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Creazione e monitoraggio delle strategie aziendali

Date post: 03-Jul-2015
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L’organizzazione aziendale è – secondo Henry Minzberg – un insieme stabile di attori indirizzati verso un comune obiettivo generale che, al fine di realizzarlo, ricorrono ad una divisione del lavoro e a delle modalità di coordinamento e controllo. Abbiamo in questa definizione tre ingredienti, dei quali due palesi e uno nascosto: l’organizzazione aziendale è costituita da una strategia, che fissa i comuni obiettivi generali, da una struttura, che determina la divisione, il coordinamento e il controllo dell’organizzazione e da una cultura aziendale. La strategia è un tema unificatore che conferisce coerenza e unicità di direzione alle azioni e alle decisioni di un individuo o di una organizzazione. Le due componenti fondamentali dell’analisi strategica sono: - Creazione del valore (scelta del valore, risorse umane e materiali) - Cattura del valore (analisi settoriale, segmentazione del mercato, scelta del target a cui puntare) La struttura organizzativa è la creazione sociale di compiti, ruoli e relazioni che facilita l’efficace coordinamento e il controllo di un gruppo che deve raggiungere un obiettivo comune. La struttura organizzativa è contraddistinta dalla presenza di meccanismi di integrazione e differenziazione. - La differenziazione è l’insieme di meccanismi che permette di stabilire e controllare la divisione del lavoro, o il grado di specializzazione, nell’organizzazione. Sono, quindi, meccanismi di differenziazione, la suddivisione di compiti e ruoli. Tali meccanismi sono funzionali ad un efficace coordinamento tra individui differenti che compiono attività separate in vista di un unico risultato finale. - L’integrazione è il processo di coordinamento tra le diverse mansioni, funzioni e divisioni, finalizzato a far si che lavorino in maniera armonica e non l’uno contro l’altro. Per integrazione si intende - in altri termini - l’attività che consente di riportare ad un’unità di intenti gli sforzi prodotti dai singoli ruoli. La cultura aziendale è l’insieme di pratiche e abitudini che si consolidano all’interno di un’organizzazione. Definire da subito quali pratiche e quali routine sono auspicabili e quali sono da considerare deprecabili costituisce sicuro volano di crescita, poiché riduce le frizioni che interverranno durante le fasi di cambiamento organizzativo. Il workshop punta la sua attenzione sulla componente strategica dell’azienda. In particolare, durante l’incontro, risponderemo alle seguenti domande: 1) Come si collega la struttura organizzativa alla strategia? 2) Qual è il nesso tra la vision aziendale e le strategie? 3) Come si costruisce una mappa delle proprie strategie? 4) Qual è l’orizzonte temporale delle strategie? 5) Come si monitorano le strategie aziendali, ed in particolare, chi è deputato al monitoraggio?
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Creazione e monitoraggio delle strategie aziendali Relatore: Francesco Messina

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CentoCinquanta guida il management nella riorganizzazione aziendale e ne assicura il suo controllo. Crea valore per le imprese, condividendo le sfide d'imprenditori e manager e costruendo rapporti di partnership di lunga durata.

La nostra vision

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Le nostre mission

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Gestire l’ordinaria amministrazione Gestire il cambiamento

?

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Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare.

Seneca

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I cinque passi della creazione della mappa strategica

• I step: assessment • II step: Balanced Scorecard Team • III step: strategie aziendali • IV step: obiettivi • V: mettere tutto insieme

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I step: assessment

1. stabilire la mission 2. la vision 3. gli obiettivi strategici 4. le prospettive e i fattori critici per il

successo delle iniziative.

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Creare il Balanced Scorecard Team: stabilire un forte legame tra ciascun membro del team e l’obiettivo complessivo che vogliamo costruire, sviluppare una comunicazione adeguata (calendario condiviso, cartella online dove reperire i file, chi sostituisce i membri assenti, etc). Il piano di comunicazione deve includere i temi e la periodicità con la quale saranno condivise le informazioni all’interno del team e che verranno divulgate all’esterno del team tra gli impiegati.

II step: Balanced Scorecard Team

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In questa fase il focus è la comprensione della strategia, della cultura e delle capacità dell’organizzazione al fine di specificare gli obiettivi strategici, le prospettive e i fattori critici per il successo (ciò che l’organizzazione deve fare bene per raggiungere gli obiettivi strategici).

III step: strategie aziendali

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IV step: obiettivi

Durante questa fase la strategia di business è scomposta in parti più piccole, dette obiettivi. Gli obiettivi sono i mattoni di base della strategia, i componenti o le attività che permettono alla strategia d’essere completata.

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V step: mettere tutto insieme Questa permette di identificare i legami (le connessioni Se – Allora). Gli obiettivi, i componenti primi della strategia, sono connessi e collocati nelle prospettive. La relazione tra le componenti della strategia è utilizzata per identificare i “Key Performance” di ciascuna strategia che, presi insieme, creano il percorso di successo. Possiamo a questo punto inserire una matrice che contenga nelle prime due colonne le prospettive e le iniziative e nella colonna successiva i fattori critici per il successo delle iniziative e gli obiettivi per ogni fattore critico del successo.

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Dimensione Iniziativa Fattori critici del successo

Obiettivi Responsabile

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Si sviluppano adesso i sistemi di misurazione delle performance. Questo sistema giova a tracciare i progressi strategici ed operativi. Al fine di sviluppare un sistema di performance utile bisogna catturare i risultati desiderati dal management e i processi utilizzati per produrre questi risultati. I risultati desiderati sono misurati dalla prospettiva interna ed esterna al cliente e i processi sono misurati dalla prospettiva dei processi interni e delle attività necessarie per raggiungere le esigenze del cliente.

Sistemi di misurazione delle performance

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La mappa strategica vista al punto precedente può aiutare a costruire un sistema di misurazioni di performance per ciascun obiettivo. A quel punto guardiamo alle misure che riteniamo critiche per assicurare il successo generale (Key Performance Drivers).

Le relazioni tra i risultati che vogliamo ottenere e i processi necessari a ottenerli devono essere ben compresi prima di assegnare le misurazioni di performance.

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Errori tipici: 1

1. tendenza a identificare troppe misure, sperando che alcune siano buone per rappresentare la misura della performance. Una volta identificate molti indicatori bisognerà lanciarsi alla ricerca dei dati (spesso non facilmente rintracciabili) e il lavoro può diventare presto ingestibile.

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Errori tipici: 2

2. giungere subito a conclusioni affrettate circa gli indicatori giusti, senza porre l’attento giudizio che questa fase delicata merita. Ciò che può accadere, quindi, è l’ottenimento di numerosi indicatori, privi di significato o con scarso significato, che poco si adattano a rappresentare la vision, la mission e la strategia dell’azienda.

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Gli indicatori sono un mezzo, non un fine. Devono essere un mezzo per migliorare il processo decisionale. Il criterio per togliere gli indicatori superflui deve quindi essere in risposta alla domanda: è importante per eseguire bene la strategia ed ottenere un processo che opera in modo efficace? Se la risposta è positiva, è un indicatore da tenere in considerazione, altrimenti non lo inseriremo nella Balanced Scorecard. Presentiamo adesso una modalità per estrapolare Key Performance Indicators e le iniziative di performance durante i workshop con il team che dovrà elaborare la Balanced Scorecard, il c.d. modello logico.

Errori tipici: Come evitarli?

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Questo modello ci permette di esplorare la relazione tra quattro tipologie di misurazione delle performance: Input (ciò che usiamo per produrre valore), Processi (come trasformiamo gli input in prodotti e servizi), Output (cosa produciamo) e Outcome (cosa otteniamo). Questo modello rafforza la logica della mappa strategica mostrando la relazione tra le attività che producono buoni risultati. Per le organizzazioni pubbliche, valido alcune volte per il settore privato, è il caso di aggiungere un’altra categoria: intermediate outcomes, per catturare le trasformazioni intermedie che sussistono tra ciò che produciamo e ciò che vogliamo ottenere.

Modello logico

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Ecco quindi come funziona la logica dei perché reiterati:

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Se il problema è complesso

Esempio: 1)Non riusciamo ad avere elevati standard nel servizio alla clientela 2)Il cliente non compra più come prima 3)I marmi del Lincoln Memorial si stanno rovinando…

Quando un problema è complesso?

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