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Cosa studiamo oggi? Una guerra, tanto per cambiare · tedeschi”. Si teorizza la propria...

Date post: 15-Feb-2019
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Quelli di ScuolaZoo hanno scritto: “Non fate la guerra che poi ci tocca studiarla”. Invece i libri rigurgitano parole e immagini inneggianti alla guerra. Una Guerra del passato, una Guerra superata o una Guerra ancora in atto? Dialogo di uno studente (S) e un amico qualunquista (Q). S -Per ora soffermiamoci sulla guerra passata: per esempio, lo sapevi che la propaganda fu determinante per la Grande Guerra? Quella del 1914-1918, per l’Italia 1915-1918,per intenderci. Q -Sinceramente non credo che gli esseri umani siano disposti ad azzannarsi fra loro solo perché condizionati dalla propaganda. S -Guarda che di sicuro non è stata un’improvvisata. E’ vero, non esisteva ancora la figura del propagandista –così come la conosciamo oggi- ma giornalisti, avvocati ed intellettuali sono stati abili nel realizzare gli obiettivi del governo: Ardengo Soffici, Gioacchino Volpe, Giuseppe Prezzolini e addirittura Piero Calamandrei! Pensa, nel 1916- 18 Ubaldo Comandini assunse il ministro per l’assistenza civile e la propaganda interna, figurati, c’era proprio un ministro per la propaganda. Per essere più chiaro ti riporto il messaggio di Salandra, allora Presidente del Consiglio: “Chi alla patria non dà il braccio deve dare la mente, i beni, il cuore, le rinunzie, i sacrifizi. E’ tutta una elevazione di un popolo, che deve essere voluta e compiuta”. Vero è, c’erano quelli che si opponevano alla guerra, ma evidentemente erano in pochi. Accade ancora oggi... Anche un grande politico lucano come Francesco Saverio Nitti, che allo scoppio della Grande Guerra inizialmente aveva assunto un atteggiamento neutralista, in seguito cambiò idea, sostenendo le ragioni dell’alleanza con le potenze dell’Intesa e con gli Stati Uniti, per garantire all’Italia i rifornimenti di petrolio, grano e carbone (Il capitale straniero in Italia). In tutta Europa l’apparato burocratico e statale rientrava nella logica propagandistica; la propaganda della Triplice Intesa, e in seguito dell’Italia, fece Cosa studiamo oggi? Una guerra, tanto per cambiare ricorso all’emotività, quella tedesca, invece, si basò su ragionamento e logica; comuni i temi: Culto dei capi militari e di Stato. Il nemico (demonizzato) diventa il barbaro: “Unni tedeschi”. Si teorizza la propria superiorità morale e intellettuale, così da legittimare la guerra, che diventa civilizzatrice. La religione come instrumentum regni: “DIO E’ CON NOI”. Così le menti dei soldati venivano manipolate, come risulta dalle lettere di due ragazzi lucani che mi hanno particolarmente colpito mentre curiosavo tra i documenti in mostra nell’Archivio di Stato di Potenza. Forse tu non ricordi, dato che -come al solito- eri distratto e non aspiravi che a bivaccare nel bar più vicino! Come si legge dal Giornale di Melfi del 20 settembre 1915, per avere notizie dei militari nella zona di guerra le famiglie dovevano fare richiesta all’Ufficio centrale per le notizie alle famiglie ed ogni comunicazione diretta era impensabile. Ancora oggi, però, spesse volte la storia è filtrata, forse perché la scrivono i vincitori? Sui manuali, infatti, accanto al nome del generale Cadorna non leggiamo quello di Giuseppe Pennella, eroico generale lucano di Rionero in Vulture, uno degli artefici del successo di Vittorio Veneto e nemmeno leggiamo l’esorbitante numero di lucani caduti per liberare le terre irredente(Trentino, Friuli, Dalmazia) di cui i nostri avi forse neanche arrivavano ad immaginare le coordinate geografiche: 7489 caduti e dispersi, 2112 mutilati ed invalidi, non contando 3 medaglie d’oro, 423 medaglie d’argento, 618 medaglie di bronzo, 189 croci al valor militare, 164 croci al merito di guerra, 84 encomi solenni. Adesso non siamo più così ignari/sprovveduti/ignoranti -a te la scelta lessicale- e siamo in grado di analizzare criticamente con quali tecniche la propaganda sortisse effetti così incisivi: l’arte del controllo dei cervelli, che nel 1915 evidentemente era in embrione, oggi sta diventando una scienza. Un esempio lampante è dato dalle ricerche condotte dallo scienziato Iran Parlor il quale, in seguito ad esperimenti sui cani, ha dimostrato l’associazione stimolo/reazione, il processo di apprendimento, il legame affettivo ,il controllo sociale, il group thinking, l’ipnosi. Lo scienziato sostiene: “Non appena un uomo resta solo, allontanato dal mondo e dalle notizie su cosa stia accadendo, la sua normale attività mentale viene rimpiazzata da ben diversi processi. Non può più confrontare le sue fantasie con la realtà e molto spesso rimane vittima dei suoi stessi incubi”. Dalla citazione si evince quanto sia fondamentale l’azione dei mass-media che impediscono la visione di una realtà effettuale allo scopo di inculcare le loro idee, il loro pensiero
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Quelli di ScuolaZoo hanno scritto: “Non fate la guerra che poi ci tocca studiarla”. Invece i libri rigurgitano parole e immagini inneggianti alla guerra. Una Guerra del passato, una Guerra superata o una Guerra ancora in atto? Dialogo di uno studente (S) e un amico qualunquista (Q). S -Per ora soff ermiamoci sulla

guerra passata: per esempio, lo sapevi che la propaganda fu determinante per la Grande Guerra? Quella del 1914-1918, per l’Italia 1915-1918,per intenderci. Q -Sinceramente non credo che gli esseri umani siano disposti ad azzannarsi fra loro solo perché condizionati dalla propaganda. S -Guarda che di sicuro non è stata un’improvvisata. E’ vero, non esisteva ancora la fi gura del propagandista –così come la conosciamo oggi- ma giornalisti, avvocati ed intellettuali sono stati abili nel realizzare gli obiettivi del governo: Ardengo Soffi ci, Gioacchino Volpe, Giuseppe Prezzolini e addirittura Piero Calamandrei! Pensa, nel 1916-18 Ubaldo Comandini assunse il ministro per l’assistenza civile e la propaganda interna, fi gurati, c’era proprio un ministro per la propaganda. Per essere più chiaro ti riporto il messaggio di Salandra, allora Presidente del Consiglio: “Chi alla patria non dà il braccio deve dare la mente, i beni, il cuore, le rinunzie, i sacrifi zi. E’ tutta una elevazione di un popolo, che deve essere voluta e compiuta”. Vero è, c’erano quelli che si opponevano alla guerra, ma evidentemente erano in pochi.

Accade ancora oggi... Anche un grande politico lucano come Francesco Saverio Nitti, che allo scoppio della Grande Guerra inizialmente aveva assunto un atteggiamento neutralista, in seguito cambiò idea, sostenendo le ragioni d e l l ’ a l l e a n z a con le potenze dell’Intesa e con gli Stati Uniti, per garantire all’Italia i rifornimenti

di petrolio, grano e carbone (Il capitale straniero in Italia). In tutta Europa l’apparato burocratico e statale rientrava nella logica propagandistica; la propaganda della Triplice Intesa, e in seguito dell’Italia, fece

Cosa studiamo oggi? Una guerra, tanto per cambiare ricorso all’emotività, quella tedesca, invece, si basò su ragionamento e logica; comuni i temi: Culto dei capi militari e di Stato. Il nemico (demonizzato) diventa il barbaro: “Unni tedeschi”. Si teorizza la propria superiorità morale e intellettuale, così da legittimare la guerra, che diventa civilizzatrice. La religione come instrumentum regni: “DIO E’ CON NOI”.Così le menti dei soldati venivano manipolate, come risulta dalle lettere di due ragazzi lucani che mi hanno particolarmente colpito mentre curiosavo tra i documenti in mostra nell’Archivio di Stato di Potenza. Forse tu non ricordi, dato che -come al solito- eri distratto e non aspiravi che a bivaccare nel bar più vicino! Come si legge dal Giornale di Melfi del 20 settembre 1915, per avere notizie dei militari nella zona di guerra le famiglie dovevano fare richiesta all’Uffi cio centrale per le notizie alle famiglie ed ogni comunicazione diretta era impensabile. Ancora oggi, però, spesse volte la storia è fi ltrata, forse perché la scrivono i vincitori? Sui manuali, infatti, accanto al nome del generale Cadorna non leggiamo quello di Giuseppe Pennella, eroico generale lucano di Rionero in Vulture, uno degli artefi ci del successo di Vittorio Veneto e nemmeno leggiamo l’esorbitante numero di lucani caduti per liberare le terre irredente(Trentino, Friuli,

Dalmazia) di cui i nostri avi forse neanche arrivavano ad immaginare le coordinate geografi che: 7489 caduti e dispersi, 2112 mutilati ed invalidi, non contando 3 medaglie d’oro, 423 medaglie d’argento, 618 medaglie di bronzo, 189 croci al valor militare, 164 croci al merito di guerra, 84 encomi solenni. Adesso non siamo più così ignari/sprovveduti/ignoranti -a te la scelta lessicale- e siamo in grado di analizzare criticamente con quali tecniche la propaganda sortisse eff etti così incisivi: l’arte del controllo dei cervelli, che nel 1915 evidentemente era in embrione, oggi sta diventando una scienza. Un esempio lampante è dato dalle ricerche condotte dallo scienziato Iran Parlor il quale, in seguito ad esperimenti sui cani, ha dimostrato l’associazione stimolo/reazione, il processo di apprendimento, il legame aff ettivo ,il controllo sociale, il group thinking, l’ipnosi. Lo scienziato sostiene: “Non appena un uomo resta solo, allontanato dal mondo e dalle notizie su cosa stia accadendo, la sua normale attività mentale viene rimpiazzata da ben diversi processi. Non può più confrontare le sue fantasie con la realtà e molto spesso rimane vittima dei suoi stessi incubi”. Dalla citazione si evince quanto sia fondamentale l’azione dei mass-media che impediscono la visione di una realtà eff ettuale allo scopo di inculcare le loro idee, il loro pensiero

e la loro opinione, generando un pensiero unico e impedendo la formazione di una coscienza critica nei singoli individui. E oggi chiamiamo azione mediatica ciò che nel 1915 era semplicemente propaganda. Q -Ma fammi capire: come facevano a rendere la guerra giusta agli occhi di tutti i popoli, voglio dire, secondo me la maggior parte della gente si rendeva conto dei danni, degli orrori che i combattimenti potevano provocare. S -Guarda che c’erano foto, cinematografi -e soprattutto la stampa- a condizionare l’opinione pubblica, a ingabbiare i pensieri dell’uomo comune. Guardiamo un manifesto: il proclama del re, 25 Maggio 1915. Sai, è in quel momento che la propaganda diventa fondamentale. Ora ti dimostro : hanno usato delle tecniche fotografi che. Tutto si può riassumere in due parti: studium e punctum. Il primo è l’aspetto razionale nell’analisi della foto, il secondo è ciò che suscita interiormente. Dimmi, cosa vedi? Q -In primo piano vedo dei vecchi con gli elmi in testa, non sembrano ragazzi, nonostante abbiano solo vent’anni. S -E certo, sarebbe stato controproducente raffi gurare dei giovani al cospetto della

morte! Q -Lo sguardo spento, fi gure scure, il fucile a baionetta puntato contro un nemico senza volto. S -Allora chiediamoci perché non raffi gurare il nemico… forse un volto umano avrebbe fermato la mano omicida. Siamo arrivati ad una conclusione, dunque: la propaganda veniva utilizzata per off uscare la mente della gente.

Ah, devo farti notare ciò che ti è sfuggito: in alto a sinistra, una maestosa fi gura femminile, la Patria personifi cata, che indica ai soldati, con un soave gesto, il dovere da compiere. Ok, ora che ti ho mostrato la tecnica, descrivi tu e trai da solo le conclusioni. Q -Innanzitutto, questo è un manifesto per pubblicizzare la proiezione di un fi lm, quindi si usavano tutti i mezzi di comunicazione allora conosciuti. Però io mi soff ermerei sulla parte centrale: il titolo è “Pro Patria”, a caratteri cubitali in latino (retorica dell’Impero). Se osservo attentamente e applico la tua tecnica,

noto qualcosa di sorprendente: Eureka: le lettere rappresentano armi! -P ed R: sciabola; -O: scudo; -A: elsa di una spada; -T: una balestra. La conclusione è che la propaganda era subdola e si serviva di queste immagini per suscitare in ragazzi della nostra età la voglia di combattere, addirittura di morire in nome della patria!Ti sembra assurdo e troppo fantasioso? Ora è il mio turno di fare il saccente, mi sono stancato di fare la parte dell’ignorante al cospetto dei secchioni e ho letto il saggio sulla fotografi a “La camera chiara”(1980), del francese Roland Barthes: si distinguono due approcci, due modi di concepire una fotografi a: STUDIUM: l’aspetto razionale e concreto della fotografi a; PUNCTUM: riguarda invece l’aspetto emotivo. Sì, d’accordo, sto ripetendo la tua informazione, ma devo dimostrarti di aver 79 capito! La domanda che sorge spontanea è : cosa c’entra tutto ciò con lo studio della Grande Guerra? Prendiamo ad esempio la seguente immagine: quale signifi cato può assumere in base alla distinzione eff ettuata dal critico francese? La cartolina mostra chiaramente un soldato, in fi n di vita, scrivere col sangue sulla parete della trincea una

delle frasi più comuni durante la guerra: “FUORI I BARBARI”. Secondo le premesse questo sarebbe l’aspetto razionale della fotografi a. Il volto distrutto di qualcuno che comunque utilizza le sue ultime forze per scrivere, persino col sangue, un incitamento ai suoi connazionali. Questo è lo Studium. Ora, dove si cela l’aspetto emotivo? Dove si cela il cosiddetto Punctum? Nonostante il soldato stia per morire, il suo unico intento è quello di far recapitare un messaggio alla nazione: non importa se i vostri fi gli o fratelli perderanno la vita in battaglia, l’unico scopo è quello di scacciare i Barbari e rendere grande l’ITALIA. E’ questo l’aspetto emotivo della cartolina, colpire l’osservatore

con particolari suggestivi e a volte macabri ma che convincano in modo effi cace ed incalzante. S -Hai capito ora come facevano? Vediamo cosa hanno voluto esprimere in questa cartolina. Allora, sicuramente è una di quelle che incitava a sottoscrivere il prestito. Q -E poi ci sono due bambine che hanno perso il padre in guerra e sembra sorreggano una lapide. Sul piano emozionale, invece, colpisce il viso delle due bambine che esprime dolore, rabbia e tristezza. Dolore per la perdita del padre, rabbia per essere nate in un mondo a cui non dovevano appartenere. -Perché due bambine? Perché facevano pena? S- Ecco, siamo

arrivati alla seconda conclusione: i bambini venivano reifi cati, ma questo non dovrebbe sorprenderci, dato che avviene ancora oggi. La propaganda oggi Finora abbiamo analizzato la manipolazione nei primi del Novecento; è cambiato qualcosa oggi? Io non credo.

Purtroppo ci serviamo ancora di subdoli mezzi per condizionare la mente umana. Sulla spiaggia turca di Bordun, Aylan Kurdi, all’età di soli tre anni, giace senza vita a faccia in giù, tra la schiuma delle onde. “L’unica cosa che potevo fare era fare in modo che il suo grido fosse sentito da tutti.” Nilufer Demir è la fotoreporter che ha scattato la foto simbolo di una tragedia che riguarda tutti: la guerra. Ma siamo davvero sicuri di agire nel modo giusto? Sebbene si tratti di un dramma, ancora una volta ci serviamo dei bambini, bambini che non avrebbero voluto sensibilizzare il mondo attraverso una foto in prima pagina, che al massimo entro

due giorni verrà girata per sempre. Qualcuno ha aff ermato che la guerra, con i suoi costi umani ed economici, può essere giustifi cata. Quel qualcuno si chiamava Marco Tullio Cicerone. Nell’orazione “De imperio Cn. Pompei”, con realismo politico e competenza economica scrive degli interessi economici di molti Romani (publicani e

negotiatores) nella guerra contro Mitridate, re del Ponto. Gli aff aristi facevano aff ari

Liceo scientifi co P.P.Pasolini - Potenza prof.ssa Rocchina Pacella

Bibliografi aDonne nella grande guerra, con introduzione di Dacia Maraini, Bologna, Il Mulino, 2014.«Il Giornale di Melfi ».«Il Giornale di Basilicata».«Il Lavoratore».L’assistenza civile a Potenza. L’opera del Comitato cittadino nei primi trenta mesi di guerra, Potenza, La Perse-veranza,1917.L’ora trepida delle armi. La Basilicata e la Grande guerra nei documenti d’archivio. Catalogo della mostra, a cura diValeria Verrastro, Donato Verrastro, Gaetano Morese e Enzo Navazio, Lagonegro, Zaccara, 2015.Fabio Caff ena, La guerra aerea, in Dizionario storico della Prima guerra mondiale, diretto da N. Labanca, Roma-Bari,Laterza, 2014, pp. 114-124.Aldo Cazzullo, La guerra dei nostri nonni, 1915-1918: storie di uomini, donne, famiglie, Milano, Mondadori, 2014.Fabio De Ninno, La guerra navale nel Mediterraneo, in Dizionario storico della Prima guerra mondiale, diretto da N.Labanca, Roma-Bari, Laterza, 2014, pp. 125-136.Fabio Degli Esposti, Finanziare la guerra, in Dizionario storico della Prima guerra mondiale, diretto da N. Labanca,Roma-Bari, Laterza, 2014, pp. 54-66.Maria Concetta Dentoni, L’alimentazione e l’approvvigionamento alimenta durante il confl itto, in Dizionario storicodella Prima guerra mondiale, diretto da N. Labanca, Roma-Bari, Laterza, 2014, pp. 230-238.Antonio Fiori, Il fi ltro deformante. La censura sulla stampa durante la prima guerra mondiale, Roma, Istituto storicoitaliano per l’età moderna e contemporanea, 2001.Gian Luigi Gatti, Jusqu’au bout! Il fronte interno, in Gli italiani in guerra, a cura di M. Isnenghi e D. Ceschin, Torino,Utet, 2008, vol. III, tomo I, pp. 280-288.Gian Luigi Gatti, Il morale, la morale, in Gli italiani in guerra, a cura di M. Isnenghi e D. Ceschin, Torino, Utet, 2008,vol. III, tomo I, pp. 296-304.Antonio Gibelli, La nazione in armi. Grande Guerra e organizzazione del consenso, in L’Italia del Novecento. Lefotografi e e la storia, a cura di G. De Luna, G. D’Autilia e L. Criscenti, Torino, Einaudi, vol. I, pp. 39-71.Mario Isnenghi e Giorgio Rochat, La Grande Guerra, 1914-1918, Bologna, Il Mulino, 2014⁴ .Nicola Labanca, Trincea-Trincee, in Gli italiani in guerra, a cura di M. Isnenghi e D. Ceschin, Torino, Utet, 2008, vol.III, tomo II, pp. 620-629.Leonardo Mandile, Padre Giuseppe Francesco De Ruggiero: vita e opere di un cappellano militare, in «Basi-likos», III(2016), pp. 119-128.Mario Mennonna, Il Lago Nitti di Muro Lucano, Galatina, Congedo, 2010.Augusta Molinari, Una patria per le donne. La mobilitazione femminile nella grande guerra, Bologna, Il Mu-lino, 2014.Municipio di Potenza, Il comune di Potenza durante la guerra. Note ed appunti, Potenza, Fulgur, 1919.Maria Paiano, La religione nella guerra, in Dizionario storico della Prima guerra mondiale, diretto da N. Labanca,Roma-Bari, Laterza, 2014, pp. 333-342.Marco Pluviano, L’aristocrazia dell’aria. Francesco Baracca, in Gli italiani in guerra, a cura di M. Isnenghi e D.Ceschin, Torino, Utet, 2008, vol. III, tomo II, pp. 535-541.Paolo Pozzato, Prigionieri italiani, in Gli italiani in guerra, a cura di M. Isnenghi e D. Ceschin, Torino, Utet, 2008, vol.III, tomo I, pp. 245-259.Giovanna Procacci, L’Italia nella Grande Guerra, in Storia d’Italia, a cura di G. Sabbatucci e V. Vidotto, vol. V,Roma-Bari, Laterza,1979, pp. 3-99.Rosario Romeo, Breve Storia della grande industria in Italia 1861-1961, Bologna, Cappelli,1963.Alceo Rosa, La «Terza via» del «né aderire né sabotare», in Gli italiani in guerra, a cura di M. Isnenghi e D. Ceschin,Torino, Utet, 2008, vol. III, tomo I, pp.139-147 .Tommaso Russo, Istruzione e sociabilità in Basilicata, 1900-1921, Milano, Franco Angeli, 1995.Michele Strazza, Attilio Di Napoli, Foggia, Libria, 2015.Donato Tamblè, Giuseppe Pennella, lettere dal fronte di un Generale Lucano, in La Grande Guerra nella memoriaitaliana. Atti del Convegno organizzato dalla Camera dei Deputati con la collaborazione della Società italiana di storiamilitare, s.l., s.n., s.d., pp. 121-137.Uffi cio per le notizie alle famigli dei militari di terra e di mare, Note sulla


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