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dei costruttori europei grandi, il secondo in Italia. La ... · per cento delle azioni in mano...

Date post: 15-Feb-2019
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Grandi Sistemi Seconda tappa del nostro viaggio alla scoperta dei grandi sistemi informatici. Questa volta tocca a Bull, la multinazionale francese che occupa il terzo posto nella classifica dei costruttori europei e, per quanto riguarda i sistemi medi e grandi, il secondo in Italia. La società è nata in Norvegia, ha lavorato con partner di altre nazioni che ne hanno a volte modificato l'identità e presenta una gamma di prodotti e di soluzioni molto variegata, che riflette le vicissitudini di una storia complessa. Una storia che, sotto molti aspetti, può essere utile per capire l'evoluzione di tutta la grande informatica Bull: il proprietario è ospite di Manlio Cammarata L'informatica italiana è nata qui. a Caluso. nel Canavese. Da questo stabili- mento usci 1'0livetri ELEA. Oggi è la fabbrica delle stampanti Bull Compuprint. S tavo per intitolare questo pezzo ((Bull, una realtà italiana». Avreb- be fatto piacere alle persone che, con rara efficienza, mi hanno fornito gran parte delle informazioni che state per leggere. Ma sarebbe stata un'affer- mazione quanto meno esagerata. Per- ché è vero che Bull è una presenza attiva in Italia fin dagli albori dell'infor- matica e che ancora oggi i suoi stabili- menti nel nostro paese costituiscono una realtà consolidata, ma stiamo par- lando di una multinazionale che ha il suo quartier generale in Francia e partner in tutto il mondo. Q'altra parte oggi tutti i grandi fornito- ri del settore informatico hanno una dimensione internazionale, con alleanze e partnership che rendono difficile l'at- tribuzione di etichette di ((denominazione d'origine controllata». Anzi, nel caso di Bull, l'origine non è quella che traspare dalla situazione attuale. Una storia tormentata Corre l'anno 1919 quando il giovane ingegnere norve- gese Fredrik Rosing Bull ot- tiene il brevetto per una macchina a schede perforate per calcoli statistici. Il primo esemplare viene acquistato dopo da una compagnia di assicurazioni di Osio. Dopo la prematura scomparsa di Bull una società svizzera, la H. W., inizia a costruire le macchine Bull a Zurigo, e nel MCmicrocomputer n. 117 - aprile 1992 1931 apre uno stabilimento a Parigi. Inizia così la storia francese dell'azien- da, che nel 1933 diventa la CMB, Com- pagnie des Machines Bull. Con gli sviluppi dell'informatica nel primo dopoguerra la CMB si converte alle nuove tecnologie e nel '51 lancia il modello Gamma 3, uno dei primi elabo- ratori per il calcolo scientifico. Nel '62 viene siglato un accordo con la NEC (Nippon Electric Corp.), ancora oggi partner di Bull, che in questo modo può accedere alle tecnologie occidentali. Nel '64 la statunitense Generai Electric ac- quista la maggioranza del pacchetto azionario della casa francese, che diven- ta Bull Generai Electric. La CM B assu- me il ruolo di holding. Nel 1970 Generai Electric cede la maggior parte delle sue attività nel settore informatico alla Ho- neywell e Bull Generai Electric diventa Honeywell Bull. Nel 76 la Bull pone le basi per il suo attuale assetto, fonden- dosi con la Cll (Compagnie Internationa- le pour l'lnformatique), controllata dallo Stato francese. La Cli Honeywell Bull è per il 53 per cento di proprietà statale e per il restante 47 per cento della Ho- neywell. Nell'83 ritorna il nome Bull, con il 97 per cento delle azioni in mano dello Stato, ma nell'87 si torna indietro: la Honeywell Bull Inc. vede di nuovo in primo piano il partner americano, men- tre la presenza dei giapponesi della NEC sale al 15 per cento. Ancora passaggi di mano nell'88, quando la Compagnie des Machines Bull acquista il controllo della Honeywell Bull. L'anno dopo l'ultimo cambiamento di no- me: Bull HN Information Sy- stems. E siamo alla storia recen- te: nel '90 CMB acquista la Zenith Data Systems per rin- forzare l'offerta nel settore dei personal e l'anno scorso il Gruppo Bull acquisisce il controllo totale delle affiliate Bull HN; NEC scambia il suo 15 per cento in Bull HN con una quota di pari valore in CMB (oggi NEC controlla il 4,7 per cento delle quote della Compagnie des Machi- nes Bull) L'ultima novità, che risale a pochi mesi fa, è l'ingresso di IBM, con una quota anco- ra da definire e che potrebbe 115
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Grandi Sistemi

Seconda tappa del nostro viaggio alla scoperta dei grandi sistemi informatici. Questavolta tocca a Bull, la multinazionale francese che occupa il terzo posto nella classifica

dei costruttori europei e, per quanto riguarda i sistemi medi e grandi, il secondo inItalia. La società è nata in Norvegia, ha lavorato con partner di altre nazioni che nehanno a volte modificato l'identità e presenta una gamma di prodotti e di soluzionimolto variegata, che riflette le vicissitudini di una storia complessa. Una storia che,

sotto molti aspetti, può essere utile per capire l'evoluzione di tutta la grandeinformatica

Bull:il proprietario è ospite

di Manlio Cammarata

L'informatica italiana è nata qui. a Caluso. nel Canavese. Da questo stabili-mento usci 1'0livetri ELEA. Oggi è la fabbrica delle stampanti Bull Compuprint.

Stavo per intitolare questo pezzo((Bull, una realtà italiana». Avreb-be fatto piacere alle persone che,

con rara efficienza, mi hanno fornitogran parte delle informazioni che stateper leggere. Ma sarebbe stata un'affer-mazione quanto meno esagerata. Per-ché è vero che Bull è una presenzaattiva in Italia fin dagli albori dell'infor-matica e che ancora oggi i suoi stabili-menti nel nostro paese costituisconouna realtà consolidata, ma stiamo par-lando di una multinazionale che ha il suoquartier generale in Francia e partner intutto il mondo.

Q'altra parte oggi tutti i grandi fornito-ri del settore informatico hanno unadimensione internazionale, con alleanzee partnership che rendono difficile l'at-tribuzione di etichette di((denominazione d'originecontrollata». Anzi, nel casodi Bull, l'origine non è quellache traspare dalla situazioneattuale.

Una storia tormentataCorre l'anno 1919 quando

il giovane ingegnere norve-gese Fredrik Rosing Bull ot-tiene il brevetto per unamacchina a schede perforateper calcoli statistici. Il primoesemplare viene acquistatodopo da una compagnia diassicurazioni di Osio. Dopola prematura scomparsa diBull una società svizzera, laH. W., inizia a costruire lemacchine Bull a Zurigo, e nel

MCmicrocomputer n. 117 - aprile 1992

1931 apre uno stabilimento a Parigi.Inizia così la storia francese dell'azien-da, che nel 1933 diventa la CMB, Com-pagnie des Machines Bull.

Con gli sviluppi dell'informatica nelprimo dopoguerra la CMB si convertealle nuove tecnologie e nel '51 lancia ilmodello Gamma 3, uno dei primi elabo-ratori per il calcolo scientifico. Nel '62viene siglato un accordo con la NEC(Nippon Electric Corp.), ancora oggipartner di Bull, che in questo modo puòaccedere alle tecnologie occidentali. Nel'64 la statunitense Generai Electric ac-quista la maggioranza del pacchettoazionario della casa francese, che diven-ta Bull Generai Electric. La CM B assu-me il ruolo di holding. Nel 1970 GeneraiElectric cede la maggior parte delle sue

attività nel settore informatico alla Ho-neywell e Bull Generai Electric diventaHoneywell Bull. Nel 76 la Bull pone lebasi per il suo attuale assetto, fonden-dosi con la Cll (Compagnie Internationa-le pour l'lnformatique), controllata dalloStato francese. La Cli Honeywell Bull èper il 53 per cento di proprietà statale eper il restante 47 per cento della Ho-neywell.

Nell'83 ritorna il nome Bull, con il 97per cento delle azioni in mano delloStato, ma nell'87 si torna indietro: laHoneywell Bull Inc. vede di nuovo inprimo piano il partner americano, men-tre la presenza dei giapponesi della NECsale al 15 per cento. Ancora passaggi dimano nell'88, quando la Compagnie desMachines Bull acquista il controllo della

Honeywell Bull. L'anno dopol'ultimo cambiamento di no-me: Bull HN Information Sy-stems.

E siamo alla storia recen-te: nel '90 CMB acquista laZenith Data Systems per rin-forzare l'offerta nel settoredei personal e l'anno scorsoil Gruppo Bull acquisisce ilcontrollo totale delle affiliateBull HN; NEC scambia il suo15 per cento in Bull HN conuna quota di pari valore inCMB (oggi NEC controlla il4,7 per cento delle quotedella Compagnie des Machi-nes Bull)

L'ultima novità, che risalea pochi mesi fa, è l'ingressodi IBM, con una quota anco-ra da definire e che potrebbe

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GRANDI SISTEMI

L'accordo IBM-Bull

DPS 6000 e 7000: proprietari ma apertile serie DPS 6000 e DPS 7000 sono costituite da minisistemi multiprocessore (le

macchine entry-Ievel della serie 6000 sono monoprocessor), basati rispettivamente suisistemi operativi GCOS6e GCOS7. l'apertura a UNIX è presente nei mini della serie DPS6000, in cui la nuova versione del sistema operativo GCOS6/HVSoffre l'accesso a basi didati distribuite su sistemi UNIX, sfruttando il protocollo standard TCP/IP. In questo modogli archivi appaiono residenti su un sistema unico.

Sui mini DPS 7000 la recente versione Release V6 del sistema standard su base UNIX,implementati su mini, non raggiungono le prestazioni di Ol TP possibili sui sistemiproprietari, soprattutto nel caso di mainframe.

condivisi dalla maggior parte degli altricostruttori: oggi il cliente non chiedepiù di acquistare «un computer», mavuole risolvere i suoi problemi attraver-so un sistema informatico. Il che signifi-ca prima di tutto adottare un'architettu-ra di sistema definita, ma flessibile, e inmolti casi non legata a un solo fornitore.

La risposta Bull a questa esigenza sichiama DCM, Distributed ComputingMode!' Definire in sintesi il DCM non èfacile. Si tratta di un «modello architet-turale» all'interno del quale trovano po-sto le soluzioni specifiche per i diversitipi di applicazione, che vanno dal pro-prietario allo standard, con una notevoleapertura ai sistemi proprietari di altremarche, in particolare IBM. In altri ter-mini, l'idea Bull di sistema aperto noncoincide con gli standard, ma si basa suun'architettura globale, che adotta glistandard insieme alle soluzioni proprie-tarie. In questo modo l'utente vede lefunzioni di cui ha bisogno indipendente-mente dall'architettura sulla quale lefunzioni stesse sono implementate. Inpratica il DCM è composto da una seriedi moduli funzionali, che da una partedialogano con l'utilizzatore, e dall'altracon le soluzioni hardware-software checostiuiscono il sistema.

Il mattone fondamentale dei meccani-smi di integrazione del DCM si chiama

Soluzioni informatiche: il DCM

Lo slogan che accompagna il marchioBull, «Computer e soluzioni informati-che» non rende completamente l'ideadell'impostazione commerciale della so-cietà. Infatti l'offerta Bull vede in primopiano le soluzioni informatiche, e all'in-terno di queste le linee dei prodottihardware e software. Questa visionedel mercato è fondata su argomenti

Alla fine di gennaio di quest'anno ha suscitato un certo rumore la notizia di un accordotra IBM e Bull, con l'acquisizione di una quota ancora da definire del capitale dellamultinazionale francese da parte del colosso americano. le intese tra le due societàprevedono l'adozione da parte di Bull della tecnologia POWER degli elaboratori IBM conprocessore RISC,che assicurerà la compatibilità tra le macchine UNIX delle due case, e lafornitura di personal computer Zenith, oggi sussidiaria di Bull, alla casa di Armonk.

Inoltre Bull e IBM lavoreranno insieme per accelerare l'introduzione dei sistemi aperti astandard OSF (ambedue sono tra i fondatori di Open Systems Foundationl, e siscambieranno le licenze per le architetture di comunicazione nelle aree OSI (standard) eSNA (proprietaria IBM). I laboratori di ricerca francesi delle due case svilupperannoinsieme applicazioni in ambito AIX, l'UNIX di IBM. Altri accordi prevedono di costruirecongiuntamente apparecchiature per un valore di centinaia di milioni di dollari l'anno.

AI di là dei risultati immediati per i due contraenti (migliore penetrazione sul mercatoeuropeo per IBM, vantaggi finanziari per Bulll, l'accordo rivela le strategie delle due caseper il prossimo futuro: sviluppo dei sistemi UNIX da una parte e ingresso di Bullnell'accordo IBM-Apple per lo sviluppo del nuovo sistema operativo e delle architetturemultimediali.

essere compresa tra il 5 e il 10 percento. Il valore dell'accordo non è tantonella partecipazione azionaria, relativa-mente modesta, ma nelle conseguenzesul piano tecnologico e commerciale.Infatti, se con questo accordo IBMaumenta le sue possibilità di penetrazio-ne sul mercato europeo, Bull ha acces-so alla tecnologia RISC, nella quale erain ritardo, che probabilmente sarà lacarta vincente per i medi sistemi deiprossimi anni. Con gli accordi tecnologi-ci, che prevedono uno scambio diknow-how nei due sensi, Bull si inseri-sce anche nella «task force» costituitada IBM e Apple per gli sviluppi delmultimediale.

La presenza di Bull in Italia risale al1949, quando Olivetti, allora produttoredi macchine per scrivere, entra nel set-tore dell'elettronica con un accordo conla CMB, dando vita alla Olivetti-Bull perla distribuzione dei calcolatori a schedeperforate costruiti dalla casa francese.Nasce quindi con la collaborazione diBull il primo calcolatore elettronico ita-liano, l'ELEA (ELaboratore ElettronicoAutomatico), venduto dal 1959 al '64 indue modelli di diversa potenza, per untotale di 170 esemplari. Non pochi, perquei tempi.

Oggi Bull HN Italia occupa oltre quat-tromila dipendenti. In parte sono impe-gnati in compiti di sviluppo a PregnanaMilanese, dove sono state sviluppate lesoluzioni Unix (il vecchio Superteam,oggi sostituito dai mini DPXl2), il siste-ma operativo GCOS4 e la fascia bassadei mini DPS6.

Nello stabilimento di Caluso, alle por-te di Torino, è stata concentrata la pro-duzione di stampanti. Proprio a Calusoerano costruiti gli elaboratori OlivettiElea, in una fabbrica ricavata da unavecchia filanda.

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GRANDI SISTEMI

SERVERUNIX

OPX200300

·t -=", •. ,

X TEAM

WltSTUNll

---+ PROCESSO EVOlUTIVO

che rispettano i requisiti degli standarde quindi consentono di sfruttare ancheportafogli applicativi già disponibili. IlDCM si configura così come il quadro diriferimento di un'offerta di soluzionispecifiche e aperte per i settori piùdisparati.

A questo punto dovrebbero esserechiare le ragioni per le quali non hasenso dilungarsi troppo sulle linee diprodotto, che presentano soluzioniavanzate sulla base di architetture multi-processo re.

l'offerta Bull per i sistemi intermediparte dalla linea DPXl2, l'unica standard

WORKGROUP

ACCE~~S:,(L'ARCHITETIURA

ISOL OPEN

OISTRIBUTEODATA MANAGER

l l

w.nDD'

M:CfB$O UN'RCATO E OlSTIIIBUrrO A BASI DI oAn ETEROGENEE

NETWORIIIWIA8EIlOO

Questi schemi mostrano la visione Bull delle sinergie standard-proprietario attraverso il DistributedComputing Model

viazione multimediale. Include funziona-lità di posta elettronica, e strumenti dimanipolazione per data base, testi e im-magini, oltre alla possibilità di accesso amainframe.

Nell'ambito del Distributed Compu-ting Model si inseriscono le soluzioni«verticali» per settori specifici, come ilsistema bancario, le assicurazioni, laPubblica Amministrazione centrale e lo-cale, la distribuzione commerciale e co-sì via. le applicazioni sono sviluppatesia da Bull, sia da terze parti, alle quali lacasa fornisce un set di specifiche tecno-logiche e interfacce programmatiche

Dal modello ai prodottiTra le altre soluzioni che costituisco-

no il DCM resta da segnalare OFFICE-Team, ambiente d'ufficio integrato edistribuito. È basato su server della li-nea Bull DPXl2, standard UNIX, e suImageWorks, un software Bull di archi-

Open Team. È un ambiente di derivazio-ne UNIX che assicura le basi di intero-perabilità indipendentemente dalla di-slocazione logica e fisica dei sistemi.l'integrazione rende possibile all'utentel'accesso alle applicazioni strategiche di-stribuite, quelle che gestiscono le basidi dati, i processi transazionali e il coor-dinamento dell' office information sy-stem, in maniera del tutto trasparente,senza distinzioni tra applicazioni che ri-siedono su sistemi proprietari, anchediversi, e sistemi standard. Tra gliaspetti più importanti del DCM c'è l'uni-ficazione di basi di dati eterogenee at-traverso una soluzione denominataODA, Distributed Data Açcess Il ODApermette all'utente l'accesso a basi didati sviluppate indifferentemente in am-biente Bull GCOS, IBM!DB2 o UNIXattraverso i più diffusi tool di produttivi-tà individuale (Excel, Focus, SAS ecc.),o da programmi specifici. Con questosistema l'utente «vede» sulla sua sta-zione di lavoro informazioni che posso-no essere non solo dislocate in luoghidiversi, ma anche codificate sulla basedi tecnologie eterogenee.

Un altro elemento essenziale delDCM è il BOSITP (Bull Open Software!Transaction Processingl, che consentela cooperazione tra elementi distribuitiBull e IBM. l'elaborazione transazionale(Ol TP, On Line Transaction Processing)costituisce un punto di forza dei sistemiBull GCOS. Essa consiste nell'accessoe nell'aggiornamento simultaneo di unasingola base di dati da parte di piùsoggetti. l'esempio più comune di ela-borazione transazionale è quello delleprenotazioni dei posti sulle linee aeree(ma ci sono applicazioni anche più com-piesse, come nei sistemi bancari): daun grande numero di agenzie si accedeall'elenco dei posti sui voli (il databasel,che deve essere aggiornato istantanea-mente per evitare che lo stesso postosia assegnato a più persone. l'Ol TP èprobabilmente l'applicazione più gravo-sa che un elaboratore possa svolgere incampo gestionale, e la crescente distri-buzione dei sistemi di accesso compor-ta problemi non indifferenti. BOSITPconsente sia la costruzione di nuoveapplicazioni Ol TP in ambiente distribui-to, sia l'integrazione di applicazioni esi-stenti su piattaforme di venditori di-versI.

MCmicrocomputer n. 117 - aprile 1992 117

GRANDI SISTEMI

La struttura e il modello

Fabrizio Agnesi è direttore marketing li-nee di prodotto di Bull HN Italia. Non

deve essere un lavoro facile, se si conside-rano tutte le famiglie che compongono l'of-ferta della multinazionale francese, dai porta-tili Zenith ai mainframe Titan. Ma per Agnesiil problema non è vendere una macchina oun'altra. Noi, dice, vendiamo soluzioni che sirifriscono a un modello architetturale. Maecco l'intervista.

Dottor Agnesi, oggi introdurre un discorsosui medi e grandi sistemi informatici signifi-ca in un modo o nell'altro affrontare iproble-mi degli standard e del downsizing. C'è chiafferma che con una rete di mini Unix sipossono ottenere le stesse prestazioni di unmainframe proprietario. Oual è la visione diBull in questo campo?

In effetti c'è qualcuno che preconizza unfuturo in cui i mainframe, o quantomeno isistemi proprietari, potranno essere sostitui-ti, al limite, anche da lAN di personal. Èopportuno mettere le cose in chiaro. Il cosid-detto proprietario ha tuttora dei valori ag-giunti che non sono solo legati al patrimonioapplicativo sviluppato dai clienti e dai fornito-ri, ma anche un valore aggiunto intrinseco,di tipo tecnologico. Oggi tutti i sistemi pro-prietari GCOS, visti come data base server,TP server, o come server per imprese dimedie e grandi dimensioni, hanno una seriedi valori aggiunti che i sistemi cosiddettistandard, e in particolare i server UNIX, nonsono in grado di offrire. Un esempio pertutti: le prestazioni in ambito di I/O di unmainframe non trovano riscontro con quelledi soluzioni basate su macchine UNIX etantomeno su lAN di personal computer.

Ma una fase come questa, in cui sembrache lo sviluppo dei sistemi standard sia piùaccelerato di quello dei proprietari, non sipotrebbe pensare che questa situazionepossa cambiare? In altri termini, che possaessere relativamente vicino il tempo in cuiuna rete di mini possa raggiungere le presta-zioni di un maniframe, ma a costi molto piùbassi?

Le prestazioni dei mainframe hanno un co-sto elevato se noi usiamo queste macchinein modo non ottimizzato. Il fatto è che non èpossibile ipotizzare soluzioni in cui un'unicacategoria di macchine svolga un ruolo uni-versale. Attualmente nel campo dei sistemiinformativi di medio-grandi dimensioni è gio-coforza utilizzare architetture basate su si-stemi di tipo eterogeneo, intendendo conquesto non solo e non tanto macchine forni-te da diversi costruttori, ma anche sistemi dielaborazione di tipo diverso. Questo non

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solo dal punto di vista tecnico, ma ancheeconomico. Facciamo l'esempio di un siste-ma bancario, in cui riveste particolare impor-tanza il cosiddetto tempo reale di sportello:una soluzione distribuita di tipo UNIX potreb-be avere un senso da un punto di vistatecnologico, ma avrebbe costi di gestionenettamente superiori rispetto alla soluzioneclassica, che prevede «anche» l'utilizzo digrossi host centrali, che svolgono in modoottimizzato anche da un punto di vista eco-nomico la funzione di server per la gestionedelle basi di dati e delle applicazioni Ol TP.Costi di comunicazione, oltre che di purohardware, di linee necessarie per collegaretanti server di agenzia, per avere la sicurezzadel real time, dell'aggiornamento in modosicuro e in tempo reale degli archivi del-l'azienda, che indicano la situazione di cia-scun conto corrente. In un sistema bancariobasato su un'applicazione OLTP c'è un archi-vio centrale sul quale risulta in ogni momen-to il saldo di conto corrente di un cliente, percui andando da un'agenzia all'altra non èpossibile prelevare più dell'effettiva disponi-bilità: questo può essere garantito solo daun sistema centrale, in tempo reale e conl'integrità del dato a livello dell'intero siste-ma. Se la soluzione fosse basata su tantisistemi d'agenzia, dovrei avere un enormedata base distribuito, con tutti i problemi dicollegamento che si possono immaginare.

Poniamo il caso di un 'azienda commerciale,dove i problemi siano più di tipo gestionaleche di tipo transazionale, dove non ci sianecessità di grossi archivi centralizzati, leivede anche in questo caso un vantaggio delmainframe, o forse in questo settore learchitetture distribuite possono essere piùconvenienti?

Qui andiamo su un problema di scelteorganizzative dell'azienda. Secondo me l'in-frastruttura informatica non deve condiziona-re o essere l'elemento intorno al quale sistruttura e si organizza l'azienda, ma vicever-sa, è l'informatica che deve ricalcare e ren-dere operativa la struttura dell'azienda. Èchiaro che se un'azienda è di tipo decentra-to, un'azienda di tipo rete, come si diceadesso, in cui non abbiamo una strutturacentralizzata, ma una struttura di business-unit largamente o totalmente autonoma, èevidente che anche la struttura informaticadovrà seguire questo schema e dovrà dareautonomia operativa ai diversi nuclei checompongono l'azienda nel suo complesso.Insomma la struttura del sistema informati-vo deve rispecchiare la struttura dell'organiz-zazione. Per questo siamo forse l'unico ven-dor che propone un «modello» più cheun' «architettura», il Distributed ComputingModel, dove il termine Model è riferito pro-prio a questo approccio non vincolante, unmodello di tipo tecnologico dentro il qualecalare le diverse scelte organizzative, rispon-

Fabrizio Agnesi.

dendo con diverse scelte di soluzioni infor-matiche alle esigenze degli utenti. Nell'ambi-to del DCM trovano spazio sia i cosiddettisistemi standard, sia i cosiddetti sistemiproprietari, ciascuno per quanto è in grado difare in modo ottimizzato in ogni singolasituazione. Infatti, dal nostro punto di vista isitemi proprietari possono diventare aperti,inseriti in un ambito di sistemi informativi ditipo aperto, quando oltre a fare quello percui sono ottimizzati consentono l'interopera-bilità con altri tipi di sistemi, standard oproprietari di altri fornitori. Quindi diventanoelementi di un sistema armonico, di unsistema cooperante.

A che punto è lo sviluppo del OCM?

Avanzato. Oggi siamo già alla seconda rele-ase di alcuni prodotti, come l'integrazionedei PC con i server, con il prodotto Affinity,o come gli strumenti per la gestione didatabase distribuiti di tipo eterogeneo. IlDistributed Computing Model non ha unpunto di arrivo definitivo. Direi che il DCMpuò essere considerato da due punti divista: in termini di prodotti resi disponibili daBull o anche da terze parti, che sviluppanosoluzioni orizzontali o verticali conformi almodello stesso, o come l'insieme delle re-gole e delle interfacce, in base alle qualisviluppare applicazioni portabili e interopera-bili, che siano in grado quindi di offriresoluzioni aperte.

Possiamo quindi considerare il OCM comeun ponte tra il proprietario e gli standard?

Il DCM è basato sugli standard. le regoledel DCM alle quali facevo riferimento sonotutte regole definite dagli organismi di stan-dardizzazione, o dai consorzi il cui obiettivo èl'apertura dei sistemi. Non dimentichiamoche Bull è uno dei fondatori di OSF e inparticolare di X-Open, ha una partecipazioneattiva in tutti gli organismi per la definizionedegli standard e li implementa nell'ambitodei propri prodotti, in particolare nel DCM.

MCmicrocomputer n. 117 - aprile 1992

GRANDI SISTEMI

OPX!2 è la gamma di minielaboratori Bull a standard UNIX che ((ospita" il sistema proprietario.

DPX/2: quando il proprietario è ospiteLa migrazione da un sistema proprietariO a un sistema UNIX comporta una serie di

problemi non indifferenti, legati alla necessità non solo di sostituire l'hardware, ma diriscrivere o comunque adattare tutte le procedure. La soluzione Bull è fondata sull'archi-tettura OPEN4, sviluppata nel centro di Pregnana Milanese, che caratterizza le macchinemultiprocessore della serie DPXl2.

OPEN4 deriva dall'innesto dell'ambiente proprietario GCOS4 su un'architettura standardbasata su processori 68030 e 68040, con una soluzione originale e apparentementesemplice. Ci sono infatti diverse vie per raggiungere la compatibilità tra ambientiproprietari e ambienti standard. La prima è l'introduzione di un processore UNIX inun'architettura proprietaria multiprocessore. Però questa soluzione non consente unacompleta integrazione dei dati e delle applicazioni, che restano separati, anche seintercomunicanti grazie a funzioni ponte. La seconda via (scelta da IBM per la linea ASI400) prevede l'emulazione del sistema operativo proprietario da parte di quello standard.Gli svantaggi consistono nella necessità di sostituire l'hardware per gli utenti dei vecchisistemi, oltre a una certa lentezza delle applicazioni in ambiente emulato. La terza via è ladefinizione di un'architettura standard che, secondo la definizione di Bull, «ospita» ilsistema proprietario. In altri termini, nelle macchine multiprocessor della linea DPXl2, ilGCOS è «nativo» accanto a UNIX, e non emulato. I vantaggi consistono nella disponibilitàdi tutte le procedure originarie e nella possibilità di continuare a usare le periferiche giàinstallate. Bisogna sostituire solo l'unità centrale. .

me. I DPS 9000 «Titan» si collocano aimassimi livelli dei sistemi informativi, esono considerati da molti esperti i mi-gliori in assoluto per l'elaborazione tran-sazionale.

Come si vede, l'offerta Bull apparemolto variegata, essendo basata su di-verse linee di prodotto, ciascuna con ilproprio sistema operativo e modelli diprestazioni simili tra le diverse linee. Laragione principale di questa intricata si-tuazione è storica: i numerosi passaggidi proprietà subiti nel corso degli annidal pacchetto azionario e la forte auto-nomia concessa in alcuni periodi allefiliali presenti in diverse nazioni, hannocomportato lo sviluppo autonomo di so-

su base UNIX. Particolarmente interes-santi sono le macchine della serieOPEN4, all'origine denominata DPS4000, con sistema operativo GCOS4.Progettati e costruiti in Italia e distribuitida Bull in tutto il mondo, i mini OPEN4sono il risultato dell'innesto di UNIXnell'originario ambiente GCOS4, per cuipossono operare sia in ambiente pro-prietario, sia in ambiente standard. Se-guono, sempre nella gamma dei sistemiintermedi, le linee DPS 6000, con siste-ma operativo GCOS6/HVS6, e DPS7000, con sistema operativo GCOSI7.

Con le linee DPS 8000, DPS 90 eDPS 9000, con sistema operativoGCOS8, siamo nel campo déi mainfra-

Mi sembra che l'accordo con IBM siaabbastanza rivelatore ..

Oltre allo sviluppo del OCM, quali sono lelinee guida che Bull intende seguire nelprossimo futuro?

In questo momento stiamo lanciando ilDCM Partner Program, un programma peridentificare possibili partner in tutto il mon-do, e anche qui in Italia, per sviluppareapplicazioni secondo i criteri definiti nel-l'ambito del modello. È un programma siadi tipo tecnico, sia di tipo marketing, con loscopo di convogliare sul modello grossecapacità di sviluppo, non solo le risorseinterne della Bull, per moltiplicare il valoreaggiunto che poi sarà reso disponibile ainostri clienti.

Quando facevo riferimento a regole e inter-facce in base alle quali sviluppare applica-zioni, facevo riferimento a regole e interfac-ce in larga parte coincidenti con gli stan-dardo Il dato fondamentale è che nell'ambi-to del Distributed Computing Model c'è ilmix ottimale di questi standard e sonodefiniti a livello di interfacce programmati-che gli strumenti per lo sviluppo delle appli-cazioni, che devono essere porta bili e inte-roperabili tra sistemi eterogenei. D'altraparte dobbiamo anche riconoscere che nelmondo degli standard non tutto è standar-dizzato, il valore aggiunto arriva fino a uncerto punto. Esistono delle aree, in partico-lare le aree cosidette alte, le più vicine allostrato applicativo, dove oggi gli standardnon sono ancora definiti. Qui diversi co-struttori, e in particolare Bull, sono in gradodi offrire valori aggiunti. Per esempio, nes-suno ha standardizzato gli strumenti perl'automazione d'ufficio di tipo multimedia-le. Esistono delle interfacce applicative, deisottoinsiemi, dei protocolli di tipo standardcui fare riferimento nell'abito di applicazio-ni, per esempio l'X.400 per la posta elettro-nica, ma per la soluzione nel suo comples-so non esistono standard. Qui Bull è ingrado di dare un proprio valore aggiuntospecifico, perché utilizzando gli standard, oin alcuni casi strumenti disponibili su piùpiattaforme, come Oracle o altri prodotti diquesto genere, ha costruito una soluzionecomplessiva che si chiama OFFICETeam.OFFICETeam è in grado di dare una rispo-sta alle esigenze del cliente, anche in ter-mini di garanzia della protezione degli inve-stimenti. Questo perché è una soluzionecostruita a partire da standard di comunica-zione, di formato di documenti e così via.

Qual è il grado di interesse delle terzeparti allo sviluppo di applicazioni nell'ambitodeIOCM?

MCmicrocomputer n. 117 - aprile 1992 119

GRANDI SISTEMI

I mini DPS 7000 dispongono di una notevole potenza di eleborazione transazionale, che consente disvolgere compiti da mainframe.

I DPS 9000 « Titan» sono tra i mainfame più potenti attualmente disponibili sul mercato.

120

I Titani dell'EDPI mainframe Bull della linea DPS 9000,

denominati Titan, sono stati i primi, treanni fa, a superare la soglia delle milletransazioni al secondo. I quattro modellidella serie sono stati sviluppati da NEC,azionista «storico» di Bull, e sono rispetti-vamente basati su architetture a uno,due, tre e quattro processori. Le caratteri-stiche pù importanti possono essere rias-sunte in una memoria principale che puòarrivare a 1024 MB, nella possibilità digestire fino a 256 canali di comunicazionifisici e 1024 canali logici, mentre ilthroughput va dai 96 MB/sec minimi delmodello inferiore ai 3S4 MB/sec del piùpotente.

Il sistema operativo proprietarioGCOSS è comune alle linee inferiori DPSSOOOe DPS 9000 e comprende il monitortransazionale TPS, considerato il più po-tente nella sua categoria, oltre a diversistrumenti software della quarta genera-zione. Particolarmente interessante il toolmultifunzionale Infoedge/lnterel, che fun-ziona sia come DBMS, sia come stru-mento per la visibilità relazionale di basidi dati sviluppate con tecnica tradizionale,grazie a IRDIS, un particolare dizionariodei dati.

luzioni in molti casi concorrenti. La ne-cessità di preservare gli investimenti deiclienti ha reso necessario lo sviluppoverticale delle singole linee. Per esem-pio, all'utente di un sistema basato suGCOS6 che chiedeva un aumento delleprestazioni, Bull offriva un GCOS6 piùpotente invece di un GCOS7, eliminan-do tutti i problemi di migrazione da unsistema all'altro. Infatti i vari GCOS so-no alquanto diversi fra loro, anche senelle aree più importanti sono presentigli stessi applicativi e le stesse procedu-re. Con l'introduzione del DistributedComputing Model le differenze tra isistemi hanno perso rilevanza agli occhidell'utente, integrandosi in un modelloarchitetturale unico.

Nell'insieme le soluzioni scelte daBull per integrare il proprietario con isistemi standard sembrano adeguate alproblema di fondo: conservare il primorispondendo nello stesso tempo alla ri-chiesta di apertura che proviene sem-pre più forte dal mercato. La difesa deivalori aggiunti dei sistemi proprietari(vedi l'intervista con Fabrizio Agnesi)probabilmente sarà superata dall'evolu-zione delle soluzioni standard, ma perora appare plausibile. UNIX si profilaancora come architettura per sistemiintermedi e non è in grado di offrireapplicazioni concorrenziali a livello dimainframe.

Ma nell'informatica il futuro è sem-pre più vicino di quanto sembra. Stare-mo a vedere.

MCmicrocomputer n. 117 - aprile 1992

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65.000chiederechiedere120.000

650.000750.000950.000

1.100.00099.000

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