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sanita del lazio 0a

Date post: 08-Mar-2016
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del A PAGINA 18 A PAGINA 11 Neuropsichiatria Infantile, aumentano le patologie, diminuiscono i servizi IL RISIKO DELLE POLTRONE ALLE PAGINE SI TEME L’EFFETTO DOMINO Ancora troppe caselle vuote nella mappa del potere della sanità regionale E LA REGIONE TAGLIA I POSTI Braccianese e Frusinate, sul piano Polverini per ora decide il Tar IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’ Anno I numero zero 4 e 5 7 marzo 2011 a www.onlin a www.onlin e-news.it e-news.it Connettiti Connettiti
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Anno I numero zero 7 marzo 2011 IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’ S E LA REGIONE TAGLIA I POSTI Neuropsichiatria Infantile, aumentano le patologie, diminuiscono i servizi A PAGINA 11 anità Lazio la del SI TEME L’EFFETTO DOMINO Braccianese e Frusinate, sul piano Polverini per ora decide il Tar A PAGINA 18 IL RISIKO DELLE POLTRONE Ancora troppe caselle vuote nella mappa del potere della sanità regionale ALLE PAGINE 4 e 5 Connettiti a www.ONLINE - NEWS.it l’informazione a domicilio UNA SQUADRA FANTASMA
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Page 1: sanita del lazio 0a

Anno I numero zero7 marzo 2011

IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’

S

E LA REGIONE TAGLIA I POSTI

NeuropsichiatriaInfantile,aumentanole patologie,diminuisconoi servizi

A PAGINA 11

anitàLazioladel

SI TEME L’EFFETTO DOMINO

Braccianesee Frusinate,sul pianoPolveriniper oradecide il Tar

A PAGINA 18

IL RISIKO DELLE POLTRONE

Ancora troppecaselle vuotenella mappadel poteredella sanitàregionale

ALLE PAGINE

4e5

Connettiti a www.ONLINE - NEWS.it

l’informazione a domicilio

UNA SQUADRAFANTASMA

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l’informazione a

domicilio

Page 3: sanita del lazio 0a

3L’EDITORIALE

L’hanno vista in tanti, qualchegiorno fa, la puntata di“Presa diretta” dedicata alla

sanità laziale. E ne sono usciticon un sottile senso di angoscia,di precarietà. La trasmissione diinchiesta della Rai ha picchiatoduro, durissimo, con un obiettivoben preciso, quello di demolire lasanità targata Polverini, di met-tere in mora la direzione politica,la strategia della Giunta di cen-trodestra. Ci sono riusciti benis-simo. E non si può dire che non sisia tentato di mettere in campoun accettabile contradditorio.Non sappiamo se il Governatoresia stata interpellata (e abbia de-clinato l’invito a replicare), maquel che è certo è che almeno unassessore e diversi dirigentichiamati in causa non hannofatto una splendida figura. Anzi.Imbarazzo e approssimazione.Dallo spaccato della realtà deiPronto Soccorso alle “disatten-zioni” e alle ingenuità e alle con-traddizioni delle strategia delpiano di rientro fino all’agghiac-ciante segmento dedicato al so-stanzioso patrimonio immobiliaredelle Asl lasciato marcire e nonvalorizzato adeguatamente.Usciamo dall’equivoco, lo svi-luppo dell’inchiesta era “a tesi”.Ma anche tremendamente effi-cace e difficilmente opinabile; laconclusione suggerita non fa unagrinta, senza sprechi e sceltesbagliate, con un utilizzo oculatodelle risorse non sarebbe neces-sario tagliare i posti letto. Come

contestarla? Ospedali ristrutturatie abbandonati, ospedali sgombe-rati in poche settimane dopoenormi investimenti , e che an-cora costano centinaia di migliaiadi euro di vigilanza e bollette; ser-vizi di elisoccorso “virtuali”, conpiazzole abbandonate o realiz-zate nel deserto. Efficace la rap-presentazione del problemalegato all’ospedale di Subiaco,uno di quelli da riconvertire (maforse si farà un’eccezione), ospe-dale di montagna, a un’ora emezza di macchina dal nosoco-mio più vicino, a Tivoli. Quaranta-50 mila utenti abbandonati a sestessi. Inquietante la finestra

sulla Fondazione S.Lucia, Irccsspecializzato in neuro riabilita-zione, servizi avveniristici. Utentidisperati: non c’è alternativa per ipazienti, ma la Regione non rie-sce a stoppare un processo cheporterà alla chiusura dell’Istituto.Qualcuno avrà bene una respon-sabilità in tutto questo. RenataPolverini? I suoi collaboratori? LaGiunta precedente? Non c’èdubbio che il presidente della Re-gione Lazio abia dovuto chinareil capo – al di là dei proclami diindipendenza – ai diktat governa-tivi. Tagliare, tagliare per riportarei conti in linea e per far riaprire alministro Tremonti i cordoni della

borsa. Ma forse si può fare diver-samente e non usare la scure inmodo asettico, tecnico e non po-litico.La Polverini è sottoposta atroppi condizionamenti, è paraliz-zata dalla litigiosità e friabilità

delle forze politiche e sociali chel’hanno portata alla vittoria? E dachi si fa consigliare nei tortuosisentieri della politica? Il fatto chead un anno dalla sua vittoria cisiano ancora delle caselle vuotenel suo organigramma,nellamappa del potere sanitario la-ziale, il fatto che siano ancoramolti i “ marrazziani” in circola-zione nel management sanitarioregionale significano qualcosa?Come vanno interpretati? Di-verse scelte sembrano fatte sottodettatura, altre appaiono squisi-tamente personali. Ma i presceltinon sono certo di centro-destra,in molti casi. Anzi. E allora a chegioco gioca Renata? Sta prepa-rando una sua squadra percreare un “suo” partito da con-trapporre al Pdl ( o per supe-rarlo)?Tutti interrogativi aperti elegittimi. Ma alle risposte sono le-gati presente e futuro della sanitàlaziale., delle centinaia di migliaiadi pazienti. Possibile che non siriesca a risolvere nulla? Che nonsi riesca a sgonfiare la pressionesui Pronto Soccorso? A Ridurrele liste d’attesa? Certo non bastal'apertura domenicale degli am-bulatori ospedalieri di quattroospedali, ci vuole qualcosa chefaccia funzionare tutto da lunedìa venerdi. Facile a dirsi. Per chiha creduto alla rivoluzione an-nunciata dalla Polverini la delu-sione è cocente. Ma forsebasterebbe qualche piccolopasso avanti per far ritrovare lasperanza.

C’è una alternativa alla scure

IL “BORSINO” della sanità laziale

A sinistra dall’alto Lionello Cosentino e Donato Robilotta. A destra dal basso Fabio Ar-meni e Marco Di Stefano.

Abbiamo sentito in un dibat-tito pubblico sulla politica sa-nitaria un pregevoleintervento di Lionello Co-sentino, oggi tranquillo se-natore ieri assessoreregionale alla sanità “pe-sante”. L’opposizione di sini-stra lo rimpiange, servirebbelui a dare la linea e una stra-tegia per contrastare effica-cemente la Polverini, asurrogare l’intramontabile macomunque grigio Montinoche passa distrattamente dauna polemica all’altra (qual-cuno dice che a lavorare perlui sia in realtà il suo porta-voce, malelingue). Nellastessa occasione riscontratecon ammirazione la impaga-bile competenza di DonatoRobilotta, la lucidità di Do-

menico Gramazio e il me-stiere di Luciano Ciocchetti,vero uomo forte della GiuntaPolverini. I registi e gli attoriprotagonisti sono sempreloro. In platea il pacchetto dimischia dei direttori generalie playmakers occulti, il ma-nager di Tor Vergata Bollero,il sempreverde Palumbo ; maanche una pletora di dirigenti“bolliti” e di aspiranti dg incerca di ingaggio. Tacciamo inomi per carità di patria. So-spendiamo il giudizio suAldo Morrone, neo commis-sario del San Camillo Forla-nini. Troppo presto pervalutare. Dicono che si siaportato tutti i collaboratori dalSan Gallicano e che prestosposterà negli spazi vuoti delForlanini il suo istituto e i pro-

blemi dei migranti. Malignità.Intantoha già avuto qualchespiacevole confronto con isindacati. Poi si vedrà. In unatrasmissione tv (“Presa di-retta”,Rai Tre) dedicata allasanità laziale hanno fatto let-teralmente a pezzi la GiuntaPolverini.Tra le persone tiratein ballo (e in video) hannofatto una brutta figura l’as-sessore regionale Fabio Ar-meni e il politico cangianteMarco Di Stefano. Ed è ri-sultato sgradevole la posi-zione espressa dall’ex dgmarrazziana Giusy Ga-briele. Della quale,quandoera nel pieno delle sue fun-zioni (e contava) si ricordanopochi interventi. Ma ora ètutta un'altra cosa e pur diuscire dal cono d'ombra....

Una trasmissione televisivainchioda la Giunta Regionale(e quella precedente) alle pro-prie resopnsabilità. E dopo"Presa Diretta" è polemica ro-vente.

SSLazio

ChiScende

ChiSale

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Soltanto uomini al comandoLe donne? Poco più del 10 per cento

4Anno I numero zero

7 marzo 2011

Renata Polverini e la squa-dra che non c’è. O chenon c’è ancora. Potrebbe

essere la didascalia della coper-tina di questo numero di SanitàLazio. Nell’estate del 2005, apochi mesi dalla vittoria elettorale,Marrazzo si faceva fotografaresorridente con i suoi direttori ge-nerali, freschi di nomina. Una fotoricordo, stile gita scolastica. Che èrimasta a lungo negli archivi. OggiRenata Polverini, a quasi un annodal suo insediamento, alla foto ri-cordo non ci pensa affatto. O nonè in grado di realizzarla. La sua èuna squadra fantasma, tenuta inpiedi con i cerotti, un mix di newentries, di conferme e di vecchieglorie, di manager sopravvissutiall’era marrazziana e di volti nuovisuggeriti dalle alleanze politiche.Basso profilo, fatta qualche ecce-zione, dicono gli addetti ai lavori, eforse hanno ragione. Non ci sonopersonaggi di spicco, eccezionfatta per il Morrone del San Ca-millo, ma in compenso ci sono fi-gure discusse e contradditorie.

Scelte, imposizioni, chissà. Unasquadra “operaia”, dice qualcunoprendendo a prestito l’espres-sione dalle cronache calcistiche.Ma difficilmente la squadra ope-raia, pur compatta e coesa, vinceil campionato. Chi potrebbe pen-sare che questa lenta definizionedel quadro ha ragioni economicheha qualche ragione. Ci sono con-tratti in essere e in via di estin-zione, il no allo spoil system èstato chiaro e definito, l’espe-rienza di Marrazzo che si è trovatoa pagare doppi stipendi in piùaziende sanitarie non andava ri-petuta assolutamente. Ma ci sonodei limiti alla decenza. La mappa-cartina che pubblichiamo nella pa-gina a fianco è la cartina ditornasole della storia che vistiamo raccontando. La letturadelle note a margine, delle sottoli-neature è interessante, estrema-mente esplicativa. Ci possonoessere errori o approssimazioni,ma certamente per difetto. E puòessere utile alla compagna di giroche governa la sanità laziale rita-

gliare la pagina intera per ap-puntarsi le modifiche che in corsod’opera sicuramente verranno neiprossimi giorni, nelle prossimesettimane. Ci sono spazi bianchiapposta, per le integrazione a ma-tita. Ma è bene aver chiaro che sele linee generali vengono dal “cru-scotto” (immaginifico termine co-niato da Marrazzo) di viaCristoforo Colombo, la applica-zione pratica spetta a chi siede suquella sessantina di poltrone. Sec’è qualcuno di poco affidabile o didistratto la macchina gira male. Epagano gli utenti. Si dice nei corri-doi che diverse poltrone in questoperiodo sono occupate a sin-ghiozzo, che alcune di queste fi-gure apicali si sentono dipassaggio (o hanno avuto indica-zioni precise in merito) e non sifanno praticamente vedere in uffi-cio. Perché prendere decisioni seme ne devo andare presto? Macon questa logica va a fondo lasalute dei cittadini, può replicarel’utente offeso. Giusto. Ma la cosaha poca importanza. Conta il pre-valere di questo o di quel comitatod’affari, di quella corrente politicao di potere. Amare considerazioni.Diamo la buona fede e tutte le at-

tenuanti al Governatore, alcunecose le ha fatte, altre sta tentandodi farle. Ma il problema rimane.Possibile che dopo un anno cisiano ancora delle caselle libere?Difficile mandare avanti le cose inmodo organico se manca da unaparte un direttore sanitario, dall’al-tra un direttore amministrativo. Emeno male che nel complessol’epoca dei commissari sembrastia lentamente esaurendosi (main alcuni casi, vedi al Policlinico,può durare ancora a lungo). Unaprecarietà in meno. Ma non basta.E dire che dall’elenco abbiamovolutamente tenuto fuori l’Asp,l’Agenzia di sanità pubblica checostituisce il braccio armato, lostrumento tecnico della Giunta per

quanto riguarda la programma-zione sanitaria. L’Asp vive in unregime di proroga zio talmentestrutturato ormai da sembrare de-finitivo. Che motivo c’è di cam-biare? Il presidente., LucioD’Ubaldo, si è dimesso mille volte,ma sta ancora lì. Ma siede anchein senato. Come l’altro senatore,Domenico Gramazio , scadutocome tutto il Cda ma ancora se-duto nella stanza dei bottoni diPiazza S.Costanza. C’è un diret-tore generale nuovo, Gabriella

Guasticci assieme ad un vecchiomanagement e a tanti preten-denti. E per nominarla si sono do-vute sudare le proverbiali settecamicie. Insomma una squadrafantasma (qualcuno direbbeun’armata Brancaleone), fatta digente che in parte non risponde(se non de jure) alla Polverini. Laquale sta cercando lentamente dicircondarsi di fedeli e fedelissimi –in funzione di un futuro partito per-sonale, autonomo, da contrap-porre ad amici ed avversari, ma ècostretta evidentemente ad unoslalom faticoso tra compromessi,cambiali da pagare, ostacoli diogni genere. Alla fine la foto-ri-cordo la farà anche il governatore,ne siamo certi.

Nel tondo il governatoredel Lazio e commissarioad acta per la Sanità,Renata Polverini. A de-stra la sede della Re-gione in via CristoforoColombo

Giovanni Tagliapietra Non ci sonomolti nomi illustri,mentre abbondano figurediscusse e contradditorie

ATTUALITA’

IL RISIKO DELLE POLTRONEA un anno dalla vittoria la Polverini non ha ancora completato la squadra

La vera mappa del potere sanitarioCasella dopo casella il mosaico riserva sorprese. Ci sono ancora posti non assegnati,

i reduci dell’era marrazziana sono troppi. Scelte o condizionamenti?

Avanti gli uomini. Proprio così: il 91 per cento dei nuoviarrivati nei posti chiave (direttori generali) della sanitàpubblica laziale è rappresentato dai maschi. A conce-

der loro il mandato di potere è, ironia della sorte, una donna.Renata Polverini, governatrice della Regione Lazio da quasiun anno in carica, non ha però ancora completato il valzerdelle nomine: troppe pressioni e tirate per la giacca, troppi or-fani della lista Pdl in cerca di un posto al sole. E intanto iltempo passa. In alcune Asl addirittura latita quasi totalmenteil management strategico, mentre la legge impone alla Re-gione Lazio di nominare la triade direttore generale, sanita-rio e amministrativo, in altre si va avanti con i precedentimanager nominati da Piero Marrazzo. Alla presidente la que-stione non sembra creare disagio tuttavia i ritardi per le no-mine rischiano di paralizzare le attività ospedaliere di alcunestrutture pubbliche. E le pari opportunità? Nemmeno a par-larne. L’ex sindacalista della Ugl non le prende in conside-razione (durante la campagna elettorale diceva di avere unsogno: dare spazio alle donne). Finora le uniche donne col-

locate in cima alle direzioni generali sono due: Maria Sabia,alla Asl Rm E e Maria Paola Corradi, commissario straordi-nario all’azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma. Altreotto donne occupano varie direzioni sanitarie e amministra-tive su un totale di 42 poltrone. Eppure la Polverini è reci-diva sulle quote rosa: la composizione della prima giuntache varò a un mese dalla sua elezione si rivelò in apertocontrasto con l’equilibrio tra i due sessi stabilito dalla statutoregionale. E ora la Polverini ci riprova, stesso copione,stesse nomine al maschile. Le “risorse” femminili attendonoda anni il loro turno, capaci e provviste di ottimi curricula, fis-sando quel soffitto di cristallo che non si rompe. Esse ri-mangono ai margini, non trovano spazio, anche se sono piùbrave e professionali di certi uomini che cambiano tesserapolitica quando suona la campanella del potere. Come ilcane di Pavlov è una questione di salivazione. Ci vuole co-raggio a rompere questa catena, sarebbe un peccato nonprovarci.

S.P.

Avevamo già anticipato lanotizia un mese fa, ora èufficiale. Il consiglio d’am-

ministrazione dell’Asp, l’Agenziadi sanità pubblica ha approvatoall’unanimità l’integrazione delregolamento del Comitatoscientifico che prevede la parte-cipazione di diritto all’organismo

degli ex presidenti del consiglio di amministrazione dell’Agenzia ela decisione di procedere al rinnovo-conferma del Comitato scien-tifico stesso . C’è una new entry tra gli esperti del comitato, Pa-squale Berloco, ordinario di chirurgia generale alla Sapienza. Il cdadell’Asp, va ricordato, agisce in regime di prorogatio in attesa diuna decisione politica da parte del governo regionale.

Ratificatoil nuovocomitato

scientificodell’Agenzia

ASP

Lucio D’Ubaldo

Page 5: sanita del lazio 0a

5LA VERA MAPPA

DEL POTERE IN SANITA’

Direttore Generale

Asl Roma ADott. Camillo Riccioni

Direttore sanitario Dott. Stefano Pompili

Direttore Amministrativo Dott. Franco Socci

Direttore Generale

Asl Roma BDott. Vittorio Bonavita

Direttore sanitario Dott. Enrico Piroli

Direttore Amministrativo Dott.ssa Paola Longo

V. Bonavita, (manager di lungo corso della sa-nità laziale, entrato e uscito indenne da vi-cende poco chiare, ritenuto uomo vicino alleader Udc Ciocchetti.E. Piroli, (proiettato sul palcoscenico della ca-pitale, a sorpresa, dal periferico ospedale diTarquinia, nel Viterbese. Ma è stato candidatoalle elezioni ion quota Udc…)

No

ta

Direttore Generale

Asl Roma CDott. Antonio Paone

Direttore sanitario Dott. Paolo Palombo

Direttore Amministrativo Dott. Giancarlo Gava

A. Paone (Passato indenne dalle bufere giudi-ziarie che hanno sconvolto questa Asl è statorimosso e reintegrato dopo duro braccio diferro)

No

ta

Direttore Generale

Asl Roma DDott. Salvatore Romano

Direttore sanitario

Direttore Amministrativo

Direttore Generale

Asl Roma EDott.ssa Maria Sabia

Direttore sanitario Dott.ssa Maria T.Sacerdote

Direttore Amministrativo Dott. Franco Colaiocco

Direttore Generale

Asl Roma FDott. Salvatore Squarcione

Direttore sanitario Dott. Giuseppe Quintavalle

Direttore Amministrativo Dott. Paolo Risso

S. Squarcione, (chiamato all’incarico allamorte del precedente dg, Biagini, è legato allagestione marrazziana)

No

ta

Commissario straordinario

Asl Roma GDott. Renzo Brizioli

Direttore sanitario Dott. Ugo Gremigni

Direttore Amministrativo Dott. Daniele

Direttore Generale

Asl Roma HDott. Alessandro Cipolla

Direttore sanitario Dott. Vittorio A. Cicogna

Direttore Amministrativo Dott.ssa Cristina Matranga

A. Cipolla (manager marrazziano, entrato incampo come commissario dopo l’uscita di scena- per ragioni giudiziarie - del direttore generaleMingiacchi. A. Cicogna (già in carica con la pre-cedente gestione marrazziana)

No

ta

Direttore Generale

Asl ViterboDott. Adolfo Pipino

Direttore sanitario Dott.ssa Marina Cerimele

Direttore Amministrativo Dott. Giovambattista Grassi

A. Pipino, (manager di sinistra, già vicino al pluri-inquisitoPetrella, vicino prima a Bassolino poi a Marrazzo.Era il di-rettore generale del San Filippo N eri, spostato in cosa aViterbo dopo le dimissioni (forzate?) del dg Pippo Aloisio)

No

ta

Direttore Generale

Asl RietiDott. Rodolfo Gianani

Direttore sanitario Dott. Pietro Manzi

Direttore Amministrativo Dott. Adalberto Festuccia

Direttore Generale

Asl FrosinoneDott. Carlo Mirabella

Direttore sanitario Dott. Mauro Vicano

Direttore Amministrativo Dott.ssa Ant. Costantini

C. Mirabella, (già manager con Storace, pro-tagonista di un lungo braccio di ferro con lagiunta Marrazzo, rimesso al suo posto dallaPolverini). Antonietta Costantini, (ha svolto ilruolo di commissario nell’ultima parte della ge-stione marrazziana dopo l’uscita di scena deldg Zotti. Rientrata al suo posto. )

No

ta

Direttore Generale

Asl LatinaDott. Renato Sponzilli

Direttore sanitario Dott. Carmine Cosentino

Direttore Amministrativo Dott. Giuseppe Testa

R. Sponzilli, (nominato a febbraio dalla Polverini, non è

chiaro a quale soggetto politico risponda). Gi Testa

(marrazziano, resiste dalla precedente gestione)

No

ta

AZIENDE OSPEDALIERE

Direttore Generale Comm.

SpallanzaniDott. Vitaliano De Salazar

Direttore Sanitario Dott.ssa Silvia Castorina

Direttore Amministrativo

Dott. V. De Salazar (Marrazziano. Ricopriva lo stesso inca-

rico al S.Andrea; inviato come commissario allo Spallanzani,

insediato come direttore generale martedì primo marzo. In

passato aveva diretto l’Ares 118, ma era anche stato mana-

ger per il Campidoglio – Ama- gestione Veltroni )

No

ta

Direttore Generale

S.AndreaDott.ssa Maria P, Corradi

Direttore sanitario

Direttore Amministrativo

Direttore Generale

Ares 118Dott. Antonio De Santis

Direttore sanitario Dott.ssa Rossella Carucci

Direttore Amministrativo Dott. Giuseppe Salvati

Dott. Antonio De Santis (promosso con la gestione

Polverini), Dott.ssa Rossella Carucc (promossa con la

gestione Polverini)i

No

ta

Direttore Straordinario

San Camillo ForlaniniDott. Aldo Morrone

Direttore sanitario Dott. Diamante Pacchiarini

Direttore Amministrativo Dott. Antonino Giliberto

A. Morrone, (Già considerato vicino al ministro Ds

Livia Turco, poi a Bertinotti, a Storace, a Veltroni. Ora

in “quota Polverini”. Ha in tasca la nomina a direttore

generale. Lui si considera un tecnico). D. Pacchiarini

(ternano, decisamente di sinistra, molto legato al dg pre-

cedente – marrazziano- Macchitella)

No

ta

Direttore Generale

Irccs INrca Ancona-RomaDott. Giuseppe Zuccatelli

Direttore sanitario Dott. Claudio Maria Maffei

Direttore Amministrativo Dott.ssa Irene Lionelli

G. Zuccatelli (decisamente di area diessina, già

commissario di Bassolino in Campania)

No

ta

Direttore Generale

San Giovanni AddolorataDott. Gianluigi Bracciale

Direttore sanitario Dott. Salvatore Passafaro

Direttore Amministrativo Dott. Massimo Amadei

Commissario

Ifo IrcssDott. Lucio Calpurso

Direttore sanitario Dott.ssa Amalia Alocca

Direttore Amministrativo Dott. Giorgio Marianetti

L. Calpurso, (nominato commissario a sorpresa poche settimane

fa è dal primo marzo alla testa come direttore generale del più an-

tico Ircss italiano. Anziano, fuori dai giochi e con un passato di si-

nistra. Era presidente del consiglio di indirizzo e verifica dell’Istituto.

In passato ha svolto incarichi al San Filippo Neri). A Alocca (legata

alle vecchie gestioni, sempre in pole per fare il salto di qualità. Non

le era riuscito nemmeno al San Camillo-Forlanini). Marianetti

(legato alle gestioni precedenti)

No

ta

Commissario Straordinario

Policlinico Universitario Umberto IDott. Antonio Capparelli

Direttore sanitario

Direttore Amministrativo

A. Capparelli, già direttore amministrativo con Marrazzo, la Pol-

verini è orientata per la riconferma. Rappresenta la continuità per

l’Umberto I, ma anche la contestatissima gestione Montaguti)

No

ta

LEGENDA

Segnati dalla stellai manager dell’eramarrazziana

Direttore Generale

San Filippo NeriDott. Domenico Alessio

Direttore Sanitario Dott. Lorenzo Sommella

Direttore Amministrativo Dott.ssa Marta Branca

D. Alessio (manager al San Camillo con Storace, liqui-

dato e poi riconsiderato dalla gestione Marrazzo, collo-

cato al S.Filippo Neri in quota Udc nella precedente

gestione. Lorenzo Sommella, un “monumento”, ricopre

l’incarico da tempo, ha attraversato diverse gestioni

No

ta

Page 6: sanita del lazio 0a

Spoil system addio. La Cortecostituzionale ha mandato insoffitta a suon di sentenze il

collaudato metodo di rimpiazzare imanager graditi alle vecchie ammi-nistrazioni. Il Lazio si adegua. “Bi-sogna aspettare la scadenza delcontratto o verificare che ci sianostate inadempienze rispetto agliobiettivi fissati”, spiega LucianoCiocchetti, leader dell’Udc regio-nale e vicepresidente della Giuntatargata Renata Polverini. Dunquenessun accordo con i vecchi diri-genti della squadra marrazziana,nessun voltagabbana confermato.“Ci sono tanti volti nuovi – prose-gue Ciocchetti – i pochi che sonorimasti hanno tutti il contratto a ter-mine e saranno sostituiti”.Assessore, com’è cambiata lasanità del Lazio in questi mesi?Quali ostacoli ha incontrato la“rivoluzione” di cui parlava laPolverini in campagna eletto-rale?È ancora presto per dare un giudi-zio. Purtroppo per attuare unavera, profonda riorganizzazioneservono tempi lunghi, nessuno dinoi ha la bacchetta magica. Dob-biamo confrontarci ogni giorno conuna macchina amministrativa chesi muove con difficoltà, un’organiz-zazione che negli anni passati èstata depotenziata.Cosa serve allora per ripartire?Se non si fa un’operazione di po-

tenziamento dei compiti del Lazionei confronti delle Asl, è difficilepoter rimettere in piedi un sistemache non regge e che dobbiamo ne-cessariamente riorganizzare. Dueobbiettivi sono per me non secon-dari: consolidare i servizi territorialie riconvertire i piccoli ospedali delterritorio per fare i conti con una si-tuazione finanziaria drammatica.A proposito di bilancio, le Re-gioni non hanno ancora deciso

come spartirsi il Fondo sanitarionazionale, con i governatori deidistretti più piccoli che chiedonodi applicare criteri diversi ri-spetto al numero degli abitanti.Qual è il ruolo del Lazio in que-sta partita?Al Lazio bisogna innanzitutto rico-noscere alcune peculiarità, dasempre disattese in tutti i riparti,fino al Piano nazionale di oggi. Pur-troppo questa situazione non de-riva da scelte della Pisana, masono tutte direttive piovute dall’alto,deliberazioni non ascrivibili allaprogrammazione locale, ma al-l’agenda nazionale. Quando siparla del Lazio bisogna tenere inconsiderazione molti fattori.Ad esempio?Ad esempio la presenza del Bam-

bin Gesù o di tutti gli Irccs nazionalie regionali, istituti che coinvolgonouna vasta area del Centro-sud delPaese, non solo Roma e provincia.E poi abbiamo la Capitale d’Italia incui non vivono soltanto i residenti,ma la popolazione immigrata: ab-biamo una presenza di extracomu-nitari -regolari e irregolari -superiore a tutte le altre regionid’Italia.La colpa insomma è tutta del go-verno?No, questo mi sembra eccessivo.

Ma il governo ha una predisposi-zione molto ragionieristica nei con-

fronti delle regioni e della sanità ingenerale. Finora c’è stata troppa ri-gidità, un atteggiamento che hareso ancora più difficile la riorga-nizzazione del settore. Ma molto di-pende da noi, se sapremo tagliaregli sprechi e ristrutturare profonda-mente il sistema, valorizzandonegli esempi migliori.Sicuramente non è tra gli esempimigliori il caos dei pronto soc-corsi. Cosa pensa dell’emer-genza barelle?Io vi inviterei a prendere i giornalidello scorso anno. La situazione èidentica. Al Pertini, al San Carlo, aTor Vergata: c’erano le foto dellebarelle che rimanevano ferme nelleambulanze. È un problema ende-mico.E quindi come si risolve?Dobbiamo governare diversa-mente codici verdi e bianchi, perdare priorità ai codici rossi e gialli.Bisogna rafforzare i presidi territo-riali per svuotare i pronto soccorso.In ogni distretto territoriale dellaRegione deve esserci una UCPspecifica per i codici bianchi. E’ fon-damentale creare un sistema alter-nativo al pronto soccorso, dare vitaad una serie di strutture assisten-ziali parallele.Un’ultima battuta più politica.Cosa ha pensato quando Berlu-sconi ha detto: “Udc fuori dallegiunte di centrodestra”?È un’ipotesi che per noi non è maiesistita. Si tratta di dichiarazioniuscite sulle agenzie, riportate da al-cuni parlamentari che hanno parte-cipato ad alcune riunioni. Nulla diufficiale insomma. Anche perché ilpresidente del Consiglio ha subitosmentito. In ogni caso, la situa-zione mi sembra molto chiara.In che senso?La Polverini conosce i numeri dellaPisana e sa che siamo determi-nanti per tenere la maggioranza.

Il vice presidente Luciano Ciocchetti (Udc) difende le scelte della Giunta

Abbiate pazienza, il nuovo trionferà“Spoil system addio, cambiamenti graduali. A fine contratto non ci saranno più marrazziani”.

“La rivoluzione si farà, ma con calma”. “Lo ammetto, siamo determinanti”

Giulio Terzi

6IN PRIMO PIANO

Anno I numero zero7 marzo 2011

L’INTERVISTA/1

In alto Luciano Ciocchetti,leader dell'Udc del Lazio,nella Giunta Polverini è vi-cepresidente regionale eassessore con delega allePolitiche del Territorio e al-l'Urbanistica.

Leader dei centristi del Lazio, uomo chiave del partito di Casini nella Capitale, LucianoCiocchetti racconta in esclusiva a Sanità Lazio - Online News le mosse della Regioneper attuare la "rivoluzione" promessa dalla Polverini in campagna elettorale. Da vice-presidente della Giunta e assessore all'Urbanistica, la sua è una posizione privilegiataper analizzare quanto è stato fatto in questi primi mesi di governo e programmare gliobiettivi futuri. Due i passaggi chiave per invertire la rotta: consolidare i servizi terri-toriali e riconvertire i piccoli ospedali del territorio per fare i conti con una situazionefinanziaria drammatica. E a chi vorrebbe l'Udc fuori dalla Giunta ricorda: "In consiglioregionale siamo determinanti".

Psichiatria, nel Lazio mancano decinedi posti letto, ma la Giunta taglia an-cora. Lettera-appello del senatore

Gramazio al ministro Fazio. Torna in auge il grave problema delle curepsichiatriche nel Lazio. La denuncia parte

dal senatore Domenico Gramazio, vice pre-sidente vicario della XII commissione Igiene esanità e componente della Indagine sul Servi-zio Sanitario Nazionale. Il senatore del Pdltorna dunque di nuovo a bussare alla portadel ministro Ferruccio Fazio rappresentando-gli una carenza di 240 posti letto psichiatricinella regione. «Ti rappresento nuovamente il

grave problema che riguarda il settore dellecase di cura neuropsichiatriche che sono statecon il DCA 90/2010 eliminate dal settore degliacuti per un orientamento governativo-mini-steriale». In origine i posti letto dedicati per lamalattia mentale erano addirittura 800 oggi ri-dotti a 240 dal commissario ad acta e presi-dente della Regione Lazio Renata Polveriniper il riequilibrio del deficit della sanità. «Con-trariamente a quanto accade nelle altre regioniin cui le case di cura neuropsichiatriche sonochiamate a partecipare alla rete di emer-genza-urgenza nel settore della salute men-tale per le attività sanitarie connesse ai ricoveri

in fase di acuzie», sottolinea Gramazio nellasua lettera in cui si appella alla sensibilità delministro Fazio «chiedendo un autorevole in-tervento in questa delicatissima vicenda, spe-cialmente per le conseguenze che potrannoricadere sui soggetti più deboli». Allega, infine,il senatore, la lettera firmata congiuntamenteda quattro associazioni imprenditoriali d’inte-resse sanitario: Aiop, a firma di Jessica Faroni,Aris a firma di Michele Bellomo, CondindustriaSanità a firma di Riccardo Fatarella e Feder-lazio Salute a firma di Raniero Benedetto. Oraci si attende una risposta.

S.P.

Nellafoto ils e n a -tore PdlD o m e n i c oGramazio, vice-presidentedella Commissione Sanitàdi Palazzo Madama

Lettera-appello del senatore Gramazio al ministro Fazio

Psichiatria, nel Lazio mancano decine di posti letto, ma la Giunta taglia ancora

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7CAOS BARELLE

L’INTERVISTA/2SSLazio

Pronto soccorso intasati, pa-zienti ricoverati sulle barellelungo i corridoi ed ambulanze

bloccate. L’opposizione attacca e lamaggioranza risponde. Ma perchèsi intasano i pronto soccorso e ven-gono fermate le ambulanze? E so-prattutto quali soluzioni tecnichemettere in campo per risolvere que-ste problematiche?Ne abbiamo parlato con Antonio DeSantis, Direttore generale del-l’ARES 118.Direttore, in questi giorni si fa ungran parlare di sovraffollamentodegli ospedali e del conseguenteblocco delle ambulanze. Tecnica-mente cosa sta succedendo?Il blocco delle ambulanze davanti aipronto soccorso, determinato dalsovraffollamento e dall’iperafflusso,è un problema datato che si trascinada anni nella nostra regione e che,periodicamente, si riacutizza, pro-prio come è successo in questigiorni. Per rendere comprensibile atutti la problematica, noi dobbiamopensare al pronto soccorso comefosse semplicemente una delleporte di ingresso dell’ospedale,come la hall di un grande albergo.E’ evidente, quindi, che l’entrata deipazienti debba essere regolata erapportata alla capacità di ricezionedella struttura.Quindi è un problema di organiz-zazione?La sanità pubblica è un sistemacomplesso in cui interagiscono di-versi protagonisti: è dalla giusta mi-scela del contributo di tutti questiattori che si arriva ad un sistema ca-pace di garantire standard qualitati-vamente elevati. Gli ospedalipossono aumentare la velocità diturnover interno alla struttura, ma inquesto devono essere aiutati dastrutture territoriali in grado di ridaredignità all’ospedale, che è il luogodeputato a curare gli acuti e nonquelle patologie che potrebbero es-sere risolte con la medicina del ter-ritorio. Gli ospedali dovrebberodiventare più flessibili, rinunciare aduna strutturazione rigida e schema-tica per modularsi secondo la do-manda di salute del momento: eproprio in questo senso mi sembrastiano andando le indicazioni dellaregione. E’ di inizio mese, infatti,una nota con cui si invitano tutti i Di-rettori Generali a porre in essereprocedure per aumentare la rispo-sta degli ospedali in questo periododi picco influenzale.Spesse volte i sindacati medicihanno lamentato che in prontosoccorso arrivano pazienti chenon hanno bisogno di un tratta-mento sanitario urgente, ma chepotrebbero essere curati in altromodo.E’ quello di cui parlavo prima. Tengain considerazione che noi, come

azienda deputata istituzionalmentea fare emergenza sanitaria sul terri-torio, trasportiamo in ospedale me-diamente non più del 15% del totaledei pazienti che si trovano in prontosoccorso. Questo significa che lastragrande maggioranza dei pa-zienti che accedono a questo tipo distrutture ci vanno autonomamente.Ed in questa altissima percentualedi “autonomi” c’è un po’ di tutto: dal-l’anziano affetto da patologia cro-nica che non è assistito a casa, aquello che si reca in pronto soc-corso per effettuare accertamentidiagnostici per evitare le liste di at-tesa, fino a quello che non conoscestrutture diverse a cui accedere peressere curato. Per anni, in questaregione, il sistema sanitario è statoinfatti ospedalocentrico: se qual-cuno aveva bisogno di cure si rivol-geva in ospedale. Questa Giuntasta cercando di potenziare la medi-cina del territorio e di assicuraremaggiore appropriatezza nel ricorsoalle strutture ospedaliere. E’ una fe-lice intuizione, ad esempio, l’esperi-mento del Presidente Polverini diaprire nei weekend gli ambulatori didiagnostica: questo permetterà, se-condo me, di ridurre di molto le listedi attesa e di limitare, allo stesso

tempo, l’afflusso nei pronto soc-corso. Quindi, in sintesi, qual è la suasoluzione al problema?

Più medicina del territorio. Più infor-mazione ai cittadini rispetto alle di-verse strutture sanitarie pubbliche acui possono rivolgersi sulla base

dell’entità delle patologie. Maggioreturnover nella gestione letti dei re-parti ospedalieri e, in tal senso, ren-dere modularmene più elastica laprocedura di dimissione dei pazientinell’arco di tutta la giornata, festivicompresi. Potrebbe anche essereutile, ai fini di limitare il blocco delleambulanze, replicare il modello esi-stente in Francia, dove le ambu-lanze accedono al pronto soccorsoda un ingresso riservato, diverso daquello pubblico. permettendone unapiù rapida presa in carico da partedell’ospedale stesso.Voi come siete organizzati per ilblocco dei mezzi di soccorso?Come le ho detto prima, il problemadel blocco ambulanze è datato equesto ci ha permesso, nel corsodegli anni, di realizzare un sistemaflessibile capace, in ogni situazione,di rispondere adeguatamente alle ri-chieste dei cittadini. Questa orga-nizzazione modulare ci permette diattivare mezzi sostitutivi che soppe-riscono alla momentanea carenzadi ambulanze e di spostare i mezzinelle aree limitrofe per assicurarecostantemente la presenza sul terri-torio.

Renato Verra

Il direttore generale dell’Ares 118 si difende sulla crisi del sistema e rilancia

Emergenza, il problema è negli ospedaliIl Pronto Soccorso deve essere considerato come la hall di un grande albergo. Si regola l’accesso,

quando è pieno si dirottano i clienti altrove. Ma ci devono essere una regia e delle alternative.Antonio De Santis, direttore generale dell'Ares, spiega le strategie per uscire dalla crisidei pronto soccorsi del Lazio. E' un problema di vecchia data che, periodicamente, si ria-cutizza: pronto-soccorsi sovraccarichi, pazienti sistemati sulle barelle, e ambulanze pa-ralizzate proprio per l'assenza di lettighe. Ogni giorno si calcolano circa 500 pazienticostretti ad aspettare un posto letto sulle barelle del 118. L'attesa media è di circa 19 ore.La ricetta di De Santis? Più medicina del territorio, più informazione ai cittadini rispettoalle diverse strutture sanitarie pubbliche a cui possono rivolgersi, maggiore turnovernella gestione letti dei reparti ospedalieri e più elasticità nella procedura di dimissione deidegenti.

A sinistra il governatoredel Lazio, Renata Polveriniinsieme al direttore gene-rale dell'Azienda Regio-nale Emergenza Sanitaria118, Antonio De Santis

Emergenza sanità nel Lazio. Ogni giornoin tutti gli ospedali più grandi della Ca-pitale, dal Pertini, al San Giovanni, pas-

sando per l’Umberto I e Tor Vergata, circa500 pazienti rimangono sulle barelle adaspettare il posto letto. L'attesa media è dicirca 19 ore. Il fenomeno del sovraffolla-mento dei pronto soccorso, oltre a essere ungrave disagio per i pazienti, determina ancheil blocco delle ambulanze che rimangono'ostaggio' degli ospedali finché il malato nonviene preso in carico e gli si trova un posto.In molte strutture i malati vengano accoltinelle barelle in dotazione alle ambulanze equeste ultime, trovandosi sfornite, riman-gono bloccate ore e ore nei luoghi dell’emer-genza. Molti sono addirittura costretti adormire sulle sedie per giorni a causa dellamancanza di posti letto e barelle disponibili.E’ stato calcolato per esempio che nel 2008

a Roma e provincia le ambulanze sono rimasteferme per un totale di 50 mila ore. La carenzadei posti letto a Roma e nel Lazio è assolutatant’è che negli ultimi due -tre anni sono statitagliati 4 mila posti letto. Per non parlare deiproblemi organizzativi: molti ricoverati, supe-rata la fase acuta, invece di essere trasferiti instrutture di cura inferiori, rimangono a occupareposti preziosi. Se la Regione Lazio non correràai ripari, la sanità crollerà mentre la qualità del-l'assistenza scade giorno dopo giorno. Un datosu tutti: la mortalità al pronto soccorso, solo alSan Camillo tra il 2009 e il 2010 è aumentatadi circa il 20%. Un dato estendibile a molti no-socomi del Lazio. Ora, considerando che unabarella costa in media 400 euro, sarebbe ne-cessario capire quante ne servano in aggiuntaaffinché il sovraffollamento dei pronto soccorsie lo stallo delle ambulanze si sgonfi.

Maria Lucia Panucci

Una barella costa 400 euroQuante ne servonoper sgonfiare i Pronto Soccorso?

Nel tondo due operatoridell'Ares 118 della RegioneLazio

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8ATTUALITA’

Anno I numero zero7 marzo 2011

IL CASO

Il primo ad alzare la voce per lamorte di un disabile nella strut-tura di Santa Severa è stato

Francesco Storace. Il leader dellaDestra, oggi al vertice della Com-missione speciale per Roma Ca-pitale, nei giorni scorsi hadenunciato il decesso di un disa-bile mentale nel complesso ge-stito dal Consorzio RiRei a SantaSevera, vicinoi a Civitavecchia. Ilragazzo, secondo Storace, nonsarebbe stato curato adeguata-mente nonostante fosse in gravicondizioni. Quella dell’ex gover-natore del Lazio è una denuncia atutto campo, che va oltre l’ultimo,drammatico, episodio. “Qualcosanon va da molto tempo – attac-cava l’ex ministro dalle pagine delsuo blog - adesso la morte di ungiovane disabile in un centro ac-creditato della Regione è intolle-rabile. Bisogna intervenire con lamassima determinazione. E’ datempo che i genitori delle personeassistite lamentano una condi-zione di assoluta noncuranza ecredo che occorrano drastici prov-vedimenti”.Un monito chiaro al presidentePolverini affinché prenda in manola situazione e sguinzagli gli ispet-tori della Regione. Anche perchéil materiale su cui indagare nonmanca. Dal 2008 infatti è apertaun'indagine della procura di Civi-tavecchia sull'affidamento dellastruttura al consorzio RiRei a cuisi è aggiunto un ulteriore procedi-mento per maltrattamenti ai disa-bili. C’è da dire che il lavoro deimagistrati non è sempre statoconcorde. Mentre in un primo mo-mento infatti il pubblico ministeroaveva proposto l'archiviazione, ilGiudice per le indagini preliminariha invece ordinato la prorogadelle indagini, suffragato dalle in-dagini dei Nas, che da tempohanno rilevato numerose diffor-mità relative ai requisiti minimi or-ganizzativi, alla destinazioned'uso degli ambienti e alle insuffi-cienti condizioni igienico sanitarie. Anche la Pisana in passato hafatto la sua parte. Dopo un’ispe-zione dell'Agenzia di sanità pub-blica nei centri Rirei nel 2009, laRegione revocò l'autorizzazionealla struttura di Santa Severa.“Entro 30 giorni i pazienti avreb-bero dovuto essere trasferiti in

altre centri – attacca oggi Storace- ma la asl Roma F, cui era statademandata la ricollocazione deipazienti, non ha mai ottemperatoalla decisione della Regione,senza che nessuno ne chiedesseconto”. “Credo - conclude Sto-race - che sia giunto il momentodi porre fine a uno scandalo chesi trascina da troppi anni e sonosicuro che la sensibilità della pre-sidente della Regione metteràcon le spalle al muro tutti i re-sponsabili di questa storia vergo-gnosa, a partire dalla Asl”.Dopol’atto d’accusa dell’ex ministrodella Salute, la Polverini ha de-ciso di scendere in campo pe-santemente e gestire in prima

persona la situazione, a partiredalle verifiche di rito. Subito dopola denuncia di Storace, infatti ilgovernatore del Lazio ha dato in-carico agli uffici competenti diesaminare gli atti relativi al con-sorzio Ri.Rei, “un’attività – preci-sano dalla Regione - checoinvolge non solo la Direzionedell'assessorato regionale allaSanità ma anche l'Agenzia di sa-nità pubblica, le Asl di compe-tenza e il segretariato generale”.Tutti gli uffici in campo per un mo-nitoraggio completo. Per quantoriguarda il centro di Santa Severapoi all’inizio di febbraio, quindiprima del decesso del disabile,nella struttura aveva avuto luogo

un'ispezione dei tecnici dell'as-sessorato regionale alla Sanità,la cui relazione completa saràsulla scrivania della Polverininelle prossime ore. La Regionevuole dare vita ad un controllosistematico per vederci chiarouna volta per tutte, anche perquesto a breve sarà analizzatol’intero assetto del Ri.Rei, pas-sando in rassegna tutti i centrigestiti dal Ri.Rei, non solo SantaSevera. Un giro di vite in vistadell’imminente chiusuradelle istruttorie per le strut-ture sanitarie accreditate.Perché il nocciolo della que-stione è proprio qui, l’accre-ditamento. “Ogni decisionesarà assunta tenendo saldoil principio di tutela e salva-guardia dei pazienti, dei la-voratori dipendenti e dellenormative sanitarie vi-genti”, spiegano da via

Cristoforo Colombo. Ma ci sono“pezzi” importanti del centrode-stra regionale che al RiReil’hanno giurata. A cominciare dalpartito di Storace, pedina fonda-mentale nello scacchiere delConsiglio regionale. RobertoBuonasorte, che alla Pisana èmembro della commissione Sa-nità l’ha detto chiaro e tondo:“non ci sono più gli estremi per-chè la struttura di Santa Severarimanga ancora accreditata”. “Da

molto tempo – attacca l’espo-nente de La Destra - avevamosegnalato delle disfunzioni nellastruttura. Credo sia necessarioconvocare con urgenza la com-missione per esaminare l’acca-duto”. Sulla stessa linea anchel’Ugl, il sindacato di cui la Polve-rini è stata al vertice fino al 2010,che denuncia un deficit organiz-zativo che da mesi non consentia molti operatori di ricever il pro-prio stipendio. Ora la palla passaalla Regione. Fin qui tutto bene,ma c'è un rovescio della meda-glia. Le tre cooperative che costi-tuiscono la Ri.Rei sono"divorziate" di fatto, ma avanzanodalla Regione diverse decine dimilioni di euro.Costrette ad en-trare in campo per gestire i centrie i relativi pazienti dopo il crollo diAnni Verdi (il gestore prece-dente), non riescono a sgan-ciarsi. I risultati si vedono.

Salvatore Bergamo

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La Polveriniora vuole vederci chiaroPer i controlliin campo tutti gli uffici

In alto una manifestazionecontro il consorzio RiRei.Sotto un'immagine del cen-tro di Santa Severa. In altoa destra, il presidente dellaCommissione speciale perRoma Capitale, FrancescoStorace.

Ancora caos dopo la morte di un disabile nella struttura di Santa Severa

RiRei, accreditamento appeso a un filoStorace attacca: “Situazione intollerabile. Servono provvedimenti drastici”

Ma il Consorzio vanta crediti per decine di milioni di euro

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Mobilità passiva, addio. Almenoper quella pediatrica, ma che in-veste intere famiglie molisane. I

viaggi della speranza ora si potrannofare in meno di un’ora e dentro il perime-tro della propria regione. Un colpomesso a segno dal presidente Iorio cheda un anno lavorava al progetto di “por-tare” in casa propria il Bambino Gesù.L’eccellenza della pediatria italiana si av-vicina ai territori più bisognosi e di fattodiventa realtà con un protocollo d’intesafirmato lo scorso 25 gennaio. A metterenero su bianco ci hanno pensato in tre: ilpresidente dell’ospedale pediatrico diRoma Giuseppe Profiti, il presidentedella Regione Molise, Michele Iorio e ilsub commissario alla sanità, IsabellaMastrobuono. Dunque la nuova unitàpediatrica del Bambino Gesù sarà collo-cata a Larino, a venti chilometri da Ter-

moli, l’ospedale con vista sull’Adriatico,una struttura aperta nel 2000 e chiusaparzialmente lo scorso anno perché nelmirino del piano di governo dell’extra de-ficit della sanità molisana. Da lì però ri-partirà la specialistica dell’équipepediatrica guidata dal dottor Italo Trentada un decennio nell’organizzazione me-dica dell’ospedale al Gianicolo. E’ lui aparlare dell’atteso progetto con “SanitàLazio – Online news” per la prima voltapubblicamente e a spiegare le novità in-trodotte nel servizio sanitario pubblicodella Regione per i bambini bisognosi dicure specialistiche.Allora, dottor Trenta: un sogno per imolisani che si traduce finalmente inrealtà?Il 25 gennaio scorso è stato sottoscrittol’accordo a Campobasso e da quelladata si sancisce l’inizio della nostra atti-vità. Nei limiti di una tempistica: entro 60giorni da quella data si dovrà disporredella struttura di Larino e l’organico dovràessere al completo entro 90 giorni. Il

mese di aprile sarà quindi determinanteper avviare il servizio che avrà a cuore lacura dei bambini.Larino sarà la stella polare della sa-nità molisana?L’accordo prevede la realizzazione di unreparto nel quale troveranno risposte ledomande di salute delle famiglie moli-sane con i loro bambini che a tutt’oggivengono a trovarci a Roma attraver-sando l’Appennino e sopportando note-voli spese di viaggio, trasferte, assenzedal posto di lavoro. L’intento sarà quellodi aiutare le famiglie, di concerto con tuttele strutture pediatriche presenti in Molise,in particolare nella provincia di Campo-basso.Con quali orari andrà a regime la nuovapediatria a Larino?Il reparto funzionerà tutta la settimana,ma non ci sarà attività di pronto soc-corso. Il servizio sanitario è stimato in3.000 ore in visite ambulatoriali e day ho-spital.Funzionerà anche la sala operatoria?

Sicuramente potremmo effettuare unachirurgia “minore”, cioè piccoli interventidi bassa complessità in day surgery: sientra la mattina e si esce la sera. Il pro-gramma prevede 3 anni di sperimenta-zione del servizio. E’ certo che entreremoin sintonia con la sanità molisana: esistegià una realtà pediatrica di ottimo livello.Quale sarà l’équipe Bambino Gesù diLarino ?Oltre alla mia persona e al capo degli in-fermieri le altre figure si dovranno repe-rire in loco.Potrebbero essere quelli che giàerano in pianta organica prima dellachiusura?No, perché erano prevista una pianta or-ganica in grado di essere riassorbita.Sarà l’Asl del Molise a fornirà le risorseumane.Quindi sarà l’Asrem ad assumere l’or-ganico?Si, a condizione che abbiano gli stimoligiusti per lavorare nella nostra squadra.La mobilità passiva è un costo insop-

portabile per il piccolo Molise.Un paziente che viene a Roma costatanto alla famiglia quanto al servizio sa-nitario pubblico. Si tratta complessiva-mente di 5 milioni di euro di mobilitàpassiva pediatrica annua complessiva.Noi siamo un punto di attrazione perquasi il 50 per cento della spesa. E Il loropiano di rientro è molto ferreo. Ma noi an-diamo lì per lavorare senza sovrapporciad altre strutture ospedaliere che sonopresenti.Avete in programma un coordina-mento locale con i pediatri i medici dibase dei bambini fino a 14 anni?E’ in agenda un incontro con i medici dibase, la Fipe e di tutte le sigle sindacalipresenti anche ospedaliere, per i primi dimarzo. Spero di trovare collaborazionicon i colleghi. Sarà stretta anche la col-laborazione con l’Università del Moliseper il dipartimento di Pediatria. Cer-chiamo collaborazioni con tutti: diciamono al fort apache, come del resto è lamission del nostro ospedale 150 anni.

Stefania Pascucci

L’eccellenza della sanità pediatrica investe nel Molise

Il Bambino Gesù sbarca al SudAccordo con la Regione, nasce un nuovo polo all’ospedale di Larino.

“Mai più trasferte a Roma per i bambini malati”. Personale messo a disposizione dalla Asrem

10ATTUALITA’

Anno I numero zero7 marzo 2011

IN PRIMO PIANO

Nella foto il governatoredella Regione Molise, Mi-chele Iorio, con il presidentedell'Ospedale BambinoGesù, Giuseppe Profiti

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11ATTUALITA’

L'INTERVISTA/3SSLazio

Ibambini e la loro mente. AlBambino Gesù il reparto dineuropsichiatria infantile e l’at-

tività di ricerca sono in continuaevoluzione. Anche a dispetto deitagli della sanità pubblica. Qui ar-rivano i casi più complessi: auti-smo, depressione, anoressia,disturbi psicotici. La diagnosi si faa tutti ma poi bisogna delegare ipresidi territoriali. Che non sono ingrado di dare risposte sempre ef-ficaci o, nella peggiore delle ipo-tesi, non esistono. E, allora chefare? I genitori sono disperati: o ri-nunciano a curare i propri figli opagano. Ma gli sciamani in questosettore sono sempre dietro l’an-golo. Mentre le strutture di eccel-lenza vengono lasciate a livelli dipericoloso equilibrio finanziario. «Occorre aumentare la sensibilitàpolitica», dice il dottor GiovanniValeri,«affinché i piccoli malati cheoggi possiamo riportare a con-durre una vita normale non diven-tino malati cronici con costialtissimi per la società». E i dati,non solo di letteratura internazio-nale, provenienti dalla casisticadel reparto indicano come i di-sturbi mentali tra i giovani siano inpericoloso aumento.Il reparto di neuropsichiatria èfondamentale per le famiglieche devono farsi carico dei di-sturbi mentali dei propri cariche hanno bisogno di soste-gno. Cosa offre il suo servizio,il suo dipartimento?Il reparto neuropsichiatria infantileche si trova nel dipartimento dineuroscienze si articola in repartodi ricovero, uno di day hospital euno ambulatoriale. Noi ci occu-piamo di minori da zero a 18 anniche presentano dei disturbi psi-chici. Dopo i 18 anni ci sono altriservizi, quelli della salute mentale.Parliamo di disturbi psichici cheinteressa tra il 10 e il 20% dellapopolazione. Il che vuol dire che 1adolescente su 10 nel corso dellasua età evolutiva presenterà undisturbo psichico. che può andaredal disturbo di ansia, psicotici, de-pressione, comportamenti alimen-tare, anoressia e bulimia. Inquesta cornice, il Bambino Gesùessendo un ospedale pediatricospecializzato e un istituto di rico-vero e ricerca a carattere scienti-fico si colloca come una strutturadi 3° livello a cui afferiscono i casi

più complessi. Noi cerchiamo difare una valutazione diagnostica ilpiù possibile accurata e una partedi questi casi vengono seguiti di-rettamente da noi, un’altra partevanno rimandati nei servizi territo-riali. E qui inizia la criticità, l’as-senza o la scarsa capacità diquesti servizi.Non potete seguire tutta l’utenza?Seguiamo 3000 persone in dayhospital all’anno e non possiamofare di più.E quindi come vengono sup-portate le famiglie?Noi facciamo una accurata valu-tazione diagnostica, in alcuni casiriusciamo a seguire il paziente intrattamento, in altri casi no perchéci satureremmo immediatamentee molti casi le terapie dei disturbipsichici sono terapie anche dimedio lungo periodo. Cosa suc-cede di fatto? Alcune terapie chesono quelle più complesse in cuiè necessaria una terapia farma-cologica in età evolutiva conti-nuiamo a seguirla noi. Mentretutta un’altra serie di interventiquelli di sostegno ai genitori, conla scuola cerchiamo di farli con iservi territoriali che, ripeto, in que-sto momento sono in grande sof-ferenza.Dalla sua esperienza è in au-mento il problema neuropsi-chiatrico infantile?Sicuramente è aumentato, sia peril servizio che svolgo, per la miaesperienza, ma anche dai datidella letteratura internazionale. Cisono delle forme che sono au-mentate come i disturbi del com-portamento, del comportamentoalimentare. L’autismo è una dellegrandi emergenze. Attualmentequesta malattia interessa 1 bam-bino ogni 150. Vuol dire che ognisei classi di 25 bambini noi tro-viamo un bambino che presentaun disturbo dello spettro autistico.Noi abbiamo una richiesta mas-siccia di valutazioni, perché la dia-

gnosi precoce è essenziale.E’ una speranza in più di cura.Ora si sa che si possono fare dia-gnosi di autismo tra i 2 e i 3 annimediamente, prima non solo inItalia ma anche in Europa, la dia-gnosi si faceva non prima dei 5anni e nei casi lievi non prima dei12 anni, quindi un gap enorme. Cisiamo dati un obiettivo: garantireuna diagnosi più precoce possi-bile. Trattate non solo pazienti italiani.Non solo da altre regioni italianema anche dai Paesi dell’Est, chevogliono la conferma, una consu-lenza. Noi cerchiamo di garantireuna diagnosi precoce poi cer-chiamo di organizzare un servizioche subentra post diagnosi e sitratta di un intervento di training aigenitori che ha lo scopo di fornireuna terapia e di verificare un’effi-cacia di modello e poi collabo-riamo con varie associazioni.Quali?C’è l’esperienza de “La breccianel muro” che ha la sede nel-l’Opera Don Calabria sull’autismoin collaborazione con la Fonda-zione “Handicap Dopo di noi”e ilBambino Gesù che segue uncerto numero di bambini autisticiche è riuscita a mettere insiemediverse istituzioni. Quale servizio offrite?Facciamo la verifica all’inizio e allafine del trattamento controllandol’efficacia. Diagnosi a tutti, alcunitrattamenti specifici che cer-chiamo di fare noi al nostro in-terno, altri devono andare fuori. I vostri numeri sul piano degli in-terventi.

Per esempio con la malattia auti-stica diagnostichiamo circa 300bambini l’anno sia di nuovi casiche di controlli, di questi 50 li se-guiamo con il servizio di training,altri 80 li seguiamo con altre strut-ture tipo “La breccia nel muro” ealtre cooperative e i rimanenti lideleghiamo ai servizi territoriali.Avete problemi di riduzioni deifondi?Non ci sono stati dei tagli ma noisiamo già ai limiti. Faccio unesempio. Per l’emergenza psi-chiatrica per tutti gli adolescentiche possono avere uno scom-penso che va dal tentativo di sui-cidio, all’esordio psicotico, alladepressione grave, all’anoressiain tutta Italia esistono solo 79 postiletto. Nel Lazio ne esistono 12, 6 avia dei Sabelli e 6 nostri (repartopsichiatrico). Quindi nel Lazio esi-stono solo 12 posti letto per cui untaglio ulteriore sarebbe letale.Se il disturbo mentale è in conti-nuo aumento a questo però noncorrisponde ad un aumento dellasensibilità politica.Ne abbiamo più volte parlato neiconvegni. L’impressione è che cisiano tanti aspetti, oltre che poli-tici, di natura culturale. In Italiacontinua a prevalere l’idea che ildisturbo psichico non esiste chetutto sommato è la famiglia, la

scuola che si deve fare carico equindi bisogna affrontare il pro-blema nella scuola, nella famigliae così via. C’è una difficoltà cultu-rale a riconoscere quello che negliultimi 10 anni è un dato scientifico.E la scuola come protegge que-sto tipo di alunno?La maggior parte dei bambini chehanno un problema psichiatrico èpiù facile che abbia un sostegnoscolastico che non serve, inveceservirebbe un équipe psicologicache lo curi. L’altro messaggio im-portante è che molti disturbi psi-chici in età evolutiva sediagnosticati per tempo possonoessere curabili, oppure possonoridurre fortemente l’impatto chehanno nella persona. I genitori si vergognano di nonavere il figlio “perfetto”.Allo stigma si aggiunge una sortadi negazione: facciamo fatica apensare che quell’adolescentesia depresso. Accettiamo che unbambino possa avere il diabete,una cardiopatia o un tumore mafatichiamo ad accettare i disturbipsichici: ecco la vergogna so-ciale che contribuisce al disinte-resse.I bambini sono il nostro futuro.Non curarli in età evolutiva vuoldire che ci troveremo a curare icronici con costi sociali altissimi.

Parla Giovanni Valeri, responsabile del reparto di neuropsichiatria infantile del Bambino Gesù

Disturbi psichici in aumento, è emergenzaDall’autismo alla depressione, dalla anoressia ai disturbi psicotici

l’ospedale romano è il punto d'arrivo di migliaia di famiglie disperate

Stefania PascucciNella foto l'ospedale pedia-trico Bambino Gesù diRoma, al Gianicolo

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Non solo pazienti italiani.In crescita anchei degenti in arrivodai Paesi dell’Est Europa

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13NOMINE

IL PERSONAGGIOSSLazio

Scelta a sorpresa (tutta politica,dicono nel clan della Polve-rini) per il San Camillo-Forla-

nini, la mega azienda ospedaliera diMonteverde : decaduto il commis-sario Massimo Martelli (tornerà, de-luso, a fare il primario nel suoreparto a 5 stelle?) il governatore hanominato un altro commissario, que-sta volta – pare – destinato a restarea lungo sul ponte di comando: maquesta volta ha pescato dall’altraparte della barricata, e cioè a sini-stra. Il prescelto è Aldo Morrone,ideatore e leader indiscusso fin qui

dell’Istituto Italiano per la salute dellepopolazioni migranti e il contrastodelle malattie della povertà (Cnmp),nato a Roma tre anni fa e ubicato al-l’interno del San Gallicano, a Traste-vere. Una struttura di frontiera cheha prestato i suoi medici (e il profes-sor Morrone in persona) a Lampe-dusa nel momento più caldodell’arrivo dei boat people. Direttoredella Struttura Complessa di Medi-cina Preventiva delle Migrazioni, delTurismo e di Dermatologia Tropicaledell’Istituto San Gallicano (IRCCS)di Roma, viene considerato uno deimaggiori esperti mondiali di medi-cina delle migrazioni, delle patologietropicali e della povertà. A partire dal1985 si occupa della tutela e pro-mozione della salute delle popola-

zioni immigrate e a maggior rischiodi esclusione sociale presenti in Ita-lia e da molti anni è impegnato conla sua équipe multidisciplinare in di-versi progetti di cooperazione incampo clinico-scientifico, educativoe sociale in Africa, nel Sud-Est asia-tico e in America Latina. Un curricu-lum eccellente, ma decisamentelontano dal target abituale dei diret-tori generali che si alternano negliospedali romani. Gran professioni-sta ma soprattutto ottimo comunica-tore e profondo conoscitore delledinamiche dei media Morrone diprofessione fa il dermatologo- s’èdetto - ma il suo impegno politico loha portato a una scelta precisaprima all’interno del San Gallicano epoi in altri ambiti. La Polverini ha vi-

sitato alcune settimane fa il Cnmped entusiasta ha promesso una bat-taglia per trasformare quell’Istituto inIrccs. Poi ha “promosso” Morrone,offrendogli la direzione del San Ca-millo. Ljui ha già cominciato a tra-ghettare i suoi collaboratori, diconoche sposterà al Forlanini anche ilCnmp. Il fatto che il professore nelleultime amministrative sia stato can-didato nelle liste di centrosinistra(ma ha preso solo 600 voti) pare siaininfluente. Il governatore punta aduna “sua” squadra- Con questamossa ha spiazzato certamentel’Udc di Ciocchetti, convinta di po-terci piazzare il cavallo di ritornoAlessio. Ma il vice presidente della

Giunta laziale si è già consolato ot-tenendo (in cambio?) diverse altrepoltrone tra la sessantina in palio.Morrone di fronte a questo scenariosorride. Non gli appartiene, com-menta.- E forse è sincero.

Dalle malattie degli immigrati alla portaerei della sanità capitolina

Morrone e la sfida del San CamilloIl dermatologo del San Gallicano, commissario a sorpresa, è deciso a rimanere alla guida

dell’ospedale di Monteverde. Razionalizzazione e appropriatezza negli interventi e nella gestione

Giovanni Tagliapietra

Le cronache lo ricordano in prima linea aLampedusa, a coordinare per la parte disua competenza le risposte all’emergenza

sanitaria del tumultuoso arrivo degli immigratidall’Africa e dal Medio Oriente. Il suo Istitito perla salute delle popolazioni migranti e il contra-sto delle malattie della povertà , allocato al SanGallicano, nel cuore di Trastevere, è un puntodi primo intervento contro un’altra emergenzasanitaria, quella dei senza nome e dei senza di-ritti, in ogni caso del soggetti deboli della capi-tale. Oggi il prof. Aldo Morrone è sul ponte dicomando di una delle corazzate della sanitàpubblica laziale e italiana, il San Camillo Forla-nini, mega ospedale romano a Trastevere-Mon-teverde. La Polverini lo ha chiamato aquell’incarico convinta della sua capacità di ge-stire situazioni difficili, dal suo pragmatismo.Commissario straordinario al posto di un delusoMassimo Martelli, primario di uno dei reparti dieccellenza del Forlanini, lasciato solo (lo hadetto in un’intervista) e non sostenuto nonostante avesse proposto delle riformestrutturali a costo zero. Incontriamo il prof. Morrone nell’austero ufficio della Di-rezione Generale, nell’edificio principale del Forlanini. Edificio solenne, quasi de-serto,come deserta è l’intera struttura dopo che quasi tutti i reparti sono statispostati al San Camillo. Il futuro di questa struttura è una delle incognite maggioriper pazienti., operatori, per il territorio.Professore, questo ospedale non può essere governato da una figuracommissariale, ha bisogno di tempi lunghi, di programmazione di mediotermine.Sono d’accordo, e infatti non intendo essere considerato una figura di passag-gio. Ho accettato l’incarico dopo aver avuto assicurazioni che potrò fare un lavoroserio fino in fondo e per un periodo di tempo adeguato. Quindi è vero, il Com-

missario è rimasto folgorato da lei. Nonostante la si possa collocare politicamentein un’area non proprio di centro destra…Io sono un tecnico e faccio il mio lavoro, credo con buona professionalità. Nonfaccio il politico e la mia frequentazione con la Polverini è di lunga data. Abbiamoragionato del mio modello di gestione., del mio approccio. Lo abbiamo condi-viso. La mia sfida è quella di applicare lo stesso modello, applicato con successoall’Istituto, qui al San Camillo. Allarghiamo lo spettro, qui ci sono eccellenze diogni tipo, collegate in rete con le omologhe eccellenze italiane, europee, mon-diali. E questa è la prima linea da seguire. Poi bisogna concentrarsi sul territo-rio, sui bisogni del territorio, sui bisogni dei meno garantiti. Su questo, attraversole eccellenze, si deve intervenire. Prendiamo patologie specifiche di fette consi-stenti di popolazione, diabete, malattie dismetaboliche, patologie della terza età.

Intervenire sul territorio significa alleggerire lapressione sull’ospedale, significa garantire deirisparmi complessivi enormi nel medio e nellungo periodo. E’ lo schema che applica nelle sue attivitàprecedenti..Esattamente, La mia sfida è quella di rendereagile, pratica, operativa, performante la sanitàpubblica. Il modello è semplice, macroecono-mico e microeconomico. Cerco efficacia e ap-propriatezza. Parole vuote se non vengonoriempite di significati, se non vengono surrogatedai fatti, da iniziative concrete. Così si fanno i ri-sparmi, si mettono in riga i bilanci.Lei conta su una solidarietà ed un appoggiosia all’interno dell’ospedale sia negli studiodei medici di base. Pretende troppoHo trovato un clima di grande collaborazione quidentro, da parte dei vertici, della base e dei sin-dacati. Avevano bisogno di un direttore gene-

rale, penso che l’abbiano trovato. Non c’è la situazione di sfascio, di collasso chesi vuole accreditare dall’esterno. Anzi. Ci sono risorse da riorganizzare, da redi-stribuire. Lo faremo. Per quanto riguarda i medici di base la sfida è appena ini-ziata, l’iniziativa degli ambulatori aperti nel week end è un esempio.Dicono che non funzioni, che gli ambulatori e certe macchine restino sot-toutilizzati.Non creda a chi rema contro.Le assicuro che i dati sono confortanti.Uno dei problemi di questo ospedale è il futuro del Forlanini.Sto cominciando a studiare la situazione, mi dia tempo. Anzi, datemi tempo pertutto.Troppo ottimista, rassicurante, conciliante. Ma non può essere diversa-mente. Lei non può inimicarsi nessuno, a questo punto.

Aldo Morrone, medico derma-tologo, direttore della Strut-tura Complessa di MedicinaPreventiva delle Migrazioni,del Turismo e di Dermatolo-gia Tropicale dell’Istituto SanGallicano (IRCCS) di Roma,viene considerato uno deimaggiori esperti mondiali dimedicina delle migrazioni,delle patologie tropicali edella povertà. A partire dal1985 si occupa della tutela e promozione della salute delle po-polazioni immigrate e a maggior rischio di esclusione socialepresenti in Italia. Da molti anni è impegnato con la sua équipe mul-tidisciplinare in diversi progetti di cooperazione in campo clinico-scientifico, educativo e sociale in Africa, nel Sud-Est asiatico e inAmerica Latina. È docente in numerose università italiane e straniere e consulente dell’Ufficiodell’OMS di Venezia su Povertà, Salute e Sviluppo. È autore di oltre cinquecento articoli scien-tifici e di venti libri. Nel 2007 è stato nominato Direttore Generale dell’Istituto Nazionale per la Pro-mozione della Salute delle Popolazioni Migranti e per il contrasto delle Malattie della Povertà.

Piccola scivolata - involontaria - del neo commissario del San Camillo Forlanini Aldo Morrone. Durante l’inaugurazione, mercoledì scorso, dell’Unità di cure residenziali intensive per i pazienti in stato ve-getativo (Ucri) dell’ospedale – a cui hanno partecipato anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, e il ministro della Salute Ferruccio Fazio – Morrone ha fatto uno sgarbo ad uno dei sinda-cati più aggressivi della sanità laziale, la Fials e se anche lo strappo verrà ricucito in fretta (per ragioni di chiusura in tipografia non siamo in grado di registrare la cosa) il pasticcetto resta. E pensare cheMorrone aveva dichiarato di avere avuto uno splendido impatto con i sindacali del San Camillo. Il fatto in sè è una sciocchezza, a freddo tutti lo riconosceranno, ma lasciar fuori dalla porta la Fials Consalin occasione della visita all'ospedale del presidente della Repubblica è cosa che non si dimentica nel quadro delle relazioni sindacali. “La nostra organizzazione sindacale vuole esprimere una profondaindignazione a nome di tutti gli operatori sanitari iscritti alla Fials in quanto stamani, in occasione dell’inaugurazione presso l’Ospedale San Camillo del nuovo reparto per lo stato vegetativo cui hanno par-tecipato il presidente della Repubblica Napolitano, il ministro della Salute Fazio, il presidente Polverini, il nostro rappresentante seppur invitato preventivamente è stato lasciato fuori la porta dagli organiz-zatori della manifestazione”.Tutte le organizzazioni sindacali erano state invitate, solo la Fials Consal è rimasta fuori. "E’ ancora più grave se si pensa che il rappresentante sindacale della Fials, GiovanniRonchi messo alla porta, ha ottenuto da solo circa 413 preferenze nelle ultime elezioni della rappresentanza sindacale aziendale. Vale a dire tante preferenze quante altre organizzazioni sindacali oggi in-vitate a partecipare e, impropriamente definite rappresentative, hanno ottenuto complessivamente nelle otto aziende sanitarie pubbliche di Roma e Provincia. I dati sulla rappresentatività nella pubblicaamministrazione possono essere agevolmente verificati nel sito Web dell’Aran. Un episodio singolare quello di oggi e che per il futuro rispetto delle regole non promette nulla di buono, la discriminazionedei lavoratori aderenti o simpatizzanti dei sindacati scomodi potrebbe divenire prassi. Ci appelliamo, alle forze democratiche affinchè prendano posizione su tali atteggiamenti. Da parte nostra è stato giàdato mandato all’ufficio legale di ricorrere alla magistratura competente per gli eventuali provvedimenti del caso". E Morrone è servito.

La

SCHEDA

In alto l'ex numero uno delSan Camillo, MassimoMartelli. Nel tondo il nuovocommissario straordinarioAldo Morrone

Piccolo scivolonecon i sindacati:c’è Napolitano,

lascia fuori la Fials-Consal

Un medico di frontiera con il cuore a sinistra

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14ATTUALITA’

Anno I numero zero7 marzo 2011

LA SANITA’ CHE FUNZIONALa rivoluzione tecnologica del Campus Bio-Medico

Ci pensa Da Vinci, il chirurgo-robotTempi di degenza dimezzati e maggiore operatività per i medici

Il dg Oricchio: “Pronto un percorso universitario di specializzazione”

Mini-invasività, libertà di mo-vimento, sicurezza per ilpaziente. Sono solo alcuni

dei vantaggi offerti dalla nuova chi-rurgia robot-assistita. È vero, i costidegli interventi sono superiori aquelli della chirurgia tradizionale,ma già la riduzione sensibile deigiorni di degenza rappresenta diper sé una fonte di risparmio. Inogni caso, per chi avesse dubbi sul-l’efficacia della robotica applicataalla medicina, basta chiedere aglioperatori del Campus Bio-Medicodi Roma, che nel primo mese emezzo trascorso dall’attivazione delnuovo programma hanno effettuatogià oltre trenta interventi.Gli ambiti vanno dall’Urologia allaGinecologia, alla Chirurgia Gene-rale e tra poco il robot debutteràanche in Cardiochirurgia. Per laprima volta in un ospedale della ca-pitale è stata inoltre effettuata negliultimi giorni, con il supporto delrobot Da Vinci, l’asportazione di untumore polmonare in un paziente di71 anni. Laddove la chirurgia tradi-zionale avrebbe reso necessarial’apertura delle costole per permet-tere al chirurgo di raggiungere ilpunto d’intervento, strumenti delledimensioni di pochi millimetri, mon-tati su bracci robotizzati e accom-pagnati da telecamere 3D ad altarisoluzione, hanno permesso dicompiere il medesimo interventopraticando quattro incisioni millime-triche. Dimezzati i tempi di degenzaper il paziente, che la sera stessadopo l’intervento poteva stare se-duto in poltrona, mentre i postumidi un intervento tradizionale loavrebbero costretto a letto per circadue giorni con l’assunzione di me-dicinali per attenuare il dolore inter-costale.“La mini-invasività del robot –spiega il Prof. Maurizio Buscarini,responsabile del programma di chi-rurgia robot-assistita del CampusBio-Medico di Roma – è uno deivantaggi di questa tecnologia. Ilrobot ha in più una libertà di movi-mento e una capacità di precisione,superiori alla mano del chirurgo”.Libertà di movimento e precisioneche in interventi alla prostata per-mettono l’asportazione parziale ototale dell’organo, salvaguardandole innervature circostanti, che influi-scono sulle funzioni urinaria ederettile. E anche per quanto ri-guarda le prostatectomie, la chirur-gia robot-assistita registra unasensibile riduzione dei tempi di de-genza, che passano da una mediadi quattro giorni a non più di 24 ore.“A operare è sempre e comunque ilchirurgo – rassicura il Prof. RobertoAngioli, Primario di Ginecologia delPoliclinico Universitario CampusBio-Medico – la tecnologia roboticasi offre però come un ausilio ecce-

zionale. Le immagini 3D ad alta ri-soluzione, per esempio, danno lasensazione non di guardare all’in-terno del corpo del paziente, maaddirittura di essere al suo interno.La possibilità di ingrandire fino a 10volte queste immagini senza per-dere qualità di risoluzione, ci per-mette di operare sul puntod’intervento con estrema preci-sione”.La tecnologia robotica ha cambiatola posizione del chirurgo in salaoperatoria. Non più in piedi sotto iriflessi delle lampade scialitiche,bensì seduto a una console dotatadi manopole attraverso le qualimuove i bracci del robot e gli stru-menti montati alle loro estremità.Mentre il chirurgo opera, un si-stema elettronico di controllo eli-mina il naturale fenomeno deltremore della mano, problema an-

cora presente nell’altra metodicamini-invasiva di cui la chirurgia ro-botica appare ormai per moltiaspetti l’evoluzione: la laparosco-pia. La vista del punto d’interventoè garantita dal binocolo montatosulla medesima console, che resti-tuisce a chi opera immagini in di-retta, 3D e ad alta risoluzione.Gli strumenti montati sui bracci delrobot si presentano come tubicinisemirigidi, alle cui estremità sonocollocate le attrezzature di presa edi taglio necessarie al chirurgo. Pe-netrano nel corpo del paziente at-traverso al massimo quattrofessure, che vanno dai 5 ai 12 mil-limetri. Grazie alle loro ridotte di-mensioni si “intrufolano” quindi nelcorpo del paziente in modo moltopiù agile degli strumenti tradizionali.Da qui il fatto che la robotica abbiarapidamente dimostrando la sua

superiorità rispetto alla chirurgiatradizionale in quei tipi d’interventoche interessano distretti corporeicaratterizzati da spazi angusti,come il torace e la pelvi.Mentre il chirurgo lavora alla con-sole, 20 microprocessori - l’equiva-lente dei “cervelli” di 10 computer -effettuano oltre mille controlli di si-curezza al secondo. Al letto opera-torio, un secondo medico segue davicino i movimenti dei bracci, men-tre un monitor permette a tuttal’équipe di seguire le azioni di chista operando, scambiandosi infor-mazioni attraverso un interfono.Ciò che ancora manca al robot conbisturi e camice bianco, è la capa-cità di restituire alle mani del chi-rurgo le sensazioni tattili degliorgani e dei tessuti toccati attra-verso gli strumenti operatori. Do-tare le manopole della console dicosiddetti feedback aptici, è unodegli obiettivi del gruppo di medicie ingegneri biomedici del CampusBio-Medico di Roma, che stanno la-vorando a un programma di ricercaper il perfezionamento della tecno-logia.Grazie a un accordo esclusivo di ri-cerca, stipulato con il produttoreamericano del Da Vinci, che inquesto momento è l’unico esem-plare di robot chirurgico disponibilesul mercato mondiale, l’Ateneo ro-mano avrà ora per un anno ac-cesso alla “scatola nera” del robot,che registra tutti i comportamentidella macchina durante gli inter-venti chirurgici e rappresentaquindi una fonte preziosa d’infor-

mazioni in vista di qualsiasi suoperfezionamento.“L’accordo– spiega Eugenio Gu-glielmelli, Direttore degli Studi dellaFacoltà d’Ingegneria e Direttore delLaboratorio di Robotica Biomedicae Biomicrosistemi dell’UniversitàCampus Bio-Medico di Roma – cipermette di esplorare in modo si-stematico le innovazioni ottenibilicon queste tecnologie nel breve emedio periodo. Con ‘Da Vinci’ po-tremo inoltre integrare la parte spe-rimentale degli insegnamenti diRobotica Biomedica della nostraFacoltà”.Su una cosa sono pronti a scom-

mettere i chirurghi che hanno spe-rimentato le potenzialità del“collega” robotico: “Se i nostri figlie i nostri nipoti dovessero fare ungiorno il nostro mestiere, avrannoquasi esclusivamente a che farecon tecnologie di questo tipo”. L’in-gresso sempre più massiccio dellarobotica in sala operatoria aprequindi questioni importanti sullaformazione dei futuri chirurghi. At-tualmente un medico già specializ-zato in chirurgia deve frequentaredopo numerosi anni di studio un ul-teriore corso di formazione per es-sere abilitato all’utilizzo del “DaVinci”. Se le previsioni degli espertisi confermeranno, Scuole di Spe-cializzazione in Chirurgia Generaleche ignorino la chirurgia roboticapotrebbero essere in futuro para-gonate a corsi di laurea in comuni-cazione che prescindono dall’usodel computer.“Proprio in considerazione di questiaspetti di formazione – spiegaGianluca Oricchio, direttore gene-rale del Policlinico UniversitarioCampus Bio-Medico – abbiamodeciso come primo Policlinico Uni-versitario italiano di dotarci di unrobot con doppia console, che per-metta al chirurgo in formazione, giàall’interno del percorso universita-rio di specializzazione, di eserci-tarsi in interventi chirurgici simulatisu modelli anatomici artificiali, af-fiancato alla seconda console daun chirurgo esperto. È il medesimoprincipio della scuola guida effet-tuata con macchine a doppia pe-daliera”.

Lorenzo De Cicco

Alcune immagini delRobot Da Vinci, che nelprimo mese e mezzo tra-scorso dall'attivazione hagià effettuato oltre trentainterventi.

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15ATTUALITA’

IL CASOSSLazioDopo il rinvio di dicembre, il 28 febbraio sono scaduti i termini per i controlli

Taxi, test antidroga a rischio raggiroCompletati gli esami per i conducenti delle auto-bianche della CapitaleMa su internet i consumatori denunciano: operazione poco trasparente

Alla fine l’esame lo hanno fattoquasi tutti. A nove mesi dalladelibera comunale che impo-

neva a tutti i tassisti capitolini di sot-toporsi ad un controllo per verificare“l’assenza di alcolismo o tossicodi-pendenza” – così recita la deliberaapprovata il 17 giugno 2010 – i con-ducenti delle auto bianche si sonoadeguati e si sottoponendosi agliaccertamenti. Ma prima del 28 feb-braio – data in cui scadevano i ter-mini degli esami – la vicenda avevatrascinato con sé una lunga scia dipolemiche. Alcune ancora tutt’altroche concluse.“Le analisi costano almeno 150euro, chi ce le paga?”, era stata laprima reazione dei sindacati deitassisti quando in Aula Giulio Ce-sare si cominciò a parlare delleanalisi obbligatorie per i titolari di li-cenza. Ma all’epoca il Campidoglionon volle sentire ragioni e optò perla linea dura, anche per indorare lapillola ad un’opinione pubblica giàabbastanza infastidita dai rincari

delle tariffe, aumentati del 28%. Mala delibera, votata da tutti i gruppiconsiliari, con due astenuti e nes-sun voto contrario, è rimasta cartabianca. Nessuna sollecitazione,nessuna pressione da parte del Co-mune sulle associazioni di catego-ria perché i tempi fossero rispettati ecosì, vista l’impossibilità di sanzio-nare due terzi degli autisti che an-cora non si erano sottoposti aicontrolli , il 10 dicembre 2010, ventigiorni prima della dead line, l’as-sessore alla Mobilità Sergio Marchi– poi rimpiazzato da Antonello Auri-gemma nell’Alemanno Bis – stabilìdi rinviare i test di un anno, deci-sione poco gradita dall’opposizione,anche perché il provvedimento nonè mai stato messo ai voti in AulaGiulio Cesare. “Marchi ha postici-pato i controlli con una semplicememoria di giunta, che non haalcun valore amministrativo – attac-cava il capogruppo Pd in Campido-glio, Umberto Marroni - Percompiacere ulteriormente la lobbydei taxi l’amministrazione comunaledisattende le delibere votate dalConsiglio Comunale sulla sicurezzadel passeggero”.

Ma la decisione all’epoca lasciòperplessi anche a molti esponentidel Pdl. A partire da Fernando Aiuti,presidente della commissione Sa-nità, che non usò mezzi termini percondannare la delibera dellaGiunta. “I test su chi guida sono unamisura di prevenzione ovvia, dibuon senso – attaccava il profes-sore dai banchi del Consiglio Co-munale - Sono profondamentedeluso e mi riservo di parlarne conil sindaco”. Come non bastasse,poco dopo, è stato il capogruppoPdl Luca Gramazio a chiederechiarimenti: “Credo sia necessariauna spiegazione sul percorso cheha portato una memoria di Giunta amodificare una delibera votata al-l'unanimità dall'assemblea capito-lina».Uno scontro tanto forte interno allamaggioranza, che Alemanno de-cise di cassare la proposta di Mar-chi, riducendo il rinvio a soli 60giorni, fissando appunto il limitemassimo al 28 febbraio.Tutto benequel che finisce bene, dunque. Ov-

viamente no. Da mesi nei circuitimail degli addetti ai lavori circolauna mail dal contenuto sospetto. “Iltitolare della licenza – si legge nellalettera - ha la possibilità di nominareun medico competente per la sor-veglianza sanitaria, il quale rilascial'idoneità annuale che certifichi unacorretta postura e la non dipen-denza da alcol e droghe allo stessotitolare di licenza e ai collaboratoridei conduttori del taxi. La legge im-pone un rapporto diretto fra il me-dico competente e il datore dilavoro, senza lucrose intermedia-zioni di autorità e di associazioni”.Insomma, da quanto si legge nellamail, qualsiasi medico potrebbemettersi d’accordo con il tassista erilasciargli l’idoneità, che consenti-rebbe al conducente di “non sotto-stare all'obbligo di subire un testantidroga da parte delle autorità co-munali”. “Per proteggere i terzi, i la-voratori e la licenza del taxi, nelrispetto della legge 81/08, vi èquindi la necessità di nominare unmedico competente per la sorve-glianza sanitaria dei conduttori ditaxi”. Ovviamente chi ha inviato questalettera, vuole in cambio qualcosa.“Noi offriamo il servizio completocon un contributo spese annuale dicento euro, la quale comprende:valutazione del rischio, sorve-glianza sanitaria, visita medica etest antidroga annuale, con il rila-scio dell'idoneità a condurre taxi eauto noleggio. Le autorità comunaliche gestiscono le licenze dei tra-sporti obbligheranno i conducenti ditaxi e autonoleggi, sprovvisti dellasorveglianza sanitaria e dell'ido-neità al test antidroga, a sottoporsi

annualmente al "test antidroga" co-attamente e a spese del tassista”.La mail si conclude con una serie direcapiti telefonici “per concordarel'appuntamento per la visita e per iltest antidroga, con immediato rila-scio della idoneità rischio antidrogaannuale. In attesa di essere contat-tati, porgiamo i più cordiali saluti”.Come a dire, fatta la legge trovatol’inganno, secondo gli accusatori. Ele associazioni dei consumatoristorcono la bocca.A partire dall’Adoc. Secondo il pre-sidente del movimento, Carlo Pileri,i controlli devono essere realizzati“in strutture pubbliche preposte, attea garantire la serietà e la certezzadei risultati delle analisi. Ci augu-riamo che la nuova giunta di Ale-manno possa intervenire perevitare che una prevenzione cosìimportante possa essere sminuitalasciando perplessità sulla validitàdei risultati”.Ma i sindacati delle auto bianche ri-spediscono le accuse al mittente. “IlCampidoglio ha solamente recepitoun decreto legislativo 81 del 2008 –spiegano – Se ad occuparsi dei testfosse stata la Asl, le strutture pub-bliche sarebbero state sia control-lato che controllore”.

Lorenzo De Cicco

Una giornata di confronto tramedici e pazienti sulla scle-rosi laterale amiotrofica, ri-

percorrendo la storia della cura diquesta patologia, i nuovi risultatidella ricerca ed i suoi collegamenticon il mondo dello sport. Questo iltema del convegno ECM del 2marzo nell’Aula Magna del Polo Di-dattico Neuromed di Camerelle.Nel corso degli ultimi anni si è evi-denziato come la frequenza deicasi di Sla riscontrati fra i calciatoriprofessionisti, oltre una cinquan-tina, sia stata molto più elevata ri-spetto alla media nazionale. Fra icasi più conosciuti, quelli di StefanoBorgonovo, ex attaccante di Fio-rentina, e Gianluca Signorini, sto-rico capitano del Genova. Alconvegno sono intervenuti al-l’evento numerosi esperti del set-tore tra cui Mario Sabatelli, AntonioPizzuti, Vincenzo Silani, LetiziaMazzini, Valerio Stefano Tolli, Ni-cola Vanacore ed Adriano Chiò:Ampio spazio anche alle associa-zioni, a partire dalla FondazioneStefano Borgonovo, Viva la VitaOnlus, AISLA Onlus e Istituto Leo-narda Vaccari.

NeuromedUna giornata

dedicataall’emergenza Sla

Il Campidoglio, è cosa nota, non ha diretta giuri-sdizione sulle attività delle Aziende sanitarie localiallocate sul territorio capitolino. Ma cosa pratica-

mente sconosciuta al pubblico dei non addetti ai la-vori, prevede di avere dei rappresentanti all’internodelle singole “conferenze sanitarie locali”. Una pre-senza per lo più accademica, virtuale, narrano le cro-nache che non ricordano un solo interventosignificativo in materia. Salvo quando uno di questipersonaggi si dimette, come è appena accaduto aFerdinando Romano, che da “sentinella”di Alemannonella difficile Asl RmC è passato dall’altra parte dellabarricata a guidare lui stesso una Asl, la RmD, o alzaun polverone e se ne va, come Pierfrancesco Dauri,delegato del sindaco per la Asl RmA che se ne è an-dato sbattendo la porta per protesta contro il piano ditagli della Polverini. Interessanti le motivazioni: as-soluta mancanza di concertazione tra la Giunta Re-

gionale e il Comune di Roma in merito al piano diriordino ospedaliero e passiva accettazione da partedi quest’ultimo. Insomma la protesta è contro il “si-lenzio assordante” del Campidoglio contro un pianoche penalizza il territorio, secondo Dauri. Detto fatto,via un rappresentante se ne fa un altro. A presidiarela RmA ci va il prof. Vincenzo Bruzzese. Sarà più inlinea con Alemanno, farà le barricate contro la Pol-verini (ma il delegato del sindaco osserva, non hapotere né competenze per farlo), sarà una spia in-telligente e proporrà correttivi? Tutto da vedere. Perla cronaca al posto di Romano è stato nominatoLucio Alessandro. Par di capire che il ruolo di rap-presentante del sindaco nelle Asl oltre al prestigiopersonale e a qualche benefit offra poco nulla. Mavista la complessità del territorio capitolino e delle sueesigenze varrebbe la pena di dotare questi amba-sciatori del Campidoglio di qualche potere in più.

Quelle “sentinelle”del sindaconelle Asl capitolineservono davvero a qualcosa?

Nel tondo il sindaco diRoma, Gianni Alemanno.Il primo cittadino ha deirappresentanti nelle Asldella capitale

A destra l'assessore allaMobilità del Comune diRoma, Antonello Auri-gemma subentrato a Ser-gio Marchi nell'Alemannobis

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16ATTUALITA’

Anno I numero zero7 marzo 2011

LA SANITA’ CHE FUNZIONA

Nuovi prodotti, nuova ri-cerca, partnership interna-zionali ed un mercato in

Est Europa e Asia tutto da con-quistare. In tempi di vacchemagre per la sanità italiana e la-ziale, l’Istituto Dermopatico del-l'Immacolata è da iscrivere allepoche eccezioni positive. Unazienda produttiva, con i conti inattivo che pensa a come investirepiù che a risparmiare.Una delle punte di diamante delcomplesso è l’IDI Farmaceutici,nata e pensata dalla Congrega-zione dei Figli dell’ImmacolataConcezione di Via Monti di Cretanegli anni ’60, quando i vertici del-l’ospedale pensarono di iniziare asviluppare i laboratori di tecnicafarmaceutica e cosmetica struttu-randoli a livello industriale.Al-l’epoca si decise di stanziare lostabilimento a Pomezia, che pro-prio in quegli anni iniziava la suaavventura industriale.“Siamo state tra le prime impresedel settore farmaceutico dell’areae oggi rappresentiamo, dopograndi gruppi come Sigma Tau,una delle aziende meglio avviate– spiegano Domenico Temperinie Luciano Ragni, rispettivamenteAmministratore e Consigliere De-legato di IDI Farmaceutici –Siamo orgogliosi di avere contri-buito allo start-up industriale diun’area che oggi, insieme allaprovincia romana e pontina, rap-presenta il secondo polo farma-ceutico nazionale”.In cinquant’anni di storia, quelloche poteva essere un piccolo ri-sultato a livello locale, giganteg-gia tra i colossi farmaceuticinazionali, con circa ottanta dipen-denti a Pomezia e altrettanti infor-matori scientifici sparsi su tutto ilterritorio nazionale.La chiave del successo probabil-mente sta tutta qui: nell’alta spe-cializzazione dei prodotti. Oggil’IDI Farmaceutici è infatti l’unicaazienda italiana a fare della der-matologia clinica un criterio di ri-cerca. “Al di là della produzione difarmaci e cosmetici – sottolineaPadre Franco Decaminada, Pre-sidente di IDI Framaceutici - cisiamo specializzati in linea conl’ospedale “Istituto Dermopaticodell’Immacolata” settore dermato-logico, in tutte le patologie di que-st’area, dall’acne alla psoriasi equesto è un elemento di granderilievo sul piano clinico e farma-ceutico”. Infatti sotto la guida delPresidente Franco Decaminada èstata messa in atto una visionelungimirante e strategica che haportato l’azienda ospedaliera IDIe l’azienda farmaceutica in unadinamica moderna e competitiva.Peraltro l’IDI Farmaceutici è

l’unica azienda al mondo che faparte di un ospedale dermatolo-gico di grandi dimensioni, il più im-portante d’Italia, anche per ilnumero di posti letto. La possibilitàdi sviluppare farmaci in strettaconnessione con l’attività ospeda-liera garantisce il massimo dellacollaborazione con i pazienti cioèla clinica. I prodotti distribuiti nellefarmacie sono già stati testati consuccesso sui pazienti del poloospedaliero.Altro punto di forza, ha continuatoil Presidente Decaminada, è la do-tazione tecnologica dell’istituto.“Stiamo per avviare un laboratorioGmp per la realizzazione di nuoviimportanti farmaci nel settore der-matologico. Con il Laboratorio diIngegneria Tissutale e Fisiopatolo-gia Cutanea daremo vita ad unprodotto fatto con lembi di pelle dacellule staminali con cui riusci-remo a trattare anche le grandi pa-tologie dermatologiche: dalleulcere croniche degli arti inferiori,alle grandi ustioni, alle malattiedella pigmentazione, come la vitili-gine”.La partnership con grandi gruppifarmaceutici potrà consentire al-l’IDI di avere in dotazione un ap-parato tecnologico di avanguardiae grazie agli studi condotti all’Isti-tuto di ricerca IRCCS stiamo svi-luppando una nuova linea di

prodotti in collaborazione con altregrandi compagnie internazionali.La sfida è quella di riuscire a risol-vere le patologie ancora oggi diffi-cili da curare”.E per farlo l’IDI guarda al futuro. Ecosì mentre molti ospedali delLazio sono costretti a ridimensio-narsi, l’Istituto dell’Immacolatapensa ad aprire nuove strutture.“In futuro vogliamo aumentare il

numero dei laboratori (oggi sono11, ndr), sviluppando anche altri fi-loni di ricerca, oltre a trapianti dipelle, come l’immunologia” haconcluso Padre Franco Decami-nada.Tutte le statistiche dicono che lepatologie da contatto su base im-munitaria sono in aumento e conqueste l’esigenza di trovare far-maci nuovi e più efficaci. “Noisiamo in prima linea. La sfida piùambiziosa è quella di agganciare ilmercato dell’Est asiatico a partiredalla Corea del Sud e muovere iprimi passi verso la Cina e l’India.Una scommessa che va però an-cora studiata nei dettagli. Per ilmomento vogliamo indirizzarciverso i paesi Europei e guardareagli Stati Uniti. In futuro chissà.Tutto questo in linea con i principidi solidarietà umana e cura dellemalattie fortemente voluti e perse-guiti dalla Congregazione dei Figlidell’Immacolata Concezione.

Renato Verra

La sfida internazionale dell’Istituto Dermopatico dell'Immacolata

Idi Farmaceutici, da Pomezia alla CinaLa sanità del Lazio perde colpi, ma l’"azienda" di Monti di Creta si espande.

Il segreto del successo: tecnologia e partner di livello mondiale

L’IDI con i suoi 18.000 ricoveri e le 200.000 visite ambulatorialiannui è leader nel settore della dermatologia, dermocosme-tologia, oncologia dermatologica, prevenzione, diagnosi trat-tamento e cura dei tumori cutanei, del melanoma,circa 22diagnosi all’anno inerenti la cute, della medicina rigenerativae delle malattie rare cutanee. Ma anche nel settore della chi-rurgia plastica e ricostruttiva, chirurgia vascolare.Il complesso è dotato anche di linee produttive d’avanguardiasia dal punto di vista della ricerca sperimentale che quella di-rettamente sul paziente , attraverso l’Idi Farmaceutici di Po-mezia, nato negli anni ’60, dove un pool di ricercatoriconfronta quotidianamente i risultati ottenuti con le terapiedei pazienti.

In alto Franco Decaminada,presidente dell'Istituto Der-mopatico dell'Immacolata.Nella foto grande lo stabili-mento di Idi Farmaceutici aPomezia

La

SCHEDA

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17ATTUALITA’

LA DENUNCIASSLazio

E' polemica sul manifesto della campagna di prevenzione del ministero

Quelle immagini non aiutano le donneLa senatrice Bianconi (Pdl) attacca il dicastero della Salute“Quella pubblicità è ingannevole. I dati citati sono sbagliati”

uscita in questi giorni unapubblicità alquanto ridi-cola, e non aggiungo

altro”, lo ha affermato durante una au-dizione del Ministro della Salute Pro-fessor Ferruccio Fazio inCommissione Sanità del Senato, laSenatrice del Pdl Laura Bianconi(nella foto) che ha voluto evidenziaregli errori della campagna sul tumorealla mammella firmata dal Ministerodella Salute.Acquistare pagine di giornali e rivisteper una campagna che ha come sim-bolo un reggiseno steso per metà,oltre ai dati sulle percentuali di inci-denza del tumore al seno completa-mente errati, è una operazionedecisamente ingannevole ed è questo

che la Senatrice Bianconi ha volutoevidenziare con il suo intervento, (cichiediamo a chi è stata affidata equanto è costata una campagna delgenere… n.d.r.). Quante differenze esistono tra cam-pagne pubblicitarie sempre sui temidella sanità. Abbiamo riportato sul no-stro giornale la campagna dell’AIFAe del Ministero della Salute sul cor-retto utilizzo degli antibiotici, chesta raccogliendo un unanimeconsenso per la chiarezza delmessaggio che è stato più volteripreso anche durante importantitrasmissioni televisive. Così si fala pubblicità che incide e le cam-pagne pubblicitarie che danno ri-sposte e che riscuotono consensi.

“E’

La colonscopia come strumento discreening per le neoplasie colonrettali. E’ il titolo del convegno or-ganizzato dalla clinica Villa Pia diRoma lo scorso 22 febbraio. Un in-contro scientifico seguito da un vi-vace dibattito tra gli invitati, addettiai lavori e non. Perché sottoporsiall’esame del tumore del colon-retto? La relazione del dott. Pier-luigi Pallotto ha raccontato alla foltaplatea, inusuale, data l’ora serale,dei casi del test di primo livello(esame sangue occulto nelle feci)e quello di secondo con la colon-scopia. «La parte più difficile – hadetto Pallotto – è convincere le per-sone asintomatiche a sottoporsi altest di secondo livello». Anche per-ché i test solitamente – come havoluto sottolineare il responsabiledel servizio di Endoscopia e Ga-stroenterologia della casa di curaVilla Pia – di primo livello possonodare i cosiddetti “falsi negativi” inpercentuali comprese tra il 65-90%dei casi. E quindi diventa necessa-rio, per chi ha familiarità con que-sto tipo di tumore o abbia superatoi 50 anni, sottoporsi all’esame dellacolonscopia. Secondo l’esperienzadi Pallotto questo è un esame in-vasivo e i pazienti si sottopongonosolo con una sedazione profondaper non sentire particolari dolori. Eallora, quale potrebbe essere lanuova frontiera dello screening in

questo campo? La colonscopia vir-tuale, il dna fecale e i markers neo-plastici. Villa Pia offre l’opportunitàpiù moderna ai suoi pazienti e atutti i cittadini, quella di poter ese-guire la colonscopia virtuale perchédotata di questo nuovo strumento.Anche se ancora oggi – ripete –l’esame più efficace per escluderela patologia tumorale resta l’esameinvasivo della colonscopia. Unnuovo “strumento” da un po’ ditempo è usato: il Labrador. Sì, pro-prio così: un cane che annusando,ma solo di quella specifica razza,feci e alito del paziente riesce adiagnosticare il tumore al colonnella fase iniziale. Sembra infattiche la sua attendibilità si attesti trail 97-98%. «Se da una parte il fe-nomeno della mortalità è in diminu-zione grazie al miglioramento delletecniche chirurgiche, dall’altra è inaumento la neoplasia» A dare l’al-larme è il dottor Carlo Garufi, diri-

gente di I° livello di Oncologia Me-dica al Regina Elena di Roma, chesottolinea l’importanza della pre-venzione. Il messaggio è chiaro: siguarisce dal tumore al colon peròva individuato e per farlo occorresottoporsi all’esame della colon-scopia. Un testimonial d’eccezioneinterviene dopo le relazioni medi-che al convegno di Villa Pia: l’exministro della Salute Francesco DeLorenzo. Operato al cancro delcolon otto anni fa oggi ha una fon-dazione che si occupa degli aspettisociali della malattia (la Favo) tra-mite la quale ha messo in campodiversi progetti. Grazie al volonta-riato l’associazione ha creato ilsupporto psicologico per questimalati e ha promosso nell’ambitoUe la Giornata del malato Oncolo-gico. E poi De Lorenzo legge il cen-simento effettuato dalla suafondazione: «Lo screening vieneeffettuato a macchia di leopardo tra

nord e sud», sostiene, «Al sud lapercentuale di adesione è moltobassa e si attesta tra il 4-5-6%». Ri-sposte basse da parte del cittadinoa una chiamata di prevenzione daparte del servizio sanitario regio-nale ma va fatta anche una rifles-sione: se rispondessero tutti nonsaremmo in grado di soddisfare ladomanda di screening. I medici difamiglia, rappresentati in questasede da Pierluigi Bartoletti, segre-tario regionale della Fimmg Lazio,replicano alla classica domanda:ma i medici di base perché nonspingono verso questa preven-zione? «I pazienti vogliono starebene e per noi è difficile far passarequesto tipo di prevenzione», di-chiara Bartoletti. Secondo il sinda-calista i finanziamenti per loscreening andrebbero riallocati, inquesto momento ci sarebbe solouno spreco di risorse. «Non è il cit-tadino che deve farsi carico dellamalattia ma il medico eppure nellanostra regione non esiste la pro-grammazione sanitaria», dice il se-gretario della Fimmg. A questopunto Carlo Garufi fa una do-manda esplicita a Bartoletti: «Maquanti medici di famiglia fannopassare il messaggio che la colon-scopia riduce il rischio di morta-lità?». «Se non lo fa bisognacambiare medico!», risponde il sin-dacalista. «I medici di base fannoun lavoro di primo livello per loscreening del colon-retto» Sottoli-nea la dottoressa Cinzia Quon-damcarlo, gastroenterologa edesperta endoscopista dell’Ifo- Re-

gina Elena, «I medici Ifo non hannospazi per lo screening, il lavoro del-l’Amoc (un’associazione di volonta-riato che opera internamente all’Ifo,ndr) è sperimentale ma lo scree-ning per funzionare deve esseremirato sia come operatori dedicatiche come tempo da dedicare edunque le strutture accreditate po-trebbero essere strumento utile perabbattere i tempi lunghi degliscreening e le carenze del pub-blico». Bisognerebbe abbattere itabù pubblico/privato: la preven-zione può partire anche da unatask force composta da associa-zioni di volontariato, Fimmg, clini-che private accreditate dotate distrumenti efficienti e capofila delprogetto l’Istituto di Ricovero eCura a carattere Scientifico (Irccs)– Ifo di Roma. Ed è la propostaemersa al termine del convegno aVilla Pia. Una proposta da portarein Regione e sulla quale ragio-nare.

Alcune immagini del con-vegno "La colonscopiacome strumento di scree-ning per le neoplasiecolon rettali" organizzatodalla clinica Villa Pia diRoma lo scorso 22 feb-braio. Nella foto accanto ilsegretario del Fimmg,Pierluigi Bartoletti

Stefania Pascucci

Al Professor Raffaele PerroneDonnorso, su proposta del Pre-sidente del Consiglio dei Mini-stri, è stata conferita dalPresidente della Repubblica,con decreto datato 27 dicembre2010, l’onorificenza di Cavalieredi Gran Croce al Merito dellaRepubblica.

L’ONORIFICENZA

Colonscopiae prevenzione,Villa Piaall’avanguardia

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Sembrava granitico, inattacca-bile e immodificabile, unacondanna senza appello, de-

finitiva e inesorabile, e invece ilPiano di riordino della sanità, impo-sto dalla governatrice del Lazio Re-nata Polverini, comincia mostrare leprime crepe. Perché – evidenzia ilcomune di Bracciano che insiemead altri sei della provincia di Romaha presentato il ricorso al Tar delLazio, e vinto il primo “round” dellabattaglia, contro il declassamentodell’ospedale cittadino in “punto diprimo intervento” - le disposizionipreviste dal contestato decreto re-gionale n°30/2010 sarebbero stateassunte “dal residente Commissarioad acta a seguito di una istruttoria

frettolosa e sciatta, ed assumendo apresupposto del provvedimento im-pugnato taluni presupposti di fattofalsi e/o erronei”, in tal modo evi-denziando ”eccesso di potere, illogi-cità, e contraddittorietà interna,difetto di istruttoria, travisamento deifatti, nonché per difetto (carenza e/oinsufficienza) di motivazione”. In-somma a mettere in discussionel’opportunità dei provvedimenti pre-visti sarebbe una debolezza internadel piano stesso, strutturato – si la-menta - su valutazioni sommarie,non aderenti ai fatti e ai dati reali. Inparticolare nel ricorso del comune diBracciano si evidenzia che sebbene“il Piano tiene conto degli investi-menti effettuati o in corso (…), dellaricettività complessa delle strutturee della disponibilità delle sale ope-ratorie (…) in tutti gli ospedali di pic-cole dimensioni riconvertiti instrutture territoriali”, disponendo che

vengano “mantenute funzioni chegarantiscono l’utilizzo degli investi-menti effettuati”, non si capisce per-chè non si sia tenuto conto del fattoche “il Comune di Bracciano nel1997 ha sostenuto economica-mente con l’importo di 40milioni dilire (20.658 euro) il rifacimento delpronto soccorso” e che negli ultimitre anni “sono stati investiti oltre 5milioni di euro” per la realizzazionedi 4 posti di terapia intensiva, inau-gurati a marzo 2010, 2 modernesale operatorie, una farmacia, e perla ristrutturazione dei locali da desti-nate alle attività intramoenia, e si siapresa piuttosto la “decisione illogicadi non utilizzare” le strutture appenacostruite. Inoltre – dice il ricorso -“non è vero che la complessità dellacasistica è stata inferiore alla mediaregionale” – fra i motivi che nel de-creto giustificano la riconversione –giacché l’ospedale Padre Pio di

Bracciano è una delle poche strut-ture nel Lazio ad effettuare com-plessi interventi di rimodellamentoosseo. E poi alcuni dati significativi:nel 2009 sono stati effettuati 488 in-terventi chirurgici ortopedici, per il75% di media e grande chirurgia”;l’occupazione dei posti letto è pari al100%; il Pronto soccorso ha trattatopatologie ad alta complessità peroltre il 15% degli accessi; la percen-tuale dei pazienti che nel 2009hanno rifiutato il ricovero non è del39% ma dell’8,4% e il bacino diutenza è più ampio di quello indicatonel decreto, giacché i comuni inte-ressati hanno visto negli ultimi anniun “incremento della popolazionedel 32%”. Questi ed altri rilievihanno spinto il Tar ad accogliere il ri-corso di Bracciano: ora la parolapassa alla Regione, che ha 45 giornidi tempo per chiarire le ragioni delprovvedimento, prima del pronun-

ciamento definitivo del tribunale, chesi riunirà il 20 aprile. Ma la soddisfa-zione per la vicenda del nosocomiobraccianese, tuttavia, non può ba-stare. Resta da chiarire se quelladebolezza interna al Piano Polverinipossa mettere in discussione l’op-portunità dei tagli in altre strutturesanitarie della Regione. Ne sonoconvinti ad esempio gli amministra-tori e i cittadini della provincia di Fro-sinone, che invece hanno vistorigettati dal Tar i ricorsi presentati adifesa delle strutture del territorio,anche se i tagli riducono i posti lettoal di sotto della percentuale minimaprevista dal “Patto per la Salute”2010-2012 fissato dal Governo. Ci sichiede se una nuova e meno “fret-tolosa” istruttoria possa ridiscuterela chiusura degli ospedali di Ponte-corvo, Anagni, Arpino e Ceccano, eil ridimensionamento dei nosocomidi Atina, Ceprano, Ferentino.

La difesa delle amministrazioni locali di fronte alla strategia della Giunta regionale

Il piano Polverini “ostaggio” del TarI comuni del Braccianese ottengono dai giudici amministrativi un temporaneo stop ai tagli,

bocciato invece il ricorso degli amministratori del Frusinate. Possibile effetto domino

18ATTUALITA’

Anno I numero zero7 marzo 2011

SCENARI

Nella foto la sede del TribunaleAmministrativo Regionale delLazio, che ha respinto il ricorsodi alcuni comuni del Frusinatecontro il piano di riordino dellasanità regionale

Claudia Di Lorenzi

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19DAL TERRITORI0

VITERBOSSLazio

I vertici della Asl difendono le scelte aziendali. Prima era peggio

Luci ed ombre della sanità targata PipinoTutto concentrato su Belcolle, da Acquapendente a Civita Castellana il risiko dei tagli e delle ristrutturazioni. Il manager si difende: con la gestione Aloisio avevano toccato il fondo

Nella foto Adolfo Pipino, di-rettore generale della Ausldi Viterbo, al vertice del-l'azienda dall'agosto 2009come commissario straordi-nario

Proprio non ci sta ad accet-tare che il suo lavoro perla sanità viterbese sia

considerato “scandaloso e de-vastante”: Adolfo Pipino, diret-tore generale della Ausl diViterbo, a ridosso della presen-tazione in Regione dell’Attoaziendale, dichiara guerra allegrida allarmistiche di “molti pro-tagonisti della vita sociale e po-litica locale, molto spesso maleinformati o imbeccati strumen-talmente”, e difende il lavorofatto insieme ai suoi collabora-tori, il direttore amministrativoGrassi, il dirigente Accsi Fogliae il direttore sanitario MarinaCerimele.E piuttosto ammonisce: “Non èaccettabile addossare colpe delpassato a quella che è stata de-finita la gestione notarile diAdolfo Pipino. Cosa hanno fattoi nostri tecnici e politici che in-

tervengono sulla stampa, perevitare ad esempio che Belcollerestasse per oltre trent'anniopera incompiuta?”.In effetti guardando ai frutti della“gestione Pipino” va ricono-sciuto che, in poco più di unanno, la perdita d’esercizio del-l’azienda sanitaria è stata ri-dotta di 40 milioni, e che è statatrovata risposta a problematicheannose, tentando di tenere allalarga “la bulimica ingerenza” deipartiti. Ma per porre fine alle po-lemiche mai stanche, lo stessodg esplicita il lavoro svolto, apartire da quella che definiscela “scandalosa” eredità dell’am-ministrazione Aloisio: un’emodi-namica attiva 12 ore al giorno;strutture dipartimentali con unsolo responsabile; unità opera-tive che si sovrappongono; pre-cari fermi da 40 anni; ricorso aconsulenze esterne; lista d’at-

tesa di 50 giorni, etc. Vecchiecarenze a cui Pipino dice diaver risposto con cure “deva-stanti”: portare l’emodinamica aH24; istituire una diabetologiaper adulti; attuare un Piano peri precari; avviare il registro per itumori; fornire l’UOC di Ostetri-cia e ginecologia di Belcolle diuna sala operatoria; abbattere a5 giorni le liste d’attesa dellacardiochirurgia; azzerare leconsulenze legali esterne, etc.Ma esplicitati gli interventi fatti,a precisare i termini dell’Atto cipensa il direttore sanitario Ceri-mele, a partire da Ronciglione,dove restano “ematologia, ilprimo soccorso, l'ambulatorio inday service e radiologia” e sisperimenterà “un ambulatorio didegenza infermieristica”, men-tre sul territorio è appena partitoun servizio di assistenza domi-ciliare.

Quindi Civita Castellana, dove– precisa Cerimele – la scelta dichiudere ostetricia e ginecolo-gia è stata presa “in ossequio aivincoli imposti” perché con 350parti l’anno il reparto è al disotto del limite di mantenimentodei 500, e comunque inseritanel Piano: se i decreti regionali“prevedono chiusure – spiega -il direttore non ha autonomie daspendere” e “comunque Civitapotenzia le attività ambulato-riali”; inoltre “pneumologia èprevista come osservazionebreve (…) e Ortopedia conserva12 posti”. Su Acquapendente,che “diventa centro clinico perl’assistenza distrettuale”, il de-creto prevedeva ben poco – fanotare il direttore sanitario – mal'azienda, vista la distanza daBelcolle, ha proposto nuove tu-tele con “il potenziamento dimedicina, portando da 8 a 16 i

posti previsti, conservando ilpronto soccorso con l'eliambu-lanza, la radiologia e il laborato-rio analisi, mentre chirurgia èinserita come unità operativasemplice, day care”.A Montefiascone è mantenutogeriatria e resta il centro di sa-lute Nepi-Vignanello. Il nuovo Atto conferma l’ospe-dale viterbese di Belcolle comestruttura che accentra i servizi,anche grazie alla recente ap-provazione da parte della Re-gione di un progetto che nefinanzia il completamento: qui“terapia neonatale continua aoperare con 4 posti letto, e car-diologia pediatrica sarà ancoragarantita dentro pediatria” pre-cisa Adolfo Pipino che infinechiosa: “non chiude nessunalinea di attività”.

C.D.L.

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20DAL TERRITORIO

Anno I numero zero7 marzo 2011

LATINASi riapre il dibattito sull’ipotesi di una nuova centrale a Borgo Sabotino

Chi pensa al ritorno del nucleare nel PontinoIndagini epidemiologiche attestano: vivere nei pressi dell’impianto non lascia segni

Ma le decisioni non sono semplici e vanno prese dal governo di concerto con la Regione

Si riaccende il dibattito sulprogetto di costruzione diuna centrale nucleare in

provincia di Latina, presso ilcentro di Borgo Sabotino, conannesso centro di smaltimentodei rifiuti radioattivi in localitàGarigliano. I risultati di uno studio epide-miologico condotto dal ServizioSanitario Regionale, con la col-laborazione della Asl di Latina edi Arpa Lazio, sui cittadini deicomuni di Latina, Castelforte eSanti Cosma e Damiano, rassi-curano la popolazione e sostan-ziano il rilancio dell’iniziativa.“Vivere nei pressi delle centralinucleari di Borgo Sabotino e delGarigliano non aumenta il ri-schio di ammalarsi o di morire diuna forma tumorale causatadalle radiazioni” è il datoemerso dall’analisi commissio-nata dall’Assessore regionale

alle Politiche Sociali e alla Fa-miglia Aldo Forte, insieme conl’esponente politico locale Fa-brizio Cirilli. “Si tratta – dichiaral’assessore Forte – di uno stu-dio che, insieme al collega Ci-rilli, ho voluto che venissefinanziato, perché entrambi rite-niamo che la discussione sulnucleare è talmente delicata dadoversi basare prima di tutto sudati scientifici”. Dati che parlanochiaro: se da un lato lo studioavvalora il progetto di costru-zione del sito nucleare nel terri-torio pontino, dall’altro – asorpresa - offre solidi argomentiper scongiurarne la realizza-zione. Lo spiega ancora l’assessorealle Politiche sociali: “se da unlato non è stata rilevata alcunacorrelazione tra distanza dagliimpianti e tumori, dall’altrol’equipe scientifica ha riscon-

trato nei territori pontini presi inesame una incidenza più alta ri-spetto alla media regionale dimalattie e di altre forme tumoralinon legate, però, alle radia-zioni”. E’ proprio “la valutazioneepidemiologica – continua Forte– uno di quegli elementi che,secondo la normativa, devonoessere presi in esame nell’am-bito della discussione sulla col-locazione dei nuovi siti nucleari.E il fatto che stiamo parlando diterritori che, per quanto riguardai tassi di mortalità, presentanogià una situazione valutatascientificamente critica, potràavere il suo peso”. Un rilievoscientifico che infatti potrà es-sere offerto alla valutazione delGoverno, che ha l’ultima parolasulla collocazione dei siti, mache, al riguardo, ammette laconcertazione con le Regioni.Lo prevede proprio la nuova

versione del decreto 31 sui sitiatomici, varata dal Consiglio deiministri, la quale introduce l’ob-bligo da parte del Governo diascoltare il parere, seppur nonvincolante, delle Regioni nelledecisioni che riguardano le sin-gole centrali. Proprio grazie aquesto “spiraglio” – osserva Ci-rilli – sarà possibile far valere“l’unica osservazione che forsepuò allontanare lo spettro di unanuova centrale”; in fondo “nonserve appurare i legami certi trapatologie e servitù nucleare,possono bastare i legami poten-ziali, ed il registro tumori di La-tina parla chiaro: il nostroterritorio è fuori la norma di granlunga per le patologie alla ti-roide”. Forti di questo “postulato ogget-tivo” – esorta infine Cirilli – “tuttele forze politiche del nostro ter-ritorio devono unirsi (…) creare

una rete anche con gli altri terri-tori dei quali Latina deve esserecapofila” per elaborare “unaproposta da lanciare a livellonazionale”. Un suggerimentovalido che tuttavia tutela solo gliinteressi locali, laddove, par-lando di nucleare, pare irrinun-ciabile operare secondo unalogica di interconnessione.Forse, ampliando lo sguardo, afronte di un indubbio beneficioeconomico (l’introduzione delnucleare affranca l’Italia dalladipendenza dall’estero perl’85% del consumo di energiaelettrica) sarebbe prioritario ve-rificare, in maniera certa e defi-nitiva, l’entità del rischioconnesso al nucleare. Ci sichiede se sia possibile, postoche ce ne fosse la volontà a li-vello istituzionale.

C.D.L.

Nella foto la Centrale nu-cleare di Borgo Sabotino. Ilcentro ha annesso un polodi smaltimento dei rifiuti aGarigliano

Page 21: sanita del lazio 0a

21DAL TERRITORIO

RIETISSLazio

Nella foto Rodolfo Gianani,nominato direttore generaledella Asl reatina nel novem-bre dello scorso anno dalgovernatore del Lazio Re-nata Polverini

Sindacati infuriati, l’Atto aziendale è peggio del piano Polverini

Il Reatino in rivolta contro la AslIl direttore generale Gianani sotto accusa, “non ha nemmeno preso in considerazione le nostre richieste”. “Non in linea” le scelte per gli ospedali di Magliano e Amatrice?

E’ durata poco la tregua trai sindacati e la direzionegenerale della Asl nella

Provincia di Rieti, dove convoce unanime Cgil, Cisl e Uil ri-fiutano il nuovo Atto aziendaledefinito “inaccettabile” perché“non tiene conto delle esigenzedei cittadini”. L’accordo siglato a inizio feb-braio con il nuovo Dg RodolfoGianani, per spostare il bari-centro dell’assistenza sanitariadagli ospedali al territorio, tra-sferendo attività e competenzea hospice, studi medici conven-zionati e ambulatori, già chia-riva l’indirizzo dei verticiaziendali, ma le ultime precisa-zioni del manager sulla bozzadell’Atto riaccendono la pole-mica. E i sindacati lamentano: l’Atto èpiù mortificante del decreto Pol-verini e penalizza in maniera in-

giustificata un’area già provatada gravi carenze. “Siamo fer-mamente convinti che la bozzadell’Atto aziendale non può es-sere approvata – fanno saperein un comunicato congiunto isegretari generali di Cgil, Cisl eUil, rispettivamente Tonino Pie-trantoni, Bruno Pescetelli e Al-berto Paolucci - poiché risultainconciliabile con i decreti com-missariali in essere e con le esi-genze di natura sanitaria edassistenziale espresse dal no-stro territorio (…) il Dg Giananinon sembra aver recepito mini-mamente le nostre richieste”. Inparticolare, i sindacati criticanola forte riduzione dei posti letto– invece “sufficienti” per il ma-nager - che assegna alla pro-vincia di Rieti un indice di 2.6 Plper acuti, 0 di lungodegenza e0.1 di riabilitazione, a fronte deidati previsti dalla normativa na-

zionale che per gli stessi ambitifissa indici di 4.0, 0.15, e 0.55.Secondo i sindacati questo “si-gnifica che la provincia di Rieti,per i prossimi anni, non potràgodere di un numero adeguatodi Pl per acuti e continuerà asoffrire per la grave carenza diPl di lungodegenza e riabilita-zione”. Inoltre – osservano an-cora Cigl Cisl e Uil - nell’Attoaziendale “in difformità aquanto previsto dal Piano Pol-verini e dai decreti commissa-riali”, il Dg ha provveduto allacreazione di nuove Unità Ope-rative Complesse (UOC) fra cuiquelle di Terapia Intensiva neo-natale, Chirurgia Toraco-addo-minale, Chirurgia vascolare,Ematologia, Oftalmologia eOculista, queste ultime con unadotazione minima di Pl, da 3 a6. Parimenti sarebbe “ecces-siva” la decisione di “istituire 10

UOC nel settore amministrativosu un totale di 156 Unità, unaogni 15 dipendenti”, giacché -sebbene Gianani le ritenga “ne-cessarie per migliorare il sup-porto fornito alle attivitàproduttive e non concentrarenelle mani di pochi troppe re-sponsabilità” - il decreto regio-nale 80/2010 ammette lacostituzione di UOC solo in pre-senza di elementi che le giusti-ficano: “20 dipendenti oltre aldirettore”. E non convince i sindacati lapossibilità di “correggere” l’Attoattraverso una riduzione del10% delle UOC totali, giacchéquesta possibilità non sarebbeprevista dal decreto. Ma non ètutto: Pietrantoni, Pescetelli ePaolucci definiscono “non inlinea” con il piano regionale lescelte previste per gli ospedalidi Magliano e Amatrice, per i

quali nell’Atto manca l’indica-zione dei tempi e delle modalitàdi riconversione e della distri-buzione dei posti letto, “dandodi fatto per scontato che le duestrutture, come previsto dalPiano Polverini, sono destinatealla chiusura”. Del resto Gia-nani lo ha ribadito più volte: lariconversione dell’ospedale ma-glianese resta “blindata” perchéil piano di riordino non può es-sere “rivisto”. E dunque il Marini“non riavrà i suoi posti letto peracuti né il suo pronto soccorso,sostituito da un primo soccorsocon medici di medicina gene-rale” chiariscono infine i sinda-cati che chiedono “laconvocazione urgente dellaConferenza dei Sindaci dellaprovincia di Rieti per esprimersisull’Atto prima che diventi defi-nitivo”.

C.D.L.

Page 22: sanita del lazio 0a

Non c’è un Ospedale in Italia, sede di pronto soc-corso, che non soffra, nei periodi clou ( eccessodi caldo in estate, di freddo e di influenza, in in-

verno) di sovraffollamento. Tutti gli addetti ai lavori losanno, i politici di maggioranza lo temono, quelli di op-posizione lo attendono come uno dei momenti buoni persferrare l’attacco a chi comanda: Marrazzo –Montinoieri, la Polverini oggi. Dunque: piove, governo ladro?Così, purtroppo, sembrerebbe. Ancora una volta. Nonfacendo, così, eccezione nel Lazio, nei giorni scorsi si ègridato allo scandalo, alla disorganizzazione ed a quan-t’altro perché le barelle del 118 stazionavano nei prontosoccorsi e la gente attendeva ore per essere visitata.L’ennesima, stucchevole, trasmissione televisiva ha ri-lanciato il tema. Che fare, allora? Certamente, si po-trebbero aumentare i posti letto, a disposizione delleaccettazioni e delle osservazioni brevi, provare a coin-volgere le cliniche private ed i medici di famiglia, comeprima, più di prima. Tutto come ieri, tutto dejà vu! Ora,in più, potremmo trovarci anche con il S. Camillo cheaccoglie i migranti, perché abbiamo, udite udite, il mi-glior centro di accoglienza ad hoc che , trasferitosi alseguito del suo mentore e direttore generale, oggi sisposta dal S. Gallicano al S. Camillo.Sempre Santisono! Che tristezza! Quanta demagogia! Quanto sper-pero di risorse! Su questi temi, riteniamo si debba mi-surare la sanità moderna se vuole davvero cambiare emisurarsi con le Organizzazioni sanitarie più avanzate.Non abbiamo bisogno di imbonitori e di mercanti deltempio, che passano da uno Storace ad un Bertinotti,da un Fini ad un Berlusconi, da un Nieri ad una Polve-

rini con la facilità con la quale si cambia qualsiasi mezzodi consumo.Tornando a noi. Pensiamo per davvero che i medici difamiglia, ad esempio, possano risolvere il problema, au-mentando le prestazioni a chiamata e quindi a paga-mento? Magari in forma organizzata di cooperativa ostazionando presso ambulatori di cosiddetti codici bian-chi e verdi presso gli ospedali? Ambulatori sempre piùdesolatamente vuoti e di cui la gente non si fida? Per-ché non abbiamo il coraggio di dire che è il mercato chedeve indirizzare la nostra iniziativa? Non c’è legge,norma o raccomandazione, al di fuori di esso, del mer-cato.Solo gli epigoni di uno statalismo ormai estraneo ad

ogni logica e che , paradossalmente trasversale, al-berga solo nella sanità italiana e centromeridionale inparticolare, possono pensare che i cittadini, acritici esenza capacità di decidere, possano essere comunqueindirizzati verso strutture diverse dai pronto soccorsi,solamente perché, nei momenti difficili, il “solone diturno e ben pagato” pensa che questa sia la soluzione,indipendentemente dai bisogni espressi. Ecco la parolamagica: bisogni espressi, ovvero LA DOMANDA del cit-tadino, che, unitamente all’APPROPRIATEZZA delleprestazioni dovrebbe costituire, queste sì, il Vangelo.Accanto alle dinamiche dell’emergenza, molti operatorici hanno sollecitato, sempre più increduli, un approfon-dimento circa le nomine fatte e quelle mancate ai verticidelle Aziende sanitarie ed Ospedaliere, compresequelle Universitarie. Una domanda alla Presidente edal suo staff: Siete proprio certi delle vostre scelte? Ad

ormai quasi un anno dall’insediamento, francamente,abbiamo visto molto poco rispetto alla modernizzazione,alla innovazione, al rilancio della nostra regione. Ricor-diamo lo slogan: il Lazio come riferimento nazionale! Ecome? “ Aprendo” gli ambulatori il sabato e la dome-nica? Ottima cosa, se avessimo la certezza che dal lu-nedì al venerdì essi fossero funzionanti almeno fino alle20. E’ così? Temiamo di no. Temiamo che , nell’epocadelle telecamere , dei messaggi mediatici che durano lospazio di una giornata, questi siano solo dei “ ballonsd’essai” che lasciano incancreniti i problemi. Poi ver-ranno gli altri che denunceranno quelli di prima , cioèvoi, per non avere fatto nulla, per aver aumentato il de-ficit a dismisura con sperperi e clientele e così via di-scorrendo. Anche questo, dejà vu!Allora , siamo senza speranza? Certamente no! Anzi,abbiamo una certezza: sta crescendo, ormai sempre piùnettamente, una fascia sociale che prende contezza econsapevolezza delle sue possibilità e che , fuori da ognischema precostituito, porta avanti la professionalità,l’etica della responsabilità, soprattutto quella individuale,come metro e strumento di azione. Su di ciò si misureràanche la Polverini. Abbiamo scritto molte volte che laPresidente ha ottime capacità, che , tra l’altro, per dotenaturale, “ buca il video”. Accanto a ciò , la considera-zione che molti suoi elettori si riconoscano in questa fa-scia sociale, trasversale per cultura, anagrafe e classisociali, ci rende ancora prudentemente ottimisti circa ilfuturo.Ottimisti per volontà, da sempre: considereremmoil contrario una sciagura da evitare, per noi, per tutti.

L’osservatore

Diffidiamo di promesse e mosse ad effetto

22RUBRICHE

Anno I numero zero7 marzo 2011

DIETRO AI FATTI

Nella foto un'ambulanza del-l'Ares 118. Al vertice del-l'azienda c'è Antonio DeSantis, nomimato direttoregenerale dalla Polverini anovembre 2010

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