COLLEGIO DI TORINO
2014
"posizioni condivise..." A CURA DI
Simonetta ARDITO
Laura BAVA
Antonella CALAON
Paola CENTO VELLA
Silvia GOUCHON
Anna LOMUSCIO
Antonella MACARIO
Silvana MOSSIO
Adina PASCU
Miriam PETTI
Norberto RONCO
CON LA SUPERVISIONE DI
Barbara CHIAPUSSO
Vice presidente Collegio IPASVI di Torino
Roberto FERRONE
Consigliere Collegio IPASVI di Torino
Maria ROLLERO
Consigliere Collegio IPASVI di Torino
" ... garantire la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico - terapeutiche... " (DM739/94, art 3, comma d)
Raccomandazioni per ...
il caso delle cure domiciliari
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 2
Glossario
Sommario
Premessa..................................................................................................................................................................................................................................................... 3 A chi è rivolto questo documento? ............................................................................................................................................................................................................. 4 Raccomandiamoci di ... per una somministrazione sicura a domicilio ....................................................................................................................................................... 5 Raccomandiamoci di ... gestione dei rifiuti tutela dell'ambiente ............................................................................................................................................................. 11 Raccomandiamoci di ... per costruire una partecipazione appropriata.................................................................................................................................................... 14 Raccomandiamoci di ... documentare per supportare ............................................................................................................................................................................. 19
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Premessa
L’assistenza infermieristica nell’ambito delle cure domiciliari ha assunto e assumerà rilevanza sempre maggiore in ragione sia di una politica sanitaria che mira a
creare un connubio vincente tra economicità e qualità delle cure offerte, sia della richiesta che i cittadini fanno rispetto alla necessità di poter fruire del proprio
domicilio quale contesto di cure privilegiato.
Il Collegio IPASVI, viste le richieste e criticità che pervenivano rispetto all’esercizio professionale in quest’ambito, ha avviato un gruppo di confronto con infermieri
esperti del territorio al fine di monitorare i problemi emergenti e, nel frattempo, individuare possibili soluzioni agli stessi.
Dal gruppo è emersa la necessità di dare priorità a 4 aree di lavoro, strettamente connesse all’esercizio professionale così come sancito dal profilo professionale
dell’infermiere (D.M. 739/1994), e più precisamente:
1) la sicurezza nella gestione dei farmaci a domicilio
2) la documentazione delle cure e dell’assistenza prestata
3) la gestione dei rifiuti connesse alle pratiche terapeutiche
4) l’addestramento e l’educazione terapeutica della persona assistita e del care giver per l’autogestione della propria cura.
Il gruppo di infermieri esperti ha quindi effettuato uno specifico percorso formativo . Gli interventi sono stati registrati, sbobinati e analizzati al gruppo. A latere è
stata effettuata una revisione della letteratura nel campo.
Il gruppo ha successivamente proceduto a costruire un documento che esprimesse le posizioni condivise rispetto alle problematiche considerate /evidenziate e/o
rilevasse quegli aspetti sui quali non si è raggiunta una posizione sufficientemente condivisa e sostenuta a livello scientifico/normativo.
La metodologia adottata nel formulare le posizioni si è basata su:
1. massima considerazione per l’autonomia della persona malata, sostenuta dalla sua rete di prossimità, secondo una visione delle cure centrate sulla
persona assistita e sulla sua famiglia
2. massima attenzione all'appropriatezza e al rispetto delle competenze professionali in ragione dell'azione sinergica che si sviluppa tra le stesse
3. riferimenti a evidenze scientifiche ancorate alle conoscenze e alle esperienze dei professionisti i quali quotidianamente operano nelle diverse realtà .
La metodologia utilizzata, così come il contesto nel quale si è sviluppato il lavoro, nulla hanno a che vedere con la produzione di “raccomandazioni scientifiche”; si
è comunque optato per utilizzare il termine “raccomandazione” nel senso etimologico di “suggerimento autorevole”: un’autorevolezza che si ancora all’esperienza
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 4
dei consulenti, del gruppo di lavoro nonché al lavoro meticoloso dagli stessi effettuato. La scelta adottata è sostenuta dalla letteratura, che invita a spingersi nella
produzione di conoscenza verso approcci più articolati e verso una maggiore flessibilità metodologica1 (Pregno S, Liberati A, 2009).
Il percorso intrapreso dal gruppo si adegua agli standard di qualità previsti in letteratura per il processo di produzione di raccomandazioni:
• revisione sistematica sull’argomento, effettuata sia singolarmente sia dal gruppo;
• consulenze da parte di esperti multi professionali e multidisciplinari;
• individuazione di standard di linguaggio;
• adozione di criteri e indicatori condivisi2.
Questo documento, da intendersi in progress, è costituito da due parti:
1. un glossario
2. “le raccomandazioni - posizioni condivise " professionali
A chi è rivolto questo documento?
Il presente documento è rivolto:
1. a tutti gli infermieri che operano nell'ambito delle cure domiciliari;
2. alle direzioni aziendali, direzioni di distretto, direzioni servizi delle professioni sanitarie, responsabili servizio cure domiciliari, Medici di Medicina Generale;
3. alle équipe di cure domiciliari nel loro complesso
1 Pregno S, Liberati A. Nuovi metodi per produrre raccomandazioni cliniche e sintetizzare le prove di efficacia. In: Brunetti M. L’innovazione nell’assistenza. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2009; 1-25 2 Ballini A.L’innovazione nella implementazione. In: Brunetti M. L’innovazione nell’assistenza. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2009; 51-83
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Raccomandiamoci di ... per una somministrazione sicura a domicilio
1. Obiettivo: garantire la somministrazione corretta e sicura dei farmaci in cure domiciliari con particolare riguardo ai farmaci OSP e antibiotici
1a. garantire continuità terapeutica e condizioni di sufficiente sicurezza
Premessa:
I medicinali utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero sono i medicinali che, per caratteristiche farmacologiche o per innovatività, per
modalità di somministrazione o per altri motivi di tutela della salute pubblica, non possono essere utilizzati in condizioni di sufficiente sicurezza
al di fuori di strutture ospedaliere. (Articolo 92 - Medicinali utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in strutture ad esso assimilabili
- Decreto legislativo n° 219 , 24 aprile 2006)
La Circolare Regionale – Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte - prot. n. 273/29.5 del 13 gennaio 1998 stabilisce che l’ADI è una forma
organizzativa mista ……, pertanto è opportuno che, per la corretta erogazione del farmaco l’ADI venga assimilata ad un Servizio Ospedaliero …, e
che l’organizzazione delle varie fasi della gestione del farmaco in ADI ne derivi di conseguenza.
Azioni Razionale
Nel percorso segnalazione/presa in carico della persona da assistere a livello
domiciliare accertarsi che, rispetto ai farmaci OSP, nonché agli antibiotici siano
già state praticate in ospedale le prime "X" somministrazioni e che le stesse siano
state annotate sulla documentazione inerente la dimissione.
E' evidente la ricerca di un'azione mirata alla possibilità d'intervenire con
la massima efficacia ed efficienza nel caso di reazioni avverse al farmaco.
Non si sono però evidenziate in letteratura e/o nella pratica clinica criteri
condivisi rispetto al numero di somministrazioni antecedenti richieste
Nell'approvvigionamento3 del farmaco fare riferimento a un’unica fonte
informativa, da identificarsi con la scheda di terapia farmacologica contenuta
nella cartella clinico - assistenziale domiciliare o in subordine con il tradizionale
supporto cartaceo della ricetta, emessa dal Medico Curante
Ai fini dell'approvvigionamento dei farmaci OSP è necessario un PIANO
TERAPEUTICO del centro specialistico di riferimento che deve essere
convalidato dal MMG/PLS sulla cartella domiciliare, unitamente
all'effettuazione dell'anamnesi allergologica.
Avere a disposizione un "Kit per il pronto intervento "
Un protocollo aziendale per gli interventi in urgenza/emergenza in caso di
Gestione tempestiva di eventuali reazioni avverse
3 La fornitura del farmaco è a carico del Servizio Farmaceutico Aziendale, ed avviene secondo una procedura aziendale
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 6
reazioni avverse
Azioni Razionale
Prima dell'effettuazione della terapia accertare la
presenza del:
• consenso del paziente alla terapia
• la presenza dell'anamnesi allergologica
• la prescrizione4 del farmaco sulla scheda
farmacologica
codice deontologico infermieri 2009 - articolo 5 , 20, 21,23
Codice deontologia medica 2014, art 35
Art 54 art 51 codice penale
Il consenso informato costituisce, di norma, legittimazione e fondamento del trattamento sanitario in
assenza del quale l’intervento del medico è, al di fuori dei casi di trattamento sanitario obbligatorio ex
lege o in cui ricorra uno stato di necessità, sicuramente illecito, anche quando sia nell’interesse del
paziente.
Sono stati con Sentenza N.20894 del 27 Novembre 2012 precisati
i seguenti principi:
1) non può esservi un consenso tacito perfacta concludentia , tenuto conto dei valori in gioco. Non è
richiesta la prova scritta ad substantiam, ma certamente una manifestazione di volontà effettiva e
reale.
2) la qualità personale del soggetto da informare non fa venire meno l’obbligo di informazione; 3) l’onere della prova con riguardo all’avvenuta illustrazione delle possibili
4 La prescrizione deve soddisfare i seguenti requisiti
Chiarezza grafica: ci si riferisce all’impiego di scrittura agevolmente ed inequivocabilmente interpretabile. Chiarezza di contenuto: i nomi commerciali o i principi attivi del farmaco non devono mai
essere abbreviati; non devono essere utilizzati abbreviazioni o acronimi che possano ingenerare confusione.
Completezza: la prescrizione deve recare indicazioni di:
- le generalità del paziente;
- il principio attivo e/o il nome commerciale del farmaco,
- la dose,
- la forma farmaceutica,
- la posologia,
- la via di somministrazione,
- la durata del trattamento (inizio e termine);
- la data e gli orari se necessari,
- informazioni precise circa l'anamnesi allergologica della persona,
- la firma chiara e leggibile del prescrittore. (La normativa attuale non prevede il deposito della firma)
Tracciabilità: utilizzo di penna a inchiostro indelebile, con divieto di ricorso a metodi di cancellazione che annullino la scritta. La correzione di eventuali errori deve essere effettuata apponendo una
barra sulla scritta oggetto di rettifica con data, orario e firma di chi la effettua.
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Conseguenzedannose della terapia spetta al medico, una volta dedotto dal paziente il relativo inadem
pimento
Ministero della salute, Raccomandazione 7/2008 raccomandazione per la prevenzione della morte,
coma o grave danno derivati da errori in terapia farmacologica;
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 8
1b. gestire eventuali eventi avversi correlati alla prima somministrazione di farmaci OSP e antibiotici
Premessa:
Le reazioni avverse da farmaci possono essere distinte in:
1) Reazioni prevedibili: sono dose-dipendenti, piuttosto frequenti e nella maggior parte dei casi di modesta gravità
2) Reazioni imprevedibili: sono in genere indipendenti dalla dose (possono verificarsi anche con dosi molto piccole), sono meno frequenti ma,
possono provocare quadri clinici anche molto gravi e, talvolta, mortali.
Le reazioni allergiche, dal punto di vista delle manifestazioni, possono spaziare dal lieve rossore localizzato sulla pelle a seri effetti su organi
vitali. La risposta dell’organismo può interessare molti apparati ma, la pelle è il distretto più spesso interessato.
La grave reazione avversa gestita a domicilio richiede l'intervento immediato e coordinato in prima istanza del medico e dell'infermiere in attesa
dell'arrivo eventuale del mezzo di soccorso
http://verna.blog.tiscali.it/2007/08/04/allergie_e_reazioni_avverse_da_farmaci_1786859-shtml/
Azioni Razionale
In caso di dimissioni protette accertarsi che siano già state praticate le "X"
somministrazioni e richiedere l’annotazione delle stesse sulla documentazione
di dimissione.
Nel caso di nuova prescrizione predisporre che le prime "X" somministrazioni siano effettuate in presenza del medico
(MMG o Medico di Continuità Assistenziale)
La sorveglianza del paziente da parte del medico deve essere continuativa per
tutta la durata dell'infusione del farmaco e per almeno 15’ minuti dopo il
termine, per le prime "X" somministrazioni.
Deve essere a disposizione il "Kit per il pronto intervento " per la gestione delle
reazioni avverse al farmaco, secondo il protocollo aziendale.
Il MMG e l'infermiere devono conoscere le possibili reazioni avverse/rischi
correlati all'utilizzo del farmaco
Quasi tutte le reazioni anafilattiche avvengono entro 4 ore dalla prima
dose del farmaco. La maggior parte avvengono, al massimo, entro 1 ora
dall’assunzione del farmaco e molte entro pochi minuti o secondi.
http://verna.blog.tiscali.it/2007/08/04/allergie_e_reazioni_avverse_da_far
maci_1786859-shtml/
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1c. Ridurre il rischio di sovradosaggio accidentale di K derivante dall’uso improprio di soluzioni concentrate5 di KCl e di altre soluzioni a elevato contenuto di
potassio
Premessa:
Il Cloruro di Potassio – KCl – per via endovenosa può essere letale se somministrato in modo inappropriato; gli errori che più frequentemente si associano
all’uso improprio di KCl sono: scambio di fiala, mancata diluizione, non corretta preparazione del prodotto da infondere. (Raccomandazione Ministeriale 1/2008)
Azioni Razionale
Nell'ambito del servizio Non devono essere presenti nelle scorte di farmaci a uso corrente esistenti nel servizio le soluzioni concentrate di
KCl e le altre soluzioni a elevato contenuto di potassio per uso endovenoso.
Applicare le indicazioni nazionali e regionali al fine di individuare le cure domiciliari come
" area assistenziale nelle quali può essere richiesto l’uso urgente del farmaco..."
Le ASL devono prioritariamente fornire al servizio le soluzioni concentrate pronte all’uso presenti in commercio.
Laddove si renda necessario l’utilizzo di soluzioni con diluizioni commercialmente non disponibile, le soluzioni
devono essere preparate nella farmacia ospedaliera.
Le soluzioni concentrate di KCl e le altre soluzioni a elevato contenuto di potassio per uso endovenoso
deve essere conservate separatamente da altri farmaci, in armadio chiuso - in apposito contenitore chiuso con la
chiara indicazione “DILUIRE PRIMA DELLA SOMMINISTRAZIONE: MORTALE SE INFUSO NON DILUITO”
Al momento della segnalazione/presa in carico il MMG deve valutare la possibilità di prescrivere preparati
contenenti potassio per l’assunzione per via orale.
Il MMG deve valutare inoltre la possibilità di prescrivere soluzioni contenenti potassio per uso endovenoso in
formulazioni commerciali già pronte all’uso.
Nell'ambito del domicilio Deve essere assicurata la tracciabilità della prescrizione nella cartella clinica domiciliare del paziente da parte del
MMG/PLS, specificando: dose, frequenza, velocità di infusione, firma, data e ora.
In subordine all'utilizzo di soluzioni di K già pronte, le soluzioni possono essere preparate attenendosi al protocollo
aziendale6 .
Raccomandazione Ministeriale 1/2008
In Cure Domiciliari l’approvvigionamento
del farmaco avviene prioritariamente
attraverso la farmacia dell’ASL ma è
possibile anche attraverso l’utilizzo di
ricetta regionale redatta dal MMG nelle
farmacie del territorio.
5 Per soluzioni concentrate di KCl e altre soluzioni ad elevato contenuto di potassio si intendono:
- Soluzioni contenenti 1 mEq/ml di potassio
- Soluzioni contenenti 2 mEq/ml di potassio
- Soluzioni contenenti 3 mEq/ml di potassio
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1d. assicurare la possibilità di autogestione del farmaco da parte della persona assistita e/o del caregiver
Dgr 41-5952 “Linee guida per l’attività del servizio di cure domiciliari nelle ASL della regione Piemonte” 7/5/2002
Azioni Razionale
Il caregiver viene informato/addestrato dall’infermiere e dal MMG alla sorveglianza
dell’infusione. In particolare:
verifica che l’infusione mantenga la velocità impostata con il regolatore di flusso non
modificandone la regolazione
contatta tempestivamente il servizio nel caso in cui la velocità di infusione sia diversa da
quella impostata dall’infermiere
controlla l’eventuale comparsa di segni o sintomi quali confusione mentale, ipertermia,
dolore improvviso all’arto o altri sintomi non accusati in precedenza; in tali casi chiude il
morsetto e contatta tempestivamente il MMG e l’infermiere
chiude il morsetto e toglie il flacone al termine dell’infusione
conserva il flacone vuoto fino alla successiva visita dell’infermiere.
Le cure domiciliari devono prevedere il contratto educativo di sicurezza come “strumento
di lavoro” degli operatori , della persona assistita, della famiglia, utili a definire gli scopi
dell’intervento e a valutare come e quando si giunge al risultato. La stipula di un
“contratto” tra gli operatori, la p.a. ,i familiari e/o il caregiver consente un’ottimizzazione
dei tempi e delle prestazioni, crea una sorta di “alleanza terapeutica”, si inserisce in un
contesto di educazione sanitaria rivolta ai familiari, che mira a rassicurarli sui problemi
sanitari del loro congiunto e, nel contempo, anche attraverso l’acquisizione di tecniche
assistenziali, per aiutarli ad assisterlo a casa nel modo più appropriato.
Fondamentale è il potenziamento della funzione dell’infermiere nei confronti del “self
care”, in rapporto con la famiglia non sostitutivo ma di rinforzo e di aiuto.
6 La preparazione deve essere effettuata garantendo il controllo da parte di due infermieri utilizzando la seguente procedura:
Un infermiere (infermiere A) nella sede delle cure domiciliari:
- prepara i farmaci e il materiale per la singola infusione controllando la corrispondenza con la prescrizione medica
- compila un’etichetta che deve contenere il cognome e il nome del paziente, la quantità di farmaco, la velocità di infusione e la firma
- inserisce i farmaci, il materiale e l’etichetta compilata in un contenitore separatamente da altri farmaci o materiali.
Un altro infermiere (infermiere B), a domicilio:
controlla la corrispondenza dei farmaci predisposti, con la prescrizione medica presente nella cartella domiciliare
prepara l’infusione (diluendo il farmaco secondo la prescrizione medica)
- controfirma l’etichetta e la appone sul flacone
- agita il flacone (per garantire la completa omogeneizzazione della soluzione)
- inizia l’infusione utilizzando un regolatore di flusso
- registra nella cartella l’avvio dell’infusione
- controlla l’impostazione del regolatore di flusso all’inizio dell’infusione e poco prima di lasciare la casa dell’assistito, registrando tali controlli sulla cartella clinica
- alla visita successiva l’infermiere incolla l’etichetta sul diario clinico della cartella.
-
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 11
Raccomandiamoci di ... gestione dei rifiuti tutela dell'ambiente
Obiettivo generale Migliorare la sicurezza degli interventi assistenziali in regime di cure domiciliari garantendo un corretto stoccaggio raccolta e smaltimento dei rifiuti sanitari a
rischio infettivo prodotti da personale infermieristico o dal care giver a casa della persona assistita attraverso:
1) la diffusione di raccomandazioni volte a definire i processi di stoccaggio, raccolta e smaltimento dei rifiuti sanitari a rischio infettivo,di cui all’articolo 2
comma 1 lettera d) del D.P.R. 254/2003
2) diffusione della cultura della raccolta rifiuti in funzione della tutela ambientale
Premessa:
I rifiuti sanitari comprendono tutti i rifiuti prodotti all'interno di strutture sanitarie ... relativi a procedure mediche. Inoltre, esso comprende gli stessi tipi di
rifiuti provenienti ... prodotti nel corso delle cure sanitarie intraprese in casa (ad esempio dialisi domiciliare, auto-somministrazione di insulina, ... (OMS Safe
management of wastes from healthcare activities – Second edition, agosto 2014)
Per i rifiuti da assistenza domiciliare, da emergenza-urgenza extraospedaliera e da ambulatori decentrati, si considera luogo di produzione l’azienda sanitaria
di riferimento e il conferimento dei rifiuti a tale struttura non è soggetto agli obblighi di registrazione di cui al d.lgs. 152/2006 ed è esentato dall'ADR ( accordi
internazionali e alle norme che disciplinano il trasporto delle merci pericolose su strada) L’attività di assistenza sanitaria domiciliare (ADI) è l’attività organizzata ed effettuata dall’azienda per i servizi sanitari presso il domicilio degli utenti o presso
locali messi a disposizione dalle amministrazioni comunali, con personale dipendente dell’azienda sanitaria stessa.
Si tratta di un’attività la cui caratteristica peculiare è quella di avere inizio e termine presso l’azienda sanitaria di riferimento, analogamente a quanto avviene
per l’emergenza sanitaria extraospedaliera
L’errata gestione dei rifiuti sanitari a rischio infettivo, ad esempio se smaltiti nei cassonetti dei rifiuti urbani, potrebbe provocare conseguenze importanti per il
care giver e per il personale addetto al ritiro dei rifiuti urbani
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 12
Obiettivi specifici Garantire una corretta raccolta dei rifiuti sanitari prodotti durante l’assistenza domiciliare.
Azioni Razionale
Garantire la presenza costante al domicilio di:
• DPI,
• contenitori per lo smaltimento dei rifiuti sanitari
1. decreto legislativo 3 aprile 2006, 152 “Norme in materia ambientale”, parte
quarta, “Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti
inquinati”.
2. decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 2003, n. 254
“Regolamento recante disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma
dell’articolo 24 della legge 31 luglio 2002, n. 179”;
3. decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 “Testo unico
delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope,
prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza”;
Il pubblico potrebbe anche essere a rischio ogni volta che rifiuti sanitari
pericolosi sono smaltiti impropriamente. I rischi connessi con piccole fonti di
rifiuti sanitari non deve essere trascurato. Queste fonti includono rifiuti
prodotti da assistenza sanitaria a domicilio e contaminati esempio materiali
usa e getta, come aghi usati iniezione di insulina, o addirittura per via
endovenosa ... (OMS Safe management of wastes from healthcare activities –
Second edition, agosto 2014)
Attenersi a protocolli e procedure aziendali (qualora presenti)
Richiesta di protocolli e procedure aziendali (qualora assenti)
Smaltire correttamente i rifiuti sanitari a seconda della tipologia:
Diffondere la cultura della tutela ambientale attraverso la gestione corretta dei rifiuti prodotti
Azioni Razionale
Educare la persona e/o il caregiver al corretto utilizzo dei DPI e alla raccolta in
sicurezza dei rifiuti sanitari
Codice deontologico dell’Infermiere 2009 Articolo 19
L'infermiere promuove stili di vita sani, la diffusione del valore della cultura
della salute e della tutela ambientale, anche attraverso l’informazione e
l'educazione. A tal fine attiva e sostiene la rete di rapporti tra servizi e
operatori.
Informare consegnando apposita brochure sullo smaltimento dei rifiuti
sanitari a domicilio
The International Solid Waste Association (ISWA) sostiene che deve essere
sviluppato un sistema informativo adeguato visto l'aumento delle cure fornite
a domicilio
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 13
Garantire modalità di raccolta dei contenitori contenenti rifiuti sanitari pericolosi prodotti da personale ASL o dal care giver a casa della persona assistita. Azioni Razionale
Attenersi a protocolli e procedure aziendali (qualora presenti) Codice deontologico dell’Infermiere 2009 Articolo 48 L'infermiere, ai diversi
livelli di responsabilità, di fronte a carenze o disservizi provvede a darne
comunicazione ai responsabili professionali della struttura in cui opera o a cui
afferisce il proprio assistito.
Richiesta di protocolli e procedure aziendali (qualora assenti)
L' operazione di raccolta dei contenitori dei rifiuti sanitari non deve essere
considerata come attività a carico del personale infermieristico.
Codice deontologico dell’Infermiere 2009 Articolo 49
L’infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i
disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera.
Rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o
ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato
professionale
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 14
Raccomandiamoci di ... per costruire una partecipazione appropriata
Obiettivo generale
Sviluppare la presa a carico della persona e della famiglia sostenendo il processo di autodeterminazione e di autocura
Premessa:
La scarsa autonomia del paziente e/o del caregiver nella gestione della malattia cronica comporta accessi impropri al SSN, una riduzione della
qualità di vita e il rischio di comparsa di complicanze.
E' quindi necessario effettuare un approccio educativo per sviluppare l'autonomia delle persone che contrasti:
a) gli interventi educativi non formalizzati e non progettati che se possono migliorare le conoscenze non modificano i comportamenti e, di
conseguenza, non possono sviluppare la capacità di autocura delle persone sia rispetto a sé sia rispetto a congiunti dei quali si prendono carico
b) La mancanza di continuità assistenziale comporta confusione, sovraccarico, rischio di mancata aderenza, ridotta fiducia, demotivazione
mentre, al contrario la continuità assistenziale garantisce la serenità, evita sovraccarico, aumenta l’aderenza terapeutica, la motivazione e
l’empowerment.
E' inoltre indispensabile evidenziare l’eventuale assenza di un caregiver o la presenza di condizioni ambientali minime che compromettendo la
presa in carico e il mantenimento a domicilio della persona richiedono ulteriori sviluppi nelle relazioni con i servizi sociali, di volontariato ecc.
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 15
Obiettivi specifici
Rendere il paziente e la famiglia/caregiver il più possibile autonomo nella gestione della malattia cronica, per mantenerlo a domicilio
Azioni Razionale
- Identificare con la persona assistita ed il caregiver i bisogni, le aspettative, le risorse disponibili
(sanitarie, sociali ed economiche)
- Aiutare i pazienti/famiglie a comprendere la situazione clinica, le sue ripercussioni , il trattamento e
le prospettive
- Educare il paziente/famiglia a riconoscere e gestire le crisi e i fattori che interferiscono sul normale
andamento delle loro condizioni (reperire segnali di allarme, applicare il giusto comportamento
terapeutico, saper interpellare le figure sanitarie idonee, adattare il trattamento in base alle
variabili fisiopatologiche/quotidiane)
- Educare all’utilizzo delle risorse del sistema sanitario-assistenziale ( sapere dove e quando
chiamare, chi chiamare, trovare un’informazione utile)
- Condividere il percorso assistenziale domiciliare con la persona assistita
- Educare i pazienti e i caregiver nella gestione del trattamento e dell’assistenza (praticare le
tecniche, la terapia, … )
- Favorire un atteggiamento proattivo tra il caregiver ed il servizio, attraverso consulti telefonici,
follow up programmati ed estemporanei, controllo a distanza del percorso assistenziale.
- Iniziare il percorso di educazione al paziente e alla famiglia/caregiver già durante il ricovero in
acuzie
- Personalizzare l’intervento educativo ai singoli e alle loro famiglie/caregiver (saper adattare
l’intervento nella gestione quotidiana)
“RNAO – Clinical best Practice Guidelines
Strategies to support self-management in Chronic
Conditions: collaboration with clients” Settembre
2010;
“Gli infermieri assistono I clienti nell’utilizzare le
informazioni delle tecniche di self-monitoring per
gestire la loro condizione” p. 43
Cooper H., Booth K., Fear S., Gill G. Chronic disease
patient education. Lessons from meta-analyses
Education and Counselling. 2001; 44, 107-17
“I programmi di educazione terapeutica hanno
un’influenza positiva sui livelli di conoscenza dei
pazienti, sulla loro malattia e sulle loro
competenze, in termini di capacità gestuali, di
tecniche e di presa di decisioni che riguardano la
loro salute e il loro trattamento”
D’Ivernois Gagnayre Educare il paziente 2006
“L’educazione terapeutica non va effettuata
soltanto in ambiente ospedaliero, può realizzarsi
nel corso di un colloquio individuale, nello studio
del MMG o ancha al suo domicilio. Ogni
componente del team ha una specificità, il cui
apporto arricchisce l’ET”
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 16
Formalizzare un contratto educativo che contenga i bisogni formativi, gli obiettivi, i tempi, il coinvolgimento della persona assistita e/o del
caregiver, la valutazione dei risultati
Azioni Razionale
- Riconoscere i bisogni dei pazienti
- Tener conto dello stato emotivo dei pazienti, delle loro esperienze e
delle loro rappresentazioni mentali della malattia e del trattamento
- Redigere con il paziente e la famiglia un contratto educativo
condiviso
- Definire le azioni educative
- Scegliere gli strumenti per educare i pazienti
- Instaurare una relazione empatica
- Valutare gli esiti e rivalutare il percorso
OMS “Therapeutic patient education: continuing education programmes for health
care providers in the field of prevention of chronic diseases: report of a WHO
working group” 1998; p. 18-19
“l’educazione terapeutica del paziente è un processo di apprendimento sistematico,
centrato sul paziente … deve essere strutturata, organizzata e fornita in maniera
sistematica a tutti i pazienti attraverso una varietà di mezzi”
Renders The Cochrane Database of systematic Reviews 2002
“Gli interventi educativi progettati adeguatamente e realizzati da diverse figure
professionali (èquipe e MG) migliorano ulteriormente i risultati clinici quando le
strutture sanitarie sono organizzate a gestire il processo di cura”
Brown Res. Nurs Health 1992
Clement Diabetes Care 1995
Corabian 2001
“Interventi educativi tradizionali migliorano le conoscenze ma non sono in grado di
modificare I comportamenti”
Anderson diabetes care 1995
Grey Diabetes Education 1999
Day Diabetes Metab Res Rev 2000
“Gli interventi educativi più efficaci sono quelli mirati sulla specificità bio-psico-
sociale del paziente e con obiettivi negoziati, limitati, raggiungibili”
D.G.R. 41-5952 del 7 maggio 2002
National Consensus Development Conference Caregiver. Caregiver assessment:
principles, guidelines and strategies for change. Family caregiver Alliance 2006. (
http://www.guideline.gov/content.aspx?id=9670&search=family+caregiver+alliance
“RNAO – Clinical best Practice Guidelines Strategies to support self-management in
Chronic Conditiorns: collaboration with clients” Settembre 2010;
“Gli infermieri organizzano follow up regolari per i clienti in base alle preferenze e
alla disponibilità. Gli infermieri e i clienti discutono e si accordano sui
dati/informazioni che saranno rivisti ad ogni appuntamento” p. 51
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 17
Art 27 Codice Deontologico dell’Infermiere 1999
“L’infermiere garantisce la continuità assistenziale anche contribuendo alla
realizzazione di una rete di rapporti interprofessionali e di una efficace
gestione degli strumenti informativi”
Valorizzare la figura del caregiver nella presa in carico della persona assistita in collaborazione con l’équipe multidisciplinare
Azioni Razionale
- Identificare precocemente il caregiver fin dal primo contatto
- Valutare il possesso di requisiti minimi del caregiver (es.:
conoscenza minima della lingua italiana, disponibilità, …)
- Fornire al caregiver un’informazione puntuale ed esauriente
sulle problematiche di cui soffre la persona assistita, sui
bisogni assistenziali e le cure necessarie e sulle risorse
- Consentire al caregiver di esprimere in modo libero la
disponibilità e consentirgli in ogni momento di rivedere la
propria posizione
- Supportare il caregiver e riconoscere precocemente eventuali
segnali di stress da sovraccarico
- Certificare le competenze acquisiste dal caregiver
- Monitorare nel tempo le capacità acquisite
Articolo 32 Codice Deontologico dell’Infermiere 1999
“L’infermiere si impegna a promuovere
la tutela degli assistiti che si trovano
in condizioni che ne limitano lo
sviluppo o l’espressione, quando la
famiglia e il contesto non siano adeguati
ai loro bisogni”
Heleso R, Sorensen L, Lorensen M. Nurses’ information management at patients
discharge from hospital to home care. International Journal of Integrated Care
2005;5- ISSN1568-4156http://www.ijic.org/.
Lotus Shyu Y,Chi Chen M, Chen S, Wang HP, Shao JH. A family caregiver-oriented
discharge planning program for older stroke patients and their family caregivers.
Journal of Clinical Nursing 2007; 17: 2497–2508.
Feinberg LF. Caregiver assessment. AJN 2008;108:38-9.
Given B, Sherwood RP. What knoledge and skills do caregivers need? AJN
2008;108:28-34.
Yedidia MJ, Tiedermann A. How do family caregivers descrive their needs for
professional help? AJN 2008;108:35-7.
Principi di Primary Health Care del WHO (1978, 2008)
Feinberg LF. Caregiver assessment. AJN 2008;108:38-9.
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 18
Costruire un’organizzazione funzionale al percorso che garantisca la continuità assistenziale.
Azioni Razionale
- Adottare preferibilmente modelli organizzativi che sostengano
l’approccio personalizzato, responsabile e continuativo , multi
professionale e multidisciplinare (quale ad esempio il primary
nursing)
- Favorire la costruzione di reti di servizi integrati
- Favorire l’integrazione tra reti formali e informali
- Accompagnare la persona assistita e la famiglia nei cambiamenti di
setting assistenziale (casa, ospedale, riabilitazione, struttura
residenziale per anziani, …)
Heleso R, Sorensen L, Lorensen M. Nurses’ information management at patients
discharge from hospital to home care. International Journal of Integrated Care
2005;5- ISSN1568-4156http://www.ijic.org/.
Lotus Shyu Y,Chi Chen M, Chen S, Wang HP, Shao JH. A family caregiver-oriented
discharge planning program for older stroke patients and their family caregivers.
Journal of Clinical Nursing 2007; 17: 2497–2508.
Systematic Review of the Effectiveness of Primary Care Nursing; Keheler H.,
Parker R., Abdulawadud O., Francis K; 2008
Principi di Primary Health Care del WHO (1978, 2008)
Collegio IPASVI di Torino - documento in progress - settembre 2014 19
Raccomandiamoci di ... documentare per supportare
Obiettivo generale Documentare con efficacia e nel rispetto di quanto sancito dalle norme in materia il percorso della persona assistita e i processi clinico assistenziali applicati
Azioni Razionale
Documentare il processo assistenziale infermieristico in ogni sua parte:
raccolta dati;
analisi dei bisogni assistenziali;
formulazione di obiettivi assistenziali personalizzati;
pianificazione ed erogazione dell’assistenza infermieristica;
valutazione dei risultati ottenuti.
Ministero della Salute 17 giugno 1992” linea di guida del Ministero della
salute "la compilazione, la codifica e la gestione della scheda di
dimissione ospedaliera istituita ex DM 28.12.1991"”
Cassazione penale, sez VI – 30/6/1975
D.P.R. 128/1969 art 7 e 41
D.P.R. 128/1969 – D.lgs 30 settembre 1963, n. 1409
Legge n. 42 del 26/02/1999
Codice Deontologico dell’Infermiere n. 1/09 del 10 gennaio 2009-
Documentazione infermieristica
Codice Penale,
Codice Civile
Ministero della Salute “ Sicurezza dei pazienti e gestione del rischio
clinico: Manuale per la formazione degli operatori sanitari
Convezione di Oviedo ratificata in Italia con la Legge n.145/2001 “ Piena
ed intera esecuzione alla Convenzione ad Governo ad adottare uno o più
specifici decreti legislativi
Det. AIFA 2004 del 29 ottobre 2004 (Suppl. GU n. 259 del 04/11/2004) e
successivi aggiornamenti
D.G.R. 19-2561 del 5/9/2011 “ Monitoraggio e controllo dell’attività di
ricovero”
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Azioni Razionale
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Reato di falso in atto pubblico