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EDITORIA - socrem.org · EDITORIA SOMMARIO Periodico Semestrale a cura della Società per la...

Date post: 17-Feb-2019
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150° anniversario dell’Unità d’Italia

EDITORIA

SOMMARIO

Periodico Semestralea cura della

Società per la Cremazione di Livorno

Direttore ResponsabileGiampaolo Berti

Progetto Grafico e Stampa:Tipoffset Marengo

Via G. Ferraris, 4/F - Livorno

EditoreSocietà per la Cremazione di Livorno

Comitato di RedazioneGiampaolo Berti - Laura BandiniCatia Sonetti - Mauro Nocchi

Autorizzazione Tribunale Livornon° 4/07 del 29/03/2007

Pubblicazione non in vendita destinata ai Socidella Società per la Cremazione di Livorno

Finito di stampare nel mese di Marzo 2011

Questo numero di Charis è stato spedito a 7.300 soci ed istituzioni pubbliche

In copertina:Garibaldi a Caprera

Quadro di Pietro Senno (Portoferraio, Livorno, 1831 - Pisa, 1904)Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti

- Firenze

3 Editoriale

4 Testamento biologico

6 Hong-Kong emergenza tomba

7 Livorno e Garibaldi

11 L’inno di Mameli

12 Ricordo di Michele Borghi

13 Ricordo di Luciano De Majo

SO.CREM.

Fondata il 2 Marzo 1902ed eretta in Ente Morale con R.D.

del 26 Dicembre 1909Premiata all’Esposizione d’Igiene

di Torino e Roma nel 1911

Via S. Francesco, 71 - LivornoTel. 0586 888.431 - Fax 0586 892.307

E.mail:[email protected]:www.socrem.org

Tempio Cinerario:Via Don Aldo Mei - 57100 Livorno

Telefax 0586 404.305

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

PresidenteGiampaolo Berti

Vice PresidenteMassimo Nenci

SegretarioLaura Bandini

EconomoGiovanni Pazzagli

ConsiglieriAlfredo GamucciDon Carlo Leoni

Adriana LonziErnesto MarianiGiovanni LaterraMonica Vannucchi

Collegio Sindaci Revisori

Membri

Roberto Petronici Francesco Casalini Giacomo Romboli

I quadri riprodotti in questo numero di Charis sono tratti dal catalogo della Mostra “Giuseppe

Garibaldi” e i mille - “Dalla realtà al Mito”, chi si è tenuta ai Granai di Villa Mimbelli a Livorno dal 10 ottobre al

12 dicembre 2010 a cura del Comune di Livorno e del Comitato Livornese per la Promozione e la Divulgazione

dei Valori del Risorgimento.

EDITORIALE

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Con questo numero arriverà nelle vo-stre case anche l’invito per l’Assemblea Straordinaria e quell’Ordinaria. L’Assem-blea Straordinaria alla presenza di un no-taio servirà a modificare alcuni articoli del nostro Statuto che oramai erano obsoleti o non in linea con le leggi che in questi ultimi anni hanno modificato la vita delle asso-ciazioni e delle società. E’ stato un lavoro lungo e interessante che ci ha dato la pos-sibilità di adeguarci alle nuove disposizioni e di snellire la vita della Socrem. Rivolgo un doveroso ringraziamento ai membri della commissione che hanno lavorato con professionalità e con pignoleria.Oltre all’Assemblea Straordinaria ci sarà lo stesso giorno, a seguire l’Assemblea Ordinaria con la presentazione del bilan-cio del 2010 e le varie relazioni tecniche del Tesoriere e dei Sindaci Revisori. Non vi nascondo che abbiamo dovuto la-vorare intensamente per raggiungere gli attuali traguardi, ma i risultati ottenuti ci appagano ampiamente. Ci aspetta un al-tro anno denso d’impegni a conclusione del mandato triennale. Vi confesso che l’anno appena trascor-so è stato un anno ricco di soddisfazioni

sia associative sia di risultati aziendali. La raccolta soci prosegue e mantiene un’af-fezione a questo movimento tanto da ren-dere la nostra Socrem in controtendenza rispetto alle realtà italiane seppur consa-pevoli che oramai la scelta della cremazio-ne è una realtà che giornalmente riscuote sempre più proseliti sia per la manifesta-zione di libertà di pensiero e di autodeter-minazione, sia per un fatto economico sia in questo periodo ormai lungo determina una forma di risparmio per certi tipi di si-tuazioni. Comunque è sempre maggiore il numero delle persone convinte della scel-ta libertaria ed ecologica. Mentre leggere-te Charis la Socrem livornese riceverà il terzo forno, della Facultative technologies inglese, che porrà la nostra Associazione in una posizione tale, da poter essere uno dei poli più importanti d’Italia. Il terzo forno sarà operativo all’inizio dell’estate e avrà la caratteristica di avere la stessa tecnologia dei due già operativi e di poter accogliere feretri di dimensioni più larghe, problema che sta emergendo per un sempre mag-gior numero di deceduti.A voi carissimi Soci un augurio di una Feli-ce Pasqua insieme ai vostri cari.

Un risultato ampliamente positivo

Nelle pagine seguenti troverete il ricordo del Consigliere di presidenza Borghi Michele che nei primi giorni dell’anno ci ha lasciato a seguito di una complicata operazione chirurgica. L’Associazione oltre al grave lutto vuole rilevare il vuoto che il nostro Michele ha lasciato in tutti noi. La professionalità e la pignoleria che l’hanno contraddistinto in Consiglio Direttivo hanno contribuito a eleva-re il lavoro della Segreteria e del Consiglio stesso per le scelte operate anche in occasione della decisione dell’acquisto del terzo forno e delle modifiche allo Statuto.Alla famiglia il nostro più commosso pensiero in questo triste momento.

A distanza di oltre un anno da quando il Con-siglio Comunale di Livorno approvò una mo-zione che impegnava la Giunta a deliberare in merito al Testamento Biologico, a metà feb-braio 2011, sono state emanate le direttive che permettono ai cittadini di Livorno maggiorenni di depositare presso il Comune “La dichia-razione sostitutiva di atto di notorietà” nella quale “il dichiarante...darà atto dell’avvenuto deposito del Testamento Biologico a notaio o altro depositario incaricato e della nomina del fiduciario (o dei fiduciari)”. La Deliberazione del Consiglio Comunale del 20 Ottobre 2009, affermava testualmente che:“fino alla fine si deve poter sentire una vita come degna di essere vissuta e dotata di sen-so. In ciò rientra anche il ricevere informazio-ni, il poter decidere, il poter restare in contatto con persone care, l’aver tempo di riflettere e chiarire delle domande e di congedarsi e ac-cettare la propria morte. La terapia del dolore, la medicina palliativa, il lavoro degli hospices, le misure assistenziali e l’eventuale accompa-gnamento spirituale devono permettere di tro-vare con sensibilità e rispetto verso il morente quell’equilibrio che consente di vivere dignito-samente e sensatamente anche la parte fina-le della vita;

per “testamento bilogico” (o testamento di vita o dichiarazione anticipata di trattamento o direttive anticipate o volontà previe di tratta-mento) si intende la manifestazione di volon-tà, fornita in condizioni di lucidità mentale, da parte di una persona (testatore), in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell’eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il pro-prio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte (consenso informato) per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irre-versibili o invalidanti, che costringano a trat-tamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione. La persona che redige un testa-mento biologico nomina un fiduciario per le cure sanitarie che diviene, nel caso in cui la persona diventi incapace, il soggetto chiama-to ad intervenire sulle decisioni riguardanti i trattamenti sanitari stessi;nulla deve restare intentato per permettere alle persone di condurre fino alla morte una vita in pace, dignità ed autodeterminazione;poiché non possiamo disporre liberamente della nostra vita e tanto meno di quella degli altri, si deve distinguere fra “eutanasia attiva” e “passiva” cioè fra un’ uccisione mirata di una persona e un dignitoso lasciar morire, nello specifico non proseguendo o non iniziando neppure un trattamento volto al prolungamen-to della vita nel caso di malati inguaribili e ter-minali (presuppone il consenso del morente ed è giuridicamente ed eticamente ammissi-bile)”La So.crem, che ha dedicato al “testamento biologico” molte pagine di “Charis” nel 2010, salua positivamente questa decisione che, anche se non di semplice attuazione, assu-me notevole importanza in assenza di una Legge nazionale della quale, al momento che scriviamo, si è ripreso a discutere in uno dei rami del Parlamento.

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Testamento BiologicoA Livorno ora è Possibile

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Sabato 16 Aprile 2011Nella sala Simonini della Circoscrizione 2

Scali Finocchietti - LivornoOre 8.00 in prima convocazione

ore 8.30 in seconda convocazioneAssemblea Straordinariaalla presenza del notaio

Odg: 1 - Modifiche allo statuto sociale- Discussione

- Approvazione statuto con le eventuali modificheA seguire

Assemblea OrdinariaOdg: 1 - Relazione morale del Presidente

2 - Relazione del Tesoriere sul bilancio consuntivo 20103 - Relazione del collegio sindacale:

discussione e approvazione4 - Presentazione bilancio preventivo 2011

discussione e approvazione

PREMIAZIONE SOCI BENEMERITITUTTI I SOCI SONO INVITATI A PARTECIPARE

Nel corso dell’Assemblea dei soci del 16 Aprile verranno premiati i seguenti soci con 35 anni di anzianità: Angiolini Franca, Bonsignori Franca, Brilli Piera, Calonaci Teresa, Chiappe Uga,

D’Angelo Roberto, Danti Ivano, Dari Milvia, Doberti Vivetta, Dragoni Margherita, Fedi Gino, Gabbriellini Alfredo, Gazzarri Luciano, Gregori Avelia, Grifoni Ugo,

Guelfi Enzo, Mannucchi Giuliana, Marcellini Marcello Stefano, Monteverdi Umberto, Mori Cesara, Panti Vilma, Pietrini Marisa, Piram Alfredo, Razzauti Amelia, Spagnoli Vittoriano,

Tamberi Vittoria, Tognotti Mara, Torri Addo

Società per la cremazione di Livorno

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A Hong Kong non c’è più un buco per bare e urne cinerarie, i costi della tumulazione aumentano, c’è persino chi progetta cimiteri galleggianti, una questione che presto interesserà le altre metropoli del pianeta. Il cielo può attendere a Hong Kong. A volte lunghi mesi, ma sempre più spesso si tratta di anni interi, se non lustri. Perché nel quarto luogo più densamente popolato al mondo (6300 abitanti per chilometro quadrato, 7 milioni in tutto) non c’è abbastanza spazio per i vivi, figurarsi per i morti. E quindi bisogna mettersi in coda anche per il requiescat in pace. L’emergenza tomba è scoppiata già alla fine del secolo scorso, quando l’eccesso di domanda (circa 40mila defunti l’anno, con un tasso di mortalità in crescita del 2,6 per cento annuo) ha portato al collasso i cimiteri della città e fatto schizzare alle stelle i costi della tumulazione. E ora è a rischio anche la più discreta e meno ingombrante pratica della cremazione, destinazione scelta dal 78 per cento dei defunti della metropoli.Nei trenta colombari pubblici di Hong Kong si fatica a trovare un angolo libero. E secondo le stime del Board of Menagement of the Chinese Permanent Cemeteries, sono 50mila le famiglie che aspettano, con le urne parcheggiate in casa, una soluzione, se non rapida, almeno definitiva. Chi ha quattrini, e tanti, un compromesso lo trova in tempi brevi. Ai parenti del caro-estinto tocca sborsare più di 30mila dollari per l’inumazione, con concessione di loculo per sette anni. Il prezzo sale per i più esigenti: un posto in cima una collina. Magari con vista mare (come la tradizione cinese predica per ottenere buon auspicio) si arriva a pagare anche 100mila dollari. Roba da nababbi che pur nella ricca Hong Kong (44mila dollari è il reddito medio procapite) resta appannaggio di pochi fortunati estinti. E la fila per un posticino nei colombari della municipalità, che vale poche centinaia di dollari, si allunga. In primavera scorsa è stato inaugurato Diamond Hill, la nuova struttura pubblica, costruita per ospitare le ceneri di 18mila persone passate a miglior vita. Già nelle prime ore del mattino migliaia di persone si sono riversate in massa con le urne cinerarie sotto braccio per consegnare i propri cari alla storia. “Nella cultura cinese – spiega un giovane designer di Hong Kong che attende da due anni di sistemare il padre defunto – c’è un tempo per la vita, yum charck e uno per la morte, yeum chaak. Mischiarli, e quindi tenere le ceneri in casa, è promessa di cattiva sorte”. Superstizioni e tradizioni che tengono alla larga l’edificazione di nuovi cimiteri vicini ai quartieri residenziali. Happy Valley, la valle felice di Hong Kong che ospita i cimiteri in stile coloniale di diverse confessioni (dai luoghi di riposo cristiani al cimitero

mussulmano), se la cava perché stretta da un tangenziale sopraelevata, un’alta collina e il grande ippodromo della città. Ma qui è stato dichiarato il tutto esaurito. Altrove si levano le proteste. Il governo della città prova a correre ai ripari con la costruzione dell’isola di Lantau di altri 40mila posti, entro il 2012, per urne cinerarie. Argini troppo stretti che riusciranno a malapena a rispondere a un anno di decessi. Tanto più che la popolazione di Hong Kong invecchia rapidamente e il tasso di mortalità è raddoppiato dal 1970. Nel 2008 solo il 12 per cento degli abitanti aveva più di 65 anni, nel 2036 salirà al 26 per cento. E di questo passo, tra cinque anni, stando alle stime del Governo, non ci sarà più alcun spazio pubblico per le persone che passano a miglior vita ogni anno. Le risposte alternative arrivano da tre pilastri: dispersione delle ceneri in mare, mercato e delocalizzazione. La prima proposta non trova grande eco tra i cinesi, per i quali la venerazione degli antenati prevede un luogo fisso fisico di culto, a oggi si contano solo poche centinaia di richieste. Perciò i privati si scatenano sugli altri sentieri, lanciando nuove professioni di prestigio come i cemetery manager e arrivando a quotare le proprie società in Borsa, come la Sino Life Group, che grazie al crescente business della morte ha visto raddoppiare il valore delle sue azioni nel corso dell’anno. Alcune aziende offrono anche servizi di lusso: piccoli giardini da mille e una notte, piscine-memoriali sul modello del Taj Mahal in India, sistemi Gps per poter sempre localizzare il punto esatto dove giacciono le ceneri se disperse e anche tombe meccanizzate. Il costo medio dei servizi è di 25mila dollari. L’ultima trovata è di un designer che ha progettato un colombario off shore a forma di nave da crociera, una piattaforma sul mare in grado di ospitare 200mila urne cinerarie. In attesa di finanziamenti per l’isola dei defunti, il magnate dei casinò, ha iniziato a comprare terra a Macao. Nell’ex colonia portoghese ha in mente la costruzione di un colombario da 50mila posti. Se morire in pace a Hong Kong è un lusso per pochi, il problema potrebbe presto riguardare molte altre città. “tutte le grandi metropoli, non solo Hong Kong, stanno ripensando le politiche cimiteriali”, dice Bernardo Secchi, professore progettazione urbanistica a Venezia afferma che in giro si sentono tante proposte, ma molte di queste sono pura fantarchitettura. Il problema dello spazio, che può essere risolto solo con la maggior diffusione della pratica della cremazione, non è l’unico. Oggi bisogna ripensare i cimiteri come luoghi di meditazione, in armonia con il paesaggio, e capaci di accogliere i resti di una società multietnica”.

Hong –kong Emergenza tomba

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Livorno e GaribaldiPrima e dopo l’Unità d’Italia

Nell’estate del ’69 era tornato a Livorno Francesco Folliot de Crenneville, figura odiata dal popolo, che, a partire dal ’49, aveva ripetutamente prova-to la sua ferocia. Veniva da Roma, a Livorno, era ospite di un amico, il console generale d’Austria Niccolò Inghirami. La mattina del 23 di Maggio aveva deciso di partire di nuovo per Genova, dopo 4 giorni di permanenza a Livorno. Si sarebbe im-barcato sul piroscafo “Sardegna”. Il pomeriggio del giorno dopo si era avviato con l’amico verso la Darsena Vecchia, dove era atteso da France-sco Schiaffini, il barcaiolo che lo avrebbe dovuto trasportare sul piroscafo in partenza quella sera stessa. Poco prima dell’ora fissata si erano mossi dal Palazzo del Console in direzione dei “4 Mori” prendendo la via Vittorio Emanuele in una carroz-za con a cassetta un certo marchi. A porta Co-lonnella ad aspettarli con i bagagli c’era Roberto Nucci, portiere del consolato.

Erano circa le otto, sull’imbrunire mentre si an-davano accendendo i lampioni a gas; che i due signori arrivarono allo scalo, quando a brevissima distanza dalla barca, vennero assaliti e pugnalati da individui che li attendevano in agguato. Dati i colpi, costoro, si erano dati alla fuga. Il generale Francesco Folliot de Crenneville cadde colpito alla mascella sinistra da due botte d’arma da taglio, privo di sensi, ancora in vita. Il Console Niccolò Inghirami rimase secco. Le prime operazioni giu-diziarie furono rivolte subito agli ambienti radicali frequentati, come è scritto nell’atto di accusa del processo indiziario, da “arditi, turbolenti, facino-rosi”. Per lo più gente che abitava nel quartiere di Venezia e formava – prosegue l’atto – “un’as-sociazione compromettente l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini”. Erano persone “use a pas-sar la vita in mezzo alla crapula, al gioco, alle goz-zoviglie, nei postriboli, nelle osterie, nei caffè...”

Sbarco di Garibaldi in Sicilia anonimo italiano - Firenze - Fondazione Spadolini - Nuova Antologia

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Gli imputati: due ufficiali, Jacopo Sgarallino, navi-cellaio di 48 anni detto “Papino” ed anche “barba”; Corrado Dodoli navicellaio di 32 anni, detto “Piva” e cinque militi: Luigi Freschi, pescivendolo di 32 anni soprannominato “Cucchi”; Baldassarre Pa-gliai di 40 anni, proprietario di una trattoria in Via del Giardino; Fortunato Antonacci di 42 anni, navi-cellaio detto “bazza”; Giuseppe Ciucci di 28 anni, cameriere detto “romanino”; Giuseppe Fantozzi di 28 anni, falegname detto “ciambellino”. Tutti gari-baldini, massoni, soci della Fratellanza Artigiana. Gli arresti, le inquisizioni, l’atto di accusa scossero l’opinione pubblica. La Fratellanza protestò violentemente contro gli atti istruttori. Francesco Domenico Guerrazzi par-lò a favore degli imputati in un comizio. In parla-mento il garibaldino Malenchini li difese dall’attac-co di Missori. Un ricorso, firmato da centinaia di cittadini, venne inoltrato al Governo: proclamava l’innocenza degli imputati, chiedeva la loro scar-cerazione. La stampa liberale non mancò di qualificare gli arresti e il procedimento giudiziario arbitrii inqua-lificabili, atti di persecuzione. Mille altre influenze frastornarono l’azione giudiziaria. Le stesse auto-rità inquirenti vennero molestate da minacce. Se tutto quanto induce a giudicare giusta la legittima suspicione, fa riflettere sul carattere del garibaldi-nismo livornese. Esso aveva radici nell’animo del popolo, era diventato una questione di massa, a differenza del movimento nazionale, generalmen-te caratterizzato da una partecipazione seleziona-ta di intellettuali, ceti medi, di qualche capitalista, pochi artigiani od operai, di quasi nessun contadi-no. Durante il Risorgimento si ebbero casi di par-tecipazione sull’altro versante. Lombardi e Veneti, costretti nell’esercito Austriaco, erano stati fra i più ligi repressori della sommossa viennese; con larga adesione contadina era nato, nelle regioni meridionali, il primo banditismo. Almeno tre sono le cause dell’eccezione livorne-se. Il porto che dava accesso ad una cultura eu-ropea; il ruolo degli intellettuali, specialmente di Francesco Domenico Guerrazzi e di Carlo Bini, nella formazione in senso capitalistico delle attivi-tà produttive e la conseguente formazione di ceti industriali operai. La concomitanza di questi moti-vi non era recente; aveva lavorato, prodotto effetti da alcuni anni. Nel ’48, quando sembrò che Ga-

ribaldi dovesse sbarcare a Livorno, proveniendo dall’America del Sud con la legione di Motevideo, la città si mobilitò spontaneamente, non soltanto il solito comitato patriottico. Se Garibaldi avesse mantenuto l’idea di prendere terra sulla costa li-vornese sarebbe sbarcato clamorosamente con l’abbraccio fragoroso del capopopolo Guerrazzi. Non in incognito, frettolosamente, come un cospi-ratore alla testa di agitatori. L’anno prima la gente di Livorno era scesa in piaz-za: uomini e donne per accogliere a fucilate il co-lonnello Cipriani, costringendo i suoi “toscani” a far quadrato in Piazza Grande. Altra mobilitazione generale nel maggio del ’49, questa volta contro gli Austriaci. Li aveva chiamati in Toscana il baro-ne Ricasoli, non fidando delle sue milizie per repri-mere la nuova insurrezione livornese. Il processo, fatto a Lucca, celebrato in appello a Siena, non riguardava soltanto i sette imputati, alla sbarra era stata messa tutta la città. Il garibaldinismo livorne-

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se fu anche scarso di individualità, pochi intellet-tuali, Bini e Guerrazzi non si arruolarono; lo fecero i “reazionari” frequentatori della farmacia Crecchi di Piazza Leopolda. Costoro partirono nel ’59 con alla testa il sottotenente Malenchini. Gli unici livornesi ufficiali superiori nell’esercito vo-lontario furono i fratelli Sgarallino. Erano popolani anche se di un certo rango, nel senso che il na-vicellaio lo facevano da proprietari. Gli Sgarallino parteciparono a tutte le scorribande garibaldine: risposero a tutti gli appelli del Generale, comin-ciando nel ’48, organizzando gli arruolamenti del “Carlo Felice”, che ancora non si chiamava “Gol-doni”. Nel ’49 si battevano contro gli austriaci sugli spalti delle mura, da poco tirate su dall’ingegnere Manetti; Andrea era comandante dei Bersaglieri della Morte. Nel ’59 partirono per la Lombardia; dopo Villafranca erano assieme con Garibaldi in Italia centrale: a Livorno prima di partire per Fi-renze; Andrea lo abbiamo incontrato due vol-te durante la spedizione siciliana. Jacopo guidò l’Etruria con i primi livornesi che si imbarcarono sul Lombardo; è con Garibaldi anche sull’Aspro-

monte. Nel ‘66 fratelli sono sul lago di Garda a bordo del vapore Bernasco. Sono loro che suc-cessivamente organizzano le fughe di Garibaldi da Caprera, lo portano via con la loro paranza, lo ospitano in casa in P.zza S. Trinità in “Venezia”; con lui vanno a Mentana. Garibaldi fu accolto a Livorno, sempre, in maniera entusiastica. In città i reazionari erano scarsi anche fra i preti: quasi tutti liberali, divisi fra Gian Paolo Bartolommei e Fran-ceseo Domenico Guerrazzi. Il 25 Ottobre del ’48 una folla strabocchevole acclamò il generale sotto le finestre delle “Isole Britanniche”. Era arrivato a Livorno per via di Anita, da qualche giorno ospite dei Notari in via del Toro. Era la prima volta che i due stavano assieme dopo la partenza da Monte-video. Successivamente poche decine di livornesi lo seguirono fino a Roma. Ci furono feriti fra loro a S. Pancrazio ed alcuni morti davanti a Villa Spada. Il ’59 a Livorno fu pre-ceduto dal disgraziato tentativo del mazziniano Quadrio, dalle fucilazioni sul “tamburo” dei cospi-ratori sorpresi con le armi in mano, dalle condan-ne a morte degli altri agitatori. Amnistiati da Rica-soli, si arruolarono tutti nel battaglione di Vincenzo Malenchini e Carlo Mayer. Erano 30 i livornesi – lo si legge negli appunti di Ippolito Nievo – che Jacopo Sgarallino portò a Quarto, successivamente inquadrati nella II com-pagnia dei Mille. Ma il 9 di Giugno alle foci del Calabrone erano 800. Due mesi dopo se ne im-barcarono altri 1.700. Col battaglione della “Re-migia” di Giovanni Nicotera. Partivano dallo Scalo Regio scortati da due navi piemontesi: Colombo e Veloce. Fra loro uno dei protagonisti del Maggio: Giovanni Guarducci. Le spedizioni livornesi per la Sicilia furono quattro, compresa quella organizzata da Andrea Sgaralli-no, che mancò l’appuntamento con il Lombardo ed il Piemonte nelle acque di Piombino. Dopo la campagna meridionale a Livorno si cospirò per liberare Roma: nei caffè, nelle case, nella Fra-tellanza Artigiana. Ad Aspromonte con Sgarallino erano 190 i livornesi, partiti alla chetichella per il concentramento in Sicilia. Altri erano stati sbarcati con la scusa che non avevano pagato il biglietto. Nel ’62 molti livornesi fecero la guerriglia sui con-fini pontifici. Nella III guerra di Indipendenza partirono da Livor-no 1239 persone, arruolate da una Commissione

La partenza del volontario

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di patrioti della quale faceva-no parte Francesco Domenico Guerrazzi, Giovanni Marchi, Francesco Lavarello, Adriano Raugi e Luigi Zanotti. Dopo la guerra Garibaldi venne a Livor-no. Era la sua quarta visita alla città, questa volta ospite di Gio-vanni Marchi in via Solferino. La polizia stava all’erta, effet-tuava arresti e perquisizioni. Sapeva che in molte case si preparavano 20.000 cartucce per Roma. La città riuscì a co-prire l’organizzazione: in ultimo

da Livorno partirono 2.000 volontari; combattero-no con successo a Farnese, dove Pasquale Sga-rallino venne ferito, prima dello sfortunato scontro di Mentana. Fra il ’67 ed il ’70 a Livorno si lavorò ancora una volta con il miraggio di liberare Roma. Mentre è in corso la mobilitazione, il 24 di Maggio del ’69. Inghirami venne ucciso, Crenneville ferito. Cominciarono le inquisizione e gli arresti. Dall’atto di accusa contro Sgarallino e gli altri risulta che l’imputato maggiore fosse “un capotumulti repub-blicano, rosso, turbatore”, ma gli imputano molti altri precedenti penali. Sgarallino in camicia rossa, sul petto la medaglia dei Mille ascolta l’atto di ac-cusa, replica pacatamente “osservo come riguar-do all’essermi battuto con gli Austriaci me ne fo un vanto. “Io mi son trovato pronto in tutte le battaglie e non mi vergogno di aver amato la patria e non so in quale maniera oggi mi si domandi conto di certe cose. Vado con la fronte scoperta per esser-mi battuto con gli Austriaci. Io ho combattuto con per la bandiera tricolore, non per quella gialla e nera, noi soli livornesi li abbiamo colti a colpi di cannone. “Ora, sep-pure qualcheduno di quei pregiudizi fosse vero, io l’ho già pagato abbastanza”. “Il battesimo di fuoco purifica tutto”. Il pubblico applaude. Il presidente, certo Ubaldino Mori, lo ritiene un irrispetto-so riguardo verso la Corte, minaccia di fare sgomberare

l’aula. “Voi, Sgarallino – aggiunge – ricordatevi che il tribunale non è teatro dove siano permessi col-pi di scena. Tutti conoscono, sopra altro terreno, ciò che avete fatto al vostro paese. Ciò non toglie che abbiate a rispondere alla giustizia di quanto essa ha diritto di reclamare da voi”. Il processo aveva criminalizzato la città; il presidente lo ave-va confermato. Patria, lotta nazionale, unità, tutto dimenticato! Il processo cominciò così. La sen-tenza dette ragione alla città; vennero assolti tutti. L’opinione pubblica era stata più forte della Cor-te. Garibaldi aveva fatto venire a Siena i migliori avvocati d’Italia. Voleva dare un aiuto concreto ai suoi ex soldati ed ufficiali, voleva uscire bene da quel processo che sentiva rivolto verso sé stesso. Alcuni imputati presero parte ad altre battaglie di liberazione. Sgarallino, nel ’76, comandò la co-lonna italiana in Erzegovina, dove, nel nome di Garibaldi, era andato a combattere con i ribelli. Il generale non aveva preso parte né per l’assoluti-smo russo, né per quello turco. I garibaldini erano andati a lottare in favore di alcuni poveri “cristiani” che, in quel momento, conoscevano la schiavitù. Il garibaldinismo riprendeva la via internazionale”.

Da uno scritto di Vittorio Marchi del 1961

Jacopo Sgarallino, monumento al Cimitero dei Lupi

Andrea Sgarallino,monumento al

Cimitero dei Lupi

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150° anniversario dell’Unità d’Italia

L’inno di Mameli

Fratelli d’ItaliaL’Italia s’è desta,Dell’elmo di ScipioS’è cinte la testa.Dov’è la Vittoria?Le porga la chioma,Ché schiava di RomaIddio la creò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL’Italia chiamò

Noi siamo da secoli Calpesti, derisi,perché non siam popolo,Perché siam divisi.Raccoltaci un’unicaBandiera, una speme:Di fonderci insiemeGià l’ora suonò

Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamociL’Unione, e l’amoreRivelano ai PopoliLe vie del Signore;Giuriamo far liberoIl suolo natìo:Uniti per Dio Chi vincer ci può?Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL’Italia chiamò.

Dall’Alpi a SiciliaDovunque è Legnano,Ogn’uomo di FerruccioHa il core, ha la mano,I bimbi d’Italia

Sembra incredibile ma è vero. La grande maggioranza degli italiani non conosce il testo del nostro Inno Nazionale ne come è nato e che fu scelto dopo la liberazione dal nazifascismo e la vittoria della Repubbli-ca a sottolineare, nella volontà del Parlamento, il profondo legame fra il Risorgimento e la Resistenza. Ecco perché, anche noi, intendendo contribuire alla sua conoscenza, riassumiamo la sua origine a e ne pubblichiamo il testo integrale. L’ inno d’Italia è stato scritto e musicato da due patrioti ventenni. Goffredo Mameli nato il 5 settembre del 1827 a Genova, quando compose l’inno era il 1847. Nel marzo del 1848 organizzò una spedizione per andare in aiuto a Nino Bixio durante l’insurrezione di Milano e, in virtù di questa impresa, venne arruolato nell’esercito di Giuseppe Garibaldi con il grado di capitano. Nel 1849, nella difesa della Villa del Vascello durante la breve Repubblica Romana fu ferito in maniera non particolarmente grave da un commilitone, con la baionetta, a una gamba. Morì per la sopravvenuta infezione il 6 luglio a soli 21 anni. Michele Novaro, che ha scritto le musiche dell’inno, nacque anche lui a Genova il 23 ottobre 1818. Nel 1847 aveva quindi 29 anni. Morì povero tra diffi coltà fi nanziarie e problemi di salute e venne sepolto nella sua città natale nel cimitero monumentale di Staglieno, accanto a Giuseppe Mazzini.

Si chiaman Balilla,Il suon d’ogni squillaI vespri suonò.Stringiamci a coorteSiam Pronti alla morteL’Italia chiamò.

Son giunchi che pieganoLe spade vendute:Già l’Aquila d’AustriaLe penne ha perdute.Il sangue d’Italia,Il sangue Polacco,Bevé, col cosacco,Ma il cor le bruciò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL’Italia chiamò

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Ricordo di Michele Borghi

La sala del Commiato del Cimitero Comunale dei Lupi non riesce a contenere,i numerosi Fra-telli Massoni giunti da diverse città toscane e le diverse personalità che hanno ricoperto e ricoprono un ruolo Istituzionale nell’ Ammini-strazione Civica per unirsi al dolore della Moglie Giovanna, del Figlio Nicola e dell’ amato Nipote Simone. La Cerimonia di Congedo di Michele Borghi, classe 1939 diviene così luogo di incontro del-le diverse realtà del mondo dell’ Imprenditoria, dell’ Associazionismo e della Massoneria di cui è stato per lunghissimi anni figura di spicco. Le condizioni di salute di Michele Borghi,da tempo erano andate peggiorando, dopo un lun-go intervento chirurgico, durato più di dieci ore.“E’ stato uno dei migliori diplomati in ragioneria della città, un grande dirigente aziendale e, per me un grande compagno di vita” racconta com-mosso Massimo Bianchi numero due del Gran-de Oriente d’ Italia, ex Vicesindaco di Livorno che con Borghi oltre a condividere una grande amicizia nata durante gli anni della militanza nel Partito Socialista ne ha condiviso anche gli anni della Massoneria. Borghi ha ricoperto per lunghissimi anni la cari-ca di tesoriere del Partito Socialista fino al suo scioglimento nel lontano 1993. A lui venne inoltre affidato il compito di diret-tore amministrativo de “La Parola dei Socialisti” periodico della Federazione Livornese PSI. E’ stato, direttore Amministrativo delle Cerami-che Industriali e Dirigente di spicco della Sam-montana.Negli ultimi anni di vita ha ricoperto il ruolo di Consigliere dell’ Associazione Dirigenti di Azien-dali organizzando numerosi convegni in città come nel resto della regione.Era membro del consiglio direttivo della Società per la Cremazione di Livorno che ha fra i suoi soci cittadini di ogni condizione sociale, di ogni

convinzione politica e di ogni fede religiosa, che svolge un’azione di promozione sociale e cul-turale. La presenza al Rito del Congedo, del Presiden-te della Socrem Giampaolo Berti e della dott.ssa Laura Bandini sono una attestazione del legame di amicizia e di stima che hanno avu-to con Borghi durante la sua permanenza nel Consiglio della So.crem. Infine la Massoneria: Iniziato Libero Muratore negli anni Ottanta alla Loggia Setteponti all’ Oriente di Montevarchi, è stato per una vita esponente di spicco del Gran-de Oriente d’ Italia. Per due volte ha ricoperto la carica di Maestro Venerabile della Loggia Adria-no Lemmi all’ Oriente di Livorno, Loggia fondata proprio dall’ ex Vicesindaco Massimo Bianchi. A Michele Borghi si deve inoltre la firma per la creazione dell’ ultima Loggia livornese, la Her-mes, fondata due anni fa, con la grande pas-sione, disponibilità e con dispendio di energie, che lo hanno da sempre contraddistinto, e con cui ha saputo spendersi gratuitamente durante l’arco della sua esistenza negli ambienti che lo hanno visto e reso protagonista.

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Ricordo di Luciano De Majo

Luciano De Majo ci ha lasciati in una domenica del Febbraio scorso. Una morte ingiusta e crude-le, ad appena quaranta anni, assalito da un male crudele. Da alcuni anni lavorava nella redazione livornese de Il Tirreno e da tre mesi aveva iniziato la sua lotta contro il tumore. Era stato operato in Dicembre ma non c’è stato nulla da fare. Il male lo ha strappato alla vita ma non ha sconfitto la sua generosità. Luciano ha donato le cornee. Oltre ad una volontà di ferro, disponeva di un grnade baga-glio culturale. Aveva infatti lavorato in precedenza per l’Unità, per il Telegrafo, per l’Agenzia Giorna-listica Italia e riusciva a dare il meglio di se anche alla radio con le telecronache delle manifestazioni sportive ed in particolare del basket del quale era un appassionato. Un’altra grande passione erano le Gare remiere. Lui, nato e cresciuto a San Jaco-po ma tifoso del Borgo, sapeva tutto ma proprio tutto del Palio Marinaro, della Coppa Barontini, essendo anche fra gli organizzatori, e delle altre competizioni fra i rioni cittadini che animano le Cantine e l’Estate Livornese. Scriveva, comunque di politica, di cronache giudiziarie e di tanto altro, con grande umanità, equilibrio, correttezza e rigo-re morale, conoscendo, come pochi altri, la vita, i pregi e le manchevolezze dei livornesi. Ma non ha mai ricorso allo scoop in nome della bramosia individualistica di fare carriera. Era il faccia a fac-cia con le rogne del mondo che si misurava la sua onestà intellettuale, la curiosità di incontrare l’altro, la voglia di capire e magari di lottare per un mondo più giusto riservando a piene mani la sua genero-sità anche nel volontariato. Lui aveva la capacità di mettersi sempre dalla parte dei più deboli. Da anni si occupava dei problemi degli immigrati e di solidarietà al terzo mondo. Ed era stato, con la sua compagna Valeria, fra i fondatori dell’Associa-zione per la Pace. Gli ultimi articoli che ha scritto, quando era già minato nel fisico dal terribile male, sono stati dedicati alla memoria del “suo Cantiere Orlando” dove era stato addetto stampa nei mo-menti più difficili, ed a ricordare la storia del PCI in occasione dei 90 anni dalla sua fondazione, fa-cendo, anche questi ultimi sforzi con la generosità di sempre, essendo ancora convinto di sentirsi “un comunista alla Enrico Berlinguer”. Suo “fratello” Mauro Zucchelli ha ricordato su IL TIRRENO che

Luciano affermava di specchiarsi nei versi di Giorgio Gaber: “Qual-cuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era più di se stesso, era come due persone in una: da una parte la personale fatica quo-tidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che vole-va spiccare il volo per cambiare veramente la vita”. Zucchelli ha anche scritto che “solo per Berlinguer ci sono state più suore che hanno pregato per un comunista” e che “All’Abbazia di Sept Fons, il più importante Monastero Trappista di Francia, è sta-ta dedicata una messa a Luciano” mentre “La sua sfida al tumore l’hanno accompagnata anche le liturgie al Santuario di Montenero e alla Clausura Carmelitana di Antignano oltre che in alcune par-rocchie. Tutti i pezzi di Città che non si incrocia-no neanche per sbaglio, che non si parlerebbero nemmeno per telefono, Luciano gli ha fatti mettere assieme...”Ha lasciato nel più grande dolore la sua famiglia. La moglie Valeria e i due figli Alessandro e Teresi-na, che aveva adottato dopo aver girato, per anni, mezzo mondo. Il padre Roberto e la madre Ivana. I suoceri Vittorio Cioni e sua moglie Luciana. Le migliaia di uomini e di donne che gli avevano volu-to bene, che hanno partecipato in centinaia al rito funebre ascoltando in un silenzio irreale il ricordo di Luciano di tre operai del Cantiere, del Direttore del Tirreno Dott. Bernabò, di Mons. Razzauti e del Sindaco Cosimi che non è riuscito a celare la sua grande commozione.Anche noi ci permettiamo di utilizzare queste pa-gine per manifestare il nostro fraterno cordoglio alla famiglia ed a tutti coloro che gli vollero bene. Le sue ceneri riposano ora nel Reparto B del no-stro Tempio, al Cimitero dei Lupi.

NOSTRI FIDUCIARI PRESSO

Alghero Di Marco Agenzia Funebre floricoltura di Di Marco Maria e C. Srl Via Manzoni, 63 079/982200Alghero On. Fun. Giuseppe Cugusi Viale Sardegna, 39 079/9891226Arcidosso Chiappini Via Roma, 62/F 0564/4966118Bagni di Lucca On. Fun. Farina Via Letizia, 30 0583/805304Bagno di Gavorrano Martellini e Tom Via Pio La Torre, 17 0566/845908Camaiore Misericordia Via XX Settembre, 54 0584/989668Castagneto Carducci Misericordia Via Umberto, 1° 0565/763752Castelfranco di Sotto Sicuranza Service Corso Remo Bertoncini, 62 0571/489419Castelfranco di Sotto Misericordia Via dei Mille, 1 0571/478888Castelnuovo Garfagnana Pax Via Roma, 12 0583/658888Castelnuovo Magra Croce Bianca Via della Pace 25/27 0187/670030Castiglione della Pescaia Zazzeri Piazzale dei cavalieri 0564/936118Cecina Pubblica assistenza Piazza Alessandrini, 13 0586/680653Cecina I.F.C. Impresa Funeraria di belcari Ugo Via Pietro Gori, 30/A 0586/635573Domodossola Imp. Fun. Ossolana Via Montegrappa, 79 0324/482369Empoli Impresa Funebre Marradi Sas di Marradi Maurizio e C Via G. Da Empoli 0571/74018Empoli Misericordia Servizi Via Cavour, 43 0571536040Forte dei marmi P.A. Croce Verde Via Risorgimento, 1 0584/874013Follonica Vanni Terramoccia e Tosi Snc Via Roma, 0566/40758Follonica Imp. Fun. Cutolo Via Litoranea, 46/48 0566/42205Filattiera Bastoni Rosanna Fiorista Via Ponte Nazionale, 28 0187/458302Grosseto Misericordia Via T. Corsini, 16 0564/29568Grosseto On. Fun. Gabrielli Via Roma, 52 0564/22011La Spezia Irof snc di Chelli Ruggero e Figliomeni Alberta P.za Caduti per la Libertà, 2 0187/778506Lerici Pubblica Assistenza C.so Matteotti, 9 0187/967136Lido di Camaiore P.A. Croce Verde Via F.lli Rosselli, 1 0584/618181Latina Of. La Riviera Srl Via Filiberto, 185 077/3474050Lucca Croce Verde P.A. Via Romana Trav. II, 95 0583/467713Montopoli Pubblica Assistenza Via del MOlino, 25 0571/468233Montaione Imp. Fun. Marradi Luigi Viale Italia, 5 0571/697745Orbetello P.F. lli Babbanini e N. M. Via Goberti 17/19 0564867178Pontedera On. Fun. Raia di Raia Vincenzo Via Saffi, 43 0587/59008Romito Magra Pubblica Assistenza Via Provinciale, 68 0187/988015Rosignano Solvay Pubblica Assitenza Via Giusti, I 0586/792929Rosignano Marittimo Caprai e Di Dio Via Aurelia, 344/E 0586/769074Ribolla Imp. Fun. Masini Alessandro Via Montemassi, 52 0564/1720873Santa Croce sull’Arno Pubblica Assistenza Via Amendola, 14 0571/33333Viareggio Misericordia Vai Cavallotti, 97 0584/946756

DONAZIONI

Andreani Paolo 30,00 In memoria di Orlandini Mariuccia

Andrei Ivo 10,00 A titolo personale

Bardi Aldo 30,00 Donazione a titolo personale

Bechini Loretta 10,00 In memoria Dott. Piero Tevenè

Caccetelli Sergio 10,00 Donazione

Civilini Maria Pia 10,00 Donazione Anno 2011

Di Batte Angiolo 10,00 In Memoria Della Moglie Lia

Falchini Elio 10,00 Donazione

Faller Piera 20,00 In memoria di Bagnoli Loreno Efaller Alfredo

Garzelli Mauro 10,00 Donazione

Gufoni Aldo 20,00 Donazione

Maffei Carlo 50,00 Donazione

Martelli Lia 20,00 In memoria dei propri defunti

Melotti Dante 10,00 In memoria di Alaide

Miorelli Ada 10,00 Donazione

Orrù Dario 10,00 Donazione

Orselli Aldo 170,00 Un ringraziamento alla Società

Palumbo Ferdinando 10,00 In memoria di Moricine Marisa

Pellegrini Grazia 10,00 A titolo personale

Pieragostini Elvira 10,00 In memoria di Ratti Dino

Raffaelli Nicla 50,00 In memoria del figlio Federico

Ricci Rina 10,00 Donazione

Testa Michele 50,00 Donazione a titolo personale

SO.CREM.

Associazioneper la

Cremazione

orario:da LUN a VEN

8.30-12.30 • 15.00-17.30SAB 8.00-12.30

via S. Francesco, 7157123 LIVORNOTel. 0586 888431Fax 0586 892307


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