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CON IL PDL Domenicale - Secolo d'Italiaoccasione per scoprire il fascino e il mistero dei...

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3 5 6 Ranking mondiale: l’Italia si piazza al 14mo posto, il nostro “power” è sempre più soft Adolfo Urso: «Sul Made in Italy è ora di battere i pugni sui tavoli di Strasburgo» 14 16 Errori editoriali: quando l’autore del “Gattopardo” fu rifiutato da Einaudi d’Italia SOFT POWER ANNO LX N.257 WWW.SECOLODITALIA.IT 1 EURO domenica 25/11/2012 SPED. IN A.P. - DL 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 ART. 1, COM. 1, DCB) ROMA CON IL PDL Domenicale Philippe Daverio: «Povera televisione italiana, sotto la dittatura dei reality show» Franco Cardini: «Non solo banche, Anche nel mondo della cultura ci stanno commissariando» Fidatevi dell’Italia (ma solo in cucina)
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Page 1: CON IL PDL Domenicale - Secolo d'Italiaoccasione per scoprire il fascino e il mistero dei sotterranei di Viterbo, e per ascoltare e conoscere in maniera più approfondita la musica

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Ranking mondiale:l’Italia si piazzaal 14mo posto,il nostro “power”è sempre più soft

Adolfo Urso:«Sul Made in Italyè ora di batterei pugni sui tavolidi Strasburgo» 14 16

Errori editoriali:quando l’autoredel “Gattopardo”fu rifiutatoda Einaudi

d’Italia

SOFT POWER

ANNO LX N.257

WWW.SECOLODITALIA.IT

1 EUROdomenica 25/11/2012SPED. IN A.P. - DL 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 ART. 1, COM. 1, DCB) ROMA

CON IL PDLDomenicale

Philippe Daverio:«Povera televisioneitaliana, sottola dittaturadei reality show»

Franco Cardini:«Non solo banche,Anche nel mondodella cultura ci stannocommissariando»

Fidatevi dell’Italia(ma solo in cucina)

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Musica medievale nella città sotterranea

ViterboOggi 25, alle 17

Suoni e canti del Medioevoin un concerto esclusivo eprezioso, nel cuore dellacittà nascosta. Un percorsoemozionale unico eimperdibile, dove le storiedella antica Viterbo sifondono con i suoni e icanti del medioevo, nelventre della cittàsotterranea. Un evento chevuole offrire un’avvincenteoccasione per scoprire ilfascino e il mistero deisotterranei di Viterbo, e perascoltare e conoscere inmaniera più approfondita lamusica sacra e profana delDue/Trecento.

“Perdutamente”al teatro India

RomaLunedì 26, alle 12

Incontro con la stampa perpresentare al teatro India, inlungotevere Vittorio Gassman, ilprogramma “Perdutamente.Variazioni, incidenti, distrazioni,teorie sul tema della perdita”.Un progetto promosso dalTeatro di Roma. IntervengonoFranco Scaglia, Gabriele Lavia ele compagnie e gli artistiprotagonisti del progetto.

Opera, Muti presentail “Simon Boccanegra”

RomaLunedì 26, alle 18

Pende il via martedì 27

novembre la nuova stagione delTeatro dell’Opera. Sul podioRiccardo Muti, che – in omaggioal Bicentenario verdiano –dirigerà “Simon Boccanegra”, “Idue Foscari” e “Nabucodonosor”.Muti presenterà il “Boccanegra”in una conferenza che terràlunedì 26, alle 18, nell’aulamagna del Rettoratodell’università La Sapienza, inpiazzale Aldo Moro.

Musei in musicaper tutta la notte

RomaSabato 1 dicembre

Quarta edizione di Musei inmusica, iniziativa promossa daRoma Capitale, Assessorato allePolitiche Culturali. Oltre 80 eventimusicali ad ingresso gratuitoanimeranno più di 35 siti, tra

musei e altri spazi culturali,straordinariamente aperti di serae visitabili gratuitamente dalle 20alle 2. Tra gli eventi, a LaPelanda si esibisce in setacustico Tiromancino con dueconcerti alle ore 21.30 e alle ore23.00. Il Palazzo delleEsposizioni ospita il concerto, inset acustico, di Luca Barbarossa,accompagnato da Mario Amicialla chitarra classica (ore 21.30 ealle ore 23.00. All’Auditorium delMuseo dell’Ara Pacis si svolge IItestamento di Faber (21.00,22.30, 24.00), grande concertoomaggio a Fabrizio De Andrèeseguito da dieci musicistiromani.

FestivalStoria 2012:sul MediterraneoTorino-NapoliDal 3 all’8 dicembre

Si svolgerà a Torino e aNapoli l’ottava edizionedel FestivalStoria sultema “Mediterraneo. Marenostrum?”. Tra gli ospitiMaurice Aymard,Francesco Barbagallo,Géraud Poumarède,Kaytarina Tsapopoulou,Josè Enrique Ruiz-Domènec.

“Progetto di memoria”,al via il corso

RomaDal 4 al 6 dicembre

L’Accademia nazionale diSan Luca, (piazzadell’Accademia di SanLuca 77), organizza“Memoria-ProgettoMemoria”, corso a curadi Francesco Moschini.

Antonia Basciani

utta l´Italia in una Fiera.L´Italia dei territori menoconosciuti, delle eccellenze

gastronomiche e dei tesori culturalida riscoprire. Quell´Italia che saràprotagonista della prima edizionedel Salone delle Identità Territoriali,Rassegna nazionale dei territori edelle produzioni identitarie, che sichiude oggi alla Fiera di Genova.La manifestazione nasce per legaresinergicamente prodotti, territori eturismo e così valorizzare

Tconcretamente le produzioni dinicchia e di eccellenza italiane.Dando il giusto risalto e facendoconoscere le produzioni artigianalie agroalimentari, mettendo invetrina le risorse storico-culturali eambientali caratteristiche edemblematiche di Comuni,Province, comprensori omogeneiche sono la base di partenza delleazioni di marketing territoriale.Un’opportunità importante per glienti pubblici e per i produttorilocali che, per la prima volta alivello nazionale, avranno la

possibilità di promuoversi,sostenere e far conoscere lepeculiarità e le produzionitradizionali del proprio territorio.L’area espositiva si sviluppa intornoa una grande piazza, piazza Italia,dove tutte le straordinariepeculiarità del nostro Paesetroveranno spazio per degustazionie presentazioni. A contorno il FoodVillage, un mercato allestito contradizionali bancarelle peracquistare le eccellenzedell’enogastronomia italiana eFood Experience, un unico

ristorante condiviso da piùprofessionisti della cucina per unaproposta enogastronomicatrasversale ai diversi territoripresenti e poi ancora il Foodedutainment, un’Arena del gustodedicata a momenti diintrattenimento, spettacolo ecultura gastronomica con showcoking, degustazioni guidate,workshop e laboratori. Un’areaspecifica è dedicata alla consulenzae all’informazione con sale perseminari sul marketing territoriale esulla valorizzazione dei prodotti.

GENOVADOMENICA 25Prodotti Dop e Igp

Nel Padiglione B dellaFiera di Genova oggidalle 10 alle 20. Alle 11presso la salaconference Prodotti diqualità DOP e IGP eInternazionalizzazione, esperienze didistribuzionedell’agroalimentare diqualità Relatori:Beppe Di Simone, addi Fiera di Genova SpA– Giorgio Lazzaretti,Direttore delConsorzio per laTutela dell’OlioExtravergine di OlivaDOP – Andrea DellaGatta, Presidente delConsorzio del PestoGenovese – WalterMartini, a.d. SISACentro Nord.Moderatore: PaoloMassobrio –giornalista, PresidenteClub di Papillon.

Identità territorialia Genova

La fiera

Quotidiano di Alleanza NazionaleGIORNALE MURALEREGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N. 16225 DEL 23/2/76

EditoreSECOLO D’ITALIA SRL

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2 DOMENICA 25 NOVEMBRE 2012

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Guido Liberati

l Paese più influente al mondo. Percultura, innovazione, livello di attrattivaper gli stranieri. Dopo un anno

glorioso, Olimpiadi in testa, la GranBretagna si aggiudica il primo posto nellaclassifica dei paesi con il maggiore softpower, calcolato sulla base del livello diattrazione e persuasione che esercitano sulresto del mondo, scalzando per la primavolta dal podio anche gli Stati Uniti.Sono lontani i tempi del grande impero,ma la Union Jack torna a sventolare fiera,grazie ad una fortunata sequenza di eventiche ha avvicinato il resto del mondo aquesta bandiera e a questo Paese,apprezzandolo. Almeno secondo la rivistaMonocle che pubblica lo studio annualesul ‘Global Soft Power’. Creato ad Harvardnel 1990, stila una classifica dei paesi sullabase degli standard di governo, diinfrastrutture diplomatiche, ma anche dellivello di produzione culturale, capacità diistruzione e attrattiva per gli stranieri.Il momento è fortunato per la GranBretagna grazie ad una sequenza di ottimeperformance, spiega il direttore di“Monocle”, Tyler Brulè: le Olimpiadi sonostate un successo, anche da un punto divista promozionale su scala globale. Poi cisono quelle istituzioni britanniche garanziadi qualità che fanno la loro parte, come laBbc (recenti scandali a parte ndr) ol’Economist, media tra i più rispettati nelmondo. C’è la musica: quest’anno 22album di autori britannici hannoguadagnato le vette delle classifiche in tuttoil mondo. E ancora lo sport, con il tennistascozzese Andy Murray che ha vinto il suoprimo Grand Slam a New York o il ciclistaBradley Wiggins che ha conquistato il Tourde France. Sul cinema, poi, la britishness hatoccato vette altissime grazie a Skyfall, ilfilm che ha festeggiato il 50esimoanniversario della saga di James Bond e lacui uscita è stata senza dubbio un eventoplanetario.Quest’anno «c’è stato qualcosa che haattratto da questa parte dell’Atlantico quelvento che solitamente gonfia le veleamericane», ha detto Brulè. «Gli Stati Unitisono stati abbastanza ripiegati su se stessiper via delle elezioni». Un parere condivisodalla specialista di questioni americanepresso il think tank Chathan House:«Credo che il risultato della classifica siaverosimile: il Regno Unito ha goduto diuna grande presenza internazionale ,mentre l’America era molto concentratasulle elezioni. Credo che gli Stati Unitisottovalutino l’importanza del ‘soft power’,con una tendenza a concentrarsi sultangibile e concreto». Nella classifica, alterzo posto figura la Germania «perl’enorme potenza economica», la Francia«che rimane leader nelle gallerie d’arte, neimusei e nelle cucina». Al quinto la Svezia,«anche se gli stereotipi degli Abba e di Ikearimangono forti». Al sesto il Giappone, che«da quando si è aperta al mondo crescenella mode e nei mercati alimentari». E chesi impone perfino «nella musica pop». E l’Italia? Al quattordicesimo posto. Dietropersino a Canada, Sud Corea, Norvegia eFinlandia. «Resta la paria dei migliori stilistidi moda e della cucina d’eccellenza, ma èpenalizzata dalle fibrillazioni economiche».Quindi nella musica veniamo superatidalla Sud Corea e dai giapponesi,nell’architettura dai Finlandesi e nellecapacità diplomatiche, dagli australiani(nono posto). Così che il nostro soft powerrisulta sempre più soft.

I

Italia al 14mo posto:il nostro powerè sempre più soft

Se contano più i jeansdei caccia militariPiù dei caccia F24 i blue jeans.Più delle capacitàdiplomatiche, la Coca Cola. Piùdelle marce musicali la musicarock. Era il 1990 quando nelvolume Bound to Lead ilProfessor Joseph Nye coniò perla prima volta il concetto disoft power, riferendosi allacapacità di uno Stato diottenere esiti politici concretiattraverso la seduzione inveceche mediante la coercizione oil pagamento. Il riferimentoprincipale di Nye eranochiaramente gli Stati Uniti:quella sua definizione, infatti,voleva rappresentare una nettarisposta alle teorie cheintravedevano l’inizio deldeclino americano.Egli dimostrò che la primapotenza mondiale disponevadi strumenti che andavanoaldilà delle risorse militari edeconomiche: la sua cultura, ivalori istituzionali erepubblicani e lo stile dellapolitica estera divenneroquindi i tre pilastri delconcetto di soft power.La definizione di Soft power?Joseph Nye L’abilità di ottenerequanto desideri mediantel’attrazione, invece cheattraverso la coercizione o laremunerazione. E’ la facoltà diconvincere gli altri a volere ciòche tu stesso vuoi,condizionandoli edinfluenzandoli tramite il ricorsoa fattori immateriali come latradizione culturale, leideologie ed il valore simbolicodelle istituzioni. Sempresecondo il politologoamericano, il potenziale diattrazione di un Paese poggiaessenzialmente su tre pilastriprincipali: la cultura, i valoripolitici di riferimento e imessaggi che traspaiono dallasua condotta in politica estera.

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Se gli architetti italiani nonpiacciono, al di là dellearchistar, non è solo unproblema estetico. Minor stileitaliano all’estero vuol diremeno rubinetti italiani,

piastrelle italiane, tendeitaliane. È tutta una filierache lavora o non lavora sullascia di un incremento o di uncalo del fascino nazionale.Eppure pare che, nella

Penisola, nessuno sia dispostoa confrontarsi su questoterreno. L’arte è arte, eprescinde dal gradimento delpubblico. Così si finanziano,con soldi pubblici, film che

non avranno spettatori. Mache entusiasmano i rispettiviregisti. Ed il costoso festival diSanremo, quale ricaduta hapresso il pubblicointernazionale?

Purtroppo lo stiledi vita e la culturache affascinano gli stranierirappresentano il passato del nostro Paese. Non il presente

Teresa Alquati

a Francia ha da tempo superato l’Italiacome meta turistica. Gli addetti delsettore culturale in Francia

(considerando tutti gli operatori, daidocenti universitari ai giornalisti, dalleguide museali ai musicisti) sono il 50 percento in più rispetto all’Italia.Probabilmente i due dati sono collegati esono la dimostrazione pratica che con lacultura si può mangiare, contrariamente aciò che pensa un ex ministro italiano e nonun mandriano texano. D’altronde ilprogressivo arretramento dell’Italia nelleclassifiche del soft power è la logicaconseguenza di atteggiamenti di questotipo. Se non si investe, anche nella cultura,l’indebolimento è inevitabile.Ma non soltanto in termini di prestigiointernazionale. Perché il successo del madein Italy, dello stile italiano nel mondo, èstrettamente legato al successo dello stile divita italiano. In altri termini si acquistano,all’estero, vestiti italiani, cibi e vini italiani,auto italiane perché nell’immaginariocollettivo mondiale l’Italia è il Paese dellacultura, dei reperti archeologici romani, delbel canto, dei centri storici medievali,dell’architettura di pregio, di Fellini, diDante. Purtroppo, però, lo stile di vita e lacultura che affascinano gli stranierirappresentano il passato del Paese. Non ilpresente.E questo, anche sul fronte dell’export, è unerrore che costerà caro. Un volume diPaolo Camaiora, dedicato alle coloniemarine del Littorio sulla costa apuano-versiliese, evidenzia come la Torre diMarina di Massa abbia rappresentato un

Lmodello per gli architetti giapponesi checercavano nuovi criteri antisismici. E non acaso le abitazione realizzate all’Aquila neglistessi anni sono quelle che non sono statedistrutte dal terremoto. Ma l’architetturaitaliana di quel periodo rappresenta ancheun modello di stile e di business. Coloniein grado di ospitare un migliaio di bambinivenivano realizzate in meno di un anno e acosti ridotti da giovani architetti che eranoliberi di sperimentare. Stile, ma ancheeconomia. E ora invece l’architettura dimaggior fascino è quella di altri Paesi,compresi quelli scandinavi che hanno unnumero di addetti negli ambiti culturaliproporzionalmente doppio rispettoall’Italia.Ma se gli architetti italiani non piacciono,al di là delle archistar con immaginigonfiate su basi che nulla hanno a che farecon lo stile, non è solo un problemaestetico. Minor stile italiano all’estero vuoldire meno rubinetti italiani, piastrelleitaliane, tende italiane. È tutta una filierache lavora o non lavora sulla scia di unincremento o di un calo del fascinonazionale. Eppure pare che, nella Penisola,nessuno sia disposto a confrontarsi suquesto terreno. L’arte è arte, e prescinde dalgradimento del pubblico. Così sifinanziano, con soldi pubblici, film chenon avranno spettatori. Ma cheentusiasmano i rispettivi registi. E il costosofestival di Sanremo, quale ricaduta hapresso il pubblico internazionale? Davveroqualcuno è convinto che i cantantisanremesi abbiano un peso sui gusti deigiovani di altri Paesi? In compenso Torinoospita, con crescenti successi, il festivalinternazionale della musica elettronica.

Con musicisti spesso stranieri che, loro sì,incidono sulle scelte culturali dei giovani, apartire da quelli italiani.Manca, nel complesso, la voglia diinvestire. E quando i soldi ci sono, mancala voglia di innovare. Una città ha successocon una manifestazione culturale? Ilcomune a fianco la copia e la riproponeidentica. Ripetitività, abitudine, routine. Etagli, tagli e ancora tagli. Certo, ifinanziamenti a pioggia che hannocaratterizzato le strategie di molti assessorialla cultura, rappresentavano uno spreco.Ma rinunciare a finanziare la culturasignifica non far crescere i giovani italiani,non fornire loro quegli strumentiindispensabili per affrontare il mondo. Egiovani ignoranti peggiorano lacompetitività dell’Italia. Al contempo nonsi attraggono gli stranieri, né quelli cheverrebbero in Italia per ammirare paesaggi,città, musei e città, né quelli disposti adinvestire per attività economiche.In fondo basterebbe osservare ciò chesuccede all’estero. Da un lato l’esempiorusso, con il governo di Mosca che ignoraogni forma di soft power, puntando solosulla forza delle materie prime efregandosene di continue campagnemediatiche negative. Dall’altro l’esempiofrancese, dove città come Lione attiranoinvestitori dei settori più avanzati (dalletecnologie d’avanguardia all’industria dellacreatività) puntando sul fascino cittadino esulla fama di capitale dei gourmands. Inquesto modo nella capitale del Rhône-Alpes arrivano sia i turisti sia i managerdelle imprese che si insediano a Lione.Manager felici di trasferisrsi in una cittàcool, dove si vive e lavora bene.

Su cibo e business impariamo

dalla Francia

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Adriano Scianca

arà sicuramente capitato a tutti diutilizzare mobili svedesi e diballare un tormentone

sudcoreano, ma parliamoci chiaro: chiè, nell’ultimo anno, che ha mai vistoun film finlandese, mangiato in unristorante canadese, sognato divisitare un museo danese? Eppuretutti questi Paesi, secondo la classificadi “Monocle”, surclassano l’Italia intermini di “soft power”. Parliamodell’influenza culturale e mediaticanel mondo, cioè il nostro piatto forte.Eppure pare che l’Italia non vada oltreil 14esimo posto. Perché accadequesto? “Perché certe classifiche sonoancora basate su criteri utilitari edeurocentrici”, spiega lo storico FrancoCardini.

Professore, come giudica questa classifi-ca?Non so se i sociologi abbiano giàcreato il concetto di “Prodottoculturale lordo”, ma credo che ce nesia bisogno, perché è giunto ilmomento di distinguere con chiarezzail potere economico e militare dalpotere mediatico. Esiste una capacitàdi produrre idee e influire sui modi dipensare che pesa enormemente sulloscacchiere internazionale. Altri Paesi,magari più grandi dei primi, sonotuttavia meno originali e vengonomeno ascoltati.

L’Italia passa dal 16esimo al 14esimo po-sto. Il progresso, dicono, è merito delpassaggio da Berlusconi a Monti. Ma, aldi là degli aspetti pittoreschi che gene-ravano l’ironia dei media internazionali,siamo davvero sicuri che il peso realedell’Italia sia cambiato?Vede, noi siamo guardati all’esterofondamentalmente come deicialtroncelli. “Si sono almeno liberatida quell’episodio clownesco”, diconodi noi, pur mantenendo ancora fortiperplessità. Ma il punto è che sel’Italia è più apprezzata oggi è soloperché, fra i paesi a rischiodell’Eurozona, il nostro è quello chepiù docilmente si è fattocommissariare dai mercati e dagliorganismi sovranazionali. Se questo èun modo di guardare positivamente alnostro Paese... Francamente mi sentopiù umiliato ora che quando midicevano che ero un servo diBerlusconi, seppur, nel mio caso, unservo piuttosto riottoso.

Di un 14esimo posto non c’è comunqueda andare molto fieri...In realtà non è una cosa che facciastupore, ma certo deve allarmare, purealla luce del peso per esempioturistico e artistico del nostro Paese.Anche se forse è giunto il momento dicambiare certe prospettive antiquate.

Cosa intende dire?Mi riferisco a quelle buffe statisticheche vorrebbero in Italia il 90% delleopere d’arte mondiali. Credo chequesto valga solo se facciamo centrosull’arte intesa in senso medievale-umanistico, ma se ampliamo laprospettiva e pensiamo all’arte anchein senso antropologico, questo non èpiù vero. Forse dovremmo averecategorie meno eurocentriche o

S

occidentocentriche.

In questo senso stupisce l’assenza inclassifica di nazioni come Cina, India, Su-dafrica, mentre il Brasile è solo 17esimo.Guardiamo ancora troppo al nostro om-belico?C’è un sommerso che è in crescita, cisono Paesi come quelli che lei hacitato che sono in piena ebollizione.Le faccio un solo esempio: quantosono ridicoli quei quotidiani italiani– e non faccio nomi per carità dipatria – che dipingono l’Iran come“isolato” sulla scena internazionale?Dietro Teheran ci sono “solo” Russia,Cina, Brasile e Sudafrica. Cioè lequattro economie emergenti chedomineranno il mondo entro brevetempo. Forse dobbiamo raddrizzare larotta e mettere meglio a fuoco larealtà.

Fa scalpore che gli Usa siano stati spo-destati dal primo posto...In realtà è almeno dagli anni ‘70 chesi registra una decrescita nei confrontidella capacità americana di influire

sul mondo. Dos Passos l’avevapredetto con largo anticipo, quelladegli Usa è una decadenzaannunciata.

Un altro dato curioso è quello della Coreadel Sud all’11esimo posto. Davvero ilGangnam Style pesa più della CappellaSistina?Questa è stata esattamente la grandesfida perduta del XX secolo e sarà lagrande sfida – forse ancora una voltaperduta – del XXI: finché un centrocommerciale sarà agli occhi dellapopolazione media più importantedella Cappella Sistina avremo diquesti problemi. Ci vorrebbe unainversione di rotta, bisognerebbescalzare l’individualismo, l’utile dalprimato che è stato loro conferito.Purtroppo oggi viviamo in una societàdell’immagine. Non, attenzione,dell’immagine con la I maiuscola madi quella mediatica. Il nostro mondonon è cristico, ma demonico. Anchese qualche segnale contrario siintravede. Forse per il futuro nontutto è perduto.

Vista da Franco Cardini«Il nostro Paese è quello che più docilmente si è fattocommissariare dai mercati e dagli organismi sovranazionali.Francamente mi sento piùumiliato ora che quando mi dicevano che ero un servo di Berlusconi»

«Il sorpasso inglese sugli Usa?Quella americana è una decadenza annunciata»

“Anche nella culturaci hanno commissariato”

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Francesca Siciliano

Italia é un’eccellenza in moltissimisettori strategici, come la moda-lusso o l’ enogastronomia, ma

secondo la classifica stilata dalla GlobalSoft Power - quella che calcola l’influenzadi un Paese sulla scena internazionale -siamo al 14mo posto dopo la Corea delSud e la Finlandia. Dove sbagliamo noiitaliani? Secondo Adolfo Urso, che è statoviceministro dello Sviluppo economicocon delega al Commercio estero nelgoverno Berlusconi, c’è un dato che fa dacartina di tornasole: l’export, che ha semprerappresentato il motore della crescitaitaliana, nel mese di settembre ha registratoun dato negativo. Per non parlare dell’Ice:esiste solo sulla carta e «in rappresentanzadel commercio con l’estero non ci sono néimpulsi né strategie messe in campo dalgoverno».

Adolfo Urso, l’export, fino a poco tempo fa vo-lano della crescita economica, ora sembra se-gnare una battuta d’arresto. A suo parere qualè la causa?Ci sono cause interne ed esterne. Quelleinterne sono rappresentate dalle difficoltàdi tutte le imprese per la stretta creditiziache rende difficile ogni prospettiva diinvestimento e di importazione e perl’assenza di politiche di governo a sostegnodell’export italiano. Due anni fa mi opposiall’abolizione dell’Ice. Poi è statoricostituito, ma solo sulla carta: di fattonon è mai piú stato operativo. A questo

’Lbisogna aggiungere anche il rallentamentodelle economie dei paesi emergenti, comela Cina o il Brasile; questo ha fatto sí che iltutto si ripercuotesse anche sulla nostraeconomia. Da qui le cause interne: ad ogginon esiste né un ministero né unesponente in rappresentanza delcommercio con l’estero: non ci sono néimpulsi né strategie politiche.

Molti infatti sostengono che il governo Montiabbia avuto in Europa un atteggiamento un po’remissivo...Sí, purtroppo proprio sotto l’aspetto dellosviluppo economico. In altri ambitil’esecutivo di Monti ha segnato dei risultatipositivi, come nella politica monetaria, maper quanto riguarda l’export, anche a causadell’assenza di un esponenterappresentativo nelle sedi opportune, cisono stati dei problemi.

Tra cui quello sulla questione del Made in Ita-ly. Cosa è successo in Commissione?Il regolamento sul quale lavoravamo daquasi 10 anni e che era riuscito a ottenerel’unanimità da parte del Parlamentoeuropeo sotto impulso della delegazioneitaliana, è stato clamorosamente ritiratodalla Commissione europea che avrebbedovuto realizzarlo. Il governo, dunque, nonè stato in grado di imporsi.

Quindi la teoria della “seggiola vuota” in Euro-pa è ancora attuale?In questo caso sí, è clamorosamenteattuale. Agli incontri degli esponentieuropei per il commercio con l’estero sono

sempre andate persone diverse. Ma questonon basta per avere voce in capitolo. Serveuna politica vera ed efficace.

Su quali temi a Bruxelles dovremmo “battere ipugni” sul tavolo?Avremmo dovuto farlo, come abbiamofatto in più occasioni su dossier di interesseper Germania e Gran Bretagna; spesso sicostituiscono maggioranze particolari incambio di appoggio reciproco. Ma questoappoggio è mancato in una questione cosístrategica come quella del Made in Italy.

Dove stiamo sbagliando?Noi non lavoriamo come Sistema-Paese.Come italiani siamo forti quandolavoriamo da soli in contesti molto difficili,penso a Mario Draghi nella Bce. Nonsiamo forti come squadra Italia, non siamocapaci a lavorare tutti insieme. È come seavessimo dei campioni prestati agli altri,capaci di segnare gol e ribaltare il risultatodi una partita quando meno te lo aspetti.In passato per tanti anni abbiamo lavoratoin squadra, ma l’economia italiana avevaun trend positivo solo perché crescevaall’estero con esportazioni e investimenti.Oggi che si è fermata la crescita dell’exporte in aggiunta alla contrazione interna,quella dei consumi, abbiamo l’accentuarsidella crisi.

La ricetta?Dobbiamo ricreare il sistema Italia,facendo leva sulle 4500 imprese emultinazionali italiane: è da qui che si devericominciare.

Made in Italy in crisi«Due anni fa mi opposiall’abolizione dell’Ice. Poi è stato ricostituito, ma solo sulla carta: di fatto non è mai piú stato operativo. Ad oggi non esiste né unministero né un esponente in rappresentanza del commerciocon l’estero: non ci sono néimpulsi né strategie politiche»

Urso: “È ora di battere i pugni

sui tavoli di Strasburgo”L’analisi del viceministro per il Commercio estero del governo Berlusconi:

«Per l’esecutivo Monti l’export non è unapriorità. Non ci sono né impulsi né strategie

politiche. Al Parlamento europeo non facciamo sentire la nostra voce.Dobbiamo ricreare il sistema Italia,

facendo leva sulle 4500 imprese e multinazionali italiane»

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Antonio Valerio Spera

rima donna della storia adottenere una nomination agliOscar come miglior regista,

autrice di indimenticabili capolavoridi successo internazionale comeTravolti da un insolito destinonell’azzurro mare di agosto (rifattopoi dagli americani – “il remake perfortuna non l’ho visto”, affermaironicamente), Arcangela FeliceAssunta Wertmüller von Elgg Spanolvon Braueich, a tutti nota come LinaWertmüller, classe 1926, racconta lasua vita e la sua straordinariacarriera nell’autobiografia “Tutto aposto e niente in ordine” (edizioniMondadori) da pochi giorni nellelibrerie.

Come mai ha deciso di scrivere un’auto-biografia?Ho sempre fatto quello che volevofare. Non so il vero motivo per cui hodeciso di scriverla in questo periododella mia vita, è capitato per caso. Hovoluto scriverla e basta.

Nel suo libro si respira fortemente lagrande atmosfera dell’Italia degli anni’60 e’70, che cosa è rimasto oggi dell’Ita-lia di quel periodo?È rimasta l’Italia. Perché il nostroPaese oltre ai cambiamenti che ci sonostati e ad essere quello che è, rimane

Pun grande contenitore di civiltà, didialetti, di percorsi, di avventure.

Però in questo momento in molti rimpian-gono i “bei tempi”. A lei piace oggi il no-stro paese?Tutti si lamentano, io no. Dico solouna cosa: basta piangersi addosso.L’Italia è tuttora un paese magnifico,ricco di stimoli e di bellezza. Io stobenissimo, mi piace la gente,l’atmosfera. E poi scendo di casa e stoa Piazza del Popolo. Non c’è niente dipiù bello.

Nella classifica del “soft power” stilatadalla rivista londinese Monocle, troviamoprima la Gran Bretagna e l’Italia è soloquattordicesima. Che ne pensa di questo? Il fatto che sia una rivista londinese amettere al primo posto la GranBretagna mi fa sorridere. Ma a partequesto, credo che gli inglesi riescanoad avere più influenza all’estero grazieal fattore lingua, che non èassolutamente da sottovalutare e chefacilita nettamente questo processo.

E per quanto riguarda l’Italia? Si ritrovadietro a paesi come Finlandia, Svizzera,Corea del Sud…Sinceramente non so spiegarmelo,non so quali parametri vengano presiin considerazione. Mi sembra stranoperò, siamo sempre un paese digrande cultura.

Ma se ad esempio guardiamo alla condi-zione del cinema italiano, è inevitabileconstatare che non sia così influente al-l’estero come lo era quarant’anni fa.Credo che il discorso sia diverso. Siapiuttosto una questione di numeri.Una volta producevamo più di 250film all’anno, oggi se arriviamo acinquanta è tanto. E non è vero cheraccontiamo male il nostro paese, ilproblema è che la produzione èlimitata e tanto è limitata laproduzione tanto lo è di conseguenzala rappresentazione dell’Italia nelcinema.

Non crede però che una volta il nostro ci-nema funzionava anche perché sapevaessere più “cattivo” nei confronti della re-altà italiana?I cineasti italiani hanno raccontatola società in molti modi, attraversola commedia all’italiana ad esempio,o con il grottesco come ho fatto io.Ma i film di un tempo non misembravano e non mi sembrano cosìcattivi e cinici, e allo stesso modonon vedo assolutamente buonismonel cinema di oggi. Ci sono moltiregisti che mi piacciono e non vedouna crisi del cinema italiano,almeno nelle idee. Certo,bisognerebbe crederci di più da unpunto di vista produttivo. Tutti:dalle istituzioni ai privati. Serve piùcoraggio.

Dal libro all’intervistaA 86 anni la regista italiana più apprezzata a Hollywoodsprona i connazionali: «Non credo alla classifica della rivista britannica.Il nostro Paese resta un grande contenitore di civiltà»

“Non sottovalutate

il genioitalico,ci rialzeremo

anchestavolta”

L’ottimismodi Lina Wertmüller:«Italiani, non piangiamociaddosso. Siamoancora la patriadella bellezza»

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La lezioneasiatica:

anche il golfdiventa un affare

Nel libro di Daniel Tatarsky “Subbuteo. Storia illustrata della nostalgia”una sorta di manuale di sopravvivenza per chi ancora non vuole arrendersi alle consolle e ai videogiochi

Quegli irriducibili nostalgici del Subbuteo...

L’inventoreL’inglese Peter Adolph alla finedegli anni quaranta diede unaforma compiuta e un brevettocon il Subbuteo ai tanti giochipiù o meno artigianaliprecedenti.

Michele De Feudis

l cofanetto con i dieci giocatori e l’astacon il portiere. Il panno verde, il pallonee la voglia di giocare a calcio con le dita,

trasformando la propria stanza di casa in unimmaginario stadio Santiago Bernabéu. Igiochi legati al calcio si moltiplicano con ilprogresso delle tecnologie, i programmi dipallone per consolle sono svariati, ma se sivuole provare la magia vintage l’unica stradaè il Subbuteo. «Quando ero bambino, nonc’era da vergognarsi ad avere mal di schienae ginocchia doloranti. Perché seufficialmente il gioco si chiama Calcio datavolo Subbuteo, conoscevo poca gente checi giocava davvero su un tavolo»: così DanielTatarsky presenta il volume “Subbuteo.Storia illustrata della nostalgia”, tornato inlibreria in edizione deluxe (pp. 112, euro 29,Isbn). Attore londinese, Tatarsky traduce lasua passione per questa disciplina sportivain energia nel descriverne la genesi, le regolee soprattutto il fascino senza tempo cherende possibile ancora la costituzione nelmondo di federazioni che radunano iscritti epromuovono competizioni internazionali.L’Italia annovera il campione MassimoBolognino, vincitore di ben sedici titolimondiali che gli hanno fatto meritare ilsoprannome di Maradona del Subbuteo.Il calcio si può giocare con una palla dipezza, con carte arrotolate unite dal nastroadesivo, con gli zaini scolastici usati come

Ipali della porta. O trasfigurando i giocatoriin tappi metallici di bottiglie. L’ornitologoinglese Peter Adolph alla fine degli anniquaranta diede una forma compiuta e unbrevetto con il Subbuteo ai tanti giochi più omeno artigianali precedenti (il calciosoffiato, il calcio magnetico e il Newfootyche aveva dischi o gettoni che simulavano icalciatori). L’apoteosi ci fu durante icampionati del mondo d’Inghilterra del1966, quando con i primi spot televisivi ilcalcio da tavolo divenne un fenomenoplanetario, fino ad avere nel 1982 ben settemilioni di praticanti. Nel 1978 il campionemondiale juniores, Andrea Piccaluga (oraeconomista della Scuola Superiore di Pisa),fu portato in tour nel mondo e le sue ditafurono assicurate per alcune centinaia dimigliaia di sterline…«Uno dei piaceri del Subbuteo era far finta diessere il proprio campione – spiega Tatarsky– o la propria squadra preferita, ma era unagran gioia anche sentire di famosi calciatoriche giocavano a Subbuteo». Non a casoPaolo Di Canio, quando nel 1996 passò dalMilan al Celtic, rivelò di conoscere il coloredelle maglie del club scozzese – bianche everdi – perché da bambino possedeva lasquadra nella riproduzione in miniatura. Tragli aneddoti più curiosi, c’è anche il metodocon cui Bill Shankly, allenatore del Liverpoolnegli anni settanta, caricava i suoi giocatorinello spogliatoio: stendeva un panno verdecome fosse l’Old Trafford e schierava la

formazione di Subbuteo del ManchesterUnited. Partiva dal portiere Alex Stepney einiziava a dire che non sapeva giocare eriponeva il giocatore in tasca. Proseguiva cosìdemolendo gli avversari fino a lasciare incampo solo tre campioni dei Red Devils:Denis Law, Bobby Charlton e George Best.Se i giocatori del Liverpool non riuscivano abattere una squadra di tre elementi, «nonavevano il diritto di indossare la maglia delproprio club».Negli anni novanta si arrivò a disputarecampionati del mondo e d’Europa diSubbuteo, con inevitabili polemichesull’obbligo di utilizzare una specificaattrezzatura. Poi cambiò anche la base deicalciatori, sempre più bassa per consentire dicolpire con maggior facilità il pallone evenne la crisi, le maglie del table socceravevano meno appeal del calcio deivideogame, e tutto ciò influì sullaproduzione industriale della Hasbro: primafu deciso di ridurre il numero delle squadremesse sul mercato (solo 46) e nel 2000 fuinterrotta la realizzazione del prodotto. Inseguito l’azienda americana tornò sui suoipassi rilanciando una versione del Subbuteodel ventunesimo secolo, con le divise deiquattordici maggiori club europei.Negli ultimi anni ha trionfato ilcollezionismo, la confezione Munich WorldSeries in vendita solo per tre anni dal 1973 ole introvabili Austria Vienna e AustriaSalisburgo hanno quotazioni rilevanti su

eBay, ma il cimelio più introvabile ècostituito dalla riproduzione dei Beatles conil mini-formato dei calciatori.Il Subbuteo ha avuto anche una seconda vitaletteraria. Irvine Welsh, autore del bestseller“Trainspotting”, ha scritto il romanzo “Unatesta mozzata” (Guanda), costruito sulprotagonista, Jason King, un campione diSubbuteo, vero nerd che ascolta Cat Stevense sogna di sedurre la bella del suo paesinoFife, mentre in “Io non ho paura” (Einaudi)di Niccolò Ammaniti compare laricercatissima squadra da tavolo delLanerossi Vicenza. Nicola Deleonardis,invece, ha curato il saggio “Subbuteo… oson desto” (Minerva edizioni) che raccoglietestimonianze sul table soccer di allenatoricome Alberto Malesani e Mario Somma, egli amarcord dell’attore Gianmarco Tognazzie dei giornalisti Riccardo Cucchi e MarcoMazzocchi. I nostri anni liquidi consumano in unbattibaleno non solo miti culturali o starmusicali ma triturano rapidamente pure lepassioni ludiche. È difficile prevedere quantopossa sopravvivere allo scorrere del tempo ilSubbuteo. Tatarsky resta però fiducioso: «Secinquanta milioni di fan di Elvis nonpossono essersi sbagliati, un numero similedi appassionati di Subbuteo non puòrimanere deluso. E allora, quando cade lapioggia e le strade sono bagnate, tirate fuoriil campo e non dimenticatevi di calciare conle dita».

Il Subbuteo è una vera e propriadisciplina sportiva.L’Italia annovera ilcampione MassimoBolognino, vincitoredi ben sedici titolimondiali che gli hanno fattomeritare il soprannome di Maradona del Subbuteo.

Sport e businessL’estremo oriente è diventato unaspecie di secondacasa per il Toureuropeo del golf.I campi della Cina,della Tahilandia e delGiapponesono tra i piùapprezzatitra i praticanti:un’occasione per incentivarel’indotto procuratodal turismo di lusso

Elisabetta Pacifici

er giocare a golf esserestupidi non ènecessario ma aiuta».

L’aforisma di George BernardShow da qualche anno ètradotto sempre piùfrequentemente in cinese e ingiapponese. Perché le tigriasiatiche si contendono ilprimato non solo nell’industriaautomobilistica e tecnologica,ma anche nello sport simbolo diricchezza. Basta dare un’occhiata allaclassifica femminile mondialedelle migliori golfiste: lamaggior parte arriva dall’Asia.Non a caso anche i circuiti sonosempre più indirizzati verso ilSol Levante. Persino l’EuropeanTour 2012 vede molte tappe inEstremo Oriente: da Singapore(dove ha vinto il nostroManassero) ad Hong Kong. Ipraticanti sanno bene che icampi da golf più belli delmondo sono ospitati in Asia:location esclusive come HironoGolf Club situato sopra la cittàdi Kobe in Giappone, il piùrinomato luogo per i giocatoriorientali. Storicamente ilGiappone è la nazione cheospita più campi da golf in Asiama anche alcuni dei piùimportanti al mondo, tuttirealizzati intorno ai primidecenni del ‘900. Il KawanaResort è il posto preferito dimolti giocatori di golfgiapponesi, progettato daCharles Alison nel 1936 si trovasu un promontorio con unasplendida vista sull’OceanoPacifico e il Monte Fuji come

P«sfondo. Uno dei più antichi è ilTokyo Golf Club, fondato nel1913 e spostato diverse volteprima di stabilirsi nellaposizione attuale. Nel sud-estasiatico ben 13 golf club sonoaffidati al Singapore GolfAssociation, oltre al SentosaGolf Club che ospita l’annualeSingapore Open. Di rilevanteimportanza e altrettanta bellezzatroviamo il Tanah MerahCountry Club, un maestosogiardino tropicale. Per un campomoderno dallo stile prettamenteamericano l’ideale è il LagunaNational Golf di Singapore,costruito su terreni bonificati dalmare. Persino la Corea del Nordcomunista, dove per ragionieconomiche il golf non è unosport diffuso, vanta un campo, ilPyongyang costruito alla finedegli anni ’80 per il 75°compleanno dell’ex leader nordcoreano Kim Il Sung, situato inun luogo suggestivo vicino alleacque del lago Thaesong. Discorso a parte merita ilMission Hill, esclusivo golf clubcinese con i suoi 22 campi a 18buche. In Asia, tuttavia, ilsecondo mercato dopo quellostatunitense rimane quello delGiappone con 2.350 campi enove milioni di praticanti.Circoli frequentati da clientidella elite nipponica che, tra unapartita, e l’altra concludonoqualche buon affare. Per gliappassionati meno facoltosisono invece a disposizionecampi pubblici (solo a Tokyo cene sono un centinaio) tuttiaffollatissimi. Perché il golf,almeno in Giappone, è davverouno sport per tutti.

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Seicento: il bellodel barocco

Un’epoca da rivalutareUn versione alternativa del Seicento italiano e napoletano è quella fornita dall’accademico iberico Elias de Tejada in “NapoliSpagnola. L’età d’argento nelle Spagne 1598 – 1621”

Leonardo Giordano

urante il secolo deilumi, in tutta Europa,si è affermata e

sedimentata una sorta didamnatio memoriae neiconfronti di due epoche: ilMedioevo e il Seicento,considerate epoche dioscurantismo. Se per ilMedioevo, a mezzo di unacostante opera direvisionismo, a partire daHuizinga e Bloch sino aBraudel e al nostro Cardini,le cose sono decisamentecambiate non altrettanto puòdirsi del Seicento. Sicchél’arte barocca è consideratauna sorta di arte minore,nonostante Caravaggio,Bernini, Shakespeare,Cervantes, Lope de Vega,Tasso e da Palestrina. Inpolitica la tirannia sarebbestata una dominante, messain discussione solo nel ’700,salvo poi scoprire che leteorie politiche illuministichefurono il fisiologico esito diMachiavelli e Hobbes, cioèdei maggiori teorici deldispotismo e della“necessità” del tiranno.Un versione del tutto diversaed alternativa del Seicentoitaliano e napoletano èquella fornita da Elias deTejada nel suo “NapoliSpagnola. L’età d’argentonelle Spagne 1598 – 1621”edito dalla casa editricepartenopea “Controcorrente”(pagg. 622 € 25,00).Il saggio del celebreaccademico spagnoloricostruisce la ricca storiadelle idee politiche edestetiche che si affermaronoa Napoli durante la così detta“dominazione spagnola”. Neescono fuori scenari ineditied originali: il Regno diNapoli tentò già dal Seicentol’unificazione della penisolasotto un’unica statualitàscontrandosi con Venezia, laSavoia sabauda e persino conlo Stato pontificio. Sul piano

D

culturale si tentò persinol’adozione dell’italiano diFirenze; insomma si avvertìprima di Manzoni lanecessità di oltrepassare ilcampanilismo linguistico deidialetti “sciacquando i panninell’Arno”.A ciò si aggiunga il dato diun’autentica fioritura dellapolitologia per tramite di“chierici” che non operaronosolo a corte secondo loschema machiavellicodell’intellettuale organico alPrincipe ma spesso anchenelle più remote periferie delregno: fu così dei lucaniGiovanni A. Brancalasso diTursi, Andrea Molfesio di

Ripacandida e Giovan F.Capobianco di Muro nonchèdel cosentino Giovanni A.Palazzo.Essi propugnavano una“monarchia limitata”,“moderata e temperata” dalleleggi, riflettenti il dirittonaturale e quindivichianamente il “Vero”, daicorpi intermedi cuispetterebbe la guidadell’amministrazioneperiferica dello Stato, dallerappresentanzedell’aristocrazia con lafunzione di collaborare lamonarchia nella fattura delleleggi e nel governo del regno.L’esito di questa incubazione

cultural- politologica fu ilpensiero di Gian BattistaVico.Nell’Europa delle monarchieassolute e protestanti, che siproclamavano di dirittodivino, si affermavano ledottrine di Hobbes, Grozio,Pufendorf e Bodin mentrenella Napoli spagnola delseicento la monarchiafeudale stava gradualmentecedendo il passo ad unmoderno sistema politicoantiassolutistico edantitirannico, nel segno delledottrine politiche cattoliche,antimachiavelliche, dimatrice tutta italiana e affattod’oltralpe.

Storia italiana dello spazioGiovanni CapraraBOMPIANIpp 487 euro 19

Visionari, scienziati e conquiste

Dizionario di buone maniere e cattivi pensieriMarlene DietrichCASTELVECCHIpp 190 euro 14,50

dal XIVsecolo allastazionespaziale. Unlibrodocumentato eappassionante che èuna lunga

storia di uomini: visionari,scienziati, tecnologi e politici chehanno sostenuto l’ideadell’esplorazione dello spazio.

bolognesedepistaggi,bugie emisteriirrisolti sullabanda dellaUno bianca.Decine dimorti, uncentinaio di

rapine: ecco come gli errori dimagistrati e investigatoriaiutarono i fratelli Savi a restareimpuniti da 1987 al 1994.

Biografia diEva MariaDuarte,meglio notacome Evita.Inclusi testidedicati alruolo delladonne nellavita sociale

e politica, diffusi dal Movimentoitaliano femminile in occasionedella visita della first lady argentinaa Roma nel giugno del 1947.

Breviarioper uomini edonne in cuiuna dellepiù grandidive delNovecentoesterna lesue idee suamore,

morale e ovviamente su di sè.Alcuni fulminanti e geniali, comealla voce Sedurre: «Chiunque siastato sedotto voleva esserlo».

Uno biancaMassimiliano MazzantiMINERVApp 390 euro 18

Nell’inchiesta del giornalista

Evita PerònPopulismo al femminileGiuseppe BrienzaBORGHESEpp 120 euro 14

MisiaMisia SertADELPHIpp 242 euro 19

Autoritratto della regina dellaBellaEpoque,amante,musa oamica discrittori,pittori epoeti dellaFrancia(Pietroburg

o 1872- Parigi 1950). La vulgatavuole che nella Recherche diProust, molti tratti di MadameVerdurin la riguardino da vicino.

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Il giorno che duròvent’anni

Il libro edito da MondadoriAntonio di Pierro ricostruiscela cronistoria della Marcia su Roma attraversoun racconto sapido,ma evitando la facile tentazionedi salire in cattedra

Leonardo Rossi

crivere un libro sullaMarcia su Roma è unasfida pericolosa. Un po’

perché si è già quasi dettopraticamente tutto suquanto accaduto, e ancheperché si rischia sempre dicadere nella categoriastoriografica del“nostalgismo” se si finisce ascrivere con un certo cipigliooppure, al contrario, si viraverso una militanza un po’retrodatata.Per Antonio di Pierro, autoredel libro “Il giorno che duròvent’anni”, (Mondadori),non si è trattato di nessunodei due casi. Infatti, il testoaffronta con una onestà ifatti per come sono andati.Si tratta, a tutti gli effetti, diuna cronistoria, che ha dallasua la volontà di non andareoltre la mera descrizionedell’avvenimento storico.Ovviamente, per compiacereil lettore, che si annoierebbefacilmente nel leggere unacronologia di azioni quasistenografica, è stato compitodello scrittore provare apenetrare nella personalitàdei personaggi; non tanto,però, da snaturare il veroobiettivo del libro, quantoper dare una lucidadescrizione del complesso diazioni che hanno portato,tutte messe in fila come unaspiegazione elementare, lanascita del primo governoMussolini.Solo una frase lascia un po’perplessi: «Sembra passatoun secolo da quella notte.Manganelli, olio di ricino eopportunismi hanno fatto ilmiracolo». Una presa diposizione che forse getta unpo’ di dubbio su tutto illavoro precedente? È unlibro che si occupa diazione. Di purissima azione.Non sembra che l’autoreparteggi per una o l’altrafazione. Come pure si trovafacilmente in molti libri di

S

storia; neppure una purpiccola parvenza dipartigianeria viene fuori daltesto. Si capisce con facilitàcome non sia stato facilecercare di barcamenarsi traun voler descrivere solo ifatti, pur tentando di andareoltre i fatti per cercare diconsegnare al lettore unasorta di comprensione delfatto storico. La lezione diMontanelli è ancora viva.È il rischio principale dellostorico abbandonarsi aldesiderio di salire in cattedrae “spiegare”; manell’ermeneutica della storiail compitodell’interpretazione è quanto

di meno storico possaesserci. E Di Pierro ci èriuscito con entusiasmo aevitare le sue spiegazioni.Dando al lettore lapossibilità di entrare nellestanze del Quirinale, dove ilre è seduto sulla poltronacercando di temporeggiareper capire cosa farne deldecreto di assediopropostogli da Facta.Oppure, quando si ècatapultati a Cavour, nellostudio di Giolitti, dovel’anziano statista stacercando di capire quale siala migliore mossa da fare perevitare di cadere nel ridicolo.L’autore descrive, sta al

lettore capire.Ci si immedesima in ItaloBalbo e nel suo furoregiovanile, oppure nellasaggezza temporeggiatrice diDe Vecchi. Nel fervorenazionalista di Federzoni, esi seguono con curiosità lemosse di Salandra.Mussolini è trattato come unqualsiasi altro personaggiostorico, senza particolareadulazione odiscriminazione. Anchequesta una rarità degna dimenzione. È ancora lontanala storiografia, in Italia, chesappia solo descrivere? Forsenon così tanto poi.

“Cultpurnia”: al viala seconda stagione

Seconda stagione di “Cultpurnia”,il programma televisivo diattualità, ideato e condotto da

Nel 2013 l’autobiografiadi Susanna Tamaro

Sarà in libreria il 23 gennaio “Ogniangelo è tremendo”, il libro piùintimo e coraggioso di Susanna

FrancescaDella Valle.Ognimartedì alle20.25 suSky (canale936 e suldigitaleterrestre: in Lazio sul

canale 187, in Lombardia sul 620,in Campania sui canali 17 e 74, in Piemonte sul 694 e in Calabriasul 173) e [email protected].

numerosepellicolededicateallacreatura di MaryShelley,debutta al TeatroBrancaccio

di Roma il 28 novembre. Per laCompagnia della Rancia diSaverio Marconi è un ritorno alla comicità in musical di Mel Brooks.

effettuatan,el 1961dai Beatles.Ted Owen,direttoredella casad’aste,crede che ilnastro potràtoccare

quota 30 mila sterline. Il managerRowe, ascoltato il provino, bocciòla band di Liverpool. Èconsiderato l’errore piùmadornale della musica pop.

Tamaro checambia di nuovoeditore e sceglieBompianidopol’ultimolavoro conGiunti. È

un’autobiografia di 270 pagine cheè anche un romanzo di formazionecon protagonista una bambina chediventa adulta, in cui non è difficilericonoscere la Tamaro.

“Frankenstein Junior”in musical al Brancaccio

Il musical Frankenstein Junior,parodia del celebreFrankenstein di J. Whale e delle

Finisce all’asta il primo provino dei Beatles

Verrà battuta all’asta a Londramartedì il provino, che contiene13 tracce, in gran parte cover,

Nuove date per il touritaliano dei Kiss

Con l’aggiunta di nuove dateall’estero, cambiano le date delledue tappe italiane nell’atteso

MonsterTour 2013dei Kiss. Laband siesibirà il 17giugno aVilla Manina Codroipo(Udine) - loshow era

previsto inizialmente per il 18 - e ilgiorno dopo al Forum di Milano(dove erano previsti per 20). I biglietti già acquistati per entrambi i live restano validi.

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Sapori d’Italia: laghi lazialiMisteri, miti, leggende e anchemiracoli circondano gli specchid’acqua di laghi, laghetti e baciniartificiali che da Bolsenapassando per Vico e Albano sinoa Ninfa alloggiano nel territoriolaziale. Oltre al fascino datodall’ambiente naturale e dai sitistorici ricchi di appunti talvoltasuggestivi è ancora una voltal’enogastronomia a suscitarecoinvolgimento e accontentarenon solo i golosi ma anche igusti più pignoli. Nelle vicinanzedel borgo medievale di Fumone,con la Rocca dove fu richiuso emorì Celestino V, il Papa del granrifiuto, si intravede il lago diCanterno nella sua riservanaturale e da queste parti, inCiocaria, tra le tante ghiottoneriespiccano il Pan Pepato e gliAmaretti di Guarcino. Per fiutarela fragranza delle olive erimpinzarsi di buon panebagnato nell’olio basta saltarenel Reatino, nei dintorni del Lagodi Turano. Tra altri borghimedievali e tra le rovine delCastello del Drago, non è poicosì bizzarro sedersi e gustare ilDOP Olio Extravergine d’OlivaSabina con quel pane uscito daiforni a legna o mangiare ininverno la buona Polenta diCastel di Tora. Poi più su, verso iconfini con l’Abruzzo si va nelbacino più grande del Lazio, alLago del Salto che ospita beiposti come Teglieto, Fiumata,Borgo S.Pietro dove sono statiportati gli affreschi di Scuolagiottesca. Luoghi chericongiungono le fantasie e isogni con una realtà tra l’epico eil casereccio. Qui la CastagnaRossa del Cicolano stuzzica leserate autunnali e nel viterbese,a Montefiascone, ci aspetta quelmitico vino che il coppiereMartino mandato inavanscoperta dal vescovo, chedoveva incontrare il Papa, persondare dove stava il vinobuono, scrisse sulla porta di unalocanda: Est! Est! Est! Tre volte “c’è’ “ ! Più chiaro di così…

Flavio Pedrotti

Puma Punkue il mistero

della Porta del Puma

gigantesca produzione in serie. L’incredibilelevigatura liscia, le scanalature negli angolidei blocchi di pietra, praticamente perfetti ecoincidenti con i millimetrici solchi, hannoconsentito una sorta di sapienteassemblaggio a incastro che ha unito comein un armonico puzzle tutti i megaliti dellacittà. Come hanno potuto gli uomini delneolitico, con strumenti arcaici erudimentali, ottenere tale stupefacenteprecisione? Inoltre i blocchi di Puma Punkusono di granito e di diorite, materialed’origine vulcanica duro quasi come ildiamante e pesante come l’acciaio. E altroproblema, non da poco, è rappresentato dalfatto che le cave di diorite più vicine al sitodi Puma Punku si trovano ad oltre 60 km didistanza e a migliaia di metri di dislivello.Come ha fatto questa gente a trasportareblocchi di pietra di svariate tonnellate su unpercorso così lungo, tortuoso e accidentatosenza possedere neanche la ruota? C’è inoltreda rimarcare che per fissare le pietre

risoluzione di titanici problemi di logistica edi trasporto, la presenza di pietre chepresentano incisioni di altissima precisione erocce perforate con linee perfettamenterettilinee, parallele e sottili. Neppure con lemoderne frese industriali sarebbe possibileottenere tali prestazioni. Probabilmente gliartigiani aymara avevano apportato unamodifica all’antico trapano impiegato perrealizzare i fori paralleli, ma sembraimprobabile che questi miracoli di altatecnologia siano stati realizzati conrudimentali strumenti di pietra o di bronzo.Eppurtuttavia Puma Punku è lì atestimoniare il livello di civiltà raggiunto daquesto popolo del Sudamerica. Quando iconquistadores, stupiti, domandarono agliInca cosa fosse Puma Punku ottenneroquesta risposta: «Non l’abbiamo costruitanoi e neanche i nostri padri. L’hannocostruita gli dei in una sola notte». E lascienza resta muta…

megalitiche furono utilizzate dellesofisticatissime “cambrette”, chiodi metallicia forma di U. La presenza di questa tecnicafu accertata dagli archeologi anche nei restidi Delfi, nell’antica Ellade, dove sorgeva ilpiù famoso oracolo di tutti i tempi. E quiriecheggia l’antico mito, comune ai grecicome ai celti, che narra come tramitemagiche melodie si potesse riuscire asollevare in aria anche le pietre più pesantifino a posizionarle sul luogo dove dovevanoessere collocate. E infatti, la danza e lamusica erano discipline di notevolissimarilevanza tra gli aymara come tra gli elleni.Eppure in teoria una spiegazione piùscientifica ci sarebbe, poiché esempi dilavorazione della diorite sono stati rinvenutiin siti archeologici dispersi in varie zone delmondo. Già gli Egizi utilizzavano sfere didiorite per la lavorazione del granito e per larealizzazione di vasi e intarsi di notevolequalità. Ma qui abbiamo la stupefacente

Angelo Spaziano

ella lingua aymara il suo nomesignifica “La porta del Puma”. PumaPunku è uno dei siti archeologici più

intriganti, misteriosi e complessi cheabbiamo ereditato dagli amerindiprecolombiani. Collocate sulla porzioneboliviana dell’altopiano andino, all’altezzadi 4000 metri sul livello del mare, con i suoi14000 anni di età, si stima che queste sianotra le rovine più antiche delle Terra. Gliaymara vivevano prevalentemente nellevicinanze del Lago Titicaca, le loro eranorealtà rurali disperse sull’altopiano. Tuttaviaalla cultura di questa popolazioneappartengono anche santuari molto grandi eimponenti, come il sito archeologico inquestione. Ma come sono riusciti gli aymaraa edificare la ciclopica Puma Punku? Eranoveramente così tecnologicamente avanzati,

N

oppure quello che noioggi osserviamo èl’eredità di antichestirpisupertecnologizzate chein epoche remotevisitarono la Terra? Atutt’oggi archeologi escienziati, pur negandorecisamente l’ipotesinon sanno darerisposte esaustive. Unodegli enigmi piùsconcertanti di questomastodontico sacrarioandino infatti èl’assoluta precisione ela matematicaperfezione con la qualesono stati realizzati iblocchi di pietra, tuttidelle stesse dimensionie tutti a forma di “H”.Sembra quasi ditrovarsi di fronte a una

Come hanno fattoa trasportareblocchi di svariatetonnellate per 60 chilometrisenza conoscereneanche la ruota?

Sulle mura di Puma Punku

è rappresentata latesta di una

divinità? Per ifanatici di ufologia

si tratterebbeinvece

della raffigurazione di un alieno

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Casa a costo zero senza bollette? Si puòFrancesco Barca

na casa a costo zero, senza spese diluce, gas e acqua, nel rispettodell’ambiente che ci circonda e nel

pieno risparmio economico per il nostrofabbisogno idrico-energetico, potrebbeesistere? Una struttura totalmenteindipendente dalle reti, fino a tempo fasembrava essere un’idea impossibile darealizzare, adesso invece il desiderio di tantipotrebbe diventare realtà. Tale tentazionesembra molto più concreta dopo lapresentazione del progetto di unappartamento completamente ‘off grid’ cheelimina le reti, rendendosi totalmenteautonomo. L’iniziativa è nata grazie allaproficua collaborazione tra il Ministerodell’Ambiente, l’associazione Federparchi, laCooperativa Fabbrica del sole e l’Off GridAcademy di Capraia, quest’ultima ambisce adiventare polo di ricerca e sperimentazione alivello internazionale sulle rinnovabili. PerMarco Tulli, presidente del centro studi diCapraia che ha dato il via all’innovativaproposta con lo scopo di mettere a punto unmodello di eco-sostenibilità totale: larealizzazione di una casa che elimina i costidelle varie bollette, ecologicamenteautonoma, frutterebbe un risparmioeconomico di circa 4 mila euro ogni anno. Inpratica, l’energia elettrica viene prodotta dalle

Udiventare i primi laboratori della specialeidea della Off Grid Academy, in modoparticolare l’Arcipelago Toscano. SecondoGiampiero Sammuri, presidente diFederparchi: «Nell’Arcipelago toscanoabbiamo isole che hanno uno straordinariopatrimonio naturalistico, un paesaggio inlarga parte incontaminato e pochi abitanti. E’il luogo ideale – sottolinea Sammuri - pergenerare energia in modo compatibile con lefinalità di un parco e a costi convenienti.L’idea di creare un circuito chiuso abassissimo impatto ambientale ed esteticopotrà essere riprodotta anche nei rifugimontani e in altri luoghi isolati dove laconvenienza, anche economica, èimmediata». Per il ministro dell’AmbienteCorrado Clini, «la rivoluzione ”Total off grid”parte dalle piccole isole e dalle aree montane,dai luoghi in cui - per scelta o per bisogno -si vive in maniera autosufficiente, ma può

diventare la risposta di interi quartiericittadini alla crisi ambientale e al prezzodell’energia sempre crescente. È per questoche ho accettato di diventare testimonial –chiosa un entusiasta Clini - diquest’operazione di vasto respiro, accettandola carica a titolo gratuito, di presidenteonorario del laboratorio di formazionedell’Accademia, che mi auguro possadiventare un’iniziativa di respiro globale,oltre che italiano».

fonti rinnovabili: solare, eolico, geotermia ebiomasse. Le quantità in esubero vengonotrasformate in idrogeno prodotto dall’utilizzodi acqua demineralizzata che a sua voltaviene stoccato in serbatoi a bassa pressione.L’idrogeno serve a far accumulare l’energia,alimentando il riscaldamento domestico e lacucina. Per quanto riguarda il risparmiodell’acqua, essa viene quasi tutta recuperatagrazie ad un sistema di fitodepurazionedotato di una cisterna dell’altezza di tremetri, quattro di larghezza ed un metro diprofondità. L’implementazione delfitodepuratore permette, in una casa dinormali dimensioni, il recupero di più di40mila litri di acqua potabile ogni anno, ilsistema depura le acque di scarto e leriutilizza per l’uso dei WC concludendo qui ilciclo idrico. Una casa ecosostenibile apportadelle migliorie anche nella gestione dei rifiutidomestici prodotti: il materiale organicoviene destinato alla concimazioni degli ortidi casa, aspetto non da poco che porterebbeun risparmio calcolato di circa 80 euromensili nella spesa per gli ortaggi. Mentre lebiomasse della vasca di fitodepurazionevengono riutilizzate per due scopi: ripristinodel contenuto organico dei terreni agricoli edegli orti, alimentazione dei batteri utili allapurificazione delle acque. Nel progettovogliono giocare un ruolo importante iparchi italiani, pienamente disponibili a

Casa ecosostenibileL’energia elettrica? Da solare,eolico, geotermia e biomasse. Le quantità in esubero vengonotrasformate in idrogeno cheserve a far accumulare l’energia,alimentando il riscaldamentodomestico e la cucina. Un sistema depura le acque di scarto e le riutilizza per l’usodei WC concludendo qui il ciclo idrico.Secondo Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi «l’arcipelago toscano è idealeper questo progetto»

Al via sull’isoladi Capraia il progetto“Total off grid”: senza spese di luce, gas e acqua, nel rispettodell’ambiente che ci circonda e nel pieno risparmioeconomico per il nostrofabbisogno idrico-energetico

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Camilla Lombardozzi

isulta facile oggi, guardare ai grandiromanzi del passato conincondizionata ammirazione. Ecco

perché scorrendo le pagine di certiclassici, pare inverosimile che molti degliscrittori entrati nel Pantheon dellaletteratura, non siano stati apprezzati alloro esordio.Eppure capolavori indiscussi comel’“Ulisse” di James Joyce o “IlGattopardo” di Giuseppe Tomasi diLampedusa al loro debutto, furonostroncati dalla critica. E non semplicibocciature, ma trancianti giudizi, chesembravano pietre tombali sulla qualitàdelle opee. Prendiamo “Il Gattopardo”. Pubblicatonel 1958, rappresentò una combustionesubsonica, paragonabile a quella di unabomba. Emblematica la reazione dellasinistra italiana, in particolare del Pcicon l’anatema più pesante per gli uominidi Togliatti: il libro andava contro unavisione progressista della storia. Ilromanzo scritto tra il 1954 ed il 1957 fupresentato da Tomasi agli Editori Einaudie Arnoldo Mondadori, i quali, però, nerifiutarono la pubblicazione. Soltantodopo la morte del suo autore, nel luglio1957, “Il Gattopardo” fu finalmente datoalle stampe da Giangiacomo Feltrinelli.Una consacrazione editoriale iniziata nel1959 con il Premio Strega e unapopolarità internazionale alla quale ha

Rcontribuito la versione cinematograficadi Luchino Visconti.La stroncatura del capolavoro non è unaesclusiva italiana. “Il Grande Gatsby” diFrancis Scott Fitzgerald, considerato ilromanzo del grande sogno americanoper eccellenza e definito dal poetastatunitense Thomas Stearns Eliot «ilprimo passo in avanti fatto dallanarrativa americana dopo Henry James»,in occasione della sua pubblicazione, nel1925, venne così recensito dalla rivistastatunitense “Saturday Review”: «Unastoria assurda, sia se la si consideri unmelodramma, la semplice registrazionedell’alta società di New York o una storiad’amore».Ma ancor più spietati e sprezzanti furonogli apprezzamenti sull’“Ulisse” di JamesJoyce, una delle pietre miliari nellagenesi del romanzo moderno. Per ilsettimanale britannico “Sporting Time”si trattava di «un libro per due terziincoerente, dove i passaggi più chiarisono privi di spirito, i quali mostrano ungrossolana vivacità scambiata perumorismo. Un romanzo che ha fattofuori tutte le convinzioni elementaridella vita, che dà il volta stomaco e faridacchiare con i suoi apprezzamentisolo scolari e zoticoni. Sembra esserestato scritto da un pazzo pervertito, cheha creato una particolare letteratura dellalatrina».La lista dei capolavori bocciati è lunga, ealla stroncatura non sfuggì “Il Dottor

Zivago” di Boris Leonidovic Pasternak.Nel 1957, data della sua uscita, suscitòviolente polemiche ed atti intimidatori.In Russia fu vietata la pubblicazione delromanzo. Molti intellettuali nonpoterono e non vollero diffondere ilcapolavoro, in quanto coscienti del fattoche si trattava di una spietata denunciadi quel regime sovietico consumato aidanni dei cittadini russi. In Italia,l’editore Giulio Einaudi, si rifiutò dipubblicarlo per i soliti motivi diopportunità politica. Tutto ciò cheandava contro l’Unione sovietica eraautomaticamente contro il Partitocomunista italiano, che muoveva i suoigangli di potere nel mondo intellettualee culturale. Tuttavia proprio in Italia ilbest-seller vide comunque la luce inanteprima mondiale nel 1957, grazie allacasa editrice Feltrinelli. Divenne il libroche rappresentava la realtà dell’Unionesovietica comunista al di là dellapropaganda di regime.Un anno più tardi, proprio grazie a “IlDottor Zivago” Pasternak il PremioNobel per la Letteratura.Nell’elenco dei capolavori incompresi, cisono anche “Lolita” di Nabokov e“Moby Dick” di Melville, grandicapolavori della letteratura classica emoderna tuttora considerati tra i pilastridella letteratura moderna. Per dirla conuna citazione di Terenziano: «I librihanno la loro fortuna secondo ladisposizione del lettore».

Scrittori incompresiGiuseppe Tomasi di Lampedusa morì senza riuscire a vederepubblicato “Il Gattopardo”:il libro fu rifiutatodalla casa editrice Einaudiche lo reputò «vecchiotto».È diventato uno dei libripiù venduti della storia dellaletteratura italianaAlla sua uscitafu stroncato dalla sinistramarxista che lo avevaetichettato come «reazionario»

Censurato o stroncato...la strana sorte

del capolavoro

“Il dottor Zivago”fu pubblicatoper la prima volta in Italia, tra le polemiche del Pci, ma anche Melville, Joycee Fitzgerald furono “bocciati”

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«Le facce – tutte – devono essere livide d’invidia

tumefatte dalla rassegnazione,gonfie di rabbia inesplosa,

oblique per meschinità e furberia,ispessite dalla eccessiva frequentazione

di programmi televisivi,vuote per il deserto fatto nei loro occhi

dal sentimento della paura.Esse, le facce, devono trasudare l’orrore,

l’irrazionalità, la cupidigia, il polverosodeserto della grande orrenda città»

(Elio Petri)

Il 10 novembre ’82 morìl’autore di “Indagine su un cittadino al disopra di ogni sospetto”e “La classe operaia va in paradiso”

Nonostante un Oscare la Palma d’Oro,il suo essere “non allineato”lo rese inviso al Pcie alla sinistra radical chic

Giacomo Perra

affinato, intelligente, pluripremiato eppure,purtroppo, dimenticato. È lo “strano” caso diElio Petri, regista tra i più importanti del

nostro cinema, a trent’anni esatti dalla sua morte.Era il 10 novembre del 1982 e a Roma, a ridosso delprimo ciak del suo nuovo film, “Chi illumina lagrande notte”, l’autore di capolavori come“Indagine su un cittadino al di sopra di ognisospetto” e “La classe operaia va in paradiso”, giàmalato da tempo, veniva sconfitto da un tumore.Appena un decennio prima, protagonista assolutodella stagione dell’impegno civile in celluloide, conle sue pellicole aveva fatto incetta di riconoscimentiprestigiosi in Italia e all’estero: tra gli altri, un Oscarnel 1971 e la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel1972. Poi, dopo la scomparsa, a soli 53 anni,l’oblio, lento ma inesorabile. Sulla sua figura dicineasta scomodo cala un silenzio colpevole perchévoluto, teso a spegnere il ricordo di un non-allineato, di un eterodosso per natura e vocazione.Nato nel 1929 a Roma, figlio di un calderaio di viadei Giubbonari, Petri lascia nel 1957 il Pci el’”Unità”, dove dal 1949 si occupava di criticacinematografica, in seguito all’invasione sovieticadell’Ungheria. Impossibile per uno spirito liberocome lui subire il fascino di una dittatura. Rifiutavaanche l’etichetta di comunista. «Vengo da unafamiglia di lavoratori, povera, se non poverissima.Ho scelto istintivamente di parteggiare per ilavoratori».Dietro la macchina da presa approda nel 1954,dopo l’apprendistato con il maestro del neorealismoGiuseppe De Santis, con il cortometraggio “Nasceun campione”. Sette anni più tardi, nel 1961, firmail suo primo lungometraggio, “L’assassino”, in cuigià s’intravedono tutte le tematiche che renderannograndi i film successivi. Seguono “I giorni contati”,

Ropera dalle venature esistenziali sostenuto dallagrande intensità dell’interprete principale, SalvoRandone, e premiato al festival argentino di Mar delPlata, il grottesco “Il maestro di Vigevano” conAlberto Sordi, “La decima vittima”, piccolocapolavoro della cultura pop con Mastroianni eUrsula Andress, “A ciascuno il suo”, principio delsodalizio fortunato con i romanzi di LeonardoSciascia e con l’arte recitativa di Gian Maria Volontè,e “Un tranquillo posto di campagna”. Il grandissimo successo, però, arriva negli anniSettanta con “Indagine su un cittadino al di sopra diogni sospetto” e “La classe operaia va in paradiso”,apologhi straordinari sulla perversione del potereinterpretati magistralmente da Volontè e premiatientrambi a Cannes - il primo, che si aggiudicaanche l’Oscar per il miglior film straniero e unanomination per la migliore sceneggiatura originale,con il Grand Prix Speciale della Giuria e il secondocon la Palma d’Oro. Indagine, analisi tra ildrammatico e il grottesco di un commissario dipolizia che uccide per testare la sua impunità,

diventa un caso anche per l’identificazione, (nonvoluta) tra il protagonista e Luigi Calabresi, controcui lo stesso Petri sottoscriverà la lettera aperta delmanifesto che accusa il vice-responsabile dellasquadra politica della Questura di Milano per lamorte dell’anarchico Giuseppe Pinelli. La classeoperaia, invece, critica spietata del sistemacapitalistico resa attraverso le vicissitudini di uncottimista alienato, attira le ire della sinistra cheimputa a Petri una raffigurazione mistificante espettacolarizzante del mondo delle fabbriche. Ancora più “scandaloso” è “Todo modo”,trasposizione di un altro libro di Sciascia erappresentazione allegorica della “dittatura”democristiana, anche per questo trasmesso poco eniente dalla televisione italiana. Banditodall’establishment e sempre più incompreso dallacritica, Petri tornerà al grande schermo nel 1979 conl’enigmatico e pessimistico “Buone notizie”, il suoultimo film, sempre rigorosamente in direzioneostinata e contraria. Come tutta la sua breve vita,del resto.

Elio Petri, il registache non andò

in Paradiso

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Antonio Rapisarda

uando sente che in materia di “softpower”, le qualità culturali di unanazione che “persuadono”, sono gli

inglesi a spadroneggiare Philipphe Daverio –critico d’arte, volto amato della divulgazionedella cultura – prende spunto dall’eccentricitàdei sudditi di Sua maestà per colpire alcunidifetti tutti italiani. E, per celebrarel’avvenimento, lo fa con l’umorismotipicamente british…

La notizia è che in una speciale classifica la “vec-chia “ Inghilterra batte gli Stati Uniti.Faccio fatica a confrontarmi con parametricosì anglosassoni. Mi sembrano una bufala.Detto ciò questa analisi è importante da unaltro punto di vista: e qui mi viene incontro ilmio maestro di pensiero che è Marc Bloch, ilquale sosteneva che la disinformazione valequanto l’informazione.

L’Italia, timidamente, in questa classifica guada-gna due posizioni. Ci crede?No. Perché in realtà le strutture culturali, nellanostra tradizione che è differente da quellainglese, sono legate anche e soprattutto aderogazioni pubbliche che ne consentono lasopravvivenza. Cioè da noi il teatro funzionase hai soldi per tirarlo su, sennò il sipario restachiuso. Noi qui abbiamo calato la spesa del40 per cento, per cui è difficile dire che siamocresciuti. Stesso discorso nel campo dellegrandi mostre, dove non abbiamo fattoniente.

Dicono che questa promozione sia merito della fi-

Qne di Berlusconi…L’immagine internazionale dell’Italia con lascomparsa di Berlusconi è cambiata. Però nonè accresciuta la cultura. È solo cambiatal’immagine. Il mondo internazionale, checompera moda italiana e mangia robaitaliana, è rimasto molto infastidito che dietroa quello che credeva il suo maggiorinvestimento – come una borsa di lusso -corrispondesse il “bunga bunga”. L’uscita discena di Berlusconi ha legittimato l’acquisto dinuovi prodotti italiani. Per gli inglesi, popolostoricamente straccione, poter comprare unagiacca di Armani è un fatto culturale.

Ci superano nazioni come la Danimarca e la Sviz-zera. Che cosa significa questo?Ma vorrei ben vedere. Mi stupirei se cisuperasse il Bangladesh. Nei Paesi del Nord lascolarizzazione è quattro volte la nostra. Noilaureiamo il 7%, i danesi e i tedeschi più del30%. È ovvio che c’è una differenza: lorohanno dei sistemi museali efficienti e così via.Loro sono in Europa, noi siamo tra i “Pigs”…

E pensare che il ’900 ha visto l’Italia al centro del-le avanguardie, del design, dell’innovazione. Og-gi?Dall’Italia proviene pochissimo. Perché nonc’è più una struttura capace di sostenere iltalento: per cui se uno è bravo gli convieneandarsene. Oltre a essere in regressione, l’Italiaè diventata provinciale: per cui gli architettinostri vanno a costruire altrove e noi inveceprendiamo i derivati o quelli che una voltaerano famosi. Abbiamo sostituito ilconformismo internazionale con la nostracapacità creativa.

Salva qualcosa?Il campo del design rimane un’oasi. Laddove,attenzione, non si chiede nessun interventodello Stato. Il Salone del mobile di Milanorimane il posto più importante al mondo perciò che riguarda rete del design. Perché dietroci stanno centinaia di brianzoli operosi chenon chiedono aiutono allo Stato. Il mondodell’alta moda ha invece perso la scommessa:è diventato anziano di età, non c’è stato uncambio generazionale altrettanto vivace. E poici sono i cuochi, il loro mondo va allagrande…

Il segreto?Negli ultimi trent’anni la cucina italiana si èevoluta, anche nell’immagine. E ciò è potutoavvenire perché, per fortuna, non è controllatadallo Stato. È una fortuna, cioè, che nonabbiamo l’albo dei cuochi. Immaginiamo selo Stato volesse mettere in becco anche incucina, con la cassa mutua dei cuochi oaltro…

La chiusura di “Passpartout”, il suo programmatelevisivo di successo, è testimonianza del fattoche il “soft power” da noi è snobbato?Forse continua. E si chiamerà “Il Capitale”. Maridurremo del 40% le puntate perché la Rai hapochi soldi. Che posso dire: questo è ilsegnale di un Paese che fa delle sceltepolitiche. Basti pensare che tutte le puntate delmio programma costano quanto un’unicapuntata di “Pechino Express”, il reality con ilprincipe ereditario , quello con la gente chevomita per un’ora, con il principe che sorride.È una scelta della Rai. Resta complicato capireche cos’è cultura in Italia…

Una crisi di idee«Non c’è più una strutturacapace di sostenere il talento:per cui se uno è bravo gliconviene andarsene. Oltre a essere in regressione,l’Italia è diventata provinciale:per cui gli architetti nostri vannoa costruire altrove e noi inveceprendiamo i derivati o quelli che una volta erano famosi»

“Povera televisioneitaliana

sotto la dittatura del reality”Philipphe Daverio critico d’arte, volto amato della divulgazione della cultura non si sorprende

della nostra decadenza internazionale: «La cultura è penalizzata.

La chiusura di “Passpartout”? Tutte le puntate del mio programmaalla Rai costavano quanto un’unica

puntata del reality “Pechino Express”»

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