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E PARIGI IMPAZZÌ PER LA «VENERE TARTARA» · 2018-05-22 · Parigi con lei (nulla traspare dalle...

Date post: 17-Jul-2020
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84 | STORIA IN RETE Maggio 2018 BIOGRAFIE Donne fatali U na bionda fatale dal fascino slavo. Alta. Snella. Dallo sguardo seducente. Colta e volitiva. Chiamata la Venere tartara. Si chiamava Barbara Rimsky-Korsakov, era una nobile russa, il suo palcoscenico è stata la Parigi, soprattutto quella splendente e godereccia del Secondo Impero, i circa vent’anni di regno di Napoleone III. La Rimsky-Korsakov, personaggio di spicco dei salotti e dei saloni russi e parigini è stata ritratta dal pittore tedesco Franz Winterhalter, il cui capolavoro è esposto al Musée d’Orsay di Parigi. Ma chi era davvero la donna ritratta da Winterhalter, ora al centro di una biografia scritta dallo scrittore torinese Andrea Biscàro? Varvara Dmitrievna Mergassov nasce in Russia, a Kostroma, nel 1833 e si spegne a Nizza nel 1878. Nel 1850 convola a nozze col nobile Nikolaj Sergeevič Rimsky-Korsakov. Tre figli maschi, separata (ma rimarrà in buoni rapporti col marito), un amante, che si trasferisce a Parigi con lei (nulla traspare dalle cronache del tempo, fameliche come oggi di gossip) e successivamente in Costa Azzurra, dov’è presente una radicata colonia russa. Il lavoro di Biscàro, «L’amante di se stessa» (Graphe.it Edizioni, 15,00 €), va oltre la ricostruzione della parabola esistenziale di questa originale e ricchissima donna, ben conosciuta in Russia, nella Parigi di Napoleone III, a Nizza durante la Terza Repub- blica, ovunque per l’Europa e pure in quel di Tunisi. L’amante di se stessa è un viaggio nei luoghi esclusivi del Vecchio Conti- nente, senza tralasciare la vita quotidiana e la mentalità del- l’epoca, con una particolare attenzione alla dimensione femminile. Si incontrano pittori e opere d’arte, letterati, giorna- listi, nobildonne e cortigiane, la Contessa di Castiglione, lo sfarzo dei menù alla francese e alla russa, la Ville Lumière in pro- fonda trasformazione, l’ostentazione ovunque diffusa (incluse le passeggiate al Bois de Boulogne, impareggiabile vetrina per mostrarsi al mondo che conta), la raffinatezza, il disincanto e il cinismo della classe dominante. La stessa Rimsky-Korsakov ci ha lasciato uno scritto estremamente interessante su Parigi: «A Parigi – scrive – si ride degli dei, dei re, dell’amore, si ride di gusto, si ride delle illusioni, si ride persino quando si soffre, e quello che non si accetta è la serietà, e tutti hanno la pretesa d’averla». Due grandi penne arricchiscono la narrazione: Lev Tol- stoj col suo «Anna Karenina», nella cui trama è presente la figura di Madame e del consorte. L’altra penna illustre è quella di Théophile Gautier, suo amico parigino. Ci sono però anche i ricordi scritti dalla figlia di Gautier, Judith, che hanno contribuito a delineare la figura interiore di que- sta femme fatale, affascinante e intelligente, che sembrava felice e voleva sembrarlo perché aveva tutto per esserlo: amici importanti, denaro, cultura, ammirazione. Tutta- via… «Non di rado – suggerisce l’autore – chi sbandiera eccessivamente lo stendardo della felicità, nasconde drammi interiori occultati da mille e più maschere. Facce prese a nolo, a seconda delle occasioni della vita». Ma- schere, quelle maschere nascoste, che la biografia ha saputo svelare, consentendo al lettore di accedere al mondo inte- riore di una donna estremamente complessa grazie alla moderna analisi grafologica (firmata da un nome autore- vole della grafologia, Lidia Fogarolo) di una sua lettera cu- stodita all’Istituto di Francia e indirizzata all’amico Théophile Gautier. Sul rapporto tra Madame e l’autore di «Ca- E PARIGI IMPAZZÌ PER LA «VENERE TARTARA» Rivive in una nuova biografia la figura di Barbara Rimsky-Korsakov, la nobile russa divenuta regina della vita mondana all’ombra del Secondo Impero napoleonico. A renderla immortale, oltre ad un celebre ritratto, ha contribuito anche l’ammirazione di grandi scrittori dell’epoca come Flaubert e Gauthier di Antonio Simoni
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BIOGRAFIEDonne fatali

Una bionda fatale dal fascino slavo. Alta.Snella. Dallo sguardo seducente. Colta evolitiva. Chiamata la Venere tartara. Sichiamava Barbara Rimsky-Korsakov, erauna nobile russa, il suo palcoscenico èstata la Parigi, soprattutto quella splendente

e godereccia del Secondo Impero, i circa vent’anni di regno diNapoleone III. La Rimsky-Korsakov, personaggio di spicco deisalotti e dei saloni russi e parigini è stata ritratta dal pittoretedesco Franz Winterhalter, il cui capolavoro è esposto alMusée d’Orsay di Parigi. Ma chi era davvero la donna ritrattada Winterhalter, ora al centro di una biografia scritta dalloscrittore torinese Andrea Biscàro? Varvara Dmitrievna Mergassovnasce in Russia, a Kostroma, nel 1833 e si spegne a Nizza nel1878. Nel 1850 convola a nozze col nobile Nikolaj SergeevičRimsky-Korsakov. Tre figli maschi, separata (ma rimarrà inbuoni rapporti col marito), un amante, che si trasferisce aParigi con lei (nulla traspare dalle cronache del tempo, famelichecome oggi di gossip) e successivamente in Costa Azzurra, dov’èpresente una radicata colonia russa.

Il lavoro di Biscàro, «L’amante di se stessa» (Graphe.it Edizioni,15,00 €), va oltre la ricostruzione della parabola esistenziale diquesta originale e ricchissima donna, ben conosciuta in Russia,nella Parigi di Napoleone III, a Nizza durante la Terza Repub-blica, ovunque per l’Europa e pure in quel di Tunisi. L’amantedi se stessa è un viaggio nei luoghi esclusivi del Vecchio Conti-nente, senza tralasciare la vita quotidiana e la mentalità del-l’epoca, con una particolare attenzione alla dimensionefemminile. Si incontrano pittori e opere d’arte, letterati, giorna-listi, nobildonne e cortigiane, la Contessa di Castiglione, lo

sfarzo dei menù alla francese e alla russa, la Ville Lumière in pro-fonda trasformazione, l’ostentazione ovunque diffusa (inclusele passeggiate al Bois de Boulogne, impareggiabile vetrina permostrarsi al mondo che conta), la raffinatezza, il disincanto e ilcinismo della classe dominante. La stessa Rimsky-Korsakov ciha lasciato uno scritto estremamente interessante su Parigi: «AParigi – scrive – si ride degli dei, dei re, dell’amore, si ride digusto, si ride delle illusioni, si ride persino quando si soffre, equello che non si accetta è la serietà, e tutti hanno la pretesad’averla».

Due grandi penne arricchiscono la narrazione: Lev Tol-stoj col suo «Anna Karenina», nella cui trama è presente lafigura di Madame e del consorte. L’altra penna illustre èquella di Théophile Gautier, suo amico parigino. Ci sonoperò anche i ricordi scritti dalla figlia di Gautier, Judith,che hanno contribuito a delineare la figura interiore di que-sta femme fatale, affascinante e intelligente, che sembravafelice e voleva sembrarlo perché aveva tutto per esserlo:amici importanti, denaro, cultura, ammirazione. Tutta-via… «Non di rado – suggerisce l’autore – chi sbandieraeccessivamente lo stendardo della felicità, nascondedrammi interiori occultati da mille e più maschere. Facceprese a nolo, a seconda delle occasioni della vita». Ma-schere, quelle maschere nascoste, che la biografia ha saputosvelare, consentendo al lettore di accedere al mondo inte-riore di una donna estremamente complessa grazie allamoderna analisi grafologica (firmata da un nome autore-vole della grafologia, Lidia Fogarolo) di una sua lettera cu-stodita all’Istituto di Francia e indirizzata all’amicoThéophile Gautier. Sul rapporto tra Madame e l’autore di «Ca-

E PARIGI IMPAZZÌ PER LA «VENERE TARTARA»Rivive in una nuova biografia la figura di Barbara Rimsky-Korsakov, la nobilerussa divenuta regina della vita mondana all’ombra del Secondo Imperonapoleonico. A renderla immortale, oltre ad un celebre ritratto, ha contribuitoanche l’ammirazione di grandi scrittori dell’epoca come Flaubert e Gauthier

di Antonio Simoni

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Ritratto di Barbara Rimsky-Korsakov(1833-1878) opera di Franx Winterhalter,

1864, esposto al Musée d’Orsay

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pitan Fracassa», anticipiamo ai lettori di«Storia in Rete» un estratto del paragrafo«Il vortice della seduzione». Tutto iniziaa inizio 1863, il 14 febbraio per l’esattezza,quando si tiene un gran ballo offerto dalpotente ministro degli Esteri di Napo-leone III, il conte Walewski: «MadameRimsky-Korsakov si presentò al ballo ve-stita nientemeno che da Salammbô.

I cronisti non si lasciarono sfuggire laghiottoneria e così la russa e il suo co-stume finirono fra i disegni più ammiratidai lettori del periodico “Le Monde Illu-stré” del 28 febbraio 1863. Nulla a casonella scelta di quel particolare costume.“Salammbô” di Gustave Flaubert è un ro-manzo pubblicato a fine novembre del1862. La storia si svolge al tempo dellaPrima guerra punica, durante l’assedio diCartagine da parte di alcuni mercenariribelli. Il loro capo Mathô, un superbo gi-gante libico, ama Salammbô, figlia delcapo dei cartaginesi Amilcare e sacerdo-tessa del tempio della dea Tanit. Mathôpenetra di nascosto in Cartagine e, elu-dendo la sorveglianza di Salammbô, tra-

fuga il sacro velo di Tanit. La sorte di Car-tagine sembra volgere al peggio, e il gransacerdote ordina a Salammbô di recupe-rare il tesoro che le è stato sottratto. La sa-cerdotessa si introduce nella tenda diMathô e gli si concede in cambio del velo.I mercenari sono sconfitti, Mathô vienetorturato a morte, e Salammbô muore didolore subito dopodi lui. […] Vestire ipanni – peraltro ab-bondantementescollati – di Salam-mbô, ha permesso aMadame Korsakovdi cogliere al volouna forma articolata– se vogliamo origi-nale – di esibizioni-smo attraversol’esotismo che pro-fuma sempre di sensualità, cavalcandol’onda di ciò che oggi chiameremmo il bestseller della stagione, così da infarcire il suoinnato spirito provocatorio con lo scan-daloso richiamo letterario del momento.Centrò l’obiettivo, tanto che l’amico e let-

terato di indubbia fama, Théophile Gau-tier, “mi fece i complimenti sul mio co-stume di Salammbô che avevo cercato direndere il più esatto possibile”.

La figura umana di Gautier fa più voltefatto capolino nel corso della vita di Bar-bara e non solo perché abitavano relativa-mente vicino a Parigi. La figlia Judith, didodici anni più giovane dell’avvenenterussa, anch’ella scrittrice come il padre, ciha lasciato un superbo ritratto di MadameKorsakov anche se Judith non menzionamai il suo nome, indicandola solo col ti-tolo di principessa seguito da tre asteri-schi: “Una grande dama russa,recentemente stabilitasi a Parigi, la prin-cipessa ***, manifestò il più vivo desideriodi far la conoscenza di Théophile Gautier.Non realizzandosi la speranza di incon-trarlo per caso, decise di scrivere al poetala sua ammirazione per lui e la gioia cheavrebbe avuto di vederlo. La breve letteraprofumata, affrancata con un mono-gramma dorato, fu portata da CharlesYriarte [capo redattore di «Le Monde Illu-stré», NdA], che conosceva la principessaed era in relazione con mio padre. Il cor-tese messaggero fornì alcuni dettagli bio-grafici sulla nobildonna, di cui Parigi,diceva, si stava infatuando […]. Bella, gio-vane, indipendente e ribelle, correva peril mondo senza ostacoli e preoccupazioni;forse un po’ folle, ma di una follia russa edeliziosa. La principessa pregava Théo-

phile Gautier divoler cortesementeandare a cena da leil’indomani, trapochi intimi. Moltocurioso di vederequesta strana e se-ducente persona,mio padre accettòl’invito. Noi era-vamo coricate datempo, quando eglirincasò da casa della

principessa ***. Ma non dormivamo maiche di un sonno leggero e inquieto, fin-tanto che il padre non fosse rientrato. […] Théophile Gautier non mancava mai didare la buonasera a mia madre e, sedutoaccanto al letto, raccontarle, nel dettaglio,

Bella, giovane,indipendente e ribelle,

correva per il mondosenza ostacoli; forse

un po’ folle, ma di unafollia russa e deliziosa

Jean-Baptiste Carpeaux, «Bal costuméau palais des Tuileries», 1867

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tutto ciò che aveva fatto e visto. La nostracamera comunicava con quella di miamadre e la porta restava aperta. Dunque,sentivo sempre, senza perder nulla, lenarrazioni. Ma quella notte fu moltobreve: la principessa *** era estrema-mente cortese e abbastanza originale. Eglitrovava che la principessa si fosse siste-mata sontuosamente e che la cena fosseeccellente: uno sterletto del Volga, questosucculento pesce che non gustava più dalsuo viaggio in Russia e di cui andavaghiotto… Poi sbadigliò a lungo e andò acoricarsi. L’indomani, tuttavia, duranteun’assenza di mia madre, egli ci raccontòqualcosa di più. La principessa lo avevaal contempo affascinato e quasi scanda-lizzato. “Lei è alta, un po’ troppo alta peressere una donna: questo le dona moltamaestà, nonostante la linea abbastanzainfantile del capo. Il suo corpo ha la fles-sibilità e la grazia della gatta oppure deimovimenti bruschi e degli scatti d’un gio-vane capretto. Dopo cena ha cantato ‘IlBacio’ in mio onore, poiché non guar-dava che me, accentuando le paroleappassionate del valzer con delleevoluzioni, dei mancamenti,degli ammiccamenti talmenteprovocanti che mi hanno deltutto sconcertato”».

E lo sconcerto di Gauthier,abilmente alimentato dalla fa-scinosa russa, si protrasseanche il giorno dopo visto che,stando sempre al racconto dellafiglia, il padre ricevette dallaprincipessa dei fiori, «accom-pagnati da una lettera: ringra-ziava della buona serata delgiorno precedente e indicava igiorni migliori in cui ricevevasolo i suoi amici. Parigi comin-ciava a interessarsi a lei; in tutte

le feste ufficiali faceva colpo per il suo por-tamento, la sua bellezza e i suoi magnificivestiti». Gautier ritornò dalla principessae provò piacere a frequentarla; tra i duenacque ciò che oggi chiameremmo «unflirt», ma la parola non era ancora dimoda. Lei cercava i suoi giudizi e i suoiconsigli in numerose circostanze. Ricordaancora Judith Gautier: «Avevamo osser-vato che nostro padre evitava di parlare dilei, tranne che con noi: non ch’egli avessenulla da nascondere, ma per lui sarebbestato spiacevole ascoltare su di lei qualcheapprezzamento inappropriato. Una sera,verso le dieci, una carrozza si fermò da-vanti alla nostra porta. La vettura eravuota e un lacchè consegnò un bigliettomolto urgente: la principessa imploravaThéophile di raggiungerla immediata-mente. Partì alquanto spaventato, matrovò la bella russa ritta davanti al suo psi-che intenta a provare il costume di Salam-

mbô, che avrebbe dovuto indossare a unballo in costume dalla contessa Walewska.Si trattava di sapere se il costume le do-

nasse, se non mancasse nulla, se i det-tagli fossero esatti: con

l’approvazione del suo grandeamico, ella si sarebbe tranquilliz-zata. I due figli della principessa,due ragazzini di dieci o dodicianni, sollevavano più in alto chepotevano un candelabro cia-scuno, per ben illuminare la lorosplendida mamma, della qualeapparivano molto fieri. Il co-stume ebbe un grande successo,la sera della festa; causò anche unpo’ di scandalo: i giornali dell’op-posizione spettegolarono sullacatenella d’oro che le vergini car-taginesi portavano fra le cavigliee che la principessa non aveva vo-luto eliminare. Ma i clamori a luipoco importavano e non altera-rono la sua serenità, tantomenoquella di Madame!». E infatti, sisarà già capito, in tutti e 55 i suoianni di vita, Barbara Rimsky-Korsakov trovò più facilmenteoccasioni per sconcertare che diessere sconcertata

Antonio Simoni

Quella di Salammbô,sacerdotessa cartaginese,

fu una delle figure piùscandalose della cultura

tardo ottocentesca, fonte di ispirazione

per opere conturbanti del Simbolismo,

come questo quadro di Alfons Mucha (1896)

BIOGRAFIEDonne fatali

Andrea Biscàro è autore della biografia«L’amante di se stessa – Vita di MadameRimsky-Korsakov» (Graphe.it Edizioni,pp. 178, € 15,00) www.graphe.it

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