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Corriere Cesenate 06-2016

Date post: 07-Aug-2018
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  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 06-2016

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    Giovedì 11 febbraio 2016

    Giovedì11 febbraio 2016anno XLIX (nuova serie)numero 6euro 1,30

    Poste Italiane spaSped. abb. postaleDL 353/2003(conv. in L.27/02/2004 n. 46)art. 1, DCB Forlì

    Redazione:via del Seminario, 8547521 Cesena

    tel. 0547 300258

    fax 0547 328812

    Sport Csi 22Il presidente Morosi

    intervienesu un gesto vile

    Cesena 12Gli eventiper ricordaredon Ezio Casadei

    Gambettola 16Ragazza racconta

    la sua esperienzaall’estero

    Cesenatico 15

    I dissuasoridi velocità funzionano

    La Giornata viene celebrata anche in Diocesi, giovedì 11 febbraio, alle15 in Cattedrale a Cesena. Dopo l’accoglienza degli ammalati ci sarà larecita del Rosario con la possibilità di confessarsi. A seguire il passaggiodella Porta Santa e la Messa presieduta dal vescovo Douglas.Nel Primo piano di questa settimana pubblichiamo ampi stralci delMessaggio scritto da papa Francesco.“L’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero. Gesù ci aiuta asvelarne il senso”, ha scritto tra l’altro Bergoglio che invita tutti adaffidarsi alla Misericordia di Dio, proprio come fece Maria alle nozze diCana. “Qualunque cosa vi dica, fatela”.

    Primo piano alle pagg. 4-5

    Editoriale

    Digiuno 2.0di Francesco Zanotti

      offerenza e mistero

    FOTO ARCHIVIO SIR

    Siamo di nuovo in Quaresima. I bollettini diguerra dal vicino Medio Oriente e iresoconti dei crolli finanziari dicono di un

    periodo difficile che va avanti da tempo. Se poisi pensa alla crisi in atto da molti anni, si puòcon certezza affermare che di intervalli didigiuno e di astinenza ne abbiamo visti evissuti anche troppi.Eppure il tempo liturgico ci invita a tornareall’essenziale. A molti suonerà strana questaalternanza durante l’anno. Sì, perché ormaisiamo abituati a vivere in un eterno carnevale,in una sorta di paese dei balocchi in cui iPinocchio di turno fingono di non vedere larealtà per quella che è. Non abbiamo imparatonulla dalla storia, pare di comprendereleggendo le cronache quotidiane. E andiamoavanti cercando di non vedere ogni giorno letragedie indicibili che ci entrano in casa.

    In questo mutato contesto, quale significatopuò avere la Quaresima? Difficile da spiegare aun ragazzo di oggi. Difficilissimo dacomprendere se non siamo capaci di farerinunce che toccano la carne, la mente e ilcuore. Che incidono su di noi, nella nostra vita,nel nostro agire di ogni giorno, nellaprofessione, nei rapporti, nel nostro voleressere sempre efficienti, nel nostro crescentedesiderio di invincibilità.Due parole, che poi sono due azioniconseguenti, mi vengono in mente su tutte.Silenzio e ascolto. Questo è il vero digiuno daproporre nei nostri anni sovrastati da unfrastuono incessante. Il silenzio è ormai mercerara. Anzi rarissima. Ovunque si incontrarumore, quando non è frastuono o fracasso. Maè la nostra capacità di rimanere in silenzio cheormai è andata perduta. Direi di più: temiamoil silenzio. Ne abbiamo paura, quando non

    arriviamo addirittura ad averne terrore. Guai arimanere soli senza l’inseparabile smartphone collegato con il mondo.La nuova dieta quaresimale, 2.0 la potremmochiamare con termini digitali, dovrebbecontemplare l’ascolto da praticare conallenamento severo. Dopo una sana dose disilenzio da esercitare anche nei giorni festivi,diventa inevitabile ritrovare la capacità dirimanere zitti e di mettersi in sintonia con chici troviamo davanti. Non è per nulla scontato.Basta osservarci con attenzione tra noi, nellenostre conversazioni in casa, tra amici, suiposti di lavoro. A volte si rischia l’assurdo, conqualcuno che parla senza nessuno che prestiattenzione.Lo dico prima a me stesso: abbiamo bisogno difermarci. Di rallentare ritmi e ridurreprestazioni. Abbiamo bisogno di ritrovare noistessi e di accorgerci di chi vive accanto a noi.

    Questa è la Quaresima 2016, tempo propizioper comprendere la nostra dipendenza da un Altro. Un Altro, appunto, con la maiuscola.

    Perché abbiamocosì pauradi amare davvero?

    Festa di San Valentino 11Diocesi 7

    In Seminariogli Esercizi spiritualicon il vescovo

    “Il nome di Dio è mise-ricordia”: le riflessionidi monsignor Regattieri,nelle sere dal 15 al 19 feb-braio in Seminario

    Chiesa 3-10

    La visitadi papa Francescoin Messico

    Dal 12 al 17 febbraio ilPontefice sarà in viaggionel Paese sudamericano. Attesa per l’incontro con ilpatriarca Kirill, a Cuba

    Una riflessione dello psi-chiatra Tonino Cantel-mi nei giorni in cui si ri-corda il patrono degli in-namorati

     Viaggio della fedeDalla Tanzaniaa Cesena

    Nuova comunità 7

    Tre suore tanzaniane Adoratrici del Sanguedi Cristo sono da novemesi a servizio della par-rocchia di Sant’Egidio

    Si celebra nel mondo la 24esima Giornata mondiale del malato

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    Giovedì 11 febbraio 2016 3Opinioni

    L’ultimo spegne la luceCosì funziona quando il bene è di tutti

    a notizia è bella, positiva e incoraggiante e contieneuna morale non scontata. La vicenda si svolge nellavalle Vermenagna, nel Cuneese: gli operai dell’ex cartiera Pirinoli di Roccavione, 2870 abitanti, non si

    sono arresi al fallimento della loro azienda, per anni leadernella produzione italiana di cartoncino patinato usato adesempio per confezionare biscotti e panettoni. A fronte delladichiarazione di crac ad opera del tribunale, nel 2012 unasettantina di operai sui 150 in forza alla fabbricacostituiscono una cooperativa investendo i loro risparmi inuna quota degli 1,8 milioni a base d’asta e si ricomprano lacartiera. In tre anni la fabbrica ha macinato utili, fino a

    chiudere il 2015 con 6 milioni di euro di fatturato e adassumere otto operai, con l’obiettivo di raggiungere 32milioni nel 2016.Una storia di orgoglio e caparbietà, di umiltà e diresponsabilità. Rilevato lo stabilimento i soci-operai hannoinfatti accettato di guadagnare il 20 per cento in meno diprima: “E dire che un tempo dopo aver timbrato il cartellinonon ci pensavamo più” – hanno detto alla Stampa – “Ora cifermiamo anche di notte per controllare che i macchinarifunzionino”. Gli ex-dipendenti divenuti proprietari hannouna consapevolezza delle proprie azioni altissima: “Ora,anche con il cambio turno, se qualcosa non va si rimane adaiutare. O banalmente pensiamo a spegnere la luce unavolta chiuso l’ufficio: l’energia la paghiamo tutti”. Unaconsiderazione che è quasi una confessione: quando sipartecipa delle sorti, cambia il rapporto. Certo, il sottilepassaggio psicologico che intercorre tra “non è mica robamia” a “se ne ho cura ne ho un vantaggio” è qualcosa che, disolito, passa attraverso il portafoglio. Di dipendenti attenti ededicati allo svolgere al meglio il proprio lavoro ce ne sono

    fortunatamente molti, ma ve ne sono altrettanti che delmenefreghismo aziendale si fanno un vanto. Non a caso ilnostro cinema ne narra con gusto quasi assolutorio perchécondiviso, facendone personaggi di culto: dal geometraCalboni, di fantozziana memoria, al recentissimo vincitoredel mitico posto fisso interpretato da Checco Zalone. Eanche l’anedottica popolare tramanda la frecciata dei

    L

    Il caso della cartiera nel Cuneese

    La Provvidenza vede e provvede

    dipendenti Fiat di alcuni decenni fa: “non comprate le macchine che facciamo dilunedì”. Divertenti finché sono sul grande schermo o nelle barzellette, menoquando pensiamo che sono atteggiamenti che vanno a discapito di tutti.E non vale mica solo per le aziende. Se fossimo davvero consapevoli che le nostrecittà, l’ambiente, i luoghi che frequentiamo, appartengono a tutti noi e ne siamoresponsabili, quanti comportamenti cambierebbero? Il concetto di ‘bene comune’quindi di tutti, quindi non è un problema mio, è preso come amnistia legalizzataper ritenersi esentati dal prendersi cura degli spazi in cui ci si muove. Chi butta perterra un mozzicone o una cartaccia nel proprio salotto? Nessuno, ma èmalcostume diffuso farlo per strada, nelle piazze, nei giardinetti. Gli stessi giovani‘rivoluzionari’ di buona famiglia che vanno a istoriare muri storici con scritte egraffiti, non si sognerebbero mai di imbrattare le pareti di famiglia siglando con lospray quadri e mobili. I dipendenti che pensano di fare un dispetto al “padrone”,pubblico o privato, lasciando che al termine esatto del proprio orario possa anchecadere il mondo perché non gli compete più, difficilmente uscirebbero di casaalzando le spalle mentre un termosifone allaga i pavimenti.Basterebbe tornare alle basi. Alle scuole elementari si impara una filastrocca da

    ricordare in età adulta: la storia di 4 persone, chiamate Ognuno, Qualcuno,Ciascuno e Nessuno. “C’era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro cheQualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece, Qualcuno siarrabbiò perché era il lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno potessefarlo, ma Nessuno capì che Ognuno l’avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpòQualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare”. E Tuttiandarono a fondo. Emanuela Vinai

    iamoci, idealmente, appuntamento venerdì prossimo 12febbraio nell’aeroporto internazionale di Cuba: si incontrerannopapa Francesco con il patriarca di Mosca Kirill.Il patriarca si trova in America Latina per una visita pastorale

    alle Chiese della Ortodossia che vivono in quell’isola, dove il rigorepoliziesco nei confronti dei cristiani si è allentato e papa Francescocolà arrivato alla vigilia del suo incontro con le comunità cristianedella Chiesa cattolica che vivono e soffrono in Messico. È laProvvidenza che conduce! Magari servendosi di “strumenti” nonproprio appartenenti alla comunità dei credenti.Fonti giornalistiche hanno scritto di un significativo interessamentodel presidente cubano Raùl castro, il fratello del leader maximo Fidel.Un passo importante e fecondo per l’Ecumenismo, per la realizzazionedella preghiera di Gesù nell’ultima cena nel Cenacolo diGerusalemme: “Padre, che siano una sola cosa come Io e Te lo siamo,perché il mondo creda”. È un evento che irrompe nella storia per laprima volta in modo così particolare, in mille anni di separazione tra laChiesa di Oriente e di Occidente. Quanti secoli di separazione! Quantidanni per la grande impresa dell’Evangelizzazione. Quanto reciprocoimpoverimento. Come non pensare tuttavia alle violente persecuzioniche nel secolo scorso si sono abbattute sui discepoli del Signore Gesùnel gulag del sistema sovietico e nei lager del neopagano reich nazista.

    DNel sangue del martirio ha ripresoforza il desiderio di ricomporre inunità la Ecclesia, nel profondoconvincimento che le “diversità”

    vissute con il cuore del Signoresono fonte di ricchezza chezampillano per la pienezza dellavita, per un servizio evangelico atutti i fratelli, i più poveri, iperseguitati (oggi vittime dellapersecuzione scatenata daiseguaci del califfo musulmano!),per una convivenza pacifica eoperosa.Riandiamo tuttavia a quel giornotriste e amaro (era il 16 luglio1054), quando sull’altare dellaCattedrale di Costantinopoli SantaSofia, furono deposte dal patriarcaMichele Cerulario e dal delegatodel papa di Roma Leone IX, ilcardinale Umberto di SilvaCandida, la “reciproca” bolla discomunica; e i motivi erano

    tutt’altro che ispirati al Vangelo! Leconseguenze dello scisma furonogravi anche per l’Oriente cristianoche si frantumò in tanti patriarcati“autocefali” ricalcando le unitàpolitiche nazionali. A suo tempociò avvenne anche per ilpatriarcato di Mosca, consideratadagli Zar la terza Roma.Bisognerà aspettare lo sguardoecumenico e profetico di papaGiovanni XXIII che aveva vissuto alungo come delegato apostolico,ospite delle Chiese di Oriente. Venne poi l’incontro fraterno tra ilpatriarca Antenagora I e il papaPaolo VI, a Gerusalemme nel 1964;e sul finire del Concilio ecumenicoche sapientemente aveva tracciatola strada che volge verso l’unità, inSan Pietro a Roma, la remissione

    dell’antica scomunica.Da allora, pur dovendosi registrarefaticose soste, i successori delprimo vescovo di Roma al cui“servizio petrino” è affidata lamissione di presiedere alla Chiesanella carità, si sonoevangelicamente, senza ipocrisiediplomatiche, impegnati neldialogo ecumenico il cuiprincipio-guida è stato enunciatoda papa Francesco, a chiusuradella settimana di preghiera perl’unità dei cristiani: “L’unità nonverrà come un miracolo alla fine,viene nel cammino. Camminareinsieme è già fare l’unità”.Cresca sempre più la nostalgia peri secoli del primo millennio,vissuti dalla Chiesa indivisa e nel

    reciproco scambio dei donielargiti dalla Provvidenza,affrontare le sfide lanciate dallasecolarizzazione delneopaganesimo dei nostri giorni.

    Piero Altieri

    CONCILIO ECUMENICO VATICANO II

    (FOTO ARCHIVIO SIR)

     I n  M e s s i c  o  s t o r i c  o  i n c  o

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    La fotografia

     Vaticano, 7 febbraio: Angelus del Papa nella Giornata per la vita (foto Siciliani-Gennari/Sir)

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    Giovedì 11 febbraio 20164 Primo piano

    UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLA SALUTE

    Preghiera per la 24esima Giornata Mondiale del Malato 2016

     Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria:“Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5)(Ispirata al Messaggio di papa Francesco)

    O Maria, Madre di Misericordia nel tuo seno il Verbo di Dio si è fatto carne:

    dona a noi tuoi figli di accogliere Gesùe con fiducia affidarci a Lui, Parola di Vita.

     Vergine Consolata e Consolatricenella tua sollecitudine per l’umanità

    rispecchi la tenerezza di Dio:insegnaci a consolare chi soffre

    con la consolazione che viene da Lui.

    Madre di Dio e Madre nostra intercedi per noi misericordia e compassione

    per essere mani, braccia e cuoriche aiutano Dio

    a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti.

    Madre della Vita 

    come l’acqua delle nozze di Cana è stata trasformatain vino buono,

    così lo Spirito del tuo Figliotrasformi ogni sforzo umano a servizio dei fratelli

    in qualcosa di divino.

    Maria, salute degli Infermial tuo cuore di Madre affidiamo la nostra vita:

    illuminati dalla fede,possiamo sentire la vicinanza di Cristo

    che cammina al nostro fianco, caricato della croce,e ci aiuta a svelare il senso delle nostre sofferenze.

     Amen

    GIUBILEO DEI MALATI IN CATTEDRALE A CESENA con il vescovo DouglasIl Giubileo dei malati sarà celebrato in Cattedrale a Cesena nel pomeriggio di giovedì 11 febbraio. Alle 15accoglienza degli ammalati, recita del Rosario e possibilità di confessarsi. Alle 15,30 Messa presieduta dalvescovo Douglas, preceduta dal Giubileo dei malati con passaggio della Porta Santa Giubilare.

    DOPO DI NOI: con la legge si apre uno spiraglioMa manca ancora un cambio di rottahi si occuperà di nostro figlio dopo di noi? È ladomanda che con angoscia si pongono spesso igenitori di figli disabili. Una domanda alla quale

    cerca di rispondere la legge “Assistenza in favore dellepersone con disabilità grave prive del sostegno familiare”,approvata nei giorni scorsi in prima lettura alla Camera,con 374 sì e 75 no. Il testo prevede misure di assistenza,cura e protezione per le persone con disabilità grave, privedi sostegno familiare o perché sono venuti a mancare igenitori o perché gli stessi non sono in grado di sostenerele responsabilità della loro assistenza. Viene istituito unFondo per l’assistenza alle persone con disabilità graveprive del sostegno familiare destinato, in particolare, adattivare programmi volti a favorire percorsi di

    deistituzionalizzazione, di supporto alla domiciliarità inresidenze o gruppi-appartamento che riproducano lecondizioni abitative e relazionali della casa familiare e chetengano conto anche delle migliori opportunità offertedalle nuove tecnologie, al fine di impedire l’isolamentodelle persone con disabilità.

    Disabilità e povertà. “La legge nel suo complessorappresenta un obiettivo raggiunto”.Ne è convinto Salvatore Pagliuca, presidente dell’Unitalsi,che, però, ha qualche preoccupazione “per il passaggio alSenato, ma soprattutto per il rimando ai decretiministeriali di attuazione che sono quelli che presentano imaggiori rischi di efficacia”. Resta da chiarire, poi, “se il

    C Fondo per il dopo di noi sarà solo per strutture cheutilizzano fondi pubblici o sarà abbinabile ai fondiprivati”. Va, comunque, “apprezzato lo sforzo dellaCommissione Affari sociali di produrre un testo unificato”.Riguardo alla previsione del trust, è uno strumento che“darà modo di strutturare un’accoglienza con una baseanche di carattere economico e immobiliare per ilsostegno alle persone con disabilità che devono vivereuna vita autonoma”, ma “è una soluzione che non tocca lamaggioranza, ma solo coloro che hanno beni”.Su questo aspetto concorda Vincenzo Falabella,presidente della Fish (Federazione italiana per ilsuperamento dell’handicap): “La disabilità incide moltosull’economia di una famiglia e le persone con disabilità

    sono a forte rischio povertà.Il trust è per pochi. Sarebbe stato più opportuno secondonoi rapportare quegli strumenti civilistici già esistenti ealla portata di una platea più ampia, comel’amministratore di sostegno, sul quale è stato approvatoun emendamento, ma ugualmente non ci sono moltipoteri per questa figura”.

    No all’istituzionalizzazione. “Dopo tanti anni di silenzio illegislatore pone una questione significativa: la solitudinedelle famiglie e la loro ansia sulla sorte dei loro congiunticon disabilità quando loro non ci saranno più”, sostieneFalabella, ma “è mancato quel qualcosa in più per dire che

    abbiamo cambiato rotta”.“Ci aspettavamo all’interno di questo dettato normativo –evidenzia – alcuni riferimenti specifici sui percorsiattraverso i quali arrivare a una deistituzionalizzazionedelle persone con disabilità nel nostro Paese. Ciauguriamo che le nostre richieste su questo frontepossano trovare un accoglimento al Senato.Oggi in Italia, secondo i dati Istat, 258mila persone condisabilità o non autosufficienti sono a rischio disegregazione; il 95 per cento vive in un istituto o in unaRsa; solo il 5 per cento in comunità”.Secondo il presidente della Fish, “il cuore di una legge chevada verso il dopo di noi deve essere anzitutto la garanziadi sostenere anche un ‘durante di noi’”. “Occorre un

    sostegno anche alla famiglia che assiste il proprio caro:tante volte ci sono persone costrette addirittura a lasciareil lavoro per questo motivo. Insomma, un interventocomplementare al dopo di noi”, rilancia Giovanni PaoloRamonda, responsabile generale dell’AssociazioneComunità Papa Giovanni XXIII, per il quale “una leggesulla disabilità grave è sempre una legge che si rivolge allepersone più fragili e ai margini della società e quindi vavista con molto rispetto. Il dopo di noi è un problemareale”. Secondo Ramonda “il fatto che ci sia una legge chepreveda una risposta anche da parte dei privati al dopo dinoi non deve portare a una sostituzione del pubblico, maa un’integrazione tra pubblico e privato”.

    Gigliola Alfaro

    È stata approvata, nei giorni scorsi, in prima lettura alla Camera la legge "Assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare". Il testoprevede misure di assistenza, cura e protezione per le persone con disabilità grave, prive di sostegno familiare o perché sono venuti a mancare i genitori o perché glistessi non sono in grado di sostenere le responsabilità della loro assistenza. I pareri di Pagliuca (Unitalsi), Falabella (Fish), Ramonda (Comunità Papa Giovanni XXIII)

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    Giovedì 11 febbraio 2016 5Primo piano

    MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA 24ª GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2016 (giovedì 11 febbraio)

    ari fratelli e sorelle,

    la XXIV Giornata Mondialedel Malato mi offre l’occasione peressere particolrmente vicino a voi,care persone ammalate, e a coloroche si prendono cura di voi.Poiché tale Giornata sarà celebrata

    in modo solenne in Terra Santa,quest’anno propongo di meditare ilracconto evangelico delle nozze diCana (Gv 2,1-11), dove Gesù fece ilsuo primo miracolo per l’interventodi sua Madre. Il tema prescelto – Affidarsi a Gesù misericordiosocome Maria: “Qualsiasi cosa vi dica,fatela” (Gv 2,5) si inscrive moltobene anche all’interno del Giubileostraordinario della Misericordia.(...)

    La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisil’esistenza umana e porta con séinterrogativi che scavano inprofondità. Il primo momento puòessere a volte di ribellione: perché ècapitato proprio a me? Ci sipotrebbe sentire disperati, pensare

    che tutto è perduto, che ormainiente ha più senso...

    In queste situazioni, la fede in Dioè, da una parte, messa alla prova,ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Nonperché la fede faccia sparire lamalattia, il dolore, o le domandeche ne derivano; ma perché offreuna chiave con cui possiamoscoprire il senso più profondo di ciòche stiamo vivendo; una chiave checi aiuta a vedere come la malattiapuò essere la via per arrivare a unapiù stretta vicinanza con Gesù, checammina al nostro fianco, caricatodella Croce. E questa chiave ce laconsegna la Madre, Maria, espertadi questa via.

    Nelle nozze di Cana, Maria è ladonna premurosa che si accorge diun problema molto importante pergli sposi: è finito il vino, simbolodella gioia della festa. Maria scoprela difficoltà, in un certo senso la fasua e, con discrezione, agisceprontamente. Non rimane aguardare, e tanto meno si attarda adesprimere giudizi, ma si rivolge aGesù e gli presenta il problema cosìcome è: «Non hanno vino» (Gv 2,3).E quando Gesù le fa presente chenon è ancora il momento per Lui dirivelarsi (cfr v. 4), dice ai servitori:«Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (v. 5). Allora Gesù compie il miracolo,trasformando una grande quantitàdi acqua in vino, un vino che appare

    subito il migliore di tutta la festa.Quale insegnamento possiamoricavare dal mistero delle nozze diCana per la Giornata Mondiale delMalato?Il banchetto di nozze di Cana èun’icona della Chiesa: al centro c’èGesù misericordioso che compie ilsegno; intorno a Lui ci sono idiscepoli, le primizie della nuova comunità; e vicino a Gesù e ai suoidiscepoli c’è Maria, Madreprovvidente e orante. Mariapartecipa alla gioia della gentecomune e contribuisce adaccrescerla; intercede presso suoFiglio per il bene degli sposi e ditutti gli invitati. E Gesù non ha

    rifiutato la richiesta di suaMadre. Quanta speranza inquesto avvenimento per noitutti! Abbiamo una Madre che hagli occhi vigili e buoni, come suoFiglio; il cuore materno e ricolmodi misericordia, come Lui; lemani che vogliono aiutare, comele mani di Gesù che spezzavanoil pane per chi aveva fame, chetoccavano i malati e li guarivano.Questo ci riempie di fiducia e cifa aprire alla grazia e allamisericordia di Cristo.L’intercessione di Maria ci fa

    sperimentare la consolazione perla quale l’apostolo Paolobenedice Dio: «Sia benedettoDio, Padre del Signore nostroGesù Cristo, Padremisericordioso e Dio di ogniconsolazione! Egli ci consola inogni nostra tribolazione, perchépossiamo anche noi consolarequelli che si trovano in ognigenere di afflizione con la consolazione con cui noi stessisiamo consolati da Dio. Poiché,come abbondano le sofferenze diCristo in noi, così, per mezzo diCristo, abbonda anche la nostraconsolazione» (2 Cor 1,3-5).Maria è la Madre “consolata” checonsola i suoi figli.

     A Cana si profilano i trattidistintivi di Gesù e della suamissione: Egli è Colui chesoccorre chi è in difficoltà e nelbisogno. E infatti nel suoministero messianico guariràmolti da malattie, infermità espiriti cattivi, donerà la vista aiciechi, farà camminare gli zoppi,restituirà salute e dignità ailebbrosi, risusciterà i morti, aipoveri annunzierà la buonanovella (cfr Lc 7,21-22). E larichiesta di Maria, durante ilbanchetto nuziale, suggeritadallo Spirito Santo al suo cuorematerno, fece emergere non soloil potere messianico di Gesù, ma

    anche la sua misericordia.Nella sollecitudine di Maria sirispecchia la tenerezza di Dio. Equella stessa tenerezza si fa presente nella vita di tantepersone che si trovano accantoai malati e sanno coglierne ibisogni, anche quelli piùimpercettibili, perché guardanocon occhi pieni di amore.Quante volte una mamma alcapezzale del figlio malato, o unfiglio che si prende cura delgenitore anziano, o un nipoteche sta vicino al nonno o alla

    nonna, mette la sua invocazionenelle mani della Madonna! Per inostri cari che soffrono a causadella malattia domandiamo inprimo luogo la salute; Gesùstesso ha manifestato la presenzadel Regno di Dio proprioattraverso le guarigioni: «Andatee riferite a Giovanni ciò che uditee vedete: i ciechi riacquistano lavista, gli zoppi camminano, ilebbrosi sono purificati, i sordiodono, i morti risuscitano» (Mt11,4-5). Ma l’amore animatodalla fede ci fa chiedere per loroqualcosa di più grande della salute fisica: chiediamo una pace, una serenità della vita cheparte dal cuore e che è dono diDio, frutto dello Spirito Santo

    che il Padre non nega mai a quanti glielo chiedono confiducia.

    Nella scena di Cana, oltre a Gesùe a sua Madre, ci sono quelli che

     vengono chiamati i “servitori”,che ricevono da Lei questa indicazione: «Qualsiasi cosa vidica, fatela» (Gv 2,5).Naturalmente il miracoloavviene per opera di Cristo;tuttavia, Egli vuole servirsidell’aiuto umano per compiere ilprodigio. Avrebbe potuto farapparire direttamente il vinonelle anfore. Ma vuole contaresulla collaborazione umana, e

    chiede ai servitori di riempirle diacqua. Come è prezioso e graditoa Dio essere servitori degli altri!Questo più di ogni altra cosa ci fasimili a Gesù, il quale «non èvenuto per farsi servire, ma perservire» (Mc 10,45). Questi

    personaggi anonimi del Vangeloci insegnano tanto. Non soltantoobbediscono, ma obbedisconogenerosamente: riempirono leanfore fino all’orlo (cfr Gv 2,7). Sifidano della Madre, e fannosubito e bene ciò che viene lororichiesto, senza lamentarsi, senza calcoli.

    In questa Giornata Mondiale delMalato possiamo chiedere a Gesùmisericordioso, attraversol’intercessione di Maria, Madresua e nostra, che conceda a tuttinoi questa disposizione alservizio dei bisognosi, econcretamente dei nostri fratellie delle nostre sorelle malati.Talvolta questo servizio può

    risultare faticoso, pesante, masiamo certi che il Signore nonmancherà di trasformare il nostrosforzo umano in qualcosa didivino. Anche noi possiamoessere mani, braccia, cuori cheaiutano Dio a compiere i suoiprodigi, spesso nascosti. Anchenoi, sani o malati, possiamooffrire le nostre fatiche esofferenze come quell’acqua cheriempì le anfore alle nozze diCana e fu trasformata nel vino piùbuono. Con l’aiuto discreto a chisoffre, così come nella malattia,si prende sulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue ilMaestro (cfr Lc 9,23); e anche sel’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta 

    a svelarne il senso.Se sapremo seguire la voce diColei che dice anche a noi:«Qualsiasi cosa vi dica, fatela»,Gesù trasformerà sempre l’acquadella nostra vita in vino pregiato.(...) Ogni ospedale o casa di cura può essere segno visibile e luogoper promuovere la cultura dell’incontro e della pace, dovel’esperienza della malattia e della sofferenza, come pure l’aiutoprofessionale e fraterno,contribuiscano a superare ognilimite e ogni divisione. (...)

     A tutti coloro che sono al servizio

    dei malati e dei sofferenti, augurodi essere animati dallo spirito diMaria, Madre della Misericordia.«La dolcezza del suo sguardo ciaccompagni in questo AnnoSanto, perché tutti possiamoriscoprire la gioia della tenerezza di Dio» (ibid., 24) e portarlaimpressa nei nostri cuori e neinostri gesti. Affidiamoall’intercessione della Vergine le

    ansie e le tribolazioni, insieme allegioie e alle consolazioni, erivolgiamo a lei la nostra preghiera,perché rivolga a noi i suoi occhimisericordiosi, specialmente neimomenti di dolore, e ci rendadegni di contemplare oggi e persempre il Volto della misericordia,il suo Figlio Gesù.

     Accompagno questa supplica pertutti voi con la mia Benedizione

     Apostolica.

    Dal Vaticano, 15 settembre 2015  Memoria della Beata Vergine Maria Addolorata

    papa Francesco

     Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori cheaiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti.

     Anche noi, sani o malati, possiamo offrire le nostre fatiche esofferenze come quell’acqua che riempì le anfore alle nozzedi Cana e fu trasformata nel vino più buono. Con l’aiutodiscreto a chi soffre, così come nella malattia, si prendesulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue ilMaestro (cfr Lc 9,23); e anche se l’incontro con la sofferenzasarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso

    PAPA FRANCESCO VISITA CASA IRIDE – NELLA PERIFERIA EST DI ROMA –UNA STRUTTURA DOVE ABITANO 6 MALATI IN STATO VEGETATIVO,

    ASSISTITI DAI LORO FAMILIARI (15 GENNAIO 2016)FOTO L’OSSERVATORE ROMANO (WWW.PHOTO.VA)/SIR

     Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria:

    “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”Pubblichiamo ampi stralci delMessaggio di papa Francesco per la 24esima Giornata mondiale delMalato che si celebra giovedì 11febbraio.

    Papa Francesco:no a “pensiero unico”Papa Francesco ha visitato il 15gennaio scorso Casa Iride, nellaperiferia Est di Roma, una strut-tura dove abitano 6 malati instato vegetativo, assistiti dailoro familiari.“Il povero più misero si rivelaessere colui che non accetta diriconoscersi tale. Crede di es-sere ricco, ma è in realtà il piùpovero tra i poveri”, ammonisceil Papa nel messaggio per laQuaresima 2016 che prende ilvia il 10 febbraio, “Misericordiaio voglio e non sacrifici (Mt9,13). Le opere di misericordianel cammino giubilare”. Nel

    testo, presentato in Vaticano,Francesco spiega: “Egli è taleperché schiavo del peccato, chelo spinge a utilizzare ricchezza epotere non per servire Dio e glialtri, ma per soffocare in sé laprofonda consapevolezza di es-sere anch’egli null’altro che unpovero mendicante. E tantomaggiore è il potere e la ric-chezza a sua disposizione, tantomaggiore può diventare que-st’accecamento menzognero”da non voler vedere “il poveroLazzaro che mendica alla portadella sua casa”, il quale “è figuradel Cristo che nei poveri men-dica la nostra conversione”.Lazzaro “è la possibilità di con-versione che Dio ci offre e che

    forse non vediamo. E quest’ac-cecamento si accompagna a unsuperbo delirio di onnipotenza,in cui risuona sinistramentequel demoniaco ‘sarete comeDio’ che è la radice di ogni pec-cato”. Tale delirio, il monito delPapa, “può assumere ancheforme sociali e politiche, comehanno mostrato i totalitarismidel XX secolo, e come mostranooggi le ideologie del pensierounico e della tecnoscienza, chepretendono di rendere Dio irri-levante e di ridurre l’uomo amassa da strumentalizzare. Epossono attualmente mostrarloanche le strutture di peccatocollegate ad un modello di falsosviluppo fondato sull’idolatriadel denaro, che rende indiffe-renti al destino dei poveri lepersone e le società più ricche,che chiudono loro le porte, ri-fiutandosi persino di vederli”.(www.agensir.it)

  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 06-2016

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    Giovedì 11 febbraio 20166 Vita della Diocesi

    Messe ferialia Cesena7.00   Cattedrale, Cappuccine,

    Cappella dell’ospedale7.30 Basilica del Monte7.35 Chiesa Benedettine8.00   Cattedrale, San Paolo,

     Addolorata, Villachiaviche,Santa Maria dellaSperanza

    8.30 Madonna delle Rose,San Rocco, Sant’Egidio,cappella del cimitero,Santo Stefano, Case Finali,

    9.00 Suffragio, Addolorata9.30 Osservanza10.00  Cattedrale 18.00  Cattedrale , Madonna

    delle Rose, San Domenico,San Paolo, San Rocco,Osservanza, Sant’Egidio

    18.30 San Pietro, Santa Mariadella Speranza, Cappuccini,San Bartolo

    19.00 Ponte Pietra, Tipano20.00 San Giovanni Bono,

    San Pio X, Torre del Moro, Gattolino

    20.30  Villachiaviche

    Sabatoe vigilie15.00 Cappella cimitero Cesena,

    Formignano15.30 Macerone (Lieto Soggiorno)16.00 Ponte Pietra

    17.00 Cappellaospedale “Bufalini”Luzzena (1° sabato mese),Bora (2° sabato mese)

    17.30 Santuario del SuffragioSantuario dell’AddolorataSan Vittore

    18.00  Cattedrale , San Domenico,Osservanza, Santo Stefano,San Paolo, Sant’Egidio,Madonna delle Rose, Villachiaviche, San Rocco,Case Finali, Diegaro, Torre del Moro, Borello,San Mauro in Valle,San Giorgio

    18.30 Convento Cappuccini,San Pietro, Bulgarnò,Santa Maria della Sper.

    19.00 Ponte Pietra, Tipano

    20.00 San Giovanni Bono,San Pio X, Bulgaria,Ruffio, Pioppa,Pievesestina,Calisese,Gattolino, Ronta

    Messe festive

    7.00   Cattedrale 7.30 Santuario dell’Addolorata,

    Cappuccine, Martorano,Calabrina, Ponte Pietra, Villachiaviche

    8.00 Basilica del Monte,San Pietro, San Pio X,Santa Maria della Sper.

    San Mauro in Valle,San Giovanni Bono,Sant’Egidio, Calisese, Torre del Moro,Madonna del Fuoco,Macerone, Borello

    8.30   Cattedrale , San Rocco,Case Finali, Tipano,San Cristoforo,Gattolino, Roversano

    8.45 San Martino in Fiume9.00 San Giuseppe (Cesena

    corso Comandini),chiesa Benedettine,Santo Stefano,San Bartolo, San Paolo,San Domenico, Diegaro,Pievesestina,Capannaguzzo,Ponte Pietra, Bagnile,

    Santa Maria Nuova,Bulgaria,San Vittore,San Carlo, Ruffio

    9.30 cappella del cimitero,Santuario dell’Addolorata,Madonna delle Rose,Osservanza, Villachiaviche,Sant’Egidio,Montereale, San Tomaso

    9.45 Bulgarnò10.00  Cattedrale, Case Finali,

    San Rocco, Santa Mariadella Speranza, Ronta, Torre del Moro, Carpineta,Cappuccini, San Pio X,Sant’Andrea in B.,

    10.30 Santuario del Suffragio,Casalbono

    11.00 Santuario Addolorata,Basilica del Monte,Osservanza,San Domenico, SantoStefano, San Paolo,San Bartolo, Villachiaviche,Sant’Egidio, San Giorgio,San Giovanni Bono,Calabrina, Calisese,Gattolino, Madonna delFuoco, San Mauro in Valle, San Demetrio,Pievesestina, Pioppa,Ponte Pietra, Bulgaria,Borello, San Carlo,San Vittore, Tipano,Macerone, Capannaguzzo

    11.10  Torre del Moro11.15 Madonna delle Rose,

    Diegaro, Martorano11.30  Cattedrale , San Rocco,

    Istituto Lugaresi,San Pietro, San Pio X,Case Finali, Santa Mariadella Speranza

    12.30  Torre del Moro (in inglese,comunità nigeriani)

    15.00 Cappella del cimitero17.00 Cappella dell’ospedale

    Bufalini18.00  Cattedrale,

    San Domenico, Osservanza18.30 San Pietro, Cappuccini19.00 San Bartolo, Villachiaviche

    Comuni delcomprensorio

    Bagno di Romagnaore 20 (sabato);11,15 / 20San Piero in Bagno:chiesa parrocchialeore 18 (sabato);8 / 11 / 17.Chiesa San Francesco:10 / 15,30Ospedale “Angioloni”:ore 16 (sabato)Selvapiana: 11,15(20,30 sabato); Acquapartita: 9 Valgianna: 10

    BertinoroSanta Maria Nuova: 9,10,30 (19 sabato)

    Cesenatico

    Sabato: ore 16 Villamarina;16,30 San Giuseppe;17,30 Conv. Cappuccini,Santa Maria Goretti,Boschetto;18 San Giacomo;20Sala;

    Festivi:8 San Giacomo, Bagnarola,Santa Maria Goretti,Gatteo Mare;8,30 Sala;9 Cappuccini;9,15 San Pietro;9,30 Valverde;9,45 Cannucceto;10 Villalta, Villamarina;10,30 Cappuccini,San Giuseppe;

    11 San Giacomo,Boschetto, Sala;11,15 Bagnarola,Santa Maria Goretti,Gatteo Mare;17,30 Cappuccini;18 San Giacomo

    Civitella di RomagnaGiaggiolo: 9,30Civorio: 9

    Gambettolachiesa Sant’Egidio abate:8,30 / 10/ 11,15 / 17.Consolata: 19 (sabato);7,30 / 9,30

    Gatteoore 20 (sabato);9 / 11,15 / 17Sant’Angelo: 20 (sabato);8, 45; Casa di riposo: 9,30- 11. Istituto don Ghinelli:18,30 (sabato), 7,30Gatteo a Mare:  festivi: 8 / 11,15

    LongianoSabato:18 Santuario

    SS. Crocifisso;18,30 Crocetta; 20 Budrio

    Festivi: ore 7,30 SantuarioSS. Crocifisso;8 Budrio; 8,30 Longiano-Parrocchia; 9,30 Budrio,Santuario SS. Crocifisso;9,45 Balignano;10 Badia, Montilgallo;11 Budrio, Longiano-Parrocchia, San Lorenzo inScanno; 11,15 Crocetta;18 Santuario Crocifisso

    Mercato Saraceno10.00; Ciola: 8,30Linaro: 11,15;Monasterodi Valleripa: 9;Montecastello: 11Montejottone: 8.30Montepetra: 8.30Piavola: prefestiva sabatoore 18 (San Giuseppe);9,30 chiesa parrocchiale;Pieve di San Damiano11,30;San Romano: 11; Taibo: 10

    Montianoore 20 (sabato); 9.Montenovo:

    ore 18 (sabato), 10,30

    RoncofreddoSorrivoli: 11,15;Diolaguardia: 9;Gualdo: 18 (sabato), 11;Bacciolino: 9,30

    SarsinaConcattedrale: 7,30 / 9 / 11 / 17; Casa di Riposo:ore 16 (sabato); Tavolicci: 10,30 (liturgiadella Parola con Eucar.);Ranchio: 20 (sabato), 11;Sorbano: 9.30; Turrito: 17 (sabato), 10;San Martino in Appozzo: 9(liturgia della Parola conEucaristia); Quarto:10,30; Pieve di Rivoschio:15,30; Romagnano:11,15; Pagno: 16(seconda dom. del mese).

     Vergheretoore 16 (sabato), 9,15(domenica); Balze (chiesa

    parrocchiale): 11,15;Montecoronaro: 9,45;Montecoronaro orat. Ville(al sabato): 16; Alfero: 17(sab.); 11,15; Pereto: 10;Riofreddo: 10;Corneto: 11

    ✎   A MESSA DOVE

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     Tiratura del numero 5 del 4 febbraio 2016: 8.056 copie

    Questo numero del giornale è stato chiuso in redazione

    alle 18 di martedì 9 febbraio 2016

    Domenica 14 febbraioPrima Domenica di Quaresima - Anno C Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13

    Il Vangelo della prima domenica di Quaresimaci presenta il racconto delle tentazioni di Gesù.Esse rappresentano il punto di partenza

    dell’itinerario di conversione di questo tempoforte, di ripensamento della nostra identitàcristiana, di ritorno all’essenziale. Il brano si aprecon Gesù che dal Giordano viene guidato dalloSpirito nel deserto e si conclude con l’arrivedercidi Satana al momento fissato, nell’orto degli ulivi.Le tentazioni non sono quindi una casualità, masono inserite pienamente nella missione disalvezza di Gesù che va dal Battesimo allaPassione. Come avvenuto con il Battesimo, Gesùcondivide fino in fondo l’esistenza umana. Le tretentazioni del Signore sono le tentazioni

    esistenziali che da sempre alienano l’uomo: quelladell’avere, del potere e del valere.Nella prima, il diavolo propone a Gesù, che hafame, di trasformare una pietra in pane. Apparentemente sembra una richiesta innocua, inrealtà nasconde l’idea che l’unico problemadell’uomo sia il pane da mangiare, l’avere, e che,quindi, Dio debba servire solo per sfamare la famedel corpo. Gesù risponde senza rinnegare il valoredel pane, ma ricordando che siamo fatti per altro,per cose più grandi.Nella seconda, Satana suggerisce a Gesù la stradadel potere e della gloria e gli offre tutti i regni dellaterra. Il Signore, però, ha ben chiaro che il potereche salva il mondo è quello della croce,dell’umiltà, dell’amore.

    IL GIORNODELSIGNORE

    Dio non può essere strumento a nostra disposizione 

    lunedì 15febbraiosanti Faustinoe GiovitaLv 19,1-2.11-18;Sal 18;Mt 25,31-46

    martedì 16santa GiulianaIs 55,10-11; Sal 33;Mt 6,7-15

    mercoledì 17santi sette fondatori dei Servi di MariaGn 3,1-10; Sal 50;

    Lc 11,29-32giovedì 18san FlavianoEst 4,17; Sal 137;Mt 7,7-12

     venerdì 19san MansuetoEz 18,21-28; Sal129; Mt 5,20-26

    sabato 20sant’EleuterioDt 26,16-19;Sal 118; Mt 5,43-48

    La Paroladi ogni giorno

    “Queste cose vi scriviamo, perché la vostra gioia sia piena” (1Gv 1,4)

    Nella terza, Satana invita Gesù a gettarsidal punto più alto del Tempio diGerusalemme e a farsi salvare da Dio.Chiede al Signore di provare la propriacondizione di Figlio, di farsi valeremediante un gesto clamoroso. La rispostaè che Dio non può essere strumento anostra disposizione. Gesù non mette allaprova Dio, come non scenderà dalla crocee proseguirà la strada dell’obbedienza.Il Signore, fondando le sue risposte sullaScrittura, ci insegna che attraversol’ascolto della Parola di Dio, la fede in Dioe la conformità alla sua volontà possiamorespingere le tentazioni. Alla radice diqueste c’è sempre il tentativo dirimuovere Dio dalla propria esistenza,renderlo strumentale ai propri bisogni emettere se stessi al posto di Dio. Questo

    brano ci interroga sul posto che riserviamoa Dio nella nostra vita. L’invito è quello dimetterci alla sequela di Gesù,riconoscendo ogni giorno che dipendiamoda Dio. Nel messaggio per la Quaresima diquesto Anno Giubilare il Papa ci invita avivere questo “momento forte percelebrare e sperimentare la misericordia diDio”, e ad “uscire dalla propria alienazioneesistenziale grazie all’ascolto della Parola ealle opere di misericordia”. Le opere dimisericordia ci ricordano che la nostrafede va tradotta in atti concreti equotidiani, destinati ad aiutare il prossimonel corpo e nello spirito.

    Marco Castagnoli

    Giubileo dei malati in Cattedrale a CesenaCon il vescovo Douglas, giovedì 11 febbraio alle 15

    In Diocesi, il Giubileo dei malati sarà celebrato in Cattedrale a Ce-sena nel pomeriggio di giovedì 11 febbraio. Alle 15 accoglienzadegli ammalati, recita del Rosario e possibilità di confessarsi. Alle15,30 Messa presieduta dal vescovo Douglas, preceduta dal Giubi-

    leo dei malati con passaggio della Porta Santa Giubilare.

    In seminario l’incontro su Annalena TonelliPromosso dalla Pastorale giovanile, domenica 21 febbraio

    Promosso dall’Ufficio di Pastorale giovanile e rivolto in modoparticolare ai giovani e giovanissimi, si terrà domenica 21febbraio un nuovo appuntamento di avvicinamento allaprossima Giornata mondiale della Gioventù che si terrà aCracovia a fine luglio. In Seminario, a Cesena (via del Seminario),l’appuntamento è per la preghiera del Vespro e Adorazione alle 18di domenica 21 febbraio. Alle 19,30 apericena insieme e a seguire(alle 20,45) incontro su “Annalena Tonelli testimone dimisericordia”, tenuto da padre Luca Vitali. L’incontro è aperto atutti (non solo ai partecipanti alla Gmg).

    ✎ NOTIZIARIO DIOCESANO

    Azione Cattolica, Lectio divina al SuffragioIn centro a Cesena, al Santuario del Suffragio (via Zefferino Re),l’Azione Cattolica diocesana propone la preghiera di Lectiodivina sul Vangelo di Luca “Il fariseo e il pubblicano al tempio”.Guiderà l’incontro di preghiera don Pier Giulio Diaco, vicariogenerale e assistente diocesano degli Adulti di Ac.

    Convegno Maria Cristina di Savoia Venerdì 12 febbraio nella sala “Cacciaguerra” del Ccr La professoressa Nicoletta Navacchia, venerdì 12 febbraioalle 16, relazionerà sul tema “Saffo, l’ottava musa”. L’incon-tro si terrà nella sala “Eligio Cacciaguerra” del Credito Coo-perativo Romagnolo, in viale Bovio a Cesena.L’appuntamento, promosso dal Convegno Maria Cristina diSavoia, è aperto a tutti.

    ✎ CHIESA INFORMA

  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 06-2016

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    Giovedì 11 febbraio 2016 7Vita della Diocesi

    A un anno dalla morte

    In un libretto il ‘ritratto’del vescovo LanfranchiA un anno dallamorte avvenuta il17 febbraio 2015,

    esce un librettocon il ritratto delvescovo Antonio.Sarà disponibilein edicola dagiovedì 18febbraio inomaggio col Corriere 

    Cesenate.Sitratta di 48pagine da leggered’un fiato messeinsieme da LuciaRomiti e natedalla collaborazione tra il settimanaledella diocesi di Piacenza-Bobbioe il nostro.“Antonio Lanfranchi – Dobbiamo essere diCristo, non di noi stessi!”, questo è il titolo

    del volumetto. Come sottotiolo una fraseche ben rappresenta la vita e le opere delpresule che ha trascorso sei anni a Cesena:“Il centuplo quaggiù e l’eternità”.L’autrice ha ripercorso velocemente tutte letappe dell’esistenza di monsignorLanfranchi. Dall’infanzia da montanaro aGrondone di Ferriere, al confine tra Liguriaed Emilia, alla vocazione e alla vita dasacerdote tra Piacenza e Roma, conl’impegno nazionale in Azione cattolica. Poi,da vescovo, prima a Cesena-Sarsina, poi aModena-Nonantola, fino ai mesi dellamalattia.

    Le giornate sonopiene, tra lavoro,casa e gli altri im-

    pegni. Anche l’an-sia per la pastora-le mi dà l’impres-sione di dedicare poco tempo per l’incontro con il Signore. Penso che credere in Dio siaessere chiamati a fare esperienza frequente di Lui e non solo ad avere idee giuste su di Lui. L’esperienzache avviene nella fede,e in partico-lare durante gli esercizi spirituali,è qualcosa che ogni volta sor-

    prende e si impo-ne, come un ab-braccio che rialza,rinforza. Per que-sto scelgo ogni an-no di regalarmi una settimana per partecipare agli esercizi spirituali che la Diocesi pro-pone con tempi brevi e modalitàsemplici.

    M.S.

    Perché partecipoagli Esercizi 

    Da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio, alle 20,45. Guiderà le riflessioni il vescovo Douglas

    Il nome di Dio è Misericordia

    Esercizi spirituali diocesaniell’anno del Giubileostraordinario indetto dapapa Francesco, si rende

    quanto mai opportuna unariflessione sulla misericordia diDio verso di noi e sulle opere dimisericordia corporali espirituali. Sarà questo il temacentrale degli esercizi spiritualidiocesani, guidati dal vescovoDouglas, in programma dal 15al 19 febbraio in Seminario aCesena.Cinque serate rivolte aparrocchie, movimenti,famiglie, comunità religiose,singoli fedeli in cui verràproposto uno sguardo

    complessivo su tre delle paroledel Vangelo di Luca: il pastoreche con generosa benevolenzava in cerca della pecoraperduta, la donna affannatafino a quando ritrova la moneta,il figliol prodigo abbracciato dalpadre desideroso di fare festaper lui. Avvenimenti diinestimabile valore, con alcentro l’azione misericordiosadi Dio. La misericordia trova,come momento qualificante, ilsacramento della

    N

    riconciliazione: tra le novitàdegli esercizi di quest’anno, èpresente la serata dedicata allacelebrazione penitenzialecomunitaria. Durante ciascunaserata sarà lasciato spazio alsilenzio, alla preghierapersonale, al dialogo e alladirezione spirituale consacerdoti e laici, all’adorazioneeucaristica. Sempre il vescovo ciaccompagnerànell’attualizzazione delle operedi misericordia corporali e

    spirituali. Come il corpo, infatti,ha bisogno di esercizio permantenersi vitale, così la vitaspirituale e l’interiorità hannobisogno di esercizio per nonrischiare battute di arresto. Gliesercizi spirituali, patrimoniodella tradizione cristiana, sidelineando come esperienzaforte di Dio e di preghiera esono tesi in particolar modo allaconversione di vita. Custodirel’interiorità, ruminare la parolaascoltata, farla calare nelvissuto quotidiano sono dono eimpegno che prosegue oltrel’orario degli incontri. Lasettimana degli esercizi

    spirituali è proposta all’interacomunità diocesana, qualetempo propizio per prepararsialla celebrazione della Pasqua,nel segno della misericordiaricevuta e donata. Lapartecipazione di ciascuno saràdono per tutti. Gli incontri siterranno per tutte e cinque leserate presso il Seminariovescovile, con inizio alle 20,45 etermine alle 22,30.Per informazioni: tel. 0547611001.

    Tre suore a Sant’Egidio di Cesena“Ti saluto perchései mio fratello”Da qualche mese le missionarie tanzaniane Adoratricidel Sangue di Cristo hanno dato vita a una nuova comunitàospite della Casa della Carità “Luciano Gentili” nellaparrocchia guidata da don Gabriele Foschi, alle porte della città

    i sentono cantare inchiesa, si vedonoballare nei momentidi festa, si incontrano

    lungo le strade del quartiere,sorridenti e dal contagioso“Buongiorno, come stai?”. Èuna presenza allegra ediscreta nello stesso tempo,quella su cui la parrocchia diSant’Egidio può contare danove mesi. Sono le tre suoretanzaniane che formano unanuova comunità in Italiadelle Suore Adoratrici delSangue di Cristo (Asc), ramofemminile dellaCongregazione delPreziosissimo Sangue.Suor Anna John, 50 anni, è

    originaria di Dodoma, capitale ‘politica’ della Tanzania. È in Italia dal 2012 eha vissuto qualche anno in una comunità di Avellino. Suor Melania Shirimaha 53 anni e insieme alla 39enne suor Maria Goretti Mtatiro è in Italia da solinove mesi.L’incontro con le tre suore, attorno al tavolo tondo della loro casa e davanti auna tazza di ’cioia’- il karkadè che proprio in Tanzania trova facile piantagioneed è immancabile ’benvenuto’ agli ospiti - è scandito da racconti e sorrisi.“Sono missionaria. Vado dove vengo chiamata”, racconta suor Maria Gorettidi quando ha comunicato alla sua famiglia (otto fratelli in Tanzania) chesarebbe partita per l’Italia. “Noi siamo qui a nome della Chiesa, dellaCongregazione, per volere anche della parrocchia di Sant’Egidio - dice suor

     Anna -. Ringraziamo Dio per la nostra vocazione e ringraziamo la comunità diSant’Egidio che ci dà la possibilità di dare agli altri la gioia che abbiamoricevuto gratuitamente, con la vocazione nella nostra Congregazione”. Èl’incontro con le persone che caratterizza la presenza delle tre suore: “Siamostate accolte con generosità e fraternità. Il nostro andare e camminare lungole strade è occasione di saluto gioviale… È un modo per condividere gioie e

    Sdifficoltà. A volte ci domandano: ’Chisiete?’, altre volte ci chiedono conmeraviglia: ‘Perché mi saluti?’, e noirispondiamo: ‘Perché sei mio fratello!’”.“La loro delicatezza si è rivelata la ‘cartavincente’ capace di sciogliere le primepossibili diffidenze. Con sensibilità,hanno saputo incontrare gli animi fragilidegli ammalati e degli anziani spesso soli,che visitano con regolarità. Si fanno volerbene. I parrocchiani sono stati accoglienti

    e sono contenti: la loro presenza è attesaanche dai più piccoli e dalle famiglie -sottolinea orgoglioso il parroco donGabriele Foschi -. Da subito, con volontàe spirito di servizio, si sono resedisponibili a sostegno della pastoraleliturgica e per la catechesi, che in unaparrocchia così popolosa rappresentanomomenti preziosi di incontro. Finoral’unica difficoltà è stata rappresentatadalla poca padronanza della lingua. Ma sistanno impegnando molto anche inquesto, frequentando tre volte allasettimana la scuola per stranieri che hasede presso le scuole medie diSant’Egidio, e possono contaresull’affiancamento prezioso di due

    insegnanti in pensione che le aiutanonell’alfabetizzazione”.Le tre suore vivono in parrocchiain uno dei due appartamenti della Casadella Carità gestita dalla onlus “LucianoGentili”. “Già nel momento in cui la Casadella Carità è stata ideata e realizzata,era desiderio dell’allora parrocodon Pino destinare uno spazio perospitare in parrocchia una comunitàdi suore. La Casa venne inaugurata nel

    2007 e questo non fu allora possibile. Poi,negli ultimi anni abbiamo avutol’opportunità di avviare coinvolgenti‘ponti’ con i Missionari del PreziosissimoSangue e alcuni recenti nostri viaggi inTanzania hanno reso più concreta lapossibilità di avere una comunità di suoretanzaniane a Sant’Egidio. I tempi dellaProvvidenza sono a volte noncomprensibili, ma quando un progetto èbuono, trova compimento nei cuori enell’animo delle persone - prosegue ilbaba parrocco don Gabriele -. E pole pole … piano piano, il camminareinsieme sarà bella occasione di crescita,per tutti”.

    Sabrina Lucchi

    DA SINISTRA,SUOR ANNA,

    SUOR MARIA GORETTIE SUOR MELANIA

    DAVANTI ALLA CHIESAPARROCCHIALEDI SANT’EGIDIO

    DI CESENA,INSIEME AD ALCUNE

    BAMBINEDI QUINTA

    ELEMENTAREAPPENA USCITE

    DAL CATECHISMODEL SABATOPOMERIGGIO

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    Giovedì 11 febbraio 2016 9Vita della Chiesa

    ROMA - Giubileo della Misericordia:- PELLEGRINAGGIO DIOCESANO presieduto dal vescovo Douglas Regaeri (un giorno, 25 aprile 2016) 50 euro

    - PELLEGRINAGGIO con le parrocchie di Budrio e di Longiano (due giorni, 24 e 25 aprile 2016) 150 euro- PELLEGRINAGGIO con l’UNITALSI Cesena(due giorni, 24 e 25 aprile 2016, iscrizioni presso Umberto e Giovanna, 329 6484489, 333 2995808) 150 euro

    LOURDES- 3 giorni, dal 16 al 18 maggio 2016 - in aereo - con la parrocchia di San Domenico di Cesena da 540 euro

    SAN GIOVANNI ROTONDO- 3 giorni, dal 2 al 4 giugno 2016 - Monte Sant’Angelo e Manoppello (con il gruppo di preghiera”San Pio da Pietrelcina”) 190 euro

    Organizzazione Tecnica Ariminum Viaggi e Robintur Viaggi, IOT e Brevivet - Polizza assicurava R.C. Allianz n. 74372043

    PROGRAMMI IN PREPARAZIONELISIEUX: 6 giorni (inizio luglio 2016), in pullman - La santà femminile in Francia e in parcolare Santa Teresa di Gesù Bambino e i suoisan genitori Luigi e Zelia Marn - Visite a Caen, Alençon, Nevers, Paray Le Monial

    TERRA SANTA: 8 giorni, dal 6 al 13 oobre 2016 - aereo - Nazareth, Monte Carmelo, Cafarnao, Lago di Tiberiade, Gerico, Betlemme, Gerusalemme

    Papa Francesco“La preghieraè la migliore armache abbiamo,la più grande forzadella Chiesa”

    è una scienza che dobbiamoimparare tutti i giorni, perchéè bella: “La bellezza delperdono e della misericordia

    del Signore”. Lo ha detto sabato mattina 6febbraio papa Francesco, nel primo deinumerosi interventi a braccio che hannocostellato la riflessione dedicata ai Gruppidi preghiera di Padre Pio provenienti datutto il mondo - tra gli striscioni ancheuno di Singapore - agli operatori di CasaSollievo della Sofferenza, e ai fedelidell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, accompagnatidall’arcivescovo, monsignor MicheleCastoro, all’udienza in piazza San Pietro.Dalla sera venerdì 5 febbraio, le spoglie delSanto del Gargano sono, insieme a quelledi padre Leopoldo Mandic’, esposte nella

    basilica vaticana per la traslazionetemporanea a Roma voluta dal Ponteficein occasione del Giubileo. Mercoledì delleCeneri 10 febbraio, durante la solennecelebrazione eucaristica delle 17, il Papaha conferito il mandato ai 1.071missionari della misericordia. Nellabasilica le reliquie resteranno esposte finoalla mattina di giovedì 11 febbraio,quando ritorneranno alle rispettive sedi diprovenienza.Una riflessione incentrata sullamisericordia di cui padre Pio è stato“servitore” a tempo pieno “attraverso ilministero della Confessione” che “guariscele ferite del peccato e rinfranca il cuorecon la pace”, sulla forza della preghiera, esull’importanza di prendersi cura deimalati nella loro integrità di corpo eanima, quella del Papa, come di consueto

    condita di immagini colorite. Lapreghiera, ha ricordato, “è una forza chemuove il mondo”. “Noi crediamo questo? Ècosì? Fate la prova”, ha aggiunto a braccio.La preghiera “non è una buona pratica per

    ’C mettersi unpo’ di pacenel cuore; enemmenoun mezzodevoto perottenere daDio quelche ciserve”.“Io pregoper starebene comeseprendessi

    un’aspirina - ha detto ancora fuoritesto -… Non è così. Io prego perottenere questo…. Ma questo èfare un negozio, la preghiera è

    un’altra cosa”, è “un’opera dimisericordia spirituale, che vuoleportare tutto al cuore di Dio” e undono di fede e di amore “di cui c’èbisogno come del pane”.Soprattutto, è “la migliore armache abbiamo, una chiave che apreil cuore di Dio”, una chiave facileperché “il cuore di Dio non èblindato, tu puoi aprirlo con unachiave comune, con la preghiera”.La preghiera “è la più grande forzadella Chiesa, che non dobbiamomai lasciare”, altrimenti, il monitodel Papa, “si rischia di appoggiarsialtrove: sui mezzi, sui soldi, sulpotere; poi l’evangelizzazionesvanisce, la gioia si spegne e ilcuore diventa noioso”. “Voleteavere un cuore gioioso?”, ha

    chiesto ai presenti. Alla rispostaaffermativa, ha esclamato:“Pregate sempre!”, e haincoraggiato i gruppi di preghieraa essere “centrali di misericordia,

    Pregare non è come prendereun’aspirina per sentirsi meglio;

    non è neppure chiedere qualchecosa a Dio per ottenerlo:questo “è fare un negozio”.La preghiera è “la migliore armache abbiamo, una chiaveche apre il cuore di Dio”.Così il Pontefice, nell’udienzadi sabato 6 febbraio coni Gruppi di preghiera di Padre Pio,i dipendenti della Casa Sollievodella Sofferenza e i fedelidell’arcidiocesi di Manfredonia-

     Vieste-San Giovanni Rotondo. E aproposito del Santo: “È stato unservitore della misericordia” e “lo èstato a tempo pieno”. Dal Papa ildesiderio di andare nel Gargano

    sempre aperte e attive”. “Siate sempreapostoli gioiosi della preghiera!”, perché,ha assicurato ancora fuori testo, “lapreghiera fa miracoli”.

     Accanto all’opera di misericordiaspirituale dei gruppi di preghiera, padrePio ha voluto “una straordinaria opera dimisericordia corporale: la ’Casa Sollievodella Sofferenza’”, al tempo stesso“tempio di scienza e di preghiera”perchéè importante curare la malattia, “masoprattutto prendersi cura del malato”.

     A volte apparentemente incoscienti, haspiegato il Papa, anche i moribondi“partecipano alla preghiera fatta confede vicino a loro, e si affidano a Dio, allasua misericordia”. E qui Francesco haaperto un’altra e ampia parentesi a

    braccio con un toccante ricordopersonale, quello di un amico prete,“apostolo e uomo di Dio”, in coma datempo, tanto che i medici si chiedevanocome potesse ancora respirare, al qualeun altro amico prete parlò dicendogli:“Lasciati portare dal Signore, affidati alSignore”. E lui “si lasciò andare in pace”.Tanti malati, ha assicurato il Papa,“hanno bisogno di parole, di carezze chediano forza per portare avanti lamalattia o andare all’incontro con ilSignore”.Di qui la riconoscenza agli operatori diCasa Sollievo che li servono “concompetenza, amore e fede viva”. “Ilmalato è Gesù”, ripeteva padre Pio; “ècarne di Cristo”, ha aggiunto il Papa.”Unaugurio particolare” ai fedelidell’arcidiocesi pugliese: “Che chiunque

    venga nella vostra bella terra - e io voglioandarci, eh! - possa trovare anche invoi”, come sul volto di padre Pio, “ unriflesso della luce del Cielo!”.

    Giovanna Pasqualin Traversa 

     U d i e n z a  g i u b i l a r e  s p e c 

     i a l e

     a i  G r u p p i  d i  p r e g h i e r a

      P a d r e  P i oPAPA FRANCESCO VENERA LE SPOGLIEDI SAN PIO E SAN LEOPOLDO MANDIC’.BASILICA S. PIETRO, 6 FEBBRAIO 2016(FOTO L’OSSERVATORE ROMANOWWW.PHOTO.VA) / SIR)

  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 06-2016

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    Giovedì 11 febbraio 201610   Attualità

    Settimanale d’informazione

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    e parole pronunciate

    dal Papa all’Angelus didomenica 7 febbraio,in qualche modo guardanogià all’incontro traFrancesco e il patriarcaortodosso di Mosca, Kirill;incontro che non si svolgenell’Europa delle divisionie delle scomuniche, ma inun territorio terzo comel’isola di Cuba. Non in unacattedrale o in una chiesa,ma in quello chepotremmo definire ilmoderno aeropago:l’aeroporto della capitalecubana.Nell’Angelus di domenicascorsa, dunque, l’incontrotra Gesù e i pescatori sullerive del lago. La storia la

    conosciamo, la ricordiamo:Luca descrive la scenaparlando della gente inascolto, e di uno sguardoche individua i quattropescatori in mezzo a una follaanonima. Gesù si avvicina a loro echiede di rimettere in acqua le lorodue barche, tornate vuote dopo unapesca infruttuosa: “Sulla tua parolagetterò le reti”, dice Simone. La suafede non viene delusa, come leggiamonel Vangelo, e le barche fanno fatica atornare a riva per la grande quantità dipesce pescato. C’è un volto che attiral’attenzione di Gesù, ed è proprioquello di Simon Pietro che “si getta aipiedi di Gesù dicendo: Signore,allontanati da me, perché sono unpeccatore”. Gesù non solo non si

    allontana, ma si avvicina, “e talepresenza ravvicinata suscita in Pietroun forte senso della propriameschinità e indegnità”, diceFrancesco all’Angelus. Non si

    allontana da lui, dunque, “allo stessomodo in cui un medico non puòallontanarsi da chi è malato”.Gesù lo chiama a seguirlo: “Nontemere, d’ora in poi sarai pescatore diuomini”. E Simone lascia tutto, cosìcome fanno gli altri pescatori. È lalogica che guida la missione di Gesù edella Chiesa, dice Francesco: “Andarein cerca, ‘pescare’ gli uomini e ledonne, non per fare proselitismo, maper restituire a tutti la piena dignità elibertà, mediante il perdono deipeccati. Questo è l’essenziale delcristianesimo: diffondere l’amore

    rigenerante e gratuito di Dio, conatteggiamento di accoglienza e dimisericordia verso tutti, perchéognuno possa incontrare la tenerezzadi Dio e avere pienezza di vita”.

    Proselitismo. Ecco la parola che hasegnato una forte divisione traortodossi e cattolici, negli anni in cuil’est europeo ritrova la libertà e leChiese non erano più condannate alsilenzio. Proselitismo: è il termine chedivide, crea ostacoli, allontana le duecomunità, nonostante i passi positivinella direzione del dialogo, dopo ilConcilio Vaticano II. La Chiesa, dicevapapa Benedetto XVI, non cresce perproselitismo, cresce per attrazione, pertestimonianza. E Francesco aggiunge:c’è bisogno della “testimonianza dellacarità, di questa carità umile, senza

    prepotenza, non sufficiente, umile,che adora e serve”. Come non leggerenelle parole all’Angelus un messaggiorivolto al metropolita Hilarion, ilministro degli esteri, per così dire, del

    Patriarcato di Mosca, che a

    Mosca presentandol’incontro di Cuba havoluto ricordare i motivi ditensione che ancora sonoin primo piano, a partireproprio dalla questioneucraina, cioè da quelleaccuse di proselitismorivolte alla Chiesacattolica. Caduto il murodi Berlino, venuti meno iregimi dell’Est, e tornataalla libertà la comunitàgreco-cattolica incomunione con Roma, trauniati e ortodossi ci sonostate anche violenze per larestituzione dei luoghi diculto e delle proprietà toltealla Chiesa rimasta fedeleal Papa di Roma. Hilarion,

    consapevoledell’importanzadell’incontro di Cuba,parla di “volontà diristabilire quella

    comunione fraterna che è il segnogrande che caratterizza i discepoli diCristo”. È sempre il numero due delPatriarcato di Mosca a dire che nelcolloquio cubano un posto di primopiano avrà la questione dellapersecuzione dei cristiani, in modoparticolare in Medio Oriente. E il Papa,nel dopo Angelus, rinnova il suoappello per la pace in quella regione,chiede solidarietà per assicurare allepopolazioni “sopravvivenza e dignità”,e una soluzione politica del conflittoper dare un futuro di pace in Siria.Davanti al “genocidio” dei cristiani in

    quelle terre “soprattutto per mano delterrorismo”, ha detto Hilarion,“Francesco e Kirill non potevano nonincontrarsi”.

    Fabio Zavattaro

    L

    La domenica del Pontefice

    “Caro fratello Kirill”L’attesa per l’incontro a L’Avana con il Patriarca ortodosso di Mosca

    VATICANO, 7 FEBBRAIO:ANGELUS DEL PAPANELLA GIORNATA PER LA VITA(FOTO SICILIANI-GENNARI/SIR)

    apa Francesco sarà in visita apostolica in Messico dal 12 al 17 febbraio.Il 13 febbraio sarà il giorno della Madonna di Guadalupe, davanti alla cui

    immagine il Papa “vuole poter pregare personalmente, in silenzio, per tutto iltempo che lo riterrà opportuno”. Lo ha rivelato padre Federico Lombardi,

    direttore della Sala stampa della Santa Sede, illustrando il programma delviaggio del Papa in Messico. Il Palazzo nazionale, a Città del Messico, sarà illuogo dove sabato 13 febbraio, alle 10,15, si terrà la cerimonia di benvenutocon il presidente del Messico, l’incontro con le autorità, la società civile e il

    P

     Visita di papa Francesco in MessicoPreghiera alla Madonna di Guadalupe

    corpo diplomatico. Di fronte a circa 1.200persone, si terranno il discorso del presidentee il primo discorso del Papa, di caratterepolitico rivolto al Paese. Alle 11, Francesco sitrasferirà nella cattedrale: dopo il giro nellagrande piazza antistante, che può contenerefino a 80mila persone, l’ingresso del Papanella cattedrale di Asuncion, dove avverràl’incontro con i circa 120 vescovi, oggetto del

    secondo discorso del Papa, che al terminedella Messa reciterà l’Angelus. Nella sacrestia,Francesco incontrerà i membri del comitatoorganizzatore del viaggio, i rappresentanti

    delle altre confessioni cristiane e il capo deldistretto federale. Poi il trasferimento allanunziatura apostolica e nella basilica dellaMadonna di Guadalupe, per raggiungere laquale il Papa percorrerà altri 16 chilometri in“papamobile”. Nella basilica Francescocelebrerà la Messa alla presenza di circa 15-20mila persone. “Alla fine della Messa – haannunciato padre Lombardi – ci sarà

    l’omaggio di un diadema offerto dal Papa perla Madonna di Guadalupe”, con una preghierasul messale. Infine, la preghiera personale delPapa.

  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 06-2016

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    Giovedì 11 febbraio 2016 11Attualità

    il Periscopio di Zeta

    Continuano le tragedie dei profughi in fuga dalla guerra nel silenzio dell’Occidente che alza barriere

    E noi che facciamo?

    Io ormai non so più che pensare. Non solo. Non so neppure che poter fare per

    non stare fermo, per fare qualcosa. Perché qualcosa si smuova in questomondo di inetti e di menefreghisti. Le immagini che scorrono sui teleschermisono impietose. I numeri ogni giorno elencati dicono di morti annegati mentrenoi festeggiamo il carnevale. Bambini, uomini, donne, anziani: ci sono tutti lì infondo al mare, mentre noi alziamo i muri. Discutiamo sui permessi, facciamo lepulci ai cavilli legislativi pur di non fare entrare questa gente in fuga da unaguerra terribile.Lo ha scritto a chiare lettere Marina Corradi su Avvenire di martedì scorso. Ne hafatto l’editoriale del giornale che mette in prima un’immagine forte di un bimbosalvato dalle acque, un nuovo Mosè. Per lui tanti sono andati a fondo, tantimuoiono di freddo, tanti si stringono fra le braccia della mamma per ripararsidal gelo che le tende dei campi profughi non riescono ad attutire.Noi facciamo finta di nulla. Il video che segnala la Corradi è da vedere. Un dronesorvola la città spettrale di Homs: non è rimasto un solo fabbricato intatto. Non èrimasta anima viva. E noi che facciamo? Palazzi, condomini, strade, scuole,alberghi, ospedali: tutto è distrutto. Tre giovanotti si aggirano come zombie tra glischeletri di vie che non hanno più nulla di umano.Noi rimaniamo in silenzio, chiusi nelle nostre sicurezze. Chiusi ai bisogni difratelli che bussano alla porta. Quelle immagini ci inchiodano. Io mi sento a

    eravamo ancora nati, non lontanodall’Italia, non lontano dallaRomagna.Ma noi che facciamo? Mi frulla intesta questa domanda da mesi. Laripeto spesso, anche ai miei figli.

    Ne parlo in giro per cercare dismuovere le coscienze. Sì, ci vuoleun moto di ribellione, unmovimento di massa per dire bastaalla guerra, basta alla morte, bastaalla tratta delle persone, basta aldelirio di onnipotenza di chi sicrede un dio, di chi si mette alposto di Dio e decide dell’esistenzaaltrui.Ecco allora che possiamo fare.Possiamo contribuire a modificareil pensiero, il sentire comune.Possiamo, e vogliamo, un mondo

    più accogliente, più onesto, più sobrio, piùsolidale. Più materno. A cominciare da me, danoi. Da subito. Senza se e senza ma. Quelleimmagini ci inchiodano. Accade accanto anoi. E noi che facciamo? (916)

    disagio. Provo un profondo senso diinadeguatezza. I padri con i bambini al collomarciano per chilometri verso confini che nonriusciranno a superare. Si costruiscono barriere, sistendono reticolati, come accadde quando noi non

    FOTO SIR

    remate, tremate! San Valentino, la festa fashiondegli innamorati, si avvicina econ lei un mucchio di

    iniziative, più o meno commerciali,più o meno smielate, masoprattutto decisamentetragicomiche. E sì, perché l’amoreromantico, ai tempi dellapostmodernità tecnoliquida, oscillafra due estremi: da un lato ilmodello proposto dallatrasmissione “Uomini e Donne” diMaria De Filippi e dall’altro ilmodello tecnomediato delle appcome Tinder. Insomma, a mioparere l’amore romantico ègravemente malato, direimoribondo e il San Valentino ai

    tempi di Maria De Filippi e diTinder ne celebra il quasi-funerale.La De Filippi è la vestale della formapiù narcisistica dell’amore: tronisti,corteggiamenti caricaturali,dialoghi d’amore grotteschi, indefinitiva il nulla fatto immagine, ilsentimento trasformato inspettacolo, l’amore ridotto allaricerca della bellezza vuota edell’emozione estrema. Eppurequesta è l’ultima forma, sia pureridotta a un goffo gioco, dicorteggiamento. Sì, perché conTinder (e con tutte le app diincontro similari) ecco come vannole cose: “Da circa un anno non houna relazione stabile ed esco conchi mi va, non sono il genere diragazza che vuole menarla per le

    lunghe, se mi piaci sono esplicita.Come moltissimi altri single italianianche io ho scaricato Tinder e devodire che lo uso con una certafrequenza, metto cuori in caso di

    interesse, e quando ottengo unmatch scambio messaggi con ilragazzo di turno per incontrarlo alpiù presto”.Dal narcisismo di “Uomini eDonne” al cortocircuito sessuale diTinder, passando per Instagram,Facebook e le tante chat, l’amore èstuprato impietosamente. Eppure,nonostante siamo lì sempreconnessi, a chattare, twittare,postare, commentare e accettareamicizie sui social, nonostante larapidità e la velocità degli incontri,nonostante gli aperitivi affollati, ituristifici dello sballo tipo Ibiza, lavita notturna e i locali, nonostanteTinder, la De Filippi e gli speeddate, nel complesso la maggior

    parte delle consultazionipsichiatriche e psicologicheriguardano drammi d’amore,problemi relazionali, nuovesolitudini e bisogni insoddisfatti diamore. Insomma, al netto di tutto,sempre più soli. Qualcuno dirà: staiesagerando! Esistono ancora lefamiglie, con figli, mutuo e cene fraamici. Sì certo, ma il trend èdavvero un altro.La maggior parte dei trentenni viverelazioni light e tanti social, ma èdavvero impressionante la caricadegli adultescenti , quarantenni ecinquantenni, dunque adulti, conrinnovati turbamentiadolescenziali: madri che,attraverso profili facebook moltopiù sexy delle loro figlie,

    rintracciano ex di tanti anni fa eriallacciano storie, padri smart sullavoro e immersi in chat di incontri.Che fare dunque? Esserci, “esserci-con”, “esserci-per”: questa è quella

     T

    Perchéabbiamocosì tanta pauradi amaredavvero?

    FESTA DI SAN VALENTINO.Tra Maria De Filippi e Tinder...

    Dal narcisismo di “Uomini e Donne”al cortocircuito sessuale di Tinder,passando per Instagram, Facebook e le tante chat, l’amore è stupratoimpietosamente. Nel complesso,la maggior parte delle consultazionipsichiatriche e psicologicheriguardano drammi d’amore,problemi relazionali, nuove solitudinie bisogni insoddisfatti di amore

    che ho definito la “progressione

    magnifica”, che permette di partire daun Io (l’esserci), per passare a un Tu(l’”esserci-con”) e infine giungere a unNoi (l’”esserci-per”), dimensione ultimae sola che apre alla generatività, allacreatività e all’oblatività.La “magnifica progressione”dall’”esserci-con” all’”esserci-per”mantiene anche oggi, e direi soprattuttooggi, un alto valore di significato,proprio per il suo portato anti-liquidità.Costruire dimensioni identitarie e disenso stabili e non ambigue, instaurarerelazioni solide e che si dispieganolungo progetti esistenziali checonsentono l’apertura alla generatività eall’oblatività, sono ancora, in ultimaanalisi, l’unico orizzonte di speranzache si apre per l’uomo del terzomillennio, immerso nel cupo e doloroso

    paradigma della tecnoliquidità. Sullosfondo la domanda delle domande: maperché abbiamo così tanta paura diamare davvero?

    Tonino Cantelmi

    C’è il Festival

    ■ Perché Sanremo

    è Sanremo

    Italia davanti alla Tv No, non sono solo canzonette. Il Festival diSanremo, che in questa settimana (9-13 febbraio)inchioda milioni di italiani davanti alla televisione,rappresenta, da oltre sessant’anni, uno dei “volti”del Belpaese. Un evento musicale e popolarecoinvolgente, in grado di regalare motivetticanticchiabili, ma anche qualche sguardo nonbanale sulla nostra epoca. Ne è convinto LucaDiliberto, insegnante, a lungo collaboratore delServizio diocesano di pastorale liturgica a Milano,autore di testi per canti tante volte risuonati nellechiese italiane – basti citare “Alleluia e poi” o “Ilcanto della tenerezza” – e di raccolte (la prima,pubblicata ancora giovanissimo, nel 1989, siintitolava “Ho sentito parlare di te”). Dal 1990 èresponsabile della raccolta di canti religiosi“Insieme”, di cui sta preparando una nuovaproposta, con 15 canti inediti. Ebbene, Diliberto lasera, dopo cena, si siede sul divano, accende la tv, esegue Sanremo.Il Festival è dunque un appuntamento fisso?Pur essendo cresciuto a pane e… cantautori, cheraramente si sono affacciati dal palco dell’Ariston,ho sempre avuto chiaro che fosse utile, per chi si èinteressato e si occupa di musica, non limitarel’ascolto solo a ciò che piace. Per questo, il “Festivaldella canzone italiana” è da anni un appuntamentoche cerco di non mancare, nonostante proprio lamusica, i cantanti, le canzoni talvolta finiscano inun angolino, travolti dalle dinamiche del fenomenomediatico, dal gossip, dall’interesse esagerato per ilook…Quindi, anche quest’anno, come tantissimi altriitaliani, mi metto davanti alla Tv, seguendosoprattutto la sequenza delle proposte musicali ecercando di dribblare il resto.Sanremo è l’evento musicale dell’anno in Italia.Non è solo l’appuntamento dell’industriadiscografica, con i suoi interessi, ma un vero eproprio rendez-vous nazionale. A suo avviso il 

    Festival, nato nel 1951, ha ancora qualcosa dadire alla cultura del nostro Paese?Credo vi siano non poche pubblicazioni cheanalizzano il Festival come fenomeno sociale, il cuipeso ovviamente muta a seconda dei diversi periodistorici del secondo dopoguerra. Non vi è dubbio chela sua importanza sia cresciuta dai primi anni,quando ancora si ascoltava alla radio; con letrasmissioni televisive, negli anni Sessanta, cioè inun’epoca in cui la singola canzone (anche attraversoi 45 giri) ebbe diffusione straordinaria,paragonabile se non superiore ai contatti in rete dioggi, Sanremo si collocò al centro dell’industriamusicale; e dunque fu un incredibile strumentomoltiplicatore di elementi di cultura popolare. Conla fine degli anni Settanta queste dinamiche siridussero, a fronte di una cultura giovanile cheimpose nuovi modelli, tendenze e gusti musicali.Negli anni più vicini a noi, il Festival fu in qualchemodo fagocitato dalle forme del linguaggio

    televisivo, sino a divenire un grande show, dove lecanzoni ebbero ruolo più marginale.In questo senso, Sanremo rappresenta una fettadella nostra contemporaneità; non vasopravvalutato, ma nemmeno demonizzato.

    Gianni Borsa

  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 06-2016

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    Giovedì 11 febbraio 201612   Cesena

    Il 28 gennaio è stato presentato a Cesena il li-bro di Juan Carron, La bellezza disarmata,Rizzoli, Milano, 2015, che raccoglie gli scrit-ti più importanti pubblicati negli ultimi die-ci anni dal sacerdote spagnolo che è statonominato presidente della Fraternità di Co-munione e Liberazione dopo la morte dimonsignor Luigi Giussani. All’incontro, or-ganizzato dal Centro Culturale "Campo del-la Stella", erano presenti come relatori Erne-sto Diaco, già vice-presidente nazionale del-l’Azione Cattolica Italiana e ora direttore del-l’Ufficio Educazione, Scuola, Università del-la Cei, l’editore Roberto Casalini, da moltianni protagonista nella vita culturale e poli-tica di Cesena, e Carmine Di Martino, do-cente di Filosofia all’Università Statale di Mi-lano, che ricopre ruoli di responsabilità a li-vello nazionale in Comunione e Liberazio-ne. La serata è iniziata con un saluto da par-

    te di monsignor Douglas Regattieri ed è con-tinuata con una breve, ma significativa, te-stimonianza introduttiva di Massimo Bassi,responsabile diocesano della Fraternità diComunione e Liberazione. Il confronto, mo-derato da Paolo Terenzi (Università di Bolo-gna) è poi entrato nel vivo. Diaco ha mostra-to la sintonia della proposta di Carron con ilpercorso verso un nuovo umanesimo cen-trato in Cristo indicato da papa Francescoalla Chiesa italiana al Convegno di Firenze, eha fatto poi un affondo sul tema della emer-genza educativa. Casalini ha riflettuto sulcontributo significativo portato dal cristia-nesimo, e ripreso nel libro di Carron, per lagenesi di valori fondamentali come la per-sona, la libertà, il senso della storia. Di Mar-tino si è soffermato in particolare sul temadella libertà mostrando come l’incontro conCristo consenta di superare alcune antino-

    mie e di dare compimento al desiderio pro-fondo di libertà che sta nel cuore di ogni uo-mo. Non sono mancate le sorprese: ad esem-pio, Diaco ha proposto una acuta e sugge-stiva riflessione sul cristianesimo come "in-contro", tema cardine della testimonianza edell’insegnamento di donLuigi Giussani. Ca-salini, mattatore della serata, ha citato il con-cetto di "nichilismo gaio" di Augusto Del No-ce, e ha riportato alla luce inediti episodi diamicizia di tanti anni fa ridando sostanza efreschezza alla parola "dialogo". Di Martinoha concluso la serata, che ha visto la parte-cipazione di un folto pubblico, interrogan-dosi sul punto sorgivo di una presenza cri-stiana nella società plurale e ha citato unpasso del libro: "Vivere una presenza origi-nale là dove ci troviamo è perciò anzituttorealizzare la comunione con Cristo e tra dinoi"(p. 331). Ha poi mostrato come una pre-

    senza di questo tipo (che rifugge tanto daldiscorso utopico quanto dall’appiattimentoconformistico) rappresenti l’avvenimentoche ogni uomo, anche inconsapevolmente,attende, e offra spazi di libertà e di umanità,per tutti.

     Al palazzo del Ridotto presentato il libro di Juan Carron, presidente della Fraternità di Cl

    Quando la bellezza è disarmataFoto Pier Giorgio Marini

    Due

    momenti

    per ricordare

    don Casadei

    Una Messa celebrata dal vescovo e unconcerto di musica sacra. Sono i dueeventi con i quali la comunità diComunione e Liberazione di Cesena, incollaborazione con l’Associazione PaolaPiraccini, intende ricordare la figura didon Ezio Casadei a un anno dalla suamorte, avvenuta il 12 febbraio 2015.Grande educatore e punto di riferimentoper centinaia di giovani e famiglie, donEzio – ordinato sacerdote nel 1948 -dalla metà degli anni ‘50 fino al 1972

    era stato assistente della Giac (Gioventùitaliana Azione Cattolica) e della Fuci(Federazione universitari cattoliciitaliani). Tanti cesenati lo ricordanoinoltre come insegnante di Religione siaal Liceo scientifico “Righi” che in altrescuole medie della città.In occasione del primo anniversariodella morte, gli amici hanno deciso diricordare questo sacerdote con unaMessa celebrata dal vescovo DouglasRegattieri venerdì 12 febbraio alle 21 in

    Cattedrale. A seguire domenica 14febbraio sempre alle 21 in duomo, siterrà un concerto dal titolo “Don EzioCasadei – 1° anniversario Dies Natalis”nel quale verrà ricordato come un“testimone dell’amore di Cristo per tuttiquelli che lo hanno incontrato”; perl’occasione, si esibirà la CappellaMarciana (Cappella musicale dellaPatriarcale Basilica di San Marco aVenezia) guidata dal Maestro MarcoGemmani.

    Don Ezio, il ricordoè sempre attuale

    passato un anno da quandoci ha lasciati don Ezio. O me- glio, da quando camminacon noi in modo diverso, ma

    comunque vero. Aveva quasi novanta anni quando lamattina del 12 febbraio il suo grande 

    cuore ha cessato di battere: a quel-l’età tutti pensiamo alla morte come a un fatto naturale, per certi aspetti atteso.Eppure mi colpisce accorgermi di quanto è grande lasua assenza fra noi: perché se la fede ci fa dire che lui è presente ancora fra noi, sia pure in altro modo, è pur ve-ro che sentiamo la mancanza della sua presenza amica.Sì, perché don Ezio è stato per tanti una presenza ami-ca, uno con cui poter parlare, potersi confrontare, poter trovare conforto: pensando don Ezio "Billy", viene inmente quella famosa canzone di Celentano, "Azzurro",in cui il cantautore dice: "Ora mi annoio più di allora,neanche un prete per chiacchierar". Solo che la parola"chiacchiera" può essere ambigua, potrebbe essere scambiata per fare pettegolezzo… Sarebbe meglio dire:"Un prete per conversare". A un anno dalla morte di don Ezio, ciò che più mi man-ca è proprio questo poter conversare con lui. Non eratempo perso: era invece tempo speso bene, tempo ricco,tempo di aiuto al cammino a volte duro e faticoso della

    È

    vita. " Conversatio vestua, in coelis sit": il vostro conver-sare sia nei cieli: questa frase che ho sentito da un altro grande sacerdote, don Luigi Giussani, descrive bene quello che accadeva parlando con don Ezio, non ovvia-mente nel senso di ’parlando con lui si diventava angeli,ma perché il parlare con Billy portava sempre, a volte rapidamente, a volte dopo un lungo girovagare, ma co-munque sempre a confrontarsi con un punto chiaro e deciso, anzi con il punto: cioè Cristo. E questo accadevaperché per lui parlare con un amico non poteva avveni-re senza dire del grande amore della sua vita: Cristo.E questo era il suo modo di educare: non legare a sé, maindicare un Altro con il fatto decisivo del cammino del-la vita. Mi si potrebbe obiettare che sto ricordando don Ezio inmodo un po’ intimistico, senza parlare delle opere che ha contribuito a realizzare nella sua lunga vita: restoperò convinto che l’origine della grande operosità di 

    Billy fosse lì, nella sua fede, nel cuore amore a Cristo.Era questo che gli permetteva di rendere contempora-neo un fatto di duemila anni fa: chi incontrava donEzio faceva esperienza oggi in qualche modo di quelloche Giovanni e Andrea ebbero la grazia di fare 2000 an-ni fa.Un anno fa don Carròn, attuale responsabile di Cl, ci inviò un bellissimo messaggio che terminava dicendo:"Domandiamo alla Madonna che un poco della fede di don Ezio passi anche in noi. È con questa domanda che noi che siamo stati suoi amici desideriamo ricordarlo:negli inviti ai gesti che faremo in occasione di questoprimo anniversario del suo "dies natalis", oltre all’im-magine della Madonna della Misericordia e ad una sua foto, abbiamo voluto mettere una frase che dice quelloche don Ezio è stato per noi: "Testimone dell’amore di Cristo, per tutti quelli che lo hanno incontrato".

    Raffaele Bisulli

    Testimonianza sul sacerdote

    Parlare con ‘Billy’ portava sempre,a volte rapidamente, a volte dopoun lungo girovagare, ma comunquesempre a confrontarsi con un puntochiaro e deciso, anzi,

    con il punto: cioè Cristo

    Lunedì 8 febbraio, un momento della conferenza stampa di presentazione degli ap-

     puntamenti per il primo anniversario della morte di don Ezio Casadei (nel riquadro)

     Al tavolo, da destra Raffaele Bisulli e Massimo Bassi 

    Cattedrale◗ A un anno dalla morte di don Gino

    La comunità della Cattedrale ricorda con tantoaffetto don Gino Baldacci, deceduto il 13 febbraio2015. Una Messa di suffragio sarà celebratasabato 13 febbraio alle 18 in Duomo dove è statoparroco per tanti anni. Nato a Sogliano nel 1931,nel 1954, quando era stato ordinato sacerdote, lasua numerosa famiglia abitava a San Mamante,nelle colline sovrastanti San Carlo. Aveva guidatoanche l’Istituto Almerici.

  • 8/20/2019 Corriere Cesenate 06-2016

    13/25

    Giovedì 11 febbraio 2016 13Cesena

    NECROLOGIO

    “Io muoio, ma il mio affetto per voi non morirà

    Vi amerò dal Cielo comevi ho voluto bene sullaterra. Nessuno muorefinchè vive nel cuore

    di chi resta” 

    ROMANO RICIPUTI24/8/1938 - 6/2/2016

    Tutti gli amici del Corriere Cesenate,

    con grande affettoe nella preghiera,

     partecipano al doloree si stringono attorno

    al giornalista

    Cristiano Riciputi e alla sorella Giusy 

     per la mortedel caro babbo

    Romano

    Nei tristi giorni del distacco terreno solo

    la fede in Gesù Cristomorto e risorto riesce

    a dare un sensoalla sofferenza,nella certezza

    di un nuovo incontro,solo rimandato

    PARTECIPAZIONE

    13/2/2015 - 13/2/2016

    PARROCCHIA DELLA CATTEDRALE

    La comunità parrocchiale, unitamente

    ai familiari, ricorda con affetto

    e riconoscenza il sacerdote

    DON GINO BALDACCI

    che ha avuto per tanti anni come pastore

    buono e fedele, nella Messa di suffragio

    che sarà celebrata in Duomo

    sabato 13 febbraio alle 18

     ANNIVERSARIO

    uovo maxi stabilimento perOrogel, con un occhioparticolare all’inserimentonell’ambiente circostante.

    Compito, quest’ultimo, che si annunciaassai arduo, dato che il progetto prevedela costruzione di celle frigorifere alte 30metri, una volta e mezzo più grande diquelle attuali.Le nuove celle toglieranno dalle stradedai 15 ai 20 tir al giorno: "Oggi abbiamo250mila quintali di eccedenze che

    N

    Nasce lo stabilimentopensando all’ambiente

    Orogel ha coinvolto il Dipartimento di Architettura dell’Università

    scarichiamo a Porto D’Ascoli e cheandiamo a riprendere al momento dellalavorazione" ha spiegato in conferenzastampa il direttore generale di OrogelGiancarlo Foschi.Lo stabilimento costituirà un’espansionedi quello attuale, tra Pievesestina e CaseGentili, nel solco della storia del colossocesenate: "La prima pietra dellostabilimento Orogel è del ’75 - haricordato l’amministratore delegatoBruno Piraccini - e l’anno successivo

    avviammo i primi 3mila me


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