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Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

Date post: 27-Mar-2016
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Magazine bimestrale di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero di Confindustria Salerno www.costozero.it
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EDITORIALE

1

MAUROMACCAUROPRESIDENTECONFINDUSTRIASALERNO

CONCERTAZIONEA FINE CORSA?

Arriva l’ennesimo nuovo Governo e, dopo trent’anni, pare che la concertazione tra le parti sociali e l’Esecutivo sia giunta a fine corsa.

Ha fretta di imprimere un’accelerazione al passo del Paese, il Premier, imponendo un nuovo modo di agire e di comunicare che sovverte le regole del confronto cui eravamo fino ad oggi abituati.L’approccio pragmatico ed energico di Renzi pone, però, un interrogativo cui non vogliamo sottrarci: in questi trent’anni la concertazione cosa ha prodotto? Ha assecondato lo sviluppo o ha posto freni al cambiamento?Se i veti sono stati troppi, abbiamo sbagliato tutti ed è quindi doveroso correggere il tiro sul tema concertazione. Di certo, però, il confronto del 1993 tra le parti sociali e il Governo pose le basi per una stagione di maggiore stabilità economico-sociale. La concertazione ha senso, infatti, se è progettuale negli intenti, se c'è una condivisione degli obiettivi. Se prioritaria per tutti oggi è la ripresa della nostra economia, perché allora abbandonare il dialogo con chi, da anni, chiede alla politica che il Paese torni a crescere?Di proposte Confindustria – uno dei lati del triangolo della concertazione – ne ha sempre avanzate, senza mai fare quadrato su posizioni ideologiche. Pensiamo ad esempio al progetto “Confindustria per l’Italia: crescere si può, si deve”, che contiene proposte concrete e obiettivi chiari e quantificati per la modernizzazione del Paese attraverso le riforme di istituzioni, P.A., Fisco, Lavoro, Politiche industriali e Cultura. Certo, è sempre il Governo poi a dover decidere (azione che è spesso mancata negli ultimi anni) ma perché scegliere senza incontrare nessuna delle parti sociali?È quanto meno opinabile, infatti, la posizione del Presidente del Consiglio quando afferma di voler parlare direttamente con le imprese come se Confindustria non fosse il corpo intermedio che le rappre-senta, di qualsiasi settore esse siano. Non siamo un partito, né intendiamo diventarlo. Non siamo neanche dei burocrati convinti che la scrivania maturi la pratica. Siamo imprenditori, viviamo del nostro lavoro e, in quanto rappresentanti del Sistema confindustriale, evidenziamo le istanze che provengono dalla nostra base fatta di altri imprenditori. Concertazione per noi non significa “volemose bene", senza che nulla cambi. Anzi, nel rispetto delle posizioni di ciascuno, per noi il confronto può anche essere duro, ma con l'obiettivo di arrivare al risultato migliore. Bisogne-rebbe sforzarsi però di tenere la discussione sulle questioni reali, quelle che tutti i giorni si affrontano nelle aziende, riuscendo così ad evitare pericolose derive verso modelli di concertazione passati che noi stessi rifiutiamo. Ha ragione il Presidente Squinzi quando battezza questo atteggiamento "veloce" del Premier come una scelta mediatica, praticata per rimarcare che la musica è cambiata, che – come Renzi stesso ha dichiarato – il nuovo scenario è “no tavoli, only email”.Al di là del giudizio sulla strategia di comunicazione scelta da parte del Premier, noi comunque abbia-mo la responsabilità di non far mancare la nostra apertura di credito al Governo. Giudicheremo i risul-tati, augurandoci che il cronoprogramma annunciato su legge elettorale, riforma costituzionale, lavoro e fisco, possa essere rispettato. Stiamo a vedere cosa succede, dunque, disposti ad incassare quando - alle obiezioni nostre e dei sindacati - il Premier risponde: “Ce ne faremo una ragione”. Sia chiaro però che la ragione non potremmo di certo farcela noi se anche questo Governo dovesse fallire. In campo ci sono i nostri sacrifici, quelli dei nostri lavoratori, del nostro Paese.

L’approccio

pragmatico

ed energico di

Renzi pone un

interrogativo cui

non vogliamo

sottrarci: in questi

trent’anni la

concertazione

cosa ha prodotto?

Ha assecondato

lo sviluppo o ha

posto freni al

cambiamento?

Page 4: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

SOMMARIO

EDITORIALEdi M. Maccauro

CONCERTAZIONE A FINE CORSA?1 26

46

49

4

6

8

10

12

PRIMO PIANORECCHI: «L'INCERTEZZA ITALIANA SCORAGGIAGLI INVESTITORI ESTERI»Intervista a G. Recchi di R. Venerando

CIPOLLETTA: «IN ITALIA PAGHIAMOTROPPE TASSE? FALSO!»Intervista a I. Cipolletta di R. Venerando

PASQUINO: «I PARTITI ITALIANISONO ANCORA IN CRISI»Intervista a G. Pasquino di R. Venerando

ALFANO: «L'ABUSIVISMO EDILIZIO È LA VERA PIAGA DEL NOSTRO TERRITORIO»Intervista a M.G. Alfano di R. Venerando

RICERCA E SVILUPPO: NUOVO CREDITO DI IMPOSTAPER LE IMPRESEdi A. Sacrestano

REPORTdi A. Panaro

IL QUADRO CONGIUNTURALEDELLA MARITIME ECONOMY

24

25

NEW ENTRIESa cura della Redazione Costozero

STUDIO GAROFALO & PARTNERS:ORGANIZZARE PER INNOVARE

CMP LASER, PRECISIONE E AFFIDABILITÀSI SALDANO L’UNA ALL’ALTRA

21

22

STRATEGIE D'IMPRESAdi R. Venerando

APPRENDERE SPERIMENTANDO, ISTRUZIONI PER L’USO: IL METODO VIRVELLE

SALONE DEL PACKAGING SOSTENIBILE,BUONA LA PRIMA

13

13

18

1920

CONFINDUSTRIA SALERNOdi R. Venerando, M. Zappile,M. Pallotta, O. Pastore

AGROALIMENTARE: PRESENTATE A SALERNOLE BUONE PRATICHE DI INNOVAZIONE

PER FAVINI LA SOSTENIBILITÀ È UNA SCELTA CHE NON RIMANE SULLA CARTA

AUTORIZZAZIONE UNICA AMBIENTALE, CONFRONTARSI PER SEMPLIFICARE

CHANGENERATION, E L'IMPRESA CONTINUA...

LO SPEED DATE DEL GREEN ECONOMY NETWORK

33

GREEN ECONOMYBUONOMO SUL DECRETO TERRA DEI FUOCHI:«IL PROBLEMA È NAZIONALE»Intervista ad M. Buonomo di R. Venerando

30

FOCUSELEFANTE: «LE TASSE IMPOVERISCONOIL PATRIMONIO IMMOBILIARE»Intervista ad F. Elefante di R. Venerando

41

42

44

FISCOdi A. Sacrestano, M. Villani, I. Pansardi e N. Savino

NUOVA SABATINI, SI ENTRA NEL VIVO

CLASSAMENTO: NUOVO ORIENTAMENTO DELLA CASSAZIONE SULLA MOTIVAZIONE

FATTURAZIONE ELETTRONICA,UN PASSO IN PIÙ VERSO LA DIGITALIZZAZIONE

343537

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NORME E SOCIETÀdi M. Marinaro, B. Criscuolo, L. M. D'Angiolellae M. Galardo

AVVOCATO D’IMPRESA E “GENERAL COUNSEL”

PADOAN E I CONTI DEL PRESIDENTE RENZI

AUTORIZZAZIONI PAESAGGISTICHE, COSA ACCADE QUANDO LA SOPRINTENDENZA NON PROVVEDE

IL DIVIETO DI CONCORRENZA PER GLI AMMINISTRATORI DI S.P.A.

CREDITOdi M. De Giorgis

CONTENZIOSO BANCARIO:IL RECUPERO DELLE PERDITE

39

CREDITOdi M. Ambron

ABUSO NELLA SUCCESSIONEDEI CONTRATTI A TERMINE

RICERCAHORIZON 2020, UN'OPPORTUNITÀ UNICAIntervista a P. Campiglia di R. Venerando

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COSTOZERO N.2 MARZO > APRILE 2014

REG. TRIB. DI SALERNON. 677 DEL 22/10/1987

ISCRIZIONE AL ROC N. 23241/2013

DIRETTORE EDITORIALEMAURO MACCAURO

DIRETTORE RESPONSABILEALESSANDRO SACRESTANO

SEGRETERIA DI REDAZIONERAFFAELLA VENERANDO

SEGRETERIA ORGANIZZATIVAVITO SALERNO

SOCIETÀ EDITRICEDIREZIONE E REDAZIONE

ASSINDUSTRIA SALERNO SERVICE SRLVIA MADONNA DI FATIMA, 194

84129 SALERNOTEL. 089 335408

FAX 089 5223007PARTITA IVA 03971170653

[email protected]

STAMPAARTI GRAFICHE BOCCIA > SALERNO

FOTOARCHIVIO COSTOZERO

VITO SALERNOMASSIMO PICA - AG. FOTOGRAFICA

GRAFICA E IMPAGINAZIONEMOREPLUS > WWW.MOREPLUS.IT

GRAFICO EMANUELA MARIA RAGO

LE OPINIONI ESPRESSE NEGLI ARTICOLIAPPARTENGONO AI SINGOLI AUTORI

DEI QUALI SI INTENDE RISPETTARE LA PIENA LIBERTÀ DI GIUDIZIO

SOMMARIO

5859

62

63

61

52

SICUREZZAdi G. L. Amicucci

LA NUOVA NORMAPER I LAVORI SUGLI IMPIANTI ELETTRICI

55

57

INTERNAZIONALIZZAZIONEdi D. Del Sorbo e M. De Carluccio

CREDITI DOCUMENTARI:COME PREPARARE LA FATTURA

ALBANIA & TURCHIA, OPPORTUNITÀ A SUD EST

SALUTEdi G. Fatati e A. Di Pietro

TERAPIA CON MICROINFUSORE PER INSULINA

DERMATITE SEBORROICA, QUESTA SCONOSCIUTA

60

BON TONdi N. Santini

GALATEO: IL MOMENTODEL CONTO AL RISTORANTE

FINISTERREdi A. Amendola

PICCOLI RACCONTI DAL NOVECENTO:OMAGGIO A MANLIO SGALAMBRO

ARTEdi A. Tolve e S. Zuliani

IL TEMPO IMPERFETTO DELL'ARTE,5 SGUARDI PRESENTI SUL MUSEOARCHEOLOGICO PROVINCIALE DI SALERNO

RENDEZ-VOUS.ZEROdi R. Bisogno

NARCISO E L'EBOOK

64

SEGNALIBROa cura di R. Venerando

L'ULTIMA MADRE

64

HOME CINEMAa cura di V. Salerno

BEFORE MIDNIGHT

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4

RECCHI:«L’INCERTEZZA ITALIANA SCORAGGIA GLI INVESTITORI ESTERI»

DI RAFFAELLA VENERANDO

Oggi, i Paesi

sono impegnati

assiduamente a creare

le condizioni migliori

per convincere le

imprese ad insediarsi

nel proprio mercato

creando occupazione

e sviluppo. Giuseppe

Recchi, Presidente Eni

che in Confindustria

ha la delega per gli

investitori esteri,

rampogna l’Italia per

aver intercettato

una quota molto

bassa di quei 1,400

miliardi di dollari che,

mediamente, ogni

anno viaggiano per

il mondo alla ricerca

di opportunità di

investimento. E non è

un problema di costi,

visto che Paesi che ne

hanno anche di più alti

del nostro, come la

Svizzera e la Francia,

riescono ad attrarre

molti più capitali esteri

Gli ambientalisti hanno rilevato che l’estra-zione del gas da scisti impoverisce risorse d’acqua sostanzialmente limitate. In parte questo è vero: la tecnica del fracking richiede l’utilizzo di consistenti quantità d’acqua. Per ogni pozzo sono necessari 20 milioni di litri di acqua che deve essere poi trattata o smal-tita alla fine del processo. Allo stesso tempo, anche in questa nuova attività industriale la tecnologia produrrà i suoi effetti e alcune imprese stanno investendo abbondanti ri-sorse per sviluppare metodi estrattivi che ri-ducano la quantità d’acqua utilizzata. Alcuni hanno sostenuto che il liquido derivante dal fracking inquini il terreno circostante e, di conseguenza, possa avvelenare le acque sot-terranee. Tutti i timori sono legittimi e com-prensibili, ma andrebbero riconsiderati alla luce dei fatti. Per esempio, secondo la En-vironmental Protection Agency del governo degli Stati Uniti, non c’è stato neanche un caso conclamato di inquinamento della falda acquifera causato dal fracking, anche se in te-oria potrebbe succedere. Questo, malgrado il fatto che ogni anno vengono perforati più di 20.000 nuovi pozzi negli Stati Uniti.

In Confindustria lei ha la delega per gli investitori esteri. La domanda è quindi ob-bligatoria: cosa fare per potenziare l’attra-zione degli investimenti nel nostro Paese? Il piano Destinazione Italia potrà fare da volano?Per attrarre gli investimenti è necessario co-gliere le nuove dinamiche della globalizza-zione. Oggi i paesi competono tra di loro per attrarre una quota sempre maggiore di quei 1,400 miliardi di dollari che, mediamente, ogni anno viaggiano per il mondo alla ricerca

Ingegner Recchi, partiamo dal capitolo energia: lei ha di recente scritto della ri-

voluzione dello shale gas postulando quali potrebbero essere le conseguenze di breve e lungo periodo per l’economia mondia-le. La sola America se ne avvantaggerà? L’Europa è fuori gara? La rivoluzione dello shale gas ha dato agli Stati Uniti un enorme vantaggio per le in-dustrie ad alta intensità energetica e, più in generale, per le manifatturiere; stiamo as-sistendo ad un netto deterioramento della competitività europea rispetto a quella degli Stati Uniti. In Europa sono presenti risorse paragonabili ma scontiamo la mancanza di una vera politica energetica comunitaria di lungo periodo, oltre che la difficoltà a ritrova-re contemporaneamente i fattori di successo che hanno favorito lo sviluppo dello shale gas negli Stati Uniti. Il risultato è che paghiamo più di due volte il prezzo dell’elettricità negli Stati Uniti e più di tre volte per il gas.

Sullo shale gas gli esperti si dividono in apocalittici e integrati: c’è chi come il capo economista di British Petroleum Christof Ruehl lo ritiene, rispetto alle rinnovabili, un sistema più economico per sostituire il carbone e tagliare le emissioni di gas serra, chi invece ne denuncia l’invasività per via del “fracking”, il processo di fratturazione idraulica per estrarre shale gas a causa del quale si perforerebbero le rocce con alcune sostanze chimiche. Lei da che parte sta?Io credo che vi sia anche un po’ di disinfor-mazione. Lo shale gas è stato oggetto di un allarme ambientale che, visto lo stato avanza-to della rivoluzione dello shale gas negli Stati Uniti, pare sostanzialmente ingiustificato.

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5

di opportunità di investimento. Il nostro Paese ha intercettato una quota molto bassa di questi capitali. Il piano Destinazione Italia contiene numerose misure utili per sostenere l'internazionalizza-zione, lo sviluppo e il rilancio della competitività delle imprese del nostro Paese che necessitano di essere attuate: alcune disposizio-ni, come il credito di imposta per attività di ricerca e sviluppo, le disposizioni in materia fiscale che rafforzano l’istituto del ruling internazionale, il desk presso l’Agenzia delle Entrate per gli inve-stitori esteri e il tribunale delle imprese per le multinazionali sono state inserite nel DL 23/12/13 n. 145 recentemente approvato dal Parlamento; tutte le altre misure, invece, aspettano ancora di essere attuate.Handicap determinanti per l’Italia sono la burocrazia bi-zantina e il sistema giudiziario molto lento, che creano incertezza dei diritti e dei contratti. É l’incertezza che spaventa. Paesi con co-sti anche più alti del nostro, come la Svizzera e la Francia, riescono ad attrarre molti più investimenti esteri.

Quali Paesi potranno nel prossimo futuro interessarsi al nostro? I principali paesi esportatori di capitali sono già interessati al no-stro Paese ma dobbiamo fare molto di più.Oggi, i Paesi sono impegnati assiduamente a creare le condizioni migliori per convincere le imprese ad insediarsi nel proprio merca-to creando occupazione e sviluppo.

L’Italia è un Paese sostanzialmente manifatturiero. Il perico-lo di deindustrializzazione secondo lei è una minaccia reale? Sì, oggi l’Italia si trova in competizione non solo con i paesi asiatici il cui PIL cresce a ritmi più elevati del nostro ma anche con paesi a noi vicini come ad esempio la Svizzera, la Francia o la Spagna che hanno saputo creare condizioni per migliorare il business en-

GIUSEPPE RECCHIPRESIDENTE ENIE DELEGATO CONFINDUSTRIA AGLI INVESTITORI ESTERINato nel 1964 è Presidente di Eni dal maggio 2011. É Consigliere di Exor SpA e di GE Capital Interbanca SpA; componente del Massachusetts Institute of Technology E.I. External Advisory Board. É inoltre componente del Consiglio Direttivo e Presi-dente del Comitato Investitori Esteri di Confindustria e del Comitato italiano per la Corporate Governance, del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Eni Enrico Mattei, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, della Task Force on Improving Transparency and Anti-Corruption del B20 e membro del Board of Directors del Partnering Against Corruption Initiative del World Economic Forum. Laureato in Ingegneria al Politecni-co di Torino, inizia la carriera nel 1989 nella gestione dell’Impresa Recchi Costruzioni Generali, gruppo attivo in 25 Paesi nel settore delle costruzioni di grandi infrastrutture pubbliche. Nel 1999 entra in General Electric (GE), società in cui ricopre numerosi in-carichi negli Stati Uniti e in Europa. Nel corso degli anni è stato Amministratore Unico

di GE Capital Structured Finance; Managing Director dell’Industrial M&A and Business Development per la regione EMEA. Fino a maggio 2011 è stato Presidente e Amministratore Delegato di GE South Europe. Fino a marzo 2014 è stato componente dell’Eu-ropean Advisory Board di Blackstone. É stato Consigliere di Permasteelisa SpA, membro dell’Advisory Board di Invest Industrial (private equity), componente del Comitato Promotore per la candidatura olimpica di Roma 2020 e, negli anni 2004-2006, Professore a contratto di Corporate Finance presso l’Università di Torino.

vironment del loro paese per attrarre imprese estere. L’Italia ha una solida, storica vocazione industriale conseguita grazie ad un tessu-to imprenditoriale unico e che il mondo ci invidia. Ma per conti-nuare a crescere, ha bisogno di capitali di rischio che scommettano sul suo futuro manifatturiero. Oltre a portare nel nostro sistema industriale tecnologia, know-how e nuova cultura d’impresa, le imprese estere rappresentano un potente veicolo per trasportare l’indotto italiano nel mondo perché inseriscono le imprese italiane nelle loro supply chain internazionali.

È presto per dare un giudizio ma non per presentare istanze: al Governo Renzi cosa chiede Confindustria, cosa gli imprendi-tori, cosa il Paese?È certamente condiviso da tutti in Italia che l’obiettivo vitale per il nostro Paese è la crescita economica. Solo con il ritorno a rit-mi di sviluppo del PIL pari ad almeno il 2% sarà possibile creare sviluppo e posti di lavoro ponendo le basi anche per uno stabile e duraturo risanamento dei nostri conti pubblici. E la crescita, così come la creazione dei posti di lavoro, non si ottiene per decreto: la fanno le imprese. È imperativo ricostruire quel “business environ-ment” favorevole all'impresa e agli imprenditori che avevamo già negli anni dello sviluppo industriale e che abbiamo perso perchè soffocato da un sistema di norme e procedure decisionali - di “go-vernance” per usare un linguaggio aziendale - che non è adatto ai tempi in cui viviamo.Non possiamo più permetterci, oggi, non solo di non prendere decisioni strategiche, ma soprattutto di non dotarci di una mo-dalità di funzionamento agile, rapida ed efficace, pena il nostro inesorabile declino.

PRIMO PIANO

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CIPOLLETTA:«IN ITALIA PAGHIAMOTROPPE TASSE? FALSO!»

DI RAFFAELLA VENERANDO

L’economista e

manager Innocenzo

Cipolletta

condensa qui la

sua tesi sul perché

esistono troppi

luoghi comuni sul la

questione tributi

nel nostro Paese.

«Più che ridurre le

imposte – questa

la sua teoria – i l

Paese dovrebbe

farle pagare in

modo diverso,

aff inché ci sia

più giustizia nel

prel ievo fiscale e

più eff icacia nella

loro percezione»

tinaio di milioni di euro che, se elimi-nati, non cambiano sostanzialmente il peso del fisco.E di certo vanno eliminati. Se invece per sprechi si intendono parti sostanzia-li della spesa per servizi pubblici, allora c'è il rischio di degradare servizi rile-vanti per i cittadini. In linea di principio io penso che la lotta agli sprechi e alle ruberie deve consentire di migliorare i servizi alle persone, più che ridurre di poco le tasse a tutti.

L’evasione fiscale - fenomeno di mal-costume molto italiano – sembra essere sempre in cima alle preoccupazioni di qualunque Governo prenda il comando del nostro Paese. Anche il presidente Renzi ha dichiarato di volersi impegna-re nella lotta al suo contrasto. Ma per-

Presidente, il suo ultimo libro ha un titolo quanto meno sensazionale:

“In Italia paghiamo troppe tasse. Fal-so!”. La sua non è affatto una provoca-zione, quanto una verifica empirica di quanto siano errate - a suo avviso - le convinzioni più radicate circa il sistema e il livello di tassazione nel nostro Pae-se. Vuole raccontarcene qualcuna che ha del clamoroso? Il mio libro vuole sfatare alcuni luo-ghi comuni. Il primo è che paghiamo troppe tasse. In realtà se confrontiamo il rapporto tra entrate pubbliche e PIL del nostro Paese, tale rapporto è vicino alla media europea ed è pari a quanto si paga in paesi a reddito medio eguale al nostro. Ma noi abbiamo la sensazione che paghiamo troppe tasse anche perché chiamiamo tasse pure gli oneri sociali, ossia i contributi che versiamo per avere una pensione in età di vecchiaia. Que-sti oneri non sono tasse, ma sono un ri-sparmio forzoso che poi ci ritorna come pensione.

È opinione diffusa, ad esempio, che eliminando gli sprechi si potrebbe ab-bassare il livello di imposizione fiscale. Secondo lei però il risparmio non sareb-be poi guadagno se a rimetterci fossero i servizi…Intendiamoci: se parliamo di veri spre-chi e ruberie, allora questi vanno elimi-nati e non intaccano la spesa per veri servizi. Ma in questo caso ci sarebbe poco spazio per ridurre le tasse perché stiamo parlando (forse) di qualche cen-

INNOCENZO CIPOLLETTAPRESIDENTE UNIVERSITÀ

DI TRENTO E DELL'AIFI

6

Page 9: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

PRIMO PIANO

7

ché poi i provvedimenti normativi e non messi in campo si rivelano così insoddisfacenti? È una questione di approc-cio, di metodo, di forza o di cosa?L'evasione fiscale va combattuta attraverso un reale uti-lizzo dei sistemi di controllo, più che con nuove norme e nuove leggi.Ci vuole una forte volontà politica e bisogna utilizzare i mezzi informatici che ormai esistono. Ad esempio, il con-trollo dei conti bancari, con il dettaglio movimenti, rap-presenta la fonte principale per scoprire gli evasori fiscali in tutti i paesi, mentre le operazioni di grande visibilità, come le irruzioni nei porti turistici o nei luoghi di villeg-giatura, fanno tanta notizia ma pochi risultati.

È un dato di fatto però la clamorosa ingiustizia fiscale che oggi esiste nel nostro Paese: i lavoratori dipendenti da una parte e il mondo del lavoro autonomo e professionale dall’altro “divisi” per ricchezza e pagamento delle imposte. In che modo sarebbe possibile rendere il sistema tributario più giusto e più equo?La grande differenza sta nel fatto che i lavoratori dipen-denti sono tassati "alla fonte", ossia non vedono le loro tasse che sono prelevate direttamente dal datore di lavoro, mentre i lavoratori autonomi hanno una maggiore discre-zionalità nel definire quali sono i propri costi di produ-zione.Ma non farei una distinzione tra queste due categorie, per-ché una gran parte dei lavoratori autonomi paga le tasse correttamente.Piuttosto nel nostro Paese c'è una forte erosione di base fiscale che privilegia determinati redditi.Ad esempio, le rendite (immobiliari e mobiliari) pagano meno che il lavoro. Non c'è una tassazione sul patrimo-nio, come in altri paesi. Le tasse sulla casa sono minime in Italia e addirittura è stata eliminata la tassa sulla prima casa. Negli altri paesi si pagano più tasse sulla casa e meno tasse sul reddito. Questo riduce l'evasione, perché l'evasore fiscale occulta il suo reddito ma non riesce ad occultare la sua abitazione. Lo stesso vale per le imposte indirette.L'Italia ha bassi incassi IVA malgrado abbia alte aliquote, perché ha molte aliquote ridotte.Se si eliminassero parte di queste aliquote ridotte, aumen-terebbe il gettito dell'IVA che è pagato anche dall'evasore quando acquista un bene.Come vede ci sono diversi modi per rendere più giusto il nostro sistema fiscale.

Qualche anno fa Francesco Delzio – in un suo lavoro edi-toriale - ipotizzava una strategia nuova e radicale per con-trastare la dilagante evasione fiscale: l’espulsione sociale dell’evasore e per le attività commerciali e professionali – all’indomani della accertata violazione continua degli ob-blighi fiscali - l’inibizione della stessa attività, revocando

ad esempio la licenza riconcessa, poi, solo quando lo stesso soggetto torna ad essere di nuovo fiscalmente fedele. Cosa ne pensa?Queste mi sembrano buone proposte che insistono su una considerazione forte. Nei paesi più civili evadere le tasse è un'azione riprovevole che comporta una perdita di reputa-zione. Sicché le persone cercano di essere in regola per non perdere reputazione e, con essa, una capacità di reddito oltre che uno status sociale. Invece in Italia chi evade le tasse è considerato un furbo ed è invidiato da chi non ci riesce. Non c'è una riprovazione sociale e non può esserci in un Paese dove un ex Presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi) dichiarò che evadere le tasse è legittimo quan-do esse sono troppo alte (ma per i cittadini le tasse sono sempre troppo alte) e che poi è stato condannato proprio per evasione fiscale!

Una delle ipotesi del Governo Monti era stata l’istituzione del bollino blu per i contribuenti virtuosi. Lei invece cosa proporrebbe come premio per chi le tasse le paga?Mi piacerebbe vivere in un Paese dove chi paga le tasse non abbia alcun premio se non la propria coscienza tranquilla, mentre chi non le paga venga messo in disparte e perda il suo stato sociale, oltre a subire le giuste condanne di legge.

Ci lasci con uno spiraglio di ottimismo: l’Italia ce la farà a diventare - fiscalmente parlando - un popolo più civile con servizi efficienti stile Nord Europa?Ma io sono ottimista ed è per questo che ho scritto questo libro sulle tasse e sulla spesa pubblica.Io penso che sia importante riavvicinare gli italiani ai ser-vizi pubblici, affinché se ne capisca il loro valore e li si apprezzi.Sto parlando della scuola che è così importante per i nostri figli e che è ancora una buona scuola con molti insegnati che si sacrificano nell'indifferenza della politica.Sto parlando della sanità che ha risultati apprezzabili nel nostro Paese, ma che ha troppe differenze tra Nord e Sud, mentre dobbiamo avere eccellenze ovunque.Sto parlando del sistema pensionistico che ci protegge nel-la vecchiaia.Sto parlando della necessità di investire nel nostro patri-monio culturale, nelle nostre infrastrutture e così via. Se gli italiani torneranno ad apprezzare i servizi pubblici che ci sono necessari, allora apprezzeranno anche quanto dobbiamo pagare come tasse per averli e si ribelleranno contro i furbi che evadono le tasse.Chi evade le tasse ruba ai cittadini onesti e impedisce a tutti di avere servizi pubblici di qualità quali meritiamo come cittadini di questo Paese.Io sono convinto che sia possibile risuscitare una coscienza civile in questo Paese ed è anche per questo che ho scritto il mio libro sulle tasse.

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8

PASQUINO:«I PARTITI ITALIANISONO ANCORA IN CRISI»

DI RAFFAELLA VENERANDO

È nato da pochi mesi

l'esecutivo targato

Matteo Renzi. Su

questo nuovo presente

e su altri aspetti propri

della politica italiana

degli ultimi tempi

abbiamo "consultato"

il Professore Emerito

di Scienza Politica

nell’Università

di Bologna,

Gianfranco Pasquino

I partiti “tradizionali” sono - ormai da un ventennio - bollati come istituzioni in crisi di identità e leadership avendo perso il ruolo principale di «formazioni che promuovono la maturazione civile e l ’iniziativa del popolo».

Lei stesso - cito testualmente uno stralcio di una sua intervista con Co-stozero datata gennaio 2009 – li de-finì «organismi burocratici oppure populistici oppure padronali oppure clientelari oppure tutto insieme. Non hanno democrazia interna. Non inco-raggiano la partecipazione. Non pro-muovono il merito». Intravede attual-mente in tal senso qualche spiraglio di miglioramento?No, nei partiti italiani (ma nel resto

Professore Pasquino, prima Mon-ti, poi Letta e oggi Renzi: le ele-

zioni per scegliere democraticamente il governo politico del proprio Paese nel nostro sono diventate demodé? È corretto dire che la sovranità in Italia spetta ancora al popolo?In nessuna delle democrazie parlamen-tari, il popolo sceglie il governo.Ve lo siete inventato voi italiani questo inesistente esito.Ovunque, nelle democrazie parlamenta-ri, il popolo vota i parlamentari designa-ti dai partiti.Contati i voti, si formano le alleanze e il capo del partito che ha più seggi diventa capo del governo. A determinate condi-zioni, può essere sostituito dal suo stes-so partito anche quando gli altri partiti non lo gradiscono più. È sufficiente che, come scrive limpidamente la Costitu-zione italiana, il governo ottenga e man-tenga la fiducia del Parlamento. Natu-ralmente, il popolo potrebbe pretendere di sceglierli davvero i parlamentari, cosa che non può fare con il Porcellum di Berlusconi e Calderoli e non potrà fare con il Porcellinum (liste sempre blocca-te, ma più corte; premietto di maggio-ranza; pluricandidature, ma non in tutte le circoscrizioni) di Renzi e Berlusconi. Neppure nelle democrazie presidenziali, il popolo sceglie il governo.Elegge il Presidente che nomina i suoi ministri, ma che, poi, come dimostra il caso di Obama, se non ha la maggioran-za in Congresso, non riesce a governare.

GIANFRANCO PASQUINOPROFESSORE EMERITO

DI SCIENZA POLITICA UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

Page 11: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

9

L'OPINIONE

d’Europa è tutta un’altra storia) non vedo alcun migliora-mento. Continua ad esserci un po’ di tutto: un paio di movi-menti populisti, uno anche mediatico; un partito padronale; un partito tre quarti personale (il PD di Renzi) e un quarto burocratico; qualche partitino clientelare. D’altronde, se voi italiani continuate a pensare che la politica è una cosa sporca e che i politici sono tutti corrotti, che la società co-siddetta civile è migliore di quella politica, che la politica può essere fatto da chi vede le stelle e manda tutti a Vaffa, non vi meritate niente di meglio. Soprattutto, non avrete niente di meglio.

Passando invece alle nuove meto-dologie della discussione politica, condivide la scelta di affidare im-portanti momenti anche di decisio-ne e scelta a dirette streaming, lanci su twitter ed elezioni sul web?Assolutamente no. Le procedure democratiche non hanno proprio niente a che fare con la demagogia, con i terribili semplificatori, con chi cinguetta, ma non sa su che cosa, con consultazioni in rete fasulle che sono un misero surrogato di comici plebi-scitarismi. La democrazia è dialogo, è discussione sull’agenda dei problemi e delle priorità, è confronto fra solu-zioni, è votazioni regolamentate nelle quali nessuno perde mai tutte le volte e nessuno vince mai tutte le volte. Al contrario, la rete è una melassa spesso affollata da insulti.

“Ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede

il Paese”: in nome di questo sprone cosa dovrebbe priori-tariamente fare il nuovo Ese-cutivo secondo lei?La richiesta dell’Europa, non della sola Germania, ma anche della Finlandia e della Svezia, dell’Olanda e della Gran Bre-tagna, è che l’Italia diventi un paese decente, affidabile, che prende impegni e li mantiene, che rispetta e attua le direttive dell’UE, che riforma il sistema giudiziario e riduce la corru-zione. Sono cose che qualsiasi politico degno di questa qua-lifica dovrebbe cercare di fare

anche a prescindere dalle richieste provenienti dall’Europa. Il nuovo (con la stessa maggioranza del vecchio, con quasi la metà dei ministri riconfermata: quanto nuovo sarà mai?) esecutivo dovrebbe fare tutto quello che serve a rendere l’I-talia un paese “giusto” che ricompensa e premia il lavoro e il merito, che cerca di mettere tutti gli italiani in condizioni di eguaglianza di opportunità, di studio, di lavoro, di vita.Chi le ha viste proposte di questo genere, in streaming o alle Invasioni Barbariche, a Palazzo Vecchio o a Palazzo Chigi? Please, mandatemi un paio di tweets.

LA SQUADRA DI GOVERNO FONTE LABORATORIO FOTOGRAFICO CHIGI

IL GIURAMENTO AL COLLE DI MATTEO RENZI FONTE LABORATORIO FOTOGRAFICO CHIGI

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ALFANO: «L’ABUSIVISMO EDILIZIOÈ LA VERA PIAGADEL NOSTRO TERRITORIO»

DI RAFFAELLA VENERANDO

Il presidente dell’Ordine

degli Architetti

di Salerno Maria

Gabriella Alfano

chiede una Salerno

in cui le politiche

urbane puntino

sulla riqualificazione

dell’edilizia esistente

e sulla rigenerazione

urbana, per innovare

la città e migliorare la

qualità della vita dei

suoi abitanti

dei Piani di Bacino, alle costruzioni in zone a rischio, agli incendi boschivi, all’abusivi-smo edilizio che è la vera piaga del nostro territorio.In primo luogo va quindi promossa la cul-tura della legalità e del rispetto delle rego-le, insieme ad una maggiore cura dei nostri luoghi che sono parte di noi perché il terri-torio racconta la nostra storia.

Più in generale nel tempo l’architettura si è evoluta per andare incontro o contro all’ambiente? Come è cambiato l’approc-cio al governo del territorio?Non è ammissibile costruire “contro” l’am-biente. Noi architetti ci stiamo battendo da tempo per garantire trasformazioni in sin-tonia con l’ambiente e per la qualità del co-

Nelle scorse settimane Ance, Geolo-gi, Architetti e Legambiente hanno

presentato “DissestoItalia: viaggio nel Paese che crolla”, l’inchiesta multimedia-le in cui si analizzano le dimensioni del dissesto idrogeologico in Italia, fenome-no purtroppo in ascesa nel nostro Paese. Salerno e il suo comprensorio non fanno di certo eccezione, come dimostrato an-che dalla frana avutasi pochi giorni fa in Costiera che tuttora paralizza la circola-zione stradale...ma qual è nello specifico la situazione e quali i rischi, gli interven-ti, i rimedi?Conosco l’iniziativa e sono convinta che rappresenti un grande passo in avanti per-ché, al di là della denuncia sullo stato del territorio italiano, promuove l’alleanza dei principali soggetti che hanno interesse ad affrontare il tema cruciale del dissesto idro-geologico.Per quanto ci riguarda da vicino, secondo i dati di Legambiente, il 19% del territorio campano è a rischio idrogeologico. La frana sulla statale amalfitana e quella più recen-te sulla statale 18 sono le ultime in ordine di tempo e si aggiungono agli oltre 11.000 dissesti, frane e smottamenti in atto nella nostra provincia. L’aumento di questi fe-nomeni che a volte si manifestano anche a fronte di eventi meteorici di modesta entità è connesso ad un uso del suolo non più so-stenibile e alla mancanza di attività di pre-venzione.Penso al mancato adeguamento degli stru-menti urbanistici comunali alle indicazioni

MARIA GABRIELLA ALFANOPRESIDENTE ORDINE DEGLI ARCHITETTI

DELLA PROVINCIA DI SALERNO

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L'OPINIONE

struito. Tra le strategie messe in campo dal nostro Ordine vi è la promozione dell’edilizia a basso consumo energetico, capace di assicurare il benessere termico sia in estate, sia in inverno senza ricorrere a sistemi convenzionali quali i termosifoni e i condizio-natori. Come sappiamo, oggi è possibile costruire edifici ad ener-gia quasi zero, sfruttando le tecniche, le tecnologie e i materiali di ultima generazione. Crediamo anche nell’utilizzo delle fonti energetiche “pulite”, quelle che sfruttano il sole, il vento, l’acqua piovana, quelle che non inquinano l’ambiente.Un maggiore impulso va dato alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti, veri e propri colabrodo, che comportano elevati consumi ed emissioni inquinanti. Più in generale, consi-derando anche le normative strutturali entrate in vigore nel tem-po, l’80% degli edifici del nostro Paese non è a norma. Questa si-tuazione interessa anche gli edifici pubblici e ritengo importante che gli interventi di messa in sicurezza delle scuole siano ai primi posti nell’agenda del governo Renzi. Tornando al tema generale, sono convinta che le politiche urba-ne devono puntare sulla riqualificazione dell’edilizia esistente e sulla rigenerazione urbana, per innovare le città e per migliorare la qualità della vita dei loro abitanti.Il recente rapporto annuale del CRESME ha messo in evidenza che la nuova dinamica che caratterizza il ciclo delle costruzioni, con un trend in controtendenza rispetto alla flessione provocata sul settore dalla crisi, è quella trainata dall’attività di riqualifica-zione del patrimonio edilizio e dall’energy technology. Un nuo-vo importante impulso, quindi, all’economia che si aggiunge alla tutela ambientale e alla riduzione del consumo di suolo.Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, è più che mai corretto parlare di “governo del territorio”. Prima c’era l’ur-banistica, c’era lo zoning che individuava l’uso dei suoli; per l’at-tuazione della parte pubblica del Piano si faceva ricorso all’e-spropriazione. Siamo di fronte a nuove strategie per regolare le trasformazioni territoriali, fondate su strumenti urbanistici più flessibili e capaci di cogliere i bisogni della collettività. Sono an-che convinta che sul successo del piano influisce fortemente il consenso di quanti devono attuarlo. E d’altra parte, oggi le scarse risorse finanziarie dei Comuni non consentono la realizzazione della “città pubblica” per cui sempre più spesso si coinvolgono soggetti e capitali privati. Un nuovo modello di governance, quindi, che non individua solo le trasformazioni possibili, ma anche le politiche capaci di garantirne l’attuazione.Non posso tuttavia non evidenziare che nella nostra provincia questa nuova modalità di governo del territorio stenta a decollare e che il procedimento di redazione e approvazione degli stru-menti urbanistici dura mediamente dieci anni. Sono davvero troppi…

Salerno negli ultimi anni sta cambiando fisionomia grazie a un fitto programma di trasformazione urbana di cui l’ultimo esempio è la costruenda Stazione Marittima: al di là dei giudi-zi di valore, come definirebbe l’anima urbanistica di Salerno?

Cosa manca alla città per diventare “grande” o cosa la città può vantare come plus distintivo rispetto ad altri luoghi?Quando incontro i rappresentanti di altri Ordini degli Architet-ti, capita spesso che mi chiedano di raccontare le trasformazioni di Salerno e delle opere progettate dagli architetti di fama inter-nazionale.Quelli che sono venuti a Salerno per la prima volta hanno os-servato che la città possiede il giusto equilibrio tra la dimensione metropolitana e quella della città media, legata alla cultura e ai valori di appartenenza a quel territorio. In effetti, anche parlando con i suoi abitanti, si percepisce il legame con i luoghi “chiave” di Salerno quali il Duomo, il Castello di Arechi, il Lungomare.Penso che sfruttare questa dicotomia possa rappresentare un punto di forza per le strategie di marketing su cui dovranno pun-tare le città del terzo millennio che dovranno diventare la vetrina di ciò che il territorio offre.

A fine febbraio l’Ordine da lei presieduto ha organizzato una insolita manifestazione in cui il design è stato utilizzato come arma contro gli sprechi alimentari. Vuole raccontarci come? Quali sono stati gli esiti della manifestazione? Il tema centrale di “Salerno loves design” è stato il design utile, quello che aiuta la gente a vivere meglio.Un design declinato nelle sue varie applicazioni, dal cibo, agli arredi, alle automobili, all’illuminazione, ai componenti per l’e-dilizia. Un design industriale che deve trovare sbocchi concreti nella produzione e nella commercializzazione, per contribuire ad una nuova strategia produttiva per le PMI.Proponiamo di creare a Salerno un laboratorio avanzato di de-sign, un centro di eccellenza in cui architetti, designer, creativi, progettino oggetti utili da proporre alle imprese per farli entrare nel ciclo produttivo. Un laboratorio di designer collegato con al-tri centri di eccellenza italiani ed esteri per offrire nuovo sbocchi professionali ai giovani del nostro territorio.La manifestazione, organizzata dal Comune di Salerno e dall’Ordine degli Architetti, con la partecipazione dell’atelier Perotti, aveva proprio lo scopo di porre il tema alla collettività e in particolare agli attori del processo produttivo per sondarne il gradimento. Elemento di punta dell’iniziativa è stato il noto designer milanese Gino Finizio che -in un affollatissimo Teatro Verdi- ha tenuto una coinvolgente lectio magistralis seguita dagli interventi di alcuni dei suoi prestigiosi amici. Ci auguriamo che il Sindaco di Salerno continui a condividere l’iniziativa per le ricadute positive che essa può avere sull’economia della città e del suo territorio. Allo stesso tempo registriamo con piacere l’in-teresse manifestato subito dopo l’evento da parte del Presidente di Confindustria Salerno Maccauro che ci sprona a proseguire nel percorso avviato. Con il Consiglio tutto continueremo ad impegnarci affinchè il percorso iniziato vada velocemente avanti. Possiamo fare di Salerno la città del design puntando su un va-lore aggiunto, che ormai rappresenta un importante elemento di competitività: la qualità ambientale del nostro territorio.

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ALESSANDRO SACRESTANOTAX CONSULTANT PROGETTO ARCADIA SRL

RICERCA E SVILUPPO:NUOVO CREDITODI IMPOSTA PER LE IMPRESE

Con la conversione in legge del Decreto Destinazione Italia, diventa formalmente opera-tivo il nuovo credito d’imposta per le attività di ricerca e sviluppo poste in essere dalle

imprese nazionali. La norma (art. 2 del Decreto) fissa in 600 milioni di euro il tetto massimo di agevolazione concedibile per il triennio 2014-2016, e in 2,5 milioni di euro il limite annuale per singolo richiedente. I soggetti beneficiari dell’intervento sono tutti i titolari di redditi d’impresa con un fatturato annuo inferiore a 500 milioni di euro, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano, nonché dal regime contabile adottato. Tra questi, anche i consorzi e le reti di impresa che effettuano attività di ricerca, sviluppo e innovazione.L’incentivo è riconosciuto nella misura del 50% degli incrementi annuali di spesa nelle attività di ricerca e sviluppo, registrati in ciascuno dei periodi d’imposta, a condizione che siano soste-nute spese almeno pari a euro 50.000 in ciascuno periodo. Il meccanismo di funzionamento dell’incentivo premia, quindi, non la spesa, ma l’incremento di spesa. In tal modo, il Legislatore ha inteso premiare quelle imprese che sostengono attività di ricerca e sviluppo in via continuativa e con criteri amplificativi. Di fatto, l’incentivo non matura in un periodo se non sono state sostenute spese per almeno 50 mila euro e, comunque, se dette spese non risultano incrementali rispetto a quelle del periodo precedente.Le attività premiabili con il bonus vanno dai lavori sperimentali o teorici per l’acquisizione di nuove conoscenze fino alla produzione e collaudo di prodotti, processi e servizi, a condizione che non siano impiegati o trasformati in vista di applicazioni industriali o per finalità commer-ciali. Quanto ai costi agevolabili, sono ammissibili le spese sostenute per il personale impiegato nelle attività di ricerca e sviluppo, l’ammortamento di beni impiegati nelle predette attività e i costi della ricerca svolta in collaborazione con le università e gli organismi di ricerca. Il credito d’imposta riconosciuto non concorre alla formazione del reddito, né della base impo-nibile dell’imposta regionale sulle attività produttive ed è utilizzabile esclusivamente in com-pensazione su F24. L’accesso al credito è regolato attraverso l’invio di un’istanza telematica. Per poterne fruire, tuttavia, è richiesto che l’impresa istante produca un’apposita documentazione contabile certificata dal soggetto incaricato della revisione legale o dal collegio sindacale o da un professionista iscritto nel registro della revisione legale, con certificazione da allegarsi al bilancio. Le spese sostenute per l’attività di certificazione contabile da parte delle imprese sono esse stesse ammissibili all’incentivo entro il limite massimo di euro 5.000.Sarà un successivo decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la coesione territoriale a chiarire le moda-lità di iscrizione delle spese in bilancio, quelle di verifica e controllo dell’effettività delle spese sostenute e della coerenza delle stesse, nonché le cause di decadenza e revoca del beneficio, le modalità di restituzione dell'importo di cui l’impresa ha fruito indebitamente e le eventuali relative maggiorazioni.

I l meccanismo di

funzionamento

dell ’ incentivo

premia l ’ incremento

di spesa,

agevolando chi

sostiene attività di

r icerca e svi luppo

in via continuativa

e con criteri

amplif icativi

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Come lo scarto

può diventare

risorsa

AGROALIMENTARE: PRESENTATE A SALERNO LE BUONE PRATICHE DI INNOVAZIONE

Lo scorso 4 marzo Confindustria ha ospitato un seminario denominato “Innova-zione nell ’Agroalimentare: il caso del riutilizzo dei sottoprodotti alimentari”,

iniziativa che rientra nel Piano formativo “FOR.IT – FORmazione per l ’Innova-zione tecnologica” f inanziato da Fondimpresa e gestito dall ’ATI tra SFC Sistemi Formativi Confindustria S.c.p.A, in qualità di capofila, e il Consorzio Meta, con il coinvolgimento attivo dell ’Università degli Studi di Salerno – Dipartimento di Farmabiomed.L’incontro - introdotto e coordinato dal presidente del Gruppo Alimentare di Con-findustria Salerno, Francesco Senesi – ha visto la presenza tra gli altri di Daniele Rossi, Amministratore Delegato Federalimentare Servizi e di Massimo Iannetta, Di-rettore Agroindustria Enea.Testimonial d’eccezione la “Cartiera Favini” che ha brevettato un processo produttivo di carte ecologiche utilizzando residui della lavorazione di frutta e vegetali (limone, arancia, mais, mela, oliva, alghe).L’ingegner Flavio Stragliotto, Mill Manager della Cartiera, ci ha raccontato come lo scarto può diventare risorsa.

DI RAFFAELLA VENERANDO

PER FAVINI LA SOSTENIBILITÀ È UNA SCELTACHE NON RIMANE SULLA CARTA

luppavano durante il periodo estivo con una crescita enorme e fuori controllo, cau-sando molti danni al turismo e alla pesca.In collaborazione con il Comune di Vene-zia, con Enea, e con l’Università di Ferrara nasce allora un progetto di ricerca indu-striale per il riutilizzo in carta delle alghe raccolte in laguna, finanziato dalla Co-munità Europea tramite i finanziamenti

La Cartiera Favini è maestra nel ri-uso innovativo: vuole raccontarci

come nascono prima l’Alga carta e poi la carta Crush? Favini inventa l’Alga Carta agli inizi degli anni ‘90 quando la Laguna di Venezia era soffocata dal problema dell’eutrofizzazio-ne.Le alghe a causa dell’inquinamento si svi-

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CONFINDUSTRIA SALERNO

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LIFE per la ricerca. Il progetto ha successo e viene prodotta l’Alga Carta. L’alga viene raccolta in laguna, inviata all’essicazione e da qui arriva in cartiera dove tramite un mulino micronizzatore, viene trasformata e preparata per essere utilizzata in carta al posto delle fibre di cellulosa ricavate dalle foreste.Siamo di fronte ad uno dei primi esempi di sostenibilità: un prodotto vergine a lento rinnovamento (albero) viene sostituito da uno scarto, dando un contributo a risolvere un problema ambientale.Nasce una nuova filosofia originale Favini che va oltre la carta riciclata: riutilizzare in carta uno scarto, nobilitare quello che sarebbe diventato rifiuto, dandogli nuova vita, trasformandolo in una originale ma-teria prima.Con il tempo lo stesso concetto viene trasferito in CRUSH. Nel modo agroin-dustriale sono presenti enormi scarti che fanno fatica a trovare collocazione e che fi-niscono in discarica. Sono scarti ricchi di fibra che potenzial-mente possono essere utilizzati, una volta trasformati, nella produzione di carta. Viene messo a punto un nuovo processo, un nuovo brevetto Europeo, e vengono studiati scarti pro-venienti da diverse industrie (agrumi, mais, mandorle, caffè, olive, ecc.).Il prodotto viene arricchito di contenuti ambientali: certifi-cazione FSC, energia verde idroelettrica, contenuto di fibre riciclate, con una percentuale di residui del mondo agroindu-striale variabile dal 15 al 30%.Nascono progetti personalizzati con alcune importanti in-dustrie del settore agroindustriale e il prodotto viene rico-nosciuto per il suo contenuto ambientale e innovativo dalle

più importanti fiere del settore carta e packaging (es. Premio innovazione Luxepack di Montecarlo).

Ci sono altre innovazioni sostenibili in via di realizzazione?Favini ha diversi progetti in corso sia legati a Crush (industrie del comparto agroalimentare che stanno valutando il riutiliz-zo in carta di scarti propri), sia mirati allo sviluppo di nuove carte che riutilizzano scarti industriali. In particolare stiamo lavorando nel settore tessile e in quello conciario.

Agite in network con altri partner pubblico-privati? Abbiamo collaborazioni in corso con l’Università di Ferrara, l’Università di Padova, e diversi enti italiani e stranieri.In particolare con Ferrara partecipiamo e finanziamo un pro-getto di ricerca per l’utilizzo di microalghe nei processi di depurazione. Le alghe utilizzate per la depurazione delle ac-que, una volta raccolte vengono lavorate: da una parte vengo-no estratti prodotti per l’industria chimica, dall’altra le alghe esauste vengono essiccate e riutilizzate in carta.

Secondo lei chi è il buon innovatore di domani?Il buon innovatore è colui che fa proprio il concetto di soste-nibilità coniugandolo al meglio con le tendenze del mercato.Non è possibile proporre prodotti nuovi che non abbiano in considerazione la riduzione dell’inquinamento e la preserva-zione delle risorse del pianeta terra: dobbiamo garantire un futuro alle prossime generazioni. Nello stesso tempo il pro-dotto deve avere un successo sul mercato: pertanto non può non curarsi delle tendenze e della moda, deve essere un pro-dotto di qualità, che piace alla gente

FLAVIO STRAGLIOTTO

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CONFINDUSTRIA SALERNO

La produzione agricola e l ’ industria della trasformazione sono particolarmente rilevanti e costituisco-no un patrimonio per l ’economia del territorio. Tuttavia, a fronte di tale ruolo propulsivo, emerge

la criticità legata all ’ inquinamento ambientale derivante dagli scarti di lavorazione (il settore agro-ali-mentare costituisce uno dei comparti produttivi cui sono attribuite le più elevate produzioni di scarti a livello europeo). Al fine di preservare l’ambiente e recuperare opportunità economiche è necessario che le aziende acqui-siscano consapevolezza dell’importanza del recupero e della massima valorizzazione dei sottoprodotti suscettibili di ulteriore impiego.Nell'area del Mediterraneo, gli scarti di maggiore rilevanza sono legati alla lavorazione dei cereali, del vino e delle olive e sono caratterizzati da specifici fitocomposti con attività antiossidante che possono trovare ampio impiego nel settore alimentare, cosmetico e farmaceutico.L’erronea classificazione dei sottoprodotti come rifiuti ha ostacolato in passato un corretto riutilizzo e reimpiego di questi, comportando la necessità di un loro smaltimento nelle discariche e aumentandone l’impatto ambientale correlato. Ne deriva che, oggi più che mai, i sottoprodotti non devono essere consi-derati rifiuti dal momento che trovano diverse possibilità di utilizzo soprattutto nell’ambito dell’industria alimentare e nutraceutica.In tale frame trova collocazione il progetto Hi-Life, il cui obiettivo è quello di recuperare e riutilizzare principi attivi dal materiale di scarto della lavorazione attraverso modelli e procedimenti tecnologici atti ad ottenere prodotti salutistici, sia alimenti funzionali che nutraceutici, e prodotti cosmeceutici innovativi.Tale progetto intende, da un lato, potenziare le attività di ricerca scientifica al fine di realizzare nuove tecnologie in grado di recuperare tali principi, garantendone la massima integrazione con le caratteristiche del tessuto produttivo locale e, dall’altro, implementare percorsi di formazione ad elevata specializzazione in grado di creare nuove competenze, sviluppare nuove figure professionali e potenziare le risorse umane aziendali. Parallelamente per le imprese si aprono numerose possibilità legate all’incremento del contenuto scien-tifico-tecnologico di prodotti e processi, all’innovazione del modello di business con conseguente riposi-zionamento competitivo, alla possibilità di intraprendere sentieri di crescita legati alla diversificazione del business in aree differenti da quella core.La disponibilità di nuove competenze, legata anche alla valorizzazione del capitale umano, il potenzia-mento del business, legato alla diversificazione della specializzazione produttiva, apre le porte a percorsi di crescita internazionale, orientate a diffondere il sapere locale e creare valore allargato.Nello specifico il progetto è riconducibile a due linee di intervento: ricerca e formazione.L’area della ricerca si esplicita su tre filiere agro-alimentari, rispetto alle quali sono state svolte attività di studio e caratterizzazione dei componenti e degli scarti di produzione:• MILK - FILIERA DEL LATTE • OLIVE OIL - FILIERA DELL’OLIO DI OLIVA • CITRUS: FILIERA DEGLI AGRUMIL’area formazione, invece, è articolata nelle aree di alta formazione, con l’obiettivo di creare figure profes-

Verso uno sviluppo territoriale sostenibile e duraturo

DI PIETRO CAMPIGLIADIPARTIMENTO DI FARMACIA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO

IL PROGETTO HI-LIFE

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sionali altamente qualifica-te, e nella formazione con-tinua destinata alle risorse umane già impiegate all’in-terno delle imprese agroali-mentari.L’alta formazione ha visto l’implementazione di due percorsi di studio differenti. Il primo, il Corso di perfe-zionamento professionale in NUTRACEUTICA (NU-TRA-LiFE-HI), finalizza-to alla formazione di figure professionali altamente qua-lificate e specializzate quali: “Esperto in Nutraceutica” e “Responsabile di funzione settore Pharma-Food”. Il secondo, invece, il Master Universitario di II livello in SCIENZA E TECNO-LOGIA COSMETICHE (COSM – HI - Cosmetics for Health), finalizzato alla formazione di figure profes-sionali altamente qualificate e specializzate quali “Esperti in Scienza e Tecnologia Cosmetiche” o “Re-sponsabili di funzione in aziende cosmetiche, centri di servizio e di ricerca operanti nel settore dermoco-smetico”.La formazione continua in azienda, invece, è stata effettuata con il coinvolgimento dei fondi interprofes-sionali e, nello specifico, di Fondimpresa con il Progetto For it nell’ambito dell’avviso 3/2011. Le aziende coinvolte hanno avuto l’opportunità di coinvolgere i propri dipendenti in attività formative volte ad accrescere le loro competenze in merito alle opportunità offerte dai nuovi prodotti e i nuovi pro-cessi derivanti dalle attività di ricerca.Un ruolo fondamentale nell’ambito del progetto è stato svolto dalle fonti di finanziamento che hanno permesso l’implementazione di tutte le attività.In primis le risorse del PON, in quanto il Progetto Hi-Life è finanziato nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Ricerca e competitività 2007-2013” Asse I Sostegno ai mutamenti strutturali. Obiettivo operativo 4.1.1.1 Aree Scientifico-Tecnologiche generatrici di processi di trasformazione del sistema produttivo e creatrici di nuovi settori - Azione II- Interventi di sostegno della ricerca industriale – PON01_01499. In secondo luogo le risorse dei fondi paritetici interprofessionali, il cui obiettivo è il miglioramento della competitività delle imprese e il potenziamento dell’occupabilità dei lavoratori, con particolare attenzione agli interventi in materia di salute, sicurezza e innovazione. L’implementazione delle suddette attività è stata possibile solo grazie alla creazione di uno stretto col-legamento fra le aree di produzione della materia prima (aziende agroalimentari coinvolte), le aree di ricerca e sviluppo tecnologico (Università) e le aree di utilizzo dei prodotti e delle tecnologie sviluppate. Solo attivando relazioni sinergiche è possibile rafforzare il potenziale scientifico-tecnologico delle PMI, migliorare il contesto innovativo e porre le basi per uno sviluppo territoriale sostenibile e duraturo.

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CONFINDUSTRIA SALERNO

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La ricerca sugli scarti alimentari è da sempre oggetto di accurato interesse da parte del DIIN dell’Università degli Studi di Salerno.

In particolare, nell'ambito del progetto PON TOM cherry – che riguarda le innovazioni nel campo delle conserve di pomodoro - dagli scarti (bucce di pomodori) abbiamo messo a punto semplici ed economici sistemi di estrazione della cellulosa microcristallina da riutilizzare in campo alimentare e cosmetico.Anche sulla luteina sono tante le ricerche cui stiamo lavorando. Una per tutte quella avviata con l'azienda Rummo, nell'ambito del progetto Campus, nella formulazione di pasta funzionale i cui risultati sembrano molto buoni.Dagli scarti dei mercati ortofrutticoli abbiamo estratto poi coloranti naturali (verdi e rossi) con tecnologie green e siamo riusciti a stabilizzarli nei confronti della luce e dell'ossidazione in modo da poterli inserire successivamente in preparati alimentari. Sempre da scarti dell'industria agroalimentare abbiamo messo a punto una tecnologia semplice per la produ-zione di carte speciali, a partire dal pastazzo di scarti dei limoni utilizzati per la preparazione del limoncello.Abbiamo inoltre iniziato ad estrarre sia i coloranti, sia le molecole attive per la cosmetica dagli scarti della vendemmia e li stiamo stabilizzando. Questi sono solo alcuni dei risultati delle ricerche che stiamo conducendo sul recupero e la valorizzazione degli scarti alimentari.

Anche il DIIN dell’Università degli Studi di Salerno è impegnato in alcune sperimentazionidi grande interesse che hanno aperto o che potrebbero aprire nuove prospettive sul tema della gestione degli scarti industriali, con enormi vantaggi per l'ambiente

DI MARISA DI MATTEOSCIENZE E TECNOLOGIE ALIMENTARI - DIIN - INGEGNERIAUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO

RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEGLI SCARTI ALIMENTARI

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AUTORIZZAZIONE UNICA AMBIENTALE,CONFRONTARSI PER SEMPLIFICARE

L’A.U.A. è il provvedimento istituito dal Dpr 13 marzo 2013, n. 59 che incorpo-ra in un unico titolo diverse autorizzazioni ambientali previste dalla normativa di

settore. Il decreto individua un nucleo base di sette autorizzazioni che possono essere assorbite dall'A.U.A., cui si aggiungono gli altri permessi eventualmente individuati da fonti normative di Regioni e Province autonome. Soggetti ad A.U.A. le piccole e medie imprese come definite dal Dm 18 aprile 2005 e gli im-pianti non soggetti alla disciplina dell'A.I.A. (Autorizzazione integrata ambientale).I contenuti del provvedimento, e in particolare l’iter procedurale per il rilascio dell’autorizzazio-ne, sono stati approfonditi in occasione dell’incontro informativo organizzato da e presso Con-findustria lo scorso 21 febbraio. Sono stati, inoltre, illustrati gli esiti delle attività realizzate da Confindustria Salerno con gli enti che, a vario titolo, partecipano all’iter autorizzativo al fine di risolvere le criticità e i problemi applicativi registrati; in particolare, è stato presentato il percorso di semplificazione condiviso e attuato unitamente alla modulistica concordata. Hanno partecipato, in qualità di relatori: Annalisa Oddone di Confindustria; Giuseppe D’A-cunzi, dirigente settore ambiente e Giuseppe Irace, responsabile servizio A.U.A. dell’Ammi-nistrazione provinciale di Salerno; Antonello Barretta, Dirigente UOD Autorizzazioni Am-bientali e rifiuti Salerno - Regione Campania; Francesco Petrosino, Direttore tecnico Autorità d’ambito Sele e Giovanni Marcello, dirigente ufficio scarichi in pubblica fognatura - Autorità d’ambito Sarnese Vesuviano. I lavori sono stati coordinati da Antonio Ferraro, delegato ambiente e sicurezza di Confindu-stria Salerno. Restando in tema, segnaliamo che per il prossimo 10 aprile, presso la sede di Confindustria Salerno, è stata organizzata una ulteriore giornata di approfondimento indirizzata ai SUAP della provincia di Salerno. L’obiettivo è garantire gli strumenti conoscitivi necessari ad affrontare l’avvio dell’iter procedurale, condividendo un patrimonio informativo comune. Confindustria Salerno, nella persona dell’ingegnere Antonio Ferraro, che ha coordinato le men-zionate attività, ha fortemente voluto la condivisione di questo percorso con i soggetti interes-sati, che hanno garantito una preziosa collaborazione, per assicurare alle imprese un supporto concreto. A conferma di ciò, per gli associati che avvieranno tale iter, presso gli uffici di Confin-dustria Salerno, è già attivo un servizio di orientamento e accompagnamento, che si raccorderà con gli enti per facilitarne il percorso.Quanto concordato e realizzato incontra le esigenze delle imprese sul fronte della storica richie-sta di snellire e semplificare le procedure e i relativi oneri.Si tratta di iniziative che, unitamente ad altre realizzate e in fase di attuazione, confermano l’impegno dell’Associazione a garantire un supporto utile, finalizzato a migliorare la gestione degli adempimenti ambientali che richiedono competenze e uno sforzo sempre maggiore di coordinamento e dialogo tra soggetti interessati.

Per gli associati che

avvieranno tale iter è

già attivo presso gli

uffici di Confindustria

Salerno un servizio

di orientamento e

accompagnamento,

che si raccorderà con

gli enti per facilitare il

percorso

DI MARIAROSARIA ZAPPILEUFFICIO AMBIENTE CONFINDUSTRIA SALERNO

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CONFINDUSTRIA SALERNO

CHANGENERATION,E L’IMPRESA CONTINUA…

Spesso la prima opportunità per un giovane im-prenditore si presenta alla porta quando deve

ereditare la guida dell’azienda di famiglia. Studi sul tema dimostrano come in questa fase delicata il fal-limento sia dietro l’angolo, imputabile alla mancata programmazione e gestione del ricambio generazio-nale che mette in discussione la continuità aziendale e la sicurezza di chi nell’azienda presta il proprio la-voro. Le difficoltà poi si intensificano quando l’im-presa è di natura familiare e di ridotte dimensioni.Così quello che dovrebbe essere gestito come un im-portante processo di cambiamento, finisce per diven-tare un problema anziché un’opportunità di sviluppo. Per meglio preparare i giovani a questo momento il 27 febbraio scorso è partito il percorso formativo specialistico per la continuità di impresa familiare “ChanGEneration/Skill building”, promosso da Confindustria Salerno, finanziato dalla Camera di Commercio di Salerno e attuato dal Dipartimento di

Studi e Ricerche Aziendali dell’Università degli Studi di Salerno.Il progetto - aperto a 25 imprenditori salernitani selezionati mediante bando - prevede una at-tività d’aula per un totale di n. 70 ore, strutturata su tecniche di formazione esperienziale indoor e outdoor (50 ore) e su incontri tecnici seminariali (20 ore). Le lezioni si svolgeranno presso la sede di Confindustria. Per la professoressa Carmen Gallucci del Distra è “continuità” la parola chiave: «Il corso è incentrato proprio su come garantire continuità all’azienda, anche attraverso tecniche di apprendimento esperienziale». Per Stefania Rinaldi del Raggruppamento Femmi-nile di Confindustria Salerno il percorso formativo, invece, «è un’importante iniziativa perché da imprenditori sappiamo bene come, oggi ancor di più, il passaggio generazionale sia un mo-mento di cruciale importanza nella vita aziendale, e quindi ci è sembrato opportuno e necessario dare vita a un percorso che fosse in grado di supportare le aziende in questo delicato momento».Gennaro Lodato, Presidente dei Giovani Imprenditori salernitani e “corsista” rimarca infine come: «lasciare il timone ad un figlio è spesso per l’imprenditore una decisione difficile e vista come un dover abbandonare la gestione dell’impresa che ha creato e in cui si identifica. I figli spesso sentono il peso di questa scelta che se però ben gestita da ambo le parti non può che condurre al successo. I fatto poi che l’Arlas, l’Agenzia per il Lavoro e l’Istruzione della Regione Campania sia tra i partner di questa iniziativa la dice lunga su quanto il tema sia sentito dalle forze del territorio».

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DI MASSIMILIANO PALLOTTASEGRETERIA GRUPPO GIOVANI CONFINDUSTRIA SALERNO

Page 22: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

Le quindici aziende

partecipanti in due ore

hanno effettuato un

totale di 210 incontri,

attraverso una

modalità innovativa e

veloce che consente

di ottimizzare i tempi

di presentazione e di

contatto

LO SPEED DATEDEL GREEN ECONOMY NETWORK

DI ORESTE PASTORECOORDINAMENTO OPERATIVO GREEN ECONOMY NETWORKCONFINDUSTRIA SALERNO

S i è svolto il 19 marzo scorso,

in Confindustria Salerno, il primo Business Speed Date delle Azien-de del Green Eco-nomy Network recentemente co-stituito in Asso-ciazione. Lo "speed date" è comunemente uno strumento usato per incontrare "al buio" diverse per-sone di sesso op-posto in una unità di tempo ben defi-nita. Se nasce un interesse più profondo verso una di queste, lo si può poi approfon-dire successivamente. In questa occasione, però, a incontrarsi sono state le imprese del Green Network: i partecipanti sono stati fatti sedere uno di fronte all'altro per raccontare la propria azienda in 5 minuti.

Le 15 imprese che hanno partecipato al Business Spe-ed Dating in due ore hanno effettuato un totale di 210 incontri, tra imprenditori appartenenti a diverse categorie e con diverse esigenze, ma tutte attive o con progetti nell'economia “verde”.Una formula veloce e al passo con i tempi, utile per consentire agli imprenditori di valorizzare, in modo rapido ma efficace, la presentazione del proprio bu-siness.In apertura dell'iniziativa, è stato presentato poi ai presenti, dagli Organizzatori, SAM - Smart Expo Ambiente Mediterraneo, la Fiera delle economie smart e green, che si terrà a Salerno in settembre, con il patrocinio della nostra Associazione.

Page 23: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

APPRENDERE SPERIMENTANDO, ISTRUZIONI PER L’USO: IL METODO VIRVELLE

DI RAFFAELLA VENERANDO

Uno dei moduli

più riusciti di

outdoor è il “Sailing

Training”, concepito

e progettato per

dare la possibilità

ai partecipanti

di sperimentare

diverse modalità di

coordinamento e di

lavoro in squadra.

La barca produce

uno scenario in cui

diventano necessarie

l’efficacia e la

condivisione

della comunicazione

in situazioni di elevato

stress

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STRATEGIE D'IMPRESA

lontani da quelli aziendali, cosi da ri-levare il comportamento della persona. Tra queste Leadership for Challenge, percorso formativo realizzato attraver-so Fondirigenti e in collaborazione con Federmanager e Confindustria Salerno, incentrato sullo sviluppo delle capacità manageriali che ha visto coinvolti diri-genti di rilievo di piccole e medie impre-se del territorio.L’iniziativa ha avuto come obiettivo quello di comunicare, attraverso un’azio-ne combinata di formazione d’aula (svol-ta presso l ’azienda vitivinicola i Feudi di San Gregorio) e outdoor training, “gli elementi costitutivi della leadership”. In particolare si è messo in luce lo svi-luppo delle competenze e il sistema di atteggiamenti che def iniscono il mo-dello di leader dei processi azienda-li nonché lo sviluppo e la capacità di integrazione relazionale del gruppo in

Trasformare ogni azione didattica in un’esperienza formativa per facili-

tare il processo di apprendimento.Così si sviluppano al meglio le poten-zialità personali e del gruppo perché si mettono in gioco tutte le energie dispo-nibili, imparando a fronteggiare l'incer-tezza dell'ambiente esterno (o della nuo-va situazione simulata in indoor) in vista dell'obiettivo da raggiungere.É questo, in sostanza, il format che muo-ve l ’experiential learning di Virvelle nel-lo sviluppo delle risorse umane che uti-lizza metodologie formative in grado di amplif icare la componente esponenziale pur sostenendo, contemporaneamente, il trasferimento di opportune nozioni. Diverse case histories di successo in mo-dalità outdoor hanno dato vita a incisivi e virtuosi programmi di sviluppo pro-fessionale e personale grazie all ’utilizzo di metafore formative create in contesti >

Page 24: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

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SALONEDEL PACKAGING SOSTENIBILE,BUONA LA PRIMA

DI RAFFAELLA VENERANDO

modo da poter formare i manager nella “gestione eff icace” dei processi organizzativi interni all ’azienda.Il format sviluppato con Massimiliano Marcaccini si è sviluppato su 40 ore di corso. Particolarmente signif ica-tivo il modulo di outdoor fatto in barca a vela nel golfo di Salerno Il “Sailing Training” è stato concepito e progettato per dare la possibilità ai partecipanti di sperimentare diverse modalità di coordinamento e di lavoro in squadra.La barca produce uno scenario in cui diventano necessarie l ’eff icacia e la condivisione della comunicazione in situa-zioni di elevato stress.A questo si aff iancano i vincoli di tempo, la necessità di agire e l ’aspetto relazionale.Il singolare mix fra obiettivo, relazione e comunicazio-ne ha permesso ai partecipanti di sperimentarsi consape-volmente nelle dinamiche che riguardano la gestione dei compiti e le relazioni umane.Si sono, dunque, alternati momenti d’aula a fasi esperien-

ziale concludendo il piano con una giornata di de brief ing per contestualizzare i comportamenti oggetti di forma-zione.Altra best practice, f irmata Virvelle, è stata il team buil-ding per Luxottica: noto brand della moda.Il team commerciale della multinazionale si è ritrovato nel golfo di Salerno per una giornata di incentive.Chiara e precisa la metafora utilizzata: lavorare come un equipaggio ben aff iatato si può superare qualsiasi burra-sca.Sedici, tra agenti e risorse interne alla rete sales di Lu-xottica, hanno provato l ’esperienza di un outdoor lungo la costiera amalf itana. Un’esperienza più che signif icativa da provare con i colleghi di lavoro: regata con partenza nelle acque antistanti il porto di Salerno adiacente a Vietri.Le due imbarcazioni sono entrate subito in competizione e all ’arrivo ad Amalf i i vincitori sono stati premiati con le medaglie raff iguranti il logo del 50° anniversario di atti-vità della Luxottica.

pero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica. L'evento è nato infatti su iniziativa della Rete per il packaging sostenibile - 100% Campania - al f ine di diffondere i benef ici, ambientali so-ciali ed economici per il territorio, di un ciclo di trasformazione locale e pro-muovere l ’incontro tra la domanda e l ’offerta di prodotti e servizi, innovativi

S i è svolto - dal 27 al 29 marzo 2014 alla Mostra d’Oltremare di

Napoli - il primo salone del packaging sostenibile, promosso da 100% Cam-pania, rete d'imprese per la recycling society e Spazio alla Responsabilità, Associazione per la diffusione della RSI in Campania in collaborazione con Comieco- Consorzio Nazionale Recu-

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e sostenibili, nell ’ambito del recupero, riuso e riciclo delle materie prime seconde. «Il nostro obiettivo – ha dichiarato Aldo Savarese, presi-dente della Rete 100% Campania - sta nel creare un im-portante momento di incontro e di confronto sui vantaggi degli imballaggi industriali realizzati rispettando l ’am-biente e le persone.Non possiamo più rimandare l'occasione di generare va-lore dalla raccolta differenziata fatta sui nostri territori

a vantaggio di imprese e istituzioni, cittadini e consumatori».In Campania ogni anno vengono raccolte 150,000 tonnellate di mace-ro di carta: se fossero destinate inte-gralmente al riciclo di prossimità per produrre packaging per le aziende campane si creerebbero 450 posti di lavoro, senza considerare l ’ indotto, i consistenti benef ici ambientali e di riduzione dei costi.All ’interno del salone, area espositi-va e convegni hanno ospitato produt-tori e utilizzatori di packaging soste-nibile, insieme ai consorzi di f iliera, per mostrare come hanno realizzato il riciclo di prossimità partendo dal-la raccolta differenziata di aziende e cittadini e come sia possibile svilup-pare clienti e mercati soddisfacendo le richieste di sostenibilità ed inno-vazione lungo la supply-chain. A scandire la tre giorni dell'evento,

un intenso programma di convegni e workshop mirati a diffondere i vantaggi degli imballaggi industriali realiz-zati nel rispetto dell ’ambiente e delle persone creando va-lore per le aziende, i clienti ed il territorio; un importante occasione di confronto per sensibilizzare tutti gli attori coinvolti sulla necessità di rivedere, secondo obiettivi di creazione di valore sostenibile, le modalità di produzione, distribuzione ed utilizzazione degli imballaggi industria-li.

La Rete per il packaging sostenibile 100% Campania è composta da Cartiera Partenope SpA, Cartesar SpA, A Sada & Figli SPA, Sada Packaging srl, Sabox srl, Formaperta srl e Greener Italia srl, tutte aziende cam-

pane operanti nella f iliera della carta con circa 200 milioni di fatturato ed oltre 400 dipendenti.Le aziende della Rete hanno unito risorse e competenze per innovare e gestire su base territoriale la raccolta delle materie prime seconde necessarie alla produzione di packaging ed altri prodotti, attuando il principio del riciclo di prossimità.Possono offrire a clienti industriali e della GDO la possibilità di utilizzare il proprio stesso macero per pro-durre il loro packaging, un ciclo chiuso che riduce lo sfruttamento delle risorse naturali, le emissioni e la generazione di rif iuti.

LA RETE 100% CAMPANIA

STRATEGIE D'IMPRESA

ALDO SAVARESE, PRESIDENTE RETE 100% CAMPANIA

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STUDIO GAROFALO & PARTNERS: ORGANIZZARE PER INNOVARE

A CURA DELLA REDAZIONE COSTOZERO

STUDIO INGEGNERIA INTEGRATAGAROFALO & PARTNERS SRL

Corso V. Emanuele, n°17084122 Salernotel. +39 089.9954017 fax +39 089.9954051www.garofaloandpartners.com

di change management, sia prettamente tecnologica e sviluppo di prodotto. Inol-tre la Garofalo & Partners segue il pro-getto fino al raggiungimento dell'obietti-vo con tecniche del project management secondo l'inquadramento PMP. Con un occhio particolarmente clinico in tema di sicurezza, sia tecnologica che di processo, effettua analisi spinte e test specifici per la verifica della tenuta dei sistemi e in generale delle informazioni "personali" e "strategiche". La filosofia è far entrare l'innovazione nelle aziende come spirito, utilizzando modelli innovativi basati sul Web 2.0 e sulle nuove frontiere delle lo-giche ontologiche e semantiche. La piat-taforma più utilizzata nelle attività di per-formance management è Lotus Notes. Lo Studio ha sviluppato molti applicativi per la gestione integrata del business azien-dale proponendo attività orientata per la gestione di: Contratti, documenti strut-turati, Gestioni legali e assicurativi, Do-cumentazione tecniche, Anagrafiche per la gestione human resource, Fatturazione elettronica, Gestione workflows vertica-lizzati, Gestione document management. Il punto di forza è la capacità di svilup-pare soluzione ad hoc a seconda delle diverse esigenze del cliente, ponendo un forte accento alla sicurezza. Il modello di gestione ICT è il COBIT. In particolare vengono implementati modelli ITIL nel caso di strutture molto grandi e dove è opportuno adottare politiche di change management. Health ICT - Nel mondo della sanità la Garofalo & Partners ha competenze di processo e tecnologiche che abbracciano i sistemi più complessi

Lo Studio Garofalo & Partners è una società di ingegneria dinamica e

orientata all'applicazione delle nuove tec-nologie in tutti gli ambiti di competenza. La progettazione e la direzione lavori è fondata sulla metodologia del project management secondo l'inquadramento strutturato dal Project Management In-stitute. L'innovazione è l'asse portante delle attività. Tutte le più grandi società del mondo hanno costruito il proprio suc-cesso sull'innovazione e sulla capacità di organizzazione. Lo Studio di Ingegneria Garofalo & Partners ha compreso que-sto aspetto fondamentale e aiuta aziende medio grandi a dar corpo a questa idea: organizzare per innovare.Le unità di business sono: - ICT; - Health ICT;- Progettazione, Direzione e Collaudo lavori ICT;- Sicurezza, Crittografia e Privacy; - Informatica forense;- Sistemi di certificazione aziendale;- Internazionalizzazione.Entrando nel cuore operativo delle azien-de, lo Studio realizza analisi, sia orizzon-tale, sia verticale effettuando uno scre-ening delle tecnologie e delle procedure digitali e non. La Garofalo & Partners ha sposato la politica del sistema di gestione qualità , interpretandola come "virus" nei processi e nelle operatività stilando così piani di analisi in base ai quali vengono indicati i fattori critici e proposte scelte di processo e tecnologiche per superarli. Lo Studio propone anche innovazione sia organizzativa, sviluppando tecniche

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Page 27: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

CMP LASER,PRECISIONE E AFFIDABILITÀSI SALDANO L’UNA ALL’ALTRA

CMP LASER SRL

Via Provinciale Amendola, 205 84087 Sarno (SA)Tel. 081. 96 63 63Fax 081 0106914www.cmplaser.com [email protected]

La CMP Laser Srl è una azienda metalmeccanica dedita alla lavorazione della la-miera per conto terzi e ai servizi ad essa connessi: taglio laser, piegatura, attivi-

tà di carpenteria medio leggera, saldatura. Lo stabilimento ha un’ampiezza di circa 2000 metri quadrati ed è dotato di macchinari a tecnologia innovativa.Nell’aria taglio troviamo due impianti di taglio laser: • Impianto taglio laser Bystronic BY SPRINT avente un campo di lavoro 3050x1520 con potenza di 3200 Watt e carico lamiere automatico.• Impianto taglio laser Bystronic BY SPEED avente un campo di lavoro di 3050x1520 con una potenza di 4400 Wat, completamente automatico per carico delle lamiere e sia per scarico dei particolari finiti a disegno direttamente su pallets.Le macchine della CMP Laser permettono di tagliare fogli di lamiera in acciaio INOX fino a uno spessore 15 millimetri, acciaio DC01 fino a 20 millimetri, allu-minio, rame, ottone. L'azienda è dotata inoltre di sega a nastro, troncatrici a disco, levigatrici e satinatrici per acciaio INOX.Nell’area piegatura vi sono pressopiegatrici CNC a grado di precisione ±0,05 con lunghezze max di piega fino a 3 metri e potenze fino a 120 Ton; saldatrici Mig e Tig con impianto di raffreddamento, maschiatrici e svasatrici. In collaborazione esterna la CMP Laser effettua lavorazioni di verniciatura a polvere epossidica e trattamenti galvanici. Oltre al parco macchine, l'azienda di Sarno vanta un perso-nale qualificato, disponibile, esperto e dotato di tecnologie di disegno CAD CAM e CAD per soddisfare al meglio ogni esigenza della clientela.

come Ris, Pacs, Lis Sala Operatoria, Pronto soccorso etc…Le esperienze maturate sul campo e su specifici ambiti tecnici ci ha permesso di diventare leader in ambito consulenziale e innovatori di processo.Sicurezza, Crittografia e Privacy - Lo Studio affronta la sicu-rezza a 360° con un piano sinergico che inizia con la pianifica-zione della sicurezza fisica e armata per giungere allo hacking etico. Il suo staff tecnico è in grado di effettuare diverse ti-pologie di crittografia in difesa del know how aziendale sia in ambito di procedure software che su layer ISO. L'esperienza nel mondo Privacy si evolve dal mondo militare fino a quello

sanitario per giungere a diversi confronti sul campo con i nu-clei operativi della Guardia di Finanza del Garante Privacy. Informatica forense - Diverse sono le competenze nell’analisi di device e personal computer che consentono di effettuare analisi anche su networking evoluti per il discovery di attività specifiche di indagine. Internazionalizzazione - Lo Studio ha basi operative e legali in altri paese europei come UK e Svizzera, nonché relazioni dirette con Malta. Tramite questa rete relazionale la Garofalo & Partners è capace di essere di supporto alle Aziende su queste piattaforme di business internazionale.

NEW ENTRIES

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Page 28: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

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IL QUADRO CONGIUNTURALE DELLA MARITIME ECONOMY

te in servizio sia diminuito rispetto al totale dell'anno precedente. Il più grande ciclo di costruzione navale nella storia, con una capa-cità di carico della flotta mondiale che è più che raddoppiata tra il 2001 e il gennaio 2013 ha quindi cominciato a registrare un rallen-tamento, ma anche in presenza di un minor numero di nuove navi, la capacità tonnel-laggio mondiale ha continuato a salire tota-lizzando nel periodo gennaio 2013/gennaio 2012 una crescita del 6%. Questo è un effetto della scelta dei carrier di ricorrere a navi sem-pre più grandi, il cosiddetto gigantismo.Al trend di crescita delle dimensioni e della capacità delle navi mercantili si affianca la tendenza ad una riduzione del numero delle compagnie di navigazione del settore di linea che servono ciascuna nazione.Sulla base del Liner Shipping Connectivity Index (LSCI), l'indice elaborato dall'UN-CTAD per valutare l'accessibilità marittima delle nazioni che è ormai giunto a raccogliere i dati (numero di navi che scalano i porti na-zionali e loro capacità, numero di compagnie armatoriali e di servizi offerti per ciascuna nazione, ecc.) di un intero decennio, il nume-ro medio di vettori/compagnie marittime per singola nazione è diminuito del 27% nell'ul-timo decennio scendendo da 22 nel 2004 a 16 all'inizio del 2013.Il 2013 ha visto poi confermarsi un’altra stra-tegia intrapresa dai grandi carrier, lo slow steaming, ovvero la riduzione della velocità commerciale, scesa dai circa 28 nodi di un tempo ai 18 e in alcuni casi anche a velocità inferiori, realizzando grandi risparmi eco-nomici e anche ambientali. Questa pratica è

L’Economia Marittima è da tempo ormai uno dei punti di forza della Campania

e del Mezzogiorno. Una idea precisa del suo peso la danno i dati più significativi dell’Os-servatorio Congiunturale inserito nel nuovo progetto di ricerca di SRM che risponde al nome di srm-maritimeconomy.com il nuovo portale scientifico che invito tutti a visitare.Il rallentamento della crescita economica mondiale continua a riflettersi sui mercati marittimi che, sin dall’inizio della crisi finan-ziaria del 2008, registrano andamenti poco fortunati sui quali incide notevolmente an-che il surplus di offerta di naviglio rispetto alla domanda.Il 2013 potrebbe essere considerato un anno di transizione, in vista di graduali miglio-ramenti del mercato che in gran parte di-pendono dalla domanda dei paesi asiatici e dall’evoluzione dei mercati dell’energia. Nel 2012 e nei primi mesi del 2013 si è ri-levato l'aumento globale degli scambi com-merciali per via marittima principalmente dovuto alla crescente domanda interna in Cina e alla crescita degli scambi intra-asiatici e di quelli Sud-Sud.A tale incremento non ha tuttavia parallela-mente corrisposto un aumento della reddi-tività dell'industria del trasporto marittimo, gravata dalla debolezza dell'economia glo-bale e dalla generalizzata situazione di over-supply: l’aumento percentuale dell’offerta di stiva continua ad essere maggiore rispetto alla crescita della domanda di trasporto, per tutte le categorie di merci. L'UNCTAD ha evidenziato che nel 2012 per la prima volta in oltre un decennio, il numero delle navi entra-

ALESSANDRO PANARORESPONSABILE INFRASTRUTTURE E LOGISTICA SRM

Un settore in crescita

che rappresenta

un colossale

business, talvolta

sottovalutato perché

è geograficamente

frammentato in quasi

1.300 terminali in tutto

il mondo

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stata utilizzata per la prima volta nel 2010 dalla danese Maersk, di fronte al calo dei noli e all’aumento del prezzo dei carburanti che, nel giro di pochi anni, erano quasi triplicati. I risparmi in termini di carburante sono notevoli, le navi più grandi possono ridurre le spese anche di un paio di milioni di dollari nel solo viaggio tra l’Asia e gli Stati Uniti e l’esempio di Maersk è presto diventato contagioso, estendendosi ai concorrenti.Una rivoluzione che è fatta per restare, al punto che i maggiori player del settore hanno già messo in cantiere navi più adatte a viaggiare a quelle velocità, che mettono in difficoltà eliche e moto-ri calibrati e ottimizzati per le velocità superiori. Il beneficio dello slow steaming tuttavia non è tale, da solo, da consentire un miglio-ramento complessivo dei bilanci dei carrier.Il problema per il settore è infatti quello della sovra-capacità delle flotte ed è destinato a durare a lungo, perché se è vero che nel triennio 2005-2008 l’orderbook di navi portacontainer era pari al 50-60% della flotta già attiva sul mercato, ancora oggi questa per-centuale si attesta intorno al 20%.Con l’obiettivo di razionalizzare i costi, dal 2014 i 3 principali car-rier mondiali, Maersk (Danimarca), Msc (Svizzera-Italia) e Cma-Cgm (Francia) metteranno in comune 29 linee e 255 navi dando vita ad un’alleanza operativa denominata P3.I tre leader del settore sopra ricordati detengono il 40% dei traffici globali, una concentrazione che risulta speculare nel settore por-tuale, visto che molti terminal sono gestiti dagli stessi armatori del tutto o con partecipazioni rilevanti, al punto che ben 35 pae-si costieri sono serviti esclusivamente dai tre operatori maggiori. Entrando nel dettaglio dell’andamento dei singoli segmenti del

trasporto marittimo, per le rinfuse solide, il Baltic Dry index nel 2013 si è chiuso con una media di 1228, in netta ripresa negli ultimi mesi dell’anno, e in aumento rispetto al 2012, anno che si è rivelato particolarmente difficile per lo shipping, in cui si è regi-strata una media del BDI di 921. In realtà il trend del BDI non è stato, nel corso del 2012 e del-la prima metà del 2013, strettamente correlato all’andamento del mercato delle merci secche alla rinfusa che - nonostante i tassi di crescita della maggior parte dei Paesi non siano stati particolar-mente elevati- ha fatto registrare tassi di crescita incoraggianti. In particolare, sebbene la situazione economica in Europa, gravata dalla crisi dei debiti pubblici e le conseguenti misure di austerity, riduca il potenziale di crescita della domanda di trasporto, la cre-scita del trasporto di rinfuse solide si è comunque verificata atte-standosi nel 2012 intorno al 5%. Il problema anche di questo comparto, come già anticipato in pre-cedenza, e che si manifesta abbassando il livello dei noli, concerne l’oversupply.Il segmento del trasporto marittimo di gas liquefatto è quello che ha performato meglio nel 2013: il consolidamento del mercato è stato supportato principalmente dal consistente flusso in esporta-zione dal Medio Oriente e la forte crescita della domanda asiati-ca, in particolare giapponese e sudcoreana. Tuttavia anche questo comparto è penalizzato, come l’intero mercato delle rinfuse liqui-de, dall’eccesso di stiva. Le merci containerizzate rappresentano il segmento più dinamico per le numerose strategie poste in essere dai grandi carrier, alcune delle quali già accennate in precedenza, rese necessarie per continuare a rimanere nel mercato e migliorare

REPORT

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CONCENTRAZIONE DELLE IMPRESE LOGISTICHE NELLE MACROAREE, FONTE : SRM SU MOVIMPRESE

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la redditività. Alla ricerca di economie di scala, infatti, continua il ricorso al gigantismo: nell’anno appena trascorso sono state conse-gnate le prime navi con capacità di 18.000 teus e nel gennaio 2014 è arrivato l’annuncio che la compagnia armatoriale cinese China Shipping Container Lines (CSCL) ha ordinato al gruppo naval-meccanico sudcoreano Hyundai Heavy Industries (HHI) cinque nuove portacontainer da 19.000 teu, che saranno le più grandi unità della flotta mondiale.Le navi saranno lunghe 400 metri e larghe 58,6 metri e saranno completate tra il novembre 2014 e il primo trimestre 2015. L’ulti-mo rapporto annuale di Drewry sugli operatori terminal container globali e internazionali mostra che il settore rimane dinamico e redditizio, ma che numerosi cambiamenti sono anche in corso. Tutti gli operatori dei terminali devono affrontare la sfida della crescita su due fronti: la crescita della domanda dei container e la crescita in dimensioni della nave. Il rapporto stima che la domanda container globale per i porti, no-nostante la debolezza dell’economia, sarà superiore a 800 milioni di teu all'anno entro il 2017, in crescita di poco più del 5% all’anno. Si tratta quindi di un settore che rappresenta un colossale busi-ness, talvolta sottovalutato perché è geograficamente frammentato in quasi 1.300 terminali in tutto il mondo. Allo stesso tempo, le dimensioni delle navi container stanno aumentando in modo ver-tiginoso.La dimensione della nave portacontainer più grande della flotta mondiale è quadruplicata in dimensioni dal 1992, e nella tratta Asia-Europa è raddoppiata negli ultimi 10 anni. Per chi volesse approfondire il tema, nel mese di Giugno SRM presenterà il suo primo Maritime Economy Report su www.sr-m.it.

GOOD

• +5% MEDIO ALL’ANNO: PREVISIONI DI

CRESCITA TRAFFICO CONTAINER AL

2017 A LIVELLO MONDIALE;

• +4,4%: PERFORMANCE DEI PORTI

ITALIANI NEL SEGMENTO DEI

CONTAINER AL 1° SEMESTRE 2013;

• +1,1%: INCREMENTO QUOTA SOCIETÀ

DI CAPITALE NEL SETTORE TRASPORTI

E LOGISTICA IN ITALIA.

…..AND BAD

• -5%: INTERSCAMBIO MARITTIMO ITALIA

NEI PRIMI 9 MESI 2013;

• -4,5%: TONNELLATE DI MERCI

MOVIMENTATE NEI PRINCIPALI PORTI

EU-28 NEL 1° TRIMESTRE 2013;

• -5,5%: CALO DEL FATTURATO DELLE

IMPRESE DI TRASPORTO E LOGISTICA

IN ITALIA NEL 2012

TEU MOVIMENTATI DAI PORTI DEL MEZZOGIORNO RISPETTO AL TOTALE ITALIADATI AL 1° SEMESTRE 2013, FONTE: SRM SU AUTORITÀ PORTUALI

Pesodel Mezzogiorno

2,23

Pesodel Mezzogiorno

2,41

>

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ELEFANTE: «LE TASSE IMPOVERISCONOIL PATRIMONIO IMMOBILIARE»

DI RAFFAELLA VENERANDO

Bisogna creare le basi

per una nuova politica

abitativa.

Il piano casa

è un buon inizio,

ma molto si dovrà fare

sulla pressione fiscale,

che ha una grossa

responsabilità nel

rilancio del mercato

stimolo, in particolare, all’acquisto della prima casa.

Quello regionale e quello relativo alla pro-vincia di Salerno, invece, che segnali fanno registrare?Il mercato regionale e quello locale non si discostano di molto dalla prospettiva nazio-nale. Come tutti i capoluoghi di provincia, anche il mercato immobiliare salernitano ha vissuto tempi migliori. Nel 2013 si sono re-gistrate 5.181 transazioni in tutta la provincia (fonte Agenzia del Territorio), -9,2% rispetto al 2012, una contrazione simile alle altre aree territoriali della penisola. Il centro città man-tiene ancora un forte appeal, e sono molti gli interventi nelle aree limitrofe che, insieme alle

In quale fase si trova attualmente il merca-to immobiliare italiano?

Nel 2013 il mercato residenziale italiano ha registrato un totale di 403.124 transazioni, -9,2% rispetto al 2012 (fonte Agenzia del Ter-ritorio). Una variazione ancora negativa, ma che si distanzia nettamente rispetto al -25,8% registrato nel 2012, paragonato al 2011. Con fiducia vediamo che il trend in discesa sta rallentando: in particolare si sono registrate 94.555 transazioni nel I trimestre e 108.683 nel II trimestre, rispettivamente -14,1% e -9,2% a confronto con gli omologhi trimestri del 2012. I dati del III trimestre hanno mostrato un ulteriore rallentamento del tasso di calo, regi-strando un totale di 91.083 transazioni, -5,1% rispetto allo stesso trimestre del 2012, mentre il IV trimestre si è chiuso con 108.804 tran-sazioni, -8% rispetto allo stesso trimestre del 2012. Segnali positivi si sono registrati soprattutto nel mese di gennaio 2014, in parte merito dello slittamento delle compravendite di fine anno: l’entrata in vigore del nuovo regime delle imposte di registro, ipotecarie e catastali, pianificata per il primo gennaio, ha invogliato i più a rinviare il rogito di qualche mese.La volontà di acquistare casa non manca, le compravendite sono incoraggiate da una si-tuazione congiunturale positiva che vede da un lato il ribasso dei prezzi e un’ampia di-sponibilità di soluzioni tra le quali scegliere e, dall’altro, una timida ripresa nell’erogazione del credito.Anche gli incentivi fiscali su ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche potranno essere di

FERDINANDO ELEFANTERELATIONSHIP MANAGER

GABETTI PROPERTY SOLUTIONS

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peculiarità note, possono trainare le compravendite, ma nei prossi-mi mesi solo un ulteriore repricing permetterà a molte soluzione in vendita di trovare la giusta collocazione sul mercato.

Nello specifico, poi, qual è l’andamento del mercato immobiliare industriale in Italia e, più da vicino, al Mezzogiorno? Si costrui-scono ancora nuovi capannoni o si è smesso di edificarli?Come quello residenziale, anche il settore produttivo ha registra-to un tasso di variazione negativo. I dati dell’OMI riportano una perdita del 7,7% su base annua delle compravendite e, restringendo il focus sull’area sud, si rileva un -12,2% di transazioni rispetto al 2012. Comunque, la volontà delle aziende di investire sul patrimo-nio immobiliare rimane alta. Attualmente è netta la preferenza alla locazione rispetto all’acquisto, fonte di maggiore garanzia, in vista della variabilità delle esigenze e per non sottrarre capitali alle at-tività core del business. Ci aspettiamo molta attenzione sul cam-po della riqualificazione del patrimonio esistente, in particolare di quelle strutture che non rispondono più agli standard richiesti. Il tema dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili acquisterà sempre più centralità nei prossimi anni.

Il credit crunch ha interessato anche i finanziamenti per la con-cessione di mutui. Quale utente ne ha risentito di più? È ancora alta la percentuale di chi ricorre al prestito per acquista-re casa, questo ci fa molto riflettere sul peso del settore creditizio sull’andamento del mercato immobiliare. A febbraio di quest’anno si è registrato un +8,4% della domanda di mutui (dati Crif ), consoli-dando il trend positivo evidenziato a partire da luglio 2013. Sembre-rebbe che le banche stiano di nuovo sostenendo chi vuole investire nel mattone, ovviamente con criteri di valutazione molto più rigidi rispetto a qualche anno fa. Saranno essenziali nuove iniziative per le giovani coppie o i lavoratori atipici che, non potendo presentare adeguate garanzie di solidità, non riescono a concretizzare l’acqui-sto dell’abitazione. Mi auguro che alcune iniziative messe in campo come il fondo di garanzia per la prima casa, previsto dalla legge di stabilità o il Plafond casa, regolato dalla convenzione tra Abi e Cas-

sa Deposito e Prestiti, potranno contribuire in modo significativo a dissipare parte delle difficoltà. Tra gli ostacoli alla ripresa pesa molto la condizione di 9 milioni di italiani che si trovano in una situazione di forte disagio occupazionale (rapporto Cgil).

Crede che le misure contenute nel Piano casa promosso dal Mi-nistro Lupi possano essere di incentivo al rilancio del settore?Accolgo con fiducia ogni iniziativa che possa dare slancio al settore, ma i provvedimenti messi in campo con il Piano casa non saranno determinanti per un decisivo cambio di passo. Sono altre le inizia-tive necessarie per arginare l’emergenza abitativa, ottenere risultati concreti e in poco tempo. Positivo l’abbassamento delle aliquote concernenti la cedolare secca, per chi applica canoni concordati, in vista dell’importante ruolo che sta coprendo la locazione in questo frangente di mercato. Anche il social housing, con il recupero di circa 68mila alloggi per soddisfare le esigenze abitative dei meno abbien-ti, potrà costituire un’iniezione di vitalità, soprattutto al comparto edile, quasi completamente evaporato negli ultimi anni. Un buon inizio per ricreare le basi di una diversa politica sulla casa, ma molto si dovrà fare sulla pressione fiscale, che ha una grossa responsabilità nel rilancio del mercato: le tasse sulla casa non impoveriscono solo le tasche dei proprietari, ma anche tutto il patrimonio immobiliare.

Infine, quali sono i necessari cambiamenti che gli agenti immo-biliari dovranno affrontare nei prossimi anni per fronteggiare la concorrenza? Le ripercussioni della crisi del settore sulla professione dell’agente immobiliare sono notevoli; oltre ad una netta diminuzione dei fat-turati, la categoria si trova a contrastare un’altra tendenza avversa: la perdita di centralità del ruolo, il cliente ha smesso di vedere nell’a-gente immobiliare il proprio riferimento per l’acquisto della casa. Il professionista dovrà obbligatoriamente cercare un nuovo posiziona-mento, mutare pelle, proporsi più come “consulente” immobiliare che come “agente”. Soltanto arricchendo le proprie competenze sarà in grado di rispondere in maniera corretta alle nuove esigenze del mercato.

FOCUS

Page 34: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

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BUONOMOSUL DECRETO TERRA DEI FUOCHI:«IL PROBLEMA È NAZIONALE»

DI RAFFAELLA VENERANDO

- sito di bonifica di interesse regionale. Terra dei Fuochi è uno scempio che non riguarda la sola Campania perché i ri-fiuti in quelle terre tra Napoli e Caserta sono arrivati da tutta Italia e una corre-sponsabilizzazione di tutto il Paese era quanto meno necessaria.Anche se il decreto quindi pone le pre-messe per una seria attenzione del pro-blema, tante sono ancora le perplessità specie quelle legate alla questione del-le risorse e all’intervento dell’esercito. Avremmo preferito infatti che i fondi più che essere destinati all’uso dell’e-sercito fossero serviti a mettere in pie-di un sistema di intelligence locale che rafforzasse il più rapidamente possibile tutte le attività di controllo, prevenzio-ne e repressione dei traffici illegali e dei roghi di rifiuti e, allo stesso tempo, che

I l 5 febbraio il Parlamento italiano ha approvato il decreto sulla Terra dei

Fuochi che prevede, tra gli altri, l’in-troduzione del reato di combustione di rif iuti punito con il carcere da due a cinque anni; il conferimento di poteri speciali al Prefetto di Napoli, la map-patura delle aree agricole inquinate, l’uso dell’esercito per il sequestro e la bonifica dei terreni sequestrati alle ecomafie e lo stanziamento di fondi per lo screening sanitario gratuito degli abitanti di Campania e Puglia. Cosa ne pensa Legambiente?La nostra Associazione ha salutato con favore il provvedimento normativo che rappresenta un primo passo importante per contrastare il fenomeno dell’eco-mafia e avviare un concreto percorso di tutela della salute delle popolazioni che risiedono in quelle aree della Campania così a lungo devastate.Rispetto all’indifferenza perpetrata per decenni, il decreto legge è senz’altro un segnale positivo soprattutto perché per la prima volta la questione Terra dei Fuochi ha assunto una rilevanza nazio-nale perché di un problema nazionale si tratta e non di una questione circoscri-vibile in un perimetro regionale.Legambiente Campania si era infatti opposta, con un ricorso al Tar del La-zio, al possibile declassamento dell’area vasta che va dal litorale domitiano fle-greo a quello aversano da SIN - sito di bonifica di interesse nazionale - a SIR

MICHELE BUONOMOPRESIDENTE LEGAMBIENTE CAMPANIA

Page 35: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

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servisse a monitorare da vicino l’andamento e i tempi dei processi di bonifica.

A proposito di bonifica dei siti inquinati, la Regione Campania ha a disposizione circa 300 milioni di euro. Saranno sufficienti? La cifra stanziata è ben poca cosa, ma molto dipenderà dal suo utilizzo, dalle priorità, dalle tecniche utilizzate per realizzare le bonifiche. Il vero rischio, poi, è che nella riso-luzione del problema si inseriscano gli stessi che lo hanno creato, ovvero la possibilità di infiltrazioni illecite esiste ed è forte.

Riassumendo potremmo quindi dire che il decreto è un buon provvedimento che interviene nella gestione del problema, meno nella sua risoluzione…La risoluzione di un fenomeno come quello di Terra dei Fuochi non la si può certo affidare a un decreto poiché chiama in campo una serie di forze, in testa le autorità lo-cali, e perché necessita di collaborazione allargata soprat-tutto nella fese di vigilanza dei siti. Potremmo dire che il decreto ha il merito di voler individuare i siti inquinati per metterli successivamente in sicurezza, ma – sì – da solo il provvedimento non è esaustivo.

GREEN ECONOMY

DAL 1991 AL 2013 SONO STATE CENSITE BEN 82

INCHIESTE PER TRAFFICO DI RIFIUTI CHE HANNO

INCANALATO VELENI DA OGNI PARTE D’ITALIA PER

SEPPELLIRLI DIRETTAMENTE NELLE DISCARICHE

LEGALI E ILLEGALI DELLA TERRA DEI FUOCHI,

GESTITE DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

CASERTANA E NAPOLETANA; INCHIESTE CONCLUSE

CON 915 ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE,

1.806 DENUNCE, COINVOLGENDO BEN 443 AZIENDE:

LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DI QUESTE

ULTIME CON SEDE SOCIALE AL CENTRO E AL NORD

ITALIA.

LUNGO QUESTE ROTTE DI TRAFFICI ILLECITI È

VIAGGIATO DI TUTTO: SCORIE DERIVANTI DALLA

METALLURGIA TERMICA DELL’ALLUMINIO,

POLVERI DI ABBATTIMENTO FUMI, MORCHIA DI

VERNICIATURA, REFLUI LIQUIDI CONTAMINATI DA

METALLI PESANTI, AMIANTO, TERRE INQUINATE

PROVENIENTI DA ATTIVITÀ DI BONIFICA.

E, PURTROPPO, MOLTO ALTRO ANCORA…

LEGAMBIENTE CAMPANIA

SI ERA OPPOSTA, CON UN RICORSO

AL TAR DEL LAZIO,

AL POSSIBILE DECLASSAMENTO

DELL’AREA VASTA CHE VA

DAL LITORALE DOMITIANO FLEGREO

A QUELLO AVERSANO DA SIN – SITO DI

BONIFICA DI INTERESSE NAZIONALE – A SIR –

SITO DI BONIFICA DI INTERESSE REGIONALE.

TERRA DEI FUOCHI È UNO SCEMPIO CHE

NON RIGUARDA LA SOLA CAMPANIA PERCHÉ

I RIFIUTI IN QUELLE TERRE TRA NAPOLI E

CASERTA SONO ARRIVATI DA TUTTA ITALIA

E UNA CORRESPONSABILIZZAZIONE DI TUTTO

IL PAESE ERA QUANTO MENO NECESSARIA

LE ROTTE DEI TRAFFICIDEI RIFIUTI IN CAMPANIA

Page 36: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

34

LA NUOVA ECONOMIA

RICHIEDE ALL'AVVOCATO

D'IMPRESA UNA FORMAZIONE

CHE LO RENDE IDONEO

A SVOLGERE UN'AZIONE

SINERGICA NELLA FASE

PROGETTUALE DELL'AZIONE

IMPRENDITORIALE.

PREVENZIONE E SOLUZIONI

INNOVATIVI WIN-WIN

NELL'OTTICA DELLA

STRATEGIA GESTIONALE

COSTITUISCONO ATTIVITÀ DI

ELEZIONE DEL GIURISTA

AVVOCATO D’IMPRESAE “GENERAL COUNSEL”

municazione e conflict management e an-cor prima problem solving e negoziazio-ne, sono solo alcuni dei temi sui quali la formazione istituzionale del giurista e, quindi, dell’avvocato è del tutto carente.Lo studio del diritto quale scienza so-ciale postula un’apertura alle nuove esigenze della professione che non può

È tuttora frequente assimilare in ge-nerale la professione forense, e più

specif icamente la tutela del cliente da parte dell ’avvocato, all ’azione giudizia-le.Ancora oggi le profonde trasformazioni della professione legale stentano ad af-f iorare nella cultura giuridica italiana.Eccederebbe notevolmente lo scopo di queste brevi rif lessioni l ’ indagare le ragioni di questa diff icile penetrazio-ne nel tessuto socio-economico di un diverso modo di concepire nuovi e più eterogenei ruoli del giurista che intende confrontarsi con nuove realtà e, in par-ticolare, con le più complesse esigenze del cliente soprattutto quando questi è una impresa.Concepire in maniera quasi esclusiva l’attività legale come mera (e non è un modo per svilirne il ruolo e la funzione) assistenza tecnica in giudizio finisce per comprimere fino a sopprimerla l’area di consulenza e di assistenza stragiudiziale di un professionista che, per sensibilità e formazione, deve porsi quale interlo-cutore primo e privilegiato nella forma-zione strategica di un piano d’impresa.L’argomento involge anche considera-zioni sul percorso formativo del giurista forse ancora troppo settoriale e, quindi, poco incline a educare una nuova classe di professionisti davvero capace di af-frontare la complessità dell’assistenza di un’azienda ben prima del ricorso ad una non auspicabile azione giudiziale.Economia e gestione delle imprese, co-

MARCO MARINAROAVVOCATO CASSAZIONISTA > MEMBRO ABF [email protected]

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35

NORME E SOCIETÀ

BRUNO MARIA CRISCUOLOMASTER OF SCIENCE CANDIDATE ESCP EUROPE

PADOAN E I CONTI DEL PRESIDENTE RENZI

Nelle settimane scorse il Premier Renzi in tandem con il responsa-

bile della spending review Cottarelli, in un’accorata conferenza stampa, ha presentato il suo progetto di politica economica (in power point, ça va sans dire). Il suddetto progetto pare ambi-

zioso e largamente condivisibile. Tra i vari punti vi sono: riduzione IRAP del 10%, Irpef più leggera per i dipenden-ti con reddito lordo annuo inferiore a 25mila euro (beneficio quantifica-to=+1000 € annuali), aumenti delle do-tazioni al Fondo di Garanzia, sblocco

rimanere ancorata ai vecchi dogmi della tutela giudizia-le quale unico e necessario punto di approdo del percorso formativo universitario e post-universitario.La nuova economia richiede all’avvocato d’impresa una formazione che lo renda idoneo a svolgere un’azione si-nergica nella fase progettuale dell’azione imprenditoriale.La capacità di gestione dei rapporti con gli stakeholders e del conflitto insito negli stessi diviene uno dei requisiti principali sui quali misurare la capacità del legale nell’a-zienda.Prevenzione e soluzioni innovative win-win nell’ottica della strategia gestionale costituiscono attività d’elezione del giurista.La consulenza e l’assistenza del professionista legale di-vengono un continuo processo di analisi delle problemati-che e del loro contesto, strategia, valutazione, azione.Nasce così anche la mediation advocacy: la mancata solu-zione preliminare di un conflitto che tende a degenerare in una vera e propria controversia trova sbocco nelle di-verse forme di mediation (A.D.R., alternative dispute reso-lution) ove il legale partecipa alla procedura concorrendo

ad orientare l’esito verso il raggiungimento della soluzione ottimale per il cliente.Scelta del sistema più adeguato (mediazione, arbitrato, azione giudiziaria), valutazione dei vantaggi/svantaggi (criteri oggettivi e soggettivi, costi, tempi, conseguenze), identificazione delle alternative possibili in caso di man-cato accordo e della migliore alternativa all’accordo nego-ziato.Il rapporto diretto con l’imprenditore e la scelta condivisa della policy gestionale aziendale consentono poi all’avvoca-to d’impresa di assumere il ruolo di un vero e proprio “ge-neral counsel” esprimendo competenze che spaziano dalla gestione degli stakeholders a quella della consulenza legale e del contenzioso in senso stretto, dalla corporate governance alla compliance, anche per quanto riguarda ad esempio la gestione della privacy, la legislazione antitrust, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la tutela dell’ambiente, la responsa-bilità amministrativa delle persone giuridiche e, non ulti-ma, la responsabilità sociale (corporate social responsibility) quale mission strategica aziendale verso un nuovo modo di “fare impresa”.

>

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36

IL PREMIER ITALIANO HA PRESENTATO IL

SUO PROGETTO DI POLITICA ECONOMICA

DEL VALORE DI CIRCA 80 MILIARDI.

TRA I VARI PUNTI VI SONO: RIDUZIONE

IRAP DEL 10%, IRPEF PIÙ LEGGERA PER I

DIPENDENTI CON REDDITO LORDO ANNUO

INFERIORE A 25MILA EURO (BENEFICIO

QUANTIFICATO=+1000€ ANNUALI),

AUMENTI DELLE DOTAZIONI AL FONDO DI

GARANZIA, SBLOCCO CREDITI RESIDUALI

P.A. (68 MILIARDI ENTRO LUGLIO), PIÙ VARI

PIANI PER CASA, SCUOLA E SANITÀ

crediti residuali P.A. (68 miliardi entro luglio), più vari piani per casa, scuola e sanità. Il costo totale della manovra si aggira intorno agli 80 mi-liardi. Insomma, pare di essere finalmente giunta l’era di una po-litica espansiva, dopo anni di austerity, i cui risultati non sono stati esattamente eclatanti, con un crollo del PIL del 9.1%, tra il 2007 e il 2013.Come tutti sanno, l’Italia si muove entro vincoli di bilancio piuttosto rigidi: di recente é arrivata l’ennesima bacchetta di Draghi perché l’Italia si mantiene intorno 3% di deficit per il 2013 contro il 2,6% raccomandato dall’Eurotower. Pur riconoscendo che il bollettino da Francoforte è una pubblicazione programmata da tempo, una domanda sorge spontanea: quali sono le coperture finanziare per gli am-biziosi progetti del Governo? Il Ministro Padoan si è di-plomaticamente smarcato dalla domanda con la formula «non ho alcun commento da fare, ero in Commissione a seguire un decreto». Facilitiamogli il compito e passiamo ad analizzare alcune (potenziali) incongruenze. Bene, ma non benissimo: quel vizio dei “ragionieri” di fare i conti in tasca agli altri- I miliardi della spending review indicati da Cottarelli ieri sono 3. Renzi ne aveva promessi- I miliardi di debito residuale pregresso delle P.A. sono 90 come sostiene Bankitalia, 50 come dice l’ex titolare

Palazzo delle Finanze, Saccomanni o 68 come affermano Renzi-Cottarelli?Attendiamo un DEF chiarificatore.

LA SOLITA VECCHIA NUOVA STORIA: RENDITE FINANZIARE “PURE”…Il taglio del 10% dell’IRAP viene coperto con una “rimo-dulazione” (leggi aumento) dell’imposta sulle “rendite fi-nanziare pure” dal 20 al 26%. Chi mastica un po’ di econo-mia (come i professori Alesina e Giavazzi sul Corriere, per esempio), è rimasto confuso da questa definizione. Dalla manovra, pare che rientrino in questa categoria non solo i cosiddetti “capital gain”, ma anche interessi da obbli-gazioni private, dividendi e depositi. Sembrerebbero rima-nere esclusi i BOT e il risparmio postale, la cui tassazione resta ferma al 12.5%. Totale stimato della copertura: 2-3 miliardi. Ad una prima occhiata sembra una manovra anticiclica che tutela il lavoratore, un equalizer contro la “finanza brutta e cattiva”, sulla scia della Tobin Tax (di cui ci siamo occu-pati in un precedente articolo pubblicato su www.costozero.it all'interno della sezione fisco intitolato “Una inutile corsa in avanti: la Tobin Tax all'italiana”).

... ED ESTERNALITÀ NEGATIVECome tutti i “giochi contabili” a somma 0, ciò che togli da una parte, prendi dall’altra. Nello specifico, il 26% di tassazione sulle rendite finanziarie è l’ultimo di una serie di rialzi sulle rendite finanziarie, iniziati da Tremonti nel 2011 (dal 12,5% al 20%, al 27% per gli interessi bancari) cui si deve sommare un’imposta di bollo del 2x1000 intro-dotta dal Governo Monti. Mario Seminerio ci fornisce un esempio numerico per uno degli strumenti più comuni, il deposito bancario. Deposito da 100.000 euro con rendimento al 2%:Reddito da interesse: 2000 €Ritenuta d’imposta al 26%: 520 €Imposta di bollo 2x1000: 200 €Totale prelievo: 720 €

PRESSIONE FISCALE TOTALE: 720/2000=36%Si pone poi, un problema di equità di trattamento: mante-nere invariata la tassazione su BOT e depositi postali, ri-schia di rendere più complessa la collocazione di strumenti finanziari da parte dei privati nonché di aggravare i costi della raccolta diretta bancaria, sia attraverso depositi che obbligazioni, determinando un innalzamento del costo del credito per le imprese che lo utilizzano.

MACROCONTABILITÀSi potrebbe argomentare, come ha fatto il professor Mo-nacelli su Twitter, che, in una situazione di Zero-Lower

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Page 39: Costozero Marzo-Aprile n.2/2014

37

LUIGI M. D’ANGIOLELLAAVVOCATO [email protected]

AUTORIZZAZIONI PAESAGGISTICHE, COSA ACCADE QUANDO LA SOPRINTENDENZA NON PROVVEDE

Sotto il profilo

strettamente

istituzionale,

l’interpretazione

della sentenza del

Consiglio di Stato

(VI sez. n.4914/2013)

sminuirebbe non poco

il ruolo della Regioni

e degli enti locali

asservendo entrambi

ai tempi delle

soprintendenze

NORME E SOCIETÀ

Bound, la manovra potrebbe avere degli effetti espansivi in termini di domanda aggregata: tassando maggiormente i “savers” e meno i “borrowers”, si favoriscono quegli in-dividui con una alta propensione marginale al consumo, ottenendo simili a quelli di un aumento “una tantum” del tasso d’inflazione.Tradotto: disincentivando il risparmio, si stimola l’aumen-to di consumi e investimenti. Anche qui però, entra in gio-co la contabilità: in un’economia aperta, ma con cambio fisso, come quella dell’Eurozona, un riequilibrio dei prezzi interni ottenuto tramite la riduzione del costo del lavoro

rischia di finanziare domanda per le importazioni, con il rischio di squilibrare nuovamente la bilancia commerciale verso l’estero.Senza dimenticare che il rapporto debito privato/PIL, identificato anche dalla BCE, nella figura del vice-gover-natore Vitor Constancio, come la principale causa della difficile situazione economica odierna è già intorno alla preoccupante soglia del 186% (dati al 2012). Che l’esame di “Politica Economica” di Renzi sia una pro-va tecnica di patrimoniale? La parola passa al ministro Pa-doan.

Una recente sentenza del Consiglio di Stato (VI sez. n.4914/2013) ri-

veste un particolare interesse per molti di quegli operatori che si trovano ad agire in zone vincolate paesaggisticamente, e cioè moltissime aree nel nostro Paese, ol-tre che in particolare della regione Cam-pania. Si tratta della questione relativa al procedimento di autorizzazione paesag-gistica.L’articolo 146 del Decreto Legi-slativo 42/2004 (Codice del paesaggio) prevede il concorso di poteri di decisio-ne della Regione (in Campania dell’ente locale) e dello Stato. L’amministrazione gestisce il procedimento di autorizzazio-ne e formula la proposta alla Soprinten-denza che deve esprimere il parere vin-colante (in pratica, una decisione finale conformativa) entro 45 giorni. Decorsi

inutilmente 60 giorni il Comune deve “comunque” concludere il procedimento e provvedere, come prescrive la legge. La citata sentenza del Consiglio di Stato ha però affermato che, una volta scaduto il termine, il Soprintendente "conserva" il potere di esprimere il parere pur tardiva-mente e ad esso l’amministrazione pro-cedente deve conformarsi.Viene dunque affermata una sorta di “perpetuità” del potere soprintendentizio che davvero la-scia basìti, perché il Legislatore ha espres-samente circoscritto l’arco temporale in cui esso può essere esercitato (come ha affermato qualche sentenza che pare più convincente, come il TAR Veneto, sez. II n. 1295/2013). Le perplessità poi aumen-tano se si tiene conto dell'interpretazione secondo cui l’amministrazione proceden- >

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MAURIZIO GALARDOAVVOCATO > STUDIO LEGALE GALARDO & [email protected]

IL DIVIETO DI CONCORRENZAPER GLI AMMINISTRATORI DI S.P.A.

Gli amministratori di società per azioni non possono assumere la

qualità di soci illimitatamente responsa-bili in società concorrenti, né esercitare un’attività concorrente per conto proprio o di terzi, né essere amministratori o di-rettori generali in società concorrenti, salvo autorizzazione dell ’assemblea.Per l’inosservanza di tale divieto l’ammi-nistratore può essere revocato dall’ufficio rispondendo dei danni (articolo 2390 del codice civile).La norma ha lo scopo di evitare che l’amministratore si trovi in una evidente situazione di conflitto d’interessi per il fatto di assumere una qualità o di svolge-re un’attività che possa determinare tale conflitto. Il divieto riguarda tutti gli amministra-tori, in presenza di amministratori de-legati, si estende anche a quelli non de-legati, in quanto questi ultimi possono comunque impartire direttive vincolanti.

É discusso se la norma sia applicabile an-che ai direttori generali, considerato che la stessa menziona soltanto gli ammi-nistratori: in realtà secondo parte degli interpreti, tale divieto sarebbe estensi-bile anche ai direttori generali. Secon-do la ratio della norma, le attività sono concorrenti, quando lo sono non solo in maniera effettiva, ma anche solo poten-ziale. Secondo l’opinione prevalente la norma non sarebbe applicabile a singo-le operazioni o a singoli affari che non rappresentano una vera e propria attività. Un problema particolare si pone laddove l’amministratore svolga l’attività vietata, ad esempio l’amministratore in un’altra società, appartenente però al medesimo gruppo. Secondo alcuni interpreti , in tal caso il divieto non troverebbe applicazio-ne, in quanto la direzione unitaria deli-neata dall’articolo 2497 del codice civile, cui sono sottoposte entrambe le società creando un’unica entità economica, qual

te debba attendere passivamente finchè non “arriva” il parere del Soprintendente.Una tale interpretazione rende i Comuni e il loro territorio subalterni ai voleri di capricciosi funzionari che avrebbero sempre il dovere di concludere il procedimento appena sono scaduti i 60 giorni, termine nel quale è già compreso un pe-riodo di stand still di 15 giorni, ulteriore rispetto a quello

– di 45 giorni - assegnato al Soprintendente per pronun-ciarsi. Speriamo davvero che questa tendenza giurispruden-ziale possa essere rivista dal Supremo Organo di Giustizia Amministrativa, visto che a subire le conseguenze sono gli imprenditori e i cittadini.Non c'è certo bisogno in Italia di estendere il potere di veto della burocrazia al di là del testo della legge!

La norma

ha lo scopo di evitare

che l’amministratore si

trovi in una evidente

situazione di conflitto

d’interessi per il fatto di

assumere una qualità o

di svolgere un’attività

che possa determinare

tale conflitto

>

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39

LAVORO

>

è appunto il gruppo, farebbe venir meno la concorrenza ef-fettiva tra le due società.Secondo altri invece, la norma troverebbe comunque appli-cazione anche nel caso di società appartenenti al medesimo gruppo. Il divieto di concorrenza non è però assoluto. La norma infatti consente una deroga purché vi sia l’autorizza-zione dell’assemblea.Competente a concedere la deroga è l’assemblea ordina-ria, in quanto competente per la nomina. Nelle società che adottano invece il sistema di amministrazione dualistico, la competenza spetta al consiglio di sorveglianza. In tale as-semblea, qualora l’amministratore sia anche socio, non avrà il diritto di voto.La maggior parte della dottrina e della giurisprudenza ri-tengono che l’autorizzazione assembleare possa essere sosti-tuita da una preventiva e generica autorizzazione contenuta nello statuto. Tuttavia secondo un’altra corrente di pensiero tali clausole non sarebbero valide in quanto spogliano della competen-za l’assemblea ordinaria, investendo della stessa l’assemblea

straordinaria considerata la necessità di provvedere ad una modifica statutaria. La violazione del divieto posto dalla norma non comporta l’invalidità della nomina degli ammi-nistratori, ma questi possono essere revocati per giusta causa e rispondono dei danni. La revoca comunque non consegue automaticamente alla violazione accertata, né è obbligatoria.Secondo una pronuncia giurisprudenziale, sarebbe sempre l’assemblea a dover deliberare l’eventuale revoca, non po-tendo questa essere pronunciata dal tribunale. Il danno è risarcibile nei limiti in cui si provi che dalla violazione del divieto sia derivato un danno effettivo per la società; sotto tale profilo parte della giurisprudenza ha anche sostenuto che laddove il danno sia solo potenziale non sarebbe confi-gurabile una violazione del divieto di concorrenza.L’attività di concorrenza dell’amministratore non autorizza-to può essere fatta cessare ricorrendo all’azione inibitoria di cui all’articolo 2599 del codice civile; essa può essere inoltre oggetto della denuncia al tribunale per gravi irregolarità nel-la gestione ai sensi dell’articolo 2409 del codice civile.

ABUSO NELLA SUCCESSIONEDEI CONTRATTI A TERMINE

Prima di passare a commentare la sentenza n. 26951.13 del 2.12.2013

della Corte di Cassazione per sua mag-giore comprensione da parte dei non addetti ai lavori è d’obbligo premettere che il fenomeno del precariato è di si-curo uno dei problemi più scottanti nel mondo del lavoro, ed è probabilmente secondo solo alla disoccupazione che,

nel gennaio di quest’anno, ha raggiunto il 13%. Esso si manifesta attraverso contratti a termine, strumento giuridico diffuso in ambito sia di impiego privato, sia di pubblico.Nell ’impiego privato elevata è stata l ’at-tenzione dei manager al f ine di evitare, per quanto possibile, assunzioni non

MASSIMO [email protected]

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corrette e/o comunque non conformi alle normative di leg-ge in materia, soprattutto per le sanzioni in cui si pote-va e si può incorrere, in particolare per la conversione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, con conseguente coatto inserimento in organici già dimensionati o addirit-tura sovradimensionati e comprensivi problemi organizza-tivi- produttivi. Non altrettanta attenzione c’è stata da parte dei dirigenti apicali e non del settore pubblico che hanno proceduto, e tuttora continuano a procedere, ad assunzioni con contrat-ti a termine, forti del fatto che l’art. 97 della Costituzione (secondo cui agli impieghi della PA si accede solo per con-corso) impedisce la conversione del contratto a termine in quello a tempo indeterminato.Tale modus operandi, che permette di eludere legalmente l’obbligatorietà dei concorsi (pur motivato anche dai noti vincoli di bilancio) ha generato abuso nell’esercizio del di-ritto da parte della Pubblica Amministrazione, che la Cas-sazione nella sentenza quivi commentata, sanziona con con-danna a titolo risarcitorio di ben dieci mensilità.Gli effetti di tale sentenza saranno: accentuata responsabi-lizzazione della dirigenza pubblica, in particolare nei settori scuola e sanità, ove più diffuse sono le violazioni alle norme vigenti in materia nell’utilizzo abusivo di successione dei contratti a termine.

IL FATTOIn primo grado il ricorso di una dipendente assunta con quattro reiterati contratti a termine sottoscritti in successio-ne era stato rigettato dal magistrato adito.La Corte di Appello di Perugia, invece, riformava tale pro-nuncia di rigetto e condannava la Struttura Sanitaria al pagamento a titolo risarcitorio di dieci mensilità di retri-buzione, pari al «tempo verosimilmente necessario per tro-vare nuovo lavoro». La Corte si limitava a tale sanzione, dal momento che non era possibile la conversione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, ostandovi la vigente nor-mativa. La C.C., nel confermare le difficoltà a riconoscere la conversione del rapporto a tempo indeterminato trovandosi nel caso di specie in ambito Pubblica Amministrazione, ha

riconosciuto come giusta e legittima la sanzione risarcitoria, liquidata in via equitativa dalla Corte di Appello come re-sponsabilità contrattuale. Vero è che anche in precedenza altre due sentenze della Cassazione avevano riconosciuto il danno, ma esso andava provato da parte del dipendente, dimostrazione molto diffi-cile, se non “diabolica”.Infatti, la stessa Corte di legittimità con la sentenza 392 del 2012 aveva onerato il lavoratore della prova del danno subi-to in caso di abusivo utilizzo della successione dei contratti a termine nel pubblico impiego.La Cassazione quivi commentata, invece, ha ritenuto che il danno non deve essere provato, in quanto la sanzione risar-citoria non è connessa al danno subito durante la prestazio-ne ex art. 2126 c.c., ma a quello conseguente alla illegittima cessazione del rapporto, vale a dire al danno contrattuale per la perdita ingiustificata del posto di lavoro.In buona sostanza le dieci mensilità di retribuzione servono a risarcire il dipendente del tempo verosimilmente necessa-rio a trovare altro posto di lavoro.Quindi, il risarcimento non è legato alla prova di un dan-no, in quanto assume la caratteristica propria della “sanzio-ne”, come richiesto dalla clausola 5 della Direttiva 1999/70 riguardante le misure di prevenzione degli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o rapporti di la-voro a tempo determinato.Sul tema in questione rivestirà notevole importanza la pro-nuncia della Corte di Giustizia sulle ordinanze pregiudiziali sollevate dalla Corte Costituzionale e dal Tribunale di Na-poli, la cui udienza di discussione è fissata per il 27 marzo 2014.Con l’ordinanza n. 207/2013 “Napolitano”, la Corte Costi-tuzionale ha voluto instaurare un dialogo con la Corte di Giustizia per risolvere il problema del precariato scolastico, trasferendo in sede europea la soluzione della tutela di inse-gnanti precari così come ha fatto poco prima il Tribunale di Napoli che con le tre Ordinanze “Mascolo”, “Forni”, “Racca” ha segnalato la mancanza di sanzioni effettive in favore dei docenti che svolgono supplenze nell’ambito scolastico. In particolare con l’ordinanza 207/2013 la Corte Costituzio-nale ha rinviato alla Corte di Giustizia la questione sulla compatibilità della normativa italiana rispetto alla Direttiva Comunitaria n.1999/70 in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per quanti ab-biano ricevuto contratti a termine successivi tra loro per un periodo superiore a 36 mesi, svolgendo le medesime man-sioni presso lo stesso datore di lavoro, così come previsto dall’art. 5, comma 4-bis del D.Lgs. n. 368/2001. Pertanto, anche a seguito alle suddette pregiudiziali, la giurisprudenza sembra coesa nel tentare di rappresentare le istanze di tutela dei lavoratori precari nel pubblico impiego e in particolare

I PROBABILI EFFETTI DELLE PREGIUDIZIALI

SOLLEVATE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA

DAL TRIBUNALE DI NAPOLI

E DALLA CORTE COSTITUZIONALE

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nella scuola pubblica. La sentenza della Corte di Giustizia fornirà, quindi, adeguate indicazioni ai giudici nazionali cir-ca l’applicabilità di sanzioni in tema di abuso alla successio-ne di contratti a tempo determinato.Ad oggi sono stimati in più di 130.000 i precari che si ritro-vano nelle condizioni sopra descritte e che hanno maturato i relativi diritti e che pertanto potrebbero richiedere il risar-cimento del danno subito dall'utilizzo spropositato di una successione di contratti a termine.

AD OGGI SONO STIMATI IN PIÙ DI 130.000

I PRECARI CHE SI RITROVANO NELLE

CONDIZIONI DESCRITTE E CHE HANNO

MATURATO I DIRITTI DI RISARCIMENTO

ALESSANDRO SACRESTANOTAX CONSULTANT PROGETTO ARCADIA SRL

NUOVA SABATINI,SI ENTRA NEL VIVO

di prestito concedibile può essere rag-giunto anche attraverso più operazioni. In ogni caso, saranno agevolabili i soli prestiti erogati entro il 31 dicembre 2016, nel rispetto dell’autorizzazione di spesa prevista per l’intervento. Il finanziamento, che potrà essere eroga-to anche nella formula del leasing finan-ziario, potrà avere una durata massima di cinque anni comprensiva del periodo di preammortamento o di prelocazione (pari al massimo di 12 mesi).Gli aiuti saranno attribuiti nella forma del contributo in conto interessi, nel rispetto della normativa comunitaria vigente. In particolare, a fronte del prestito ottenuto dall’impresa, è riconosciuto un contribu-to pari all’ammontare complessivo degli interessi calcolati, in via convenzionale, al tasso di interesse del 2,75% su un finan-

Con la pubblicazione della circolare ministeriale n. 4567 del MEF, en-

tra nel vivo la corsa all’incentivo disposto dall’articolo 2 del decreto-legge 21 giu-gno 2013, n. 69, ormai noto come Nuova Sabatini.In palio, ci sono ben 2,5 miliardi di euro, che le imprese potranno ottenere in dote, sotto forma di contributo in conto inte-ressi, per i propri investimenti.É bene ricordarlo, la norma prevede che le imprese interessate possano richiedere un finanziamento (rilasciato da una banca o da un intermediario finanziario aderen-te alla convenzione con Cassa depositi e prestiti, presso la quale è stata costituita la provvista di fondi) per un importo non superiore a 2 milioni di euro (e un mi-nimo di euro 20.000) a copertura totale delle spese ammissibili. Il limite massimo

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ziamento della durata di cinque anni e d’importo equivalente a quello concesso. Il prestito concesso dovrà essere utilizzato per l’acquisto di macchinari, impianti, beni strumentali di impresa e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, nonché di hardware, software e tecnologie digitali, classifi-cabili, nell’attivo dello stato patrimoniale, alle voci B.II.2, B.II.3 e B.II.4, dell’art. 2424 del codice civile, e destinati a strutture produttive già esistenti o da impiantare, ovunque localizzate nel territorio nazionale. Non sono, in ogni caso,

ammessi i costi relativi a commesse interne, le spese relative a macchinari, impianti e attrezzature usati, le spese di funzio-namento, le spese relative a imposte, tasse e scorte, nonché i costi inerenti il contratto di finanziamento.Sono sempre esclusi i singoli beni di importo inferiore a 500,00 euro, al netto dell’IVA. La circolare ministeriale ha fornito tutta la modulistica necessaria per l’accesso al benefi-cio, che dovrà essere inviata direttamente alla banca o all’in-termediario finanziario in formato elettronico, sottoscritta con firma digitale e inviata via PEC a partire dal prossimo 31 marzo. Ovviamente, dato il contingentamento delle ri-sorse, le istanze resteranno presentabili fino al loro esauri-mento, che sarà comunicato tramite avviso pubblico sui siti del Ministero dello sviluppo economico e di Cassa depositi e prestiti, oltre che in Gazzetta Ufficiale. Nel caso di contributo superiore a 150mila euro, l’impresa richiedente dovrà produrre anche dichiarazione antimafia, ai sensi dell’articolo 85 del D.Lgs. n. 159/2011.Saranno le banche o gli intermediari finanziari interessati che dovranno verificare la documentazione esibita e il rispet-to dei requisiti previsti dalla norma.Completata l’istruttoria, banche e intermediari trasmette-ranno alla Cassa Depositi e Prestiti la richiesta di disponibi-lità dei fondi che, in caso di esaurimento, potrà essere evasa anche parzialmente, lasciando all’impresa la scelta di accet-tare o meno la riduzione.

LA CIRCOLARE MINISTERIALE HA FORNITO

TUTTA LA MODULISTICA NECESSARIA PER

L’ACCESSO AL BENEFICIO, CHE DOVRÀ

ESSERE INVIATA DIRETTAMENTE ALLA

BANCA O ALL’INTERMEDIARIO FINANZIARIO

IN FORMATO ELETTRONICO, SOTTOSCRITTA

CON FIRMA DIGITALE E INVIATA VIA PEC A

PARTIRE DAL 31 MARZO

DI MAURIZIO VILLANI E IOLANDA PANSARDIAVVOCATI TRIBUTARISTI IN LECCE [email protected]

CLASSAMENTO:NUOVO ORIENTAMENTO DELLA CASSAZIONESULLA MOTIVAZIONE

to indirizzo della Corte di Cassazione, non possono più riportare ai f ini del classamento i soli dati catastali degli immobili. Gli atti di classamento non

L’obbligo della motivazione si esten-de agli atti catastali, trattandosi di

provvedimenti amministrativi che, al lume soprattutto del nuovo consolida-

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possono più avere come motivazione la sola enunciazio-ne degli elementi oggettivi della categoria catastale, della classe e della rendita, calcolata in base alle consistenze ri-cavate dagli elaborati, in quanto gli atti stessi sono incon-testabilmente provvedimenti di natura valutativa e come tali devono essere adeguatamente motivati. Questo è il nuovo principio di diritto stabilito dalla Corte di Cassazione che, con sentenza n. 2357 del 3 febbraio 2014 ha mutato oramai orientamento e, in una vicenda relativa ad un riclassamento di cui all’art. 3, comma 58 della legge 662/96, ha dichiarato illecito il comportamen-to dell’agenzia quando, pur enfatizzando e descrivendo il rinnovato contesto urbano nel quale si trova l’immobile ri-classificato, omette la precisa indicazione dell’atto. La Corte di Cassazione ha affrontato quindi il delicato tema delle modalità con cui era stato operato il riclassa-mento, specificando che il fatto che l’agenzia avesse tenu-to conto dei parametri costruttivi dell’immobile, delle sue caratteristiche edilizie e del fabbricato che la comprende, nonché del livello di capacità reddituale degli immobili della zona ma anche, appunto, dei significativi e concreti miglioramenti del contesto urbano, non è sufficiente a mo-tivare la nuova rendita.Infatti, per quanto riguarda il contesto, occorre indicare l’atto con cui si è provveduto alla revisione dei parametri della microzona, mentre per quanto riguarda l’immobile in sé e per sé si devono indicare le trasformazioni edilizie avvenute.Tale orientamento non fa altro che ricollegarsi al prece-dente indirizzo delineato con sent. n. 9629 del 13 giugno 2012 (sent. n. 4507 del 25 febbraio 2009), che ha stabilito che gli uffici, quando procedono all'attribuzione (d'ufficio) di un nuovo classamento a un'unità immobiliare a desti-nazione ordinaria devono specificare se la variazione sia dovuta a trasformazioni specifiche subite dall'unità immo-

biliare, oppure a una risistemazione dei parametri relativi alla microzona in cui è ubicata l'unità stessa. Nella prima ipotesi gli uffici sono obbligati a indicare le trasformazioni intervenute, mentre nell'altra devono indicare gli atti con cui hanno provveduto alla revisione dei parametri relativi alla microzona, a seguito di significativi e concreti miglio-ramenti del contesto urbano, rendendo in tal modo chiara la conoscenza dei presupposti del nuovo classamento da parte del contribuente.Ciò vuol dire che la motivazione del provvedimento di ri-classamento di un immobile già munito di rendita cata-stale deve indicare con chiarezza se il nuovo classamento sia stato adottato, ai sensi dell'art. 1, comma 336, della legge 311/2004 (Finanziaria 2005), in ragione di trasfor-mazioni edilizie subite dall'unità immobiliare, recando così l'analitica indicazione di tali trasformazioni; oppure se il nuovo classamento sia stato adottato, ai sensi del comma 335 dello stesso art. 1, nell'ambito di una revisione dei pa-rametri catastali della microzona in cui l'immobile è situa-to, giustificata dal significativo scostamento del rapporto tra valore di mercato e valore catastale in tale microzona rispetto all'analogo rapporto nell'insieme delle microzone comunali, recando, in tal caso, la specifica menzione dei suddetti rapporti e del relativo scostamento; oppure se il nuovo classamento sia stato adottato, ai sensi dell'art. 3, comma 58, della legge 662/1996, in ragione della consta-tata manifesta incongruenza tra il precedente classamento dell'unità immobiliare e il classamento di fabbricati simi-lari aventi caratteristiche analoghe, recando così la specifi-ca individuazione di tali fabbricati, del loro classamento e delle caratteristiche analoghe che li renderebbero similari all'unità immobiliare oggetto di riclassamento.Del resto, anche in tema di procedura Docfa (D.M. 19 aprile 1994, n. 701), l’orientamento della Cassazione è sempre fermo nel ribadire che tutta l’attività amministrati-va deve comunque sottostare all’obbligo di esporre i “pre-supposti di fatto” e le “ragioni giuridiche” che hanno deter-minato la decisione dell’amministrazione, ovvero l’obbligo di motivazione che è alla base di qualsiasi atto impositivo e costituisce elemento centrale e qualificante attraverso cui l’Ufficio rende palese il ragionamento in base al quale è stata indotta ad adottare il provvedimento e a dargli un determinato contenuto in linea con la previsione di cui al comma 1 dell’art. 3 della legge 241/1990.E infatti, con sentenza n. 3394 del 13 febbraio 2014, la Cassazione stabilisce che il classamento di un’unità immo-biliare non deve essere solo comunicato, ma occorre anche fornire gli elementi che spieghino perché la proposta del contribuente è stata rifiutata.In particolare, l’Agenzia del Territorio aveva impugnato la sentenza della Commissione tributaria regionale della Li-

PER QUANTO RIGUARDA IL CONTESTO,

OCCORRE INDICARE L’ATTO CON CUI SI

È PROVVEDUTO ALLA REVISIONE DEI

PARAMETRI DELLA MICROZONA, MENTRE

PER QUANTO CONCERNE L’IMMOBILE IN

SÉ E PER SÉ SI DEVONO INDICARE LE

TRASFORMAZIONI EDILIZIE AVVENUTE

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guria, che aveva dato torto all’Amministrazione in relazio-ne alla qualificazione di un’abitazione come A/2 (civile) in-vece di A/4 (popolare) come richiesto dal contribuente che aveva infatti presentato un Docfa con il quale proponeva un classamento della propria abitazione (dopo importanti lavori di ristrutturazione) come «abitazione popolare». Orbene, «l'atto con cui l'amministrazione disattende le in-dicazioni del contribuente circa il classamento di un fab-bricato deve contenere una adeguata - ancorchè sommaria - motivazione; che delimiti l'oggetto della successiva ed eventuale controversia giudiziaria».Peraltro, già con ordinanza 20 giugno 2013, n. 15495, sempre in procedura Docfa gli Ermellini esprimono un principio di diritto che in linea con quanto stabilito, secon-do il recente orientamento di cui sopra (Cass. Sez. 5, Sen-tenza n. 9629 del 13/06/2012; Cass. Sez. 6 - 5, Ordinanza n. 19820 del 13/11/2012), mette in risalto la specificità del procedimento volto ad attribuire un nuovo classamen-to per un immobile che ne sia già provvisto e per il quale si prospetti una sopravvenuta inadeguatezza: procedimen-to caratterizzato dall'impulso eminentemente officioso e

connotato da peculiari presupposti e dettagliate procedu-re (differenziati per ciascuna delle varie causali "tipiche" normativamente previste) di cui non è possibile che non sia dato esplicito conto nel provvedimento terminale del-la procedura, onde consentire alla parte contribuente (che non vi ha preso parte attiva) «di conoscere i presupposti del riclassamento, di valutare l'opportunità di fare o meno acquiescenza al provvedimento e di approntare le proprie difese con piena cognizione di causa, nonchè per impedi-re all'Amministrazione, nel quadro di un rapporto di leale collaborazione, di addurre in un eventuale successivo con-tenzioso ragioni diverse rispetto a quelle enunciate».Sulla stessa linea interpretativa di tali principi, in defini-tiva i Supremi giudici chiariscono che se il contribuente si oppone alla rettifica di classamento di un’unità immo-biliare, in variazione della proposta fatta a mezzo Docfa, l’Amministrazione è tenuta a dare concretamente conto delle ragioni attributive della rendita e della classe, mentre al giudice tributario spetta valutare, con motivazione ade-guata, l’idoneità dei dati forniti dall’Ufficio a sostenere la pretesa.

NICOLA SAVINOCOMPONENTE DIRETTIVO ANORC - ASSOCIAZIONE NAZIONALEPER OPERATORI E RESPONSABILI DELLA CONSERVAZIONE [email protected]

FATTURAZIONE ELETTRONICA, UN PASSO IN PIÙ VERSO LA DIGITALIZZAZIONE

le fatture solo in formato elettronico. I risparmi derivanti dall’utilizzo della fat-turazione elettronica sono stimati pari a oltre 1 miliardo di euro (Fonte del Poli-tecnico di Milano).Con il Decreto del 3 aprile 2013, n. 55, sono state finalmente individuate le regole

Con la pubblicazione in Gazzetta Uf-ficiale finalmente si è concluso il

lungo percorso legislativo partito con la Legge Finanziaria 2008.Dal 6 Giugno 2014, Ministeri, agenzie fiscali, enti di previdenza e assistenza so-ciale saranno obbligati a ricevere e pagare

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tecniche e le linee guida per la gestione dei processi di fattura-zione elettronica verso la Pubblica Amministrazione.Questo passaggio rappresenta l'ultimo step del lungo percor-so legislativo attivato con la Legge Finanziaria 2008, ovvero della Legge 244 del 2007, articolo 1, commi da 209 a 214 e proseguito con la Legge 24 dicembre 2012 n. 228 (Legge di Stabilità), che ha recepito la direttiva Europea 45/2010. Dal prossimo 6 giugno, quindi, saranno operative le regole tecniche per la gestione dei processi di fatturazione elettro-nica verso le amministrazioni statali, che saranno le prime a partire, ma che verranno seguite dopo 24 mesi dalle altre am-ministrazioni incluse nell’elenco Istat, a eccezione delle am-ministrazioni locali, per le quali la data di decorrenza sarà de-terminata con decreto successivo del ministro dell’Economia.Le disposizioni di cui alla suddetta legge prevedono che l’e-missione, la trasmissione, la conservazione e l’archiviazione delle fatture emesse nei rapporti con le pubbliche ammini-strazioni debbano essere effettuate esclusivamente in forma elettronica, ovvero deve essere applicato il processo di conser-vazione sostitutiva, come descritto dal DMEF del 24 Gen-naio 2004.Anche i fornitori delle amministrazioni pubbliche, quindi, dovranno gestire il proprio ciclo di fatturazione esclusiva-mente in modalità elettronica, non solo nelle fasi di emissione e trasmissione ma anche in quella di conservazione.Ed è pro-prio questa, la parte che certifica la volontà di dematerializza-re quanto più possibile il sistema di fatturazione italiano, che per alcune realtà aziendali purtroppo vive ancora in analogica (pensiamo a quanti archivi cartacei contabili ci sono in giro nelle aziende di oggi). La trasmissione delle fatture avverrà in formato xml, attraverso il sistema di interscambio (SDI), gestito dall’Agenzia delle Entrate e sul quale è possibile avere tutte le informazioni al sito istituzionale: http://www.fattu-rapa.gov.it/. Sulle fatture dovranno comparire tutte le indicazioni sul sog-getto trasmittente, completo di identificativo fiscale, progres-sivo di invio e numero di trasmissione.Per quel che riguarda l’amministrazione destinataria, verrà identificata con un apposito codice che è disponibile indi-viduare tramite lo SDI. Nel sito viene spiegato il flusso e ci sono gli strumenti per realizzare la vostra prima Fattura Elet-tronica, e c’è addirittura una simulazione completa per testare il servizio, con la possibilità di delegare a terzi (intermediari economici) tutta la gestione e l’invio della fattura elettronica verso la PA.Il funzionamento dello SDI è un po’ simile a quello della PEC, con le notifiche e le ricevute rilasciate in tutte le fasi di invio della fattura elettronica verso la PA. È interessan-te sottolineare come la firma digitale accettata non sia solo il comune standard CADES, ma anche il formato di firma

in XADES. Si ricorda, infatti, che la normativa italiana ed europea accetta come formati di firma digitale, i seguenti: • Firma in PADES, ovvero la firma digitale direttamente ap-posta sul PDF• Firma in CADES, ovvero il famosissimo P7M• Firma in XADES, ovvero la firma digitale apposta diretta-mente sul file XMLDunque, si parte davvero con la dematerializzazione ed è uf-ficiale e soprattutto non aspettatevi proroghe o cose di questo tipo perchè il sistema funziona, le PA sono pronte a recepirle e le aziende e i professionisti sono pronti con il digitale da un pezzo, anzi lo attendevamo da molto tempo.La FatturaPA (così descritta dalla stessa Agenzia delle Entra-te), è una fattura elettronica ai sensi dell'articolo 21, comma 1, del DPR 633/72 con le seguenti caratteristiche:• il contenuto è rappresentato, in un file XML (eXtensible Markup Language), secondo il formato della FatturaPA. Questo formato è l' unico accettato dal Sistema di Interscam-bio;• l'autenticità dell'origine e l'integrità del contenuto sono ga-rantite tramite l'apposizione della firma elettronica qualificata di chi emette la fattura;• la trasmissione è vincolata alla presenza del codice identifi-cativo univoco dell'ufficio destinatario della fattura riportato nell'Indice delle Pubbliche Amministrazioni. È importante, infine, precisare quanto segue: tutte le aziende o i professio-nisti che avranno rapporti con le PA, e quindi manderanno tramite il Sistema di Interscambio le fatture elettroniche, do-vranno fare obbligatoriamente anche conservazione sostituti-va. Si ricorda, infatti, che secondo quanto definito dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD, D.lgs. 82/2005), è ob-bligatorio e necessario conservare in digitale un documento nativamente elettronico, al fine di garantirne nel tempo la sua opponibilità a terzi e quindi il suo valore probatorio. Ovvio che la fattura rientra proprio in questo obbligo.La domanda ora che tutti noi imprenditori dovremmo porci è la seguente: sebbene sia possibile, tramite la creazione di op-portuni sezionali contabili fare conservazione sostitutiva solo per le fatture elettroniche inviate alla PA lasciando cartacee tutte le altre, ne vale davvero la pena?O sarebbe meglio (e anzi deve esserlo) approfittare di questo obbligo per digitalizzare completamente la parte amministra-tiva delle nostre aziende e passare, man mano, alla completa gestione di processi non più analogici ma agili, digitali e con sicuro vantaggio competitivo per il vostro business!? Insom-ma iniziamo dalle fatture e digitalizziamo tutto il resto!Anche perchè noi imprenditori siamo e dobbiamo essere i primi ad introdurre il digitale nei nostri processi di business per far crescere il sistema Paese che, a quanto pare e nono-stante tutte le difficoltà, è pronto a digitalizzarsi e innovarsi.

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La diff icoltà,

per i l cl iente cui

è stato addebitato

un interesse

non dovuto,

consiste nel

dimostrare

l ’avvenuta i l lecità

e nel r iuscire

a riavere le somme

MARCO DE GIORGISCONSULENTE PATRIMONIALE INDIPENDENTE

CONTENZIOSO BANCARIO:IL RECUPERO DELLE PERDITE

pena procedere alle fasi successive e quan-to sia realisticamente recuperabile.Iniziamo ad esaminare l’anatocismo: dopo varie sentenze della Corte di Cassazione, le quali sanciscono che le clausole di ca-pitalizzazione trimestrale degli interessi si basano su un uso negoziale, e non norma-tivo, come da art.1283 C.C., finalmente la delibera CICR del 09/02/2000 condanna la disparità di trattamento tra capitalizza-zione trimestrale degli interessi debitori e annuale degli interessi creditori.Tutto ciò nonostante il precedente ten-tativo del decreto Salvabanche di sanare le clausole di capitalizzazione trimestrale contenute nei contratti bancari.Per fare chiarezza sull’argomento, la Cor-te Costituzionale (sentenza n°425 del 17/10/2000) dichiara illegittimo l’inter-vento legislativo in quanto un decreto legislativo non è forma atta ad emanare disciplina con carattere di sanatoria. In pratica significa che la Giurispruden-za concorda in merito alla restituzione degli interessi anatocistici maturati fino all’applicazione della delibera CICR del 09/02/2000. La prescrizione per tali ad-debiti non dovuti è di dieci anni dalla data di chiusura del conto corrente.Vi possono essere due tempistiche di ana-tocismo, pre o post entrata in vigore della circolare CICR prima citata, in quanto al-cuni istituti bancari non si sono adeguati immediatamente alle disposizioni e han-no continuato ad applicare interessi debi-

Nel corso degli ultimi anni sono emersi alcuni comportamenti degli

istituti bancari, oggetto di sentenze da parte della corte di cassazione.Essi riguardano l’anatocismo, l’usura e le commissioni di massimo scoperto.La difficoltà, per il cliente cui è stato ad-debitato un interesse non dovuto, consiste nel dimostrare l’avvenuta illecità e nel ri-uscire a recuperare le somme. Nel contempo, sono spuntate come fun-ghi molte società che si definiscono spe-cializzate in questa attività.É necessario fare molta attenzione a due aspetti: non farsi ingannare da promesse di recupero non corrispondenti alla realtà, perché magari nel calcolo vengono im-putati anche valori che non andrebbero calcolati (ad esempio l’usura soggettiva, cioè la differenza fra tassi applicati e tas-si medi, che è di difficile dimostrabilità), non essendo riconosciuti nella maggior parte dei casi.A questo è connesso il secondo aspet-to, cioè di pagare somme, per il recupe-ro, connesse a valori non recuperabili, e quindi sproporzionate rispetto a quanto effettivamente riconoscibile in sede di trattativa.Solo con l’assistenza di consulenti real-mente indipendenti, che eticamente per-seguono solo ed esclusivamente l’interesse del proprio cliente, è possibile ovviare ai problemi evidenziati, attraverso una prea-nalisi che indichi se vale obiettivamente la

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CREDITO

tori e creditori con capitalizzazione differente, anche dopo il 2000.Altro argomento che merita attenzione sono i cosiddetti In-teressi Ultralegali, cioè interessi applicati in misura superiore a quelli legali. Essi vengono stornati sempre perché riferiti a “usi piazza” prima dell’entrata in vigore della normativa sulla trasparenza bancaria (legge 154/92 del 09/07/1992). Se nel periodo successivo non esiste il contratto scritto come previ-sto dall’art. 117 TUB, si continuano a ricalcolare gli interessi al tasso legale. Se invece nel periodo successivo esiste il con-tratto, ma non c’è l’indicazione del tasso, allora sono dovuti interessi al tasso BOT (ultimi 12 mesi). Esaminiamo ora la Commissione di Massimo Scoperto (CMS), che definisce la remunerazione accordata alla Banca per la messa a disposizione dei fondi a favore del correntista, indipendentemente dall’effettivo prelevamento della somma. In pratica è il corrispettivo per l’obbligo da parte dell’Istituto di tenere a disposizione del cliente una determinata somma di denaro per un determinato periodo di tempo.Si calcola sull’intero importo a disposizione, ovvero sulla somma rimasta disponibile e non utilizzata dal cliente (Cas-sazione n. 870 del 18_1_2006).Per prassi bancaria, si calcola solo sulla somma massima uti-lizzata nel trimestre, ad ogni chiusura conto, ovvero sull’espo-sizione massima raggiunta nel periodo. Ma se viene applicata sul fido e non sull’utilizzo effettivo, l’interesse è applicato due volte (interesse su interesse), quin-di diventa “nulla” la clausola di CMS in caso di aumento del costo effettivo della liquidità disponibile, non pattuito per iscritto col correntista. Se conteggiata sotto forma di percen-tuale sull’esposizione massima trimestrale è da considerarsi nulla, in quanto è un addebito di interessi non pattuito. In

questo caso però non ci sono pareri unanimi da parte della giurisprudenza, quindi è sempre da verificare caso per caso e tribunale per tribunale.La CMS si può calcolare con tre criteri.Criterio “Assoluto” in cui si calcola la commissione sul massi-mo saldo “dare” verificato nel trimestre.Criterio “Relativo” in cui si calcola la commissione sul massi-mo saldo “dare” verificato nel trimestre associato ad una posi-zione debitoria ininterrotta di durata superiore a dieci giorni.Criterio “Misto” in cui si calcola la commissione sul massi-mo saldo “dare” verificato nel trimestre, purché nello stesso trimestre di competenza si sia verificata in generale, anche se non associata, una posizione debitoria ininterrotta superiore a dieci giorni.A questo proposito, il cosiddetto “Decreto Anticrisi” Art.2 bis della Legge 2/2009, dice che la Commissione di massimo scoperto diventa applicabile solo se esiste un affidamento e il saldo del cliente risulta a debito per un periodo continuativo maggiore o uguale a 30 giorni (previsto adeguamento delle banche entro fine 2009).Inoltre viene introdotto il “Corrispettivo per la Messa di Di-sposizione dei Fondi” che viene addebitato al cliente a pre-scindere dall’utilizzo o dal periodo di effettiva utilizzazione delle somme messe a disposizione.La legge predispone per la stessa dei requisiti di legittimità:1. omnicomprensiva, cioè deve assorbire tutte le voci di spesa ad esclusione del tasso di interesse e della CMS;2. può convivere con la CMS;3. deve essere predeterminata ed espressa con patto scritto, non rinnovabile tacitamente;4. deve essere proporzionale all’importo e alla durata dell’af-fidamento;5.la rendicontazione deve avvenire con cadenza massima an-nuale.La Legge 102/2009 stabilisce, a pena di nullità, che il Cor-rispettivo per la Messa a Disposizione dei Fondi, non può superare lo 0,50% dell’affidamento a trimestre.Nel Testo Unico delle leggi in materia Bancaria e Creditizia (TUB) l’art. 117 bis riprende al comma 1 (come integrato dalla Legge n. 62 del 18 maggio 2012), quanto previsto dal-la legge 2/2009 e dalla legge 102/2009. In particolare viene ribadita una commissione omnicomprensiva calcolata in ma-niera proporzionale rispetto alla somma messa a disposizione del cliente e alla durata dell’affidamento, per un importo mas-simo pari allo 0,50% trimestrale dell’affidamento.Al comma 2 dello stesso articolo 117 bis, viene prevista una “Commissione di Istruttoria Veloce - CIV” nei contratti di conto corrente e di apertura di credito, a fronte di sconfina-menti in assenza di affidamento o quando viene superato il limite di fido. Al comma 3 dell’art 117 bis, vengono dichiarate nulle le

IN TUTTI I CASI IN CUI CI SIA IL SOSPETTO

CHE L’INTERMEDIARIO ABBIA APPLICATO

TASSI DI INTERESSE NON DOVUTI, È

OPPORTUNO RIVOLGERSI AD UN LIBERO

PROFESSIONISTA, POSSIBILMENTE UN

CONSULENTE PATRIMONIALE E FINANZIARIO

INDIPENDENTE, CHE POSSA VALUTARE

PREVENTIVAMENTE QUALI SONO LE SOMME

RECUPERABILI E CON QUALE PERCENTUALE

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clausole che prevedono oneri non conformi a quelli stabi-liti ai commi 1 e 2. La legge 27/2012, entrata in vigore il 25/03/2012, abroga i commi 1 e 3 dell’art 2 bis della legge 2/2009.Attualmente sulla base dell’art 117 bis del TUB gli oneri che adesso paga l’azienda sono massimo lo 0,5% trimestrali sul valore del fido se utilizzato in tutto o in parte. Inoltre c’è la commissione di istruttoria veloce (CIV) per l’extrafido oltre al relativo tasso extrafido.Di Usura Bancaria avrete certamente già sentito parlare. Se qualcuno vi chiede interessi oltre un certo tasso prefissato, si può invocare l’usura. Ma qual è questo tasso?Le istruzioni del calcolo del Tasso Effettivo Globale da parte della Banca d’Italia (dicembre 2002 e febbraio 2006) esclu-dono dal conteggio la CMS, almeno fino all’entrata in vigore della Legge 2/2009 e della direttiva sul credito al consumo 2008/48/CE. La giusta interpretazione al contrario considera la CMS nel ricalcolo: ciò comporta spesso il superamento del tasso di soglia di usura. Si veda a tale proposito la sentenza della Cassazione Penale, sez. II, n. 28743/2010 del 14 mag-gio 2010 e sentenza della Cassazione penale, sez. II, n.12028 del 26 marzo 2010, che hanno confermato l'inclusione della CMS tra gli oneri da includere nella determinazione del Tas-so Effettivo Globale (TEG) ai sensi dell'usura. Nel momento in cui si accerta il superamento del tasso soglia si configura la possibilità per il correntista di richiedere l’intero ammontare delle competenze versate nell’ambito del rapporto di conto corrente. Tale possibilità vige per intero solo per i contratti stipulati dopo l’entrata in vigore della Legge 108/1996. Per i contratti stipulati prima, possono essere reclamati i soli im-porti eccedenti il tasso soglia. Il danno è reclamabile entro 10 anni dalla chiusura del c/c, sull’intera vita del rapporto contrattuale. L'articolo 644 del c.p., il reato di usura si con-cretizza non solo quando il tasso degli interessi complessivi supera il tasso "soglia" (cosiddetta usura oggettiva), ma anche quando ricorrano due condizioni: 1) Sproporzione, cioè vengono imposti nei contratti interessi complessivamente sproporzionati rispetto al capitale prestato ed al tasso medio praticato per le operazioni dello stesso tipo (anche se il tasso complessivo di questi interessi fosse inferio-re al tasso soglia). 2) Stato di difficoltà, che non corrisponde allo "stato di bi-sogno" ma riguarda sia la difficoltà economica, che consiste in una valutazione complessiva della situazione patrimoniale del soggetto, sia la difficoltà finanziaria, che indicherebbe la temporanea condizione di carenza di liquidità.Si configurerebbe quindi la condizione di usura soggettiva, che è di difficile dimostrabilità, sia per quanto riguarda l’in-dividuazione di un ipotetico tasso medio, sia per la valutazio-ne dello “stato di bisogno”, che potrebbe anche essere stata indotta dal sistema. Anche su contratti di finanziamento a

lungo termine, come mutui e leasing, potrebbero essere stati applicati interessi non dovuti. Nel Leasing, che è un contrat-to atipico in base al quale una parte (locatore) cede all’altra (locatario), per un periodo prefissato, uno o più beni mobili o immobili dietro il pagamento di un determinato canone periodico. Al termine del contratto ha la facoltà (opzione) di acquistarlo ad un prezzo prefissato, il cosiddetto “riscatto”.In alcuni contratti di leasing si possono riscontrare alcune cri-ticità legate all’applicazione dei tassi parametro, in particolare può succedere che la banca:1. determini un tasso base incongruente con la modalità di rilevazione del tasso parametro.Tale pratica ha portato le banche, nella maggioranza dei casi, a definire tassi base bassi, al fine di incrementare i conguagli pagati dal cliente;2. stabilisca ad ogni rilevazione un tasso diverso e general-mente più alto rispetto a quello stabilito contrattualmente;3. applichi contrattualmente un arrotondamento al quarto di punto superiore;4. stabilisca una soglia floor sotto la quale il cliente non be-neficia più dell’abbassamento dei tassi. Tale perdita di oppor-tunità non viene in media compensata da una riduzione dello spread.5. è stata anche ritenuta, in alcuni casi, come iniqua l’appli-cazione dell’ammortamento cosiddetto alla francese, che pre-vede rate costanti, ma che farebbe pesare maggiormente la quota capitale sulle fasi iniziali di ammortamento.Non esiste al momento giurisprudenza univoca in materia.Nei contratti di finanziamento, perciò anche nei leasing e nei mutui, si può verificare l’applicazione di tassi di interesse usu-rari, ossia superiori alle soglie stabilite dalla Banca di Italia, per la specifica categoria di operazioni.L’Usura può essere sopravvenuta quando il tasso di riferimen-to aumenta in maniera più che proporzionale rispetto all’ade-guamento del tasso soglia, oppure Preventiva, quando il tasso leasing (Tasso Base + Spread Mora) determinato alla data di sottoscrizione risulta superiore al tasso soglia vigente in quel periodo.Stesse considerazioni valgono in genere per tutti i tipi di fi-nanziamento, compreso il credito al consumo e le carte di credito revolving. Concludendo, in tutti i casi in cui ci sia il sospetto che l’inter-mediario abbia applicato tassi di interesse non dovuti, è op-portuno rivolgersi ad un libero professionista, possibilmente un consulente patrimoniale e finanziario Indipendente, che possa valutare preventivamente quali sono le somme recupe-rabili e con quale percentuale di successo e che sia in grado di assistervi in tutte le fasi. Non fatevi abbindolare dai venditori di facili recuperi, perché, come avrete avuto modo di notare, non è detto che le banche vi riconoscano tutte le somme indebitamente riscosse.

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HORIZON 2020,UN’OPPORTUNITÀ UNICA

DI RAFFAELLA VENERANDO

Il programma unico

che riunisce tutti i

finanziamenti dell’Ue

destinati alla ricerca e

all’innovazione offre

anche la possibilità

di migliorare la

qualità della ricerca

stessa, rendendo più

efficiente ed efficace

l’organizzazione

e potenziando la

cooperazione con

imprese e istituzioni

del territorio

ne, gestione delle propietà industriali, licensing, creazione di imprese spin-off ).

Il paradigma di H2020 è quello della conoscenza trasferibile. In che modo sarà aumentato l’impatto delle attività di ricerca sulla società e sul lavoro? L’istituzione universitaria è impegnata nello sviluppo del progresso economico, mediante la formazione di giovani lau-reati, che rappresentano la principale risorsa per le imprese, nonché median-te la diffusione dei risultati della ricerca tramite la loro pubblicazione. Tale ruo-lo, nel tempo, si è arricchito di ulteriori elementi di complessità legati alle atti-vità svolte nell’ambito del trasferimento tecnologico verso le imprese. Tale attività impone un orientamento verso un ruolo

Professore Campiglia, il programma europeo Horizon 2020 mette a di-

sposizione per la ricerca e l’innovazione 77 miliardi di euro: l’Ateneo salernita-no come si prepara ad affrontare questa sfida?La crescente complessità dei progetti eu-ropei, sia dal punto di vista strategico che gestionale, necessita lo sviluppo di nuove modalità operative e il coinvolgimento attivo di appositi uffici per tutte le at-tività che il progetto richiede: dall’indi-viduazione delle opportunità alla rendi-contazione e alla diffusione dei risultati. L’Ateneo Salernitano intende istituire un tavolo di lavoro permanente esclusiva-mente dedicato ai progetti europei. L’o-biettivo è creare delle attività periodiche volte ad incentivare la progettualità.In proposito saranno organizzati incon-tri mensili con esperti del settore, nazio-nali e internazionali, per discutere delle opportunità di finanziamenti (in propo-sito sono già disponibile le date in cui si svolgeranno questi eventi 6 Marzo, 10 Aprile, 8 Maggio, 5 Giugno, 4 Luglio). È in corso la realizzazione, poi, di una pa-gina web dedicata al fund raising, in cui ci saranno delle notizie aggiornate su i bandi disponibili per tipologie di attivi-tà. Inoltre saranno creati tavoli monote-matici con aziende locali e nazionali per la presentazioni di iniziative congiunte pubblico-private. Si realizzeranno cor-si di formazioni su tematiche specifiche (dal trasferimento Tecnologico alla terza missione nelle università, la brevettazio-

PIETRO CAMPIGLIADELEGATO AL TRASFERIMENTO

TECNOLOGICO E AL FUND RAISING UNIVERSITÀ DI SALERNO

RICERCA

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imprenditoriale dell’Università che diventa, parallelamente, centro nevralgico dell’innovazione e motore di un sistema collettivo in cui la collaborazione sinergica tra imprese e at-tori istituzionali diventa il vero fattore critico di competiti-vità del territorio. Negli ultimi decenni le università, e nello specifico il nostro Ateneo, hanno investito notevolmente nelle attività di trasferimento tecnologico, riponendo in esse molte ambizioni, nonché significativo impegno e risorse fi-nanziarie. A fronte di tale impegno si rende fondamentale l’elaborazione di una strategia in grado di valorizzare in pie-no l’attività di ricerca svolta e l’individuazione di appositi strumenti di valorizzazione dei brevetti attuali e futuri.L’impatto dell’attività di ricerca sul contesto sarà rafforzato mediante l’implementazione di un’attività di comunicazione e promozione dei brevetti, orientata alla effettiva promo-zione di una relazione tra le aziende e la ricerca scientifica a partire dai risultati della ricerca maturati all’interno dell’U-niversità. Tale attività si baserà su: • l’attivazione di canali comunicazione con associazioni di categoria ed enti pubblici presenti sul territorio;• il coinvolgimento delle imprese attraverso i canali di co-municazione sopra descritti;• l’aggiornamento costante delle imprese sulle collaborazio-ni in essere attraverso l’uso dei social network e mediante un’area apposita all’interno del sito istituzionale dell’Ate-neo;• la pubblicizzazione del portafoglio brevettuale dell’Uni-versità attraverso i canali più adeguati allo scopo, nonché alla ricognizione del mercato ai fini dello sfruttamento com-merciale dei brevetti stessi, mediante un database online or-ganizzato per settore.Parallelamente alle attività di comunicazione si andranno a sviluppare quelle di un team dedicato che supporterà i processi di trasferimento tecnologico mediante un’analisi costante delle opportunità di finanziamento per le PMI, in-dividuerà possibili operazioni di Venture Capital nell’ottica di sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali ad alto va-lore aggiunto (spin-off ) e identificherà di nuovi strumenti di fund raising per favorire l’innovazione e incentivare lo sviluppo di nuovi brevetti e/o l’applicazione industriale di nuove tecnologie.

C’è il rischio che più di una università si concentri sullo stesso lavoro e che quindi si abbiano delle duplicazioni di progetti?Sicuramente quello delle duplicazioni rappresenta una pro-blematica sentita che in qualche modo ostacola un progresso rapido e un efficace trasferimento della conoscenza alla so-cietà, mentre ciò di cui si necessita è un sistema della ricerca sano ed efficiente, non frammentato e privo di duplicazioni, forte, coeso e strategicamente orientato alla generazione di benessere economico e coesione sociale. In proposito la stra-

tegia auspicabile risiede in una specializzazione intelligente volta a eliminare la duplicazione e ridurre la frammenta-zione attraverso l’istituzione di clusters nazionali forti, effi-cienti e competitivi a livello globale e riconosciuti, a livello settoriale e territoriale, come aggregati di competenze, in grado di riposizionare il Paese sulla frontiera tecnologica europea e internazionale.L’unico modo per andare in questa direzione è la condivisio-ne mediante servizi e strumenti efficaci in grado di favorire l’accesso ai risultati della ricerca pubblica da parte delle im-prese e la definizione di modelli innovativi di collaborazio-ne. Ancora una volta vengono chiamate a dare un contributo le tecnologie della comunicazione mediante realizzazione di una piattaforma per l’offerta di servizi informativi per la ri-cerca, che permetta l’individuazione e l’accesso ai risultati dei progetti di ricerca finanziati da fondi pubblici.

Nel mondo della ricerca universitaria secondo lei cosa an-drebbe necessariamente migliorato?Nell’attuale contesto evolutivo della ricerca, che assegna alle Università un ruolo preminente rispetto alle ricadute sullo sviluppo territoriale, e che vede il moltiplicarsi di visioni e azioni interconnesse, la pianificazione strategica e il coordi-namento delle attività assume rilevanza fondamentale.In proposito sicuramente andrebbe migliorata la qualità del-la ricerca, rendendo più efficiente ed efficace l’organizzazio-ne, potenziando la cooperazione con imprese e istituzioni del territorio, accedendo a nuove fonti di finanziamento e promuovendo una ricerca di maggior qualità in grado di at-trarre i migliori talenti internazionali.Un intervento importante risiede nel finanziamento della ricerca che richiederebbe una riduzione della frammenta-zione al fine di aumentare l’efficacia, evitare concentrazioni improprie e salvaguardare il pluralismo della ricerca.

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NELL’ATTUALE CONTESTO EVOLUTIVO DELLA

RICERCA, CHE ASSEGNA ALLE UNIVERSITÀ

UN RUOLO PREMINENTE RISPETTO ALLE

RICADUTE SULLO SVILUPPO TERRITORIALE,

E CHE VEDE IL MOLTIPLICARSI DI VISIONI E

AZIONI INTERCONNESSE, LA PIANIFICAZIONE

STRATEGICA E IL COORDINAMENTO

DELLE ATTIVITÀ ASSUME RILEVANZA

FONDAMENTALE

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Lunedì 7 aprile, alle ore 15.00, si svolgerà presso la sede di Con-findustria Salerno un seminario dedicato ai temi della Ricerca e Innovazione con approfondi-menti sul nuovo programma eu-ropeo Horizon 2020, i cui primi bandi di gara con oltre 15 miliar-di di euro di fondi previsti per il primo biennio (sui 70,2 miliardi di euro previsti in totale), sono stati pubblicati lo scorso dicem-bre, e dettagli sui progetti di ricerca industriale e diffusione dell’innovazione, promossi dal CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche.Relativamente a quest’ultimo aspetto, confindustria e CNR hanno sottoscritto un accordo per intensificare collabora-zioni e partnership in risposta alle esigenze tecnologiche ed economiche delle imprese, so-prattutto piccole e medie. Tra i punti centrali dell’intesa, segna-liamo:- il potenziamento degli stru-menti per rafforzare il trasferi-mento tecnologico;- la creazione di nuovi prodotti ad alto contenuto tecnologico;- lo sviluppo di attività di ricer-ca di eccellenza che possano attrarreinvestimenti;- la conoscenza di positive e consolidate esperienze di colla-borazione.In particolare, durante l’incontro

del prossimo 7 aprile, saranno presentate le competenze dei dipartimenti del CNR operanti nei settori agroalimentare, chimica sostenibile, materiali avanzati e tecnologie abilitanti, energia, trasporti e nuovi materiali. Saranno, inoltre, illustrate le attività svolte dallo Sportello Matema-tico per l'Industria Italiana, nato in collaborazione con le maggiori società italiane di matemati-ca applicata, al fine di sostenere le imprese italiane nell’innovazione di prodotto e di processo attraverso l’utilizzo di metodi matematici sviluppati per il conseguimento di precisi obiettivi.

RICERCA

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Settore ricerca,certif icazione e verif icaosservatorio della sicurezza

a cura dellaDirezione CentraleProgrammazione,Organizzazione e Controllo

LA NUOVA NORMAPER I LAVORI SUGLI IMPIANTI ELETTRICI

Le novità non hanno

modificato i l corpo

essenziale della

legge che riguarda,

soprattutto, le

procedure di lavoro

non sono protette (o non sono sufficien-temente protette, anche a seguito di cir-costanze particolari), sono vietati i lavo-ri di qualsiasi tipo, a meno dell’adozione di disposizioni organizzative e procedu-rali idonee a proteggere i lavoratori, si è deciso di introdurre nella nuova edizio-ne della norma la definizione di lavoro in presenza di rischio elettrico.Come risultato ciò ha permesso di spe-cificare il comportamento da tenere nel-la zona definita da distanze dalle par-ti attive superiori a quelle relative alla zona prossima e inferiori alle distanze dell’Allegato IX del decreto.Ai fini pratici è definito lavoro con ri-schio elettrico qualsiasi lavoro (elettrico o non elettrico) che si svolge con distan-ze dalle parti attive non protette infe-riori alle distanze dell’Allegato IX del decreto; tali distanze sono state indicate nella nuova norma col simbolo DA9. Questo lavoro si suddivide in elettrico e non elettrico.Il primo si ha quando la distanza di lavoro dalle parti attive accessibili è inferiore alla distanza di prossimità, chiamata DV nella norma, o quando si lavora fuori tensione su tali parti. Il lavoro non elettrico si ha quando la distanza dalle parti attive accessibili è compresa tra DV e DA9.Il lavoro elettrico deve essere eseguito da PES (persona esperta in ambito elet-trico) o PAV (persona avvertita in am-bito elettrico), oppure da PEC (persona

A f ine gennaio 2014 è stata pubbli-cata una nuova edizione (la IV)

della norma CEI 11-27 riguardante i lavori sugli impianti elettrici. La nuo-va edizione, che prende atto di alcune disposizioni legislative contenute nel Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, si basa a sua volta sulla nuova edizione della norma europea CEI EN 50110-1:2013.Le due norme sono state pubblicate contemporaneamente in modo che ne fosse possibile l ’uso congiunto e a tal f ine la norma italiana è stata redatta facendo corrispondere la numerazione degli articoli e dei paragraf i a quelli della norma europea.Le novità più significative della IV edi-zione della norma CEI 11-27 riguarda-no la definizione di lavoro in presenza di rischio elettrico, quella di zona di lavoro non elettrico (in presenza di ri-schio elettrico) e l’introduzione di alcu-ne figure professionali relative all’iden-tificazione di responsabilità riguardanti lo svolgimento dei lavori sugli impianti elettrici.Occorre porre attenzione al fatto che le novità non hanno modificato assoluta-mente il corpo essenziale della norma che riguarda, soprattutto, le procedure di lavoro.Poiché per l’art. 83 (lavori in prossimità di parti attive) del D.Lgs. 81/2008, al di sotto delle distanze dell’Allegato IX al decreto stesso, quando le parti attive

DI GIOVANNI LUCA AMICUCCIINAIL – SETTORE RICERCA, CERTIFICAZIONE E VERIFICA DIPARTIMENTO TECNOLOGIE DI SICUREZZA

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DI GIOVANNI LUCA AMICUCCIINAIL – SETTORE RICERCA, CERTIFICAZIONE E VERIFICA DIPARTIMENTO TECNOLOGIE DI SICUREZZA

comune, cioè non esperta e non avvertita, in ambito elet-trico) sotto la supervisione di PES (dove per supervisione si intende un complesso di attività, svolte prima di eseguire un lavoro, ai fini di mettere i lavoratori in condizioni di operare in sicurezza senza ulteriore necessità di controllo), oppure da PEC sotto la sorveglianza costante di PES o PAV.Per i lavoratori dipendenti la condizione di PES o PAV è attribuita dal datore di lavoro (con l’indicazione delle ti-pologie di lavori cui si riferisce), sulla base dell’istruzione, dell’esperienza e delle caratteristiche personali significati-ve dal punto di vista professionale, mentre per i lavoratori autonomi è sufficiente un’autocertificazione basata su ido-nea documentazione.Quando la distanza di lavoro dalle parti attive accessibili è inferiore alla distanza di prossimità (DV), si ha il lavoro (elettrico) in prossimità, se la distanza dalle parti attive è compresa tra DL e DV, dove DL è la distanza di lavoro sotto tensione, o il lavoro (elettrico) sotto tensione, se la distanza dalle parti attive accessibili è inferiore a DL.In bassa tensione il personale che lavora sotto tensione deve essere PES o PAV e avere un’idonea abilitazione rilasciata dal datore di lavoro (ai sensi anche dell’art. 82 del Testo Unico). I lavori sotto tensione in alta tensione sono invece

disciplinati dal Decreto 4 febbraio 2011, definizione dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni di cui all'articolo 82, comma 2), lettera c), del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e successive modifiche e integrazioni. Si noti che nella nuova edizione della norma CEI 11-27 si sono riallineati i limiti per le diverse distanze con quelli della norma europea CEI EN 50110-1, pertanto in bassa tensione si ha DL=0cm e DV=30cm. Il lavoro (elettrico) fuori tensione si ha quando l’impianto elettrico è stato messo in sicurezza, ovvero quando sono state adottate tutte le misure previste per fare in modo che le parti attive si trovino a tensione nulla o “quasi” (cioè senza presenza di tensione e/o carica elettrica).Il lavoro non elettrico può essere eseguito da PES o PAV, che adottano le procedure di sicurezza necessarie per evi-tare di lavorare a distanze inferiori a quella di prossimità (DV), oppure da PEC, sotto la supervisione di una PES o sotto la sorveglianza di PES o PAV, oppure soltanto da PEC, quando l’attività comporta mezzi o attrezzi il cui uso dà luogo al pericolo dovuto soltanto all’altezza da terra nei confronti di una linea elettrica sovrastante (in tal caso è sufficiente fare in modo che l’altezza da terra di tali mezzi o attrezzi, compresa quella di una persona e degli attrezzi o mezzi da lei maneggiati, non superi 4m se la linea è in

SICUREZZA

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LE DIVERSE ZONE DI LAVORO INDIVIDUATE DALLA IV EDIZIONE DELLA NORMA CEI 11-27

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URL cui poi lo riconsegna al termine dei lavori; nei lavori fuori tensione, verifica l’assenza di tensione e, nei casi pre-visti, verifica l’installazione della messa a terra e in corto-circuito sul posto di lavoro; adotta le procedure previste per i lavori in prossimità di parti attive; verifica all’inizio e durante l’attività, la sussistenza delle condizioni previste; controlla il comportamento del personale, relativamente all’uso di attrezzature e DPI; decide l’inizio, la continua-zione, la sospensione, la ripresa, il termine dei lavori, anche in riferimento alle condizioni atmosferiche.Mentre la URI è presente anche nella CEI EN 50110-1, la URL è presente solo nella IV edizione della norma CEI 11-27. URI e URL sono state introdotte per tener conto della suddivisione dell’attività lavorativa che avviene pres-so le aziende/società organizzate e strutturate.Per le aziende/società meno strutturate, la URI è sempre presente in quanto proprietaria dell’impianto elettrico, mentre le figure di URL, di RI, e di PL possono essere di-stinte o possono coincidere in un’unica persona, se questa ha tutte le competenze necessarie.In realtà la norma non presenta un organico aziendale rigido, ma consente qualsiasi combinazione o somma di compiti.Quello che prescrive riguarda, piuttosto, l’identificazione delle mansioni e delle relative responsabilità, per favorire la sicurezza e rendere agevole l’identificazione dei respon-sabili di comportamenti erronei durante l’esecuzione dei lavori.

bassa o media tensione (≤35kV) o 3m se la linea è in alta tensione (>35kV). Le responsabilità decisionali, organizzative e realizzative, durante i lavori sugli impianti elettrici, sono ripartite tra le seguenti figure professionali:- URI, Persona o Unità Responsabile dell’impianto elet-trico: è l’unità responsabile della gestione in sicurezza dell’impianto elettrico durante il normale esercizio. Come tale, può pianificare e programmare i lavori. Poiché è di fatto l’utilizzatore dell’impianto, ne conosce le eventuali necessita di ampliamento o di intervento ma-nutentivo. Se l’URI coincide con la RI, deve essere necessariamente una PES.- RI, Persona designata alla conduzione dell’impianto elet-trico: è la persona responsabile, durante l’attività di lavoro, della sicurezza dell’impianto elettrico.È designata dalla URI quando si debba effettuare un’atti-vità lavorativa. La RI redige i piani di lavoro; condivide la scelta meto-dologica e organizzativa del lavoro con l’URL; attua (an-che tramite delega scritta a PES o PAV) le manovre per la messa in sicurezza dell’impianto prima dell’esecuzione del lavoro; consegna l’impianto al PL e lo autorizza all’inizio del lavoro; riceve dal PL la comunicazione di conclusione del lavoro e di ripristino del normale assetto di esercizio; riconsegna l’impianto alla URI, al termine dei lavori.- URL, Persona o Unità Responsabile della realizzazione del lavoro: è l’unità a cui è demandato l’incarico di eseguire il lavoro. Può coincidere con la stessa persona che ricopre il ruolo di persona preposta alla conduzione dell’attività lavorativa (PL).Ha le seguenti responsabilità: verifica e condivisione con la RI della scelta metodologica e organizzativa del lavoro; predispone l’eventuale Piano di intervento; individuazione del PL e degli addetti al lavoro; verifica della disponibilità di procedure, attrezzature, dispositivi di protezione e mez-zi di supporto per la corretta realizzazione del lavoro; veri-fica della formazione ed eventuale idoneità degli operatori addetti al lavoro; organizzazione degli operatori. Se identi-ficata in un’unica persona, tale figura può essere ricondotta al PL, in tal caso deve necessariamente essere una PES.- PL, Persona preposta alla conduzione dell’attività lavora-tiva: è chi ha la responsabilità della conduzione operativa del lavoro.Deve possedere un’approfondita esperienza lavorativa sugli impianti elettrici su cui può operare. Deve avere la professionalità riconosciuta di PES e solo in casi particolari può essere una PAV. Il PL recepisce e con-divide l’eventuale Piano di intervento; conduce operativa-mente i lavori; prende in carico l’impianto elettrico dalla

PER I LAVORATORI DIPENDENTI LA

CONDIZIONE DI PES O PAV È ATTRIBUITA

DAL DATORE DI LAVORO (CON

L’INDICAZIONE DELLE TIPOLOGIE DI

LAVORI CUI SI RIFERISCE), SULLA BASE

DELL’ISTRUZIONE, DELL’ESPERIENZA E

DELLE CARATTERISTICHE PERSONALI

SIGNIFICATIVE DAL PUNTO DI VISTA

PROFESSIONALE, MENTRE PER I

LAVORATORI AUTONOMI È SUFFICIENTE

UN’AUTOCERTIFICAZIONE BASATA SU

IDONEA DOCUMENTAZIONE

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CREDITI DOCUMENTARI:COME PREPARARE LA FATTURA

I documenti da

presentare in uti l izzo

di un credito devono

essere preparati

nel r ispetto delle

condizioni del

credito, delle

disposizioni previste

dalle UCP 600 ICC e

della prassi bancaria

internazionale

uniforme, seguendo

la relativa gerarchia

dunque affermare che - per impostarla correttamente - una fattura deve essere emessa dal beneficiario a nome dell’or-dinante nella valuta del credito e che, a meno che non sia richiesto dal credito, la fattura non necessita né di firma, né di data. É peraltro necessario, come ben in-dica il punto c), che la descrizione delle merci deve tassativamente corrispondere a quanto indicato nel credito.La pubblicazione ISBP 681 ICC al pa-ragrafo C3, segnala che tale corrispon-denza non è da intendersi in termini speculari. Ad esempio, è accettata una descrizione dettagliata delle merci ri-portate in diverse parti della fattura che, se riunite, formano una descrizione delle merci corrispondente a quella del credi-to.Il paragrafo 54 della pubblicazione ISBP 681 ICC indica, inoltre, che la descri-zione delle merci, servizi o prestazioni deve riferirsi a ciò che è stato effettiva-mente spedito o fornito.É anche accettabile una fattura che ri-porti l’intera descrizione delle merci - così come indicato nel credito - e che dichiari ciò che è stato effettivamente spedito.Pare opportuno anche segnalare che l’art. 14 UCP 600 ICC al punto j) indica che «Gli indirizzi del beneficiario e dell’or-dinante che appaiono in un qualunque documento richiesto possono non essere gli stessi indirizzi indicati nel credito o in qualunque altro documento richiesto, ma devono indicare lo stesso Paese che

L’art. 2 UCP 600 ICC indica che “Presentazione Conforme” - in

inglese “Complying Presentation” - «si-gnifica una presentazione conforme ai termini e alle condizioni del credito, alle disposizioni applicabili delle presenti norme e alla prassi bancaria internazio-nale uniforme». Il beneficiario di un credito documen-tario dunque deve, al fine di ottenere le previste prestazioni dalla banca, pre-parare i documenti richiesti dal credito rispettando - gerarchicamente - le con-dizioni del credito, le disposizioni pre-viste dalle UCP 600 ICC e dalla prassi bancaria internazionale uniforme par-zialmente codificata nella pubblicazione ISBP 681 ICC.Analizziamo di seguito come preparare la fattura commerciale nel rispetto delle condizioni del credito e delle disposizio-ni sopra citate.

FATTURA:COSA DICONO LE UCP 600 ICCLe UCP 600 ICC dedicano alla fattura l’art. 18 che riporta, al punto a), quan-to segue: «La fattura commerciale: deve apparire essere emessa dal beneficiario; deve essere emessa a nome dell’ordinan-te; deve essere emessa nella stessa valuta del credito; non necessita di firma».Al punto c) lo stesso articolo segnala che «La descrizione delle merci, dei servizi o di altre prestazioni nella fattura com-merciale deve corrispondere a quella che appare nel credito».Da queste iniziali indicazioni, possiamo

INTERNAZIONALIZZAZIONE

DOMENICO DEL SORBO TRADE AND EXPORT FINANCE SPECIALISTwww.studiodelsorbo.com

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appare nei rispettivi indirizzi presenti nel credito. Le in-dicazioni per il contatto (telefax, telefono, e-mail e simili) facenti parte dell’indirizzo del beneficiario e dell’ordinante non saranno prese in considerazione». Il punto b) dell’art. 18 UCP 600 ICC indica che la banca (designata, confermante o emittente) «può accettare una fattura commerciale emessa per un importo superiore a quello consentito dal credito e la sua decisione sarà vinco-lante per tutte le altre parti a condizione che detta banca non abbia onorato o negoziato per un importo superiore a quello consentito dal credito».

FATTURA: IL PUNTO DI VISTA DELLE ISBP 681 ICCDi seguito si riportano ulteriori indicazioni - non esausti-ve - in merito alla corretta impostazione della fattura in riferimento a quanto indicato nei paragrafi C1-C15 della pubblicazione ISBP 745 ICC:- è possibile presentare qualunque tipo di fattura (commer-ciale, doganale, fiscale, definitiva, consolare, ecc.), se il cre-dito richiede una fattura senza ulteriori definizioni;- una fattura contrassegnata come “provvisoria”, “pro for-ma” o espressione analoga non è accettabile;- se il credito richiede la presentazione di una fattura com-merciale, sarà accettabile un documento denominato fat-tura;- la fattura può riportare sconti o pagamenti anticipati an-che se non indicati nel credito;- la fattura deve indicare il valore delle merci e riportare i prezzi unitari se presenti nel credito;- non è necessario che la fattura sia firmata o datata, salvo che sia richiesto dal credito;- la fattura non deve indicare merci non richieste dal cre-dito (per esempio campionature o materiale pubblicitario);- la quantità delle merci richiesta dal credito può variare con una tolleranza del +/-5%, (a patto che non sia vietata dal credito e che il credito non indichi un numero definito di colli o di articoli singoli).Tale variazione nella quantità non consente che l’importo dell’utilizzo ecceda l’importo del credito.

FATTURA: ORIGINALI E COPIEDi solito, i crediti documentari richiedono la presentazio-ne della fattura in un certo numero di “originali” e in un certo numero di “copie”. Ma cosa si intende per “originale” e “copia”? L’articolo 17 UCP 600 ICC stabilisce che deve essere presentato almeno un originale di ogni documento richiesto dal credito e che sarà considerato “originale” un documento che appare scritto, dattilografato, perforato o timbrato da parte dell’emittente o redatto su supporto cartaceo originale dell’emittente (in questi casi non è più necessario che il documento sia marcato originale) o che semplicemente il documento rechi un'indicazione “ori-ginal”. Il punto d) dello stesso articolo indica che «Se il

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credito richiede la presentazione di copie dei documenti, è ammessa la presentazione sia di originali che di copie». Se il credito richiede la presentazione di documenti multipli (ad esempio in due copie) tale richiesta si considera soddisfatta con la presentazione di almeno un originale e del rimanente numero di documenti in copia.Di seguito si riportano ulteriori indicazioni in merito al significato di “Originali e copie” in riferimento a quanto indicato nella pubblicazione ISBP 745 ICC:- i documenti emessi in più di un originale possono esse-re contrassegnati con Original, Duplicate, Triplicate, First Original, Second Original, ecc. Nessuna di queste espres-sioni toglie al documento la qualifica di originale.- Se un credito richiede:• “Fattura in copia” o “Fattura”: è necessario presentare un originale.• “Fattura in 4 copie”: almeno un originale e il restante nu-mero in copie.• “Una fattura in copia”: o fattura in originale o in copia.- Le copie dei documenti non necessitano di firme.- Il numero di originali da presentare deve essere almeno quello richiesto dal credito, dalle UCP 600 ICC o quello indicato dal documento quando il documento stesso indica quanti originali sono stati emessi.Per ulteriori approfondimenti in merito al significato di “originale” e “copia” si raccomanda di consultare, oltre l’art. 17 UCP 600 ICC, la dichiarazione della Commissione Bancaria di cui al documento ICC n. 470/871Rev. “The Determination of an Original Document in the Context of UCP 500 sub-Article 20(b)” che permane valida sotto la vigenza delle UCP 600 ICC.Si ricorda, infine, che come recita l’art. 3 UCP 600 ICC «Un documento può essere firmato con scrittura a mano, firma in facsimile, firma perforata, mediante stampiglia-tura, apposizione di un simbolo, ovvero utilizzando qua-lunque altro metodo meccanico o elettronico di sottoscri-zione», a meno che non sia richiesta una firma “signed by hand” o espressioni similari.In conclusione appare opportuno sottolineare che i docu-menti da presentare in utilizzo di un credito debbano essere preparati nel rispetto delle condizioni del credito, delle di-sposizioni previste dalle UCP 600 ICC e della prassi banca-ria internazionale uniforme, seguendo la relativa gerarchia.La preparazione della fattura - documento richiesto prati-camente nella totalità dei crediti documentari - è solo ap-parentemente semplice, in quanto è necessario - come visto - il rispetto di diverse disposizioni normative.Si consiglia agli operatori di preferire, ove possibile, l’uso di applicativi informatici, magari diversi dai gestionali azien-dali, che consentono una maggiore flessibilità per rispettare in pieno quanto segnalato.

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

Un incontro con

testimonianze

dirette di chi già

opera da tempo

in questi Paesi ,

con i l contributo

delle r ispettive

rappresentanze

diplomatiche

coinvolte, per

rendere la scelta di

internazionalizzarsi

quanto più

possibi le

consapevole

DI MONICA DE CARLUCCIOUFFICIO INTERNAZIONALIZZAZIONE CONFINDUSTRIA SALERNO

ALBANIA & TURCHIA,OPPORTUNITÀ A SUD EST

Albania e Turchia, due Paesi fino a poco tempo fa ritenuti di scarso interesse, sono stati al centro dell'attenzione nell’incontro tenutosi in Confindustria Salerno - il 25 marzo

- nel corso del quale diversi relatori e testimoni hanno dato prova ai nostri imprenditori che può davvero valere la pena investirvi tempo ed energie. Il seminario - intitolato “Albania & Turchia: Opportunità a Sud Est” e organizzato in collaborazione con lo Studio Legale Internazionale Nunziante Magrone di Roma e dagli studi associati di Istanbul e Tirana – ha infatti approfondito le prospettive economiche, il clima commerciale, gli strumenti finanzia-ri e legali, nonché le possibilità d’affari di questi due mercati in espansione.Presenti ai lavori - aperti dal Presidente di Confindustria Salerno Mauro Maccauro e co-ordinati e moderati da Gianmatteo Nunziante dello Studio Legale Associato Nunziante Magrone - Vera Cara, Ambasciata della Repubblica di Albania, Consigliere - Roma; Halil Sener, Ambasciata della Repubblica di Turchia - Ufficio Commerciale, Consigliere Com-merciale - Roma; Benan Ilhanli, B+B Law Firm in association with Nunziante Magrone Studio Legale Associato, Associate – Istanbul; Enyal Shuke, Shuke Law in association with Nunziante Magrone Studio Legale Associato, Partner – Tirana. Le testimonianze sono, in-vece, state affidate a Daniele A. Fanin, Intesa SanPaolo-Divisione Corporate & Investment Banking, Direzione Internazionale – Roma; Gaetano Casalaina, Indesit, Dir. Relazioni Isti-tuzionali e Internazionali – Fabriano, Ancona e Diego Pisa, Teleperformance Albania, Chief Executive Officer – Tirana. A concludere il dibattito il Vicepresidente Confindustria Saler-no, Delegato all’Internazionalizzazione Nicola Scafuro. Nunziante motiva così le ragioni di un evento dedicato proprio a questi due Paesi: «La crisi di questi ultimi anni - ha dichiarato – ha messo a dura prova il sistema imprenditoriale italiano, in molti casi colpendo realtà sane vittime loro malgrado della stagnazione economica che ha segnato le economie occidentali, della crisi di liquidità e del crollo degli ordinativi. Aprirsi a nuovi mercati in crescita e capaci

di assorbire l’offerta di prodotti con alta valenza tecnolo-gica è una scelta vincente. Il “Made in Italy”, per altro verso, continua ad avere una grande capacità attrattiva e le nostre imprese sembrano averne acquisito consapevo-lezza. L’internazionalizzazione non può andar disgiunta però da una approfondita analisi dei Paesi target: di qui la rilevanza dell’informazione che attraverso questi semina-ri si cerca di dare a chi guardi all’internazionalizzazione con vero interesse. Grazie a testimonianze dirette di chi già opera da tempo in contesti internazionalizzati e al contributo delle rispettive rappresentanze diplomatiche coinvolte, c’è modo di affacciarsi su nuovi mondi con la necessaria consapevolezza».

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TERAPIACON MICROINFUSOREPER INSULINA

GIUSEPPE FATATIPRESIDENTE FONDAZIONE ADI(ASSOCIAZIONE ITALIANA DI DIETETICA E NUTRIZIONE CLINICA)

Sempre più spesso si sente parlare di microinfusori di insulina e sistemi integrati per le persone con diabete. Ma cosa è un microinfusore, che cosa è un sistema integrato e quali sono le in-

dicazioni per l’utilizzo? I microinfusori di insulina sono dispositivi portatili di piccole dimensioni, che rilasciano insulina ad azione rapida 24 ore su 24 attraverso un tubicino sottile e una agocannula (set di infusione) inserita sottocute. La quantità di insulina rilasciata è personalizzabile in base alle esigenze. La beta cellula pancreatica di un soggetto non diabetico rilascia regolarmente piccole dosi di insulina nell'organismo per controllare i livelli di glicemia nel sangue. La quantità di insu-lina prodotta varia in base alle caratteristiche personali e a fattori come attività fisica, metabolismo, livello di stress e malattie. Durante l'assunzione di cibo, viene rilasciata una quantità extra di in-sulina per mantenere l'equilibrio glicemico. Il microinfusore imita l'azione del pancreas in quanto fornisce costantemente insulina, anche in dosi supplementari, se necessario. Può essere program-mato affinché la eroghi in continuo per controllare la glicemia tra i pasti e durante il sonno. Ai pa-sti, inoltre, il paziente può somministrarsi autonomamente un bolo di insulina. Anche chi utilizza un microinfusore deve monitorare i livelli glicemici nel corso della giornata. Il set di infusione deve essere sostituito ogni 2-3 giorni. La terapia con microinfusore è un trattamento alternativo per diabetici che seguono terapie insuliniche intensive e che sono in grado di eseguire l'autocontrollo regolare dei livelli glicemici. Il microinfusore, dunque, sostituisce le iniezioni ed è indossato ester-namente al corpo, ad esempio fissato a una cintura. Il sistema integrato monitoraggio continuo della glicemia, GCM/microinfusore rappresenta un ulteriore passo verso un miglior equilibrio glicemico. I sistemi di monitoraggio continuo della glicemia sono dei piccoli dispositivi compu-terizzati che aiutano il paziente a monitorare i livelli glicemici e a rilevare la natura e la velocità del proprio trend glicemico. L'integrazione di un microinfusore di insulina e di uno strumento di monitoraggio continuo in un unico sistema permette di controllare in maniera ottimale il diabete. L’utilizzo del sistema integrato microinfusore-monitoraggio continuo della glicemia viene ritenuto appropriato: a) quando per l’ottimizzazione metabolica si voglia ottenere una correzione estem-poranea dello schema terapeutico, basata su valori glicemici e loro “trend” secondo una modalità continuativa o intermittente, con periodico riassetto dello schema terapeutico; b) in presenza di ricorrente iperglicemia al risveglio, nel sospetto di “Hypoglycemia Unawareness” e/o di gastrope-resi). Il prezzo della terapia con microinfusore è spesso considerato un ostacolo alla sua diffusione. In realtà la terapia per microinfusione è più costosa rispetto alla classica terapia multi-iniettiva ma considerando i risultati che si possono raggiungere in termini di compenso glicemico, di riduzione delle ipoglicemie gravi e delle ospedalizzazioni nonché di prevenzione delle complicanze, la dif-ferenza potrebbe annullarsi. Certamente c’è la necessità di una selezione accurata dei soggetti che ne possono trarre beneficio e di un team specializzato che prevede la presenza di un diabetologo e di un infermiere esperti nell’impianto e nella gestione dei microinfusori e dell’autocontrollo e di una dietista che educhi i pazienti alla conta dei carboidrati, servendosi di formule per calcolare la sensibilità insulinica, le dosi e i relativi aggiustamenti a ogni bolo d’insulina.

Più costosa rispetto alla classica terapia multi-iniettiva, ma in considerazione dei risultati che si possono raggiungere in termini di compenso glicemico, di riduzione delle ipoglicemie gravi e delle ospedalizzazioni nonché di prevenzione delle complicanze, questa innovativa cura è lo stesso conveniente

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DERMATITE SEBORROICA,QUESTA SCONOSCIUTA

ANTONINO DI PIETRODERMATOLOGOwww.antoninodipietro.it

Interessa tra il 3 e il 5% della popolazione mondiale e compare su cuoio capelluto, sopracciglia, alcune parti del viso, come i lati del naso, orecchie o torace, provocando arrossamento, desqua-

mazione e prurito. Stiamo parlando della dermatite seborroica, un disturbo in costante crescita, probabilmente anche a causa dell'inquinamento. Ma come si riconosce e si cura questa malattia infiammatoria che, fortunatamente non è grave, ma genera comunque disagi?I SINTOMI E LE CAUSELa pelle affetta da dermatite seborroica presenta arrossamento, squame giallastre untuose o secche e in alcuni casi piccole croste. La maggior parte delle volte la persona colpita avverte anche prurito, spesso molto intenso. Nelle zone interessate si osserva un’alterazione del sebo, che viene prodot-to in eccesso, alimentando un particolare microrganismo, il Pityrosporum ovale o Malassezia. Trovandosi ipernutrita, la Malassezia aumenta a sua volta, provocando l’infiammazione. Le cause scatenanti non sono ancora definitivamente note, ma la comparsa è facilitata da diversi fattori, tra cui predisposizione genetica, stress, condizioni ambientali sfavorevoli, squilibri ormonali.I TRATTAMENTIPer tenere sotto controllo la dermatite seborroica, senza riuscire però a risolvere il problema, finora sono stati utilizzati diversi trattamenti. Tra le sostanze più usate, vi sono gli antimicotici, come il ketoconazolo e il feticonazolo, contenuti in shampoo e in creme specifiche. Altri rimedi seguiti per trattare la dermatite seborroica sono stati, fino a questo momento, i preparati a base di zolfo e acido salicilico. Si tratta di principi attivi naturali, utilizzabili per trattamenti prolungati e capaci di far regredire gli effetti della patologia sulla pelle e sul cuoio capelluto. Ulteriori sostanze impiegate come trattamento sono lo zinco piritione e il solfuro di selenio, contenuti in shampoo, il cui uso risulta utile se associato alla cura con antimicotici. UN RIMEDIO NUOVO ED EFFICACE Un rimedio piuttosto recente e di grande efficacia è l'alukina, composto polifunzionale naturale, costituito da allume di rocca, un minerale di origine vulcanica, acido glicirretico, estratto della liquirizia, e Retinil Palmitato, derivato dalla vitamina A. I risultati ottenuti usando l'alukina sono proprio connessi all'interazione delle sostanze che la costituiscono. L'allume di rocca, conosciuto fin dall'antichità per i suoi effetti benefici sulla pelle, svolge un'azione antisettica, antibatterica e depurativa. L'acido glicirretico è un vasocostrittore, è ossia capace di far restringere i capillari dilatati, responsabili dell'arrossamento cutaneo. Il retinolo svolge invece un'azione antiossidante, favorendo il ricambio cellulare. I risultati raggiunti appaiono decisamente positivi dopo sole due settimane, con una remissione completa, nella maggior parte dei casi, dei segni della patologia stessa. In alcuni pazienti miglioramenti sensibili iniziano a riscontrarsi già dopo una settimana di impiego regolare. Nelle situazioni più ostinate, la cura può tuttavia essere protratta senza problemi poiché l'alukina risulta ben tollerata dall'organismo, non genera assuefazione ed effetti collaterali. È stato inoltre verificato che questo tipo di trattamento riduce il rischio di ricadute rispetto ad altre tipologie di cure.

Come riconoscere e trattare una delle patologie cutanee più diffuse

SALUTE

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GALATEO:IL MOMENTO DEL CONTOAL RISTORANTE

Arriva il conto da pagare e c’è chi coglie l ’occasione per andare in bagno, chi vuole dividere anche il limoncello, chi arriva sprovvisto di contanti quando sa che

dovrà pagare alla romana, chi invece si cimenta in una maratona con lite di fronte alla cassiera per aggiudicarsi il totale barattando la discrezione con lo show off al prezzo di un paio di coperti. Ingrediente comune di questi momenti? Un drammatico, prevedibilissimo, imbarazzo. I rischi di non sapersi comportare quando si divide un tavolo, ma non sempre il conto, sono spesso in agguato: quando si ha la consuetudine di uscire in pausa pranzo con i colleghi, quando si porta fuori un cliente, in un tête-à-tête o in una rimpatriata per una pizza con gli ex compagni di liceo. Come cavarsela quindi? Si tratta di stabilire una forma nell ’essere chiari e fare in modo da non risultare mai sfacciati. In genere chi paga il conto è colui che fa l ’invito. Al momento della prenotazione, specif icate che avete uno o più ospiti, concordate prima con il direttore del ristorante o con il cameriere le modalità di pagamento, ed evitate di chiedere il conto risparmiando “il gesto” a chi avete deciso di invitare. Se siete voi ad essere stati invitati, non fate scenate. Meglio un grazie che una trat-

tativa da mercato arabo di fronte al registratore di cas-sa. Cena informale tra amici senza particolari ricorren-ze? Ognuno paga per sé, ma con delle regole precise. Se il conto è alla romana, si esce di casa muniti di ban-conote di vari tagli e spic-cioli. È straziante vedere la scena di chi passa da un an-golo del tavolo all ’altro per restituirsi i decimali. Altrettanto inelegante è l ’atteggiamento di chi paga con carta di credito e si fa dare il cash dai commensa-li. Che orrore.

NICOLA SANTINIESPERTO DI GALATEO, COSTUME E SOCIETÀwww.ttimestyle.com

L'etichetta

impone che ci si

destreggi in modo

elegante, evitando

scene imbarazzanti

difficili da digerire

BON TON

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NARCISO E L’E-BOOK

“Fai da te” o “Scritto, fatto” o “L’importante è partecipare” o “Checché se ne dica”; “Purché se ne parli” o “Molto rumore per nulla” o “Chi fa da sé per tre”.

Il self-publishing: letteralmente pubblicazione fatta da sé, risulta un’esperienza rintracciabile nel solito binomio alfabetizzazione ed elettronica nelle praticabili vie concesse dalla tecnologia prêt-à-porter. Lontani dalla scalata alla pubblicazione, auto-pubblicarsi offrirebbe a chiunque l’assun-zione di diversi o forse di tutti i ruoli del processo editoriale che fanno di un manoscritto o file un libro o un e-book. Uno sarebbe autore-scrittore-narratore-web author ed editore, redattore, correttore, grafico, impaginatore, con un click, scegliendo la piattaforma distributiva on line, e in certi casi anche distributore e probabilmente con uno sforzo ulteriore anche venditore, libraio. Che il mercato dell’editoria sia a un livello di saturazione massima è verificabile sia nelle librerie, sia in rete: la quantità è un dato sorprendente e avvilente insieme. Ma ciò che osservo non è tanto la possibilità di “farsi un libro”, quanto come e che tipo di libro, o più esattamente di prodotto, è possibile realizzar-si. Va detto anche che il self-publishing non nasce in questi anni, di questi anni è più vivace il dibattito intorno. Ogni passaggio interroga quelli precedenti o prossimi in una catena di intrecci: il self publishing fa ragionare non solo sulla filiera ma precisamente sul ruolo dell’autore, per esempio, del diritto d'autore nel digitale, delle creative commons, riguardo l'open source e vantaggi e svantaggi... a livello autoriale ed editoriale.Poichè il self-publishing non è un fenomeno neonato, ciò che vorrei evidenziare è quanto e come il contenuto o forse la stragrande maggioranza di libri o e-book autopubblicati mostri un certo indistinto riflesso del sé. Certo la rete ci ha educato all’autoreferenzialità e all’auto e all’egocentri-smo, poiché il rapporto diretto con l’altro passa sempre attraverso uno schermo nel quale effet-to-specchio, inevitabilmente ci rispecchiamo. Narcissus.me è una piattaforma di autopubblica-zione legata a Simplicissimus Book Farm: propone servizi di self-publishing a chiunque volesse un e-book. I costi sono davvero bassi, e per chi presenti un lavoro più o meno finito in ePub, con copertina, non vi sono costi opzionali. Al “pubblicatore” verrà così garantita la pubblicazione in rete sui principali siti di distribuzione editoriale, e inoltre il 60% su ogni e-book venduto. Ma Narcissus unisce, garantisce scambi fra i vari pubblicatori. Vi è un blog nel quale trovare le ultime notizie editoriali ma anche di vari utenti, oltre che uno spazio dedicato alle “storie”: chi ha pub-blicato attraverso Narcissus può condividere la sua storia (ancora una volta). Ciò che mi colpisce è notare come fra storie, e-book e sito vi sia un rapporto unidirezionale nel quale il sito sembri connotare fin da subito un atteggiamento della scrittura e del prodotto già narcisistico (per lo più relativo a storie di vita e generi di consumo)…fino sembrare che un e-book diventi il risultato realizzato di sogni e desideri irrealizzabili altrimenti. E credo ciò sia deleterio per il ruolo della scrittura. Diciamo pure che alla scrittura siamo abituati, in quanto abituati a leggere e scrivere. Svincolarci almeno dall’idea che un libro pubblicato è qualcosa che ci è dovuto perché si può e perché abbiamo qualcosa da raccontarci. E torniamo, mi pare, ad essere allora dei pubblicatori? Nel far circolare una storia circola informazione, di cui noi stessi siamo la fonte e la ricezione.

ROBERTA BISOGNOCOLLABORATRICE C/O LABORATORIO DI EDITORIA ELETTRONICAUNIVERSITÀ DI SALERNO

Lontani dalla scalata alla pubblicazione, auto-pubblicarsi offre a chiunque l’assunzione di diversi o forse di tutti i ruoli del processo editoriale che fanno di un manoscritto o file un libro o un e-book

RENDEZ-VOUS.ZERO

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FINISTERRE

PICCOLI RACCONTIDAL NOVECENTO:OMAGGIO A MANLIO SGALAMBRO

Che uomo straordinario è stato Manlio Sgalambro (scomparso a 90 anni lo scorso 6 marzo). Straordinario per la scuderia densissima delle sue scrit-

ture (una saggistica rigorosamente Adelphiana), per la sua sicilianità vissuta con aristocratico orgoglio, per le sue adorazioni verso Nietzsche e Cioran, per l'amicizia produttiva con Franco Battiato (con cui dal 1994 creerà un magnifico sodalizio artistico), per la sua formazione parigina tra “biblioteche e bordelli” (apprendistato giovanile raccontato nel 2009 con il suo “Del delitto”), per la sua notorietà franco/ispanico/tedesca. Per alcuni “semplicemente” straordinario perché ha saputo trasporre il concetto heid-deggeriano di “cura” (inteso come unico dato dell'esserci) in una delle più belle e roman-tiche canzoni del Novecento («Supererò le correnti gravitazionali/ lo spazio e la luce per non farti invecchiare;/ ti salverò da ogni malinconia./ Perché sei un essere speciale/ ed io avrò cura di te./ Io sì che avrò cura di te»). Manlio Sgalambro è stato un vero filosofo nel senso che li ha vissuti fino in fondo i

concetti che studiava. Tra slanci rigoristi e insegnamenti magistrali (decisamente destabilizzanti per la routine universitaria) ha portato avanti un'idea di nichilismo che si è sontuosamente mossa tra comunismo eretico, “anima razionale”, viaggi nella metafisica, rapidità del pensiero, moti segreti dell'anima, poteri taumaturgici della parola, riscoperte della consolazione. Il tutto quasi sempre attraverso una scrittura che sembra rimandare ai grandi trattatisti seicenteschi. Un pensatore estremo, Sgalambro. Un battitore libero che scriveva per necessità sferzante e caustico desiderio, di certo non per scadenze accademico-concorsuali o per obblighi di contratti editoriali. Insomma un “filosofo solitario” che non ha mai dimenticato il comunque esserci come primo im-perativo. Perché dentro il suo scrivere e raccontare di passioni e silenzi, dolenze e crudezze, risenti-menti ed empietà...l'esserci si affacciava in continuazione. Un esserci che aveva la maschera allegra e triste delle canzoni: quelle scritte (non solo per il Magister Battiato, ma anche per Adriano Celentano, Carmen Consoli, Milva, Patti Pravo, Fiorella Manno-ia) e quelle cantate (come non ricordare le sue performance nelle quali masticava la malinconia di “Moon River” e il catalogo libertario di “Me gustas tu”). Un esserci che nella sua soave quotidianità e aspra inquietudine giammai ha abbandonato questo filosofo dalle nichiliste fondamenta. Questo camminatore della notte. E sì, la notte. Quel luogo magnifico, ha scritto Sgalambro, dove “Ci si trascina per le vie e si parla tra sé. Il dialogo alligna di giorno e risuona dei suoi traffici ignobili. Di notte si monologa. Come dei re”. Perché è di notte che dobbiamo cercare la verità dei nostri pensieri. Perché è di notte che i pensieri non esigono più la cautela del dialogo o la retorica dello scambio dialettico con “gli altri”. Perché è di notte che l'unica verità possibile nasce: ascoltarci. Ascoltarci senza rutilanti mediazioni, senza “amicali” interlocutori, senza poterci auto-assolvere con ipocriti “passerà” o “è soltanto un brutto periodo”, senza vigliacchi alibi dovuti a stress da professione, senza aspettare nulla (perché nulla più abbiamo da perdere). Insomma, la notte ci rende liberi e feroce-mente sinceri (almeno con noi stessi).

ALFONSO AMENDOLADOCENTE DI SOCIOLOGIA DEGLI AUDIOVISIVI SPERIMENTALIUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO

MANLIO SGALAMBRO

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L'attualità del passato e, assieme, il consumo inesorabile del presente. Di un presente che, sotto i colpi dell'obsolescenza,

diviene fin troppo rapidamente rovina, lacerto di letture impossi-bili, spazio costellato da umori differenti, luogo incompleto e in-compiuto dell'agire umano, sguardo sospeso tra passato e futuro. Partendo da un tempo, il nostro, che vive altalenante tra tensioni opposte – in una condizione che è stata definita, per tempo, po-ststorica –, dal prossimo 7 maggio fino al 15 novembre 2014, la Fondazione Filiberto Menna, in collaborazione con la Provincia di Salerno, riflette sull'imperfezione stessa del tempo, sulle sue declinazioni e sulle sue inafferrabili eterogeneità. Attraverso cin-que sguardi presenti sulla realtà complessa del Museo Archeolo-gico Provinciale, grazie ad azioni artistiche progettate e realizzate per l'occasione, temporanee mutazioni estetiche tese a rileggere il passato e ad interagire con lo spazio espositivo, Tempo Imperfet-to. Sguardi presenti sul Museo Archeologico Provinciale di Sa-

lerno (questo il titolo scelto per definire il ciclo di mostre) mette a confronto alcuni artisti italiani di respiro internazionale – Elena Bellantoni, Fabrizio Cotognini, Giulia Palombino, Gian Maria Tosatti e Ivano Troisi – con le collezioni del Museo e con la sua luminosa architettura, uno dei più importanti e apprezzati progetti dell'architetto Ezio De Felice. Gli interventi, che si succederanno fra la primavera e l'autunno del 2014, saranno tutti realizzati in situ dagli artisti, che attraverso linguaggi differenti – dal video alla fotografia, della pittura al ready made, dall'installazione all'e-stroflessione performativa – proporranno la lettura di un contesto (quello del museo, appunto) che è luogo di conservazione e, nel contempo, di produzione della memoria, spazio pubblico che vive della relazione con la comunità, nel dialogo con i visitatori che sempre più sono al centro del

sistema espositivo. In occasione dell'inaugura-zione delle singole instal-lazioni (per ciascuna delle quali verrà individuato uno specifico ambito all’interno come all’esterno del Mu-seo) ogni artista sarà coin-volto in una fondamentale conversazione critica dedi-

cata alla sua ricerca e alle ragioni che hanno guidato la realizzazione del progetto per il Museo Archeologico Provinciale. A conclusione della mostra, una tavola rotonda metterà in luce aspetti e questioni legate al rapporto tra archeologia e arte del presente.

ARTE

IL TEMPO IMPERFETTO DELL'ARTE,5 SGUARDI PRESENTI SUL MUSEOARCHEOLOGICO PROVINCIALE DI SALERNO

DI ANTONELLO TOLVECRITICO D'ARTE

E STEFANIA ZULIANIDOCENTE DI STORIA E TEORIA DEL MUSEO CONTEMPORANEOUNIVERSITÀ DI SALERNO

CALENDARIO MOSTRE

TEMPO IMPERFETTO.SGUARDI PRESENTI SUL MUSEO ARCHEOLOGICO PROVINCIALE DI SALERNO

FABRIZIO COTOGNINI > 1 DA MERCOLEDÌ 7 MAGGIO A SABATO 7 GIUGNO

ELENA BELLANTONI > 2 DA MERCOLEDÌ 11 GIUGNOA VENERDÌ 11 LUGLIO

GIULIA PALOMBINO > 3 DA MERCOLEDÌ 16 LUGLIOA SABATO 6 SETTEMBRE

GIAN MARIA TOSATTI > 4 DA MERCOLEDÌ 10 SETTEMBRE A VENERDÌ 10 OTTOBRE

IVANO TROISI > 5 DA MERCOLEDÌ 15 OTTOBREA SABATO 15 NOVEMBRE

FABRIZIO COTOGNINISTUDIO DI UNA SCULTURASULL'APOLLO.2014, TRITTICO.COURTESY DELL'ARTISTAE PROMETEO GALLERYLUCCA-MILANO

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IL SEGNALIBRO

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a cura di Raffaella Venerando

a cura di Vito Salerno

Questo film è il terzo capitolo di una saga di successo iniziata nel 1995. Infatti, i protagonisti, Jesse e Celine, si sono incontrati per la prima volta a vent’anni in Prima dell’Alba (1995), per ritrovarsi a

trent’anni in Before Sunset - Prima del Tramonto (2004) e ora, in Before Midnight, affrontano il pas-sato, il presente, il futuro, la famiglia e l’amore. All’aeroporto di Kalamata, in Grecia, l’americano Jesse (Ethan Hawke) sta salutando il figlio Hank (Seamus Davey-Fitzpatrick) che si prepara a tornare negli Stati Uniti, dalla madre, dopo aver trascorso una indimenticabile estate con la nuova famiglia del padre. Uscito dall’aeroporto, Jess ritrova la sua famiglia: Celine (Julie Delpy) e le loro due gemelle Ella e Nina (Jennifer e Charlotte Prior). Tra le colline rocciose della Messinia, in macchina, immersi in un panorama dalla bellezza austera, Jesse e Celine discorrono sulla loro vita lontana da Hank; sulla carriera di Celine; sulla commistione tra antico e moderno nel paesaggio circostante. Jesse propone di lasciare la loro casa a Parigi per trasferirsi negli Stati Uniti, ma Celine ha chiuso la sua parentesi americana e non ha alcun desiderio di tornare.La lunga storia insieme ferve tra di loro. Jesse è un romanziere di successo. Si trova in Grecia insieme alla famiglia come ospite presso il bucolico ritiro di un maturo scrittore, Patrick (Walter Lassally). I suoi voli pindarici affabulano la compagnia, composta di calorose coppie greche, ma Celine, il cui trascorso è

stato decisivo per i romanzi semi-autobiografici del marito, e quindi per la sua carriera, sembra un po’ stanca di interpretare la seducente musa francese nel mondo fittizio che lui ha creato e descrive. Come regalo di benvenuto, i padroni di casa hanno prenotato per Jesse e Celine una camera in un lussuoso resort sul mare, offrendosi di badare alle gemelle per quella notte. Celine avverte l’attrito tra lei e Jesse e vorrebbe rifiutare, ma gli amici insistono. Si incamminano così nella spettacolare campagna, perdendosi nei vicoli, tra i villaggi, mentre chiacchierano, si punzecchiano, discutono, flirtano. Ma la realtà irrompe: il carico di figli, lavoro, ambizioni, delusioni; il flusso e riflusso della passione; le tensioni legate alla crescita e all’approfondirsi di una relazione. Alla fine, quella che si era prospettata come un notte idilliaca tutta per loro, li metterà alla prova in un modo assolutamente inaspettato.

Le vite degli individui sono rette parallele che s’incontrano all’infinito, in un orizzonte illusorio, sono impulsi che corrono avanti e indietro, s’inseguono, talora s’intravedono o si sognano reciprocamente,

più spesso si mancano. María è una mite casalinga di un barrio povero di Buenos Aires, vedova di un muratore di origini italiane.Gli uomini che hanno preso il potere in Argentina hanno fatto sparire i suoi due figli, i gemelli Pablo e Miguel. María cerca una risposta, vuole la verità, e per questo viene imprigionata, torturata, esiliata. La sua vicenda si sovrappone a quella di Mercedes, figlia e moglie di due militari di quella giunta che reprime nel sangue ogni forma di opposizione.Anche Mercedes è madre di due gemelli, Nacho e Mari. I bambini le sono stati consegnati alla nascita, figli di un’attivista politica arrestata e poi scomparsa. Sono cresciuti in una famiglia che non è la loro, all’oscuro di tutto. Nato come spettacolo sul tema dei desaparecidos, frutto di un’inchiesta condotta sul campo a Buenos Aires, L’ultima madre è un potente affresco ispirato ai grandi romanzi della letteratura sudamericana: destini che procedono asimmetrici nel tempo e nello spazio, ma indissolubilmente intrec-ciati, personaggi che appaiono a un angolo di strada o svaniscono senza lasciare traccia, che si ergono a divinità del male, mutano pelle come serpenti, impazziscono, frugano disperatamente nei bassifondi dell’animo alla ricerca della propria identità. Quell’identità negata a molti negli anni bui della dittatura e che solo alcuni hanno potuto recuperare grazie al lavoro straordinario delle nonne di plaza de Mayo.

BEFORE MIDNIGHT > RICHARD LINKLATER

L'ULTIMA MADRE > GIOVANNI GRECO

CollanaINDIES FELTRINELLIPagg 384Euro 17,00

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