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Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

Date post: 23-Mar-2016
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Periodico di attualità, cultura, cronaca, sport, informazione, intrattenimento, politica, news, d'opinione, economia e tradizione. Tutto su Tricase e il Salento.
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di Annibale Elia Continua a pag. 2 2 2 di Silvia Lubello Continua a pag. 3 3 3 In questo numero In questo numero In questo numero In questo numero a pag. 4 4 4 NATURA SENZA PIETA’ a pag. 12 12 12 12 a pag. 6 6 6 PICCONATE Scrivi a: [email protected] per ricevere in formato PDF copia del nostro giornale o per proporre le tue newsletter Quindicinale Indipendente Anno IV n. 84 23 GENNAIO 2010 VINCI SUBITO UNA RICARICA TELEFONICA DI 10 € DELL’ OPERATO- RE PREFERITO CON I NOSTRI DICICRUCI a pag. 6 6 6 QUELLO CHE ABBIAM TROVATO, QUELLO CHE S'È FATTO, QUEL- LO CHE FAREMO Nuova Trigel S.r.l. Sede e Stabilimento: Via Aldo Moro, s.n. - 73039 Tricase (Le) Italy www.nuovatrigel.it - [email protected] a pag. 7 7 7 20 GENNAIO 2010: I VIGILI URBANI DI TRICASE RICORDANO IL LORO PROTETTORE CERCHIAMO COLLABORATORI RAMO COMMERCIALE OTTIME PROVVIGIONI TEL. 328/6793824 a pag. 9 9 9 FERMO IMMAGINE a pag. 11 11 11 11 IL CUORE GRANDE DEL CASARANO ALL’OMBRA DI UN GAZEBO (?) D’Alema contro Vendola. E il Pd è con Boccia. Come cinque anni fa: Nichi Vendola e Francesco Boccia si contenderanno il titolo alle primarie di domenica prossima. Chi passa il turno arriva alle Regionali. a pag. 5 5 5 RIFLETTENDO SU HAITI! a pag. 8 8 8 COTOLETTE DI POLLO CON RIPIENO a pag. 10 10 10 10 a pag. 11 11 11 11 PRIMO STOP DEL 2010 PER IL TRICASE a pag. 9 9 9 E’ stata questa l’amara conclusione che lo sce- neggiato Lo scandalo della Banca Romana ci ha consegnato. a pag. 8 8 8 FUOCO E TRADIZIONE FINANZIARIA 2010: INCENTIVI PER I DATO- RI CHE ASSUMONO LAVORATORI IN DISOC- CUPAZIONE POLITICA & SOCIETA’ Tutti colpevoli nessun colpevole PESTANACA, MY LOVE di Rita Lia FIGLI DI UN DIO MINORE Rosarno ed Haiti: due facce della stessa medaglia. Non si è ancora spenta l’eco della rivolta degli immigrati a Rosarno che già si guarda con pietà alle poche immagini provenienti da Haiti. Il comune denominatore è, ovviamente, la povertà. Per noi occidentali la povertà è spesso solo una parola, siamo abituati ad abusarne, senza sapere realmente di cosa stia- mo parlando, così come abu- siamo della parola fame quan- do ci sediamo a tavola dopo aver fatto una lauta colazione. A volte, però, capita di soffermarsi sulle umane sofferenze, capita di cercare di immedesimarsi nella condizione altrui ed è in quel momento che ci si rende conto di quanto la povertà, la miseria, la fame siano lontane da noi. Si ha la sensazione che, per quanto si cerchi di capire, non si possa essere realmente consapevoli di ciò che possiamo solo immaginare. Provate a met- tere una benda sui vostri occhi per un giorno intero: sarete di- sorientati, a volte spaventati, inciamperete, vi farete male, ma sempre nella consapevolezza che, togliendo quella benda, i vostri occhi vedranno. Allo stes- so modo provate a pensare a centinaia di immigrati, disposti per pochi euro a raccogliere, per dodici ore di fila, la frutta che i nostri figli mangiano malvolen- tieri, disposti a vivere in barac- che senza acqua né elettricità, costretti a lavarsi all’addiaccio con acqua gelida in pieno inver- no, costretti a sentire i commen- ti di chi passa i suoi pomeriggi nel bar del paese. E provate a immaginarvi di notte, soli, bian- chi di calcinacci, senza più una casa, senza più genitori, al buio, senza acqua , senza un pezzo di pane: provate a sentirvi bambini di Haiti per un attimo, consape- voli che state solo pensando di esserlo, che aperti gli occhi ritor- nerete alla vostra bella e de- prezzata realtà. Esemplare la storia della bimba rom di no- ve anni, costretta a vivere con sua madre in una grotta alle porte di Roma, in mezzo ad un cumulo di macerie e spaz- zatura pur di avere un tetto sotto cui ripararsi, ma con tanta voglia, ogni mattina, di recarsi a scuola per studiare, per imparare, pulita ed ordi- nata grazie a bidoni di acqua gelida, con la dignità che spesso si incontra proprio tra i poveri del mondo. LA DIGNITA’, è que- sto che ci distingue dal povero, il povero che si sveglia la mattina e ringrazia il suo Dio per la nuo- va giornata che ha davanti a sé. Un grande teologo diceva: “Il grido del povero sale fino a Dio, ma non arriva alle orecchie dell’uomo”. Dobbiamo imparare a sentire quel grido, dobbiamo imparare a rinunciare a qualche stupida comodità per consentire anche ad altri di vivere meglio la loro vita perché, come scrive Padre Alex Zanotelli: i poveri non ci lasceranno dormire ! VENITE A VISITARCI SU WWW.DICIAMO.IT
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Page 1: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

di Annibale Elia

Continua a pag. 2222

di Silvia Lubello

Continua a pag. 3333

In questo numeroIn questo numeroIn questo numeroIn questo numero

a pag. 4444

NA TU RA SENZ A PIETA’

a pag. 12121212

a pag. 6666

PICCONATE

Scrivi a: [email protected] per ricevere in formato PDF copia del nostro giornale o per proporre le tue newsletter

Quindicinale Indipendente Anno IV n. 84 23 GENNAIO 2010

VINCI SUBITO UNA RICARICA TELEFONICA DI 10 € DELL’ OPERATO-RE PREFERITO CON I NOSTRI DICICRUCI

a pag. 6666

QUELLO CHE ABBIAM TROVATO, QUELLO CHE S'È FATTO, QUEL-LO CHE FAREMO

Nuova Trigel S.r.l. Sede e Stabilimento:

Via Aldo Moro, s.n. - 73039 Tricase (Le) Italy www.nuovatrigel.it - [email protected]

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20 GENNAIO 2010: I VIGILI URBANI DI TRICASE RICORDANO IL LORO PROTETTORE

CERCHIAMO COLLABORATORI RAMO COMMERCIALE OTTIME PROVVIGIONI

TEL. 328/6793824

a pag. 9999

FERMO IMMAGINE

a pag. 11111111

IL CUORE GRANDE DEL CASARANO

ALL’OMBRA DI UN GAZEBO (?) D’Alema contro Vendola. E il Pd è con Boccia.

Come cinque anni fa: Nichi Vendola e Francesco Boccia si contenderanno il titolo alle primarie di domenica prossima. Chi passa il turno arriva alle Regionali.

a pag. 5555

R I F L E T T E N D O S U HAITI!

a pag. 8888

COTOLETTE DI POLLO CON RIPIENO

a pag. 10101010

a pag. 11111111

PRIMO STOP DEL 2010 PER IL TRICASE

a pag. 9999

E’ stata questa l’amara conclusione che lo sce-neggiato Lo scandalo della Banca Romana ci ha consegnato.

a pag. 8888

FUOCO E TRADIZIONE

FINANZIARIA 2010: INCENTIVI PER I DATO-RI CHE ASSUMONO LAVORATORI IN DISOC-CUPAZIONE

POLITICA & SOCIETA’ Tutti colpevoli nessun colpevole

PESTANACA, MY LOVE

di Rita Lia FIGLI DI UN DIO MINORE

Rosarno ed Haiti: due facce della stessa medaglia. Non si è ancora spenta l’eco della rivolta degli immigrati a Rosarno che già si guarda con pietà alle poche immagini provenienti da Haiti. Il comune denominatore è, ovviamente, la povertà. Per noi occidentali la povertà è spesso solo una parola, siamo abituati ad abusarne, senza sapere realmente di cosa stia-mo parlando, così come abu-siamo della parola fame quan-do ci sediamo a tavola dopo aver fatto una lauta colazione. A volte, però, capita di soffermarsi sulle umane sofferenze, capita di cercare di immedesimarsi nella condizione altrui ed è in quel momento che ci si rende conto di quanto la povertà, la miseria, la fame siano lontane da noi. Si ha la sensazione che, per quanto si cerchi di capire, non si possa essere realmente consapevoli di ciò che possiamo solo immaginare. Provate a met-tere una benda sui vostri occhi per un giorno intero: sarete di-sorientati, a volte spaventati, inciamperete, vi farete male, ma sempre nella consapevolezza

che, togliendo quella benda, i vostri occhi vedranno. Allo stes-

so modo provate a pensare a centinaia di immigrati, disposti per pochi euro a raccogliere, per dodici ore di fila, la frutta che i nostri figli mangiano malvolen-tieri, disposti a vivere in barac-che senza acqua né elettricità, costretti a lavarsi all’addiaccio con acqua gelida in pieno inver-no, costretti a sentire i commen-ti di chi passa i suoi pomeriggi nel bar del paese. E provate a immaginarvi di notte, soli, bian-chi di calcinacci, senza più una casa, senza più genitori, al buio, senza acqua , senza un pezzo di pane: provate a sentirvi bambini di Haiti per un attimo, consape-

voli che state solo pensando di esserlo, che aperti gli occhi ritor-

nerete alla vostra bella e de-prezzata realtà. Esemplare la storia della bimba rom di no-ve anni, costretta a vivere con sua madre in una grotta alle porte di Roma, in mezzo ad un cumulo di macerie e spaz-zatura pur di avere un tetto sotto cui ripararsi, ma con tanta voglia, ogni mattina, di recarsi a scuola per studiare, per imparare, pulita ed ordi-nata grazie a bidoni di acqua

gelida, con la dignità che spesso si incontra proprio tra i poveri del mondo. LA DIGNITA’, è que-sto che ci distingue dal povero, il povero che si sveglia la mattina e ringrazia il suo Dio per la nuo-va giornata che ha davanti a sé. Un grande teologo diceva: “Il grido del povero sale fino a Dio, ma non arriva alle orecchie dell’uomo”. Dobbiamo imparare a sentire quel grido, dobbiamo imparare a rinunciare a qualche stupida comodità per consentire anche ad altri di vivere meglio la loro vita perché, come scrive Padre Alex Zanotelli: i poveri non ci lasceranno dormire!

VEN I T E A

V I S I TA RC I S U

WWW.DICIAMO.IT

Page 2: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

Silvia Lubello

pag. 2 dalla Prima dalla Prima dalla Prima dalla Prima

A gennaio 2005 vinse Vendola, ma, mai come questa volta, il percorso alle primarie è stato travagliato e ricco di colpi di scena. Il primo: D’Alema incalza contro Vendola, rimproverandogli di non aver saputo fare un passo indietro quando era il momen-to. E nel dire questo, fa tornare in mente i fatti del 2000, quando lui, allora Presidente del Consiglio, si tirò indietro per consentire ad un centrosinistra annaspante di riprendersi, almeno fino alle nuove elezioni. “Nichi” dice D’Alema “non ha mai pensato di compiere questo gesto in Puglia; anzi, ha pen-sato che si potesse andare alle Regionali con due candidati ed è per questo che io lo criti-co”. Ma è normale: perché quella è una poltro-

na che scotta, e non sono bastati cinque anni per raffred-darla. Il secondo: il Pd non è poi così unito come sembra. Cinzia Ca-pano ha annunciato ricorso al Pd nazionale; per lei non è sta-to rispettato lo statuto: sareb-bero state “forzate” infatti le loro opinioni, visto che si era concordato (sempre con D’Alema) di non sottoporre Boccia ai voti, per non farne emergere i dissensi (quando l’unità del partito è tutto). Sal-ta così il vincolo politico di im-pegnarsi a sostenere il candi-

dato che il partito stesso aveva espresso nel momento in cui Emiliano, su richiesta, annuncia di mettere ai voti la candida-tura e la proclama all’unanimità; l’aria torna a farsi pesante e la Capano tuona: “Farò campagna per Nichi”. Cominciano a mettersi così i contrappesi sulla bilancia del partito ma l’ago tarda ancora a salire; sull’altro fronte, il senatore Maritati e il capogruppo Maniglio ricordano la necessità di una svolta ri-spetto ai cinque anni di Vendola. Chi sta a guardare e aspetta il verdetto è lo stesso Emiliano, dichiaratosi molto soddisfatto, perché la democrazia ha dimostrato la sua potenza. E poi c’è la questione dell’allargamento all’Udc, anche questa fortemente contestata, perché gestita in modo scorretto dallo stesso Vendola. Insistenti sono state infatti le richieste fatte a Casini, soprattutto la scorsa estate, di aderire e sostenere que-sto progetto: “metodi personalistici” che non hanno funziona-to, a quanto sembra, dato che, proprio dalla scorsa estate, l’Udc va ripetendo il suo no alla ricandidatura. “Ma queste” ribadisce D’Alema “non sono primarie contro Vendola “sono le primarie anche per battere Berlusconi. E su questa partita” aggiunge “si misura il ruolo del Pd, la sua ca-pacità di tenere tutti”. E allora, che inizi la sfida. La corsa del Pdl. Il centrodestra si arrovella tra alcuni nomi che da settimane sembrano alternarsi tra le preferenze: Dam-bruoso, Palese, Distaso, Mantovano, Poli Bortone. Tutti sono stati ricevuti dal Presidente del Consiglio, a Palazzo Grazioli;

d’altra parte, il tempo stringe, anche perché domenica 24, dalle primarie del centrosinistra, verrà fuori il nome dell’avversario, e il centrodestra non vuole di certo farsi trova-re impreparato. “Dovremo naturalmente scegliere in modo oculato, puntando su una figura forte e autorevole, capace di dare del tu alla so-cietà pugliese, di interpretare nel modo migliore il dinamismo e la qualità di una regione che merita il meglio” si esprime

Tartarella. Sembrano comunque affievolirsi le speranze per Palese, presentato al premier da Fitto; pare che non abbia convinto pienamente durante il suo in-contro di venerdì, ma ancora è tutto da vedere. Sono solo voci di corridoio. “Sono assolutamente

tranquillo” incalza il capogruppo regionale “continuo a lavorare come sempre, senza lasciarmi distrarre da nessuna voce”. Ma le voci di corridoio corrono, e tanto anche; pare infatti che la possibilità di una candi-datura della Poli Bortone non sia affatto remota, come dimostrato da alcune di-

chiarazioni sempre dell’europarlamentare Tartarella, che sem-bra guardare proprio all’ex sindaco di Lecce. Vecchie rivincite, allora, o vecchi rancori. Avere un governatore di Lecce sareb-be uno bello smacco per chi crede che sulla poltrona di Bari debba sedersi un barese; ma voltiamo i remi, e cambiamo direzione di nuovo: per il Pd non sarà gioco facile sconfiggere Vendola: i rischi sono notevoli soprattutto per il fatto che, uno come lui, gode di un certo prestigio in tutta la regione. Non è dello stesso avviso Sanza, dell’Udc; la vittoria di Boccia è un evento quasi scontato, ma per un partito dedito (a detta della Lega) ad assaporare il profumo del pane dei “due forni”, così allergico poi ai gazebo e alle manifestazioni “populistiche” in generale, l’unica cosa utile da fare adesso è aspettare … di certo è che, se dovesse passare Vendola, Casini non rinnove-rebbe l’alleanza: nessun gioco delle coppie, nessun accordo con chi, ideologicamente, ha delle posizioni estreme. Il leader dell’Udc ribadisce infatti che più volte ha rinunciato in passato ad incarichi importantissimi, proprio in nome dell’autonomia, citando l’esempio di Craxi (le alleanze differenti del Psi) e non tardando, comunque, ad indicare il partito di Berlusconi come un burattino nelle mani della Lega, e il Pd trascinato verso il fondo dall’Italia dei Valori di Di Pietro. Ed è per questo che Silvio Berlusconi sta valutando i pro e i contro di questa strate-gia con i centristi: le alleanze variabili servono, questo è vero, perché in alcune regioni aiutano a sconfiggere il centrosinistra; ma non per questo devono diventare la bandiera di una futura campagna elettorale. La rottura con il Pdl allora sarebbe immi-nente, facendo così saltare sulla sedia il partito di Fini, assolu-tamente contrario a qualsiasi forma di contrasto. Perché, si sa, l’imprevedibilità è sempre stata una brutta gatta da pelare. Così il futuro della Puglia è prossimo a decidersi; i battibecchi,

tra l’altro, sono cosa nota: non c’è campagna elettorale che

tenga, ma l’unica vera bilancia in grado di tarare il peso di que-

ste parole sarà in un foglio di carta piegata all’ombra di un

gazebo, nell’aria di un domenica mattina qualunque.

segue da pag. 1 ALL’OMBRA DI UN GAZEBO (?) D’Alema contro Vendola. E il Pd è con Boccia.

LE PRIMARIE

Le elezioni primarie sono state

introdotte per la prima volta

per indicare il candidato

premier del centrosinistra, alle

elezioni politiche del 2006.

Allora si trattò di primarie di

coalizione, che premiarono

Romano Prodi, che poi, a sua

volta, sconfisse Berlusconi. Da

allora, e fino alla nascita del

Partito Democratico, le prima-

rie hanno assunto di volta in

volta caratteristiche diverse:

ci sono primarie per gli orga-

nismi interni di partito e an-

che quelle per le cariche elet-

tive.

Page 3: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

Annibale Elia

pag. 3 dalla Prima dalla Prima dalla Prima dalla Prima POLITICA & SOCIETA’

Tutti colpevoli nessun colpevole Con qualche profonda differenza rispetto all’attualità. Che qualche protagonista è andato in carcere. Che qualche Presiden-te del Consiglio si è dovuto dimettere. Oggi come allora una società divisa: da una parte una società di opportunità pari e dall’altra una società di opportunità dispari. Cos’altro vuol dire che gli eletti hanno il diritto di governare. Se a tale enunciazione non si accompagna l’ulteriore considerazione che tutti gli organi dello stato, così come tutti i citta-dini devono osservare fedelmente la Co-stituzione. Come essa stessa stabilisce nella sua ultima enunciazione. Altrimenti se si vuol ritenere che esiste una costitu-zione materiale diversa da quella formale e sulla base di essa forzare le regole (es: legiferare per decreti) dobbiamo affer-mare che vi è e tenta di affermarsi ogni giorno di più una società dispari. E’ que-sto che fa affermare al Responsabile per l’Ecumenismo e il Dialogo della diocesi di Milano che siamo di fronte, nel nostro Paese, a una “caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica”. Tanti sono i fatti che tendono ad indebo-lire la tenuta democratica del Paese: campagne di discredito della cultura poli-tica dei partiti; monopolizzazioni private dei mezzi di comunicazione sociale; man-canza di rigorose norme per sancire in-compatibilità e regolare i cosiddetti con-flitti di interesse; alleanze segrete con le potenti mafie in cambio della loro sem-pre più capillare e garantita penetrazione economica e sociale; mito della governa-bilità a scapito della funzione parlamen-tare della rappresentanza; tentativi di imbavagliare la giustizia e di piegarla a interessi privati; devastazione del costu-me sociale e dell’etica pubblica attraver-so corruzioni, legittimazioni dell’illecito, spettacolari esibizioni della trasgressione quale liberatoria opportunità per tutti di dare stura ai più diversi appetiti… ad al-tro ancora Egli affermava nel suo discor-so presso il Campo della Gloria a Milano, lì dove sono sepolti i caduti della Resi-stenza. Oggi, purtroppo, molti, forse i più, non si accorgono del processo in atto di morte lenta e indolore della democrazia. Il po-pulismo di oggi, al pari del fascismo di ieri, ha la necessità di disfarsi di tutto ciò che è democratico, ritenuto ingombro, inutile e avverso. Serve allo scopo anche il tacciare di comunismo e cattocomuni-smo ogni forma di difesa dei principi e delle regole della democrazia. A noi,

uomini liberi, il compito e la responsabili-tà di fermare l’eutanasia della repubblica democratica. A noi la capacità di saper coniugare novità e rettitudine, etica e cultura, unità nazionale e pluralismi con l’obiettivo di costruire libertà e democra-zia, giustizia e pace

*** E nel frattem-po assistiamo i m p o t e n t i , salvo il gesto di un clic per c a m b i a r e c a n a l e , all’agiografia di Craxi da parte del direttore del TG1 Minzoli-ni. Lo stesso Minzolini che Marco Trava-

glio sul Fatto ridicolizza con la riproposi-zione dell’intervista a Cicchitto all’epoca di Mani Pulite. Duri nei toni e nelle paro-le intervistatore e intervistato. Altri tem-pi. I tempi delle monetine, ma non solo… dei cappi della Lega… degli insulti e del tintinnar di manette… Campioni di salto doppio e triplo… pronti per i lidi nuovi e sempre antichi del potere…senza l’onestà intellettuale di chi vuol far pro-gredire questo paese… sempre e solo partigiani… A fronte di tanta pochezza, vogliamo sottolineare il diverso atteggiamento del Presidente della Repubblica che ricono-sce “l’impronta non cancellabile che Cra-xi ha lasciato, in un complesso intreccio di luci e di ombre, nella vita del nostro Stato democratico”. Napolitano parla di “aspetti tragici della storia politica e isti-tuzionale della Repubblica” che impon-gono “ricostruzioni non sommarie e uni-laterali di almeno un quinquennio di vita pubblica italiana”. Ricostruzioni che non devono sacrificare al “solo discorso delle responsabilità di Craxi sanzionate per via giudiziaria, la considerazione complessi-va della sua figura di leader politico”. E’ anche per questo che la grande mag-gioranza degli italiani ripone la sua fidu-cia nel Presidente della Repubblica. Gli italiani sanno di poter contare su uno strenuo difensore, ma accorto e intelli-gente, della Costituzione. Gli Italiani vo-gliono allontanare il rischio di una deriva delle istituzioni repubblicane. Essi sanno che la Costituzione è il bene supremo di

un’Italia unitaria e pluralista, che voglia-mo “libera e democratica”.

*** Individui liberi, individui eguali nelle competizioni – società di opportunità pari – e nell’accesso al mercato, individui solidali tra loro nella contribuzione al bene comune. E’ questa la nostra visione della società. Libertà, eguaglianza, frater-nità. E poi invece. Bigpharma in 6 mesi incassa 60 miliardi. Vende 600 milioni di dosi di vaccini. Comprati e non utilizzati. Si scopre che la moglie del ministro è presidente di federfarma… E spunta un tesoretto dei Ferruzzi in Liechtenstein di 5 milioni – dove il nome di Ferruzzi evoca Montedison e quindi il clamoroso pro-cesso per la maxi tangente Enimont. Alessandra Ferruzzi intestataria del conto prosciolta per la nuova legge sul falso in bilancio per prescrizione, mentre la so-cietà GAIC quotata in borsa recava danni patrimoniali ai soci per oltre 1.100 miliar-di di lire. Ed ancora: cosa dire del maxi-assegno di 17 milioni di euro pagati da Previti alla banca Intesa per evitare un nuovo giudi-zio per riciclaggio (vicenda IMI-SIR) in relazione ai 34 miliardi di lire che secon-do i magistrati erano la “ricompensa” per la sentenza che impose ad IMI di pagare ai Rovelli quasi mille miliardi. Non è certo tollerabile che si voglia codificare una società dispari, relegando il bene comu-ne a semplice accezione accademica o a mera illusione per spiriti semplici.

PERIODICO ISCRITTO AL NR. 1005 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL

TRIBUNALE DI LECCE IN DATA 26.11.2008

Direttore Editoriale Salvatore Giannuzzi

[email protected]

Redazione Salvatore D’Elia, Cesare Lia, Barbara Ferrari,

Rita De Iaco, Antonio Baglivo, Daniele Baglivo, Vito Accogli, Rosanna Mastria, Rocco Chirivì,

Maria Soledad Laraia, Roberto Molentino, Francesca Cesari, Annibale Elia, Laura Longo, Donato Nuzzaci, Lucio Vergari, Pietro Russo, Salvatore Errico, Carlo Pasca, Attilio Palma, Rita Lia, Francesco Elia, Ermelinda Placì,

Francesca De Marco, Silvia Lubello.

Stampato c/o Associazione Culturale Diciamo in Tricase, alla via G. Garibaldi, 60

Tel./Fax: 0833/784126 [email protected]

Distribuito gratuitamente in una tiratura di 20.000 copie

La collaborazione a questa rivista sotto qualsiasi forma è gratuita. La direzione si riserva di rifiutare insindacabilmente qualsiasi testo e qualsiasi inserzio-ne. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Page 4: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

NATURA SENZA PIETA’

pag. 4 AttualitàAttualitàAttualitàAttualità

di Francesca De Marco

Questo nuovo anno è iniziato da pochi giorni e, come succede ogni 31 Dicembre, ognuno di noi avrà sperato che, nel vecchio 2009, rimanessero i problemi, le angosce, le paure, i pericoli e che il 2010 potesse diventare davvero un nuovo inizio, un an-no in cui recuperare un po’ di serenità e in cui tirare un sospiro di sollievo, cullati dall’illusione che il personale fardello di pen-sieri, che ognuno di noi purtroppo ha, potesse scivolare via dalle nostre spalle e farci sentire più leggeri, pronti a ricomin-ciare dalle cose belle.. E invece, esattamente 12 giorni dopo i festeggiamenti per il Capodanno, il mondo è stato sconvolto nel profondo da una catastrofe che, al momento, sem-bra senza precedenti, un terremo-to di magnitudo 7 sulla scala Ri-chter, con una profondità di circa 10mila km, che, il pomeriggio del 12 Gennaio, intorno alle 17 locali, ha colpito uno dei paradisi dell’umanità, l’isola di Haiti. L’epicentro è stato localizzato a circa 16 km da Port-au-Prince, la capitale; la terra ha tremato per più di un minuto, la prima volta, e per ben altre otto volte con una violenza di poco infe-riore e tanto è bastato a cancellare tutto, qualsiasi cosa sorta in quel luogo. In un istante i palazzi si sono accartocciati su se stessi, l’ospedale, una scuola, il supermarket, il carcere, le case e le più importanti sedi istituzionali del Paese sono crollate, lasciando solo un’immensa nube di polvere e detriti e ingoian-do letteralmente migliaia di vite umane..migliaia, proprio così, si parla di 70mila vittime già tirate fuori dalle macerie e sep-pellite e si continua a cercare con poche speranze di trovare ancora qualcuno in vita, nonostante ci siano stati dei salvatag-gi che hanno lasciato tutti a bocca aperta, e con la triste e ter-ribile consapevolezza che questo disastro non ha ancora resti-tuito tutte le sue vittime. Il mondo intero si è messo all’opera per aiutare un popolo distrutto, che aveva già solo la sua patria e che, ora, ha perso anche quella. Haiti è il Paese più povero del continente ameri-cano, l’altra faccia di una medaglia che lo contrappone alla Repubblica Dominicana, con un’altissima densità di popolazio-ne e con un altrettanto altissimo tasso di povertà, in cui le case sono costruite con la sabbia, in cui si muore di fame e di sete e in cui esiste ancora l’orrore della schiavitù. Un Paese fragile, che vive esclusivamente del turismo, grazie ai suoi sce-nari spettacolari, alla sua natura incontaminata e a quell’atmosfera da sogno regalata dalle sue spiagge e dal suo mare. Ma in questo momento è difficile pensare a queste me-raviglie, ora che le strade sono interrotte da cumuli di macerie e da pile di cadaveri, buttati lì come fossero spazzatura, coper-ti da semplici teli improvvisati; ora questo paradiso è straziato da urla di dolore, dal pianto dei tantissimi bimbi rimasti orfani, nati in un posto che offre una vita difficile e, ora, caduti nella situazione di essere soli al mondo; ora Haiti è scenario di dolo-re, della violenza e della paura seminata dagli oltre 3mila peri-

colosissimi detenuti fuggiti dalle carceri ma anche da persone che, fino a ieri, non avrebbero ammazzato una mosca e ades-so, in preda alla fame, alla sete ed alla rabbia, si trovano prota-gonisti di episodi di violenza e di saccheggi che aumentano con l’aumentare della disperazione. La situazione è completamen-te fuori controllo, tanto da aver reso necessario l’imposizione del coprifuoco da parte del governo, o di quel che ne resta, e la dichiarazione dello stato di emergenza in tutto il Paese. Per avere un’idea, le richieste di invio di poliziotti e caschi blu sull’isola non accennano a diminuire, segno di gravi difficoltà

nella gestione della popolazione; gli aiuti, inviati da ogni parte del mon-do, arrivano in ritardo a causa della distruzione dei collegamenti; i medi-ci volontari presenti raccontano di infinite operazioni di amputazione di arti a persone colpite da gravissi-me infezioni e da un reale rischio di epidemie, a causa dei cadaveri ab-bandonati e delle condizioni igieni-che inesistenti. La macchina della solidarietà si è già

mossa, l’Unione Europea ha stanziato 122milioni di euro, di cui 92 vengono dagli stati membri, oltre a 107 milioni per gli aiuti e 200 milioni per la ricostruzione a lungo termine. Ma davanti a tutto questo dolore nulla sembra essere abba-stanza e tutti sentiamo un peso sul cuore a vedere quelle im-magini, a sentire quelle storie. Ma perché solo una catastrofe deve avvicinarci a Paesi che vivono costantemente la loro cro-ce? Ogni giorno il popolo di Haiti lotta contro la fame, la mal-nutrizione, contro una povertà indescrivibile, perché quelle morti non vengono piante? Forse perché i media non ne parla-no e, si sa, sono loro che dettano legge, che dicono cosa è im-portante e cosa no, su cosa ragionare e cosa dimenticare.. Come sempre, i soldi magari ricostruiranno i palazzi caduti, le vie e le bellezze di questo sfortunato Paese, ma il cuore di chi ha vissuto questo dolore, questa catastrofe, non potrà mai dimenticare.. E’ proprio il caso di dire che piove sempre sul bagnato, la natu-ra non ha pietà e questo è ormai risaputo, ma stavolta ha di-strutto tutto ciò che rimaneva di una terra e di un popolo già distrutti nel profondo. E’ facile star qui a parlare, lontani dal calore della tragedia, e immaginare cosa si possa provare..si tira un sospiro di sollievo, diciamolo pure, a essere dalla parte di chi guarda inorridito e non di chi vive tutto questo, è normale, ma nessuno di noi è niente di fronte alla forza della natura e tutto ciò che ci rimane è fare scudo e rialzarci per ricominciare dalle macerie. Le navi da crociera continuano ad attraccare davanti a quelle coste, come da programma di viaggio, e mentre qualcuno sor-seggia il suo aperitivo al caldo sole dei caraibi, poco lontano, sulla terraferma, ci si uccide per un tozzo di pane.. E’ proprio così il mondo, basta spostarsi di pochi passi e cam-bia volto, ma le urla di dolore che ti entrano nel cuore non puoi dimenticarle.. la domanda è: ci entrano nel cuore?..

LA CATASTROFE

Page 5: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

di Lucio Vergari

pag. 5 AttualitàAttualitàAttualitàAttualità

L’intero mondo piange Haiti, l’“Isola Li-bertina”, quella che era il più bel paese del mondo; lo piange perché gli effetti mediatici fanno sì che la nostra coscienza sia toccata a tal punto che, finalmente, ci occupiamo e preoccupiamo di questo pezzo di terra, di questa ex immensa bellezza fatta di natu-ra incontaminata e panorami da incorni-ciare, di brava gente, ma tanto, tanto po-vera, costretta a vive-re con poco più di un dollaro al giorno, in baraccopoli senza elettricità, con l’acqua che scarseg-gia (immaginiamoci ora) e i bambini alla ricerca di un tozzo di pane. Sì, anche questi sono i Caraibi, non solo Santo Domingo, con-finante ma solo per collocazione geogra-fica... da questa parte c’era e c’è l’inferno, di là c’è il paradiso terrestre. Haiti, una terra sismica in cui si è costrui-to con la sabbia, il cosiddetto “giardino del diavolo”, proprio perché spesso mar-toriata da terremoti e uragani. E noi? Noi ora piangiamo, il mondo intero pian-ge la morte di quasi 150.000 persone; eppure è strano, della vita di questi po-v e r e t t i non se n’è mai fregato n e s s u -no, ora c h e s o n o m o r t i s i a m o sconvol-ti e fac-ciamo finta di non essere a conoscenza di simili realtà, anzi per lavarci la coscien-za mandiamo con il nostro telefonino un sms con il quale doniamo 2 euro e, men-tre lo inviamo, esclamiamo: “Poverini!”. Beh, questo ha un po' il sapore

dell’ipocrisia. E poi, siamo proprio sicuri della veridicità di questi aiuti, siamo pro-prio convinti che gli sciacalli stiano solo nel paese distrutto e che non siano già nei nostri aeroporti, pronti a tenere per sé o, addirittura, vendere ciò che è desti-

nato ad Haiti? Non accuse, ma riflessioni... giuste o sba-gliate che siano, sono pur sempre rifles-sioni che dovrebbero fare un po' tutti. Ci sono tante associazioni che per tutto l’anno si occupano di questa immensa povertà, perché faremmo bene a pensa-re che quei tanti bambini che escono morti dalle macerie, sono proprio gli stessi che qualche giorno prima erano dei “morti” che camminavano, distrutti

dalla loro miseria, piegati in due dalla fame e ven-duti miseramente come schiavi, si proprio come schiavi, perché la schiavi-tù qui esiste ancora. Dati alla mano, la vita media di questo popolo è di circa 50 anni, un bam-bino su tre non raggiunge i 5 e, al 99%, uno degli altri due viene venduto

come schiavo. Ora, perché la loro morte ci sconvolge tanto e la loro pseudo - vita no? Facile, perché oggi siamo colpiti dalle notizie dei telegiornali, vediamo gli occhi spalancati dei pochi sopravvissuti che

escono fuori dalle macerie, totalmente ricoperti di detriti e miseria, pronti a riaf-frontare una vita tolta loro già dalla na-scita. E pensare che a pochi chilometri sorgono gli enormi resort per turisti facoltosi e le

immense ville da nababbi dei ricchi “padroni” del mondo. Si poteva preve-dere tutto ciò? Forse no! Si poteva preveni-re? Sicuramen-te sì! Sarebbe bastato che quella colo-nia francese, la più ricca del XVIII secolo, una delle prime nazioni a dichia-rare la propria indipendenza, non venisse

abbandonato a se stesso, in modo tale da non farlo diventare il più povero al mondo. Sarebbe bastato che non venisse distrut-to il tessuto socio-economico con ditta-ture e soprusi vari e che a qualcuno fosse importato davvero qualcosa di questa brava, ma così tanto povera gente. Noi potevamo fare qualcosa? Forse sì, forse no, ma quello che possiamo fare ora è uscire dall’ipocrisia e dal falso non vedere, perché non basta un sms, non basta riempire con del cibo dei sacchi e inviarli a destinazioni sconosciute; biso-gna, innanzitutto, essere vigili, coscienti delle proprie azioni e sicuri che gli aiuti arrivino a chi ne ha veramente bisogno. Però, non commettiamo i soliti errori: una volta che i media spegneranno i loro riflettori, noi non spegniamo quelli dei nostri cuori.

RIFLETTENDO SU HAITI!

È morto l’Avvocato Vittorio Aimone, Principe del Foro di Lecce. La Redazione si associa al dolore che ha colpito i familiari e l’intera cittadinanza tricasina. Pertanto ci riserviamo di trat-tare la figura dello scomparso nella prossima edizione.

DI HAITI

Page 6: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

di Laura Longo

di Cesare Lia

pag. 6 da Tricaseda Tricaseda Tricaseda Tricase

L ’ A s s e m b l e a c i t t a d i n a , v o l u t a dall’Amministrazione comunale di Tricase sabato16 gennaio, ha finalmente messo in chiaro soprattutto la situazione finanziaria nella quale si trova il Comune, dando ragio-ne al nostro giornale delle critiche mosse fin’ora nei confronti di una gestione allegra o quanto meno superficiale della cosa pub-blica. Iniziative prese dalle passate amministrazio-ni a cuor leggero, senza previsione sulle ricadute e sulle conseguenze, contenziosi che hanno accumulato solo debiti infiniti, opere ferme da lungo tempo e non portate a compimento per mera trascuratezza ed incuria, iniziative propagandate al solo sco-po elettorale. Le pale eoliche, ad esempio, come avevamo previsto e scritto, sono fini-te in fondo al mare, un mare risaputo pro-celloso e pericoloso fin dai tempi dell’antica Grecia. Ma dalla relazione al popolo, mi si lasci dire, a parte il tentativo di risanamento delle antiche falle e la ripetizione, peraltro, par-ziale del programma elettorale del Sindaco Musarò, non si nota programmazione alcu-na sullo sviluppo cittadino e soprattutto in quello che è stata denominata centralità del Capo di Santa Maria di Leuca. Insisto nel dire che il nostro territorio deve essere chiamato “CAPO DI SANTA MARIA DI LEUCA” e non BASSO SALENTO, chè di basso c’è solo qualche attivo ed intelligente consi-gliere comunale. Una città come Tricase, non per far torto ad altri, ha il dovere di programmare le proprie iniziative oprattutto quelle di sviluppo ri-spetto al contesto territoriale ove è ubicata. Della carenza delle stesse non soffre solo Tricase ma tutto il territorio circostante. La dimostrazione chiara e netta si è avuta con il trasferimento del Distretto sanitario in

quel di Gagliano del Capo, decisione scarsa-mente intelligente e del tutto abnorme rispetto alle esigenze sociali della popola-zione amministrata. A parte la prospettiva di una richiesta di finanziamento di un probabile progetto per il nuovo porto turistico e quella di un rac-cordo di tutte le B&B comunali, nulla si pre-vede per un serio programma turistico ba-sato sullo studio approfondito del sistema integrato con il resto del territorio. Scrissi ed ebbi a dire al mio amico prof. O-ronzo Russo, quando assunse la carica di Assessore al urismo del Comune di Tricase, che andare alla Bit di Milano significava andare a “vendere aria fritta”. Non parlavo a vanvera né per presa di posi-zione: Il professore Russo, da persona intel-ligente, mi comprese e convenne che la manifestazione di Milano può essere inte-ressante solo quando il polo turistico che si è creato (e ci vuole molto tempo) possiede le potenzialità ed i posti letto necessari per poter vendere strutture ricettive in una fiera. Se nel contesto milanese ci presentiamo senza alberghi o con i pochi posti letto che abbiamo, nessuno ci ascolterà. Meglio crea-re un buon portale informatico o partecipa-re ad altri portali già esistenti, spendendo risorse economiche in quel settore, che passeggiare nei corridoi della Fiera di Milano come numero infinitesimale in un contesto internazionale. Si può promuovere quello che si è costruito e non quello che si ha intenzione di costrui-re. Su questo piano ci saremmo attesi uno studio più approfondito delle problemati-che ed una soluzione intercomunale che provvedesse al collegamento di tutto il Ca-po di Leuca. N o n n a s con d o ch e , a l po s to

dell’elencazione delle cose da fare, mi sarei aspettato una specifica programmazione degli interventi. Dell’ACAIT, cosa fare? del Parco Naturale, come svilupparlo? della ricettività alber-ghiera, soprattutto nelle marine, come provvedere? dei collegamenti, cosa propor-re? In Emilia Romagna hanno già provveduto ad informatizzare con pen-dryve (archivio sani-tario individuale) e noi, che siamo stati i primi in Italia ad essere informatizzati, cosa abbiamo fatto e che intenzioni abbiamo in merito? I collegamenti comunali ed interco-munali, come programmarli? Bisogna, forse, continuare a stare con una semi circumval-lazione che Cosimino De Benedetto, nono-stante le contestazioni, ha intelligentemen-te voluto o bisogna, quanto meno, comple-tare la stessa? E le ferrovie Sud Est devono continuare ancora a viaggiare vuote ed a passo di lumaca fino a Lecce, mantenendo l’occupazione degli addetti e gravando sul povero contribuente, oppure abbiamo la necessità di proporre alla Regione ed allo Stato una soluzione di una metropolitana di superficie che farebbe un bene immenso al cittadino ed alla sua economia? Parliamo ancora del PUG come uno stru-mento che solo ora cominciamo ad impian-tare quando ormai sono decenni che tutti i Comuni, anche più piccoli di Tricase, si sono dotati del PRG ed hanno sviluppato attra-verso questo strumento la loro economia e la loro crescita. Di questo e di altro speravo si parlasse e con me lo speravano tanti tricasini. Invece? Abbiamo sono appreso con chiarezza la nostra difficile situazione economica ed i guai che ancora ci aspettano. Vale a dire nulla che ci possa far dire: “FINALMENTE, TRICASE SI ALZA E…..CAMMINA!”.

PICCONATE

I panni sporchi si lavano in casa. Con la cittadi-nanza. È questa l’innovativa forma di comunica-zione del Sindaco Antonio Musarò. Ha istituito un’assemblea pubblica in cui ha fornito un qua-dro generale svolto finora dal suo esecutivo. Un'ora e mezza di rendicontazione in cui il pri-mo cittadino ha dato anche alcune spiegazioni riguardo il lungo periodo di travaglio tra le com-ponenti partitiche, causato solo per motivi di mera “consultazione elettorale”. Nel contesto finanziario invece è stato illustrato il progressivo aumento dei mutui contratti attestabili a fine 2009 a 5550 mila a causa dei debiti per l'acquisto dell'Acait, con l’incremento della rispettiva rata d’ammortamento di ben 1.047.000 € Molti sforzi sono stati attuati in direzione dell’ambito delle attività produttive: è stata avviata una nuova disciplina delle deroghe per l’obbligo di chiusura domenicale e festivo, favorita la creazione di nuove attività imprenditoriali e istituiti lo Sportello Agricolo e l’“Ufficio Europa” per mettere a conoscenza dei finanziamenti messi a disposizione a favore dei cittadini. Per ciò che concerne il recupero delle strutture pubbliche, la giun-

ta ha permesso l’agibilità del palazzetto dello sport, il recupero della “Chiesa Nuova” e l’idoneità antincendio del vecchio tribunale costata alle cas-se comunali circa 30.000 €, struttura ancora priva però di alcuni servizi indispensabili come impianti telefonici e di luce elettrica. Chiave di svolta è stata la scelta di esternalizzare la gestione del porto turistico, mettendo fine a una annosa diatri-ba finanziaria riguardo le concessioni demaniali. Ma l’esecutivo si promette anche nel corso di questa legislatura di recuperare l’archivio ACAIT

rendendolo non solo un contenitore di memoria ma anche un luogo di ritrovo per eventi culturali. In più conta l’avvio di un’adeguata informatizzazione di tutti gli uffici comunali, poten-ziando in particolar modo l’ufficio relazioni con il pubblico. Alla fine del dibattito, però, sono seguite alcune proteste degli operai Adelchi i quali hanno bacchettato l’Amministrazione per il mancato sostegno non solo nel corso dell’assemblea ma anche sui tavoli di Provincia, Regione e a Roma. Accuse rigettate dall’esecutivo che ha precisato di essere stato sempre solidale alla lotta da loro condotta e che rischia, in questo particolare periodo pre-elettorale, di essere oggetto di strumentalizzazione politica.

QUELLO CHE ABBIAM TROVATO, QUELLO CHE S'È FATTO, QUELLO CHE FAREMO

Page 7: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

di Salvatore Errico

pag. 7 da Tricaseda Tricaseda Tricaseda Tricase

Mercoledì 20 gennaio 2010 a Tricase si è festeggiato, con una bellissima manife-stazione pubblica, San Sebastiano, il pro-tettore dei Vigili Urbani. Alla manifesta-zione erano presenti tutti gli agenti di Polizia Municipale di Tricase, alcuni Sin-daci, Amministratori e Vigili Urbani dei comu-ni vicini, il Sindaco Musarò, gli Assessori Comunali Vito Zocco e Claudio Pispero, il Pre-sidente del Consiglio Comunale Tina Ciardo, una rappresentanza di autorità militari, civili e associative locali, di-versi cittadini ed ex dipendenti comunali. Per l’occasione i sot-tufficiali marescialli di P.M. locale, nominati dal Comandante ai sensi del nuovo regola-mento di polizia locale approvato con delibe-ra consiliare n. 35 del 4 luglio 2009, esibivano i simboli del loro grado costituiti da barrette zigrinate co-lor argento, una per ogni grado per le spalline e una fascetta piatta argentata, con barrette equivalenti ai gradi, per il berretto. I marescialli in base al numero di anni di servizio prestato si dividono in : ordinario; capo; maggiore; maggiore bordi rossi. Il Maresciallo, più anziano nel grado e nella categoria, si fregia del gra-do di “Vice Comandante Aggiunto”, al quale competono le funzioni Vicarie del Comandante, in caso di assenza del Co-mandante e del vice Comandante. Dopo la Santa Messa celebrata alle ore 10,00 presso la Chiesa della Natività della B.V.M. di Tricase, tutti partecipanti si sono trasferiti nella Sala del Trono dove era stato preparato un rinfresco. Riportiamo di seguito il testo del discorso pronunciato dal Sindaco di Tricase per l’evento. “Autorità, cari vigili, cittadini

Festeggiamo oggi il patrone dei vigili S.

Sebastiano non per appuntare sul labaro

della nostra quotidianità un’altra festa

ma per dare l’esatta cognizione

dell’importanza di un corpo preposto a

vigilare sulla vita dei cittadini ed a pro-

teggerli. Né più né

meno com'era nelle

intenzioni del Santo

che la tradizione cri-

stiana ci presenta co-

me giovane coraggioso

nella professione cri-

stiana, astuto e deciso

nella diffusione della

fede, leale e fedele

nell’esecuzione dei

comandi, caritatevole

nell’assistenza ai pri-

gionieri e nella pia

opera di sepoltura dei

martiri. Il più antico

romanzo storico è la

"Passione di S. Seba-

stiano", forse scritta

da S. Ambrogio. L'ope-

ra narra che Sebastia-

no, venne chiamato a far parte della

guardia personale di Diocleziano, con il

grado di ufficiale. Svolse, così, un'efficace

e instancabile azione di sostegno e con-

forto dei cristiani carcerati o condannati

a morte. Scoperto, dopo un processo

sommario, venne condannato a morte

mediante il supplizio delle frecce. Condot-

to fuori città dai suoi commilitoni, venne

denudato, legato ad un albero e bersa-

gliato dagli arcieri. Ma, per miracolo, non

morì e dopo giorni si presento a Diocle-

ziano, per cui venne ucciso a bastonate,

una delle forme più umilianti di pena

capitale, usata solo per gli schiavi. II ca-

davere venne gettato in una cloaca.

La spiegazione, pertanto, del perché San

Sebastiano sia divenuto patrono dei Vigili

Urbani d' Italia la troviamo nel Breve

Pontificio del 3 Maggio 1957 con il quale

Pio XII ha formalmente proclamato il

santo martire «custode di tutti i preposti

all' ordine pubblico che in Italia sono

chiamati “Vigili Urbani”». La storia

del Santo Protettore S. Sebastiano ci

spiega con grande chiarezza qual è il

compito dei vigili urbani che sono

chiamati alla presenza in città, ac-

canto ai cittadini che ne hanno biso-

gno, a sventare ogni presunzione di

potere, a prevenire il fatto delittuoso.

E da qui credo si comprenda qual è

l’intenzione della civica Amministra-

zione da me guidata. Avere un corpo

di vigili presenti, amorosi padri di

famiglia, inflessibili nel rispetto della leg-

ge, pronti a capire le necessità del citta-

dino e, comunque, del fruitore della stra-

da. Un corpo che considera la città sua

casa e si appresta a farla diventare più

bella e funzionale, anche a rischio perso-

nale. Tanto comporta indossare una divi-

sa. L’Amministrazione si sta adoperando

per venire incontro, però, alle esigenze

dei vigili. La prima è il bando dei concorsi

per alcune nuove unità, considerato che

oramai erano diventati troppo pochi per

vari motivi. Stiamo cercando di opzionare

altre idee per una vera e propria caserma

che dia un aspetto diverso a degli uffici

diventati sempre più punto di riferimento

per i cittadini. La presente opera

dell’assessorato preposto ha intenzione

di individuare tutte quelle piccole neces-

sità che rendono poi proficua l’opera dei

vigili in una città che evidenzia sempre

più l’esigenza della presenza del vigile

operoso. Con questa giornata vorrei i-

naugurare un nuovo proficuo rapporto

per il bene di una comunità che ne sente

estremo bisogno. Sta a noi ogni com-

prensione, al di là di idee e convincimenti

politici. Tricase ha bisogno di noi e noi

abbiamo il dovere di rispondere a Trica-

se. Grazie per il vostro intervento.”

20 GENNAIO 2010: I VIGILI URBANI DI TRICASE RICORDANO IL LORO PROTETTORE

Partecipiamo al lutto che ha colpito la famiglia e tutta la comunità tricasina per l’improvvisa scomparsa di don Antonio Ingletto, già Parroco della Chiesa Madre di Tricase, uomo di cultura e maestro di vita. La Sua inattesa morte ci ha trovati im-preparati per onorarne la memoria sulle pagine di questo giornale. Cercheremo di farlo, adeguatamente, nel prossimo numero perché l’amico scomparso meri-ta ogni nostra attenzione ed ogni riguar-do perché ai posteri di tramandi la Sua figura e la Sua opera sociale. Già da ora alla famiglia di provenienza,

che ha deciso di tumulare in Andrano le

Sue spoglie mortali, facciamo presente

che ci faremo promotori che, con il loro

consenso, il Suoi resti mortali siano tra-

slati in Tricase e qui, degnamente riposi-

no in eterno, perché le generazioni alle

quali Egli ha insegnato il sano e santo

comportamento nella vita terrena conti-

nuino ad onorarLo in morte ed Lo pren-

dano ad esempio.

FOTOGRAFIA DI DON ANTONIO

Page 8: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

pag. 8 dai Paesidai Paesidai Paesidai Paesi

Lunedì 18 gennaio si è concluso, con la “festa te li paesani”, il ciclo di celebrazioni religiose e manifestazioni civili (che solita-mente prendono avvio il 6 gennaio) in onore del Santo patrono di Novoli, Antonio Abate. La conclusione della festività è preceduta dall’accensione della “Focara”, il 16 gennaio. Evento ormai agli onori della cronaca, che richiede un mese per la preparazione di

un’enorme falò di tralci secchi di vite a c c u r a t a -mente lavo-rati secondo una tradizio-ne, che si tramanda da padre in figlio; un falò enorme che può raggiungere addir i ttura un’altezza di

25 m, riconosciuto il più alto del Mediterra-neo. Un evento, - una sopravvivenza cultura-le direbbero gli antropologi, - capace di con-segnare, nonostante il trascorrere dei secoli agli uomini del XXI secolo, un’eredità anti-chissima, in grado di attrarre sul piccolo co-mune del Nord Salento l’attenzione di mi-gliaia di pugliesi e a richiamare l’interesse dei media, di divenire contenitore di manife-stazioni culturali e artistiche e vetrina per i prodotti tipici della nostra terra. Le origini e le radici del culto per il “Santo del fuoco”, - in riferimento alla consuetudine di mettere sotto la sua protezione coloro che erano affetti da Herpes Zoster, più co-munemente conosciuto come “fuoco di Sant’Antonio”, - si perdono nella notte dei tempi e vengono fatti risalire addirittura intorno all’anno mille, in epoca bizantina, anche se divenne ufficiale solo nel 1664. Mentre le prime notizie sull’origine della “Focara” (termine di cui troviamo testimo-nianza nel Canto XXVIII dell’Inferno di Dante) pare risalgano al XV secolo, durante la pre-senza veneziana nel leccese, dove si eserci-tava il commercio sulla locale produzione di vino, olio, i prodotti tipici della nostra Peni-sola Salentina, da sempre ponte tra Oriente e Occidente, coacervo di “contaminazioni” culturali, che conobbe nel corso dei secoli la dominazione e il passaggio di importanti popoli, dai messapi ai greci, dai romani ai bizantini, dai longobardi ai normanni e agli svevi, dagli spagnoli ai francesi.

La “Sagra della Pestanaca” del 18-19 gennaio a Tiggiano ed il singolare concorso che ivi si svolge fanno crescere, nel visitatore, la voglia di saperne di più su questo particolare ortaggio, protagoni-sta indiscusso della festa. La locale Pro-Loco ci fornisce interessanti notizie. La sagra è nata nel 1999 col duplice intento di salvare la coltura della pestanaca(la carota salentina), ormai in via d’estinzione, e ridare vigore alla festa del Santo Patrono, in particolare nel giorno della vigilia, che, dopo in fasti passati, stava co-noscendo un momento di declino. Quando la fiera costituiva ancora un evento nevralgico nella vita del territorio e le ricorrenze religiose erano attese con trepi-dazione da tutti i fedeli, il giorno della vigilia era per Tiggiano “la festa”. Le visite al Santo iniziavano già dalla mattina del 18 gennaio. Molti i devoti che, da ogni dove, si recavano nel piccolo centro del Capo di Leuca per onorare Sant’Ippazio, chiede-re grazie o donare ex voto. Ad essi si aggiungevano i mercanti che, complice la mancanza dei moderni mezzi di trasporto, si recavano a Tiggiano già il giorno pri-ma per essere “pronti” la mattina della fiera. Il Paese pullulava di gente mutandosi in una grande piazza; tutta la comunità viveva quella che oggi definiremmo “notte bianca" animata da fuochi, canti, balli, momenti di convivialità. Molte case veniva-no aperte ai forestieri con improvvisate trattorie famigliari, per l’occasione si am-mazzavano i maiali, si preparavano i pezzetti di cavallo, la pasta fatta in casa e tutti i piatti tipici della tradizione locale, consentendone la degustazione e la promozio-ne. Immancabili, com’è ovvio, le pestanache. Con il passare del tempo e l’evolversi della società molti di questi usi sono andati perduti e la festa si è via via concentra-ta nell’unico giorno del 19 gennaio; da qui l’iniziativa del concorso per restituire alla vigilia ed al prodotto simbolo della festa l’antico ruolo di protagonisti. Il con-corso, che decreta l’ortaggio vincitore e l’addobbo più bello ha come giuria venti componenti scelti a caso tra visitatori non residenti, i quali, aggirandosi tra stand e bancarelle, esprimono le proprie valutazioni su aspetto e presentazione, non es-sendone prevista la degustazione. L’idea ha riscosso successo e consensi sempre maggiori divenendo un forte stimolo sia per i coltivatori che per coloro che si ci-mentano nella realizzazione di cesti ed addobbi vari. Molti anche i piatti a base di pestanaca da poter degustare. Apprendiamo, inoltre, che la Camera di Commercio di Lecce ha inserito “la Pestanaca Sant’Ippazio” tra i prodotti tipici salentini e che sì è già in contatto con Slow Food per avviare una collaborazione che renda possibile il salto di qualità necessario alla commercializzazione della pestanaca, senza pre-scindere dalla natura di nicchia del prodotto. Ma qual è il segreto per la coltivazio-ne di questo ortaggio? La maggior parte dei coltivatori è di Tricase tra essi, per molti anni, c’è stato Gerardo Accogli. Oggi, la sua produzione copre solo il fabbiso-gno familiare, gli abbiamo, perciò, chiesto di svelarci qualche piccolo segreto. Ci parla del suo metodo. La semina avviene alla fine di agosto in semenzaio. Il terre-no deve essere molto soffice, ben dissodato ed arato in profondità per consentire al fittone di sprofondare, facilmente, nel terreno durante la crescita. Il semenzaio va creato sistemando il terreno a “dorso di mulo”, lavorazione che farà drenare l’acqua impedendone la stagnazione. La continua irrigazione è un altro dei segreti di coltivazione. Se le piantine sono troppo fitte occorre diradarle affinché quelle rimaste abbiano lo spazio per crescere ed ingrossarsi. Fattore essenziale è il clima, per avere un prodotto eccellente occorre che faccia freddo, le temperature rigide favoriscono la crescita, il tempo caldo-umido di questo anno, ad esempio, ha dato un prodotto di piccole dimensioni. La raccolta avviene rigorosamente a mano e con particolari accortezze. Essendo molto croccante il tubero si spacca facilmente, si può, al più, aiutarsi con un tridente che va conficcato verticalmente nel terreno, spintonando il manico di lato. La semenza si ottiene ripiantando la parte alta del fittone (il colletto) con un adeguato spessore sottostante. Infine, occorre aver cura che ciò avvenga in una porzione di terreno lontana dai luoghi di crescita delle caro-te selvatiche che porterebbero inevitabilmente la semenza ad ibridarsi. Nel ringra-ziare il sig. Accogli per la sua cortesia speriamo di aver fornito a tutti gli appassio-nati qualche utile consiglio in più.

di Rita De Iaco PESTANACA, MY LOVE

di Ermelinda Placì FUOCO E TRADIZIONE

Page 9: Diciamo - Il Quindicinale Indipendente

pag. 9

Economia Economia Economia Economia FINANZIARIA 2010: INCENTIVI PER I DATORI CHE ASSUMONO LAVORATORI IN DISOCCUPAZIONE

di Marco Sponziello

Fra le misure finalizzate alla ripresa dell'occupazione il comma 151, art. 2 incentiva i datori di lavoro che per l'anno 2010 pro-cederanno ad assumere lavoratori fuoriusciti dal mercato del lavoro, destinatari dell'indennità di disoccupazione ordinaria con requisiti normali o di disoccupazione speciale edile. I datori di lavoro per poter usufruire degli incentivi che saran-no erogati dall'INPS, dovranno: * non aver effettuato nei 12 mesi precedenti alcuna riduzio-ne di personale avente la stessa qualifica dei nuovi assunti * non avere in atto sospensioni dal lavoro per interventi straordina-ri di cassa integrazione Le assunzioni per essere agevolate dovranno, inoltre, essere a tempo pieno ed indeterminato e gli incentivi saranno pari all'indennità di di-soccupazione spettante al lavoratore, nel limite della spesa del tratta-mento spettante e con esclusione di quanto

dovuto a titolo di contribuzione figurativa, per il numero di mensilità di trattamento di sostegno del reddito non erogate. Gli incentivi dovranno essere pari alle indennità di disoccupa-zione non ancora percepite dal lavoratore, ne risulta che per le imprese sarà più conveniente assumere un lavoratore appena entrato in disoccupazione piuttosto che uno che è verso la fine del godimento del relativo trattamento. Come ottenere l'incentivo

I datori di lavoro interes-sati dovranno presentare domanda all'INPS e se lo otterranno potranno conguagliare il credito con le somme dovute a titolo di contributi previ-denziali. Il comma 151 non è im-mediatamente operativo perché la Finanziaria prevede l'emanazione di un decreto del Ministro del Lavoro e delle Politi-che sociali e del Ministro dell'Economia e delle Finanze che disciplini le modalità attuative.

da Santa Cesarea Termeda Santa Cesarea Termeda Santa Cesarea Termeda Santa Cesarea Terme

di Francesco Elia

FERMO IMMAGINE

Santa Cesarea Terme - Buio. Ancora pe-santemente buio. Il cielo dispensa lampi di luce che non riescono a squarciare le tenebre. Nel corso degli ultimi tempi, a S. Cesarea, sono tornati in un’emigrazione al contrario, alcune coppie e persone finora residenti altrove. Un fatto positi-vo. Ma la Comunità in che direzione si muove per accogliere queste persone? Quali sono i luoghi aggreganti; i momenti di condivisione; i soggetti che elaborano questi momenti; a quali idee si rifanno questi soggetti? Circa i luoghi aggreganti, bisogna ricono-scere che si sente molto l’assenza di una biblioteca comunale, dove i ragazzi pos-sano fare ricerche scolastiche, ma dove anche gli adulti possano fermarsi. L’attivazione del centro sportivo denomi-nato PIM, sito sopra la pineta di S.Cesarea, sarebbe un perfetto luogo di d’aggregazione, e contribuirebbe a supe-

rare le distanze fra i borghi del nostro comune. Qualche mese fa è stato dato in gestione, ma di questa, al momento, non se ne vede traccia. E’ chiaro che l’assenza di luoghi ag-greganti riduce i momenti di condivisione. Certo, quest’anno la squadra Ama-tori Cerfignano è mista con presenze dell’altra frazione, un’ottima novità. Sono in attività l’Oratorio ed il Salone parrocchia-le, dove non mancano i momenti di in-contro formativo, ma non si può sempre demandare alle Parrocchie. E dunque, nota dolente, dov’è l’Amministrazione Comunale? Con il suo contributo si sono organizzati dei mo-menti interessanti, ultimo dei quali il concorso del miglior vino locale, un ten-tativo di recuperare le tradizioni contadi-ne del nostro territorio. Si sente tuttavia

bisogno di alzare il livello. Non più pensa-re all’oggi, al momentaneo, ma ad un contenitore capace di elaborare nuove

idee e realizzarle. L’affidare ad un’Associazione Cultu-rale il Museo sito nel Palazzo Ciullo a Vitiglia-no, era e rimane un’ottima idea, da con-cretizzare. Potrebbe

essere il luogo che manca. Ma se l’Amministrazione Comunale, seppur non un fulmine da guerra, almeno esiste, altri soggetti latitano. E con essi le idee, ali-mentando quel deserto in cui ci trovia-mo. Dove sono finiti gli entusiasmi di una campagna elettorale così vivace, dove i protagonisti? Possibile che quel fermen-to si sia assopito? Cova ancora qualcosa sotto la cenere, o il freddo ha ingrigito tutti noi?

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pag. 10 Che passione la cucina!Che passione la cucina!Che passione la cucina!Che passione la cucina!

Ingredienti:

Tempo di preparazione:

Difficoltà:

Media

IL PIATTO PRONTO

25 minuti

Tempo di cottura:

15 minuti

Le ricette di Francy

a cura di Pietro Russo

COTOLETTE DI POLLO CON RIPIENO

• 4 petti di pollo

• 60 gr di fontina;

• un cucchiaio di capperi;

• un cucchiaio di olive snocciolate;

• 20 gr di parmigiano grattugiato;

• due spicchi d’aglio;

• due uova intere;

• timo in polvere;

• pangrattato;

• prezzemolo tritato;

• sale.

PREPARAZIONE PREPARAZIONE DEL RIPIENO 1. Pulite e lavate del prezzemolo, mettetelo a tritare

nel mixer insieme alle olive, ai capperi e ad uno spicchio d’aglio.

2. Aggiungete la fontina, tagliata in piccoli pezzi, al tritato che avete preparato precedentemente nel mixer.

PREPARAZIONE DEI PETTI DI POLLO

1. Prendete i petti di pollo e, con un coltello affilato, tagliateli nella parte interna come se doveste crea-re una sacca.

2. Riempitelo con il ripieno che avete preparato prima e richiudete la sacca con degli stecchini.

3. Per semplificare il punto 1. e 2. Potreste prendere una fetta sottile di petto di pollo, mettere al centro una parte del ripieno, ripiegare in due la fetta e chiuderla con degli stecchini o del filo di cotone grosso.

4. Prendete i petti di pollo ripieni e passateli la prima volta in un piatto piano, in cui avrete versato dell’uovo sbattuto, e una seconda volta nel pane grattuggiato, amalgamato con dei pezzettini d’aglio, parmigiano, prezzemolo tritato, timo in polvere, olio d’oliva a crudo e del sale

5. Per rendere più leggero il piatto, invece di friggerli, disponete i petti di pollo ripieni ed impanati in un tegame foderato con della carta da forno, cospar-geteli con dell’olio, e infornateli a forno caldo a 180°; rimarranno ugualmente croccanti.

Scrivete a [email protected] per dare un giu-dizio alle ricette pubblicate e per contribuire alla rubrica con le vostre ricette.

UN PIATTO SAPORITO: LA RICETTA ORIGINALE E’ CON LA LONZA, IO HO USATO IL POLLO.

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di Carlo Pasca

di Donato Nuzzaci

SportSportSportSport

PRIMO STOP DEL 2010 PER IL TRICASE

Il 2010 del Tricase si era aperto subito con degli ottimi auspici: una vittoria, due pareggi e nessu-na sconfitta. E addirittura le gare vinte sarebbe-ro potute essere due se a Castellana l’arbitro non si fosse “inventato” a pochi minuti dalla conclusione dell’incontro un rigore che ha la-sciato sorpresi non pochi osservatori. Gli uomini di Salvatore Ciullo e del presidente Michele Dell’Abate, erano riusciti fino all’83esimo minuto a schiacciare un possente plotone di baresi che naviga da qualche giornata a questa parte nelle zone medio alte della classifica, con tutta l’intenzione di pretendere un posto nella zona play-off. Ma il dominio salentino è andato a sbattere contro una decisione arbitrale dubbia da cui è scaturito un calcio di rigore assegnato agli avversari forse con molta leggerezza.

Domenica scorsa invece, il primo stop dell’anno in casa con il Terlizzi. Partita giocata a ritmi elevati sotto il profilo tattico ed emotivo (considerato soprattutto il parapiglia degli ulti-mi 20 minuti dell’incontro con varie “discutibili” decisioni arbitrali) che ha visto alla fine prevale-re la squadra ospite ai danni di uno spento e

fuori forma plotone tricasino. E se fino a pochi giorni fa la squadra poteva considerarsi in ottima ripresa, con questa sconfitta è lecito ritornare a parlare di una nuova emergenza considerata la scarsa voglia del collet-tivo di produrre gioco e azioni, schiacciato per tutta la prima frazione e per buona parte della seconda dai baresi, molto scaltri in ogni reparto e attenti a non farsi sfuggire il “treno” delle squadre di testa.

IL CUORE GRANDE DEL CASARANO Due vittorie consecutive per i rossoazzurri che riprendono a passo spedito la marcia verso la vetta. Domenica trasferta a Matera.

Sei punti in due partite: il 2010 del Casarano inizia nel migliore dei modi. I rossoazzurri sfruttano al massimo il doppio turno casalingo e riprendono la marcia verso la vetta della classifica del girone H di serie D. Prima il fanalino di coda Fasano, poi l’Angri, entrambe liquidate con il medesimo punteggio, 2 a 1, e con la simile situazione tattica: Casarano in inferiorità numerica, in dieci uomini per tutto il secondo tem-po. Villa contro il Fasano, il nuovo arriva-to Crinò contro l’Angri sono stati mandati anzitempo sotto la doccia da direttori di gara molto pignoli e poco soddisfacenti dal punto di vista della conduzione della gara. Ma torniamo al calcio giocato… Contro l’Angri si è visto un buon Casara-no. Bonaffini & Co. hanno tenuto il palli-no del gioco per tutta la prima frazione, andando in vantaggio dopo pochi minuti con l’esterno Crinò, all’esordio assoluto in rossoazzurro, che ha fatto vedere di essere un buon elemento, abile nella corsa, nel dribbling e nelle conclusioni di sinistro. Ottima la prova dell’esterno ex Igea Virtus, ma anche di tutti i compagni del reparto centrale del campo: il sempre generoso Caracciolo, il funambolico Cen-ciarelli e il fondamentale Alessandro Bo-naffini, la vera anima della formazione di Bianchetti. Un’altra prestazione maiusco-la quella offerta dal centrocampista sici-liano, autore inoltre del gol della vittoria.

Ma un po’ tutta la squadra ha evidenziato nell’ultimo turno una buona condizione fisica, correndo per tutti i 94 minuti di gioco contro una formazione che si esprime decisamente meglio lontano dalle mura amiche. All’Angri è mancata probabilmente la necessaria cattiveria per avere la meglio su una squa-dra in inferiorità numerica per tutto il secondo tempo.

A fine partita il presidente De Masi non ha nascosto la propria soddisfazione: il Casarano ha sofferto tanto ma è riuscito a condurre in porto la partita. Una vitto-ria preziosa, tre punti conquistati con il cuore. “ Abbiamo vinto la gara grazie al

cuore, al temperamento, al carattere” – ha affermato in Sala Stampa il presidente – “L’Angri ci ha dato filo da torcere ma

noi siamo stati più bravi, anche in dieci

uomini. Non abbiamo risentito

dell’inferiorità numerica, anzi siamo

spesso arrivati sottoporta e

con una certa facilità.

L’unico rammarico viene

dalla scarsa concretezza:

costruiamo tanto ma rea-

lizziamo poco”. Archiviata la ventesima giornata di campionato ora il calenda-rio offre al Casarano la dif-ficile trasferta di Matera. Gara difficile quella che attende la truppa di Bian-chetti: i lucani sono reduci

dalla brutta sconfitta per 3 a 1 a Torre del Greco contro la Turris e c’è da atten-dersi che scenderanno in campo con il coltello tra i denti per porre immediata-mente rimedio al passo falso. Di contro nel Casarano tornerà dal primo minuto Alberto Villa, che ha scontato il turno di squalifica, e molto probabilmente si regi-strerà l’esordio dell’attaccante Genchi, da poco prelevato proprio dal Matera, che dovrebbe far coppia nel reparto of-fensivo proprio con Villa. Difficile ipotiz-zare anche il debutto del portiere Di Mi-glio, ultimo arrivo del mercato di ripara-zione, proveniente dalla giovanili della Juventus. In un momento così delicato della stagione, con una rincorsa alla vetta sempre complicata e con otto punti da recuperare sulla capolista Neapolis, diffi-cilmente Bianchetti si priverà dell’esperienza e della sicurezza garanti-ta dal numero uno Alessandro Leopizzi. Certa l’assenza di Crinò, appiedato dal Giudice Sportivo: al suo posto favorito Palazzo su Presicce.

Mister Ciullo

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DICICRUCI di S. Laraia

Orizzontali

1. La protagonista della notte di Capodanno in Times Square a New York; 7. Adesso in poesia; 8. Doppie in fede; 9. L'ancella degli Dei che serviva nettare e ambrosia; 11. do ut .... locuzione latina; 13. Sono artefici di rintocchi; 17. L'ultima parte della canzone; 18. Guida spirituale musulmana; 19. Sono sintomatici di uno stato di estrema eccitazione; 21. Casella Postale; 23. Dea greca dell'Aurora; 24. In portoghese era Formosa; 25. Simbolo dell'ettaro; 27. Chiave..inglese; 28. Per i latini, Roma era ....mundi; 30. Genere di musica rock molto pesante; 32. Poetici lamenti; 33. Gabbia per polli; 35. Nel Salernitano, amena località turistica; 38. Isole della Polinesia; 41. I tenaci ce l'hanno dura; 42. Prefisso per vino; 43. Terre-no di pubblica proprietà; 46. Delimitano il round; 47. Una situazione di inconteni-bile follia; 48. Un pò arrogante; 49. Pioggia londinese; 51. Moglie di Atamante; 52. Stato insulare dell'Oceano Indiano; 56. Masse disordinate di persone chiasso-se; 57. Lo sono i tornei che si svolgono al coperto; 58. Città della Croazia; 60. Stella hollywoodiana; 61. Fleming, creatore di James Bond; 62. Dramma pastora-le di T. Tasso.

Verticali

1. La protagonista de " Il silenzio degli Innocenti"; 2. Dimora per asceti; 3. Riese-cuzione di una stessa azione; 4. Affidabili, onesti; 5. Leonardo de " Il Ciclone"; 6. Termine che si riferisce alle Scuole Buddhiste giapponesi; 10. Il Botswana , protettorato inglese; 12. Società in Accomandita Semplice; 14. Un pò..abietto; 15. Rifugio per automobilisti; 16. Adesso per John; 20. Compagnia assicurativa italiana; 22. Il porticato nella'archietettura dell'America Latina; 26. Squa-dra..inglese; 27. Immanuel filoso de "La critica della ragion pura"; 29. E' de Mayo

quella delle madri dei desaperecidos; 30. Un espressione tipicamente felina; 31. Universo, spazio; 34. La pianura lappone senza alberi; 36. Formaggio crudo a pasta filata; 37. Lo formavano Solenghi, Lopez e Marchesini; 39. Primate di grandi dimensioni; 40. Quelle del Carducci erano barbare; 44. Porzione centrale di teca; 45. Protagonista di coraggiose imprese; 47. Farrow, attrice americana; 50. Affluente lombardo del Po; 51. Fa da cerniera tra il mondo arabo e quello asiatico; 52. Motoscafo della Regia Marina; 53. Le laboriose tra gli insetti; 54. Mare..britannico; 55. Emittente statunitense; 56. Sono custoditi nello scrigno; 59. Areonautica Militare.

Le soluzioni sul prossimo numero con il nome del vincitore

18 gennaio 1919 - Al termine della prima guerra mon-

diale, a Parigi si apre la conferenza di pace che si conclu-

derà con la firma del trattato di Versailles. Vi partecipa-

no i rappresentanti delle nazioni vincitrici; restano e-

sclusi quelli della Repubblica di Weimar.

23 gennaio 1973 - Richard Nixon annuncia l’accordo che

porterà alla fine della guerra in Vietnam. Le negoziazioni

vengono condotte a Parigi da Le Duc Tho e da Henry

Kissinger; quest’ultimo riceverà per questo il Premio

Nobel per la Pace.

24 gennaio 1958 - Ottenuta per la prima volta la fusione

nucleare in laboratorio.

AVVENNE

Sotto le soluzioni del cruciverba del numero prece-dente con cui è stato premiato il sig. Rocco Greco REGOLAMENTO

Il primo, che da mercole-dì 27.01.2010 dalle ore 9.00, invierà a:

[email protected] la soluzione del cruciver-ba, riceverà in premio una ricarica telefonica di 10 € dell’operatore pre-ferito. Non sono ammes-si gli stessi vincitori per almeno 3 concorsi con-secutivi.

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