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COSE D'ERITREA E D'ETIOPIA

Date post: 22-Jan-2017
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COSE D'ERITREA E D'ETIOPIA Source: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, Anno 7, No. 5/6 (Maggio-Giugno 1952), pp. 157-159 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40757748 . Accessed: 14/06/2014 19:10 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.34.79.228 on Sat, 14 Jun 2014 19:10:56 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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COSE D'ERITREA E D'ETIOPIASource: Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africae l’Oriente, Anno 7, No. 5/6 (Maggio-Giugno 1952), pp. 157-159Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40757748 .

Accessed: 14/06/2014 19:10

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

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Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extendaccess to Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente.

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renda la vegetazione immangiabile per gli animali. Se non ci fossero limiti di velocità, gli animali starebbero distanti dalla strada ed i visitatori percorrereb- bero centinaia di miglia di foresta vergine senza essere in grado di scorgerli. Ora, al contrario, è fatto comuníssimo incontrare branchi di leoni che passeg- giano al centro della strada, scorgere fra gli alberi nn elefante o una giraffa nell'atto di nutrirsi pigramente di foglie, o scoprire sorprendenti varietà di an- tilopi pascolanti a pochi metri dal bordo della strada.

Il Kruger Park, se è la più grande riserva faunistica nell'Unione, non è la sola. Nel Natal vi è un parco, nello Zululand vi è la Riserva di Hluhluwe (dove si calcola che vi siano ben trecento rinoceronti bianchi) e nella selvaggia semidesertica area settentrionale della Provincia del Capo vi è il Parco Nazio- nale del Kalahari.

Al visitatore del Sud Africa non riesce difficile procurarsi delle < emo- zioni»... basta che vada a cercarsele nel selvaggio mondo naturale del Kru- ger Park.

LE RISORSE IDRICHE DELL'UNIONE E LA CONSERVAZIONE DEL SUOLO

Come l'Unione è ricca di giacimenti minerari, così essa è povera di risorse idriche. Il bisogno d'acqua, man mano che il paese si sviluppa economicamente, diviene imperioso. Non è affatto esagerazione il dire che il più grave problema del paese è quello di trovare e conservare l'acqua capace di soddisfare una ri- chiesta crescente.

Diversamente dai fiumi europei, quelli sudafricani non scorrono tutto l'anno. In estate, quando piogge torrenziali spazzano la faccia della terra, improvvisi giganteschi corsi d'acqua imprigionati nella roccia si scatenano come demoni rabbiosi. I frutti color caffè galoppano verso il mare... poi la tempesta si acqueta, il ruggito dell'acqua smuore in un bisbiglio... infine è il silenzio; masse di de- triti accumulate sulle rive melmose sono quanto rimane del passaggio dell'acqua.

D'inverno i letti dei fiumi sono aridi e squallidi; soltanto rivoli d'acqua scaturenti dal letto roccioso scorrono fra i ciottoli.

La conservazione dell'acqua costa al Governo dell'Unione milioni di ster- line all'anno ed impegna i migliori cervelli dell'ingegneria del paese.

Per comprendere pienamente la complessità del problema è necessario dare un breve sguardo alla struttura fisica del paese. Dalle rive dell'Oceano Indiano la costa sale rapidamente a gradoni A poco più di 90 Km. da Durban torreggia il Drakensberg, con i suoi 3.000 metri di altezza, e al di là si stende il gigan- tesco altopiano interno, che spesso oltrepassa tale altitudine. La conseguenza è che nessun fiume scende gradualmente verso la costa, non vi sono ampie val- late dove l'acqua fluisca calma. Vi sono, all'incontro, aspre, vertiginose discese in forre profondamente scavate. In inverno la neve cade sulle vette più alte, ma si fonde rapidamente, e ai fiumi viene a mancare un rifornimento perenne d'acqua di sgelo.

Per rimediare a tale grave inconveniente sono stati progettati giganteschi bacini artificiali, molti dei quali sono già stati costruiti. Ma non sono ancora suf- ficienti. E si sa quel che costi, di denaro e di studio, un bacino idrico, che serva un'area la più vasta possibile e preveda gli sviluppi e le esigenze future per un numero d'anni ragionevolmente lungo. Le aree importanti dal punto di vista agricolo devono avere la precedenza: la popolazione dell'Unione sta crescendo. Ma anche l'industria manifatturiera si sta espandendo con sorprendente rapidità, ed è attualmente divenuta uno dei più importanti fattori nell'economia della Unione. Le fabbriche necessitano di acqua: se l'Unione deve produrre ciò di cui ha bisogno, deve approvvigionare i suoi impianti industriali di acqua.

Se la pianificazione dell'approvvigionamento idrico non sarà oculatamente predisposta, le industrie si accentreranno presso le principali sorgenti idriche ed in breve spazio di anni, resesi inadeguate le risorse d'acqua, ogni espansione sarà bloccata. Quando si esamina un progetto di conservazione dell'acqua si deve tener conto delle esigenze dèlie città, che sorgono nelle vicinanze, calco- lare quanta terra può essere irrigata e se la terra sia adatta ad una coltivazione intensiva, e quale possibilità si offrano al sorgere di industrie e se, sorte le in- dustrie, i mezzi di trasporto loro occorrenti siano prontamente disponibili.

Uno dei progetti attualmente in esame costerà all'Unione 30 milioni di ster- line: poco meno di quanto è stato speso dal 1910 al 1947 per progetti analoghi (36 milioni), quasi il triplo di quanto è stato speso dal 1947 al 1951 (12 milioni).

Ma al problema della conservazione dell'acqua si aggiunge quello della con- servazione dell'« humus », del prezioso strato fertile del suolo. Sono due aspetti, anzi, dello stesso problema.

Il suolo dell'Unione, in generale, è sciolto e sabbioso: il flagello delle acque estive spazza via annualmente milioni di tonnellate di «humus»; si formano nel suolo profonde ferite; nel giro di pochi anni terre fertili e ricche, se non protette, divengono lande desolate.

Il Governo ha approvato provvedimenti legislativi per controllare l'erosione del suolo: milioni di sterline si spendono annualmente per bloccare questo fla- gello che sta mordendo come un cancro il suolo che da vita all'Unione. I risul- tati fino ad ora raggiunti sono stati promettenti. Il futuro ne darà di migliori.

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tante per il Marocco e, in senso re- lativo, per l'A.E.F. e per il Togo.

Se poi riferiamo questi dati al com- plesso delle importazioni francesi nel 1951, troviamo che, in tale quadro, l'Algeria occupa il 4° posto (preceduta dagli Stati Uniti con 181,9 milioni di franchi, dall'Arabia con 103 e dalla Germania con 99,9), l'A.O.F. il 7° po- sto e il Marocco il 12° posto.

Le esportazioni della Francia nei territori africani posti sotto la sua amministrazione sono state, sempre in milioni di franchi, le seguenti:

1950 1951

A. E. F. 12.465 16.163 A. O. F. 49.035 77.124 Algeria 121.679 162.900 Camerún 13.134 19.814 Somalia 745 1.222 Madagascar 13.897 26.748 Marocco 62.185 83.551 Togo 1.391 2.206 Tunisia 36.590 44.684

Anche qui notiamo un aumento generale in valore, che raggiunge quozienti elevati specie per l'Algeria e l'A.O.F. e, in senso relativo, per #/ Madagascar. Notevole l'aumento an- che per il Marocco, per la Tunisia e per Ü Camerún.

Rileviamo inoltre che le esportazio- ni francesi superano quasi ovunque le importazioni; ma mentre, nel 1950, facevano eccezione l'A.O.F., il Mada- gascar e il Togo (che importarono dalla Francia meno di quanto vi e- sportassero), nel 1951 fanno eccezione solo l'A.E.F. e il Togo.

Nel quadro generale delle esporta- zioni francesi l'Algeria occupa il Io posto, il Marocco il 7° e l'A.O.F. /'8°.

S. I.

COSE D'ERITREA E D'ETIOPIA Varie interpretazioni erano state

date al fatto che, dopo la nomina del- l'Ambasciatore etiopico a Roma nella persona del Vice Ministro degli Af- fari Esteri, Zaudiè Ghebrè Jeuòt, re- sa nota nello scorso febbraio, l'inse- diamente dell'Ambasciatore subisse un così lungo ritardo. Si parlò • poi di un mutamento di designazione. Infatti viene ora confermato che l'Imperato- re Hailè Sellassiè ha nominato Am- basciatore a Roma l'ex Ministro etio- pico in India, Emmanuel Abraham, in luogo di Zaudiè Ghebrè Jeuòt. '

Frattanto la nostra Ambasciata ad Addis Abeba si è insediata nella sua sede definitiva ed è stata aperta la sede del nostro Consolato Generale, a reggere il quale è stato chiamato il dott. Magno Santovincenzo.

Una delle prime questioni alle qua- li la ¿nostra Ambasciata di Addis Abe- ba ha rivolto la sua attenzione è la ststemazione delle Salme dei nostri Caduti in Etiopia. E' la prima volta, dopo diea anni, che il problema vie- ne preso in esame, ed è logico pen- sare che, sia per la distanza nel tem- po, sta per la vastità del territorio esso sì presenti estremamente comples- so. Per ora si è in fase di semplice

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TRENT'ANNI DI SVILUPPO INDUSTRIALE

In 30 anni la produzione industríale sudafricana si è quasi decuplicata. Se- condo la relazione preliminare al 32° censimento industriale, preparata dal Di- rettore dell'Ufficio Statistiche e Censimenti, essa è aumentata, dal 1919 al 1949, da Lst. 70.934.000 a Lst. 674.775.000. La produzione del 1949 è stata superiore al valore del 1948 di ben Lst. 92.273.000.

L'occupazione europea è aumentata da 210.355 nel 1948 a 227.788 nel 1949, mentre quella non europea è passata da 401.687 a 440.577. Il costo dei materiali usati nella produzione industriale è salito da Lst. 310.240.000 a Lst. 362.019.000.

Il censimento ha rilevato resistenza di 14.361 imprese industriali, con un capitale sociale complessivo di Lst. 288.498.000. Il totale dei salari pagati dalle imprese industriali è asceso, nel 1949, a Lst. 164.340.000.

La struttura economica della popolazione non-europea (ed anche europea) nell'Africa del Sud non poteva certamente essere paragonata, 80 anni fa, a quella della popolazione rurale dell'Inghilterra verso la fine del XVIII secolo.

Era una struttura primitiva; e da essa il Sud Africa sta marciando a pieno ritmo verso uno stadio di economia industriale moderna altamente sviluppata. Non v^è paese del mondo dove i mutamenti della struttura economica siano stati tanto rapidi, e al tempo stesso tanto controllati, su di un'estensione di territorio tanto vasta. Non c'è dubbio che essi sono più rivoluzionari della stessa rivoluzione industriale che si verificó in Europa dal 1780 al 1840.

Come la ricchezza di carbone alimentò l'industria inglese, così l'Unione conta sulle sue grandi risorse carbonifere per dare slancio al proprio sviluppo industriale.

La produzione di ferro dell'Unione raggiunge oggi all'incirca il milione di tonnellate annue, e si prevede che entro l'anno aumenterà del 25 %. Ven- t'anni fa non raggiungeva le 50.000 tonnellate annue. Si avrà così un'idea di ciò che il Sud Africa potrà produrre fra altri vent'anni.

L'elemento esplosivo della rivoluzione industriale inglese fu la produzione tessile. L'elemento esplosivo della rivoluzione industriale sudafricana è stata la produzione aurifera.

L'impiego industriale dell'energia elettrica ha consentito il decentramento delle fabbriche; il motore a scoppio, che ha avuto in Sud Africa un ruolo rivoluzionario nel campo dei trasporti, giocherà una parte sempre più impor- tante nel campo agricolo e industriale quale sorgente di energia, là dove l'elet- tricità non possa essere portata economicamente. È' vero che in Sud Africa manca il petrolio, ma la grande abbondanza di carbone, estraibile a costi rela- tivamente bassi, rende tuttora economico l'impiego di questo combustibile, spe- cie se si preferirà al trasporto del carbone per ferrovia il trasporto del gas per tubatura.

SUD AFRICA, CENTRO AURIFERO MONDIALE

Quando, all'estero, si pronuncia il nome « Sud Africa », c'è invariabilmente chi dice: «Ah, si, Johannesburg, da dove vengono l'oro ed i diamanti».

Non sarà esatto dire che i diamanti vengono da Johannesburg, ma è un fatto che Johannesburg è, da 65 anni a questa parte, il centro della produzione auri- fera mondiale, come è certo che l'Unione produce non meno del 47 % dell'in- tera produzione mondiale. Nel 1949 le miniere aurifere sudafricane produssero 11.780.000 once di oro fino su 24.900.000 che rappresentarono la produzione mondiale.

Alcuni anni fa l'attenzione del mondo fu attratta da un piccolo e quasi ignoto villaggio situato fuori degli itinerari battuti: il villaggio di Odendalsrust, nell'Orange. Le perforazioni di prova ivi compiute hanno raggiunto filoni di minerale aurifero che promettono all'Unione gigantesche ricchezze. Il 25 otto- bre 1951 furono « colate » le prime 1.000 once di oro fino prodotte da una delle nuove miniere dell'Orange: 40.000 sterline di valore. Tredici compagnie stanno lavorando in questi nuovi campi auriferi per portare le tredici nuove miniere in fase di piena produzione. Ciò richiederà l'impiego di 100 milioni di sterline.

Johannesburg, nota come « la città dell'ora », da rozzo accampamento mi- nerario è divenuta la più moderna città africana : il 30 giugno 1951 il « City Valuation Department-» ha calcolato che i beni immobili della città (compreso il terreno) raggiungono il valore di Lst. 349.500.000.

Fino alla scoperta dei diamanti a Kimberley (1868), e dell'oro a Johanne- sburg (1886), ne le due Colonie della Corona, il Capo ed il Natal, ne le due Repubbliche Boere,. il Transvaal e l'Orange, possedevano, materie prime sulle quali potessero sperare di fondare una prospera economia.

L'agricoltura rendeva bene soltanto in alcune parti del paese: malgrado il coraggio e lo spirito di intraprendenza di pionieri della tempra dei Voor- trekkers, soltanto con gravi difficoltà si erano potute costituire nell'interno delle vere aziende agricole, e anche per quelle le prospettive erano limitate.

La popolazione europea di quel paese che è oggi l'Unione del Sud Africa era inferiore alle 500.000 persone quando l'industria aurifera ebbe inizio. Non esisteva ancora alcuna industria di prodotti finiti. In poco più di 60 anni il Witwatersrand, dalle poche fattorie sparpagliate, si è trasformato nella più ricca e più densamente popolata area dell'Unione. Johannesburg è al centro del Witwatersrand, costellato di una dozzina di importanti cittadine, satelliti

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raccolta di dati, ma importa fin da ora rilevare l'interesse attivo delicato alla questione dalle nostre Autorità e 10 spirito di collaborazione dimostra- to dalle Autorità etiopiche.

In questi giorni era atteso in Etio- pia l'arrivo della missione di esperti greci incaricati di organizzare, per conto del governo di Addis Abeba, la marina mercantile etiopica. Assieme alla missione, che resterà sul posto cinque anni, giungeranno due piro- scafi da passeggeri, ceduti dalla Gre- cia all'Etiopia per costituire il primo nucleo di una flotta mercantile del Mar Rosso. Le intese fra i due Paesi prevedono fin da ora l'estensione del contributo organizzativo della Grecia agli sviluppi prevedibili della marina da trasporto abissina.

Passando da Addis Abeba all' Asma- ra, segnaliamo l'avvenuta costituzione, nella capitale , dell'Eritrea, di un "Isti- tuto per gli Studi Etiopici", che in- tende promuovere la conoscenza del- l'Etiopia "sia dal punto di vista geo- grafico, sia da quello politico e del suo apporto alla civiltà". J<le è stato eletto direttore l'avv. Felice Ostini; del Consiglio Direttivo fanno parte 11 prof. Sergio Ponzanelli e Abba Tuolde Meddin Josef. L'Istituto ha chiesto di essere posto sotto il patro- nato dell'Imperatore d'Etiopia.

AW Asmara il Delegato Apostolico, Mons. Marinoni, ha benedetto la pri- ma pietro del grande edificio desti- nato ad accogliere il Parlamento eri- treo; e lo stesso Mons. Marinoni è in- tervenuto alla posa della prima pietra del monumento dedicato a San Fran- cesco d'Assisi, che sorgerà a Gaggi- ret. Hanno assistito alla cerimonia Donna Maria Cristina de Anze Ma- tienzo, il Ministro d'Italia, i Consoli d'America e di Francia ali' Asmara ed anche alcuni alti prelati copti.

Abbiamo riservato per ultimo un breve commento sui lavori dell'As- semblea Rappresentativa Eritrea, con- vocata per la prima volta il 28 aprile dall'Amministratore Capo britannico, Cumming, alla presenza del Commis- sario delle Nazioni Unite, Anze Ma- tienzo, e del rappresentante etiopico Ato Amdè Dessalegn. Quale suo pri- mo atto l'Assemblea - costituita, co- me è noto, da 68 deputati (34 copti e 34 musulmani) - ha proceduto alla nomina del proprio presidente, nella persona di Ato Tedia Bairù, fondato- re del Partito Unionista. Giova rile- vare, in proposito, che Ato Tedia Bairù ha tenuto a dichiarare che, se il suo partito ha svolto, negli ultimi anni, un'azione di aperta polemica nei riguardi dell'Italia, ciò è dipeso da ragioni politiche contingenti, che non incidono sullo schietto riconoscimento dell'apporto che gli italiani possono dare all'avvaloramento e allo svilup- po dell'Eritrea nel quadro della Fe- derazione etiopica.

Superata la fase destinata alle que- stioni procedurali, V Assemblea sta ora affrontando l'esame del progetto di costituzione elaborato dal Commissario delle Nazioni Unite, al quale va dato atto di aver saputo redigere un testo costituzionale realistico, senza venir meno, peraltro, all'orientamento de- mocratico della futura struttura auto- noma dell'Eritrea. L'Assemblea Rap- presentativa, chiamata ad approvare o

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della Milano sudafricana, che si stendono ad est e ad ovest per circa 70 miglia, lungo la linea dei filoni di quarzo aurifero. In questa regione sono concen- trati almeno il 25% della popolazione europea dell'intero paese e il 40% delle industrie manufatturiere.

La richiesta di macchinario delle miniere stimolò lo sviluppo dell'in- dustria meccanica nelle aree minerarie; questa a sua volta, portò all'espansione delle più varie branche dell'industria manufatturiera in tutto il paese. L'indu- stria meccanica, che non esisteva prima della scoperta dell'oro, ora ha una produzione annuale di circa 27 milioni di sterline, di cui 20 da ascriversi all'industria meccanica Bel Witwatersrand. Nel 1887 la produzione industriale sudafricana era valutata in circa 5 milioni di sterline annui; alla fine del 1945 tale valore raggiungeva i 200 milioni.

L'industria aurifera sudafricana non apporta soltanto valuta estera all'eco- nomia del paese: Fanno scorso le miniere d'oro hanno prodotto il valore di oltre Lst. 110.000.000, con cui è stato possibile pagare le importazioni. Del reddito di questa industria, ben Lst. 98.679.000 furono distribuiti in tutto il Sud Africa in stipendi e salari ai lavoratori delle miniere, bianchi ed indigeni, in tasse allo Stato ed in acquisti sul posto.

IL CARBONE E L'INDUSTRIA SUDAFRICANA La produzione di carbone ha seguito il ritmo del rapido sviluppo indu-

striale del paese; in un certo senso, lo ha reso possibile. Lo sviluppo delle miniere aurifere, davanti al quale gli accampamenti di tende e di baracche che ne costituivano la primitiva organizzazione sono divenuti in pochi anni un pittoresco ricordo del passato, la crescita dell'industria del ferro e dell'acciaio, l'espansione della rete ferroviaria, lo sviluppo dei porti, il potenziamento delle centrali elettriche e lo spettacoloso moltiplicarsi delle industrie secondarie, sono tutte cose che furono rese possibili dagli enormi depositi di carbone del Transvaal, del Natal e, in minor misura, dell'Orange. Tale disponibilità di car- bone è stata calcolata sufficiente per parecchie centinaia di anni, anche pre- vedendo un largo aumento della domanda.

Dal 1915 la produzione' del carbone nell'Unione è più che triplicata: il 1950 ha segnato un aumento di circa 2 milioni di tonnellate rispetto al 1949. raggiungendo la cifra record di 27.569.000 tonnellate.

Il bassissimo còsto del carbone è stato e continuerà ad essere un fattore essenziale dell'espansione industriale del Sud Africa.

Benché sembri che gli indigeni ne conoscessero ab antiquo l'esistenza, esso fu scoperto dagli Europei soltanto nel 1840, nel Natal, e solo alla fine del XIX secolo i primi depositi furono sviluppati su base economica. Le miniere di carbone del Natal forniscono circa il 26% della produzione attuale dell'Unione. I Voortrekkers sapevano dell'esistenza dei depositi di carbone del Trans- vaal, ma cominciarono a sfruttarli solo nel 1896, quando si scoperse Toro nel Witwatersrand. Il Transvaal è oggi il massimo produttore di carbone dell'Unio- ne, cui fornisce dal 60 al 70 per cento della produzione carbonifera complessiva.

L'Orange da il 10 per cento del carbone dell'Unione e la maggior parte di esso è usato per la produzione di energia elettrica. E' importante notare che il mercato sudafricano del carbone è assorbito dall'industria sudafricana stessa.

Un'organizzazione cooperativa di vendita, «The Transvaal Coal Owners9 Association » opera da anni con grande successo nel Transvaal. La maggior parte delle esigenze delle miniere aurifere, delle ferrovie e della Electricity Supply Commission sono soddisfatte dall'Associazione con contratti a lungo termine. Nel 1948 essa spese Lst. 3.540.224 per salari ed indennità e Lst. 4.488.370 in materiali. Da lavoro annualmente a circa 2.096 lavoratori bianchi e 46.769 indigeni.

La nuova raffineria in progetto per l'estrazione di olii minerali dal carbone assorbirà parecchi milioni di tonnellate di carbone all'anno e determinerà nuove richieste di minerale.

LA RICERCA DEL PETROLIO E IL PROBLEMA DEI COMBUSTIBILI IN SUD AFRICA

La crescente importanza del petrolio come combustibile in Sud Africa e la vulnerabilità della posizione dell'Unione per quanto concerne i rifornimenti di petrolio nell'eventualità di una guerra hanno ridestata l'attenzione sul pro- blema della mancanza di giacimenti petroliferi naturali nel paese.

La ricerca del petrolio in Sud Africa è stata condotta sporadicamente per circa mezzo secolo ed è costata all'Unione circa Lst. 500.000. Si è perforato il sottosuolo in tutte quattro le Provincie, giungendo, nella Provincia del Capo, fino ad una profondità di 5.080 piedi.

Nel Natal tracce di petrolio furono trovate, grazie a perforazioni fatte sopra strati carboniferi e vicino a formazioni di dolerite, in strati di sabbia solidificata. Ma fu subito chiaro che la ricerca sarebbe stata antieconomica e la perforazione non fu più continuata. Ricerche recenti condotte nella fascia costiera del Natal non lasciano intravedere prospettive di trovare petrolio in quella regione. Vari sforzi sono stati fatti per approvvigionare il Sud Africa di surrogati di petrolio. Nel 1927 fu estratto un alcool combustibile dai sotto- prodotti dell'industria della canna da zucchero, ma l'approvvigionamento di melassa da parte dell'industria zuccheriera si dimostrò insufficiente per soddi- sfare le esigenze del paese, ne, d'altra parte, le qualità del combustibile appar- vero soddisfacenti.

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ad emendare tale progetto, delibererà con maggioranza di due terzi, assisti- ta dallo stesso Commissàrio dell'ONU. Molto discussa per il suo carattere impolitico è stata la deliberazione, presa in fase procedurale, per cui è stato escluso, nei lavori dell'Assem- blea, l'uso della lingua italiana, men- tre con la stessa deliberazione si ac- cettava, in forma tassativa, l'uso della lingua inglese. "Impolitico" è il giu- dizio più blando che si possa dare su di un provvedimento che respinge una realtà di fatto, qual' è la diffu- sione della lingua italiana in Eritrea, come vera "lingua franca" del Paese.

L'impostazione dei problemi costi- tuzionali e politici data da Anze Ma- tienzo appare, come s'è detto, aderen- te alle condizioni di vita eritree. Ma l'organizzazione dell'autonomia eritrea non si esaurisce nell'ambito costitu- zionale e politico. Vi sono, infatti, problemi politico-amministrativi e fi- nanziari, di importanza talvolta pari a quella dei problemi costituzionali, che debbono ancora essere risolti du- rante la fase di trapasso tra l'attuale regime provvisorio e l'inizio della fe- derazione, previsto per il 15 settem- bre Buona parte di questi problemi, dalla cui soluzione dipenderà il buon avvio e la stabilità del nuovo status eritreo, sono di competenza dell'Am- mtnistrazione inglese.

ECONOMIA DELLA LIBERIA Le importazioni della Liberia per l'anno finanziario conclusosi il 31

agosto 1951 raggiunsero il valore di 17.305.523 dollari, contro 10.370.671 dell'anno precedente.

Le importazioni furono per i 2/$ dagli Stati Uniti. Fra i paesi europei figura in prima linea la Gran Breta- gna.

Stati Uniti Doli. 11.814.068 Gran Bretagna » 1.842.517 Germania ,, 559.006 Olanda » 445.592 Altri Paesi » 2.644.340

Monrovia è di gran lunga il più attivo porto della Liberia per il traf- fico di impqrtazione.

Nello stesso periodo di 12 mesi le esportazioni dei prodotti locali dalla Liberia hanno raggiunto la cifra di 50 milioni di dollari, con un forte sbalzo in aumento rispetto alla cifra dell'anno precedente, che era stata di 17 milioni di dollari. Tale aumento è in ̂ massima parte da riferirsi dia cresciuta ^

esportazione della gomma, e, in piccola parte, all'iniziata espor- tazione di minerale di ferro. I prin- cipali prodotti di esportazione sono:

gomma Doli. 30.000.000 minerali di ferro » 221.848 cacao » 184.604 piassava ,, 171.000 oro grezzo » 152.000 caffè „ 49.633 // principale porto per l'esportazio- ne è Marshall {con 4l.86l.884 di

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