate le apparecchiature robotiche per la riabilitazione degli arti infe-riori, superiori e del cammino, oltre agli appa-recchi per la realtà virtuale ed alle apparec-chiature per la terapia occupazionale.

Dotazioni tecnologiche all’avanguardia

Struttura esterna

Una stanza a due posti completamente

automatizzata per terapie anche in camera

La palestra per la terapia riabilitativa intensiva

La piscina

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EventiLunedì 27 Febbraio 201216 La Sanità tra Pubblico e Privato

L’innovazione è il filo con-duttore dell’Azienda ospe-

daliera di Perugia che grazie ai sistemi di verifica della qualità punta ad avere tempestivamen-te il polso della situazione per le opportunità che lo sviluppo tecnologico può offrire al fine di rispondere al meglio ai bi-sogni sanitari della persona e della comunità.Presidio per un bacino di oltre 330.000 abitanti, nell’ospedale

perugino convivono assistenza, ricerca e didattica con oltre 20 scuole di specializzazione. Una serie di attività che necessita-no di strutture all’avanguardia e che comportano la pratica dell’innovazione a differenti livelli. Dal punto di vista informatico è stato realizzato un sistema in-formativo clinico integrato che consiste nella realizzazione di una piattaforma di reparto che

partendo dall’accettazione in-formatizzata del ricoverato in tutte le 50 strutture complesse si sviluppa con il dossier clinico del degente cioè l’acquisizione a reparto di tutti i referti richiesti online, dei vari servizi diagno-stici; la gestione integrata per la tracciabilità del farmaco con l’utilizzo del braccialetto per garantire la sicurezza di tut-to il percorso di prescrizione/somministrazione del farmaco

e il magazzino informatizzato dei dispositivi chirurgici nei tre blocchi operatori aziendali.Dal lato dell’innovazione tec-nologica, grazie ai contribu-ti della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, è stata acquisita recentemente una nuova unità per la radioterapia, un sofisticato sistema ad altissi-ma tecnologia, la tomoterapia, prodotta nello stabilimento di Madison (Wisconsin) dalla

società Accuray - Tomothe-rapy. Questa apparecchiatura presenta importanti vantaggi rispetto alle unità di terapia comunemente utilizzate per la cura dei tumori. Il trattamento è somministrato attraverso un elevato numero di rotazioni del fascio radiante, scomposto in migliaia di piccoli fascetti ciascuno di diversa intensità, e attraverso la traslazione del lettino sul quale è posiziona-to il paziente, ottenendo così una altissima precisione nella somministrazione della dose. Per queste caratteristiche la tomoterapia trova indicazione quando sono richieste dosi ele-vate per la cura di tumori posti in vicinanza di organi critici, a livello dei quali potrebbero ma-nifestarsi danni permanenti. Altro vantaggio è quello di ot-tenere campi lunghi fino a 160 cm, mentre il campo massimo di un trattamento di radiote-rapia con acceleratore lineare è 40 cm. Avere campi di irradia-zione lunghi evita i problemi legati alla giunzione di campi contigui. Questa possibilità è particolarmente utile quan-do devono essere effettuate irradiazioni cranio-spinali, o la “total marrow irradiation”, una tecnica impiegata nel con-dizionamento al trapianto di midollo osseo. Utile è anche la possibilità di trattare in un’uni-ca seduta più di un bersaglio tumorale, come ad esempio più lesioni metastatiche che posso-no ricevere dosi di radiazioni significativamente elevate, riducendo il numero delle se-dute radioterapiche necessarie

per completare il trattamento. Questa apparecchiatura può funzionare anche come una Tac, riuscendo a “vedere” il tu-more immediatamente prima dell’irradiazione. Se nel corso della terapia il tumore si ridu-ce di dimensioni o si sposta, il campo radiante viene adattato alla nuova situazione, miglio-rando la precisione balistica del sistema.L’Azienda ospedaliera di Peru-gia si avvale anche della pre-senza della Pet-Tac e della riso-nanza magnetica 3Tesla, le cui immagini vengono utilizzate in radioterapia oncologica preva-lentemente per la definizione di volumi localizzati a livello del sistema nervoso centrale. Le immagini della Pet-Tac so-no in genere impiegate per la pianificazione del trattamento radiante in pazienti con neo-plasie polmonari o del distretto testa-collo.Informatizzazione e trattamenti high tech

L’Azienda ospedaliera di Perugia spinge sull’innovazione delle strutture, sulla gestione integrata e sulle terapie di ultima generazione

La facciata dell’Ospedale di Perugia

“L’agenda di domani”. Oggi il diritto alla sa-

lute, pur restando uno dei valori più importanti di que-sta società, è seriamente mi-nacciato dai pesanti problemi finanziari della sanità, da un sistema medico-sanitario i cui modelli culturali di ba-se si stanno dimostrando inadeguati nei confronti dei cambiamenti profondi della società. Questa è una prima consi-derazione frutto delle con-clusioni che sono emerse dai dibattiti del recente convegno “Una filosofia per la medici-

na” organizzato dalla Fonda-zione Cfo Onlus (Centro on-cologico fiorentino).Il sistema delle cure e le pras-si professionali, secondo i partecipanti, mostrano non pochi limiti, dal punto di vi-sta funzionale, organizzati-vo, economico e culturale. I costi che ne derivano, per il momento finanziari, ma tra breve anche sociali, sono alti e rischiano di peggiorare. In Italia la medicina è scientifi-camente progredita, ma fer-ma come paradigmi al secolo scorso, così come il sistema sanitario utilizza modelli di

tutela ed erogazione di servizi che si basano su una cultura sostanzialmente invariata ri-spetto al precedente sistema mutualistico. Quando i modelli che orien-tano l’operatività, di fronte a profondi cambiamenti esterni restano sostanzialmente inva-rianti, si ha un problema di regressività. Oggi in sanità la regressività dei modelli, pri-ma ancora della crescita della spesa, è la prima causa di an-tieconomicità. Ciò non solo non può più es-sere ignorato nel corso della drammatica congiuntura fi-

nanziaria in atto, ma costitu-irà anche un ostacolo al pro-gresso del diritto alla salute dei cittadini e quindi al pro-gresso civile e sociale del Pa-ese. Se questo è lo stato delle cose, tuttavia va sottolineato che sino a oggi i problemi di regressività del sistema sono stati praticamente ignorati; che ci si è limitati a contenere in modi diversi la spesa sani-taria, inseguendo obiettivi di buona gestione, di razionaliz-zazione, di standardizzazione e di razionamento; che si sono ridotti i Lea (Livelli essenziali di assistenza), spingendo i cit-tadini verso la spesa privata inasprendo di fatto la tassa-zione impropria a loro carico, e allo stesso tempo, in modo grave, riducendo le condizio-ni di sufficienza funzionale dei servizi e degli operatori. È evidente che serve un rin-novamento riformatore se non si vuol compromettere il diritto alla salute. Appare ne-cessario, più specificatamen-te, combinare e coordinare due ordini di cambiamenti: il primo è quello che riguarda alcune nevralgiche questioni sanitarie (meccanismo di fi-nanziamento, governance del

sistema sanitario, modello di azienda e di programmazio-ne, produzione di salute come risorsa naturale, responsabi-lizzazione del cittadino, ecc), mentre il secondo riguarda alcune nevralgiche questioni della conoscenza e della pra-tica medica (apparati concet-tuali, modelli di conoscenza, contenuti professionali, pras-si operative, metodiche di in-tervento, criteri per fare, per giudicare e per decidere, ecc.)Oggi, nonostante si parli in-sistentemente di “riforme

strutturali”, questo “doppio cambiamento” purtroppo non è nell’agenda della politi-ca. È necessario, quindi, dare corpo a un lavoro di sensibi-lizzazione, di discussione e di elaborazione di nuove so-luzioni. L’idea è che, più che l’appropriatezza (rapporto costo/efficacia delle presta-zioni) è la “pertinenza” (ade-guatezza ai tempi dei modelli) che può mediare tra diritti e risorse. Si tratta di fare in

modo che i modelli di tutela siano davvero adeguati, per-tinenti, coerenti nei confronti dei cittadini per esserlo anche nei confronti dell’economia.Nuove pertinenze significa nuovi modi di essere, nuovi comportamenti professiona-li, nuove culture della salute e della cura, nuovi approcci operativi. Senza un pensiero di cambiamento è difficile co-struire accettabili condizioni di coesistenza tra diritti e ri-sorse, tra medicina e sanità, tra modelli e organizzazioni, tra domanda e offerta, tra co-noscenze e prassi. A conclusione, i relatori del convegno hanno invitato i vari soggetti del mondo medico-sanitario ad aderire ad una linea di cambiamen-to per cogliere le nuove sfide della post-modernità e del post-welfarismo, sollecitan-do altresì le istituzioni nazio-nali e regionali, le aziende, l’università, l’Istituto supe-riore di sanità, l’Agenzia na-zionale per i servizi sanitari regionali e l’Agenzia italiana del farmaco a promuovere audizioni, incontri, gruppi di lavoro, approfondimenti. Inoltre anche gli ordini pro-fessionali, le società scien-tifiche, le organizzazioni sindacali e le tante associa-zioni dovrebbero contribuire all’elaborazione di una piat-taforma di cambiamento, co-me pure i media potrebbero diffondere un messaggio di civiltà che rifiuti l’idea che per far quadrare i conti sia inevitabile liquidare i diritti.

■■■ Fondazione CFo onlus / Una filosofia per la medicina

Lettera aperta a favore del diritto alla saluteL’auspicio del Centro Oncologico Fiorentino è una piattaforma del cambiamento

L’ingresso del CentroOncologicoFiorentino

Oggi in sanitàla regressività dei modelli,

prima ancora della crescita della spesa,

è la prima causa di antieconomicità

Ogni letto ha sistemi informativi avanzati

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EventiLunedì 27 Febbraio 2012 La Sanità tra Pubblico e Privato 17

La missione dell’Azienda è quella di concorrere alla promo-zione e alla tutela della salute degli individui e della col-lettività, attraverso l’erogazione di prestazioni di ricovero ospedaliero, di specialistica ambulatoriale e di diagnostica strumentale. L’azienda ospedaliera “Santa Maria” è l’ospe-dale di riferimento per tutti i cittadini residenti nel compren-sorio ternano ma, sul fronte delle prestazioni di alta com-

plessità - che ne rappresentano l’elemento caratterizzante - il bacino di utenza è assai ampio ed oltrepassa tranquilla-mente i confi ni dell’amministrazione regionale umbra. Dalle nuove tecniche mini-invasive nella chirurgia vertebrale che limitano i disagi al paziente e permettono la riduzione dei tempi di recupero, alle tecnologie d’avanguardia, come il Neuronavigatore donato dalla Fondazione Carit e utilizza-to dall’equipe del dottor Sandro Carletti per gli interventi ad elevata complessità, la sezione di Neurochirurgia si conferma uno dei fi ori all’occhiello della Sanità Umbra, affermandosi come polo d’eccellenza e di alta spe-cialità dell’Italia centrale. La notevole attività clinica viene

costantemente supportata dall’attività scientifi ca e di ricer-ca su diversi fronti e mediante collaborazioni nazionali ed internazionali. Questi risultati sono stati possibili e potran-no essere ulteriormente migliorati grazie all’impegno della Direzione Aziendale che ha programmato, malgrado la forte contrazione delle risorse nazionali, di investire per la riorga-nizzazione del reparto di Neurochirurgia e per l’istituzione di una Terapia Intensiva Neurochirurgica. A questi programmi di sviluppo, grazie all’interesse della Fondazione Carit, si spera di aggiungere un’ulteriore innovazione tecnologica rappresentata da una TAC intraoperatoria che permetterà l’esecuzione di interventi chirurgici sempre più complessi nonché di migliorare la qualità della vita dei pazienti.“Si è tenuto recentemente, presso la Neurochirurgia di Terni un Corso di Chirurgia Vertebrale Mininvasiva-Neuronaviga-ta con la quale vengono trattate con successo e con mini-ma invasività patologie della colonna vertebrale di natura traumatica, tumorale e degenerativa” spiega il Dr. Sandro

Carletti, direttore del Dipartimento di Neuroscienze. “I be-nefi ci consistono nella riduzione dei tempi di recupero post-operatori (il paziente già in prima giornata post-operatoria è in grado di camminare per poi essere dimesso il giorno successivo) con seguente ottimizzazione dei costi sanitari”.

Sinonimo di eccellenza è anche la divisione di Chi-rurgia digestiva - Unità Fegato. Nel corso degli anni, la Struttura Complessa di Chirurgia Digestiva si è infatti sem-pre più caratterizzata per il trattamento dei tumori dell’ap-parato digerente con l’impiego di procedure sempre meno invasive e tecnologie avanzate. In tal senso, è ormai a pieno

regime un approccio sia laparoscopico che di chirurgia robo-tica - l’Ospedale è uno dei 45 centri italiani dotato di Robot chirurgico Da Vinci HSDI di ultima generazione - dei tumori dello stomaco, del retto e del colon in tutte le sue porzioni, dei tumori del pancreas e delle lesioni metastatiche del fe-gato. L’approccio mininvasivo è il preferito anche nel settore della chirurgia della grande obesità, problema di forte inci-denza sul piano nazionale.

Anche la divisione di “Chirurgia Urologica Mini-In-vasiva” è una struttura incentrata prevalentemen-te su soluzioni terapeutiche chirurgiche ad elevato contenuto tecnologico. L’utilizzo della chirurgia laparoscopica e robotica coniuga l’elevata effi cacia dell’atto chirurgico con il risparmio di funzioni vitali (continenza urinaria e potenza sessuale) per garantire una qualità di vita eccellente.L’applicazione di soluzioni mini-invasive offre il massimo dei risultati se associata ad una diagnosi precoce, elemento prioritario per il trattamento delle patologie neoplastiche. A tal fi ne presso la “Chirurgia Urologica Mini-Invasiva” di Terni esiste un “Laboratorio di Biotecnologie” che esegue l’identifi cazione di biomarcatori innovativi o sperimental-mente utilizzati dalla Comunità Scientifi ca utili nella diagno-si di neoplasia prostatica, il tumore più frequente nel sesso maschile. Da anni la “Chirurgia Mini-invasiva” di Terni offre soluzioni chirurgiche applicando tecniche “a cielo aperto”, laparo-scopiche e ad ausilio robotico, scegliendo la soluzione ot-timale per il paziente in relazione ai parametri oncologici e funzionali. Sempre in ambito oncologico, risultati altrettanto rilevanti riguardano la diagnosi ed il trattamento della ne-oplasia vescicale, guidata dalla Photo Dynamic Diagnosys nelle malattie superfi ciali. Dove è indicato il trattamento radicale, viene applicata la chirurgia robot assistita sia nella fase demolitiva che ricostruttiva. Il confezionamento di una neo-vescica con un tratto intestinale permette al paziente di urinare per le vie naturali. Nel tumore renale, infi ne, nei pazienti in cui è possibile una diagnosi precoce, viene appli-cata una tecnica del tutto originale di interruzione del fl usso sanguigno “al bisogno” per rimuovere il tumore senza dan-neggiare la funzione del parenchima renale sano che viene conservato. Tecniche mini-invasive e ad ausilio robotico ven-gono offerte anche nei casi di grave incontinenza urinaria e/o prolassi urogenitali femminili. L’ipertrofi a prostatica vie-ne anch’essa trattata con tecnica endoscopica utilizzando una corrente bipolare.Tutte queste soluzioni cosiddette mini-invasive rappresenta-no rapide ed effi caci soluzioni terapeutiche che permettono di far tornare ad una vita normale nel minor tempo possibile tutti i pazienti trattati.

LA STRUTTURA DI PATOLOGIA ENDOCRINO-MAMMARIAVi insistono le S.C. Endocrinochirurgia del Collo e dei Tessuti Molli, Centro di Riferimento Regionale e sede del Centro di Ricerca di Genomica e Proteomica della Tiroide dell’Università di Perugia diretta dal Prof. Nicola Avenia, la S.S.D di Chirurgia Tiroidea e Paratiroidea diretta dal Dr. Michele D’Ajello e la S.S.D di Senologia diretta dal Dr. Alessandro Sanguinetti. Nella S.C. di Endocrinochirurgia vengono trattate tutte le affezioni tiroidee e paratiroidee di interesse chirurgico (700 casi l’anno), sia con metodiche tradizionali che mini-invasive. Particolare attenzione viene posta al trattamento di neoplasie localmente avanzate e recidive. L’attività di ricerca è rivolta all’analisi genetica delle neoplasie ed all’ingegnerizzazione delle paratiroidi. L’attività della Struttura di Senologia è invece fi nalizzata al raggiungimento di standard elevati di terapia ed assistenza, alla promozione di studi che diano risposta alla storia naturale del carcinoma mammario, all’applicazione e sviluppo di trattamenti sempre più conservativi; la presenza del chirurgo plastico in equipe permette il ricorso a tale tipo di chirurgia non solo per la ricostruzione del seno e del rimodellamento della mammella controlaterale, ma soprattutto per il trattamento oncoplastico della patologia mammaria maligna. L’attività di ricerca, in collaborazione con la Fondazione Cellule Staminali di Terni, è rivolta allo studio delle cellule staminali tumorali nel cancro della mammella ed alla ingegnerizzazione del tessuto adiposo. Parte integrante è il Centro Salute Donna, polo di alto livello strumentale e professionale, dedicato alla diagnosi di tutte le patologie femminili e rivolto a donne in tutte le fasce d’età.

L’azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni rappresenta,in termini di dotazione di posti letto, il secondo ospedale della Regione Umbria.

AZIENDA OSPEDALIERA SANTA MARIA Viale Tristano di Joannuccio - 05100 Terni (TR)telefono: 0744 2051 - fax: 0744 205704www.aospterni.it - [email protected]

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EventiLunedì 27 Febbraio 201218 La Sanità tra Pubblico e Privato

Il ministro della Sanità, Re-nato Balduzzi, professore

universitario esperto di di-ritto costituzionale della sa-lute e di diritto sanitario, fu il primo tra i colleghi appena nominati, ormai mesi fa, a presentarsi davanti alle tele-camere di una trasmissione televisiva, pochissimi giorni dopo il giuramento del Go-verno.La consegna del presidente Monti era ancora: “Si parle-rà quando ci saranno i fatti”, ed effettivamente, al fuoco di fila di domande di Lilli Gru-ber a Otto e mezzo, il mini-stro volle dare solo risposte generiche, non centrate sui fatti di cronaca o sui temi “caldi” della sanità italiana. Una presa d’atto dell’esistente senza nessun annuncio ecla-tante. Ma una cosa fu subito chiara, sin da quelle prime, poche parole: il ministro vol-le ricordare che la Sanità è il fiore all’occhiello del Paese. Che molti Paesi guardano e studiano il nostro modello per esportarlo. Che, certo, gli scandali della malasanità, gli errori e le ruberie inficiano questa fama. Ma che anche le regioni meno virtuose pos-sono recuperare. Importan-te è fare sistema, e puntare

sull’appropriatezza delle cure e l’efficientamento dell’orga-nizzazione. È guardare con occhio mana-geriale e gestionale ai costi, in modo che ogni cittadino possa essere curato, in cia-scuna regione del Paese, con la stessa attenzione (per il trattamento, i tempi di atte-sa, la qualità del personale e delle strutture). In Italia (secondo i dati appe-na pubblicati dell’Annuario Statistico nazionale, Attività gestionali ed economiche delle Asl e Aziende Ospeda-liere, Anno 2009) sono pre-

senti 1.172 istituti di cura, di cui il 54% pubblici e il rima-nente 46% privati accreditati; il Servizio Sanitario Nazio-nale può contare su 220mila posti letto per degenza or-dinaria, di cui il 20% nelle strutture private accreditate, 22.754 posti per day hospi-tal, quasi totalmente pub-blici (91%) e di 8.141 posti per day surgery soprattutto pubblici (81%). In pratica 4,2 posti letto ogni 1.000 abitan-ti. I numeri confermano un trend che già da qualche an-no viene auspicato nei con-vegni degli addetti ai lavori:

la diminuzione dei ricoveri e dei giorni di ricovero per pa-ziente, a favore delle struttu-re per l’assistenza territoria-le, per la riabilitazione e l’Adi (assistenza domiciliare inte-grata). Per quanto riguarda l’assistenza medico-paziente, in media a livello nazionale ogni medico di base ha un carico potenziale di 1.129 adulti residenti, mentre il ca-rico di un pediatra è di 1.022 bambini. La Sanità italiana, come spie-ga il ministro, ha punte di ec-cellenza importanti. Alcune regioni sono virtuose sia dal punto di vista dei conti, che delle prestazioni erogate: è il caso per esempio di Lom-bardia ed Emilia-Romagna. Altre regioni si stanno muo-vendo nel solco della qualità della prestazione. In molte regioni del centro-sud stanno crescendo in importanza e reputazione aziende ospedaliere e centri diagnostici che finalmente, potendo offrire servizi di alto profilo, evitano lo sgradevole fenomeno dell’emigrazione sanitaria (lo spostamento, per le cure, dalla propria re-gione del sud a una del nord). Certo ancora molto resta da fare per sanare economica-

mente le regioni più proble-matiche, quelle che sono sta-ta commissariate e che sono impegnate in piani di rientro sanitario: si sta parlando di Lazio, Abruzzo, Calabria, Campania, Molise. È però vero che i tempi, di austeri-ty, aiutano, e che i cittadini

sostengono una maggiore sobrietà e un maggior con-trollo da parte delle autorità preposte, in modo che una macchina in potenza perfetta possa riprendere a cammina-re anche nelle sue parti più problematiche. Sul solco dell’equità e della semplificazione dell’esistente, il settore sanitario è stato re-centemente coinvolto, in sen-so positivo, nel decreto legge n. 1 del 2012 sulle liberaliz-zazioni, “Disposizioni ur- genti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività“. Grazie a questa norma, i cittadini sono invitati, con la collaborazione dei farma-cisti, ad acquistare farmaci equivalenti, dal costo infe-riore rispetto al farmaco con marchio. Piccoli passi verso una maggiore chiarezza del sistema sanitario, anche agli occhi del cittadino.

Eccellenze e criticità della sanità italianaA fianco di Regioni virtuose ve ne solo altre, in prevalenza al sud, che si stanno impegnando per migliorare strutture e servizi onde evitare la migrazione al nord dei malati

La Sanità italiana, come spiega il ministro

Balduzzi ha punte di eccellenza importanti.

Alcune regioni sono virtuose sia dal punto di vista dei conti, che delle prestazioni erogate:

è il caso per esempio di Lombardia

ed Emilia-Romagna

Tradizione ed innovazione caratterizzano la Casa di

Cura privata monospecialisti-ca psichiatrica Villa dei Pini (www.villadeipini.it.), situata sulle colline di Firenze, adia-cente al centro storico, collo-cata in un ampio e lussureg-giante parco.L’edifico, il cui corpo principa-le risale al XVI secolo, è stato successivamente ampliato: os-pita moderni reparti dedi-cati all’attività diagnostica e terapeutica per tutte le pa-tologie di natura psichiatri-ca, che possono avvalersi di un trattamento di ricove-ro, di day hospital ed anche ambulatoriale.Da allora fino ad oggi, per oltre mezzo secolo, l’attività della Casa di Cura si è svolta con continuità e professiona-lità, con un team di medici specializzati e professionisti guidati dal direttore generale e direttore medico, dottor Fosco Bandinelli. Qualità, sicurezza, persona, uguaglianza sono alcuni degli aspetti e valori che connotano l’agire quotidiano e la mis-sion della Casa di Cura Villa

dei Pini. Nel corso degli an-ni, l’aggiornamento costante e la collaborazione con i più importanti centri specialisti-ci italiani e stranieri, hanno consentito di offrire interventi sempre più mirati e corrispon-denti alle attuali esigenze tera-peutiche.Si annoverano, in tal senso, al-cune collaborazioni al top, co-me quella attivata con la “Uni-versity of Washington Medical center”, per lo studio del Di-sturbo Borderline di Persona-

lità. Nello specifico, la clinica, che è accredita presso il ser-vizio Sanitario Nazionale per un totale complessivo di 75 posti letto, opera in tre macro settori: servizio di psichiatria clinica, compartimento dei di-sturbi alimentari (Co.D.A.) e servizio di psicoterapia, servi-zio di algologia e servizio per la cura dei disturbi della per-sonalità (D.B.T.).Le spese sanitarie, inoltre, so-no a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale, mentre

sono previste a carico del pa-ziente, le spese di confort al-berghiero. Inoltre, per chi lo desideri, è previsto il ricovero in regime totalmente privato.L’evoluzione della società, con la trasformazioni delle abi-tudini comportamentali, ali-mentari e delle relazioni inter-personali, in un ritmo di vita sempre più frenetico, hanno portato con sé anche diversi disturbi della personalità e l’emergere di patologie nuove o non così conosciute prima d’ora.Anche in tale settore, la Casa di Cura Villa dei Pini, presenta performance ad altissimi livel-li, come nel campo dei “Di-sturbi Alimentari”, dove si è creato un reparto composto da 28 posti letto, in cui vengono trattati tutti i disturbi del peso e dell’alimentazione. Il metodo terapeutico è mul-tidisciplinare: anoressia, buli-mia, obesità vengono affronta-ti da un punto di vista alimen-tare, psicologico, individuale e di gruppo, internistico e mo-torio, mettendo al centro, con un percorso individualizzato, l’uomo, il paziente con tutto

il suo contesto storico, uma-no e familiare. Sono, infatti, presenti attività e progetti di counseling e sostegno per le famiglie. Sul fronte delle “dipendenze” e dei disagi, stante purtroppo la diffusione della dipendenza dell’alcol, è stato creato il Ser-vizio di Algologia, che preve-de, nello specifico, con tratta-menti studiati per ogni singolo paziente, una fase di disintos-sicazione ed una successiva fase motivazionale per la ces-sazione della dipendenza. Il trattamento, in particolare, si basa su interventi farmacolo-gici e psicologici, individuali e di gruppo nonchè internistici.Accanto a tali servizi vi è an-

che quello progettato per la cura dei Disturbi di Persona-lità: ci si avvale di uno speci-fico intervento, utilizzando il protocollo terapeutico della Dbt (Dialectical behavioural therapy). Questa modalità te-rapeutica è considerata oggi indispensabile, proprio per la cura del Disturbo Borderline di Personalità. Infine il Servizio di Psi-chiatria Clinica si occupa di tutti i disturbi della no-sografia psichiatrica, con particolare attenzione per i Disturbi dell’Umore, per i quali sono previsti specifici protocolli di trattamento sia psicofarmacologici che psico-logici, individuali e di gruppo.

L’ingresso di Villa dei Pini sulle colline di Firenze

■■■ VILLA DEI PINI / La casa di cura è specializzata nelle patologie di natura psichiatrica

Interventi e terapie sempre più mirateConvenzionata anche con la sanità nazionale, la clinica cura varie dipendenze, tra le quali quella da alcol, i disturbi del peso e dell’alimentazione

Sul fronte delle “dipendenze” e dei

disagi, stante purtroppo la diffusione della dipendenza

dell’alcol, è stato creato il Servizio di Algologia,

che prevede, nello specifico, trattamenti studiati per ogni

singolo paziente

Lo staff

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EventiLunedì 27 Febbraio 2012 La Sanità tra Pubblico e Privato 19

Lo sviluppo della salute e del benessere sociale sono

uno degli obiettivi principali del comparto sanitario ed in particolare modo delle azien-de sanitarie locali, chiamate a garantire la salute radicando la propria attività nel proprio territorio di riferimento. In questo senso, lavorare sul territorio non può prescin-dere dall’occuparsi anche dell’ambiente.È il caso dell’Azienda Usl di Ferrara, dove innovazio-ne, sostenibilità e risparmio energetico sono elementi caratterizzanti dell’azione

aziendale e delle performan-ce di una realtà sanitaria che sa cogliere, sempre più, le di-namiche sociali ed il valore strettamente connesso ad un ambiente di qualità. Sin dai primi anni del 2000 l’Ausl di Ferrara ha prestato attenzione all’uso dell’energia ed ha dato corso ad una serie di progetti volti a contenere lo spreco dell’energia e a miglio-rarne i rendimenti.Tanto da far registrare all’Azienda, nel 2010, la mi-glior performance in assoluto nella Regione Emilia-Roma-gna, con un minor consumo

elettrico rispetto al 2009 di 1,2 milioni di kWh (-6,79 %), pur essendo fra le Usl con consumi medio bassi.È evidente che tutte le attivi-tà che si svolgono all’interno degli ospedali richiedono la somministrazione di energia termica ed elettrica, gli inter-venti messi in atto, pertanto, sono stati realizzati per un versante allo scopo di produr-re vantaggi di tipo economico e ridurre le emissioni inqui-nanti, per l’altro di ridurre i consumi energetici.Nello specifico, attraverso la sostituzione di alcuni compo-

nenti (bruciatori, generatori) di ultima generazione ad al-to rendimento energetico ed a bassa emissione di CO2 e Nox, l’installazione di caldaie per le utenze estive (in grado di escludere il riscaldamento degli ambienti), è stato pos-sibile “produrre” risparmio energetico massimizzando i rendimenti e generando ener-gia in funzione dei consumi. Attraverso l’installazione di due cogeneratori negli ospe-dali del Delta di Lagosanto e l’Ospedale “Mazzolani-Vandini” di Argenta, rispet-tivamente della potenza di 350 kWe e da 90 kWe, l’Ausl Ferrara è stata in grado di autoprodurre 1,734 milioni di kWh/anno di energia elet-trica e 2,147 milioni di kWh di energia termica, vantan-do una riduzione annua di 304,71 tonnellate di emissioni di CO2 e di 355,80 kg di emis-sioni di Nox. La buna performance è confermata anche da altri dati: l’Ospedale San Giu-seppe di Copparo ha regi-strato un’energia primaria risparmiata pari a 145.177,29 (kWh/anno), con diminuzio-ne di emissioni di CO2 pari a 23,97 (Ton/anno) e la conse-guente diminuzione di NOx di 28,03 (Kg/anno). Simili trend di efficienza energetica oltre a basse emissioni presso le altre strutture aziendali San Camillo di Comacchio, Carlo Eppi di Portomaggiore, S.S. Annunziata di Cento, Maz-zolani - Vandini di Argenta, F.lli Borselli di Bondeno, Co-

digoro, San Bortolo di Ferra-ra. Tuttavia, le best practices aziendali non si sono fermate qui: si è provveduto a realiz-zare un progetto integrato, che ha permesso di ridurre i consumi energetici attra-verso un diverso impianto di illuminazione, con la sosti-tuzione di tubi al neon, ben 5mila T8, con una riduzione

percentuale di consumo di energia elettrica, nel periodo 2010-2011, pari al 33%. Si tratta di un dato assai rilevan-te: ben 300mila kWh di ener-gia risparmiata in due anni, pari a 96mila euro oltre ad una relativa mancata emissio-ne di CO2 in un anno di ben 100 t ed un rientro della spesa in circa 4 anni. Non solo: la manutenzione delle reti e sot-to-servizi idrici sono sempre più una questione annosa per le comunità, sia dal punto di vista economico che ambien-tale; l’Azienda Usl di Ferrara, a tal proposito, si è dotata di

un diffuso sistema di sensori che segnalano, in tutta la rete aziendale, l’eventuale perdita nei raccordi e nelle tubature, limitando così lo spreco d’ac-qua. A monitorare la situazio-ne 152 punti di allarme di va-rio tipo (allarmi tecnologici) , 66 punti per il controllo della potenza elettrica e 14 contato-ri per acqua.

Tale azione volta al rispetto dell’ambiente a 360° è dive-nuta un patrimonio azien-dale ed un’eccellenza loca-le, anticipando gli indirizzi sottesi alla sostenibilità ed alla “green economy” già all’interno dei singoli budget dipartimentali. Informazione e formazione all’interno ed all’esterno dell’azienda, hanno affiancato tutti gli interven-ti tecnici di riqualificazione: coniugando risparmio ener-getico, sostenibilità ad una politica tecnico–economica e di sensibilizzazione alle tema-tiche ambientali.

Gli interventidi riqualificazione edilizia sono volti a contenere lo spreco e a migliorare il rendimento energeticodegli edifici

Quando il benessere sociale e la salute si tingono di “green”Sostenibilità e risparmio energetico alla Ausl di Ferrara Esempio di pannelli fotovoltaici installati alla Ausl di Ferrara

L’Ifra, l’Istituto per la for-mazione e la ricerca ap-

plicata, è stato fondato a Bo-logna nel 1985 e da 27 anni opera nella formazione e nella progettazione di servizi socio-sanitari agendo su Emilia-Romagna, Toscana e Marche.Cresciuto negli anni pun-tando solo sulla qualità del proprio lavoro, da sempre ha attivato continui confronti e collaborazione con altri centri in ambito internazionale.“La ricerca applicata - spiega il direttore, Luigi Paolo Roc-calbegni - è l’elemento costan-te in tutti i settori d’attività dell’Istituto”. Nella formazione, la ricerca si è sviluppata nelle metodolo-gie e nei contenuti più funzio-nali all’aggiornamento e alla formazione degli adulti. “Per la formazione di un operato-re socio-sanitario - illustra - è fondamentale coniugare la coscienza della propria impli-cazione nella relazione d’aiuto con il compito che deve svol-gere. Ciò è particolarmente significativo nella formazione di chi opera con la primissima infanzia o con persone disa-bili”. Ifra da 27 anni sviluppa formazione specialistica in pi-scomotricità, disturbi del lin-guaggio e dell’apprendimento,

sviluppo dei bimbi nei primi anni di vita, per la formazio-ne di coordinatori di gruppo e di analisti istituzionali. L’Isti-tuto sta inoltre costruendo una rete di Centri Csifra, sale attrezzate affinché i bambini sviluppino le proprie capacità attraverso il gioco.Nella progettazione, la ricerca Ifra si è occupata di struttu-re funzionali ai bisogni delle persone che utilizzano i servi-zi e al loro processo di cresci-ta, sia che si tratti di asili nido, di centri diurni o residenziali per disabili, strutture psichia-

triche, case di riposo e di cen-tri specializzati per le demen-ze senili. Nella progettazione e consu-lenza a strutture produttive, la ricerca applicata ha dimo-strato che “l’economia di eser-cizio può essere coniugata con la qualità dei servizi solo se è alta la formazione e la qualità di vita degli operatori. La pre-carietà si traduce nel tempo anche in forte dispendio di risorse economiche”. Ifra è stato promotore di di-verse realtà associative in am-bito europeo ed italiano.

Servizi di corsi e seminari L’Ifra di Bologna promuove iniziative di aggiornamento e formazione in ambito socio-sanitario e psico-pedagogico

Ifra, una sala di psicomotricità

Si chiama Aipe (Associa-zione Italiana Provider

Ecm) ed è un’associazione punto di riferimento in Italia per le società provider che operano nell’ambito degli Ecm, la formazione perma-nente in medicina.Nata nel 2008 con l’obiettivo di creare una rete di confron-to tra i soggetti privati del settore, oggi conta numerosi iscritti fornendo servizi a fa-vore dei propri soci. “Nella fase iniziale il nostro obiettivo è stato quello di un confronto per migliora-

re il livello di qualità della formazione erogata”, spiega il segretario Paolo Morel-li. Le adesioni e la diffusa dislocazione delle diverse società aderenti, oggi in 16 regioni italiane, ha consen-tito ad Aipe di diventare un punto di riferimento anche per costruire una forte rete di collaborazione e supporto logistico tra i soci.Il percorso, però, non si è fermato qui. Complici le importanti novità normati-ve che hanno caratterizzato nel 2011 la formazione Ecm,

Aipe ha sviluppato un ser-vizio “sociale” affinché ogni provider iscritto possa svol-gere la propria attività con la maggior professionalità e serenità possibile. In questo contesto sono stati svilup-pati e messi a disposizione, diversi programmi software, fra cui, gratuitamente, un programma che consente il report dei corsi di formazio-ne secondo le nuove disposi-zioni. “Stiamo, inoltre, for-nendo supporto con corsi di formazione per i futuri pro-vider e formatori” aggiunge Morelli. Nell’intento di offrire al si-stema Ecm supporto per cre-scere ed avere un’omogeneità quali-quantitativa su tutto il territorio nazionale, l’Aipe offre ai propri associati un pre-controllo qualità, in vista dell’audit presso la Commis-sione Nazionale Ecm. Tutte queste attività consentono di raccogliere i problemi evi-denziati dai provider, in me-rito alla nuova normativa, e sottoporle in forma unitaria alla Commissione. “L’obietti-vo, cioè, è di offrire un’inter-faccia tra la segreteria Ecm e i nostri associati”, conclude Morelli.

■■■ AIPE / L’Associazione offre una rete di collaborazione tra i soci

Supporto per i provider degli EcmNata nel 2008, oggi conta numerose società aderenti

Sede Aipe in centro a Firenze

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EventiLunedì 27 Febbraio 201220 La Sanità tra Pubblico e Privato

Nessuna ricetta miracolosa. Nessuna “verità” che rischia di illudere le persone. Dietro la Fon-

dazione Valsé Pantellini, che si occupa della ricerca e lo studio della malattie degenerative, c’è solo il duro lavoro scientifi co, conoscenze, convinzioni ipotesi di lavoro di un team che vuole proseguire l’opera del Dott. Gianfrancesco Valsè Pantellini, biochimico fi o-rentino, scopritore delle qualità benefi che dell’Ascor-bato di Potassio, adesso integrato con il ribosio, nel contrastare il cancro e le malattie degenerative. Un lavoro che ultimamente si è arricchito degli studi “in vitro” ed “in vivo” grazie alle collaborazioni attivate con la ricercatrice Dott.ssa Simonetta Croci ed il dottorando Dott. Luca Bruni (borsista dell’Isti-tuto Nazionale di Biostruttura e Biosistemi), della sezione di Fisica del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università di Parma, e con il gruppo di lavoro del dipartimento di Pediatria, Ostetricia, e Medicina della Riproduzione dell’Università di Siena guidato dal Prof. Giuseppe Buonocore. Nel primo caso è stato recen-temente pubblicato su “Cancer Cell International” (Agosto 2011) un interessante studio su linee cellulari animali (cane) ed umane (epitelio mammario) trattate con ribosio e potassio, con risultati che evidenziano sia il rallentamento che l’inibizione della crescita delle cellule tumorali, oltre ad un’azione antiossidante del composto.Proprio per l’importanza che possono avere le impli-cazioni di questa pubblicazione, lo studio è in fase di approfondimento presso l’Università Tor Vergata di Roma, sotto la supervisione dei Prof. Vanni Frajese e Roberto Bei, su varie linee cellulari tumorali umane, i cui risultati preliminari sono molto promettenti e sembrano confermare quanto pubblicato dal gruppo di Parma.Il lavoro del gruppo di Siena si riferisce alla sindrome Beckwith-Wiedemann (BWS), un disordine dell’im-printing genomico caratterizzato da crescita eccessiva e aumento del rischio di sviluppare tumori, che rientra fra le cosiddette malattie rare ed orfane (cioè senza evidenza di una cura effi cace). I pazienti mostrano un elevato livello di markers di stress ossidativo (OS) per cui i ricercatori hanno utilizzato l’ascorbato di potassio con ribosio proprio per contrastare gli effetti dei radicali liberi, tenendo conto della non tossicità e della facilità di somministrazione del composto nei bambini. I marcatori di OS sono stati monitorati ogni tre mesi ed il follow-up è durato nove mesi, eviden-ziando una sensibile e signifi cativa riduzione di questi indicatori. Nessuna malattia neoplastica primaria o secondaria è stata osservata nei nove mesi successivi al trattamento e quindi l’ascorbato di potassio con

ribosio può essere uno strumento molto utile per la riduzione di questo rischio nella BWS.Questo report è stato accettato e pubblicato dalla rivista “Anticancer Research” (Novembre 2011). Visto il limitato numero di pazienti gli stessi autori suggeriscono di mitigare l’entusiasmo in attesa di altri dati che confermino questi risultati preliminari molto signifi cativi. Si tratta di un lavoro importante perché è la prima volta che la metodica Pantellini è stata utilizzata “uffi -cialmente” su questo tipo di malattia assai grave che colpisce soprattutto i bambini.E’ un ulteriore passo avanti per dare visibilità alle intuizioni del Dott. Gianfrancesco Valsé Pantellini, che ebbero origine in modo apparentemente fortuito. “Un ammalato affetto da cancro allo stomaco dichiarato chirurgicamente inoperabile – racconta in un docu-mento – ottenne sorprendenti benefi ci ingerendo limonate zuccherate in cui aggiungeva erroneamente bicarbonato di potassio invece dell’usatissimo bicar-bonato di sodio. Il fatto mi meravigliò non poco, né potevo spiegare perché la limonata così confezionata producesse un benefi co effetto”. Grazie ai suoi studi e ricerche arrivò a scoprire gli effetti benefi ci della somministrazione dell’ascorbato di potassio, un sale derivato dalla vitamina C che risulta totalmente atossi-co e privo di effetti collaterali.L’azione del composto è legata alle caratteristiche del potassio (catione guida e regolatore metabolico a livello intracellulare) ed all’azione di “carrier” della vi-tamina C (svolgerebbe nel caso specifi co una funzione simile a quella della pompa sodio/potassio).Per renderne più veloce il meccanismo d’azione il composto è stato recentemente integrato con il ribo-sio, elemento essenziale per la sintesi dei nucleotidi e quindi per la costruzione di DNA, RNA e molecole energetiche (in particolare, ATP).“E’ cosa nota ed accettata che il cancro sia un “problema” multifattoriale – spiega il responsabile scientifi co Dott. Guido Paoli – legato all’esposizione ad agenti inquinanti, ereditarietà, alimentazione squili-brata ed adulterata, agenti infettivi, stress psicofi sico, che si traducono in processi ossidanti pericolosi per le cellule. Meno nota ed accettata è l’ipotesi di lavoro che tutti questi elementi scatenanti abbiano un denominatore comune, legato all’alterazione dei mec-canismi di membrana, in particolare sulle cosiddette pompe sodio/potassio. Dal nostro punto di vista è quindi ragionevole che una sola sostanza possa avere le caratteristiche giuste per cercare di prevenire e con-trastare questi processi di degenerazione cellulare”.Sì perché il composto sembra molto importante per

agire anche a livello di prevenzione del danno cellu-lare, avendo l’obiettivo di mantenere costanti i livelli intracellulari di potassio.Il modo di preparazione è semplice ed avviene scio-gliendo i componenti estemporaneamente in soluzio-ne acquosa (20 cc di acqua) con un pH che, nel giro di poco più di un minuto, tende alla neutralità.Le caratteristiche dell’ascorbato di potassio con ribo-sio lo rendono effi cace anche in ambito veterinario, tanto che al Meeting di Terni del Maggio 2010, orga-nizzato proprio dalla Fondazione, è stata presentata una relazione da parte della Dott.ssa Giulia Milesi de’ Bazzichini, veterinaria di Roma, con uno studio osser-vazionale “sul campo” assai signifi cativo per i risultati, anche se preliminari, sia in ambito di sopravvivenza degli animali (cani e gatti) che di qualità di vita.Inoltre la Fondazione si sta impegnando per proporre nuove linee di ricerca, una in particolare, insieme al gruppo di Parma, legata alla possibile riduzione degli effetti indotti dai radicali liberi in seguito ad irradiazio-ne (come accade durante la radioterapia) grazie alla somministrazione continuativa del composto. Proprio alla luce di queste ultime considerazioni è importante sottolineare come il metodo Pantellini non debba essere considerato una terapia alternativa ma deve essere inquadrato come una metodica di base che agisce sui meccanismi metabolici fondamentali del funzionamento cellulare e può essere applicata, con i dovuti accorgimenti, sia con i protocolli “standard” di chemioterapia che, appunto, con quelli di radioterapia.Gli schemi con ascorbato di potassio possono favo-revolmente essere utilizzati anche in preparazione agli interventi chirurgici.

Eliseo Garuti Pantellini, fi glio del Dott. Gianfrancesco Valsé Pantellini, Presidente della Fondazione

Guido Paoli, dal 1999 Responsabile Scientifi codella struttura

Andrea Bolognesi, medico che presta serviziodi consulenza nella nostra sede di Firenze

Simonetta Croci, nel laboratorio dove c’è la strumentazione per gli studi sulle linee cellulari

Per la Ricerca e lo Studio delle malattie degenerative]

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