L’archetipo dell’albero
Patrizia Moschin Calvi
07 febbraio 2012
Esercizio di neurobica
Immagine dell’ Ephedra Distachya, che è stata identificata come la
possibile fonte del sacro haoma. Il succo di haoma si dice causasse una
forte alterazione e un senso di ebbrezza, che si credeva fosse una qualità
degli dei. Gli studiosi non sono ancora certi riguardo all’esatta identità della
pianta in questione, o se fosse la stessa del soma vedico, tra le varie
candidate possibili una delle più accreditate è l’ ephedra.
Sul piatto d’argento sono rappresentati un albero su cui è attorcigliato un serpente e
ai suoi lati due mufloni; ai piedi dell’albero un lago con dei pesci. Il serpente che
attacca l’albero della vita è una costante che ritroviamo in diverse religioni.
Piatto persiano d’argento di epoca post-sasanide, (VII-VIII sec.), Hermitage, San Pietroburgo.
Nella Mesopotamia l’albero sacro che porta fecondità e vita assume una
posizione centrale e rappresenta l’ordine del mondo divino mantenuto dal re
assiro come rappresentante della divinità.
Bassorilievo della sala del trono di Assurnasirpal, IX sec. a.C.
proveniente da Nimrud, l’antica Khalku , situata sul fiume Tigri (Londra, British Museum)
Caprone e albero della vita, proveniente dalla
necropoli reale della I dinastia di Ur, bassa
Mesopotamia, presso l’antica foce del Tigri,
sul Golfo Persico (2400-2350 a.C.).
Guidato da Ninshubur (una divinità femminile minore), un adoratore con la
testa rasata, forse un sacerdote, viene portato davanti al trono della dea
Inanna, davanti alla quale sta il sacro albero di Huluppu.
Stele raffigurante il dio della luna Nanna e la sua sposa Ningal,
seduti ai lati della palma, l’albero sacro, Ur, 2050-1950 a.C. circa.
In Assiria (odierno Iraq settentrionale), ciò che era definito albero della vita
veniva rappresentato da una serie di nodi e linee incrociate.
Sennedjem e la sua sposa Ineferti
inginocchiati davanti alla dea Nut
che sorge da un sicomoro carico
di frutti, e li accoglie
nell’oltretomba. Offrendo loro cibo
e acqua ne assicura il
sostentamento per l’eternità.
Tomba di Sennedjem, XIX dinastia, Tempio di
Ramesse II, Deir el-Medineh , Tebe
Baha’í Gardens , ad Haifa.
G.L. Bernini, Apollo e Dafne, 1622-1625,
Galleria Borghese, Roma.
Rappresentazione del mito di
Apollo e della metamorfosi della
ninfa Dafne in pianta d’alloro.
Regno di Urartu (corrispondente agli altipiani armeni odierni):
frammento di un elmetto in bronzo con raffigurato l’albero della vita.
L’albero, dai popoli altaici, era considerato
l’asse cosmico che permetteva allo sciamano
l’ascesa verso il cielo.
Alberello con foglie d’oro ,III-II sec. a.C. ,
Hermitage San Pietroburgo, collezione siberiana di Pietro I
Bandiera della Chuvashia moneta da 5 corone turche
Fonti ebraiche
Kabbalah
L'Albero della Vita, o Etz ha Chayim ( ) in ebraico, è un simbolo mistico utilizzato
nella Kabbalah per descrivere il cammino verso Dio e una rappresentazione schematica
del processo attraverso il quale l'Universo è stato creato ex nihilo (dal nulla).
Eppure l'albero della vita non parla
solo delle origini dell'universo fisico,
ma anche del posto dell'uomo
nell'Universo.
Così, il cabalista cerca di conoscere
se stesso e l'Universo come
espressione di Dio, e di ripercorrere il
viaggio di ritorno a tappe tracciato
dalle Sephiroth, fino a quando è
arrivato alla realizzazione che
cercava.
L'Albero della Vita è un diagramma,
astratto e simbolico, costituito da dieci
entità, chiamate Sefirot, disposte lungo
tre pilastri verticali paralleli: tre a
sinistra, tre a destra e quattro nel
centro. Il pilastro centrale si estende al
di sopra e al di sotto degli altri due.
L'Albero della Vita è il cammino di
discesa lungo la quale le anime e le
creature hanno raggiunto la loro
forma attuale. Esso è anche il
sentiero di risalita, attraverso cui
l'intero creato può ritornare al
traguardo cui tutto anela: l'unità del
"grembo del Creatore", secondo una
famosa espressione cabalistica.
William Blake, La scala di Giacobbe.
Lungo l'Albero della Vita salgono
infine le preghiere e i pensieri di
coloro che cercano Dio, e che
desiderano esplorare reami
sempre più vasti e perfetti
dell'Essere.
"Scala del Paradiso", Icona del XII sec.
Monastero di Santa Caterina, Monte Sinai.
“L’Uomo è il microcosmo dell’Universo. Ciò che avviene sul piano spirituale si ripete sul piano
cosmico. La concretizzazione segue le linee dell’astrazione; il più basso deve corrispondere
al più elevato, il materiale allo spirituale”. (D.S.)
Mosaico, muro ovest del cortile, periodo omayyade, 715 circa, Damasco, Grande moschea.
“Spingendoci più lontano,
raggiungemmo il sidrat-al-muntehâ.
Quello che viene chiamato così è un
grande albero i cui rami sono gli uni di
smeraldo, gli altri di perle”.
Mirâdj-nâmeh, Ms. sup. Turc. 190, fol. 34, Parigi,
Bibliothèque Nationale de France.
Rappresentazione dell’ashvatta, l’albero sacro in
India, che ha radici in alto e rami in basso.
Baniano, Quartier Generale della Società Teosofica, Adyar, Chennai (India).
Peepal tree.
L’immagine dell’albero ashvatta rappresenta
anche il transitorio corpo umano
“Dice l’Istruttore: Quando si comprende esattamente il grande (albero) del quale il non percepito
(la Natura Occulta, la radice di tutto) è il germoglio che esce dal seme (Parabrahman), che
consiste dell’intelletto (Mahat, o l’Anima Intelligente Universale) quale suo tronco, i cui rami sono
il grande egoismo, nei cui fiori sono i germogli, cioè i sensi, dei quali i grandi (occulti o invisibili)
elementi sono i fasci di fiori, gli elementi grossolani (la materia densa oggettiva) i ramoscelli
minori, che sono costantemente coperti di foglie e di fiori...
… che è eterno e il cui il seme è il Brahman (la Divinità); e tagliandolo con quella spada
eccellente — la conoscenza (la Saggezza Segreta) — possiamo raggiungere l’immortalità
e liberarci dalla nascita e dalla morte. Questo è l’Albero della vita, l’Albero Ashvattha, ed è
solo dopo averlo tagliato che l’Uomo, lo schiavo della vita e della morte, potrà emanciparsi.
(Dottrina Segreta, Cosmogenesi)
“Ogni lettore può vederlo chiaramente; ma quale studioso occidentale saprebbe spiegare la
ragione occulta per cui il norvegese Yggdrasill, l’indù Ashvattha, il Gogard, l’albero della vita
ellenico, e il tibetano Zampun sono una cosa sola con l’Albero Sephirotale della Cabala, ed
anche con l’Albero Santo, fatto da Ahura Mazda, e l’Albero dell’Eden? Eppure, i frutti di tutti
questi “Alberi”, si tratti di Peepal, di Haoma o anche del più prosaico melo, sono in realtà le
“piante della vita”. I prototipi delle nostre razze vi erano tutti racchiusi …”
(Dottrina Segreta, Antropogenesi)
Immagini proveniente dall’istituto di archeologia di Sichuan.
Nello shintoismo primitivo, quando non esistevano i templi,
i giapponesi pensavano che gli dei abitassero in un albero.
Nel mito della dea del sole Amaterasu appare l’albero Sakaki
(che significa albero e divinità).
Il mito racconta che sin dai remoti tempi di Minigi-no Mikoto, pronipote della dea del sole,
e primo signore del Giappone, vi erano tre simboli sacri: una collana di pietre preziose,
una spada e uno specchio, che sin dalla fondazione dell’Impero giapponese servivano
per la consacrazione del sovrano, e che erano appesi sull’albero sacro.
Coincidendo con l’equinozio di primavera, la fioritura del ciliegio rappresenta la rinascita,
il rinnovamento, la forza vitale insita in tutte le cose di questo mondo.
Nel mondo religioso masai vari alberi assumono un significato sacrale,
e gli alberi svolgono un ruolo in quasi tutti i riti.
Albero ceiba
L'Albero della Vita, chiamato Yaxché, è tradizionalmente un albero Ceiba.
Raffigurazioni di alberi del mondo, in entrambi gli aspetti direzionale e centrale, si trovano
nell’arte e tradizione mitologica di Maya, Aztechi, Izapan, Mixtec, Olmechi e altri,
risalenti almeno al medio/tardo periodo formativo della cronologia mesoamericana.
Rappresentazione del’universo maya con l’albero sacro Yaxché.
Palenque, tempio delle iscrizioni, 675 d.C. circa, monumento funebre del re Pacal.
Stele di Palenque.
Il Creatore ha piantato un Alberto Sacro per tutti noi che viviamo su questa terra.
Sotto questo albero le persone si radunano per trovare la guarigione,
il potere, la saggezza e la sicurezza.
L’albero ermetico germoglia sul
corpo inerte della materia, anonimo,
Ms. Aschb. 1166, seconda metà del
XV sec., Biblioteca Mediceo
Laurenziana, Firenze.
La spiga, il germoglio, il nuovo albero, il fiore sbocciato, sono fra i simboli più cari
ad ogni tradizione esoterica.
Essi rappresentano la nascita interiore (e autentica) dell’Iniziato, la nascita in spirito.
Albero filosofico in rappresentanza di
tutti i rami del sapere, da Ars Magna
Sciendi, p. 251, Athanasius Kircher.
“L’albero filosofico” (Der Philosophische Baum) di Carl G. Jung.
Identica è la fisionomia simbolica che ne emerge: fonte di vita e di protezione,
luogo della trasformazione e del rinnovamento, l’albero è di natura femminile e materna,
è l'albero della saggezza e della conoscenza, simbolo della totalità del Sé.
Tavole del testo di C.G. Jung.
L’opera è suddivisa in due parti. Nella prima vi è una rassegna di rappresentazioni
grafiche dell’albero filosofico appartenenti ad alcuni pazienti di Jung,
con relativi commenti e interpretazioni.
Nella seconda vi è un susseguirsi di ricerche sul valore simbolico dell’albero.
Gustav Klimt, Albero della Vita.
Piet Mondrian, dipinti dal 1908-1913, L’Aia, Collezione del Gemeentemuseum.
E qui possiamo percorrere, seppur intuitivamente, il cammino di
Mondrian dal realismo verso l’astrazione, finché la forma
dell’albero è praticamente indistinguibile, quasi egli volesse
spremerne, anche visivamente, il succo, per arrivare all’essenza.
Il movimento rastafari, e anche alcuni cristiani copti,
pare considerino la Cannabis come Albero della vita.
La città del sultano, come descritta in una delle storie
che Sheherazade racconta al re Shahryar.
Il libro delle Mille e una notte, tra le tante, riporta “la storia di Bulukiya”, nella quale
l’eroe ricerca l’immortalità e trova un paradiso con alberi incastonati di gioielli. Nei
dintorni c’è una Fonte di Giovinezza sorvegliata da Al-Khidr. Incapace di sconfiggere il
guardiano, Bulukiya deve tornare a mani vuote.
Telperion and Laurelin, rispettivamente
l’albero d’argento e quello d’oro (simboli
nei quali possiamo vedere la luna ed il sole).
Albero della cuccagna: rappresenta la scalata
rituale nei riti di iniziazione (ci si innalzava verso
il cielo per raggiungere gli dei).
"Non amare il florido ramo,
non mettere nel tuo cuore
la sua immagine sola;
essa avvizzisce.
Ama l'albero intero,
così amerai il florido ramo,
la foglia tenera e la foglia morta,
il timido bocciolo ed il fiore aperto,
il petalo caduto e la cima ondeggiante,
lo splendido riflesso dell'Amore pieno.
Ama la vita nella sua pienezza,
essa non conosce decadimento".
(Jiddu Krishnamurti)
L’archetipo dell’albero
fine