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Duccio di BuoninsegnaMaestà
tavola anteriore
Madonna in Maestà, Vergine in Maestà è la glorificazione della Madre di Dio, in trono (Regina del Cielo) nella gloria del Paradiso con la corte celeste attorno (angeli, Santi e profeti). La Madonna nel suo splendore della sua gloria ultraterrena.
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Duccio di BuoninsegnaMaestà
tavola posteriore
Link-web video 9' - qui Link-web video 40' - qui26 Episodi della vita e passione di Cristo.
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La Maestà del Duomo di Siena era la pala d'altare (214x412 cm) della Cattedrale senese, dipinta tra il 1308 e il 1311 dall'iniziatore della scuola senese
Duccio di Buoninsegna.È il capolavoro dell'artista ed uno dei dipinti più importanti dell'arte pre-rinascimentale italiana.
Commissionata il 9 ottobre 1308e inaugurata il 9 giugno1311.
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● Il retro della grande pala, destinato a essere visto solo da clero, è una delle migliori opere
rappresentative del vangelo.
● L'equilibrio figurativo è dato dall'accostamento delle formelle per colore e forma.
● Duccio realizza un'opera pittorica moderna per la sua epoca, primo interprete del nascente gusto
gotico italiano, utilizzando richiami bizantini volutamente per mettere in risalto alcune scene
particolarmente mistiche.
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Sul retro della Maestà, destinato alla visione del clero, erano rappresentate 26 Storie della
Passione e Resurrezione di Cristo, divise in formelle più piccole, uno dei più ampli cicli dedicati
a questo tema in Italia.
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Nella grande tavola principale il posto d'onore, al centro, è dato dalla Crocefissione, di larghezza
maggiore e altezza doppia, come anche la formella doppia nell'angolo in basso a sinistra con
l'Entrata a Gerusalemme (da dove inizia la lettura), dove forse il tiburio gotico che sporge
dalle mura è una citazione fantasiosa della cupola del Duomo di Siena.
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Le scene si leggono dall'angolo sinistro procedendo nella fascia inferiore verso destra dal basso verso l'alto.Questo espediente, già usato da secoli, serve per convogliare la
lettura verso la scena centrale della Crocefissione.
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Pietro Cavallini
Pietro de' Cerroni, pittore mosaicista romano, conosciuto come Pietro Cavallini, nato intorno alla
metà del XIII secolo, fu attivo soprattuttotra il 1273 e il 1321.
La sua arte poco conosciuta, se non per descrizioni antiche (pictor romanus) ha avuto una
rivalutazione negli ultimi decenni.Alcuni studiosi affermano anche di aver
riconosciuto i suoi tratti stilistici in alcuni affreschi (attribuiti a Giotto) nella parte superiore della
Basilica di Assisi.
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Influenze stilistiche
Cavallini riceve una forte influenza delle tecniche pittoriche e musive di tradizione paleocristiana e
tardo-antica.Questi elementi stilistici legati alla tradizione
bizantina, non avrebbero però permesso la fluidità di linee da lui adottata, in linea al filone gotico.
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Tra le opere romane non andate perdute, spiccano in particolare:
● Il ciclo di mosaici dellaBasilica di Santa Maria in Trastevere
(c.a. 1291) – rappresentano storie della Vergine ● Affresco della basilica di Santa Cecilia in Trastevere (c.a. 1293) di cui ci sono rimasti il Giudizio Universale, l'Annunciazione e alcuni
altri frammenti di storie bibliche.● Decorazione del catino absidale della Chiesa di
San Giorgio in Velabro (c.a. 1293 - 1295)
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Il ciclo di mosaici dellaBasilica di Santa Maria in Trastevere
(c.a. 1291) – rappresentano storie della Vergine