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ENERGEO MAGAZINE Anno VI Novembre - Dicembre 2013

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Periodico per la promozione dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali-ITKI UNESCO. Banca Mondiale sulle Conoscenze Tradizionali-TKWB; Premio Eco and the City Giovanni Spadolini; Osservatorio Europeo del paesaggio; Organo ufficiale della Community Network Guglielmo Marconi e del Centro Internazionale Studi per la Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo” di Pollica, riconosciuta patrimonio UNESCO Edipress Communications - Orbassano (To) - Periodico bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione postale DI 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art 1, comma 1,CB/Torino - (Novembre/Dicembre 2013) - N. 6 - Abbonamento 6 numeri 40 euro. Anno VI - Novembre/Dicembre 2013 - Prezzo di copertina 5,50 euro Il codice del paesaggio svelato a Matera Le politiche dell’UNESCO nel contesto del patrimonio mondiale Proprietà collettiva La rivincita del passato Modena I vincitori della Medaglia Spadolini
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Periodico per la promozione dell’attività dell’Istituto Internazionale Conoscenze Tradizionali-ITKI UNESCO. Banca Mondiale sulle Conoscenze Tradizionali-TKWB; Premio Eco and the City Giovanni Spadolini; Osservatorio Europeo

del paesaggio; Organo ufficiale della Community Network Guglielmo Marconi e del Centro Internazionale Studi per la Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo” di Pollica, riconosciuta patrimonio UNESCO

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o.Anno VI - Novembre/Dicembre 2013 - Prezzo di copertina 5,50 euro

Il codice del paesaggio svelato a Matera Le politiche dell’UNESCO nel contesto del patrimonio mondiale Proprietà collettiva La rivincita del passato

ModenaI vincitori della Medaglia Spadolini

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Il programma di sviluppo post-2015 delle Nazioni Unite ha obiettivi chiari. Occore far leva sulla cultura per ridurre la povertà e favorire lo sviluppo economico. Per promuovere modelli innovativi e sostenibili di cooperazione devono essere garantiti i diritti culturali a tutti. E’ quanto emerso nell’isola indonesiana di Bali, dove si è svolto il Forum della Cultura Mondiale 2013 che ha coinvolto Governi, Orga- nizzazioni Internazionali e una delegazione dell’UNESCO, guidata dal direttore generale Francesco Bandarin. Novembre è stato un mese ricco di appuntamenti per l’UNESCO, a partire dalla conferenza generale, l’organo che riunisce ogni due anni i rappresentanti degli Stati

membri (oggi 195) e i 9 Associati dell’UNESCO. Erano presenti inoltre osservatori di Stati non Membri, di Organizzazioni Intergovernative e Non Governative (ONG). In ogni dibattito, è stato sottolineato l’importanza del ruolo della cultura nello sviluppo. La parola cultura, così abusata nel linguaggio corrente, è protagonista assoluta nelle principali questioni affrontate dall’UNESCO, compresa la discussione sul tema “The Power of Culture in Sustainable Development” esaminato a Bali. La cultura è ben indicata nel progetto di programma e di bilancio per il prossimo biennio elaborato dal segretariato dell’UNESCO per definire le politiche generali e le principali linee operative dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. La stessa direttrice generale dell’UNESCO Irina Bokova, - riconfermata dopo una battaglia serrata, ottenendo 39 voti al primo turno, su un totale di 58 - ha evidenziato come attraverso la cultura sia possibile rafforzare il ruolo intellettuale e scientifico nel processo di sviluppo della società, muovendo “la creatività e l’innovazione di cui oggi ogni società ha bisogno per contribuire ad un’agenda globale” . Nel corso degli ultimi quattro anni, Irina Bokova ha focalizzato il programma UNESCO su due obiettivi fondamentali - la formazione di una cultura della pace e la promozione di uno sviluppo sostenibile - insieme a due priorità globali - l’Africa e la parità dei sessi. Ha indirizzato l’apporto dell’ UNESCO alla formazione della nuova agenda sullo sviluppo sostenibile post 2015, evidenzian-do il ruolo essenziale dell’educazione, della cultura, della scienza, della comunicazione e dell’informazione. La nuova agenda è attualmente al vaglio delle Nazioni Unite e dell’intera comunità internazionale. Rispondendo ai quesiti posti nella sessione di politica generale, la Bokova ha confermato l’urgente necessità di approfondire la cooperazione per cogliere le comuni opportunità e contribuire ad un rinnovamento nello sviluppo. Questa necessità è stata anche sottolineata dagli interventi nella sessione generale dei capi delegazione, dal Leader’s Forum e dai Ministri dell’educazione del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, sud Africa). A questi principi e finalità la direttrice generale Bokova si è richiamata dopo la sua rielezione, nella sessione plenaria del 12 novembre e nella conferenza stampa che ne è seguita. La Bokova, eletta per un primo mandato nel 2009, ha al suo attivo un quadriennio di intensa attività focalizzata, in particolare, sull’impegno per una riforma dell’Organizzazione che la possa rendere sempre più efficiente in una realtà che unisce la diversità e l’interdipendenza. Per il prossimo qua-driennio ha messo ancora a fuoco i problemi di uno sviluppo sostenibile e la cultura della pace e della non violenza - condizione per la pace, all’eguaglianza di generi e all’educazione a tutte le età. Confermando la sua linea di operosità, ha detto: “Diritti umani e dignità costituiscono le direzioni verso cui devono muovere tutte le azioni dell’UNESCO e devono rimanere il fondamento per la pace duratura e lo sviluppo sostenibile che tutti cerchiamo di costruire; più di sempre deve guidarci la volontà di essere uniti”. Per contro il nuovo modello di lettura del territorio e del paesaggio, descritto nella Carta di Matera - una risoluzione attuativa UNESCO che, richiamando la Dichiarazione di Firenze sul Paesaggio del 2012, mette basi concrete per una nuova Convenzione Internazionale sul Paesaggio - tiene conto dell’importanza della cultura e della necessità, partendo dalle comunità e le conoscenze tradizionali, di prefigurare nuovi modelli per un futuro sostenibile, riconoscendo a questa città il ruolo guida avuto su questo tema e su quello della sostenibilità. La risoluzione prefigura nuovi modelli per un futuro sostenibile e conferma la volontà di procedere con un processo dal basso verso l’alto attraverso forum internazionali organizzati nelle diverse regioni delle Nazioni Unite. Affrontiamo questo tema, troppe volte trascurato, per dare seguito al dibattito sulle azioni concrete che Energeo Magazine ha avviato in sinergia con l’ITKI UNESCO, l’International Traditional Knowledge Institute, prendendo spunto dal lavoro che si sta facendo nelle città candidate ad essere Capitali della Cultura 2019, al fine di organizzare il prossimo forum UNESCO (possibilmente in Italia) e nuovi dibattiti nell’anno delle celebrazioni del 40° Anniversario di Fondazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Iniziative che dovranno con-sentire agli esperti mondiali impegnati a cambiare la storia della definizione del paesaggio e della sua tutela attraverso una nuova Convenzione Internazionale delle Nazioni Unite. Insieme affronteremo il tema del paesaggio come percezione mentale e l’utilizzo del territorio a basso spreco di risorse, integrato con la natura , fonte di suggestioni per direzioni differenti rispetto a quelle intraprese dalla modernità, procedendo, come si diceva, con un processo dal basso per consentire a tutti di collaborare.

LA CULTURA

COME CHIAVE DELLO

SVILUPPO

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IRINA BOKOVA, DIRETTRICE GENERALE UNESCO

IL PALAZZO DELL’UNESCO A PARIGI

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Sommario

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EDITORIALELA CULTURA COME CHIAVE DELLO SVILUPPO - PAG. 03

ISTANTANEELA PASSIONE DEL GRANO, IL GIOCO DELLA FALCE - PAG. 06

CARTA DI MATERAIL CODICE DEL PAESAGGIO SVELATO A MATERA - PAG. 08

L’UNESCO FARÀ DA APRIPISTA - PAG. 09IL CODICE CHE DOVREBBE DISCIPLINARE LA TUTELA DEL PAESAGGIO - PAG. 10

I MESSAGGI NASCOSTI NEI CODICI - PAG. 10LA NUOVA SFIDA DI MATERA - PAG. 11

DALLA CAVERNA ALLA NUVOLA - PAG. 11DICHIARAZIONI UNESCO, UNO STRUMENTO SOLENNE E FORMALE - PAG. 12

RISOLUZIONE DI MATERA SUL PAESAGGIO, 2013 - PAG. 13AMBIZIONE - PAG. 14

LA VIA DA SEGUIRE - PAG. 14DICHIARAZIONE UNESCO DI FIRENZE SUL PAESAGGIO 2012 - PAG. 15

LE POLITICHE DELL’UNESCO NEL CONTESTO DEL PATRIMONIO MONDIALE - PAG- 18

ALLA SCOPERTA DEL PAESAGGIO PERDUTOL’ARIZONA D’ITALIA - PAG. 20

PROPRIETÀ COLLETTIVE, LA RIVINCITA DEL PASSATO - PAG. 22LO SHARING DI UNA VOLTA - PAG. 23

IL RUOLO GUIDA DELL’UNESCO NELL’ATTIVITÀ DEGLI OSSERVATORI DEL PAESAGGIO - PAG. 24LA SCOMPARSA DEI PAESAGGI STORICI - PAG. 26

TRENTINO, UNA PROVINCIA CHE FA SCUOLA NEL GOVERNO DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO - PAG.28NUOVE FIGURE PROFESSIONALI PER I BISOGNI DI SVILUPPO EQUILIBRATO DEL TERRITORIO - PAG. 29

UNA RETE “FORMAZIONE” PER LA FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO - PAG. 29UNA FONDAZIONE PER TUTELARE E SALVAGUARDARE IL PATRIMONIO UNESCO - PAG. 30

UN LUOGO DELL’INCONTRO TRA IL SAPERE ESPERTO E IL SAPERE DIFFUSO DI CHI VIVE IN UN TERRITORIO - PAG. 31

MEDAGLIA SPADOLINIUNA MANIFESTAZIONE IN CONTINUA ASCESA - PAG. 32

I PREMI SPECIALI FUORI CONCORSO - PAG. 33I DETTAGLI DELLE NOMINATIONS - PAG. 34

PORTFOLIO PREMIO ECO AND THE CITY - PAG. 36GUARDARE AVANTI SENZA PERDERE LA MEMORIA STORICA - PAG. 38

RICORDO DI UN PROFESSIONISTA DI TALENTO - LA SCOMPARSA DI PUCCIO CORONA - PAG. 38

RES TIPICA & DINTORNI LA MACCHIA MEDITERRANEA IN CHIAVE NATURALISTICA - PAG. 40LA SALVAGUARDIA DELL’UNESCO, UNA SCELTA POSSIBILE - PAG. 42

LE API, SENTINELLE DELLA BIODIVERSITÀ - PAG. 43L’ESCLUSIVO SAPORE DEL MIELE NEL PAESAGGIO DELLA NATURA - PAG. 43

UN MODO IDEALE PER CREARE MOMENTI DI DOLCEZZA - PAG. 44

SCHEGGE DI FUTUROLA RICERCA SULLE COLLINE ENERGETICHE DELLA TOSCANA - PAG. 46

UNA TRATTATIVA LABORIOSA - PAG. 47UN GIOIELLO TECNOLOGICO DI ASSOLUTA ECCELLENZA - PAG. 47

INIZIATIVECONCORSO LETTERARIO “L’ITALIA DELLE TIPICITÀ” - PAG. 48

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LA MANIFESTAZIONE È STATA ORGANIZZATADALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL LIBRO E DA RES TIPICA ANCI

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Collaboratori:Andrea Accorigi, Maja Argenziano, Michaela Barilari, Paolo Bonagura, Francesco Calia, Serena Ciabò, Claudio Chiaves, Alberto Chini, Leone Chistè, Angela Comenale, Filippo Delogu, Marco De Vecchi, Pier Fedrizzi, Lello Gaudiosi, Alessandro Mandolesi,Francesca Patton, Adriano Pessina, Marco Pontoni, Paolo Rognini, Bernardino Romano, Alessandro Sbrana, Fausta Slanzi, Marzia Spera, Patrizia Tartara, Francesca Vassallo, Chiara Veronesi, Valeria Zangrandi.

Le fotografie di questo numero • COPERTINA: La Gravina di Ginosa foto di

Pietro Laureano.• EDITORIALE: Commissione Nazionale

Italiana per l’UNESCO• ISTANTANEE- Ipogea,

Pro Loco San Giorgio Lucano.• CARTA DI MATERA: Ipogea, ITKI UNESCO,

Dana Săvuică, Francesco Calia.• ALLA RICERCA DEL PAESAGGIO PERDUTO:

Dana Săvuică, Consulta nazionale della proprietà collettiva, Marco Devecchi, Rete degli Osservatori del Paesaggio del Piemonte, Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento, STEP - Scuola per il governo del paesaggio, archeologo Giambattista Sassi.

• MEDAGLIA SPADOLINI: Ufficio stampa Museo Casa natale Enzo Ferrari.

• RES TIPICA & DINTORNI: Associazione nazionale Città del Miele.

• SCHEGGE DI FUTURO: Archivio Co.Svi.G.• INIZIATIVE: Ufficio stampa RES TIPICA ANCI

Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la direzione e la redazione di Energeo Magazine.

Tutela della Privacy:Energeo Magazine viene inviato in abbonamento postale. Il fruitore del servizio può chiedere la cancellazione o la rettifica dei dati ai sensi della Legge 675/96.Prezzo di copertina: Euro 5.50Abbonamento a 6 numeri Euro 30,00

Diffusione on line:www.alicomunimolisani.itwww.regione.molise.itwww.distrettoenergierinnovabili.itwww.ecoandthecity.itwww.energeomagazine.comwww.ipogea.orgwww.osservatoriopaesaggio.euwww.restipica.netwww.paesaggiotrentino.it

Direzione, Redazione, Abbonamenti:Edipress Communications Sas334.120.71.85 – 335 [email protected]

Uffici di Corrispondenza:• Distretto Energie Rinnovabili Via Bellini,

58 - Firenze Via Torre Verde, 23 Tel. 0461 987139

• ITKI UNESCO-Ipogea Via Roma 595 50012 Bagno a Ripoli (Firenze)

• Osservatorio Europeo del Paesaggio Certosa di San Lorenzo 84034 Padula (Patrimonio UNESCO) (+39)366.980.14.55 - Fax 0974.95.38.14

Stampa:Società Tipografica Ianni SrlStrada Circonvallazione, 180 - SantenaTel. (+39)011.949.25.80 Registrazione Tribunale di Torino N° 4282 del 18-12-1990Copyright Energeo MagazineEdipress Communications SasStrada Torino 43, 100143 OrbassanoPeriodico bimestralePoste Italiane SpaSpedizione Postale Dl 353/2003(conv. in L.27.02.2004 n.46) art.1, comma 1,CB/ TorinoAnno VI - N° 6 - Novembre/Dicembre 2013Il periodico Energeo Magazine è iscrittonel Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC) - N° iscrizione 17843

Questo periodico è associatoall’Unione Stampa Periodica Italiana.

Direttore responsabile: Taty [email protected]

Redazione:Pierpaolo [email protected]

Marketing: Luigi Letterielloluigi.letteriello@energeomagazine.com334.120.71.85Progetti speciali e Pubblicità:Promedia [email protected]

Approfondimento tematiche e sviluppo azioni relative alla nuova convenzione UNESCO sul paesaggio e alle seguenti iniziative :• Alla ricerca del paesaggio perduto• Dichiarazione UNESCO sul Paesaggio

di Firenze• Risoluzione UNESCO di Matera• Sistemi di Scienze locali• Tecniche e Conoscenze Tradizionali• Banca Mondiale Conoscenze Tradizionali

(Banca del sapere) – TKW.In collaborazione con l’ITKI, InternationalTraditional Knowledge Institute.

Segreteria di Redazione:Lucrezia Locatelli

Webmaster e curatore grafico: Michele Trivisano

Comitato Scientifico:• Augusto Marinelli, già Magnifico Rettore

dell’Università degli Studi di Firenze, Presidente della Giuria Premio Eco and the City Giovanni Spadolini.

• Prof. Giovanni Puglisi Presidente CNI UNESCO e Magnifico Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM.

• Giuseppe Falciasecca, professore di ruolo di elettromagnetismo presso ALMA MATER Studiorum Università di Bologna. Presidente Fondazione Guglielmo Marconi

• Giuseppe Blasi, già responsabile della sede Rai della Campania, coordinatore dei corsi della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno.

• Dario Carella, MdA Mérit Europeenne, Fondation du Mérite Europeenne, Lussemburgo.

• Andrea Chiaves, progettista emerito di impianti innovativi di cogenerazione e teleriscaldamento.

• Alberto Chini, Presidente Associazione Culturale Padre Eusebio F. Chini. Precursore della Sostenibilità.

• Marco De Vecchi, Professore associato Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio alla Facoltà di Agraria dell’Università di Torino.

• Stefano Masini, responsabile Ambiente e Consumi Coldiretti.

• Fabrizio Montepara, Presidente Res Tipica ANCI.

• Pietro Nervi, Professore di Economia e Politica montana e forestale. Presidente del Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive dell’Università di Trento.

• Domenico Nicoletti, Docente Università degli Studi Scienze Ambientali di Salerno.

• Angelo Paladino, Presidente dell’Osservatorio Europeo per il Paesaggio di Arco Latino.

• Dipak Pant, Professore di Antropologia e Economia, fondatore e direttore dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile presso l’Università di Castellanza.

• Carlin Petrini, fondatore e Presidente di Slow Food.

• Luigi Spagnolli, Presidente Commissione Ambiente ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).

• Piero Sardo, Presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità.

Consulente tematiche e sviluppo azioni:• ripristino centri storici• restauro conservativo• edilizia sostenibileMarcello Nebl - Tassullo Materiali Spa

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La versione digitale di questo numero comprende contenuti multimediali all’indirizzo www.energeomagazine.it

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La “cerimonia della mietitura” è un rito che si perpetua ancora a San Giorgio Lucano con la messa in scena del sa-crificio dell’ultimo covone fatto dai falciatori, rappresentazione della

morte e della rinascita. I contadini, prota-gonisti di un’economia frugale, quando il grano rappresentava la principale fonte di sostentamento delle famiglie, per festeg-giare il raccolto ed esorcizzare lo spettro di una prossima “malannata”, si affidavano ad atavici rituali, praticati ancora fino alla metà del secolo scorso. Il documentario etnografi-co “La passione del grano”, girato nel 1959 da Lino del Frà con il grande Ernesto de Martino è stato presentato a Palazzo Lanfanchi, a Ma-tera, dove si è svolto il Convegno internazio-nale UNESCO - ITKI “THE CODE OF THE CAVE LANDSCAPE - The Cut Rock Cities Traditional Knowledge For The Proper Management of Ecosystems”. Brani del documentario sono vi-sibili nel video realizzato per la fine del con-vegno. La passione del pane http://www.youtube.com/watch?v=MGfPMou7zNQ Il video è un omaggio a Carlo Levi al cui di-pinto Lucania ‘61 è ispirato e a Rocco Scotel-laro di cui ricorrono i 60 anni della morte. Vi sono inseriti anche brani di Folco Quilici sem-pre sul rito della falce di San Giorgio Lucano e momenti della performance “pane univer-sale Matera capitale” realizzata da Roberto Linzalone per la fine del convegno. Antonio

Infantino è autore della colonna sonora Ta-ra’n trance.. L’evento è stato organizzato in occasione del 20° anniversario dell’iscrizione della “Città dei Sassi” nella World Heritage List UNESCO e della nomination del capo-luogo lucano come Capitale Europea della Cultura 2019, con la partecipazione dei più qualificati esperti internazionali. E’ andato in scena il “rito della mietitura”, residuo di una civiltà rurale, che ha molte cose da raccon-tare in tema di produzione del cibo e salva-guardia del territorio. La “passione del grano” è un rito ben noto agli studiosi di storia della religione: se ne può trovare il repertorio nel folklore europeo e della fascia mediterranea dell’Africa e dell’Asia. Oggi, grazie all’UNE-SCO, diventa simbolo di una nuova campa-gna denominata la “passione per il territo-rio”. Il grano ha rappresentato il sottile filo conduttore delle tre giornate di studi, una manifestazione di grande interesse interna-zionale perché costruita su temi di grande attualità: l’abitare in grotta; l’architettura naturale; la geotermia passiva; il tipo di struttura urbana, divenuta oggi un modello per le più avanzate ricerche di bioarchitettu-ra, sulla città sostenibile, l’economia verde e la problematica della qualità del paesaggio, della produzione, del cibo, della vita e della rinascita e salvaguardia del territorio. Ed è diventato il vero protagonista della giornata conclusiva in una manifestazione di folla fe-

stante accorsa per la presentazione della for-ma di pane più grande che la città di Matera e forse tutta la Basilicata abbia mai messo sulle tavole. Un pane da record lungo quat-tro metri e pesante circa 60 chili, distribuito a tutti in piazzetta Pascoli, dove si sono visti in questa insolita kermesse, quasi per incanto, i volti e la vita della lucanità, gli stessi volti dei contadini inquadrati nel Vangelo di Pasolini nei Sassi di Matera e poi ritratti da Carlo Levi nell’opera che dipinse in occasione della Mo-stra delle Regioni tenuta a Torino nel 1961, nell’ambito dei festeggiamenti per il cente-nario dell’Unità d’Italia. Il grande pannello è oggi conservato a Palazzo Lanfranchi, dove si è svolto l’evento organizzato da ITKI UNE-SCO e da Ipogea, con il supporto di Energeo come media partner. “Lucania ‘61” rappre-senta l’impresa pittorica di maggiore impe-gno compiuta da Carlo Levi, dove lo scrittore e pittore torinese ha riassunto i motivi più salienti del suo lungo discorso sul Mezzo-giorno e sulla Lucania, “con il suo contenuto di umanità, di dolore antico, di lavoro pazien-te, di coraggio di esistere”. L’autore di Cristo si è fermato ad Eboli li chiamava “i volti del popolo”, nei cui occhi sono rappresi i destini. Sono i volti di una Lucania che esiste ancora. Persone che abbiamo incontrato, incuriositi da tanto movimento, discreti e soddisfatti di essere protagonisti e testimoni di un even-to che entra nella storia dell’attività dell’U-

LA PASSIONE DEL GRANO, IL GIOCO DELLA FALCE

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NESCO, che Energeo prova a raccontare in queste pagine. E’ stato proprio il pane il protagonista dell’evento “Pane universale Matera Capitale” ideato dal poeta locale Roberto Linzalone e organizzato dal Comune di Matera per celebrare i 20 anni di iscrizione della città nell’elenco UNESCO del Patrimonio mondiale dell’umanità e per festeggiare tutti insieme l’ingresso di Matera nella short list delle città candidate a Capitale europea della cultura per il 2019. Qualcuno ha voluto intravedere nel pane sistemato su un carretto tipico della tradizione materana, trasportato in corteo, offerto alla popolazione, una rappresentazione simbolica del passato. Una ce-rimonia che ha voluto ricordare un’agricoltura cerealicola arretrata, che non conosce macchine e non va al di là dell’aratro, della falce e della trebbiatura a mano o animale. Ma di certo andrà verso il futuro. In effetti i diritti e la dignità umana sono gli obiettivi ai quali punta l’azione UNESCO per costruire un futuro più equo, più giusto e più pacifico.

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LA MANIFESTAZIONE PANE UNIVERSALE MATERA CAPITALE

PARTICOLARE DEL PANNELLO LUCANIA ‘61, OPERA DI CARLO LEVI

PIETRO LAUREANO PARTECIPA ALLA CERIMONIA DEL PANE LA MIETITURA A SAN GIORGIO LUCANOA DESTRA IL POETA ROBERTO LINZALONE

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Il paesaggio, questo sconosciuto. Questo il tema del convegno organizzato dall’U-NESCO a Matera, a Palazzo Lanfranchi, in occasione dei festeggiamenti per la no-mination della Città dei Sassi nella short

list di 6 delle 21 municipalità candidate - in-sieme a Siena, Perugia-Assisi, Lecce, Cagliari, Ravenna - a Capitale Europea della Cultura 2019. L’evento, centrato sul tema “il Codice del Paesaggio delle Caverne”, è stato organiz-zato da IPOGEA e dall’International Traditio-nal Knowledge Institute – UNESCO, insieme a Matera 2019, l’Università di Basilicata, la Soprintendenza e le amministrazioni locali. Matera, con l’iscrizione del 1993, è stata la prima città del Sud nella lista dell’UNESCO, aprendo così la strada al grande successo dell’Italia nella World Heritage List UNESCO che ha oggi più presenze di tutti gli altri paesi del mondo; ha inoltre il merito di aver

introdotto la questione del paesaggio e dell’ architettura popolare. Gli organizzatori han-no voluto affrontare il tema del paesaggio in un modo interdisciplinare e con un approccio olistico hanno riunito esperti di varie disci-pline, archeologi, architetti, sociologi, tecno-logi, economisti ed anche studiosi della mo-da, nutrizionisti e numerosi amministratori pubblici. Il convegno, che ha fatto affluire nella città dei Sassi oltre 50 esperti di diver-si paesi tra cui Cile, Colombia, Canada, Stati Uniti, Spagna, Inghilterra, Francia, Bulgaria, Romania, Israele, Algeria, India e Giappone, apre ad un nuovo modello di lettura del ter-ritorio e del paesaggio, descritto nella Carta di Matera, una risoluzione attuativa UNESCO che, richiamando la Dichiarazione di Firenze sul Paesaggio del 2012, mette basi concrete per una nuova Convenzione Internazionale sul Paesaggio, riconoscendo a questa città il

ruolo guida avuto su questo tema e su quello della sostenibilità. Il documento, che rico-nosce a Matera il merito di aver sollevato il tema del paesaggio delle caverne e l’impor-tanza della sostenibilità e della conoscenza delle tecniche tradizionali, inserito nell’or-dine del giorno come panel UNESCO sul Paesaggio, è stato sottoscritto da Francesco Bandarin, direttore della Cultura UNESCO, che è intervenuto in videoconferenza perché impegnato a Parigi nelle votazioni della Con-ferenza Generale, da Pietro Laureano, esper-to UNESCO per gli Ecosistemi in pericolo, da Mike Turner, Israele, delegato dal Direttore Generale, Monica Luengo, Spagna, Presi-dente del Comitato Internazionale ICOMOS, Martha Fajardo, Colombia, presidente dell’I-niziativa dell’America Latina sul Paesaggio (LILA), Kathrine Moore, Inghilterra, vice presidente della Federazione Internazionale

Il codice del paesaggio svelato a MateraIL NUOVO MODELLO DI LETTURA DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO, DESCRITTO NELLA CARTA DI MATERA - UNA RISOLUZIONE ATTUATIVA UNESCO CHE, RICHIAMANDO LA DICHIARAZIONE DI FIRENZE SUL PAESAGGIO DEL 2012, METTE BASI CONCRETE PER UNA NUOVA CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUL PAESAGGIO - TIENE CONTO DELL’IMPORTANZA DELLA CULTURA E DELLA NECESSITÀ, PARTENDO DALLE COMUNITÀ E LE CONOSCENZE TRADIZIONALI, DI PREFIGURARE NUOVI MODELLI PER UN FUTURO SOSTENIBILE, RICONOSCENDO A QUESTA CITTÀ IL RUOLO GUIDA AVUTO SU QUESTO TEMA E SU QUELLO DELLA SOSTENIBILITÀ. LA RISOLUZIONE PREFIGURA NUOVI MODELLI PER UN FUTURO SOSTENIBILE E CONFERMA LA VOLONTÀ DI PROCEDERE CON UN PROCESSO DAL BASSO VERSO L’ALTO ATTRAVERSO FORUM INTERNAZIONALI ORGANIZZATI NELLE DIVERSE REGIONI DELLE NAZIONI UNITE //////////////////////

La città dei Sassi,con la candidatura a

Capitale Europea della Cultura, pone nuove

importanti sfide a dimensione europea e

internazionale

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LA CITTÀ DEI SASSI

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degli Architetti Paesaggisti (IFLA). Nel testo si afferma la necessità di considerare tutti i paesaggi sostegno della vita quotidiana e il cui apprezzamento deriva dal valore attri-buito loro da ogni persona e comunità. Gli esperti chiedono agli Organismi Internazio-nali di affermare l’importanza della cultura e la necessità, partendo dalle comunità e le conoscenze tradizionali, di prefigurare nuovi modelli per un futuro sostenibile e confer-mano, altresì, la volontà di realizzare una nuova Convenzione del paesaggio, proce-dendo con un processo dal basso verso l’alto attraverso forum internazionali organizzati nelle diverse regioni delle Nazioni Unite.

L’UNESCO farà da apripista

Nella fase attuale è ancora l’UNESCO a fare da apripista. Ci chiarisce le idee Pietro Laureano, il professionista che, organizzando l’evento di Matera, ha fornito un’autentica dimostrazione di capacità di tessere relazioni internazionali. Per acclamazione è stato scelto come coordina-tore di questo nuovo progetto dell’UNESCO che vedrà il nostro Paese avere un ruolo di primo piano, candidandosi a realizzare il Forum che riguarderà l’Europa che è, dopo l’Oceania, il più piccolo continente della Terra. “Non sarà proprio una passeggiata, ma con l’impegno di tutti ce la faremo. Abbiamo sotto gli occhi le recenti esperienze che hanno fatto i promotori della Convezione contro la desertificazione e della Convenzione sulla Diversità Biologica”- confida Laureano, profondamente soddisfatto per questo suo progetto che l’ha portato a confron-tarsi con i vertici del mondo che promuovono le Convenzioni Universali, ricevendo consensi da più parti, lettere di congratulazioni, suggerimenti, sostegno. Il sistema delle Nazioni Unite - che si configura intorno al nucleo centrale costituito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), articolato in una decina d’istituzioni intergovernative, ognuna delle quali si dedica ad un settore determinato dell’economia, della società e della cultura - intende facilitare questo percorso. Ma, forse più che nel loro fine, è nella loro maniera di raggiungere questo fine che si afferra meglio come tali istituzioni armonizzino con il senso dell’evoluzione generale della nostra civiltà. Esse effettivamente si propongono di considerare i problemi di cui si occupano da un punto di vista universale e cercano di dare le soluzioni precise che essi richiedono, te-nendo conto dell’organizzazione dell’ umanità nel suo insieme.

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FRANCESCO BANDARIN

MIKE TURNER

CATHRINE MOORE

MONICA LUENGO SALVATORE ADDUCE, SINDACO DI MATERA, PIETRO LAUREANO, L’ASSESSORE ALBERTO GIORDANO E LA SOPRINTENDENTE MARTA RAGOZZINO

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principio del minor consumo del territorio, e comunque tali da non diminuire il pregio paesaggistico di ciascun ambito, con parti-colare attenzione alla salvaguardia dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO e delle aree agricole, senza trascurare il recupero e la riqualificazione degli immobili e delle aree compromessi o degradati. E proprio l’UNESCO, discutendo a Matera di Ambiente, Paesaggio, Alimenta-zione (il cibo delle caverne), ha dato partico-lare rilievo al ruolo della storia e della cultura (in senso antropologico) ed alle conoscenze tradizionali, lanciando una nuova sfida at-traverso la Carta di Matera, per affermare come la cultura sia un punto fermo di una chiave di lettura del paesaggio, percorrendo lo stesso orizzonte culturale e civile, già san-cito dalla nostra Costituzione. Oggi questa sfida è molto di più, al punto da poter essere considerata il crocevia di una rinascita eco-nomica e culturale, ma anche una presa di coscienza dell’agire dell’uomo sul paesaggio naturale e sul paesaggio già plasmato dalle generazioni precedenti, mettendo le basi e fornendo gli strumenti per comprendere e analizzare la complessità del tema nelle sue componenti naturali e antropiche.

Il codice che dovrebbe

disciplinare la tutela del

PaesaggioNon è la prima volta che si utilizza il termine codice nell’esprimere il valore dei Beni Cul-turali e del Paesaggio (Decreto Legislativo 22 Gennaio 2004, n. 42). Codici che identi-ficano l’aspetto del territorio, i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni. E che garantisce la tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardando i valori che esso esprime quali manifestazioni identita-rie percepibili. Codice, riportano le enciclo-pedie, è la denominazione che normalmente designa una raccolta di disposizioni di legge disciplinanti una certa materia giuridica. Al-la base della genesi di un codice c’è l’idea di accorpare e sistematizzare la materia giuri-dica, al fine di semplificare il compito degli interpreti e degli operatori del diritto. Solita-mente, i codici sono pertanto denominati in base alla materia su cui dispongono e hanno l’effetto, con la loro approvazione, di porta-re all’abrogazione (quantomeno implicita) di tutte le previgenti disposizioni di legge sulla medesima materia. Nel caso del de-creto legislativo si tratta però soltanto di un insieme giuridico di regole che determinano una chiave di lettura parziale. L’altro senso dei codici del paesaggio, apparentemente nascosti, svelati recentemente dall’UNESCO a Matera, rivoluziona le precedenti valuta-zioni sull’area di provenienza, sull’età del codice e sulle caratteristiche paleografiche della scrittura. L’Articolo 135 (Pianificazione paesaggistica) assicura al paesaggio un ade-guato riconoscimento, la tutela e valorizza-zione da parte dello Stato e delle Regioni. A tale fine le regioni, anche in collaborazione con lo Stato, sottopongono a specifica nor-mativa d’uso il territorio, approvando piani paesaggistici, ovvero piani urbanistico-terri-toriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l’intero territorio regionale. I piani paesaggistici, in base alle caratteristiche naturali e storiche, individua-no ambiti definiti in relazione alla tipologia, rilevanza e integrità dei valori paesaggistici. Al fine di tutelare e migliorare la qualità del paesaggio, i piani paesaggistici dovrebbero definire per ciascun ambito specifiche pre-scrizioni e previsioni ordinate al manteni-mento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie dei beni sotto-posti a tutela, tenuto conto anche delle tipo-logie architettoniche, nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi, riconoscendo il

Ne è venuto fuori, nei vari interventi, un affresco del paesaggio nella letteratura, nell’arte, nella storia e nella modernità (in-novazione) con una nuova interpretazione che sarà oggetto di studio degli esperti dell’UNESCO, passando dalla rappresenta-zione secondo i sistemi tradizionali e secon-do gli attuali sistemi multimediali (QR CO-DE). L’UNESCO intende mettere i paletti sul concetto di paesaggio che non riguarda solo le bellezze di questo paese ma che coinvolge anche le persone che ci lavorano, ci vivono, la loro memoria. Si tratta di esempi di analisi e di lettura di paesaggi rurali e urbani e dei beni culturali del territorio, come si evince dalla risoluzione di recente approvata nella città dei Sassi e dalla Dichiarazione di Firenze del 2012, documenti da esaminare e leggere attentamente che contengono i codici utiliz-zati nel doppio senso di messaggio nascosto e insieme giuridico di regole.

I messaggi nascosti nei codici

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AMERIGO RESTUCCI, RETTORE UNIVERSITÀ IUAV VENEZIA

IL PROF. MAURIZIO TOSI E SIMONE MANTELLINI, IN UNA PAUSA DEI LAVORI

PARTICOLARE DEL DIPINTO NEOLITICO NELLA GROTTA DEI CERVI A PORTO BADISCO

GROTTA DEI CERVI - PORTO BADISCO (PUGLIA)

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La nuova sfida

di MateraLa città dei Sassi, con la candidatura a Ca-pitale Europea della Cultura (la Fondazione Spadolini Nuova Antologia ha annunciato il suo sostegno), pone nuove sfide di cruciale importanza a dimensione europea e inter-nazionale. La concezione di cultura non è univoca o neutrale. Oggi cultura significa affrontare le sfide globali e spostare con la nuova visione del paesaggio l’attenzione dai monumenti alle comunità e al benessere delle genti. L’antico messaggio delle caverne, il connettersi, lo stare insieme, rappresenta-to a Matera nella struttura urbanistica del vicinato, nelle tecniche di amministrazione parsimoniosa delle risorse e soprattutto del-la gestione dell’acqua, costituiscono un inse-gnamento valido per il pianeta intero. “Sono codici - spiega Pietro Laureano, ideatore e animatore di questa iniziativa, presidente dell’Istituto Internazionale delle Conoscenze Tradizionali e redattore dello studio che por-tò all’iscrizione UNESCO di Matera - che ricor-

dano le rappresentazioni paleolitiche dalle grotte di Lascaux in Francia, le opere rupestri del Sahara fino ai dipinti neolitici di Porto Ba-disco in Puglia, riconosciuti non come semplici espressioni figurative, ma portatori di un mes-saggio che si perpetua nell’arte e nella cultura di tutta la storia umana”. Stando a quanto è emerso, gli essere umani per sopravvivere hanno bisogno di comunicare e stabilire le-gami solidi. Le raffigurazioni individuate nel manifesto costituiscono le categorie simbo-liche con cui la comunità interpreta il mondo e s’identifica. La caverna è il primo tempio, luogo di coesione sociale e d’iniziazione nella comunità. In questa occasione è stato presentato il codice QR CODE della Banca Mondiale delle Conoscenze Tradizionali re-alizzata dall’ITKI (International Traditional Knowledge Institute), che si propone con un metodo wiki di inventariare e diffondere a tutti le tecniche e le buone pratiche della gestione del paesaggio. L’inserimento del QR CODE rappresenta, infatti, l’enorme capacità contemporanea di stabilire comunicazione e reti nell’era globale. Questa originale in-tuizione porta a nuove chiavi di lettura del paesaggio dove esistono regole di realizza-zione e di composizione che ne assicurano l’ evoluzione armonica. Regole non scritte che si tramandavano nello spirito e le categorie

simboliche delle comunità. Nel programma del convegno c’era la riproduzione di alcuni straordinari dipinti neolitici della cultura di Serra d’Alto di Matera che rappresentano questo continuo processo di connessione dal singolo alla famiglia alla comunità.

Si è parlato di architettura sostenibile e anche di tecnologie avanzate secondo uno degli slogan del convegno: “dalla caverna alla nuvola”. In questo quadro Alessandro Zorer, amministratore delegato di Trentino Network, è intervenuto per conto della Com-munity Network Guglielmo Marconi presen-tando alcuni modelli di sviluppo territoriale che sono riusciti a coniugare la tradizione, la conservazione e valorizzazione del patrimo-nio ambientale e culturale, con l’innovazio-ne e le nuove tecnologie, come ad esempio l’esperienza di applicazione nelle gallerie scavate sotto la montagna della Predaia, in Val di Non, da Tassullo spa, che sovverte la

pretesa antinomia tra tecnologia e tecniche antiche, innovazione e conoscenze tradizio-nali, modernità e riscoperta di luoghi storici, facendo della sostenibilità un termine con-creto ed il fiore all’occhiello di una regione come il Trentino, che vanta il primato dell’u-tilizzo in tutto il territorio delle fibre ottiche per la banda larga, con una tecnologia avan-zatissima.Nuove norme per difendere gli ecosi-stemi in pericoloLa modernità ha stravolto questi principi ed oggi, come nell’antichità, c’è bisogno di nor-me, di un Codice del Paesaggio per difendere questi luoghi fragili di fronte ad aggressio-ni distruttive. L’architetto Pietro Laureano avverte: “Gli estremi climatici con bombe d’acqua, desertificazione, erosione mettono a dura prova un paesaggio indebolito dai dan-ni recati al suolo dalla cementificazione e da grandi opere dissennate. Le migrazioni e la povertà hanno privato i luoghi del baluardo della presenza umana. Il risultato è il collasso

degli ecosistemi e il susseguirsi sempre più fre-quente di catastrofi la cui responsabilità non è della natura ma dell’ errata azione umana”. Qual è il messaggio del paesaggio delle caverne? “I luoghi rupestri e le città di pietra del con-vegno rappresentano un modello a basso spreco di risorse, integrato, nomade, slow, labirintico, a piccola scala. Sono stati realiz-zati da comunità non dispendiose e capaci di rinnovare le risorse degli ecosistemi e sono portatori di quelle grandi capacità di resilien-za e di sopravvivenza che hanno permesso il perpetuarsi della specie umana. Le tecniche tradizionali di Matera - la raccolta d’acqua; la protezione dei suoli; l’abitare in grotta; l’archi-tettura naturale; la geotermia passiva; il tipo di struttura urbana - sono oggi un modello per le più avanzate ricerche di bioarchitettura, sul-la città sostenibile, l’economia verde e la pro-blematica della qualità del paesaggio, della produzione, del cibo, della vita e della rinasci-ta e salvaguardia del territorio. Nel convegno, oltre agli interventi più specialistici, abbiamo presentato la “passione del grano”, un rito che si perpetua ancora a San Giorgio Lucano con la messa in scena del sacrificio dell’ultimo covo-ne fatto dai falciatori, rappresentazione della morte e rinascita del grano, e con lo spogliare con le falci una vergine, simbolo di feconda-zione. Nella vicenda del pane si drammatizza la problematica dell’alimentazione sana, un problema cruciale per il futuro”.

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Dalla caverna

alla nuvola

ALESSANDRO ZORER

Inchiesta a cura della redazione di Energeo Magazine

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Lo standard-setting, cioè la fissazione di norme e principi, costituisce una delle più importanti funzioni costituzionali dell’UNESCO e compren-de tre tipi di documenti:• Convenzioni• Dichiarazioni• Raccomandazioni• Risoluzionile Dichiarazioni – adottate dalla Conferenza Generale UNESCO, sono uno strumento solenne e formale, adatto per rare occasioni in cui sono enunciati principi di grande importanza. le Raccomandazioni – Strumenti adottati dalla Conferenza Generale che riguardano particolari questioni sulle quali si invitano gli Stati Membri ad adottare, nei loro rispettivi territori, le misure legislative necessarie, o altre misure che possono essere richieste in conformità con la prassi costituzionale di ogni Stato.Spesso, nell’uso comune, le Raccomandazioni vengono denominate anche Dichiarazioni.Le Risoluzioni attuative vengono utilizzare come supporto alle Dichiarazioni universali UNESCO per mettere basi concrete alle Convenzioni Internazionali in itinere, come nel caso del documento ufficializzato nella Città dei Sassi, denominato Carta di Matera. L’atto ufficiale - che si richiama alla Dichiarazione di Firenze sul Paesaggio del 2012 - mette basi concrete per una nuova Convenzione Internazionale sul Paesaggio. Il documento tiene conto dell’importanza della cultura e della necessità, partendo dalle comunità e le conoscenze tradizionali, di prefigurare nuovi modelli per un futuro sostenibile, riconoscendo a questa città il ruolo guida avuto su questo tema e su quello della sostenibilità. La riso-luzione prefigura nuovi modelli per un futuro sostenibile e conferma la volontà di procedere con un processo dal basso verso l’alto attraverso forum internazionali organizzati nelle diverse regioni delle Nazioni Unite.

Dichiarazioni universali UNESCO in ordine cronologico a partire dalle più recenti • Dichiarazione di Firenze sul Paesaggio, 21 settembre 2012• Dichiarazione Universale sulla Bioetica e i Diritti Umani, 19 ottobre 2005 • Dichiarazione concernente la distruzione intenzionale del patrimonio culturale, 17 ottobre 2003 • Dichiarazione Internazionale sui dati genetici umani, 16 ottobre 2003• Carta sulla conservazione del patrimonio digitale, 15 ottobre 2003 • Dichiarazione Universale sulla diversità culturale, 2 novembre 2001 • Dichiarazione Universale sul Genoma Umano e i Diritti Umani, 1997 • Dichiarazione sulla responsabilità delle generazioni presenti verso le generazioni future, 1997• Dichiarazione dei principi sulla tolleranza, 1995• Dichiarazione Internazionale sull’educazione per tutti e quadro d’azione per rispondere ai bisogni formativi di base, 1990 • Carta Internazionale sull’Educazione fisica e lo sport, 1978 • Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali, 1978 • Dichiarazione sui principi fondamentali concernenti il contributo dei mass media per rafforzare la pace e la comprensione internazionale,

per la promozione dei diritti umani e contro il razzismo, l’apartheid e l’incitamento alla guerra, 1978• Dichiarazione di principi guida per l’utilizzazione delle trasmissioni satellitari per la libera circolazione delle informazioni, la diffusione

di una maggiore istruzione e scambi culturali, 1972 • Dichiarazione sui principi della cooperazione culturale internazionale, 1966

DICHIARAZIONI UNESCO, UNO STRUMENTO SOLENNE E FORMALE

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Risoluzione finale della conferenza “La protezione internazionale del paesaggio 2.0”, tenuta a Matera dal 21 al 23 Novembre, 2013 in occasione del 20esimo anniversario della iscrizione di Matera nella World Heritage List.

Noi i partecipanti alla conferenza, incluso oltre 60 esperti di ogni paese e i rappresentanti delle Agenzie delle Nazioni Unite organismi inter-nazionali intergovernativi, centri e associazioni, insieme con organizzazioni nazionali e non governative, università e amministratori locali, ringraziamo l’Istituto Internazionale sulle Conoscenze Tradizionali (ITKI), il Comune di Matera, Matera 2019, l’Università della Basilicata, ICOMOS Italia, il Ministero della Cultura e del Turismo, i sovrintendenti e tutti gli sponsor che hanno sostenuto la conferenza: La protezione internazionale del paesaggio 2.0. Il Codice del Paesaggio delle Caverne. Le Conoscenze Tradizionali delle città scavate nella pietra per la gestione appropriata degli ecosistemi, una valutazione globale per celebrare il ventesimo anniversario della iscrizione di Matera nella Lista del Patrimonio Mondiale.

- riconoscendo il largo consenso per un nuovo approccio olistico e integrato al paesaggio, che aiuti a renderlo più tangibile e resiliente di fronte alle pressioni dello sviluppo, potendo così affrontare le grandi sfide globali create dall’industrializzazione, la crescita demografica, i cambiamenti climatici, la deforestazione, lo sfruttamento delle risorse naturali e l’insieme dei problemi legati alla qualità della vita e all’uso del territorio.- rispondendo all’urgente bisogno di leadership strategica a livello locale, regionale, nazionale e internazionale.- nell’ottica di ampliare i sistemi di gestione tradizionali riguardanti paesaggi che sopravvivono allo sviluppo moderno, in modo da assicu-rare un futuro più sostenibile, culturale, sociale ed economico.- considerando il paesaggio non solo come entità fisica, ma anche come stile di vita- il paesaggio come identità.

Tenuto conto:• della Dichiarazione UNESCO ITKI di Firenze sul Paesaggio adottata il 21 Settembre 2012.• appoggiata dal Comitato Consultivo ICOMOS, Beijing, Ottobre 2012 e dal GIAHS della

FAO a Roma, 2012.• approvata a livello regionale dalla Dichiarazione di Shanghai del IFLA APR, 23 Ottobre

2012, la Dichiarazione Tamaki Makarau, MAY 3, 2013, il terzo il simposio regionale IFLA Africa, Abuja, Nigeria, Ottobre 2013, la ICON 3 conferenza sull’acqua e il paesaggio, Saint Petersbourg 2013, e le conferenze di Tokyo e Osaka del Novembre 2013 e nelle iniziative regionali quali la Dichiarazione del Latin American Landscape Initiative (LALI) focalizza-ta sulla filosofia del buon vivere, firmata e ratificata nella conferenza SAP IFLA tenutasi a Medellin, Colombia, Ottobre 2012, la Convenzione Europea del Paesaggio, firmata da 38 paesi e la task force del Canadian Landscape Charter Initiative.

• riflessa nella Hangzhou Agenda, che pone la cultura al centro delle politiche dello svi-luppo sostenibile adottata ad Hangzhou, Repubblica popolare Cinese, il 17 Maggio 2013 e nel vivo interesse espresso alla Conferenza delle Nazioni Unite per Combattere la De-sertificazione (UNCCD) nell’Aprile 2013, e la Convenzione per la Biodiversità, (CBD), UN Habitat e altri enti delle Nazioni Unite tra cui ICCROM, IUCN.

• richiamando il bisogno di rafforzare la coscienza globale alla salvaguardia del paesaggio e migliorarlo come elemento integrante dei processi di sviluppo sostenibile.

Noi crediamo che tutte queste iniziative contribuiscano a un approccio dal basso verso l’alto nel raggiungimento dell’identificazione di un meccanismo globale per il paesaggio.

RISOLUZIONE DI MATERA SUL PAESAGGIO, 2013A SUPPORTO DELLA DICHIARAZIONE UNESCO DI FIRENZE 2012

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VEDUTA DELLA CIVITA CON LA CATTEDRALE E IL SASSO BARISANO

IN PRIMO PIANO LE GRAVINE DI MATERA

UNO SCORCIO DEL CENTRO STORICO DELLA CITTÀ DEI SASSI

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AMBIZIONEIn anticipazione dei protocolli richiesti per raggiungere gli obiettivi Aichi, gli Obiettivi del Millennio e il bisogno di preparare politiche post-2015, ponendo la cultura come linea guida dello sviluppo, il paesaggio dovrebbe essere prioritario in questi meccanismi come fattore vitale nel fornire, collegare e supportare lo sviluppo sostenibile. Futuri forum dovrebbero incoraggiare ulteriori ricerche e programmi per svi-luppare la conoscenza tradizionale con le comunità locali nel mondo, ad esempio i paesaggi aridi, i sistemi idrici e l’architettura vernacolare. Questi forum saranno ispirati alle iniziative governative di successo per la protezione dei paesaggi delle caverne utilizzando le conoscenze tradizionali dimostrate dal Comune di Matera, un vero approccio olistico e integrato per lo sviluppo e il cambiamento.

LA VIA DA SEGUIRENello spirito della Dichiarazione di Firenze ci impegniamo a appoggiare

1. Un’Iniziativa Globale del Paesaggio dell’UNESCO attraverso raccomandazioni e azioni regionali con appropriate legislazioni e regole per la salvaguardia del paesaggio

2. Il rafforzamento di collaborazioni internazionali, scambi e sforzi per aumentare la capacità operativa al fine di promuovere l’adozione di una convenzione internazionale sul paesaggio. Questo nuovo strumento deve mirare a focalizzare le linee di condotta sul rapporto tra la popolazione e il proprio territorio, a unire la cultura con la natura, l’arte con la scienza, il patrimonio e lo sviluppo, al fine di proteggere e incrementare la sostenibilità e il valore del paesaggio della vita di tutti i giorni in tutto il mondo.

3. Una serie di forum internazionali per assistere la costituzione di un supporto globale e condividere le informazioni e stabilire collabora-zioni costruitesi sul successo di questa conferenza sul Codice del paesaggio delle caverne. Come primo evento, il Paesaggio delle Caverne e specialmente Matera dimostrano la perfetta integrazione del contesto fisico e delle risorse, espressione culturale e conoscenza tradi-zionale nella creazione di un luogo veramente sostenibile e olistico. Un esempio impareggiabile per i futuri eventi.

4. L’inclusione di forum sul paesaggio nelle conferenze e negli eventi delle Agenzie delle Nazioni Unite, delle Organizzazioni Governative e delle Organizzazioni Non Governative e nelle Organizzazioni Professionali (incluso il WUF7 di Medellin 2014, ICOMOS 2014, IUCN, il Forum UNESCO di Firenze 2014, la conferenza rumena UNESCO per il paesaggio 2015, l’IFLA 2014 e 2015, la Conferenza Generale UNESCO 2015, l’Expo di Milano 2015, UN Habitat 2016 e la celebrazione dei 25 anni del riconoscimento del paesaggio culturale nel 2017).

Questa dichiarazione aiuterà a rafforzare l’azione a livello internazionale specificatamente in previsione degli Obiettivi del Millennio e Aicha post 2015. Porterà il paesaggio nell’agenda internazionale quale potente strumento a supporto del raggiungimento di questi traguardi.

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FRANCESCO BANDARIN

MIKE TURNER

LUCIANO BARTOLINI, SINDACO DI BAGNO A RIPOLI E PIETRO LAUREANO IL PRINCIPE CARLO D’INGHILTERRA

L’ADOZIONE DELLA DICHIARAZIONE UNESCO DI FIRENZE LORD MICHAEL CARRINGTON ( A SIN.) CON I VERTICI UNESCO

DARIO NARDELLA, GIÀ VICE SINDACO DI FIRENZE INSIEME A HOSHINO TSUJI STEFANO PISANI, SINDACO DI POLLICA RICEVE LA MEDAGLIA MICHELANGELO SALVATORE ADDUCE, SINDACO DI MATERA

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DICHIARAZIONE FINALE DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE UNESCO SUL TEMA “LA PROTEZIONE INTERNAZIONALE DEI PAESAGGI” TENUTOSI A FIRENZE IL 19-21 SETTEMBRE 2012 IN OCCASIONE DEL 40° ANNIVERSARIO DELLA CONVENZIONE DEL PATRIMONIO MONDIALE //////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

ringraziando gli organizzatori per aver convocato un convegno sulla protezione internazionale dei paesaggi e, in particolare, Sua Altezza Reale, il principe di Galles per suo stimolante video messaggio;avendo esaminato e discusso le sfide attuali;esprimendo la loro profonda preoccupazione per il degrado del paesaggio in tutto il mondo a causa della rapida urbanizzazione, l’industria-lizzazione e l’intensificazione dei processi agricoli e altri rischi e minacce causati dal cambiamento globale;riconoscendo il paesaggio come espressione del rapporto tra le genti e l’ambiente che, nel tempo, ha creato e tuttora crea condizioni di vita armoniose e benessere;constatando l’importanza del paesaggio come uno strumento educativo per promuovere la conoscenza e la consapevolezza della diversità culturale, l’identità e la responsabilità;considerando che il paesaggio è un bene comune e che il diritto al paesaggio è una necessità umana;consapevoli che non è possibile proteggere i paesaggi ignorando le conoscenze locali e tradizionali che li hanno generati la cui perdita distrugge un patrimonio di know-how utilizzabile per soluzioni appropriate e innovative;considerando che le risoluzioni internazionali riconoscono intrinseci aspetti del paesaggio, come la gestione adattativa e un approccio olistico tra elementi sociali, economici ed estetici, come possibili risposte alle sfide globali;tenendo conto della richiesta delle comunità locali e dei rappresentanti amministrativi di preservare il paesaggio per migliori condizioni di vita basate sulla condivisione globale delle opportunità e comuni obiettivi;ricordando la Dichiarazione di Rio +20 “il Futuro che vogliamo” e la revisione in corso degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio;prendendo atto delle numerose iniziative rivolte alla gestione del paesaggio a livello internazionale, nazionale e locale nel contesto dello sviluppo sostenibile all’interno del sistema delle Nazioni Unite;affermando l’importanza della salvaguardia e il miglioramento dei paesaggi per:• la qualità della vita quotidiana e l’identità culturale e per il miglioramento del benessere; • riconoscere il valore delle conoscenze e delle pratiche tradizionali come base per armonici programmi tecnologici e innovativi;• incoraggiare il rispetto dei luoghi e processi decisionali che salvaguardano le comunità e i luoghi;• promuovere opportunità di lavoro, la sicurezza alimentare, la tutela dell’ambiente e la resilienza delle comunità;• promuovere lo sviluppo sostenibile sociale ed economico, estendendo i confini spaziali e le frontiere concettuali del paesaggio;• incoraggiare programmi di partecipazione e dal basso verso l’alto insieme a interventi basati sulla conoscenza locale;• rinforzare le comunità e le istituzioni locali nei processi decisionali;• promuovere il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle comunità di garantire il loro sostentamento, preservare le loro risorse,

la loro identità e le credenze;• rispondere in modo adattivo e partecipato ai rischi e alle catastrofi;• combattere la desertificazione, il degrado dei suoli e la siccità, la preservazione della diversità biologica e mitigare gli effetti del

cambiamento climatico;• salvaguardare, la diversità e il patrimonio materiale e immateriale;• garantire la continuità da parte degli ecosistemi nella fornitura di servizi alle comunità;richiedono alle agenzie intergovernative e i segretariati responsabili per i programmi delle Nazioni Unite, le convenzioni internazionali e le organizzazioni non governative di:• rafforzare la consapevolezza globale sulla necessità di salvaguardare e migliorare i paesaggi come elemento integrante dei processi di

sviluppo sostenibile; • condividere le informazioni e rendere disponibili le competenze;• stabilire partenariati efficaci;

I partecipanti al convegno incluso oltre 30 esperti di ogni paese, e i rappresentanti delle Agenzie delle Nazioni Unite (UNESCO, FAO, UNCCD, UNEP, UNU) organismi internazionali intergovernativi, centri e associazioni (ICCROM, EUI, ICOMOS, IFLA, ICQHS, ITKI, IPSI, EHP), insieme con organizzazioni nazionali e non governative, università e amministratori locali:

Dichiarazione di Firenze sul Paesaggio, 2012

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richiedono a questi organismi insieme ai Centri UNESCO e cattedre concernenti, di creare un Gruppo di Lavoro per favorire il coordinamento tra gli strumenti internazionali e programmi esistenti per promuovere politiche internazionali, nazionali e locali mirate al coordinamento della salvaguardia e il miglioramento dei paesaggi;richiedono sostegno a iniziative immediate dei governi nazionali e locali per la protezione dei paesaggi comprendendo programmi di consapevolezza ed educativi e l’utilizzazione delle conoscenze tradizionali;richiedono la realizzazione di un Forum internazionale nel 2013 per la salvaguardia dei paesaggi come strumento di sviluppo sostenibile, allo scopo di avanzare proposte per la riflessione sull’Agenda Internazionale per lo Sviluppo post-2015 e l’avvio del processo di creazione di rilevanti meccanismi internazionali.

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MAURO AGNOLETTI, UNIVERSITÀ DI FIRENZEMIRIAM BRUNI, TKWB - TRADITIONAL KNOWLEDGE WORLD BANK

KATHRYN MOORE - PROFESSOR OF LANDSCAPE ARCHITECTURE AT BIRMINGHAM CITY UNIVERSITY

STEFANO DE CARO, DIRETTORE GENERALE ICCROM E MAURIZIO DI STEFANO, PRESIDENTE ICOMOS ITALIAMASSIMO CANDELORI (FCMI) UNIT UNCCD SECRETARIAT

AMERIGO RESTUCCI RETTORE UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA

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La “visione di Kyoto” ha enfatizzato due aspetti chiave del concetto di patrimonio: i cambiamenti climatici e il ruolo della comunità

Le politiche dell’UNESCOnel contesto del Patrimonio Mondiale

LA SECONDA METÀ DEL VENTESIMO SECOLO IL MONDO È STATO CONTRASSEGNATA DA UNA CRESCENTE GLOBALIZZAZIONE, E A FARNE PARTE È STATA ANCHE LA SALVAGUARDIA DELLE RISORSE RICONOSCIUTE COME PATRIMONIO CULTURALE E NATURALE. QUESTO INTERESSE SI E’ CONCRETIZZATO NELLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE DELL’UNESCO, CHE È COMINCIATA CON LA RICOSTRUZIONE DI ABU SIMBEL, NEL 1959, E CON LA CAMPAGNA SAVE VENICE, NEL 1966. UNA DELLE PIETRE MILIARI DI QUESTO PROCESSO È STATA LA WORLD HERITAGE CONVENTION UNESCO DEL 1972 ///////////////////////////

L’UNESCO - Organizzazione delle Na-zioni Unite per l’Educazione, la Scien-za e la Cultura - è un’istituzione spe-cializzata alla tutela del paesaggio e del territorio, compresi i Beni cultura-

li. La sua creazione è avvenuta il 4 novembre 1946, a Parigi, dopo che una ventina di Stati avevano accettato l’Atto costitutivo, redatto un anno prima a Londra, durante una confe-renza organizzata per invito dei Governi del-la Gran Bretagna e della Francia, cui avevano partecipato i rappresentanti di 44 Paesi. La seconda metà del ventesimo secolo è stata contrassegnata da una crescente globalizza-zione, e a farne parte è stata anche la salva-guardia delle risorse riconosciute come patri-monio culturale e naturale. Questo interesse si è concretizzato nella campagna interna-zionale dell’UNESCO, che è cominciata con la ricostruzione di Abu Simbel, nel 1959, e con la campagna Save Venice, nel 1966. Una delle pietre miliari di questo processo è stata la World Heritage Convention UNESCO del 1972. Le prime trascrizioni delle proprietà di eccezionale valore universale cominciarono a partire dal 1978. La prima località italia-na ad essere iscritta è stata la Valcamonica, seguita da Roma, Firenze, Venezia, Pisa e San Gimignano, come anche l’Ultima Cena di Leonardo. I Sassi di Matera furono iscritti alla lista come ottavo patrimonio italiano nel 1993. Dopo Matera l’apporto italiano è au-mentato fino a raggiungere nel 2013 quota 49, piazzandosi al primo posto nel mondo. Le prime iscrizioni al Patrimonio Mondiale nel 1980 riguardavano spesso capolavori del genio umano, e genericamente antichi mo-numenti, centri storici, siti archeologici che rappresentavano le più spettacolari imprese dell’umanità. Negli anni ottanta l’Inghilter-ra presentò la nomination del Lake District, zona caratterizzata dalla sua importanza sociale, economica, culturale e ambientale. Fu infatti apprezzato e abitato da persona-lità come William Wordworth e John Ruskin.

Nonostante ciò, queste qualità non furono considerate sufficienti a giustificare l’ingres-so nel World Heritage. In seguito, il comitato per il Patrimonio Mondiale nominò un grup-po di lavoro per esaminare la situazione. Il risultato fu la definizione del concetto di pa-esaggio culturale, adottata nel 1992 e porta-ta nelle linee guida operative nel 1994, dove si delineò come paesaggi culturali “l’azione combinata della natura e dell’uomo”, così venne definito dall’articolo 1 della Conven-zione. Sono rappresentative della società e dell’insediamento umano nel corso del tem-po sotto l’influenza delle restrizioni fisiche e delle opportunità presentate dall’ambiente naturale e da pressioni sociali, economiche e culturali sia interne che esterne. I paesaggi culturali vennero in seguito identificati in tre categorie di base: paesaggi culturali proget-tati; paesaggi culturali di evoluzione orga-nica; paesaggi culturali associativi. Nel caso dei Sassi di Matera e dei territori ad essi col-legati, si tratta ovviamente di un paesaggio culturale di evoluzione organica. I primi pae-saggi culturali ad essere iscritti ufficialmente alla lista UNESCO comprendono il Tongarino National Park, una montagna sacra in Nuova Zelanda originariamente iscritta come patri-monio naturale nel 1990, e in seguito ridefi-nita patrimonio culturale. Un caso simile fu il Uluru-Kata Tjuta National Park in Australia, già patrimonio naturale dal 1987 e territorio culturale dal 1993 grazie all’interazione con gli aborigeni che abitarono in questa zona da millenni, conferendogli un particolare signi-ficato culturale. Ad oggi ci sono 94 paesag-gi culturali riconosciuti ufficialmente dalla World Heritage List, ma in realtà il numero potrebbe essere ben maggiore. Nel fattem-po, la collaborazione tra gli esperti che si occupano di patrimoni culturali e naturali si e’ fatta sempre più serrata, come voluto dalla World Heritage Convention. Venne notato come molti luoghi naturali della Li-sta del Patrimonio Mondiale acquisirono la

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tradizioni popolari, nel caso dei Sassi furono particolarmente sentite. Matera è inoltre un eccellente esempio dei processi di gestione idrica e dell’impatto dei cambiamenti clima-tici nel corso dei secoli. A vent’anni dalla sua iscrizione, Matera è rinata grazie al ricono-scimento delle sue qualità e alla rivalutazio-ne del complesso insediamento umano che rappresenta.

E’ stata infatti presa in mano dalla Heritage Community, come proposto dal Concilio Eu-ropeo del 2005 “Faro Framework Convention” sul Valore del Patrimonio Culturale verso la Comunità, combinando lo sviluppo culturale a quello economico e sociale sul territorio storico urbano, come indicato dall’UNESCO nel 2011. In occasione del quarantesimo anniversario della World Heritage Conven-tion, celebratosi a Kyoto nel Novembre 2012, il Congresso adottò la cosidetta “visione di Kyoto”, la quale enfatizzava due aspetti chiave in relazione al concetto di patrimo-nio: i cambiamenti climatici e il ruolo della comunità. Successivamente si dichiarò: “So-lo attraverso il rafforzarsi del rapporto tra la gente e il patrimonio, basato sul rispetto delle diversità culturali e biologiche, comprenden-do sia gli aspetti tangibili e quelli intangibili, e animato da uno sviluppo sostenibile, potre-mo ottenere il futuro che vogliamo”. Questo nuovo interesse verso le comunità locali è stato il soggetto di diversi consigli interna-zionali, tra cui il Japanese Machinami Chater (2000), il congresso UNESCO sul Patrimonio Culturale Intangibile (2003), e il congresso UNESCO sulla protezione e promozione della Diversità delle Espressioni Culturali (2005). Certamente questioni chiave riguardanti i Sassi di Matera, i quali sono ora soggetti a un processo di recupero e restauro.

Jukka Jokilehto

loro conformazione in seguito all’attività umana nel corso dei millenni. Non a caso molte bellezze naturali sono state associate dalla popolazione a valori sacri. Questa nuova stretta collaborazione ha stimolato una nuova riflessione sulla gestione del Patrimonio riguardo a concetti di integrità, da una parte, e di autenticità, dall’altra. Questa nuova enfasi sul con-cetto di paesaggio culturale evidenziò il concetto di architettura vernacolare e il rapporto con la natura, due delle principali caratteristiche dei Sassi. Matera è infatti uno degli esempi più eccezionali di insediamento troglodita nel Mediterraneo, basato sull’ interazione dell’uomo con la natura nel corso dei millenni, un vero paesaggio culturale nella sua forma più perfetta. Un problema che emerse durante questo periodo era relativo alla definizione del concetto di autenticità. Se ne discusse in un meeting internazionale di esperti a Nara, dal quale nac-que il “Nara Document on Authenticity”, e venne successivamente annesso alle linee guida operative sull’implementazione della Convezione del Patrimonio Mondiale. Tutte queste questioni erano già incorporate nel paesaggio culturale di Matera. Lo sviluppo delle politiche sul Patrimonio Mondiale negli ultimi vent’anni, dall’iscrizione di Matera nella Lista, hanno confermato alcune anticipazioni già evidenti nel 1993. Infatti problematiche come il ricono-scimento della diversità delle espressioni culturali e dell’intangibile patrimonio culturale e

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JUKKA JOKILEHTO - SPECIAL ADVISOR TO THE DIRECTOR GENERAL ICCROM

Un nuovo interesse versole comunità locali

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Era stato già annunciato. Dopo Matera il viaggio “Alla ricerca del Paesaggio perduto”, una delle quattro iniziative speciali inserite nel programma del premio Eco and the City Giovanni Spa-

dolini, che si ispira alla Dichiarazione UNE-SCO sul paesaggio, avrebbe mosso i primi passi proprio dalla Città dei Sassi. Il prologo si è svolto nei luoghi caratterizzati dalla pre-senza delle gravine, con una gita fuori porta, in torpedone, organizzata per far conoscere il territorio agli esperti dell’UNESCO, conve-nuti a Matera per il forum “The Landscape of the Caves”. Un comprensorio ricco, con un paesaggio unico, a cavallo tra il Parco Re-gionale della Murgia Materana, Gravina, in provincia di Bari, nella Murgia Occidentale. Un’area fortemente segnata dalla presenza di puli e gravine (il suo territorio delimita il confine tra la Puglia e la Lucania) e il parco naturale della Terra delle Gravine, che com-prende l’ampio territorio dell’arco jonico ta-rantino, da Ginosa a Grottaglie, Castellaneta, Palagianello e Massafra, Mottola e San Cri-spiano con un’appendice nel territorio di Vil-la Castelli, in provincia di Brindisi. Si tratta di un territorio interessato da profonde trasfor-mazioni, con messa a coltura di ampie su-perfici e conseguente frammentazione degli ambienti naturali e della vegetazione spon-tanea. La conformazione geomorfologica è ricca di incisioni carsiche, gravine, grotte, lame e doline, originatesi per l’azione delle acque sulle fratture della roccia e che copro-no tutte le epoche storiche fino al Paleolitico. “Nel territorio delle gravine vi è un patrimo-nio diffuso di beni artistico-culturali, ricco di testimonianze della “civiltà rupestre” (chiese, cripte, santuari) e della “civiltà contadina” (masserie, trulli, muretti a secco), in armonia con la rete dei campi coltivati e degli ambienti naturali, che va tutelato. Un paesaggio di for-te identità, unico”- spiega Pietro Laureano, il

professionista che sta progettando una nuova iscrizione del patrimonio della Città dei Sassi, già riconosciuta nel 1993 come paesaggio culturale, come secondo blocco strategico, in un ambito culturale, allargandola ai territori limitrofi come patrimonio intangibile. “Vogliamo allargare la tutela UNESCO a tutta l’area delle gravine, prevedendo per questo vasto compren-sorio, un rilancio turistico di questi veri e propri canyons, zone selezionate che rappresentano la qualità eccezionale del paesaggio delle gravine e della sua profonda e viva cultura”. Queste immense gole molto profonde a forma di corridoio, con pareti strapiombanti corrispondono all’alveo di antichi fiumi che, un tempo, hanno solcato le Murge, collegando, da un punto di vista idrografico, le aree più interne allo Jonio, e disegnando un paesaggio unico. Se ne contano oltre 60, distribuiti su due semiarchi ideali affacciati sul Golfo di Taranto, posti a di-versa altitudine (il primo, di natura calcarenitica, a quota 100-300 metri sul livello del mare e il secondo, di natura calcarea, a quota 300-500 metri); le pareti sono più o meno strette e profonde sino a 200 metri, come nella gravina di Laterza. La disponibilità di grotte e cunicoli e la qualità della roccia calcarenitica facilmente scavabile delle gravine hanno permesso all’uo-mo di creare, lungo le pareti rocciose e al loro interno, interi villaggi, i famosi insediamenti rupestri, dotati di tutte le infrastrutture necessarie: sentieri, scalette, terrazzamenti, sistemi di raccolta e distribuzione dell’acqua piovana e delle provviste alimentari, oltre alle chiese

rupestri e ai monasteri eretti o scavati grazie alla consistente presenza di religiosi di rito orientale. Laureano precisa: “La frequenta-zione umana di queste zone è attestata anche in periodi anteriori a quello al quale si fa risa-lire la diffusione della civiltà rupestre (dal VII sec. al XIV sec.); molte di queste testimonianze comprendono reperti di inestimabile valore, che coprono un periodo che va dal Paleolitico al Medioevo. La vicinanza tra i comuni della Terra delle Gravine, al capoluogo lucano, è un elemento di peculiarità che può essere utile al territorio per realizzare un progetto culturale, ambientale e turistico che darebbe all’intera area una forte spinta allo sviluppo e che si ba-sa principalmente sulla presenza in ambedue

L’ARIZONA D’ITALIA NEL TERRITORIO DELLE GRAVINE ESISTE UN PATRIMONIO DI BENI ARTISTICO-CULTURALI, RICCO DI TESTIMONIANZE DELLA CIVILTÀ RUPESTRE (CHIESE, CRIPTE, SANTUARI) E DELLA CIVILTÀ CONTADINA (MASSERIE, TRULLI, MURETTI A SECCO), IN ARMONIA CON LA RETE DEI CAMPI COLTIVATI E DEGLI AMBIENTI NATURALI, CHE VA TUTELATO. L’IDEA È QUELLA DI ALLARGARE LA TUTELA UNESCO A TUTTA L’AREA DELLE GRAVINE, PREVEDENDO PER QUESTO VASTO COMPRENSORIO UN PROGETTO CULTURALE, AMBIENTALE E TURISTICO CHE DAREBBE UN FORTE IMPULSO ALLO SVILUPPO ///////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Alla scoperta del nostro Paese, insieme alla

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ABITAZIONI RUPESTRI DEL VILLAGGIO RIVOLTA

CISTERNA “A TETTO” IN LOCALITÀ TRASANELLO, RESTAURATA DA IPOGEA

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i territori della Gravina”. Primo passo in tale direzione il sopralluogo che mercoledì 13 no-vembre scorso funzionari ed ispettori del Mi-nistero hanno effettuato a Gravina in Puglia, la località separata da Matera, la città candi-data a diventare Capitale della Cultura 2019, soltanto da un confine amministrativo, per verificare la fattibilità dell’iniziativa e fornire un primo, importante responso: il via libera ministeriale, requisito peraltro preliminare ed indispensabile anche sotto il profilo pret-tamente procedurale, schiuderebbe infatti le porte dell’iter che, se concluso positivamen-te, consentirebbe a Gravina, con il Sistema Museale e il Museo dell’acqua e della pietra, ma anche alle località limitrofe come Gino-sa, Palagianello e Massafra (anche i sindaci degli altri paesi stanno mostrando un certo interesse) di andare ad arricchire l’elenco dei 981 siti (49 dei quali in Italia) che in tutto il mondo, sono considerati da proteggere e valorizzare per la loro valenza culturale o per l’originalità del proprio patrimonio naturale, di storia, cultura e umanità.

Il ruolo dei Lions Tutti insieme per sostenere l’impegno di Ma-tera come Capitale della Cultura 2019. Lo ha ribadito il sindaco di Ginosa Vito De Palma intervenuto al convegno organizzato dall’U-NESCO. “Intendiamo sostenere il cammino di

Matera in questo ambizioso progetto e lo fac-ciamo con la convinzione che la Città dei Sassi abbia tutte le carte in regola”. La vicinanza tra i comuni della Terra delle Gravine, al capo-luogo lucano, è un elemento di peculiarità che potrebbe essere utile al territorio per realizzare un progetto culturale, ambien-tale e turistico che darebbe all’intera area una forte spinta allo sviluppo e che si basa principalmente sulla presenza in ambedue i territori della gravina. Dal canto suo, Tina Costantino, coordinatrice dei Lions gemellati delle Gravine, rientranti nei Distretti 108AB e YA, conferma l’impegno dei Lions per tute-lare questo territorio, rilanciando al mondo dell’associazionismo con una partecipazione attiva e responsabile per la riscoperta e la tu-

tela di questa ampia area di habitat rupestre da riscoprire e valorizzare. Un appello è stato lanciato al 61° congresso nazionale Lions di Taormina. In quella occasione venne eviden-ziata la volontà politica di intraprendere il cammino lungo e complesso che potrebbe portare all’estensione del riconoscimento UNESCO anche alle città che fanno parte di quel territorio segnato dal Bradano, il fiume che ha scavato le gravine e ha reso il paesag-gio delle Murge unico al mondo, dovranno ora condividere una storia antichissima. Dal paleolitico in avanti, passando per la Magna Grecia e per l’impero romano, per l’epoca di Federico II e fino ai giorni nostri, sia Matera che Gravina, sia Ginosa, che le altre località, sono sempre state centri importanti del Me-ridione. Matera è giustamente famosa per i suoi “Sassi”, ma le altre località possono van-tare un’architettura altrettanto interessante e specifica: basti pensare alle chiese rupestri, ai palazzi nobiliari, al castello federiciano. L’unica cosa che separa le località delle Gra-vine da Matera è un confine amministrativo; tutto il resto è un patrimonio sconfinato di storia, cultura e umanità che è sostanzial-mente lo stesso. Una civiltà sviluppatasi in-torno alle gravine. Quella che da lontano può dare l’impressione di una semplice fenditura della crosta terrestre, man mano che ci si av-vicina rivela una sorpresa dopo l’altra: grotte abitate fin dalla preistoria, chiese rupestri, case, castelli, paesi formicolanti di vita.

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I PASCOLI DEL VILLAGGIO CASALE A GINOSA

GLI ESPERTI UNESCO SCOPRONO IL PAESAGGIO DELLE GRAVINE

Francesca Vassallo

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Corsi e ricorsi storici. Oggi si chiama sharing economy, l’economia della condivisione che sta esprimendo ancora solo una parte del suo po-tenziale. Gli italiani sono pronti a

condividere sebbene ci sia ancora tanto bisogno di informazione. Non è vero che la sharing economy non ha una storiografia a cui rifarsi anche se costituisce un tema che va affrontato da angolature e discipline diverse molte delle quali sicuramente all’avanguar-dia. Quella che ormai vediamo tutti, fatta di biciclette e automobili pubbliche che girano per le città guidate non dai proprietari, ma dagli abbonati, non è una novità. In epoche millenarie questo sistema di vita già esisteva e ci riporta al contenuto della Carta di Mate-ra che diventa in questo modo attualissima in quanto ricorda regole non scritte che si tramandavano nello spirito delle comunità e con il linguaggio dei codici punta l’azione per costruire il futuro che vogliamo, difen-dendo questi luoghi fragili di fronte a ag-gressioni distruttive. In un mondo avviato

verso i 9 miliardi e mezzo di abitanti (stima dell’ONU per il 2050), quello verso l’economia della condivisione è un passaggio cruciale per una gestione sostenibile delle risorse. Offre nuove forme di risparmio, propone un’economia che, attraverso il riuso e la messa in comune dei beni, tutela l’ambiente, fortificando le economie e le comunità locali. Condividere non è una moda passeggera ma una tradizione antica. Recuperiamola. Non si può non riflettere su territorio e paesaggio, quali beni comuni. Beni che stimolano ad affrontare il tema con un rinnovato impegno verso nuove dimensioni di partecipazione tese ad una politica globale. Ripartire dal paesaggio significa rilanciare i desideri collettivi, considerare la struttura giuri-dico-economica del territorio, accanto alla proprietà privata e pubblica, sostenere e difendere la diffusa presenza dei possessi di proprietà collettiva, condividendoli fino al punto da farli diventare comportamenti virtuosi. Il paesaggio è in grado di evocare con immediatezza le matrici culturali ed i saperi che li hanno prodotti. Ogni contesto paesaggistico rappresenta quindi un insieme di esperienze (antropologiche, economiche, sociali ecc.) in cui la popola-zione di riferimento si riconosce e il fruitore esterno ne percepisce il valore identitario. Tutto ciò avviene anche in contesti più piccoli (paesini e zone limitrofe) in cui è presente comunque un contesto culturale ben definito e caratterizzante. Ogni territorio può così riconoscersi ed esprimere un’identità culturale forte grazie ad impianti urbani storici, panorami di stampo agricolo che richiamano produzioni alimentari tipiche (vino, frutta, industria agroalimenta-re), sistemi collinari o costieri, ecc. In questo modo il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risor-sa favorevole all’attività economica poichè, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro. In tempi antichi il fenomeno dei beni collettivi, inteso come modello di una nuova economia partecipata e solidaristica, ri-spettosa dei territori e dell’ambiente, era già radicata nel sentire comune e nelle popolazioni.

UN MONDO VARIEGATO DA TUTELARE Energeo puntualmente affronta queste tematiche dopo l’alleanza fatta con la Consulta na-zionale della proprietà collettiva per far conoscere il variegato mondo di questa antica con-cezione dell’appartenenza. Si pensa di delineare il prossimo forum UNESCO sul tema: “Beni collettivi e identità culturale”. Appare convinto il presidente della Consulta Michele Filippini, ipotizzando questa collaborazione con l’ITKI UNESCO, l’istituto che dovrà coordinare il forum in Europa. “Oggi che si manifesta un rinnovato interesse su questi temi - dice - siamo disponibili ad aprire una finestra di dialogo con gli organizzatori dell’appuntamento annuale UNESCO”. L’ar-gomento sembra accontentare tutti, partendo dal valore d’uso del paesaggio inteso come ri-sorsa, nella sua elaborazione culturale, nella sua capacità di suscitare senso d’identità e di ap-partenenza ad un territorio. In valore d’uso il paesaggio si presenterebbe come strumento di soddisfazione di esigenze culturali in base all’intensità del radicamento di chi li abita. In valore assoluto il paesaggio si presenta come strumento di comunicazione e di sapere, im-ponendosi all’attenzione di svariate discipli-ne di indagine e di rappresentazione come “luogo” dell’identità e motore della mobilità di intere comunità, diventando anche asse di riferimento per gran parte delle strategie di azione sul territorio: le prospettive della sostenibilità, della salvaguardia della diver-sità, del controllo delle trasformazioni che si misurano sempre più non solo con gli aspetti “strutturali” socioeconomici e dell’ecosiste-ma ma anche con gli aspetti “culturali” del paesaggio. La Fondazione Spadolini Nuova Antologia vuole mettere un punto fermo

L’ECONOMIA DELLA CONDIVISIONE, UN’ESPRESSIONE CHE RICHIAMA ESPERIENZE DI LUNGA TRADIZIONE, SOPRATTUTTO IN ITALIA, DAL MUTUALISMO ALLE COOPERATIVE FINO ALLE IMPRESE SOCIALI E ALLE PROPRIETÀ COLLETTIVE, OGGI TORNA IN AUGE COME “SHARING ECONOMY” CHE SI PROPONE COME UN NUOVO MODELLO ECONOMICO, CAPACE DI RISPONDERE ALLE SFIDE DELLA CRISI E DI PROMUOVERE FORME DI CONSUMO PIÙ CONSAPEVOLI BASATE SUL RIUSO INVECE CHE SULL’ACQUISTO E SULL’ACCESSO PIUTTOSTO CHE SULLA PROPRIETÀ. UN MODELLO CHE CI RIPORTA AL CONTENUTO DELLA CARTA DI MATERA, CHE DIVENTA ATTUALISSIMA IN QUANTO RICORDA REGOLE NON SCRITTE CHE SI TRAMANDAVANO NELLO SPIRITO DELLE COMUNITÀ E CON IL LINGUAGGIO DEI CODICI PUNTA A RECUPERARE UNA NOZIONE DI PATRIMONIO CHE, PARTENDO DALLA STORIA, DALLE CONOSCENZE, DALLE TRADIZIONI,PUÒ RAPPRESENTARE UNA FORMA DI ECONOMIA A MISURA D’UOMO. //////////////////////////////////

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MICHELE FILIPPINI - PRESIDENTE DELLA CONSULTA NAZIONALE DELLE PROPRIETÀ COLLETTIVE

LA RIVINCITA DEL PASSATO

IN TEMPI ANTICHI IL FENOMENO DEI BENI COLLETTIVI, INTESO COME MODELLO DI UNA NUOVA ECONOMIA PARTECIPATA E SOLIDARISTICA, RISPETTOSADEI TERRITORI E DELL’AMBIENTE, ERA RADICATO NEL SENTIRE COMUNE DELLE POPOLAZIONI

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C’era una voltala partecipazione collettiva

LO SHARINGDI UNA VOLTA

sulla questione, in piena ricorrenza dei primi quarant’anni del dicastero fondato da Gio-vanni Spadolini, nell’ambito delle iniziative speciali previste nel 2014, al fine di cercare il patrimonio nascosto, dimenticato o sem-plicemente mal utilizzato, da riscoprire: la leva, come da più parti si ammette, con cui risollevare il Paese. ITKI UNESCO, in colla-borazione con Energeo, potrà far riscoprire, monitorare e promuovere azioni di tutela e di salvaguardia del patrimonio ambientale, culturale, archeologico, storico, urbanistico, architettonico del nostro Paese, con l’obiet-tivo di diffondere una cultura per il manteni-mento del decoro urbano e la valorizzazione dei Beni Culturali ed ambientali, intesi come patrimonio comune, proponendo un criterio “assoluto” a seconda di quanto gli abitanti del territorio del loro patrimonio riescono a comunicare o offrono alla conoscenza. La risorsa “paesaggio” assumerebbe valore di scambio di conoscenza quando per essa si manifesta in qualche modo un mercato (il mercato della conoscenza), cioè un rappor-to facilmente riconoscibile. Se ne potrebbe fare parte attiva, come apripista, la Consul-ta nazionale della proprietà collettiva che si propone, già per conto suo, di riscoprire questi luoghi per fare un tuffo nella natura con l’obiettivo di promuovere iniziative di valorizzazione delle aree e dei patrimoni immateriali (conoscenze, tradizioni, storia, ecc.) che fanno parte della proprietà collet-tiva, recuperando una nozione di patrimonio che in questi ultimi anni si è offuscata, ma che può ancora rappresentare un’idea di eco-nomia a misura d’uomo. L’economia della condivisione potrebbe toccare altri confini. E’ soltanto l’inizio. Diventerà la grande occa-sione di Expo 2015? Lo sharing economy ha fatto proseliti perché ha motivato coloro che vogliono, insieme, condividere, collaborare, tutelare. Proviamo a farlo anche con il pa-esaggio creando occasioni di scambio della conoscenza?

IL BOSCO DELLE SORTI DELLA PARTECIPANZA DI TRINO VERCELLESE, È IL PIÙ ANTICO. RISALE AL 1202, SOPRAVVISSUTO FINO AI NOSTRI GIORNI GRAZIE AD UN SISTEMA DI AMMINISTRAZIONE COLLETTIVA E DI UTILIZZO GIÀ IN AUGE IN EPOCA MEDIOEVALE. L’ORGANIZZAZIONE PIÙ CONOSCIUTA È QUELLA DI CORTINA, LA PERLA DELLE DOLOMITI: LE REGOLE D’AMPEZZO FANNO PARTE DA SECOLI DEL TESSUTO SOCIALE E COINVOLGONO QUASI TUTTA LA POPOLAZIONE DELLA LOCALITÀ ALPINA CHE, IN QUESTO MODO, TUTELA DA SPECULAZIONI LA PROPRIETÀ E L’USO DELLE RISORSE FORESTALI E PASCOLIVE. OGGI COME IERI LE PROPRIETÀ COLLETTIVE SI PONGONO COME STRUMENTI PRIMARI PER ASSICURARE LA CONSERVAZIONE E LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE NAZIONALE PERCHÉ TUTELANDO TUTTE LE ESTERNALITÀ PRESENTI SUL PROPRIO TERRITORIO SALVAGUARDANO ANCHE I BENI COMUNI ED, IN SOSTANZA, L’INTERA COLLETTIVITÀ, NEL PIENO RISPETTO DELL’AMBIENTE /////////////////////////

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Le proprietà collettive sono una tipica realtà della storia d’Italia e costituiscono un modello originale di produzione e distribuzione sociale di ricchezza, oltre che un mezzo efficacissimo di tutela ambientale. Una realtà complessa e delicata consolidatasi nei secoli ed oggi rappre-sentata dalla Consulta nazionale della proprietà collettiva.Questa associazione, partendo da una ricerca archivistica, storica, culturale, di tutela e produttiva del territorio, sta operando con l’intento di “conoscere, conservare e valorizzare la storia e le tradizioni” dei domini civi-ci e delle popolazioni e territori in cui queste realtà insistono, nell’ottica della promozione della proprietà collettiva come modello di una nuova economia partecipata e solidaristica, rispettosa dei territori e dell’ambiente, radicata nel sentire comune e nelle popolazioni, an-tesignana della Sharing economy. Oggi più che mai le proprietà collettive si pongono come strumenti primari per assicurare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale perché tutelando tutte le esternalità presenti sul proprio territorio salvaguardano anche i beni comuni ed, in sostanza, l’intera collettività. Il sistema associativo della Consulta nazionale della proprietà Collettiva, che conta circa 500 soci e 4000 enti rappresentativi della proprietà collettiva, è molto diffuso in 14 regioni: Trentino, Piemonte, Veneto, Friuli Vene-zia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Basilicata, Campania, Calabria, Puglia ed Abruzzo.Le Comunità sono storicamente contraddistinte da alcuni nomi e si defi-niscono, a seconda dei luoghi, e delle forme giuridiche storicamente consolidatesi, Frazioni, Comunalie, Consorzi di Utenti, Università agrarie, Vicinie, Regole, Comunelle, Consorterie, Partecipanze agrarie, Comunioni familiari montane, Jus, Ademprivi, ASUC, ASBUC, ecc. In Trentino ci sono 100 ASUC (Amministrazione Separata Usi Civici). Il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino Vercellese, è il più antico. Risale al 1202, sopravvissuto fino ai nostri giorni grazie ad un sistema di amministrazione collettiva e di utilizzo già in auge in epoca medioevale. E’ un territorio pressoché unico, un raro relitto di foresta planiziale, che ha potuto arrivare fino ai giorni nostri grazie a rigide regole di gestione dei tagli che probabilmente risalgono al Medio Evo: secondo alcune fonti, infatti, le regole furono fissate in quegli anni, quando Bonifacio I marchese del Monferrato fece una donazione ai “partecipanti” cioè alle famiglie che partecipavano alla gestione e al reddito del bosco.

GLI OBIETTIVI DELLA CONSULTAL’organizzazione più conosciuta è quella di Cortina, la perla delle Dolomiti: Le Regole d’Am-pezzo fanno parte da secoli del tessuto sociale e coinvolgono quasi tutta la popolazione della località alpina che, in questo modo, tutela da speculazioni la proprietà e l’uso delle risorse fo-restali e pascolive. La Consulta nazionale della proprietà collettiva, associazione senza scopo di lucro, fondata nel 2006, si propone di conservare, sviluppare ed approfondire le peculiarità storiche, culturali, istituzionali, giuridiche ed economiche dei Dominii Collettivi, comunque denominati, nell’ottica della propria vocazione europea, attraverso ricerche, iniziative e ma-nifestazioni idonee ad una maggiore conoscenza dell’argomento ed alla difesa e valorizza-zione dei dominii e dei diritti collettivi. Il sistema associativo conta circa 500 soci e 4000 enti rappresentativi della proprietà collettiva. La Consulta opera su tutto il territorio nazionale ma ha struttura federativa, perché le comunità sono storicamente distinte e perché le legislazioni e gli interlocutori istituzionali sono diversi da Regione a Regione. Il Direttivo e l’Assemblea nazionale si occupano di iniziative di prospettiva statale, mentre i Coordinamenti regiona-li operano quotidianamente nelle realtà di provenienza. La realtà delle proprietà collettive rappresenta una forma di proprietà e di utilizzo dei beni che si caratterizza come diversa e distinta rispetto sia alla proprietà privata che pubblica.

LA SEDE DELLA PARTECIPANZA DI VILLA FONTANA

Pierpaolo Bo

P.B.

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Il rischio è che tutte queste iniziative possono assumere una mera dimensione culturale, senza giungere ad elaborare efficaci azioni operative, anche se cominciano a proliferare in Europa. Nell’attesa si sta creando un momento importante di confronto sugli Osservatori del paesaggio, esteso all’intero contesto del vecchio continente, promosso in termini di studi e conoscenze nell’ambito delle attività della rete UNISCAPE (Rete delle 51 Università

europee operanti per l’attuazione del campo della ricerca e della didattica della Convenzio-ne europea del Paesaggio), grazie ad un gruppo promotore rappresentato dall’Università di Torino e dal Politecnico di Torino con il supporto della Regione Toscana, di RECEP-ENELC, CI-VILSCAPE e del Centro Interuniversitario di Scienze del territorio. Lo scorso giugno a Firenze presso la Villa Ruspoli di Careggi, al termine del Convegno internazione su “Landscape Ob-servatories in Europe: from Elc Recommendations to local Iniziatives 2000-2013” è stato sotto-scritto un documento per l’avvio della Costituzione del Coordinamento degli Osservatori del Paesaggio Europei. Il pieno convincimento da parte degli studiosi provenienti dalle diverse nazioni europee sull’importanza degli Osservatori del Paesaggio per una piena applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio ha portato all’elaborazione di un testo riepiloga-tivo che tiene conto degli auspici espressi dal Consiglio d’Europa per una diffusa attivazione di Osservatori del Paesaggio e dei Centri di ricerca sul paesaggio in tutto il contesto euro-peo. In questa stessa occasione è stato assegnato l’incarico ai rappresentanti in UNISCAPE degli Atenei torinesi (Università di Torino e Politecnico di Torino) di procedere alla gestione degli aspetti organizzativi per giungere all’attivazione del Coordinamento degli Osservatori del Paesaggio Europei. Il prossimo incontro sarà organizzato nel capoluogo sabaudo prima dell’estate. La conferma arriva dal professor Marco Devecchi, già coordinatore della Rete degli Osservatori del Paesaggio del Piemonte ed attualmente Presidente dell’Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato e l’Astigiano, uno dei promotori dell’iniziativa che da tem-po insiste nell’ incoraggiare una sfida culturale per il futuro dei paesaggi culturali e per una

IL CAMBIO DI VELOCITÀ IMPOSTO A MATERA DALL’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE PER L’EDUCAZIONE, LA SCIENZA E LA CULTURA COSTITUISCE UN PREZIOSO PUNTO DI PARTENZA PER UN PROFICUO CONFRONTO TRA GLI STUDIOSI DELLA RETE UNISCAPE CHE HANNO POSTO LE PREMESSE NELL’IN-CONTRO A FIRENZE DELLO SCORSO GIU-GNO PER L’AVVIO DI UN PROCESSO DI COSTITUZIONE DEL COORDINAMENTO DEGLI OSSERVATORI DEL PAESAGGIO A LIVELLO EUROPEO. “GLI OBIETTIVI SO-NO GLI STESSI”, PRECISA IL PROFESSOR MARCO DEVECCHI, GIÀ COORDINATORE DELLA RETE DEGLI OSSERVATORI DEL PAESAGGIO DEL PIEMONTE, UNO DEI PROMOTORI DELL’INIZIATIVA E RAPPRE-SENTANTE DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO NELL’AMBITO DELLA RETE EUROPEA. I PUNTI DI OSSERVAZIONE DEL PAESAG-GIO A LIVELLO ITALIANO ED EUROPEO SONO INFATTI IN COSTANTE AUMENTO.

UNA PRIMA INTESA POTREBBE ESSERE SOTTOSCRITTA NEL CAPOLUOGO SABAUDO DANDO UN RESPIRO EUROPEO ALL’INIZIATIVA. L’OSSERVATORIO È IL LUOGO DELL’INCONTRO TRA IL SAPERE ESPERTO E IL SAPERE DIFFUSO DI CHI VIVE; E PUÒ PORTARE ALL’ATTENZIONE DELLE COMUNITÀ GLI STRUMENTI NECESSARI PER DARE UN VOLTO CULTURALE ALLE PROPRIE TERRE /////////////////////////////////////

Il ruolo guida dell’UNESCO nella costituzione

ed attività degli Osservatori del PaesaggioALLA

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FOTO DI GRUPPO CON I PROMOTORI DEL COORDINAMENTO DEGLI OSSERVATORI DEL PAESAGGIO IN EUROPA

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loro gestione innovativa, dando alla stessa un respiro europeo. In quest’ottica preziose e proficue collaborazioni, in termini di studi e riflessioni, appaiono certamente le sinergie con l’importante e strategica iniziativa “Alla ricerca del paesaggio perduto”, promossa dal-la Fondazione Spadolini Nuova Antologia, in occasione della celebrazione del 40°Anni-versario della Fondazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.

Un ambizioso progettoL’Osservatorio è il luogo dell’incontro tra il sapere esperto e il sapere diffuso di chi vive; e può portare all’attenzione delle co-munità gli strumenti necessari per dare un volto culturale alle proprie terre. Eppure gli osservatori di paesaggio non sono ancora molto diffusi in Italia, così come non lo è la Convenzione Europea del Paesaggio che ne è la base teorica costitutiva. Una contraddizio-ne evidente. La CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO (CEP) prevede espressamente che vengano avviate “procedure di parteci-pazione del pubblico, delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politi-che paesaggistiche”. Si è infatti pienamente compreso come il paesaggio rappresenti un bene culturale, ma anche un bisogno socia-le, costituendo un preciso elemento iden-tificativo per chi vi abita. La pianificazione del territorio deve sempre più chiaramente prestare una costante e continua attenzione al paesaggio, valorizzando gli elementi di singolarità, di identità e di equilibrio e pre-venendo nel contempo le trasformazioni in quanto fonte di squilibrio e dissonanza. Però queste politiche non possono avere carattere solamente difensivo, bensì devono richie-

dere una forte tensione progettuale per rimuovere le ragioni strutturali del degrado e perseguire nuovi e lungimiranti equilibri tra le diverse esigenze economico-socia-li e le specificità dei caratteri ambientali. Ne è convinto il professor Devecchi.Dice: “Gli Osservatori del Paesaggio, quali realtà “bottom-up”, cioè espressione locale della società civile, sono indubbiamente un luogo privilegiato per favorire un incontro tra esperienze e sensibilità diverse in tema di paesaggio e favorire sintesi culturali e proget-tuali avanzate. Rispetto ad una sempre più pressante esigenza di “qualità del paesaggio”, l’Italia si sta gradualmente attrezzando per una nuova e più efficace partecipazione della popolazione alla gestione territoriale. Ad oltre dieci anni dalla sottoscrizione della Conven-zione Europea del Paesaggio molta strada de-ve essere ancora percorsa, ma merita tuttavia sottolineare un fervore culturale sulle tema-tiche del paesaggio, solo pochi anni addietro impensabile. Anche la realtà degli Osservatori del Paesaggio, sia pur ancora sporadica nel contesto italiano, ha peraltro visto di recente

un fiorire di nuove esperienze dal Piemonte, alla Campagna, alla Liguria, dove oltre all’Os-servatorio della Riviera dei Fiori(Osparf) si sta organizzando il primo osservatorio transfron-taliero sul confine di Ventimiglia e di recente dal Veneto con l’Osservatorio del Paesaggio del Canale di Brenta e l’Osservatorio del Pae-saggio dell’Alta Marca Trevigiana e alla Sicilia, con l’Osservatorio del Paesaggio Trapanese. Occorre quindi proseguire nella semina cul-turale che la CEP auspica per poter vedere a breve frutti insperati in termini di innovativa salvaguardia e valorizzazione dei paesaggi italiani, vera risorsa del nostro Paese.”

Gli studiosi della RETE UNISCAPE sono con-sapevoli del ruolo fondamentale che l’UNE-SCO ha rivestito sin dalla sua costituzione sui temi strategici della cultura e del paesaggio e, in tempi recenti, dell’innovativo approccio della risoluzione di Matera. Si tratta nello specifico di una nuova chiave di lettura del paesaggio attraverso i codici, i quali, richia-mando la Dichiarazione di Firenze sul Pae-saggio del 2012, consentiranno di mettere

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MARCO DEVECCHI - UNIVERSITÀ DI TORINO

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basi concrete per una nuova Convenzione Internazionale sul Paesaggio? “Sì, la recente Carta di Matera sul tema “La protezione internazionale dei paesaggi” ha giustamente aperto una seria riflessione su molti aspetti che coinvolgono direttamente la qualità del paesaggio. Mi pare particolarmen-te interessante evidenziare l’enfasi riservata soprattutto al riconoscimento del “valore delle conoscenze e delle pratiche tradizionali come base per armonici programmi di sviluppo tec-nologico e innovativo”. In questa prospettiva l’UNESCO, che ha imposto un cambio di ve-locità, sta effettivamente tracciando una via nuova quanto mai proficua da percorrere nel campo della ricerca e delle azioni concrete di salvaguardia, anche attraverso l’apprezzata e riconosciuta attività dell’International Tradi-tional Knowledge Institute”.

Siete pronti a questo cambiamento? Questa strada è obbligatoria. Le ricerche dell’UNESCO portano nuova linfa agli Osser-vatori del Paesaggio che per il loro radicamen-to in specifiche realtà territoriali possano più e meglio di altre strutture ed organizzazioni cogliere realmente le peculiarità del patrimo-nio paesaggistico delle comunità locali, facen-do emergere sentimenti più forti ed autentici di appartenenza e conseguentemente azioni concrete ed efficaci di salvaguardia attiva e valorizzazione lungimirante.

Quale futuro allora per gli Osservatori?Gli Osservatori del Paesaggio sono associazio-ni aventi come finalità proprio la conoscenza, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio paesaggistico dei territori di pertinenza, attra-verso la condivisione delle diverse sensibilità, esperienze ed aspirazioni sociali e culturali in tema di paesaggio, nell’ottica di una più am-pia partecipazione democratica alle scelte di governo. Il paesaggio appartiene a tutti gli individui che in esso vivono e si riconoscono. Gli Osservatori del Paesaggio credono, infatti, nell’apporto privilegiato dei fruitori del pae-saggio al processo di definizione dei principi e linee guida della gestione del territorio, essendo evidente che chiunque alteri un pae-saggio, lo modifichi o lo distrugga sottrae un bene non rinnovabile alla collettività ed una memoria materiale e spirituale che è l’identi-tà di ciascuno. Il paesaggio, infatti, non può e non deve essere più considerato come bene

Il Piemonte, con riferimento alla realtà collinare dell’Astigiano, delle Langhe e del Monferrato, ha espresso nel tempo uno dei paesaggi più singolari e culturalmente rilevanti a livello internazionale, trovando in particolare nella coltivazione della vite l’elemento cardine nella connotazione del territorio. La rilevanza di questo patrimo-nio è tale da aspirare giustamente ai più alti riconoscimenti internazionali, anche da parte dell’UNESCO, potendo innescare quel circolo virtuoso di azioni finalizzate ad un concreto e sostenibile sviluppo del territo-rio. In talune realtà, come l’Alto Astigiano, purtroppo fenomeni consistenti di abban-dono delle pratiche agricole hanno interes-sato le parti più scomode ed elevate delle colline e le aree meno favorevoli alla coltura della vite per esposizione o per tipo di suo-lo, determinando la scomparsa di paesaggi storici, legati alla viticoltura. Questa situa-zione di regresso delle attività agricole si è verificata, anche in conseguenza di una ge-nerale minor fertilità dei terreni. Parallela-mente al parziale abbandono della coltura della vite, i terreni in pendio resi così liberi sono stati in gran parte lasciati a loro stessi con la conseguente generale diffusione della gaggia (Robinia pseudoacacia L.) che attualmente rappresenta una delle specie arboree più diffuse nei boschi astigiani e monferrini. Questo fatto è avvenuto anche nei boschi, a spese soprattutto del ceduo di castagno (Castanea sativa), a seguito delle serie problematiche fitosanitarie di questa specie e grazie, in particolare, al più rapido sviluppo della robinia, soprattutto nel caso di formazioni boschive sottoposte a tagli eccessivi. In questo contesto le politiche di governo del territorio non possono tuttavia avere solo un carattere meramente difensi-vo, bensì debbono connotarsi per una forte tensione progettuale per rimuovere le ra-gioni strutturali del degrado e perseguire nuovi ed avanzati equilibri tra le diverse esigenze economico-sociali e le specificità dei caratteri ambientali.

LA SCOMPARSADEI PAESAGGI STORICI

illimitatamente disponibile e gratuito. Gli Os-servatori del paesaggio individuano proprio nella preliminare ed attenta lettura storica del paesaggio il punto di partenza per qualunque trasformazione, essendo possibile scorgere nel paesaggio i segni lasciati da ogni generazione che si è succeduta.

Uno, dieci, cento, mille punti di osservazione del paesaggio?E’ il nostro obiettivo. Gli Osservatori del pa-esaggio fanno esplicitamente riferimento a metodologie di studio, valutazione e pianifi-cazione improntate alla multidisciplinarietà, riconoscendo il fondamentale ruolo svolto dalle associazioni, culturali e professionali che operano sul territorio con finalità di tutela/valorizzazione paesaggistico-ambientale. Gli Osservatori promuovono una crescita cultu-rale e di sensibilità verso le tematiche della salvaguardia e valorizzazione del paesaggio, favorendo iniziative volte a stimolare studi ed interessi, presso scuole e pubbliche ammini-strazioni.

In questa logica di nuova attenzione ai temi del paesaggio, appare, quindi, fondamen-tale che le “azioni attive” di salvaguardia e valorizzazione dei paesaggi possano essere convenientemente intraprese attraverso un fattivo coinvolgimento delle comunità locali, con particolare riferimento agli agricoltori, ma anche agli agronomi, agli architetti e al-le altre categorie professionali a vario titolo interessate al tema specifico, così come dei pubblici amministratori per poter definire in ogni singola realtà modelli di governance più utili ed avanzare nello spirito della Con-venzione europea del paesaggio.

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VALLE DI MUSCANDIA - ASTI

VIGNETI CHIESA DI SAN MICHELE - ASTI

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Fino a qualche tempo fa, quando i giornalisti sentivano parlare di step, la scuola di formazione per il governo del territorio e del paesaggio istituita nel 2009 dalla Giunta della Provincia

autonoma di Trento, commentavano “… è già ma in Trentino vivono in un altro piane-ta…”. Ora, per fortuna, anche nel resto del territorio nazionale ci sono esempi di gran-de attenzione al territorio ed al valore del paesaggio e, le novità provengono anche da altre regioni italiane. Finalmente ciò che in altri paesi europei ed extraeuropei è real-tà consolidata comincia ad avviarsi su una strada concreta anche nel nostro paese. Ma come nasce in Trentino la scuola di forma-zione per il governo del territorio e del pa-esaggio? Tutto ha inizio con il Piano urbani-stico provinciale (Pup) che, per un territorio autonomo come il Trentino, è il documento più importante per la programmazione del-lo sviluppo territoriale. Focus centrale del terzo Pup della storia dell’Autonomia del Trentino (la riforma della legge urbanistica è datata 2008 mentre i due Pup precedenti sono rispettivamente del 1967 e del 1987) è il paesaggio. Il Pup promuove una nuova disciplina della pianificazione incentrata sulla relazione tra territorio, paesaggio e svi-luppo prestando particolare attenzione agli aspetti ambientali ed alla qualità territoriale e paesaggistica. Il Piano propone un diver-so modello di azione dell’Amministrazione provinciale che prevede il decentramento del livello di decisione strategica favoren-do la partecipazione e la responsabilità dei cittadini e delle comunità locali. L’idea cen-trale è che la pianificazione e la gestione del territorio deve collocarsi ad un livello a più

diretto contatto con le esigenze locali. Alcuni amministratori di questo piccolo territorio (appena 6.206 chilometri quadrati abitato da 533.394 persone) si sono resi conto, in se-de politica prima ancora che programmati-ca, che il valore del paesaggio trentino era ed è enorme, incomparabile. Da qui la decisione di porlo al centro delle scelte di programma-zione dello sviluppo. Mauro Gilmozzi “padre” del terzo Pup della Provincia autonoma di Trento, attuale assessore alle infrastrutture e ambiente, aveva le competenze in materia urbanistica nelle due legislature che hanno preceduto quella nata da poco (11.11.2013). Con convinzione lungimirante, già nel 2005, ha promosso la legge provinciale nota con il suo nome che, prima in Italia, propone la salvaguardia del territorio attraverso una nuova disciplina della residenza. Gilmozzi, per dare più concretezza alle linee guida del Pup e della Riforma istituzionale ha voluto e proposto all’esecutivo provinciale l’istituzio-ne della scuola di formazione-step, convinto

che l’educazione e la formazione possano aiutare a fare quel salto di qualità, innanzi-tutto culturale, necessario per immaginare nuove connessioni tra governo del territorio, sviluppo economico e coesione sociale che trovano nel paesaggio un elemento cataliz-zatore. La scuola, che ha sede nel centro sto-rico di Trento, è incardinata nella tsm-Tren-tino School of Management, una società di sistema per la formazione a più livelli. Il coordinamento e l’indirizzo della scuola è dato da un Comitato Scientifico presieduto da Ugo Morelli, studioso di scienze cogniti-ve, professore di psicologia del lavoro e delle

organizzazioni (Università degli Studi di Bergamo), noto per la qualità della sua con-solidata esperienza di formatore. Il Comitato è composto da due membri designati dalla Giunta provinciale, da due rappresentanti rispettivamente dell’Ordine degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori e dell’Ordine degli Ingegneri, da un rappre-sentante del Consorzio dei Comuni Trentini.

LA STRUTTURA CHE HA SEDE NEL CENTRO STORICO DI TRENTO, È INCARDINATA NELLA TSM-TRENTINO SCHOOL OF MANAGEMENT, UNA SOCIETÀ DI SISTEMA PER LA FORMAZIONE A PIÙ LIVELLI. LA SCUOLA DI FORMAZIONE-STEP, IN PARTNERSHIP CON L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO, HA ORGANIZZATO LA PRIMA EDIZIONE DEL MASTER IN WORLD NATURAL HERITAGE MANAGEMENT AL FINE DI FORNIRE AGLI ALLIEVI TEORIE, METODI E STRUMENTI ADATTI ALLA GESTIONE DELLE ISTITUZIONI E DEI PROGETTI CHE SI OCCUPANO DELLA TUTELA E DELLA VALORIZZAZIONE DEI BENI NATURALI ISCRITTI NELLA LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE UNESCO. LA STEP, INOLTRE, SI È OCCUPATA DELL’ATTIVITÀ ORGANIZZATIVA NECESSARIA AL FUNZIONAMENTO DELL’OSSERVATORIO DEL PAESAGGIO ///////

Trentino, una provincia che fa scuolanel governo del territorio e del paesaggioAL

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IL PAESAGGIO DELLE PALE DI SAN MARTINO SULLE DOLOMITI

UN INCONTRO DI LAVORO NELLA SCUOLA PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO

UGO MORELLI (STEP) A COLLOQUIO CON IL PROF. SALVATORE SETTIS

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Tre sono le priorità formative di step: 1) governo del territorio, 2) promozione e svi-luppo della conoscenza del paesaggio, 3) Dolomiti UNESCO e vivibilità nei territori di montagna. Tre ambiti collegati fra loro che trovano, anche nelle azioni educative, una connessione interdipendente. Il governo del territorio comprende azioni formative volte a sostenere i processi e le funzioni che il nuo-vo assetto amministrativo della Provincia autonoma di Trento, (definito dalla Legge di Riforma Istituzionale e dal Piano Urbanistico Pro-vinciale), sta affrontando e sono tese a raggiungere gli obiettivi in campo urbani-stico, paesaggistico e am-bientale. Sono state formate nuove figure professionali, “facilitatori”, per agevolare il trasferimento di competenze dal livello della Provincia a quello, più locale, delle Comunità di Valle. Formati anche “esperti di paesaggio” da in-serire nelle Commissioni per la Pianificazio-ne Territoriale e il Paesaggio delle Comunità

Nuove figure professionali per i bisogni di sviluppo equilibrato del territorio

- CPC. Previsto anche il supporto allo svilup-po delle competenze necessarie per specifici processi di pianificazione integrata. Molte le azioni formative per la promozione e lo sviluppo della conoscenza del paesaggio, con l’obiettivo di promuovere una cultura che individua nel paesaggio un elemento cruciale per lo sviluppo economico, sociale e ambientale del territorio. I progetti finora

sviluppati hanno interessato target diversi: amministratori, professionisti e tecnici (in part-nership con gli Ordini Professio-nali), insegnanti e alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado, cittadinanza in senso esteso (in partnership con istituzioni e manifestazioni rilevanti del territorio). La step, inoltre, si è occupata dell’attivi-

tà organizzativa necessaria al funzionamen-to dell’Osservatorio del Paesaggio (http://www.paesaggiotrentino.it/) , di cui la scuola di formazione è l’attuale sede operativa.

La terza priorità della scuola di formazione è dedicata alla valorizzazione delle Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco (dal 26 giugno 2009) in un’ottica di sviluppo della collabo-razione e della conoscenza reciproca fra le cinque Province (Belluno, Bolzano, Pordeno-ne, Trento e Udine) e le due Regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia) che hanno istituito la Fondazione Dolomiti UNESCO. In termi-ni generali le attività sono dedicate sia alla formazione degli attori locali per la costru-zione di una visione comune sul significato di conservare, gestire e promuovere il Bene UNESCO, sia al coordinamento della “Rete della formazione e della ricerca” all’interno della Fondazione Dolomiti UNESCO.La step, in partnership con l’Università degli Studi di Torino, ha organizzato la prima edi-zione del Master in World Natural Heritage Management al fine di fornire agli allievi te-orie, metodi e strumenti adatti alla gestione delle istituzioni e dei progetti che si occupa-no della tutela e della valorizzazione dei Be-ni naturali iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. La prima edizione, alla quale hanno partecipato 16 allievi, si è con-clusa nel dicembre 2013, mentre la seconda è partita in questo primo mese del 2014.La continuità nell’azione formativa è fon-damentale specie se è supportata anche da una continuità di intenti politici. Il nuovo as-sessore Carlo Daldoss competente in mate-ria urbanistica ha recentemente dichiarato: “Ritengo che la step possa assumere un ruolo fondamentale nel sostegno di quei processi formativi volti a incentivare quella cultura evoluta di territorio tanto cara alla storia e ai valori trentini”.

Una rete “formazione” per la Fondazione Dolomiti UNESCO

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CARLO DALDOSS - ASSESSORE PROVINCIALE ALL’URBANISTICA ED ENTI LOCALI

SIVIGLIA 2009, 26 GIUGNO, IL COMITATO ESECUTIVO DELLA CONVENZIONE SUL PATRIMONIO MATERIALE DELL’UMANITÀ DELL’UNESCO RICONOSCE LE DOLOMITI PATRIMONIO DELL’UMANITÀ. ERANO PRESENTI TRA GLI ALTRI, IL DIRETTORE CULTURA UNESCO FRANCESCO BANDARIN E L’ASSESSORE MAURO GILMOZZI

MAURO GILMOZZI - ASSESSORE PROVINCIALE ALLE INFRASTRUTTURE E ALL’AMBIENTE

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La Fondazione Dolomiti si è costituita il 13 maggio 2010 dall’intesa tra le Province di Belluno, Bolzano, Porde-none, Trento e Udine e le Regioni Friuli Venezia Giulia e del Veneto dopo che

le Dolomiti sono state iscritte nella World Heritage List e alle prescrizioni UNESCO. Sco-po della Fondazione è garantire la gestione efficace e coordinata del sito dolomitico, finalizzata alla tutela e alla conservazione dello stesso, alla luce dei criteri qualificanti dell’UNESCO. Il Bene Dolomiti è caratterizza-to da nove siti seriali puntuali e si colloca in un ambito geografico che investe ben cinque province, appartenenti a regioni differenti. La Fondazione è una struttura creata ad hoc, per meglio gestire la complessità di questo territorio, che non trova altri esempi nei siti del patrimonio UNESCO e che si presenta co-me una modalità virtuosa di management. Lo scopo della Fondazione è di contribuire ad uno sviluppo sostenibile del patrimonio mondiale Dolomiti UNESCO, di promuovere la collaborazione e la comunicazione dei va-lori dello stesso.

Sede e strutturaLa Fondazione Dolomiti Dolomiten Dolomi-tes Dolomitis UNESCO ha sede legale presso il palazzo dell’amministrazione Provinciale di Belluno, mentre la Sede amministrativa è dislocata a Cortina d’Ampezzo, presso il palazzo del “Comun Vecio” in Corso Italia, 77.E’ costituita statutariamente dal Consiglio Di-rettivo, composto da tutti i soci fondatori, dal Consiglio di Amministrazione, rappresentato dai cinque Assessori provinciali delegati, dal Presidente, attualmente la Presidenza è in Provincia di Belluno, dal Segretario genera-le, dal Collegio dei Sostenitori e dal Comitato scientifico, oltre ad essere operativamente sostenuta da Comitati tecnici tematici pro-vinciali e dal gruppo di consulenti scientifici.

Attività e compiti della FondazioneLo scopo della Fondazione è di contribuire ad uno sviluppo sostenibile del patrimonio mondiale Dolomiti UNESCO, attraverso il co-ordinamento delle attività delle singole Pro-vince che ne sono fondatrici. La Fondazione promuove la collaborazione e la comunica-zione tra i soci fondatori, istituisce appositi tavoli tematici e gestionali con i principali portatori d’interesse del territorio, svilup-pando la logica del lavoro in Rete. Inoltre dif-fonde, a livello nazionale ed internazionale, le conoscenze del Patrimonio Dolomiti UNE-SCO, sia da un punto di vista scientifico che promozionale, attraverso pubblicazioni ed eventi. I compiti della Fondazione si svilup-

pano in varie aree dedicate ai temi dell’infor-mazione, della comunicazione, della ricerca, del monitoraggio oltre che il coordinamento e la gestione generale, declinate secondo tre assi diretti ai principali obiettivi strategici: • laconservazioneegestione• lacomunicazione• lavalorizzazione.

UNA FONDAZIONEPER TUTELARE E SALVAGUARDAREIL PATRIMONIO UNESCOIL PATRIMONIO INSERITO NELLA WORLD HERITAGE LIST È CARATTERIZZATO DA NOVE SITI SERIALI PUNTUALI E SI COLLOCA IN UN AMBITO GEOGRAFICO CHE INVESTE BEN CINQUE PROVINCE, APPARTENENTI A REGIONI DIFFERENTI. I COMPITI DELLA FONDAZIONE SI SVILUPPANO IN VARIE AREE DEDICATE AI TEMI DELL’INFORMAZIONE, DELLA COMUNICAZIONE, DELLA RICERCA, DEL MONITORAGGIO OLTRE CHE IL COORDINAMENTO E LA GESTIONE GENERALE /////////////////////////////////////////////////////////////

La strategia di governanceLa strategia di governance del bene Dolo-miti UNESCO, presentata al Comitato per il Patrimonio Mondiale, è stata strutturata sulla base dell’assetto delle Dolomiti come bene seriale, articolato sul territorio di cin-que Province e due Regioni. Essa è tesa a creare una rete di collaborazioni tra gli enti che governano le diverse porzioni del Bene di loro competenza, con la direzione della Fondazione, al fine di assicurare l’efficacia e l’adeguatezza delle misure di salvaguardia e di promozione del Bene.Il sistema di governo nel Sito Dolomiti si basa sul principio della gestione a rete e si attua per mezzo di sette reti funzionali in-terregionali/interprovinciali, che sviluppano tematiche specifiche del Bene (formazione e ricerca, paesaggio, geologia, aree protette, promozione del turismo sostenibile, mobili-tà, sviluppo sostenibile). Ciascuna di queste sette reti è coordinata da una delle Province fondatrici della Fondazione, ed è composta dai rappresentanti esperti di ciascuna Pro-vincia/Regione del territorio che si riunisco-no periodicamente in tavoli tecnici.

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PAESAGGI DELLE DOLOMITI

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L’Osservatorio del Paesaggio del Trentino vuole portare all’attenzione delle comuni-tà gli strumenti necessari per dare un volto culturale alle proprie terre. Eppure gli osser-vatori di paesaggio non sono ancora molto diffusi in Italia, così come non lo è la Conven-zione Europea del Paesaggio. Istituito dalla Provincia autonoma di Trento a fine 2010, l’Osservatorio del Paesaggio ha lo scopo di sostenere e favorire processi formativi e partecipativi diffusi, per lo sviluppo di una cultura evoluta del paesaggio. L’Osservato-rio, luogo dell’incontro tra il sapere esperto e il sapere diffuso di chi vive, è stato collocato presso la Step che, quindi, si configura come sede operativa per l’osservazione e lo studio dell’evoluzione e della trasformazione del paesaggio trentino, curando in particolare la realizzazione di molteplici attività, prestan-do supporto per l’osservazione dell’evolu-zione e della trasformazione del paesaggio trentino. Quest’anno, dopo un avvio promet-tente dell’Osservatorio, Step - Scuola per il governo del territorio e del paesaggio, ha progettato il sito www.paesaggiotrentino.it, creando un sistema informativo per offrire l’opportunità di un accesso unico a un’ampia gamma di servizi informativi inerenti il tema del paesaggio, nelle sue varie articolazioni e con riferimento alle varie strutture pubbli-che che operano sul territorio della Provincia Autonoma di Trento. L’obiettivo generale di questa iniziativa è favorire la divulgazione e la circuitazione delle informazioni e più in generale la promozione di una cultura dif-fusa del paesaggio. Il sito si propone come strumento di supporto all’attività professio-nale di progettisti e pianificatori, di decisori politici e amministratori pubblici, di funzio-nari e tecnici della Provincia autonoma di Trento, delle Comunità di Valle e dei Comuni del Trentino, contribuendo alla loro forma-zione e al loro aggiornamento; inoltre costi-tuisce un’opportunità di approfondimento e di riflessione per docenti, ricercatori e stu-denti, per operatori culturali e dei media, per tutti i cittadini interessati. Queste iniziative rientrano nel piano d’azione del nuovo Piano urbanistico provinciale (PUP) che riconosce nel paesaggio un valore fondante per la de-finizione della “governance” territoriale. Se-condo la Convenzione europea sul Paesaggio (Firenze, 20 ottobre 2000), che ha istituito gli Osservatori, il termine “paesaggio” indi-ca una determinata parte di territorio, così come viene percepita dalle persone che lo abitano e il cui carattere è il risultato dell’a-zione e dell’interazione di fattori naturali ed antropici.

Un luogo dell’incontro tra il sapere espertoe il sapere diffuso di chi vive in un territorio

F.S.

UN GIORNALECHE SI FA PROGETTO

Energeo Magazine (www.energeomagazine.com), giunto al VII anno di pubblicazione, ha dimostrato di essere la voce e la cinghia di trasmissione di alcune

importanti iniziative, tra cui emerge il Premio Eco and the City Giovanni Spadolini ( www.ecoan-dthecity.it), dedicato allo statista fiorentino, fondatore del Ministero per i Beni culturali e Ambientali, avviato in collaborazione con CNI UNESCO, in sinergia con Res Tipica ANCI e il patrocinio delle più importanti Istituzioni. Energeo, nei prossimi numeri, ha in serbo molte novità per i lettori. Sarà un giornale ricco di notizie ed approfondimenti con tutti gli aggiornamenti sulla campagna appena lan-ciata per celebrare i primi quarant’anni del dicastero preposto alla tutela del territorio, dell’ambiente e dei beni culturali fondato da Giovanni Spadolini.

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Un periodico che sa stringere esclusive alleanze

Energeo Magazine si è caratterizzato come un giornale in grado di stringere preziose alleanze, anche con i media più diffusi, dimostrando di saper costruire e consolidare una rete di sinergie strategiche con l’obiettivo di dare armonia ad una serie di iniziative individuate sul territorio, al fine di aggregare e mettere in rete le diverse realtà attive nel Paese. Fra le molteplici attività previste dal programma di lavoro emergono la costituzione della Community Network, Guglielmo Marconi, una rete di Comu-nità senza fili e senza barriere, per costruire contatti con la “gente di impresa” e il sostegno (media partner) all’ITKI UNESCO, il prestigioso Istituto fiorentino incaricato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, per definire le principali linee operative nelle tappe di avvicinamento (non soltanto in Europa), step by step, attraverso forum, ad una nuova Convenzione Internazionale sul Paesaggio. L’ITKI UNESCO svolge anche il compito, unico al mondo, di inventariare e promuovere le conoscenze tradizionali e il loro uso innovativo raccogliendole on line in una banca mondiale delle conoscenze, la Traditional Knowledge World Bank (www.tkwb.org).

Un giornale alleato del paesaggio e del territorio

Energeo Magazine, occupandosi del paesaggio e del territorio, si presenta come strumento di comu-nicazione e di sapere, diventando, attraverso il Premio che si ispira a Enzo Ferrari, Guglielmo Marconi e Giovanni Spadolini - tre grandi protagonisti del nostro tempo - , asse di riferimento per gran parte delle strategie di azione sul territorio: le prospettive della sostenibilità, della salvaguardia della di-versità, del controllo delle trasformazioni che si misurano sempre più non solo con gli aspetti “strut-turali” socioeconomici e dell’ecosistema, ma anche con gli aspetti “culturali” del paesaggio.

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L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultu-ra, attraverso l’International traditio-nal knowledge institute UNESCO (Itki), presieduto da Pietro Laureano, ha

acceso nuovamente i riflettori sul terremoto che ha colpito l’Emilia e l’Oltrepò mantova-no. L’occasione è stata colta nel corso della cerimonia di conferimento della Medaglia Spadolini, organizzata a Modena nel MEF – Museo Casa Enzo Ferrari a Modena. L’UNE-SCO, per iniziativa del direttore generale Irina Bokova, nell’ambito delle azioni di tutela del territorio, ha lanciato un appello ai sindaci dei Comuni del cratere interessati alla ricostruzione per una collabora-zione più diretta e per ribadire quanto sia importante l’uso e la tutela del paesaggio, l’attenzione al consumo di suolo, la necessità di in-vestimenti per la messa in sicurezza e la prevenzione dei rischi, la ricostruzione in chiave di sostenibilità. La Fon-dazione Spadolini Nuova Antolo-gia, che organizza il Premio Eco and the City (www.ecoandthecity.it), in sinergia con RES Tipica ANCI e l’ITKI UNESCO, ha vo-

luto dedicare la Medaglia Spadolini alla ricostruzione solidale ed il focus (identità culturale e innovazione) ad Enzo Ferrari, a 25 anni dalla morte. Particolare attenzione è stata posta al turismo accessibile a sostegno dei disabili (la categoria si ispira al primo Libro Bianco sul Turismo per Tutti in Italia 2013) ed all’informazione televisiva più attenta alle problematiche

del territorio. Una sezione (la Medaglia Spadolini è stata conferita ad Alessandra Fer-raro della sede regionale di Aosta) infatti, è stata dedicata ai giornalisti della TGR

RAI, per ricordare la figura di Ezio Trussoni, capo redattore centrale della sede Rai di Milano, prematuramente scomparso, appassionato sostenitore di una cultura dell’informazione vicina alla gente e ai luoghi, elemento distintivo importante del servizio pubblico radiotelevisivo. Nella categoria dedicata alle amministrazioni locali responsabili di politiche territoriali integrate e sostenibili, il riconoscimento è stato conferito ai numerosissimi progetti che

riguardano la valorizzazione dell’immagine nonché delle capacità di attra-zione di un territorio per le azioni di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del

paesaggio, al fine di garantire uno sviluppo sostenibile e compatibile, sotto il profilo ambientale, coi due settori strategici di sviluppo, cioè agricoltura e turismo

di qualità e accessibile anche ai disabili, senza trascurare le imprese virtuose e innovati-ve. Al primo posto si è classificato il progetto del piccolo comune di Tula, in Sardegna, che ha saputo legare, in un percorso comune, sicurezza, tutela ambientale e legalità per rilanciare

Una manifestazione in continua ascesaI sindaci del cratere del sisma

insieme all’UNESCOper la ricostruzione

AL MEF- MUSEO CASA ENZO FERRARI IL PREMIO SPADOLINI HA AFFRONTATO I TEMI DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO /////////////////////

LA SALA CONFERENZE DEL MEF GREMITA PER LA CERIMONIA DI CONFERIMENTO DELLA MEDAGLIA SPADOLINI

I SINDACI DEL CRATERE INSIEME ALLA PRINCIPESSA MARIA ELETTRA MARCONI

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il territorio rivierasco del lago Coghinas. Un Comune che ha saputo curare la manuten-zione del territorio prevenendo i rischi pro-vocati dalle frequenti alluvioni che provoca-no rischi e danni .Nella categoria dedicata ai progetti di valorizzazione dei patrimoni paesaggistici e culturali, il riconoscimento è stato conferito all’antico istituto dell’uso ci-vico e la proprietà collettiva. Nella categoria imprese virtuose e innovative è stato pre-miato il progetto Ecopneus, che promuove un sempre maggiore utilizzo dei pneumatici da riciclo come componente base del mate-riale utilizzato nel progetto asfalti silenziosi. Una medaglia anche al progetto Oil Fee zone Valley, avviato a Transacqua nel Primiero, sulle dolomiti del Trentino, e all’associazio-ne Città del tartufo, aderente a RES Tipica ANCI (categoria Identità culturale), che ha avviato azioni per il riconoscimento UNE-SCO della cultura del tartufo. Nella categoria Innovazione è stato segnalato l’impianto illuminotecnico scenografico, realizzato nel sito delle Grotte di Pertosa - Auletta, dove la Fondazione Mida è fortemente impegnata nel rilancio dell’altopiano del Vallo di Diano. L’ Azienda Agricola Vannulo di Paestum è stata premiata con la Medaglia Spadolini per aver saputo coniugare le attività tradizionali di lavorazione della mozzarella di bufala con una moderna imprenditorialità ed una forte valenza innovativa. Da segnalare, infine, il progetto di ALI Comuni Molisani “Georefe-renzia l’energia”; la candidatura dell’Asso-ciazione geoturistica Supervulcano Valsesia con il progetto Sesia-Val Grande Geopark; le proposte legate al mondo agricolo dell’Asso-ciazione Città del Castagno, che ha adottato sistemi innovativi di lotta biologica finalizza-ti a debellare il cinipide orientale, il parassita di queste piante secolari; l’associazione Città del Riso per il progetto “Risaia on the Road”, destinato a far conoscere le terre d’acqua del-la pianura piemontese. Gli esaminatori han-no posto particolare attenzione al progetto dell’Azienda agricola Ranelli che ha avviato nelle Marche, in provincia di Ascoli Piceno, in un contesto sensibile sotto il profilo dell’e-levato rischio di abbandono delle attività agricole e zootecniche e della manutenzione del territorio, azioni mirate alla tutela del paesaggio e del territorio anche attraverso la contemporanea manutenzione di scarpa-te di monte e di valle (per la prevenzione da frane e smottamenti) per un totale di circa 35 km di strade provinciali; grande interesse ha suscitato anche il progetto dell’Oltrepò Mantovano per la gestione coordinata del contesto territoriale, attraverso la creazione di un Consorzio di 23 Comuni, che costituisce uno strumento in grado di garantire sinergie e interventi coerenti alla valorizzazione am-bientale, paesaggistica ed economica di un territorio caratterizzato dalla presenza del fiume Po.

In queste azioni di stimolo e di riflessione il Premio ha trovato l’appoggio di due presti-giose Fondazioni, la prima dedicata ad Enzo Ferrari e l’altra a Guglielmo Marconi, due simboli dell’innovazione e della genialità italiana. La prossima edizione del Premio sarà dedicata al 40° Anniversario della Fondazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, creato da Spadolini, che lo definì, a ragione, il Ministero più povero per il

patrimonio più ricco. La Fondazione ha assegnato la Medaglia Spadolini alla Comunità di Longarone colpita, ma non vinta, dall’immane tragedia del Vajont. Un secondo riconosci-mento è stato conferito a Michele Lanzinger, direttore del MuSe, Museo delle Scienze di Trento, per le azioni svolte a promuovere attività di ricerca multidisciplinare nel settore delle scienze naturali. Premiata anche Flavia Coccia, per le azioni volte a promuovere il turismo in Italia e nel mondo a tutto campo, in particolare attraverso il lavoro a sostegno dei di-sabili. Altri riconoscimenti sono stati conferiti alla presidente del Parco dell’Etna Marisa Mazzaglia e al giornalista della Rai Giovanni Tomarchio (il tele cineoperatore che, con i suoi reportages, ha saputo promuovere l’immagine dell’Etna in tutto il mondo) per le azioni tese a promuovere la candidatura UNESCO che riconosce l’unicità del patrimonio naturale del vulcano, patrimonio dell’Umanità. I programmi televisivi premiati in questa edizione sono Prodotto Italia della TGR RAI e Si Viaggiare, la rubrica del Tg2; la Medaglia Spadolini è stata conferita all’ideatore del programma Mauro Lozzi per la grande capacità di raccontare luoghi sconosciuti, promuovendo un turismo di qualità attento anche alle esigenze delle persone con disabilità.

I premi speciali fuori concorso

I PARTECIPANTI ALLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE SI FERMANO AD AMMIRARE LE FIAMMANTI AUTO DA CORSA

Luigi Letteriello

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Ecco nei dettagli le cinquine:Categoria 1 dedicata alle amministrazioni locali responsabili di politiche territoriali integrate e sostenibili.

Conferimento Medaglia Spadolini Comune di Tula (Sassari) con il progetto Sicurezza‐Ambiente‐Legalità‐Un Percorso ComuneNomination inserite nella cinquina:• ALI Comuni Molisani con il progetto ALI Georeferenzia L’Energia• Comune di Transacqua con il progetto Oil free zone Valley• Pettorano sul Gizio con il progetto Centro Studi per le Reti ecologiche• Club Unesco di Cassano delle Murge con il progetto Testimonianze simboliche e la creazione dell’Identità

Categoria 2 rivolta ai progetti di valorizzazione dei patrimoni paesaggistici e culturali

Conferimento Medaglia Spadolini Consulta nazionale della proprietà collettiva con il progetto Un punto di riferimento per la proprietà collettiva in ItaliaNomination inserite nella cinquina:• Valle delle Orchidee nel Comune di Sassano (Sa) con il progetto Il futuro della valle delle orchidee• Istituto Marsano di Sant’Ilario con il progetto Alla scoperta del giardino planetario• Associazione Nazionale Città del Castagno con il progetto Bioinfocast• Associazione geoturistica Supervulcano Valsesia con il progetto Sesia.Val Grande Geopark

Categoria 3 dedicata ai progetti di riqualificazione dei territori agricoli

Conferimento Medaglia Spadolini Azienda agricola Palmieri Antonio con il progetto Tenuta VannuloNomination inserite nella cinquina:• Oltrepò Mantovano con il progetto L’Oltrepò mantovano, una verde terra a misura d’uomo• Comunità di valle della Val di Non con il progetto Iniziative incluse nella politica ambientale della Val di Non• Provincia di Teramo con il progetto ERCIP, contratto del fiume Tordino• Azienda agricola Marco Ranelli di Ascoli Piceno con il progetto Riappropriamoci dei monti

Categoria 4 dedicata al settore privato e alle imprese virtuose e innovative

Conferimento Medaglia Spadolini Ecopneus con il procetto Gli asfalti modificati con gomma da riciclo: la sicurezza incontra la sostenibilitàNomination inserite nella cinquina:• F.A.R.E. SRL con il progetto Fare Raccolta• Hotel Panoramic Montepulciano con il progetto Ospitalità ecoefficiente• Azienda Agricola Macelleria Pino con il progetto Vicciola• Associazione nazionale Città del Riso con il progetto Risaia on the Road

PIETRO LAUREANO CONFERISCE LA MEDAGLIA SPADOLINI AI PREMIATI DELLA CATEGORIA 1 MICHELE LANZINGER, DIRETTORE DEL MUSE MAURO LOZZI, GIORNALISTA DEL TG2, IDEATORE DELLA RUBRICA SI VIAGGIARE

MICHELE FILIPPINI - CATEGORIA 2 IL PROFESSOR COSIMO CECCUTI CONSEGNA IL RICONOSCIMENTO A ROBERTO PADRIN, SINDACO DEL COMUNE DI LONGARONE SERGIO CHIACCHELLA, COMPONENTE DELLA GIURIA, PREMIA GIOVANNI CORBETTA, DIRETTORE GENERALE ECOPNEUS

ANTONIO PALMIERI - CATEGORIA 3 GIORGIO TONELLI E GIANCARLO ZANELLA, GIORNALISTI DELLA TGR RAI PREMIATI PER LA RUBRICA PRODOTTO ITALIA MARISA MAZZAGLIA, PARCO DELL’ETNA, PATRIMONIO UNESCO GIOVANNI TOMARCHIO, GIORNALISTA RAI

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Inoltre quattro Sezioni Speciali.Una Categoria dedicata all’Identità Culturale

Conferimento Medaglia Spadolini Associazione nazionale Città del Tartufo con il progetto Tartufo, candidatura UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanitàNomination inserite nella cinquina:• Associazione regionale “la strada dei fiori e delle preghiere” onlus con il progetto La strada dei fiori e delle preghiere• Associazione Pas de Tor di San Vito della Torre con il progetto Polo dei siti archeologici minori• Comune di Casalciprano con il progetto Museo della Memoria contadina e il recupero dei valori perduti• Comune di Cuccaro Vetere con il progetto Riscoperta dell’asinello in un Paese verde

Una Categoria dedicata alla Innovazione

Fondazione MiDa con il progetto Sistema tecnologico integrato per la valorizzazione e la salvaguardia del bene Archeologico-ambientale nelle grotteNomination inserite nella cinquina:• Andrea Mezzalira con il progetto Gas piro (pirolina)• Comuni del castanese con il progetto Living lab per le tecnologie assistite• Studio Montresori - Bologna con il progetto Labelab• Studio Droli - Udine con il progetto Geotermia spinta. Ecosostenibilità in una struttura ospedaliera

Una Categoria che si ispira al primo Libro Bianco sul Turismo per Tutti in Italia 2013

Conferimento Medaglia Spadolini VILLAGE FOR ALL‐V4A con il progetto Qualità Internazionale Ospitalità AccessibileNomination inserite nella cinquina:• Antonio Di Benedetto - Asti con il progetto Albergo Etico, città etica• Sergio Carpinelli Consorzio CASA ‐ Bari con il progetto Turismo dedicato in Puglia• Stefano Paolicchi Handy Superabile - San Giuliano Terme con il progetto Turismo SuperAbile• Alpitour World con il progetto Special Guest

Una Categoria, in memoria di Ezio Trussoni, dedicata al lavoro capillare sul territorio dei giornalisti della Testata Giornalistica Regionale della Rai

Conferimento Medaglia Spadolini alla memoria di Ezio Trussoni Alessandra Ferrari ‐ Tgr AostaNomination inserite nella cinquina:• Federica Burbatti - Tgr Piemonte• Gianmarco Sicuro ‐ Tgr Toscana• Silvia Zerilli - Tgr Milano• Gabriele Carletti -Tgr Trento

MAURO LOZZI, GIORNALISTA DEL TG2, IDEATORE DELLA RUBRICA SI VIAGGIARE FLAVIA COCCIA CONFERISCE LA MEDAGLIA SPADOLINI AL PROGETTO VILLAGE FOR ALL-V4A MICHELE LANZINGER CONFERISCE LA MEDAGLIA SPADOLINI AI PREMIATI DELLA CATEGORIA DEDICATA ALL’INNOVAZIONE

FABRIZIO MONTEPARA, PRESIDENTE DI RES TIPICA SI CONGRATULA CON GIANCARLO PICCHIARELLI (CITTÀ DEL TARTUFO)

I GIORNALISTI PREMIATI NELLA CATEGORIA DEDICATA AD EZIO TRUSSONI LA TARGA SPECIALE IN MEMORIA DI EZIO TRUSSONI ALESSANDRA FERRARI, FESTEGGIATA DALLA FAMIGLIA TRUSSONI E DA ALESSANDRO CASARIN, GIÀ DIRETTORE DELLA TGR

LA PRINCIPESSA MARIA ELETTRA MARCONI RICEVE LA MEDAGLIA SPADOLINI DAL PROFESSOR COSIMO CECCUTIROBERTO VITALI, VILLAGE FOR ALL V4A

I progetti premiati con la Medaglia Spadolinisaranno pubblicati sul sito www.ecoandthecity.it

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PORTFOLIO PREMIOECO AND THE CITY EDIZIONE 2013

MARINO SIMONI E GIOVANNI CORBETTA

ROBERTO PADRIN, SINDACO DI LONGARONE

ALDO LUONGO, SINDACO DI CUCCARO VETERE PREMIAZIONE DEL GIORNALISTA GABRIELE CARLETTI TGR TRENTO

ALBERTO SILVESTRI, SINDACO DI SAN FELICE SUL PANARO

ANGELA POLTRONIERI, SINDACO DI MIRABELLO ( FE)

BARBARA BERNARDELLI, SINDACO DI REGGIOLO(RE)

ANDREA VENTURINI, ASS. COMUNE DI MIRANDOLA

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PORTFOLIO PREMIOECO AND THE CITY EDIZIONE 2013

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LISA LICITRA, VEDOVA DI EZIO TRUSSONI VALTER CATARRA, PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI TERAMO CECILIA CAPPELLI, GIORNALISTA TG2

COSIMO CECCUTI PRINCIPESSA MARIA ELETTRA MARCONI

BRUNO GAMBACORTA, INVIATO TG2 ALLIEVI DELL’ALBERGO ETICO DI ASTI

MARINO SIMONI E GIOVANNI CORBETTA LUCA PARMIGGIANI, SINDACO DI FABBRICO GIANCARLO PICCHIARELLI E FABRIZIO MONTEPARA MARCELLO MASI, DIRETTORE RAI TG2

PREMIATI SEZIONE INNOVAZIONE ANGELO PALADINO SERGIO CHIACCHELLA PIETRO LAUREANO, ITKI UNESCO, INSIEME A PUCCIO CORONA

PREMIAZIONE DEL GIORNALISTA GABRIELE CARLETTI TGR TRENTO ADRIANA ZINI, DIRETTORE MEF MODENA ALESSANDRO CASARIN, DIRETTORE RAI GABRIELE FALCIASECCA, PRESIDENTE FOND. GUGLIELMO MARCONI

CELESTINO DALL’OGLIO, ASSESSORE DEL COMUNE DI MANTOVA

ANGELA ZIBORDI, SINDACO DI SAN GIOVANNI DEL DOSSO

ANNALISA BAZZI, SINDACO DI FELONICA

ALBERTO MANICARDI, SINDACO DI QUINGENTOLE

LUIGI BARBIERI SINDACO SAN GIULIANO DI PUGLIA

ALBERTO SILVESTRI, SINDACO DI SAN FELICE SUL PANARO

FABRIZIO NOSARI, SINDACO DI MOTTEGGIANA

PIERO LODI, SINDACO DI CENTO (FE)

PAOLA BARALDI, SINDACO DI CAMPAGNOLA EMILIA

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Un profondo, genuino sentimento di solidarietà; la voglia di ripartire insieme risollevandosi dalle proprie difficoltà, dalle comuni calamità. E’ l’atmosfera che si respirava a Modena, al museo di Casa Ferrari, in occasione del conferimento dei riconoscimenti della III edizione del Premio Eco and the city Giovanni Spadolini, il 9 novembre scorso.Nella collaborazione di tre Fondazioni che richiamano altrettante personalità che hanno dato particolare lustro al nostro paese, pure operando in campi diversi: lo scienziato Guglielmo Marconi, il “genio” delle automobili Enzo Ferrari, lo statista Giovanni Spadolini, fondatore quarant’anni fa del ministero per i beni culturali e ambientali. Espressione, tutti, di quella certa idea dell’Italia proba, virtuosa, creativa, cui dobbiamo tornare a guardare per svolgere ancora in Italia e nel mondo quel ruolo che ci eravamo meritati.Faceva emozione, lo confesso, sedere accanto alla Principessa Marconi, figlia dell’uomo che per primo nel campo delle comunicazioni via radio ha messo in contatto le rive opposte dell’oceano. Ma faceva emozione, per motivo diverso, abbracciare uno ad uno i Sindaci dei Comuni terremotati dell’Emilia-Romagna che hanno trovato la forza di risorgere, rimboc-candosi le maniche, da soli o quasi. Facevano emozione, soprattutto, le parole, i ricordi del Sindaco di Longarone, pronunciate a cinquant’anni dal disastro del Vajont. “Si poteva evitare - mi sussurra con la sofferenza di una ferita tuttora aperta -. Qualcuno sapeva che la diga non poteva reggere alla massa dell’acqua, ma nessuno avvertì la popolazione”. E come recitando il rosario mi snocciola l’incredibile numero delle vittime, quasi l’intero paese, con oltre quat-trocento bambini. Lascio Modena notevolmente arricchito dentro di me dalla forza morale che la determinazione e capacità di reazione che quegli amici hanno dimostrato, lavorando, senza clamore, in un’Italia dove sembra divenire sempre più di moda gridare molto facendo poco. Soddisfatto che uno dei principali meriti del Premio istituito dalla Fondazione Spadolini

Nuova Antologia in collaborazione con la rivista Energeo, l’Unesco e tutti gli altri partner sia quello di riuscire a riunire in una magica serata tante istituzioni, espressione di altrettante virtuose comunità, ringraziandole a nome di quei tre grandi e di quanti credono nel loro esempio, e incoraggiandole a guardare avanti senza mettere da parte, in questo mondo per troppi aspetti effimero e superficiale, la memoria storica.

Prof. Cosimo CeccutiPresidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia

Guardare avanti senza mettere

da parte la memoria storica

La natura, l’ambiente e il mare, erano il suo mondo.Era insieme a noi meno di due mesi fa a Modena, è stato uno dei presentatori della Cerimo-nia di conferimento della Medaglia Spadolini. Guardando le automobili esposte nel museo casa natale Enzo Ferrari, con la curiosità di un bambino, ci aveva confidato: “rimarrei qui a guardarle…”. Poi, scrupoloso nello svolgimento dell’incarico che gli era stato assegnato, professionista di talento e curioso, ha preso continuamente appunti quasi fosse un princi-piante: doveva intervistare in quello spazio i sindaci del cratere del terremoto che ha colpito l’Emilia intervenuti per la cerimonia conclusiva del Premio. Cortese con tutti, rispondeva con la sua voce inconfondibile e un sorriso gioviale agli invitati alla Cerimonia che lo salutava-no, riconoscendolo come uno dei volti del piccolo schermo. Per noi è stato un grande amico, un eccezionale giornalista, un siciliano dal cuore d’oro. Puccio Corona ha dedicato una vita a rendere accessibili ai cittadini notizie complesse, informazioni scientifiche, inchieste di rilie-vo in Italia e all’estero con grande attenzione ai diritti delle persone, soprattutto quelle più indifese come gli immigrati. Lo si ricorda molto anche per le cronache sportive della Rai. Non è stato solo un volto noto della tv ma un giornalista del servizio pubblico capace di realizzare trasmissioni come “Linea Blu” e speciali del “Tg1” sulle energie rinnovabili, anticipando quelle che sarebbero state le tematiche di Energeo di cui ha seguito negli anni, prodigandosi in tanti consigli, ogni fase evolutiva. Ricordiamo ancora “Tv7” sui Balcani e il Medio oriente, con le sue inchieste sui trafficanti di uomini che sfruttano l’immigrazione dai Paesi in guerra. Per anni conduttore del Tg, da giornalista televisivo si era specializzato in cronache: le faceva con sapienza e mestiere, sia che fossero fatti del giorno, sia che si trattasse di grandi manifesta-zioni, come la regata storica di Venezia. Il Senato della Repubblica ha voluto ricordarlo con un minuto di silenzio. La grande famiglia di Energeo Magazine e della Fondazione Spadolini Nuova Antologia lo ricorderà sempre con commosso affetto.

Ricordo di un professionistadi talento

PUCCIO CORONA CI HA LASCIATO, IL 31 DICEMBRE, A 71 ANNI. STORICO INVIATO DELLA RAI, È STATO UN EFFICACE COMUNICATORE, UN PROTAGONISTA DELLA PROFESSIONE CHE AVEVA BEN COMPRESO IL VALORE DEL GIORNALISMO NELLA FORMAZIONE DELLE CONOSCENZE E DELL’OPINIONE PUBBLICA /////////////////////////////////////////////////

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PUCCIO CORONA, GIORNALISTA RAIL.L.

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Un territorio legato alla storia della pittura che ha ispirato lo stile dei Macchiaioli, precursori dell’impres-sionismo e di una nuova ricerca espressiva, diventata poi una tecni-

ca pittorica all’avanguardia. Parliamo delle zone costiere del Mediterraneo, caratterizza-te dalla presenza di quella particolare asso-ciazione vegetale chiamata “macchia medi-terranea”. In Italia la macchia mediterranea racchiude in sé territori naturalistici straor-dinari, un percorso che, partendo dal Golfo ligure del Tigullio, traccia lungo le coste del Tirreno un itinerario verso il sud Italia, coin-volgendo le nostre grandi isole e risalendo a nord lungo la costa adriatica. Questo territo-rio venne immortalato nei vari aspetti sulla tela da Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Eugenio Cecconi, Serafino de Tivoli, Odoardo Borrani, Raffaello Semesi, Niccolò Cannicci, Egisto Ferroni, il napoleta-no Giuseppe Abbati, il pesarese Vito d’An-cona, il trentino Eugenio Prati e il veronese Vincenzo Cabianca, pittori del connubio spi-rituale tra uomo e natura, i quali rompendo con il classicismo e il romanticismo imperan-ti, rinnovarono la cultura pittorica italiana, donando alla stessa un nuovo respiro. E’ que-sta una motivazione aggiuntiva da inserire nella richiesta di riconoscimento dall’UNE-SCO messa in cantiere dall’Associazione Città del Miele per promuovere e tutelare i territo-ri a maggiore produzione apistica: un’attività fortemente legata a quella qualità ambien-tale che ospita la biodiversità del patrimonio naturalistico italiano, non soltanto per la variegata composizione della flora presen-te. Cosa aveva ispirato i pittori che stavano esplorando questa nuova tendenza? Gli arti-sti dell’epoca stavano adottando una nuova concezione della resa luminosa del dipinto che utilizza una serie di memorabili piccole impressioni a olio sulla tela. Nacque così la corrente pittorica dei Macchiaioli, i quali

vennero considerati gli iniziatori della nuova corrente, antesignana della pittura moderna italiana, in quanto appartenevano ad un sodalizio che aveva dato origine ad un rin-novamento antiaccademico fino ad arrivare alle future esperienze con intonazioni veriste e naturaliste (paesaggi, bozzetti di genere).

La Macchia Mediterranea in chiave Naturalistica

LA PROCEDURA È STATA MESSA IN CANTIERE DALL’ASSOCIAZIONE CITTÀ DEL MIELE PER PROMUOVERE E TUTELARE I TERRITORI A MAGGIORE PRODUZIONE APISTICA, UN’ATTIVITÀ FORTEMENTE LEGATA ALLA QUALITÀ DEGLI ECOSISTEMI ED ALLA TUTELA DEL PATRIMONIO NATURALISTICO. L’APE, INFATTI, VERA E PROPRIA SENTINELLA DELL’AMBIENTE, RIESCE A NUTRIRSI E A VIVERE SOLO DOVE LA NATURA È SANA

Il territorio che ha ispirato lo stile dei Macchiaioli, precursori dell’impressionismo e di una nuova ricerca espressiva, mira ad essere tutelato dall’UNESCO

LA TESTIMONIANZA VISIVA DI UN TERRITORIO ANTICOI pittori en plein air utilizzarono la natu-ra per avere nuovi stimoli e per cogliere le sottili sfumature che la luce genera su ogni particolare, permettendo di cogliere la vera essenza delle cose. I loro soggetti preferi-ti erano le caratteristiche distese dunali e retrodunali della macchia mediterranea. Dipinti in cui i segni raffigurati rappresen-tavano una pittura tesa al piacere che svela-no ancora oggi paesaggi e tratti di costa di estrema bellezza, e gli aspetti di un territorio che parla della vita condotta in questi mi-nuscoli borghi appollaiati sulla roccia, dove ogni minuscolo pezzo di terra viene curato con infinita attenzione. Chi sono veramen-te i macchiaioli? In questo modo vennero chiamati quei pittori che facevano parte di uno dei movimenti più poetici di questo periodo e che presenta molte affinità con le ricerche plastiche condotte dagli artisti im-pressionisti. Il nome “macchiaioli” - usato per la prima volta in senso dispregiativo in un articolo sulla Gazzetta del Popolo del 1862, in cui i pittori toscani venivano accusati di ridurre il quadro a un semplice abbozzo - fu successivamente adottato dal gruppo stesso.

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Questi artisti, che frequentarono il Caffè Mi-chelangiolo, nella centralissima via Cavour di Firenze in un periodo storico non privo di velleità culturali con gli studiosi alla Crusca, ai Georgofili, al Gabinetto Vieusseux, all’Isti-tuto di studi superiori, e con una fervida vita mondana che si intrecciava nei salotti e nei circoli, sono considerati autentici innovatori della pittura italiana. Nella seconda metà del XIX secolo, tra i tavoli del caffè, i macchiaioli, tra le cui fila non militavano soltanto espo-nenti toscani, ma anche artisti provenienti da svariate città italiane, danno vita ad un movimento che si oppone alle convenzioni accademiche. Il famoso locale nella seconda metà dell’Ottocento fino agli anni venti, rap-presentava, infatti, un luogo di animatissime discussioni sia d’ordine artistico che politico tra artisti, quasi tutti toscani, che dopo il 1860 animarono vivacemente il panorama culturale italiano contribuendo in modo de-cisivo al rinnovamento dell’estetica pittorica tradizionale. In particolare qui si ritrovavano i giovani artisti in rivolta con l’arte accademi-ca del vicino Istituto di Belle Arti San Marco, ospitato nell’ex ospedale di San Matteo, pre-stigiosa istituzione culturale del capoluogo toscano. Negli anni successivi anche i post-macchiaioli si richiamarono alla pittura che riproponeva il secolare dialogo tra il tipico paesaggio e l’arte. Ritratti e paesaggi fanta-stici e illusori che, anche quando inanimati, hanno sempre un orizzonte domestico e la presenza umana, anche quando non visibile, percepita poco distante. Giovanni Fattori fu considerato uno dei massimi esponenti della scuola pittorica dei macchiaioli. Il tema ricor-rente per l’artista livornese era il paesaggio, in particolare la sua terra, la Maremma to-

scana. Telemaco Signorini, scoprì e si innamorò di Riomaggiore nel 1860, sedotto dalla bellezza del luogo. Da Riomaggiore egli non riuscì più a separarsi, tornandovi per molte e molte estati. Tra questi borghi incantati, scogliere a picco sul mare, muretti a secco e terrazzamenti mozzafiato, egli riempì tele su tele. Dipinse quadri raffiguranti i chiaroscuri del borgo di Riomaggiore, dei sentieri, delle scogliere. Nei pressi della chiesa di Riomaggiore è stata posta una lapide a ricordo dell’abitazione in cui il pittore risiedeva. Anche gli altri pittori del movimento, diventati anch’essi famosi, trovarono in questo genere un’ispirazione iconografica e un linguaggio particolare dell’immagine, perché attratti dalla storia di questi territori caratterizzati dalla macchia mediterranea, un ecosistema ricco di vegetazione spontanea, sempreverde di tipo forestale oppure di tipo a boscaglia, tipico delle regioni che si affacciano sul mar Mediterraneo.

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TELEMACO SIGNORINI - PASCOLI A CASTIGLIONCELLO, OLIO SU TAVOLA, CM. 18X32

GIOVANNI FATTORI - RIPOSO IN MAREMMA, OLIO SU TELA CM. 35 X 72,5

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Può un territorio così particolare, per essere tutelato dall’UNESCO, avvia-re il procedimento di valutazione evidenziando le condizioni minime per la valutazione della domanda di

iscrizione, costruendo il dossier senza trop-pi ostacoli? La macchia mediterranea rap-presenta la crescita di un bosco secondario nel bacino del Mediterraneo che prenderà appunto il nome dalla vegetazione origina-ria costituita da leccete: foreste ombrose a Quercus ilex, con alberi poderosi che poteva-no raggiungere i venti metri d’altezza e l’età di 400 anni. Il rado sottobosco era costituito da poche specie vegetali, capaci di vivere all’ombra cupa di quei giganti; gli arbusti e suffrutici che oggi osserviamo nella macchia, occupavano in quel tempo territori margina-li, nei pressi di spiagge e scogliere, lasciando al leccio il dominio sul resto del territorio. Anche se non esistono più foreste di leccio che non siano mai state tagliate dall’uomo, si possono ammirare in alcune località del Mediterraneo, boschi di leccio d’alto fusto che danno l’idea di cosa doveva essere il pri-mitivo ambiente vegetale. Il taglio, ripetuto negli anni, ha diradato la fitta coltre di chio-me, permettendo ad arbusti meno esigenti in fatto di terreno, di prendere il posto dei grandi lecci. Proprio nel suolo si evidenzia una fondamentale differenza tra la lecceta originaria e la macchia: mentre nella fore-sta di lecci vi è un suolo umido e di notevole spessore, nella macchia si osserva di solito un terreno arido e povero, conseguenza del dilavamento provocato dall’acqua piovana, che trova una minore resistenza nella co-pertura vegetale più rada. Col passare del tempo il degrado del manto vegetale e del suolo hanno dato origine a differenti tipi di macchia, pertanto si parla oggi di “macchia alta”, “macchia bassa” e “gariga”, per definire fasi successive di abbassamento della coper-tura vegetale. Il successivo stadio di degrado porta alla steppa a graminacee, anch’essa diffusa in molte zone delle nostre isole. In-fine, quando anche la steppa sarà eliminata, ecco affiorare la roccia madre: deserti roccio-si come ve ne sono molti nelle isole e sulle coste del Mediterraneo.

La salvaguardia dell’UNESCO,

una scelta possibile

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Ci sono prodotti che più di altri por-tano in sé la terra e l’ambiente che li origina. Il miele è uno di questi: cibo naturale per eccellenza, risultato esclusivo dell’esistente legame tra il

regno vegetale e il regno animale di cui l’uo-mo beneficia. Il miele infatti è prodotto dalle api: loro raccolgono il nettare delle fioriture, diligentemente lo ripongono nelle celle del-la propria arnia e lo proteggono tappando le stesse con la loro cera. All’uomo il compito di raccoglierlo, per riporlo nei barattoli. Non è un caso che l’ape sia universalmente ricono-sciuta come “sentinella dell’ambiente”: la sua qualità produttiva nasce dal valore ambien-tale del territorio che la ospita, delle fioriture che la circondano. L’ape è un animale molto sensibile alla qualità dell’ambiente in cui si muove, perché riesce a nutrirsi e a vivere solo dove la natura è sana. L’ape è la nostra sen-tinella e come diceva Einstein “quando scom-parirà, all’uomo non resteranno più di quattro anni da vivere”. Le Città del Miele nascono nel 2001, quando a Lazise del Garda si incontra-no 10 Sindaci di altrettante Città riconosciute dal mondo dell’apicoltura italiana come sedi storiche per il loro impegno a favore dei mie-li. I Comuni fondatori definiscono il ruolo e la missione delle Città del Miele: promuovere i territori che danno origine e identità ai mieli italiani, evidenziando i valori storici, cultu-rali, sociali e ambientali che caratterizzano la qualità e la diversità dei mieli nazionali, consapevoli che l’Italia è l’unico Paese al mondo a vantare oltre 56 diverse tipologie di mieli. Oltre dieci anni di impe-gno e collaborazione collettiva dei territori regionali hanno consentito alle Città del Miele di diventare il primo promoter nazionale dei mieli italiani e dei territori prescelti dalle api per la loro qualità ambientale. “Oggi siamo una cinquantina – dice Vincenzo Buccheri, pre-sidente dell’associazione e sindaco di Sorti-no, in provincia di Siracusa - i nostri territori danno origine e identità ai mieli italiani che vantano una leadership mondiale per le tan-te e diverse tipologie di mieli prodotti: una sessantina, alcuni dei quali unici al mondo proprio in virtù del loro territorio d’origine. Il riconoscimento UNESCO diventa una missio-ne d’obbligo per le Città del Miele, un impe- gno da assumere”.

Le api, sentinelle della biodiversità

L’ESCLUSIVO SAPORE DEL MIELE NEL PAESAGGIO DELLA NATURA

I mieli italiani più esclusivi sono legati all’ambiente naturale della cosiddetta macchia me-diterranea, che rappresenta uno dei principali ecosistemi del sud Europa e coinvolge preva-lentemente l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e una parte delle coste francesi. Alle fioriture della macchia mediterranea l’Italia lega i mieli di eucalipto, lupinella, agrumi, za-gara, cardo, carrubo, cisto, corbezzolo (tra i mieli più preziosi e che vede la Sardegna quale

produttore più significativo a livello mondiale), di erica, di lavanda selvatica, di mandorlo, di marruca, di mirto, di origano, di rosmarino, di rovo, di sulla, di stregonia, di asfodelo, di nespolo e il rinomato miele di timo ibleo cantato da Virgilio. E’ il paesaggio della natura: la natura naturans dei classici latini, che fa da mirabile cornice del patrimonio paesaggistico italiano costruito nei secoli dall’uomo con tanta fatica e passione, che rispecchia appieno l’appartenenza all’area mediterranea. Un paesaggio dove gli ulivi e i vigneti si affiancano a fioriture spontanee, che sopravvivono con fatica alle speculazioni dell’uomo, ma anche grazie all’uomo. La variegata composizione della flora presente nella macchia mediterranea è il risultato combinato di grandi avvenimenti che mi-

lioni di anni fa hanno coinvolto l’Europa e il bacino Mediterraneo, con una serie di eventi naturali avvenuti in un’area geografica che è punto d’incontro di distretti climatici diversi. Gli studiosi riportano la desertificazione del Mediterraneo, le conseguenze legate ai mutamenti di una barriera montuosa frapposta tra Atlantico e Mediterraneo; gli andamenti climatici in-tercorsi, lo sviluppo della biodiversità vegetale e il legame di quest’ultima con l’uomo. Una successione di accadimenti che hanno preceduto e delineato l’attuale habitat: un concentrato particolarmente significativo di molte delle principali formazioni vegetali d’Europa. La mac-chia mediterranea con i suoi fiori, i suoi colori, i suoi profumi e il suo paesaggio naturale è un habitat irrinunciabile non solo per i mieli italiani: è un patrimonio universale da promuovere, da tutelare e da far riconoscere come tale. E’ una missione d’obbligo per Le Città del Miele, un impegno da assumere.

Pierpaolo Boha collaborato Serenella Mortani

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NELLA FOTO: VINCENZO BUCCHERI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE CITTÀ DEL MIELE

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LE CITTÀ DEL MIELE RAPPRESENTANO SOGGETTI ATTIVI NELLA PROMOZIONE DI MANIFESTAZIONI COLLETTIVE, PER FAVORIRE LO SCAMBIO DI ESPERIENZE E LA RECIPROCA CONOSCENZA TRA RICERCATORI, STUDIOSI, OPERATORI, PRODUTTORI E CONSUMATORI DI MIELE /////////////////////////////////////////////

• MielotecaItaliana, una forma di “franchising istituzion-ale” di punti vendita dei mieli sui territori associati

• Le Strade del Miele, un format di progetto orientato a sviluppare percorsi turistici dedicati agli itinerari legati ai territori dei mieli, che promuove la collaborazione territo-riale tra apicoltori, operatori culturali, commerciali, alber-gatori e ristoratori

• Il Miele in Cucina, un Concorso Gastronomico Nazionale annuale, riservato agli Istituti Alberghieri Professionali dei territori delle Città del Miele, che si propone di recuperare l’antica funzione del miele come cibo, ingrediente d’eccel-lenza per la cucina, promuovendo l’attenzione delle future generazioni di cuochi e operatori dell’ospitalità turistica territoriale e nazionale.

• Il Miele del Sindaco, Premio Nazionale a cadenza an-nuale, legato ai concorsi qualità dei mieli promossi dalle diverse Città associate: il Premio dei Premi, per segnalare quel miele d’annata che meglio interpreta il legame con il proprio territorio d’origine.

Il valore della promozione collettiva• 49 Territori uniti in un sistema a rete di

collaborazione nazionale• 30 le manifestazioni che i territori de Le

Città del Miele attivano ogni anno, dando vita alla Agenda annuale degli appunta-menti italiani del miele

• un investimento annuo complessivo di oltre 800 mila euro

• 13,75 euro è l’investimento delle Città del Miele per ogni Kg di miele prodotto in Italia (11.000 tonnellate=11.000.000kg)

• 300 mila persone è il totale prudenziale complessivo del pubblico che partecipa alle manifestazioni annuali

• Le Città del Miele riuniscono una popo-lazione di oltre 800 mila “cittadini delle Città del Miele”

• 56 le tipologie di mieli italiani• 2 milioni i fiori necessari alle api per pro-

durre mezzo chilo di miele• ½ cucchiaino è il miele prodotto da un’a-

pe nel corso della sua vita• poco più di 500gr il consumo medio di

miele pro-capite in Italia

Informazioni e curiosità

I MIELI ITALIANI

ASFODELO - AGRUMI - ARANCIO - CARDO - CARRUBO - CISTO - CORBEZZOLO - ERICA EUCALIPTO - LAVANDULA - STOECHAS - LUPINELLA - MANDORLO - MARO - MARRUCA - MIRTO NESPOLO - ORIGANO - ROSMARINO - ROVO - SULLA - STREGONIA - TIMO IBLEO

Alcune varietà tipiche della Macchia Mediterranea

Il valore della promozione collettiva• 50.000 circa gli apicoltori• 1.200.000 gli alveari, i quali ospitano oltre di 55 miliardi di api• 130.000 quintali la produzione media nazionale• 60 milioni di euro il giro d’affari del settore apicoltura• 5 miliardi il valore del sevizio di impollinazione svolto dalle api in agricoltura

L’Enogastronomia italianaValori economici

• 180 miliardi è il fatturato dell’agroalimentare italiano• 5,6 miliardi è il valore dei prodotti al consumo• 5 miliardi è il valore del turismo enogastronomico

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ORNI UN MODO

IDEALE PER CREARE MOMENTI DI DOLCEZZA

CORBEZZOLO NESPOLO

ASFODELO LAVANDULA STOECHAS

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Il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree

geotermiche, che ha nel DNA l’eccellenza

e l’innovazione, è chiamato a rilanciare il

centro di Ricerca di Enel realizzato a Sesta, nei

pressi di Radicondoli, che rappresenta una delle più avanzate stazioni

sperimentali del mondo per turbine a gas

IN QUESTI LUOGHI NASCONO CONTINUAMENTE NUOVE IDEE, SI AVVIANO NUOVI PROGETTI E SI DELINEANO INTERESSANTI INIZIATIVE LEGATE ALLO SVILUPPO DEL TERRITORIO, CONSIDERATO UN HUB STRATEGICO, NELL’AMBITO DEL NUOVO PIANO ENERGETICO, CHE VALORIZZERÀ MOLTO LA RISORSA GEOTERMICA. LA GEOTERMIA SVOLGERÀ UN RUOLO PRIMARIO NEL RAGGIUNGIMENTO DELL’OBIETTIVO DI INCREMENTARE DEL 10% L’UTILIZZO DI FONTI RINNOVABILI ENTRO IL 2020 ///////////////////////////////////////////

La ricerca sulle colline geotermiche della Toscana

Tra i promotori della Community Network Guglielmo Marconi c’è il Co.Svi.G., il Consorzio per lo Svilup-po delle Aree geotermiche che ha nel DNA l’eccellenza e l’innovazione.

Il Consorzio che, al suo interno coordina la società Energea, pensata dalla Regione To-scana per incentivare il trasferimento tec-nologico in materia di energie rinnovabili, è chiamato a rilanciare il centro di Ricerca di Enel realizzato a Sesta, nei pressi di Radicon-doli nei primi anni novanta, che rappresenta una delle più avanzate stazioni sperimentali del mondo per turbine a gas. È qui infatti che vengono effettuati i test per le turbine a gas di alcuni fra i principali produttori, siano esse alimentate da carburanti tradizionali o alter-nativi. La Regione Toscana ha individuato nel Consorzio la struttura idonea in grado di con-

tribuire a far crescere il territorio geotermico, e, con esso, la Toscana, grazie all’innovatività e scientificità dei suoi servizi. Nel maggio scorso la Regione ha promosso un’intesa per la creazione di un polo tecnologico nel settore energetico di cui il primo tassello è stato la firma di un protocollo, sottoscritto da Regione, Enel, Nuovo Pignone, Ansaldo, Cnr e Co.Svi.G a seguito del quale la gestione di Sesta passerà da Enel al Consorzio. Appare evidente come, con una buona dose di co-raggio, una società consortile a responsabi-lità limitata (SCRL) costituita da enti locali pubblici che ne detengono interamente il capitale, avente un ruolo di primo piano co-me braccio operativo della Regione Toscana per lo sviluppo sostenibile, impegnando-si nella valorizzazione della produzione e dell’utilizzazione delle energie rinnovabili e nella promozione delle tecnologie ambien-tali, si accolli gli oneri di gestione di una struttura tecnologicamente così avanzata. Il

passaggio di consegne tra Enel Ingegneria e ricerca e il management di Co.Svi.G. avverrà a Radicondoli all’inizio di febbraio. Grande è l’attesa sul territorio per conoscere il futuro di queste aree in pieno rilancio anche sul piano del turismo, come indicano le azioni di marketing territoriale che si stanno av-viando anche in collaborazione con altri am-biti territoriali con le stesse caratteristiche. Quest’area, a cui va riconosciuta una costan-te crescita, diventa sempre più strategica. In questi luoghi nascono continuamente nuove idee, si avviano nuovi progetti e si delineano interessanti iniziative legate allo sviluppo del territorio, considerato un hub strategi-co, nell’ambito del nuovo piano energetico, che valorizzerà molto la risorsa geotermica. “Quando si è prospettata la necessità di un intervento diretto della Regione per garantire la continuazione e il rilancio dell’attività di Se-sta - ha spiegato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi- abbiamo pensato ad un intervento in prospettiva, assicurando tra l’altro un contributo di risorse regionali di 5 milioni per l’adeguamento tecnologico del laboratorio. Sesta è un’eccellenza di valore europeo ed è per questo in relazione diretta con almeno venti multinazionali di valore mondiale”. Ci sono un’insieme di condizioni che potranno propiziare altri investimenti in Toscana. A fare da apripista in questo senso è stata la General Electric, che qui eseguirà le prove per le nuove turbine che costruirà in Toscana, che ha già confermato un impegno di 5 anni per il 30% delle potenzialità del la-boratorio. Il presidente Rossi ha evidenziato il valore strategico di questa operazione di politica industriale che tiene insieme pub-blico e privato, evidenziando come ricerca e produzione energetica, opportunamente

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ENRICO ROSSI, PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA

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Una trattativa laboriosaDal canto suo, Piero Ceccarelli, Amministratore Unico di Co.Svi.G. è ottimista : “Le potenzialità di rilancio ci sono tutte.- ribadisce -Dopo un periodo iniziale in cui ha lavora-to esclusivamente per il gruppo Enel, Sesta ha richiamato con il tempo l’interesse delle aziende costruttrici dei brucia-tori delle turbine a gas, per lo sviluppo di nuovi prodotti e lo studio dei bruciatori, con l’obiettivo di migliorarne la fles-sibilità e la composizione del carburante”. Il percorso per il futuro del laboratorio di Sesta è nato a maggio, quando la Regione Toscana ha siglato un accordo con Enel per lo sviluppo socio-economico delle aree geotermiche, con l’intenzione di creare le condizioni per l’attivazione di un polo territoriale delle energie geotermiche con finalità di ricerca e sviluppo, caratterizzato da un’alta componente tecnologica e da occupazione qualificata. Sesta rappresenta un primo tassello tangibile di questo programma. L’intesa per giungere prossimamente al passaggio di testimone del laboratorio di Sesta da Enel a Co.Svi.G. è stata firmata a luglio presso la presi-denza della Regione Toscana, avvalorata da una Delibera di Giunta approvata il 25 novembre scorso. Il Protocollo d’intesa siglato tra Regione Toscana, Enel Ingegneria e Ricerca, Co.Svi.G., Nuovo Pignone, Ansaldo Energia e CNR, definisce un percorso di collaborazione e condivisio-ne di azioni da mettere in atto per migliorare le capacità della Toscana di rispondere alle sfide di sviluppo sostenibile; tra queste rientra la possibilità di potenziare il laboratorio di Sesta al servizio dell’innovazione tecnologica nel comparto energetico. Ad attuare il potenziamento del laboratorio di Sesta dovrà essere Co.Svi.G., che ha presentato un progetto preliminare, articolato in due fasi temporali, 2014 e 2015, con un investimento complessivo di circa 14 mi-lioni e 600 mila euro. Il primo step prevede il conferimento dei beni materiali e strumentali a Cosvig con un investimento di circa la metà dell’intero importo, la cui copertura sarà garantita da quote del fondo geotermico previsto dall’accordo sulla geotermia (siglato da Enel e Regio-ne Toscana nel 2009), secondo un percorso stabilito dal tavolo istituzionale per la geotermia. La seconda fase prevede l’adeguamento tecnologico degli impianti presenti nel laboratorio di Sesta, con un investimento di 7 milioni e 300 mila euro come contributo della regione Toscana, che è stato deliberato dalla Giunta il 25 novembre scorso. “Questa operazione- sotto-linea Sergio Chiacchella, direttore generale Co.SVI.G.- dovrà costituire il fulcro di una più ampia strategia del sistema industriale anche al servizio dello sviluppo del territorio geotermico”.

modulate con l’ambiente, potranno essere fondamentali per il futuro di queste aree. “Il nuovo piano energetico, che recentemente approvato in giunta regionale - ha sottoli-neato il presidente Rossi - valorizzerà molto la risorsa geotermica”. Davanti all’obiettivo, di qui al 2020, di incrementare del 10% l’utilizzo di fonti rinnovabili la geotermia svolgerà un ruolo primario. Nel nuovo piano si prevede che questo incremento dovrà es-sere prodotto per il 55% dalla geotermia a media entalpia. “Un risultato – ha precisato Rossi - potrà essere ottenuto con impianti di piccole dimensioni meno invasivi per il territo-rio”. “L’uso della geotermia per la produzione energetica – ha concluso il presidente - non può prescindere dal porsi obiettivi di carattere occupazionale e di sostegno alle attività eco-nomiche e industriali, combinando insieme ambiente, sviluppo e salvaguardia del pae-saggio”.

Il laboratorio di Sesta, che rappresenta un gioiello tecnologico di assoluta eccellenza a livello europeo, è stato realizzato da Enel nel 1996. Il laboratorio di Sesta è dotato di sistemi tecnologici avanzati (di cui esistono in Europa solo altri tre esempi, due Germania e uno in Francia). Il centro di Sesta consente di realizzare prove di qualifica con certificazione Iso 9001 con combustibili tradizionali e alternativi in macchine industriali di varia taglia. Per questo Sesta ha richiamato l’interesse di vari produttori di bruciatori e turbine a gas. Data l’impor-tanza di un efficiente uso del combustibile ai fini del contenimento del costo energetico, queste prove sono utilizzate da gran parte delle

multinazionali del settore, da General Electric ad Ansaldo, e altre imprese di primaria importanza nel settore. Sesta è un laboratorio con almeno vent’anni di attività alle spalle nel settore energetico che si estende per 22.000 metri quadrati, situato nel comune di Radicondoli, a pochi chilometri da Castelnuovo Val di Cecina e da Larderello, nel cuore dell’area geotermica tradizionale toscana. Realizzato da Enel per testare combustibili per il proprio parco macchine, è stato in seguito reso disponibile per effettuare test su tecnologie per la combustione, diventando una delle quattro strutture europee per la prova dei combustori a turbogas a disposizione dei maggiori costruttori di questa tipologia di macchine. Tra il 2008 e il 2013 è stato oggetto di un piano di revamping che ha messo in condizioni la struttura, grazie a due banchi di prova che lavorano in parallelo, di effettuare l’esecuzione di circa 80 settimane/anno di test.

UN GIOIELLO TECNOLOGICO DI ASSOLUTA ECCELLENZA

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PIERO CECCARELLI, AMMINISTRATORE UNICO CO.SVI.G.

SERGIO CHIACCHELLA, DIRETTORE GENERALE CO.SVI.G.

PARTICOLARE DELL’IMPIANTO DI SESTA

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Un evento culturale patrocinato daEnergeo Magazine

Concorso letterario“L’Italia delle Tipicità”LA MANIFESTAZIONE È STATA ORGANIZZATA DALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL LIBRO E RES TIPICA ANCI

Energeo dedica questo spazio al Primo Premio Nazionale L’Italia delle Ti-picità - Enogastronomia e Cultura. Nei prossimi numeri saranno presentati singolarmente i libri in concorso dedicati particolarmente ai territori e alle tradizioni e ai prodotti tipici. Questa edizione, di cui il nostro periodico è stato media partner, è stata vinta dal libro “Street Food all’italiana. Il cibo di strada da leccarsi le dita” edito da Giunti, Clara Vada Padovani e Gigi Padovani, giornalisti e critici gastronomici con oltre venti titoli all’attivo. Il concorso letterario L’Italia delle Tipicità - Enogastronomia e Cultura, è stato organizzato dall’Associazione Italiana del Libro in collaborazione con Res Tipica, l’associazione costituita dall’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e dalle Associazioni Nazionali delle Città di Identità per la promozione e la valorizzazione del patrimonio enogastronomico, ambien-tale, culturale e turistico dei Comuni italiani. Al secondo e al terzo posto si sono classificati rispettivamente Paolo Aldo Rossi e Ida Li Vigni con il libro “Non di solo pane... piuttosto di gola. Scienze dell’alimentazione e arte culinaria dall’età tardo-classica a quella medievale”, Aracne editrice, e Giuseppe Rotolo con “Napoli e la pizza. La storia comincia da qui”, Input Edizioni. La cerimonia di premiazione si è svolta il 13 dicembre a Roma, nella sala conferenze dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) in Via dei Prefetti 46, con la presenza di Giancarlo Dosi, presidente Associazione Italiana del Libro e di Fabrizio Montepara, presidente dell’Associazione Res Tipica.

Riconoscimento di elevato valore scientifico - La giu-ria del Premio ha voluto assegnare un particolare riconoscimento al libro cu-rato da Vincenzo Signorelli e Claudia Giordano, “Antica cucina del Val di Noto”, rea-

lizzato grazie alla collaborazione tra la Città di Noto e l’Officina di Studi Medievali. Hanno ricevuto il premio il sindaco di Noto, Corrado Bonfanti e il presidente dell’Officina di Studi medievali, Alessandro Musco.

Premio Speciale all’origi-nalità - Giovanna Baldini (a cura), “Ricette al fresco. Gli 85 modi per cucinare nel carcere di Pisa”, Edizioni ETS 2012. Premio Speciale Editori Cinquesensi Editore per la collana delle Guide

GourmArt (dedicate al Piemonte, alla valle d’Aosta, alle terre dell’Olio e del Vino) diretta da Leonardo Castelucci

Premio Speciale Editori per la promozione delle culture enogastronomiche - Cuec, per il libro: Gianni Stocchi-no (a cura), “Il gusto della letteratura in Sardegna. I cibi, gli usi e i luoghi del mangiare raccontati nei li-

bri”, MieleAmaro n, 4, Cuec, 2011.

Premio Speciale Editori per la promozione delle culture enogastronomiche - Il la- voro editoriale, per il libro: Ugo Bellesi, Ettore Fran-ca, Tommaso Lucchetti, “Storia dell’alimentazione della cultura gastronomica

e dell’arte conviviale nelle Marche”, Il lavoro editoriale, 2009.

Premio Speciale Riviste di cultura enogastronomica“SAPORI D’ITALIA”La rivista, a periodicità bi-mestrale, diretta da Guido Stecchi.

I Premi attribuiti alle Città di identitàNell’ambito della manifestazione sono sta-ti anche attribuiti due premi speciali per la promozione dei prodotti tipici

Premio per la promozione dei prodotti tipiciAssociazione Nazionale Città delle Ciliegie L’Associazione Città delle Ciliegie ha parteci-pato al Premio con il libro “L’Italia delle Cilie-gie un Territorio … tira l’altro” che presenta i vari territori cerasicoli nazionali specifican-do, comune per comune, le caratteristiche tipiche di qualità che contraddistinguono il luogo e lo rendono unico ed inimitabile.

Premio per la promozione dei prodotti tipiciAssociazione Nazionale Città della Chianina.L’Associazione ha partecipato al Premio con alcuni libri sulla Chianina, tra cui “Le strade della Chianina”, con ricette e diverse indica-zioni gastronomiche e culturali dei territori associati e “Sua Maestà la Chianina” sulle aziende, gli allevatori e i più importanti eventi che riguardano gli allevamenti Chia-nini.

Gli altri premi assegnati

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